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Speciale

17 gennaio 2010

Centanni di Padre Damiani, lapostolo di giovani e anziani


Un viaggio fantastico Cos po. trei definire i quattro mesi passati, tra alterne vicende, a scartabellare nel grande ufficio di padre Damiani, al primo piano della casa di riposo. Un viaggio attraverso il Novecento rispecchiato nellesistenza di questo sacerdote nato un secolo fa e morto nel 1997. Prima di cominciare il lavoro pensavo di avere davanti uno dei soliti incarichi di sistemazione e catalogazione, invece mi sono accorto della grandezza della vita di questo sacerdote, che ha speso ogni energia per gli altri ed in particolare per la sua Opera. Una vita in mille flash. Ogni momento della sua vita testimoniato attraverso fotografie e lettere: limmagine pi antica risale ai primi anni Venti, poi una serie di foto degli anni da seminarista e una busta con i ricordi di guerra. Nessuna immagine scattata nel campo reduci e profughi di Udine, e poi una marea di scritti e fotografie relative allOpera Padre Damiani, in particolare degli anni compresi tra il 1946 e il 1976. I trentanni pi fulgidi, quelli cosparsi di migliaia di bambini, inizialmente giuliani, istriani e dalmati, poi di

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Con La Nuova Scuola il progetto prosegue


uando nel 1977 abbiamo deciso di iniziare lavventura de La Nuova Scuola abbiamo subito avvertito due necessit: trovare alunni e reperire locali adatti. Nella nostra citt c sempre stato un luogo immaginato e pensato per i ragazzi: lOpera Padre Damiani. Il nostro rapporto con don Pietro era nato gi da alcuni anni, quando cercavamo un ambito che potesse dare la possibilit di vivere il gesto che chiamiamo caritativa. Fin da allora padre Damiani ci ave-

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17 gennaio 2010

Speciale

Una vita riflessa dalle opere


tutta Italia. dal 1950 al 1980. E poi i racconti La vocazione agli ultimi e ai gio- dellex collegiale Giovanni Bedetvani. La fioritura di padre Damia- ti. Tutti con un unico denominani come sacerdote avviene al cam- tore: dal carattere rude emergeva po di Udine: appena terminata la uno spirito di fanciullo, tendente guerra don Pietro si butta a capo- allemozione facile ma dal cuore fitto per dare accoglienza ai reduci grande e generoso. Rispolverandi guerra. Non pago di ci, pensa do alcuni diari di padre Damiani, ad una soluzione per dare una for- emerge quanto il sacerdote nei mazione corretta alla marea di or- suoi ultimi anni pensasse in mafani di guerra ed in generale ai figli niera continua alla sua Opera, in di famiglie povere. E il periodo fase di trasformazione in casa di pi esaltante: in particolare i primi riposo (linaugurazione avvenanni (1946-1952) lo vedono lotta- ne poche settimane dopo la sua re tra una serie di difficolt prima morte avvenuta il 2 giugno 1997). di tutto economiche e poi logisti- Spesso era spazientito perch veche. Per spiegare lanimo con cui deva prolungarsi liter burocratidon Pietro affront questi primi co per linaugurazione della casa anni, basta citare il motto anco- di riposo, e rievocava il coraggio ra presente nella porta dingresso avuto nel primo dopoguerra per dellOpera: In fide victoria. aprire il collegio. UnOpera che Gli amarcord pesaresi. Questi in pochi anni era cresciuta in mamesi sono stati conditi da tanti niera esponenziale, con circa un incontri con personaggi nostra- migliaio di collegiali: la difficolt ni che hanno condiviso un tratto della gestione emerge dai raccondi cammino con don Pietro. Da ti di don Orlando, trovatosi come don Gino Rossini, suo confiden- assistente, per volere del vescote negli ultimi ventanni di vita, a vo Borromeo, negli anni migliori. don Orlando Bartolucci, assisten- Senza il suo carattere non avrebbe te dal 1969 al 1973, proseguendo combinato nulla, ripete don Orcon monsignor Vincenzo Catani, lando. Parere condiviso anche da collegiale negli anni Cinquanta, Giovanni Bedetti, collegiale dal e Vittorio Cassiani, collaboratore 1971 al 1976. Vivere in collegio

