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Nicol De Vecchi

MONETA ED ECONOMIA REALE


(con unappendice sulleconomia aperta)

DISPENSA DEL CORSO DI MACROECONOMIA Facolt di Economia Universit di Pavia

ANNO ACCADEMICO 2008-2009

Questa dispensa non soggetta a diritti dautore o di edizione

Un particolare ringraziamento va rivolto agli studenti Elena Giardini del Corso di Laurea Specialistica in Economia e Gestione delle Imprese e Roberto Perduca del Corso di Laurea Specialistica Interfacolt con Ingegneria in Management e Tecnologie delle-Business, per essersi impegnati, del tutto disinteressatamente, a migliorare la lettura di grafici e formule in questa edizione rispetto alle precedenti.

INDICE

1 INTRODUZIONE

2 IDENTIT DEGLI SCAMBI, TEOREMA DEGLI SCAMBI E TEORIE DELLA MONETA


2.1 Lidentit degli scambi 2.2 Il teorema degli scambi 2.3 Teorie quantitative e teorie non quantitative 2.4 Prezzi assoluti e prezzi relativi

7
7 8 8 10

3 TEORIE NEOCLASSICHE DELLA MONETA


3.1 Il meccanismo di trasmissione diretto: la teoria di Pigou 3.2 Una premessa alle teorie neoclassiche della moneta con meccanismo indiretto di trasmissione: la determinazione del saggio di interesse secondo gli economisti neoclassici 3.3 Il meccanismo di trasmissione indiretto: la teoria di Wicksell

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12

16 26

4 KEYNES: LECONOMIA CAPITALISTICA COME ECONOMIA MONETARIA


4.1 Keynes di fronte alla dicotomia neoclassica 4.2 Domanda di moneta e saggio di interesse 4.3 Il mercato dei titoli e la speculazione 4.4 La domanda di moneta a scopo finanziario 4.5 Gli effetti di una espansione della quantit di moneta 4.6 Gli effetti di una riduzione della quantit di moneta 4.7 Moneta, mercato del lavoro e livello generale dei prezzi

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32 34 37 41 41 47 48

5 LA TEORIA NEONEOCLASSICA DELLA MONETA


5.1 I saldi reali di cassa e la domanda di moneta 5.2 Il meccanismo diretto di trasmissione e gli effetti di una variazione di quantit di moneta 5.3 Il meccanismo di trasmissione indiretto e gli effetti della variazione della quantit di moneta: lo schema IS LM

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51 54

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II

6 I NEOKEYNESIANI
6.1 La New Economics 6.2 La prima fase delleconomia neokeynesiana: gli interventi di politica economica per raggiungere lequilibrio di piena occupazione 6.3 Il compromesso con i neoneoclassici (e i monetaristi) 6.4 La seconda fase delleconomia neokeynesiana: il problema dellinflazione e i nuovi strumenti di analisi

63
63

64 68

69

7 I MONETARISTI
7.1 La prima fase: la contrapposizione con i neokeynesiani sulla base dello schema

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IS LM
7.2 La seconda fase del monetarismo: laccettazione dello schema AS AD e della curva di Phillips 7.3 Gli effetti della politica monetaria espansiva mediante la funzione di Samuelson Solow Friedman 7.4 Gli effetti della politica fiscale espansiva mediante la funzione di Samuelson Solow Friedman 7.5 Gli effetti della politica monetaria restrittiva (disinflazionistica) mediante la funzione di Samuelson Solow Friedman

78

91

98

102

103

III

8 LA NUOVA MACROECONOMIA CLASSICA


8.1 Le premesse fondamentali 8.2 La funzione AS di Lucas 8.3 Le aspettative razionali alla Lucas

106
106

107 108

8.4 La funzione AD e il significato di

( p p ) nella funzione AS di Lucas


t e t

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8.5 Il giudizio sulla politica economica da parte dei Nuovi Macroeconomisti Classici

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APPENDICE: LECONOMIA APERTA


1 La bilancia dei pagamenti 1.1 Le sezioni della bilancia dei pagamenti 1.2 Il moltiplicatore di mercato aperto 1.3 Se il saldo BPC < 0 , esistono meccanismi automatici per ristabilire il pareggio? 1.4 Il problema di un riequilibrio della BPC dopo che si creata la situazione BPC<0 2 Il sistema aperto e gli effetti della politica monetaria e fiscale 2.1 Il modello di riferimento 2.2 Il caso dei cambi fissi 2.3 Il caso dei cambi flessibili

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119 119 120 122 125 127 127 128 134

IV

1 INTRODUZIONE
1.1
Per capire la natura e le funzioni della moneta in un sistema economico non prendiamo in considerazione lo scambio di una merce (o di una prestazione produttiva) contro unaltra merce, come tradizionalmente si fa; non consideriamo cio come atto fondamentale di scambio il baratto. In uneconomia di scambio, latto di scambio tipico quello tra una merce (o una prestazione produttiva) contro una promessa di pagamento fornita dallindividuo acquirente allindividuo venditore. Ogni atto di scambio di questo genere fa nascere un debito. In altri termini, i beni sono acquistati a credito e ogni transazione verr prima o poi completata da un pagamento finale in termini di merci. Se il pagamento finale potesse essere continuamente rinviato da una nuova promessa e non avesse di fatto mai luogo, il compratore godrebbe di un privilegio di signoraggio nei confronti del venditore. Questa per non potrebbe essere la pratica normale in una societ fondata sulle decisioni individuali: di fatto, ad ogni contratto segue sempre, prima o poi, un pagamento finale in termini di beni. Il sistema economico che stiamo considerando rimane comunque uneconomia di baratto: non possiamo cio dire che circola moneta. Ogni scambio un atto tra due individui, indipendente da qualsiasi atto di scambio, fondato sulla fiducia (o se si preferisce sul credito) che quel particolare venditore sta dando a quel particolare acquirente in quel particolare momento. Si tratta di un rapporto di fiducia (o di credito personale) perch ogni venditore ha fiducia nel fatto che il pagamento avr prima o poi luogo in termini di merci: lacquirente non pu differire nel tempo il pagamento finale in termini di merci.

1.2
Continuiamo a considerare la situazione precedente, ma aggiungiamo lipotesi che loggetto la cui consegna scioglie definitivamente il debitore dai suoi obblighi contrattuali non debba essere una merce, ma sia gi la promessa di pagamento stessa. In altri termini, il venditore non si attende nessuna 1

corresponsione di una qualche merce in un qualche istante futuro da parte dellacquirente. Egli scioglie immediatamente lacquirente dal debito ricevendo una promessa di pagamento, in virt del fatto che, per consuetudine o per accordo, tutti gli individui operano degli scambi stipulando contratti di vendita di merci contro promesse di pagamento, che sono accettate da tutti gli altri. Accade ora non solo che il compratore che cede questa promessa di pagamento definitivamente sciolto da ogni obbligo nei confronti di chi gli ha venduto una merce, ma anche che il venditore pu impiegare la promessa di pagamento ricevuta per acquistare merci da qualsiasi altro individuo. In questo senso possiamo affermare che introdotta la moneta: essa la promessa di pagamento universalmente accettata ed assolve specifiche funzioni. Eppure leconomia in questione resta uneconomia di baratto. Vediamo perch possibile fare ambedue queste affermazioni, apparentemente contraddittorie. Riguardo alla prima affermazione: la moneta introdotta ha funzione di mezzo di pagamento, in quanto la sua cessione scioglie da qualsiasi obbligo contrattuale assunto; accade che conveniente per lindividuo trattenere scorte in moneta allo scopo di far fronte a difficolt di pagamento connesse alle diverse scadenze dei contratti di credito e debito che ha stipulato. Dunque la moneta assume anche la funzione di fondo di valore. Riguardo alla seconda affermazione, stiamo sempre considerando uneconomia di baratto, poich non esiste alcun motivo di impiegare la moneta altrimenti che come mezzo di pagamento. In altri termini, fatte salve le necessit di cassa di cui si detto, ogni venditore accetter la moneta per impiegarla a sua volta nellacquisto delle merci che desidera e che il suo compratore diretto non in grado di fornirgli. Possiamo quindi concludere che: nel sistema economico che stiamo considerando circola moneta; tuttavia la moneta accettata unicamente per essere spesa. Essa pu essere trattenuta ma non svolge alcuna funzione autonoma rispetto alle merci: semplicemente, facilita gli scambi, ma ogni individuo entra in

relazione di scambio con gli altri e accetta moneta solo per spenderla nellacquisto di una merce diversa da quella che possiede. In ultima istanza, ci che conta per lindividuo un baratto. Potremmo riassumere quanto sopra affermando che nel sistema economico in questione vale la relazione M D M (merce denaro merce). Alcune delle teorie della moneta che incontreremo nel nostro breve percorso intendono la moneta in questa accezione. Sembrer strano, ma la maggior parte delle teorie economiche della moneta formulate dagli economisti dal 700 ai giorni nostri si fermano a questo livello di considerazione della natura e delle funzioni della moneta.

1.3
Per passare da uneconomia di baratto ad uneconomia monetaria vera e propria necessario introdurre un elemento supplementare. Nel sistema economico fin qui considerato nessun compratore obbligato a far fronte ai propri impegni mediante la cessione di ci che funge da moneta, cos come nessun venditore obbligato ad accettare in pagamento ci che funge da moneta e liberare cos il compratore da ogni debito nei suoi confronti. Affinch ci sia questo obbligo in uneconomia individualistica (basata cio sulle decisioni individuali di produzione, scambio, consumo, ecc.) necessaria la presenza di un ente sovraindividuale (ad esempio una autorit statale), al quale ogni individuo riconosca un duplice diritto: 1. il diritto o di obbligare ogni compratore a consegnare al venditore la promessa di pagamento che lo Stato stesso designa come moneta, per ritenersi sciolto dal debito e o di obbligare ogni venditore ad accettare in pagamento ci che lo Stato stesso ha designato come moneta (lo Stato funge qui da autorit legale che assicura il rispetto dei contratti);

2. il diritto di designare ci che funge da moneta e il diritto di variare questa dichiarazione nel tempo. Ci significa che la moneta unicamente costituita da promesse di pagamento fornite dallo Stato, ossia che lo Stato a decidere lunit in termini della quella sono stipulati i contratti. Ne segue che tutti gli individui effettueranno le loro valutazioni sempre ed obbligatoriamente in termini di quella unit. La moneta funge qui da unit di conto, ossia da metro comune a tutti nei reciproci rapporti. Accade per che lunit di conto rimane invariata solo nominalmente; ci significa che gli individui continueranno a trattare in termini di Euro (oro, dollari, ecc.). tuttavia il valore della moneta, ossia ci che essi riescono ad acquistare in termini di merci con una unit di moneta, varia nel tempo e varia non soltanto in funzione delle valutazioni individuali delle merci e dei servizi, ma anche in funzione di una dichiarazione dello Stato. Lo Stato insomma ha quel diritto di signoraggio che, come abbiamo visto, deve essere negato allindividuo singolo in una societ fondata sulle decisioni individuali. Ogni individuo accetta in pagamento soltanto promesse di pagamento fornite dallo Stato: accettandole dal suo debitore individuale diventa di fatto creditore dello Stato, il quale per non ha alcun obbligo di fornirgli merci, di nessun tipo, in nessun istante. Proprio perch lo Stato gode di questa posizione di signoraggio, anche in grado di far variare lentit reale del suo debito nei confronti della collettivit, per esempio variando lemissione di moneta. In definitiva, lo Stato e una moneta dal valore mutevole sono un tuttuno in una societ individualistica: non si pu fare a meno delluno e conseguentemente neppure dellaltra. Viceversa, una moneta che non riscuote pi fiducia il primo e sicuro sintomo di unautorit statale destinata ad annullarsi. Riassumendo, possiamo affermare che: 1. la moneta ha essenzialmente la funzione di unit di conto ed moneta legale: promessa di pagamento con potere liberatorio sancito dallo Stato; 2. la moneta legale sempre moneta segno: cosa debba fungere da moneta (un segno o un materiale con proprio valore intrinseco)

indifferente. Una monetaoro non differisce, in quanto unit di conto con potere liberatorio, da una moneta carta. Sarebbe semplicemente una promessa di pagamento fornita dallo Stato, stampata su oro anzich su carta, come afferma uno dei massimi teorici della moneta (J.A. Schumpeter). Ci che conta affinch qualcosa sia moneta e abbia valore di moneta non il materiale di cui costituita, ma la dichiarazione dello Stato; 3. la moneta lunica cosa che, a differenza di qualsiasi merce, trasformabile in qualunque momento in ci di cui si ha bisogno. liquidit in senso proprio, o equivalente generale del valore, ossia lunica cosa che, per ragioni sancite dalla legge, in grado di trasformarsi sempre ed ovunque in qualsiasi merce. Ecco perch la moneta desiderata e trattenuta: essa non viene trattenuta da ogni individuo soltanto perch questi ha un vincolo continuo di liquidit, ossia deve essere in grado, ad ogni scadenza, di estinguere ogni debito con la moneta. Essa anche desiderata per s, fino al punto che, da mezzo per raggiungere un fine, diventa fine essa stessa (la moneta come feticcio). Si desiderano i beni che con essa si possono acquistare, ma si desidera anche ci che li rappresenta in astratto, la moneta appunto, perch solo chi possiede moneta pu in ogni istante ed in ogni luogo ottenere ogni bene. Chi possiede beni (o titoli rappresentativi di beni) e ne vuole altri, deve prima convertire quei beni (o quei titoli) in moneta, e poi procedere ai suoi acquisti. La moneta liquidit, nel senso che simultaneamente mezzo di pagamento e forma patrimoniale. Nessuna altra forma patrimoniale (merce, titolo rappresentativo di merci, attivit finanziaria) immediatamente anche mezzo di pagamento. Possiamo esprimere lo stesso concetto affermando che la moneta ha anche la funzione di fondo di valore, ma con un nuovo significato rispetto al caso esaminato nel paragrafo 1.2 (l la moneta era trattenuta semplicemente per far fronte alla discontinuit tra incassi ed esborsi). Proprio perch la moneta desiderata per s, accade che la rinuncia alla moneta, ossia alla liquidit, abbia un prezzo: il saggio di interesse. In definitiva, la funzione di unit di conto sancita dalla legge comporta il passaggio da uneconomia di baratto ad una economia monetaria in senso proprio, e d un nuovo significato alla funzione di fondo di valore. Potremmo riassumere affermando che nel sistema economico in questione vale la relazione 5

D M D (denaro merce denaro). Alcune delle teorie della moneta elaborate dagli economisti in pi di due secoli considerano la moneta in questi termini: sono unassoluta minoranza.

1.4
Dopo aver individuato le funzioni della moneta (nellordine: unit di conto o equivalente generale del valore, mezzo di pagamento, fondo di valore), il nostro problema consister nello stabilire: 1. se la presenza della moneta influenzi le decisioni di produzione, la distribuzione del reddito, i prezzi relativi, il livello di occupazione, ecc. In questo senso ci occupiamo di moneta ed economia reale; 2. se la moneta sia semplicemente un termine medio che facilita i pagamenti, senza esercitare nessuna influenza duratura sui fenomeni reali delleconomia. Le teorie economiche possono essere distinte in base alla risposta che danno a questa domanda. Strettamente connesse alla risposta sono le indicazioni di politica economica che vengono fornite dagli economisti.

2 IDENTIT DEGLI SCAMBI, TEOREMA DEGLI SCAMBI E TEORIE


DELLA MONETA

2.1 LIDENTIT DEGLI SCAMBI


Per affrontare il problema degli effetti della presenza della moneta sui fenomeni reali delleconomia, dobbiamo considerare una relazione che sta alla base di qualsiasi teoria della moneta. Si tratta della identit degli scambi (o identit di Fisher, dal nome delleconomista che, ai primi del 900, lha espressa in modo definitivo): (1)
MV PT

identit degli scambi

La (1) afferma che il valore totale degli scambi (PT ) in un dato periodo equivale alla moneta disponibile per gli stessi, tenuto conto della sua velocit di circolazione (MV ) . I simboli hanno il seguente significato:

T il numero di transazioni effettuate nel periodo considerato; P il livello generale dei prezzi, inteso come prezzo medio di ogni transazione; M il numero di unit monetarie disponibili nel periodo stesso per gli scambi; V la velocit di circolazione, ovvero il numero di volte che una stessa unit monetaria viene utilizzata nellacquisto di beni finali di consumo nel periodo considerato. Si nota immediatamente che lidentit degli scambi mette in relazione tra

loro la sfera reale delleconomia (PT ) e la sfera monetaria (MV ) . In quanto identit, lespressione afferma semplicemente che le quattro variabili debbono sempre comportarsi in modo da rispettare il vincolo imposto. Aggiungiamo infine che la (1) pu essere espressa cos: (2) oppure
MV PY

(3)

MV PR

dove Y il reddito nazionale e R la ricchezza. Si ipotizza che nel periodo considerato esista una relazione costante tra il reddito Y , la ricchezza R e il volume delle transazioni T . Ovviamente, muta il significato di P : nella (2) P esprime il prezzo di ogni paniere di merci che costituisce il prodotto sociale, mentre nella (3) esprime il prezzo medio delle attivit patrimoniali.

2.2 IL TEOREMA DEGLI SCAMBI


Lidentit degli scambi regge il teorema degli scambi, la cui espressione identica a quella che designa lidentit degli scambi, ma il significato muta: (4)
MV = PT

teorema degli scambi

Siamo di fronte ad un teorema, poich affermiamo che una variazione in una qualsiasi delle variabili provocher variazioni in una o pi delle altre variabili, tale da ristabilire luguaglianza. Notiamo che: 1. il teorema degli scambi sta alla base di ogni teoria della moneta: esso accettato da qualsiasi teorico; 2. si afferma che formuliamo una teoria della moneta, quando non ci limitiamo a constatare ci che il teorema afferma, ma esprimiamo una spiegazione degli effetti che i cambiamenti di una qualsiasi delle quattro variabili generano su tutte le altre, affinch si ristabilisca leguaglianza. In altri termini, una teoria della moneta si differenzia dalle altre teorie per le ipotesi di comportamento che formula relativamente ad ognuna delle quattro variabili comprese nellidentit degli scambi.

2.3 TEORIE QUANTITATIVE E TEORIE NON QUANTITATIVE


Possiamo introdurre a questo punto unutile classificazione di base tra le molteplici possibili teorie della moneta (tante quante sono le ipotesi di 8

comportamento per ognuna delle quattro variabili che si in grado di formulare). Distinguiamo cio teorie quantitative della moneta e teorie non quantitative. Si dice che una teoria della moneta quantitativa quando si introducono delle ipotesi di comportamento per ognuna delle quattro variabili del teorema degli scambi, tali che, almeno nel lungo periodo, vale quanto segue: (5)

PT = M V P = P (M )

Ci significa che una teoria quantitativa poggia sulle seguenti ipotesi di comportamento: 1. una relativa al volume delle transazioni T , tale che, almeno nel lungo periodo, non cambia al variare di M e di P ; 2. una relativa alla velocit di circolazione della moneta V , tale che, almeno nel lungo periodo, non cambia al variare di M e di P ; 3. una, tale per cui variazioni esogene di M provocano variazioni di P nello stesso senso e della stessa intensit, affinch sia ristabilita leguaglianza MV = PT . Dunque non esiste una sola teoria quantitativa, ma ne esistono tante in relazione a: 1. le ipotesi di comportamento che vengono formulate per spiegare la costanza di T (o di Y o di R , se si utilizzano le altre due espressioni); 2. le ipotesi di comportamento che vengono formulate per spiegare la costanza di V ; 3. le ipotesi circa il legame funzionale tra M e P . Possiamo distinguere fin da ora due grandi classi di teorie quantitative (ma la distinzione vale per le teorie della moneta in generale), a seconda che il legame funzionale fra M e P sia diretto o mediato da variazioni del saggio di interesse:

1. nel primo caso si parla di meccanismo di trasmissione diretto (le variazioni di M si traducono in variazioni di P senza mediazioni); 2. nel secondo caso si parla di meccanismo di trasmissione indiretto (le variazioni di M si traducono in variazioni di P tramite variazioni del saggio di interesse monetario, dove, a sua volta, questultimo pu essere inteso come il prezzo del credito o il prezzo per la cessione della liquidit).

2.4 PREZZI ASSOLUTI E PREZZI RELATIVI


Prima di analizzare alcune teorie della moneta dobbiamo mettere in evidenza un limite di validit delle teorie quantitative, enunciato gi nel 700 da Cantillon. Come abbiamo visto per una teoria quantitativa della moneta, vale un

legame funzionale tra la quantit di moneta disponibile per gli scambi (M ) e il

livello generale dei prezzi (P ) , posto che V e T (o Y o R ) non variano. Ci chiediamo: quando siamo autorizzati ad ipotizzare che al variare di M varia il livello generale dei prezzi, ma non i prezzi relativi delle merci? In altri termini, a quali condizioni i prezzi delle merci variano tutti proporzionalmente al variare di M ? Cantillon giunge alle seguenti conclusioni: 1. se e soltanto se la nuova moneta immessa nel sistema economico si distribuisce fra tutti gli individui in modo da lasciare inalterata la precedente ripartizione della moneta, allora tutti i prezzi aumenteranno proporzionalmente; in tal caso lespansione monetaria fa crescere il livello dei prezzi e vale la teoria quantitativa (ipotesi tacita della teoria quantitativa);

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2. se invece la nuova moneta destinata solo ad alcuni individui oppure, pi in generale, viene ripartita nella collettivit in modo non proporzionale alla ripartizione della moneta gi disponibile, succede che: o muta la composizione del reddito speso: alcuni individui hanno pi moneta di quella che avevano in precedenza e altri no, di conseguenza le merci che essi domandano sono destinate ad aumentare di prezzo relativamente alle merci richieste dagli altri. In altri termini, mutano i prezzi relativi delle merci; o muta di conseguenza la composizione del reddito Y prodotto, perch i vari settori produttivi vengono attivati in modo diverso; o muta anche la distribuzione del reddito, posto che in ogni settore diversa la partecipazione di capitalisti e lavoratori alla produzione. Se alcuni settori risultano attivati pi di altri, muteranno la quota dei profitti e la quota dei salari sul prodotto complessivo. Dunque, in generale, una variazione della quantit di moneta non genera una variazione nello stesso senso e della stessa intensit nel livello dei prezzi, ma ha effetti sulla composizione della spesa, sulla composizione della produzione (ossia attiva i settori produttivi in modo diverso), sui prezzi relativi delle merci e sul reddito distribuito.

