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LA RISORSA APPENNINO

PREMESSA

1. IL CONTESTO NORMATIVO 1.1 1.2 Le leggi e la programmazione di settore Contributi e finanziamenti

2. LE PROSPETTIVE 2.1 Gli Obiettivi 2.2.Le forme di intervento *Vincoli e Premialit * Fiscalit, Tributi, Accesso al credito

3. CONCLUSIONI

Nota

PREMESSA La nostra montagna copre il 41% del territorio regionale, ma in essa vive solo il 10% della popolazione: si tratta dunque di una parte fondamentale del sistema emilianoromagnolo, ma con intrinseche debolezze legate in primo luogo allo spopolamento. Ecco perch tutelarla rappresenta un presidio per la qualit e la sicurezza non solo di quel territorio ma dellintero sistema-regione. Una prima considerazione che va fatta che in realt i nostri Appennini offrono un mosaico di situazioni molto differenziate fra loro e non pu esserci visione pi sbagliata dellarea sostanzialmente omogenea su cui intervenire con politiche generiche di sostegno. Non dappertutto ad esempio lo spopolamento raggiunge la stessa intensit ed anzi ci sono aree montane che nellultimo ventennio hanno raddoppiato la popolazione residente1; cos come ci sono Paesi vecchi ed altri decisamente pi giovani, realt plurietniche ed altre neppure sfiorate dal fenomeno migratorio. Non solo, ma mentre alcune zone montane possono contare su un tessuto imprenditoriale pi avanzato2, altre devono invece affidare il proprio sviluppo a differenti caratteristiche, quali ad esempio la presenza di beni culturali o ambientali. Insomma, il comune obiettivo di ripopolare la nostra montagna attraverso il consolidamento ed il rilancio delle comunit locali, necessita in realt di strategie e progetti estremamente differenziati ed elaborati sulle singole realt locali. Altrettanto errata e dannosa limmagine dellAppennino regionale quale area depressa da sostenere: ben vero che esistono criticit anche spiccate e che le azioni di sostegno e supporto sono imprescindibili, ma lo sono altrettanto le potenzialit ed il contributo che esso pu dare alle politiche di sviluppo regionale. E questo tanto pi oggi, avendo fatto dellidea di sostenibilit e della qualit la bandiera della nostra crescita futura. Sostenibilit che rispetto ambientale, ma che anche riscoperta di un vivere sociale pi a misura duomo, che significa ridare valore alla comunit ed alla sua capacit coesiva. E sostenibilit che vuol dire, ancora, tutela e valorizzazione delle risorse e dei territori in quanto capaci di creare ricchezza. Lidea stessa di sviluppo sostenibile, supportata dalluso delle nuove tecnologie, rende possibile valorizzare contesti che devono fare i conti con spazi ridotti, mancanza di
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Gli ultimi 10 anni hanno visto una crescita demografica complessiva del 7,4% nelle zone montane, e ci a fronte di una percentuale di Comuni montani superiore al 40% in calo demografico. I Comuni che hanno avuto un consistente aumento demografico devono tuttavia fare i conti con i problemi legati alla consistente componente straniera di nuovo insediamento. 2 La zona appenninica ospita circa 50.000 imprese, pari al 10% del totale regionale. Anche i tassi di occupazione, fatta salva la crisi globale in atto, paiono sufficientemente positivi. Evidentemente ci vale di pi per le realt che possono contare su una rete infrastrutturale maggiormente sviluppata e sulla maggiore vicinanza alle grandi aree urbane, come lAppennino bolognese e modenese, mentre le aree pi occidentali- il piacentino in particolare- sono molto penalizzate dallisolamento fisico e dalla maggiore distanza dai centri urbani.

infrastrutture importanti per la mobilit o con la necessit di soluzioni il meno possibile impattanti sul territorio. In una parola oggi si pu davvero pensare ad unimprenditoria produttiva capace di calarsi in contesti montani senza stravolgerli, senza esserne penalizzata, ed anzi concorrendo alla riconversione strutturale delleconomia locale ed alla sua ripresa competitiva: conditio sine qua non per la ripresa demografica dei territori.

1. IL CONTESTO NORMATIVO 1.1 Le leggi e la programmazione di settore E partendo da queste premesse che la Regione ha completamente riscritto il proprio approccio alla montagna, a partire soprattutto dallemanazione della Legge quadro n2 del 2004 Legge per la Montagna. Innovativo il passaggio dallottica settoriale a quella territoriale attraverso il nuovo ruolo di coordinamento e gestione affidato alle Comunit Montane intese non solo come Ambito Territoriale Ottimale ma anche come Ente di Programmazione dello sviluppo socio-economico dellarea montana. Innovativo il ricorso a strumenti di progettazione integrata e negoziata locali quali Intese Programmatiche3 e Accordi Quadro per la realizzazione di soluzioni specifiche nellambito di indirizzi ed obiettivi unitari dettati dal Programma Regionale per la Montagna4. Una modalit dazione, questa, che consente di ottimizzare luso delle risorse UE, Statali e Regionali, di incrociare le politiche settoriali con le specifiche problematiche presenti nelle varie parti dellAppennino emiliano-romagnolo, di coordinare gli interventi finanziati dai soggetti pubblici e lintegrazione delle risorse pubbliche con quelle private. Il grande passaggio concettuale della legge 2 dunque quello di non dettare norme di sviluppo, ma di indicare ai territori stessi strumenti, sinergie e procedure attraverso luso degli Accordi e la redazione dei Programmi Annuali Operativi ai quali vincolata leffettiva erogazione dei finanziamenti. 5 Il Primo programma Regionale stato attuato fra il 2005 ed il 2008 attraverso 8 Intese Istituzionali che hanno dato vita a 58 Acordi-quadro e generato 429 Interventi. Ogni area ha puntato su obiettivi specifici in base alle concrete esigenze ed aspirazioni locali.
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LIntesa istituzionale di programma il prodotto di una concertazione ampia tra Comunit montana, Provincia , Regione, Comuni che, in quanto sottoscrittori, sono direttamente coinvolti e chiamati a partecipare fattivamente allattuazione dellintesa, contribuendo con proprie risorse alla realizzazione degli interventi, secondo modalit e impegni che verranno puntualmente specificati negli Accordi-quadro attuativi dellIntesa. Centrale anche il ruolo di organizzazioni sociali ed economiche portatrici di interessi e dei soggetti privati interessati, chiamati in prima battuta a concorrere nella fase di definizione dellIntesa e a partecipare eventualmente poi in modo diretto come soggetti sottoscrittori di singoli Accordi, in quanto finanziatori con proprie risorse di specifiche azioni. LAccordo quadro viene a sua volta attivato con Programmi Annuali Operativi (PAO), coi quali ciascuna Comunit montana o altro Ente locale associativo deve approvare annualmente un programma dinterventi attuattivo dellAccordo-quadro per poter accedere ai finanziamenti disponibili sul bilancio regionale. 4 Si tratta del Programma triennale introdotto dallart. 8 della l.r.2/04 che, approvato dallAssemblea Legislativa, detta le priorit, gli obiettivi generali ed i criteri di ripartizione del Fondo a cui devono rifarsi le Intese Istituzionali. 5 Va rilevato che la l.r. 2/04 stata pensata con un assetto ed una ramificazione delle comunit montane sul territorio che la L.R. 10/08 ha notevolmente variato, riducendone il numero del 50% con evidente accrescimento del territorio di competenza.

