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LE STRUTTURE SPAZIALI RECIPROCHE

ATTILIO PIZZIGONI, Universit di Bergamo

SUMMARY
Spatial Reciprocal Frames are three dimensional grid mainly used as a roof structure, and consisting in a building system of mutually supporting beams. There are short beams - each others holding up and between connected with simply contact bonds by witch is possible several different buildings to form. Like that its possible to dismantle these frameworks, and then in various form to reassemble. Geometrical and functional flexibility are the peculiarity of S.R.F. about ecological building standards and environmental respect. Their uneven modular points of support and their building reversibility make them suitable also in extreme cases as, for example, to cover an archaeological field with a temporary deck. Here is synthesized the geometric research and setting-up a physical and an Elements Finished Model for to test the structural potentiality of the system. Finally is here expounded on the design production for competition of Shanghais 2010 Italian Pavilion witch get to evidence practical and profitable use of S.R.F. in contemporary architectural context.

1.

INTRODUZIONE

Le strutture spaziali reciproche sono strutture tridimensionali realizzate con travi che si sostengono vicendevolmente mediante vincoli di semplice appoggio. Il principio costruttivo antico e il loro uso viene gi citato da trattatisti medievali come Villard de Honnecourt e riportato negli scritti di architetti rinascimentali come Sebastiano Serlio e nello stesso Codice Atlantico di Leonardo da Vinci. Il loro utilizzo attuale appare di particolare interesse per la progettazione di edifici temporanei e comunque smontabili e recuperabili (demountable buildings) con specifici risvolti sulla ecosostenibilita del sistema, proprio per le potenzialit connesse

alla possibilit di riutilizzare grandi o piccole strutture, di copertura e di utilizzo temporaneo, per riadattarle ad altri usi anche in forme e dimensioni diverse, e quindi senza spreco od utilizzo di altro materiale. La caratteristica di queste strutture infatti quella di potersi ricomporre in nodi e con geometrie diverse, ed essere poi smontate e riutilizzate su punti di appoggio diversamente posizionati, anche con geometrie e quote di imposta degli appoggi variabili e non complanari. Lo stesso elemento pu essere utilizzato a comporre nodi strutturali a tre, quattro, cinque o pi aste , con lequilibrio statico del sistema che resta indifferente rispetto alla variazione delle quote altimetriche dei punti di appoggio. Tale flessibilit geometrica e strutturale le rende oggetto di particolare interesse anche con riferimento alla certificazione LEED (Leadership in Energy and Environmental Design) nei cui protocolli viene attribuito un valore di eco-sostenibilit maggiore quando possibile riutilizzare le strutture al termine della loro vita funzionale per rimontarle in forme e composizioni diverse e per usi diversi da quelli del primo impiego. La struttura si presta particolarmente alla copertura di grandi luci e pu essere realizzata con i materiali pi diversi, dallacciaio al legno lamellare, ma anche il calcestruzzo armato pu essere utilmente impiegato. La sua flessibilit la rende interessante anche quando vi siano da ricercare soluzioni eccezionali come pu essere, ad esempio, quella per la protezione temporanea e reversibile di un campo di scavi archeologico dove pu assumere rilevanza determinante la smontabilit del sistema , assieme alla possibilit di scegliere i punti di appoggio con totale flessibilit geometrica, sia in pianta che altimetricamente, in modo che la struttura non interferisca con le preesistenze storiche dei ritrovamenti. I casi di cui si rende qui documentazione sono essenzialmente studi e prototipi di laboratorio messi a punto nel corso di una ricerca condotta alla Facolt di Ingegneria dellUniversit di Bergamo dal 2006 ad oggi, i cui risultati hanno permesso di elaborare un progetto esemplare presentato al concorso per il Padiglione Italiano allesposizione Internazionale di Shangai del 2010.

Figura 1. Studio di un elemento standardizzato per nodi strutturali a 3,4,6 elementi.

2.