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3 TEORIE NEOCLASSICHE DELLA MONETA


3.1 IL MECCANISMO DI TRASMISSIONE DIRETTO: LA TEORIA DI PIGOU
Tra le molteplici teorie neoclassiche della moneta che mettono in risalto il meccanismo diretto di trasmissione consideriamo quella di Pigou, detta anche teoria di Cambridge. Essa di particolare importanza come esempio di trattazione neoclassica della moneta, ma anche per gli sviluppi cui diede luogo in seguito. Pigou attribuisce alla moneta la funzione di mezzo di pagamento e di fondo di valore, ma con un particolare significato. Egli parte dalla constatazione che la ricchezza di un individuo assume varie forme, tra le quali vi anche la forma monetaria: lindividuo trattiene moneta per garantirsi contro necessit improvvise di liquidit, derivanti ad esempio dalle diverse scadenze temporali dei pagamenti. Pigou aggiunge che lindividuo detiene in forma liquida una porzione costante della propria ricchezza complessiva. Se passiamo dalla considerazione del comportamento individuale alla collettivit come somma di individui, aggregando le ricchezze individuali, possiamo designare con il simbolo R la ricchezza complessiva: questa comprende ogni forma possibile, denaro, terreni, immobili. In base alle ipotesi di comportamento introdotte sopra, possiamo affermare che kPR la porzione di ricchezza che la collettivit desidera detenere in forma liquida, dove R la ricchezza in termini reali, moltiplicata per P che rappresenta il prezzo dellunit patrimoniale. Ne segue quindi che la domanda di moneta nel sistema economico pari a (1)
L = kPR

Ci chiediamo ora da cosa dipende esattamente la quota di ricchezza che lindividuo (e di conseguenza la collettivit come somma di individui) detiene in forma liquida. In altri termini, ci chiediamo da che cosa dipende k . Secondo Pigou, k dipende fondamentalmente dal saggio di interesse (in relazione inversa); nella teoria neoclassica (vedi il paragrafo 3.2) il saggio di interesse determinato nella sfera reale delleconomia (ossia grandezza reale), in quanto corrisponde sia alla produttivit marginale del fattore di produzione capitale (lincremento del prodotto che si ottiene con un incremento del capitale), sia al 12

compenso per la rinuncia al consumo attuale a favore del consumo futuro (significato di risparmio nellottica neoclassica). Essendo quindi (2)
k = k (i )

dove 0 < k < 1

la funzione di domanda di moneta pu essere scritta come (3)

L = k (i )PR

Se ora consideriamo lofferta di moneta esogena M , si avr equilibrio monetario (cio L = M ) quando (4)
M = k (i )PR

In particolare, una variazione di M dovr generare una variazione nello stesso senso e proporzione in P , in quanto R e k sono determinati nella sfera reale e dunque non mutano al variare di M . Essendo quindi P = P(M ) della moneta: (5)
M = k (i )PR P = P (M )

possiamo concludere che la teoria di Pigou un esempio di teoria quantitativa

Prima di verificare questa affermazione, constatiamo che la formulazione di Pigou della teoria quantitativa equivale a quella che abbiamo impiegato nel capitolo 2, seguendo la pi comune formulazione di Fisher. Contrapponendo le due formulazioni: (6) (7) Pigou: Fisher:

M = k PR

M V = PT = PY = PR

Come gi detto, di norma si assume che nel breve periodo esista una relazione costante tra R , Y (reddito in termini reali) e T . Quindi la formulazione di Pigou pu essere riscritta cos: (8) o anche

M = kPT

13

(9)

1 = PT k

Confrontando ora la formula cos ottenuta con quella di Fisher, constatiamo che k non altro che linverso di V , ovvero (10)

1 =V k

Ci era da attendersi, visto che V tiene conto della circolazione delle unit di moneta, mentre k considera le unit di moneta nel loro permanere presso gli individui, senza circolare. Possiamo ora dare una rappresentazione grafica del mercato della moneta nella teoria di Pigou e mostrare il meccanismo di trasmissione diretto che egli propone. Considerando la formula (1) e spostando P al primo membro possiamo riscrivere la domanda di moneta come (11)

1 = kR P

mentre lofferta di moneta esogena, quindi (12) M = MS

Per quanto detto in precedenza riguardo a R e a k , la funzione della domanda di moneta sicuramente uniperbole equilatera, cio il luogo dei punti in cui il prodotto di ascissa per ordinata costante. Le variabili sono L e

1 , cio il valore dellunit monetaria, ossia quanto si ottiene in termini di P merci. Il mercato della moneta pu quindi essere rappresentato cos:

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1 P

1 P 1

MS

L, M

Il punto di intersezione E indica il valore della moneta di equilibrio, ovvero il suo potere dacquisto (linverso del livello generale dei prezzi).

Chiediamoci ora in che modo, secondo Pigou, un aumento della quantit di moneta offerta si traduce in un aumento del livello generale dei prezzi (meccanismo di trasmissione diretto). Supponiamo che vi sia una espansione monetaria (ad esempio che raddoppi lofferta M ): ci implica una maggiore disponibilit di moneta a quel livello dei prezzi. Ogni individuo, quindi, si trova a detenere una scorta di moneta eccessiva rispetto allammontare delle altre forme in cui detiene ricchezza. In sostanza, il k troppo alto rispetto a quello di equilibrio: essendo stata alterata la composizione del portafoglio che ogni individuo giudicava di equilibrio, ognuno spende la moneta in eccesso per acquistare altre forme di ricchezza, al fine di ristabilire la composizione del portafoglio. Tuttavia, siccome il sistema neoclassico prevede che in situazione di equilibrio vi sia piena utilizzazione dei fattori produttivi, compreso anche il lavoro, non si pu ottenere nessun cambiamento nella produzione dei beni ed i prezzi di tutte le merci devono aumentare fino ad un livello tale da assorbire tutta la moneta in eccesso. In conclusione, tutti i prezzi crescono in maniera proporzionale allaumento della moneta, quindi il valore della moneta si riduce proporzionalmente.

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1 P

1 P 1 1 2P 1

2M

L, M

In conclusione: la teoria della moneta di Pigou una teoria quantitativa; egli sottolinea il legame tra M e P , in assenza di variazioni di V (o di k ) e di

Y . Sfera reale e sfera monetaria sono nettamente distinte, vi cio dicotomia tra
esse e qualsiasi politica di espansione o restrizione monetaria si risolve in instabilit dei prezzi. Il processo reversibile e vale in senso opposto; non vi nessuna efficacia sul mondo (sfera) reale, positiva o negativa.

3.2 UNA PREMESSA ALLE TEORIE NEOCLASSICHE DELLA MONETA CON MECCANISMO INDIRETTO DI TRASMISSIONE: LA DETERMINAZIONE DEL
SAGGIO DI INTERESSE SECONDO GLI ECONOMISTI NEOCLASSICI

Alcune teorie neoclassiche della moneta impiegano il meccanismo indiretto di trasmissione, fanno cio riferimento al saggio di interesse. Salvo eccezioni, per la teoria neoclassica il saggio di interesse il prezzo per luso del capitale, dove il capitale grandezza reale. Infatti si definisce il capitale come il complesso delle merci non destinate al consumo attuale, ma risparmiate ed utilizzate come mezzi di produzione per altre merci, che saranno disponibili per il consumo in un istante futuro (beni intermedi). Si possono costruire una funzione di domanda e una funzione di offerta di capitale per il sistema economico; esse sono ottenute aggregando le funzioni di domanda e di offerta dei singoli individui, i quali agiscono in base al principio di massimizzazione (razionalit neoclassica).

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Come si constata dalla definizione di capitale, la determinazione del saggio di interesse deriva da scelte compiute in un dato istante t0 con riferimento ad almeno due diversi istanti: lo stesso istante t0 attuale e listante
t1 futuro, considerando in questo modo la nozione di passaggio del tempo. Due

sono gli atti di scelta tra presente e futuro che ci interessano per costruire le funzioni di domanda e di offerta (individuali ed aggregate) di capitale: 1. latto di scelta del produttore, il quale in t0 sceglie tra produrre beni per il consumo presente (per listante stesso t0 ) oppure beni intermedi in base ai quali ottenere beni di consumo per listante futuro t1 . Di qui si trae la funzione di domanda del capitale, o funzione dellinvestimento; 2. latto di scelta del consumatore, il quale in t0 sceglie tra consumare beni al tempo presente t0 oppure astenersi dal consumo, risparmiare e rinviare quindi il consumo al tempo futuro t1 . Di qui si trae la funzione di offerta di capitale, o funzione del risparmio. Procediamo seguendo 5 passaggi: 1. consideriamo separatamente lequilibrio del produttore nella sua scelta intertemporale; 2. consideriamo separatamente lequilibrio del consumatore nella sua scelta intertemporale; 3. consideriamo poi lequilibrio simultaneo del produttore e del consumatore; 4. costruiamo quindi le funzioni di risparmio e di investimento; 5. definiamo infine il mercato del capitale (o dei beni) e determiniamo il saggio di interesse.

3.2.1

Scelta intertemporale di produzione

Lindividuo produttore ha la scelta tra produzione per il consumo presente e produzione di beni intermedi o beni capitali da destinare alla

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produzione

di

beni

per

il

consumo

futuro;

questa

scelta

equivale

concettualmente a quella tra due beni distinti. Consideriamo un individuo che possiede una data dotazione di risorse per ogni periodo produttivo ed un dato tempo disponibile per la produzione per ogni periodo produttivo; data anche la tecnica e questa situazione rimane immutata nel tempo considerato. In ogni istante temporale il produttore pu produrre beni che soddisfano il consumo per ammontare massimo uguale a C . Consideriamo i due istanti temporali t0 e t1 e supponiamo che lindividuo utilizzi tutte le risorse di cui dispone in ognuno di essi per produrre beni destinati al consumo immediato; possiamo indicare con C sullasse delle ascisse e delle ordinate la produzione istante per istante. C insomma rappresenta la massima produzione possibile di beni destinati al consumo in ogni istante, qualora tutte le risorse e tutto il tempo disponibili in quellistante (e soltanto questi) siano impiegati nella produzione di beni di consumo.

C1 (t1 )

C0 (t0 )

Il punto B di coordinate (C , C ) rappresenta la situazione del produttore che decide di impiegare risorse e tempo di lavoro disponibili in ogni istante per produrre beni di consumo per quello stesso istante.

18

Consideriamo ora listante t0 ( questo il momento in cui avviene la scelta intertemporale): anzich utilizzare tutte le risorse (e tutto il tempo di lavoro) per produrre beni destinati al consumo in t0 lindividuo pu dedicare parte del tempo e delle risorse a produrre oggi beni strumentali, con i quali potr poi produrre beni di consumo nellistante t1 in aggiunta a quelli producibili con le risorse ed il tempo disponibili per quellistante. Si dice che in questo caso egli compie un atto di investimento: nella teoria neoclassica investire significa produrre non per il consumo di oggi ma per il consumo futuro. In t0 lindividuo si trova dunque di fronte ad un problema di scelta: quante risorse e quanto tempo destinare alla produzione di beni di consumo disponibili al tempo t0 e quanto invece destinare alla produzione di beni di consumo disponibili al tempo t1 . Egli seguir il principio della massimizzazione dei profitti, ricordando che nella teoria neoclassica la produzione ha luogo con rendimenti marginali decrescenti. A parit di lavoro, per ogni incremento nellutilizzazione dei beni intermedi (capitale), si ottiene un aumento della produzione dei beni per il consumo futuro meno che proporzionale. Si pu anche affermare che, riducendo progressivamente di una unit infinitesima la produzione per il consumo C0 , si ottiene un aumento meno che proporzionale della produzione per il consumo C1 . Graficamente, le combinazioni di produzione per i due consumi praticabili al tempo t0 giacciono su una curva concava verso lorigine.

C1 (t1 )
A

C1

C0

C0 (t0 )

19

Definiamo questa funzione come funzione di trasformazione: il luogo dei punti che esprimono le combinazioni di produzione per il consumo C0 e C1 praticabili nellistante t0 date le risorse, il tempo e le tecniche disponibili; esiste una sola curva, al di sotto della quale c non convenienza mentre al di sopra della quale vi impraticabilit date le risorse e la tecnica. La derivata prima in ogni punto misura lincremento di prodotto consumabile al tempo t1 ottenibile con una unit infinitesima aggiuntiva di bene intermedio (produttivit marginale del capitale) e, contestualmente, lincremento di produzione per il consumo al tempo t1 ottenibile con un decremento infinitesimo di produzione per il consumo al tempo t0 .

3.2.2

Scelta intertemporale di consumo

Lindividuo consumatore guadagna in ogni istante un dato reddito (vincolo per la scelta delle curve di indifferenza) che pu consumare interamente oppure solo in parte. In questo caso rinuncia al consumo presente in favore di un consumo futuro certo, compiendo quindi un atto di risparmio; nella teoria neoclassica risparmiare significa rinviare il consumo ad una data futura certa. Anche il consumatore si trova quindi a dovere effettuare una scelta, manifestando cos la sua preferenza intertemporale tra consumo attuale e consumo futuro: quanta parte del reddito guadagnato allistante t0 destinare al consumo attuale e quanta destinare al risparmio e quindi al consumo futuro? In questo caso egli seguir il principio della soddisfazione, cio la massimizzazione dellutilit. Essendo per i neoclassici lutilit marginale decrescente, la perdita di soddisfazione per ogni unit di consumo presente cui progressivamente rinuncer crescente; ne segue che deve crescere anche il consumo futuro reso possibile con quella rinuncia. Dunque lindividuo disposto a risparmiare ununit aggiuntiva di reddito a favore di un consumo futuro soltanto se questo cresce pi che proporzionalmente. Da un punto di vista grafico, le combinazioni fra consumo presente e risparmio a favore del consumo futuro, che assicurano lo stesso livello di soddisfazione e utilit complessiva, giacciono su una funzione convessa, detta curva di indifferenza. Essa fa parte di un fascio di curve con utilit complessiva

20

crescente: quanto pi la curva a destra sul grafico, tanto maggiore il livello di utilit complessiva. La praticabilit dipende dal livello del reddito di cui il consumatore dispone quando combina consumo presente e futuro in base ai proprio gusti. La derivata prima in un punto qualsiasi di una curva di indifferenza rappresenta lincremento di consumo futuro reso possibile da un decremento infinitesimo del consumo attuale, mantenendo inalterato il livello di soddisfazione del consumatore.

C1 (t1 )

C1

D D D

C0

C0 (t0 )

3.2.3

Lequilibrio del produttore e del consumatore (eguaglianza tra reddito

prodotto e reddito disponibile per il consumatore)

Il produttore in grado di muoversi sulla curva di trasformazione, seguendo un comportamento massimizzante il profitto sotto vincolo delle risorse e della tecnica. Il consumatore cercher di scegliere invece quella combinazione consentitagli dal suo reddito che giace sulla curva di indifferenza pi a destra possibile, seguendo anchegli un comportamento massimizzante la sua soddisfazione sotto il vincolo del reddito e dei gusti. Poich in equilibrio deve valere in ogni istante leguaglianza tra reddito prodotto e reddito speso, lequilibrio simultaneo ottenuto nel punto di tangenza tra la curva di trasformazione e una curva di indifferenza. La coppia

21

di consumo presente e futuro corrispondente esprime appunto lequilibrio quel punto indica:

simultaneo del produttore e del consumatore: E (C0 ,C1 ) . La derivata prima in

1. il prezzo per la rinuncia al consumo presente, o coefficiente di capitalizzazione; 2. il rendimento del capitale (bene intermedio) destinato alla produzione per il consumo futuro, o produttivit marginale del capitale. Per il consumatore, dato il reddito Y0 , sar in t0 : (13)

Y0 = C0 + S 0

dove S0 il risparmio ed equivale a: (14)

S0 =

(1 + i )

C0,1

dove C0,1 il consumo al tempo t1 reso possibile dal risparmio effettuato in t0 mentre (1 + i ) rappresenta lattualizzazione derivata dal fatto che C0,1 riferito ad un tempo futuro; i il saggio di interesse. Sostituendo la (14) nella (13) si ottiene: (15)

Y0 = C0 +

(1 + i )

C0,1

dalla quale, risolvendo per C0,1 : (16)

C0,1 = (1 + i )Y0 (1 + i )C0

che rappresenta lequazione di una retta y = a + bx , precisamente tangente nel punto

con coefficiente angolare

b = (1 + i ) , o coefficiente di

capitalizzazione.

22

C1 (t1 )
A

C0

(1 + i )

C0

C0 (t0 )

Il saggio di interesse : 1. il prezzo per la rinuncia al consumo presente, ossia il prezzo del risparmio; 2. la produttivit dei beni intermedi o produttivit marginale del capitale. Esso risulta determinato in ultima istanza sulla base dei dati (risorse e tecnica per il produttore e reddito e gusti per il consumatore) e del principio di comportamento massimizzante sia del produttore sia del consumatore, sottoposti a determinati vincoli. Il saggio di interesse quindi grandezza reale, in quanto determinato in modo totalmente indipendente dalla presenza della moneta.

3.2.4

Le funzioni di risparmio e di investimento

Consideriamo ora il sistema economico e supponiamo:

che il bene capitale sia unico (ipotesi di omogeneit dei beni capitali,
fisicamente confrontabili tra loro, altrimenti ci sarebbero i prezzi);

che sia assente la moneta; che sia possibile aggregare le curve individuali di indifferenza e di
trasformazione.

23

La curva di trasformazione AB (aggregata) consente di individuare il livello degli investimenti per ogni livello dato del tasso di interesse e quindi la funzione di domanda di investimento. Poich tale curva costruita sulla base dellipotesi di produttivit marginale decrescente del capitale, ne deriva che a valori pi elevati del saggio di interesse la domanda di capitale sar pi bassa; la derivata seconda della funzione cio negativa e spostandosi da B verso A il saggio di interesse i risulta decrescente.

I
La curva di indifferenza CD (aggregata) consente di individuare il livello di risparmio per ogni dato livello del saggio di interesse e dunque lofferta di risparmio. Poich la curva CD costruita sulla base dellipotesi di utilit marginale decrescente, a valori pi elevati del saggio di interesse si sar pi disposti alla rinuncia al consumo presente, ossia lofferta di capitale sar pi elevata.

i
S

24

3.2.5

Il mercato del capitale (o dei beni) e il saggio di interesse

Lequilibrio sul mercato del capitale si ha nel punto dincontro delle due curve aggregate individuate:

i
S E

i*

S* = I *

S, I

Per concludere, possiamo osservare che nella teoria neoclassica: 1. il risparmio definito come rinuncia al consumo presente a favore di un consumo futuro certo e a data certa e comporta decisioni diverse da quelle di investimento; 2. il saggio di interesse di equilibrio una grandezza reale perch ottenuto sulla base di dati riguardanti la sfera reale e sulla base del principio di comportamento massimizzante degli individui; 3. se si d progresso tecnico, aumenta la produttivit marginale di qualsiasi unit di capitale investito e la funzione I si sposta verso lalto; 4. se diminuisce il desiderio di consumo futuro, ossia muta la preferenza intertemporale a favore del consumo presente, la funzione S si sposta verso lalto, dato che occorre un maggiore tasso di interesse per rinunciare ad un dato ammontare di consumo presente;

25

5. se si introduce la moneta, lanalisi non viene modificata: si aggiungeranno soltanto una domanda e unofferta di capitale in forma liquida ad un saggio di interesse monetario, che in equilibrio coincider con il saggio di interesse naturale (reale).

3.3 IL MECCANISMO DI TRASMISSIONE INDIRETTO: LA TEORIA DI WICKSELL


Come abbiamo gi visto considerando la teoria della moneta di Pigou, gli economisti neoclassici attribuiscono alla moneta anche funzioni diverse da quella di mezzo di pagamento, tuttavia considerano la moneta principalmente come mezzo di scambio e ritengono che le sue variazioni generino effetti unicamente sul livello generale dei prezzi almeno nel lungo periodo, anche se possono darsi influenze di breve periodo sulle variabili reali (reddito, occupazione, etc.). Tra le teorie della moneta neoclassiche che fanno riferimento al meccanismo di trasmissione indiretto, quella di Wicksell (di origine svedese) riveste particolare importanza. Essa parte dalla constatazione che nei sistemi economici moderni assume particolare rilievo la moneta bancaria, accanto a quella legale, e che il fenomeno del credito molto diffuso. La cessione di moneta, dunque, comporta lottenimento di un interesse. Il prezzo dei fondi liquidi (attivit patrimoniali monetarie) o saggio di interesse monetario im non pu che coincidere con il saggio di interesse sul capitale reale, o saggio di interesse reale o naturale in (determinato nel paragrafo precedente). La situazione di equilibro quindi (17)

im = in

Tuttavia, temporaneamente pu esserci una divergenza tra i due saggi, che pu generare effetti di breve periodo sulle variabili reali.

Consideriamo un sistema economico e ricordiamo che per i neoclassici la produzione il risultato della combinazione di tre fattori di produzione: terra, lavoro e capitale. Semplifichiamo senza tenere conto del fattore terra, sicch la funzione di produzione neoclassica risulta essere

26

(18)

Y = f (K , L )

Ricordiamo inoltre che per i neoclassici lunico equilibrio quello di piena occupazione. Rappresentiamo lequilibrio sul mercato del lavoro e lequilibrio sul mercato del capitale con i seguenti grafici:

w p Ns
w p
*

* im = in

Nd N*
N

I I * = S* I,S

Supponiamo ora che questa situazione di equilibrio sia disturbata dal fatto che le banche concedono credito eccessivo rispetto alle esigenze di mercato, sicch, in sostanza, il prezzo del credito diminuisce e si verifica che (19)

im < in

Ne segue che la domanda di beni di investimento aumenta fino a I1 , mentre il flusso di risparmio diminuisce fino a S1 .

27

in im
B A

S1

S * = I * I1

S, I

Il fatto che il risparmio diminuisca implica che aumenti la domanda di beni di consumo (vista la definizione neoclassica di risparmio). Dunque la domanda globale di tutti i beni cresce, ma a ci non corrisponde un aumento della produzione, poich per i neoclassici lequilibrio sempre di piena occupazione (ovvero ci sono solo lavoratori disoccupati volontari). Anche i prezzi delle singole merci cominciano ad aumentare e variano i prezzi relativi. Ne segue che gli imprenditori sono disposti ad occupare un maggiore numero di lavoratori e offrono aumenti di salario monetario, che per non sono proporzionali agli aumenti dei prezzi. Quindi, in effetti, il saggio di salario reale
w diminuisce: solo in questo modo si riesce ad aumentare la produzione, dato P

che in ogni momento va rispettata leguaglianza tra salario reale e produttivit marginale del lavoro. Questa situazione pu generare due casi alternativi. 1. Se i lavoratori si rendono subito conto del fatto che i prezzi sono aumentati, chiedono un adeguamento immediato dei salari monetari, quindi il mercato del lavoro resta in equilibrio e loccupazione e la produzione non aumentano. In questo caso lespansione del credito non genera nessun effetto reale. Leffetto della riduzione di im soltanto un aumento generalizzato dei prezzi, salario monetario compreso, che continua in modo cumulativo finch permane la causa che ha creato la differenza, ovvero finch im < in .

