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CIAO MAURO

a cura di Lillo Venezia

Rostagno contro i 40 ladroni


di Giorgio Zacco
Mafia e politica uccidono cos
smo. All'inizio non fu messa in campo alcun'attivit investigativa di un qualche rilievo. Errori, cialtronerie e depistaggi hanno caratterizzato i primi anni d'indagini solo apparenti affidate ai carabinieri, con il procuratore Coci che diceva che a Trapani la mafia non esisteva, mentre a trapani avevamo i cani attaccati, come poi hanno spiegato diversi pentiti. Fu negata la pista mafiosa, molto seguita dal Commissario di P.S. Rino German che fu esautorato dalle indagini, a favore un'improbabile pista economica ed interna, che non aveva alcun fondamento. Poi dopo circa otto anni, con il procuratore Garofalo, si fece l'attivit investigativa che non era fatta sino ad allora, ma, seguendo la cosiddetta pista interna, con l'arresto di Chicca e di altri della comunit. Una pista, che, alla prova dei fatti, risult inconsistente e cialtrona. Poi la competenza delle indagini pass alla Procura Antimafia, quando alcuni collaboratori di giustizia -interrogati anche sull'omicidio di Mauro- lo attribuirono alla mafia trapanese. Ma, per altri dieci anni circa non stata svolta un'attivit investigativa particolarmente intensa, limitandosi a registrare qualche altra dichiarazione di collaboratori di giustizia e al balletto semestrale della chiusura delle indagini, respinte con motivazioni improbabili, fidando delle opposizioni dei familiari. Ad un certo punto, mentre era in pieno svolgimento il Ciao Mauro del 2007, il capo della Squadra Mobile di Trapani -Dott. Linares- nel corso di un'intervista ad una tv locale ebbe a dire sostanzialmente che le indagini sull'omicidio di Mauro si potevano fare se lo si voleva. Noi, ascoltando questa affermazione, eravamo stupiti e arrabbiati. Sapevamo che Mauro era tanto amato dai trapanesi e ci rendevamo conto che era necessario fare qualcosa; l'idea che per risolvere il caso bastava un po' di volont e un po' di soldi (un centimetro di autostrada?) ci chiamava ad una grande responsabilit a cui non eravamo, francamente, attrezzati. L'Associazione Ciao Mauro apre tutte le sue iniziative con un video in cui sono state messi insieme i pezzi pi significativi dell'attivit giornalistica di Mauro. Quando Mauro esce fuori dal ruolo di giornalista e abbraccia Saveria Antiochia, la mamma di un poliziotto ucciso dalla mafia, alla fine di una intervista. Quando partecipa emotivamente al dramma di Giuseppina Ilardi mamma di un ragazzo tossicodipendente molto legato a lui; quando si oppone alle affermazioni del potente deputato socialista Bartolo Pellegrino e quando prende in giro i boss democristiani Ciccio Canino e Salvatore Rondello. Per Mauro il consiglio comunale di Trapani era palazzo D'Al e i 40 ladroni. Altre volte filmava Mariano Agate -boss mafioso di Mazara del Vallodurante il processo che lo vedeva imputato, registrando le sue espressioni di uomo comune, demistificando tutto il suo potere. Altre volte andava ad un congresso democristiano e filmava i partecipanti nel momento del pranzo, mentre s'ingozzavano voracemente, sbrodolando sughi dalla bocca.Mauro parlava di cose di cui, pi o meno, parlavano anche altri giornalisti (allora la stampa era diversa da oggi). Ma era il modo in cui lo faceva, a fare la differenza. Era un modo irriverente, musicale e non auto-referenziale, che metteva le persone al centro della notizia. Trattava le notizie in modo originale e tutti gli argomenti erano trattati con lo stesso rilievo, perch erano determinanti per la vita della persone che ascoltavano la televisione: l'acqua che mancava nelle case e la munnizza nelle strade, erano importanti come un fatto di cronaca, un processo ai mafiosi o una notizia politica. Tutte le notizie erano trattate in modo inusuale. La leggerezza e l'ironia dei suoi interventi televisivi mettevano a nudo i mafiosi, i potenti e le loro malefatte. Questo stato Mauro per i trapanesi: uno tsunami sotto un cielo plumbeo di conformismo e rassegnazione, che con la sua onda lunga incitava i trapanesi a guardarsi intorno e a diventare protagonisti del loro futuro.

