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La cultura dell’impero
Presentazione di Adriano Roccucci
L’attuale patriarca di Mosca e di tutta la Russia, Aleksij II, nel 1968 era metropo-
lita di Tallinn e cancelliere del Patriarcato. Quell’anno fece un viaggio in Italia per
l’ordinaria sessione del Consiglio di presidenza della Conferenza delle Chiese euro-
pee. Il metropolita Aleksij, seguendo una prassi consueta e inevitabile nel sistema
sovietico, redasse una relazione sul suo soggiorno e sulla Chiesa cattolica, da pre-
sentare a Kuroedov, presidente del Consiglio per gli affari religiosi (Car) presso il
Consiglio dei ministri dell’Urss, cioè l’organismo che controllava tutta la vita religio-
sa del paese. La relazione, inedita, di cui si pubblica una parte cospicua, costituisce
un documento significativo per il contenuto e per la rilevanza dell’autore.
Aleksij, infatti, eletto nel 1990 patriarca di Mosca, era già nel 1968 un vescovo
molto importante. Dal 1964 come cancelliere – carica che ha mantenuto fino al
1986 – si occupava di tutti gli affari interni della Chiesa. Era uno degli esponenti di
un gruppo emergente di giovani vescovi, nominati durante il periodo crusciovia-
no, che avevano potuto ricevere un’istruzione teologica nelle scuole ecclesiastiche
riaperte dopo il 1945 (21).
Aleksij, al secolo Aleksej Ridiger, è nato il 23 febbraio 1929 a Tallinn, capitale
dell’Estonia, da una famiglia di antica origine tedesca, o forse svedese. In Estonia,
fino al 1939 repubblica indipendente, la Chiesa russa aveva potuto tenere aperte le
sue istituzioni: così nel 1940 il futuro patriarca ultimò i primi studi teologici. Dal
1947 al 1949 continuò gli studi presso il seminario teologico di Leningrado, dove
nel 1950 fu ordinato diacono e prete. Era uno dei nuovi elementi provenienti dai
territori non sovietici che veniva a rafforzare il Patriarcato. All’Accademia teologica
di Leningrado ottenne la licenza in teologia nel 1953. Nel 1961 fu nominato vesco-
vo di Tallinn e dell’Estonia. La sua carriera fu molto rapida: nel novembre del 1961 79
LA ROMA DEI GESUITI, UN NIDO DI SERPENTI
Al Presidente del Consiglio per gli Affari Religiosi presso il Consiglio dei Mini-
stri dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, Kuroedov Vladimir Alek-
seevic.
(...) (29) Fra i semplici cattolici, nonostante i Cinque anni trascorsi dal gior-
no della morte di Giovanni XXIII sono ancora vivi la memoria e l’amore verso di
lui. Papa Paolo VI viene considerato lontano dal popolo, un aristocratico, un di-
plomatico, e per questo uno che non gode delle simpatie e dell’amore del popolo
semplice.
Ci sono voci di un possibile ritiro di Paolo VI sebbene venga affermata l’opi-
nione dell’impossibilità di tale atto da un punto di vista religioso. Fino a poco
tempo fa come successore si faceva il nome del cardinale Suenens (Belgio) (30),
ma adesso questa candidatura non viene nominata. Si riscontra una certa ten-
denza a che il nuovo papa non debba essere italiano, poiché gli italiani sono
troppo legati alla politica locale, mentre un papa straniero sarebbe politicamente
più indipendente.
La riorganizzazione della Curia, che aveva iniziato a realizzarsi, si è quasi
interrotta. E quello, che si fa in tale direzione, viene considerato come assoluta-
mente insignificante, dal momento che viene realizzato più per acquietare la cor-
rente progressista nella Chiesa cattolica che per cambiare radicalmente politica.
Il Vaticano negli ultimi tempi, secondo la testimonianza di persone che ne se-
guono la politica, assume nei problemi di politica internazionale una posizione
più realistica. Il papa ha fatto qualche dichiarazione riguardo agli avvenimenti
in Cecoslovacchia, ma essa è passata in qualche modo inosservata, senza com-
menti. Durante l’estate di quest’anno Paolo VI ha mostrato con diversi atti soste-
82 gno ai popoli arabi nella loro lotta contro gli aggressori israeliani. Così, il 27 lu-
LA RUSSIA E NOI
glio il papa ha ricevuto l’ex sindaco della parte araba di Gerusalemme, accompa-
gnato dall’ambasciatore di Giordania. Con questo atto si è messo in rilievo che il
Vaticano non riconosce l’annessione, compiuta da Israele. Nell’estate di quest’an-
no il papa ha dichiarato la necessità del ritorno ai legittimi confini nel Medio
Oriente. La consegna delle reliquie dell’apostolo Marco alla cattedrale copta e la
conversazione dell’inviato del papa, che accompagnava le reliquie al Cairo, con
il presidente Nasser sono anche atti caratteristici della politica del Vaticano su
questo versante.
