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LOSSERVATORE ROMANO
GIORNALE QUOTIDIANO POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt
venerd 28 ottobre 2011
XVI
Unicuique suum
Anno CLI n. 249 (45.894)
.
Ad Assisi la testimonianza comune dei leader religiosi di tutto il mondo riuniti con Benedetto
Dio non propriet dei credenti e nessuno in suo nome pu sentirsi autorizzato alla violenza nei confronti degli altri. Da Assisi il Papa lancia agli uomini di fede un appello a purificare la religione da abusi e travisamenti che ne snaturano limmagine, per mostrare a tutti in particolare a coloro che pur non credendo sono alla ricerca della verit il vero volto di Dio. La giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo, che si celebra a venticinque anni dallo storico incontro convocato da Giovanni Paolo II nella citt di san Francesco, si aperta gioved mattina, 27 ottobre, con le testimonianze dei leader religiosi e di una non credente nella basilica di Santa Maria degli Angeli. Giunti ad Assisi a bordo del treno partito dalla stazione Vaticana, i rappresentanti delle Chiese, delle comunit ecclesiali, delle altre religioni del mondo e dei non credenti si sono riuniti alla Porziuncola insieme al Pontefice per dare voce al comune desiderio di essere pellegrini della verit, pellegrini della pace. A partire dalla consapevolezza ha sottolineato Benedetto XVI che nellultimo quarto di secolo la forza irrefrenabile della libert dei popoli ha dovuto fare i conti con i nuovi volti della violenza e della discordia che ancora oggi continuano a minacciare la pace nel mondo. A giudizio del Papa, la stessa religione a divenire causa di violenza laddove viene adoperata per giustificare lavversione e lodio nei confronti degli altri: una strumentalizzazione avvenuta anche in nome della fede cristiana, ha riconosciuto coraggiosamente. Ma questa ha subito avvertito non la vera natura della religione; invece il suo travisamento e contribuisce alla sua distruzione. Per Benedetto XVI terreno fertile allo sviluppo della violenza anche la perdita di umanit che si verifica in conseguenza dellassenza di Dio, quando vengono idolatrati lavere e il potere o quando il desiderio di felicit degenera in una brama sfrenata e disumana. Allorch la violenza diventa una cosa normale ha ammonito la pace distrutta e in questa mancanza di pace luomo distrugge se stesso. A partire da questa analisi, il Papa ha invitato i credenti a un cammino di purificazione affinch Dio il vero Dio diventi accessibile anche a coloro che non hanno avuto il dono di credere ma sono in cerca della verit. Che essi non riescono a trovare Dio ha fatto notare dipende anche dai credenti con la loro immagine ridotta o anche travisata di Dio. Nel pomeriggio lincontro proseguito nel sacro convento di Assisi, dove Benedetto XVI e i capi religiosi hanno offerto una testimonianza di impegno comune per la pace. Prevista poi una visita alla basilica inferiore di San Francesco, dove il Pontefice e i capi delegazione scendono nella cripta per una sosta davanti alla tomba del Poverello. Al termine ritorno del Papa in treno in Vaticano, dove venerd 28, riceve in udienza i membri delle delegazioni intervenuti alla giornata di Assisi, i quali partecipano poi al pranzo offerto dal cardinale Bertone, segretario di Stato, nellatrio dellAula Paolo VI.
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A Bruxelles raggiunta nella notte unintesa globale per rispondere alla crisi del debito
NOSTRE INFORMAZIONI
Provvista di Chiesa
Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Nuevo Casas Grandes (Messico) Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Jess Jos Herrera Quionez, del clero della Diocesi di Mexicali.
Mentre lOnu vota una risoluzione per la fine della missione dellAlleanza atlantica
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LOSSERVATORE ROMANO
Il rapporto delle Nazioni Unite sullo stato della popolazione
concentrato l88 per cento dei ragazzi tra i 10 e i 19 anni. Sul piano economico, il risultato che in una regione come lAfrica subsahariana solo il 57 per cento dei giovani partecipa alla forza lavoro. Diversamente, nei Paesi ricchi il rapporto dellUnfpa fa riferimento a quelli aderenti allO rganizzazione per per la cooperazione e lo sviluppo economico una persona su
quattro ha pi di sessantanni. In alcune Nazioni, per esempio in Italia, dove il tasso di fecondit inferiore al cosiddetto livello di sostituzione (2,1 per cento di nascita annue rispetto al numero di abitanti), fra quarantanni gli ultrasessantenni saranno uno su tre. Pi in generale, llUnfpa d per certo che nel 2050 gli ultrasessantenni saranno 2,4 miliardi, mentre il
Il Cremlino ritiene che la moneta cinese diventer presto la valuta di riserva mondiale
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Mentre lOnu vota una risoluzione per la fine della missione dellAlleanza atlantica
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Lappello di Giovanni Battista Montini ai salesiani sulleducazione dei giovani: Mettete alla prova il vostro metodo
Generazione orfana
l convegno di studio Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice da 150 anni accanto ai giovani in occasione dei 150 dellunit dItalia ha proposto una lettura critica, nel senso di capacit di discernimento e non semplicemente celebrativo, dei primi 150 anni di educazione realizzata dai salesiani e figlie di Maria Ausiliatrice nel nome di don Bosco. Un nome magico associato in forma indelebile ai giovani. Fatta lItalia si trattava e si tratta di fare gli italiani: uno sforzo ciclopico. Gli inizi del Regno dItalia sono coincisi con lopera educativa di don Bosco che, con la sua invenzione del sistema preventivo in educazione, ha vinto la scommessa di fare il bene. Oggi i salesiani e le suore di don Bosco nel bilancio retrospettivo documentato da due importanti volumi sullazione dei salesiani e delle suore salesiane valutano di aver fatto la loro parte per il bene dellItalia. Una parte non qualunque, a volte perfino determinante per fare delle nuove generazioni buoni cristiani e onesti cittadini. In 150 anni di storia, sul piano civile e religioso e nellambito della conoscenza e dello sviluppo sono accaduti eventi, progressi e drammi impensabili nel 1861. LItalia diventata una repubblica, la Chiesa dalla percezione dellassedio ha maturato una nuova capacit evangelizzatrice fino al dialogo tra le religioni e al comu-
Saggio ginnico Casa Maria Ausiliatrice di Torino risalente agli annti Trenta-Quaranta
ne impegno tra credenti e non no paura e inquietano. La loro credenti per la giustizia e la pace. violenza va decisamente rifiutata. Agli inizi dellItalia unita era le- Ma il fiume carsico della violenza gittimo attendersi un progresso giovanile come apprese don Boamico. La realt ha riservato inve- sco nel sogno dei nove anni ce ai giovani di ogni generazione non avr soluzione scommettendo rilevanti sofferenze e delusioni. sulla repressione anzich sulla meParlare adesso di salesiani e suore dicina della prevenzione che risalesiane, nati nella mente di don chiede agli adulti e alle istituzioni Bosco per contribuire a creare so- di raccogliere la sfida giovanile ciet in dialogo con i giovani, non pu Facile educare i ragazzi bravi avvenire senza fare i conti con loggi gioscriveva ai salesiani il futuro Paolo VI vanile. Bisogna misurarsi La giornata mondiale della giovent, con quelli non bravi, con quelli ribelli e originata in qualche con quelli pericolosi misura dalla crescente attenzione alla pastorale giovanile per decenni con capacit di ascolto, di correrestata marginale nella Chiesa, sponsabilit, perfino qualche sauna bella realt. crificio pur di salvare i giovani. Ma sotto gli occhi di tutti miDon Bosco con il suo esempio lioni di giovani nel mondo lottano di giovane sacerdote che si danna con privazioni e disagi; si contano lanima e si ammala fin quasi a centinaia di migliaia di giovani in- morire per la fatica di stare apdignati in occidente; altri giovani, presso ai giovani sbandati, emargiperfino ragazzi, combattono e nati, carcerati, sfruttati sul lavoro, muoiono in focolai sparsi di vio- deve tornarci alla mente. lenza e ingiustizia. Nel nostro Egli pensava di non aver fatto Paese cresce una domanda di giu- mai abbastanza rispetto allemerstizia, lavoro e dignit. genza giovanile. Benedetto XVI Gli stessi black block sono per di analogo avviso se ha rilanciato lo pi giovani e giovanissimi: fan- lemergenza educativa per un nuo-
vo umanesimo solidale e citt vivibili. Tra le mille pagine di storia, cifre e analisi dei due volumi editi dalle salesiane e dai salesiani, vorrei attirare lattenzione sulla storia di Arese difficile carcere giovanile perch stato una vera sfida emblematica allefficacia del sistema preventivo su cui trova senso, ancora oggi, lintera impalcatura salesiana nel mondo. Si tratt di una sfida suggerita alle autorit italiane gi dal cardinale Ildebrando Schuster e rilanciata poi dallarcivescovo Giovanni Battista Montini nel 1955. Se voi educate i ragazzi bravi, sono buoni tutti pi o meno scriveva ai salesiani il futuro Paolo VI Ma bisogna che vi misuriate con quelli non bravi, con quelli ribelli, con quelli pericolosi, con quelli con cui gli altri non ci riescono. Fate vedere, saggiate il vostro metodo.