La montagna piacentina ha insistito sullattrazione di nuove risorse, sullo sviluppo di qualit e sul mantenimento di un livello minimo, irrinunciabile, di servizi per la popolazione, favorendo in tal modo lintegrazione dei diversi sistemi territoriali montani con il sistema provinciale, regionale e interregionale. Il parmense ha perseguito lobiettivo di una stretta integrazione tra agroindustria, offerta ambientale e sistema dellofferta turistica. LAppennino Reggiano ha lavorato per la promozione di produzioni eco-compatibili e ad elevato contenuto tecnologico, per la tutela dei valori storici e ambientali e lattrattivit turistica,. La montagna modenese si spesa per la permanenza del presidio antropico, soprattutto in funzione della salvaguardia del territorio e dei suoi valori culturali, attraverso una strategia volta al rilancio del sistema socio-economico territoriale e di una progressiva apertura della montagna verso le reti esterne. Nel bolognese si sviluppata lequazione posizione geografica + qualit ambientale + sistema di mobilit + assetto produttivo + servizi = distretto qualit di montagna + sistema turistico locale. LAppennino Faentino si concentrato sulla costruzione di un sistema turistico territoriale basato sulla gestione sostenibile delle risorse, la valorizzazione del patrimonio storico-ambientale, il rafforzamento del governo locale e dei servizi per i cittadini, in particolare i servizi educativi e culturali. La montagna forlivese-cesenate ha messo al centro lo sviluppo economico socialmente ed ambientalmente sostenibile capace di valorizzare le peculiarit, favorire le sinergie tra le diverse parti del sistema locale e rafforzarne la presenza sulle reti di mercato. La Valle del Marecchia ha infine inteso promuovere lo sviluppo del sistema mare collina attraverso un processo di riduzione delle distanze fisiche, sociali ed economiche tra aree rurali ed urbane e attraverso la valorizzazione della qualit della vita, delle tradizioni locali, dell'armonia con lambiente naturale. Attualmente le Comunit Montane stanno elaborando le nuove Intese derivanti dal Secondo Programma regionale 2009-11, approvato con Delibera Assembleare n268 nel dicembre 2009 e che individua come priorit la promozione della fruizione integrata dellAppennino, il potenziamento dei servizi alla persona ed al territorio, limpulso e linnovazione delleconomia montana e la valorizzazione del paesaggio, della biodiversit ambientale e delluso sostenibile delle risorse. Obiettivi raggiungibili tramite azioni di messa in sicurezza del territorio, il perseguimento della qualit dellambiente, il mantenimento di degni standard di qualit della vita e del benessere degli abitanti, azioni attrattive nei confronti di potenziali nuovi residenti, linnovazione del sistema produttivo e del sistema sociale locale, una rinnovata competitivit del sistema produttivo locale, in special modo legato alle componenti agricole ed ambientali.

E evidente che questa azione declinata su base territoriale- che trova a propria volta collocazione nelle linee di sviluppo regionale dettate dal nuovo PTR 6- per ottenere la massima efficacia deve sapersi rapportare sia con gli interventi settoriali sia, soprattutto, con laltra programmazione intersettoriale che incide anche sui territori montani, a partire ovviamente dal Documento Unico di Programmazione7 che, con lAsse 9, si rivolge specificamente alle aree regionali depresse ex-Obiettivo2.

Il nuovo Piano territoriale regionale rappresenta la cornice di riferimento entro la quale scegliere che regione vorremo essere di qui al prossimo futuro. Sintesi delle scelte fatte e scommessa sul loro futuro dipanarsi. E uno strumento ispirato ai principi di sussidiariet e proporzionalit di mezzi e fini, trasparenza, cooperazione istituzionale, concertazione sociale e partecipazione. Punta a realizzare un circolo virtuoso di relazioni fra Stato, economia e societ ricreando una fiducia fondata su regole chiare e valori e obiettivi condivisi. Gli indirizzi del Ptr ruotano intorno a due considerazioni di fondo: la collocazione dellEmilia-Romagna nel circuito delle principali aree europee nonch la profondit e la portata dei cambiamenti richiesti dalle contraddizioni dello sviluppo regionale e dallimpatto della crisi e della globalizzazione. Il concetto di capitale territoriale sottolinea il fatto che la competizione non solo competizione di imprese, competizione di sistemi territoriali e, come nelle imprese, anche nei territori si pongono problemi di scala, di massa critica e di innovazione. Le citt e i territori non possono affrontare la dimensione dei processi globali e il loro intreccio con la realt locale pensando ciascuno a se stesso e magari spingendo lacceleratore sul localismo e il municipalismo. La Regione-Sistema un sistema di citt e territori in rete: una rete integrata e intermodale per la mobilit sostenibile di persone e merci; una rete di telecomunicazioni a banda larga, per superare il digital divide e sviluppare nuovi servizi per le famiglie, le imprese e la pubblica amministrazione; una rete di sicurezze sociali che tiene insieme i servizi domiciliari e i grandi centri di cura; una rete della ricerca e del trasferimento tecnologico, con le nostre storiche Universit, i centri di ricerca pubblici e privati, i tecnopoli promossi dalla Regione; una rete ecosistemica e paesaggistica e cos via. Il Ptr rende pi chiara la pianificazione del territorio che non sta pi dentro i confini amministrativi tradizionali e che anche a livello locale stringente lesigenza di uniformare, chiarire e semplificare le norme. La sfida per il futuro quello di giungere, con un percorso partecipato, al testo unico della legislazione sul territorio: non una legge in pi o un assemblaggio, ma una occasione per produrre una normativa chiara, semplificata e stabile.
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Il DUP, approvato dallAssemblea nel giugno 2008, esplicita la strategia regionale per l'attuazione della Politica Regionale Unitaria coinvolgendo nella programmazione Regione, Enti locali territoriali, parti economiche e sociali. Rappresenta un mix di scelte regionali, in grado di contribuire alla costruzione della regione-sistema e di mettere in valore i sistemi territoriali che nelle loro diversit e specificit costituiscono il vantaggio competitivo dell'intero sistema regionale. I dieci obiettivi del DUP contribuiscono a realizzare la regione-sistema ed a perseguire le priorit della politica regionale: 1.Rafforzare l'orientamento e l'impegno del sistema regionale verso la ricerca e l'innovazione 2.Potenziare l'investimento sul capitale umano attraverso l'innalzamento delle competenze 3.Promuovere la competitivit del sistema delle filiere e dei cluster produttivi 4.Promuovere una maggiore sostenibilit energetica ed ambientale del sistema produttivo 5.Rafforzare le infrastrutture per assicurare la migliore accessibilit al territorio regionale 6.Innovare e qualificare il welfare per migliorare la qualit della vita delle persone 7.Valorizzare lambiente naturale, ottimizzare la gestione delle risorse idriche e della costa 8.Valorizzare e promuovere il patrimonio ambientale e culturale 9.Valorizzare i potenziali territoriali e consolidare le aree ex Obiettivo 2 10. Promuovere la competitivit, la qualit e lattrattivit delle citt. Otto obiettivi sono trasversali e incentrati su temi cardine dello sviluppo regionale - dalleconomia della conoscenza allambiente, dalla mobilit sostenibile alla valorizzazione del patrimonio culturale e naturale, dal sistema produttivo al welfare mentre altri due obiettivi sono territoriali e pensati come risposta alle specificit di alcuni sistemi territoriali della regione (Sistema Appennino, Sistema della pianura orientale, Aree regionali ad alta specificit e potenzialit, Citt).