28

2. Se invece i lavoratori non sono in grado di percepire immediatamente laumento dei prezzi, posti di fronte allofferta di un salario monetario pi alto, ritengono che anche quello reale sar pi elevato e dunque alcuni disoccupati volontari si occuperanno. Questo significa che i lavoratori aumenteranno da N * fino a N 1 e con loro anche la produzione. In questo secondo caso lespansione del credito genera degli effetti reali. Tuttavia, col tempo i lavoratori si accorgono delleffettivo andamento dei prezzi e chiederanno aumenti salari adeguati. Graficamente, ci significa che loccupazione diminuisce da
N1 a N * . Ci significa che gli effetti reali generati dallespansione del

credito sono solo limitati al breve periodo e lunico effetto durevole laumento cumulativo di P e w fino a che permane la differenza tra im e in , ossia fino a che non viene attuata una politica di restrizione del credito.

w P

Ns

w P

w P 1

Nd

N0

N*

N1

Aggiungiamo ora qualche osservazione. 1. Il processo inflazionistico determinato dalla differenza im < in cumulativo e permane fino a che rimane tale divario. Di fatto il processo ha limiti superiori di natura istituzionale: per esempio il vincolo di riserva imposto alle banche. Ciononostante, Wicksell aggiunge che qualora la restrizione monetaria con conseguente crescita

29

di im non abbia luogo nelle prime fasi del processo, essa potr rivelarsi non sufficiente e dovr essere sostenuta da altre politiche antinflazionistiche. 2. Nel caso in cui si diano le condizioni opposte alle precedenti, ossia abbia luogo una restrizione del credito, si ha che im > in e si determina un processo cumulativo inverso di riduzione dei prezzi e dei salari e quindi di deflazione, ma anche in questo caso la riduzione della produzione e delloccupazione provvisoria. 3. Infine sottolineiamo come secondo Wicksell la causa di divergenza tra

im e in non il comportamento delle banche. I processi cumulativi


deflazionistici ed inflazionistici che caratterizzano il ciclo economico sono generati da cause reali, in particolare landamento del progresso tecnico, che fa variare la produttivit marginale del capitale, ossia la profittabilit degli investimenti reali. Ci significa che in aumenta o diminuisce, mentre le banche non sono in grado di adeguare immediatamente rappresentato cos:

im .

Graficamente

il

fenomeno

pu

essere

i
S

in2
i n1 = im

I2 I1
* * I1* = S1* I 2 = S 2

S, I

In definitiva, non si pu imputare alla politica di espansione o di contrazione della moneta (legale o bancaria) linflazione o la deflazione che

30

segnano i sistemi economici moderni. La causa dellinstabilit dei prezzi reale; le istituzioni monetarie e creditizie hanno semmai un ruolo stabilizzante. Sebbene non possano essere immediatamente a conoscenza dellandamento di

in , tuttavia hanno il compito istituzionale di regolare im rispetto a in attraverso


manovre di politica restrittiva o espansiva.

In ultima istanza la teoria della moneta di Wicksell quantitativa, poich mette in relazione tra loro le due variabili M e P , in assenza di variazioni di V e con variazioni di Y solo nel breve periodo. La sfera reale e la sfera monetaria risultano distinte almeno nel lungo periodo. Vi dicotomia tra esse: questa una caratteristica di tutte le teorie della moneta di impostazione neoclassica. Occorre tuttavia sottolineare che, sul piano della politica economica, Wicksell si distingue dalla generalit degli economisti neoclassici, in quanto non sottolinea un legame causale tra variazione di M e variazioni di P . Come abbiamo visto, non imputa affatto alla politica monetaria o creditizia linstabilit dei prezzi, ma anzi affida alle istituzioni monetarie e creditizie il compito di eliminare le instabilit dei prezzi generate da cause reali.

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4 KEYNES: LECONOMIA CAPITALISTICA COME ECONOMIA


MONETARIA

4.1 KEYNES DI FRONTE ALLA DICOTOMIA NEOCLASSICA


Keynes si rifiuta di accettare la dicotomia neoclassica tra settore monetario e reale: sostiene anzi che nelleconomia capitalistica le due sfere si influenzano reciprocamente. La dicotomia neoclassica a suo parere mette in evidenza unipotesi tacita della teoria neoclassica stessa: quella di una completa coordinazione tra decisioni di produzione, di consumo, di risparmio e di investimento. I neoclassici ragionano come se leconomia capitalistica non fosse fondata sulle decisioni individuali e decentralizzate di individui che non hanno una conoscenza completa della situazione, bens fosse fondata o su individui onniscienti oppure su un organismo centrale di controllo che ha una completa e perfetta conoscenza del presente e del futuro. Al contrario, secondo Keynes, in uneconomia capitalistica: 1. le decisioni sono di natura individuale e sono prese da individui che possiedono conoscenze limitate: essi agiscono in un mondo di incertezza, usando quella conoscenza che possiedono secondo un comportamento perfettamente razionale (ma non di razionalit neoclassica); 2. le decisioni sono prese in un tempo collocato fra un passato irrevocabile e un futuro incerto, del quale si ha una conoscenza limitata. Ogni individuo agisce sulla base di aspettative ed assume decisioni che debbono potere essere facilmente soggette a revisione. Infatti il futuro potrebbe essere diverso da quello atteso e quindi le decisioni non devono essere assolute. Ecco che la moneta diventa unistituzione necessaria, indispensabile ed ineliminabile. Per rendercene conto immediatamente e sia pure in modo sommario prendiamo in considerazione cos come Keynes ce le presenta le decisioni alle quali si trovano di fronte rispettivamente un percettore di reddito ed un imprenditore. Analizziamo cio le decisioni di consumo e di investimento.

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Colui che percepisce un reddito deve decidere in primo luogo quanta parte di esso consumare e quanta parte risparmiare: (1)
Y =C+S

dove ovviamente Y il reddito, C il consumo e S il risparmio. Non dimentichiamo che per i neoclassici il risparmio astensione e rinuncia al consumo presente per un consumo futuro di beni definiti a data certa. Per Keynes invece il risparmio soltanto rinuncia al consumo presente e pu assumere qualsiasi natura: esso definito senza indicazione del tempo e del modo in cui lindividuo in questione utilizzer il reddito risparmiato. Il percettore del reddito deve decidere quanta parte consumare e quante parte risparmiare: detenere fondi liquidi (moneta a disposizione, depositi bancari) oppure acquistare altre attivit patrimoniali (ad esempio acquisto di titoli). Egli decide non soltanto e non tanto in base alle necessit di cassa che prevede gli si presenteranno (questa la concezione della moneta come fondo di valore di tipo pigouviano), bens anche e soprattutto in funzione delle sue attese circa il futuro andamento del corso dei titoli. Come si vede, la presenza della moneta essenziale per le decisioni del percettore di reddito circa quanta parte consumare, quanta risparmiare e quali forme patrimoniali detenere.

Anche colui che assume decisioni di investimento produttivo presentato da Keynes in termini molto diversi da quelli adottati nelleconomia neoclassica. Per i neoclassici lindividuo sceglie tra produrre per il consumo attuale ed il consumo futuro, dove ambedue i termini della scelta sono certi e definiti nelle loro caratteristiche. Per Keynes invece la decisione di investimento produttivo comporta aspettative sui redditi monetari cui esso pu dar luogo in futuro. Se ritiene che la propria conoscenza non sia sufficiente per agire ovvero troppo limitata, allora rimanda la decisione di investimento e trattiene moneta. Come nel caso del percettore di reddito, anche in questo dellimprenditore la presenza della moneta risulta essenziale per assumere decisioni di produzione.

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In generale, Keynes presenta la moneta come uno scudo contro lincertezza: in quanto unit di conto che assomma le due caratteristiche di mezzo di pagamento universalmente accettato (moneta legale) e di attivit patrimoniale. Per questa sua peculiarit essa lunico mezzo che consente di rinviare qualsiasi decisione (di investimento finanziario, produttivo). Le attivit finanziarie sono soltanto sostituti parziali della moneta, nel senso che hanno solo la funzione di fondo di valore, ma non sono universalmente accettate come mezzo di pagamento. Chi possiede attivit finanziarie e voglia disporre di mezzi di pagamento per far fronte ai suoi impegni contrattuali, deve convertirle in moneta e questa conversione ha un costo positivo ma soprattutto incerto, in quanto muta in funzione delle aspettative circa il loro valore futuro. Ci ci guida allo studio della relazione tra domanda di moneta e saggio di interesse secondo Keynes.

4.2 DOMANDA DI MONETA E SAGGIO DI INTERESSE


Secondo Keynes ci sono almeno tre motivi per domandare moneta: quello delle transazioni, quello precauzionale e quello speculativo. La domanda di moneta connessa ai primi due motivi dipende dal reddito Y , mentre la domanda speculativa funzione del saggio di interesse i . La funzione della domanda di moneta pu essere espressa cos: (2)
L = L1 (Y ) + L2 (i )

Ogni individuo sceglie tra detenere moneta e acquistare titoli in base al confronto fra il saggio di interesse i vigente sul mercato e il saggio di interesse

ie che si attende per il futuro: se i > ie allora lindividuo acquista titoli e rinuncia alla liquidit 1 + ie

(ipotesi rialzista sul corso dei titoli); ci si aspetta che nel futuro i titoli valgano di pi e la preferenza per la liquidit diminuisce;

se i <

ie allora lindividuo non investe e trattiene moneta (ipotesi 1 + ie

ribassista sul corso dei titoli).

34

Graficamente, la funzione di domanda di moneta (o funzione di preferenza per la liquidit) ha il seguente andamento ed parametrica rispetto a ie .

L1 + L2

Dato ie , quanto pi basso i tanto pi alta la quantit di moneta trattenuta: per ogni aspettative sul futuro corso del saggio di interesse, la funzione di domanda di moneta decrescente. Al variare del valore di ie muta la preferenza per la liquidit della collettivit, ossia muta la tendenza a detenere scorte liquide piuttosto che altre forme di ricchezza (principalmente attivit finanziarie). Graficamente questo significa che la funzione di domanda di moneta parametrica rispetto a ie e si sposta nel piano considerato al variare di ie . Se le aspettative circa il futuro corso dei titoli sono pessimistiche (ossia ci si attende un aumento di ie ed un ribasso del prezzo dei titoli), allora la preferenza per la liquidit aumenta e la funzione di domanda si sposta verso lalto/destra; viceversa nel caso contrario.

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ie2 > ie1

L1 + L2 , dato ie2 L1 + L2 , dato ie1

Dato un certo ie e perci data una preferenza per la liquidit e data lofferta di moneta, si determina il saggio di interesse i * come prezzo per la rinuncia alla liquidit ( i variabile monetaria e non reale).

i*
L1 + L2

L, M

Dobbiamo ancora capire, per, cosa determina la preferenza per la liquidit e quindi cosa determina ie e la posizione della funzione di domanda di

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moneta L nel piano (i, L ) . Per fare questo bisogna considerare la forma di ricchezza pi prossima (quanto a caratteristiche) alla moneta: le attivit finanziarie, che sono le pi facilmente convertibili in liquidit, anche se non possono essere considerate mezzo di pagamento diretto. Consideriamo dunque il mercato dei titoli.

4.3 IL MERCATO DEI TITOLI E LA SPECULAZIONE


Sul mercato dei titoli si incontrano una domanda e unofferta di titoli:

offrono titoli coloro che nutrono unopinione ribassista: essi credono


che il prezzo dei titoli si abbasser e il saggio di interesse si alzer, quindi vendono titoli contro moneta;

domandano titoli coloro che nutrono unopinione rialzista: essi


credono che il prezzo dei titoli si alzer e il saggio di interesse si abbasser, quindi comprano titoli cedendo moneta. Il prezzo dei titoli si fissa al punto di incontro tra domanda e offerta. Il mercato dei titoli sar tanto pi stabile quanto pi date le regolamentazioni istituzionali del mercato stesso le opinioni sul futuro corso dei titoli sono divergenti. Questo per non sempre accade: possono verificarsi fenomeni di psicologia collettiva, tali che gli operatori in media non mutano il loro comportamento ma sono pronti a farlo per imitazione. cio sufficiente che qualcuno agisca nella direzione nella quale lopinione media tenderebbe perch di fatto si abbia la presenza di comportamenti ribassisti o rialzisti generalizzati.

Questo succede a causa della presenza degli speculatori in titoli. Keynes li definisce come coloro che svolgono una attivit di previsione della psicologia di mercato. Essi dispongono di moneta (o comunque di credito), svolgono la loro attivit di previsione e da tale attivit traggono profitti e perdite. Speculatore insomma colui che acquista o vende titoli riponendo le speranze di guadagno non tanto nel futuro rendimento dei titoli stessi quanto in un mutamento a lui favorevole dellopinione media.

37

Egli cerca fondamentalmente di comprendere meglio di altri quale lopinione media sul futuro corso dei titoli e di anticiparla. Chi al momento possiede pi di altri questa capacit acquista (o vende) titoli: con ci mette in moto un processo effettivo di aumento (o riduzione) del loro corso, in quanto gli altri operatori lo seguiranno, modificando la loro preferenza per la liquidit. Lopinione media diventa allora di fatto rialzista (o ribassista) e quindi il corso dei titoli di fatto si alzer (o si abbasser) ed il saggio di interesse si abbasser (o si alzer). Ad esempio, dati il prezzo dei titoli e lofferta di moneta, se lopinione media ribassista e qualche speculatore la coglie, la anticipa e vende i titoli, allora influenza gli altri cosicch tutti vendono titoli e a quel saggio di interesse la quantit di moneta trattenuta aumenta. Graficamente ci significa che la funzione di domanda di moneta (che parametrica rispetto a ie ossia alle attese sul prezzo dei titoli) si sposter verso lalto/destra e data M il saggio di interesse si alzer.

iB

iA

L, M

In ultima istanza si pu constatare che il saggio di interesse varia in funzione delle aspettative circa il futuro andamento del saggio in interesse. Se non si accetta che il futuro sia uguale al presente, le aspettative sul futuro determinano la situazione presente, ovvero quello che accade oggi funzione della aspettative su quello che accadr domani. Ecco dunque come il saggio di interesse vigente sul mercato risulta essere una variabile altamente convenzionale, poich dipende da unopinione collettiva sul futuro andamento del saggio di interesse.

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Nel mercato dei titoli tutti gli operatori sono virtualmente degli speculatori, ma ognuno di essi sa di partecipare ad una attivit in cui pu risultare perdente. Di fatto, guider il mercato e trarr profitti speculativi soltanto colui che meglio degli altri sapr prevedere ed anticipare lopinione media su quella che sar lopinione media. Dice Keynes:
Si instaura una guerra che assomiglia al gioco delluomo nero o delle sedie musicali, un passatempo nel quale vince chi riesce a passare luomo nero al compagno al momento giusto, o chi riesce a conquistarsi una sedia quando la musica smette di suonare. Questi giochi possono farsi con gusto e diletto, bench tutti i giocatori sappiano che luomo nero sta circolando o che, quando la musica termina, alcuni di loro si troveranno senza sedia. Oppure, per variare leggermente la metafora, linvestimento professionale in titoli pu essere paragonato a quei concorsi dei giornali, nei quali i concorrenti devono scegliere i sei volti pi belli fra un centinaio di fotografie, e nel quale vince il premio il concorrente che si avvicinato, con la sua scelta, alla media fra tutte le risposte; cosicch ciascun concorrente deve scegliere, non quei volti che egli ritiene pi belli, ma quelli che ritiene attirino con maggiore probabilit i gusti degli altri concorrenti, i quali, a loro volta, affrontano tutti il problema dallo stesso punto di vista. Non si tratta di scegliere quelli che, giudicati obiettivamente, sono realmente i pi belli, e nemmeno quelli che una genuina opinione media ritenga i pi belli. Abbiamo raggiunto il terzo grado, nel quale la nostra intelligenza rivolta ad indovinare come lopinione media immagina sia fatto lopinione media medesima. E credo che vi siano alcuni i quali praticano il quarto, il quinto grado e oltre.

La speculazione dunque tende a fare convergere le opinioni degli operatori e a rendere instabile il mercato dei titoli, anche se questo ben organizzato. Ma soprattutto la speculazione rende difficile la regolazione del saggio di interesse da parte dellautorit monetaria. I mutamenti nella preferenza per la liquidit (gli spostamenti della funzione L nel piano) possono contrastare e addirittura vanificare i tentativi da parte della Banca Centrale di influenzare la sfera reale. Vediamo graficamente come una politica monetaria destinata a ridurre il saggio di interesse per favorire gli investimenti e dunque generare un aumento del reddito e delloccupazione non raggiunga lo scopo a causa di un movimento speculativo che la contrasta.

39

(1)

(2)

Politica monetaria (1) Speculazione (2)

i3 i1
(2) (1)

(2) (2)

i2

M1

(1)

M2

L, M

Secondo Keynes dunque assolutamente necessario evitare che la speculazione (attivit di previsione della psicologia di mercato) domini sullintraprendenza (attivit di previsione del rendimento prospettivo dei beni capitali). Quindi per Keynes la politica economica necessaria, poich indispensabile:

una regolazione istituzionale del mercato dei titoli; un intervento che renda meno limitata la conoscenza del futuro da
parte dellimprenditore, ad esempio mediante politiche per la stabilit dei prezzi o per la rigidit dei salari monetari. Secondo la teoria keynesiana, dunque, non esiste la dicotomia neoclassica che separa la sfera reale da quella monetaria e, tornando allequazione degli scambi, le quattro variabili M , V , P e Y sono tutte strettamente dipendenti luna dallaltra e non ha senso porre particolari legami privilegiati fra M e P come fanno i teorici quantitativisti.

40

4.4 LA DOMANDA DI MONETA A SCOPO FINANZIARIO


Accanto ai tre motivi per chiedere moneta elencati sopra (transazionale, precauzionale e speculativo), Keynes pone anche quello finanziario, ovvero il motivo della copertura finanziaria dei progetti dinvestimento. La moneta cio domandata anche per coprire lintervallo di tempo che intercorre tra il momento in cui una decisione di investimento viene presa (sulla base di un confronto tra lefficienza marginale dellinvestimento e ed il saggio di interesse

i , ovvero se i < e allora realizzo linvestimento mentre se i > e allora trattengo


moneta) ed il momento in cui leffettivo investimento d luogo a redditi. Keynes considera qui, in sostanza, il credito concesso agli imprenditori, ma ritiene che la corrispondente domanda di moneta sia pi assimilabile alla domanda di moneta per transazioni che a quella per scopi speculativi. Infatti lunica differenza rispetto alla domanda di moneta per transazioni sta nel fatto che in questultimo caso la domanda di moneta segue ad una decisione di spesa attuale, mentre nel caso della domanda di moneta a scopo finanziario la decisione di spesa solo programmata.

4.5 GLI EFFETTI DI UNA ESPANSIONE DELLA QUANTIT DI MONETA


Siamo ora in grado di considerare gli effetti della politica monetaria sulleconomia reale e sui prezzi secondo Keynes. Dobbiamo separare nettamente il caso dellespansione monetaria da quello della restrizione poich per Keynes gli effetti non sono affatto speculari. Consideriamo per primi gli effetti di una politica monetaria espansiva. Seguendo Keynes, non si pu pi affermare che a seguito di unespansione monetaria aumenta il livello generale dei prezzi e neppure che, se si hanno effetti reali, questi saranno soltanto limitati al breve periodo (come sosteneva Wicksell). Mentre per i neoclassici la norma la piena occupazione (con eventuale presenza di disoccupati volontari) per Keynes esiste una disoccupazione involontaria, ovvero vi sono lavoratori che sono disposti ad occuparsi al saggio di salario vigente ma non trovano lavoro per mancanza di domanda effettiva. Questa disoccupazione involontaria, insieme alla nuova concezione di moneta,

41

fa s che un aumento di M provochi variazioni in ognuna delle altre variabili del teorema degli scambi. Vediamo come ci avviene procedendo per approssimazioni successive: 1. in primo luogo considereremo il caso in cui lespansione monetaria non provochi nessuna variazione n nella preferenza per la liquidit n nelle aspettative degli imprenditori ( i ed e sono costanti, L non varia); 2. elimineremo poi questa ipotesi; 3. infine considereremo gli effetti duraturi dellespansione monetaria sulleconomia reale.

4.5.1

In prima istanza assumiamo che la variazione della quantit di moneta M non modifichi: 1. lo stato delle aspettative sul prezzo dei titoli, ossia non generi variazioni della preferenza per la liquidit; 2. lo stato delle aspettative sul rendimento dei capitali e dunque lefficienza marginale del capitale. Sotto queste ipotesi, lespansione monetaria far abbassare il saggio di interesse e generer un aumento del reddito e delloccupazione: a parit di salario monetario, ci si traduce in un aumento del livello generale dei prezzi. Graficamente la situazione pu essere rappresentata come segue:

42

i i0 i1

M M'

L
EMC

L, M I

I0

I1

I
C+I

45

C + I1 C + I0 C

45 Y0

Y1

45

W P W0 P0 W0 P 1

N0

N1

Nd N0
N1
N

4.5.2

Eliminiamo ora le ipotesi introdotte, ovvero quelle di invarianza della preferenza per la liquidit e dellefficienza marginale di capitale. Secondo Keynes difficile che nel breve periodo e nel caso di espansione la politica

43

monetaria riesca a raggiungere gli effetti descritti sopra, a causa di alcuni impedimenti o controtendenze che si manifestano nel sistema economico. Per quanto riguarda la preferenza per la liquidit, vediamo due casi: 1. se la politica espansiva considerata dallopinione media come immoderata (eccessiva), muta la preferenza per la liquidit. La collettivit pensa che prima o poi le autorit torneranno sui propri passi e quindi decide di aspettare ad effettuare gli investimenti produttivi, nonostante la caduta del saggio di interesse. Quindi, laumento della preferenza per la liquidit finisce per contrastare o neutralizzare la caduta del saggio di interesse. Vi sono in questa situazione tutte le condizioni per investire ma ci non accade. Graficamente la funzione di domanda di moneta si sposta verso lalto;

(2)

i2 i0
(2) (1)

i1

(2)

M1

(1)

M2

L, M

2. la politica monetaria espansiva pu anche avere luogo in una situazione di saggio di interesse talmente basso che si ritiene che esso non possa mutare nonostante lespansione della quantit di moneta, sicch la maggiore moneta viene assorbita e trattenuta (ci troviamo in quella che stata definita, a partire da Hicks, la trappola della liquidit).

44

i0
M1 M2

L, M

Per quanto concerne le aspettative di reddito, vediamo due casi: 1. superiamo le controtendenze appena viste, ammettendo che quanto appena descritto non si verifichi e supponiamo che il saggio di interesse si abbassi. Vediamo ora quali mutamenti pu comportare lespansione monetaria nelle aspettative di reddito. Se lespansione monetaria ha luogo in una situazione di crescente pessimismo circa la domanda futura, lo stimolo del saggio dinteresse decrescente risulta vano. Se le aspettative peggiorano, infatti, per ogni progetto di investimento diminuisce lefficienza marginale del capitale
e.

Graficamente significa che la funzione degli investimenti, parametrica

rispetto a e , si sposta verso il basso nel piano (i, I ) , cosicch alla riduzione del saggio di interesse non segue un aumento degli investimenti come ci si sarebbe aspettato.