CIAO MAURO

Tutto ci era intollerabile per il potere politico-mafioso locale, e per questo Mauro doveva essere eliminato. Tutti i trapanesi n'erano consapevoli, e quando accaduto, erano certamente sconvolti, ma non sorpresi. Tutti i ragazzi di allora sono cresciuti sentendo dire a casa dai genitori: A questo prima o poi lammazzano. I ragazzi di allora hanno raccontato questa vicenda ai figli e questi a loro volta, la stanno raccontando ai nipoti, srotolando i fili della memoria tra le generazioni. Mauro stato vissuto da tutti i trapanesi come un eroe laico positivo, un amico, un familiare con cui si trascorso un pezzetto di vita, una persona da ricordare con tenerezza ed ammirazione, per il suo rigore etico e per la sua pulizia morale. La partecipazione della citt ai funerali stata enorme. Negli anni immediatamente successivi al suo omicidio, stato ricordato con manifestazioni del Partito Comunista, della comunit Saman e da un'associazione di giovani studenti, il Circolo 26 settembre. Una decina d'anni fa alcune associazioni tornavano a ricordare Mauro mettendo in scena la Trapani migliore, quella del volontariato, quella dei ragazzi che facevano musica, teatro, danza, quelli che facevano le cose per il piacere di farle, con amore e spontaneit. La Trapani, insomma, che sarebbe piaciuta a Mauro e a cui Mauro piaceva. Da quest'attivit nasceva l'Associazione Ciao Mauro. Nel frattempo sul fronte delle indagini imperava il pi completo immobili-

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a cura di Lillo Venezia

Frettolosamente, nell'arco della notte che precedeva il Ciao Mauro, decidiamo di lanciare da quel palco una raccolta di firme su un appello alle istituzioni. Era un atto volontaristico e piuttosto avventato -chi avrebbe raccolto le firme? Chi ci avrebbe sostenuto economicamente?-, sicuramente esprimeva il comune sentire della comunit trapanese. Registravamo invece l'adesione entusiastica della societ responsabile di Trapani, di Libera, della CGIL, delle associazioni del territorio, di gran parte del mondo sportivo (volley e nuoto con il basket in testa, che a Trapani una realt che sfiora la 1a serie), dello scautismo, degli ordini professionali, dell'universit e delle amministrazioni comunali. Cos partiva la raccolta di firme con l'obbiettivo di raccoglierne 5.000, subito doppiato in 10.000, di cui ben 7.500 circa nel circondario di Trapani. Non dimenticheremo mai che quando annunciavamo che avremmo raccolto le firme in una certa piazza della citt -dalle 17 alle 19-, ma arrivavamo tardi (perch siamo esseri umani gravati dalle difficolt della vita d'ogni giorno) e trovavamo decine di persone ad attenderci per firmare, che ci rimproveravano bonariamente, mentre piovigginava, mentre tirava forte il maestrale e stare in mezzo la strada non era certamente piacevole. Non dimenticheremo mai il modo con cui le persone venivano a firmare per Mauro, senza neanche leggere l'appello, per la riapertura delle indagini, consegnandoci con facilit il proprio documento, che noi chiedevamo per dare pi pesantezza alla firma. Come dimenticare la signora con due bambini al seguito e uno in braccio, a cui ho chiesto Signora dove abita? e mi rispondeva in via Mauro Rostagno e ne sono fiera. La raccolta di firme servita a confermare, se ce ne fosse stato bisogno per noi trapanesi, questa semplice verit condivisa da tutta la comunit: Mauro stato un cittadino trapanese amato dalla sua comunit ed stato ucciso dalla mafia. Tutto quello che successo o di cui si parlato (pista interna, moglie fedigrafa,