poco servirebbe avere una grande storia da raccontare osserva don Pierfausto Frisoli, al convegno Fare gli italiani con leducazione se non avessimo una parola da dire, oggi, sulla condizione dei giovani, italiani ed immigrati, presenti nel nostro Paese. Nel suo intervento don Frisoli, consigliere regionale dei sales iani di don Bosco per lItalia, ha proposto una fotografia in cifre dellattuale presenza dei salesiani nel Belpaese: Siamo presenti in tutte le regioni italiane, eccetto il Molise, con 209 opere e 2691 confratelli. La tipologia delle opere esprime chiaramente la nostra opzione giovanile e popolare. I giovani sono una risorsa, non un problema, gli ha fatto eco Marianna Pacucci, descrivendo il paradosso di una generazione orfana per eccesso di genitori e per la diffusa mancanza di autorevolezza di una pletora di figure educative incapaci di rendere meno incerto il futuro e pi concreta la speranza. Per questo cos preziosa la figura di un educatore esterno alla famiglia. Le opere pi numerose continua don Frisoli sono gli Oratori e i Centri giovanili (160, di cui 121 annessi a Parrocchie salesiane). Le scuole sono 138 con 1066 classi e 25.703 allievi. I Centri di Formazione Professionale 49 con 18.619 allievi dai 14 ai 18 anni, nella fascia dellobbligo formativo, senza contare i partecipanti a progetti formativi specifici (apprendistato, formazione dei giovani a rischio, carcerati). Abbiamo poi 26 servizi residenziali per minori (comunit alloggio, comunit familiari, case famiglia) e 30 servizi diurni e preventivi per minori, 6 servizi resi-
Troppe figure educative prive di autorevolezza spesso non aiutano i giovani a crescere e a maturare una speranza per il futuro
denziali per tossicodipendenti, 15 servizi diurni preventivi delle tossicodipendenze, 17 servizi di prima accoglienza per immigrati. Infine abbiamo 36 residenze universitarie. Nel campo della ricerca e della Formazione superiore, la Congregazione presente con lUniversit Pontificia Salesiana. La storia di ieri e di oggi continua Frisoli conferma la opzione preferenziale in Italia, come nel resto del mondo, dei Salesiani per i ceti popolari e per i giovani delle fasce deboli, pi esposti al rischio della emarginazione e della devianza (poveri, abbandonati, pericolanti). La geografia parla da sola: Palermo Santa Chiara, Catania Salette, Locri, Corigliano Calabro, Napoli Rione Amicizia e Napoli Doganella, Torre Annunziata, Portici, Foggia, Bari Rione Libert, Roma Prenestino, Barriera di Milano, sono alcune delle presenze nei quartieri pi popolari, dove si esprime il carisma salesiano per le antiche e nuove forme di povert. Nella citt di Roma, siamo tuttora nelle periferie in particolare nella area sud est della citt, la pi popolata, al Tuscolano, al Prenestino, al Tiburtino, al Nuovo Salario, al Testaccio, alla Stazione Termini. Questo ci fa comprendere che Don Bosco non solo un grande personaggio della storia dellOttocento, ma un progetto vivo che suscita attrazione e genera vita e futuro per la vita e la speranza di tanti giovani in 132 nazioni del mondo. Pi futuro che passato, quindi, per prolungare e realizzare un sogno che non solo umano. Un antidoto alla cultura dominante che suscita indifferenza e apatia verso il domani, capace di costruire futuro, come sottolineano nel breve saluto il sindaco di Roma e i messaggi ricevuti dagli organizzatori del convegno (tra gli altri, la lettera del segretario generale della Presidenza della Repubblica italiana e il telegramma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone). Il convegno aveva appunto lo scopo di riaprire il dibattito sul contributo educativo di migliaia di educatori che in 150 anni hanno raggiunto ragazzi e ragazze di tutte le regioni dItalia, offrendo una formazione capace di prepararli alla vita. Lesperienza maturata in tanti campi di formazione si pone anche oggi in ascolto delle attese giovanili per offrire le risorse di uneducazione attenta a tutta la persona, capace di inserirsi positivamente nella societ. Giuseppe De Rita (presidente del Censis) con una interpretazione geo-statistica dei dati abbondantemente raccolti nei volumi citati durante il convegno ha proposto una sorta di studio di fattibilit per un nuovo patto fra le generazioni, rivolto alle comunit educanti, a quanti lavorano nelle istituzioni civili ed ecclesiali con attenzione alleducazione, nella consapevolezza che necessario operare in rete per favorire realmente linteresse per i giovani. Dalle radici, il futuro ha concluso madre Yvonne Reungoat, superiora generale dellIstituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, parlando del carisma allorigine della sua vocazione . Nel triennio in preparazione al bicentenario della nascita di quel genio educativo che stato don Bosco scommettere sui giovani mediante leducazione una sfida e una grande responsabilit. Vogliamo accoglierla con rinnovata passione.
