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BREVE SUNTO DI CONTROINFORMAZIONE ECONOMICA PREFAZIONE 2009 Il presente scritto venne affidato al web 5 anni or sono a futura memoria

e confidando nel campo morfogenico, ma oggi che ha raggiunto e mantenuto la prima posizione sui vari motori di ricerca alla voce controinformazione economica se ne impone tuttavia un minimo refreshing, sia alla luce dei fatti intanto accaduti che dei risultati della ricerca conseguiti, facendo ricredere chi ha pensato che il silenzio protratto dellautore si spiegasse con una sua brutta fine. In realt si formato un gruppo intorno a queste idee ed i contributi successivi sono stati affidati ad un altro sito www.circolodegliscipioni.org, propriet dellomonimo centro studi intanto fondato e sul quale si possono reperire aggiornamenti, scritti esplicativi, video, forum, communities, newsletter e quantaltro. Nel procedere a questo mini-refreshing (50 pp. anzich 40 in corpo 12, 88 pp. in corpo 16, stampabili 2 alla volta), facendo tesoro della esperienza maturata nelle conferenze, nei dibattiti e nei seminari tenuti in questi anni, si provvede innanzitutto a chiarire, pur se in modo estremamente semplificato: 1)qual la proposta politico-economica che viene avanzata; 2)quali sono le principali ragioni tecniche che fondano scientificamente questa proposta. A voce, infatti, molto pi facile fare anticipazioni, puntualizzare e rinviare senza deludere i partecipanti e mantenendo efficacia comunicativa. Per iscritto, invece, il lettore tende a smarrirsi senza una road map per quanto semplificata e poco leggibile essa possa essere. La ragione principale di questa difficolt non risiede nella difficolt intrinseca degli argomenti trattati, bens nella circostanza confidenzialmente riferita da F.D.Roosvelt a sir Halifax il 10.08.1941, durante lAtlantic Round, con le parole: io sono giunto alla conclusione che tutto ci che di economia mi hanno insegnato alla universit gli esperti della materia si rivelato totalmente falso! Una frase che stupisce e lascia incredulo anche chi molto critico verso il Pensiero Unico in economia e per soddisfare la sua sete naviga su internet digitando sui vari motori di ricerca parole come controinformazione economica, Pensiero Unico in economia e simili.
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Una cosa, infatti, dire che il Pensiero economico corrente non convince, presenta diverse contraddizioni, incongruenze e lacune, di parte in quanto strenuo difensore di interessi sociali forti, e simili, ed unaltra sostenere con candore e decisione cos come fece Roosvelt mentre definiva con il plenipotenziario inglese le linee principali dellassetto monetario-finanziario da dare al pianeta terra una volta sconfitto Hitler, che il Pensiero economico corrente totalmente falso! Totalmente falso, infatti, significa che non se ne salva nulla in quanto destituito della minima dignit scientifica e gli economisti di professione, in quanto si rifanno ad esso, sarebbero solo braccia sottratte allagricoltura! Chi pu pensare una cosa simile senza credersi pazzo? Solo un pazzo! Chi pu pensare che una cosa simile possa essere vera e ci nonostante nessuno la scriva e nessuno la dica? Ancora una volta solo un pazzo! Eppure questa la miserevole verit! Nelle conferenze milanesi tenute in questi anni (tutte organizzate con il passa-parola) chi viene preparato ad assistere al tentativo di dimostrazione di una tesi apparentemente cos assurda e, mentre vede crollare uno dopo laltro tutti i fondamenti del Pensiero Unico, ha la pazienza di attendere lemersione del nuovo dalle macerie del vecchio. E un po com con gli stereogrammi: un amico ci dice che se abbiamo la pazienza di attendere ad un certo punto ci apparir una certa figura su 3D celata sotto i segni apparentemente senza senso tracciati a 2D su un poster; noi tentiamo ma non vediamo nulla ed allora chiediamo conforto allamico che ci dice di insistere e ci descrive sorridendo la figura che dovrebbe apparire. Noi insistiamo ancora e alla fine track! Appare finalmente su tre dimensioni limmagine che lamico ci aveva assicurato sarebbe emersa dai segni pasticciati che fino a un istante prima vedevamo tracciati su due sole dimensioni. Orbene, ditemi invece chi si accorgerebbe di uno stereogramma se ci passasse davanti senza nessun avvertimento specifico? E quante volte labbiamo fatto! Ebbene, questo proprio ci che avverr se solo si ha la pazienza di insistere nella lettura. Ma la pazienza va un poconfortata e niente meglio di una road map per rassicurare il lettore dandogli subito limmagine stilizzata dello stereogramma che gli apparir leggendo. A quel punto, infatti, niente pi come prima, poich limmagine in 3D mostrer chiaramente come funziona davvero lattuale capitalismo
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feudalizzato che macina Profitto e Salario per servire la Rendita parassitaria che controlla il club dei trust finanziarizzati e mostrer pure come riorganizzare diversamente larchitettura creditizio-finanziaria per promuovere democraticamente la base produttiva capitalistica e la distribuzione del prodotto sociale. Prima occorre comprendere che non c nessuna fame di Capitali e che il Risparmio non affatto il motore del capitalismo ma solo il suo freno poich invece esiste un sottoconsumo endemico pari al 16% del PIL, ovvero pari alla differenza tra i Risparmi medi (20% PIL) e gli Investimenti produttivi medi (4% PIL). Solo compreso ci viene infatti lidea di indagare come venga colmato questo gap. Ed una volta compreso che per mille ragioni non possono essere le Esportazioni a colmarlo, continuando a indagare si scopre la vera natura virtuale della Moneta creditizia e cartolare, il collocamento elettronico del 90-95% dei bot, la volontariet dellinflazione e della stagflation e il teorema per cui basta svalutare il cambio in misura pari al differenziale di inflazione perch resti invariata la competitivit relativa dei rispettivi Export-Import. A quel punto, si scopre infine la pi incredibile delle verit nascoste dal Pensiero Unico, ovvero che con la Moneta creditizio-cartolare allo scoperto che la elite feudale creditizio-finanziaria internazionale colma o meno il gap decidendo sia lo sviluppo che la impansione e perfino il loro tasso e la loro allocazione geografica, semplicemente allargando o stringendo qui o l i cordoni della borsa da cui esce dincanto tutta la Moneta creditizio-cartolare allo scoperto che vuole. Compreso questo, si comprende pure che non vero che comprimendo retribuzioni e welfare si promuovono Investimenti, Occupazione e Reddito, bens operando esattamente allincontrario e che per farlo, quindi, occorre prima conseguire il controllo democratico del sistema creditizio-finanziario. Ecco come e perch nato un movimento intorno ad questa idea scientifica, perch solo questa rivoluzione copernicana in economia consente di uscire dalla morta gora in cui il Pensiero politico riformista occidentale si impantanato da fin troppo tempo. Credendo nel Pensiero Unico, infatti, non c alternativa allattuale architettura creditizio-finanziaria ed alla deflazione recessiva che esso consiglia autorevolmente, triturando il 98% della popolazione a esclusivo vantaggio del 2% scarso restante! Ogni opposizione, infatti, introiettando il
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Pensiero Unico, un Pensiero che cos accomuna dominanti e dominati, si trova a fronteggiare lennesima riedizione dello stantio apologo di Menenio Agrippa. A quel punto, lopposizione o pi o meno ingenuamente moralista, ed allora si rifugia nella sfera delletica sociale abbandonando quella dellazione politica, o ottusamente corporativa e con ci stesso si auto emargina, pur se riesce a coagulare intorno a s una consistente minoranza. Altra cosa, invece, una riforma del capitalismo che abbia gambe dal punto di vista scientifico disintegrando en passant lintero establishment economico mondiale e che spieghi nei dettagli gli step da percorrere per realizzarla. A quel punto, infatti, niente pi come prima e lasse del dibattito politico si sposta brutalmente a vantaggio di Profitto e Salario ed a svantaggio di Rendita e trust finanziarizzati. E questa, appunto, la solida ragione che fonda il successo di questo nuovo Pensiero. ROAD MAP DEL BREVE SUNTO DI CONTROINFORMAZIONE ECONOMICA DEL PENSIERO UNICO IN ECONOMIA Il presente scritto dimostrer che il capitalismo oggi funziona in modo molto diverso da come generalmente creduto e/o viene lasciato credere e, cio, che esso viene mosso da una gigantesca Domanda interna ed internazionale di beni di Consumo che viene finanziata allo scoperto con una Moneta virtuale creditizio-cartolare potenzialmente infinita e il cui controllo saldamente nelle mani di una ristrettissima elite internazionale creditiziofinanziaria le cui origini genealogiche si perdono nelle nebbie del medio evo. E altres grazie ad essa che questa elite, nel corso degli ultimi 200 anni, venuta acquisendo il controllo di quasi tutti i trust estrattivi, energetici, industriali, agroalimentari e mercantili del pianeta, integrandoli in un unico club con le pi grosse banche e finanziarie del pianeta, che pure possiede, con ci introducendo enormi elementi di feudalesimo in un modo di produzione che resta capitalistico solo per le imprese e le maestranze che restano al di fuori del suo sistema integrato, mentre le eventuali perdite dei suoi trust vengono sistematicamente coperte con continue quanto illimitate dotazioni di Moneta creditizio-cartolare allo scoperto.
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Verr dimostrato infatti che mentre i Risparmi di fine-ciclo sono di media il 20% circa del PIL, per cui la Domanda che da vita al ciclo successivo pari al restante 80% del PIL, gli Investimenti produttivi mediamente necessari per produrre lOfferta che soddisfa questa Domanda sono di media appena il 4% circa dl PIL! Si dimostrer quindi che per solidissime ragioni tecniche e teoriche le Esportazioni non possono realisticamente colmare questo gap pari al 16% del PIL, dovuto, in sostanza, al sottoconsumo endemico di cui soffre il capitalismo in ragione della forbice esistente tra Consumi che sono bassi per effetto della distribuzione ineguale del Reddito e una produttivit del lavoro che per effetto del progresso tecnico-scientifico riduce nel tempo gli Investimenti produttivi necessari per produrre la stessa mole di beni e servizi. Si dimostrer altres che: - la svalutazione del cambio della Moneta nazionale influisce sulla competitivit delle imprese nazionali allo stesso identico modo di una pi bassa inflazione interna e che, pi precisamente, basta abbandonare lopzione della deregulation valutaria reintroducendo nei rapporti con lestero i vincoli e controlli anti-speculazione vigenti fino agli anni 80 per poi potere mantenere inalterata la competitivit relativa dei rispettivi Export-Import semplicemente svalutando la Moneta del paese a pi alta inflazione di una percentuale esattamente uguale al differenziale di inflazione esistente rispetto alle altre aree monetarie; - che la Moneta cosa totalmente diversa da ci che generalmente si pensa e che non solo quasi tutta privata e non statale, ma che non esiste affatto nessun mitico rapporto 1:1 tra la Moneta e ci che essa compra, essendo almeno 5:1 il rapporto tra la Moneta creditizia creata allo scoperto e tutto ci che acquistabile sul pianeta e decine di volte tanto il suo rapporto con la Moneta cartolare allo scoperto! Una Moneta virtuale con cui il 2% scarso della popolazione compra senza pagare buona parte di ci che produce il Profitto e il Salario senza avervi minimamente contribuito, nel che lessenza del prelievo feudale. En passant, si dimostrer pure che: - il debito pubblico quasi solo virtuale in quanto il suo 90-95% semplicemente collocato elettronicamente presso le banche e scambiato con una Moneta creditizia che virtuale anchessa e allo scoperto, laddove oltre ad essere una partita virtuale diventa pure una partita di
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giro se viene collocato elettronicamente (comera con la prima repubblica) presso le banche pubbliche, nonch - la volontariet del processo inflattivo sia nelle fasi espansive che in tempi di stagflation, ed ancora che - il PIL reale non aumenta affatto quando sale lindice di borsa o il prezzo al mq degli immobili senza che aumenti parallelamente la ricchezza fisica che i titoli dovrebbero rappresentare o la qualit degli immobili, ma semplicemente si ridistribuisce regressivamente dal Profitto e dal Salario verso la Rendita il medesimo PIL fisico di prima. Ed ancora che - un boomerang tagliare costi di produzione che nello stesso tempo sono un Reddito speso per Consumi sul mercato interno, com per le retribuzioni e per le imposte destinate al welfare, e mille altre cose ancora che dimostrano caricaturalmente come tutto ci che di economia insegnano nelle universit gli esperti della materia sia davvero totalmente falso! A quel punto, dalle macerie del Pensiero Unico emerger dincanto lo stereogramma del Pensiero ultrakeynesiano che si va illustrando e sar ben intellegibile il programma politico-economico che ne scaturisce: 1)nazionalizzazione delle banche centrali e dellintero sistema bancario; 2) trasparenza ed efficienza della Pubblica Amministrazione, nonch sua riforma in senso fortemente meritocratico; 3)tassazione moderata dei Risparmi e dei Redditi da impresa e lavoro, con de-tassazione di quelli bassi, a danno relativo dei Redditi e dei patrimoni da Capitale non Investito; 4)reintroduzione a difesa delleuro dei controlli valutari anti-speculazione valevoli in Europa fino agli anni 80 e del divieto del credito alle operazioni di borsa e delle operazioni di pura scommessa; 5)varo di un vasto programma keynesiano di sviluppo basato sulla reintegrazione del potere di acquisto perduto dalle retribuzioni e dalle pensioni in questi anni di sottostima ufficiale del tasso effettivo di inflazione, nonch sul potenziamento del welfare e sulle piccole e grandi opere, sia a livello centrale che periferico, da coprire con bot collocati elettronicamente presso il costituendo polo bancario pubblico; 6)il tutto in regime di inflazione controllata grazie al calmiere allingrosso e lanti-trust, 7)proteggendo con una indicizzazione integrale le retribuzioni, le pensioni e i piccoli Risparmi e infine
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8)svalutando periodicamente leuro verso le altre valute in ragione delleventuale differenziale residuo di inflazione, onde mantenere comunque invariata la competitivit relativa del made in UE. Se questa la road map, proseguiamo adesso con maggiore lentezza e precisione nel tortuoso percorso che va seguito per distruggere il vecchio e fare apparire il nuovo. In coda, infine, aggiunta una appendice esplicativa dellarcano della crisi dei subprime che tanto ci ha affannato e stupito in questi ultimi due anni. Un arcano impossibile da decifrare senza limpianto epistemologico esposto in queste pagine e per la cui migliore esposizione si segua anche il sito www.circolodegliscipioni.org.

CONTRO IL PENSIERO UNICO IN ECONOMIA Contrariamente a come viene tortuosamente rappresentato nella pubblicistica e veicolato dai media nella sua versione divulgativa, il capitalismo, giunto ormai nella sua fase globalizzata e finanziarizzata, ha un funzionamento assai diverso da quello propagandato. In primo luogo, va considerato che il capitalismo un modo di produzione che specie del genere sistema mercantile, cos come altra specie dello stesso genere era ed il sistema schiavile. Orbene, i sistemi mercantili sono tutti fondati sul profitto mercantile, ovvero sulla differenza positiva tra costi di commercializzazione e prezzo di vendita, ma, poich per aversi un profitto mercantile occorre una vendita e questa a sua volta postula necessariamente un acquisto, ne consegue che: 1)verr venduto solo ci che verr domandato, ovvero solo e soltanto ci che trover sul mercato una Domanda effettiva, o pagante che dir si voglia, mentre tutta la Domanda che non sar assistita dalla capacit di tradursi in acquisto, ovvero che non avr dietro un Reddito, rester puramente e semplicemente inevasa. 2)per aversi equilibrio, ovvero perch il sistema possa perpetuarsi ricostituendo il ciclo ogni volta che si esaurisce il precedente, occorrer che tutta la produzione presente alla fine di un ciclo venga effettivamente smaltita sul mercato. Pi precisamente, occorrer, innanzitutto, che tutti i beni di Consumo e di Investimento prodotti in un certo ciclo vengano acquistati e, quindi, trasformati nel loro equivalente in denaro. Questo denaro, a sua volta, dovr poi tradursi in una Domanda di beni di Consumo e di beni di Investimento di ammontare monetario uguale al precedente, e cos via di ciclo in ciclo. Orbene, tutto ci molto pi difficile di quanto possa sembrare a prima vista, poich, in realt, occorrerebbe che quel denaro venisse distribuito in un modo assai particolare, ovvero in modo tale che comportasse una Domanda per Consumi di quantit tale per cui occorresse una quantit di Investimenti ancora pi peculiare: una quantit tale, infatti, che, sommata a quei Consumi, corrispondesse ad un ammontare monetario esattamente uguale allammontare monetario ricavato dalle vendite dei beni di Consumo e di Investimenti che si erano registrate alla fine del ciclo precedente.
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LEQUILIBRIO E IMPOSSIBILE A questo punto vanno considerati attentamente due elementi: a)che la Domanda per Consumi non una costante ma dipende dalla distribuzione del Reddito, la quale dipende a sua volta dai rapporti storicopolitici che si sono andati strutturando tra le varie classi sociali, ovvero, in definitiva, dipende dalla storia di un popolo; varia man mano secondo tempi e modi, e soprattutto direzioni, tanto poco prevedibili da doverla considerare un fatto, una variabile indipendente e non correlabile scientificamente con alcunch in modo sufficientemente attendibile. b)che la quantit di Investimenti produttivi mediamente necessaria per produrre una certa quantit di beni, nozione assimilabile a quella pi nota di produttivit del lavoro, non una costante ma dipende dal tipo di struttura produttiva concretamente esistente in quel momento ed in quel luogo, la quale varia nel tempo in funzione dello sviluppo tecnico-scientifico e dipende quindi dalla peculiare storia del popolo di riferimento. Anche la sua evoluzione, dunque, non prevedibile in quanto non scientificamente correlabile con alcunch. Meno che mai sostenibile che esista una magica coincidenza armonica tra la variazione della Domanda per Consumi e la variazione della produttivit del lavoro, con la conseguenza che nessun equilibrio automatico attendibilmente ipotizzabile. Poich, peraltro, ogni sviluppo in s un disequilibrio, sotto questo profilo lequilibrio in s non neanche un obiettivo sperabile, almeno finch non si raggiunto un livello di Reddito soddisfacente, o, almeno, finch la popolazione non lo considerer tale in ragione sia del suo valore assoluto che del modo in cui esso concretamente distribuito. Sappiamo anche, del resto, che mentre la produttivit del lavoro tende sempre a salire pi o meno rapidamente sotto la spinta incessante del progresso tecnico-scientifico, la Domanda per Consumi tende generalmente a calare percentualmente. Ci accade sempre quando aumenta il Reddito, perch il Consumo, che la quota di Reddito che viene spesa per Consumo anzich essere destinata a Risparmio, com ovvio, aumenta man mano che aumenta il Reddito, ma solo in valore assoluto, mentre in percentuale cala allaumentare del Reddito ed proprio questo calo percentuale che impedisce di chiudere il circolo della produzione capitalistica. Anche in una situazione di stag-flation, per, come vedremo
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appresso, il Consumo percentuale cala nonostante il Reddito resta costante o addirittura cala. In questi casi, infatti, il blocco sociale dominante che sceglie volontariamente la strada della recessione in regime di bassa inflazione (la c.d. stag-flation), in quanto, come vedremo, possiede sia le leve per provocare la recessione che quelle per manovrare i prezzi e le usa deliberatamente al fine di erodere surrettiziamente le retribuzioni dirette e indirette e rendere progressivamente pi sperequato il sistema distributivo. E cos, ad esempio, che sottostimando ufficialmente linflazione del 3% circa allanno, negli ultimi 12 anni si sono maggiorati gli stanziamenti statali e le retribuzioni nominali nei limiti del pi basso tasso di inflazione programmata (notare la gaffe implicita nel termine usato in luogo di prevista), con leffetto di nascondere una manovra finanziaria occulta di ammontare pari al differenziale di inflazione non rilevato e di dimezzare nascostamente retribuzioni, pensioni e welfare reali e perfino occultare una recessione che ha nel contempo dimezzato pure il PIL reale! Cos operando, i trust si appropriano di una porzione maggiore dei benefici derivanti dagli incessanti aumenti della produttivit del lavoro e man mano che la distribuzione del Reddito diventa sempre pi sperequata e lOccupazione cala, la forza politico-sindacale dei dominati cala ancora, per cui il blocco dominante riesce anche a smantellare progressivamente i residui di protezione sociale ed a guadagnare ulteriori porzioni in sede di redistribuzione del Reddito. Man mano che questo accade, cala necessariamente il Consumo percentuale, perch diminuisce la quota distribuita ai meno abbienti, pi propensi (ennesima gaffe del Pensiero Unico) al Consumo che al Risparmio, ed aumenta quella distribuita ai pi abbienti, cos abbienti da destinare al Consumo una percentuale ridotta o ridottissima del proprio Reddito. La conseguenza inevitabile che comunque, se mai ci fosse un equilibrio alla fine di un certo ciclo, questo equilibrio verrebbe certamente perduto gi alla fine del ciclo successivo, ed inizierebbe un pi o meno lento declino, ovvero una impansione della base produttiva dovuta allandamento calante che , come abbiamo visto, prendono sia la Domanda per Consumi che quella per Investimenti. E anche per questa ragione che le classi dominanti dei sistemi mercantili sono alla istintiva e perenne ricerca di mercati di sbocco: solo una crescente Domanda esterna, infatti, consente al capitalismo di chiudere il circolo e perfino di espandersi. Se viene meno questa Domanda
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esterna, il sistema comincia ad impandere perch non trova al suo interno le forze per uscire dalla impasse. OCCORRE RIDISTRIBUIRE IL REDDITO PER SOSTENERE IL CAPITALISMO Queste forze, infatti, tecnicamente sarebbero anche reperibili ma politicamente che non lo sono, in quanto per creare nuova Domanda interna il sistema dovrebbe trasformare in Consumi il suo eccesso sistematico di Risparmi, il che vorrebbe dire distribuire in modo pi sociale il Reddito tassando le classi dominanti per generare corrispondenti aumenti della Domanda per Consumi pubblici e/o privati. Se pure si tratta di una opzione tecnicamente semplicissima, essa politicamente non praticabile perch mina alla radice tutto il sistema di valori di cui permeata la societ capitalistica e tutto il sistema delle deferenze sociali, ovvero dei meccanismi di consenso che rendono i dominati succubi dei dominanti. Se passasse il principio che occorre redistribuire pi perequatamente la ricchezza per impedire il crollo del capitalismo, da un lato si delegittimerebbe il blocco sociale dominante perch incapace di assicurare non solo il benessere, ma perfino la sopravvivenza stessa della societ che governa, e dallaltro non ci sarebbe pi fine alle rivendicazioni sociali e politiche che potrebbero avanzare i dominati. Tutto ci per tacere dellincoercibile opposizione di tutti i gruppi dominanti a cedere nulla ai dominati se non costretti militarmente a farlo. Mai si vide un blocco sociale dominante passare la mano democraticamente o graziosamente redistribuire socialmente la ricchezza. Se ne videro sempre, invece, di impegnatissimi a fare il contrario! E FONDAMENTALE LA DOMANDA ESTERNA DELLE AREE NON CAPITALISTICHE Finch esistono aree non capitalistiche allesterno di quelle capitalistiche (e perfino al loro stesso interno geografico, com per le aree sottosviluppate dei paesi capitalistici) esiste sempre una certa Domanda esterna. Fu questa Domanda esterna fornita dal sistema pianificato persiano, ad esempio, che consent la nascita e lo sviluppo del sistema schiavile tra gli achei, popolo fino ad allora neolitico. Ed ancora esterna la Domanda che negli ultimi
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due secoli hanno fornito al capitalismo occidentale le classi dominanti di tanti paesi del terzo mondo, retti da sistemi pianificati, schiavili, feudali, neolitici e perfino paleolitici. Nel momento in cui tutte le aree divenissero capitalistiche, invece, la situazione sarebbe ancora pi drammatica in quanto lo sviluppo di unarea sarebbe possibile solo a costo delle imprese nazionali di unaltra. Gi oggi, peraltro, sotto questo profilo, lobiettivo di esportare pi di quanto si importa un obiettivo aggressivo e potenzialmente guerrafondaio n pi n meno dellobiettivo di assicurarsi il controllo delle aree estrattive delle materie prime e delle fonti di energia. Se aggiungiamo che leventuale sviluppo capitalistico autonomo del terzo mondo sottrarrebbe parte crescente di queste risorse alle imprese occidentali, ridurrebbe i mercati di sbocco in questi paesi e, per giunta, creerebbe nuova competitiva concorrenza sui restanti mercati di sbocco forniti dal mondo sviluppato, si comprender lappoggio dato da pi di venti anni dalla CIA e dallIntelligence Service al fondamentalismo islamico e alle borghesie compradore del terzo mondo, cos come la loro irriducibile opposizione sia verso ogni rivoluzione socialista che verso ogni nazionalismo non socialista che tenti un autonomo sviluppo capitalistico, nel ch lessenza del neocolonialismo e dellimperialismo. Vedremo peraltro in appresso come una Domanda esterna possa essere creata anche con il deficit spending e attraverso lutilizzo spregiudicato della Moneta allo scoperto cartacea e bancaria e della capitalizzazione di Borsa creata artificialmente realizzando una originale finanza allegra mista di pubblico e privato. Questo studio ci consentir di spiegare altri incredibili misteri del capitalismo, quali leffettivo funzionamento della economia di guerra, dove i soldi per pagare la Domanda pubblica per armamenti si trovano sempre e stranamente non fanno inflazione mentre quelli per la pace non si trovano mai e sembra che facciano sempre e solo inflazione, o quello che fu leffettivo funzionamento del piano Marshall piuttosto che come fecero gli alleati a finanziarsi loccupazione in Italia dal 43 al 48 con le AM-lires, o ancora come Hitler finanzi le sue spese belliche senza inflazione e senza lasciare un solo marco di debito pubblico, e tanti altri misteri ancora.