Gli altri programmi regionali che intersecano la propria azione col Programma per la montagna, e coi quali occorre dunque portare avanti sinergie e scambi per evitare di disperdere risorse e generare contraddizioni, sono: -il nuovo Programma di Sviluppo Rurale (programmato a livello provinciale attraverso i PRIP), che destina 390mln alle aree rurali svantaggiate (prevalentemente territori montani). Le misure di intervento promosse in modalit di programmazione negoziata con il Patto per lo sviluppo ammontano a poco pi di 40mln e quelle dell'Asse 4-Leader a 38mln (su un totale di 48). -il Programma di Valorizzazione e Promozione del Territorio - PVPT (Asse IV POR FESR), che ha rappresentato un momento importante nella programmazione integrata in materia di gestione e sostegno agli investimenti turistici e di promozione, a fronte di un processo di delega consolidatosi, invece, negli anni da parte della Regione a favore delle Province. Il costo complessivo dei 12 interventi localizzati in montagna ammonta a circa 15,6mln. -in campo turistico, attraverso lo stanziamento di risorse dedicate per la montagna per complessivi 3,5mln nel 2008 suddivisi tra il Programma di Promozione, Informazione e Commercializzazione Turistica previsto dalla LR 7/98, che ha sostenuto in maniera particolare il programma Appennino e Verde e gli 1,9mln con cui si intervenuti nel 2008 attraverso la LR 17/02, nella riqualificazione delle stazioni invernali e del sistema sciistico dei comprensori di Bologna, Modena, Reggio Emilia, Parma, Piacenza e Forl-Cesena. -il Piano di azione ambientale per un futuro sostenibile 2008-2010, che si fonda sui principi della sostenibilit e dellintegrazione, per riorientare le politiche economiche, ambientali e sociali su scala nazionale e regionale, affrontando le dimensioni fondamentali ed inscindibili di ambiente, economia e societ in modo integrato ed multisettoriale. Il Piano si concentra su quelle matrici ambientali, significative e critiche per il territorio regionale, a completamento ed integrazione di quanto gi previsto da altri strumenti della programmazione regionale (come ad esempio il POR FESR, il PSR, il Piano triennale delle attivit produttive, il PER, il PAR FAS, ecc.). -in attesa del nuovo Piano telematico regionale, si evidenzia limpegno della Regione nella passata programmazione a favore della promozione della societ dellinformazione e della costruzione di una community network degli enti locali. In continuit con lesperienza passata si prevede di proseguire in direzione dello sviluppo delle reti di telecomunicazione (LEPIDA e R3) e della gestione, per tutti gli Enti collegati alla Rete, della domanda dei servizi informatici condivisi, con lobiettivo di massimizzare le economie di scala. -il nuovo assetto territoriale previsto dalla l.r.10/2008, che influir in maniera rilevante sul processo di riorganizzazione delle funzioni e dei servizi. Rispetto agli obiettivi prefissati dalla l.r.11/2001 in materia di disciplina delle forme associative, che sollecitava soprattutto la costituzione da parte dei Comuni di semplici associazioni, basate su convenzioni, la L.R. 10/2008 promuove la costituzione di enti

sovracomunali pi strutturati e stabili, autonomi rispetto ai Comuni ed in grado di erogare in modo adeguato quei servizi che richiedono un bacino di utenza maggiore di quello comunale e nello stesso tempo di curare in modo pi soddisfacente i servizi e i bisogni prettamente di prossimit. Anche ai fini dellaccesso ai contributi regionali (destinati a regime soltanto alle Unioni, alle nuove Comunit montane e al Nuovo Circondario di Imola, equiparato ad unUnione), il quadro significativamente innovato. Il nuovo programma di riordino territoriale potr nel rispetto della legge, disciplinare pi puntualmente i criteri per lerogazione dei contributi e delle altre misure di incentivazione a favore delle forme associative, e spingersi ancor pi oltre sulla via della selezione dei processi aggregativi da premiare. -il miglioramento dei livelli di sicurezza del territorio e delle popolazioni rispetto al rischio idraulico, idrogeologico, sismico e di erosione uno degli obiettivi principali da perseguire per il territorio montano. Le voci principali di spesa per queste azioni sono relative a finanziamenti per studi, monitoraggi, attivit di prevenzione e per il potenziamento del sistema della protezione civile; agli interventi ordinari (riguardanti il reticolo idrografico naturale e artificiale, la sistemazione di versanti in frana) e agli interventi straordinari di Protezione Civile; ai contributi assegnati a privati e imprese come parziale risarcimento dei danni subiti in occasione di eventi calamitosi. Si tratta di un tema di grandissima importanza per la montagna ed occorre prevedere forme maggiormente strutturate e stabilizzate di integrazione e cooperazione. -la programmazione regionale in materia di sicurezza territoriale da parte della Regione, per i prossimi anni ha come obiettivo quello di consolidare loperativit delle strutture comunali e provinciali di Protezione Civile per una migliore risposta alle emergenze; assicurare il raccordo funzionale ed operativo tra le autorit di Protezione Civile a livello regionale e locale, sia in fase ordinaria che in emergenza; garantire il coordinamento tecnico e lintegrazione funzionale delle risorse umane e materiali del volontariato di protezione civile; acquisire tempestivamente notizie e dati su situazioni di pericolo, danno e crisi e sulle situazioni di emergenza, seguendone landamento; disporre interventi, lavori urgenti per superare situazioni di crisi e mitigare le conseguenze sul territorio prodotte dagli eventi emergenziali. 1.2 Contributi e finanziamenti La Legge 2, art. 11 istituisce una serie di Fondi dedicati: Fondo regionale per la montagna Costituito dallottanta per cento delle risorse del fondo nazionale per la montagna attribuite alla Regione e da risorse regionali aggiuntive, assegnato alle Comunit montane, che lo destinano al cofinanziamento degli interventi previsti negli Accordiquadro attuativi delle Intese istituzionali. Le risorse recate dal fondo sono ripartite alle Comunit montane secondo i seguenti parametri: 60% in proporzione alla superficie delle zone montane; 40% in

proporzione

alla

popolazione

residente.

Fondo per le opere pubbliche montane Destinato alla realizzazione di opere pubbliche di preminente interesse sociale ed economico (a norma dellart. 6, comma 2, lettera c) del decreto legislativo 30 giugno 1997, n. 244), costituito dalle risorse del fondo nazionale ordinario per gli investimenti attribuite alla Regione. E ripartito alle Comunit montane secondo i seguenti parametri: 60% in proporzione alla superficie delle zone montane; 40% in proporzione alla popolazione residente. Fondo per le piccole opere ed attivit di riassetto idrogeologico Costituito dal venti per cento delle risorse del fondo nazionale per la montagna attribuite alla Regione, finanzia piccole opere ed attivit di riassetto idrogeologico, realizzate da imprenditori agricoli. Il fondo ripartito in proporzione alla superficie delle aziende agro-silvo-pastorali censite allinterno delle zone montane. Nel quinquennio 2005/2009 le risorse recate dalla L.R. 2/2004 hanno finanziato specifici Accordi-quadro per lo sviluppo delle zone montane per un totale complessivo di oltre 29mln, che hanno movimentato complessivamente, tra altre risorse pubbliche e risorse private, circa 52mln. A queste risorse si sono aggiunte nello stesso periodo altri finanziamenti regionali settoriali (bonifica, difesa del suolo, turismo, ecc.) per un totale di oltre 80 milioni di euro allanno. Nel 2010, sempre in attuazione della l.r. 2/2004, la Regione ha finanziato altri interventi per lo sviluppo delle zone montane per ulteriori 10mln che hanno movimentato, sempre tra altre risorse pubbliche e risorse private, circa 31,5mln, con un effetto moltiplicatore di 1 a 3. Questi interventi, che affrontano in particolare i temi del dissesto idrogeologico, della messa in sicurezza delle strade e della riduzione nei territori montani del Digital Divide, costituiscono il primo atto del 2 Programma Regionale per la Montagna approvato nel dicembre 2009 dallAssemblea Legislativa e si pongono lobiettivo di valorizzare il nostro Appennino sia dal punto di vista della messa in sicurezza del territorio, sia da quello della sua valorizzazione imprenditoriale e turistica. Anche nel 2010, alle risorse recate dalla l.r. 2/2004 si sono aggiunte altre risorse settoriali: si ricordano in particolare i 5mln iscritti nel bilancio regionale in sede di assestamento per la sistemazione della viabilit comunale nei territori montani ed altri 5mln investiti dalla Regione per superare il divario tecnologico soprattutto nelle zone dellAppennino. Con questultimo finanziamento, che rientra nellAccordo siglato tra Regione, LEPIDA Spa e Telecom Italia, si potranno realizzare nel corso del 2010 interventi che permetteranno laccesso alla banda larga per 80mila cittadini della nostra regione,

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oggi ancora esclusi da questa tecnologia (il territorio scoperto dalla Banda Larga ammonta ad oggi al 10% circa dellintera superficie regionale). A fronte di tali interventi sostenuti dalla Regione, limpegno finanziario assunto dallo Stato in continuo decremento. Dal 2005 al 2009 le risorse del Fondo nazionale per la Montagna (l. 97/1994) per la nostra Regione sono state di appena 7mln (contro i 19mln stanziati dalla regione), mentre i fondi destinati al funzionamento sono stati praticamente azzerati (c stato un taglio del 90%, tanto che lEmilia-Romagna si dovuta far carico di quasi 5mln per permettere il riordino delle Comunit montane). Inoltre, come se gi questo non fosse sufficiente a fare saltare il sistema, stiamo ancora aspettando il riparto del Fondo relativo al 2009 (1,9mln) ed al 2010. Il risultato di questa situazione che la programmazione di interventi per lo sviluppo delle zone montane posta ormai quasi a totale carico della Regione.