LOSSERVATORE ROMANO
Non il patrimonio artistico ma il corpo del Poverello
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Il tesoro di Assisi
Alcuni affreschi giotteschi della basilica superiore ispirati dalla narrazione di san Bonaventura
di TIMOTHY VERD ON l ciclo di affreschi commissionato dallordine francescano ad Assisi nella chiesa che accoglie i resti mortali del suo fondatore illustra un testo, similmente commissionato dallordine: la narrazione di san Bonaventura della Vita Francisci, nota come la Legenda maior, Leggenda maggiore. Il testo di Bonaventura composto di quindici capitoli biografici con altri dieci narranti i miracoli di Francesco, fu accettato ufficialmente al capitolo generale dellordine a Pisa nel 1263; gli affreschi verranno comandati per le pareti della basilica superiore nei primi anni 1290. Sono vere e proprie illustrazioni, e sotto ventisette dei ventotto episodi sono ancora leggibili delle parafrasi dei relativi passi. Del testo bonaventuriano. Legenda maior va ricordato che nel latino medievale il termine legenda non aveva il senso che questo vocabolo ha assunto nelle lingue moderne ma conservava il significato letterale del verbo leggere, implicando nella forma gerundiale una necessit, quasi un obbligo: qualcosa che si deve assolutamente leggere. Nello stesso modo anche il ciclo daffreschi nella basilica superiore si presenta come qualcosa che si deve assolutamente vedere per conoscere san Francesco. Qui ne vedremo alcuni. Nella terza campata (per chi viene dallingresso della basilica, posto a est), il primo dei tre affreschi dipinti sulla parete sud raffigura la Morte di Francesco. il ventesimo episodio del ciclo, e segue immediatamente a quello nella campata pi a est della stigmatizzazione del santo. La didascalia rimanda al capitolo XIV, 6 della Legenda Maior: Come nellora del transito del beato Francesco un frate vide lanima di lui ascendere al cielo sotto forma di stella fulgidissima. Dopo limmagine del corpo che, animato damore, accoglieva le stimmate, lautore del ciclo il pittore Giotto, assistito da collaboratori sia romani che fiorentini ora fa vedere la salma del santo deceduto alla Porziuncola la sera del 3 ottobre 1226. Questo il primo di tre affreschi che, con pi o meno la stessa formula, focalizzano lattenzione sulla salma di Francesco, e va ricordato che il vero tesoro del santuario assisiate non consiste nellarte di cui esso abbonda, bens nel corpo del Poverello conservato allepoca di Giotto sotto laltare della basilica inferiore. La ripetizione visiva del corpo sdraiato nella morte ha cio la funzione di preparare i pellegrini a scendere nella cripta per venerare i resti mortali del santo. Altri temi reiterati qui e nelle scene seguenti sono: lindiscutibile santit del Poverello, lautenticit delle sue stimmate, e il ruolo dellO rdine nella gestione del culto del fondatore. In questo affresco, ad esempio, un frate inginocchiato in basso a sinistra, guardando su dal cadavere di Agostino e del vescovo di Assisi, comFrancesco, ne vede (al centro della pleta questo racconto, narrando di parte alta dellaffresco) lanima due visioni avute al momento stesso beata, in forma di stella fulgentissi- della morte del santo, che non viene ma, sollevarsi su una candida nuvo- raffigurato. nella scena che segue, letta e penetrare diritta in cielo (co- muovendosi verso laltare a ovest, me recita il testo di Bonaventura). che si torna allimmagine del corpo Al centro del primo piano in basso, di Francesco. Il tema come, Giapoi, Giotto pone la mano piagata cendo alla Porziuncola il beato del santo, tenuta teneramente da un frate visto da tergo; un Legenda qualcosa po pi a sinistra si vede, attraverso uno strappo nel saio, che si deve assolutamente leggere la ferita nel costato, mentre, a In questi affreschi destra, un primo frate contempla uno dei piedi di Frandiventa qualcosa cesco, un secondo ne bacia che si deve assolutamente vedere laltro. Sopra questo compianto dei confratelli, Giotto fa vedere infine un gran numero Francesco morto, messer Girolamo, di frati intorno al sacerdote che be- celebre dottore e letterato, muoveva nedice la salma. Questa fitta calca i chiodi, e, con le proprie mani, fruserve a coinvolgere i pellegrini, che gava le mani e i piedi e il costato del da sempre arrivano a Assisi in grup- Santo (Legenda Maior XV, 4). Dice pi: lartista rassicura la folla presente Bonaventura che dopo la morte di in basilica che la venerazione del Francesco, il suo corpo mediante corpo di Francesco sempre stata un miracolo mai visto anticipava unesperienza condivisa con molti al- limmagine della risurrezione. Il tri. Laffresco seguente, poi il ven- miracolo consisteva nel fatto che i tunesimo del ciclo, La visione di frate segni nelle mani e nei piedi del santo apparivano come chiodi connaturati con la carne stessa e da qualunque parte si premessero, subito si sollevavano, come dei nervi tutti uniti e duri [erano] neri, come di ferro, mentre la ferita del fianco era rossa e aveva laspetto di una rosa bellissima. Diffusasi la notizia di questo fenomeno, una marea di popolo accorse sul luogo: volevano vedere con i propri occhi il prodigio, per scacciare ogni dubbio della ragione e accrescere lemozione con la gioia. Nella folla cera anche un cavaliere dotto e prudente, di nome Girolamo, molto noto fra il popolo, il quale, sicLa visione di frate Agostino e del vescovo di Assisi (1290-1295) come aveva dubitato
di questi sacri segni ed era incredulo come Tommaso, con maggior impegno e audacia muoveva i chiodi e le mani del santo, alla presenza dei frati e degli altri cittadini, tastava con le proprie mani i piedi e il fianco per recidere dal proprio cuore e dal cuore di tutti la piaga del dubbio. Ecco, questo affresco narrante la verifica, da parte di uno scettico, dellautenticit delle stimmate serve a recidere dalla mente dei pellegrini la piaga del dubbio. Giotto inserisce la verifica compiuta dal cavaliere Girolamo (che vediamo in ginocchio accanto alla salma) nel contesto della solenne liturgia funebre del santo, facendo vedere anche il sacerdote in piviale nero che legge il rito affiancato da accoliti e circondato da ceri. Levento ambientato nella chiesa della Porziuncola, di cui si vede il catino absidale sullo sfondo; il catafalco di Francesco, ricoperto di un tessuto prezioso, sistemato appena davanti alla trave divisorio tra la navata e il presbiterio, presumibilmente uguale a quella che allepoca ancora divideva gli
spazi della basilica superiore. Nellaffresco la trave fa anche da iconostasi, cos che la salma di Francesco vista sotto immagini della Madonna col Bambino, della Croce di Cristo e di san Michele Arcangelo, a cui il santo era specialmente devoto; queste icone sono inclinate in avanti, verso il popolo, con meccanismi di sostegno analoghi a quello visibile nel Presepe di Greccio. Davanti alle immagini pendono due vasi eucaristici coperti di veli e una armatura metallica a paniere con sette lampade. Nella folla che Giotto rappresenta, oltre ai francescani vi sono anche molti laici. Bonaventura afferma infatti che i cittadini assisiani, nel pi gran numero possibile, furono ammessi a contemplare e a baciare quelle stimmate sacre. Giotto, le quattro scene rimanenti hanno in effetti il carattere di unappendice: narrano alcuni miracoli del santo per dimostrare la legittimit anzi, la necessit della sua canonizzazione.