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IL DEFICIT SPENDING Nel deficit-spending lo stato utilizza la Moneta creditizia (raccolta con i bot (in realt, come vedremo, collocandoli elettronicamente presso le banche, poniamo, 100) per finanziare allo scoperto una spesa pubblica aggiuntiva (di 100, nellesempio). Questa, a sua volta, nel primo ciclo, rende profittevole la produzione dellOfferta che la soddisfa, Offerta che non sarebbe stata prodotta se lo stato non avesse creato la Domanda che lha resa profittevole. Nel secondo ciclo, per, i soggetti cui stato distribuito il Reddito monetario ricavato dalla vendita allo stato di questa Offerta aggiuntiva, lo trasformano solo in parte in nuovi Consumi (80, circa) e nella parte restante (20) lo Risparmiano, inducendo nel terzo ciclo una Domanda aggiuntiva pari solo all80% di 80, ovvero di 64, e dunque di 56 nel quarto ciclo, e cos via fino allesaurimento dellintero processo moltiplicatorio, promuovendo in definitiva uno sviluppo complessivo che, per la formula aritmetica delle progressioni geometriche a ragione negativa studiata in terza media, di ammontare pari al primo termine (100) moltiplicato per linverso della ragione, ovvero della quota che per qualsiasi motivo viene sottratta al processo moltiplicatorio. In concorrenza perfetta, non essendoci i trust, non c nessuno strozzo scientifico dei consumatori e nessuna inflazione volontaria, per cui la quota sottratta al processo poco inferiore a 1/6 (80 di Domanda + 4 di Investimenti sono quasi i 5/6 di 100), per cui laumento complessivo del PIL sar pari a 6 volte (linverso di 1/6) laumento iniziale della Domanda, ovvero + 625! Poich circa il 40% di questo maggior Reddito si trasformera' in tasse, lo stato introiter pure un gettito fiscale aggiuntivo di 250 (40% di 625) e con esso potr ripagare agevolmente il debito aggiuntivo inizialmente contratto (100) utilizzando perfino la differenza (150) per una ulteriore espansione, vuoi facendo altra Spesa pubblica (weflare, ad esempio, piuttosto che spese militari per la repressione sociale, se si preferisce), vuoi promuovendo i Consumi privati attraverso una riduzione del prelievo fiscale percentuale. In presenza degli accordi di cartello, per, parte dellOfferta verr strozzata dai trust a fine di extraprofitto, per cui, senza calmiere allingrosso, la quota sottratta al processo moltiplicatorio sar maggiore che in concorrenza perfetta, poniamo 1/3 anzich 1/6, riducendo a 3 il moltiplicatore della Domanda aggregata (chiamato Keynesiano in onore del maestro del suo
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scopritore, il prof. Kahn) e provocando una certa inflazione, neutralizzabile nei rapporti con lestero, come vedremo, solo svalutando il cambio in misura pari al differenziale residuo di inflazione. I governi della prima repubblica (cos come quelli degli altri paesi europei a Moneta debole) hanno in realt fatto anche di pi, da un lato, rinunciando al calmiere, ma, dallaltro, lasciando svalutare progressivamente la Lira pi del differenziale di inflazione, sortendo cos quelleffetto protezionistico nascosto che tanto irritava i tedeschi. Quando aderendo alla Moneta europea i nostri governi della 2a repubblica hanno rinunciato alla svalutazione, sposando perfino un euro forte, e, seguendo le ricette ultraliberiste del Pensiero Unico, hanno preso a tagliare la spesa pubblica nella ingenua speranza di corrispondentemente rimborsare cos parte del debito pubblico pregresso e ridurre il suo rapporto con il PIL, comera prevedibile hanno invece indotto una contrazione keynesiana del PIL (denominatore) che, essendo multipla (circa 3 x) rispetto al debito rimborsato (numeratore), ha aggravato il loro rapporto anzich ridurlo, nel contempo riducendo pure il gettito fiscale in ragione del 40% circa della contrazione del PIL cos indotta! Prendiamo quindi nota che maggiore la quota sottratta al processo moltiplicatorio, minore il ecupero in termini di maggiori entrate tributarie con cui ripagare il debito acceso a fini espansivi, ragioni per cui presto si raggiunge il limite di efficacia pratica del deficit spending. Vedremo in appresso come si aggira agevolmente questo limite con una finanza allegra mista di pubblico e privato che utilizza la Moneta creditizio-cartolare allo scoperto, raggirando nel contempo lopinione pubblica cui si continua a raccontare la favoletta edificante del rigore finanziario. LA FASE GLOBALIZZATA E IPERFINANZIARIZZATA DEL CAPITALISMO Se passiamo allesame dellattuale fase raggiunta dallevoluzione del capitalismo, quella della sua iperfinanziarizzazione e globalizzazione, tenendo presente le notazioni precedenti, il quadro complessivo si chiarir definitivamente:
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Tutti sappiamo che ormai finita da pi di 50 anni lepoca della convertibilit in oro della moneta, pi precisamente dagli accordi di Bretton Woods del 1944 che miravano alla regolamentazione dei flussi di capitale e fondarono sulla convertibilit del dollaro in oro lintero sistema monetario mondiale. Quando nel 1971 Nixon abrog questa ultima convertibilit, il sistema mut definitivamente ed evolvette nel c.d. dollarstandard, un sistema basato esclusivamente sulla fiducia verso la moneta americana, rispetto alla quale tutte le altre si impegnavano a mantenere una certa parit. Subito dopo furono gli anni delliper-inflazione che segu la crisi del petrolio del 1973, inflazione al 20-30% per lItalia e qualche altro paese europeo, ad una cifra per gli altri. Vennero presi accordi per il mantenimento di una certa banda di oscillazione intorno a parit che venivano periodicamente ridefinite (il c.d. sepente monetario) e i paesi europei si comportarono secondo due filoni: iper-inflazione e svalutazione progressiva della moneta, alcuni (tra cui lItalia), bassa inflazione e progressiva rivalutazione della moneta gli altri. La risultante, mai illustrata compiutamente ed anzi volontariamente nascosta o mistificata, era che i paesi che svalutavano la propria moneta pi del differenziale di inflazione, erano avvantaggiati nellesportazione rispetto a quelli che vedevano apprezzare la propria moneta pi del proprio differenziale dinflazione. Nel corso degli anni 80, quindi, prese a maturare progressivamente una svolta che divenne sempre pi chiara: sia in USA che in Europa, Trust e Finanza (ormai nelle mani delle medesime famiglie) premevano sempre di pi per il blocco dellinflazione e, soprattutto, per leliminazione progressiva di tutti i controlli valutari che gi si era preso a smantellare nel decennio precedente, a partire dalla fine della convertibilit in oro del dollaro (la c.d. deregulation). In Europa, nel contempo, progred sempre pi lunificazione monetaria e anche questo processo venne egemonizzato da Trust e Finanza, che premevano anche in questarea per un Euro forte con sblocco totale dei controlli valutari anti-speculazione. Si sostenne, quindi, che solo bloccando linflazione sarebbe stato possibile impedire la svalutazione delle monete dei paesi a pi alta inflazione, e, quindi, demonizzando linflazione, i media presero a veicolare il concetto che fosse scontato perseguire il sistematico rigore finanziario al fine dellunificazione monetaria. Orbene, lunificazione monetaria sarebbe
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stata possibile anche senza la deflazione e la liberalizzazione totale delle transazioni speculative e il problema dei controlli valutari, che, a unificazione conseguita, si sarebbe posto solo nel rapporto tra leuro e le altre monete, ovvero tra lEuropa e il resto del mondo, non era affatto una questione vitale come venne presentata. Il significato vero di questo scontro politico contrabbandato come tecnico infatti assai diverso dallapparente e va finalmente chiarito: GLI STATI SOTTO SCACCO DA PARTE DELLA FINANZA Poich i detentori di ricchezza mobiliare sono penalizzati dallinflazione, temono le rivendicazioni sociali e il crack finanziario e odiano la tassazione dei capitali, tendono a trasferire la propria ricchezza dai paesi, diciamo, di serie B verso quelli di serie A, e, allinterno della serie A, dagli ultimi in classifica verso i primi in classifica. In assenza di controlli valutari questo deflusso inarrestabile e i controlli tendono ( e riescono) semplicemente a ridurre al minimo il deflusso. La serie A, per, non una serie A dal punto di vista delleconomia reale e tanto meno dal punto di vista della civilt e del progresso economico-sociale, la serie A dal solo punto di vista dei detentori di capitali mobili. E il mondo che desiderano e per cui lottano ad ogni altrui costo. Poich poi il mercato valutario, e quello borsistico in genere, un mercato essenzialmente speculativo, in assenza di controlli anti-speculazione, ogni speculatore tenta di indovinare quello che faranno gli altri scommettendo somme ingentissime. La somma di queste scommesse forma un ammontare complessivo di dimensioni gigantesche che amplifica istericamente ogni micro-movimento. Tutto eccessivo in un tale mercato, sia il panico che leuforia e si perde quasi del tutto ogni rapporto con landamento effettivo dei fondamentali delleconomia, quanto meno di quella reale. Il sistema di Bretton Woods aveva avuto tra i suoi principali obiettivi anche quello di impedire alla speculazione mobiliare di tenere indefinitamente sotto scacco gli stati con la minaccia di disintegrare le monete di quegli stati che avessero tralignato rispetto alle istanze dei detentori di capitali mobili e furono proprio i suoi controlli valutari (insieme alla fame mondiale di dollari per scopi transattivi, fenomeno che alleffetto pratico rendeva i dollari quasi dei beni dotati di un valore intrinseco pari al loro valore nominale) che consentirono negli USA il cos detto sistema
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pentagono, ovvero il gigantesco finanziamento allo scoperto di spese militari, il cui settori di punta costituirono lasse trainante del progresso scientifico made in USA, e, nellintero occidente, quellinsieme di misure a difesa del lavoro e dei dominati in genere che prendono il nome complessivo di welfare state e costituirono parte essenziale delle socialdemocrazie occidentali in questo secondo dopoguerra. Eliminando i controlli , invece, le istituzioni finanziarie finiscono per determinare ferreamente le politiche degli stati, ed la fine del welfare state e della socialdemocrazia in un contesto di deflazione recessiva il cui senso mi accingo a spiegare. LA RAPINA CON LE SWAP Intanto anticipo che il controllo pi semplice e nello stesso tempo pi efficace consiste nel divieto delle cos dette operazioni swap, le quali consistono in un accordo tra alcune grosse banche nazionali e alcune istituzioni finanziarie internazionali in base al quale le prime mettono a disposizione delle seconde per pochissimi giorni i depositi dei propri clienti in valuta nazionale in modo che queste ultime possano venderle massicciamente in un colpo solo sui mercati finanziari internazionali provocando il crollo repentino della loro quotazione, come altrimenti non sarebbe possibile, visto che in circolazione nel mondo ci sono abitualmente quantit minime o nulle di quella valuta. Durante la stessa giornata, a crollo conseguito, la medesima moneta viene riacquistata nuovamente in tempi meno bruschi provocando cos un rialzo assai minore del crollo precedente, e dunque viene restituita alle banche nazionali complici, con le quali viene poi anche spartito il bottino. Si pensi che una cosa simile avvenuta perfino quando vennero bloccati i conti argentini: nello stesso momento in cui gli argentini non potevano prelevare un solo peso dai propri conti, le loro banche prestavano con unoperazione swap i loro depositi in pesos a banche e finanziarie americane che vendendoli tutti insieme sulle piazze internazionali provocarono il crollo del peso. Quando Baffi per contrastare la speculazione internazionale (e nazionale, dunque) contro la Lira viet le swap inferiori ai 7 giorni, fin guada caso sotto inchiesta per altri supposti maneggi e venne sostituito da Ciampi, che, guarda caso, ritir subito il provvedimento aprendo cos le porte alla speculazione contro la Lira che cos duramente la colp poi
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nel 1992. Notare, ancora, che, come vedremo, le istituzioni finanziarie internazionali, anzich lottare queste manovre e aiutare i paesi che cercano di contrastarle, fa loro espresso divieto di impedire le operazioni swapin nome della globalizzazione e del libero commercio, anche di valuta! Al crack valutario segue a breve anche quello borsistico, e, poco dopo, anche le banche nazionali complici vengono coinvolte nella crisi efagocitate dalle loro complici internazionali che in moneta nazionale ormai comprano tutto a prezzi stracciati, grazie alla valuta nazionale svalutata e grazie alla decozione cui la deflazione recessiva, anchessa cosigliata-imposta dal FMI e dalla BM, trascina le imprese locali. Ricordiamo ben quattro famose crisi cos provocate e gestite: la crisi messicana (94-95), quella asiatica (97-98, che serviva pure a mettere al suo posto la concorrenza giapponese), quella russa (Luglio 98) e quella brasiliana (Ottobre 98), tutte fatte con operazioni swap e tutte fatte con il beneplacito di FMI, BM e media, in nome del neoliberismo e della globalizzazione! Operazioni che oltretutto, come vedremo, screditando pesantemente i paesi colpiti dalla speculazione, rafforzano nelle borghesie compradore la volont di trasferire i loro depositi presso le banche occidentali, sottraendoli a qualsiasi possibile progetto di sviluppo indigeno e mettendoli a disposizione dei grossi gruppi finanziari che, nelle mani di poche famiglie, comandano il mondo.

NON CE ESPANSIONE SENZA INFLAZIONE E DEFLAZIONE SENZA RECESSIONE Dobbiamo innanzitutto considerare che in regime di oligo-monopolio (com oggi indefettibilmente per tutto il nord del pianeta) non pu aversi un allargamento della base produttiva (espansione) senza aversi nel contempo anche un aumento del livello generale dei prezzi (inflazione) e non si pu fare diminuire il livello generale dei prezzi (deflazione) senza creare nel contempo anche una contrazione della base produttiva (recessione). Per dirla in sintesi non c espansione senza inflazione e non c deflazione senza recessione. Daltro canto, non possibile allargare la base produttiva facendo direttamente leva sugli investimenti produttivi. Nel capitalismo occorre sempre fare aumentare previamente la Domanda effettiva affinch sia
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conveniente dal punto di vista del profitto aumentare lOfferta. Gli Investimenti, cio, non aumenteranno mai se non profittevole aumentarli, e, perch ci accada, occorre che si manifesti una Domanda aggiuntiva che renda profittevole aumentare lOfferta. Quando poi aumenta lOfferta, necessariamente aumentano anche Investimenti e Occupazione della misura indispensabile a creare questa nuova Offerta. Se la Domanda resta invariata, invece, vano sperare che gli Investimenti possano aumentare. In sintesi, possiamo dire che nel capitalismo non possibile trasformare direttamente i Risparmi in Investimenti, mentre occorre prima trasformare i Risparmi in Consumi perch sia conveniente Investire. E falso, pertanto, sostenere, come piace credere ai detentori di capitali mobili e come falsamente veicolano i media, loro succubi, che si possano stornare direttamente risorse dai Consumi verso gli Investimenti, talch sarebbe aumentando i Risparmi a scapito dei Consumi che aumenterebbero gli Investimenti, lOccupazione e, quindi, il Reddito. E invece vero lesatto contrario, ovvero che per fare aumentare gli Investimenti occorre prima stornare risorse dai Risparmi verso i Consumi. Solo dopo che ci avvenuto aumenteranno gli Investimenti, i quali, per giunta, aumenteranno solo indirettamente. E solo nei sistemi pianificati che pu aversi un aumento diretto degli Investimenti stornando risorse dai Consumi, perch li il Gosplan, ovvero lente statale pianificatore, che decide centralmente lallocazione delle risorse. Nel capitalismo, invece, essendo il Profitto il motore delleconomia, gli Investimenti e Occupazione aumentano solo se profittevole farlo. Se non profittevole no. Poich, poi, nel capitalismo giunto nella fase del mercato di oligo-monopolio sono i Trust a fissare i prezzi allingrosso, e, quindi, per caduta, anche quelli al dettaglio, accade un altro triste fenomeno: mentre nella concorrenza i produttori producono in piccola scala e vivono il prezzo come un dato, ovvero come una variabile a loro esterna, sulla quale non possono influire e che per loro solo un limite, nel senso che possono sopravvivere solo se riescono a vendere a quel prezzo con costi sufficientemente remunerativi, nelloligopolio i produttori sono abbastanza pochi da potersi accordare tra di loro sul prezzo e lo fissano nel comune interesse, quello del massimo profitto percentuale perseguibile in ragione del capitale investito.

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PERCHE SI DISTRUGGONO LE ARANCE E SI SOTTOPRODUCONO BENI E SERVIZI Tutti conoscono il triste fenomeno della distruzione periodica di derrate agricole, quali arance, pomodori e simili. Pochi ne conoscono invece lesatto perch. La ragione che il mercato allingrosso dei prodotti agricoli in mano a poche famiglie, le quali costituiscono tra loro un oligopolio. Se i responsi del marketing sono nel senso che la coppia quantit-prezzo che consente di lucrare il massimo profitto mercantile , poniamo, 1 euro al kg per 1.000.000 ton. di pomodori, se il prodotto stato di 800.000 ton. i grossisti non potranno farci nulla se non prendersela con la natura e rassegnarsi a vendere ad un prezzo maggiore, poniamo di 1,3 al kg, piangendo per i profitti maggiori che avrebbero potuto conseguire se la produzione fosse stata di 1.000.000 ton. Se invece la produzione stata di 1.200.000 ton. il rimedio presto pronto: basta distruggere 200.000 ton. di pomodori e il massimo profitto assicurato! In pi sappiamo che i grossisti riusciranno a non distruggere personalmente una parte di questi pomodori, costringendo i malaugurati agricoltori a farlo al loro posto ed a proprie spese: baster comprare meno pomodori dicendo agli agricoltori che il mercato saturo, che ci sono difficolt di vario genere ed altre falsit simili. E per questo che gli agricoltori tendono a sindacalizzarsi invocando lintervento del Pubblico Ammasso e dipende in definitiva dai rapporti di forza tra agricoltori da una parte e grossisti dallaltra lefficacia dellintervento pubblico calmieratore, ovvero, in definitiva, dalla forza politica con cui si sapranno opporre ai trust loro nemici, i quali, a loro volta, devono mediare la loro forza con gli altri gruppi di pressione per fare prevalere i loro interessi politici. Compreso questo meccanismo facile quindi comprendere perch non si distruggono periodicamente anche automobili, frigoriferi, cosmetici, ecc. Se anche questi manufatti li producesse la natura e non la Fiat piuttosto che la Zanussi o la LOreal, vedremmo periodicamente distruggere anche questi beni. Poich invece luomo che li produce, o, meglio, sono i trust che li producono, anzich aversi la distruzione di beni gi prodotti, avremola loro scientifica non-produzione! Nella pratica si ha un marketing di trust che dice qual la coppia prezzoquantit che consente, ad esempio, alle imprese che partecipano il cartello dellauto, di raggiungere il massimo profitto percentuale possibile rispetto al
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capitale investito. Poniamo che per il settore B dellauto, questa coppia sia, in Italia, 12.000 euro al pezzo per una produzione presumibilmente acquistata di 1.000.000 di pezzi. A quel punto interviene il marketing interno alla Fiat, il cui compito riuscire a prevedere quante di quel milione di automobili del segmento B che saranno vendute a 12.000 euro l'una saranno delle Fiat e quante no. Supponiamo che la risposta sia 300.000 pezzi. A quel punto, la Fiat dimensioner Investimenti e Occupazione per produrre 300.000 Fiat Punto, non una di pi non una di meno. Se dai concessionari arriveranno nel passare dei mesi richieste di maggiori scorte, vorr dire che qualcuno ha sbagliato. Lo stesso se le richieste saranno di inviare meno pezzi. Il problema diventa: chi ha sbagliato? Se anche i concessionari delle altre marche mediamente fanno richieste dello stesso tipo, vuol dire che non vero che a 12.000 euro si venderanno 1.000.000 di pezzi perch ha sbagliato il marketing di trust. Conseguentemente, verr ritoccato opportunamente il prezzo di cartello da tutte insieme le imprese che formano loligopolio dellauto. Se invece solo la Fiat che sta vendendo di meno il suo solo marketing interno che ha sbagliato e si dimensioneranno Investimenti e Occupazione per produrre quella diversa percentuale di pezzi che appare ormai chiaro che la Fiat vender questanno, rassegandosi ai pi bassi profitti che ne deriveranno, se questa percentuale inferiore, licenziando e mancando di rinnovare gli ammortamenti in corrispondenza. Rallegrandosi e dimensionando al rialzo Investimenti e Occupazione, nel caso opposto. A questo punto diventa molto pi chiaro quanto pi sopra ho detto affermando che non pu esserci espansione senza inflazione: quando aumenta la Domanda effettiva, infatti, il marketing di Trust rif necessariamente i suoi calcoli, in quanto certo che, nellesempio di prima, a 12.000 euro luna non si venderanno pi 1.000.000 di auto del segmento B, ma, poniamo, 1.100.000. E tutta la curva di domanda che cambiata: a 13.000 euro, poniamo, non si venderanno pi 950.000 pezzi, ma 980.000, a 11.000 euro non se ne venderanno pi 1.050.000, ma 1.070.000, e cos via. Si rifar pertanto il calcolo della nuova coppia ottimale quantit-prezzo, la quale, ormai chiaro, vedr un prezzo un po pi alto di prima per una quantit un po pi alta di prima: nel nostro esempio, quindi, potr essere, poniamo, 12.500 euro per 1.025.000 pezzi. Con il che si pu verificare che in regime di oligo-monopolio non tutta la Domanda aggiutiva si trasforma in
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Offerta aggiuntiva, ma solo una sua parte si trasforma in produzione, il resto trasferendosi sui prezzi, ovvero in inflazione! Ragionando allincontrario, di tutta evidenza che per fare abbassare il livello generale dei prezzi occorrer convincere i trust ad abbassare i loro listini. Per farlo, occorrer contrarre la Domanda effettiva di quella quota che comporter una definizione della nuova coppia quantit-prezzo che nelle nuove condizioni di mercato consentir alla media delle imprese che partecipano il cartello di lucrare il massimo profitto percentuale possibile rispetto al capitale investito. Ci equivale a dire che occorrer necessariamente fare diminuire anche lOfferta se si vorr fare diminuire i prezzi, ovveroche non pu aversi deflazione senza recessione! Anzi, proprio perch il meccanismo deflattivo-recessivo quello appena illustrato, sar consistente la recessione che si dovr provocare per fare scendere i prezzi. Una recessione che si porter dappresso una corrispondente riduzione di Investimenti e Occupazione. ROTTURA INSANABILE TRA IMPRESA MEDIO-PICCOLA E MAESTRANZE CONTRO TRUST E FINANZA Si divaricano parecchio, dunque, sul punto, gli interessi materiali di chi interessato al bene delleconomia reale rispetto agli interessi di chi tiene al bene delleconomia monetaria e mobiliare. Da un lato, chi deve il proprio status al ciclo Denaro-Merce-Denaro, dallaltro lato chi lo deve al ciclo Denaro-Denaro. Da un lato, le imprese medio-piccole, in specie se interessate al mercato interno, con le loro maestranze, e le imprese esportatrici, interessate ad una svalutazione della moneta nazionale superiore al differenziale di inflazione, obiettivo possibile solo in costanza di iper-inflazione e, quindi, di sviluppo sensibile del mercato interno. Dallaltro lato, i rentiers, i parassiti, gli speculatori piccoli e grandi, i finanzieri, le Banche, le Assicurazioni, gli Istituti Mobiliari, i ricchi in genere per la parte in cui percepiscono rendite mobiliari e immobiliari. In pi, la recessione rende Banche, Trust e Finanza pi forti contro le imprese medio-piccole e favorisce il rastrellamento a prezzo di realizzo dei pacchetti di maggioranza delle seconde da parte dei primi soggetti, accelerando il processo di concentrazione industrial-finanziario. Linflazione, dal canto suo,
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favorisce lerosione nascosta delle retribuzioni e delle pensioni, in costanza di insufficienti meccanismi di recupero automatico quali la scala mobile. Se questo dal punto di vista degli interessi materiali, dal punto di vista squisitamente politico va anche considerato che lespansione sposta a sinistra i rapporti di forza tra dominati e dominanti, mentre la recessione sortisce leffetto opposto. IL PENSIERO UNICO IN ECONOMIA Se aggiungiamo che nel tempo medio-lungo si realizza inevitabilmente legemonia del blocco sociale dominante, ovvero che scienza e media e perfino il pensiero comune sposino su ogni questione, questioni economiche in testa a tutte, il punto di vista dei dominanti e che la forza preponderante allinterno di questo blocco costituita da Trust e Finanza, non stupir pi che scienza e media veicolino lidea che linflazione sia il pericolo numero uno di ogni economia sviluppata, che linflazione causata dalla scala mobile, che sia il risparmio e non il Consumo il motore delleconomia capitalistica, che retribuzioni, pensioni e spesa pubblica meglio che siano sempre e comunque ridotti nel supremo interesse della nazione, che per promuovere lOccupazione occorre stornare risorse dai Consumi direttamente verso gli Investimenti, ovvero senza passare per i Consumi, che ancora occorre con ogni mezzo ridurre le Importazioni e pompare le Esportazioni, che i capitali non vanno tassati bens sedotti per attrarre gli Investimenti esteri, senza minimamente distinguere tra Investimenti Industriali e Investimenti Finanziari che Investimenti non sono affatto, bens speculazione improduttiva. N stupir pi che le stesse organizzazioni di massa dei dominati siano rimaste egemonizzate. Non c bisogno di invocare la categoria del tradimento: legemonizzato non un venduto, semmai solo un patetico regalato. Questo blocco assiomatico, la cui pi compiuta disamina esula lequilibrio del presente scritto, sin dal Febbraio 1995 stato felicemente chiamato Pensiero Unico dallallora Direttore di Le Monde Diplomatique, Ignacio Ramonet. Felice definizione davvero, che oggi, a distanza di anni resiste ed anzi si diffonde perfino nei media e nei dibattiti di provincia, magari senza la adeguata comprensione del suo significato e della sua portata, ma si diffonde.