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2. LE PROSPETTIVE 2.1 Gli Obiettivi Declinare gli obiettivi di sviluppo e ripopolamento del Piano Regionale per la montagna significa pensare ad interventi che rendano migliori le condizioni di vita di chi gi in montagna risiede e lavora, ma anche che sappiano attrarre potenziali nuovi residenti, soprattutto giovani famiglie il cui impatto sul territorio non si limiti solo ad un immediato ripopolamento ma inneschi processi di crescita demografica in prospettiva. I settori dintervento su cui concentrarsi prioritariamente sono: La casa Laccesso allabitazione in affitto a prezzi agevolati o in propriet attraverso canali di credito pi facilmente accessibili (oggi non ci sono problemi di tassi, visto il basso costo del denaro) pu essere un importante stimolo per i giovani e le famiglie che in citt non riescono a far fronte economicamente a percorsi di emancipazione abitativa dalla famiglia dorigine o comunque non possono permettersi soluzioni abitative consone alle esigenze di una famiglia in espansione. Va comunque tenuto conto il successo piuttosto contenuto ottenuto dal bando Una casa per le giovani coppie8, che ha proposto numerose soluzioni abitative in zone periferiche. Ci a ribadire che lagevolazione abitativa va calata in un contesto positivo di interventi per il lavoro, la scuola e i servizi. Il Lavoro Creare opportunit di lavoro in montagna significa prima di tutto insistere sui settori che in essa trovano la loro dimensione ideale, a partire dal turismo e dallagricoltura. E tuttavia vero che lo sviluppo tecnologico e delle infrastrutture immateriali, cos come le nuove frontiere della green economy, rendono possibile pensare anche per la montagna a importanti soluzioni imprenditoriali legate al settore artigianale/industriale.

La Regione mette a disposizione un contributo di 10.000 per alloggio, che aumenta a 13.000 per gli alloggi realizzati con tecniche costruttive che garantiscano l'applicazione integrale dei requisiti di prestazione energetica degli edifici e degli impianti energetici. Inoltre il contributo pu essere incrementato di un importo aggiuntivo di 2.000 per i nuclei nei quali sia presente almeno un figlio. Prima dellacquisto possibile un periodo di locazione agevolata della durata massima di 4 anni. Beneficiari dellintervento sono giovani coppie (si intendono nuclei costituiti da coniugi, da nubendi, da conviventi more uxorio o da persone intenzionate a convivere more uxorio, in cui almeno uno dei due componenti la coppia abbia non pi di 35 anni), nuclei monoparentali (si intendono i nuclei costituiti da un solo genitore che abbia non pi di 45 anni di et con uno o pi figli a carico); nuclei numerosi (si intendono i nuclei nei quali almeno uno dei due genitori non abbia pi di 45 anni di et e nei quali siano presenti almeno tre figli coresidenti, dei quali almeno uno minore di anni 18); nuclei sottoposti a procedure di rilascio dell'alloggio per ragioni diverse dalla morosit; nuclei assegnatari di un alloggio di edilizia residenziale pubblica per i quali sia stata dichiarata la decadenza per superamento dei limiti di reddito

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Quanto al turismo, oltre alla specificit della l.r. 17/2002 per le stazioni sciistiche, si rileva che la l.r.40/2002 allart. 8 reca Interventi a sostegno del turismo montano9. La norma prevede che alcune tipologie di attivit quali ristoranti, affittacamere, ecc, possano accedere ai finanziamenti della l.r.40 solo in virt della posizione geografica disagiata. Inoltre una quota dei finanziamenti destinata alle zone montane. La collocazione geografica gi stata nel passato fonte di premialit nella redazione di bandi. La regolamentazione commerciale fa capo invece alla l.r. 14/99 che allart. 9 reca Promozione delle attivit commerciali e dei servizi nelle zone montane e nei comuni minori10. La programmazione dunque, anche in virt del valore sociale riconosciuto allesercizio commerciale sito in ambiti disagiati, prevede linee dintervento prioritarie. Lagricoltura una delle fonti di reddito ed occupazioni pi caratteristiche del territorio montano. Il Piano di Sviluppo Rurale include una serie di Azioni completamente dedicate ed altre che, riferite allintero territorio regionale, prevedono priorit daccesso ai contributi per le aziende montane. Cos ad es. lAsse1, rivolta al miglioramento competitivo, pone la collocazione montana fra le priorit per laccesso ai contributi; le misure 211 e 212 dellAsse2 recano rispettivamente Indennit agli agricoltori delle zone svantaggiate in aree montane e Indennit agli agricoltori delle zone svantaggiate nelle aree collinari; lAsse3- ponendosi lobiettivo del miglioramento delle condizioni di vita- passa dalle Infrastrutture e strutture idonee a potenziare lattivit agricola, in particolare nelle aree collinari e montane lontane dai grandi centri di fondovalle, alla Realizzazione di impianti pubblici per la produzione di energia da biomassa locale nei comuni montani, dallo Sviluppo e rinnovamento dei villaggi alla Multifunzionalit dellazienda agricola. LAsse4 Leader+, infine, rivolgendosi alle aree con problemi strutturali, pressoch completamente dedicata alla montagna.

Art. 8: 1. La Regione, nell'ambito delle finalit generali di cui all'articolo 1, incentiva il turismo montano per la valorizzazione e per la salvaguardia dell'equilibrio socioeconomico delle aree appenniniche attraverso un corretto sviluppo della fruizione turistica della montagna nel rispetto dell'ambiente. 2. A tale scopo ai soggetti di cui all'articolo 5, comma 1 possono essere concessi contributi per la realizzazione di nuove strutture e impianti o strutture di servizio ovvero per la ristrutturazione, l'ampliamento, l'ammodernamento, la riqualificazione di impianti e strutture esistenti ad eccezione delle spese per l'acquisto di aree e immobili, per interventi inerenti: a) strutture ricettive, acquisizione di impianti e attrezzature finalizzate alla fruizione turistica del territorio montano; b) strutture sportive, ricreative finalizzate alla migliore fruibilit turistica ed alla qualit del territorio montano. 10 Art. 9: 1. Nelle aree montane e rurali, nonch nei centri minori e nei nuclei abitati di cui alla lettera a) del comma 1 dell'art. 10 del D.Lgs. 114 del 1998 nei quali non risulti possibile garantire un'adeguata presenza di esercizi di vicinato, i Comuni favoriscono la presenza di esercizi commerciali polifunzionali nei quali l'attivit commerciale pu essere associata a quella di pubblico esercizio e ad altri servizi di interesse collettivo, eventualmente in convenzione con soggetti pubblici o privati. 2. Ai fini della concessione di contributi di cui alla L.R. n. 41 del 1997, la Regione attribuisce titolo di priorit agli interventi riguardanti l'attivazione di esercizi polifunzionali. 3. Con successiva legge regionale saranno previste esenzioni dai tributi regionali.