Sul problema del Vietnam il Vaticano è interessato alla soluzione pacifica
della questione e non ha intenzione, per quanto è possibile giudicare su questo,
di minare la propria autorità morale con la concessione di un appoggio diretto o
indiretto all’aggressione degli Usa in Vietnam. In questo senso la morte del cardi-
nale Spellman (31), il quale era legato agli aggressori in Vietnam, è stata accolta
con sollievo.
Tuttavia, anche se si manifesta una tendenza realistica nella politica del Va-
ticano e c’è un certo malcontento per le azioni e l’enciclica del papa, non si può
pensare e parlare di una qualche debolezza del Vaticano. Sotto l’aspetto organiz-
zativo è un monolite. Gli ordini cattolici, con la loro disciplina quasi militare, co-
stituiscono il supporto del Vaticano alla realizzazione della sua politica. I quadri
del Vaticano e la loro preparazione si collocano a un livello molto alto.
I segretariati per l’unità dei cristiani e per il dialogo con i non credenti sono
stati riorganizzati. Nel personale dei segretariati è stata introdotta una serie di
note personalità cattoliche. (...) (32).
Willebrands (33) ha proposto di condurre con il patriarcato di Mosca una
nuova discussione su questi temi (34), analogamente a quella discussione, che si
è svolta su temi sociali a Leningrado l’estate di quest’anno.
Mi è capitato di essere al collegio Russicum (35) e di visitare la biblioteca
dell’Istituto orientale (36) e di incontrarmi con alcune personalità di questi istitu-
ti, come Paul Mailleux (37) rettore del Russicum, Stefano Virgulin, professore
dell’Istituto orientale di propaganda della fede (nell’estate di quest’anno è venuto
in Urss come turista), Andreas Wetter (38) professore dell’istituto orientale, inse-
gna marxismo-leninismo, seguace del neotomismo, Miguel Arranz-Lorezzo (39),
ispettore del Russicum, professore di liturgia all’istituto orientale di propaganda
della fede, Iosif Olsr (40), professore dell’Istituto orientale, insegna la materia pa-
triarcato di Mosca Robert Taft (41), americano, scrive la tesi di dottorato all’istitu-
to orientale, discendente della famiglia Taft e altri.
Noi abbiamo partecipato alla cena al Russicum. Se mi è lecito esprimere
apertamente le mie sensazioni su questi rapporti, che fino ad ora non mi hanno
lasciato, esse sono simili a quelle che si provano trovandosi in un nido di serpenti,
in compagnia di serpenti che sibilano, ma che non mordono. Il rettore del Russi-
cum, Paul Mailleux, era molto cortese e, salutandomi, ha detto: «Ma noi conser-
viamo tutto questo per voi (riferendosi al Russicum) e verrà il tempo che conse-
gneremo tutto a voi». Tuttavia, queste sono dichiarazioni esclusivamente declara- 83
LA ROMA DEI GESUITI, UN NIDO DI SERPENTI
torie, lontane dalla vita. Il Russicum aspira a mostrare per mezzo dei rapporti
con i rappresentanti del patriarcato di Mosca – tanto che nelle sue mura vivono
preti studenti dell’Urss – che esso non è affatto un’odiosa istituzione, ma quasi
una futura rappresentanza del patriarcato di Mosca. Sia il Russicum che l’Istituto
orientale preparano quadri per un lavoro di profilo russo con precisi scopi sia po-
litici che religiosi, questi ultimi anzi rappresentano piuttosto un paravento.
Colpisce la biblioteca sia del Russicum che, in modo particolare, dell’Istituto
orientale. La raccolta tematica di questa biblioteca conserva una collezione uni-
ca di pubblicazioni periodiche. I nostri quotidiani Pravda e Izvestija dal primo
numero all’ultimo in rilegature; la raccolta integrale di tutti i decreti e le delibere
del potere sovietico dal 1917; tutte le riviste, riguardanti i problemi della filosofia
e del pensiero sociale e così via. Una raccolta completa di riviste e quotidiani de-
gli «innovatori» (42), che anche da noi costituirebbe una rarità bibliografica, è
presente interamente nella biblioteca dell’Istituto orientale. In questi due istituti si
forgiano i quadri di qualificati spioni, che parlano benissimo in russo, che stu-
diano tutte le sfumature della nostra vita. Ogni mese viene pubblicato uno specia-
le bollettino, il quale riproduce senza commento tutte le annotazioni, uscite sulle
riviste e sui quotidiani dell’Unione Sovietica, riguardanti la religione e la Chiesa.