I RIFERIMENTI STORICI

Le strutture di copertura realizzate con travi corte sono conosciute come una delle tecnologie pi antiche e il loro utilizzo si perde nella pi lontana tradizione costruttiva dellumanit. Fondato sullesperienza e sulluso dei materiali naturali come il legno e pertanto con elementi portanti di lunghezza necessariamente limitata, questo metodo vive tuttora nella cultura materiale di alcune popolazioni primitive come nelle dimore mobili delle trib lapponi e del nord America. Ma la storia registra la presenza di simili procedure costruttive anche nella produzione architettonica classica. A Nisa, in Mesopotamia nellattuale Afganistan, gli archeologi russi ne hanno riscontrato luso fin dal secondo millennio a.C., per la copertura della Sala Quadrata secondo uno schema di travi corte riportato dal Pizzetti. Uninteressante testimonianza appare nei templi di pietra scavati nella roccia a Bany Jahn che riproducono allintradosso della volta la struttura tipica delle coperture dei templi in legno realizzati appunto con sistemi di travi corte che si auto-sostengono vicendevolmente. Se ne trova notizia anche nella descrizione che Giulio Cesare fa del ponte da lui realizzato sul Reno sempre mediante luso di travi corte, e del quale stata ipotizzata una ricostruzione da Massimo Scolari in una recente mostra a Vicenza. Villard de Honnecourt ingegnere medioevale e costruttore di cattedrali, descrive il metodo nel suo Taccuino (1225-1250), presentandolo come il modo di costruire una casa o una torre quando le travi in legno sono troppo corte. Nel medesimo periodo storico luso di questa tecnica costruttiva viene applicato nella realizzazione dei templi dei monaci buddisti Chogen (1121-1206), e nel cosiddetto Ponte dellarcobaleno, a Shandong in Cina, dove, nei dipinti che pi volte lo hanno rappresentato come una delle pi importanti opere realizzate durante la dinastia Song (960-1280), si nota chiaramente che le travi correnti seguono la geometria di sostegni reciproci. Si deve comunque a Leonardo da Vinci la proposta progettuale pi interessante descritta nel foglio 899 del Codice Atlantico (ex fgl..328) come un graticcio che fa la volta per il tutto (oggi diremmo geodetico) (vedi Fig 4) per un padiglione provvisorio. In numerosi altri fogli Leonardo riprende progetti di ponti e coperture realizzate con travi autosostenute di cui rappresenta con esattezza le dimensioni geometriche e i particolari costruttivi. Certamente Leonardo in quei disegni riporta conoscenze

tecniche e scientifiche ancora vive nella tradizione orale dei maestri e degli ingegneri medioevali, assieme a tecnologie antiche delle quali comunque rimaneva viva lapplicazione. E noto a tale proposito come linnovazione messa a punto da Brunelleschi per la realizzazione della Cupola di Santa Maria del Fiore sia costituita dal modo in cui i corsi di mattoni della volta venivano messi in opera facendo s che essi si sostenesero vicendevolmente, evitando cos la necessit di impalcature e centine. Questo procedimento brunelleschiano, detto a spinapesce, realizza una serie di orditure a spirale nella posa dei mattoni le quali scaricano il peso della volta sulle spirali inferiori in un sistema spaziale assai simile al sistema delle strutture reciproche. Senza volerci addentrare nella questione strutturale della cupola fiorentina, comunque opportuno sottolineare come la logica costruttiva delle strutture spaziali reciproche sia assai pi ampia e diffusa di quanto non lascerebbe intendere lutilizzo sperimentale delle applicazioni contemporanee finalizzate perlopi a funzioni espositive o a dimore eccezionali e temporanee come quelle del 1978 dellolandese Bijnen brevettate col nome Nomadome, o il sistema SIGMA di Gat del 1992. Destinate ad usi analoghi ci appaiono le proposte del brevetto americano di Crooks del 1980 per costruzioni con elementi triangolari senza forma (a-shaped), quelle retrattili di Baverel e Saidani, o ancora le dimore in legno di Graham Brown realizzate in Scozia nellultimo decennio.