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LOSSERVATORE ROMANO
Le comunit cristiane in vista della Conferenza promossa dalle Nazioni Unite Libro di padre Ugo Sartorio
persone e questo ci consente di stabilire una connessione tra la nostra fede cristiana e lesortazione al rispetto dei diritti umani. Impegno che, come gi anticipato in uno dei passaggi del documento finale scaturito dallincontro in Giamaica, comporta una responsabilit quotidiana per prevenire e quindi evitare la violenza alla sua radice. Nel documento, fra laltro, si pun-
Un ulivo proveniente dalla Terra Santa, dono del primo ministro dIsraele Benjamin Netanyahu a Benedetto XVI in segno di profonda amicizia, stato piantato mercoled mattina, 26 ottobre, nei Giardini vaticani. Nel viale degli Ulivi, il cardinale Giovanni Lajolo, presidente emerito del Governatorato dello Stato della Citt del Vaticano, ha asperso lalbero con acqua benedetta. Sono intervenuti il vescovo Giuseppe Sciacca, segretario generale del Governatorato, che ha rivolto un saluto ai presenti, i monsignori Peter Bryan Wells e Fortunatus Nwachukwu, rispettivamente assessore e capo del Protocollo della Segreteria di Stato, e una delegazione composta, tra gli altri, dallambasciatore dIsraele presso la Santa Sede, Mordechay Lewy, dal rabbino Arthur Schneier, dal presidente internazionale del Keren Kayemeth Leisrael, il Fondo nazionale ebraico che ha sostenuto liniziativa, Efi Stenzler, con Raffaele Sassun, presidente per lItalia, e da membri della comunit ebraica di Roma.
gelo, e solo allora, si avverte il vuoto della situazione precedente, anche in modo drammatico. Sulla necessit, come cristiani, di fare la differenza, la dice lunga la stagnazione di molti battezzati dentro atteggiamenti che non sanno di conversione, che non conoscono il perdono e non sono intrisi di gratuit. Tuttaltro. Insomma, c lavoro da fare, cosa che non da intendere come automatico innalzamento del tono di voce per una comunicazione pi robusta di contenuti cristiani che si presume essere sconosciuti alla generazione contemporanea. Il problema non il volume ma la sintonia, e una volta indovinata questa almeno per approssimazione si dovr curare che cosa trasmettere (o meglio, a partire da quali contenuti realizzare interazione, visto che la comunicazione non pu essere monodirezionale) senza trascurare infine la modulazione comunicativa. Infatti, lo stile con cui viene annunciato il Vangelo deve profumare di Vangelo, di correttezza e cordialit, per non suscitare nellinterlocutore il sospetto che a essere al centro non il suo vero bene, quanto la nostra autoaffermazione. Rimanendo avvertiti che creare sintonia non significa essere condiscendenti, offrire cio un cristianesimo in saldo per piazzarlo a ogni costo, per il semplice motivo che la sintonia acquisita necessaria anche per dire, facendosi capire, il punto del nostro eventuale dissenso. Spesso il mondo nemmeno capisce il perch di certi no (che noi cristiani affermiamo essere dei s detti tenendo in conto la dignit profonda e lidentit vera della persona) proprio perch la nostra comunicazione nemmeno lo raggiunge. Al paolino guai a me se non evangelizzassi (1 Corinzi, 9, 16) si dovrebbe allora aggiungere un guai a me se evangelizzo in modo maldestro, superficiale, non secondo lo stile evangelico, senza curarmi delle leggi della comunicazione, con consapevolezza che la seconda affermazione gi contenuta nella prima. Enzo Bianchi nel suo prezioso La differenza cristiana parla di indifferenza religiosa che pone la Chiesa di fronte allo spettro della propria possibile insignificanza e inutilit, ma anche dellindifferenza di chi deluso dalla fine delle ideologie, degli ex credenti frustrati nella loro attesa di un rinnovamento ecclesiale, dellhomo technologicus convinto di poter dominare tutto attraverso la tecnica, unindifferenza religiosa massiva ed esistenzialmente penetrante che richiede ed esalta il dispiegarsi, possibilmente cristallino e leggibile ma non apologetico e tanto meno egemonico, della differenza cristiana. Grande servizio di umanizzazione in un contesto socio-culturale che sempre pi non-fa-la differenza, perch alla modernit come epoca del non ancora succeduto il postmoderno come epoca del qui e ora perennemente vorace e insoddisfatto, dove tutto schiacciato sul pre-
sente. Un cristianesimo generico, quasi un liofilizzato dei valori sulla bocca di tutti (bont, solidariet, accoglienza) ma privo dello spigolo della radicalit evangelica, del di pi che si sgancia e sbalza dal buonismo di maniera, non fa che contribuire alla diffusa cultura dellindifferenza, amplificandola. La questione di fondo, in ogni caso, come il cristianesimo intenda stare allinterno del mondo contemporaneo dopo che si completamente realizzato lesodo dalla cristianit: si dovrebbero forse rianimare culture ormai estinte, per starci dentro a proprio agio? Si dovrebbe far nascere, a partire dalla fede, una cultura nuova, per sfuggire a ogni forma di debito nei confronti del contesto dentro il quale il cristianesimo si trova a vivere? E in rapporto alla cultura nichilista, proprio vero che lunica forma di aggancio sarebbe data dalla testimonianza della radicale alterit del cristianesimo? Fondamentale, per ogni futura impresa evangelizzatrice nella nuova e inedita condizione, sar il richiamarsi e sostenersi delle varie forme di vita allinterno della Chiesa, riconoscendo che tutti hanno qualcosa da donare ma anche da ricevere. Un linguaggio anche nuovo che non possa per rimandare concretamente a nuovi stili di vita cristiana, non farebbe che accrescere il disagio e si rivelerebbe ben presto come presuntuosa e fallimentare strategia di marketing. Soprattutto in tempi di crisi planetaria e quindi di esaurimento di un modello non solo economico ma di convivenza, essere cristiani dovrebbe fare una certa differenza. Anche oggi, ogni volta che i cristiani hanno il coraggio di fare un passo avanti, di impastare la propria identit con i grandi e piccoli eventi della vita, si accende la scintilla del kairos evangelico.