45

I 2 I1
i0
(1) (3)

i1

I0

I2
(2)

(3)

I1

2. Se invece la politica espansiva giudicata modesta, anche a parit di attese sul reddito futuro non si avranno incrementi nella domanda di investimenti. Possiamo rappresentare un po approssimativamente tale situazione, considerando una funzione degli investimenti piuttosto rigida rispetto al saggio di interesse.

i0

I 2 > I1

i1

I0 46

I1

4.5.3

Infine ed in termini pi generali, per concludere il nostro ragionamento dobbiamo constatare che lequilibrio si ha normalmente con disoccupazione involontaria, la quale crea un circolo vizioso che impedisce alla politica monetaria espansiva di sortire effetti sullattivit di investimento tali da portare il sistema verso un equilibrio di piena occupazione. Accade infatti che si dia un basso livello di domanda effettiva, con bassa propensione marginale al consumo e con aspettative di invarianza sul rendimento prospettico dei beni capitali. Di conseguenza la domanda effettiva resta bassa ed una politica monetaria espansiva difficilmente in grado di cambiare le aspettative di lungo periodo. Perch il sistema economico esca dalla situazione di equilibrio in cui si trova occorre che la politica monetaria espansiva sia condotta in modo tale da generare aspettative di reddito ottimistiche. Ci pu avvenire, secondo Keynes, solo se la politica monetaria espansiva condotta con continui e lenti abbassamenti del saggio di interesse, tali da consentire alla collettivit di adattarsi al suo nuovo valore con continuit. La politica monetaria deve insomma essere e soprattutto apparire allopinione pubblica come persistente e coerente. Lautorit monetaria opera una modesta riduzione del saggio di interesse, lascia che la collettivit vi si adatti, prosegue con continuit: ogni movimento prepara il successivo e lattivit reale ne risulta effettivamente influenzata.

4.6 GLI EFFETTI DI UNA RIDUZIONE DELLA QUANTIT DI MONETA


Secondo Keynes, gli effetti della politica monetaria restrittiva non sono affatto speculari a quelli della politica monetaria espansiva. La politica restrittiva ha molte pi opportunit di risultare efficace. Infatti essa condiziona comunque lattivit dinvestimento riducendola, perch il saggio di interesse costituisce la soglia al di sotto della quale lefficienza marginale del capitale non pu cadere. Di conseguenza, una politica monetaria restrittiva che aumenta il saggio di interesse ovvero eleva la soglia, necessariamente costringe i produttori a scartare alcuni progetti di investimento che avrebbero realizzato in assenza di intervento dellautorit monetaria. Keynes sottolinea anche la

47

peculiarit di tale politica, qualora venga attuata nei confronti di una collettivit gi incline al pessimismo e di investitori gi inclini alla riduzione dellattivit produttiva. In questo caso la restrizione monetaria si presenta come un rimedio che cura la malattia uccidendo il paziente.

4.7 MONETA, MERCATO DEL LAVORO E LIVELLO GENERALE DEI PREZZI


Nella teoria di Keynes, diversamente da quelle neoclassiche, non esiste un nesso funzionale diretto tra M e P in assenza di variazioni durature di V e Y (come accade per le teorie quantitative). Una variazione di M influenza P solo dopo avere provocato variazioni nelluso della moneta e nel livello del reddito (vedi il paragrafo 4.5.1). Inoltre, P dipende fondamentalmente non da M , bens da un fenomeno attinente alla sfera reale: il contratto di lavoro. Il salario monetario w la variabile principale nella determinazione di P . In altri termini, per Keynes : (3)
P = P (w, Y )

e non come per i quantitativisti: (4)


P = P (M )

Infatti variazioni nel livello di reddito Y

e delloccupazione

comportano una crescita dei prezzi delle merci a causa della generale tendenza a nutrire aspettative pi ottimistiche sulla domanda futura, ma tale causa di variazione secondaria rispetto ai salari monetari e comunque controllabile da parte dellautorit che abbia avviato una politica di aumento del reddito e delloccupazione. Come si vede dai grafici del paragrafo 4.5.1, al livello di produzione che soddisfa la domanda effettiva Y corrisponde un certo livello di occupazione N , che dipende, in ultima istanza, dalle tre variabili che determinano il reddito stesso Y , ovvero la propensione marginale al consumo c , lefficienza marginale del capitale e ed il saggio di interesse i . Per determinare il livello dei prezzi P inoltre necessario tenere conto del saggio di salario monetario w , contrattato tra sindacati degli operai e degli imprenditori.

48

A questo proposito si pu aggiungere che il grafico pi in basso nellinsieme dei grafici del paragrafo 4.5.1 (pagina 43) assomiglia a quello di un mercato di lavoro neoclassico, ma non cos. Nella teoria di Keynes manca un mercato del lavoro di tipo neoclassico, per determinare occupazione e salario reale del lavoratore. Troviamo al suo posto una funzione di produttivit marginale del lavoro decrescente, che serve a determinare il livello dei prezzi sulla base del salario monetario contrattato istituzionalmente e sulla base del reddito Y determinato dalle tre variabili c , e ed i , in assenza di una funzione di offerta di lavoro. Nellanalisi neoclassica si hanno una funzione di domanda e una di offerta di lavoro costruite secondo i noti principi marginalistici. Il loro punto di incontro fissa il salario reale ed il livello di occupazione, che piena occupazione in condizione di equilibrio. Nellanalisi di Keynes invece manca in primo luogo la funzione di offerta di lavoro, perch la presenza di disoccupazione involontaria impedisce di affermare che il lavoratore offre lavoro fino al punto in cui il saggio di salario reale eguaglia la disutilit del lavoro. Il disoccupato involontario offre lavoro ad un saggio di salario reale vigente ma non trova lavoro. Inoltre, c una funzione di produttivit marginale del lavoro, ma essa non assolve al ruolo di funzione di domanda di lavoro, in base alla quale determinare occupazione e salario reale. Essa serve, dato il livello di occupazione determinato in base a Y ed in ultima istanza in base a c , e ed i , per fissare il livello dei prezzi in presenza di un salario monetario w contrattato istituzionalmente.

49

w P

w0 P0
w P
*

N 0 determinato da c , e , i w oggetto di contrattazione

Nd

N0

N*

Nellanalisi di Keynes, per concludere, fino al livello di piena occupazione:

i lavoratori non sono in grado di influire direttamente su N mediante


variazioni di w ;

essi possono solo contrattare il salario monetario, ma il loro salario


reale w dipende, oltre che dal salario monetario, anche dal reddito Y e
P

quindi anche da c , e ed i . In particolare, dipende dalle decisioni di investimento degli imprenditori, mentre nella teoria neoclassica accade il contrario: gli imprenditori decidono il livello di produzione in base al salario reale che si forma sul mercato del lavoro. Se il livello di occupazione non quello di piena occupazione, non la riduzione del salario monetario che consente di modificarlo, ma soltanto un aumento del reddito e dunque una variazione di c , e ed i . In sostanza i lavoratori sono assai poco responsabili del livello di occupazione. Lo sono in quanto il salario monetario che essi chiedono ed ottengono influenza c , e ed i , ovvero le decisioni di consumo, di investimento e di uso della moneta da parte della collettivit.

50

5 LA TEORIA NEONEOCLASSICA DELLA MONETA


5.1 I SALDI REALI DI CASSA E LA DOMANDA DI MONETA
La teoria neoneoclassica risale agli anni 50 e deriva la sua concezione della moneta da Pigou; essa mostra che la moneta trattenuta dallindividuo come riserva di valore, poich consente di fare fronte a scarsit improvvise di liquidit dovute principalmente a variazioni nel livello generale dei prezzi o nei prezzi di singole merci, che non possono essere previste in ogni istante del tempo. La moneta quindi una forma patrimoniale il cui valore il potere

1 , determinato dallincontro della domanda e P dellofferta di moneta. Il concetto chiave su cui si basa la teoria neoneoclassica
dacquisto sulle merci, ossia quello di saldi reali di cassa, o scorta di liquidit in termini reali a disposizione di un individuo o, per aggregazione, della collettivit:

M . P

Come Pigou, anche i neoneoclassici, tra cui Patinkin, sostengono che ogni individuo trattiene sotto forma liquida una quota della sua ricchezza. Di conseguenza la domanda di moneta esprimibile con la funzione (1)
L = kPR

La ricchezza quindi esprimibile in questo modo: (2)

R=

M K + TS + P P

dove K il capitale reale e TS i titoli di stato. La differenza fondamentale rispetto alla teoria di Pigou sta nel fatto che per i neoneoclassici ogni individuo detiene in forma liquida una porzione di ricchezza che dipende non soltanto dalla variabili reali, ma anche dai saldi reali di cassa. Questo significa che k non invariante al variare di M : se aumenta la moneta disponibile per un individuo ad un dato livello dei prezzi, aumenta anche il desiderio di detenere ricchezza in forma liquida da parte dellindividuo in questione, poich questi si sente pi ricco. Analogamente, se si riduce il

51

livello generale dei prezzi, a data quantit di moneta disponibile, aumenta per lindividuo il desiderio di detenere ricchezza in forma liquida. Accade il contrario se invece diminuisce M o aumenta P . Questo fenomeno noto come effetto ricchezza. Come si pu constatare, Patinkin introduce unipotesi di comportamento diversa da quella di Pigou quando deve definire lammontare di ricchezza che un individuo desidera trattenere in forma liquida e, dunque, la domanda di moneta. Risulta infatti che (3)

M k = k i, P

e di conseguenza che (4)

M L = k i, P

PR R una costante Y

o anche, poich in equilibrio neoclassico il rapporto


M L = k i, P PY

(5) o anche (6)

L M = k i, P P

Consideriamo ora le caratteristiche della funzione di domanda di moneta secondo Patinkin. Supponiamo che ad un dato livello dei prezzi gli individui detengano una scorta di moneta pari ad M . Se il livello dei prezzi aumenta, essi fanno fronte alla loro spesa aumentando la domanda di moneta, ma contemporaneamente riducono le loro scorte liquide (ovvero k diminuisce) poich si sentono pi poveri, proprio in quanto il livello dei prezzi aumentato. Questo significa che allaumentare del livello dei prezzi, la domanda di moneta aumenta, ma meno che proporzionalmente.

52

Viceversa, se il livello dei prezzi diminuisce, gli individui domandano meno moneta, ma contemporaneamente aumentano le scorte liquide (ovvero k aumenta) poich si sentono pi ricchi in quanto il livello dei prezzi diminuito. Questo significa che al diminuire dei prezzi la domanda di moneta diminuisce ma meno che proporzionalmente.

1 La funzione di domanda di moneta nel piano L, decrescente, ma P


con una inclinazione diversa rispetto a quella prevista da Pigou. Per Pigou, infatti, k costante al variare della quantit di moneta o al variare del livello dei prezzi (dipende infatti soltanto da i , che variabile reale), sicch domanda di moneta e livello generale dei prezzi variano in maniera proporzionale. Per Patinkin, invece, k anche funzione di

M , sicch la quantit di moneta P domandata aumenta al crescere del livello dei prezzi, ma meno che
proporzionalmente. La funzione dunque pi rigida rispetto alla iperbole equilatera.

1 P

Introducendo anche la funzione di offerta di moneta M esogena, si individua lequilibrio sul mercato della moneta.

53

1 P

1 P1

L, M

5.2 IL MECCANISMO DIRETTO DI TRASMISSIONE E GLI EFFETTI DI UNA


VARIAZIONE DELLA QUANTIT DI MONETA

Al crescere di M ed a parit di livello dei prezzi aumenta la disponibilit di moneta, ossia ogni individuo si trova possedere una maggiore quantit di moneta. Ma cosa accade ora alla funzione L che rappresenta la domanda di

1 moneta nel piano L, ? Sappiamo che tale funzione parametrica rispetto ad P

M , cio che se varia la quantit di moneta muta anche la posizione della


funzione L nel piano considerato. Questo spostamento dovuto alleffetto ricchezza. Infatti, a quel livello dei prezzi, ogni individuo, possedendo una maggiore quantit di moneta, si sente pi ricco ed aumenta le proprie scorte liquide: k aumenta per il sistema nel complesso. Quando M aumenta, tuttavia, non tutta la maggior moneta disponibile viene trattenuta. Graficamente ci significa che la funzione L non si sposta fino al punto di ascissa B e ordinata
1 , ma si sposta fino ad un punto compreso nel segmento E B , che indichiamo P1

con A . Infatti, ogni individuo desidera non solo aumentare le sue scorte di liquidit, ma a quel livello dei prezzi desidera anche aumentare la disponibilit di tutte le altre forme patrimoniali. Dunque ogni individuo si trova a disporre di un eccesso di saldi di cassa reali rappresentato graficamente dal segmento

AB .

54

1 P
(2)

1 P1
(3)

B (1) (2) (3) (4) (4)

1 P2
M1

LA M2
(1)

LB

L, M

Leccesso di saldi reali di cassa provoca una maggiore spesa. Ma, in condizioni di equilibrio neoclassico (cio in equilibrio di piena occupazione), la maggiore spesa fa aumentare i prezzi. Gli individui continuano a spendere i saldi in eccesso. Graficamente ci significa che ora ci si muove lungo la funzione LB , fintanto che laumento di P non abbia completamente assorbito lintera moneta aggiuntiva. Nel contempo k , che era aumentato, si riduce

M torna ad un P valore esattamente pari a quello che aveva nel punto E , ossia k assume il suo
progressivamente a mano a mano che aumenta P . Ci perch valore originario: per ogni individuo si ristabilita la composizione di portafoglio che si aveva nella posizione di equilibrio iniziale. Leffetto definitivo dellespansione monetaria un aumento del livello generale dei prezzi. Ogni posizione di equilibrio presenta un tali punti uniperbole equilatera. Riassumendo i vari passaggi: 1. aumenta la quantit offerta di moneta e M 1 si sposta verso destra; 2. i consumatori, a quel livello dei prezzi, si sentono pi ricchi e quindi la funzione di domanda di moneta si sposta verso destra. Tuttavia, lo spostamento non arriva al punto B , poich la moneta in eccesso viene

M costante, ossia un k costante. Il luogo di P

55

spesa solo in parte ( AB ) , mentre in parte viene trattenuta saldi reali di cassa (E A) ; 3. poich la maggiore moneta spesa in una situazione di equilibrio neoclassico di piena occupazione (le quantit prodotte rimangono le stesse), i prezzi aumentano. Questo significa che il potere dacquisto della moneta si riduce: ci si sposta lungo LB verso il basso, fino a quando i prezzi assorbono tutta la maggiore moneta disponibile, ovvero fino al punto E . A mano a mano i prezzi aumentano, gli individui si sentono pi poveri e spendono le riserve. Nel punto E il
k uguale a quello del punto E , ovvero, per ogni individuo si

ristabilita la composizione di portafoglio che aveva allinizio; 4. leffetto definitivo un aumento del livello generale dei prezzi, mentre ogni punto di equilibrio presenta la stessa quota di ricchezza trattenuta in forma liquida, ovvero k costante. In sostanza viene riconfermata la soluzione di Pigou, ma con un meccanismo di trasmissione modificato. La moneta assolve la funzione di fondo di valore, come Pigou affermava, ossia viene trattenuta a causa dellincertezza derivante dalla incompleta conoscenza dei prezzi e delle quantit di merci scambiate nel futuro. Si noti, tuttavia, che questa concezione della moneta come fondo di valore non ha nulla a che fare con lincertezza keynesiana e con il conseguente motivo speculativo per domandare moneta. Semmai si ha somiglianza con il motivo precauzionale della teoria keynesiana.

5.3 IL MECCANISMO DI TRASMISSIONE INDIRETTO E GLI EFFETTI DELLA VARIAZIONE DELLA QUANTIT DI MONETA: LO SCHEMA IS LM
Patinkin realizza la sintesi neoclassica, cercando di rendere compatibili la teoria di Pigou e quella di Keynes. A tale scopo adotta da un lato lo schema
IS LM assumendo che esso riassuma correttamente la teoria di Keynes (si

ricordi che nello schema IS LM sono state eliminate le aspettative di reddito oltre che le aspettative sul saggio di interesse, ossia i caratteri pi originali della teoria di Keynes); dallaltro lato assume la tesi neoclassica secondo cui il saggio di interesse ha natura reale e intende lequilibrio come equilibrio di piena occupazione. Si viene dunque a riaffermare la distinzione tra saggio di interesse

56

reale e monetario, e viene riaffermato che il saggio di interesse monetario (prezzo per i fondi liquidi) si uniforma al saggio di interesse reale qualora per qualche motivo sia avvenuto uno scostamento tra i due. Ad assicurare leguaglianza tra i due tassi il principio delle scelte di portafoglio: ogni individuo sceglie la composizione del proprio portafoglio guardando al saggio di rendimento delle varie attivit patrimoniali e si trova in equilibrio quando i vari saggi di rendimento sono eguali, compresso il saggio di interesse monetario. In altri termini, vi per Patinkin elevata sostituibilit tra le varie attivit patrimoniali e la moneta. Per convertire in moneta unattivit patrimoniale lindividuo va incontro a rischi calcolabili (tanto pi quanto pi stabile il sistema nellequilibrio di piena occupazione). Proprio grazie allelevata sostituibilit tra attivit patrimoniali e moneta, lindividuo detiene le varie forme patrimoniali in modo da rispettare il principio di eguaglianza dei saggi di rendimento, cosicch anche il saggio di interesse monetario tende ad eguagliare il saggio di interesse reale.

Chiediamoci ora quali sono gli effetti di una espansione monetaria quando il sistema si trova nella normale condizione di equilibrio di piena occupazione neoneoclassica; utilizziamo a questo scopo lo schema IS LM , tenendo per conto degli effetti che i saldi reali di cassa hanno sulla domanda di moneta e sulla domanda di beni. La funzione LM nellottica neoneoclassica deve essere formulata come segue: (7) o anche (8)
M M = k i, P PY

M M = k i, P P

Y
M . P

Questo significa che la LM nel piano (i, Y ) parametrica rispetto a

A sua volta, la funzione IS sar ottenuta tenendo conto del fatto che il consumo dipende non solo dal reddito ma anche dal saggio di interesse e dalla

57

ricchezza finanziaria in termini reali (nella quale sono compresi anche i saldi reali di cassa), ossia (9)
C = C (Y , i, R )

Ne segue che la funzione di risparmio sar data da (10)


S = S (Y , i, R )

Possiamo inoltre ipotizzare, come nel modello Hicks Hansen che (11)
I = I (i )

e dunque la IS neoneoclassica sar espressa cos: (12)


S (Y , i, R ) = I (i )

Ci significa che al variare di parametrica rispetto a

M essa si sposta nel piano (i, Y ) : dunque P

M . P

Consideriamo gli effetti di una espansione monetaria. In primo luogo si verifica una diminuzione del saggio di interesse monetario, ossia la LM si sposta verso il basso. La riduzione del saggio di interesse monetario fa aumentare la domanda di beni di investimento. Nel contempo aumentano i saldi di cassa reali e se ne ha un eccesso, per cui vengono spesi in beni di consumo durevole. Graficamente ci significa che non solo la LM si sposta verso il basso, ma che si ha anche un aumento della domanda complessiva, ossia che anche la IS dovrebbe spostarsi verso destra.

58

LM 0
(2) (1) (3)

LM 1

i*

IS1

IS0 Y*

Tuttavia, poich abbiamo ipotizzato la situazione di piena occupazione, a mano a mano che aumenta la domanda complessiva di beni la produzione rimane inalterata con la conseguenza di un forte aumento dei prezzi P : dunque lo spostamento della IS solo virtuale, ossia non ha luogo. A sua volta, inoltre, la LM , che si spostata verso il basso, torna nella posizione originaria, poich laumento dei prezzi assorbe la maggiore moneta e il saggio di interesse monetario automaticamente ritorna al livello iniziale. In sostanza, il sistema rimane nella posizione di equilibro iniziale, salvo che si verificato un aumento del livello dei prezzi proporzionale allaumento della quantit di moneta: vale dunque la teoria quantitativa. Da quanto precede possiamo trarre unindicazione di politica economica: se il sistema economico si trova in equilibrio di piena occupazione, la politica monetaria solo fattore di disturbo, dunque inopportuna. Infatti: 1. se la moneta distribuita in modo da lasciare inalterata la precedente ripartizione, si ha inflazione; 2. se questo non accade, si ha anche variazione dei prezzi relativi e questo disturba lattivit reale che aveva trovato da s la sua posizione di equilibrio (effetto Cantillon).

59

Supponiamo ora che il sistema economico non si trovi in equilibrio di piena occupazione, bens si trovi nella situazione keynesiana di non piena occupazione, per cui N < N * e Y < Y * . Analizziamo gli effetti di una variazione della quantit di moneta, che viene attuata perch, per esempio, si ritiene, keynesianamente, che possa portare verso la piena occupazione. Laumento di M provoca un abbassamento del saggio di interesse monetario e uno spostamento verso il basso della LM . Intanto si verifica un effetto ricchezza e, insieme, un eccesso di saldi di cassa reali. Gli individui non solo aumentano le scorte liquide, ma spendono parte della maggiore moneta di cui dispongono. Poich non si in equilibrio di piena occupazione, la maggiore domanda di beni attiva la produzione: la caduta di i provoca un aumento della domanda di beni di investimento ed un aumento della domanda di beni di consumo durevole. Dunque si sposta anche la IS verso destra (questa volta di fatto). Cresce il reddito reale e cresce loccupazione, e ci pu proseguire finch non sia raggiunta la piena occupazione.

IS2
i

IS1

LM 1
(1)

LM 2

(2)

i1 i2

Y1

(3)

Y2

Y*

60

Si pu quindi affermare che in questo caso (dove Y < Y * ) la politica monetaria espansiva opportuna ed efficace.

Tuttavia, i neoneoclassici osservano che il sistema economico si trova normalmente in equilibrio di piena occupazione. Se vi fosse equilibrio di sottoccupazione sarebbe solo per cause di tipo transitorio, o per imperfezioni del mercato o rigidit che mantengono tale sottooccupazione. Se questi fenomeni venissero eliminati, lascerebbero il sistema libero di tornare automaticamente alla piena occupazione. I neoneoclassici ne concludono che la politica monetaria non in s necessaria; pu al massimo servire a favorire un movimento che avrebbe comunque luogo automaticamente ed accelerare i tempi di ritorno alla normalit dellequilibrio di piena occupazione. Le rigidit cui fanno riferimento i neoneoclassici sono per esempio:

un salario monetario rigido, ossia troppo alto rispetto alla produttivit


marginale del lavoro a quel livello dei prezzi: in questo caso latteggiamento dei sindacati dei lavoratori a tenere il sistema in disoccupazione. (Si noti che in questo modo stata completamente ribaltata la tesi di Keynes circa lopportunit di salari rigidi verso il basso per ottenere la piena occupazione, cos come si capovolta la sua tesi circa limpossibilit dei lavoratori di influire sul livello di occupazione);

un saggio di interesse monetario troppo elevato rispetto al saggio di


interesse reale. In questo caso particolare gli individui rinunciano ad attivit di investimento e dunque Y < Y * . La responsabilit della disoccupazione sta nella politica attuata dallautorit monetaria o dalle banche e la disoccupazione deriva da una carenza di liquidit per il finanziamento del settore privato. In definitiva, lasciando che il salario monetario ed il saggio di interesse monetario si muovano liberamente, si creano effetti identici a quelli ottenibili con una espansione della quantit di moneta. Infatti una loro diminuzione provoca una riduzione di P e dunque un aumento della quantit di moneta in termini reali, proprio come se si fosse aumentata M a parit di P .