Figura 2 (sin). Sebastiano Serlio, dal Libro Primo dei Cinque Libri dellArchitettura. Figura 3 (dex). Leonardo da Vinci, Ponte a Travi Corte, dal Codice Atlantico. (fgl. 286 r-a , part.) Luso tradizionale delle strutture reciproche ci appare infatti, nella storia della tecnologia, assai pi consolidato di quanto non si possa ritenere dalle sperimentazioni contemporanee; basti pensare che il loro uso, oltre ai numerosi esempi riportati da Leonardo, compare come una vera e propria soluzione da manuale nel trattato del Serlio (1475-1554) l dove si rende necessario realizzare solai e coperture con luci superiori a quella delle travi disponibili. Anche se bisogna

riconoscere che lo studio e la conoscenza di queste strutture, a partire dal tardo Cinquecento, rimane in secondo piano rispetto alla pi semplice tecnologia delle capriate lignee (cosiddette palladiane e che per molti aspetti sono la pi diretta evoluzione delle travi corte) per non dire poi del successivo sviluppo dei solai a volta in mattoni. Se tuttavia oggi lutilizzo delle strutture reciproche sembrerebbe trovare un nuovo impulso certo per le potenzialit connesse ai caratteri di flessibilit e soprattutto di reversibilit (quindi di temporaneit e di smontabilit e riutilizzo) che le caratterizzano, per non dire della loro suggestiva plasticit formale ed evidenza architettonica.

Pur vincolati tra loro da semplici appoggi gli elementi di una struttura reciproca cos concepita realizzano di fatto una sorta di incastro attraverso il quale si attua la continuit strutturale dellintero traliccio spaziale, il cui comportamento pu quindi essere assunto e analizzato come quello di un graticcio plasticamente coerente e unitario.

3.

DEFINIZIONE DI STRUTTURA SPAZIALE RECIPROCA

Possiamo definire reciproca una struttura composta da diversi elementi (che qui chiamiamo anche travi corte o aste) che interagiscono strutturalmente tra loro attraverso vincoli di semplice appoggio, per realizzare in tal modo strutture complesse (travi, coperture o solai) di luce assai maggiore rispetto ai singoli elementi che le compongono. I menzionati riferimenti storici, cos lontani nel tempo, poco si prestano a essere trasportati immediatamente nellambiente tecnologico attuale dove nuovi materiali come i compositi, i legni lamellari e lacciaio lasciano intravvedere per queste strutture un uso e unevoluzione diversa da quella della tradizione antica. Ne il Teatro di Marionette realizzato a Seiwa in Giappone da Kazuhiro Ishii, costruito in legno, e neppure la copertura delle sale di Louis Kahn per il Centro comunitario di Mill Creeck a Filadelphia (quattro travi cave in calcestruzzo armato auto-sostenute) costituiscono un riferimento sufficiente da cui partire per proporre oggi una tecnologia costruttiva capace di valorizzare le caratteristiche di de-montabilit, di reversibilit e di flessibilit geometrica delle travi reciproche. Sono comunque gli studi di Leonardo quelli da cui siamo partiti e da cui ci vengono le suggestioni pi utili. Se, nel piano, teoricamente anche due sole travi possono esercitare azioni reciproche di mutuo auto-sostentamento, nello spazio il nodo elementare di tale struttura richiede tre o pi aste che si connettono tra loro secondo griglie e schemi compositivi anche molto diversi per caratteristiche sia formali che strutturali. Cos un nodo di tre elementi reciproci realizza di fatto una struttura isostatica, in grado di trasferire gli sforzi da una trave allaltra fino a scaricare tali sollecitazioni sugli appoggi esterni.

Figura 4. Leonardo Da Vinci, foglio 899 (ex328) del Codice Atlantico. Progetto di una copertura provvisoria di 45 braccia di lato e realizzata con 84 travi (cantili) di legno .

3.