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In definitiva sto illustrando il trionfo, allinterno del blocco sociale dominante delle societ a capitalismo maturo, della sua sezione finanziarizzata: il trionfo di Trust e Multinazionali, Banche, Assicurazioni e Istituiti Mobiliari (ovvero del medesimo gruppo di famiglie) sul mondo dellmpresa medio-piccola. Le maestranze erano state parzialmente avvicinate come alleati esterni al blocco dominante allinterno del complesso di politiche anti-comuniste varate in Occidente alla fine della seconda guerra mondiale, quando la paura del pericolo rosso spinse i dominanti a cedere transitoriamente parte del plus-prodotto realizzando quellesperienza storica che ha preso il nome di socialdemocrazia. Oggi la paura del comunismo si azzerata e hanno gradualmente preso il sopravvento le istanze pi retrive, quelle che mirano alla restituzione del plus-prodotto transitoriamente ceduto per paura del peggio ed al regolamento dei conti allinterno del blocco sociale dominante, tra chi comanda davvero, ovvero Finanza e trust, da una parte, e i loro alleati sacrificabili, ovvero lImpresa medio-piccola, dallaltra. Alla fine degli anni ottanta abbiamo il crollo del muro di Berlino e, quindi, dei socialismi reali. Coerentemente, alla fine degli anni ottanta abbiamo labolizione della maggior parte dei controlli valutari. Agli inizi degli anni novanta, quindi, abbiamo Maastricht, in Europa, e, ancora, Mani Pulite in Italia e il trionfo dappertutto del Pensiero Unico. Maastricht, prima, e il patto di stabilit, poi, furono voluti dai settori finanziari europei (e quindi internazionali) allinsegna del rigore finanziario e della deregulation, secondo gli insegnamenti del Pensiero Unico, onde realizzare una Europa della Finanza in luogo di una temutissima Europa dei popoli, quale si sarebbe realizzata in regime di controlli valutari esterni, euro debole e espansione della Domanda interna. A tal fine andavano anche spazzati via tutti gli oppositori preunitari a questo progetto deflattivorecessivo, tacciandoli di anti-europeismo e nazi-comunismo grazie al controllo dei media e della maggior parte degli esponenti politici e sindacali. In Italia, dove il CAF fondava il proprio ubi consistam politico su una capillare pratica maneggiona e clientelare oggettivamente espansivoinflattiva, ci pens mani pulite a spazzare via ogni ostacolo al progetto della Finanza.
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LEuropa cos nasceva prima come unione monetaria anzich come unione politico-istituzionale per non traumatizzare un'opinione pubblica restia, che cos diventava europea senza neanche accorgersene. Cominciava una copiosa legiferazione comunitaria per armonizzare tra di loro le legislazioni preunitarie, fatta di sempre pi invasive Direttive CEE e tardava, invece, lattuazione delle istituzioni comunitarie che avrebbero potuto e dovuto assicurare il controllo democratico. LEuropa che piace ai potenti, insomma. Il top si raggiunse infine con la nascita della BCE, privata al 100% e proprietaria (!) di tutto il circolante in eurosenza alcun vincolo di riserva. Il vero senso di tutto ci, se ce ne fosse davvero bisogno, sar pi chiaro in appresso, quando esamineremo meglio gli aspetti monetari e creditizio-finanziari. Concludo lescursus storico dicendo che contemporaneamente abbiamo anche la fine delle iper-inflazioni e linizio di una lunga fase di stagflation. Anche questa coincidenza sar pi chiara tra poco, quando illustrer cos linflazione e, soprattutto, chi la produce e la governa. LA STAG-FLATION Cos la stag-flation? E una stagnazione o perfino una recessione delleconomia reale accompagnata da una inflazione generalmente molto bassa, ovvero intorno all1-2%, massimo 5-7%. Uso il termine generalmente perch, come vedremo tra poco, si tratta di una manovra del tutto volontaria e pertanto, a rigore, potremmo perfino assistere in futuro ad una recessione accompagnata da iper-inflazione, fenomeno ancora mai visto e per il quale, se si verificher, occorrer coniare un nome per lui tutto nuovo. La prima cosa da sottolineare, infatti, che in teoria non potrebbero aumentare i prezzi in costanza di stagnazione o recessione, se non nellipotesi di inflazione importata dallesterno, per un rincaro del dollaro o di alcune materie prime importate, e, anche in questo caso, la traslazione dei costi sui prezzi potrebbe comunque avvenire solo in parte e non pari-pari, visto che, come gi sappiamo, il metodo di fissazione dei prezzi da parte dei trust resta sempre quello che abbiamo esaminato: la traslazione sui prezzi, pertanto, sarebbe limitata a quella sola porzione che viene individuata dal nuovo punto
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in cui la nuova curva dei costi marginali incontra la vecchia curva dei prezzi marginali. Pur con questi limiti, per, in casi del genere sarebbe pur sempre ammissibile uninflazione importata anche in costanza di stagnazionerecessione. Che dire, per, quando una inflazione non importata ma si registra ugualmente in costanza di stagnazione-recessione? Che essa tecnicamente impossibile ma politicamente possibile! Essa, cio, se si verifica, necessariamente uninflazione pilotata ovvero fatta apposta. Quando la Domanda sale, infatti, perch il prezzo possa salire occorre che lOfferta non aumenti altrettanto, e, quando la Domanda cala, occorre che lOfferta cali pi ancora di quanto cali la Domanda, il che, com ovvio, non pu essere automatico ed bens volontario. A rigore, peraltro, potrebbe aversi una stag-flation nascosta o una recessione mascherata da stagnazione (ovvero calo del PIL reale), mentre si registra una crescita illusoria, ovvero solo nominale, del PIL, specialmente se, come abbiamo gi detto, c la complicit degli istituti ufficiali di rilevazione dellinflazione, quali lIstat, in Italia. Altrettanto pu aversi una crescita solo virtuale del Pil mentre cala al suo interno la componente reale se nel PIL, com oggi in Italia, viene computato il capital gain e laumento delle rendite immobiliari, ovvero la componente squisitamente speculativa mobiliare ed immobiliare. Per meglio comprendere occorre considerare che se aumenta, ad esempio, il prezzo al metro quadro degli immobili mentre resta invariata la qualit delle unit immobiliari, aumenta il PIL ma solo in senso virtuale. Da un punto di vista reale nulla invece cambiato come avverrebbe se aumentasse la qualit delle unit immobiliari costruite. Anzi, a volere essere precisi, nella misura in cui cresce il prezzo degli immobili viene penalizzato l'acquisto della prima casa e limitato laccesso alla casa di chi non ce lha ancora e che fa pi fatica di prima ad acquistarla e, o addirittura rinunzia allacquisto, o lacquista lo stesso e diminuisce ancor di pi di prima la propria Domanda per Consumi, contribuendo cos allinasprimento della recessione. In ogni caso, con ci si redistribuisce la ricchezza in modo pi sperequato di prima. Idem, labbiamo gi detto, se quando aumenta lindice di borsa non aumenta altrettanto nel contempo anche la ricchezza reale che i titoli dovrebbero rappresentare. La stagflation, insomma, registra una seppur modesta inflazione anche in costanza di recessione non perch la Domanda aumenti, cosa impossibile se
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c recessione, ma solo perch il sistema di fissazione dei prezzi in regime di oligo-monopolio consente ai Trust di andare allattacco delle retribuzioni anche in assenza di aumenti della Domanda: la stag-flation, cio, lotta di classe pura e semplice. Se i padroni, cio, in tempi di iper-inflazione tentano di recuperare sul mercato quel che perdono sul fronte della fabbrica rincarando i listini pi degli aumenti dei costi, in tempi di Domanda che cala, e che dunque dovrebbe comportare deflazione anzich inflazione, maggiorano ugualmente i listini allingrosso al solo scopo di erodere le retribuzioni reali a vantaggio dei profitti pecentuali. Cos facendo cala ulteriormente la Domanda interna al sistema, ma tant: quel che conviene ai capitalisti intesi come classe spesso confligge con quel che conviene al singolo capitalista e potrebbe non stupire, dunque, che il secondo interesse prevalga sul primo. La novit, invece, sta nel fatto che chi aumenta ugualmente i listini sono i trust, ovvero le multinazionali finanziarizzate, quelle interessate pi alla recessione in s ed alla stag-flation che allo sviluppo, e, cos, concordi con i settori esclusivamente finanziarizzati. I trust, infatti, non solo sono fortissimamente finanziarizzati essi stessi e di propriet delle stesse famiglie che controllano tutte le grosse banche e, come vedremo, anche tutti i principali istituti di emissione, ma sono anche per s stessi interessati allavanzamento del processo di concentrazione industriale, processo cui essenziale la recessione e la decozione progressiva delle imprese mediopiccole. La stag-flation la strategia che rende perseguibili questi obiettivi e giustificabili ideologicamente i falsi rimedi che in realt la perpetuano: la deflazione e la deregulation. Oggi, finito il pericolo rosso, trust e Finanza vogliono anche distruggere le socialdemocrazie e la loro base materiale: la distribuzione moderatamente perequata della ricchezza, lo sviluppo, lo stato sociale e la piena occupazione. Al loro posto vogliono una societ sempre pi brutta, quella che Dahrendorf ha felicemente definito la societ dei due terzi. Alla democrazia degli inclusi vogliono far succedere la dittatura sugli esclusi. Il processo in atto e gi visibile, cos come , del resto, inevitabile nella misura in cui masse crescenti vengono escluse dalla distribuzione e perfino dalla produzione. Limmigrazione libera amplifica nel contempo la concorrenza tra i lavoratori, aumenta lassuefazione al degrado e rende pi facile lo smantellamento dello stato sociale e delle garanzie al lavoro. Le
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retribuzioni calano, gli esclusi aumentano e il sistema democratico vacilla sempre di pi. Arruolare le plebi diventa lo sbocco naturale di una simile politica, con il suo corredo di militarismo, illibert e antidemocrazia. Ancora una volta deflazione e deregulation sono gli strumenti che foraggiano questa politica. CONTRO LA FEUDALIZZAZIONE DEL CAPITALISMO GLOBALIZZATO E IPERFINANZIARIZZATO Il sistema nel contempo prende ad assumere caratteristiche sempre pi neofeudali che bloccano lo sviluppo delle forze produttive. Neofeudali perch la Rendita finanziaria preleva le sue enormi decime senza che se ne abbia alcun beneficio in termini di Investimenti industriali e, soprattutto, giustificando il proprio ubi consistam in termini magici o, se si preferisce, para-religiosi, ovvero illudendo i dominati intorno ad alcuni fondamentali quanto falsi dogmi marcroeconomici giustificativi del suo prelievo in termini di necessit. Le necessit del Mercato prendono il posto del Volere Divino e il risultato il medesimo: potere e prelievo feudali! Per comprendere meglio queste notazioni per necessario fare un esame pi approfondito della Moneta, del credito e del mercato mobiliare. CONTRO LA BOLLA SPECULATIVA Esiste la consapevolezza diffusa presso la maggior parte degli esperti economico-politici che l'attuale architettura creditizio-finanziaria e valutaria ha ormai assunto connotazioni mostruose creando una bolla speculativa mobiliare che almeno 20/50 volte il PIL mondiale, ma, pi plausibilmente, molto pi grande ancora. A questa bolla occorre poi aggiungere un'altra bolla, di difficile misurazione, la bolla immobiliare, la quale consiste nella supervalutazione indefinita degli immobili, anch'essa orchestrata dalla Finanza internazionale e costituente parte integrante del complesso dei suoi cespiti. inoltre sempre pi chiaro a tutti che le esigenze di rifinanziamento della bolla speculativa risucchiano insaziabilmente verso di essa enormi capitali,
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sottraendoli agli impieghi produttivi, cos come che prima o poi la bolla dovr pur esplodere. In pi altrettanto chiaro che lattuale liberalizzazione delle transazioni mobiliari internazionali (v. le swap, p. 7), lassenza di qualsiasi controllo anti-speculazione, lenorme forza finanziaria dei grossi operatori privati, dai fondi pensione alle grosse banche dinvestimento e alle multinazionali, impediscono agli stati qualsiasi difesa valutaria efficace e li tiene indefinitamente sotto scacco impedendo loro qualsiasi accenno di sviluppo: ormai, il paese che osasse varare un qualsiasi intervento economico-giuridico che, per quanto piccolo, fosse comunque sgradito ai mercati finanziari verrebbe immediatamente punito dalla speculazione internazionale che scommetterebbe al ribasso gigantesche fortune virtuali sbaragliando ogni difesa operata a mercato aperto, ovvero scommettendo allincontrario con tutte le riserve valutarie e mobiliari disponibili. UNA NUOVA BRETTON WOODS Da queste consapevolezze discende la presa di coscienza sempre pi diffusa della necessit di costruire al pi presto nuovi sistemi creditizio-finanziari nazionali che siano finalmente funzionali all'economia fisica e non siano pi dei mostri alieni che la divorano senza dare nulla in cambio, e, insieme, una nuova architettura creditizio-finanziaria e valutaria internazionale, una nuova Bretton Woods, o, almeno, degli accordi valutari multilaterali che consentano di proteggere l'import-export dei paesi firmatari dalla speculazione internazionale e liberi popoli e governi dal ricatto deflattivo-recessivo della Finanza interna e mondiale. SETTE GROSSE BUGIE Non sono tuttavia sufficientemente chiare ancora sette cose: 1) che la bolla speculativa mobiliare e immobiliare si alimenta di deflazione, la quale, essendo di necessit recessiva, come vedremo meglio appresso, provoca il restringimento della base produttiva, ovvero dell'economia "fisica", allargando ulteriormente cos la forbice rispetto all'andamento crescente della economia "virtuale". Ne discende pertanto che vi ben di pi che una irrudicibile opposizione tra le forze sociali che sono
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interessate all'espansione, anche se inflattiva, e quelle che sono interessate alla deflazione, anche se recessiva. E' la stessa vita della economia fisica che necessita dunque la eliminazione dell'economia virtuale, al pari di come va sacrificato il tumore per salvare il corpo; 2) che l'economia mobiliare che serve alle transazioni fisiche ed al processo di smobilizzazione e mobilizzazione richiede una architettura creditiziofinanzairia molto pi ridotta e rudimentale di quel mostro che ci tocca oggi fronteggiare e che per costruirla occorre appunto prima distruggere il mostro. Nel 2004, infatti, a fronte di una liquidit bancaria italiana di pi di 500.000.000 euro, gli Investimenti industriali italiani si aggiravano su appena 20.000.000 euro circa e negli anni successivi, statistiche alla mano, mentre i Risparmi sono stati di media il 20% del PIL, gli Investimenti produttivi erano stati appena il 4% del PIL! Il minimo che si pu dire, allora, che un simile utilizzo del moltiplicatore bancario certamente non giustifica i sacrifici conseguenti il mantenimento dellattuale architettura. 3) che lattuale architettura monetaria ancora pi assurda se si pensa che il nostro sistema bancario privato, dalla pi sperduta banca di provincia alla Banca dItalia (una privatissima spa dal 1994), e che usurpa sia il potere di battere la moneta circolante, potere che era e deve tornare ad essere statale, sia il potere di battere la Moneta creditizia, che costituisce il 99% della Moneta con cui oggi avvengono le transazioni fisiche, e che pertanto deve anchesso diventare statale al pi presto. Questo sistema, infatti, crea dal nulla un ammontare di Moneta virtuale pari al circolante e lo vende allo stato al suo prezzo nominale anzich a quello di tipografia (3 cent. indipendentemente dal taglio, per gli euro cartacei, e zero per quelli elettronici), pur se si tratta di biglietti cui, fino allavvento delleuro, non corrispondeva che una minima riserva. Da quel momento in poi, come vedremo, la BdI spa divide questo potere e questa frode con la BCE, privata anchessa, e, per giunta, senza alcun obbligo di riserva, stavolta. Una banca privata cui partecipano le varie banche europee, private pubbliche o miste che siano, e perfino banche centrali di paesi in cui non circola leuro, quali la Banca dInghilterra, la Banca centrale svedese e quella danese! 4) Per quanto riguarda la Moneta creditizia, invece, le cose stanno molto peggio: occorre innanzitutto sapere, infatti, che in base a Basilea2, laccordo interbancario oggi valevole per tutte le banche delleurozona, la loro riserva
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prudenziale fissata al 2% appena dei loro assets. Ci significa che le banche private della eurozona sono autorizzate a prestare Moneta creditizia elettronica anche se non esiste nelle loro casse, purch questa creazione dal nulla sia contenuta entro quellammontare il cui 2% pari ai loro assets, e, dunque, sino a 49 volte questi ultimi! Per ogni Mld di euro di assets, infatti, prestando fino a 49 Mld allo scoperto, quella percentuale rispettata, in quanto 1+49=50 e il 2% di 50=1! Chi poi dovrebbe controllare il rispetto di questa percentuale sono le banche centrali, laddove queste funzioni in Italia sono attribuite alla Banca dItalia (dal 94, una privatissima spa il cui 66% detenuto dalla Unicredit spa e da Intesa spa) e negli USA sono attribuite alla Federal Reserve, un privatissimo consorzio costituito sin dal 1913 tra le pi grosse banche private USA. E dato che piccolissima la quantit di ordini di pagamento a debito delle banche della Fed che finiscono a credito di banche che sono al di fuori della Fed stessa, non stupir apprendere che secondo molti analisti il loro moltiplicatore dei depositi sia molto superiore a 50 e bens compreso tra 1.000 e 100.000, e per altri addirittura infinto! 5)esiste poi un altro perverso meccanismo: il cos detto reflusso bancario, che consiste nel nellincredibile privilegio concesso alle banche private da una convenzione contabile internazionale universalmente accettata che permette loro di iscrivere ogni volta sia al passivo che allattivo una posta pari allimporto mutuato: allattivo, perch descrive il credito alla restituzione vantato verso il mutuatario, al passivo, per descrivere limpegno preso verso i creditori del mutuatario di fare fronte ai suoi ordini di pagamento sino a concorrenza dellimporto mutuato. Nulla quaestio finch si parla di denaro fisicamente presente nelle casse delle banche, ma sappiamo bene che ormai solo un sottomultiplo insignificante dei mutui rispetta questa condizione. Che dire allora se la banca usa la medesima scrittura consentita da questa convenzione anche nei confronti della Moneta creditizia che crea dal nulla con il moltiplicatore dei depositi bancari? Che senza iscrivere unaltra posta al passivo di pari importo in caso di Moneta creditizia creata dal nulla, essa non si nullifica pi alla restituzione ed entra proditoriamente nella disponibilit della banca, oltretutto esentasse perch non iscritta nel conto profitti e perdite! Ed in pi, entrando tra i suoi assets, questa Moneta virtuale non nullificata aumenta proporzionalmente il montante su cui
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Basilea2 calcola la percentuale di riserva! Capito con chi abbiamo a che fare? 6) Poich, poi, tutto il debito pubblico italiano che non viene venduto ai privati nelle aste (il 90-95% del totale) collocato elettronicamente presso la Banca dItalia (e vedremo meglio tra poco il senso vero di questo collocamento), ne consegue che la somma del circolante pi linsieme dei titoli pubblici in mano alla Banca dItalia forma un unico complesso virtuale di cui va compreso non solo il senso, ma anche la effettiva distribuzione di potere che ne deriva. 7)la storia mercantile mondiale fino alla met degli anni 80 dimostra come gli scambi fisici internazionali siano ben possibili anche senza una totale deregulation dei rapporti valutari internazionali, che il saldo tra i pro e i contro di questa deregulation assolutamente e tremendamente negativo, che senza la riaffermazione di vincoli alla speculazione valutaria e mobiliare internazionale non c futuro per il capitalismo, e, infine, che demagogica mitologia affermare che la deregulation una tappa irreversibile della storia del pianeta. CHE COSE LA BOLLA SPECULATIVA Scendiamo pi in dettaglio e per cominciare vediamo innanzitutto di capire cos' esattamente la bolla speculativa, partendo, per ragioni espositive, dalle sue componenti pi "istruttive". La prima componente consiste nell'insieme dei titoli "allo scoperto", ovvero l'insieme di quei titoli che non rappresentano nulla se non s stessi : si pensi almeno ai titoli rappresentativi di indici (nasdaq, mib30, ecc.) e alla maggior parte delle opzioni. Una volta si diceva "carta contro carta", oggi si dovrebbe dire "display contro display", visto che tutto avviene ormai in linguaggio macchina. Questa componente puramente virtuale ed esiste solo in quanto il mercato crede che esista davvero. Sono le istituzioni creditizio-finanziarie internazionali, gli operatori finanziari, i media (che sono propriet delle stesse famiglie che detengono trust e banche, il grosso capitale finanziario) che rendono possibile la vita di questi "titoli spazzatura" cos come la vita di tutti i prodotti derivati, i quali a loro volta sono solo assai indirettamente rappresentativi di qualcosa che non sia s stessi, e, dunque, meritano di essere ricompresi nella medesima categoria. Il colmo che grazie ancora una volta al fenomeno"fiduciario", questi titoli, nonostante non abbiano alcun valore
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intrinseco, vengono negoziati, creano credito e possono perfino vedere crescere le proprie quotazioni. La loro paradossale caratteristica che, infatti, sebbene non esistano davvero sotto il profilo fisico, finch sono "creduti", sono a tutti gli effetti "capitale" in quanto hanno la capacit di "comandare il lavoro" allo stesso modo dei titoli rappresentativi di ricchezza fisica, e, pertanto, consentono ai loro detentori di acquistare beni fisici al pari di chi spende denaro falso che viene creduto vero da chi lo riceve. La seconda componente consiste nella quota di prezzo dei titoli rappresentativi di ricchezza fisica che ne oltrepassa il loro "vero" valore. Una crescita delle quotazioni di borsa, ovvero dei prezzi dei titoli, non accompagnata da una corrispondente crescita del valore effettivo dell'economia fisica che questi titoli dovrebbero rappresentare. Una sorta di inflazione mobiliare speculativa, dunque, di cui scienza e media ci nascondono esistenza e significato, facendoci invece rallegrare e compiacere dicendoci che sempre positiva in quanto ricchezza a tutti gli effetti. LA CAPITALIZZAZIONE DI BORSA E RICCHEZZA SOTTRATTA A CHI LA PRODUCE Orbene, si pensi adesso semplicemente a questo: l'insieme dei titoli non nient'altro che l'insieme dei cespiti della Rendita. Poich ci che va alla Rendita, d'altra parte, deve pur essere prodotto dal mondo del lavoro, ovvero dall'economia "fisica", i proventi di questi cespiti non sono altro che la quota di prodotto sociale che va ai rentiers anzich ai profitti ed ai salari. La banale consenguenza che pi aumentano i cespiti della Rendita e maggiore la quota di prodotto sociale che va alla Rendita anzich a chi lavora, o, se si preferisce, il prelievo parassitario sull'economia "fisica". Calcolare allinterno del PIL la capitalizzazione di Borsa, dunque, vuol semplicemente dire fare passare come incremento di ricchezza l'incremento...del suo prelievo parassitario! Non solo, dunque, l'aumento della capitalizzazione di Borsa inflazione mobiliare, ma esso non neanche ricchezza aggiuntiva, bens, semplicemente, ricchezza sottratta. Nel contempo, cos, si mimetizza la recessione sotto le apparenze di un PILO nominale crescente e si illude la gente ad ogni livello.
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Idem, labbiamo gi detto, per quanto concerne la bolla immobiliare: se il mattone resta lo stesso di prima e sale solo il suo prezzo al metro quadro, dovrebbe essere di tutta evidenza che la ricchezza nazionale non pu essere aumentata di un euro, eppure l'ISTAT e i media presentano il fenomeno come un aumento del PIL! Ma c' di peggio: chi non possiede alcuna casa o ne possiede una pi piccola di quella che vorrebbe vede rincarare l'accesso alla casa e resta pi inchiodato di prima alla sua emarginazione immobiliare, relativa o assoluta che sia. Eppure, chi ha una insufficiente propriet immobiliare si illude e pensa di essere pi ricco di prima, senza rendersi conto, da un lato, che dovrebbe vendere e diventare un inquilino per smobilizzare la sua presunta ricchezza, e, dall'altro, che l'acquisto di una casa migliore per lui oggi assai pi oneroso di ieri. Inoltre, vale lo stesso discorso fatto per la bolla mobiliare: anche quando rincara il prezzo al metro quadro del mattone cresce l'insieme dei cespiti detenuti da coloro che vogliono prelevare ricchezza dal mondo di chi produce la ricchezza fisica. Cresce, insomma, la componente parassitaria e cresce tanto pi quanto pi cresce il prezzo al metro quadro del mattone rispetto al suo prezzo di costruzione, profitto incluso (oggi, appena circa 500 euro al m2!). Per l'ISTAT, poi, anche in questo caso saremmo invece pi ricchi di prima. Evidentemente anche per lei come per i media il punto di vista della Rendita deve essere lunico punto di vista pensabile, il punto di vista dell'intera nazione! IL FURTO DEL MOLTIPLICATORE BANCARIO E DEL REFLUSSO BANCARIO Una terza componente, ancora pi "istruttiva", se possibile, delle prime due, consiste nel credito "creato" dal sistema creditizio-finanziario e, soprattutto, in come viene utilizzato. Sappiamo gi che parte di questo credito viene dirottato verso la capitalizzazione di borsa anzich verso il finanziamento degli investimenti produttivi e del consumo privato. Si tratta di un uso spregiudicato del moltiplicatore dei depositi che, come vedremo, consente alle famiglie sinarchiste che posseggono il moltiplicatore bancario di comprare tutto e tutti nel mondo con questa Moneta allo scoperto, e dunque senza in realt pagare assolutamente nulla.
