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CAPITOLO 3 PROCESSI DI CONCENTRAZIONE E CONCORRENZA

3.1 Aspetti teorici 3.1.1 Introduzione I fenomeni descritti nei precedenti capitoli hanno mostrato come nel corso degli ultimi anni, e con intensit crescente, le banche si sono trovate a operare in un contesto ambientale pi competitivo, al quale hanno risposto con un massiccio ricorso alla strategia aggregativa. Il fattore scatenante del cambiamento stato la deregulation e, in effetti, si assistito a radicali cambiamenti nella disciplina del settore creditizio in funzione della promozione della concorrenza. Per esempio si attenuato, o venuto, meno il potere attribuito alle Autorit di Vigilanza di limitare l'ingresso di nuove banche nel mercato e l'apertura di nuovi sportelli in base alle superate considerazioni di regolamentazione strutturale dei mercati. La revisione normativa scaturita dalla constatazione che la legislazione pre-vigente era eccessivamente preoccupata per la tutela della stabilit del sistema a discapito della sua efficienza. In effetti, i vincoli normativi e amministrativi ostacolavano la contendibilit del mercato, ad esempio ponendo barriere allentrata e alluscita, o regolavano direttamente il mercato bancario limitando significativamente la concorrenza del settore. E, daltro canto, il sistema amministrato non trovava sufficienti incentivi endogeni per tendere verso lefficienza. E anche sotto il profilo dellefficacia della sua attivit, i modelli di struttura bancaria chiusa non erano pi in grado di dare adeguate risposte ai mutamenti dei bisogni del mercato, il pi importante dei quali era costituito dal fenomeno della crescita e della liberalizzazione del commercio internazionale. La disciplina del settore si , dunque, evoluta verso valori di riferimento che sono oggi ritenuti assodati in tutto il mondo ad economia matura: la tutela della
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concorrenza, la tendenza verso lefficienza e la stabilit dell'intero sistema finanziario. Secondo limpostazione liberale a certe condizioni - pi concorrenza equivale a pi efficienza, e pi efficienza equivale a pi stabilit. Questa equazione trova un limite nei casi che la teoria economica classifica come fallimento del mercato. Tali casi giustificano il permanere di correttivi pubblici, sotto forma di vincoli legislativi e interventi delle autorit preposte.

Figura 3 L equazione concorrenza-stabilit

+ CONCORRENZA

+ EFFICIENZA

+ STABILITA'

Esiste, quindi, una equazione52 che lega sequenzialmente i tre concetti di riferimento e che rappresenta un capovolgimento ideologico rispetto ai principi ispiratori della normativa precedente, fortemente influenzata dai dissesti finanziari degli anni Venti-Trenta: tali principi lasciavano quanto meno trasparire lidea che esistesse un trade-off ineliminabile tra stabilit del sistema e libert imprenditoriale del banchiere, e quindi tra stabilit e mercato. Come incidono le operazioni di M&A sullequazione concorrenzastabilit? Il fenomeno quanto meno controverso perch, mentre il fenomeno aggregativo dal punto di vista teorico si presta allinsorgenza di effetti anticompetitivi, dallaltra parte, nel periodo indagato caratterizzato da intense concentrazioni, si sono sovente osservati, empiricamente, miglioramenti a vantaggio dei consumatori e un aumento della concorrenza.
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In realt si tratta di una funzione, visto che la formula deve essere necessariamente letta da sinistra a destra, e pu essere letta nel seguente modo: St = ( Co; Fpr , Fm ; Int ) Dove: St = stabilit; Co= tasso di concorrenza; Fpr= funzione di produzione del settore (che dipende anche dalla struttura del settore); Fm= fallimento del mercato; Int= correttivo pubblico e: St/Co > 0, cio vi una correlazione positiva tra stabilit e concorrenza.

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Alcuni osservatori, legando i due effetti, sono pervenuti alla conclusione che le operazioni di M&A hanno a dispetto della teoria comportato una maggiore concorrenza tra le aziende di credito. Ci sarebbe riconducibile al fatto che queste operazioni rimetterebbero in discussione le regole del gioco competitivo, andando a rompere, di fatto, una situazione cristallizzata di tacita rinuncia alla concorrenza - una sorta di patto di non belligeranza - tra gli operatori bancari.

3.1.2 Efficienza e M&A Rispetto alla impostazione contenuta nellultimo capoverso, cio della valenza pro-concorrenziale del fenomeno dellM&A, vi una considerazione opposta da fare. Bisogna, infatti, rilevare che il ridisegno del settore a livello mondiale, inteso come abbattimento delle barriere, con conseguente ridefinizione delle arene competitive e delle regole del gioco, non conseguenza dellondata (o meglio delle ondate) di M&A che abbiamo descritto nel capitolo precedente, ma ne a ben vedere la causa. Infatti, un incremento della concorrenza era comunque in atto a seguito delle gi citate revisioni normative e, semmai, la strategia aggregativa stata, ed , una risposta delle banche per attenuare gli effetti dellinasprimento competitivo. Questa evidenza avallata dalle risultanze delle analisi empiriche, che lasciano intravedere leffetto, voluto, sul potere di mercato delle operazioni in parola53. E chiaro, comunque, come le operazioni di M&A siano diventate, a loro volta, concause del mutamento settoriale, enfatizzando cos la dinamica della riscrittura delle regole del gioco: in fin dei conti divenuto un fenomeno che si autoalimentato, come conseguenza del tentativo delle banche di ricavarsi una posizione di dominanza o per non vedersi
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Ad esempio si notato un incremento della revenue efficiency ben maggiore rispetto a quello della cost efficiency: ci potrebbe essere riconducibile a nuovi mix di prodotto-canale con affermazione di prezzi superiori a quello che si sarebbero verificati in libera concorrenza principalmente a causa della rigidit della domanda dei consumatori e delle imperfezioni del mercato (asimmetrie informative).