omicidio Calabresi ed altro) non ha mai oscurato l'immagine che i cittadini trapanesi hanno di Mauro e la certezza granitica che fosse stato ucciso in ragione della sua attivit giornalistica. Noi certamente non sappiamo se l'omicidio sia stato determinato da un fatto preciso, da una causa scatenante, ma siamo certi che la fiducia nella possibilit di un cambiamento possibile che Mauro stava seminando, dava fastidio a lor signori, e che questo bastato per deciderne l'eliminazione.Adesso grazie al processo cominciamo a capire che le cause scatenanti c'erano eccome. Tutto ci, sta diventando certezza, il processo lo sveler in modo chiaro. Tutto questo stato possibile perch, sotto la spinta delle nostre firme, i faldoni dell'inchiesta sono usciti dai sottoscala della procura antimafia e sono stati consegnati alla Squadra Mobile di Trapani. E' bastato, guardare le carte con la necessaria attenzione, per scoprire che non erano state fatte le indagini balistiche (con i moderni sistemi che nel 1988 non erano ancora in uso), grazie alle quali l'omicidio stato attribuito alla mafia trapanese. Cos siamo arrivati al processo. Finalmente. Con buona pace del killer, il quale in un'intercettazione ambientale si lamenta dell'intervento della pubblica opinione, la quale spinge - dice- su una storia vecchia e dimenticata. Gi vecchia e dimenticata! Noi l'abbiamo fatta ricordare! Per questo abbiamo ringraziato pubblicamente il killer, perch ci ha spiegato l'importanza di ci che abbiamo fatto. Adesso sul processo che dobbiamo vigilare. Ecco perch abbiamo fatto una campagna affinch l'intera comunit fosse costituita come parte civile, ottenendo, peraltro, anche in questo caso un gran successo. Regione, Provincia, Comuni e Associazioni sono dentro il processo. Ecco perch, abbiamo organizzato una grande passeggiata per accompagnare in aula Maddalena alla prima udienza. Forse questo processo non ci dar una verit processuale. Certamente potr dar-

ci una verit storica e politica, molto pi utile per i cittadini tutti e per chi ha in animo di cambiare lo stato delle cose e di coltivare la memoria per ricostruire il senso di una comunit. Infine questa la semplice verit di questa storia. Se, i cittadini riescono ad esprimere il loro sdegno e la voglia di verit, i risultati arrivano perch il potere costretto a fare ci che i cittadini vogliono che si faccia. Anche la faccenda della stele per Mauro, posta sul luogo dell'omicidio, va vista in quest'ottica. Su quel pezzo di marmo orribile, sono scritte in modo indelebile, accanto al nome di Mauro, tre parole chiave: Vittima di mafia, vocaboli che racconteranno alle generazioni future una verit che rappresenta il comune sentire della nostra comunit e che il potere stato costretto a scrivere. L'unica nostra amarezza che fuori di Trapani di questo processo si parla poco. Sembra una storia confinata alla cronaca locale. Neanche i giornali pi vicini al sentire politico di Mauro, ne parlano diffusamente. Per lo pi sono utilizzate le notizie d'agenzia, con commenti brevi, scontati e poco approfonditi. Qualche eccezione subordinata alla sensibilit personale di alcuni giornalisti. Noi pensiamo che questo processo debba servire a restituire l'onore a Mauro, ai suoi familiari ed amici. A Lotta Continua. Ma pensiamo che debba servire sopratutto ad aiutare una comunit periferica e marginale, come quella trapanese, a ricostruire i fili della memoria!, e ad acquisire il capitale sociale necessario per compiere il percorso di liberazione dalla mafia e dalla criminalit economica. Trapani periferica e marginale, solo geograficamente, in relazione all'Italia e al resto d'Europa, ben sapendo quanto essa centrale invece rispetto al Mediterraneo e alla presenza sul suo territorio del nocciolo duro e storico di Cosa Nostra, che da qui pervade e inquina tutta l'Italia e parte dell'Europa. Ecco perch questa una battaglia politica importante, ci porta dritta al cuore del potere.