non era una passeggiata ricorda Bedetti -, ma devo dire che mi ha formato il carattere. Il patrimonio di Primavera . Sfogliando le riviste Primavera il periodico dellOpera ancora perfettamente conservato in tutti i suoi numeri, dal 1949 al 1997, si nota il progredire della realt realizzata da padre Damiani e ci si stupisce per la grande partecipazione registrata nelle ricorrenze, in particolare nelle ricorrenze decennali dellOpera, e negli anniversari di ordinazione sacerdotale di padre Damiani (in particolare il 50, nel 1988). Una vita, tante opere. Il collegio termina lattivit nel 1977, pochi anni dopo terminer anche la colonia estiva, e il sacerdote pesarese riflette sul futuro alla sua Opera: complice let avanzata, comincia a preoccuparsi dellassistenza agli anziani, e per questo negli anni Ottanta matura il progetto di trasformare lex Villaggio del Fanciullo in casa di riposo per anziani. Non solo: gi nel 1979 aveva ceduto unala della struttura per realizzare La Nuova Scuola, immaginando una sorta di prosecuzione del progetto educativo rivolto alle

Per noi giovani educatori sembrava esagerata la premura di padre Damiani. Oggi, quando a fine giornata siamo noi a spegnere le luci della scuola, ricordiamo quel sacerdote che ha acceso il fuoco delleducazione

va concesso di stare con i suoi ragazzi per giocare con loro. E stato quindi naturale chiedere ospitalit a lui quando abbiamo deciso di iniziare La Nuova Scuola ed il padre ha risposto generosamente, comprendendo bene tutte le difficolt, soprattutto quelle economiche, che abbiamo dovuto affrontare. Le aule grandi e spaziose che aveva preparato per i suoi ragazzi sono diventate il luogo accogliente per i nostri e ancora oggi chi viene a trovarci rimane particolar-

mente colpito da questi grandi spazi. Grandi spazi e una grande opera come grande era la sua figura statuaria che vedevamo passare per i nostri corridoi, una presenza imponente che si inteneriva di fronte al piccolo della scuola materna che gli si avvicinava. La sua presenza, insieme di Lidia Conti, ci ha accompagnato nella nostra esperienza. I lavori di ampliamento dei locali, attualmente in corso, non possono non rimandarci a ci che padre Damiani ha fatto per leducazione dei giovani, ai quali ha donato tutta la vita. Le nuove aule, con la vista sul mare, e la palestra con

annesso auditorium, ricavati dal teatro dellopera, non ci sarebbero se il Padre non avesse immaginato questi spazi per i suoi ragazzi. Ci sembra ancora di vederlo quando era lultimo a lasciare ledificio, si attardava a spegnere tutte le luci delle classi che puntualmente rimanevano accese. Ai nostri occhi di giovani educatori sembrava un po esagerata questa premura. Adesso, quando a fine giornata siamo noi

a spegnere le luci della scuola, non possiamo fare a meno di ricordare quelluomo, quel sacerdote che ha acceso il fuoco delleducazione e testimoniato il realismo della fede a tanti giovani. Padre Damiani ha lasciato una provocazione educativa che riguarda tutta la nostra citt, noi abbiamo accettato di viverla come sfida nella nostra vita, per questo lo ricordiamo riconoscenti. Massimo e Valeria Aldorisio alle 20.30 di ogni domenica, che per me erano ormai diventate necessarie come il pane. Nellultima telefonata mi disse testualmente: Sono stanco, ma sereno, perch sento labbraccio di tutti voi, figli miei. La seconda met degli anni Settanta aveva segnato linizio del calvario dellOpera Padre Damiani, come di tutte le opere assistenziali dItalia. Il numero dei ragazzi era decresciuto e la casa era diventata troppo grande. Cominciarono le preoccupazioni finanziarie e don Pietro don la sua Opera alla diocesi pesarese. Proprio poco prima di inaugurare la nuova Casa, don Pietro mor. impossibile dimenticare una figura del genere e la comunit pesarese fa bene a gloriarsene. Grazie per la tua paternit sacerdotale, sobria ed austera, che ti ha procurato una folta schiera di figli. Grazie per la tua incredibile fede che hai saputo trasmettere. Grazie per il coraggio daver percorso una strada di fatiche quotidiane e di lavoro non sempre esaltante. Grazie daver educato migliaia di ragazzi agli ideali forti. Grazie per la tua capacit di capire la sofferenza e per la gioia che hai comunicato col tuo sorriso. Grazie per la dirittura morale, lausterit della vita e la fedelt alla Chiesa, che ci hai insegnato ad amare come una madre. Grazie, Padre. monsignor Vincenzo Catani