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relegate in posizioni di scarso peso nel potere di mercato, oppure, infine, per logiche imitative. Da quanto esposto discende che il miglioramento nella funzione di produzione delle banche riveniente dallincremento dellefficienza, obiettivo pressoch sempre perseguito in tutte le operazioni di M&A, stato, almeno in parte, utilizzato in chiave competitiva con relativo vantaggio da parte dei consumatori. Quindi, pi efficienza non equivale a pi concorrenza. Piuttosto, una riduzione dei costi bancari si traduce in un miglioramento delle condizioni praticate alla clientela, in misura pi o meno elevata, in funzione del tasso di concorrenza del settore: quanto maggiore sar la concorrenza tanto pi sar la percentuale del beneficio relativo alla funzione di produzione che verr riconosciuto alla clientela. Lintensit della concorrenza un dato preesistente, che il fenomeno delle concentrazioni bancarie dovrebbe tendere, a logica, a mitigare. Pertanto si dovrebbero considerare gli effetti congiunti di due fenomeni legati alle operazioni di M&A: in presenza di miglioramenti efficienziali congiunti a eventuali peggioramenti concorrenziali vi un effetto a favore dei consumatori (e un contributo a favore della competitivit del sistema economico) se lentit dei primi superiore allimpatto dei secondi. Ovviamente lequazione concorrenza-stabilit funziona anche in caso di variazioni negative, cio meno concorrenza equivale a meno efficienza. Considerando gli eventuali effetti anticompetitivi delle operazioni di M&A, non si deve, quindi, trascurare il fatto che una compressione della concorrenza comporterebbe, nel lungo periodo, peggioramenti anche nella efficienza. Per questo motivo la concentrazione del settore, perlomeno fino a raggiungimento della firm size ottimale dal punto di vista produttivo, permette miglioramenti di efficienza, ma in presenza di significative compressioni del
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livello di concorrenza vi potrebbero essere nel lungo periodo peggioramenti della stessa determinando situazioni nelle quali non pacifica la creazione o la distruzione di valore in senso assoluto. Listituto della tutela della concorrenza, pertanto, riveste unimportanza doppiamente strategica.

3.1.4 Concorrenza e M&A Per lungo tempo la letteratura sulla concorrenza dei mercati bancari ha fatto riferimento al paradigma Struttura-Condotta-Performance54 che, nella sua versione forte, detta strutturalista, relega a un ruolo marginale la condotta delle imprese in quanto la performance pu essere prevista ricorrendo semplicemente a indicatori strutturali assunti come variabili indipendenti. Secondo questo approccio, il fulcro del modello la struttura del mercato, in quanto, ai fini dell'analisi concorrenziale, questa componente che determina la pressione competitiva tra le imprese in esso operanti. Se il settore presenta unintensit competitiva elevata le aziende operanti non hanno ampi gradi di libert e per sopravvivere sono costrette a puntare al massimo profitto immediato; al contrario, se la pressione contenuta, le possibilit delle imprese si ampliano potendo perseguire obiettivi pi eterogenei e riportando, di conseguenza, tassi di profitto pi elevatiti. Laspetto maggiormente rilevante della struttura di mercato , in particolare, il grado di concentrazione della
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Si tratta del filone di studi della industrial organization, capeggiato da Bain e da Stigler, che teorizza il paradigma Struttura-Condotta-Performance. Questa impostazione ha contribuito in modo determinante a condizionare le decisioni delle autorit legislative e antitrust in molti paesi. Secondo la versione forte, in ogni settore esiste una stretta connessione tra struttura dell'offerta, comportamento delle imprese in esso operanti e risultati economici conseguiti da queste ultime. In altre parole le performances conseguite in un mercato dipendono dalla condotta delle imprese, la quale a sua volta dipende dalle condizioni strutturali del mercato stesso, ossia dal numero e dalla dimensione degli acquirenti e dei venditori, dal grado di differenziazione dei prodotti concorrenti, dalla presenza di barriere all'entrata, dal grado di integrazione verticale tra le aziende. A monte dell'intero processo di relazioni causali si colloca un quarto elemento, ossia i cosiddetti fattori generali o condizioni di base che comprendono, dal punto di vista dellofferta, la tecnologia, il possesso e la localizzazione delle materie prime, le scadenze produttive, la deperibilit del prodotto e, dal lato della domanda, lelasticit al prezzo, lesistenza di prodotti sostitutivi, il tasso di crescita della domanda e la sua variabilit nel tempo e, pi in generale, i valori socio-economici e il contesto politico in cui le imprese si trovano a operare.

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produzione in pochi soggetti di dimensione relativamente grandi e ci in considerazione del fatto che una maggior concentrazione ritenuta la causa di una maggior collusione tra le imprese. Questa teoria stata per molti anni oggetto di studio e di verifica empirica anche da parte di studiosi di discipline bancarie. Per quasi un ventennio molti studiosi anglosassoni hanno cercato di trovare conferma o di smentire lesistenza di relazioni tra il grado di concentrazione del mercato55 e la redditivit delle banche misurata attraverso una molteplicit di indicatori. Le conclusioni alle quali essi sono approdati non offrono certezze in proposito, in considerazione del fatto che non sempre risultata di segno positivo la relazione tra grado di concentrazione dellofferta e tassi dinteresse praticati. Quindi, limpostazione strutturalista non ha trovato ununanime accoglienza da parte della critica. Alcuni studiosi sostengono che leventuale relazione tra tassi di profitto e concentrazione potrebbe derivare non tanto da situazioni di pi intensa collusione su mercati caratterizzati da un maggior grado di concentrazione, quanto piuttosto da differenze in termini di efficienza tra banche maggiori e minori. Altri affermano che elevati livelli di concentrazione possono costituire la condizione necessaria, ancorch non sufficiente, per favorire il conseguimento di profitti elevati, e ci in considerazione del fatto che le banche potrebbero preferire condizioni di quieto vivere, tali da indurre il management bancario a ricercare una composizione meno rischiosa del proprio attivo di bilancio. Altri ancora, infine, criticano gli strutturalisti per il fatto di aver trascurato una serie di fattori, tra i quali in particolare il quadro regolamentare, che, soprattutto per i mercati creditizi, riveste un ruolo straordinariamente importante nel definire lestensione geografica dei mercati, nell'innalzare o nellabbassare le barriere all'entrata, nel decidere le politiche di espansione territoriale56.
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Tipicamente misurato mediante il rapporto di concentrazione CRx e l'indice di Herfindahl Per una rassegna sulle diverse posizioni della letteratura empirica sui mercati bancari, si veda FORESTIERI G., Struttura del mercato del credito e concorrenza bancaria, Giuffr, Milano 1980.

