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Incontro catechesi giovani adulti 12 Maggio 2011

Scritto da Giuseppe Vaccarino Venerd 20 Maggio 2011 18:12 - Ultimo aggiornamento Sabato 28 Maggio 2011 16:56

Parrocchia dei Santi Bartolomeo e Gaetano

Catechesi giovani adulti

Modulo La felicit

12 Maggio 2011

Mons.Stefano Ottani

Siamo arrivati all'ultima unit e , guidati dal Vangelo di Matteo, il senso di tutto l'itinerario stato quello di rendere ragione della speranza cristiana di cui abbiamo cercato di mettere a fuoco alcune parole particolarmente significative per la nostra cultura. Mi sembra che, alla fine di questo nostro itinerario, importante capire che nella nostra vita si debba dare importanza pi all'essere che all'agire.

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Incontro catechesi giovani adulti 12 Maggio 2011


Scritto da Giuseppe Vaccarino Venerd 20 Maggio 2011 18:12 - Ultimo aggiornamento Sabato 28 Maggio 2011 16:56

Questa bella intuizione ci dice che il risultato verso cui tendiamo non un fare, magari fare delle cose belle, ma un essere che un essere sempre nuovo e perci un essere beato. A questa esistenza di beatitudine possiamo dare il nome di autentica felicit. Come guida breve di riferimento possiamo pensare al Paternostro ma anche quello che Antonio si ricordava alcuni versetti del capitolo quattro del Vangelo di Giovanni all'interno dell'incontro tra Ges e la samaritana, che leggo: intanto i discepoli lo pregavano Rabbi mangia ma gli rispose loro: io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete e i discepoli si domandavano lun laltro se qualcuno gli avesse portato da mangiare? Ges disse loro il mio cibo fare la volont di colui che mi ha mandato mettendo cos a fuoco in particolare un' espressione del Paternostro in cui si dice sia fatta la tua volont perch il compimento di questa volont il cibo di Ges , il suo sostegno, ed, la gioia di Ges stesso. Ho cercato, come meta proprio di questo seminario, di mettere a fuoco proprio tutti questi aspetti: la beatitudine nel compiere la volont di Dio, di comprenderlo e rendersene ragione.

Proprio devo dirvi che per cercare di mettere insieme tutto questo sono arrivato alla conclusione che, anche se per un verso mi ha portato abbastanza lontano dalle premesse, mi sembra sia la cosa pi bella che io posso dirvi ed quello che cercher di dirvi anche sabato sera a Psallite. Iin questi giorni stavo meditando il salmo uno, che sar commentato in questa notte di ascolto, musica e preghiera, e ho ritrovato in questo salmo tutto quello che poteva fare sintesi delle nostre riflessioni. Per cui vi propongo proprio una riflessione sul salmo uno.

Leggiamo anzitutto il testo:

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1 Beato l'uomo che non entra nel consiglio dei malvagi,

non resta nella via dei peccatori

e non siede in compagnia degli arroganti;

2 ma nella legge del Signore trova la sua gioia ,

la sua legge medita giorno e notte.

3 E' come albero piantato lungo corsi d'acqua,

che da frutto a suo tempo e

le sue foglie non appassiscono;

e tutto quello che fa riesce bene.

4 Non cos, non cos i malvagi:

come pula che il vento disperde;

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Scritto da Giuseppe Vaccarino Venerd 20 Maggio 2011 18:12 - Ultimo aggiornamento Sabato 28 Maggio 2011 16:56

5 perci non si alzeranno i malvagi nel giudizio,

n i peccatori nell'assemblea dei giusti.

6 Poich il Signore veglia sul cammino dei giusti,

mentre la via degli empi va in rovina.