nuove generazioni. Padre Damiani muore il 2 giugno 1997 a 87 anni, a poche settimane dallinaugurazione della Casa di riposo a lui intitolata. In questi anni diverse sono state le proposte lanciate da amici e conoscenti, volte a perpetuare la memoria di questo sacerdote, tra le quali spicca lidea di intitolargli, appena possibile, una via di Pesaro. Pierpaolo Bellucci

La parabola della vita tra fanciulli e anziani


T
CRONOLOGIA DELLOPERA PADRE DAMIANI
Aprile 1945: padre Damiani inviato al campo profughi di Udine. Estate 1946: prima esperienza di colonia per bimbi istriani, giuliani e dalmati a Pesaro. 16 ottobre 1946: inaugurazione del collegio Riccardo Zandonai. Settembre 1949: inaugurazione del nuovo Villaggio del fanciullo. 1952: inaugurazione delledificio La Scuola e della palazzina sanitaria. 1956: inaugurazione del cinema-teatro capace di circa mille posti a sedere. 1961: inaugurazione della scuola di avviamento professionale e della colonia al monte Petrano. 24 luglio 1972: dona la sua opera alla Diocesi di Pesaro. 1977: termina lesperienza del collegio annuale. Settembre 1979: comincia lattivit de La Nuova Scuola. Anni Ottanta: termina la colonia estiva. 15 febbraio 1995: viene perfezionata la donazione formalizzata nel 1972. Luglio 1997: inaugurazione della casa di riposo Padre Damiani.

Monsignor Franco Tamburini racconta uno spaccato di padre Damiani

ra le opere sociali derivate dallOpera Padre di riposo che lala su viale Napoli: in pratica penDamiani, si distingue la casa di riposo per sava ad una grande struttura che avrebbe potuto anziani, sorta sullala delledificio principale ospitare almeno 150 persone. lungo viale Trento. Questa struttura, intitolata a Ricorda come si arriv alla decisione della cudon Pietro Damiani, stata inaugurata il 13 luglio ria di realizzare la casa anziani? Ho chiaro il 1997 dal compianto Vescovo Gaetano Michetti. ricordo di una riunione a quattro in cui parteciPadre Damiani aveva concluso la sua vita da al- pai come vicario episcopale assieme a monsignor cune settimane, il 2 giugno: sicuramente in quella Michetti e alleconomo don Giuseppe Signoretti: giornata, dallalto, era in prima fila. Certamente, padre Damiani auspicava di procedere ai lavori, perch aveva tanto insistito affinch si realizzas- dando il via alla progettazione. Da parte della se questopera, tanto da sollecitare i responsabili curia si ribadiva la difficolt di questa impresa della curia, a prendere in considerazione unopera erano necessari consistenti risorse economiche e per gli anziani. Ne parlo in proposito con mon- si sarebbe dovuto procedere ad alienare beni imsignor Franco Tamburini, vicario generale della mobili -. Ad un certo punto, padre Damiani ci Diocesi di Pesaro dal 1983 al 1998. rimprover dicendo che avremmo dovuto affidarci In occasione del centenario della nascita di pa- un po pi alla Provvidenza, come del resto aveva dre Damiani, ci sembrafatto lui allinizio della sua to doveroso rispolverare opera. I mezzi economici il suo ministero sacerdosarebbero arrivati dopo. tale. Giunge propizia la riChe cosa gli rispondeste? correnza del centenario, afGli dissi: noi non siamo cofinch nella nostra citt ed raggiosi quanto Lei. in particolare nella nostra Ricorda il ruolo avuto Chiesa locale, si rifletta su in proposito dal vescovo questa figura di sacerdote e monsignor Michetti? La sullintera sua Opera. scelta della casa anziani Per il ruolo che ricopro era una sua scelta. Non si voglio portare lattenziotrattava di temporeggiare ne sulla casa di riposo. Qual stato il ruolo di nei confronti di padre Damiani che premeva in padre Damiani nella realizzazione della strut- proposito. Il Vescovo voleva arrivare a questa reatura? Padre Damiani ha avuto un ruolo decisivo: lizzazione, condividendo questa scelta con i suoi la sua preoccupazione principale era che la nostra collaboratori, evitando come si dice dalle nostre Chiesa avesse una prospettiva sociale per dare parti di fare il passo pi lungo della gamba. Decontinuit alla sua iniziale opera. In che senso? cise di alienare la colonia ex Oda vincendo anche In fondo nel dopoguerra la sua opera era nata le resistenze di alcuni, e cosi prese avvio liter di per dare una risposta alle necessit dei profughi costruzione. dalmati, per poi trasformarsi in collegio dando a In conclusione come sintetizza il ricordo di patanta giovent la possibilit di crescere in un am- dre Damiani? Il ricordo ora a distanza di anni biente idoneo per studiare e costruirsi una profes- carico di riconoscenza: padre Damiani stato sione; ora negli anni Ottanta aveva intuito la un sacerdote che ha molto lottato, ha avuto una dimensione sociale dellallungamento della vita, vita difficile. Non si mai tirato indietro. Attraverconcludendo che era giunto il tempo di dare rispo- so la sua Opera, ha lasciato alla nostra citt un ste di accoglienza. patrimonio di solidariet. Adesso coerente ferE vero che padre Damiani prese liniziativa marsi e volgere lo sguardo indietro per riconoscere negli anni Settanta di far redigere un progetto il coraggio di questo sacerdote pesarese. di casa anziani? Si, ricordo anche di averlo visto: Giampiero Bellucci, direttore della era un progetto che comprendeva sia lattuale casa Casa di riposo Padre Damiani dal 2006

