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Newsletter n.

17 20 luglio 2011 Cari Amici, Vi invio il testo del mio intervento in discussione generale relativa alle due mozioni sui danni causati dallalluvione, lo scorso marzo, nella nostra regione. On. Amedeo Ciccanti

XVI LEGISLATURA

Resoconto stenografico dell'Assemblea Seduta n. 503 di luned 18 luglio 2011

Discussione delle mozioni Cesa, Franceschini, Della Vedova, Di Pietro, Tabacci ed altri n. 1-00607 e Vannucci, Ciccanti, Favia ed altri n. 100693 concernenti iniziative in relazione ai danni causati dall'eccezionale ondata di maltempo che ha colpito le Marche nel mese di marzo 2011

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni. iscritto a parlare l'onorevole Ciccanti, che illustrer anche la mozione n. 1-00607, di cui cofirmatario. Ne ha facolt. AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, signor sottosegretario,
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onorevoli colleghi, oggi discutiamo due mozioni, quella presentata il 28 marzo scorso a firma dell'onorevole Cesa e di tutto il gruppo dell'Unione di Centro, con i capigruppo del Partito Democratico, dell'Italia dei Valori e del Terzo Polo, e quella pi recente del 15 luglio, a prima firma dell'onorevole Vannucci, di cui sono, come ha ricordato lei, firmatario. Ambedue le mozioni portano la mia firma in quanto di medesimo contenuto sostanziale. Con esse chiediamo, per prima cosa, di rivedere la modifica dell'articolo 5 della legge n. 225 del 1992, istitutiva del Servizio nazionale della protezione civile, cos come modificato dall'articolo 2, comma 2-quater, del cosiddetto decreto milleproroghe. Con tale decreto sono state introdotte due norme: il comma 5quater, che prevede modalit per finanziare gli interventi necessari a seguito di eventi che richiedono di essere fronteggiati con mezzi straordinari a carico del bilancio della regione interessata, e il comma 5-quinquies, che, a sua volta, prevede il Fondo nazionale di protezione civile e, se necessario, anche l'attivazione del fondo per le spese impreviste, il cosiddetto Fondo di riserva, da reintegrare, per, obbligatoriamente attraverso l'aumento delle aliquote nazionali delle accise su benzina e gasolio. Quindi, sono previste due modalit di finanziamento, una regionale e l'altra nazionale. Quella regionale si attua attraverso l'aumento delle imposizioni tributarie e delle addizionali di propria competenza, compresa l'accisa sulla benzina, sino ad un massimo di 5 centesimi per litro, oltre la misura massima gi consentita alle regioni dall'articolo 17 della legge n. 398 del 1990. Il canale finanziario nazionale, invece, si attiva quando le misure regionali poste in essere non risultano sufficienti e, negli altri casi, quando gli
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eventi previsti dal comma 5-quinquies sono da ritenersi di rilevanza nazionale. Si tratta di capire se i due canali finanziari sono alternativi o possono cumularsi e cosa si intende per eventi di rilevanza nazionale. La norma scritta male: non si capisce bene se la rilevanza nazionale dell'evento attivi da sola il canale del Fondo nazionale di protezione civile, con le forme previste di reintegrazione da applicarsi a livello nazionale, oppure svolga una funzione sussidiaria, nel senso che integra il canale finanziario attivato dalla regione. A parere di chi parla, condividendo il parere espresso dal professore Valerio Onida alla una regione Marche il 14 marzo scorso, la qualificazione dell'evento calamitoso come evento di rilevanza nazionale determinazione ammessa all'apprezzamento politico del Governo in sede di deliberazione dello stato di emergenza. Si tratta, cio, di valutare se l'evento naturale di portata regionale oppure richiede la solidariet nazionale, ossia quella di altre regioni. Venendo alla portata dei danni subiti dalle Marche tra l'1 e il 6 marzo scorsi che hanno colpito l'intero litorale regionale, duecento chilometri di costa, le infrastrutture turistiche, ferroviarie e viarie presenti sulla costa, oltre alle abitazioni private, alle attivit agricole, artigianali, commerciali e di servizi, indubbia la sproporzione tra le risorse finanziarie locali rinvenibili e quelle occorrenti. Come risulta agli atti, con puntuale e certosina rendicontazione del Servizio di protezione civile della regione Marche, i danni ammontano a 493 milioni 377 mila euro, senza considerare quelli all'agricoltura che risultano essere di pari entit, a fronte di
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risorse finanziarie rinvenibili a livello regionale stimabili tra i 20 e i 25 milioni di euro. Sono, pertanto, di tutta evidenza la portata e la rilevanza nazionale dell'evento calamitoso. Come detto nella mozione in esame, le Marche, come tutte le altre regioni, hanno subito, con la manovra finanziaria di cui al decretolegge n. 78 del 2010, un drastico taglio dei trasferimenti statali: dai 220 milioni di euro del 2009 si passati a 41 milioni di euro, con un taglio netto di 179 milioni di euro sulle funzioni trasferite dallo Stato alle regioni con i decreti Bassanini. Certamente, ci troviamo di fronte ad un limone spremuto. Vi anche una valutazione di buon senso che chi governa dovrebbe fare. Se non si pu chiedere ad una regione di tagliare il proprio bilancio, gi tagliato drasticamente da questo Governo, non si pu nemmeno chiedere alla stessa regione di aumentare l'IRAP alle imprese danneggiate oppure l'IRPEF alle aliquote basse quando quelle alte sono gi state tassate al massimo. L'illogicit di una tale norma sta anche nello sfondo storico della legislazione nazionale che ha sempre sospeso i tributi e i contributi alle imprese colpite da calamit naturali, come ad esempio un terremoto. Le stesse Marche ebbero la sospensione dei tributi e dei contributi per il terremoto del 1991, mentre in questa occasione non solo non si sospendono i tributi ed i contributi, ma si incrementano. Dall'illogicit si passa alla perversione politica, quando si affronta un altro tema di finanziamento, quello relativo alla difesa del sistema idrogeologico erogato dal Ministro dell'ambiente. Dopo che, per un decennio, lo Stato non ha erogato un solo euro alle regioni, lo scorso 25 novembre la regione Marche ha sottoscritto un accordo di programma con il Ministro Prestigiacomo per un
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importo complessivo di oltre 50 milioni di euro. Lo scorso 2 marzo, in piena alluvione, lo stesso Ministro ha comunicato che tale finanziamento sarebbe stato ridotto del 10 per cento per finanziare interventi a favore di Veneto, Liguria, Campania e provincia di Messina, per far fronte a precedenti eventi calamitosi. A nulla sono valse le proteste del governatore Spacca delle Marche, affinch il Governo si accorgesse della beffa che arrecava alle stesse Marche. Le Marche hanno contestato l'incongruenza delle norme adottate anche di fronte alla Corte costituzionale, alla quale hanno fatto ricorso in data 22 aprile scorso su mandato unanime del consiglio regionale. A parte la contraddizione delle norme introdotte nel cosiddetto decreto-legge milleproroghe, dianzi ricordate, e a parte l'impianto della legge n. 225 del 1992, dove all'articolo 2, comma 1, lettera c), chiaramente si riservano gli interventi della Protezione civile nazionale quali interventi relativi a calamit naturali, catastrofi o altri eventi, che per intensit ed estensione debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari, c' da richiamare anche il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 marzo scorso, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 65 del 21 marzo 2011, con il quale si dichiara lo stato di emergenza e nel quale si dice chiaramente che detta situazione di emergenza per intensit ed estensione non fronteggiabile con mezzi e poteri ordinari. Sicch di tutta evidenza la rilevanza nazionale dell'evento metereologico, che ha danneggiato le Marche dal 1 al 6 marzo scorso. Il fatto che le norme di cui ai commi 5-quater e 5-quinquies, prima ricordate, devono essere riviste come si chiede nelle due mozioni in discussione, provato anche da altre considerazioni, che appaiono agli occhi dei pi abbastanza scontate. Non
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pensabile, infatti, ammesso e non concesso che i danni siano posti tutti a carico del bilancio regionale, che le regioni - in questo caso la regione Marche - si carichino anche di funzioni e di interventi della Protezione civile, che sono riconducibili alla competenza dello Stato oppure delle province e dei comuni. Sorvoliamo l'improvvida espressione usata dal comma 5-quater, che pone in capo al presidente della regione l'obbligo di esercitare la potest tributaria, che per statuto spetta al consiglio regionale; sorvoliamo pure sulla circolare emanata il 14 marzo scorso dal Presidente del Consiglio dei ministri, contenente gli indirizzi interpretativi delle norme, che abbiamo contestato in sede di approvazione del decreto-legge milleproroghe e che si contestano con le mozioni in discussione, laddove si attribuisce allo stesso Presidente del Consiglio dei ministri la titolarit delle politiche di protezione ordinanze civile, attribuendogli poteri per emanare speciali ed derogatorie dell'ordinamento generale vigente