Questo il salmo numero uno anche se poi vedremo subito che non il numero uno e non nemmeno un salmo perche, con tutta evidenza, si tratta della introduzione al libro dei salmi e come ogni introduzione in qualunque libro che si rispetti quella scritta per l'ultima perch uno strumento per introdurci a cogliere il senso complessivo. Allora possiamo davvero leggere questo salmo proprio come la chiave di lettura di tutto il salterio, meglio come la chiave di lettura dell'orante. Oggi la guida ci proponeva. Il Paternostro, cosa vuol dire pregare, quale atteggiamento dobbiamo assumere quando preghiamo, ed bello appunto che il primo atteggiamento fare riferimento a Ges che ci insegna a pregare perch Ges ha pregato ed ha pregato con i salmi come facevano gli ebrei e proprio grazie a questa preghiera del popolo di Israele che diventata la preghiera di Ges, diventa anche la nostra preghiera diventa la proposta dell'atteggiamento in cui ci dobbiamo mettere quando recitiamo i salmi nel nostro rapporto con Dio. Ma ancora di pi parla non tanto della preghiera e di colui che prega cio del soggetto che prega, ma un discorso sull'uomo e sul modello in cui deve essere l'uomo in questo suo dialogo con Dio. Come sempre la parola del Signore rivela l'uomo all'uomo. Ges l'uomo perfetto, disse il concilio, che rivela l'uomo a se stesso. Ma dicevo non neppure un salmo, potremmo chiamarlo, forse in modo pi appropriato una beatitudine, beato l'uomo, e in questo modo cogliamo una straordinaria sintonia con il Vangelo e con il Vangelo di Matteo in particolare perch l'evangelista Matteo mette sulla bocca di Ges proprio come prima parola: beati, beati i poveri; e le beatitudini sono il primo discorso di Ges, sono il discorso programmatico, la sintesi di tutto il Vangelo. In fondo anche questo salmo fa la stessa cosa: beato.

Di per s questo salmo non particolarmente bello n da un punto di vista artistico che metrico

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perch sono tre parti tra loro diseguali senza particolari altezze letterarie ma in fondo proprio per questo pi concentrato nel contenuto che non nella raffinatezza letteraria.

la descrizione dell'uomo beato, la seconda parte contrapposta; e la terza parte la conclusione che ci dice il Signore veglia sul cammino del giusto ma la via dei malvagi va in rovina. queste tre parti si concentrano attorno a due immagini: il giusto paragonato a un albero piantato lungo corsi d'acqua, il malvagio descritto come pula, e la conclusione per uno e per l'altro il cammino, la strada. Il Signore veglia sul cammino dei giusti mentre la via dei malvagi va in rovina.

Questa la struttura che come vedete disarmonica ma molto concettuosa. All'interno di questa struttura le affermazioni mi sembrano davvero straordinariamente dense. Beato l'uomo che non entra nel consiglio dei malvagi, non resta nella via dei peccatori e non siede in compagnia degli arroganti.

Anzitutto ci sono tre , non entra, non resta, non siede; la prima caratteristica di questo uomo beato il non, a questi tre non seguono tre verbi che descrivono la posizione del corpo o gli atteggiamenti del corpo, entrare, restare in piedi, sedersi e con questo si offre un'indicazione di come tutto l'uomo tutto il corpo tutte le sue dinamiche sono coinvolte , ancora se questo uomo che all'inizio un singolare, si contrappone ad un uso costante dei plurali: non entra nel consiglio dei malvagi, non resta sulla via dei peccatori, non siede in compagnia degli arroganti.

Ci sono queste tre categorie di moltitudini negative: i malvagi sono quelli che appunto fanno il consiglio cio usano della loro intelligenza per compiere il male, questo il malvagio; i peccatori sono insostenibili cedendo davanti alla tentazione e gli arroganti sono quelli che usano la loro forza il loro potere con violenza volgendolo a loro tornaconto.

Credo che non serva sottolineare come queste immagini sono attualissime per tutti i tempi, come per lappunto l'uso dell'intelligenza per fare il male, Questa debolezza di fronte alle seduzioni, questa forza e il potere usato contro dagli arroganti a proprio vantaggio.