61

Se ne pu concludere che la teoria neoneoclassica della moneta una teoria quantitativa, che riafferma la tesi neoclassica circa il nesso funzionale tra

M e P nel lungo periodo, a parit di Y e V . Variazioni di M provocano


variazioni di k (e dunque di V ) solo nel breve periodo. Quanto a Y , esso varia al variare di M nel caso in cui il sistema sia fuori dallequilibrio di piena occupazione, ma la politica monetaria serve soltanto ad accelerare una tendenza al ripristino dellequilibrio di piena occupazione che intrinseca al sistema reale.

62

6 I NEOKEYNESIANI
6.1 LA NEW ECONOMICS
A partire dalla fine della seconda guerra mondiale le idee keynesiane cominciarono ad essere sostenute tra gli economisti, in particolare negli Stati Uniti, sebbene ci fossero molti ostacoli alla loro diffusione. James Tobin certamente leconomista statunitense che pi a buon diritto pu essere definito keynesiano osserva a questo proposito che tre furono gli ostacoli fondamentali allaccettazione del keynesismo:

lopinione che la disoccupazione corrente fosse non di natura


involontaria professionale; (come affermava Keynes), ma da imputare prevalentemente a qualifiche inadeguate e a scarsa formazione

lopinione che la politica di spesa pubblica in deficit fosse nociva agli


investimenti privati;

lopinione che le fluttuazioni cicliche, con i conseguenti allontanamenti


dallequilibrio di piena occupazione, fossero connaturate al sistema economico, e dunque inevitabili. In base a queste opinioni generalizzate la tesi di Keynes che la disoccupazione involontaria costituisca il male peggiore dei sistemi economici capitalistici e la conseguente proposta di attribuire alla politica economica il compito prioritario di contrastare la normale condizione di equilibrio di sottoccupazione risultavano difficilmente sostenibili. Si preferivano politiche economiche congiunturali, mirate allattenuazione dei fenomeni ciclici e tendenti a rispettare il principio del bilancio statale in pareggio. Soltanto con lamministrazione Kennedy ci fu la tendenza a favorire una politica economica mirata a modificare strutturalmente il livello del reddito e delloccupazione. Per questo si parla di New Economics e di impostazione keynesiana sia della teoria economica che della politica economica. Il richiamo alle tesi espresse da Keynes nella General Theory resta peraltro molto labile, in primo luogo per il fatto che si accett lo schema analitico Hicks Hansen in

63

termini di relazioni di equilibrio IS e LM , assai poco rispettoso della complessa impostazione teorica di Keynes. Tra gli economisti che caratterizzarono la corrente neokeynesiana si possono citare Paul Samuelson e Franco Modigliani.

6.2 LA PRIMA FASE DELLECONOMIA NEOKEYNESIANA: GLI INTERVENTI DI POLITICA ECONOMICA PER RAGGIUNGERE LEQUILIBRIO DI PIENA
OCCUPAZIONE

6.2.1 Lo schema IS LM neokeynesiani

e le ipotesi di comportamento proposte dai

Ci che caratterizza fortemente la teoria neokeynesiana sono le ipotesi di comportamento che riguardano le decisioni investimento e di impiego della piano (Y , i ) . moneta, tali per cui le funzioni IS e LM assumono particolari elasticit nel

Analizziamo per prima cosa le ipotesi sulla funzione degli investimenti. Le decisioni di investimento produttivo sono considerate indipendenti dal saggio di interesse: esse dipendono fondamentalmente dal saggio di profitto ottenuto. Di conseguenza, la funzione di investimento (1)
I = I (i )

tende alla verticale, e di conseguenza anche la IS .

64

I = I (i )

IS

Analizziamo ora invece le ipotesi sui mercati della moneta e dei titoli. Per i neokeynesiani c elevata sostituibilit tra moneta e attivit finanziarie. Di conseguenza, modesti aumenti del saggio di interesse convincono gli individui a rinunciare alle scorte di moneta per acquistare attivit finanziarie che garantiscono un rendimento positivo. La domanda di moneta L quindi molto elastica, e per costruzione lo sar anche la LM .

LM

65

6.2.2 Gli effetti della politica monetaria e della politica fiscale sulleconomia reale

Grazie alle ipotesi di comportamento appena introdotte i neokeynesiani possono affermare che la politica fiscale (politica di aumento della spesa pubblica o di riduzione delle imposte) pi efficace della politica monetaria per aumentare il reddito Y e loccupazione N . Date le inclinazioni della IS e della LM , unespansione monetaria genera modesti effetti sul reddito, come mostrato dal grafico.

IS

LM 1 LM 2 i1

i2

Y1

Y2

Y*

Invece, la politica fiscale influenza il livello del reddito, senza rilevanti effetti sul saggio di interesse, e dunque senza spiazzamenti degli investimenti privati (dove per spiazzamento sintende il fenomeno per cui, attraverso una maggiore spesa pubblica, il tasso di interesse aumenta, facendo diminuire gli investimenti privati).

66

IS2 IS1

LM 1 i2 i1

Y1

Y2

Y*

Infine, si pu osservare che, contrariamente a quanto affermava Keynes e in accordo invece con le tesi neoclassiche e neoneoclassiche, per i neokeynesiani la flessibilit dei salari monetari in grado di aumentare il livello del reddito e delloccupazione. Sulla base dello schema IS LM e tendendo conto delle ipotesi precedenti, una riduzione dei salari monetari, e conseguentemente dei prezzi, provoca uno spostamento a destra della LM , perch diminuisce la domanda di moneta transazionale, e anche della IS , per leffetto ricchezza, con gli effetti indicati su Y e N .

IS2 IS1 LM 1 LM 2

i1 i2

Y1

Y2

Y*

67

6.3 IL COMPROMESSO CON I NEONEOCLASSICI (E I MONETARISTI)


Nel corso del tempo i neokeynesiani sono sempre pi disposti ad accettare il concetto di saldi reali di cassa. Di conseguenza convergono verso un modello molto prossimo a quello neoneoclassico. Ne deriva in particolare che ora risulta efficace anche la politica monetaria per aumentare reddito e occupazione, indipendentemente dalle ipotesi di comportamento analizzate sopra. A ci si aggiunge che nei primi anni 60 si raggiunge un modello generale di consenso, in base al quale la IS e la LM risultano rispettivamente meno rigida e meno elastica: questo accentua la rivalutazione della efficacia della politica monetaria da parte dei neokeynesiani. Contestualmente, cade il concetto di disoccupazione involontaria introdotto da Keynes e si afferma che la disoccupazione connessa prevalentemente a imperfezioni del mercato del lavoro. Il normale livello di occupazione mantenibile con interventi sia di politica monetaria che fiscale, opportunamente dosati (policy mix) in modo da raggiungere uno specifico obiettivo di breve periodo, che pu variare a seconda delle circostanze. Per esempio, nel breve periodo per mantenere un dato livello di reddito e di occupazione:

in alcune circostanze, ad esempio fasi espansive del ciclo economico,


sar opportuno provocare un elevato saggio di interesse, per prevenire spinte inflazionistiche. In questo caso si adotter un mix di politica monetaria restrittiva e politica fiscale espansiva (elevata spesa pubblica linea di azione interventista);

in altre circostanze, come nel caso di fasi depressive, sar opportuno


provocare un basso saggio di interesse per favorire la domanda privata di consumi e investimenti. Si adotter allora un mix di politica monetaria espansiva e politica fiscale restrittiva (bassa spesa pubblica linea di azione liberista). Fondamentalmente, la politica economica deve essere facilmente

adattabile alle circostanze ed mirata alleliminazione o alla riduzione delle fluttuazioni cicliche intorno a un livello di reddito e di occupazione giudicato normale. Si utilizzano gli strumenti disponibili per fornire una regolazione

68

fine (fine tuning) del sistema economico. Questo programma di interventi allontana ulteriormente i neokeynesiani da Keynes, il quale era assai pi preoccupato di uscire da equilibri di sottoccupazione e intendeva il problema della disoccupazione pi come problema strutturale che congiunturale.

6.4 LA SECONDA FASE DELLECONOMIA NEOKEYNESIANA: IL PROBLEMA DELLINFLAZIONE E I NUOVI STRUMENTI DI ANALISI
6.4.1 Le funzioni di domanda e di offerta aggregata

Col passare del tempo nuovi obiettivi di politica economica si affiancarono ai precedenti e stimolarono la ricerca di nuovi strumenti teorici, ai quali gli economisti potessero affidarsi per affrontarli al meglio. Alla fine degli anni 60 due problemi dominano la ricerca economica:

il problema dellinflazione il problema del saldo della bilancia dei pagamenti internazionali.
Il secondo problema verr affrontato nellappendice sulleconomia aperta, mentre qui consideriamo brevemente la natura del nuovo schema analitico di riferimento introdotto per affrontare il problema dellinflazione. Spostando lanalisi sullinflazione, lattenzione si sposta alla coppia di valori Y e P , ossia livello del reddito e livello dei prezzi. Introduciamo quindi il nuovo schema analitico in queste due variabili: lo schema di domanda aggregata e lo schema di offerta aggregata nelle due funzioni AD e AS .

La funzione di domanda aggregata AD la seguente: (2)


P = D Y , R , T ,G , M

dove D( y ) < 0

69

i
IS

LM (P2 )

LM (P3 )
i1 i2 i3

P > P2 > P3 1
AD

Y1 Y2 Y3

Essa una relazione di equilibrio che esprime le coppie di valori (Y , P ) che assicurano lequilibrio simultaneo sul mercato dei beni e sul mercato della moneta. Tale funzione parametrica rispetto alle altre variabili indicate. Essa pu essere costruita in modo molto semplice, partendo da uno schema IS LM (che appunto individua lequilibrio simultaneo sul mercato della moneta e sul mercato dei beni, ma con riferimento alle variabili Y e i ). sufficiente considerare i valori che Y assume al variare del livello dei prezzi (ossia spostando la funzione LM ). Si constata che al diminuire di P il reddito Y che assicura lequilibrio simultaneo sui mercati dei beni e della moneta cresce. Quindi la AD decrescente.

La funzione di offerta aggregata AS invece la seguente: (3)


P = S(y)

dove S ' ( y ) > 0

Essa esprime le coppie di valori (Y , P ) che garantiscono lequilibrio nella sfera della produzione (equilibrio del sistema delle imprese; nel breve periodo possibile limitarsi al mercato del lavoro, che lunico fattore variabile). costruita partendo dalla considerazione della funzione di produzione di breve periodo (con K e T costanti)

70

(4)

Y = Y (N )

Y > 0 dove Y ' ' < 0

Infatti al crescere del fattore lavoro il reddito aumenta (Y ' > 0 ) , mentre il prodotto cresce ma con rendimenti decrescenti (Y ' ' < 0 ) .

Da tale funzione deriva la funzione neoclassica di domanda di lavoro (5)


w = Y ' (N ) P

che viene accettata dai neokeynesiani. Per quanto riguarda invece la funzione di offerta di lavoro, i neokeynesiani rifiutano la formulazione neoclassica e propongono la seguente: (6)
w = w0 + w( N )

dove w0 il salario contrattato. I neokeynesiani assumono cio che i lavoratori contrattino un salario monetario w che composto di una parte indipendente dal livello di occupazione ed una parte che tende a crescere quando si raggiungono livelli di occupazione prossimi a N * . Ne segue che il valore di w che assicura lequilibrio del mercato del lavoro determinato dalla soluzione di questo sistema: (7) ossia (8)
w = Y ' (N )P w = w0 + w( N )

Y ' (N )P = w0 + w(N ) .

Risolvendo in P troviamo (9) o anche

P=

w0 + w( N ) Y ' (N )

71

(10)

P=

w0 + w(Y 1 (Y )) Y ' (Y 1 (Y ))

La formula (9) [o la (10)] esprime una S (Y ) , dove S ' (Y ) > 0 perch


Y ( N ) < 0 e w( N ) > 0 . Essa una funzione di offerta aggregata in base alle

ipotesi di comportamento introdotte dai neokeynesiani per il mercato del lavoro. Essa pu essere cos rappresentata graficamente:

AS

Y*

simultaneamente, si ottiene la coppia (Y , P ) che assicura lequilibrio

Considerando ora le due funzioni di domanda e di offerta aggregata

sul mercato dei beni; sul mercato della moneta; sul mercato del lavoro.
Pu trattarsi di un equilibrio di piena occupazione (punto E ' ) oppure di un equilibrio di sottoccupazione (punto E ' ' ).

72

AD

AS

AD

Y*

6.4.2 Inflazione da domanda e inflazione da costi

Lo schema AS AD viene impiegato dai neokeynesiani per distinguere linflazione da domanda dallinflazione da costi. 1. Linflazione da domanda generata da variazioni delle variabili che determinano la posizione della AD nel piano (P, Y ) : aumenti della spesa pubblica G , espansioni di M , riduzione delle imposte T ecc. Leffetto sempre un aumento dei prezzi. Nel caso in cui N < N * , si pu anche avere un modesto incremento del reddito.
AD2

AD1 AD2

AS

AD1

P2 P 1 Y1 Y2

Y*

73

2. Linflazione da costi generata da aumenti nelle componenti del costo di produzione: nel breve periodo si tratta, tipicamente, di aumenti nel costo del lavoro. Leffetto ancora un aumento dei prezzi, accompagnato da una riduzione del reddito.

AD

P2 P1

AS 2 AS1 Y2 Y1

Y*

6.4.3 La curva di Phillips e la funzione di Samuelson Solow

Accanto allo schema AS AD viene introdotto un altro strumento analitico per affrontare il problema dellinflazione. Anzich le variazioni del livello dei prezzi P in assoluto, istante per istante, si preferisce considerare il tasso di crescita dei prezzi o tasso di inflazione. Esso individua gli incrementi di

P relativamente al livello di inflazione gi raggiunto:

(11)

dP dP 1 & p= P = dt dt P 1

Tenendo conto che ci si sta occupando di variazioni nel breve periodo, si parte dalla considerazione di una relazione empirica che era stata individuata negli anni 50, detta curva di Phillips: questa relazione mostra che il tasso di

74

crescita dei salari monetari sta in relazione inversa rispetto al tasso di occupazione. Definiti il tasso di crescita dei salari monetari come (12)

& w=

dw 1 dt w

e il tasso di disoccupazione come (13)


u= U popolazione attiva

dove U indica il numero dei disoccupati e la popolazione attiva indica gli individui che possono lavorare, ovvero in et da lavoro. Allora la funzione di Phillips la seguente (14)
& w = g (u )

g ' (u ) < 0 dove g ' ' (u ) > 0

& w

u*

Come mostra il grafico, se il tasso di disoccupazione diminuisce ovvero aumenta il numero degli occupati il tasso di crescita dei salari monetari cresce tanto pi rapidamente quanto pi u si avvicina a zero. Il punto u * indica il tasso di disoccupazione esistente a tasso di crescita dei salari nullo (salari

75

monetari stabili). Questo tasso ineliminabile e per questo definito tasso di disoccupazione naturale. La relazione di Phillips rappresenta in origine solo una regolarit empirica, cui si cerc di dare dignit teorica in vari modi. Per esempio, si rilev che il tasso di crescita dei salari positivo e rapidamente crescente quando la domanda di lavoro particolarmente vivace; viceversa, quando aumenta la disoccupazione, i lavoratori sono disposti a salari pi bassi. Dalla relazione di Phillips i neokeynesiani Samuelson e Solow trassero una relazione assolutamente identica tra tasso di crescita dei prezzi nel breve periodo e tasso di disoccupazione: (15)

& p = f (u )

f ' (u ) < 0 dove f ' ' (u ) > 0

& p

u*

Questa relazione individua un tradeoff tra inflazione e disoccupazione. Ci significa che non possibile ridurre il tasso di inflazione senza incorrere in un aumento del tasso di disoccupazione e viceversa. In altri termini, la politica economica diretta alla soluzione di un problema inevitabilmente comporterebbe effetti negativi per la soluzione dellaltro. Il compito fondamentale per la politica economica dunque quello di scegliere una combinazione di inflazione e disoccupazione in base a qualche criterio particolare.

76

Sono state proposte molteplici soluzioni alternative per la determinazione del criterio di riferimento. 1. Muovendosi in una prospettiva neoclassica, Lipsey individua una funzione di benessere sociale e trova la combinazione Solow. 2. Muovendosi in una prospettiva neokeynesiana, Modigliani afferma che esistono varie posizioni di equilibrio per il sistema economico (una di piena occupazione e molteplici di sottoccupazione), ognuna caratterizzata da una diversa coppia
& ( p, u ) .
& ( p, u )

che

massimizza il benessere sociale, sotto vincolo della curva di Samuelson

Il compito della politica

economica consiste nello scegliere di volta in volta la coppia di valori pi consona alle circostanze contingenti. 3. Muovendosi in una prospettiva neoneoclassica, si afferma che esiste un equilibrio al quale il sistema tende: quello nel quale il tasso di inflazione nullo. Tale posizione definita equilibrio di disoccupazione naturale, perch esprime una situazione nella quale non ci sono eccessi di domanda o di offerta per nessuna merce.

77

7 I MONETARISTI
7.1 LA PRIMA FASE: LA CONTRAPPOSIZIONE CON I NEOKEYNESIANI
SULLA BASE DELLO SCHEMA IS LM

Come si visto, la New Economics dei neokeynesiani tende a ripristinare linterventismo in politica economica, assumendo Keynes come suo punto di riferimento, anche se di fatto gli strumenti analitici adottati (lo schema IS LM in una prima fase, lo schema AS AD e le funzioni di Phillips e di Samuelson Solow in una seconda fase) inducevano a proposte di politica economica non esattamente concordi con quelle di Keynes. In ogni caso, i neokeynesiani riuscirono a spostare lattenzione degli economisti sul problema dellintervento pubblico in economia, soprattutto nellambito fiscale. A loro si opposero i monetaristi, cos chiamati non certo perch abbiano difeso la politica monetaria nei confronti dei neokeynesiani inclini a favorire lintervento di tipo fiscale, ma perch concentrarono lattenzione sugli effetti della politica monetaria, che, come vedremo, essi giudicarono negativamente, almeno per quanto riguarda la politica monetaria espansiva. I monetaristi ebbero il loro centro teorico a Chicago, cosicch vengono spesso indicati anche come scuola di Chicago e il loro capostipite Milton Friedman. Per elaborare le loro tesi sulla politica economica essi accolsero gli strumenti analitici proposti dai neokeynesiani, cosicch anche per loro possiamo distinguere due periodi: il primo caratterizzato dallimpiego dello schema IS LM , mentre il secondo caratterizzato dallimpiego dello schema
AS AD e dalla curva di Samuelson Solow.

Ovviamente, ci che li distingue sono le ipotesi di comportamento che essi introducono e che sono radicalmente diverse da quelle dei neokeynesiani. Ne segue inevitabilmente che anche le loro tesi sugli effetti e sulla validit della politica monetaria e della politica fiscale sono totalmente diversi. Sinteticamente, il loro obiettivo teorico consiste nel riproporre la teoria quantitativa della moneta, mentre il loro obiettivo di politica economica consiste nel sostenere che la politica monetaria espansiva e la politica fiscale espansiva sono inefficaci o destabilizzanti.

78

Nel successivo paragrafo consideriamo la prima fase del monetarismo: ci riferiamo, dunque, allo schema IS LM .

7.1.1 Le premesse fondamentali della teoria monetarista

Rifacendosi al meccanismo dei saldi reali di cassa di Patinkin, Friedman parte da due premesse: 1. il sistema economico si trova normalmente in un equilibrio stabile, al quale tende anche quando ne allontanato per effetto di shock esogeni da domanda o per effetto di rigidit interne (dei salari monetari o del saggio di interesse); 2. gli individui agiscono sulla base di aspettative.

7.1.2 La teoria monetarista delle aspettative e il concetto di reddito atteso

Consideriamo subito la teoria monetarista delle aspettative (alla quale connessa una nuova formulazione del concetto di ricchezza). Per comprendere le tesi monetariste, consideriamo le aspettative che lindividuo formula circa il suo reddito. Riferiamoci ad un individuo che, alla fine di un periodo t (anno, mese), valuta il suo reddito per il successivo periodo t + 1 . Indichiamo con ytP tale reddito previsto per il prossimo periodo. Lindividuo, poich agisce allinterno di un sistema stabile, formula la sua previsione sulla base della previsione che aveva formulato nel periodo precedente per il periodo appena trascorso. Si limita a correggere tale previsione in base allerrore che ha potuto riscontrare tra reddito previsto e reddito effettivamente percepito. Sar perci: (1)
ytP = ytP 1 + yt ytP 1

dove 0 < 1

79

e dove ytP 1 appunto il reddito che lindividuo aveva previsto per il periodo appena trascorso. A partire dalla (1) si pu ottenere, mediante un processo iterativo, una seconda formulazione delle aspettative di reddito: (2)

y tP

(1 )i y t i
i =0

Possiamo interpretare il risultato come segue:

lindividuo formula le sue aspettative sul futuro in base alle esperienze


che ha avuto nel passato;

attribuisce maggior peso alle esperienze pi prossime nel tempo


rispetto a quelle pi lontane;

calcola il suo reddito per il prossimo periodo mediante una media


dei redditi ottenuti in passato, moltiplicando ogni termine per un fattore di ponderazione tanto pi basso quanto pi lontano nel tempo il reddito cui si riferisce;

il simbolo n indica la memoria dellindividuo, ossia il numero di


periodi considerati;

il simbolo un indice di stabilit: un molto basso o tendente allo


zero rappresenta il caso in cui lindividuo deve ricorrere a molte esperienze passate per formulare la sua aspettativa. Deve comportarsi cos perch constata che nel tempo il reddito che percepisce varia di anno in anno, anche se con una regolarit intrinseca (per esempio ciclica). Viceversa, un elevato o molto prossimo allunit indica che poche esperienze sono sufficienti per la previsione, poich il reddito percepito sostanzialmente uniforme nel tempo o ha un andamento regolarmente crescente o decrescente;

si noti che se = 1 o se i = 0 il reddito costante.