istituire eccezionali assetti organizzativi facenti capo a specifici commissari delegati, i quali possono essere anche diversi dal presidente della regione (si prefigura cos la paradossale situazione per cui il presidente della regione autorizzato ad aumentare le tasse regionali e il delegato del Presidente del Consiglio dei ministri a spendere le stesse risorse); sorvoliamo altre considerazioni minori. Non si pu sorvolare, per, in merito alla circostanza politica di un Governo che ha fatto dell'articolo 119 della Costituzione - sul quale ha costruito tutta la riforma del federalismo fiscale - il pilastro per il riassetto dei poteri locali, per tradirne poi l'essenza, laddove al quinto comma si richiama allo Stato affinch garantisca le risorse aggiuntive e gli interventi speciali per la promozione dello sviluppo
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economico, della coesione e della solidariet sociale, quale effettivo esercizio dei diritti della persona. Su questo punto riteniamo si debba rivendicare il diritto dei cittadini marchigiani ad essere non solo uguali agli altri, ma anche a vedersi riconoscere la Governo. Per tale ragione le norme in discussione contenute nel decreto milleproroghe riteniamo siano di natura incostituzionale. Lo sono sicuramente per la parte che esenta lo Stato da interventi con il Fondo nazionale per la Protezione civile per eventi valutati di rilievo nazionale, cos come si evince nella dichiarazione dello stato di emergenza prima richiamato. Oltre a richiedere la rivisitazione delle norme del decreto milleproroghe si chiede la deroga al Patto di stabilit per le spese relative ed attinenti gli interventi di ripristino dei luoghi danneggiati. Riteniamo assurdo che ci siano comuni che dispongono di residui attivi che possono essere utilmente destinati a prevenire ulteriori danni oppure a ripristinare lo stato quo ante l'evento calamitoso, e non possono farlo perch sforano i parametri del Patto di stabilit interno. Si faccia subito interprete questo Governo di questo dibattito e delle istanze di questa mozione, anzi di queste due mozioni, affinch emetta le ordinanze di Protezione civile per gli stati di emergenza deliberati, interpretando le norme citate in quanto riferite ad eventi di rilevanza nazionale (sottolineo: di rilevanza nazionale), facendo cos fronte agli indennizzi alle persone fisiche, alle imprese e agli enti locali, affinch essi possano fronteggiare le tendenze pi urgenti in corso. solidariet sociale di chi rappresenta l'unit nazionale, ossia la nazione, cio questo

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