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Allora immediatamente questo uomo beato si caratterizza subito dalla sua capacit di non conformarsi alla cultura comune, il modo di fare della maggioranza, si configura con la sua capacit di dire dei no ma ancor di pi di prendere posizione personale e quindi la sua libert, la sua capacit di pensare ma di mettere l'intelligenza al servizio del bene. La sua capacit di non lasciarsi sedurre dalle apparenze, non essere cedevole, la sua capacit di mettere la forza per difendere i poveri e i deboli, non la compagnia degli arroganti ma semmai questo solitario che difensore dei piccoli dei poveri.

Se inizialmente questo uomo viene caratterizzato in questo modo, tre non, tre verbi di potere di posizione, tre plurali, la semi strofa successiva dice l'aspetto positivo.

E' per interessante che contrapposto al non iniziale, non fare, non entrare, non sedere non un fare diverso ma trovare le proprie gioie qualcosa. Quest'uomo beato perch la sua beatitudine la trova nella legge del Signore che medita giorno e notte. Lo ho colto con molta evidenza in questo proprio quello che Ges dice: il mio cibo fare del padre, perch quello che qui viene tradotto con legge non la nostra idea di legge ma l'idea biblica di legge. La legge il sigillo dell'alleanza, di questo rapporto unico che c' tra Israele e Dio. Questo rapporto di alleanza davvero un rapporto nuziale, io sono tuo e tu sei mio, io sono tuo Dio tu sei il mio popolo, e la legge propria sigilla questa alleanza, questo rapporto unico, esclusivo fra Dio e il suo popolo. E questa legge prima ancora di essere praticata amata, gustata. Nella legge del Signore si trova la gioia.

Questo discorso mi sembra interessantissimo proprio oggi sulla felicit, perch ci viene detto, quando trovi qualcosa in cui poni la tua felicit questo qualcosa una relazione ed una relazione che guida il comportamento, diventa legge, diventa comandamento perch alleanza ed alleanza nuziale.

La sua legge medita giorno e notte. A me piace dire che solo chi innamorato pensa giorno e notte al suo amato, alla sua amata e la contemplazione nuziale attorno alla legge del Signore, attorno alla volont del Signore; e questo cosa comporta, il passaggio dal non fare all'essere quello che porta frutto. davvero la morale non del fare le cose ma del portare frutto. Anche cos si esprime nel Vangelo, prima S. Paolo: le opere, i frutti sono conseguenza dell'essere, un albero buono porta frutti buoni.

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Sar come albero piantato lungo corsi d'acqua che da frutti a suo tempo. Possiamo accentuare quest'immagine pensando alla situazione della Palestina dove i corsi d'acqua non sono particolarmente frequenti e dove un corso d'acqua che lei ha una oasi. Ed l'espressione pi bella, pi edificante di Israele come albero piantato lungo corsi d'acqua e dice che l'origine della sua fecondit nascosto, sono le sue radici che attingono all'humus, all'acqua che scorre vicino che dar frutto a suo tempo; e qual il tempo dei frutti? E la sua stagione ed certo che ogni anno ritorna, cos come penso si possa dire del tempo di Dio che certo che lo d quando sar il suo tempo, quando sar il suo momento. La fecondit di quest'albero non ha un ritmo naturale ma ha quel ritmo che proprio dei tempi di Dio.