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Questo particolare uso del moltiplicatore bancario foraggia il credito alla speculazione di borsa consentendo una buona parte delle scommesse a credito e permettendo dunque il famigerato "effetto leva", quello per cui con un capitale di 100 si possono muovere scommesse per 1.000 o 10.000, e alimenta la bolla speculativa col rinnovo indefinito di questi stessi crediti in una sorta di spirale rovesciata potenzialmente infinita, che poi esplode, per, nello stesso momento in cui esplode la bolla. Aggiungiamo che una massiccia quota di crediti vengono erogati a societ che speculano in nome proprio ma, in realt, nell'interesse dei loro stessi finanziatori, e, ancora, che le banche e le finanziarie pi forti hanno anche la illegittima possibilit di speculare in proprio utilizzando i titoli dei propri clienti e, quindi, esponendosi ulteriormente grazie a questo nuovo moltiplicatore che possiamo chiamare "moltiplicatore dei titoli". Ne consegue che lintero fenomeno costituito dallintreccio tra credito creato dal sistema bancario e valori mobiliari cartolari creati nelle Borse un fenomeno virtuale sotto il controllo esclusivo delle stesse famiglie sinarchiste che sono proprietarie sia delle banche (controllate) che degli Istituti Centrali (controllanti)! LANARCHIA FEUDALE DEL SISTEMA BANCARIO E LA FRODE DEI BOT Per comprendere meglio ci che possiamo chiamare "lanarchia feudale" delle grosse banche italiane (il fenomeno peraltro planetario), meglio, a questo punto, tornare a parlare di un gigantesco fenomeno virtuale cui ho gi accennato, quello del cos detto "collocamento elettronico" presso le grosse banche nazionali dei bot che non vengono acquistati nelle aste. Innanzitutto, rimarchiamo che si parla giustamente di "collocamento" anzich di "vendita", poich si tratta di un contratto concluso tra la stato, da una parte, e le banche collocatarie, dallaltro, in forza del quale le seconde si impegnano a fare fronte ai mandati di pagamento che verranno emessi dallo stato fino a concorrenza degli importi collocati dando fondo al loro moltiplicatore dei depositi bancari, e, dunque, pagando questi mandati con una Moneta creditizia che tutta allo scoperto. Eppure per questo servizio lo stato paga un consistente interesse, anche se virtuale anchesso. Ne discende che stiamo semplicemente parlando, dunque, di un caso palmare, e per giunta malamente mascherato, di "finanza allegra" mista di pubblico e privato e nel
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quale il sistema creditizio privato regge bordone allo Stato nel gigantesco inganno teso alla opinione pubblica cui si fa credere che il debito pubblico sia effettivo e non virtuale. Il tutto con laiuto determinante della Banca dItalia, privata anchessa e che non prende ordini dal Parlamento, essendo semmai proprio lei a darglieli grazie alla egemonia del Pensiero Unico. Un Pensiero che nasconde: a)che il debito pubblico consiste in tasse non pagate dalla Rendita per effetto dellidea assolutamente falsa che esisterebbe una fame endemica di capitali che ci costringerebbe a sedurre in tutti i modi i detentori di capitali; b)che tagliare retribuzioni e welfare per pagare interessi e capitali alla Rendita assurdo sia perch parliamo di un debito pubblico solo virtuale sia perch farlo provoca effetti recessivi che oltretutto contraggono il gettito fiscale in ragione del 40% circa della riduzione recessiva di PIL cos indotta; c)che proprio con la finanza allegra che si chiude il buco del circolo DM-D (pari, come abbiamo visto, al 16% del PIL) e che il vero problema appunto il controllo democratico o feudale della Moneta virtuale con cui si chiude/espande il sistema, o non lo si chiude volutamente. E ancora presto, per, per trarre le giuste conclusioni, in quanto occorre prima comprendere leffettivo significato del circolante e del meccanismo di creazione della Moneta bancaria. Per adesso, limitiamoci a esaminare un altro aspetto, ovvero il senso ultimo del gigantesco monte-crediti che il sistema creditizio-finanziario riesce potenzialmente a creare con il moltiplicatore dei depositi e il moltiplicatore dei titoli, a fronte del basso suo impiego effettivo nel mercato del credito. QUALE IL VERO SIGNIFICATO DEL SISTEMA DEL CREDITO? Il primo significato consiste nella possibilit del sistema creditizio finanziario di acquistare senza pagare beni, servizi e, soprattutto, complessi aziendali, dovunque e quasi senza limiti. Oggi, anzi, vediamo sempre pi famiglie borghesi minori che vengono costrette alla vendita dall'indebitamento progressivo e dalla recessione che viene provocata dalle politiche deflattive attuate in nome della lotta a uninflazione che, come vedremo, provocata dalle stesse famiglie che detengono i trust e che vogliono accelerare con la stag-flation e la deflazione recessiva il processo di concentrazione industrial-finaziario. E
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cos nuovi complessi aziendali passano nelle mani di soggetti interessati al solo lucro a breve della differenza tra il prezzo di acquisto e quello di rivendita, ovvero dotati di mentalit essenzialmente speculativa. Il tumore, cos, crea le sue metastasi e guasta progressivamente un corpo debilitato dalla deflazione recessiva. Un tumore che asserve ai propri fini le risorse dell'intera nazione succhiandole senza limiti e senza scrupoli, un tumore per cui tutto oggetto di speculazione, un tumore che fonda s stesso sulla rapina e sul saccheggio dell'Italia che lavora. Un tumore cos potente da fare inginocchiare davanti a s le organizzazioni di massa dei dominati e sommergere mediaticamente ogni critica. Vediamo quindi di comprendere meglio la radice profonda del Denaro. IL DENARO NON ESISTE La prima sconvolgente verit che il Denaro non esiste per nulla! Sappiamo, infatti, che dalla fine della convertibilit in oro del dollaro(1971) la moneta non ha pi alcun obbligo di essere ancorata a un bene dotato di valore intriseco, discutibile quanto si vuole come diremmo di un francobollo raro, ma pur sempre qualcosa che suscettibile di un diritto di propriet, qualcosa che pu essere oggetto perfino di appropriazione originaria, com' nel caso di chi scava e finalmente scopre una pepita. La moneta, dunque, da quello storico momento in poi divenuta assolutamente "autoreferente". Sappiamo anche, per, che gi da secoli le banche prestavano molto pi denaro rispetto a quello depositato presso di loro, rilasciando allo scopo altrettante ricevute "false" di deposito, le quali venivano accettate allo stesso modo di quelle autentiche solo perch il pubblico era ignaro del fenomeno (cos detto "moltiplicatore dei depositi"). Nel momento in cui, allora, cess l'obbligo per le banche di detenere una riserva in oro a fronte delle ricevute di deposito emesse, bastando loro una riserva nella stessa valuta fiduciaria circolante, l'intero fenomeno assunse una fisionomia ben diversa. LE BANCHE CENTRALI SONO TUTTE PRIVATE Le Banche Centrali gi allora erano, e tutt'ora sono, tutte delle societ per azioni private, di propriet di banche e assicurazioni a loro volta propriet di poche potenti famiglie, che in cambio di rapporti privilegiati
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rispetto alla Corona, essenzialmente legati al suo finanziamento, avevano ottenuto il privilegio regio di emettere molti pi biglietti di banca rispetto alle loro riserve in oro, biglietti che ormai avevano corso legale, venendo acquistati dai privati come fossero dotati di valore intrinseco pari a quello nominale. Il privilegio regio, dunque, di "truffare legalmente" tutti a livello nazionale, visto che i Re non riuscivano a cos tanto, spartendo poi a met il bottino con la Corona stessa: fu il caso, ad esempio, della Banca d'Inghilterra, che nacque nel 1 694 come associazione stipulata tra alcune ricche famiglie inglesi e il Re d'Inghilterra, cui prestarono una grossissima quantit di oro in cambio del permesso di vendere sul mercato libero una quantit di biglietti di banca di importo esattamente pari ai titoli di debito pubblico acquistati con il prestito stesso e detenuti "a riserva" in luogo dell'oro prestato. Fu cos che la Corona inglese cominci a spartire con queste grosse famiglie inglesi il potere di battere moneta, attirata dalla prospettiva di estendere con la loro prezzolata complicit la sua capacit di prelievo (il cos detto signoraggio primario) ben oltre i limiti della tradizionale "tosatura" della moneta. La Banca d'Inghilterra, quindi, dopo una battuta darresto provocata dal crack della Compagnia dei mari del sud nel 1722, nella seconda met del XIII secolo prosegu quindi nella frode vendendo sul mercato anche le proprie azioni, facendo seguire emissioni a nuove emissioni e, dunque, duplicando, triplicando, quadruplicando la truffa e acquisendo progressivamente una posizione di dominio all'interno del panorama bancario inglese, panorama che gi vedeva la presenza di diverse altre banche minori, di propriet delle medesime famiglie che controllavano la Banca d'Inghilterra, le quali anch'esse prestavano a interesse sterline "false" (o, se si preferisce, virtuali ed allo scoperto), grazie al moltiplicatore dei depositi. Con il loro potere economico crebbe parallelamente, com' ovvio, anche il potere politico di queste stesse famiglie. Passavano intanto i secoli e aumentava esponenzialmente la quantit di biglietti di banca in circolazione, a fronte dei quali restava nei forzieri delle banche una quantit d'oro decrescente, ma pur sempre d'oro! Nel corso del XIX secolo questo potere crebbe ancora ma fu soprattutto nel corso del XX secolo, finanziando entrambi gli schieramenti che si fronteggiavano sia nel primo che nel secondo conflitto mondiale, che queste famiglie fecero salire esponenzialmente il loro potere e la loro
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ricchezza, acquisendo quasi tutti i trust, tutte le grosse banche e quasi tutte le piccole, nonch tutte le agenzie di stampa internazionale e controllando direttamente e indirettamente tutti i media e quasi tutte le universit. Cosa accadde, allora, quando nel 1971 cess infine l'obbligo della convertibilit in oro? Accadde che queste grosse famiglie proprietarie di tutte le Banche Centrali e delle altre pi grosse banche dell'intero occidente capitalistico non ebbero pi davanti a s alcun limite! Da quel momento in poi, cio, ebbero la possibilit di "vendere" i loro biglietti di banca, ormai totalmente "allo scoperto", senza pi il problema di mantenere un qualsiasi pur debole legame con una qualsiasi forma di ricchezza dotata di valore intrinseco e di finanziare allo scoperto illimitatamente i propri trust. L'unico limite, infatti, era ormai solo la fiducia! Cos'era rimasto, intanto, di quel perverso rapporto che legava queste famiglie alla Corona, ora che quasi tutte le monarchie erano diventate "costituzionali" o erano state soppiantate da Repubbliche? Erano forse finalmente cambiate le regole del gioco? Erano finalmente cambiati i soggetti sociali che dietro il paravento delle nuove istituzioni borghesi "possedevano" gli stati? Erano riuscite le grosse famiglie borghesi legate all'ascesa dell'industria, ovvero all'ascesa della economia "fisica", a spodestare le altre potentissime famiglie detentrici del potere internazionale di finanziare, garantire e mediare con il Denaro le transazioni internazionali e di quello di comprare allo scoperto qualsiasi cosa all'interno del paese come in qualsiasi angolo sperduto del mondo? Forse le multinazionali, questi enormi trust altamente finanziarizzati, appartenevano a famiglie diverse da quelle che detenevano le pi grosse banche mondiali? Forse erano stati i lavoratori, i pensionati a prendere gli stati nelle loro mani? Forse l'avevano fatto i ceti medi? No, labbiamo gi detto: nulla di tutto ci era accaduto! Era solo accaduto che nelle mani delle stesse potentissime dinastie si era concentrata sia la ricchezza mobiliare delle pi grosse banche e finanziarie del pianeta, sia quella della maggior parte delle multinazionali. Della maggior parte, per! Il pericolo "rosso", infatti, aveva convinto queste famiglie a cedere qualcosa ai dominati per sbarrare la strada al processo rivoluzionario, per contenere cio le uniche forze che fino ad allora si erano mostrate in grado di insidiare il loro potere. Avevano ceduto quindi parte del prodotto sociale, permettendo consumismo e socialdemocrazie. Crollato il
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muro di Berlino, il pericolo sembrato svanire e queste famiglie, rese ancor pi potenti di prima grazie all'abolizione della convertibilit in oro dell'ultima moneta rimasta, il dollaro, hanno preso a lottare per l'abolizione dei residui vincoli valutari antispeculazione ed hanno imposto il loro potere internazionale con la deregulation valutaria, regolando i conti con i soggetti sociali potenzialmente antagonisti grazie alla recessione, causata dalla deflazione, a sua volta giustificata con linflazione provocata volontariamente. In Italia, per imporre questa politica e per rimuovere lultimo ostacolo alle privatizzazioni selvagge e alla deflazione recessiva, queste stesse famiglie hanno orchestrato con mani pulite la rapida liquidazione di quel CAF che fino a poco prima avevano accettato come male minore per arginare il pericolo rosso, ma che, appunto, era ormai ingombrante nel momento in cui volevano imporre una brutale svolta deflattivo-recessiva per portare a decozione il mondo della piccola e media impresa onde favorire la concentrazione industriale e sbaragliare le difese del lavoro, nonch volevano operare una rapida e brutale redistribuzione regressiva della ricchezza e ristabilire le gerarchie proprie del periodo tra le due grandi guerre mondiali. Temi tutti di importanza enorme e sui quali torneremo in appresso. ANCORA SULLA TRUFFA DEI BOT Tornando, invece, alla questione del "collocamento" del debito pubblico (v. p. 16), dopo tutto quanto ho detto, ora che sappiamo che anche la Moneta circolante di propriet privata delle stesse famiglie che possiedono sia la Banca dItalia spa che le pi grosse banche italiane, possiamo finalmente comprendere meglio lintero meccanismo: lo stato italiano, anzich ricorrere ad una propria e autonoma finanza virtuale, accetta che la Banca dItalia avalli linformazione ufficiale che tutti i bot sono stati assorbiti dal mercato mobiliare e si limiti a onorare sino a concorrenza degli importi collocati i mandati di pagamento dello stato man mano che vengono emessi, facendo ricorso al moltiplicatore dei depositi e a ridotte integrazioni di circolante, lucrando gli interessi relativi. In questo modo, al posto di una finanza allegra statale, avremo una finanza altrettanto allegrama privata e sulla quale si dovranno pagare interessi tanto allegri quanto virtuali e privi di ogni giustificazione
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politica! Contemporaneamente, ci vuole anche dire che chi controlla la Banca d'Italia e non il parlamento italiano che decide qual' l'ammontare del debito pubblico italiano, al pari di come decide l'ammontare della moneta circolante e uso e quantit di quella bancaria. In pi va precisato che l'unico limite che questo indebitamento virtuale pu incontrare solo quello della "fiducia", quella stessa fiducia che consente alle solite famiglie di battere moneta e maramaldeggiare a piacimento, comprando senza pagare qualsiasi cosa e senza limiti, e che vogliono impedire agli stati di utilizzare in autonomia per fini sociali. E per questo che i soldi per le guerre ci sono sempre e non fanno inflazione mentre quelli per la pace non ci sono mai e sarebbero sempre inflattivi! Perch il virtuale crea moneta che falsa nel momento della creazione ma che diventa vera nel momento in cui vengono prodotti i beni e i servizi che quella moneta compra. Lunico suo limite la fiducia, il che equivale a dire che il limite praticamente asintotico. E la pietra filosofale del capitalismo, scoperta nel XVII secolo, affinata nei due secoli successivi e potenziata esponenzialmente nel corso del XX secolo. Oggi, allinizio del III millennio, questa pietra filosofale deve essere finalmente controllata democraticamente. SVELIAMO ALTRE 6 GROSSE BUGIE DEL PENSIERO UNICO Ricapitolando, tutto ci che abbiamo detto significa: 1)innanzitutto, che gli stati si sono lasciati progressivamente spogliare da parte delle istituzioni creditizio-finanziarie private del potere di battere tutta la Moneta, giacch la moneta bancaria creata e creabile pi il monte-titoli posseduto dal sistema creditizio-finanziario costituiscono ormai un insieme di mezzi di pagamento potenziali migliaia di volte maggiore rispetto alla moneta circolante, di cui la Moneta statale dunque solo un piccolo sottomultiplo, e laddove perfino la moneta circolante "creata" dal sitema creditizio, attraverso la Banca Centrale, privata anchessa. 2)Poich la liquidit che serve per ragioni transattive davvero poca e la moneta creditizia che serve per finanziare gli Investimenti produttivi anchessa assai poca (appena il 4% del PIL, come abbiamo gi visto), ci
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significa anche che non raggiunge alcun fine sociale questo spoglio di potere. Esso, infatti, nello stesso momento in cui crea una moneta creditiziofinanziaria che, ad esempio, oggi in Italia centinaia di volte quella bastevole per ragioni transattive e di Investimento e che potenzialmente potrebbe essere anche mille volte tanto, nello stesso momento imprigiona leconomia fisica nella trappola della deflazione recessiva e della redistribuzione sempre pi sperequata; 3)in terzo luogo, vuol dire che finch glielo si conceder, queste istituzioni private potranno comprare senza in realt pagarli davvero beni, servizi e complessi aziendali praticamente senza limiti di budget. Questa possibilit, che fuori di ogni logica economica in quanto radicalmente oppositiva alle regole basilari del mercato capitalistico e dovrebbe essere assolutamente illecita in ragione della sua indiscutibile matrice di frode e ruberia, tuttavia consentita dalla Legge, almeno finch i parlamenti si lasceranno egemonizzare dal sistema creditizio finanziario, che tenta di persuadere che non possibile alcun capitalismo fondato su una architettura creditiziofinanziaria diversa. Ne discende che 4)chi oggi in Italia detiene le leve della formazione e della circolazione della ricchezza mobiliare e riesce a mobilitare mediaticamente il consenso verso l'architettura che perpetua questo potere, pu comprare a gratis, quasi senza limiti, tutto il prodotto sociale costruito dall'Italia che lavora, immobili e complessi aziendali, e, quindi, anche persone, associazioni, organizzazioni, media, istituzioni, pezzi di Stato. Egli ha infatti il Potere capitalistico per eccellenza: il Denaro! A quel punto gli serve solo il Potere politico per mantenere leve e consenso e difenderlo ad ogni costo. 5)indipendentemente da tutto ci, resta che la bolla speculativa in s stessa una inflazione, precisamente l'inflazione del prezzo dei titoli mobiliari, una particolare inflazione che si alimenta con la deflazione dei prezzi dei beni e dei servizi, ovvero con le manovre che mirano alla riduzione del livello generale dei prezzi del mercato "fisico": l'indice di borsa, infatti, sale al calare del livello generale dei prezzi e cala al suo salire. Poich i beni e i servizi si acquistano col denaro, reciprocamente possiamo dire che il denaro si acquista coi beni e con i servizi: chi detiene ricchezza mobiliare, pertanto, ha un interesse diretto all'apprezzamento del denaro in quanto tale a scapito dell'economia fisica. Poich, poi, la deflazione si opera con strette creditizie, tagli della spesa pubblica e imposte che incidono sui consumi, in regime di
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oligo-monopolio, per fare ridurre il livello generale dei prezzi di un punto percentuale, occorre provocare quella contrazione della Domanda per consumi che, spostando verso il basso la curva dei prezzi, comporti il calo di un punto percentuale della voce "prezzi" all'interno della coppia ottimale quantit-prezzi, calcolata secondo la regola del cos detto punto di Cournot. Ci vuol dire che per contrarre anche di poco il livello generale dei prezzi occorre provocare consistenti cali della Domanda per consumi, ovvero provocare una consistente recessione. Ecco spiegato in un colpo solo perch la deflazione necessariamente recessiva e perch questo effetto "collaterale" non dispiace affatto ai detentori di ricchezza mobiliare. Ecco anche perch la borsa reagisce positivamente alle notizie di recessione e negativamente a quelle di espansione. Ecco perch reagisce allo stesso modo gi semplicemente al primo appalesarsi di un loro indice indiretto, quale la variazione del tasso di disoccupazione. Ecco anche perch possibile la stag-flation e a cosa serve, ideologicamente e materialmente. Ecco le ragioni del "tumore" in contrasto con quelle del "corpo"! 6)che il mercato mobiliare pervaso da una quantit di titoli spazzatura (joint bond) e prodotti derivati di ogni tipo, alimentati dallo effetto leva al punto tale chenon dovrebbero stupire i crack, quanto, semmai, la loro eccezionalit. Investire i propri risparmi in borsa senza sapere tutte queste cose vuol dire essere travolti ad ogni crack senza capire il loro perch e il loro per come. Il meccanismo, del resto, elementare: prima si crea con i media (tutti prezzolati, quelli seri e scientifici in testa a tutti, magari regalando stock options) un eccesso di fiducia verso la borsa e si attirano i polli, poi si alimenta la crescita con i crediti che consentono leffetto leva, e, quindi, si vendono i titoli prima del crollo, il quale viene provocato a un certo punto spargendo notizie sulleccesso di capitalizzazione e scommettendo quindi al ribasso con tutte le risorse possibili, realizzando una profezia che si autoavvera. Semplicissimo, no? E stato sempre cos, dalla prima crisi conosciuta, quella dei tulipani in Olanda nel 1633, passando per quella dei mari del sud in Francia e Inghilterra nel 1722, fino a quella di Wall Street del 1929 e del 1986, e, ancora, del 2000-2001. E cos anche sar per la prossima e quella successiva. Unica variante: lo spargimento ad arte di notizie false sapendo che poco dopo verranno smentite e la creazione volontaria di fenomeni che spargono il panico, curando di vendere prima i
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titoli che verranno travolti. Un esempio per tutti: il barone di Rothschild, padrone al tempo del servizio postale inglese, informato tempestivamente dai testimoni oculari dellesito della battaglia di Waterloo, corse immediatamente a Londra mostrandosi in giro falsamente mesto per la recente sconfitta del duca di Wellington, ma affrettandosi a comprare sotto banco tutti i titoli che pot mentre la borsa di Londra crollava, gustandosi poco dopo i rincari, appena la borsa risal allarrivo delle notizie ufficiali della sconfitta di Napoleone (per la cronaca: aveva prestato ingenti somme sia allo schieramento napoleonico che a quello del duca di Wellington!). Un altro esempio, temo, potrebbe emergere perfino dallo studio delle operazioni sui titoli delle compagnie aeree prima e dopo lattentato alle due torri. Non sarebbe ora di dire basta? LA DROGA COME MONETA Unaltra chicca: se guardiamo con pi attenzione alla droga e al suo uso internazionale, dobbiamo ammettere che accanto alla moneta cartacea e a quella virtuale circola anche unaltra moneta: la droga (il cos detto golden crescent). Essa infatti molto usata in particolari transazioni internazionali (prevalente nel settore delle armi) e in parte dei movimenti di capitali (tangenti, finanziamenti occulti di partiti, organizzazioni terroristiche, singoli esponenti politici, e, in genere, moltissime operazioni coperte), in alternativa ai tradizionali canali offshore. Questa moneta assai comoda sia perch per eccellenza extra-contabile, sia perch la sua produzione continua e assai meno costosa (meno dellaspirina, per intenderci) di qualsiasi estrazione aurifera, sia perch ad alto valore intrinseco (attualmente, circa cinque volte loro), e dunque molto comoda per le operazioni di ammontare medio e medio-alto e per la costituzione di fondi neri. Attraverso la sua illiceit e fingendo di combatterla: 1) si restringe il numero di coloro che possono offrirla; 2)si controlla con i servizi segreti la sua circolazione; 3)si tiene artificialmente alta la sua quotazione; 4)si conserva il potere di eliminarla in qualsiasi momento (sia combattendola davvero sia rendendola legale); 5)si ha la possibilit di ricattare tutti coloro che entrano in contatto con essa, ovvero tutti gli esponenti politici di spicco e i possibili oppositori politici, scatenando a comando contro di loro i media e pilotando compagne giudiziarie ad hoc (si pensi al caso di Milojevic e di
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Noriega, ieri, e di Castro, domani). Assai inquietanti, peraltro, sono gli incroci della droga con le banche, i trust e i servizi segreti di tutto il mondo. Tanto inquietanti da comportare una necessaria rilettura politica della struttura del potere nel mondo. UNO SGUARDO SUL MONDO Gli attuali rapporti internazionali poggiano sull'alleanza tra le multinazionali occidentali e le borghesie dei paesi del terzo mondo. Il contenuto di questo patto consiste nel divieto di qualsiasi sviluppo capitalistico autonomo posto a carico delle suddette borghesie in cambio della concessione del monopolio dello sfruttamento delle risorse umane e materiali dei loro paesi. Le stesse borghesie ricevono in contraccambio anche ricche royalities e protezione militare a difesa del loro sfruttamento precapitalistico del proprio popolo e delle royalities stesse, le quali, oltretutto, affidate al sistema creditiziofinanziario occidentale, sono cos sottratte a qualsiasi politica nazionale. Per queste ragioni stato dato a questo sistema di relazioni internazionali il nome di "neocolonialismo" e quello di "borghesie compradore" a elites che, anzich utilizzare le royalities per lo sviluppo capitalistico del loro paese, le utilizzano solo per acquistare beni di lusso e valori mobiliari forniti dal sistema industrial-finanziario occidentale. A questo punto anche chiaro perch pi equi rapporti internazionali potranno essere instaurati solo rompendo questo patto e consentendo finalmente un autonomo sviluppo capitalistico al terzo mondo, grazie al trasferimento del know how necessario e al rimpatrio dei cervelli e dei capitali necessari, e, soprattutto, grazie ad un nuovo gigantesco "piano Marshall" che utilizzi le necessarie risorse virtuali dall'occidente per promuoverlo adeguatamente. La Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale sono le istituzioni internazionali che governano e indirizzano finanziariamente i rapporti neocoloniali, imponendo le ricette del Pensiero Unico quale imprescindibile condizione per la concessione di prestiti e dilazioni. Lo scopo dichiarato apparentemente virtuoso, in quanto queste ricette vengono imposte al dichiarato fine di creare le virtuose precondizioni per lo sviluppo. Peccato che stiamo parlando di paesi che per lo pi si sono indebitati a causa di un sistema fiscale che vede la sostanziale detassazione delle borghesie compradore a fronte di spese pubbliche non mai sociali n strutturali, bens
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o faraoniche in funzione di propaganda di regime o militari in funzione antipopolare. Mentre gli stati si indebitavano, poi, i capitali privati delle borghesie compradore prendevano la strada dellestero, verso le banche occidentali, dove anzich essere al servizio di uno sviluppo indigeno entravano nella disponibilit esclusiva del sistema industriale e finanziario occidentale. In questo contesto, pertanto, imporre privatizzazioni, abolizione dei pur insufficienti interventi pubblici, nonch deregulation, deflazione recessiva e rigore finanziario a paesi che, come abbiamo detto, non riescono a svilupparsi autonomamente e si depauperano dei capitali privati esportati dalle borghesie compradore, significa quattro cose: a)aggravare il loro indebitamento pubblico verso l'occidente per via della diminuzione del gettito fiscale proveniente dalle fasce medio-basse di reddito, le uniche che pagano le tasse, il cui reddito cala ulteriormente per via della recessione conseguente lapplicazione di ricette deflattivo-recessive e iper-liberiste; b)smantellare ulteriormente le pur insufficienti difese sociali residue; c)rendere ancora pi difficile uno sviluppo che, per essere favorito, abbisogna allincontrario di scelte espansivo-inflattive; d)lasciare, quale unica via per ripagare i debiti internazionali, in realt illusoria, laumento delle esportazioni delle proprie risorse agro-alimentari e delle proprie materie prime. Questa virt, per, non credibile che sia semplice frutto di errore o insipienza poich ha troppi assai meno nobili risvolti: il rigore finanziario, infatti, favorisce le ragioni dei creditori e, ancor di pi, la loro forza relativa rispetto ai debitori, nello stesso momento in cui, in nome dellaiuto, si impedisce nei fatti lo sviluppo e si ritarda il momento dellaffrancazione del terzo mondo dai vincoli del sistema neocoloniale. Nel contempo, poich tutti i paesi del terzo mondo vengono spinti a dirottare verso lexport le proprie materie prime e i propri prodotti agricoli, i prezzi internazionali crollano e il problema si aggrava di pari passo al tentativo di risolverlo. Aggiungiamo il rincaro del prezzo del denaro e il rincaro del dollaro, e il cappio nascosto sotto specie di aiuto si appalesa in tutta la sua evidenza. I popoli che si vogliono affrancare da questo giogo, quindi, devono contemporaneamente lottare contro le proprie borghesie compradore, le multinazionali occidentali, i governi pi o meno dittatoriali indigeni, i servizi segreti e gli eserciti occidentali, e, per sovramercato,le virtuose ricette del Pensiero Unico e del FMI.