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Il settore produttivo non annovera invece azioni od interventi specifici per la montagna. Tuttavia la direttrice indicata dalle politiche di sviluppo regionali, basate sulla green economy, sulle produzioni di energie alternative e sullhi-tech, incoraggia intrinsecamente la realizzazione di insediamenti in zone montane, perch si tratta di soluzioni a basso impatto ambientale, che non necessitano di dimensioni eccessive o di massicce infrastrutture materiali11. Da un lato dunque lartigianato tradizionale che riscopre i valori del territorio e si lega allofferta turistica e dallaltro lhi-tech ed il trasferimento tecnologico. La scuola Il numero di studenti che frequenta scuole montane in Regioni pari a 26.271 su un totale regionale di 468.917 unit (dalla primaria alla secondaria di 2 grado), ovvero al 5,9%12. La concentrazione maggiore nella scuola primaria (7,3%, rispetto al 3,8% della secondaria di 2 grado) e la distribuzione fra province abbastanza disomogenea. La Regione ad oggi non ha una linea di intervento specificamente dedicata alle scuole di montagna, a cui sta per lavorando. Tuttavia lart. 2 della l.r. 12/2003, negli indirizzi regionali per la programmazione dellofferta formativa e per lorganizzazione della rete scolastica richiede agli Enti Locali una particolare attenzione alle aree deboli ed alla montagna. Lattivazione dei PAO ha visto nel primo triennio una serie di interventi volti al mantenimento delle scuole di montagna13. E evidente che la sopravvivenza dei presidi scolastici nelle zone pi isolate non pu che passare attraverso due strade maestre: quella degli Accordi col Ministero attraverso i Provveditorati e lUfficio Scolastico Regionale 14 e quella dello sviluppo di forme alternative di docenza basate sulluso di tecnologie multimediali e di connessione15. Lo sviluppo di una linea dedicata alle scuole di montagna permetter probabilmente una pi puntuale azione di coordinamento e proposizione da parte della Regione, sia nel rapporto discendente con le Comunit Montane che in quello ascendente col Ministero per la stipula di Intese ed Accordi16.
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Attualmente il Parco nazionale dellAppennino Tosco--Emiliano, in collaborazione con Confcooperative Reggio Emilia e la Banca di Credito Cooperativo di Cavola e Sassuolo, sta promuove il Concorso di Idee "Una Montagna di Imprese", che mira alla promozione imprenditoriale, attraverso un concorso che premia le migliori idee imprenditoriali legate ai temi della green economy e dello sviluppo socioeconomico compatibile. 12 Dati provvisori trasmessi dal servizio competente 13 Solo a titolo desempio: C.M. del Frignano 2008, C.M. Appennino modenese Ovest 2008, C.M. Appennino Forlivese 2006; 14 Ad oggi non sono attivi protocolli dintesa col Ministero sulle scuole di montagna 15 E partito questanno nel Comune di Bardi (PR) un interessante progetto di scuola a distanza che consente ai ragazzi la frequenza scolastica in teleconferenza per tre giorni settimanali. 16 Lesperienza della Regione Piemonte, molto attiva su questo versante, ha dimostrato lutilit di coniugare lazione locale di area vasta con la programmazione di interventi e strategie regionali per il mantenimento dei plessi e lo sviluppo dellofferta formativa. Ad aprile 2009 stato firmato un Protocollo triennale fra Regione Piemonte, Ministero e Ufficio Scolastico Regionale finalizzato a promuovere

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I servizi Il mantenimento di un livello accettabile di servizi per i cittadini delle zone montane condizione sufficiente ad evitare lo spopolamento delle aree appenniniche. La loro implementazione invece condizione necessaria per programmare un rilancio demografico dei Comuni montani. Quando parliamo di servizi alla persona dobbiamo tenere ben distinti due piani di intervento. Da un lato c tutta la rete dei servizi socio-sanitari che si rifanno a Livelli Essenziali che la Regione deve garantire. Dallaltro lampia e variegata casistica dei servizi che, pur non costituendo diritti di cittadinanza, sono imprescindibili per garantire un tenore di vita sufficiente: dallo sportello postale al negozio di vicinato, dal centro aggregativo, al nido, al trasporto pubblico. Quanto alla prima casistica, le ll. rr. n. 2/ 2003 (legge quadro sui servizi sociali) e n. 29/ 2004 (legge di riorganizzazione del Servizio sanitario regionale) hanno ridefinito completamente il sistema di programmazione e gestione dei servizi sociali, sanitari e socio-sanitari regionali, disegnando una rete fortemente integrata su base distrettuale entro la quale ogni attore istituzionale e sociale svolge un ruolo ben definito, con competenze chiare e responsabilit certe. Lulteriore sviluppo di questa progettualit stata lannessione del privato nel sistema di erogazione attraverso la normativa sullAccreditamento, tracciata dalla Del. Giunta 772 del 200717 Ci ha permesso di attuare strategie dintervento disegnate sui singoli territori e sulle loro specificit- senza bisogno di prevedere ulteriori e specifici strumenti per le zone montane-, nella cornice di riferimento nel Piano sociale e sanitario regionale, di durata triennale18.
iniziative volte a favorire il mantenimento e lo sviluppo del servizio scolastico nelle zone montane che, fra laltro, istituisce un gruppo di lavoro interassessorile. Sempre in linea con la plurisettorialit dellintervento. lemanazione di bandi annuali coordinati fra gli Assessorati Regionali alla Montagna ed alla Formazione. Esperienza molto interessante attivata in Piemone il progetto Rete LIM, a cui la sperimentazione del Comune di Bardi si avvicina. 17 La finalit assicurare un elevato standard qualitativo dei servizi e delle strutture e regolare i rapporti tra committenti pubblici e soggetti produttori, attraverso contratti di servizio, superando la procedura basata sugli appalti. Il sistema di accreditamento richiede precise garanzie sulla continuit assistenziale, sulla qualit, sulla gestione unitaria dei servizi. E la programmazione regionale e locale (Regione, Comuni, Aziende sanitarie) che identifica il fabbisogno di servizi ed interventi di ogni territorio, da accreditare. Gli Enti pubblici erogatori di servizi devono obbligatoriamente essere accreditati, rispettando gli stessi criteri e requisiti dei privati, per i servizi che gestiscono direttamente. Con la delibera della Giunta regionale n. 514/2009, sono stati definiti i requisiti per laccreditamento dellassistenza domiciliare, dei centri diurni per anziani e per disabili, delle case residenze per anziani, dei centri residenziali socio-riabilitativi per disabili. 18 Tenendo conto delle priorit individuate dal Piano regionale, le Conferenze territoriali elaborano - in base anche ai risultati emersi dal Profilo di comunit - lAtto di indirizzo e coordinamento, sempre triennale. Da questo discendono due atti: il Piano di Zona elaborato in sede di Comitato di Distretto (che si concretizzer con un Programma attuativo annuale) e il Piano attuativo locale redatto dallAusl (che si

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E pur vero che le criticit legate soprattutto alle piccole dimensioni delle comunit, alle distanze ed allo spopolamento delle zone appenniniche ha richiesto alcuni aggiustamenti della normativa. Cos il sistema di accreditamento socio-sanitario prevede elementi di flessibilit per ladeguamento alle specificit dei territori di montagna e decentrati, ai quali per altro stata concessa una deroga anche in termini temporali. Per esempio, per lassistenza domiciliare, le percentuali di personale addetto allassistenza di base qualificato nellaccreditamento transitorio possono essere ridotte per i servizi operanti in ambiti distrettuali di piccole dimensioni o montani, in relazione alla ridotta numerosit degli operatori prevedendo negli anni un percorso di adeguamento pi graduale. E ancora nei criteri di ripartizione del Fondo Sociale Regionale lassegnazione della quota indistinta (finalizzata al mantenimento, sviluppo e qualificazione della rete dei servizi) ai Comuni tiene conto anche della qualit di "Comuni montani", destinandovi una percentuale di risorse. Non cos invece per il Fondo per la non-autosufficienza. Nonostante questa flessibilit organizzativa i Profili di Comunit continuano ad evidenziare in generale in tutti i territori montani lesigenza di predisporre forme pi elastiche di erogazione dei servizi. E poi evidente che i tagli al budget per il sostegno al settore socio-sanitario complicano ulteriormente il mantenimento di tali servizi 19. In un contesto di ripopolamento delle zone montane, anche la seconda tipologia citata di servizi alla persona diventa fondamentale: dagli asili nido20- e dalle altre forme di servizi integrativi e sperimentali previsti dalla l.r. 1/00 e s.m.- alla farmacia, dalla banca al negozio di vicinato e alla posta21.

