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Esperienze.

1) We Laika. una coperativa sotto forma di impresa sociale, nata a inizio 2010, che ha aggregato le politiche comunicative di Acmos, nell'intento di confrontarsi pure con il mercato privato. Prevede tre ambiti d'azione: una software house, un'agenzia di grafica, un settore di videomaking. In gran parte We Laika composta da giovani sotto i 30 anni che hanno deciso di investire il loro futuro in un'impresa sociale in un bene confiscato alle mafie, attratti pi che da altre proposte lavorative, magari pi remunerative, ma pi anonime sul lato personale e dell'impegno civile. Il Performing Media Lab anche sede di scambio e formazione tra We Laika e le altre associazioni che lo vivono, in particolare Acmos, Libera Piemonte e Salvagente. Al secondo anno di vita, We Laika ha posto le condizioni per migliorare la collaborazione con le realt del privato sociale ad oggi collegate a We Laika per rafforzare il legame del network e aumentare l'utilit sociale della cooperativa. 2) Urban Experience. A ottobre 2010 s costituita lassociazione di promozione sociale Urban Experience dando configurazione giuridica ad una pratica ( e una teoria) che si stava sviluppando da anni, da quando nel 2005 si apr il cantiere progettuale per il geoblog delle Olimpiadi invernali di Torino2006. Urban experience una nuova parola: un neologismo di stampo anglosassone (anche se la matrice latina, Urbe). Una parola globale che trova per nella sua attuazione locale, in Italia, unattenzione emblematica: cercando su google quella parola globale appare subito il social network urbanexperience.it. E su questa piattaforma web che lattivit di urban experience si evolve giorno dopo giorno, nella conversazione tra i circa 1000 aderenti che sinterrogano, nel blog e nelle decine di diversi forum tematici, sulle caratteristiche di una nuova cultura urbana. Urban Experience riguarda infatti tutta una progettualit che comporta non solo attivit spettacolari ed educative ( come i laboratori multimediali per bambini e le azioni radioguidate in citt, tra cui la esplorazione del Forte Portuense) ma una precisa considerazione sui nuovi possibili modelli di sviluppo basati sulluso creativo della citt (dalla mobilit urbana con luso di social network per ottimizzare i flussi urbani alla progettazione urbanistica partecipata), unanalisi dinamica dei modelli economici possibili determinati dalla partecipazione attiva alla Societ dellInformazione, dove sono gli utenti a produrre informazione, senso e nuove relazioni sociali. Fenomeni come gli User Generated Content, il Crowdsourcing, il Performing Media, il web 2.0 nel suo complesso, fanno intuire come la partecipazione attiva possa creare una nuova Rete del Valore, molto diversa da quella Catena del Valore basata sul modello industriale, meccanico e lineare proprio del sistema fordista. In questo senso la linea di ricerca-azione sullurban experience sottende una esperienza attiva della citt in quanto spazio pubblico da progettare e reinventare attraverso il suo uso creativo e partecipativo. Un dato che va oltre il dato turistico e del generico consumo culturale di musei e spettacoli. Lazione attraverso le tecnologie mobili (smartphome, gps, wi fi, etc) pu ad esempio stabilire il valore duso della citt che va ben oltre il dato tecnologico. C gi molta offerta di tecnologie sul campo ma la domanda ad essere debole: promuovere una domanda consapevole e sociale di queste tecnologie potr contribuire a riequilibrare le sorti di un mercato in stagnazione che al momento trae profitti solo dal consumo senza senso. Produrre questo senso dutilizzo evoluto pu contribuire a creare un equilibrio tra mercato di nuovi indirizzi tecnologici e societ emancipata, stabilendo una forte, politica ed economica, interconnessione tra la produzione di ricchezza e la sua ridistribuzione. Una buona scommessa per una Citt Laboratorio come Roma. 3) Stati Generali dell'Innovazione. Venerd 25 e sabato 26, in due giorni di intenso lavoro gli Stati Generali dellInnovazione (SGI),

una iniziativa alla quale hanno aderito oltre cento associazioni, aziende e organizzazioni no-profit, hanno effettuato la prima tappa della roadmap per linnovazione dellItalia proponendo un confronto tra i tre stati (politica e amministrazioni, imprese e universit, terzo settore) sul tema dellinnovazione come strada obbligata per far uscire dalla crisi il sistema Paese. Decine di rappresentanti delle forze politiche, del mondo delle imprese, dei soggetti intermedi e degli operatori si sono succeduti sul palco e hanno partecipato ad Open Talk discutendo delle proposte sui quattro temi valutati fondamentali per un piano strategico nazionale per linnovazione: 1. 2. 3. 4. creativit e conoscenza condivisa inclusione digitale innovazione per lo sviluppo open government