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Anche

in

Italia

alcuni

studiosi

hanno

affrontato

il

problema

dellapplicabilit del paradigma Struttura-Condotta-Performance al sistema bancario. In particolare Forestieri57, dopo aver fornito una definizione di struttura del mercato coerente con la natura specifica dellattivit bancaria e con il tipico contesto ambientale di riferimento, ha condotto una verifica empirica finalizzata a cogliere la relazione esistente tra struttura e performances: i risultati confermerebbero che, all'aumentare della concentrazione dei mercati, si accompagna o un aumento dei margini di redditivit, o un allargamento dei margini di intermediazione. Altri studiosi58, notando una relazione inversa tra grado di concentrazione, calcolato come media ponderata degli indici di concentrazione di Herfindahl calcolati per tutti i mercati locali nei quali ogni banca opera, e tassi dinteresse sui depositi, avrebbero trovato conferma della validit del paradigma. Il punto debole della teoria del paradigma Struttura-Condotta-

Performance risiede nelle ipotesi di fondo secondo le quali, da un lato esisterebbe ununica funzione di domanda per ciascun prodotto e, dallaltro, che ciascun prodotto verrebbe domandato da un determinato segmento di clientela, ipotesi che risultano irrealistiche se applicate al mercato dei prodotti bancari in generale. Infatti non plausibile ipotizzare che le banche offrano un prodotto omogeneo e indistinto59 e che le banche si trovino a competere unicamente nei

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FORESTIERI G., op. cit. CONIGLIANI C., LANCIOTTI G., Struttura bancaria e tassi dinteresse nei mercati bancari italiani, in Bancaria, 1979 n. 11. Ci deriva dal fatto che le banche sono imprese multi-prodotto e che spesso il mix di prodotti offerto e avvertito come un unico prodotto differenziato. Inoltre, ipotizzando che le banche possano operare in presenza di economia di scala la relazione causale tra grado di concentrazione e livello del prezzo di mercato porterebbe a conclusioni contraddittorie. Infatti, da un lato si potrebbe affermare che, in presenza di economia di scala, una configurazione industriale efficiente dovrebbe essere contraddistinta da un numero di imprese relativamente piccolo, d'altro lato, per, quest'ultima circostanza determinerebbe, secondo i princpi contenuti nel paradigma Struttura-Condotta-Performance, l'affermarsi di un equilibrio di mercato con elementi monopolistici o, comunque, lontani da una configurazione di equilibrio concorrenziale. 105

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confronti di un solo segmento di domanda, mentre, nella realt, si trovano di fronte a una pluralit di segmenti di domanda caratterizzati da specificit ben distinte, per le quali potrebbero assumere rilevanza anche forme di concorrenza non di prezzo. Linsoddisfazione per l'approccio strutturalista, in particolare per i suoi limiti connessi alla staticit della prospettiva di osservazione e alla rigidit dei confini imposti al contesto competitivo, ha favorito la nascita di un approccio pi articolato, quello dalla new industrial organization, il quale pone maggior enfasi sul comportamento e sullinterazione delle imprese. In particolare si sostiene lendogenit della struttura dell'offerta, la quale risulta funzione non solo di una serie di variabili esogene, quali, per esempio, le caratteristiche della domanda, la tecnologia, il contesto normativo e istituzionale di riferimento, ma anche del comportamento delle imprese stesse60. In sintesi questo approccio, detto comportamentista, afferma che sia la struttura, sia la performance, sono determinate endogenamente dal comportamento delle aziende e dalla loro interazione, nonch da una serie di fattori esogeni. Quindi le eventuali relazioni di segno positivo tra la struttura e i risultati economici non sarebbero indicative di legami causali, cos come affermerebbero gli strutturalisti, ma sarebbero la semplice conseguenza dellinterazione di determinanti comuni.
Infine, non bisogna ignorare che i prezzi dei prodotti bancari risentono della elasticit della domanda. Ad esempio, il livello del tasso passivo praticato dalle banche sui depositi dipende anche dalla diffusione presso il pubblico di strumenti finanziari alternativi, caratterizzati da adeguati livelli di liquidit, che potrebbero ridurre il grado di monopolio "istituzionale" delle banche nel mercato della raccolta, circostanza quest'ultima particolarmente attuale in presenza di processi di crescente deregolamentazione e di maggior efficienza da parte dei mercati secondari.
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La new industrial organization studia i processi competitivi con particolare riferimento all'interazione tra imprese, avvalendosi anche di schemi tratti dalla teoria dei giochi; in effetti dato un contesto di asimmetria informativa, la soluzione teorica di un gioco competitivo aiuta a comprendere il possibile comportamento degli attori che, date le premesse, non possono avere una perfetta conoscenza dei comportamenti altrui. Un ulteriore elemento di novit costituito dalla convinzione che alcune variabili, considerate tradizionalmente esogene, siano in tutto e per tutto il risultato di una scelta consapevole delle aziende: la differenziazione del prodotto pu essere adottata quale strumento di non-price competition, le barriere all'entrata assumono carattere strategico quando erette dagli agenti tramite l'assunzione di impegni irreversibili, gli accordi di cooperazione non sono dovuti alla concentrazione del settore, ma alle decisioni aziendali.