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Il WTO, dal canto suo, ha il compito dichiarato di smantellare progressivamente sia al Nord che al Sud ogni difesa nazionale al "libero" commercio vietando le provvidenze nazionali all'agricoltura e all'industria, in linea col Pensiero Unico e le sue ricette. Obiettivo non dichiarato del WTO in definitiva la unificazione delle condizioni della produzione capitalistica in tutto il mondo attuata non attraverso la promozione della civilt del lavoro e del welfare state nelle aree meno sviluppate, ma con la loro distruzione in quelle pi sviluppate, con appiattimento dell'intero pianeta sui livelli di degrado della sua parte pi sfortunata. In nome del libero commercio e dello sviluppo economico, pertanto, ancora una volta troviamo uno strumento internazionale che persegue nei fatti terribili fini antisociali e deflativo recessivi. Per instaurare pi equi rapporti commerciali Nord-Sud, pertanto, e per sviluppare il terzo mondo, occorre rinunziare al neocolonialismo, cosa cui non pare affatto che le borghesie compradore e le dinastie occidentali che controllano trust e Finanza siano militarmente disposte, e, almeno, smantellare le istituzioni creditizie internazionali che agevolano e garantiscono lindebitamento progressivo del terzo mondo, ovvero il FMI e la BM. In pi, occorre riformare radicalmente anche il WTO, perch almeno limiti drasticamente nel tempo e nello spazio i diritti di brevetto, che, estesi perfino al settore agroalimentare e a quello sanitario, strozzano e uccidono legalmente i popoli del terzo mondo. Lo sviluppo, infine, agevolmente conseguibile, pur se in tempi umani, e, quindi, lunghi, con un nuovo piano Marshall che finanzi con il virtuale occidentale una costante e crescente Domanda interna pubblica e privata di questi paesi, in armonia con la nascita di imprese locali a tecnologia anche arretrata e rivolte al Consumo interno, che vanno adeguatamente protette con idonei dazi anti-trust. UNALTERNATIVA DAL BASSO In una ottica di sviluppo basato sulla Domanda interna e di pi corretti rapporti di commercio internazionale vanno quindi considerati due ulteriori elementi importanti: il primo, assai noto e condiviso, ovvero che il lavoro "nero" concorrenza sleale, il secondo, assai meno conosciuto sotto questo
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profilo, ovvero che concorrenza sleale anche produrre in paesi privi di civilt del lavoro e di welfare state. Se si condividono per entrambi gli assunti e si ritiene anche che alla base del vivere civile debba stare il contratto sociale e non la forza bruta e l'arbitrio, ne consegue che occorre fare emergere il lavoro nero e promuovere civilt del lavoro e welfare state, sia in Italia che ovunque. Conseguentemente, va combattuta la disoccupazione involontaria con sussidi di disoccupazione versati in cambio di un "contro-lavoro di solidariet" prestato dal disoccupato per 40 ore settimanali all'ente mutualistico. Il lavoratore non in regola con gli istituti previdenziali e l'inoccupato dopo un certo tempo dal termine degli studi e dall'assolvimento della leva vengono anch'essi assimilati al disoccupato. In questo modo, da un lato si costringe all'emersione il lavoro nero, visto che potrebbe essere esercitato solo come "secondo" lavoro, e, dall'altro, si impedisce al disoccupato di frodare l'ente mutualistico lavorando da disoccupato. In pi, poich il sussidio inferiore alla retribuzione mentre prestato in contraccambio ad una prestazione lavorativa, si riduce al minimo anche l'assuefazione alla disoccupazione. Per quanto poi concerne la immigrazione senza ritorno, ovvero quella motivata dal desiderio di sfuggire alle sfavorevoli o impossibili condizioni esistenti nella terra di provenienza, occorre innanzitutto comprendere che essa nei fatti un crumiraggio internazionale coscientemente voluto e favorito dagli ambienti pi retrivi dei dominanti al fine di smantellare pi rapidamente nel degrado progressivo e nel peggioramento delle condizioni del mercato del lavoro, che l'immigrazione massiccia inevitabilmente comporta, sia le protezioni legali del lavoro che il welfare state. Compreso ci, occorre scegliere tra due sole impostazioni: la prima, per cui l'immigrato viene assimilato in tutto e per tutto al cittadino relativamente alle regole che disciplinano il lavoro e la disoccupazione, impedendo cos, al pari di quello dei cittadini, anche il lavoro nero degli stranieri; la seconda, per cui viene perseguito penalmente, com' del resto gi oggi in Italia, lo sfruttamento della manodopera extracomunitaria, con reimpatrio di chi, scaduto il permesso di soggiorno, viene trovato non in regola con gli istituti previdenziali. La scelta tra queste due strade andr rimessa all'entit che assumer il fenomeno rispetto alle capacit di crescita dell'economia interna,
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in espansione, come si detto, per l'avvio delle politiche di promozione della Domanda interna. Intanto, affluiscono premi e lavoro all'ente, potenziandone grandemente la capacit di reddito e trasformandolo in un complesso industrialfinanziario pubblico cui viene pure affidato, di concerto alle costituende analoghe sezioni degli enti locali, il compito di operare sul mercato dei manufatti e dei servizi in funzione anti-trust, ovvero a calmiere degli extra-prezzi e degli extra-profitti delle multinazionali e dei grossisti, similmente alloperato degli enti che intervengono a calmiere nel mercato dei cereali operando a mercato aperto. Per bloccare la concorrenza sleale delle importazioni da paesi esterni privi di welfare state, occorrer anche introdurre dei dazi compensativi da welfare che graveranno sulle importazioni per ammontari che riportino a equit le condizioni del libero commercio. Questi dazi, uniti a opportuni controlli valutari paralleli a quelli anti-speculazione, ridurranno altres al minimo anche l'antipopolare fenomeno della delocalizzazione. Una congrua percentuale degli introiti provenienti dai dazi da welfare, peraltro, verrebbero poi utilizzati per provvidenze e progetti mirati di sviluppo del capitalismo nei paesi del terzo mondo. In attesa che si crei quel vasto consenso politico che consentir di attuare un simile vasto programma di riforme, pu e deve da subito essere creato un movimento dal basso che costituisca enti assicurativi privati che su scala locale che assicurino il rischio da disoccupazione involontaria nel senso sopra descritto. Andranno anche realizzate delle cooperative di credito che abbiano delle sezioni "etiche" che finanzino questi enti e le iniziative meritevoli snobbate dalle banche. Gli enti utilizzeranno quindi i premi, i finanziamenti etici e il controlavoro per iniziative economiche che saranno mercantili all'esterno e pianificate all'interno, attraendo sempre pi soci e capitali al complesso creditizio-previdenziale-imprenditoriale che si andr costituendo. L'esempio verr presto seguito in tante altre realt locali e pure enti locali quali comuni, provincie e regioni ne seguiranno la scia sempre pi numerosi. Il fenomeno politico si estender sempre di pi, attraendo anche il mondo del volontariato e dell'associazionismo laico e religioso. Presto si verr a creare una sorta di Stato dentro lo Stato, dove chi entrer come socio o come lavoratore nel sistema degli enti avr la sicurezza dell'assistenza sanitaria e
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pensionistica, parteciper all'edilizia convenzionata, fruir dei servizi collettivi mutuati e sar protetto dalla disoccupazione involontaria. Chi invece rester al suo esterno rimarr in balia dei dominanti e delle loro "leggi" del mercato. E tutto questo fino al regolamento politico dei conti tra i due Stati. ESISTE UNALTERNATIVA? Vediamo finalmente di affrontare pi in dettaglio alcune questioni fondamentali: 1)quali sono le alternative allattuale architettura creditizio-finanziariavalutaria; 2)se lattuale architettura creditizio-finanziaria sia capace di gestire da s la propria riforma ; 3)se e come si possa compellere politicamente dallesterno questa trasformazione. Per quanto concerne la prima questione, va ribadito che il moltiplicatore dei depositi una riserva potenziale di moneta assolutamente debordante le necessit dellInvestimento industriale. Basti pensare che, come gi detto, oggi in Italia il rapporto tra la semplice liquidit bancaria, che solo la base del moltiplicatore dei depositi, da una parte, e gli Investimenti industriali, dallaltra, e di ben venti a uno, mentre il loro rapporto coi soli Risparmi di fine-ciclo cinque a uno! Cosa dovremmo dunque farcene di una moneta bancaria che fosse 10.000 volte la moneta sufficiente a coprire le necessit dellInvestimento produttivo? La realt che se larchitettura di ieri era troppo embrionale, quella di oggi assolutamente debordante i bisogni delleconomia fisica, per la quale sarebbe sufficiente una architettura creditizio-finanzairia poco pi che rudimentale. Epper accade che non per servire alleconomia fisica che vige lattuale architettura, ma per servire s stessa! Il nostro sistema creditizio, infatti, utilizzando per s stesso il moltiplicatore dei depositi, pu andare in rosso quanto gli pare comprando a gratis tutto e tutti. E proprio questo il motivo per cui tenta in tutti i modi di autogiustificarsi. E per questo che in primo luogo ha tanto bisogno di comprare i media (e lha gi fatto) e gli intellettuali
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e il Pensiero Unico, dunque, non altro che linvolucro ideologico che ricopre la lotta di classe della Rendita contro il mondo del Lavoro. Poich il Potere modellante, poi, molti si regalano da soli e non c neanche bisogno di comprarli , ed il fenomeno meglio noto con il nome di egemonia culturale. Che a questa egemonia non sfuggano neanche le organizzazioni di massa dei dominati, infine, a questo punto non dovrebbe pi stupire nessuno. Pi difficile, purtroppo, convincere ognuno di noi che non pensa affatto colla propria testa, ma con quella dei dominanti. Lorgoglio ce lo impedisce. Eppure, basterebbe pensare che non pu esistere una scienza meno neutra della scienza economica e che una egemonia non si sostanzia in altro che nel semplice processo di persuasione dei dominati della fondatezza teorica del punto di vista dei dominanti. Leconomia corrente, dunque, non altro che falsa coscienza e la verit raggiungibile solo con un processo di critica e verifica di ogni proposizione. Con pazienza e coraggio. Tutto qui. Nel rimandare ad altri scritti la disamina puntuale dei falsi assiomi del Pensiero Unico e lesposizione pi dettagliata delle nudit del Re, qui basta riferire di due falsi argomenti assordantemente ribaditi dai media: a)quello per cui il commercio internazionale necessita di deregulation valutaria e che i vincoli alla libera circolazione dei capitali sono perniciosi per il bene comune; b)quello per cui lattuale deregulation valutaria rientra nel pi ampio concetto di globalizzazione, il quale a sua volta sarebbe un processo insieme sperabile e irreversibile. A confutazione, dopo avere appena ricordato la strumentalit di questi assunti agli interessi materiali della Rendita, che senza la deregulation perde pi del 70% del proprio potere politico ed economico, si sottolinea che sino alla met degli anni 80 il sistema del commercio internazionale era infarcito di vincoli anti-speculazione ed ha sorretto benissimo una mole di scambi internazionali fisici sostanzialmente invariata rispetto ad oggi. Quel che cambiato, invece, che con labolizione dei controlli anti-speculazione una enorme mole di scambi puramente virtuali si sommata a quegli scambi fisici, creando una illusione di aumento dellinterscambio. In pi, accaduto che la quasi totalit di queste transazioni mobiliari ha avuto un contenuto esclusivamente speculativo, e, con le frontiere valutarie totalmente permeabili alla speculazione (v. le swap-p. 5), nessun paese stato
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pi in grado di contrastare con operazioni a mercato aperto la speculazione ribassista orchestrata dai grossi speculatori internazionali. Si pensi, ad esempio, che solo le riserve valutarie di portafoglio delle multinazionali sono superiori a tutte le riserve valutarie in possesso a tutti gli stati nazionali del pianeta e che i fondi pensioni americani nel 1992, grazie alla deregulation e alleffetto leva consentito dal credito alla speculazione, misero in campo contro lira, peseta e sterlina irlandese pi di $ 500 Mld ! Mantenere le frontiere valutarie aperte anche alle transazioni speculative, pertanto, ha impedito da allora e impedisce ancora oggi a parlamenti e governi di varare la minima scelta espansiva: le borse reagirebbero negativamente e la speculazione ribassista internazionale si abbatterebbe immediatamente sulla valuta colpevole, disintegrandola. La conseguenza ineluttabile stata una deflazione recessiva che, per gli USA, ad esempio, stato calcolato che abbia comportato una impansione della base produttiva al ritmo del 2% composto allanno e che, in Italia, ha portato progressivamente la disoccupazione a ben 5.000.000 di unit! Sia in USA che in Italia, si parallelamente registrata una redistribuzione regressiva della ricchezza che per diversi autori ha eroso del 3% composto allanno il livello di vita dei lavoratori e dei pensionati, dimezzandoli in termini reali nel giro di appena 12 anni. Chi giudica, allora, quale sia il bene comune? LEQUIVOCO DELLA GLOBALIZZAZIONE Per quanto concerne poi la questione della globalizzazione, baster sottolineare che non esiste una sola globalizzazione e che non ogni globalizzazione positiva. Certamente, ad esempio, non positiva la globalizzazione della schiavit, quella della droga, quella del commercio internazionale degli organi, la tratta dei minori e la globalizzazione della criminalit organizzata. Allo stesso modo, non lo neanche quella della speculazione mobilare internazionale! Che non sia reversibile il processo, poi, lo vedremo! Dopo quanto fin qui detto, allora, dovrebbe anche essere chiaro che sperare che questa architettura creditizio-finanziaria si auto-riformi da s solo edificante, e nulla pi. La posta in palio infatti la pi grande pensabile. Una posta per cui non c sangue che possa costituire un prezzo troppo grande da pagare. Specialmente se il sangue degli altri!
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Risposto cos negativamente al secondo quesito, passiamo al terzo: se e come si possa indurre dallesterno una riforma dellattuale architettura creditiziofinanziaria. LE 2 STRADE PER RIFORMARE IL SISTEMA CREDITIZIOVALUTARIO Due sono le strade percorribili: 1)la prima consiste nella semplice trasmissione del Pensiero critico. Basta dire che il Re nudo e pian piano tutti lo ammetteranno. A quel punto, lopposizione sociale monter progressivamente e i dominanti dovranno anche loro pur cedere bonariamente un po di terreno se non vorranno essere spazzati via militarmente dopo mille battaglie e mille lutti. Alla fine della seconda guerra mondiale fu solo per paura del pericolo rosso che i dominanti cedettero un po di terreno e accettarono come male minore le socialdemocrazie occidentali. Oggi questa paura sembra svanita, e i dominati cercano di riguadagnare tutto il terreno perduto. Baster rimettegli una nuova paura, non di comunismo ma di riforma del sistema creditizio-finanziario, perch si ricreino le condizioni di allora? Pu il movimento no-global conquistare l'egemonia culturale, persuadere dell'assurda truffa internazionale operata da poche dinastie borghesi e dell'altrettanto assurdo spoglio in loro favore del potere popolare di battere moneta, dell'assurdit della deflazione recessiva, ecc.? Pu l'affermazione di questa egemonia sconfiggere pacificamente queste dinastie? SCACCO MATTO IN 3 MOSSE 2)la seconda strada consiste nel provocare volontariamente la rapida distruzione del sistema creditizio-finanziario nazionale al fine di costruire sulle sue ceneri il sistema della finanza pubblica. Si comincia con 3 mosse politiche semplici e forti: A)lo Stato vara il condono una tantum dei debiti verso banche e finanziarie; B)lo Stato introduce una seconda moneta a uso interno, garantita sul suo patrimonio e con corso forzoso, con la quale effettua i pagamenti alla imprese, paga gli stipendi e le pensioni, accettando altres che i
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pagamenti a lui rivolti vengano effettuati in entrambe le monete ormai correnti nel suo territorio. C)lo Stato dichiara che onorer nei termini cartolari solo il debito pubblico in possesso di privati e sino a un importo massimo fissato a garanzia del Risparmio. Il restante debito pubblico verr onorato rateizzandolo in tempi lunghissimi e ad interesse basso, meglio ancora se previa conversione nella moneta interna" ad un cambio asintoticamente decrescente a partire da 500.000,00 euro in su. In questo modo si salvano sia i piccoli risparmi che il potere dacquisto dei privati, e, nel contempo, si liberano le imprese produttive e i privati dal cappio del credito, impedendo ogni impatto recessivo di questo pacchetto, ed anzi inducendo con esso un immediato sviluppo keynesiano dovuto alla immediata trasformazione in Consumi di una consistente quantit di Reddito altrimenti destinata al Risparmio. Limpatto di questi tre provvedimenti sulla Borsa italiana saranno intanto devastanti, disintegrando in poche battute tutti i titoli bancari e assicurativi, nonch, in genere, tutti i titoli non rappresentativi di economia fisica, i titoli spazzatura e la maggior parte dei prodotti derivati. Come una sorta di bomba N, per, nello stesso momento in cui disintegra larchitettura virtuale, lascia intatta larchitettura fisica e consente la immediata ricostruzione riformata del sistema creditizio finanziario nazionale in modo finalmente funzionale alleconomia fisica. Poich tutto il nostro sistema creditizio e finanziario andrebbe in immediata decozione, chiederebbe a quel punto di essere salvato o dallo Stato italiano o dalle altre istituzioni creditizio-finanziarie internazionali, le quali, se da un lato avrebbero interesse a speculare al ribasso per lucrare sulla crisi italiana, dallaltro lato hanno da temere un gigantesco effetto domino e, ancor di pi, il diffondersi del modello-Italia. Sar quello il momento giusto per varare un secondo pacchetto di interventi: a)il divieto delleffetto leva, praticato con lobbligo delle operazioni di borsa a pronti e il divieto del credito alla compravendita di titoli. Cos, dopo averlo sfruttato per accelarare la disintegrazione del vecchio sistema, si blocca alla radice la speculazione e si restituisce alla Borsa il suo ruolo di mercato ancillare dei finanziamenti privati alle imprese.
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b)la acquisizione pubblica degli sportelli delle banche private mandate in de3cozione da questo pacchetto di interventi e la trasformazione in senso bancario e assicurativo degli sportelli del sistema delle Poste e Telecomunicazioni, con apertura di una sezione speciale di credito imprenditoriale e una di Credito al Consumo. Cos nasce il nuovo sistema creditizio-assicurativo pubblico. c)la sistematizzazione della doppia circolazione monetaria gi introdotta: alla moneta interna, che non ha alcun valore allestero, viene affiancata una seconda moneta, che ha valore esterno, con un cambio deciso centralmente, concertato con i partner e aperto ad accordi bi e multilaterali. In questo senso leuro sarebbe proprio la moneta ideale per assolvere a questo secondo compito, non solo per lItalia, ma anche per tutti i paesi della sua area. Questa moneta esterna, comunque, viene gestita allo stesso modo di come era gestita la Lira in Italia fino agli anni 80: le imprese che commerciano con lestero fanno capo ad un Ufficio Centrale, comunque lo si voglia chiamare, che funge da stanza di compensazione e provvede sia ai pagamenti allestero di imprese e privati che allincasso di valuta pregiata da parte delle imprese estere, dei cittadini stranieri e delle analoghe stanze di compensazione estere. A quel punto, lo Stato si riappropriato del potere di battere la Moneta creditizio-cartolare ed ha costruito il proprio sistema creditizio-assicurativo. Nel contempo ha protetto il piccolo risparmio e ha liberato imprese e privati dal cappio delle banche. Gli resta da affrontare il boicottaggio internazionale oppostogli dal sistema creditizio internazionale, a meno che il suo esempio non venga seguito da altri paesi e/o non venga disintegrato dalleffetto domino che segue la crisi italiana. In buona sostanza, il crack creditizio-finanziario internazionale, se non l'unico, quanto meno il modo migliore per distruggere il mostro e costruire questa nuova architettura mobiliare necessaria all'economia fisica. I contraccolpi fisici, infatti, sono assai ridotti se il crack viene gestito dalle autorit statali in modo da sacrificare le istituzioni creditizio-finanziarie, i grossi speculatori e i grossi capitalisti mobiliari alla salute del mondo del lavoro e del piccolo risparmio anzich, come avvenne a Wall Street e in tutti i crack a seguire piccoli e grandi, essere gestito proprio all'opposto, ovvero sacrificando i secondi ai primi. Se a Wall Street il congresso americano avesse votato il condono straordinario dei debiti verso banche e finanziarie, si fosse riappropriato del potere di battere moneta e avesse introdotto una nuova
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moneta a corso forzoso fissando il cambio in rapporto 1:1 fino a 100.000 dollari e in rapporto decrescente asintotico per importi superiori, sarebbero immediatamente crollati in borsa tutti i titoli non rappresentativi di economia fisica e sarebbero immediatamente fallite quasi tutte le banche e le finanziarie. Nel contempo, per, si sarebbero liberate le imprese produttive e i privati dal cappio del credito, salvando il piccolo risparmio e le capacit di spesa dei privati, e, dunque, si sarebbe impedita la spaventosa recessione degli anni successivi. Soprattutto, sulle ceneri del vecchio sistema si sarebbe potuto costruire un nuovo sistema creditizio-finanziario pubblico o sotto controllo pubblico, al riparo da ogni bolla e da ogni speculazione, affiancandolo al riconquistato potere di battere moneta, e, quindi, utilizzando finalmente davvero quest'ultima per lo sviluppo dell'economia fisica. E plausibile che ladozione delle misure di cui sopra provochi lespulsione immediata dellItalia dallarea delleuro, sotto la pressione politica delle istituzioni creditizio-finanziarie europee e internazionali (ovvero sotto la pressione politica delle potenti dinastie borghesi internazionali che detengono la maggior parte dei trust e delle grosse banche internazionali). E' anche vero, per, da una parte, che il crack italiano dovrebbe provocare un "effetto domino" sia in ragione dell'eccessiva attuale interdipendenza dei mercati finanziari mondiali, sia per effetto della stessa speculazione internazionale, che, a rigore, dovrebbe speculare al ribasso su tutti i mercati con tutte le proprie risorse, divorando s stessa. E pi plausibile, per, che le dinastie che tutto controllano si accorgano del pericolo mortale che corrono e giochino la carta del cordone sanitario o, pi ancora, quella delle armi. Queste dinastie sinarchiste, infatti, controllano tutte le banche centrali, tutte le grosse banche mondiali, offshore incluse, e quasi tutti i trust. In pi controllano anche tutte le agenzie di stampa internazionale e quasi tutti i media, nonch, direttamente e indirettamente, la massoneria, tutti i servizi segreti occidentali e buona parte dei restanti, tutti i partiti, di governo e di opposizione, quasi tutti gli uomini politici e gli esponenti sindacali di spicco e la maggior parte dei funzionari pubblici di livello medio alto. Il minimo boicottaggio sarebbe allora un embargo bancario alla cubana. Il massimo, il genocidio. Un embargo creditizio-valutario, per realizzare il quale sufficiente negare questo tipo di supporto alle transazioni da e per lItalia da parte delle banche nazionali, offshore incluse, tutte loro creature, metterebbe in seria crisi buona
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parte del nostro import-export, estendendosi ad una sorta di pseudosequestro di molte nostre propriet nel mondo. Ecco perch un simile progetto, per riuscire con accettabili costi a breve, necessita che sia imitato anche da qualche altro paese o che il suo effetto domino sia rapido e devastante. Il massimo boicottaggio attendibile, invece, esula i limiti della mia fantasia. D'altra parte, se non c alternativa allavvio di un vasto movimento, dopinione prima e politico poi, che contrasti questo stato di cose e lotti per la democratizzazione economica, politica e istituzionale del sistema-mondo, non pu neanche escludersi unestensione di questo fronte internazionale che costringa queste famiglie ad accettare come male minore il rientro dell'Italia nell'area dell'euro attraverso ladozione delleuro quale nostra moneta solo esterna, con tolleranza della ormai praticata nostra doppia circolazione monetaria, e che il nostro esempio venga seguito anche da altri paesi europei, che potrebbero cos affrancarsi anchessi dal giogo della Finanza e della speculazione interna e internazionale, adottando anchessi leuro quale moneta esterna, una moneta che in tal modo diventerebbe potenzialmente la moneta utilizzabile come moneta esterna perfino dallintero pianeta. Si ricreerebbero, infatti, condizioni per una mediazione, simili a quelle che si produssero alla fine della seconda guerra mondiale, quando queste stesse famiglie, per paura del pericolo rosso, si lasciarono strappare welfare state e socialdemocrazia. Una fronda che coinvolgesse pi paesi occidentali solidali su questo progetto, daltra parte, troverebbe la naturale alleanza di tanti altri paesi (Iran, Venezuela, India, Cina, Brasile, Cuba, ecc.) pi o meno interessati per ragioni diverse ad aderire a un sistema creditizio-valutario diverso e diverrebbe possibile inventare delle strutture creditizio-finanziario-valutarie offshore alternative, a supporto dellimport export dei paesi aderenti. E solo utopia credere alla possibilit di migliorare il mondo in cui viviamo? I dominanti sono davvero troppo forti e/o i dominati troppo deboli e passivi, come dei lemmings capaci solo di suicidarsi a milioni, magari al suono di un piffero magico suonato dagli orchestrali dei dominanti? Io non lo credo. Se, infatti, pi del 95% delle informazioni contenute in questo scritto sono agevolmente disponibili per chiunque si prenda la briga di informarsi e riflettere a fondo navigando a zonzo per il web, forse pi comprensibile perch i dominanti spendano cos tanti miliardi di dollari per tentare di
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perpetuare passivit e distrazione. Lo fanno perch non hanno una vera egemonia culturale, in quanto non sono riusciti a convincere che questo il migliore dei mondi pensabili, cosa peraltro assolutamente falsa. Essi, nonostante tutto, sono solo riusciti a persuadere ciascun critico che sarebbe impossibile il cambiamento in quanto tutti gli altri sarebbero passivi e succubi. Peccato che lo dicono perch anche loro sanno che pure questo falso. Ed infatti ognuno di noi conosce troppi altri unici pazzi che a loro volta ne conoscono altri che ne conoscono altri ancora, e cos allinfinito! Se controinformazione va fatta, dunque, bene dedicare una sezione anche alla confutazione puntuale dei principali assiomi del Pensiero Unico, non fosse altro perch con questi assiomi e con le loro vulgatae che ci tocca confrontarci nelle universit, nei media enei bar. MINI-GUIDA ALL'INTERNO DELLE CONTRADDIZIONI DEL PENSIERO UNICO Abbiamo gi detto che il sistema capitalistico non funziona affatto come rappresentato dalla scienza economica ufficiale e come veicolato dai media. Non devono pertanto stupire le tante incongruenze che tutti rilevano ogni giorno nelle spiegazioni e nelle ricette che vengono proposte da quello che sempre pi viene ornai chiamato il Pensiero Unico in economia. E' assolutamente normale, infatti, che nel medio-lungo periodo il punto di vista dei dominanti prenda il sopravvento nell'immaginario collettivo di tutto il popolo. La scienza ricoprir quindi di "scientificit" questo punto di vista soggettivo e i media lo veicoleranno come l'unico e scientifico punto di vista pensabile, mentre anche le stesse organizzazioni di massa dei dominati finiranno per esserne egemonizzate, sposandone almeno una parte, quella compatibile con il loro doppio ruolo, di lotta, da una parte, e istituzionale, dall'altro, che vengono ad assumere nella societ capitalistica. Fatte queste premesse, vediamo di esaminare in estrema sintesi questo blocco assiomatico e le sue aporie. La prima incongruenza consiste nella premessa maggiore del Pensiero Unico: lesistenza del mercato di concorrenza perfetta, anzich lesistenza di un mercato dei beni e dei servizi dominato dai trust e di un mercato mobiliare che non solo dominato dai grossi gruppi creditizio-finanziari, ma che, per giunta, un mercato essenzialmente speculativo.