LOSSERVATORE ROMANO
Lesperienza di una missionaria Colletta della Caritas per le popolazioni colpite dalla siccit
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mia visione della vita, le mie valutazioni. Non crescevo. Ero bloccata. Furono le giovani novizie, a insegnarmi a mettere in pratica tutto quello che avevo imparato dello spirito religioso: compresi cosera il vero distacco, di cui parlava madre Cabrini, la vera carit. Io dovevo spogliarmi di alcune certezze, per imparare ad apprezzare altre cose. Era unapertura agli altri, era fare entrare dentro di me unaltra esperienza, fare delle sintesi interiori e arrivare a un altro grado di comprensione. A loro piaceva molto ridere, divertirsi, scherzare, pregare con canti, con riflessioni, con condivisioni: dovetti fare un esodo da me stessa, e mi resi conto che loro avevano una capacit di affrontare le difficolt, il dolore, molto alta, tanto da farlo molto pi facilmente di me. Entravano nella sofferenza degli altri molto pi facilmente. Con loro affrontammo un terremoto devastante, vivendo per alcuni mesi su un camion, con poco da vivere, da mangiare, nessuna comodit. Le novizie si svegliavano alle 5 del mattino, scendevano al fiume a lavarsi, ridevano e scherzavano, poi simmergevano nel lavoro in mezzo a interi paesi crollati, sotto il fango. Imparai a vivere tutto quello che avevo interiorizzato della vita cristiana, che avevo imparato nei primi anni della mia vita religiosa. Laltra cosa fondamentale di cui facevo esperienza era come lasciarmi incontrare da Dio. Certo tutta quellascesi che avevo imparato doveva essere una sorta di preparazione allesperienza di Dio, ma Dio dovera? Era difficile percepire lincontro con Lui nella sacra Scrittura, nellEucaristia, nella Chiesa, nei sacramenti, negli altri. Credo che quellascesi del distacco, mi sia servita sempre di pi a lasciare i miei schemi, le mie ricerche, i miei gusti: Dio era presente dappertutto. Ma dovevo sempre liberarmi da tanti preconcetti e pregiudizi. Ricordo una volta, che mi trovavo in una zona rurale del Guatemala, fra le montagne con un popolo indigeno; erano quasi tutte donne e analfabete. Si stava facendo una celebrazione della Parola e loro circa settanta perone ascoltavano, perch non sapevano leggere. Dopo una lunga pausa condividevano le riflessioni su quanto avevano ascoltato. E avevano veramente ascoltato, perch parlavano come se avessero avuto il libro della Bibbia sotto gli occhi. Applicavano la Parola alla loro situazione con una facilit straordinaria. Dio entrava in tutte le loro situazioni, nel dolore e nella gioia, nelle cose che capivano e in quelle che non capivano: Dio era l con loro, camminava con loro. Era come se lo vedessero. Ho imparato, cos, a veder Dio nelle situazioni, a intuirlo, proprio come ci diceva madre Cabrini. Nel nostro percorso, dobbiamo anche prepararci a vivere quello che madre Cabrini ci fa ripetere sempre: Tutto posso in Colui che la mia forza. La fiducia nel Sacro Cuore era il segreto di Madre Cabrini e voleva che fosse il nostro segreto. Ma noi dobbiamo fare un lungo cammino per imparare questa fiducia, dobbiamo camminare molto al buio, nellignoranza senza capire. Poi, quando smettiamo di combattere, Dio agisce con la sua straordinaria sapienza. Nelle piccole e nelle grandi cose. La spiritualit cresce cos tra il distacco e la fiducia in Dio. Anche la mia congregazione fa questo percorso, anchessa passata attraverso vari stadi e alternanze: il distacco, la fiducia in Dio. Al tem-
po della fondatrice era un percorso illuminato dalla sua presenza, cos carica di Dio. Dopo la sua morte, sembrava davvero tutto in pericolo: le suore erano come orfane. Ma abbiamo una lettera di una madre (Giuseppina Lombardi) che scuote le missionarie e la nuova superiora generale che non voleva accettare la responsabilit. Si riprende il cammino. Non si possono nascondere rigidezze, travisamenti, ma grandi figure di missionarie appaiono allorizzonte. Le suore vivono poi una grande esperienza: la beatificazione e la canonizzazione della fondatrice; la nuova missione in Cina, tanto desiderata da madre Cabrini; la morte di tante giovani missionarie; un continuo sviluppo di opere nuove. E poi, ancora, le guerre, le morti, e la crisi, la diminuzione delle vocazioni. Il concilio Vaticano II stato una grande luce per la congregazione. Si riprende, e almeno cinquanta nuove missioni nascono: sembra per che lombra della crisi non si allontani mai. Si impara di nuovo lumilt, il distacco dalle grandi opere, cos belle cos amate, frutto di tanti sacrifici, che devono essere vendute. Ma arriva lAfrica, arriva il coinvolgimento di tanti laici, nuove vocazioni laicali, volontari, fino al Capitolo generale del 1990. In questo Capitolo abbiamo introdotto lidea che i laici, nostri collaboratori, potessero essere anche portatori di una carisma missionario. Abbiamo provato a condividerlo con loro. La risposta stata ottima: sembrava quasi che stessero aspettando tutto questo, gi volevano far parte della nostra spiritualit. E questo un altro passo, nellevoluzione della nostra vita religiosa e missionaria. Oggi, i nostri laici ci aiutano a capire il mondo, ci sostituiscono nella gestione delle opere, e vogliono da noi una ragione per vivere, per lottare per il bene comune, vogliono una preparazione alla spiritualit. Nella spiritualit del Sacro Cuore, nel cui dinamismo nato il carisma di madre Cabrini, oggi i nostri laici stanno cercando di mettere in pratica questo insegnamento: portare lamore e la compassione di Dio nel lavoro, nella famiglia, nei rapporti interpersonali, nelle missioni pi povere e anche nel mondo degli affari e del denaro. Insomma, quello che ci ha insegnato santa Francesca Cabrini. Lesperienza dello spirito di povert, comunque, unesperienza che ci accompagna tutta la vita. Qualche volta ci fa sentire inutili, ci fa credere che le cose che facciamo e per le quali ci dibattiamo non abbiano nessun senso, che comunque tutto torner come prima. una tentazione. Dobbiamo sempre saper distinguere tra ci che scoraggiamento, sfiducia, pessimismo e ci che un percorso di umilt nel quale Dio si fa conduttore di noi stessi e ci aiuta a vedere che davvero senza di Lui non possiamo far niente. Dobbiamo apprezzare tutto quello che riusciamo a fare, ma senza farne idoli; certo la precariet si avverte di pi con let che avanza, ma la responsabilit della nostra missione, per quanto semplice, per quanto umile, rimane sempre un impegno del quale dobbiamo rendere conto, non solo a Dio che ci d la grazia di vivere, ma anche a chi rimane dopo di noi, che sta a guardarci e che si aspetta da noi uneredit, sia pure piccola, ma che pu essere un aiuto per vivere bene. *Gi superiora generale delle missionarie cabriniane
Congresso in Cile
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Nella basilica di Santa Maria degli Angeli lincontro con i membri delle diverse religioni e con i non credenti
Santit, Eminenze, Eccellenze, Rappresentanti delle diverse religioni del mondo, Signori e signore, cari amici, ogni dialogo autentico porta in s i germi di una metamorfosi da realizzare. La natura di tale trasformazione costituisce una conversione che ci fa uscire dai nostri particolarismi per considerare laltro come soggetto di relazione e non pi come oggetto dindifferenza. Perch, dallindifferenza che nasce lodio, dallindifferenza che nasce il conflitto, dallindifferenza che nasce la violenza. Contro questi mali, solo il dialogo una soluzione percorribile e a lungo termine. In quanto capi religiosi, il nostro ruolo soprattutto quello di promuoverlo e di mostrare attraverso il nostro esempio quotidiano che noi non viviamo unicamente gli uni contro gli altri, o gli uni accanto agli altri, ma piuttosto gli uni insieme agli altri, in uno spirito di pace, di solidariet e di fraternit. Ma per raggiungere tale scopo, il dialogo richiede un completo rovesciamento del nostro modo di essere al mondo. Sentiamo bene le voci di coloro che esaltano il protezionismo, poich la mondializzazione porta nella propria scia una corrente relativista che genera, per opposizione, dei ripiegamenti comunitaristi e identitari, dentro ai quali si nasconde linimicizia. per questo che il nostro impegno non deve limitarsi unicamente a un lavoro allesterno delle nostre comunit, ma opportuno che capisca anche le logiche ad intra. La nostra responsabilit risulta essere allora tanto pi grande e lorganizzazione di questo incontro per la pace ad Assisi assume tutta la sua importanza. Non si tratta, come alcuni insinuano, di fare del dialogo interreligioso, un dialogo ecumenico, in una prospettiva sincretista. Al contrario, la visione che noi lodiamo nel dialogo interreligioso possiede un senso tutto particolare, che deriva dalla capacit stessa delle religioni di impegnarsi nel campo della societ per promuovervi la pace. Questo lo spirito di Assisi, questa anche la via sulla quale il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli si impegnato da molti anni. Ancora oggi, venticinque anni dopo il primo incontro convocato dal beato Giovanni Paolo II proprio qui ad Assisi, dieci anni dopo i drammatici eventi dell11 settembre e nel momento in cui le primavere arabe non hanno messo fine alle tensioni intercomunitarie, il posto delle religioni tra i fermenti in atto nel mondo resta ambiguo. Noi continuiamo, in effetti, a temere laccresciuta marginalizzazione delle comunit cristiane del Medio Oriente. Dobbiamo opporci alla deformazione del messaggio delle religioni e dei loro simboli da parte degli autori di violenza. Sviluppare il religioso mediante il religioso stesso, questa lesigenza necessaria per promuovere la dimensione umanitaria di una figura del divino che si vuole misericordioso, giusto e caritatevole. per questo che i responsabili delle religioni devono farsi carico del processo di ristabilimento della pace. Poich il solo modo di levarci contro la strumentalizzazione bellicista delle religioni di condannare fermamente la guerra e i conflitti, e di porci come mediatori di pace e di riconciliazione. Santit, questi sono alcuni elementi che intendiamo portare alla riflessione generale nel quadro di questo nuovo incontro di Assisi, al convergere in favore di una riconciliazione globale delluomo con Dio, delluomo con se stesso, ma anche delluomo con lambiente. Poich laltruismo non pu limitarsi alle sole relazioni allinterno dellumanit. Chi dice essere in relazione, fa riferimento anche allesperienza estesa dellalterit, fino alla natura stessa in quanto creazione di Dio. Il nostro dialogo dunque riconciliazione. Tutti noi ci riconosciamo in questa espressione delle Beatitudini: Beati gli operatori di pace, perch saranno chiamati figli di Dio (Matteo 5, 9). Questa responsabilit non semplicemente verbale, essa attende da noi che siamo fedeli alla nostra fede, fedeli al disegno di Dio sul mondo, rispondendo a ci che egli chiede. Che noi possiamo essere i segni di questo impegno! Solo allora la pace di cui siamo alla ricerca, questo tesoro tanto caro da acquistare e purtroppo tanto facile da perdere, risplender nel mondo. Preghiamo Dio Nostro Signore che accordi al mondo la sua grazia e che ci ispiri ad essere pellegrini di verit e di pace.