Suonava da dio
di Giuseppe Barbera
Evidentemente i dirigenti di Lotta Continua avevano deciso di fare sul serio. Nelle fabbriche del nord il movimento era forte abbastanza. Insieme agli studenti e agli operai meridionali occupava case, scuole e universit e pensava che fosse giunto il momento di fare la rivoluzione. Ma al sud, le fabbriche erano poche e a Palermo, per rafforzare il partito e prendersi la citt, quelli della segreteria decisero di inviare Mauro approfittando delloccasione che padre Pintacuda offriva al suo collega sociologo di avere un contratto in universit. Lidea piacque subito a quella parte di noi, militanti palermitani di LC, che avevano temuto con questa storia del partito che fosse arrivato il momento di diventare come gli altri, come quelli di Avanguardia Operaia e del Manifesto: bravi e seri compagni, molto intellettuali comunisti, ma certamente un p noiosi. Mi ricordo ancora delle critiche severe, quando sul giornale dedicammo un pezzo a Jimi Hendrix che era morto di overdose: il titolo, scritto da Mauro, diceva suonava da dio lo hanno ucciso i padroni. Noi di LC amavamo la cultura beatnik, gli hippies e i figli dei fiori ci erano molto simpatici. Magari non avrebbero fatto la rivoluzione, ma vuoi mettere il piacere di cantare Dylan e i Doors ( o Ivan della Mea e le nostre canzoni rivoluzionarie) a squarciagola, complice un po' di vinaccio e qualche spinello furtivo e di incontrarsi con il variopinto mondo giovanile della citt, fuori da ogni ideologia, sui prati di Villa Sperlinga pronti a lanciare la prima campagna contro leroina? Mauro aveva fama gi consolidata di anticonformista, i compagni della segreteria lo avevano mandato a Palermo perch la sua capacit comunicativa era immensa, affascinava tutti, operai e alto borghesi. La prima cosa che fece fu subito coerente con la voglia, che mai lo abbandoner, di cercare per s e per gli altri vite pi felici. Scelse una casa tra i giardini della piana dei Colli, tra zagare e gelsomini. Ci fu subito (a me, a Mario e a Vincino) molto simpatico anche perch un segretario che suonasse la chitarra non ce lo aspettavamo. E accettammo con lui di provare a diventare un partito. Nella sede molto ambiziosa di piazzetta Speciale leggevamo e commentavamo qualcosa che si chiamava il Catechismo dei Comunisti. Ma non dur molto scegliemmo piuttosto lintervento in fabbrica, ai cantieri Navali, il volantinaggio allo Zen, e la propaganda davanti alle scuole. L cera il solito problema dei picchiatori fascisti: le prendevamo quasi sempre e decidemmo allora di organizzare una denuncia pubblica; ricorrendo agli archivi del quotidiano "LOra" pi che alla controinformazione, stampammo un libretto dal titolo Fascisti a Palermo. Mauro che odiava la violenza - mai neanche nei terribili anni successivi ci spinse ad azioni violente e di questo gli sar sempre grato - pensava che elencare i loro nomi e le loro gesta sarebbe bastato. A guardare la luminosa carriera politica di molti di loro non serv proprio. Ci finanziavamo vendendo le grafiche che Mario Schifano o Sebastian Matta ci regalavano e versando ciascuno una quota secondo le proprie possibilit. Organizzammo anche un cineclub, il circolo Ottobre, che alternava i classici russi allavanguardia americana, qualche concer-

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L'hanno ucciso i padroni


Ricordo di Mauro Rostagno a Palermo
to al circolo La Base e un mercatino popolare: grazie ai compagni di Castelbuono comprammo a prezzi stracciati la carne di un intero vitello per rivenderla a prezzo politico agli operai dei cantieri. Mauro in quel tempo continuava a tessere rapporti. Fu molto attivo nella campagna contro labrogazione del divorzio: ricordo unassemblea nella facolt d'Agraria con Mauro Rostagno sociologo e Peppino di Lello, pretore. A casa sua si incontravano gli operai dei Cantieri e i lumpen dei quartieri periferici ma venivano in continuazione a trovarlo anche i suoi amici del nord, meravigliose persone come Alex Langer. Il suo amore per Chicca era grande e nel frattempo era nata Maddalena, piccola palermitana. Me lo ricordo in lunghe passeggiate con quel vecchio comunista doc che stato, e forse ancora, Nino Mannino: eravamo orgogliosi e speranzosi di questa amicizia tra vecchi e nuovi rivoluzionari. Un privilegio solo a lui riservato erano le visite, magari accompagnato da Andrea Valcarenghi di Re Nudo, al villino liberty occupato da un gruppo di hippies cosmopoliti guidati da Carlo Silvestri: la Comune di Terrasini luogo mitico e idealizzato di sogni erotici, bagni nudi nel mare, viaggi psichedelici, musiche ribelli. Ma poi si tornava al lavoro politico, alle riunioni che Mauro conduceva intercalando un ragionare lucido e comunque spiazzante ed anticonformista con espressioni come non nascondiamoci dietro un ditonon buttiamo il bambino con lacqua sporcanon mettiamoci il prosciutto sugli occhiestremizzo per farmi capire.