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Quando i neoliberisti tuonano contro lintervento statale e i sindacati, responsabili a loro avviso di impedire alla mano invisibile del mercato di operare, nel contempo non tuonano anche contro i trust e contro la Finanza, ma si limitano a suggerire solo a mezza voce una politica ant-trust di cui non chiariscono i termini. Eppure, dal loro punto di vista, la mano invisibile pu operare solo se il mercato di concorrenza perfetta, cosa assolutamente impossibile se esistono i trust e i loro accordi di cartello, che del libero mercato sono la pi radicale delle negazioni pensabili. Ne ipotizzabile un continuum tra la concorrenza perfetta e loligopolio, talch esisterebbe un tasso di oligopolio che si possa ridurre o accrescere: o ci sono accordi di cartello, e allora c loligopolio, o non ci sono accordi di cartello, e allora c la concorrenza perfetta! Parlare di anti-trust, dunque, vuol dire una cosa ben precisa: eliminare gli accordi di cartello, impedire che le poche imprese che controllano la commercializzazione di quel bene piuttosto che di quel servizio si accordino tra di loro esplicitamente o tacitamente sulle quote di commercializzazione e sul prezzo allingrosso. Qualsiasi politica anti-trust diversa da questa solo una presa in giro e unidiozia scientifica. Parlare di antitrust, pertanto, senza specificarne i connotati in questi precisi termini, e, per giunta, insistere nel contempo per uno stato leggero e per la deregulation del mercato del lavoro, da un punto di vista politico, vuol dire accettare la realt delloligopolio e bloccare le sole forze politiche e sociali che possono fare da contraltare ai trust, ovvero lo stato e le associazioni sindacali, a tutto vantaggio dei trust. In pi, sempre da un punto di vista politico, vuol dire fare della demagogia, in quanto si dice una cosa assolutamente falsa circonvenendo unopinione pubblica disinformata al fine di favorire un interesse di parte che viene falsamente presentato come interesse generale. Da un punto di vista scientifico, poi, una politica antitrust che non elimina i trust pi che una idiozia scientifica, disonest scientifica! LA CONCORRENZA PERFETTA NON ESISTE PIU DA SECOLI In buona sostanza, tutto limpianto teorico del Pensiero Unico poggia su una forma di mercato che non esiste pi da secoli (la concorrenza perfetta) la quale, per rivivere, necessita di interventi politici di portata colossale, mentre, oltretutto, occorrerebbe aprire un dibattito, da un lato, sulla opportunit economica e storica di eliminare davvero i trust, anzich limitarsi a
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controllarli dallesterno con lo stato democratico o con altrettanto democratiche istituzioni sovranazionali, e, dallaltro, sulla fattibilit storica di una simile radicale opzione. Non realistico infatti immaginare la produzione semi-artigianale degli aeromobili, delle petroliere o delle megastrutture, per le quali solo limpresa pubblica costituisce una concreta alternativa ai trust, Quandanche, poi, si fossero davvero eliminati i trust, residuerebbe un ulteriore problema scientifico, quello della sperimentazione mai fatta della esattezza delle teorie neo-liberiste, dal momento che non si mai potuto sperimentarle in senso galileano proprio in ragione del fatto che il mercato non mai stato di concorrenza perfetta per tutto il tempo in cui queste teorie sono state elaborate! Che dire, quindi, di teorie che: 1)afferiscono a una forma di mercato (la concorrenza perfetta) che, se mai esistita davvero, comunque sparita da secoli; 2)che non sono mai state sperimentate scientificamente; 3) che si vorrebbe applicarle ad una forma di mercato (loligopolio) radicalmente diversa da quella per cui sono state elaborate; 4)che in loro nome si chiede di eliminare una parte soltanto delle caratteristiche del mercato vigente (lintervento statale e le organizzazioni sindacali) nonostante le caratteristiche residue di cui non si chiede sinceramente leliminazione (i trust e i loro accordi di cartello) siano quelle che da sole sono necessarie e sufficienti per caratterizzare luna forma di mercato (loligopolio) in luogo dellaltra (la concorrenza perfetta)? Si deve almeno dire che una stupidaggine scientifica di portata macroscopica! Che dire, se dal piano scientifico si passa a quello politico? Come minimo, che demagogia di bassissima lega! Eppure IL NOCCIOLO DURO DEL PENSIERO UNICO Pi in dettaglio, sappiamo che il Pensiero Unico demonizza l'inflazione e propugna la deflazione, il rigore finanziario, la precarizzazione del lavoro, lo smantellamento dello stato sociale, la riduzione del prelievo fiscale, l'autonomia delle Banche centrali dai parlamenti, nonch la deregulation, ovvero l'abolizione di qualsiasi controllo sulla circolazione dei capitali. In pi auspica lo stato "leggero", la moderazione salariale, la riforma delle pensioni e la americanizzazione del sistema politicoparlamentare.
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Nel suo schema di pensiero, lo sviluppo deriverebbe dall'accoglimento di queste ricette, mentre ogni defezione o scollamento anche solo parziale, lo comprometterebbe. In buona sostanza, quindi, non si tratterebbe di ricette chieste nel solo interesse dei dominanti, ma nell'interesse di tutti. Questa almeno la sua pretesa ideologica. Nella misura in cui si introietta integralmente o anche solo si accetta la met di questo "nocciolo duro" epistemologico, non c' pi spazio per alcuna rivendicazione sociale da parte dei dominati e le stesse verrebbero bollate come velleitarie, corporative e contrarie all'interesse nazionale ove insistessero nel chiedere aumenti retributivi e potenziamenti del welfare piuttosto che una riforma fiscale a vantaggio di Retribuzioni e Profitto e a danno della Rendita. Il bene dei dominati, infatti, secondo il Pensiero Unico deriverebbe "automaticamente" dal libero dispiegarsi degli egoismi capitalistici che, generando il progresso economico, consentirebbe anche ai dominati di appropriarsi di colature sempre pi ricche dei benefici di un progresso di cui si appropriano in principalit i dominanti. In questo schema, le Borse costituirebbero una sorta di termometro attendibile dello stato delle economie e della giustezza delle scelte operate , anche se nessuno vorrebbe usare un termometro cos isterico da segnare 45 appena la febbre sale di due linee e 30 appena scende di una. Eppure, credendo nel P.U. la politica verrebbe confinata nei soli ambiti residuali lasciati liberi dai precetti degli "esperti" e dei "tecnici", che altro non sono se non gli intellettuali organici al blocco sociale dominante, ovvero trust e Finanza. Non ci sarebbe pi spazio, cos, per "destra" e sinistra" in quanto si contenderebbero l'elettorato solo fazioni del medesimo partito degli affari, che, nel maggioritario, sono generalmente solo due. lla democrazia politica dei parlamenti nazionali, quindi, succederebbe la "democrazia del mercato globalizzato" e si realizzerebbe quella "fine della storia" tanto vagheggiata dagli ideologi dell'americanismo. Tutta questa semplice falsa coscienza. Scendiamo nei dettagli, quindi. IL PARADOSSO DELLE INDICIZZAZIONI AUTOMATICHE 1)la demonizzazione dell'inflazione e delle indicizzazioni automatiche.
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Il Pensiero Unico sostiene che l'inflazione il pericolo numero uno dell'economia, in quanto eroderebbe i redditi fissi, perch privi di indicizzazioni, peggiorerebbe la competitivit delle imprese nazionali, rincarando il made in UE rispetto ai prodotti esterni alla UE, e provocherebbe "fughe" di capitali, spaventati dalla inflazione e dalla prospettiva realistica di una prossima svalutazione delleuro. Il susseguente disavanzo della bilancia dei pagamenti spingerebbe infatti la speculazione internazionale a scommettere al ribasso contro leuro e questo, in assenza di adeguati vincoli anti-specualzione valutari e borsistici, si svaluterebbe davvero. A quel punto, sempre secondo il P.U., aumenterebbe il saggio d'interesse, per la diminuzione della Offerta di moneta sul mercato del credito, e peggiorerebbe l'Import-Export, con conseguente caduta degli Investimenti e dell'Occupazione, e, in definitiva, del Reddito. In pi, sostiene che le indicizzazioni automatiche delle retribuzioni sono a loro volta "fattore di inflazione", innescando una spirale perversa prezzi-salari che amplifica il fenomeno inflattivo rendendolo incontrollabile. Se questo in sintesi il blocco di assiomi che sostiene il P.U., dobbiamo subito avvertire che in realt, invece, l'erosione dei redditi fissi innesca semplicemente una redistribuzione del Reddito. Il "segno" di questa redistribuzione dai redditi fissi verso quelli variabili, ovvero da retribuzioni, pensioni e redditi mobiliari verso i profitti mercantili. Mentre retribuzioni e pensioni si affidano tradizionalmente alle indicizzazioni automatiche e alla lotta sindacale per recuperare il potere d'acquisto "reale", sino ad oggi non si conoscono indicizzazioni per il Risparmio. A questo punto, anzich dire che il mondo dei detentori di ricchezza mobiliare l'unico a soffrire davvero l'inflazione e proporre l'introduzione di indicizzazioni per il piccolo Risparmio, l'inflazione diventa un problema di tutti, lavoratori e pensionati soprattutto, anzi diventa il problema dei problemi, il pericolo numero uno del capitalismo, il mostro da combattere a qualsiasi (altrui) costo, e, per giunta, la scala mobile diventa un "fattore d'inflazione" in quanto innescherebbe una "perversa spirale inflazionistica". Orbene, dire che la scala mobile a provocare l'inflazione ha la stessa dignit scientifica del sostenere che l'apertura degli ombrelli a provocare la pioggia, a tanto basti. In secondo luogo, anzich dire che la scala mobile serve semplicemente a impedire che siano lavoratori e pensionati a pagare il prezzo
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dell'inflazione, e, quindi, a innescare una redistribuzione regressiva del reddito, ovvero dai Redditi pi bassi verso quelli pi alti, con la conseguenza di fare aumentare i Risparmi percentuali e diminuire i Consumi percentuali (visto che i Redditi bassi consumano percentuali pi alte del proprio Reddito rispetto a quelli alti) innescando quindi un movimento moltiplicatorio ed acceleratorio impansivo di Investimenti, Occupazione e Reddito, si nega l'effetto recessivo del calo del potere d'acquisto delle retribuzioni e delle pensioni nella misura in cui non vengono sufficientemente protette dall'inflazione e si attribuisce paradossalmente proprio alla scala mobile la responsabilit dell'inflazione! Come abbiamo visto, negare gli effetti recessivi dell'erosione di retribuzioni, pensioni e piccoli risparmi non un semplice "errore". Questa bugia infatti molto importante all'interno del modello interpretativo del Pensiero Unico, che ha il problema di far credere che sia il Risparmio il "motore" dell'economia capitalistica e non il Consumo. Gli Investimenti produttivi, cio, per il P.U. non sarebbero funzione diretta della Offerta che occorre produrre per soddisfare la Domanda interna al saldo dellImport-Export, ma sarebbero qualcosa di scontato, quasi gli imprenditori fossero affetti da una sorta di ossessione maniaco-coatta per cui Investirebbero tutto ci che posseggono, sempre e comunque, e per farlo si indebiterebbero pure il pi possibile, ignorando che nessun imprenditore sano di mente Investe o Occupa di pi per produrre beni e servizi che non collocherebbe con profitto su un mercato in contrazione, solo perch gli costasse di meno farlo! Per la stessa ragione sostiene che ogni aumento della Domanda interna sarebbe sempre e solo inflattivo e andrebbe a esclusivo vantaggio delle imprese etere. Se si diffondesse l'idea che la redistribuzione perequata del reddito promuove Investimenti, Occupazione e Reddito, mentre quella sperequata ha effetti recessivi, verrebbe infatti meno uno dei pi grossi ostacoli ideologici alle rivendicazioni dei dominati e, contemporaneamente, verrebbe meno una delle pi importanti difese ideologiche al mondo della ricchezza mobiliare, con consistenti effetti delegittimanti del potere dei dominanti. Ecco perch cos importante per il Pensiero Unico ribaltare i termini della questione e negare alla radice ogni positivit alle indicizzazioni che difendono il mondo dei dominanti. Una volta negata qualsiasi positivit alle indicizzazioni, il Pensiero Unico cerca quindi di attribuire "scientificamente" la massima nocivit possibile
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all'inflazione in s, punto di partenza basilare per potere poi sostenere la necessit di dare la priorit su tutto alla lotta all'inflazione. Come vedremo tra poco, sono proprio i mezzi con cui si combatte l'inflazione, infatti, quelli che consentono surrettiziamente ai dominanti di fare prevalere i propri interessi su quelli dei dominati. INFLAZIONE+SVALUTAZIONE E COMPETITIVITA 2)inflazione e competitivit del made in Italy. Fughe di capitali, svalutazione e import-export. Per il Pensiero Unico, l'inflazione peggiorerebbe la competitivit del made in Italy, e, quindi, l'Import-Export. Conseguentemente, diminuirebbero anche Investimenti, Occupazione e Reddito. Largomento ha in effetti una sua persuasivit intuitiva se presentato da solo, ovvero tacendo sia degli accordi di cartello (che obbligano la Renault piuttosto che la Ford ad aumentare i listini in Italia in sintonia perfetta alla Fiat!) che degli effetti protezionistici della svalutazione: dal punto di vista delle imprese esportatrici, infatti, se la moneta nazionale si svaluta in misura uguale al differenziale di inflazione, nulla cambia in termini di competitivit. Sappiamo del resto, che in costanza di inflazione e in assenza di controlli valutari anti-speculazione la moneta nazionale tende necessariamente a svalutarsi, e, per giunta, ancor di pi del differenziale di inflazione, per cui la coppia inflazione+svalutazione, semmai, aumenta la competitivit del made in Italy! Senza poi dimenticare che, paradossalmente, ci pu avvenire nei soli settori merceologici non dominati dai trust, poich, come abbiamo gi detto, gli accordi di cartello vietano ad ogni impresa estera che partecipa un trust di praticare in un paese prezzi pi bassi rispetto a quelli praticati dalle altre imprese nazionali che partecipano il medesimo trust e che stanno aumentando i propri listini in ragione del tasso di inflazione nazionale. Ci vuol dire, insomma, che quando la Fiat aumenta i propri listini, viene seguita dagli altri trust che partecipano lo stesso cartello, e, in definitiva, che il tasso di inflazione non affatto un automatismo, ma, in ogni paese, concertato dai trust, ovvero dalle dinastie sinarchiste di cui abbiamo gi detto. Questa per una conclusione che non piace al Pensiero Unico che vuole demonizzare l'inflazione e convincere in tutti i modi che l'inflazione
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disastrosa, per cui mette l'accento solo sulla prima parte del processo, ovvero sulla perdita diretta di competitivit del made in Italy quando c' inflazione. Della svalutazione della moneta nazionale che l'inflazione pur provoca non ne parla, invece, in rapporto al differenziale di inflazione, ma come conseguenza separata e indipendente, ovvero come fatto in s e senza mai metterla in rapporto con la competitivit del made in Italy. Una volta impedita la concettualizzazione della coppia inflazione+svalutazione, il Pensiero Unico mette l'accento sul rincaro delle Importazioni che la svalutazione provoca, cercando anche di equivocare tra importazioni "necessarie" e importazioni "non necessarie", e, soprattutto, drammatizza gli effetti della svalutazione sotto il triplo profilo della perdita di prestigio connessa alla svalutazione della moneta nazionale, del rincaro delle Imortazioni necessarie e del rincaro del turismo all'estero. In pi paventa il pericolo di una polverizzazione della moneta nazionale sotto i colpi della speculazione valutaria internazionale e a chi risponde che, per controllare l'intero processo e ridurre il problema a semplice problema "mensurale", basterebbe semplicemente reintrodurre i tradizionali controlli valutari anti-speculazione (vietando come minimo le swap-v. pag. 7) e, quindi, svalutare la moneta nazionale in misura esattamente uguale al differenziale di inflazione, il Pensiero Unico ignora del tutto questo teorema e replica che la deregulation ormai un dato irreversibile nel mondo globalizzato, e che pertanto i controlli valutari sono "fuori dal dibattito"! Largomento un vero concentrato di falsa coscienza e merita una particolare attenzione. Innanzitutto, labbiamo gi detto, "globalizzazione" non vuol dire libert totale di circolazione anche per i capitali speculativi, come non significa libert assoluta di circolazione per la droga, le armi nucleari, la prostituzione inflantile, gli organi espiantati con la violenza, gli schiavi, ecc. Globalizzazione infatti vuol dire libert di circolazione per gli uomini , le merci e i capitali produttivi. In secondo luogo, "libert" di circolazione non vuol dire negazione di ogni controllo nazionale: nel caso della libera circolazione degli uomini, ad esempio, un conto il turismo e un altro l'emigrazione senza ritorno, fenomeno sul quale non in linea di principio possibile negare ai parlamenti
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nazionali il potere di legiferare. Meno che mai sostenibile che ormai un controllo sull'immigrazione sarebbe "fuori del dibattito", argomento assolutamente apodittico e "magico" e di nessuna dignit scientifica. Certamente mai i dominanti furono "razzisti" verso i lavoratori immigrati. Ai dominanti, per capirci, facciamo schifo tutti in modo uguale, senza distinzione di razza, religione, sesso, provenienza etnica, ecc. Pi numerosa la forza lavoro, infatti, pi disperata e debole, e, quindi, meno cara! Mai i dominanti ebbero in odio i "crumiri", anzi! Furono sempre i lavoratori che dovettero affrontare i crumiri per impedire al loro fronte di lotta di sfaldarsi come neve al sole. Un conto quindi lottare per un commercio equo-solidale, per lo sviluppo economico, sociale e morale del terzo mondo, contro le multinazionali, il WTO, l'FMI e contro il necolonialismo come contro il colonialismo, e un altro e fare il gioco dei dominanti che con ipocrisia incredibile ci invitano alla "solidariet" verso gli immigrati il cui numero, per loro, pi aumenta e prima si potranno sbaragliare le organizzazioni di massa dei dominati e il loro odiato stato sociale. Nel caso della circolazione delle merci, poi, occorre almeno fare mente locale alla questione dei costi sociali della produzione, che, come si sa, sono assai diversi da stato a stato: se un pallone da calcio, infatti, viene costruito in Pakistan sul supersfruttamento minorile, sull'assenza totale dei costi per un inesistente Stato Sociale e per una inesistente legislazione antiinfortuni ed anti-inquinamento, si potrebbe forse negare ai lavoratori di un paese con welfare state e adeguate tutele ecologiste di chiedere al proprio parlamento e quindi ottenere l'imposizione di dazi compensativi da welfare ed ecologia che penalizzi questo supersfruttamento della natura e delluomo e tolga incentivo alle imprese nazionali per una delocalizzazione in Pakistan? Anche questo sarebbe "fuori del dibattito"? E sarebbe pure "fuori del dibattito" difendere il sistema nazionale di incentivi all'agricoltura per mantenere la propria indipendenza agroalimentare, come vorrebbe invece il WTO nell'interesse, come gi visto, delle multinazionali statunitensi e dei nemici interni del welfare state? Circa la libert di circolazione dei capitali, poi, sarebbe davvero "fuori del dibattito" l'imposizione di dazi anti-delocalizzazione? Nessuno qui nega che sia interesse dei dominanti produrre nel terzo mondo anzich in un paese con welfare state. Quel che qui si nega che questo interesse debba necessariamente prevalere su quello di tutto il resto della popolazione e dire
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ancora una volta che questo "fuori del dibattito" vuol dire solo dare per dimostrato ci che non lo affatto, al solo scopo di indurre la suggestione paraipnotica che proprio perch i media dicono che una cosa ormai scontata e irreversibile, sia davvero scontata e irreversibile! Il fatto che trust e Finanza hanno un interesse preciso a depotenziare il pi possibile gli stati nazionali, e ancor pi i loro parlamenti. Il loro attuale obiettivo, infatti, come abbiamo gi detto, smantellare nel pi breve tempo possibile il welfare state e la democrazia, riducendo i dominati di tutto il mondo ad una massa di disperati privi di una leale ed adeguata rappresentanza politica e pronti a vendersi al minore prezzo possibile. E non solo questione di profitti. La posta in palio, infatti, il potere! Andiamo, quindi alla seconda questione, quella della deregulation valutaria. Dicevamo prima che il Pensiero Unico sostiene che la deregulation sarebbe anch'essa un dato ormai acquisito e che i controlli antispeculazione cos come gli strumenti anti-speculazione quali la Tobin Tax sarebbero anch'essi "fuori del dibattito". L'argomento, come abbiamo visto, strumentale alla Finanza ed ai detentori di capitali mobili in genere. Serve a impedire l'introduzione di limiti alla libert criminale di speculare in lungo e in largo per il pianeta mettendo in ginocchio stati e governi e ingurgitare enormi risorse grazie alla sola forza del denaro in quanto tale, sottraendolo non solo a chi perde in Borsa, che al limite potrebbe anche rivendicare il diritto di perdere come contropartita "leale" di quello di vincere la propria scommessa borsistica, ma a tutti, inclusi i pi diseredati del terzo mondo. La questione si pone in questi termini: -a) lecito in s il guadagno speculativo, o la legge pu e deve combatterlo allo stesso modo di come combatte il gioco e le scommesse clandestine? -b)vale la pena economicamente e socialmente consentirlo ugualmente, indipendentemente dalla sua liceit, in quanto i suoi pro sono superiori ai suoi contro, o non vale la pena consentirlo proprio perch il saldo tra pro e contro pesantissimamente negativo? Sulla prima questione chi scrive non ha dubbi, ma non ritiene neanche che valga la pena spendere qui una sola parola di pi sull'argomento.