OTTIMIZZAZIONE GEOMETRICA DELLA TRAVE CORTA

La ricerca partita dalla costruzione e messa a punto geometrica della forma delle travi per ottimizzarne la sezione trasversale resistente in dipendenza degli sforzi a cui la struttura veniva sottoposta. Lipotesi di utilizzare un materiale diverso da quello tradizionalmente usato per queste strutture, costituito dal legno massello, ha preso avvio dalla necessit di una trave a sezione verticalmente allungata per meglio rispondere alle sollecitazioni e dalla ricerca di una forma che meglio rispondesse ai vincoli bilateri cui viene sottoposto ogni singolo elemento. La scelta stata quella di utilizzare per il modello e il prototipo di studio calcestruzzi ad alta resistenza fibrorinforzati, ma, in alternativa, interessanti vantaggi si sarebbero ottenuti anche utilizzando altri compositi, legni lamellari stratificati, o profili in acciaio. La standardizzazione dellelemento trave si motiva quindi proprio per garantire la reversibilit e la flessibilit formale e il riutilizzo del sistema costruttivo. La forma della sezione longitudinale tale che lo spazio di sovrapposizione verticale delle travi dia forma a una figura geodetica: a una calotta sferica la cui freccia di colmo risulti tanto pi alta quanto pi ampia la dimensione in pianta della struttura.

Figura 5. Nodo a tre elementi. La forma a doppia S di tale elemento deriva quindi proprio dalla necessit di ridurre la sovrapposizione tra le travi senza ridurne la sezione resistente evitando cos lincastro tipico delle travi serliane che indebolisce la struttura e superando anche la necessit di quella eccessiva inclinazione delle travi cos come esse vengono generalmente utilizzate negli esempi contemporanei (K.Ishii, G. Brown, ecc.) Il modello fisico stato realizzato usando un calcestruzzo ad alta resistenza fibrorinforzato, con dimensioni e pesi adeguati (25kilogrammi) per poter essere movimentato con facilit nelle prove e nei modelli di laboratorio.

portata del sistema condotte sia utilizzando le equazioni tradizionali della statica, che attraverso analisi elaborata con ABAQUS ad elementi finiti sulla singola trave e sui nodi elementari a tre e a quattro aste. La sostanziale omogeneit dei risultati in termini di carico ultimo ottenuti alle varie modellazioni e la concordanza con i risultati delle prove sperimentali a rottura hanno di fatto mostrato la buona approssimazione della generalizzazione del comportamento statico di tali strutture e la possibilit di studiare in condizioni ultime anche strutture pi complesse realizzate con questo tipo di trave.

Figura 8. Prova a rottura di un nodo a tre elementi nel Laboratorio della Facolt di Ingegneria di Bergamo. Figura 6. Modello dellelemento base.

Figura 9.Modello teorico (FEM) di un nodo a tre elementi. Figura 7. Comportamento del modello sottoposto a carico di rottura.

5. 4. IL MODELLO TEORICO E IL MODELLO FISICO.

VERIFICHE DI RIMONTAGGIO DEL PROTOTIPO

La verifica statica del sistema costruttivo delle travi spaziali reciproche, stata condotta sul modello teorico attraverso analisi numerica, confrontandone poi i risultati con le prove a rottura effettuate nei laboratori dellUniversit di Bergamo. Tale raffronto stato condotto sia sul singolo elemento della trave corta (o asta), che sul nodo minimo a tre aste. I risultati delle prove hanno confermato le valutazioni analitiche sulla

E stata prodotta, in via sperimentale, una piccola serie di travi in calcestruzzo ad alta resistenza fibrorinforzato di forma identica a quella studiate analiticamente, con le quali stato montato un prototipo di copertura. Lutilizzo di tali elementi ha dimostrato la facilit di montaggio e di smontaggio degli stessi nelle diverse possibili griglie strutturali alternative, con nodi a tre o a quattro aste, e con differenti geometrie compositive ortogonali, triangolari od esagonali.

Gli stessi elementi sono stati poi riutilizzati e montati secondo lo schema strutturale di una cupola fuelleriana costituita cio sulla geometria di un pentagono contornato da esagoni.

Il prototipo stato lasciato in opera come saggio di edificio sperimentale a disposizione per ulteriori verifiche strutturali. Le foto 10, 11, e 12 riportano alcuni dei possibili esercizi di montaggio condotti con i prototipi realizzati, montati e smontati successivamente secondo schemi e geometrie diverse, nella consapevolezza che il gioco compositivo offerto da tali elementi pu risultare senza limiti, affidato soltanto alle circostanze dei punti di appoggio e della geometria del contesto.

6.

REDAZIONE DI UN PROGETTO ESEMPLARE

Figura 10.Modello fisico con gli elementi montati in schemi esagonali con nodi a tre aste.