80

7.1.3 I concetti di reddito permanente e di ricchezza secondo i monetaristi

Dal concetto di reddito atteso per il prossimo periodo, si passa al concetto di reddito permanente Y P , o reddito atteso per i periodi futuri in condizioni di stabilit. In base a questo reddito, Friedman definisce un nuovo concetto di ricchezza, inteso come il valore attuale del reddito permanente: (3)
R= YP i

7.1.4 Lo schema IS LM in base alle ipotesi di comportamento dei monetaristi

Su queste basi Friedman determina in modo nuovo i consumi, gli investimenti e la domanda di moneta. Analizziamoli ora singolarmente. 1) Consumi Lindividuo decide il consumo al tempo t non in base al reddito percepito al tempo t , bens in base alla ricchezza, ovvero

YP . Egli non pu che i comportarsi cos sulla base delle premesse monetariste introdotte sopra, poich
il reddito al tempo t pu essere soggetto a variazioni del tutto occasionali,

rispetto al normale trend. ragionevole che un individuo si riferisca al reddito che normalmente percepisce o, pi in generale, allesperienza passata di flusso di reddito, per programmare i suoi consumi al tempo t , piuttosto che guardare a variazioni occasionali. In sintesi, date le ipotesi monetariste esposte in precedenza, il reddito permanente il migliore indice di riferimento per decidere il consumo in qualsiasi momento. Per definire i consumi al tempo t non vale la relazione propria delleconomia keynesiana (4)

Ct = C (Yt )

ossia, in forma lineare

81

(5)

Ct = C0 + bYt

bens la relazione (6) ossia (7)

Ct = C (R )

dove

YP R= i

Ct = C Y P , i

che in forma lineare diventa (8)


Ct = c YP = cR i

In base a questa formula, il consumo risulta appunto sostanzialmente stabile nel tempo e indipendente da variazioni occasionali del reddito corrente.

Ct

C (Y )

Yt
A questo si aggiunge che il consumo al tempo t (e in particolare il consumo di beni durevoli) dipende anche dal saggio di interesse. A parit di

Y P , il consumo cresce quando il saggio di interesse diminuisce.

82

C (i )

Ct
2) Investimenti Poich ci si attende stabilit nel futuro e scostamenti solo occasionali, lindividuo detiene moneta solo per far fronte a occasionali carenze di liquidit. In altri termini, la sostituibilit delle attivit patrimoniali di qualsiasi genere (non solo obbligazioni, ma anche azioni, capitale reale, capitale umano, beni di qualsiasi natura) rispetto alla moneta molto elevata: in un sistema stabile la conversione in moneta soggetta soltanto a rischi calcolabili. Ne segue che gli investimenti produttivi saranno molto sensibili alle variazioni del saggio di interesse. Questo significa che anche piccole variazioni al ribasso del saggio di interesse monetario rispetto al saggio di rendimento della attivit reali indurranno ad aumentare di molto gli investimenti. La funzione degli investimenti quindi molto elastica:

I (i )

I
83

In base al comportamento descritto relativamente a consumi ed investimenti, si deduce che la funzione IS molto elastica:

IS

Essa pu essere espressa cos per i monetaristi: (9)

Y = C Y P , i + I (i ) + G

oppure cos (10)

S (Y P , i ) = I (i )

dove S indica il risparmio. 3) La domanda di moneta Posto che il sistema stabile, anche le aspettative di reddito sono stabili. Dunque non vi motivo di trattenere moneta oltre le necessit correnti. Non esiste domanda di moneta per scopo speculativo e la domanda a scopo precauzionale quasi nulla.

84

La domanda pu essere formulata come segue: (11)

& L = k Y P , i, p PY

La domanda di moneta molto stabile, fatto salvo il caso in cui nel sistema economico si dia un innalzamento del tasso di inflazione. In questo caso gli individui diminuiranno lammontare dei saldi di cassa reali, ossia fuggiranno dalle scorte liquide. Graficamente, ci significa che la funzione L parametrica

& rispetto a Y P e rispetto a p . Ne segue che la LM sar tendenzialmente rigida.


La formula della LM data da: (12)

& M S = k Y P , i, p PY

LM

Y
85

7.1.5 Il giudizio dei monetaristi sulla politica monetaria e sulla politica fiscale

In base alle ipotesi di comportamento introdotte, possiamo ora impiegare lo schema IS LM per vedere come i monetaristi valutano gli effetti della politica monetaria espansiva e della politica fiscale espansiva. 1) Politica fiscale Consideriamo due casi: equilibrio di sottooccupazione (anomala per i monetaristi) e di piena occupazione. 1. Se Y < Y * si pu constatare che una politica fiscale espansiva provoca variazioni del reddito, ma modeste. Viceversa, si danno variazioni rilevanti del saggio di interesse, con notevole spiazzamento degli investimenti privati.

LM

i2 i1 IS2 IS1

Y1

Y2

Y*

86

2. Se invece Y = Y * una politica fiscale espansiva crea immediatamente effetti reali (disoccupati volontari che si occupano) e aumenti del

& saggio di interesse, ma anche aumenti dei prezzi, ossia un p positivo.


Come riportato nel grafico seguente, si ha dunque uno spostamento della IS verso lalto, ma anche uno spostamento della LM verso lalto, poich gli individui riducono i loro saldi di cassa e fanno crescere P .
(2)

LM 2

LM 1

i2
(3)

i1

(1) A (1)

IS2 IS1

(2)

Y*
Ne segue che:

gli effetti reali sono assorbiti;

& la crescita dei prezzi si blocca (ovvero linflazione ( p ) si annulla);


il saggio di interesse i aumenta e lo spiazzamento totale; nel punto B , lequilibrio finale, il livello di reddito lo stesso di quello
iniziale, poich non possibile produrre di pi. Dunque, secondo i monetaristi, e in contrasto con i neokeynesiani, la politica fiscale spiazza comunque gli investimenti privati ed :

efficace, ma in modo modesto, se Y < Y * ; inefficace ed inopportuna se Y = Y * .

87

2) Politica monetaria Consideriamo anche qui due casi: equilibrio di sotto occupazione e di piena occupazione.

MS 1. Se Y < Y , aumenti di provocano riduzioni di i e spostamenti P della LM con forti variazioni di Y . In prima istanza, dunque, la
*

politica sembrerebbe essere opportuna.

LM 1

LM 2

i1 i2 IS

Y1

Y2

Y*

2. Se invece Y = Y * si hanno solo effetti finali sui prezzi e nessun effetto reale: infatti, lespansione monetaria sposta la LM e si ha un nuovo equilibrio con reddito pi elevato. Per, per effetto delle aspettative

& adattive, aumentano i prezzi e il tasso di inflazione p diventa positivo.


Ne segue che la LM si sposta di nuovo e torna nel punto di equilibrio iniziale, poich tutta la maggiore moneta assorbita dai prezzi. Lunico effetto di lungo periodo laumento dellinflazione.

88

LM 1
(1) (2)

LM 2

IS

Y*

In conclusione, sebbene la politica monetaria possa generare effetti reali, specie se Y < Y * , leffetto di lungo periodo linstabilit sia dei mercati finanziari che dei mercati reali. Infatti, in opposizione a Keynes, per il quale linstabilit del mercato della moneta e delleconomia reale trova la sua fonte principale nella speculazione, ossia nella domanda di moneta, Friedman afferma che la domanda di moneta stabile, perch le aspettative di reddito sono stabili e dunque sono stabili tutte le variabili che entrano nella funzione L

& di domanda di moneta (compreso il tasso di inflazione p ).


Lequilibrio sul mercato della moneta dato da (13) ossia (14) o anche (15)
M V = PY

& M = k (Y P , i, p )PY

1 = PY k

dove k stabile e quindi lo anche V .

89

Se si d variabilit di PY , ci solo dovuto alla politica monetaria attuata dalla Banca Centrale: viene quindi riconfermata la validit della teoria quantitativa, dato che linstabilit dei prezzi generata dalle variazioni dellofferta di moneta, indipendenti dalle necessit delleconomia reale. Secondo Friedman, quando varia M varia anche PY per effetto di due meccanismi: 1. meccanismo diretto di trasmissione (per il quale i prezzi aumentano immediatamente); 2. meccanismo indiretto di trasmissione (poich i diminuisce e aumenta la domanda di beni di consumo e di investimento). Perci Y aumenta nel breve periodo, ma nel lungo periodo leffetto

& unicamente sul livello dei prezzi, ossia si ha un tasso di inflazione p positivo.
Linstabilit dei prezzi trova tra le sue cause la politica monetaria discrezionale della Banca Centrale, poich essa governa la moneta indipendentemente dalle necessit delleconomia reale. Nel caso in cui Y < Y * , la Banca Centrale non pu pensare di ripristinare lequilibrio di piena occupazione mediante la politica monetaria espansiva: infatti, se intervenisse, non farebbe altro che accrescere linstabilit in atto, in quanto non sarebbe comunque in grado di intervenire in tempo opportuno, non essendo infatti in grado di conoscere la situazione. Al contrario, se si astenesse dallintervenire, i meccanismi automatici insiti nel sistema economico riassorbirebbero gli shock esogeni. In sostanza, una politica monetaria anticiclica rischia di rivelarsi di fatto prociclica, mentre il sistema lasciato a s stesso tornerebbe allequilibrio. Questa conclusione si pu sintetizzare con il seguente grafico: lintervento della Banca Centrale genera ulteriore squilibrio e allontana nel tempo il ripristino dellequilibrio (linea tratteggiata), mentre i meccanismi automatici insiti nel sistema (linea piena) conducono pi rapidamente e dolcemente leconomia verso lequilibrio (grazie alle aspettative che si fanno ogni anno pi corrette).

90

reddito stabile

t1

t t

In conclusione, per i monetaristi: 1. la moneta influisce sulleconomia reale, non vi dunque dicotomia tra sfera reale e sfera monetaria; 2. la moneta influisce in modo destabilizzante; 3. occorre eliminare la discrezionalit dellautorit monetaria; 4. la Banca Centrale dovrebbe attenersi alla regola rigida: variare la quantit di moneta nel tempo a un tasso di incremento prefissato, tendenzialmente eguale al tasso di incremento medio del reddito reale nel lungo periodo (il tempo necessario affinch gli individui riescano ad avere aspettative corrette dopo lo shock esogeno).

7.2 LA SECONDA FASE DEL MONETARISMO: LACCETTAZIONE DELLO SCHEMA AS AD E DELLA CURVA DI PHILLIPS
7.2.1 Lo schema AS AD secondo le ipotesi di comportamento dei monetaristi

Come si visto nel paragrafo 6.4.1, alla fine degli anni 60 il problema dellinflazione diventa fondamentale e i neokeynesiani adottano un nuovo

91

schema analitico di riferimento. Anche i monetaristi lo adottano, per raggiungere conclusioni antiinterventiste e, dunque, opponendosi sia a Keynes che ai neokeynesiani. Consideriamo in primo luogo lo schema AS AD e riformuliamo le funzioni in base alle ipotesi di comportamento monetariste, che rimangono quelle indicate nella sezione 7.1. Per quanto riguarda la funzione AD , la sua formulazione non si discosta da quella dei neokeynesiani. Diversa invece la formulazione della funzione AS poich in parte diverse sono le ipotesi relative al mercato del lavoro. Come i neokeynesiani, i monetaristi accettano la funzione di domanda di lavoro neoclassica, ossia (14)

w = Y ' (N ) P

Per quanto concerne invece lofferta di lavoro, i monetaristi accusano i neokeynesiani di attribuire ai lavoratori una illusione monetaria, in quanto formulano la funzione di offerta di lavoro in termini di salario monetario. Non solo, i monetaristi rifiutano anche lofferta di lavoro neoclassica, fondata sul confronto fra disutilit marginale del lavoro e saggio di salario reale. I monetaristi, invece, affermano che i lavoratori contrattano il salario monetario

w , ma formulano aspettative, tipicamente adattive, sullandamento del livello


dei prezzi P , cercando di prevedere quale sar il loro salario reale

w . In altri P termini, i lavoratori non formulano richieste salariali in base al saggio di salario reale, perch non conoscono leffettivo andamento dei prezzi, ma in base ad aspettative sul futuro andamento dei prezzi.
A questo punto dobbiamo chiederci in che modo sono formulate le aspettative adattive sul futuro andamento dei prezzi. Sulla base di un ragionamento analogo a quello fatto per le aspettative di reddito (paragrafo 7.1.2), sar: (15)
Pt e = Pt e 1 + Pt Pt e 1

da cui segue

92

(16)

Pt e

(1 )i Pt i .
i =0

Consideriamo ora un individuo che abbia unesperienza di prezzi stabili a livello P A : sar quindi P e = P A . Se improvvisamente i prezzi aumentano, ovvero se P B > P A , occorre un certo intervallo di tempo affinch lindividuo modifichi le sue aspettative, ma prima o poi lerrore di previsione si annuller e i prezzi effettivi e quelli attesi coincideranno.

PB

=1

0 < <1

PA

t0

t1

t t

Infatti, prima o poi i lavoratori arriveranno ad adeguarsi perch le aspettative pi vecchie avranno sempre meno rilevanza. Periodo dopo periodo i lavoratori si accorgono che il loro potere dacquisto inferiore e cercheranno di fare previsioni sempre pi corrette. Il tempo che i lavoratori impiegano a rendersi conto e a chiedere aumenti salariali dipende da : tanto minore, tanto maggiore il tempo. I monetaristi definiscono il lungo periodo come lintervallo di tempo necessario affinch lindividuo, che formula aspettative adattive, raggiunga previsioni corrette. Torniamo ora al mercato del lavoro, che presenta queste caratteristiche:

i datori di lavoro hanno conoscenza completa di w e di P ; i lavoratori conoscono solo w ed offrono lavoro confrontando la
disutilit marginale del lavoro non con

w w ma con e ; P P

linformazione dunque incompleta e asimmetrica.

93

Di conseguenza, il mercato del lavoro pu essere rappresentato cos:

w P
w e P 1
*

N s* P e = P

)
1 Ns Pe < P

w P

w P 1

Nd

N*

N1

Esiste una sola curva di domanda di lavoro, dato che gli imprenditori confrontano il saggio di salario e la produttivit marginale del lavoro e formulano i prezzi, mentre invece la curva di offerta di lavoro parametrica rispetto alle attese di prezzo P e . Solo la funzione N s* consente di individuare
1 lequilibrio di lungo periodo, mentre la funzione N s rappresenta la curva di

offerta di lavoro nel caso in cui P sia aumentato, mentre per un certo periodo i lavoratori ne sottostimano laumento, e perci offrono lavoro supplementare, perch ottengono aumenti salariali tali che cresce il salario reale atteso mentre diminuisce

w , Pe

w w w . In sostanza, per P e < P sar < e e quindi N1 > N 0 . P P P

La funzione di offerta di lavoro risulta quindi essere formulata come segue: (17)

w = h(N ) Pe

94

o anche in termini di N (18)

w N = h 1 e P

Mettendo a sistema domanda e offerta di lavoro otteniamo (19)

w = P Y (N ) e w = P h( N )

da cui si ottiene la funzione di offerta aggregata AS secondo le ipotesi dei monetaristi: (20) ovvero (21)

Y ( N ) =

Pe h( N ) P

P = Pe

h( N ) Y ' (N )

1. Se P e = P la AS si semplifica in (22) Y ( N ) = h( N ) o anche (23)

Y ' (N ) =1 h( N )

Questa dunque la AS di lungo periodo (perch nel lungo periodo prezzi attesi e prezzi effettivi corrispondono) che corrisponde ad una verticale nel punto di ascissa Y * .
e 2. Se invece P P si ha una situazione di breve periodo e la AS risulta:

(24) P = P e

h( N ) P e h Y 1 (Y ) = = P e P (Y ) . 1 Y ' (N ) Y ' Y (Y )

e Si tratta di una funzione crescente e parametrica rispetto a P , ovvero

(25) P = S Y , P e

)
95

La funzione AS di breve periodo esprime quanto segue: allaumentare di P , i lavoratori sottostimano tale aumento e accettano salari monetari che sono cresciuti, ma meno che proporzionalmente rispetto ai prezzi. Credono di ricevere un salario reale pi alto ricevono uno pi basso il reddito cresce.

w , mentre in realt ne Pe

w . Dunque si occupano in maggiore numero e P

La AS pu inoltre essere semplificata passando ad una funzione (lineare) nei logaritmi. Risolvendo in yt : (26)

pt = pte + 1 yt y *

oppure risolvendo in pt (27)

yt = y * + pt pte

Questa la funzione di Friedman Phelps. Come si vede, quando yt = y * la funzione una retta verticale, mentre quando yt y * una retta crescente.

AS ( L.P.) AS ( B.P.)

y*

96

7.2.2 La riformulazione monetarista delle funzioni di Phillips e di Samuelson Solow

Anche le funzioni di Phillips e di Samuelson Solow vengono considerate dai monetaristi, ma rielaborate in base alle loro ipotesi di comportamento, ossia, fondamentalmente, in base allipotesi che gli individui formulino aspettative adattive di prezzo e che tali aspettative abbiano natura adattiva. Poich i lavoratori sono interessati al salario reale, ma non conoscono landamento del livello dei prezzi P , sono costretti a formulare aspettative adattive. Perci la Phillips Friedman risulta essere cos costruita (28)

& & w = g (u ) + p e

e di conseguenza la Samuelson Solow Friedman Phelps sar (29)


& & p = f (u ) + p e

& & Si osservi che se p = p e , ossia nel breve periodo, landamento del livello

dei prezzi stimato correttamente, i lavoratori chiederanno adeguamenti


& & salariali corretti, cosicch p = w . Le due funzioni si semplificano nelle seguenti

(30) (31)

g (u ) = 0 f (u ) = 0 .

Questo significa che le due funzioni di lungo periodo sono verticali,


& & mentre nel breve periodo (quando cio p p e ) corrispondono alle funzioni
& originali, anche se sono parametriche rispetto a p e .

Graficamente si ha:

97

& w

B.P.

L.P.

& p

B.P.

L.P.

u*

u*

Il punto u * rappresenta la posizione di equilibrio, in quanto esprime il cosiddetto tasso di disoccupazione naturale, ossia quel tasso di disoccupazione che, secondo i monetaristi, ineliminabile perch tiene conto dei lavoratori che sono disoccupati per imperfezioni del mercato del lavoro (scarsa informazione, ostacoli allincontro della domanda e dellofferta, ecc). Si noti in particolare che, grazie alle ipotesi monetariste, nel lungo periodo il livello dei prezzi e il tasso di crescita dei prezzi possono essere qualsiasi e scompare il tradeoff tra inflazione e disoccupazione, sul quale insistono i neokeynesiani. Nel lungo periodo il sistema stabile e leventuale inflazione correttamente prevista.

7.3 GLI EFFETTI DELLA POLITICA MONETARIA ESPANSIVA MEDIANTE LA FUNZIONE DI SAMUELSON SOLOW FRIEDMAN
Consideriamo un equilibrio di lungo periodo, per semplicit quello a
& prezzi stabili, di coordinate u * ,0 , dove p = 0 . Supponiamo che lautorit

monetaria ritenga sia possibile diminuire il tasso di disoccupazione u * mediante unespansione monetaria a un tasso di crescita della moneta pari a & M , costante nel tempo.

98

Tramite i meccanismi di trasmissione diretto e indiretto (diminuisce infatti il tasso di interesse), lespansione monetaria in parte fa aumentare i prezzi e in parte fa ridurre il saggio di interesse, con conseguente aumento della domanda aggregata in termini monetari PY . Inoltre, poich la maggiore quantit di moneta viene utilizzata anche per gli investimenti, il tasso di crescita dei prezzi positivo ma comunque inferiore rispetto al tasso di crescita della quantit di & & moneta p < M . Daltra parte, poich la riduzione di i fa aumentare i consumi

C e gli investimenti I , le imprese cercano di aumentare la produzione e gli

investimenti. I produttori offrono ai lavoratori un salario monetario pi alto, ma debbono muoversi lungo la funzione di domanda di lavoro, sicch il salario monetario non pu crescere quanto i prezzi (per potere rispettare leguaglianza
w = Y ' (N ) ). In un primo tempo, i lavoratori non si accorgono delleffettiva P

crescita dei prezzi perch hanno aspettative adattive e accettano il maggiore salario monetario w . Aumenta anche il loro salario reale atteso in effetti il salario reale
w nonostante Pe

w sia diminuito. Di conseguenza la disoccupazione u P

diminuisce, e aumentano loccupazione N e il reddito Y .

w P

L.P. (3)

* NS Pe = P

)
)

& p

B.P. C (3)

L.P.

1 NS Pe < P

& M

w P
(2)

A (2) B B B.P. (3)

w P 1

Nd

& p1
(1)

(2) A

N*

(3) (2)

N1

u1

(1)

u*

Tuttavia, per effetto delle aspettative adattive, i lavoratori prima o poi si accorgono dellerrore commesso e formulano aspettative adattive al rialzo sul

99

& tasso di inflazione, ossia p e diventa positivo e continua a crescere. Poich i lavoratori non sono disposti a lavorare a quel saggio di salario, loccupazione
& N diminuisce e la disoccupazione u aumenta. Nel tempo, in sostanza, sia p e

& & & sia w tendono a p . Intanto la crescita continua di p e spinge verso lalto anche
& & & & & & p e il processo si ferma quando p = M e anche w = p = p e , ovvero quando il

meccanismo di trasmissione indiretto cessa di operare. Leffetto di lungo periodo dellespansione monetaria a tasso di crescita costante nel tempo solo un tasso di crescita dei prezzi positivo, senza risultati reali, dato che reddito e occupazione rimangono inalterati. Ne concludiamo che lespansione monetaria:

ha effetti reali solo nel breve periodo; fattore destabilizzante, perch nel lungo periodo crea solo inflazione; nel lungo periodo non crea tradeoff tra inflazione e disoccupazione.

& P

& M
B

& p1

u1

u*

Se si volessero ottenere altri effetti reali di breve periodo, bisognerebbe aumentare il tasso di crescita della moneta teorema dellaccelerazione e gli effetti della manovra risulterebbero prima o poi insostenibili. Tra laltro laccelerazione introduce elementi di distorsione nelluso delle risorse che potrebbero agire come fattore di aumento della disoccupazione (graficamente la funzione LP si inclina positivamente).

100

Va sottolineato, infine, che il passaggio dal punto B al punto E del grafico non avviene direttamente, ma attraverso un percorso analogo a quello indicato nel grafico seguente.

& p

& M
B

& p1

u1

u*

Nel grafico sopra riportato rappresentato il fenomeno dellovershooting, & secondo il quale si alternano fasi in cui le due variabili u e p si muovono nella stessa direzione e fasi in cui si muovono invece in maniera contrastante. impossibile spiegare dettagliatamente le ragioni per le quali ci accade, perch il percorso il risultato di una serie di concause che si sommano tra loro o si contrastano. Va ricordato soltanto che un aumento del tasso di crescita dei prezzi oltre il tasso di variazione della moneta giustificato dal fatto che in periodi di inflazione gli agenti reagiscono rinunciando alle scorte liquide che hanno accumulato, sicch contribuiscono a creare ulteriore inflazione. In conclusione, la politica monetaria espansiva risulta essere del tutto inefficace per aumentare reddito e occupazione, ed solo generatrice di inflazione. Su questa conclusione torneremo pi avanti, per esprimerla in termini pi completi.