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Sulla seconda questione, invece, fare chiarezza d'obbligo: in assenza di controlli valutari anti-speculazione (la cos detta "deregulation valutaria", che include la legalizzazione delle swap-pag. 5), come sappiamo, i grossi gruppi finanziari possono scommettere al rialzo o al ribasso contro qualsiasi moneta a piacimento e per qualsiasi ragione cos come per perseguire qualsiasi loro obiettivo. In pi, sappiamo che questi gruppi posseggono pi monete di portafoglio di tutte le riserve valutarie di tutti gli stati nazionali messi assieme e i loro mezzi mobiliari sono in grado di materializzare una massa virtuale speculativa che ne addirittura un multiplo. Parliamo di migliaia e migliaia di miliardi di dollari che vengono improvvisamente scommessi al ribasso su questa come quella Borsa, contro questa come contro quell'altra valuta, in qualsiasi momento e per qualsiasi ragione. Poich gli stati nazionali, in assenza di controlli, non hanno sufficienti capitali per scommettere in senso contrario, qualsiasi loro tentativo di opporsi alla speculazione finanziaria internazionale comporterebbe solo la polverizzazione delle loro riserve valutarie in poche battute. L'unica "contromossa" possibile, allora, agire d'anticipo e rendere non conveniente una speculazione ribassista, il che, per, possibile solo rendendo il proprio mercato mobiliare e la propria valuta pi appetibili ai detentori di capitali mobili. Pi precisamente, ci significa adottare quelle scelte politiche che sono cos gradite a costoro da attrarre capitali e non mai scoraggiarli. Cos' per gradito ai detentori di capitali mobili? Ai ricchi piace un'alta remunerazione del denaro, una bassa inflazione, un regime fiscale di favore per chi ha grosse fortune, una politica repressiva che li rassicuri contro ogni possibile pretesa dei dominati. Per contenere l'inflazione, poi, occorre impiegare strumenti deflattivi, ovvero, come si dice in gergo, "raffreddare l'economia". Occorre, cio, un rigore finanziario attuato con tagli della spesa pubblica, quella sociale in testa a tutte, e non mai con una imposizione fiscale progressiva o, peggio, con una imposizione patrimoniale, che, per essere sgradita ai ricchi, allontanerebbe quei capitali che si vorrebbe invece sedurre. Occorrer anche praticare strette creditizie, che sortiranno necessariamente l'effetto di rincarare il denaro, ovvero il saggio di interesse ("i"). Remunerare maggiormente il denaro, per, significa remunerare maggiormente chi lo detiene, ovvero i ricchi, mentre chi deve pagarlo di pi chi il denaro non ce lha e ne ha bisogno, ovvero chi lo chiede per
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Investimenti e chi lo chiede per Consumi. Ci provoca necessariamente effetti recessivi, riducendo pure lOccupazione, mentre ulteriori effetti recessivi vengono altres indotti dal trasferimento regressivo del Reddito che implicito nella maggiore remunerazione del denaro. Deflazione, quindi, significa necessariamente anche recessione. Non solo per compiacere i ricchi si dovr raffreddare leconomia, ma non si potr mai varare nessuna politica espansiva, poich quel paese che riscalder la propria economia vedr paradossalmente defluire i propri capitali verso quelli che la raffredderanno, con il paradosso che i Capitali defluiscono dai paesi in cui potrebbero sorreggere gli Investimenti produttivi visto che l leconomia in crescita perch si registra espansione con inflazione, per affluire verso quelli dove la deflazione recessiva li rende assolutamente inutili ai fini produttivi e li spinge con ci stesso verso la speculazione mobiliare e immobiliare, alimentando le rispettive bolle speculative. Nello stesso momento la speculazione mobiliare aggredir la sua valuta scommettendo incalcolabili fortune al ribasso e la sua moneta ne verr disintegrata. Come uscirne? E semplice e labbiamo gi detto: baster reintrodurre quei controlli valutari antispeculazione che erano in vigore sino agli anni 80 e hanno dato ottima prova sin dalla fine della seconda guerra mondiale, sottoponendo al controllo pubblico tutte le transazioni valutarie di una certa consistenza e che risultino prive di qualsiasi contropartita reale, e ci si sottrarr a quello scacco sistematico cui la speculazione mobiliare altrimenti assoggetter ogni governo. Poich per alla Finanza internazionale interessano la deregulation e la deflazione, mentre se ne infischia della recessione, il suo punto di vista prevale su tutti gli altri ed il Pensiero Unico che si prende carico del giustificare scientificamente questo perverso e antinazionale punto di vista. Non potrebbe prevalere, per, se non si avesse anche laccordo dei trust intorno a una politica deflattivo-recessiva. Come mai questo accade, visto che i trust ricavano profitto commerciale dalla vendita di beni e servizi, e, quindi, dovrebbero in teoria gradire una espansione inflattiva in luogo della deflazione recessiva? La spiegazione di questo arcano in parte economica e in parte politica: da un lato, infatti, occorre considerare che i trust sono fortemente finanziarizzati e, per giunta, sono propriet delle stesse
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dinastie che sono proprietarie delle pi grosse banche e degli stessi istituti di emissione. I Trust, quindi, in quanto capitalisti finanziari oltre che capitalisti industriali, hanno affondato nel proprio stesso seno la contraddizione tra espansione inflativa e deflazione recessiva. In pi, poich la deflazione recessiva sega le gambe alla piccola e media impresa, per questa via si rende pi agevole il processo di concentrazione industriale, consentendo al grosso capitale di rastrellare a prezzi da fallimento i complessi aziendali pi piccoli loro graditi, lasciando gli altri alla deriva fallimentare. Dallaltro lato, per, la recessione, comportando fallimenti e licenziamenti, costringe i lavoratori organizzati sulla difensiva, e la deflazione consente lo smantellamento del welfare state. Luna e laltra, insieme, spostano a destra gli equilibri politici e, sotto questo profilo, comportano vantaggi assai maggiori di quelli derivanti dal puro e semplice aumento di profitti ormai di per s giganteschi. La difesa del potere, in sostanza, assai pi importante dellaumento indefinito di una ricchezza che diventa sempre meno difendibile quanto pi si va verso la piena occupazione. Pi precisamente, il disegno sinarchista consiste nel comprimere sempre di pi percentualmente la componente della Domanda complessiva costituita dai Consumi popolari pubblici e privati, sostituendola con una pi ridotta Domanda di Consumi pubblici e privati di lusso, faraonici e al servizio del blocco dominante, lasciando dunque beante, oggi, una parte consistente di quel 16% del PIL che necessario coprire con una pari Domanda esterna rispetto al sistema pena la impansione progressiva della base produttiva. E allordine del giorno, cio, la societ dei due terzi di Darhendorff, se va bene, o quella dei nove decimi, se va male! Compreso quanto detto fino a questo punto, diviene pi facile affrontare criticamente i restanti assiomi del Pensiero Unico. Lo schema, infatti, resta il medesimo, in quanto si tratta di bugie funzionali alla sezione apicale del blocco sociale dominante, ovvero trust e Finanza. PENSIERO UNICO E POLITICA DEL LAVORO 3)La precarizzazione del lavoro, la moderazione salariale e la riforma delle pensioni. La moderazione salariale e la precarizzazione del lavoro,
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per il Pensiero Unico, renderebbero pi competitivo il made in Italy e, comunque, ridurrebbero i costi di produzione, favorendo con ci Investimenti e Occupazione. Lo schema sempre lo stesso: cos come gi sostenuto a proposito del costo del denaro, la cui riduzione per il pensiero Unico favorirebbe gli Investimenti, sempre riducendo i costi di produzione che si provocherebbe un aumento di Investimenti e Occupazione. Allo stesso modo, la riforma delle pensioni consentirebbe una riduzione del prelievo parafiscale e previdenziale, promovendo ancora una volta Investimenti e Occupazione sempre con il medesimo strumento: la riduzione dei costi di produzione. E, invece, rispetto alla promozione di Investimenti e Occupazione facendo leva sui Consumi, meno che mai se pubblici, che il Pensiero Unico manifesta forte opposizione. La ragione labbiamo gi detta: il Pensiero Unico deve convincere di un teorema assurdo, quello per cui sarebbe il Risparmio e non il Consumo il motore delleconomia capitalistica. Questa per lui una vera necessit politica, in quanto la posta in palio il venire meno delle difese ideologiche contro le rivendicazioni dei dominati e contro il welfare state. Se vuole difendere i detentori di ricchezza mobiliare, infatti, deve difendere il denaro in quanto tale e per difendere il denaro deve equivocare tra ricchezza parassitaria e Risparmio, e, quindi, convincere che il Risparmio alla base di tutto. Di qui la ipervalutazione del Risparmio e la sottovalutazione, se non addirittura la demonizzazione, del Consumo. Ecco perch per il Pensiero Unico il Consumo fattore di inflazione. Ecco perch propone limpossibile trasformazione diretta dei Risparmi in Investimenti. Lo fa perch non vuole che si comprenda il legame diretto che esiste tra la Domanda per Consumi e gli Investimenti produttivi e vuole nascondere il ruolo giocato dal profitto sotto il profilo che, com ovvio, possibile promuovere gli Investimenti e lOccupazione solo rendendoli profittevoli, ovvero promovendo la Domanda interna per Consumi al saldo dellImport-Export. E assurdo, allincontrario, sostenere che in presenza di stagnazione o recessione possano aumentare Investimenti e Occupazione solo perch meno costoso Investire e Occupare. Quando non profittevole aumentare la Offerta, infatti, Investimenti e Occupazione non possono che calare anche se il loro costo diminuito, in quanto la maggiore Offerta ottenibile con ulteriori Investimenti e nuova
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Occupazione non sarebbe profittevolmente collocabile su un mercato che stagna o si restringe. Mettere laccento sui costi di produzione e misconoscere il ruolo della Domanda, nonch sostenere, come in effetti sostiene il Pensiero Unico, che gli aumenti della Domanda provocano solo inflazione e peggioramento dellimport-export solo falsa coscienza dei dominanti priva della minima base scientifica, fondamentale, per, allinterno del blocco assiomatico dei dominanti. 4)ancora sullinflazione. Vale la pena adesso fare qualche ulteriore chiarimento in ordine allinflazione. Ho detto pi sopra che linflazione un problema solo mensurale, ovvero solo nominalistico, una volta impedito con opportune indicizzazioni la redistribuzione regressiva del Reddito causata dallinflazione. Ebbene, la verit che sono proprio gli effetti regressivi dellinflazione uno degli obiettivi principali che si prefiggono i trust quando manovrano linflazione. Linflazione infatti un processo del tutto volontario provocato dai trust (sotto controllo delle stesse famiglie che controllano il sistema creditizio-finanziario mondiale) che, ritoccando sistematicamente al rialzo i listini allingrosso, costringono con ci la catena distributiva a coerentemente ritoccare anche quelli al dettaglio. E semplicemente una loro scelta, insomma, peraltro pi politica che economica. Una volta che le indicizzazioni fanno crescere anche il prezzo del lavoro, ovvero i salari, e che aumentano di conserva anche le utenze, i noli, ecc, basta nascondere al pubblico la sua origine e linflazione viene presentata come una sorta di Minerva che esce dincanto dalla testa di Giove e si possono ribaltare i termini della questione, scaricando sulle indicizzazioni ogni responsabilit, o, almeno, presentare linflazione come un fenomeno spontaneo e non diretto da precise volont n tanto meno riconducibile a precise responsabilit dei trust. Eppure basta pensare a quello che abbiamo detto a proposito della stag-flation, ovvero che in assenza di inflazione importata dallesterno del sistema (si pensi al rincaro di materie prime importate, quali ad esempio il petrolio) non possibile nessuna inflazione in costanza di stagnazione e di recessione, e balzer allocchio che solo una inflazione volontaria in questi casi possibile! Delle scelte politiche recessive dei trust, poi, abbiamo gi parlato. Qui baster aggiungere che linflazione semplicemente lalibi fondamentale per potere invocare la
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deflazione. Senza inflazione, infatti, sarebbe pi difficile fare accettare la deflazione sistematica, mentre senza deflazione non solo non facile provocare recessione, ma soprattutto ancor meno facile provocarla senza dare nellocchio. In costanza di inflazione, invece, tutto ci e molto pi facile. Ma non tutto: ritoccando i listini allingrosso pi degli aumenti retributivi, si consegue anche un grosso obiettivo strategico, quello della riduzione sistematica e nascosta della quota di prodotto sociale che va ai dominati. Mentre i lavoratori, i pensionati e gli utenti dei servizi sociali devono lottare in piazza e nei luoghi di lavoro per ottenere aumenti retributivi e stanziamenti pi consistenti per il welfare, in un contesto in cui non esistono adeguate indicizzazioni i trust non hanno altro da fare che provocare inflazione e ottengono surrettiziamente leffetto opposto, scaricandone per giunta, grazie ai media, la responsabilit sulle lotte sociali. Ecco ribadito perch esiste laltrimenti impossibile fenomeno della stagflation, ovvero della stagnazione/recessione unita a pi o meno consistente aumento del livello generale dei prezzi. Ecco perch si dovrebbe parlare di inflazione da oligopolio, anzich di inflazione pura e semplice o di inflazione da costi, piuttosto che da Domanda e dire chiaramente, una volta per tutte, che linflazione da costi in realt una inflazione da lotta di classe. PENSIERO UNICO E STATO LEGGERO 5)il rigore finanziario e lo smantellamento dello stato sociale. Una volta chiarito che in regime di deregulation valutaria non si possono tassare i redditi elevati e tanto meno i patrimoni, perch non sarebbe gradito alle Borse, che appunto registrano in tempo reale gli umori dei detentori di capitali mobili e dei ricchi in genere, diventa anche chiaro che non si potr neanche risanare il bilancio pubblico tassando in modi sgraditi alla Borsa. La conseguenza ovvia che i dominanti, una volta fatto passare il principio che non si possono tassare i ricchi, possono impunemente tuonare contro il deficit di bilancio e invocarne il rigore, certi che solo tassando i redditi bassi e tagliando la spesa pubblica si potr attuare questo rigore. Ecco anche perch chiederanno con tanta insistenza il rigore: perch ormai sono certi che non saranno loro a pagarlo! Poich poi ogni taglio della spesa pubblica e ogni tassazione sui redditi bassi provocher
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certamente recessione, ecco spiegato, ancora una volta, il vero movente dellazione politica dei dominanti e il vero significato di classe del Pensiero Unico. Una volta passato il principio dei tagli della spesa pubblica, infine, facile puntare lattenzione sulla spesa sociale, sia perch lunica spesa il cui taglio gradito alla Borsa, sia perch dialetticamente agevole sostenere che in costanza di tagli necessari occorre cominciare a tagliare da quelle spese che non ci si pu permettere di sostenere in momenti di congiuntura. Col paradosso che di stato sociale ce ne si potrebbe permettere tanto meno quanto pi ce ne fosse bisogno, ma, tant, siamo ormai abituati al senso unico dei paradossi del Pensiero Unico! 6)la riduzione del prelievo fiscale e lo stato leggero. Sappiamo anche che il neoliberismo propugna la riduzione delle tasse e lo stato leggero. Siamo adesso in grado di comprenderne a fondo il senso: in un contesto di deregulation e deflazione sistematiche, i tagli della spesa pubblica sono nel mirino del Pensiero Unico, e questo labbiamo gi detto. Lo stato leggero, allora, semplicemente un ulteriore involucro ideologico che riveste la lotta di classe dei dominanti per lo smantellamento del welfare state. Leggero, infatti, sinonimo di spesa pubblica ridotta, cui coerente il taglio delle spese sociali. Anche lobiettivo del taglio delle tasse, in questo senso, coerente anchesso, poich se si riducono le tasse, si dovranno di conserva ridurre anche le spese! Poich, poi, nella deregulation, saranno le tasse sui ricchi le prime ad essere tagliate, con questo argomento il Pensiero Unico vuole ribadire il concetto che tassando di meno i ricchi aumenteranno i risparmi, e, quindi, caler il costo del denaro e sar meno costoso investire, assumere, ecc. Falsa coscienza, dunque, e di bassa lega pure! Torniamo quindi alla questione del meccanismo di fissazione dei prezzi nel mercato oligopolista, poich le acquisizioni che ne deriveranno consentiranno di passare alle ultime due questioni ancora sospese: quella del funzionamento effettivo del sistema capitalistico e di come sia possibile lespansione, da una parte, e, dallaltra, di cosa sia e come funziona il sistema mobiliare, quello della cos detta ricchezza virtuale. 7)il meccanismo di fissazione dei prezzi da parte dei trust. Come abbiamo gi visto, nelloligopolio le imprese che partecipano ogni cartello fissano i prezzi di concerto dopo attente indagini di marketing, individuando la coppia prezzo-quantit che consente loro mediamente di
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raggiungere il massimo profitto percentuale rispetto al capitale investito. A quel punto, il marketing interno a ciascuna di loro dovr solo individuare quale sar la quota di mercato che riusciranno a occupare e si dimensioneranno Investimenti e Occupazione in modo da produrre unOfferta esattamente pari alla Domanda prevista. E la medesima logica per cui si distruggono le arance piuttosto che i pomodori e a differenza sta nel fatto che le auto non crescono sugli alberi, ma le costruiscono i trust, che, pertanto, non hanno alcun bisogno di distruggere un raccolto in eccesso, e, allincontrario, possono aumentare le quantit prodotte, se la coppia quantit-prezzo ottimale individua una quantit maggiore. Stando cos le cose, ogni volta che aumenta la Domanda, significher che la curva di Domanda individuer per ogni quantit un prezzo maggiore di prima. Ci equivale a dire che rispetto a prima il mercato disposto a pagare un prezzo maggiore. Il marketing di cartello, allora, rifar i calcoli tenendo conto di questo mutamento, individuando una coppia ottimale quantit-prezzo necessariamente pi alta, sia per le quantit, che per il prezzo. Ci significa che nel mercato dominato dai trust mai un aumento di Domanda comporter un corrispondente aumento dellOfferta, ma che necessariamente parte della tensione esercitata dai consumatori verr trasferita dai trust sui prezzi, provocandoinflazione. Come chiamarla questa inflazione se non inflazione da oligopolio? Ecco ancora una volta dimostrato perch e come in presenza di trust non pu esserci mai espansione senza inflazione, cos come dimostrato perch per fare diminuire il livello generale dei prezzi (deflazione) occorre necessariamente fare contrarre in parte anche la produzione, ovvero provocare recessione. Un rimedio in realt ci sarebbe, ma anchesso, tanto per cambiare, secondo il Pensiero Unico fuori del dibattito: basta che lo stato imponga il calmiere dei prezzi o che intervenga con proprie imprese economiche vendendo a prezzi pi bassi rispetto a quelli di cartello. Cos facendo costringerebbe i trust ad abbassare di conserva anche i loro prezzi ed ecco perch il Pensiero Unico profonde un disperato sforzo per screditare lefficienza delle imprese pubbliche e propagandare lesigenza dello stato leggero. Ancora una volta falsa coscienza, e di bassa lega anche questa volta!
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IL PENSIERO UNICO E LA MONETA 8) La questione della moneta e del virtuale. Questo il regno del Capitale finanziario e dei ricchi in genere. Il regno dunque del massimo inganno possibile, quello pi disperato e ostinato. Procediamo per gradi. Come prima cosa , come abbiamo gi detto, la moneta ha valore esclusivamente fiduciario. Sin dal medio evo di questa fiducia avevano imparato a farsi bellamente le beffe i banchieri che inventarono/scoprirono il moltiplicatore dei depositi bancariquando si accorsero che pi del 90% delloro che avevano in deposito non veniva mai prelevato e restava in cassa. Cominciarono allora a prestarne a interesse una parte, ma quando videro che anche i mutuatari si comportavano allo stesso modo dei depositanti veri, preferendo fare girare le ricevute al posto delloro, cominciarono a prestare ad interesse un equivalente in oro 9 volte superiore ai loro depositi consegnando ai mutuatari altrettante ricevute di deposito false, poich questi prestiti, sommati ai depositi in oro davano un ammontare il cui 10% era pariai depositi effettivi! Oggi, che loro non viene pi da oltre 35 anni posto in nessun modo alla base della moneta, il sistema bancario nel suo complesso riuscito a elevare scientificamente a dismisura il valore del moltiplicatore dei depositi. Non esistono dati verificabili su quello che oggi il suo valore, ma pi autori parlano ormai di un numero che sorpassa 1000/1, altri parlano di 100.00/1 ed altri dicono perfino infinito!! Cos allora la moneta bancaria? Meritano le banche la fiducia che tanto propagandano di meritare? Perch gli stati, che tanto avevano fatto nei secoli precedenti per tenere saldo nelle proprie mani il potere di battere moneta, nel passaggio alla doppia circolazione, metallica e cartacea, hanno prima lasciato alle grosse Banche Centrali (tutte private o sotto controllo privato e non pubbliche) il potere di battere la moneta circolante vendendola al valore nominale anzich a quello di stampa, e, quindi, hanno lasciato alle restanti banche private (di propriet delle stesse famiglie che possiedono o controllano le banche centrali) il potere di battere una moneta bancaria migliaia di volte maggiore di quella? E davvero azzardato sostenere che lhanno fatto perch non per niente vero che lo Stato siamo noi, in quanto in realt lo Stato sono loro?