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a cura di Lillo Venezia

Port a Roma, ad una manifestazione nazionale per la casa, un vagone di signore palermitane dei quartieri popolari: per molte di loro era certo il primo viaggio, ebbero la testa del corteo e si divertirono moltissimo, ma le femministe mai perdonarono a Mauro la gestione maschile di tutta loperazione. Il suo capolavoro politico fu loccupazione della Cattedrale; le donne senza casa avevano una diretta interlocuzione con il Cardinale Pappalardo. Non ricordo quale fu lesito della lotta, ma davvero sembrava che la citt stesse cambiando. Pubblicammo un giornale, immancabilmente titolato Sicilia Rossa. Le assemblee intergruppo le vincevamo facilmente: Mauro era il leader pi bravo, un grande comunicatore e grande fu quindi la delusione quando nelle elezione del 76 noi che eravamo i pi forti in citt, fummo costretti per differenziarci a metterci in fondo alla lista: Mauro, ricordo, era il numero 26 e io lo portavo in giro a far comizi. Fu una sconfitta, prendemmo pochi voti, molto meno dellimmaginabile e demmo uno splendido esempio della litigiosit perenne della sinistra. I tempi stavano cambiando. Di fronte al rischio di cadere nel terrorismo, scossi dal protagonismo delle donne, spaventati dai primi disastri delleroina, sciogliemmo Lotta Continua. Gli ultimi mesi Mauro li pass accentuando il suo spirito libertario, piuttosto che costringersi e costringerci al ritorno allovile provammo a sperimentare insieme le strade della creativit. Ricordo bene come Peppino Impastato fosse contrario a quella che riteneva una deriva e ho sempre pensato che la

scritta sotto la sede di Via Agrigento, abbasso i creativi che fanno i ricreativi lavesse scritta lui pensando a Mauro. Poi prese la strada di Macondo, degli arancioni in India e poi di Saman a Trapani dove ebbe a che fare con la Sicilia pi schifosa.

Torn a Palermo nel 1989 quando, negli anni della primavera palermitana, gli fu dedicata lauletta al piano terra di palazzo delle Aquile, il comune di Palermo, dove discuteva la societ civile. Ancora oggi i frequentatori del palazzo la chiamano cos.