Al Russicum studia Avgustin Voghel fotografo e specialista in registrazioni sonore;
egli insieme al famigerato Kramer da Salisburgo è venuto ripetutamente in Urss
per registrazioni di liturgie e fotografie di vita della Chiesa in Urss – e solo della
Chiesa?
Svolge un’attività dietro le quinte anche l’arcivescovo cardinale Slipyj (43).
Tutti gli uniati (ucraini) all’estero lo considerano la loro guida spirituale e il loro
capo, sebbene formalmente egli non sia il loro capo. Malgrado ciò, a Roma è ini-
ziata la costruzione di un grosso centro ucraino, Slipyj dirige la costruzione. Si
costruisce vicino al centro amministrativo anche una cattedrale – una copia in
miniatura di S. Sofia di Kiev. Essendo cittadino sovietico, Slipyj formalmente cer-
ca di non mostrare la sua partecipazione alla vita politica degli emigrati ucraini,
sebbene i suoi viaggi riservati in Canada e in Usa con lo scopo di una visita alla
diaspora ucraina abbiano in via di principio un velato carattere politico, e si può
supporre, che non senza la sua partecipazione (sebbene celata), siano state fon-
date le nuove organizzazioni politiche degli emigrati ucraini. Nella lettera di Na-
tale del cardinale Slipyj, che, purtroppo, non mi è riuscito ottenere, traspare, an-
che se velatamente, l’idea di una separazione dell’Ucraina e di un’indipendenza
della Chiesa ucraina.
Trovandomi a Roma e in genere in Italia, io mi sono rigorosamente attenuto
alle istruzioni datemi ed io per primo non sono entrato in alcun contatto con per-
sonalità cattoliche, attendendo il loro primo passo. Primi passi sono stati compiuti
da parte di rappresentanti della Chiesa cattolica durante tutto il nostro viaggio in
Italia. A Ravello, all’ultima riunione del Consiglio di presidenza (44), hanno pre-
senziato il presidente della Conferenza episcopale italiana, il vescovo di Frosino-
84 ne e il collaboratore del segretariato Thomas Stransky, e da parte loro è iniziato
LA RUSSIA E NOI
Note
DAL CAOS UN NUOVO IMPERO?
21. Come è noto alla vigilia della guerra mondiale la Chiesa russa si trovava in una condizione «quasi disperata»:
su tutto il territorio sovietico nel 1939 erano in libertà solo quattro vescovi, erano aperte solo alcune centinaia
di chiese, ed era stata vittima delle purghe staliniane gran parte dei preti, dei monaci e delle monache, oltre a
un gran numero di fedeli. Si calcola che siano morti in prigione o giustiziati almeno 272 vescovi dal 1917 al
1939. Il contributo alla «grande guerra patriottica» permise alla Chiesa ortodossa di ritrovare spazio nella so-
cietà sovietica e di ristabilire le strutture necessarie ad una vita minimale. Si veda A. RICCARDI, Il Vaticano e
86 Mosca 1940-1990, Roma-Bari 1992, Laterza, pp. 11-26.
LA RUSSIA E NOI
22. Il rapporto, giunto clandestinamente in occidente, è stato pubblicato a Parigi in «Vestnik Russkogo Christian-
skogo Dvizenija», 1979, n. 130, pp. 275-344; il brano citato è riportato in J. ELLIS, La Chiesa ortodossa russa.
Una storia contemporanea. Bologna 1989, Edizioni Dehoniane, p. 383.
23. Cfr. J. ELLIS, op. cit., pp. 395-396. Ellis riporta anche alcune voci a proposito del metropolita: «Di lui si dice
che sia, tra i vescovi, uno dei più ligi allo Stato e che s’attenga a questa linea anche nelle conversazioni priva-
te. Si parla pure della cattiva reputazione di cui godrebbe tra i laici di Mosca, che lo considerano eccessiva-
mente premuroso nel porre in atto anche decisioni contro gli interessi della Chiesa», p. 396.