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Dalla teoria comportamentista si poi sviluppata, agli inizi degli anni Ottanta, la teoria dei mercati contendibili, la cui principale novit consiste nell'aver sostituito il concetto di mercato contendibile a quello di mercato perfettamente concorrenziale, quale standard di riferimento per unorganizzazione industriale socialmente desiderabile61. Per la teoria dei mercati contendibili, da un lato assume notevole rilevanza la concorrenza potenziale la quale, se lasciata libera di operare, sarebbe efficace quanto la concorrenza reale, dallaltro viene a cadere l'importanza della numerosit degli attori presenti in un determinato settore nello spiegarne il livello competitivo. Pi specificamente un mercato sarebbe contendibile se la concorrenza potenziale pu agire liberamente e cio quando ciascun produttore pu entrare e/o uscire senza costo da quello stesso mercato in qualsiasi momento e tempestivamente62. L'assenza di barriere all'entrata o all'uscita, associata allulteriore, importante, ipotesi che le imprese operanti non reagiscano prontamente all'entrata di nuove imprese abbassando i prezzi, rende possibile ladozione di strategie di ingresso in un mercato con prezzi pi bassi, per uscirne prima che le imprese in esso operanti possano porre in essere interventi correttivi nei prezzi

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Si veda BAUMOL W., PANZAR J., WILLING R., Contestable markets and the theory of industrial structure, Harcourt Brace Jovanovich, New York (USA), 1982. Per quanto concerne la libert di entrata, occorre, da un lato, che vi sia assenza di vincoli amministrativi, l'assenza cio di monopoli "istituzionali" e, d'altro lato, che tutte le imprese operanti, cos come le potenziali entranti, abbiano accesso alla medesima tecnologia e che presentino la medesima funzione di costo. Con tali premesse i potenziali entranti potrebbero soddisfare la domanda esistente senza incorrere in svantaggi di costo, valutando la convenienza dell'entrata sul mercato unicamente sulla base dei prezzi applicati, prima del loro ingresso, da parte delle imprese gi operanti. Per quanto riguarda, invece, la libert di uscita, in letteratura, si sostiene che questa circostanza si realizzi solamente nel caso in cui non esistano costi non recuperabili, o sunk costs; ci si verifica quando le imprese operanti in un mercato possono riutilizzare i beni capitali in processi produttivi alternativi o, quanto meno, che questi possano essere ceduti, in modo tale da poterne recuperare pienamente il valore. Da quanto appena affermato si evince che i costi non recuperabili possono essere di natura tecnologica, dipendendo dalla minore o maggiore flessibilit del capitale impiegato, oppure avere natura istituzionale, essendo legati all'esistenza di mercati secondari efficienti sui quali eventualmente collocare i capitali utilizzati nel processo produttivo, oppure, infine, essere di natura strategica quando sono connessi alle politiche effettuate dalle aziende.

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praticati; il risultato finale consisterebbe nell'acquisire un profitto senza sopportare costi di uscita. L'esistenza delle suddette condizioni di contendibilit induce il mercato e, di riflesso, le imprese in esso operanti, a conservare una posizione di equilibrio tale per cui il prezzo di qualsiasi prodotto risulta uguale al proprio costo marginale, la quantit realizzata viene prodotta al minimo costo e i profitti sono uguali a zero. Ne consegue che, quando il mercato contendibile, non offre alcuna opportunit di ingresso ad altri operatori e, quindi, si trova in una situazione di equilibrio paragonabile a quello di concorrenza perfetta. A differenza per di quest'ultima situazione, la teoria dei mercati contendibili non richiede l'esistenza di un numero elevato di imprese; in effetti anche un mercato oligopolistico, in cui le imprese operano in presenza di economie di scala, pu essere giudicato contendibile. Addirittura, in ipotesi estrema, anche la circostanza di un solo operatore presente nel mercato non darebbe luogo a rendite monopolistiche se esistono concorrenti potenziali che costringono l'impresa a fissare prezzi in corrispondenza di un livello di profitti pari a zero. Lapproccio dei mercati contendibili, pur avendo il merito di attribuire un ruolo determinante nelle decisioni di prezzo e di produzione delle imprese, non tanto al numero delle imprese stesse, quanto piuttosto ai comportamenti dei nuovi entranti, stato sottoposto a non poche critiche. Innanzitutto stato giudicato un modello teorico essenzialmente statico, in considerazione soprattutto del fatto che il ruolo di barriere alluscita, costituito dai costi non recuperabili, viene interpretato e utilizzato come vincolo esogeno alloperare della competizione tra imprese, piuttosto che essere inteso nel senso strategico di creazione di opportunit per il conseguimento, anche temporaneo, di quasi-rendite. Non si ipotizza cio il comportamento attivo delle imprese operanti sul mercato che, in realt, proprio per innalzare delle barriere allentrata, pongono in essere delle strategie difensive consistenti nell'assumere impegni che si sostanziano in costi non recuperabili.

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Cos, per esempio, se si escludono i costi non recuperabili di natura istituzionale, quelli di natura tecnologica e strategica vengono adottati individualmente dallimpresa la quale, assumendosi degli impegni, potrebbe essere in grado di ostacolare le scelte dei potenziali entranti limitando cos il libero operare della concorrenza. Potrebbero risultare anche anticoncorrenziali sia lassunzione di strategie di differenziazione dellofferta, sia le decisioni, prese unilateralmente, di espandere la capacit produttiva. Altre tipologie di costi non recuperabili, come quelli destinati allattivit di ricerca e sviluppo o alla differenziazione in termini qualitativi dei prodotti, sarebbero funzionali al rafforzamento o al conseguimento di posizioni dominanti da parte di imprese pi efficienti nel rispondere ai bisogni manifestati dai consumatori finali. Una situazione di questo tipo potrebbe condurre a configurazioni di mercato oligopolistiche, pur partendo da pratiche nettamente concorrenziali. Da ci se ne deduce che una struttura concentrata non deve essere necessariamente considerata unimperfezione, ma pu essere il semplice risultato del gioco concorrenziale stesso. Un ulteriore limite attribuito all'approccio dei mercati contendibili consisterebbe nellaver introdotto e, soprattutto, nel far reggere limpalcatura teorica su di uninaccettabile asimmetria a vantaggio dei concorrenti potenziali e a svantaggio delle imprese esistenti. Tale asimmetria consisterebbe, da un lato nellipotizzare che il potenziale entrante sia in grado di conoscere i comportamenti competitivi posti in essere dalle imprese operanti sul mercato e, daltro lato, che le imprese esistenti non solo non siano in grado di anticipare le mosse del potenziale entrante, ma, addirittura, non siano in condizione di rispondere in modo tempestivo alle iniziative intraprese da questultimo. stato altres messo in evidenza come questo paradigma teorico mostri unulteriore lacuna nellipotizzare che tutte le imprese, comprese le potenziali entranti, possano disporre delle medesime tecnologie. Viceversa si sostiene che, in realt, il progresso tecnologico comporta inevitabilmente sia rendimenti di scala crescenti, sia sunk cost, ossia una combinazione di elementi che renderebbe