Due vittime: Mauro e la societ civile


di Rino Giacalone
Trapani: una mafia che comanda
Mauro Rostagno non l' ho conosciuto, non ho mai lavorato con lui, non ho condiviso con lui esperienze politiche, di lotta sociale e nientaltro di tutto quello che lui ha saputo fare, non sono destinatario o possessore di qualsivoglia eredit, non faccio dunque parte di quella "fiera delle vanit" che ogni tanto si allestisce attorno al suo ricordo. Una cosa che mi piace dire con assoluta fermezza, che il 26 settembre del 1988 Mauro Rostagno stato ucciso dalla mafia trapanese. Cos sgombriamo subito il campo dalle miserabili storie di corna, di spacci di droga, di tradimenti politici all'ombra del delitto Calabresi, affermando a chiare lettere che la mafia esiste e non da ora, cera nel 1988 e anche prima, e che oggi non si vede perch si trasformata e si infiltrata dentro le nostre quotidiane vite, facendo fuori personaggi scomodi come Rostagno, e chi ci dice che non cos, e cio che la mafia non esiste perch stata battuta, spesso si comporta da cicero pro domo sua. Cosa nostra trapanese, quella che oggi sopravvive grazie al latitante Messina Denaro, ma non solo grazie a lui, ha eliminato fulminandolo alla guida della sua auto, Mauro Rostagno la bellezza di ben 23 anni addietro, il 26 settembre 1988. Dico subito unaltra cosa. Non sono tra quelli che vedono trame oscure, intrighi, gialli internazionali, spie, traffici di armi e droga, speculazioni internazionali, dietro il delitto. Non li vedo dietro lomicidio Rostagno ma non dico che questi traffici e queste commistioni nel trapanese non sono esistite. Sostengo che Rostagno e' stato ucciso perch non era a 100 passi dalla mafia, come Impastato a Cinisi, ma era a cinque passi dalla mafia, il suo editore, Puccio Bulgarella, per dirne una, non campata in aria, era uno che sedeva a tavola in quegli anni con Angelo Siino il ministro de lavori pubblici di Toto' Riina. E Puccio Bulgarella, pace allanima sua, deceduto di recente, indagato anche lui nel delitto per false dichiarazioni al pm e poi finito archiviato, sarebbe stato uno di quelli che aveva consigliato prudenza alla redazione guidata da Rostagno, solo che certi ricordi non si sono accesi al momento opportuno, ma qualcuno degli ex collaboratori di Rostagno, se ne ricordato in Tribunale quando oramai Bulgarella scomparso. A Trapani in quegli anni 80, quando Rostagno faceva i suoi interventi dagli schermi di Rtc, mandava i suoi giovani giornalisti in giro con telecamera e microfono tra la gente, quando lui andava intervistando Paolo Borsellino, Sciascia, Cimino, le madri che avevano visto i loro figli morire per droga o perch colpiti dalla criminalit mafiosa, quando andava in Tribunale a fare le pulci al processo contro lapparente quieto capo mafia di Mazara Mariano Agate che allepoca aveva dato ordine ai suoi scagnozzi liberi di dare completa ospitalit al super latitante Tot Riina, la mafia trapanese a quellepoca era ben salda, c'erano liberi i pi pericolosi killer che costituivano i gruppi di fuoco di Cosa nostra, i mafiosi entravano nei salotti, frequentavano le segreterie politiche, prendevano la quota associativa a Cosa nostra riscossa dagli imprenditori senza bisogno di tante intimidazioni. Come ha spiegato lex dirigente della mobile di Trapani Giuseppe Linares, Rostagno era circondato dai lupi e i lupi lo hanno azzannato. E dunque gi questo scenario basta a spiegare perch Rostagno fu ucciso. Quel 1988 era, si e' saputo con successive indagini, lanno in cui a Trapani la mafia si trasformava, i mafiosi diventavano loro stessi imprenditori, mafiosi riservati erano eletti nei consigli comunali, entravano nei consigli d'amministrazione di societa', riuscivano e riescono ancora oggi a garantire per le proprie imprese canali di pubblico finanziamento. La presenza di Rostagno a Trapani, il suo lavoro di giornalista, ovviamente suscitava preoccupazioni. Provate come ho fatto io a leggere le cronache dei giornali di quel tempo, nelle cronache provinciali seguiva il filone che reggeva l'atmosfera del tempo e che cioe' che la mafia non esisteva, come disse nel 1985 il sindaco di Trapani Erasmo Garuccio davanti ai corpi straziati dallautobomba di Pizzolungo. Rostagno non faceva, a leggere i suoi editoriali , grandi denuncie diceva cose che gli altri non dicevano, parlava dei traffici della mafia, dei politici traffichini, di una citt apposta lasciata sporca e senza futuro. La mafia trapanese che cominciava a fare politica, gestire imprese, che dava accoglienza ai super latitanti del momento, non poteva tollerare tutto ci. Sentenze definitive emesse dalle Corti di Assisi di Trapani ci raccontano che omicidi sono stati decisi da Cosa nostra trapanese anche per molto meno. Ce' poi un approfondimento che Rostagno stava facendo, riguardava la presenza della loggia massonica coperta Iside 2 a Trapani, lui li' era entrato, per capire, aveva parlato con i capi di quella loggia e poi aveva sparato il suo editoriale in tv.