101

7.4 GLI EFFETTI DELLA POLITICA FISCALE ESPANSIVA MEDIANTE LA FUNZIONE DI SAMUELSON SOLOW FRIEDMAN
Prendiamo ora in esame gli effetti della politica fiscale espansiva. Consideriamo come punto di partenza ancora lequilibrio di lungo periodo, con prezzi stabili, di coordinate u * ,0 . Supponiamo che il governo decida un aumento della spesa pubblica G , finanziandolo mediante una emissione di titoli di Stato acquistati dal sistema bancario, cosicch aumenta M . Leffetto di breve periodo identico a quello considerato con lespansione monetaria e pertanto non se ne ripete qui la descrizione. Dopodich, tuttavia, non appena le aspettative di prezzo dei lavoratori vengono riviste, si ha una convergenza verso la funzione di lungo periodo LP . Ora per, diversamente dal caso di espansione monetaria, accade che la domanda aggregata vincolata dallofferta di moneta in termini reali

M e P questa diminuita per effetto dellaumento dei prezzi. Posto che la Banca
Centrale non sovvenziona pi la spesa, il tasso di crescita dei prezzi si annulla e

P non cresce pi. Il punto di equilibrio finale risulta pertanto identico a quello
iniziale: si ha un fenomeno di disinflazione. Anche in questo caso il tragitto caratterizzato dal fenomeno dellovershooting. & p

& p1

u1

u*

102

Per quanto riguarda invece il saggio di interesse i , nella nuova situazione esso risulta pi elevato, e questo provoca spiazzamento dellinvestimento privato. In conclusione, anche la politica fiscale espansiva inefficace per aumentare reddito e occupazione. Anche su questa conclusione torneremo pi avanti, per esprimerla in termini pi completi.

7.5 GLI EFFETTI DELLA POLITICA MONETARIA RESTRITTIVA (DISINFLAZIONISTICA) MEDIANTE LA FUNZIONE DI SAMUELSON SOLOW FRIEDMAN
Per i monetaristi, lautorit monetaria pu e deve attuare una politica monetaria espansiva sono nel senso di sostenere la crescita delleconomia (regola fissa). Essi affermano inoltre che lautorit monetaria deve controllare il tasso di inflazione mediante politiche restrittive. Vediamo come si giustifica questultima indicazione di politica economica.

& Se p risulta troppo elevato rispetto ad un livello considerato sopportabile,


& occorre ridurre M , dando luogo a un processo inverso rispetto a quello
& considerato con la politica espansiva. Supponiamo p1 tale per cui lequilibrio

ottenuto al punto A , livello giudicato insostenibile, e che richiede dunque lattuazione di una politica restrittiva. Consideriamo due alternative.

& p

& p1

doccia fredda B

& p2
C

u*

u1

u
103

& 1. In base alla prima, si attua una drastica riduzione di M (la cosiddetta doccia fredda), azzerandolo di colpo. Accade che tramite il

& meccanismo diretto di trasmissione, anche p si riduce, ma senza


azzerarsi. Infatti, per loperare del meccanismo indiretto, aumenta il tasso di interesse i , e quindi i consumi e gli investimenti si riducono, mentre aumenta la disoccupazione u . I lavoratori, che hanno aspettative adattive, riducono w , ma sbagliano a valutare la caduta del

& saggio di crescita dei prezzi p : credono che i prezzi si riducano, ma


meno di quanto non sia realmente. Perci abbassano w ma meno di P .

w , ma non cos. P w In realt, a seguito del loro comportamento, si abbassa e ma si alza P w e dunque aumenta ancora la disoccupazione u e si raggiunge il P punto B . Con il tempo, i lavoratori rivedono le proprie aspettative al
In questo modo credono di abbassare il salario reale

& ribasso su p , e , prima o poi, arrivano a valutare correttamente la sua


w pi basso e loccupazione P & aumenta, ossia u si riduce. Nel contempo, anche p continua a ridursi,
caduta. Accettano perci un salario reale fino ad azzerarsi quando le aspettative saranno corrette, e si raggiunge quindi il punto C . Dunque la politica disinflazionistica ha avuto successo, con costi in termini di maggiore tasso di disoccupazione solo nel breve periodo. Nel lungo periodo non ci sono costi in termini di N e di Y . Detto in altro modo, la politica monetaria disinflazionistica ottiene il risultato desiderato di ridurre il tasso di inflazione e ci accade in assenza di fenomeni di disoccupazione di lungo periodo: si crea disoccupazione soltanto nel breve periodo. 2. Il caso alternativo quello di una politica monetaria restrittiva graduale. La sola variante rispetto al caso precedente data dal fatto & & che M diminuisce lentamente, e con esso anche p . Il processo di disinflazione risulta essere pi lento ma meno traumatico in termini di aumento del tasso di disoccupazione nel breve periodo. Se ora ci si chiede quale tra le due alternative sia la pi raccomandabile, i monetaristi rispondono che un governo forte sceglier la prima, mentre un governo debole preferir la seconda.

104

In conclusione, per i monetaristi, la politica monetaria restrittiva opportuna ed efficace per contrastare linflazione, visto che i costi in termini di disoccupazione sono solo di breve periodo e modificabili in base ai tempi della manovra. Ci che conta che nel lungo periodo eliminata linflazione, causa di instabilit delleconomia reale.

Se vogliamo ora trarre una conclusione generale circa lefficacia e lopportunit della politica economica nellottica monetarista, possiamo riconsiderare i risultati raggiunti alla fine della sezione 7.1, confermarli e avvalorarli. 1. La moneta influisce sulleconomia reale: non esiste dicotomia tra sfera reale e sfera monetaria; tuttavia, essa influisce in maniera destabilizzante, perci bisogna eliminare la discrezionalit dellautorit monetaria. 2. La Banca centrale dovrebbe attenersi alla regola rigida, ovvero variare la quantit di moneta nel tempo ad un tasso di incremento prefissato, tendente al tasso di incremento medio del reddito reale nel lungo periodo. 3. Non solo la politica monetaria espansiva inefficace e inopportuna. Anche la politica fiscale espansiva inefficace e inopportuna: neppure essa genera aumento del reddito e occupazione, bens genera piazzamento degli investimenti privati. 4. Lunico intervento di politica economica discrezionale che appare giustificato relativo alla politica disinflazionistica tramite restrizione dellofferta di moneta. Essa raggiunge il risultato di togliere la causa di instabilit senza provocare danni alloccupazione, almeno nel lungo periodo.

NB: si suggerisce di confrontare queste conclusioni con quelle che si raggiungono con lapproccio di Keynes. Si constater che i giudizi sugli effetti della politica economica sono radicalmente contrastanti e si comprender quanto limpostazione di una teoria sia determinante per trarre conclusioni di politica economica.

105

8 LA NUOVA MACROECONOMIA CLASSICA


8.1 LE PREMESSE FONDAMENTALI
Questa scuola, che si impone a partire dagli anni 80, diretta filiazione del monetarismo. Come vedremo, essa supera il monetarismo sul piano della teoria, perch ne mette in crisi alcuni caratteri fondamentali, ma nello stesso tempo ne accoglie le conclusioni di politica economica, che anzi porta alle estreme conseguenze. La prima caratteristica della nuova corrente laccettazione del principio neoclassico di razionalit massimizzante e la sua applicazione nello studio delle variabili aggregate. In sostanza, questa corrente cerca di dare alla macroeconomia un fondamento microeconomico (neoclassico) pi robusto di quanto non avessero fatto i monetaristi. In questo senso va letto lappellativo macroeconomia classica, dove classico sta per neoclassico. Fondamentalmente si afferma che:

gli individui massimizzano qualsiasi funzione obbiettivo; i mercati sono bene organizzati: non esistono impedimenti al
raggiungimento dellequilibrio su tutti i mercati;

i prezzi forniscono quindi segnali in modo efficace: prezzi flessibili, che


mutano continuamente;

lequilibrio ottenuto su tutti i mercati istantaneamente; non esistono per nessun motivo equilibri diversi da Y * o Yn (reddito di
piena occupazione o di disoccupazione naturale). Sul piano degli strumenti di analisi le due novit di rilievo sono le seguenti: 1. una teoria delle aspettative diversa da quella monetarista; 2. la considerazione di un contesto stocasticoprobabilistico, anzich deterministico.

106

Secondo i nuovi macroeconomisti, gli individui effettuano le loro scelte di produzione e di spesa sulla base di:

segnali di prezzo: se non vi sono shock esogeni di natura reale o


monetaria, non vi sono neppure disturbi (noises) nei prezzi, che trasmettono dellequilibrio; dunque segnali efficaci per il mantenimento

informazioni che posseggono: tali informazioni sono incomplete ed


asimmetriche. Ogni individuo possiede solo parte delle informazioni disponibili e ogni singolo individuo possiede informazioni diverse per quantit e contenuto da quelle possedute dagli altri. Si parla di paradigma delle isole Phelps, con riferimento a uno dei massimi esponenti della corrente in questione. Ad esempio, nella sfera della produzione accade che ogni individuo (indipendentemente dalla sua specifica funzione di lavoratore, imprenditore, ecc) conosca il prezzo dei mercati nei quali venditore di qualche bene o servizio, ma non i prezzi dei mercati nei quali compratore. Perci ogni individuo deve formulare aspettative di prezzo relativamente a questi ultimi. In sintesi, data una struttura delle aspettative:

tutti i mercati sono in equilibrio perch i prezzi sono perfettamente


flessibili;

se non ci sono shock esogeni la posizione di equilibrio sempre Yn ; se si verificano degli shock il sistema esce dallequilibrio, ma solo
temporaneamente, poich grazie alle aspettative vi ritorna subito.

8.2 LA FUNZIONE AS

DI LUCAS

La AS apparentemente analoga a quella dei monetaristi, salvo laggiunta della variabile ut . Tale variabile esprime linfluenza sul reddito di possibili shock di offerta, di natura casuale: (1)

yt = yn + pt pte + ut

107

Ci significa che il reddito al tempo t il reddito di disoccupazione naturale, a meno che non ci siano shock esogeni o aspettative errate. La funzione AS pu essere costruita aggregando le singole funzioni individuali di offerta. Ogni individuo, per decidere di aumentare lofferta di ci che produce o possiede, deve formulare aspettative circa la variazione del suo prezzo. Se vede che esso aumenta, deve cercare di capire:

se aumentata la domanda reale del bene; oppure se aumentata la domanda nominale del bene, ossia se sono
aumentati tutti i prezzi. Nel primo caso constater che c stato uno spostamento delle preferenze dei consumatori a suo favore e deve perci aumentare la produzione; nel secondo caso, invece, si render conto che in atto semplicemente un processo inflazionistico, senza nessun effetto sulla produzione del bene o del servizio che offre. Perci per decidere se aumentare la produzione, ogni individuo costretto a formulare aspettative sui prezzi dei beni e dei servizi che non produce.

8.3 LE ASPETTATIVE RAZIONALI ALLA LUCAS


Entra dunque in gioco la teoria delle aspettative, dette razionali che si basano cio sulla razionalit massimizzante di tipo neoclassico detta anche teoria delle aspettative alla Lucas, dal nome del massimo rappresentante di questa corrente di pensiero. Le aspettative sono formulate da individui:

che seguono il principio di razionalit neoclassica massimizzante; in un contesto stocastico.


Ogni individuo per formulare tali aspettative di prezzo per i mercati nei quali compratore, massimizza il risultato che pu ottenere dalle informazioni disponibili. Nel caso lindividuo debba formulare aspettative di prezzo, sar: (2)
pte = E ( pt Inf t 1 )

108

ossia, la previsione soggettiva di P equivale alla speranza matematica o valore atteso di P , condizionale alle informazioni disponibili nel momento in cui lindividuo formula la previsione. Dunque la previsione non esatta, ma in media esatta, ossia gli errori di previsione hanno queste caratteristiche:

pt pte =
previsione)

dove

E ( t ) = 0

(media

nulla

degli

errori

di

E ( t , t i ) = 0

(assenza di correlazione seriale tra i valori assunti

dagli errori in istanti diversi i valori degli errori sono indipendenti). Ogni individuo razionale (in senso neoclassico) utilizza tutte le informazioni che sono a sua disposizione e perci non pu che compiere solamente errori casuali: sono impossibili errori sistematici, perch compierli significherebbe non utilizzare le informazioni disponibili ed essere quindi irrazionali, ossia comportarsi in modo tale da essere costretti ad uscire dai mercati. La teoria delle aspettative razionali , insieme, un perfezionamento e un superamento critico della teoria monetarista delle aspettative adattive. Infatti, per i monetaristi, nessuna informazione circa i prezzi futuri viene presa in considerazione dagli individui che formulano aspettative adattive. Ci significa che lindividuo dei monetaristi indotto a compiere errori sistematici di previsione. Si accorge di sbagliare, ma non fa nulla per migliorare la propria previsione, ovvero non si informa. La teoria delle aspettative razionali presuppone che lindividuo formuli le sue aspettative sulla base di un modello completo del funzionamento del sistema economico. Solo a questa condizione le sue aspettative risulteranno in media esatte. Questo significa che:

esiste un modello definito vero di funzionamento del sistema


economico, ossia del sistema delle relazioni individuali. Esso individuato dalla teoria economica;

109

tutti gli individui lo conoscono o imparano a conoscerlo e lo utilizzano


per formulare le aspettative. In questo modo le loro aspettative sono razionali e, come ultima conseguenza, il sistema stabile nella posizione y n .

8.4 LA FUNZIONE AD AS DI LUCAS

E IL SIGNIFICATO DI pt pte NELLA FUNZIONE

Consideriamo in primo luogo la funzione AD secondo Lucas. La funzione

AD ricavata dallequazione degli scambi, che assicura appunto lequilibrio


simultaneo sui mercati della moneta e delle merci: (3)
MV = PY

Passando ai logaritmi essa diventa (4)

mt + vt = yt + pt

dove vt una variabile casuale che esprime gli shock da domanda di moneta. Risolvendo in pt o yt si ha: (5) (6)

pt = mt yt + vt yt = mt pt + vt
dove P = D(Y ) con D' < 0

che rappresentano entrambe una AD .

Consideriamo ora la AS e la AD risolte in yt per determinare il valore di

pt che assicura lequilibrio in tutti i mercati. Risolviamo quindi il seguente


sistema : (7)

yt = y n + pt pte + ut yt = mt pt + vt

(AS) (AD)

110

da cui, per una serie di passaggi, otteniamo il valore di pt che assicura lequilibrio simultaneo sui mercati dei beni, della moneta e del lavoro: (8)

pt =

1 mt y n + pte + vt ut 1+

Ora accostiamo a questa equazione una formula di pte , ricordando quanto gi messo in evidenza riguardo allerrore, ossia che pt pte = e che E ( ) = 0 e constatiamo che: (9)

pte = E pt

( )

il che significa che le previsioni di prezzo sono in media corrette. Guardando alla formula (8), possiamo modificarla come segue: (10)

pte =

1 E (mt ) E ( y n ) + E pte + E (vt ) E (ut ) 1+

( )

Tuttavia, essendo che :

E (vt ) = 0

per le ipotesi fatte sopra su vt (la velocit di circolazione

della moneta variabile casuale);

E (ut ) = 0

per la definizione stessa di ut ;

E (mt ) = mte perch, come per pt , lindividuo fa previsioni sullofferta di


moneta in media corrette;

E pte = pte perch la media di un valore il valore stesso; E (Yn ) = Yn


per lo stesso motivo;

( )

la formula si semplifica in: (11)


pte = 1 mte y n + pte 1+

111

Ora accostiamo le formule (8) e (11):

(12)

1 e pt = 1 + (mt y n + pt + vt ut ) p e = 1 (m e y + p e ) n t t 1+ t

Consideriamo ora le due variabili ed esprimiamole diversamente. Partiamo dallemissione di moneta da parte dellautorit monetaria, la quale pu agire secondo due direttrici di fondo:

seguendo la regola fissa, conosciuta dagli individui; emettendo moneta con una componente stocastica non conosciuta
dagli individui. (13)

mt = c + t

Gli individui si informano sulla politica monetaria e formulano seguenti aspettative: (14) ossia (15)

mte = E (mt Inf t 1 )

mte = E (c + t )

dove E (t ) il valore atteso della componente casuale, ossia uguale a zero, mentre c noto agli individui, per cui la (15) si semplifica in: (16)

mte = c

Torniamo ora al sistema (12) e sostituiamo:

(17)

1 (c + t yn + pte + vt ut ) pt = 1+ p e = 1 (c y + p e ) n t t 1+

112

Ora sottraiamo la seconda equazione dalla prima e constatiamo che alcuni termini si annullano, cosicch: (18)

pt pte =

1 (t + vt ut ) 1+

La (18) afferma che:

lerrore di previsione una variabile casuale, come gi sappiamo; lerrore di previsione scomposto in tre componenti: ut t vt
ovvero shock esogeni reali; ovvero shock da offerta di moneta ovvero shock da domanda di moneta.

Torniamo adesso alla AS di Lucas e modifichiamola in base a quanto detto fin qui circa la natura degli shock esogeni che generano gli errori di previsione. La formula (1) diventa (19)

yt = yn + pt pte + ut

yt = y n +

(t + vt ut ) + ut 1+

da cui con semplici passaggi algebrici si ottiene: (20)


yt = y n +

1 t + vt + u t 1+

che significa che il reddito corrente yt coincide con il reddito naturale yn a meno di shock esogeni da domanda, da offerta o da variazioni erratiche dello stock di moneta.

113

Dunque:

la AS graficamente risulta essere sempre una verticale; non c nessuna possibilit di influenzare leconomia in maniera
sistematica mediante la politica economica (monetaria o fiscale).

AS

yn

Per esempio, non solo una variazione sistematica della quantit di moneta

M provoca solo variazioni di prezzo e delle attese di prezzo senza modificare il


reddito, ma lo stesso risultato si ha anche con variazioni erratiche preannunciate, ossia note agli individui in anticipo. In ultima istanza riconfermata (con strumenti analitici nuovi) la teoria quantitativa della moneta.

8.5 IL GIUDIZIO SULLA POLITICA ECONOMICA DA PARTE DEI NUOVI MACROECONOMISTI CLASSICI
8.5.1 La distinzione tra politiche economiche anticipate e non anticipate

Mostriamo ora, con laiuto dei grafici, quanto si affermato sopra. La conclusione che la politica economica inefficace, ossia non produce effetti reali, se sistematica oppure se erratica ma anticipata.

114

Consideriamo lo schema AS AD . In presenza di una politica monetaria espansiva si verifica uno spostamento della AD e leffetto unicamente sul livello dei prezzi. La stessa cosa succede per la politica fiscale espansiva.

AS
B

p2 p1
A

AD2 AD1

yn

Se invece la politica economica (monetaria o fiscale) non annunciata, gli individui compiono errori, ma hanno linformazione che consente loro di avere delle aspettative in media corrette. Possiamo rappresentare questa situazione immaginando che esista una funzione AS di breve periodo: il reddito aumenta per poi tornare al livello yn .

AS

AS 2 ( BP)

AS1 ( BP)

p2
A

p1

AD2 AD1

yn

115

In ogni caso si ha inflazione e anche la variabilit del reddito non auspicabile, perch genera instabilit. Infatti, nulla garantisce che il reddito aumenti: esso pu anche diminuire, perch gli individui sono stati disturbati nel loro comportamento dallintervento erratico.

Considerando la funzione di Samuelson Solow, i nuovi macroeconomisti classici affermano che non c mai tradeoff tra inflazione e disoccupazione. La funzione Samuelson Solow una verticale nel punto di ascissa un .

& p

un

Politiche monetarie espansive sistematiche o erratiche e annunciate


sono avvertite immediatamente dagli individui e leffetto un tasso di inflazione positivo, senza effetti reali.

Politiche fiscali espansive sistematiche o erratiche e annunciate,


provocano un tasso di inflazione positivo, ma, se sono state finanziate una tantum, leffetto finale una crescita del livello dei prezzi e il tasso di inflazione torna ad annullarsi.

116

& p

B (2) A (1)

un

Politiche economiche erratiche e non annunciate provocano instabilit


nelleconomia reale di tipo momentaneo, salvo generare poi gli stessi effetti delle precedenti.

8.5.2 Lopportunit e lefficacia delle politiche economiche disinflazionistiche

Le politiche economiche disinflazionistiche non sono sempre efficaci, ma non presentano nemmeno costi di breve periodo, dato che il tasso di disoccupazione non si allontana mai da quello naturale.

& p

un

117

In conclusione, per in Nuovi Macroeconomisti Classici valgono le tesi dei monetaristi, ma radicalizzate nella direzione neoliberista (e contraria a quella assunta da Keynes):

in condizioni di prezzi (compreso w ) perfettamente flessibili, il sistema


si colloca intorno a yn con scostamenti di natura stocastica;

politiche sistematiche o erratiche ma anticipate sono inefficaci per


aumentare reddito e occupazione;

politiche erratiche ma non anticipate potrebbero essere efficaci, ma


introducono variabilit intorno a yn e sono quindi destabilizzanti;

le autorit (monetaria o governativa) dovrebbero adottare regole di


politica economica facili da apprendere per evitare scostamenti da yn regola fissa;

politiche economiche restrittive disinflazionistiche, purch sistematiche


& o note, riducono p senza conseguenze reali neppure nel breve periodo.

118

APPENDICE: LECONOMIA APERTA


1 LA BILANCIA DEI PAGAMENTI
1.1 Le sezioni della bilancia dei pagamenti

I rapporti di un sistema economico con il resto del mondo sono contabilizzati nella Bilancia dei pagamenti internazionali ( BP ), che suddivisa nelle seguenti sezioni: 1. Bilancia delle Partite Correnti ( BPC ), che contiene: o le relazioni commerciali, sotto forma di esportazioni (flussi di fondi in entrata come corrispettivo di beni venduti allestero) e importazioni (flussi di fondi in uscita come corrispettivo di beni e servizi acquistati allestero). La differenza tra esportazioni e importazioni il saldo della bilancia commerciale; o i trasferimenti (flussi di fondi non legati a transazioni commerciali donazioni, rimesse, aiuti..); 2. Movimenti di capitale ( MC ): contiene i trasferimenti di moneta, come gli afflussi di capitale (fondi in entrata come corrispettivo monetario di aumenti delle passivit finanziarie o diminuzioni delle attivit finanziarie verso lestero) e i deflussi di capitale (fondi in uscita come corrispettivo monetario di aumenti della attivit finanziarie o di diminuzioni delle passivit finanziarie verso lestero). 3. Alle due precedenti sezioni si aggiungono i Movimenti Monetari compensativi, come le variazioni delle riserve o i debiti e crediti nei confronti dellestero. Quindi la BP cos composta: (1)
BP = BPC + MC

Consideriamo per ora la sola sezione BPC e specificatamente la bilancia commerciale.

119

1.2 Il moltiplicatore di mercato aperto

Indicando con X le esportazioni e con Z le importazioni, la definizione di domanda effettiva del sistema economico la seguente: (2)

Y = C + I +G+ X Z .