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inapplicabile il concetto di equilibrio dei mercati contendibili, proprio perch verrebbe meno lassunto enunciato in precedenza e cio che tutte le imprese dispongano delle medesime tecnologie. Non si pu trascurare, infine, un ulteriore limite della teoria dei mercati contendibili. Essa ipotizza inoltre che gli utenti finali reagiscano in modo tempestivo alle variazioni di prezzo derivanti dall'ingresso sul mercato di una nuova impresa, circostanza questultima che presuppone l'assenza di elementi di rigidit della domanda legati a fattori quali, per esempio, la relazione di clientela consolidata con imprese gi operanti. In realt si pu osservare, invece, come elevati livelli di reputation o solide relazioni di clientela costituiscano un ostacolo per il nuovo entrante, in quanto la domanda potrebbe presentarsi, nel breve periodo, rigida di fronte allofferta di un prezzo pi basso. Altre critiche, prendendo spunto dalle specificit della banca, hanno riguardato leventuale applicazione dellapproccio dei mercati contendibili alla realt bancaria. Innanzitutto stato evidenziato come la teoria dei mercati contendibili abbia inteso unicamente far riferimento ai costi di produzione, ignorando cos i costi di transazione che, peraltro, rappresentano la componente pi rilevante dell'attivit bancaria. Williamson, nella teoria sui costi di transazione63, dimostra che le varie istituzioni economiche (e, quindi, anche le banche) si propongono, non solo di minimizzare i costi di produzione, ma anche quelli di natura transazionale, connessi cio ai processi di valutazione della controparte, nella fase di stipulazione dei contratti, e a quelli di controllo delle situazioni impreviste che talvolta si possono verificare in presenza di razionalit limitata e di rischio morale, condizioni queste ultime che costituiscono il presupposto concettuale
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WILLIAMSON O.E., Transaction costs, Economics Handbook of Industrial Organization, in SCHMPLENSEE R., WILLIG. R.D. (a cura di), Amsterdam, North Holland, 1989. 110

dellapparato teorico. Da un lato la razionalit limitata sarebbe giustificata dallimpossibilit di predisporre contratti completi, ovvero contenenti tante clausole quanti sono gli eventi realizzabili, dallaltro il rischio morale implicherebbe la necessit, da parte delle banche, di selezionare a priori le controparti in base al loro grado di affidabilit e, successivamente, di tenerne sotto controllo i comportamenti devianti. In presenza di razionalit limitata e di rischio morale, si conclude non solo che la necessit di minimizzare i costi di transazione giustifica la nascita dellintermediario stesso, ma anche che, dal punto di vista delle implicazioni sul processo concorrenziale, quando una banca stipula un contratto con lutente finale essa si viene a trovare, al momento del rinnovo della contrattazione, in una posizione di vantaggio competitivo rispetto alle concorrenti, in quanto il contraente cercher di minimizzare i propri costi di transazione con riferimento, soprattutto, a quelli di ricerca della controparte. Inoltre nella teoria dei mercati contendibili non trova alcuna rilevanza specifica la teoria delle asimmetrie informative che, addirittura giustificherebbe lesistenza stessa degli intermediari finanziari. In effetti i fenomeni di moral hazard, derivanti dal fatto che i prenditori di denaro non sono disposti a rendere note le informazioni riservate sulla propria condizione e sui propri progetti, in assenza di intermediari finanziari, renderebbero costosa o forse addirittura impossibile lattivit di selezione e di monitoraggio della controparte da parte del datore di fondi. sulla base di questi presupposti che la banca, essendo in grado di produrre informazioni sul grado di solvibilit del potenziale prenditore di fondi, pu contribuire a rimediare al problema del moral hazard. La presenza di asimmetrie informative tra datore e prenditore di fondi non contribuisce soltanto a giustificare lesistenza di circuiti finanziari indiretti, ma

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altres ad ampliare e a superare in parte i princpi contenuti nella teoria dei mercati contendibili. Non esisterebbero, quindi, soltanto barriere all'entrata di natura esogena, ma la presenza di asimmetrie informative che, dal punto di vista della banca, significa poter disporre di informazioni privilegiate in merito alla propria clientela consolidata, garantisce alla banca stessa un certo potere monopolistico temporaneo, creando le premesse per l'affermarsi di una posizione di rendita. Ci significa, in altri termini, che un potenziale entrante verrebbe a trovarsi in una situazione di svantaggio competitivo perch, essendo privo di informazioni privilegiate, dovrebbe sostenere costi rilevanti per attivare istruttorie nel tentativo di valutare il rischio di un nuovo cliente. Alla luce di quanto sopra esposto, si pu affermare che, allo stato attuale, non sia possibile individuare un approccio teorico privo di limiti che consenta di cogliere con precisione il grado di concorrenza all'interno di un mercato. Per questo, stabilire limpatto di operazioni di M&A sulla concorrenza un analisi che si presta a pi sfaccettature e, necessariamente, a qualche arbitrio. E molto in uso lutilizzo di indici di concentrazione per ricavare, secondo lapproccio strutturalista, indicazioni sul grado di concorrenza. In questa chiave di lettura indubbio che il movimento concentrazionista nel settore bancario abbia significativamente ridotto il grado di concorrenza del mercato. Questa indicazione confermata anche sotto lottica dellapproccio comportamentista, in quanto la condotta aggregativa essa stessa finalizzata allottenimento di una struttura maggiormente concentrata, ma ci suggerisce come sia pi rilevante il comportamento delle parti in gioco, cio le strategie competitive che si vogliono perseguire attraverso operazioni di M&A, anche studiandone gli effetti sui giochi competitivi. Come si vedr nei prossimi paragrafi, questa limpostazione seguita da molte legislazioni antitrust, compresa quella italiana: non si punisce tanto la posizione dominante o

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loperazione di concentrazione, ma piuttosto, rispettivamente, labuso e leffetto riduttivo sulla concorrenza. Infine, il contributo della teoria dei mercati contendibili suggerisce di valutare la limitazione della concorrenza delle operazioni di M&A in relazione alla effettiva contendibilit del mercato, con riferimento ai competitors potenziali, che nel mercato bancario andata fortemente ad incrementarsi a seguito dellaffievolimento delle barriere legislative nazionali.