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condo la quale la Chiesa continua lopera redentrice del Cristo sulla terra. La Chiesa eleva gli uomini al di sopra della loro semplice condizione umana, per condurli verso lassoluto. Essa li allontana dallodio e dagli egoismi per radunarli insieme nel seno di una comunit aperta e generosa. Di fatto, la Chiesa in Cristo e pu costituire un sacramento, vale a dire un segno e strumento di pace nel mondo e per il mondo. La promozione di unautentica pace rappresenta unespressione della fede cristiana nellamore che Dio nutre per ciascun essere umano. Dalla fede liberatrice nellamore di Dio deriva una nuova visione del mondo, e un nuovo modo di rapportarsi allaltro, che si tratti di un individuo o di un intero popolo. Si tratta di una fede che cambia e rinnova la vita, ispirata dalla pace che il Cristo ha lasciato ai suoi discepoli. Sotto il potente impulso di questa fede, la Chiesa desidera promuovere lunit dei cristiani e al tempo stesso una collaborazione fruttuosa con i credenti delle altre religioni e, pi al di l, con tutti gli uomini in generale. Le differenze religiose non possono e non devono costituire una causa di conflitto. Piuttosto, la ricerca comune della pace da parte di tutti i credenti un profondo fattore di unit tra i popoli. La Chiesa esorta gli individui, i popoli, le nazioni e gli Stati a condividere la sua preoccupazione per ristabilire e consolidare la pace, insistendo particolarmente sul ruolo centrale del diritto delle genti. Il perdono reciproco non deve sopprimere le esigenze della giustizia n, meno ancora, impedire il cammino che conduce alla verit; al contrario, giustizia e verit rappresentano le condizioni concrete per la riconciliazione. Le iniziative tendenti ad istituire organismi giudiziari internazionali si rivelano opportune. Organismi simili, traendo profitto dal principio della giurisdizione universale e sostenuti da procedure adeguate, rispettose dei diritti degli accusati e delle vittime, possono stabilire la verit sui crimini perpetrati durante i conflitti armati e particolarmente sul crimine pi grave di tutti: il genocidio. Tuttavia, necessario andare al di l dellidentificazione dei comportamenti criminali, causati sia da azione che da omissione, e al di l delle decisioni circa le necessarie misure di riparazione, per pervenire al ristabilimento di relazioni di accoglienza reciproca tra popoli divisi, nel segno della riconciliazione. infine necessario promuovere il rispetto del diritto alla pace, al fine di favorire la costruzione di una societ allinterno della quale i rapporti di forza siano rimpiazzati da rapporti di collaborazione in vista del bene comune. Allora, con un cuore solo e una voce sola, possiamo dire con il salmista: Misericordia e verit si sono incontrate; giustizia e pace si sono abbracciate. La verit si levata dalla terra, e la giustizia si affacciata dal cielo (Salmo 84).
del ruolo che i giovani devono e possono svolgere sia nelle comunit di fede sia nel pi ampio contesto sociale. Senza questo, non saremmo qui oggi. Anche oggi, la pace nel mondo richiede le idee e il contributo dei giovani. Un grande ostacolo a una pace giusta oggi rappresentato dallalto livello di disoccupazione tra i giovani in tutto il mondo. Si ha la sensazione che stiamo mettendo in gioco il benessere e la felicit di una generazione. Abbiamo bisogno della visione e del coraggio dei giovani per i cambiamenti necessari. Vediamo come i giovani guidino oggi i processi di democratizzazione e di pace in molti Paesi. Anche quando essi diventano vittime della violenza e del terrore, com accaduto nel mio Paese, la Norvegia, questanno. Dobbiamo riconoscere che non siamo sempre stati capaci nel dare il giusto tributo e nel sostenere lapporto che i giovani possono offrire nelle nostre comunit. Noi anziani qui presenti abbiamo bisogno di lavorare insieme per la pace tra generazioni e di dare ai giovani in tutto il mondo una reale speranza per il futuro. Il mondo ha bisogno di incontri tra i capi delle comunit religiose. Nel mezzo di una guerra di cui Gerusalemme era la meta finale, Francesco venne per condividere esperienze di fede con il sultano in Egitto. Come molti crociati, egli venne per convertire laltro. Si trov invece cambiato, convertito, lui stesso. Siamo qui per lasciare che la conversione di Francesco ci parli e per fare s che la conversazione tra di noi divenga una sorgente di giustizia e di pace. C da guadagnare di pi mediante il rispetto per laltro. Una pace sostenibile richiede che vi sia uno spazio, uno spazio sicuro e senza pericoli, non solo per me, ma anche per laltro. I cristiani devono ricordarsi che la croce non per le crociate, ma un segno di come lamore di Dio abbracci tutti, anche laltro.