concretizzer a sua volta con il Piano annuale delle azioni e budget). I Profili di comunit e gli Atti di indirizzo triennali svolgono dunque il ruolo di cerniera tra la programmazione regionale e quella territoriale. 19 Non possibile attingere al Fondo per la Montagna, dedicato solo agli investimenti. 20 Con gli interventi per lo sviluppo e la qualificazione dei servizi educativi rivolti ai bambini in et 0-3 anni in attuazione della l.r.8/04, promossi attraverso una programmazione triennale ed una conseguente assegnazione delle risorse, sono stati sostenuti progetti sperimentali coordinati dalle Amministrazioni comunali in stretta collaborazione con le Province e la Regione . Inoltre nelle linee di indirizzo e nei criteri generali di programmazione, nellambito della promozione di politiche e azioni per i servizi per la prima infanzia, si sollecitano le Province a definire una programmazione mirata degli interventi per favorire anche il superamento degli squilibri territoriali. Specificamente di prevedere ladozione di criteri preferenziali relativamente allerogazione di contributi ai Comuni, per gli interventi posti in essere dalla Comunit montane e dalle Unioni e Associazioni di comuni, tenendo conto quindi della densit demografica dei territori. (l.r. 6/2004) Sul territorio regionale complessivamente al 2009 sono presenti n. 75 servizi sperimentali (educatrice familiare, educatrice domiciliare o piccolo gruppo educativo) e le risorse mediamente impegnate dal 2007 al 2009 sono di circa di 200.000 allanno. 21 Gi nel settembre 2003 Regione Emilia-Romagna, Anci, Upi, Uncem e Legautonomie hanno sottoscritto un protocollo dintesa con Poste Italiane nel quale si impronta una collaborazione basata sul riconoscimento dell'importanza di garantire, anche nei comuni pi piccoli e disagiati e in particolare nei comuni di montagna, l'efficienza e la qualit dei servizi essenziali. Nel 2006 la Pro di RE ha sottoscritto un accordo con Medici, Farmacisti e Poste Italiane per la consegna di libri e medicinali a domicilio sfruttando i portalettere. La Regione Piemonte a fine 2007 (rinnovato 2010) ha firmato un protocollo con Poste Italiane e Ministero delle Comunicazioni che ha consentito di scongiurare ogni ipotesi di chiusura degli uffici postali collocati in zone svantaggiate e scarsamente abitate dove importante mantenere i servizi essenziali alla popolazione per garantire la permanenza dei residenti e la creazione di nuovi insediamenti e attivit

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Gli Accordiquadro per la montagna sono le sedi di programmazione maggiormente indicate per progettare e concordare progetti e interventi, per altro riscontrabili gi nelle azioni discese dal Triennale oggi concluso. Il salto di qualit per deve passare necessariamente attraverso lattivazione di azioni fortemente innovative- basate anche sullutilizzo delle nuove tecnologie che consentono di ovviare al problema delle distanze fisiche- e calate sui singoli contesti territoriali partendo da alcune direttrici dintervento: -profonda sinergia fra programmazione per la montagna e programmazione distrettuale socio-sanitaria; -ulteriore valorizzazione del privato attraverso incentivi specifici, riconoscendo anche il valore sociale di determinate attivit imprenditoriali in virt del contesto in cui si trovano; -coinvolgimento dellAssociazionismo e del Volontariato attraverso la presentazione di progetti sperimentali in sede di Programma annuale attuativo dei Piani di Zona; -convenzioni ed intese con Enti ed Istituti. Le Infrastrutture La totale copertura del territorio montano da parte delle infrastrutture immateriali (telefonia mobile, banda larga e segnale digitale) condizione essenziale alla creazione di un ambiente imprenditoriale dinamico e competitivo. Questa affermazione, di per s sempre valida, lo tanto pi in territori come quelli montani penalizzati dalla distanza dai centri urbani e dalle principali infrastrutture viarie e normalmente serviti solo da una viabilit secondaria. Il primo necessario passo dunque possedere una mappatura completa del territorio per conoscere le zone scoperte o soggette a criticit. Laddove tale monitoraggio manchi o non sia aggiornato, come nel caso della copertura telefonica per la quale Telecom non rende pubblici i dati - sar utile avviare indagini conoscitive o, se possibile, stipulare intese con i soggetti competenti.22

economiche. Il documento sottoscritto dalle parti prevede anche, oltre alla difesa degli sportelli postali, lo sviluppo di servizi per la popolazione quali il recapito dei medicinali e dei referti medici Uncem Toscana sta lavorando ad un progetto che prevede nel Comune di Fossato la creazione di sportelli- appoggiandosi a strutture o attivit gi esistenti sul territorio quali Pro Loco o attivit commerciali- in grado di effettuare servizi postali e, contestualmente, di raccogliere le esigenze del territorio nellottica di un miglioramento di altri servizi erogabili (front office).
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La Regione Piemonte si mossa in tal senso con un'indagine conoscitiva sulla qualit del segnale sul territorio delle Comunit Collinari e Montane condotta in accordo con l'assessorato regionale all'Universit, ricerca , politiche per l'innovazione e l'internazionalizzazione, telecomunicazioni, egovernment, industria e energia. A seguito di tale indagine si sono attuati alcuni interventi finalizzati a garantire il ripristino dei servizi essenziali di ricezione della telefonia e per colmare il disservizio nei collegamenti telefonici sia di rete fissa che mobile. In collaborazione con Enel si allocato un ripetitore telefonico nei pressi della cima Caplet del comune di Ormea risolvendo il problema delle comunicazioni telefoniche in un'area di circa 6.000 ha.

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Quanto alla copertura del segnale televisivo23, i dati in nostro possesso evidenziano una suddivisione della tipologia di servizio in tre fasce relative alla popolazione servita dall'emittente pubblica, la popolazione servita dall'emittenza privata nazionale e la popolazione servita dall'emittenza locale (sia di tipo regionale, sia a minore estensione). Dalla fascia di popolazione servita dall'emittenza pubblica, grazie ai requisiti del contratto di servizio, resta escluso un numero limitatissimo di cittadini: solo alcune decine di aree popolate da non pi di un centinaio di abitanti ciascuna non sono raggiunte dal segnale televisivo RAI (in particolare RAI UNO: gli altri canali RAI di contenuto generalista, eventualmente, non sono al momento ricevuti da una popolazione maggiore, ma, con il passaggio al digitale, questo divario e' destinato a scomparire). In queste aree non si riceve neppure lemittenza privata nazionale e locale. Un discorso importante e' rivestito dalla regionalizzazione del servizio pubblico: la regione al momento ha un indice di penetrazione del canale RAI tre regionale dell'ordine del 65%. Sulla base di questa osservazione, la politica indirizzata dalla Regione per gli obiettivi dello switch-off analogico e' stata di migliorare questo livello di servizio e sono state fornite da RAI rassicurazioni che l'obiettivo a valle dello switch-off sara il 95%. La Regione infine sta supportando le iniziative che le emittenti locali stanno intraprendendo prima dello switch-off, destinate a garantire un panorama stabile della autorizzazioni a diffondere programmi televisivi, in modo da poter garantire investimenti su un opportuno periodo temporale. Si sta inoltre valutando la possibilit di agevolare economicamente iniziative concomitanti con lo switch-off che agevolino l'emittenza locale a superare il gap dovuto dall'economia di scala meno efficiente e permettano di raggiungere in modo pi pervasivo il territorio, anche nelle aree che risulterebbero economicamente meno vantaggiose. Sulla riduzione del Digital Divede di prima generazione24, la percentuale di copertura regionale pari al 96,4% da considerarsi lorda, computando tutta la popolazione che