La prima azione immediata con la quale gli SGI si pongono a disposizione del Governo Monti la predisposizione di un pacchetto contro lo spread digitale in otto punti che permetta il rilancio del settore, tramite anche lattivazione delle forze vitali e innovative che sono gi presenti nel Paese, ma che non riescono ancora a presentarsi come un sistema organico di innovazione. Le proposte, che tra breve saranno esposte in otto schede dettagliate, ricche di spunti operativi, descrivono come: 1. Mettere in rete la filiera dellinnovazione: Mettere in rete lintera filiera dell Innovazione Universit, Impresa, Credito, Territorio- la misura chiave per rendere possibile una politica economica centrata sullinnovazione come motore della crescita e dello sviluppo del nostro paese. 2. Lanciare una call per linnovazione digitale che promuova la competitivit del made in Italy e delle PMI: Una call per la riqualificazione dellindustria italiana dell ICT e per favorire liniezione di tecnologie digitali e di nuove tecnologie per aprire i mercati internazionali alle nostre PMI e per accrescere la competitivit delle filiere forti del Made in Italy. 3. Promuovere il federalismo digitale: Privilegiare il comune come motore di un processo innovativo a rete sia nel campo della digitalizzazione che in quello delle diversificazione energetica, valorizzando lAgenda Digitale Locale come strumento di empowerment dei comuni piccoli e medi. 4. Usare la sussidiariet operativa: Organizzazione di modelli locali che integrino la capacit collaborativa della rete per organizzare e gestire servizi al cittadino. A tal fine prioritaria, sulla base di una convergenza fra ente locale e terzo settore, listituzione in ogni comune di un piano regolatore dellinnovazione e della connettivit, lallestimento di conferenze dei servizi digitali nei municipi e piccoli e medi comuni, e la sistematizzazione della condivisione e dellintegrazione delle esperienze e delle buone pratiche di informazione, supporto e sensibilizzazione per le fasce sociali a maggior rischio di ritardo e esclusione. 5. Porre le condizioni per una nuova cultura dellinnovazione: Creare le condizioni per lo sviluppo di una cultura dellinnovazione sia attraverso lapplicazione di nuovi modelli educativi basati sul social learning e della peer education in tutti i percorsi formativi (scuola, formazione professionale, universit, formazione continua) sia attraverso la ricerca tecnologica applicata alle nuove produzioni culturali, promuovendo nuovi modelli distributivi nella liberalizzazione la conoscenza. Si propone un intervento in RAI, in quanto servizio pubblico, per creare fasce di programmazione sullinnovazione in tutti gli ambiti e sulle culture digitali. 6. Perseguire il modello delle smart city: Interpretare le politiche innovative relative alle smart city come opportunit per coniugare una nuova progettazione dello spazio pubblico sia con lo sviluppo della banda larga sia con linvenzione di nuovi format partecipativi, per favorire linterazione tra il web e le realt sociali che agiscono nel territorio.

7. Rilanciare il percorso verso lOpen Government: Lapproccio open vuole una PA che sia costruita come una rete di amministrazioni interconnesse e interoperanti, le tecnologie della rete permettono ora alla PA una nuova organizzazione e abilitano le grandi operazioni di open data, g-cloud, PA 2.0 che sono insieme un obiettivo di apertura, partecipazione e democrazia e uno strumento di efficienza, efficacia, risparmio di risorse. Luso del software libero/open source si situa come tappa importante di questo percorso di apertura. 8. Rendere pubblici i dati della PA in formato aperto: Una strategia coerente di open data deve garantire: luso pubblico dei database di interesse nazionale con una particolare attenzione ai dati territoriali; una sanatoria che consideri tutti i dati che le PA hanno sino ad ora pubblicato come open bydefault e quindi soggette a licenze aperte. 4) Binario Etico Provengono dalla cooperazione, gli ingegneri della cooperativa Binario etico. I fondatori, Davide Lamanna e Ruggero Russo, non ancora quarantenni, insieme ad altre sei persone, nel 2006 hanno investito in un progetto dalla forte valenza sociale e civile: recuperano computer in disuso, li risistemano e li collocano sul mercato in perfette condizioni di efficienza. Con questo, ottengono di ridurre la produzione di rifiuti RAEE (Rifiuti Apparecchiature Elettrice ed Elettroniche), collaborano a diminuire il digital divide e forniscono teconologia a chi non pu permetterselo. Prima del 2006, facevano lo stesso in termini volontari e riuscivano a sistemare non pi di 50 pc ogni anno. Oggi, lavorando a tempo pieno, ne producono dieci volte di pi. Alcuni dei loro clienti sono amatori, ma la gran parte lavorano nel mondo del volontariato che la cooperativa ha scelto come interlocutore privilegiato. I pc vengono consegnati al civico 100 di via del Forte Tiburtino. L'officina funziona anche da punto vendita, fa assistenza tecnica e si occupa di formazione, specialmente verso le categorie pi disagiate. I membri sono sostenitori convinti del free software e mantengono invariato il loro impegno per la libert di espressione e di informazione. Tra le realt di attivismo civile italiano, sul versante delle nuove tecnologie, Binario Etico l'unica che riuscita a fare il salto verso una forma matura di attivit lavorativa. Nella cooperativa tutti i soci hanno gli stessi diritti e percepiscono lo stesso stipendio. L'ostacolo pi grande del loro impegno nella cultura diffusa che non concepisce il riuso come una delle risposte al problema dei rifiuti e alla morsa della crisi. Per anni gli italiani sono state vittime di un'idea distorta di modernit. Ora che se ne scoprono i difetti, hanno difficolt ad avere stili di vita e di consumo sostenibili.

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