CIAO MAURO

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a cura di Lillo Venezia

Quella loggia, si scoprir, non era sol luogo di incontro di mafiosi, politici, colletti bianchi, ma era qualcosa di pi, da li era passato Licio Gelli, forse era servita da copertura al turco Ali Agca nel suo viaggio verso Roma per tentare di uccidere il Papa, cerano frequentazioni con agenti libici e di altri servizi. Una camera di compensazione da non violare. Forse non e' un caso che il poliziotto che la ando' a scoprire, l'allora capo della Mobile, Saverio Montalbano, fini presto trasferito a Palermo, mentre gli iscritti a quelle logge sono rimaste tutti ai loro posti e hanno fatto anche carriera ancora oggi, comandano settori vitali della citt. Mi fermo qui, aggiungo solo a proposito del processo in corso e che riprender il 28 settembre con la testimonianza di Carla Rostagno, che non pu restare non considerato da chi oggi anche nel mondo dellinformazione si occupa della mafia sommersa, della cosiddetta trattativa tra stato e mafia, perch in questo processo, nel processo per il delitto di Mauro Rostagno, e' emerso chiaramente come in quel 1988 i "cani" cioe' gli investigatori erano attaccati come ha raccontato in questi anni il pentito Giuffre', la provincia zoccolo duro della mafia, era inattaccabile, pochi investigatori, chi voleva indagare veniva messo da parte, mancavano mezzi e uomini, ma cerano anche investigatori come alcuni dei carabinieri sentiti gi nel corso del processo che hanno portato le indagini sul delitto Rostagno verso altrove, tra le scartoffie sono

stati trovati, oggi, 23 anni dopo, verbali importanti, ci potr essere una ragione per la quale Chicca Roveri la compagna di Mauro, invece di essere sentita come persona che poteva dare informazioni sulla realt vissuta dal suo compagno, finita invece in carcere; ci sar una ragione per la quale nessun investigatore, a parte lallora capo della Mobile Rino German, fatto fuori dalle indagini sul delitto, e ci dovr pur essere una ragione su questo sulla quale qualcuno nel mondo giudiziario dovr pure dire qualcosa, si accorse che la zona di Lenzi la sera del 26 settembre 1988 era al buio per un corto circuito della linea Enel e che loperaio incaricato, Vincenzo Mastrantoni mor ammazzato pochi mesi dopo e quel Mastrantoni non era altro che lautista del capo mafia dellepoca Vincenzo Virga. Si dir che tanto stato scoperto dopo, vero, ma anche vero che prima quasi nessuno ha tentato di capirci qualcosa della mafia trapanese, e Vincenzo

Virga solo nel 1994 quando oramai la campagna elettorale aveva deciso il vincitore, divenne, con una ordinanza di arresto eseguita dai carabinieri (ma lui sfugg alla cattura restando per sette anni latitante, catturato il 21 febbraio 2001 dalla Squadra Mobile di Trapani) per tutti il capo mafia di Trapani, fino al giorno prima era un imprenditore che partecipava alle convention di Forza Italia e andava incontrando le persone anche in nome e per conto di Marcello DellUtri il braccio destro di Berlusconi. E allora viene da pensare che un pezzo del patto scellerato tra Stato, mafia e politica stato anche scritto dalle parti della provincia di Trapani e Rostagno fu ucciso perch a quella trattativa poteva anche arrivare. O comunque la sua voce mentre si intesseva la trattativa dava fastidio. E la sua morte non ha tolto di mezzo tutti i fastidi, e forse anche per questo il processo nei giornali continua ad essere raccontato nascondendo la mafia e i suoi agganci. Vincenzo Virga, mandante, e Vito Mazzara, esecutore del delitto, non sono gli unici responsabili della morte di Rostagno, ma questo non significa che bisogna beatificarli come c chi pensa di fare trasformando loro in vittime: le vittime sono due, Rostagno, che ha perso la vita poco pi che quarantenne, e la societ civile che non riesce ancora a trovare la strada del riscatto. O meglio le si spengono attorno le luci per non farle vedere bene ci che la circonda.