Per verificare sul campo la reale applicazione della tecnologia studiata stato elaborato un progetto presentato al concorso indetto nel 2008 dal Ministero degli Esteri per la realizzazione del Padiglione Italiano allEsposizione Internazionale di Shanghai del 2010. Il progetto dimostra la reale potenzialit di una simile tecnologia proprio nel rispondere a un bando che, per ragioni di sostenibilit ambientale, richiedeva come dato fondamentale la smontabilit della struttura al termine del suo uso temporaneo, e la possibilit di poterla riutilizzare in altre forme e per altre funzioni. Lidea progettuale proposta ha volutamente fatto riferimento al disegno di Leonardo del Codice Atlantico (fig 4) e da lui stesso descritto come incatenatura di travi in legno per la costruzione di un edificio provvisorio.

Figura 11. Gli stessi elementi smontati e rimontati su schema ortogonale con nodi a quattro aste.

Figura 13. Il modello leonardesco (cfr. fig.4) ricostruito da studenti dellUniversit di Bergamo. La citazione del foglio leonardesco assunta a matrice concettuale del progetto, pur nella evidente trasposizione alla tecnologia pi sofisticata odierna, sottolinea anche lo stretto rapporto di continuit che queste strutture esprimono tra la tradizione architettonica e costruttiva cinese e la storia dellingegneria e dellarchitettura occidentale moderna, e soprattutto con quella italiana del Rinascimento e delle meravigliose invenzioni costruttive di Brunelleschi e di Leonardo. Loccasione concorsuale, divenuta caso di studio ed esercizio

Figura 12. Montaggio di una struttura provvisoria composta da venticinque travi corte reciproche connesse tra loro secondo la geodetica fuelleriana (un pentagono con cinque esagoni).

di applicazione della ricerca, ha permesso di redigere il progetto di una copertura a pianta quadrata di 60 metri lineari per lato, in grado cio di accogliere al suo interno uno spazio libero dove ordinare le esigenze espositive richieste. La sua de-montabilit cio il fatto di poter essere smontata al termine delEsposizione per essere riutilizzata in forme e dimensioni differenti, stata possibile perch tutta la struttura viene messa in opera con giunti a secco e in semplice appoggio, cio senza bulloni, senza saldature, senza resine o altro, ma sfruttando soltanto il principio della reciprocit strutturale degli elementi. Proprio per questo la struttura, al termine del suo utilizzo espositivo, potrebbe essere ricomposta anche in altre forme, con diversi appoggi, e con differenti dimensioni. Le singole travi una volta smontate possono essere ricomposte anche con geometrie diverse dallo schema ortogonale iniziale: realizzando cos nodi triangolari, pentagonali o forme libere anche pi complesse La proposta in progetto con lutilizzo di nodi ortogonali a quattro aste, quindi dimostrativa di una soluzione possibile e deriva essenzialmente dalla volont di evidenziare il riferimento allo schema leonardesco, ma le stesse travi corte possono dare forma ad altri edifici dagli utilizzi e nei contesti pi diversi. Per enfatizzare limmagine figurale dellintreccio strutturale delle travi reciproche, il manto di copertura impermeabile in lastre di poliuretano stato previsto allinterno della struttura (fig 14), in modo da lasciare in evidenza lintreccio strutturale delle travi stesse e, nello stesso tempo, per utilizzarle come elementi di ombreggiamento di climatizzazione, e per mitigare linsolazione allinterno. Innovazione tecnologica, ricerca architettonica e di ingegneria strutturale, proposta di sostenibilit ambientale, sono tre aspetti che trovano quindi una felice sintesi in questo progetto: una sintesi che si fonda sul carattere stesso delle strutture reciproche, che sembrano trarre ispirazione proprio dai principi organici e naturali. Vorremmo infatti definire il senso delle strutture reciproche in una sorta di architettura della natura, in quanto le loro forme sembrano generarsi da un processo di autoriproduzione e di crescita spontanea per elementi similari e continui. Questo profondo legame con la natura ci che avvicina le strutture reciproche a quelle che hanno indagato i pi innovativi ingegneri strutturisti del secolo scorso:da R. Buckminster Fuller a E. Torroja, da P.L. Nervi a S. Musmeci. La peculiarit di tali strutture sarebbe davvero difficile da comprendere se non riconoscessimo in esse il legame di ispirazione che passa attraverso lo studio attento e circostanziato della struttura della materia e della osservazione dei processi di crescita e di organizzazione delle cellule nel mondo organico.