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Per il governo del segnale televisivo, la regione Piemonte ha interloquito direttamente con Rai-Way ottenendo linstallazione di 12 ulteriori ripetitori in territorio montano rispetto a quanto previsto dal piano nazionale di interventi. Inoltre, tramite la cessione in comodato d'uso delle Comunit Montane di 33 apparecchiature di propriet della Rai, si provveduto ad un ulteriore miglioramento. Si poi realizzato, in collaborazione con Uncem Piemonte e il Dipartimento per le comunicazioni ispettorato territoriale Piemonte e Valle d'Aosta, un censimento dei ripetitori minori di propriet degli enti locali. Per queste strutture, una volta accertata dal competente ufficio la regolarit tecnica e amministrativa, stato previsto un apposito contributo regionale per l'adeguamento tecnico del segnale digitale. 24 I dati si riferiscono al servizio minimo o di prima generazione, che implica una connessione di almeno 2Mb/s, contro quello di 2 generazione che viaggia a 7Mb/s.
1/9/2010 - RIEPILOGO TOTALE Totale Centrali del Piano Infratel Centrali a Piano Lavori 2010 di Telecom incluse nel piano Infratel DEI NUMERI Totale PC 123 7 54 0 DEL PIANO LAVORI PR RE MO BO 21 18 24 22 3 11 7 14

FE 11 5

RA 8 6

FC 5 4

RN 7 4

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pu connettersi a centrale attrezzata per ADSL. La percentuale netta, ovvero coloro che effettivamente possono sfruttare questo collegamento, invece pari all87,8%. Sono 82 i Comuni in cui i servizi a banda larga su rete fissa sono disponibili a meno del 45% della popolazione, e quasi tutti montani. Di questi, 53 Comuni sono in totale Digital Divede (servito solo 5% della popolazione). Considerando anche la copertura wireless la cifra scende da 53 a 6. La sicurezza territoriale Secondo i dati recentissimamente diffusi dal Consiglio Nazionale dei Geologi la nostra Regione, con i suoi 4316km2 di superficie interessata, guida la classifica italiana del rischio idrogeologico. In questarea vivono 825mila persone e trovano spazio quasi 168mila edifici, fra cui 815 scuole e 100 ospedali. E dunque chiaro che la riduzione del dissesto idrogeologico del territorio montano condizione indispensabile per il raggiungimento degli obiettivi strategici di consolidamento e di sviluppo del tessuto socio-economico locale. La programmazione settoriale da sola non per sufficiente se non coniugata con politiche attive di prevenzione e salvaguardia dell'ambiente nelle sue molteplici componenti: il rimboschimento e la cura dei boschi, il sostegno allagricoltura di montagna ed il mantenimento del presidio antropico, sono i primi obiettivi di prevenzione da conseguire. Obiettivi, questi, declinati nella programmazione regionale incidente sui territori montani: dal DUP al Piano di sviluppo rurale, al Piano di azione ambientale e cos via. Il nuovo PTR fa un ulteriore passo avanti, mettendo per la prima volta al centro lattenzione al Territorio come bene assoluto e dunque da difendere e preservare in quanto tale e non per scopi utilitaristici. Merito forse anche della nuova sensibilit ambientale, oggi si sta decisamente affermando lidea della necessit di proteggere il suolo sia dall uso irrazionale ed indiscriminato che in passato stato fatto anche nella nostra Regione (sebbene sia da sempre una delle pi impegnate nella pianificazione), sia dai fenomeni di dissesto che interessano soprattutto le zone montane e costiere. Un passo avanti decisivo nel governo dei fenomeni di dissesto si fatto con lemanazione della L.183/89, che ha superato lottica degli ambiti amministrativi di gestione per prendere a riferimento i bacini idrogeologici unitari.

Comuni interessati dagli Interventi a Piano Lavori 2010 del Piano Infratel Interventi in autonomia di Telecom Italia Comuni interessati dai 71 Interventi complessivi a Piano Lavori

44 17 54

0 1 1

3 4 4

8 5 10

7 2 8

13 1 13

4 2 6

2 0 3

3 2 4

4 0 5

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La legislazione emiliano-romagnola successiva ha tratto le conseguenze di questa scelta potenziando al massimo gli strumenti e le opportunit di interazione fra i vari attori istituzionali e tecnici. Oggi dunque abbiamo a disposizione un sistema amministrativo riformato e funzionante, una serie di strumenti programmatici efficaci e possediamo una conoscenza ed una cartografia dei suoli pressoch completa e costantemente aggiornata. La questione centrale che lestrema esiguit dei fondi disponibili per la programmazione ordinaria degli interventi fa s che spesso si sia costretti ad intervenire in risposta allemergenza piuttosto che per evitarla25, col risultato di mettere toppe ad un territorio che rovina ogni giorno di pi, con grave danno sia per la montagna stessa che per la pianura che ne subisce gli effetti secondari26.
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La giunta della Comunit Montana della Val Marecchia ha adottato un ordine del giorno in cui propone alla Regione Emilia Romagna la modifica degli atti di sua competenza per prevedere una quota di almeno il 3% annuale sui proventi della tariffa dambito del servizio idrico integrato da destinare agli interventi di Tutela della risorsa idrica nel territorio montano. 26 Tabelle TERRA & SVILUPPO Decalogo del Territorio 2010, Cons. Naz. Dei Geologi; ottobre 2010 Spesa per l'Ambiente - Conto Capitale (tutte le spese che incidono direttamente o indirettamente sulla formazione del capitale pubblico) Milioni di euro Totale 1 Veneto 3.404 2 Lombardia 2.620 3 Campania 2.471 4 Piemonte 2.073 5 Sicilia 1.931 6 Emilia Romagna 1.742 7 Trentino Alto Adige 1.628 8 Sardegna 1.543 9 Toscana 1.487 10 Lazio 1.103 11 Umbria 1.043 12 Calabria 907 13 Marche 870 14 Friuli Venezia Giulia 868 15 Liguria 831 16 Puglia 778 17 Basilicata 742 18 Abruzzo 454 19 Molise 237 20 Valle d'Aosta 154 ITALIA 26.885 Incidenza % Ambiente su totale settori Totale 1 Umbria 2 Veneto 3 Basilicata 4 Sardegna 5 Trentino Alto Adige 6 Marche 7 Molise 8 Friuli Venezia Giulia 9 Campania 10 Piemonte 11 Sicilia 12 Emilia Romagna Conto Capitale Totale 4,6 4,6 4,5 4,0 3,6 3,2 2,8 2,7 2,5 2,5 2,3 2,2

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Nella scorsa Legislatura per interventi di messa in sicurezza del territorio sono stati investiti 87mln; di questi pi di 65mln sono serviti per fronteggiare situazioni di crisi (39mln protezione civile) o per risarcire i danni ai privati (25mln). Nel marzo scorso la regione ha messo a disposizione delle Comunit montane 1,835mln per la manutenzione delle opere idrauliche di bonifica collocate sui corsi dacqua minori e della viabilit ancora in gestione ai Consorzi di Bonifica. 2.2. Le forme di intervento Dallanalisi degli stanziamenti rivolti alla Montagna risulta evidente che, nonostante la sempre maggiore esiguit delle risorse di parte statale ad essa destinate, la nostra Regione riuscita a garantire un buon livello di finanziamento: circa 80mln annui per le politiche settoriali a cui vanno aggiunti i Fondi dedicati. Sembra dunque di potere affermare che, prima ancora della necessit di trovare nuove risorse- cosa per altro non semplice nelle condizioni attuali- sia pi che mai opportuno riuscire a coordinare le politiche regionali facenti capo ai vari settori, fra loro e con il Servizio Programmazione Territoriale e Sviluppo della Montagna. Infatti, mentre le modalit di attuazione della l.r.2/04 garantiscono la puntualit della programmazione rispetto alle reali esigenze locali (Accordi Quadro e Piani Annuali Operativi), la restante programmazione settoriale non considera in maniera organica le specificit locali e ci pu portare ad una dispersione di risorse ed a proposte non consone ai reali bisogni delle nostre Montagne. Sar dunque utile istituire un Coordinamento operativo interno alla Regione, facente capo al Servizio Programmazione Territoriale e Sviluppo della Montagna e composto da tutti quei settori che hanno unincidenza significativa sulle politiche per la montagna (commercio e turismo, sanit e servizi, difesa del suolo, imprenditoria, scuola). Quanto ad azioni mirate per il rilancio del territorio montano, le strade percorribili sono sostanzialmente due: *Vincoli e Premialit