la storia di un prete pesarese e della sua Opera, una storia esaltante, nata nel 1945, dopo gli anni furenti e rabbiosi della guerra. LEuropa e lItalia uscivano da anni impastati di dolore. Cominci cos la ricostruzione materiale e morale e sullo sfascio di unesistenza violentata qualcuno ebbe il coraggio di lavorare anche per gli altri. Uno di questi don Pietro Damiani. Era prete da poco e don Pietro cominci a farsi carico del dolore umano, specie di quello innocente dei bambini, degli orfani e dei profughi. Nella Pesaro ancora ferita dalla guerra, vicino al porto, un primo gruppo di bambini e di ragazzi, cominci ad assaporare il calore di una nuova famiglia. Don Pietro fece loro da madre e da padre, da maestro e da amico; insegn loro ad amare, a sperare, a pregare, ad essere uomini. Da quel primo sparuto gruppo del 1946 se ne fece molta di strada. Ai bambini profughi dellIstria e di Trieste si aggiunsero altre migliaia di bambini e ragazzi provenienti da tutta Italia. Cera ad accoglierli il volto robusto di don Pietro Damiani, che per tutti diventava il padre. Il volto poteva apparire a prima vista arcigno, ma gli occhi no: erano profondi e carichi di dolcezza, specchio di un animo di fanciullo, di un innamorato, di un idealista. Anche io sono stato uno di questi bambini. Nellottobre

Una storia tutta da raccontare

1954, a causa della mia precaria situazione familiare, cominciai a far parte della grande famiglia di don Pietro. difficile per me riassumere tutte le emozioni che custodisco gelosamente: la scuola interna, lenorme refettorio, i dormitori, il grande cortile, le passeggiate lungo viale Trieste e i giochi al porto. Mi rivedo nelle vesti tarcisiane di noi chierichetti. Insieme ad altri coetanei,

giorno dopo giorno sono cresciuto allombra di questo prete ed ora mi accorgo quanto egli abbia segnato la mia vita. E intravvedo la fortuna di aver scoperto accanto a lui la mia vocazione sacerdotale. Mi accompagn egli stesso, un giorno di ottobre del 1956, nel Seminario di Pesaro, e da allora stato sempre presente nella mia vita. Fino a che non sono diventato prete mi ha sempre stimo-

lato, incoraggiato e aiutato a dare concretezza alle mie speranze. E poi ha vissuto con me gli anni del mio sacerdozio trascorsi nel lavoro parrocchiale nella mia diocesi di San Benedetto del Tronto. Avrebbe voluto che io stessi con lui a Pesaro per continuare la sua Opera, ma il mio vescovo decise diversamente. Comunque, per anni, mi hanno accompagnato le sue telefonate settimanali,