3.1.3 Stabilit e M&A (cenni) La letteratura economica sui riflessi delle concentrazioni bancarie ai fini della stabilit finanziaria ne analizza sia leffetto sulla rischiosit delle singole banche coinvolte che le conseguenze a livello sistemico. Sotto il primo profilo, si potrebbe ipotizzare che, in assenza di moral hazard (come, ad esempio, la volont di raggiungere una condizione too big to fail), il perseguimento di maggiore efficienza dovrebbe rafforzare la solidit, specie nel lungo periodo, dellazienda bancaria. In particolare la banca ha la possibilit di diversificare i ricavi e la rischiosit del portafoglio degli impieghi, riducendo significativamente la sua esposizione ad eventi inattesi. Inoltre labbattimento della struttura dei costi consente laumento dei margini reddituali e una maggiore tolleranza comparata a eventuali shock dal lato della domanda o dal peggioramento del profilo di rischio del mercato o delleconomia. Analizzando la questione dal punto di vista del sistema, la riduzione del numero delle banche e laumento della loro dimensione da un lato agevola il monitoraggio della vigilanza e la dialettica tra questa gli attori del mercato; dallaltro la presenza di operatori di dimensioni tali per cui il loro fallimento costituirebbe un elemento di forte stress per la stabilit finanziaria potrebbe indebolire la componente di fiducia, da parte degli investitori e dei risparmiatori,

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cos importante per la sostenibilit del sistema. E questo anche in assenza di azzardo morale, che, comunque, costituirebbe il principale fattore di rischio. Tuttavia, un rapporto redatto, nel 2001, nellambito del G-10 conclude che non possibile formulare conclusioni univoche circa gli effetti delle concentrazioni sulla stabilit degli intermediari creditizi n su quella sistemica64.

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GROUP OF TEN, Report on the consolidation in financial sector, Banca dei Regolamenti Internazionali, Basilea, 2001.

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3.2 La normativa antitrust delle operazioni di M&A 3.2.1 Introduzione Le operazioni di M&A, qualora assumano una certa dimensione, sono soggette al controllo giuridico delle autorit preposte alla tutela della concorrenza. La finalit del controllo quella di evitare che queste operazioni determinino aumenti dei prezzi. Questo effetto pu essere la conseguenza della costituzione o del rafforzamento di una posizione dominante, oppure di restrizioni al funzionamento della concorrenza. Per posizione dominante si intende la possibilit per limpresa di ottenere prezzi pi elevati di quelli che si potrebbero conseguire in regime di piena concorrenza. Secondo la dottrina, il pi importante fattore indicativo della posizione di dominanza la quota di mercato. Lelevata quota di mercato, tuttavia, non considerata condizione sufficiente perch la concorrenza effettiva possa essere ostacolata in modo significativo. Anche lesistenza di ostacoli allingresso costituisce spesso un fattore in grado di limitare la concorrenza potenziale. Ad esempio, unacquisizione verticale relativa a risorse strategiche scarse, al fine di sottrarle alla disponibilit dei competitors per ricavarne un maggiore potere di mercato, condiziona i meccanismi concorrenziali e rientra, quindi, tra le operazioni sanzionabili. Le caratteristiche del mercato creditizio rendono pi complessa

lapplicazione dei metodi della tutela della concorrenza alle banche. Queste caratteristiche, come si gi avuto modo di disquisire nei precedenti paragrafi, riguardano le asimmetrie informative, la presenza di costi non recuperabili, la natura multi-prodotto dellattivit bancaria e le esternalit negative da fallimento, per i rischi di propagazione sistemica della crisi.

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3.2.2 Norme vigenti nellUnione Europea NellUnione Europea la normativa a tutela della concorrenza ha avuto origine solo a partire dal 1958, in seguito allentrata in vigore del Trattato di Roma. In particolare larticolo 85 del Trattato vieta le intese restrittive della concorrenza e larticolo 86 pone il divieto degli abusi della posizione dominante. La Commissione Europea, tuttavia, non ha ritenuto opportuno applicare le regole della concorrenza al settore bancario, nonostante il Trattato non contenesse alcuna deroga, in considerazione delle speciali caratteristiche del settore. Solo dal 1981 sono stati riconosciuti i principi di cui agli articoli citati anche per il settore bancario. La normativa in vigore dettata dal Regolamento CE n. 139/2004 che stabilisce che il controllo della tutela della concorrenza esercitato dallUnione nel caso di concentrazioni riguardanti una parte rilevante del mercato comunitario, salvo che sia prevalente leffetto a livello nazionale65. Operazioni soggette alla normativa europea Per le operazioni di dimensione comunitaria, definite dallart. 1 del citato Regolamento, il potere delle autorit degli Stati membri limitato ai casi in cui, in mancanza dellintervento comunitario, la concorrenza effettiva risulta essere ostacolata in modo significativo nel singolo territorio nazionale. Ricadono, quindi, nella competenza della Commissione Europea le operazioni che soddisfino contemporaneamente i seguenti parametri: a) il fatturato totale realizzato a livello mondiale dall'insieme delle imprese interessate superiore a cinque miliardi di euro; b) il fatturato totale realizzato individualmente nella Comunit da almeno due delle imprese interessate superiore a 250 milioni di euro.

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La previsione della prevalenza della competenza nazionale sancita dallart. 4, comma 4, del Regolamento 139/2004. Inoltre corrisponde a questo principio la cosiddetta regola dei due terzi.