Per il Consiglio ecumenico delle Chiese un preciso impegno per i prossimi anni sar quello di lavorare per una pace giusta a Gerusalemme e per tutti i popoli che vivono in Gerusalemme e attorno a quella citt che ha Shalom Salaam nel suo nome. la citt che per il suo nome chiamata ad essere una visione di pace, ma che nel corso della storia divenuta cos spesso un luogo di conflitto. Mentre visitavo il Pakistan qualche giorno fa, mi sono reso conto di come altri popoli stiano soffrendo a motivo di scontri tra interessi diversi, come conseguenza del fatto che i conflitti attorno a Gerusalemme non sono ancora risolti. Questa citt, santa per ebrei, cristiani e musulmani, un simbolo visibile del nostro anelito, dei nostri migliori e pi alti desideri, del nostro amore per la bellezza e del nostro desiderio di servire Dio. Ma anche un potente richiamo a come le cose migliori possano anche volgersi al peggio. Nel corso della storia, gli esseri umani hanno trovato cos difficile amare senza cercare al tempo stesso di possedere in maniera esclusiva. Preghiamo, come leaders religiosi, per la giustizia e la pace per Gerusalemme e per tutti coloro che l vivono. In un modo misterioso, Gerusalemme non si limita a svelarci queste realt circa la condizione umana, ci sfida anche a confrontarci con esse. I cristiani credono che ogni essere umano sia creato a immagine di Dio, affermando di conseguenza linalienabile dignit umana di ogni persona e lunit dellumanit. Siamo chiamati a partecipare al ri-stabilimento della pace per Gerusalemme per ri-creare e riparare il mondo di Dio. Siamo responsabili davanti a Dio e gli uni davanti agli altri della pace nel nostro tempo e di ci che diciamo o che non diciamo per raggiungerla. Seguiamo insieme lesempio di san Francesco e di altri, giovani e vecchi, uomini e donne, per suscitare fra noi il coraggio di costruire una pace giusta.
accade per la pace, come sta scritto (Sal 34, 15): Cerca la pace e perseguila. Possa lincontro di oggi rinvigorire tutti gli uomini e donne di fede e di buona volont per moltiplicare i nostri sforzi e fare di questo obiettivo una realt, la realt che porti vera benedizione e guarigione allumanit, come sta scritto: Pace, pace ai lontani e ai vicini e io li guarir (Isaia 57, 19).
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Il giorno in cui egli stava per sposare Coleiche-si-bagna-nellacqua-fredda Come risultato, la vita di Ifa divenne pi fredda dellacqua Mio grande Signore, Erigi Alo, Ifa ha sposato Colei-che-si-bagna-con-lacqua fredda La vita di Ifa divenne pi fredda dellacqua. I versi appena citati si riferiscono a Olokun, lultima e la pi amata moglie di Ifa. Possano le fredde acque di Olokun, dalle profondit degli oceani, portare freschezza, amore, tranquillit e pace a tutti noi e al nostro mondo colpito da lotte, odio, guerra e intolleranza. Lavoriamo insieme per costruire e mantenere un mondo migliore.
verit mediante la dottrina della Origine Dipendente. Come esiste una variet di fiori che fioriscono e appassiscono, cos anche voi ed io fioriamo e appassiamo. Ma ciascuna delle nostre vite preziosa, un fiore bellissimo che fa del mondo un unico fiore e lo rende un luogo glorioso e magnifico. Proprio come questi fiori, ogni essere senziente bellissimo e deve essere rispettato. Non c posto per la violenza o il terrorismo nella religione, che sottolinea come ogni vita preziosa e deve essere amata. Per questa ragione, vorrei proporre una Fraternit in favore della vita, il radunarsi insieme di persone di fede per eliminare le radici della violenza e della guerra condotta in nome della religione o dellideologia. Vorrei anche che vi uniste a me in una Fraternit in favore della pace, cos che la coesistenza armoniosa e il mutuo rispetto siano resi possibili in questo mondo, indipendentemente dalla religione, dalla razza e dalla cultura. Per di pi, dobbiamo accettare le nostre differenze culturali e superare i conflitti culturali mediante la mutua comprensione e la crescita spirituale. Dobbiamo convenire insieme in una Fraternit in favore della cultura. Dobbiamo anche realizzare una Fraternit in favore del condividere, per aiutare quelle persone che ancora soffrono per la povert, la fame e lingiustizia. In ultima analisi, ogni cosa gi perfetta e noi tutti siamo gi collegati come delicati petali di fiore. Infine, vorrei proporre una Fraternit in favore dellazione, affinch tutti possiamo sperimentare questa verit personalmente e aiutare a rendere questo mondo puro e profumato come un fiore. Cari leaders religiosi, la Dichiarazione per la pace religiosa dello Jogye Order del buddismo coreano promuove il mutuo rispetto tra fedi diverse. Facciamo voti perch, guidati dallamore, dalla benevolenza e da una grande compassione, sappiamo operare con le persone di ogni credo per aiutare coloro che soffrono a raggiungere felicit e pace. Insieme, possiamo diminuire la povert e le malattie, prevenire la violenza e la guerra, e porre fine alla distruzione ambientale causata da uno sviluppo indiscriminato. Attraverso lunione della nostra fede, possiamo far camminare lumanit in direzione della pace e dellarmonia. Possano essere felici tutti gli esseri!
che religioni autentiche, con i propri salutari insegnamenti, possono avere seguaci che non sono in grado di comprenderne il carattere salutare in maniera piena e completa. Una mancanza di comprensione piena e completa degli insegnamenti delle religioni si verifica quando i rispettivi seguaci ne possiedono una comprensione solo parziale e non comprendono le relazioni tra religioni. Non vi dubbio che lerrore nella conoscenza religiosa abbia portato alla distorsione della religione stessa. Per esempio, se una comunit religiosa comprende male i propri riti o i propri concetti teologici, tale errore avr conseguenze unicamente sui propri seguaci. Quando invece essi sbagliano nel comprendere gli aspetti sociali della religione, allora lerrore finisce per avere conseguenze non solo sui propri seguaci, ma anche sullintera societ, nella forma di tensioni sociali o perfino di conflitti sociali. E tali conflitti sociali possono scivolare persino in forme di conflitto tra Stati nel mondo. Ogni religione possiede la propria identit. Tra religioni vi sono somiglianze e differenze. Un carattere comune a ogni religione la speranza per la creazione di armonia tra gli uomini, pace, giustizia, prosperit e un migliore livello di vita. Ci su cui le religioni si differenziano sono le questioni di teologia e di riti. Per questo, al fine di ottenere una durevole armonia e coesistenza tra religioni, non si dovrebbe e non si deve forzare a cambiare ci che diverso, e non si devono imporre quei punti di vista che non sono condivisi. In questo modo pu essere garantito il mantenimento di una coesistenza tra religioni, in accordo con ciascuna singola fede religiosa. Oltre al fattore della mancanza di comprensione adeguata delle religioni, vi sono altri fattori alla base dei conflitti che sorgono tra credenti; fattori che sono basati su interessi non religiosi, che si ammantano di insegnamenti religiosi e strumentalizzano la religione per obiettivi non religiosi. Interessi al di l degli scopi religiosi possono essere di natura politica, economica, culturale, o altri
interessi non religiosi che sono presentati in modo da sembrare religiosi. Tali interessi possono nascere da gruppi specifici che dichiarano di essere animati da motivazioni religiose e si rifanno a temi religiosi. Il nostro dovere, come comunit religiose, di portare a tutti i credenti la libert di comprendere veramente il proprio destino e di correggere le comprensioni errate della religione che portano a conflitti sociali tra lumanit. Inoltre, dobbiamo essere saggi per discernere quei problemi che possono essere definiti come religiosi, da quelli che si presentano indebitamente come problemi religiosi. Molte volte, gli interessi delle autorit politiche sono etichettati come questioni religiose, mentre in realt sono ben lontani dallessere tali. A questo riguardo, dobbiamo identificare la religione come ci che al di sopra di tutti gli interessi. Se la religione sar posta al di sopra degli interessi, allora servir come un faro di speranza ricevuto dai nostri antenati. Al contrario, se le religioni sono poste al servizio di tali interessi, allora le comunit religiose saranno sempre in guerra tra di loro. Per questo motivo, larmonia tra i seguaci delle religioni deve iniziare dal cuore di ogni religione, presentato secondo un quadro pacifico, con lobiettivo di ridurre i conflitti in questo mondo.