Progettando la trasformazione in casa di riposo, padre Damiani ci rimprover di non fidarci della Provvidenza. Rispondemmo che non avevamo il suo coraggio

Una fede ricca di opere L


a fede senza le opere morta. E stato senza dubbio questo il pensiero dominante che ha spinto don Pietro Damiani a farsi padre di tanti bambini profughi dalla Venezia Giulia e dalla Dalmazia. Ed era un padre severo per le molte preoccupazioni che gli derivavano da una famiglia cos numerosa. Lordine e la disciplina rappresentavano, pertanto, una necessit assoluta. Il ruolo di cappellano militare, esercitato negli anni della giovinezza, viveva ancora profondamente in lui. Tutti i piccoli ospiti del collegio, riuniti in squadre di 30-40 elementi, dovevano presentarsi marciando nel grande piazzale per il rito dellalzabandiera. Mille ragazzi e pi si comportavano come piccoli uomini: ciascuno doveva avere sempre la divisa a posto, le scarpe lucide, le ginocchia pulite, i capelli ben pettinati. Ho frequentato il Villaggio del fanciullo con una certa assiduit dal 1950 al 1980 essendo stato delegato diocesano aspiranti dellAzione cattolica, istitutore (per un breve periodo al termine del 1953), collaboratore di alcune testate locali, segretario provinciale del Cabs (Centro apostolato bont nella scuola) e presentatore delle feste per la celebrazione dellannuale Giornata della bont, nellambito della quale venivano premiati gli alunni delle elementari resisi protagonisti di particolari episodi di cronaca bianca. Nellottobre del 1964 mi stato conferito, dal Cabs nazionale, lincarico di delegato provinciale con il compito di costituire, entro tre mesi, il centro in loco chiamandone a farne parte persone di ineccepibili principi morali e religiosi. Ho pensato, allora, di rivolgermi a padre Damiani che, entusiasta, ha subito accettato lincarico. Don Pietro aveva un aspetto imponente e, grazie al fascino della parola, riusciva a coagulare linteresse di grandi e piccini. Durante le manifestazioni di un certo rilievo, dirigeva il coro suscitando forti emozioni ed ammirati commenti. I suoi principali collaboratori (i professor Rossi, Rocco Bacci e, soprattutto, la signorina Lidia Conti) stravedevano per lui. La Conti, in particolare, riusciva a giustificare ogni sua uscita fuori dalle righe. Quando il padre perdeva le staffe lei, ammirata, con dolcezza sussurrava in dialetto acqualagnese: Hai vist! E stat colt dalla materia propria di sant!. Vittorio Cassiani

BIOGRAFIA DI DON PIETRO CALVINO DAMIANI


1 gennaio 1910: Calvino Damiani nasce in via Mammolabella da Pietro ed Evelina Olmeda. 1918: rimane orfano di padre. 1924: raggiunge la madre a Casorate Primo, nel Milanese. 1927: muore la madre Evelina. 1932 (circa): entra in seminario, seguito paternamente da monsignor Bonaventura Porta. 4 agosto 1938: viene ordinato sacerdote. Cappellano a Santa Maria di Loreto. Gennaio 1941: chiamato in servizio come cappellano militare in Africa settentrionale. Ottobre 1941: torna in Italia per curarsi e riprende servizio a Santa Maria di Loreto. 1944: sfollato a Canavaccio: dopo uno scontro tra partigiani e tedeschi, questi minacciano una rappresaglia di innocenti. Si offre come vittima, ma viene risparmiato. Aprile 1945: viene richiamato come cappellano al campo profughi di Udine. 1967: riceve lambito premio del Circolo della Stampa di Pesaro. 1973: viene nominato monsignore. 2 giugno 1997: muore allet di 87 anni.

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