Nei principi su cui si fondano gli equilibri delle strutture reciproche, sembrano infatti incontrarsi le discipline pi diverse, dalla geometria alla biologia, in una suggestione di forme da cui discende la stessa valenza innovativa del sistema e la sua carica immaginifica. Se spetta agli strutturisti riportare limmaginazione costruttiva nel cuore della didattica e della progettazione, gli architetti e i designer troveranno una ulteriore riprova di quanto la bellezza dellarchitettura sia legata alla statica, ai materiali e alla vita interna dellarchitettura stessa, mentre troppo spesso le innovazioni formali in architettura sono soltanto cattiva letteratura.

Figura 14. Esploso assonometrico della struttura di copertura realizzata con una griglia di travi spaziali reciproche con nodi ortogonali a quattro aste.

Figura 15. Tavola strutturale del progetto di concorso del Padiglione Italiano allExpo di Shanghai 2011.

Figura 16. A. Pizzigoni, Progetto di concorso per Padiglione Italiano allExpo di Shanghai 2011.

7.

CONCLUSIONI

Si pu concludere che i risultati degli studi da me condotti e coordinati alla Facolt di Ingegneria dellUniversit di Bergamo, non solo hanno evidenziato le potenzialit che pu offrire questo ambito della ricerca architettonica e strutturale e della produzione edilizia in gran parte ancora da indagare e da mettere a punto tecnologicamente, ma hanno fatto emergere la grande carica di suggestione formale e compositiva che tale sistema costruttivo pu offrire. I nodi e gli intrecci degli elementi strutturali collegati tra loro con semplici giunti a secco enfatizzano infatti limmagine evocativa e senza tempo di queste strutture, tanto che noi davvero vogliamo condividere le considerazioni della studiosa inglese Olga Popovic Larsen la quale, a conclusione della sua recente pubblicazione dedicata alle strutture reciproche, si chiede se non sia allora il caso parlando di Reciprocal Frames - di non usare pi per esse il termine di strutture, ma di sostituirlo tout court con quello certamente pi appropriato di architetture. cos che la sfida lanciataci da Leonardo e dagli antichi pu e deve essere oggi raccolta dagli architetti e dagli ingegneri contemporanei, ed proprio in tal senso che possiamo leggere alcune delle proposte pi interessanti dellarchitettura contemporanea , da Shigeru Bahn a Cecil Balmond, da Calatrava fino alla recente proposta di Frank O. Ghery per il padiglione Serpentine a Londra, in quanto esse, per cos dire, traggono tutte ispirazione e fondano la loro forza di immagine sulla grande suggestione plastica che contiene in s questa concezione strutturale. Infine, data la relativa novit dellargomento si pensato di fare il punto sulla bibliografia in argomento, anche per rendere testimonianza a coloro che spesso nella sostanziale disattenzione della comunit scientifica portano avanti gli studi di queste strutture.

Figura 18. Cecil Balmond, Modello di Struttura reciproca presentato allesposizione personale al Museo Louisiana, Copenhagen, lug-ag. 2007.

Figura 19. Santiago Calatrava, Il grattacielo Tourning Torso; in primo piano la ricostruzione di unautoctona costruzione scandinava fondata sul principio statico delle strutture spaziali reciproche , Malm - Sweden, 2005.

Ringraziamenti: Un particolare ringraziamento va al Prof. Paolo Riva dellUniversit di Bergamo, Direttore del Laboratorio della Facolt di Ingegneria, dove sono state effettuate le prove citate. Un doveroso riconoscimento al Gruppo Italcementi di Bergamo

Figura 17. Frank O. Ghery, Padiglione della Serpentine Gallery, London, Hide Park, 2008.

che ha sostenuto e promosso la ricercai. Referenze fotografiche: tutte le fotografie sono dellautore.

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Contatti con lautore: Attilio Pizzigoni: attilio.pizzigoni@unibg.it

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