Le sue foglie non appassiscono, sempre verde e tutto quello che fa riesce bene. Il passaggio dall'immagine all'uomo evidente, con la possibilit di fare e di riuscire bene ha come condizione come premessa di essere come albero e l'albero d l'immagine della stabilit, della fecondit del radicamento a cui si contrappone proprio l'altra immagine che descrive i malvagi: non cos i malvagi ma come pula che il vento disperde. La pula lo scatto del grano, non neppure la paglia che sembra gli animali ma quello che il vento porta via, ed un'immagine pens attualissima per descrivere la nostra situazione di dispersione, di leggerezza, di inutilit e in qualche modo anche di frustrazione perch al primo vento non siamo capaci di reggere. E se il giusto l'albero i malvagi sono come pula. Perci proprio perch sono dispersi come pula non si alzeranno i malvagi nel giudizio, n i peccatori nell'assemblea dei giusti. Quale questo giudizio? che cosa indica l'assemblea dei giusti? Le immagini sono lasciate aperte; l'assemblea dei giusti il popolo di Dio, Israele, l'assemblea dei credenti ma anche l'assemblea dei giusti e dei credenti, il paradiso. E cos il giudizio terreno davanti al giudice giusto che condanna il male e premia il bene ma, anche il giudizio della storia e il giudizio definitivo di Dio. Perci c' questo futuro che invita anche qui a non calcolare secondo il nostro calendario il nostro orologio l'attuarsi di questo discrimine perch saranno il giudizio nell'assemblea dei giusti a farlo. La conclusione che mi sembra davvero cos interessante una conclusione molto realistica che vuole dire che il Signore non interviene con prodigi, miracoli ma per cos dire si accontenta di vegliare dall'alto. Il signore veglia, non che intervenga lui con la sua potenza a modificare la storia ma proprio perch lui veglia questa la garanzia che il cammino dei giusti conduca alla felicit mentre la via del malvagi va in rovina.

Mi sembra di poter dire che la storia che si incarica di svelare il senso e il valore delle opere dei malvagi perch il male porta al male e conduce alla rovina. Ecco quando questo si realizzer non detto ma sicuro che sia cos.

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Ecco se questa la struttura del salmo aggiungo appena qualcosa per dire che la Chiesa legge tutti i salmi come non solo preghiere di Ges ma anche come preghiera su Ges. Ges l'uomo beato, e lui che non si lasciato sedurre dalla tentazione, non ha ceduto alle lusinghe di chi voleva farlo re, ma ha aderito in tutto alla volont del padre perch quello era il suo cibo, in quello Ges ha trovato la sua gioia ed diventato questo albero che la sua croce. E la croce questo albero piantato che ha come frutto la salvezza del mondo.

l'opera che Ges compie la redenzione ed in quest'obbedienza al padre che quello che fa riesce bene e la resurrezione mantiene questa fecondit dell'obbedienza alla volont del padre, questa fecondit dell'albero della croce. Non cos non cos i malvagi; i malvagi sono coloro che hanno ucciso Ges, ma in fondo siamo tutti noi quando usiamo la nostra intelligenza non per il bene ma per il male, cediamo davanti alla tentazione, usiamo il nostro potere con arroganza. E il cristiano di conseguenza si vede presente e rappresentato da questo salmo appunto non come singolo ma come chiesa, e l'assemblea dei giusti la Chiesa con un invito dunque a non permettere che all'interno della Chiesa si possono alzare i malvagi, possano sedersi i peccatori, la necessit che la Chiesa sia santa ma la necessit appunto che noi diventiamo santi perch il discrimine pi che fra noi e gli altri passa all'interno del cuore di ciascuno. E la storia la verifica di quest'adesione alla volont di Dio o alle trame dei malvagi, la storia che procede nella sua autonomia ma che in ogni caso resta proprio sotto la signoria di Dio. Allora da ultimo mi sembra che davvero questo salmo possa essere preso come un autentico programma personale dove ciascuno di noi pu pi ancora che rispecchiarsi vedere il modello a cui adeguarci, in questa proposta esigente di saper prendere posizioni anche personali, di non conformarsi alla mentalit corrente, e mi sembra che sia utile e interessante dedicarsi la volta prossima a qualche riflessione su quale posizione prendere sulle situazioni storiche che ad esempio la nostra citt sta vivendo, con questa grande capacit, con questo grande libert di posizione personali che qui richiesta all'uomo che facendo cos diventa beato.

In questo davvero siamo aiutati dal mettere le radici accanto a quei corsi d'acqua che sono in fondo i sacramenti e attingendo proprio questa fecondit non da noi stessi ma facendoci in qualche modo strumenti di questa fecondit che un dono di grazia e che proprio nell'attingere valorizza noi stessi e ci permette di realizzarci. Ecco questo mi sembra che possa davvero essere un programma di vita personale e possa indicarci proprio la strada della felicit.

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