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Oppure contemporaneamente i seguenti: a) il fatturato totale realizzato a livello mondiale dall'insieme delle imprese interessate superiore a 2,5 miliardi di euro; b) in ciascuno di almeno tre Stati membri, il fatturato totale realizzato dall'insieme delle imprese interessate superiore a 100 milioni di euro; c) in ciascuno di almeno tre degli Stati membri di cui alla lettera b), il fatturato totale realizzato individualmente da almeno due delle imprese interessate superiore a 25 milioni di euro; d) il fatturato totale realizzato individualmente nella Comunit da almeno due delle imprese interessate superiore a 100 milioni di euro; salvo che ciascuna delle imprese interessate realizzi oltre i due terzi del suo fatturato totale realizzato nella Comunit Europea all'interno di un solo e medesimo Stato membro (regola dei due terzi). Per le banche, pur restando inalterata limpostazione generale (soglie e metodo) il parametro dimensionale di riferimento non il fatturato bens i ricavi elencati dallart. 5, comma 3: a) interessi e proventi assimilati; b) proventi su titoli; c) proventi di azioni, quote ed altri titoli a reddito variabile, d) proventi di partecipazioni, e) proventi di partecipazioni in imprese collegate; f) proventi per commissioni; g) profitti da operazioni finanziarie; h) altri proventi di gestione.

Lart. 4, al comma 5, prevede che, anche nel caso di concentrazioni che non abbiamo dimensione comunitaria, i soggetti attivi possano richiedere che

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ricadano sotto lesame della Commissione se loperazione pu essere esaminata a norma delle legislazioni nazionali di almeno tre Stati membri. In questo caso, se nessuno degli Stati membri non esprime il proprio dissenso entro 15 giorni, loperazione viene trattata come se avesse dimensione comunitaria. Nozione di concentrazione La nozione di concentrazione ai fini del regolamento comunitario definita dallart. 3, che fa riferimento alle fattispecie della fusione tra imprese precedentemente indipendenti (quindi con esclusione delle fusioni infragruppo, in quanto puramente formali) e alla estensione duratura del controllo effettivo su una o pi imprese da parte del soggetto economico che controlla effettivamente unaltra o pi imprese. Quello che rileva il controllo effettivo, in qualsiasi forma questo venga effettuato. Per il mercato finanziario, stante le peculiarit dellattivit di investimento per proprio conto o per conto terzi delle imprese ad esso appartenenti, prevista una deroga qualora lacquisizione della partecipazione abbia natura non duratura e vi sia una sostanziale astensione dal diritto di voto delle partecipate, fatta salva la partecipazione alle votazioni esclusivamente a tutela del proprio investimento senza che le relative deliberazioni abbiamo effetti sulle strategie competitive66.
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Il comma 5 dellart. 3 recita: Non si ha concentrazione quando: a) un istituto di credito, un altro istituto finanziario o una societ dassicurazioni, la cui normale attivit comprende la compravendita o la mediazione di titoli per conto proprio o per conto terzi, detiene temporaneamente partecipazioni nel capitale di unimpresa acquisite onde rivenderle, purch non eserciti i diritti di voto inerenti alle partecipazioni stesse al fine di determinare il comportamento concorrenziale di tale impresa, ovvero purch eserciti detti diritti soltanto per preparare la vendita dell'impresa o di elementi del patrimonio della stessa o la vendita di tali partecipazioni e la vendita avvenga entro un anno a decorrere dal momento dellacquisizione; previa richiesta, la Commissione pu prorogare detto termine, ove listituto o le societ giustifichino limpossibilit ragionevole di effettuare la vendita nei termini stabiliti; b) il controllo sia acquisito da una persona che abbia ricevuto mandato dalla pubblica autorit in virt della legislazione di uno Stato membro relativa alla liquidazione, al fallimento, allinsolvenza, alla cessazione dei pagamenti, al concordato o ad altre procedure analoghe; c) le operazioni di cui al paragrafo 1, lettera b) (le acquisizioni, ndr), sono realizzate da societ di partecipazione finanziaria di cui all'articolo 5, paragrafo 3, della quarta direttiva 78/660/CEE del Consiglio, del 25 luglio 1978, basata sull'articolo 54, paragrafo 3, lettera g), del trattato e relativa ai conti annuali di taluni tipi di societ purch tuttavia i diritti di voto inerenti alle partecipazioni detenute siano esercitati, in particolare tramite la nomina dei membri degli organi direttivi e di vigilanza delle imprese di cui esse detengono partecipazioni, unicamente per salvaguardare il pieno valore di tali investimenti e non per determinare direttamente o indirettamente il comportamento concorrenziale di tali imprese.

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Iter valutativo e sansionatorio Le operazioni di dimensione comunitaria devono essere notificate alla Commissione che procede ad esaminarne gli effetti sulla concorrenza. Per stabilire se le operazioni siano compatibili o meno con il mercato comune, la Commissione tiene conto della posizione sul mercato delle imprese partecipanti, del loro potere economico e finanziario, delle possibilit di scelta dei fornitori e degli utilizzatori, del loro accesso alle fonti di approvvigionamento o agli sbocchi, dell'esistenza di diritto o di fatto di ostacoli all'entrata, dell'andamento dell'offerta e della domanda dei prodotti e dei servizi in questione, degli interessi dei consumatori intermedi e finali nonch dell'evoluzione del progresso tecnico ed economico purch essa sia a vantaggio del consumatore e non costituisca impedimento alla concorrenza (art. 2 Regolamento CE 139/2004). La Commissione, dapprima, individua il mercato rilevante, cio il mercato interessato dalla concentrazione entra il quale deve essere valutato il potere di mercato della nuova entit che scaturisce dalloperazione di M&A. Le dimensioni del mercato rilevante sono le caratteristiche del prodotto e lestensione geografica67. Ai fini della definizione del mercato del prodotto bancario, la Commissione indentifica tre differenti sottosettori, in base a differenziazioni nel segmento di clientela interessato, nella composizione dellofferta, per il differente processo di produzione e di distribuzione e per le diverse modalit competitive:

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In generale, il mercato del prodotto rilevante comprende tutti i prodotti e/o servizi che sono considerati interscambiabili o sostituibili dal consumatore, in considerazione delle caratteristiche degli stessi, dei loro prezzi e delluso al quale sono destinati. Ai fini della definizione del mercato del prodotto necessario tenere conto delle condizioni di concorrenza che caratterizzano il mercato, dei prezzi, dellelasticit incrociata della domanda rispetto al prezzo e di altri fattori ritenuti significativi. Il mercato geografico rilevante comprende larea nella quale le imprese coinvolte dalla concentrazione offrono o domandano prodotti o servizi, nellambito della quale le condizioni competitive sono sufficientemente omogenee e che pu essere distinta dalle aree geografiche contigue, poich in queste ultime le condizioni competitive sono sensibilmente diverse. Ai fini della determinazione del mercato geografico rilevante necessario tenere conto della natura e delle caratteristiche dei prodotti o servizi, dellesistenza di ostacoli allentrata o preferenze dei consumatori, di sensibili differenze delle quotazioni di mercato delle imprese tra aree geografiche contigue o sostanziali differenze di prezzo.

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a) il retail banking, che include diversi gruppi di prodotti e servizi offerti alle famiglie; b) il corporate banking, che comprende i prodotti e servizi bancari offerti alle imprese, sia pubbliche che private; c) i prodotti di financial markets, che riguardano tutte le attivit relative ai mercati finanziari.

In merito alla estensione geografica, la Commissione ha stabilito che i prodotti di financial markets hanno una dimensione internazionale, il corporate banking pu avere una dimensione sia nazionale che internazionale e che il retail banking ha unestensione nazionale, ancorch lintroduzione della moneta unica lo faccia tendere verso linternazionalizzazione. Una volta determinato il mercato rilevante, la Commissione procede con lanalisi degli effetti della concentrazione sulla struttura del mercato. Il primo indicatore del potere di mercato conseguito rappresentato dalla quota di mercato conseguita in relazione ai depositi, ai crediti e al totale attivo delle banche coinvolte dalloperazione. In linea generale qualora la quota di mercato si attesti al di sotto il 15% e, contemporaneamente, vi siano sul mercato competitors in posizioni di vantaggio competitivo, loperazione non viene considerata lesiva della concorrenza. In caso contrario, cio nel caso di superamento della soglia del 15% nella quota di depositi o di crediti e/o limpresa, o il gruppo, riveniente dalloperazione di M&A assumesse una posizione di leadership del mercato, la Commissione procede a effettuare quegli approfondimenti sui singoli mercati ove gli effetti potrebbero essere maggiormente lesivi della concorrenza, anche ricorrendo ad altri indicatori, come la quota sportelli, la verifica della presenza di effettivi competitors in grado di competere con la banca risultante dalla concentrazione, la presenza di alternative

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per la clientela e lesistenza di fattori in grado di mitigare limpatto della concentrazione. Infine, nel caso che la Commissione ritenga loperazione non lesiva della concorrenza, emette la sua valutazione di compatibilit con mercato comune. In caso contrario la Commissione pu alternativamente vietare loperazione o approvarla a condizione che vengano apportate manovre idonee a eliminarne gli effetti distorsivi sulla concorrenza o adottati comportamenti per preservarne il funzionamento. E, inoltre, prevista leventualit che le imprese possano durante la fase istruttoria modificare il progetto iniziale per ottenere lautorizzazione.

3.2.3 Norme vigenti in Italia In Italia, lAutorit Garante della Concorrenza e del Mercato stata istituita con Legge n. 287 del 10 ottobre 1990, la quale ricalca la normativa europea in materia riprendendone la definizione di concentrazione e di operazioni lesive della concorrenza e lindividuazione dei parametri su cui verificare le soglie di rilevanza68. Nella definizione del concetto di mercato rilevante, pur ripercorrendo i criteri della legge europea, lautorit italiana ha individuato le seguenti prassi: a) dal punto di vista del prodotto, il mercato distinto, in prima approssimazione, in mercato degli impieghi e in mercato della raccolta, e successivamente nelle loro varie segmentazioni per forma tecnica69; b) dal punto di vista geografico, la provincia considerata quale generale mercato di riferimento, anche se per gli impieghi viene sempre pi

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Nella normativa italiana, al contrario che in quella comunitaria, le soglie vengono di anno in anno rivalutate tenendo conto dellinflazione. Rispettivamente in: impieghi a breve termine e impieghi a medio-lungo termine; depositi a vista e obbligazioni e certificati di deposito.

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spesso considerato lambito regionale e, per alcuni servizi di finanzia aziendale, quello nazionale.

In analogia con la prassi comunitaria, anche in Italia viene considerata la quota di mercato, di depositi e crediti, come prima approssimazione dellimpatto sulla concorrenza di operazioni di M&A, ravvedendo nel superamento del 15% un segnale di attenzione cui far seguire approfondimenti, anche se stato ribadito il carattere meramente indicativo di tale soglia. Gli approfondimenti in questione riguardano lanalisi per indici strutturali di concentrazione, lanalisi dellarticolazione della rete territoriale e delle quote di mercato definite sugli sportelli, lanalisi della posizione di mercato e delle quote sia in termini assoluti che in tassi di crescita dei principali concorrenti. In merito agli esiti della valutazione antitrust delle concentrazioni, lo spettro dei risultati identico a quello previsto dalla normativa comunitaria: assenso, divieto, assenso sub-conditione. Fino allentrata in vigore della Legge 262 del 28 dicembre 2005, nota come Legge sul risparmio, il compito di applicare le norme e i principi interpretativi della disciplina a tutela della concorrenza in materia di intese, abusi e concentrazioni riguardanti le banche, era devoluto alla Banca dItalia, la quale aveva lobbligo di richiedere il parere allAutorit Garante della Concorrenza e del Mercato, che, per, non era vincolante. Con lentrata in forza della citata legge, avvenuta il 12 gennaio 2006, la competenza antitrust delle operazioni di concentrazione bancaria sono passate allAutorit Garante della Concorrenza e del Mercato, mentre tuttora richiesta lautorizzazione della Banca dItalia solo per le valutazioni di sana e prudente gestione.

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