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Se possibile, le cose stanno ancora peggio con riferimento alle altre forme di valori mobiliari, quali i titoli compravenduti in Borsa. Intanto, accanto allarcifamoso moltiplicatore dei depositi esiste un assolutamente ignoto moltiplicatore dei titoli che afferisce la quantit di titoli depositata dai privati presso le varie istituzioni finanziarie e che vengono da queste utilizzate per operazioni di Borsa anche spregiudicatissime alla totale insaputa dei depositanti, sfruttando il medesimo meccanismo che abbiamo sopra illustrato a proposito dei banchieri medioevali. In secondo luogo, esistono una variet di cos detti prodotti derivati quali le opzioni, le opzioni sulle opzioni ed altre ancora che elevano enormemente lammontare complessivo di tutta la ricchezza mobiliare in circolazione sul pianeta. A met degli anni 90, alcuni autori hanno calcolato che il rapporto tra questa ricchezza mobiliare e tutti i beni e servizi acquistabili sul pianeta era ormai giunta a53/1! Altri autori calcolano oggi che per ogni dollaro che passa di mano ogni giorno per acquisto di beni o servizi, 100 ne passano di mano contro carta, o, meglio ancora, si dovrebbe dire contro display, in quanto neanche la carta passa pi di mano e sono solo numeri a fosfori verdi che mutano nei display dei computers delle varie istituzioni finanziarie lunica cosa che accade, mentre poi solo periodicamente le istituzioni compongono tra di loro i reciproci rapporti di dare-avere. Cos allora tutto questo virtuale? Esiste o non esiste? Cos qualcosa che esiste solo se ci si crede, e, soprattutto, se la si usa solo in parte infinitesima, mentre, non essite se non ci si crede e se la si usa gi solo in piccole quantit si autodisintegra in uninflazione che spazza via tutte insieme le istituzioni finanziarie di tutto il pianeta? Cosa vuol dire che nel 2001/2202 le Borse hanno bruciato lequivalente virtuale del PIL di Italia, Francia e Germania messi assieme, se poi non successo quasi nulla? Ci si rende conto che se si fosse trattata di ricchezza reale staremmo parlando dellequivalente di un armageddon che distruggesse lequivalente di 10 milioni di appartamenti da 300.000,00 luno e 200 milioni di auto usate da 10.000,00 luna? Il fatto che esistono due circuiti distinti e separati e che a certe condizioni si sovrappongono parzialmente e comunicano tra di loro: A)il circolo Denaro-Merce-Denaro, ovvero il circolo della produzione capitalistica, nel quale il denaro si trasforma in una quantit maggiore di
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denaro grazie alla applicazione della intelligenza e della fatica umane alla trasformazione fisica della natura per la produzione di merci per il mercato. B)il circolo Denaro-Denaro, nel quale il denaro si trasforma in una quantit maggiore di denaro solo speculativamente o frodatoriamente, in ogni caso senza alcuna contemporanea produzione di merci, e, dunque, senza nessuna creazione di ricchezza reale per nessuno, ma solo variando, pertanto, il valore nominale dei cespiti detenuti da qualcuno ed a scapito degli altri, con i quali diventa cos possibile comprare senza pagare pi beni e pi lavoro di prima appropriandosi in modo feudale di una porzione crescente della ricchezza reale prodotta dal Profitto e dal Salario, senza avervi minimamente contribuito! Finch la Moneta resta confinata nel circolo D-D, dunque, i contraccolpi sul circolo D-M-D sono quasi nulli. E solo quando una variazione di Moneta nel circolo D-D comporta una variazione dei Consumi che si pu dunque avere un contraccolpo sul circolo D-M-D, o nel senso di una crescita di Investimenti, Occupazione e PIL reale o nel senso della loro contrazione, la cui misura e direzione dipende dallentit della variazione di Consumi che si provoca. Esistono davvero nel mondo reale dunque solo i valori mobiliari che sono detenuti da chi li tesaurizza come Risparmio alternativo al Consumo e non chi ne detiene una quantit cos grande da non influenzare affatto il suo Consumo neanche se per avventura si riducesse a un decimo di s stesso. Tutto il resto non esiste davvero, ma, grazie al suo valore fiduciario, consente comunque ai depositari di tanta fiducia di prelevare dal resto della collettivit cospicue tangenti neo-feudali, senza contribuire in nessun modo alla produzione di ricchezza. Perch "neo-feudali"? Perch un prelievo feudale se pi o meno spontaneamente ottenuto da una classe che non contribuisce affatto alla produzione ma creduta "fideisticamente" dalle altre classi la depositaria delle precondizioni per la perpetuazione del sistema ed in questo nome che ottiene il suo prelievo. 9)come funziona in realt il capitalismo e come si pu promuovere lo sviluppo. Abbiamo pi sopra sottolineato che nel capitalismo il motore dell'economia non il Risparmio, bens il Consumo. Ci accade perch nel capitalismo,
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come in ogni sistema mercantile, la ricerca del Profitto che spinge i produttori a Investire e creare Occupazione, per cui solo una crescita degli sbocchi profittevoli di mercato pu promuovere Investimenti e Occupazione. Ecco perch la Domanda per Consumi al centro di tutto. Ingenuamente, invece, verrebbe da pensare che gli Investimenti siano alternativi ai Consumi e che li si possa promuovere appunto stornando risorse direttamente dai Consumi verso gli Investimenti. In effetti, nei sistemi pianificati accade proprio cos e, oltretutto, questa sarebbe certamente un'idea ragionevole, intuitiva e razionale. E' il capitalismo, per, che, seppure razionale, non affatto "ragionevole" n "intuitivo". Il Pensiero Unico ne approfitta e cerca in tutti i modi di porre l'accento sui costi di produzione e sulle condizioni ottimali per la produzione, nascondendo il pi possibile il ruolo del Profitto e della Domanda, lasciando per scontato che una produzione ci sia comunque, anche se non si sa bene perch. E questa una delle tante riedizioni dellarcifamoso equivoco di Say, che, come si vede, continua a mietere vittime a dispetto dagli studi sostenuti! Dando per scontata la produzione capitalistica e il suo "perch", il Pensiero Unico pone quindi l'accento su ci che la agevola, la favorisce in parte, onde suggerire che solo agendo su ci che la agevola che sia possibile intervenire. Messa cos la questione, riducendo i costi di produzione si "agevola" certamente un pochino la produzione. Anzi, se immaginiamo di produrre per l'esterno, ovvero per le Esportazioni, una riduzione di costi significa maggiore competitivit, e quindi, aumento delle esportazioni. Questo modello ha un nome: "bassi salari+esportazioni". In questo modello, per, la produzione di un'area capitalistica non pensata per il Consumo della stessa area, ma per il consumo di aree ad essa "esterne". Baster allora immaginare un pianeta tutto capitalistico, e si comprender tutta la drammaticit dell'equivoco. A quel punto, infatti, l'unica possibilit sarebbe uno sviluppo a scapito dei paesi "fratelli", aumentando le nostre Esportazioni negli altri paesi, ma, contemporaneamente esportando in questi paesi anche fallimenti e disoccupazione, nel che l'essenza nel nazionalismo militarista e imperialista che fu alla base del voto favorevole ai crediti di guerra espresso dai lavoratori francesi e tedeschi nella prima guerra mondiale. Altrimenti, se immaginiamo un mondo tutto capitalistico e unificato anche sotto il medesimo governo e la medesima moneta, un mondo che ormai deve
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sostanzialmente "vendere a s stesso", dobbiamo concludere che a quel punto il meccanismo si inceppa! Il capitalismo, infatti, per potersi riprodurre alla fine di ogni ciclo, dovrebbe a quel punto riuscire a trasformare in Consumo tutto il Risparmio in eccesso! In pi, man mano che la produttivit del lavoro aumentasse per effetto del progresso scientifico e organizzativo-commerciale, occorrerebbe sempre meno Occupazione per produrre lo stesso flusso di Offerta e il capitalismo si troverebbe di fronte all'alternativa tra ridurre l'orario di lavoro per impedire alla Domanda per Consumi espressa dai lavoratori licenziati di calare, oppure licenziare e causare con ci un'accelerazione del processo impansivo della base produttiva. L'unica alternativa, del resto, sarebbe quella di "togliere soldi ai ricchi", che risparmiano troppo, e "darli ai poveri", che li destineranno volentieri ai Consumi. Non solo. Ma quando non ci fossero pi n ricchi n poveri? A quel punto, per impedire l'impansione, non resterebbe che trasformare il sistema da capitalistico in pianificato! E' chiaro adesso a quali terribili conseguenze politiche giunge il ragionamento se il Pensiero Unico non riesce a distogliere l'attenzione dal "perch" della produzione capitalistica, spostandola su come solo agevolarla un pochino? E di che stupirsi? Del fatto che l'economia non sia una scienza ma solo "falsa coscienza"? Ma se la sovrastruttura funzionale alla struttura, per cui anche moda, motti di spirito, convenevoli, costumi erotico-sentimentali, senso del sacro, ecc. sono "sovrastruttura" e sono perci "falsa coscienza" del blocco sociale dominante, perch stupirsi che la pi funzionale delle sovrastrutture sia la sovrastruttura economica, ovvero il Pensiero Economico? Il fatto che nessuno di noi disposto a credere davvero di essere "egemonizzato". Basta invece farci l'abitudine e passare il tempo a scoprire quanta falsa coscienza c' in ci che crediamo, pensiamo e perfino, "sentiamo" dentro di noi come la parte pi "nostra", ovvero i sentimenti e le percezioni della realt materiale. Quando poi "una cosa non ci quadra", non pensiamo pi di essere ignoranti o stupidi, ma fidiamoci di questo piccolo "campanello d'allarme" che la parte semeiotica del nostro cervello segnala a quella induttivo-deduttiva. E comunichiamo i nostri dubbi e le nostre scoperte.
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E vero che le stesse famiglie sono ormai proprietarie di quasi tutti i trust, di tutte le grosse banche e di quasi tutte le altre banche, che direttamente o indirettamente controllano i fondi pensione e le finanziarie di tutto il mondo, che sono proprietarie della maggior parte degli Istituti di emissione (Federal Reserve e Banca dItalia, ad esempio) e comunque controllano i restanti (es.: Banca dInghilterra, BCE), che possiedono tutte le Agenzie di Stampa internazionale, tutti i network e le pi grosse testate e controllano le restanti testate, nonch Hollywood e le agenzie di distribuzione, e, in definitiva, i media. Controllano almeno la CIA, lIntelligence Service e il Mossad, ma, pare, anche tutti i restanti servizi segreti. Finanziano anche tutti i partiti in lizza alle elezioni e tutte le organizzazioni estremiste, incluse quelle terroristiche, tra cui Hamas, nonch la maggior parte degli esponenti politici e sindacali occidentali. Tutto questo vero, ma se ci nonostante centinaia di milioni di persone nel Nord capitalistico non credono affatto di vivere nel migliore dei mondi pensabili ma credono solo, ognuno di loro, di essere lunico o uno dei pochissimi che vedono che il Re nudo, allora la speranza di fare trionfare la verit non ancora morta. SINTESI Il Pensiero Unico ci racconta una fiaba che non neppure edificante. Questa fiaba ci dice che viviamo in un mercato che "quasi" di concorrenza perfetta, non perch ci sono i trust (il che gi da solo per vuol dire che siamo nel mercato di oligo-monopolio, ma la fiaba non dice), ma perch ci sono i sindacati che con la loro prepotenza corporativa frenerebbero la "mano invisibile" del mercato di concorrenza perfetta, che, se non frenata, equilibrerebbe tutto. Peccato che se anche scomparissero i sindacati il mercato resterebbe comunque un mercato non concorrenziale, sia perch non pu esserci concorrenza dove ci sono accordi di cartello, sia perch non esiste un vero mercato della moneta, e, tanto meno di quella bancaria e di quella cartolare. La fiaba continua nel senso che l'inflazione il pericolo numero uno dell'economia e che la scala mobile che la genera. Peccato che non sono gli ombrelli che fanno piovere mentre sono i trust che fanno la pioggia creando volontariamente inflazione. Nelle fasi di stag-flation, lo fanno per rovinare le imprese medio-piccole e aumentare la concentrazione industriale rastrellando pacchetti di maggioranza a prezzi stracciati. Nelle fasi
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espansive, invece, aumentano solo parzialmente lOfferta e trasferiscono sui prezzi la tensione restante, secondo la stessa logica per cui si distruggono le derrate ritenute in eccesso rispetto alle quantit che consentono ai grossisti di lucrare i massimi profitti percentuali. Un ulteriore effetto collaterale di questo sottodimensionamento volontario della produzione, poi, quello della corrispondente riduzione del monte-ore lavorato, che non avviene mai al servizio dei lavoratori, ovvero riducendo l'orario di lavoro, ma sempre a esclusivo vantaggio dei datori di lavoro, che licenziano in corrispondenza e si appropriano della maggior parte dei vantaggi derivanti dagli aumenti della produttivit del lavoro, anzich distribuirli socialmente. La fiaba continua dicendo che il denaro circolante statale mentre il credito privato ed giusto che cos sia. Peccato invece che anche il circolante sia privato e che sia un disastro lessere privata anche la moneta bancaria: gli Istituti di emissione, infatti, che vendono il circolante al suo valore nominale anzich al costo di tipografia, sono quasi tutti privati o sotto controllo privato, e, per giunta, sono nelle stesse mani che possiedono le maggior parte delle altre banche, per cui, grazie al moltiplicatore bancario, possono creare allo scoperto una moneta bancaria, che "moneta" a tutti gli effetti, migliaia di volte maggiore del circolante su cui si basa. Ma questo credito, anzich essere usato al servizio dell'economia capitalistica per chiudere il circolo della produzione e quindi espanderla keynesianamente, viene concesso col contagocce a imprese e privati e usato da questi "truffatori e falsari legalizzati" quasi esclusivamente per finanziare allo scoperto le proprie attivit e comprare qualsiasi cosa in tutto il mondo praticamente senza pagare (e sappiamo che ormai quasi tutti i trust sono propriet delle stesse dinastie che controllano sia le grosse banche che gli istituti di emissione). E' per questo, del resto, che i soldi per le guerre ci sono sempre e non fanno inflazione, mentre quellli per la pace non ci sono mai e sono sempre inflattivi. Con la deflazione recessiva imposta per tenere a bada un'inflazione che, coperti dai media, sono i trust stessi a creare per lucrare gli extraprofitti, e, nelle fasi di stagflation, per rastrellare aziende a prezzi di fallimento, la fiaba raggiunge infine il suo massimo punto lirico. E ALLORA? Qual la ricetta di politica economica che si evince dal presente scritto?
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Che gli Stati dovrebbero, prima, riprendersi il potere di battere la moneta cartacea e rivendicare quello di battere la moneta virtuale creditizio-cartolare, e, quindi, rompere i cartelli con il calmiere, o, meglio ancora, con proprie imprese che vendessero a prezzi di calmiere, perch lo scettro passi dalle mani delle famiglie che controllano banche e trust a quelle degli eletti dal popolo. A quel punto, basterebbe sostenere la Domanda per Consumi pubblici e privati sia con opportuna redistribuzione del Reddito, sia attingendo al "virtuale", per "chiudere il circolo" della produzione capitalistica, e abbiamo visto (v. per tutte pag. 15) che pu benissimo farlo perch con il virtuale si pu finanziare ad libitum la Domanda pubblica e privata e quindi chiudere a piacimento il circolo della produzione capitalistica. Lo stato dovr quindi ridurre progressivamente l'orario di lavoro in armonia con la crescita della produttivit del lavoro, onde mantenere nel tempo lequilibrio tra Occupazione e monte ore necessario per la produzione. Dovr quindi introdurre una doppia circolazione monetaria e nazionalizzare il Credito e le assicurazioni, vietando quindi in Borsa le operazioni speculative e introducendo controlli valutari anti-speculazione (cosa oggi molto pi facile di ieri, per noi europei) al fine di svalutare progressivamente la moneta esterna in funzione del differenziale di inflazione che viene causato dall'espansione cos promossa. Pi sopra abbiamo anche visto che per riprendersi questo scettro il popolo dovr sottrarlo a trust e Finanza, e che per farlo potr causare volontariamente il crack borsistico-creditizio gestendo democraticamente la ricostruzione. Abbiamo pure visto che il popolo pu pure ridurre alla ragione anche i trust, sia col calmiere, sia, ancor meglio, facendo loro concorrenza commerciale con proprie imprese. Ugualmente abbiamo anche visto che si possono instaurare pi equi rapporti commerciali con il terzo mondo e favorire il suo sviluppo autonomo con un nuovo piano Marshall che finanzi con il virtuale del nord la Domanda pubblica e privata del terzo mondo e con la limitazione temporale e territoriale dei diritti di brevetto. Abbiamo anche visto che ci equivale allo smantellamento dei rapporti neocoloniali e comporta la riforma sia del WTO che del FMI e della BM. Il popolo pu fare tutte queste cose, ma non conosce ancora il suo potere. Pi sopra abbiamo illustrato anche unaltra strategia meno scoperta e soprattutto meno invasiva e pericolosa, che pu essere praticata lateralmente.
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Essa consiste nellinstaurazione di rapporti di produzione pianificati laterali a quelli capitalistici gi esistenti. Le unit pianificate sarebbero pianificate al loro interno ma mercantili allesterno. Cos gi vivono e prosperano diverse strutture, quali ad esempio San Patrignano. I settori nei quali pi facile costituirle sono i settori agroalimentare, specialmente dei prodotti biologici, e quelli della ristorazione e della albergazione. Nulla osta, per, in linea di principio, allinvasione di altri settori contigui quali quello dello spettacolo e della ricreazione, o anche di alcune produzioni particolari quali la piscicultura e perfino ledilizia convenzionata. Si prestano bene anche i servizi in genere, quali i trasporti, lassistenza fiscale e computeristica, lassistenza domiciliare, lartigianato integrato ed altri ancora. Si tratta di iniziative nelle quali si possono agevolmente coinvolgere i comuni e diversi enti pubblici, non solo territoriali, in quanto spesso sensibili alle istanze che vengono dal territorio e dalla base in genere e che si preannunziano portatrici di sollievo alla disoccupazione, nonch di prestigio politico e culturale e di voti. Presto il senso del noi e del nostro prende il sopravvento sul senso dellio e del mio e i vantaggi economici che ne derivano crescono fino a soddisfare le esigenze personali almeno alla pari di un lavoro dipendente di livello medio-basso. Man mano che si crea una piccola burocrazia di villaggio linteresse alla sopravvivenza e allespansione della unit pianificata rende coeso il gruppo e conferisce dignit e ruolo anche a chi si attiva a livello organizzativo superiore. A quel punto, la cellula viva e vitale, e si espande, tendendo perfino a occupare spazi inizialmente non di sua pertinenza, quali soprattutto la dimensione abitativa. Da ognuna di queste cellule, nel tempo, si staccheranno unit-figlie e il fenomeno si estender sempre di pi a macchia d'olio. Una variante, consiste nella creazione di assicurazioni private locali contro la disoccupazione, sulla stregua di quella pi sopra pensata a livello nazionale, e di istituti di credito locale collegati a queste mutue, le quali diventano altrettante unit pianificate che utilizzano i capitali cos mutuati e il lavoro degli assicurati momentaneamente disoccupati, occupando settori che richiedono maggiore impiego di capitali, quali l'edilizia, la produzione industriale o i megastore. Data la natura mercantile dei rapporti che legano queste unit con il resto della societ, il capitalismo non le riconosce come cellule "malate" e non sviluppa gli "anticorpi" che le aggrediscano.
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COSA CI HA INSEGNATO LA CRISI DEI SUBPRIME? Innanzitutto, che non stata la crisi dei subprime, ma la crisi dei derivati speculativi sul petrolio e sulla iper-cartolarizzazione allo scoperto sui subprime! Innanzitutto i media hanno ignorato totalmente i derivati speculativi sul petrolio nonostante la sua quotazione sia passata in poche battute da $ 60 al barile a 150 per poi scendere sino a 30 e risalire a 60, senza che nessuno si sia chiesto n come ci fosse stato possibile a fronte di una Domanda internazionale di barili fisici di petrolio che si pi che dimezzata nel giro di 15 anni, n quali contraccolpi ci abbia potuto creare nel rapporto tra chi possedeva derivati speculativi vincenti e chi deteneva quelli perdenti. I media hanno oltrepassato il tragicomico nel giustificare la crescita delle quotazioni del petrolio con presunte restrizioni della produzione e poi, quando scendeva, con aumenti delle vendite da parte dei produttori, senza mai ammettere che se nel 2006 per ogni barile fisico di petrolio ben 1250 ne passavano di mano di virtuali in ragione di altrettanti contratti derivati sul petrolio, nel 2008 ne passavano ormai circa 100.000. Hanno preferito dare addosso ai disgraziati che travolti dalla recessione di cui nessuno parla mai non riuscivano pi a pagare le rate di mutui una parte dei quali erano stati concessi generosamente per espressa indicazione del governo USA nei due anni precedenti. Ed invece il buco dei subprime era piccolissimo in confronto alle somme stanziate con il piano Poulson: appena $ 3-5 Mld di mutui in sofferenza in pi rispetto a prima, a fronte di ben $ 700 Mld di stanziamenti pubblici per i junk bond detenuti dalle grosse banche USA. E questo piccolo buco allinterno del pi grande buco dei derivati speculativi in generale (pari, sembra, a un importo stimato tra 13 e 20 volte il PIL-Mondo, ovvero tra $ 650.000 e $ 1.000.000), peraltro, era stato causato dalla crisi dei derivati speculativi sui subprime, a sua volta concausata dalla circostanza, nota a pochi, che la prima cartolarizzazione dei mutui subprime era stata fatta non in rapporto 1:1, bens 3:1, che poi si era fatta una cartolarizzazione della cartolarizzazione e, quindi,che si erano fatti i derivati speculativi su questi junk bond! Colpa della speculazione, quindi, e non dei disgraziati pignorati. Unaltra reticenza a dir poco criminale consistita nel non chiarire che a fronte di ogni banca debitrice in forza dei derivati speculativi perdenti in
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suo possesso, ce nera necessariamente unaltra che era creditrice in forza dei medesimi contratti che, per lei, erano vincenti, avvalorando cos lidea assurda che possano esistere debiti senza crediti, e ci solo per impedire di concepire un intervento moderatore del mercato borsistico da parte degli stati che avessero dichiarato la nullit di tutti i contratti derivati contenenti fattori di moltiplicazione interni superiori alla unit. Per meglio comprendere, si considerino i derivati vanilla, gli unici degni di tutela: si fanno quando ci si vuole assicurare contro la variazione dei cambi o del saggio di interesse e consistono nel comprare un flusso di tassi fissi in cambio di un flusso di tassi variabili sulla medesima sorte capitale. In questo modo si paga la commissione alla finanziaria che ha venduto il derivato vanilla e si ha la certezza che se i tassi salgono si incasser dalla finanziaria il flusso maggiorato e lo si girer pari pari alla banca verso la quale si era esposti in ragione di un mutuo o di un leasing a tasso variabile, pagando invece alla finanziaria il tasso fisso che da lei si era comprato e che si sarebbe voluto sottoscrivere fin dallinizio. Nel caso opposto, idem. Quando invece un mutuatario che ha contratto con una banca un mutuo di 100 a tasso variabile sottoscrive con una finanziaria un derivato per cui scambia 100 flussi da 100 a tasso fisso con 100 flussi da 100 cadauno a tasso variabile, dov lassicurazione? E chiaro che qui siamo nellambito della scommessa pura e semplice! Perch consentire simili contratti? Ma se li si vuole mantenere, ecco spiegato perch non se ne vuole parlare chiaramente. Non meglio per costoro, dunque, dare la colpa ai disgraziati che non sono pi riusciti a pagare le rate di mutuo, evitando cos che lopinione pubblica si renda meglio conto di che cosa sono la borsa e il mondo finanziario? Non meglio parlare in generale di regole senza spiegare n quali sarebbero state quelle che non hanno funzionato, n spiegare qauli altre si potrebbero introdurre al loro posto? E per giunta si evitato di spiegare che le banche che erano nei guai per via dei derivati speculativi perdenti sul petrolio, sui subprime e su chiss cosaltro, erano sorelle di quelle che detenevano quelli vincenti, in quanto sia le une che le altre erano tutte consorziate della Federal Reserve e propriet delle stesse famiglie sinarchiste! Perch allora fallita la Lehman Bros? Sarebbe bastato bilanciare a monte i derivati vincenti con quelli perdenti per evitare allorigine il guaio, e sarebbe bastato annullare le rispettive poste attive e passive tra le banche sorelle del
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medesimo gruppo detentrici di questi stessi derivati per risolverlo a valle, cos come si fa abitualmente per evitare i fallimenti intergruppo. Perch allora una banca che aveva i libri certificati il venerd li ha portati in tribunale il luned successivo? Un bel giallo davvero! Adesso che passato un anno possiamo finalmente tirare un sospiro di sollievo, poich sembrano fugati i timori che le famiglie sinarchiste avessero deciso di passare alla fase 2 del loro progetto di ridisegnare la mappa della distribuzione sociale del Reddito realizzando quella societ dei 2/3 piuttosto che dei 9/10 di cui ho gi scritto, disegno cui sono funzionali sia le guerre che le pandemie come le crisi recessive. Eliminando una propria grossa banca stornavano da s ogni sospetto e insieme scatenavano un effetto domino costringendo le banche minori a chiedere affrettatamente i rientri alle imprese produttive fuori dal club dei trust finanziarizzati, provocando una crisi insieme reale e virtuale che avrebbe avvitato in un trend recessivo lintero pianeta, per impedire il quale solo padroneggiando limpianto teorico illustrato in queste pagine si sarebbero potute approntare le giuste contromosse. E poich questo Pensiero ad oggi ignoto ai pi, nulla avrebbe potuto opporre. Sembra proprio che si volesse pertanto raggiungere obiettivi pi contenuti, quali dare un segnale alle dirigenze cinesi che sognassero uno sviluppo nazionale indipendente dalle famiglie sinarchiste o impedire la riforma sanitaria di Obama con lalibi che i soldi non ci sono in quanto servono tutti per evitare il crack creditizio-finanziario internazionale, e simili. Non si dimentichi, infatti, che la riforma sanitaria USA mostrerebbe oniricamente a tutti che i soldi ci sono, dando la stura a una campagna di rivendicazioni sociali USA estremamente pericolosa per il sistema di convinzioni necessarie alle famiglie sinarchiste per mantenere lattuale architettura creditizio-finanziaria e il suo sistema di potere ed alleanze. Spero davvero di non essere smentito tra qualche mese nel mio essermi smentito da solo! Anche perch la tesi che si sia trattato di una crisi sistemica evitata per un pelo compatibile con la crisi prossima ventura scatenata dal ritorno della fiducia di cui tanto si parla. Questa fiducia tanto attesa, infatti, assomiglia molto a quella del partner fedifrago che attende che il coniuge riabbassi la guardia per tornarlo a tradire, visto che i Tremonti bond e gli Obama bond sembra proprio che li stiano usando per speculare sui derivati!
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Nel frattempo invito tutti allo studio delle critiche al Pensiero Unico e alla diffusione della controinformazione economica necessaria per la riforma del capitalismo e della sua architettura creditizio-finanziaria onde porre finalmente sotto controllo democratico la Moneta virtuale e scegliere democraticamente quanta e quale Domanda per Consumi popolari pubblici e privati finanziare allo scoperto con essa per chiudere/espandere il circolo D-M-D in regime di pareggio tendenziale dei rispettivi Import-Export. Solo cos, infatti, possibile spostare il dibattito sul controllo democratico delle leve del capitalismo e rifondare la sinistra riformista (e non solo quella) del terzo millennio.

www.nandoioppolo.org

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INDICE

1 prefazione 2009 3 road map del sunto di controinformazione 5 contro il Pensiero Unico in economia lequilibrio impossibile 6 occorre ridistribuire il reddito per sostenere il capitalismo 7 fondamentale la domanda esterna delle aree non capitalistiche il deficit-spending 8 la fase globalizzata e iperfinanziarizzata del capitalismo 9 gli stati sotto scacco da parte della finanza 10 la rapina con le swap 11 non ci pu essere espansione senza inflazione e deflazione senza recessione perch si distruggono le arance e si sottoproducono beni e servizi? 13 rottura insanabile tra impresa medio-piccola e maestranze contro trust e finanza il Pensiero Unico in economia 14 la stag-flation 16 contro la forma neo-feudale del capitalismo globalizzato e iperfinanziarizzato contro la bolla speculativa 17 una nuova Bretton Woods sette grosse bugie 18 che cos la bolla speculativa 19 la capitalizzazione di borsa ricchezza sottratta a chi la produce 20 il furto del moltiplicatore bancario lanarchia feudale del sistema bancario e la truffa dei bot 21 qual il vero significato del sistema del credito? Il denaro non esiste 22 Le banche centrali sono tutte private 23 Ancora sulla truffa dei bot 24 Sveliamo altre 6 grosse bugie del Pensiero Unico 25 La droga come moneta 26 Uno sguardo sul mondo
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27 Unalternativa dal basso 29 Esiste unalternativa? 30 Lequivoco della globalizzazione Le 2 strade per riformare il sitema creditizio-valutario 30 Scacco matto in 3 mosse 33 Mini-guida allinterno delle contraddizioni del Pensiero Unico 34 La concorrenza perfetta non esiste pi da secoli 35 Il nocciolo duro del Pensiero Unico Il paradosso delle indicizzazioni automatiche 37 Inflazione+svalutazione e competitivit 40 Pensiero Unico e politica del lavoro 41 Pensiero Unico e stato leggero 43 Il Pensiero Unico e la Moneta 46 Sintesi 47 E allora? 48 Cosa ci ha insegnato la crisi dei subprime?

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