talitarismo. Lappello di quel Papa, apostolo dei diritti umani, ci spinge anche a non temere la cultura europea, ma, al contrario, a osare lumanesimo: nel costruire delle complicit tra lumanesimo cristiano e quello che, scaturito dal rinascimento e dallilluminismo, ha lambizione di aprire le strade rischiose della libert. Grazie oggi al Papa Benedetto XVI per avere invitato per la prima volta in questi luoghi degli umanisti tra voi. un avvenimento. Lumanesimo del XXI secolo non un teomorfismo. N valore, n fine superiore, lUomo con la maiuscola non esiste. Dopo la Shoah e il gulag, lumanesimo ha il dovere di ricordare a uomini e donne che se, per un verso, noi ci riteniamo gli unici legislatori, unicamente attraverso la continua messa in questione della nostra situazione personale, storica e sociale che noi possiamo decidere della societ e della storia. Oggi lungi dalla demondializzazione, necessario inventare nuove norme internazionali per regolamentare e controllare il mondo della finanza e delleconomia globalizzate e creare infine unautorit mondiale etica universale e solidale. Lumanesimo un processo di rifondazione permanente, che si sviluppa unicamente grazie a delle rotture che sono delle innovazioni. La memoria non riguarda il passato: la Bibbia, i Vangeli, il Corano, il Rigveda, il Tao, ci abitano al presente. Affinch lumanesimo possa svilupparsi e rifondarsi, giunto il momento di prendere sul serio i codici morali costruiti nel corso della storia: senza indebolirli, per problematizzarli, rinnovandoli di fronte a nuove singolarit di uomini e di donne. Perch lumanesimo un femminismo. La liberazione dei desideri doveva condurre allemancipazione delle donne. Le battaglie per una parit economica, giuridica e politica necessitano di una nuova riflessione sulla scelta e la responsabilit della maternit. La secolarizzazione a tuttoggi la sola civilizzazione che manchi di un discorso sulla realt della maternit. Questo legame passionale tra la madre e il bambino, attraverso il quale la biologia diviene senso, alterit e parola, una reliance che, differente dalla funzione paterna e dalla religiosit, le completa, partecipando a pieno titolo alletica umanista. Poich risveglia i desideri di libert di uomini e donne, lumanesimo ci insegna a prenderci cura di essi. La cura amorosa per laltro, la cura della terra, dei giovani, dei malati, degli handicappati, degli anziani non autosufficienti, costituiscono delle esperienze interiori che creano delle nuove prossimit e delle solidariet inattese. Non abbiamo un altro modo che lesperienza interiore per accompagnare la rivoluzione antropologica, gi annunciata dalla corsa in avanti delle scienze, dai procedimenti incontrollabili della tecnica e della finanza, e dallincapacit del modello democratico piramidale a canalizzare le novit. Luomo non fa la storia, noi siamo la storia. Per la prima volta, lhomo sapiens in grado di distruggere la terra e se stesso in nome delle proprie credenze, religioni o ideologie, ma anche in nome della scienza e della tecnica. Ugualmente per la prima volta gli uomini e le donne sono in grado di rivalutare in completa trasparenza la religiosit costitutiva dellessere umano. Lincontro delle nostre diversit qui, ad Assisi, testimonia che lipotesi della distruzione non lunica possibile. Nessuno pu sapere quali esseri umani succederanno a noi che siamo impegnati in questa transvalutazione antropologica e cosmica senza precedenti. La rifondazione dellumanesimo non un dogma provvidenziale n un gioco dello spirito, una scommessa. Signore e Signori, let del sospetto tra le religioni e tra credenti e non credenti non pi sufficiente. Di fronte alle crisi e alle minacce che si aggravano, giunta let della scommessa. Osiamo scommettere sul rinnovamento continuo delle capacit di uomini e donne a credere e a conoscere insieme. Affinch, nel multiverso bordato di vuoto, lumanit possa perseguire ancora a lungo il proprio destino creativo.
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Quasi quattrocento passeggeri con Benedetto
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Nomina episcopale
La nomina di oggi riguarda il Messico.
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Nella basilica di Santa Maria degli Angeli il Papa parla ai capi delle grandi religioni mondiali che hanno raccolto il suo invito a partecipare alla giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia in corso ad Assisi
parti del mondo la nostra giovent. Poich la violenza diventa cosa normale, la pace distrutta e in questa mancanza di pace luomo distrugge se stesso. Lassenza di Dio porta al decadimento delluomo e dellumanesimo. Ma dov Dio? Lo conosciamo e possiamo mostrarLo nuovamente allumanit per fondare una vera pace? Riassumiamo anzitutto brevemente le nostre riflessioni fatte finora. Ho detto che esiste una concezione e un uso della religione attraverso il quale essa diventa fonte di violenza, mentre lorientamento delluomo verso Dio, vissuto rettamente, una forza di pace. In tale contesto ho rimandato alla necessit del dialogo, e parlato della purificazione, sempre necessaria, della religione vissuta. Dallaltra parte, ho affermato che la negazione di Dio corrompe luomo, lo priva di misure e lo conduce alla violenza. Accanto alle due realt di religione e anti-religione esiste, nel mondo in espansione dellagnosticismo, anche un altro orientamento di fondo: persone alle quali non stato dato il dono del poter credere e che tuttavia cercano la verit, sono alla ricerca di Dio. Persone del genere non affermano semplicemente: Non esiste alcun Dio. Esse soffrono a motivo della sua assenza e, cercando il vero e il buono, sono interiormente in cammino verso di Lui. Sono pellegrini della verit, pellegrini della pace. Pongono domande sia alluna che allaltra parte. Tolgono agli atei combattivi la loro falsa certezza, con la quale pretendono di sapere che non c un Dio, e li invitano a diventare, invece che polemici, persone in ricerca, che non perdono la speranza che la verit esista e che noi possiamo e dobbiamo vivere in funzione di essa. Ma chiamano in causa anche gli aderenti alle religioni, perch non considerino Dio come una propriet che appartiene a loro cos da sentirsi autorizzati alla violenza nei confronti degli altri. Queste persone cercano la verit, cercano il vero Dio, la cui immagine nelle religioni, a causa del modo nel quale non di rado sono praticate, non raramente nascosta. Che essi non riescano a trovare Dio dipende anche dai credenti con la loro immagine ridotta o anche travisata di Dio. Cos la loro lotta interiore e il loro interrogarsi anche un richiamo a noi credenti, a tutti i credenti a purificare la propria fede, affinch Dio il vero Dio diventi accessibile. Per questo ho appositamente invitato rappresentanti di questo terzo gruppo al nostro incontro ad Assisi, che non raduna solamente rappresentanti di istituzioni religiose. Si tratta piuttosto del ritrovarsi insieme in questo essere in cammino verso la verit, dellimpegno deciso per la dignit delluomo e del farsi carico insieme della causa della pace contro ogni specie di violenza distruttrice del diritto. In conclusione, vorrei assicurarvi che la Chiesa cattolica non desister dalla lotta contro la violenza, dal suo impegno per la pace nel mondo. Siamo animati dal comune desiderio di essere pellegrini della verit, pellegrini della pace. Vi ringrazio.