24. Cfr. A. RICCARDI, op. cit., p. 286.
25. Si veda la relazione di un osservatore anonimo pubblicata in Russkaja mysl, 20.10.1975, p. 14.
26. Il rapporto del Car del 1974 cita come esempio dei risultati del proprio lavoro il corso di teologia morale del
metropolita Aleksij, che aveva introdotto alcuni nuovi argomenti «alla spiegazione dei doveri dei fedeli nei
confronti del popolo e dello Stato». Lo stesso rapporto cita anche come esempi negativi due discorsi del me-
tropolita Nikodim all’Accademia teologica di Leningrado, e dell’arcivescovo Vladimir, allora rettore dell’Acca-
demia di Zagorsk, oggi metropolita di Kiev, in cui si richiamavano gli studenti alla fermezza nella fede e si ri-
cordava che «oltre alla patria terrena, c’è quella eterna celeste»: si veda J. ELLIS, op. cit., pp. 225-226.
27. A. RICCARDI, op. cit., p. 287.
28. A. ZUBOV, «Uno sguardo dall’Est sulla Ostpolitik vaticana», Limes - Rivista italiana in geopolitica, n. 3/93, p.
164.
29. Nella prima parte, la relazione si sofferma soprattutto sulle reazioni dell’opinione pubblica ai viaggi del papa
Fatima e a Bogotà, e all’enciclica Humanae Vitae.
30. Leo Jozef Suenens, arcivescovo di Mechelen-Brussel dal 1961 al 1979, è stato uno dei quattro moderatori del
Concilio Vaticano II.
31. Francis Spellman, arcivescovo di New York, era l’esponente di maggior rilievo del cattolicesimo statuniten-
se.
32. La relazione continua soffermandosi sull’organizzazione dei segretariati.
33. Johannes Willebrands, olandese, è stato dalla fondazione nel 1960 fino al 1969 il segretario del segretariato
per la promozione dell’unità dei cristiani. Nel 1969 ne divenne presidente, e ha mantenuto la carica fino al
1990. Contemporaneamente dal 1975 al 1983 è stato anche arcivescovo di Utrecht. È stato il principale artefi-
ce dell’ecumenismo della Santa Sede dal Concilio Vaticano II alla fine degli anni Ottanta.
34. I temi proposti erano la questione del matrimonio e quella del calendario. Quest’ultima questione riguarda-
va soprattutto le date della Pasqua, che nei calendari nelle Chiese ortodosse e della Chiesa cattolica non coin-
cidono.
35. Il Russicum è un collegio pontificio fondato nel 1929.
36. Il Pontificio istituto orientale fu fondato nel 1917 dal papa Benedetto XV.
37. Gesuita belga, è stato anche rettore del collegio Russicum.
38. Gesuita tedesco, è stato professore all’Università Gregoriana e rettore del collegio Russicum.
39. Gesuita spagnolo, è professore di liturgia orientale al Pontificio istituto orientale. Ha tenuto dei corsi anche
all’Accademia teologica di Leningrado negli anni Settanta.
40. Gesuita, professore al Pontificio istituto orientale.
41. Gesuita, in seguito professore di liturgia orientale al Pontificio istituto orientale.
42. Si tratta del movimento scismatico, detto anche «Chiesa viva», sorto nel 1922 in Russia, caratterizzato da un
tentativo di modernizzazione della vita della Chiesa e da un dichiarato lealismo nei confronti dello Stato so-
vietico.
43. Josif Slipyj, arcivescovo maggiore di Leopoli, è stato a capo della Chiesa ucraina greco-cattolica dal 1944 al
1984. Arrestato dai sovietici nel 1945, Slipyj venne liberato e portato a Roma nel 1963.
44. Si tratta del Consiglio di presidenza della Conferenza delle Chiese europee che in quell’anno si era svolto a
Ravello, vicino Napoli.
45. Corrado Ursi, arcivescovo di Napoli dal 1966 al 1987.
46. Si tratta di una preghiera di ringraziamento.
47. Sono i due studenti del patriarcato di Mosca, che studiavano a Roma, presso le università pontefice, e vive-
vano al Russicum.
48. Pierre Duprey, francese, padre bianco, allora sottosegretario, oggi è vescovo e segretario dell’attuale segreta-
riato, il Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani.
49. Gesuita, collaboratore del segretariato, sarà in seguito rettore del Russicum e professore di ecumenismo al
Pontificio istituto orientale.
50. Il patriarca Aleksij I (Simansky), patriarca di Mosca e di tutta la Russia dal 1944 al 1970.
51. Nei brevi brani omessi, Aleksij riferisce della cortese disponibilità vaticana nei suoi confronti.
52. Si tratta dell’organizzazione ufficiale sovietica per il turismo straniero.
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