13 14 15 16 17 18 19 20 ITALIA

Toscana Liguria Calabria Valle d'Aosta Abruzzo Lombardia Puglia Lazio 2,2

2,1 2,1 2,1 1,8 1,8 1,5 1,5 0,6

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Nella destinazione di fondi agli Enti territoriali sulle politiche settoriali la Regione pu scegliere di porre vincoli per il loro utilizzo. E ad esempio quanto successo sui trasferimenti alle Province per la gestione della viabilit comunale, vincolati in larga parte allutilizzo nei territori montani sia nel 2006 che questanno (lintero assestamento di bilancio, 5mln, stato trasferito con vincolo di utilizzarlo in montagna). Analoghi vincoli potrebbero pensarsi per altri settori. Ugualmente, nella gestione diretta dei Bandi Regionali, potrebbero prevedersi premialit (in termini di punteggio o priorit daccesso) per le attivit site in aree montane. Si ribadisce anche in questo caso lutilit di un Coordinamento come quello ipotizzato, sia per la definizione dei criteri che per lintegrazione delle azioni incentivanti. *Fiscalit, Tributi, Accesso al credito Va in premessa tenuto conto che lattuazione del Federalismo Fiscale, di cui si stanno approvando in questo periodo i Decreti Attuativi e che dovrebbe entrare a pieno regime a partire dal 2016, cambier completamente le potenzialit dintervento regionale in materia tributaria e fiscale. Attualmente le leve su cui la Regione pu agire sono estremamente limitate e, allorch si rivolgano alle attivit produttive, devono fare inoltre i conti con la necessit di evitare distorsioni del mercato. Di competenza statale resta leventuale istituzione di Zone Franche Montane. Occorre precisare che la regione Emilia-Romagna non ha mai utilizzato forme di fiscalit differenziata su base territoriale ed anzi nellelaborazione delle nuove strategie di intervento per lo sviluppo montano seguite alla l.r.2/2004, al di l dellistituzione dei Fondi specifici di cui si detto, lobiettivo quello di intervenire nella logica della Montagna quale parte integrante del Sistema-Regione, senza con ci togliere lutilizzo di finanziamenti settoriali per le politiche della montagna. Una panoramica delle possibilit dintervento regionali comprender le seguenti voci: 1- Fiscalit selettiva Lunica leva su cui possibile agire in maniera differenziata sul territorio lIRAP, che pu subire variazioni del +/-1% rispetto allaliquota fissata dalla legge statale (D.lgs 446/97 e s.m.) pari al 3,90%. Parliamo di interventi che possono giungere ad incidere fino al 25% sullaliquota complessiva. Lo strumento potrebbe rivelarsi sufficientemente incentivante nella previsione di nuovi insediamenti industriali, mentre non risulta particolarmente interessante per lesistente.

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Occorre per tenere presente che le entrate dellIRAP concorrono al finanziamento della Sanit e dunque bisogna valutare attentamente lequilibrio fra vantaggi e svantaggi. Rispetto ad altri tipi di abbattimento tributario legato alle attivit imprenditoriali, al di l della limitata possibilit dazione regionale, va comunque tenuto presente che i redditi dichiarati sono di entit estremamente esigua e dunque poco o nullo valore avrebbe agire in sede di abbattimento di oneri dovuti. Non sono invece declinabili territorialmente incentivazioni quali abbattimenti delladdizionale IRPEF. 2- Tasse di scopo Lintroduzione di detto tributo (il contribuente paga per lottenimento di un determinato fine) una misura possibile, ma in un Paese in cui la pressione fiscale si attesta oggi al 54% non si avverte certo il bisogno di aumenti impositivi; non solo, ma si giungerebbe allassurdo che vivere in montagna implicherebbe un maggior onere contributivo che vivere in pianura. 3-Accesso al credito Pu essere una misura utile nella previsione dellapertura/gestione di unattivit. Sono due le forme con cui la Regione pu sostenere laccesso al credito: intervenendo sullabbattimento dei tassi di interesse (ma negli ultimi anni sono stati cos bassi da risultare del tutto inutile) o dare garanzie agli Istituti per consentire laccesso. Si tenga comunque presente che forme di questo tipo,sia pure non differenziate territorialmente, si trovano gi fra le azioni previste dal Patto per attraversare la Crisi.

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3. CONCLUSIONI La declinazione territoriale data alle politiche per la Montagna a seguito della predisposizione degli strumenti di cui alla l.r.2/2004 e s.m., sembra garanzia sufficiente ad assicurare una programmazione consona alle caratteristiche delle tante e diversificate realt locali. Contemporaneamente, i meccanismi gerarchici che regolamentano la stesura e lapprovazione dei Piani Operativi garantiscono un buon coordinamento centrale da parte dellEnte Regione. Non altrettanto pu dirsi rispetto alla programmazione settoriale che incide sul territorio montano e ci non tanto a causa di una mancata attenzione alla montagna (riscontrabile in quasi tutti i settori), quanto della mancanza di coordinamento fra programmazione settoriale e programmazione territoriale. Anche lo stanziamento economico, sia pure non sufficiente, risulta comunque piuttosto consistente. Probabilmente un maggior raccordo potrebbe ottimizzare ulteriormente luso delle risorse. Si ribadisce dunque lutilit di un Coordinamento operativo interno alla Regione e connotato nella maniera gi descritta. Posto che- una volta istituito- dovrebbe essere tale Coordinamento interassessorile a proporre le modalit di intervento, da una superficiale disamina delle leve incentivanti precedentemente elencate si possono azzardare alcune riflessioni. Piuttosto difficoltoso pare il ricorso alla diversificazione tributaria e ci sia perch le politiche regionali sono da sempre restie ad introdurre fiscalit differenziate per i motivi sopra esposti, sia perch la contingenza attuale non consiglia n di aumentare ulteriormente la pressione fiscale, n di rinunciare ad entrate essenziali per il sostentamento del sistema sanitario regionale, gi duramente provato. Pi promettente parrebbe essere la strada dei vincoli e delle premialit di cui al paragrafo 2.2, metodo per altro gi consolidato in diversi settori. Fermo restando che per la Montagna, come per tutti gli altri settori, vanno fatti i conti con risorse che mancano e funzioni trasferite dallo Stato e prive di copertura, la strada maestra quella gi tracciata della sinergia fra pubblico e privato. Il Pubblico ha senzaltro lonere di creare un ambiente favorevole, di dotarlo delle infrastrutture necessarie e di garantire che i servizi essenziali siano facilmente fruibili. Si tratta dunque di proseguire nei programmi aperti, di stringere Intese ed Accordi con altri Soggetti Istituzionali operanti sui territori, di garantire le risorse necessarie al mantenimento nel tempo dei servizi.

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Si tratta anche di prevedere uno sviluppo armonico e compatibile col territorio, che non snaturi lessere montagna dei nostri Appennini. Sono, queste, caratteristiche che gi connotano fortemente lazione regionale e si tratta dunque di portare avanti unopera rispetto alla quale non partiamo certamente dal nulla. Il privato dal canto suo ha il dovere di credere nelleconomia montana e nelle sue potenzialit di sviluppo, di proporre idee vincenti, di cogliere le opportunit intrinseche nei territori e le possibilit che si sapranno creare. I flussi attuali di popolazione che gi da qualche anno per una complessit di cause vedono una migrazione dalle zone urbane a quelle periferiche- cos come le nuove direttive impresse allo sviluppo della societ regionale di cui s detto- lasciano supporre che esistano pienamente le condizioni per il rilancio demografico, sociale ed economico dei nostri Appennini.

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Nota: Per la redazione della presente ricerca sono stati consultati: Bertelli Cristina; Scuola Bianchi Paolo; Agricoltura Carbone Carla; Telematica Castellini Paola; Commercio Cremaschi Marina; Sviluppo della Montagna Forni Maura; Infanzia e adolescenza Kussai Shahin; coordinatore tecnico Lepida s.p.a. Mancini Gabriella; Turismo Mazza Luigi; Integrazione socio-sanitaria Pasquini Luciano; Risorse e Patrimonio Puglioli Simonetta; Integrazione socio-sanitaria Ricciardelli Franca; Difesa del Suolo

Alcuni passi di descrizione dei programmi regionali sono ripresi fedelmente dalle pagine del sito della Regione Emilia-Romagna

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