Le esportazioni X dipendono dalla domanda estera DX e dalla ragione di scambio P0 che esprime le unit di esportazioni necessarie ad ottenere ununit di importazioni, in moneta nazionale. Indicando con:

p X il prezzo delle esportazioni (in valuta nazionale); pZ

il prezzo delle importazioni (in valuta estera); il tasso di cambio, definito qui come il numero di unit di moneta

nazionale necessario per ottenere una unit di valuta estera. (Qualora si definisca il tasso di cambio come il numero di unit di valuta estera necessarie per ottenere una unit di moneta nazionale, tale definizione coincide con

1 ). E

Possiamo definire la ragione di scambio come (3)


P0 = pZ E pX

ovvero il rapporto tra il prezzo delle importazioni in moneta nazionale e il prezzo delle esportazioni in moneta nazionale. Le esportazioni saranno definite cos: (4)

X = X (D X , P0 )

mentre le importazioni, che dipendono dal reddito interno e dalla ragione di scambio, saranno definite cos: (5)

Z = Z (Y , P0 )

120

Dato P0 possiamo introdurre due semplici relazioni lineari per esprimere esportazioni (che dipendono esclusivamente dalla domanda estera) e importazioni (che hanno invece una componente autonoma e una componente dipendente dal reddito): (6) (7)

X = X0 Z = Z 0 + mY
dove m =

dZ per 0 < m < 1 dY

In particolare, m rappresenta la propensione marginale allimportazione, ossia lincremento infinitesimo di Z per ogni incremento infinitesimo di Y . Ne segue che la funzione IS espressa in forma lineare : (8)

Y = [C0 + b(1 t )Y ] + [I 0 ai ] + G + X [Z 0 + mY ]

da cui, risolvendo o per il reddito o per il saggio di interesse si ottiene: (9)


Y =
1 a (C0 + I 0 + G + X Z 0 ) i 1 b(1 t ) + m 1 b(1 t ) + m

(10)

i=

1 (C0 + I 0 + G + X Z 0 ) 1 b(1 t ) + m Y a a

Da ci risulta che il moltiplicatore per uneconomia aperta pari a (11)


1 1 b(1 t ) + m

ed inferiore al moltiplicatore di uneconomia chiusa, infatti (12)

1 1 < 1 b(1 t ) + m 1 b(1 t )

poich 0 < m < 1

121

1.3 Se il saldo BPC < 0 , esistono meccanismi automatici per ristabilire il pareggio?

Ci sono due alternative per ristabilire lequilibrio del conto BPC : 1. variare la domanda effettiva, ossia aumentare le esportazioni, oppure ridurre le importazioni; 2. variare la ragione di scambio, ossia variare p X oppure E , dato pZ . Consideriamo le due alternative separatamente. 1) Variano le quantit esportate Q X (a parit di p X e di E ) Questo consente sicuramente di ottenere il risultato, perch ogni aumento di X fa aumentare il reddito e anche le importazioni Z , ma queste ultime aumentano in modo meno che proporzionale. Infatti:

(13)

1 X Y = 1 b(1 t ) + m Z = mY

posto che 0 < b < 1

ossia (14)

Z = m

1 X 1 b(1 t ) + m

dove

0<

m <1 1 b(1 t ) + m

2a) Varia p X Supponiamo che il cambio E sia fisso, e che un sistema economico debba produrre le merci esportate ad un prezzo pi alto, ossia p X cresciuto. A questo punto, la BPC che era in pareggio, va in deficit. Come ristabilire il pareggio? Il riequilibrio avviene in modo automatico? Dato che E fisso, la riduzione delle esportazioni X comporta un minore ingresso di valuta estera, cosicch non c valuta sufficiente per pagare le

122

importazioni Z . Deve quindi intervenire la Banca Centrale, cedendo parte delle proprie riserve di valuta e ritirando moneta nazionale. Questa restrizione monetaria fa diminuire i prezzi interni, riportandoli al livello iniziale, in modo che aumentano le esportazioni e la BPC nuovamente in pareggio ( BPC = 0 ). 2b) Varia E Il tasso d cambio E determinato dallincontro delle funzioni di domanda e di offerta di valuta estera, sul mercato della valuta. La domanda di valuta estera DV proviene dagli importatori di merci (oltre che dagli esportatori di capitali), ed pari a (15)
DV = QZ p Z

Se E aumenta, la valuta estera diventa pi cara (infatti si svaluta la moneta nazionale) e, ceteris paribus, gli importatori diminuiranno le quantit importate QZ e quindi anche la stessa domanda di valuta. Vale quindi la relazione, decrescente, (16)
DV = D(E )

con DV < 0

Lofferta di valuta estera SV proviene invece dagli esportatori di merci ed pari a (17)
SV = QX p X E

Se E aumenta, la moneta nazionale si svaluta e il prezzo delle merci

pX . Le E merci nazionali diventano quindi pi competitive e, ceteris paribus, aumentano


nazionali espresso in valuta estera scende, ossia diminuisce il rapporto le quantit esportate QX . chiaro dunque come lofferta di moneta estera da parte degli esportatori pu aumentare. Perch essa aumenti con certezza occorre che Q X aumenti pi che proporzionalmente rispetto a E , ossia deve essere (18)

X ,E =

dQ X E >1 Q X dE

123

In questo caso la funzione (19)


SV = S (E )

una regolare funzione di offerta crescente.

Possiamo dunque rappresentare il mercato della valuta come segue:

SV

DV
S V , DV

Il punto dincontro tra SV e DV offre il tasso di cambio E di equilibrio. Dato E , spostamenti verso destra della DV (dovuti ad esempio ad aumenti di

Y ) generano un deficit; spostamenti verso destra della SV (dovuti ad esempio


ad aumenti della domanda estera), invece, generano surplus.

DV1

DV2

SV1 SV2
B

DV

SV1

SV2

E1

E1

SV , DV
Deficit Surplus

SV , DV

124

1.4 Il problema di un riequilibrio della BPC dopo che si creata la situazione BPC<0

1) Caso in cui E fisso Supponiamo che da una posizione di equilibrio aumenti la domanda di valuta estera, cosicch BPC < 0 . Il riequilibrio non pu che avvenire con un intervento della Banca Centrale che cede valuta estera attingendo alle riserve e riduce quindi la quantit di moneta nazionale. La SV si sposta fino ad un nuovo punto di equilibrio.

E
(1)

DV1

DV2

E1

SV1

(2)

SV2
SV , DV

2) Caso in cui E flessibile Se BPC < 0 il deficit pu essere sanato svalutando la moneta, ossia aumentando E , purch venga rispettata la condizione di Marshall Lerner. Tale condizione afferma che: dati i prezzi p X e pZ , il deficit di BPC pu essere eliminato aumentando E , purch la somma delle elasticit in modulo della domanda di esportazioni e della domanda di importazioni rispetto al tasso di cambio sia maggiore dellunit.

125

In sostanza, definiti (20)

X ,E =

dQ X E Q X dE dQZ E QZ dE

(21)

Z ,E =

deve essere (22)

X ,E + Z ,E > 1

Non dimostriamo la proposizione ma ne spieghiamo il significato. 1. Consideriamo prima un caso particolare, ma semplice. Supponiamo che le quantit importate QZ siano rigide rispetto al tasso di cambio, ossia che allaumentare di E non varino le quantit importate (ad esempio si tratta di merci assolutamente indispensabili per il sistema economico). Sia BPC < 0 e si cerchi il pareggio mediante un aumento di E ; per le ipotesi introdotte accade che gli importatori non varino la loro domanda di valuta, quindi per ottenere il pareggio necessario aumentare lofferta di valuta SV =
QX p X . Dunque, allaumentare del E

tasso di cambio, le quantit esportate QX devono aumentare in maniera pi che proporzionale. Ci significa che deve essere X , E > 1 ossia X , E + Z , E > 1 come volevasi dimostrare. 2. Consideriamo ora invece il caso generale, in cui anche le importazioni sono sensibili al variare del tasso di cambio. Sia ancora BPC < 0 e si cerchi il pareggio mediante un aumento di E . Ora supponiamo per che allaumentare di E le quantit diminuiscano. Sar dunque Z , E < 0 e Z , E > 0 . Ora per raggiungere il pareggio non pi necessario che sia

X , E > 1 ma sufficiente che sia


dimostrare.

X , E + Z , E > 1 come volevasi

126

2 IL SISTEMA APERTO E GLI EFFETTI DELLA POLITICA MONETARIA E


FISCALE

2.1 Il modello di riferimento

Consideriamo un sistema economico in equilibrio interno (sui mercati dei beni e della moneta) ed esterno, tale che BP = 0 ovvero BPC + MC = 0 . Tuttavia ipotizziamo che questo equilibrio sia un equilibrio tipicamente keynesiano, di non piena occupazione, per cui assumiamo Y < Y * . Ci chiediamo se la politica monetaria e quella fiscale possono ottenere aumenti del reddito e delloccupazione senza disturbare questi equilibri. Utilizziamo il modello di Mundell Fleming (1968), fondato sullo schema
IS LM e introduciamo queste ipotesi limitatrici:

1. tutte le ipotesi gi introdotte riguardanti lo schema IS LM riferito alleconomia chiusa; 2. ipotesi relative alla sezione BPC : o
p X e pZ sono invarianti e non ci sono aspettative di loro

variazioni; o si esclude la speculazione sui cambi, quindi non ci sono aspettative di variazioni di E ; 3. ipotesi relative alla sezione MC : o i capitali entrano ed escono dal sistema economico esclusivamente in funzione del differenziale tra i tassi di interesse interno ed estero, ossia (23)

MC = f i i *

Per semplicit assumiamo come dato il tasso di interesse estero i * e consideriamo gli effetti su MC di variazioni del saggio di interesse interno i ;

127

o si esclude speculazione sui divari fra i saggi di interesse, ossia le aspettative in proposito non mutano.

2.2 Il caso dei cambi fissi

2.2.1 Lequilibrio esterno e la relazione BB Per semplicit introduciamo una relazione di equilibrio dei conti con lestero lineare. Le due sezioni della BP possono essere espresse cos: (24) (25)

BPC = X 0 (Z 0 + mY ) MC = MC0 + ni

e lequilibrio della BP dato quindi da (26)

X 0 (Z 0 + mY ) + MC0 + ni = 0 i

Risolvendo rispetto al reddito Y o rispetto al tasso di interesse otteniamo: (27)


Y=
1 ( X 0 Z 0 + MC0 ) + n i m m

(28)

i=

Z 0 X 0 MC0 m + Y n n

con lestero nelle variabili Y e i ed una relazione crescente nel piano (Y , i ) . Essa tende alla verticale quando, dato m , n basso (quindi il rapporto

Chiamiamo BB tale relazione. Essa la relazione di equilibrio del conto

m alto n caso A); tende invece allorizzontale quando, dato m , n alto (quindi il
rapporto

m basso caso B). n

128

i
A

Dal punto di vista economico, la BB crescente perch pi alti livelli di reddito Y fanno crescere le importazioni e dunque generano deficit nella sezione BPC . Per restare in pareggio (a tasso di cambio fisso) occorre quindi aumentare il tasso di interesse i affinch si abbia un surplus compensativo nella sezione MC . I punti al di sopra e al di sotto della BB esprimono rispettivamente situazioni di surplus e di deficit. Se n basso e la BB tende alla verticale, un aumento del reddito e delle importazioni richiede un forte aumento di i ; i capitali sono scarsamente sensibili alle variazioni di i . Viceversa, se n alto, i capitali sono molto sensibili alle variazioni di i .

i
Surplus

BB

Deficit

2.2.2 Le relazioni IS e LM in regime di cambi fissi Partendo da funzioni lineari dei consumi e degli investimenti e tendendo conto delle esportazioni e delle importazioni, che sono voci rispettivamente

129

positiva e negativa della domanda (vedi paragrafo 1.2), la IS pu essere espressa come segue: (29)
Y= 1 a (C0 + I 0 + G + X 0 Z 0 ) i 1 b(1 t ) + m 1 b(1 t ) + m

oppure risolvendo in i : (30)

i=

1 (C0 + I 0 + G + X 0 Z 0 ) 1 b(1 t ) + m Y a a

Date la semplice funzione lineare di domanda di moneta (31)

L = L1 (Y ) + L2 (i ) = kY hi

e di offerta di moneta esogena (32)

M =MS

la LM risulta essere espressa come (33)

M S = kY hi

o risolvendo in i : (34)
k MS i= Y h h

2.2.3 Lequilibrio simultaneo del mercato dei beni (IS ) , della moneta

(LM ) e dei conti con lestero (BB ) in regime di cambi fissi


IS , LM e BB sono tre equazioni in due incognite. Affinch si dia

equilibrio simultaneo, occorre quindi individuare una variabile che assuma uno equilibrio sovradeterminato, occorre individuare i valori di M che, a date sola posizione della LM simultaneo sui tre mercati. nel piano

e un solo valore per ogni coppia di valori (Y , i ) . Poich il sistema di relazioni di coppie di valori (Y , i ) , garantiscono la soluzione. Data la BB e la IS , esiste una

(Y , i )

che pu garantire lequilibrio

130

1. Se la LM giace al di sotto di tale posizione, ossia M pi elevata, si ha equilibrio sui mercati dei beni e della moneta, ma non si ha equilibrio esterno, quindi la BP in deficit (caso LM ' ). 2. Se la LM giace al di sopra di tale posizione, ossia M pi bassa, si ha equilibrio sui mercati della moneta e dei beni, ma non equilibrio esterno, e la BP in surplus (caso LM ' ' ).

LM ' '

LM

LM '

Surplus

BB

Deficit

IS

2.2.4 Gli effetti di una politica monetaria (espansiva) in regime di cambi fissi (nel caso Y < Y * ) Si supponga unespansione della quantit di moneta M al fine di

aumentare il reddito. Il primo effetto consiste in una diminuzione del tasso di interesse i e un aumento del reddito Y . Graficamente, la LM si sposta verso il basso. Poich diminuisce i , la sezione MC va in deficit e, poich aumenta Y , aumentano le importazioni Z e anche la sezione BPC va in deficit. Quindi la

BP va in deficit, ossia, a quel tasso di cambio, la domanda di valuta eccede


lofferta. Interviene quindi la Banca Centrale che cede valuta, riducendo le proprie riserve e ritirando moneta nazionale. La LM a questo punto torna nella posizione originaria, e si ha nuovamente equilibrio su tutti i mercati, senza nessun effetto su reddito e occupazione.

131

La politica monetaria in regime di cambi fissi inefficace. Ovvero in cambi fissi la politica monetaria vincolata al mantenimento del tasso di cambio.

LM 1
(2)

LM 2

(1)

i1
(2) (1)

BB

i2

IS

Y1

(1) (2)

Y2

Y*

2.2.5 Gli effetti di una politica fiscale pura espansiva in regime di cambi fissi (nel caso Y < Y * ) Si supponga una politica fiscale espansiva aumento della spesa pubblica per aumentare il reddito. Si supponga anche che la maggiore spesa sia finanziata dalla Banca Centrale. Il primo effetto consiste nellaumento del reddito Y e del tasso di interesse i : nel grafico la IS si sposta verso destra. Poich aumenta il reddito, aumentano le importazioni Z e la sezione BPC va in deficit. Poich aumenta il saggio di interesse, la sezione MC va in surplus. Distinguiamo ora due casi: 1. se la sensibilit dei capitali alle variazioni del tasso di interesse elevata ( n alto e la BB tende allorizzontale), allora prevale il surplus di MC . Questo significa che, in regime di cambi fissi, deve intervenire la Banca centrale ritirando valuta estera e cedendo moneta. Nel grafico, la LM si sposta verso il basso fino a ristabilire lequilibrio ad un livello di reddito pi alto. La politica fiscale risulta quindi molto efficace;

132

i
(1) B

LM 1

LM 2

iB
(2) (1)

(2) C A

iC iA

BB

(1) (2)

IS1
(2)

IS 2

YA

(1)

YB

YC

Y*

2. se la sensibilit dei capitali alle variazioni del tasso di interesse bassa ( n basso e la BB tende alla verticale) prevale invece il deficit della
BPC . Questo significa che la Banca Centrale deve intervenire cedendo

valuta e ritirando moneta. Nel grafico, la LM si sposta verso lalto fino a ristabilire lequilibrio a un livello di reddito pi alto, anche se la variazione pi modesta rispetto al caso precedente. La politica fiscale in cambi fissi risulta ancora efficace.
BB

i
(1)

LM 2
C (2)

iC
(2) (1)

LM 1

iB iA
(2) A

(1)

IS1
(2)

IS 2

YA

YC
(1)

YB

Y*

133

Va comunque osservato che la politica fiscale risulta sempre efficace, ma unelevata sensibilit dei capitali, pur producendo effetti pi significativi sul reddito, connessa ad una forte dipendenza del saggio di interesse interno dal saggio di interesse estero. Questo di fatto toglie efficacia alla politica economica nazionale.

2.3 Il caso dei cambi flessibili

2.3.1 Lequilibrio esterno e la relazione BB Poich importazioni ed esportazioni sono espresse come (35) (36)

Z = Z (Y , P0 ) X = X (D X , P0 )
dove

P0 =

pZ E pX

considerando relazioni lineari: 1. Le esportazioni sono pari a (37) X = X 0 + gE ossia il valore delle esportazioni in moneta nazionale cresce al crescere del tasso di cambio. Sottostante solo lipotesi X , E > 0 . Infatti si afferma solo che al crescere di E deve crescere Q X , poich il prezzo delle esportazioni p X considerato costante. Non si pretende che le esportazioni X crescano pi che proporzionalmente rispetto a E . 2. Le importazioni sono pari a (38) Z = Z 0 + mY fE ossia il valore delle importazioni in moneta nazionale diminuisce al crescere del tasso di cambio. In questo caso non sufficiente assumere che Z , E > 0 , ossia che al crescere del tasso di cambio diminuiscono le quantit importate QZ . Infatti, al

134

crescere di E , aumenta il prezzo delle merci importate espresso in moneta nazionale, ovvero p Z E . Poich deve essere (39)
Z = QZ p Z E

affinch valga la relazione indicata, occorre assumere Z , E > 1 , ossia che


QZ diminuisca pi che proporzionalmente al crescere di E . In definitiva deve

valere la condizione di Marshall Lerner. In cambi flessibili, dunque, la relazione BB esprimibile cos: (40)

( X 0 + gE ) (Z 0 + mY fE ) + (MC0 + ni ) = 0

ossia, risolvendo per il reddito: (41)

Y=

1 [X 0 Z 0 + MC0 + ni + (g + f )E ] . m

2.3.2 Le relazioni IS e LM in regimi di cambi flessibili La IS data da (42)

Y = [C0 + b(1 t )Y ] + [I 0 ai ] + G + ( X 0 + gE ) (Z 0 + mY fE )

ossia risolvendo in Y (43)


Y= C0 + I 0 + G + X 0 Z 0 a g+ f i+ E 1 b(1 t ) + m 1 b(1 t ) + m 1 b(1 t ) + m

La LM , che non dipende dal tasso di cambio, data invece da (44)


k MS i= Y h h

2.3.3 Lequilibrio simultaneo del mercato dei beni (IS ) , della moneta

(LM ) e dei conti con lestero (BB ) in regime di cambi flessibili


A differenza del caso illustrato precedentemente, dove il cambio fisso e quindi dato, ora disponiamo di tre equazioni in tre incognite: Y , i ed e . La

135

rappresentazione grafica pu avvenire anche a due dimensioni, utilizzando un piano

(Y , E )

nel quale considerare le funzioni IS e BB , che saranno

parametriche rispetto a i . Accanto consideriamo poi un piano (Y , i ) nel quale compaiono le relazioni IS e LM .

Prendiamo in esame landamento delle relazioni BB e IS nel piano (Y , E ) . Se consideriamo la formula (41) introdotta sopra, constatiamo che la BB crescente: infatti, dal punto di vista algebrico, fissato i , E deve crescere al crescere di Y . Dal punto di vista economico, possiamo affermare che per valori pi alti di Y , si hanno valori pi alti di Z , che, come detto in precedenza, producono un deficit della BPC , e quindi per mantenere lequilibrio esterno E deve aumentare.

Nel piano (Y , E ) , anche la IS crescente: considerando la formula (43), fissato i , E deve crescere al crescere di Y . Dal punto di vista economico possiamo affermare che per valori pi alti di E si hanno valori pi alti di X . Dunque, a parit di i , lequilibrio sul mercato dei beni non pu che avvenire a valori pi alti di Y con conseguente aumento delle importazioni Z e il mantenimento dellequilibrio esterno.

Osserviamo infine che, risolvendo le due equazioni in termini di E , il coefficiente angolare della IS (45)

1 b(1 t ) + m g+ f

maggiore di quello della BB (46) ossia (47)


1 b(1 t ) + m > m

m g+ f

136

IS

BB

2.3.4 Gli effetti di una politica monetaria espansiva in regime di cambi flessibili (nel caso Y < Y * ) Data una situazione di equilibrio tale che:

I =S MS = L BP = 0 Y <Y*
reddito. Considerando il piano (Y , i ) , sappiamo che leffetto un aumento del reddito e una diminuzione del saggio di interesse. Sul piano (Y , E ) , invece, la IS si deve spostare a destra, perch a pari valori di E si hanno pi alti valori di reddito Y . Anche la BB deve spostarsi, essendo parametrica rispetto al tasso di interesse. Essendo i pi basso, la sezione MC va in deficit e per mantenere lequilibrio dei conti con lestero si pu agire sul tasso di cambio E aumentandolo. Quindi la BB si sposta verso lalto. Il nuovo punto di equilibrio si trova ad un tasso di interesse i pi basso, a un reddito Y pi elevato e ad un tasso di cambio E maggiore. Infatti, occorre esaminiamo lipotesi per cui si espanda la moneta per aumentare il

137

che E aumenti affinch il conseguente aumento delle esportazioni controbilanci laumento delle importazioni e il deficit della sezione MC . Se ne conclude che, in cambi flessibili, la politica monetaria efficace, anche se laumento di E , ovvero la svalutazione della moneta nazionale, pu introdurre inflazione nel sistema economico.

IS1

(2)

IS2 BB2
B (3)

BB1
A

Y1

Y2 LM 1
(1)

IS

LM 2

iA iB
(1)

Y1

Y2

Y*

138

2.3.5 Gli effetti di una politica fiscale pura espansiva in regimi di cambi flessibili (nel caso Y < Y * ) Data una situazione di equilibrio tale che:

I =S MS = L BP = 0 Y <Y*
reddito. Considerando il piano (Y , i ) , sappiamo che aumentano sia il reddito che il saggio di interesse. Consideriamo ora il piano (Y , E ) : la IS si deve spostare verso destra, poich a pari valori di E si hanno valori pi alti di Y . Essendo inoltre che laumento del saggio di interesse provoca spiazzamento degli investimenti privati, lo spostamento pu essere pi o meno rilevante. Ma anche la BB deve spostarsi. Infatti, ad un tasso di interesse i pi alto, la sezione MC va in surplus per comodit supponiamo che questo surplus sia pi significativo del deficit della BPC. Per mantenere lequilibrio dei conti con lestero si pu ridurre il tasso di cambio E , quindi la BB si sposta verso il basso. Il nuovo punto di equilibrio si trova ad un tasso di interesse i pi alto, ad un reddito Y pi o meno prossimo a quello iniziale e ad un tasso di cambio E pi basso. Se ne conclude quindi che, in regime di cambi flessibili, la politica fiscale poco efficace. valutiamo lipotesi per cui si espanda la spesa pubblica per aumentare il

139

IS1

(2)

IS2 BB1
A B (3)

BB2

Y1

Y2

i
IS1
(1)

IS2

LM

iB iA
A

(1)

Y1

Y2

Y*

140

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