Grazie Mauro
di Enza Venezia
Come hai vissuto e vivi il processo per l assassinio di Mauro Rostagno? Faccio molta fatica a raccontare del processo. Vi devo raccontare dei depistaggi? Dei carabinieri che hanno subito scelto di non indagare sulla mafia e sulle sue attivit criminali? Su Trapani e i suoi massoni? Sulla mafia che ancora comanda a Trapani, la stessa di allora? No, a voi siciliani accorti, esperti sulla propria pelle di cosa la mafia e i suoi orribili contorni, voglio solo ricordare cosa Mauro per me e per voi che lo abbiamo conosciuto ed amato. Mauro il nostro sogno che non si spezza. I tuoi sogni si sono spezzati? Quando ero giovane io volevo un mondo pi giusto, dove tutti potessero essere liberi e con eguali possibilit di felicit, i ricchi non cos ricchi e i poveri cos irrimediabilmente poveri e soli. Dove, la scuola e l'universit desse a tutti, la stessa possibilit. Un mondo dove, la libert fosse un diritto di tutti, dove tutti avessero il loro giusto posto, le donne, i bambini, gli immigrati. Anche i mafiosi e i politici corrotti avessero il loro giusto posto. Il carcere Oggi, guardando la realt che stiamo vivendo, sei delusa, arrabbiata? Credi che tu, ma soprattutto Mauro, non vi siete impegnati abbastanza? Era una battaglia molto difficile, e in pi noi abbiamo sicuramente sbagliato molte cose. Abbiamo usato toni sbagliati, eravamo giovani. I giovani sono estremi, senza mediazione, intolleranti. Mauro ha interrotto la nostra battaglia da giovani, ha riflettuto, ci ha pensato sopra, ha ammesso che era un bene che avessimo perso, perch non eravamo pronti e cos bravi da vincere. Ha fatto un giro di 360 gradi e si schierato dove era giusto collocarsi, contro di chi impediva qualsiasi anelito di libert: la mafia e chi si schierava con lei per impedirci di respirare, i politici del tempo, i vari servi di cui

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a cura di Lillo Venezia

Intervista a Chicca Roveri


La compagna di Rostagno racconta
da sempre il potere si serve per opprimere. A Trapani, della mancanza di libert, Mauro ha visto il massimo del peggio non ha potuto far altro che combatterla, sapendo che rischiava la sua vita. "io, Mauro, non posso e non voglio accettare che la mia libert sia condizionata. Io voglio poter dire quello che penso, quello che vedo. Io sono un uomo libero". Era lagosto del 1988, con queste parole. mi comunica che non ha paura di morire. Questo sentimento profondo e fondamentale di Mauro lunico motivo che mi fa accettare tutto quello che ha dovuto patire mia figlia. Cosa ti aspetti oggi ? Mi aspetto, per compensare tanto dolore, un'attenzione maggiore al processo. E mi aspetto, forse da illusa, che tanti si ribellino a questa schifo di mafia. Se non sar cos, sono orgogliosa che la mia famiglia abbia pagato, e continuer a pagare per sempre, un prezzo perch il nostro sogno non si spezzi. Grazie Mauro

PALERMO 25 SETTEMBRE ORE 17.30 presso i giardini del parco della Favorita IL SUONO DI UNA SOLA MANO
"Il suono di una sola mano. Storia di mio padre Mauro Rostagno" di Maddalena Rostagno e Andrea Gentile. Introduce Bice Agnello. In collaborazione con la Libreria Modus Vivendi. Il libro: Mauro Rostagno crede che un giorno potr sentire il suono di una sola mano che applaude: crede nellimpossibile. Per questo sfida la mafia. Ma la mafia non ci sta e nel 1988 lo ammazza a colpi di fucile. C' un prima. Ed la storia di Rostagno: leader del 68 a Trento, fondatore del primo centro sociale italiano, seguace di Osho in India, giornalista a Trapani. Un padre che ama sua figlia Maddalena. E c un dopo. Dal 1988 a oggi: ventitr anni alla ricerca di un processo. Depistaggi, incongruenze, indagini e mancate indagini, passioni e speranze. Fino al processo, aperto solo il 2 febbraio dopo ventitre anni.ed una raccolta di firme,diecimila,fatta dall' associazione Ciao Mauro, grandi depistaggi ad opera dei carabinieri, che hanno portato in carcere la moglie di Mauro Chicca Roveri, in seguito scarcerata.

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