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TERZO ANNO
di Giacomo Marciani
a.s. 2008/2009
ASTRONOMIA
TERZO ANNO
II
L’analisi spettroscopica ha anche dimostrato l’allontananmento delle stelle ad una velocità
media di 20-100km/s. Nel 1925 Edwin Hubble scoprì che, alla luce di fenomeni ottici quali
rifrazione, dispersione ed effetto Doppler, l’Universo era in continua espansione in quanto le
analisi spettroscopiche mostravano le linee H e K del Ca (scelto come elemtno di analisi
perché presente ovunque) spostarsi verso il rosso. Questo fenomeno venne chiamato Red Shift.
Lo spostamento verso il rosso indica un aumento della lunghezza d’onda della radiazione,
quindi una diminuzione di frequenza, e quindi, come previsto dall’effetto Doppler, un
allontanamento del corpo emettente la radiazione.
Ma cosa c’è tra una stella e l’altra? Ebbene lo spazio presenta giganteschi ammassi di polveri
finissime e gas, che hanno un aspetto simile alla nebbia. Questi ammassi possono essere:
nebulose oscure (prive di luce), nebulose a riflessione (emettono una debole radiazione
luminosa se attraversate da fasci luminosi provenienti da stelle molto e brillanti e molto vicine)
e nebulose ad emissione (brillano di luce propria per effetto di fluorescenza nei gas colpiti da
ultravioletti emessi da stelle vicine).
Non tutte le stelle hanno una magnitudine costante: ve ne sono alcune la cui luminosità si
indebolisce e si accresce ad intervalli regolari. E’ questo il caso delle stelle appartenenti alla
costellazione Cefeo. Si tratta di sistemi binari o multipli di stelle, cioè formati da due o più
stelle orbitanti l’una intorno all’altra, che nel momento di eclissi emettono una luminosità
complessiva minore. E’ questo il caso delle stelle appartenenti alla costellazione Cefeo. Il
primo a scoprirne la tipologia fu l’astronomo inglese Goodnicke verso la fine del’700,
osservando la stella Angol, la quale presentava una diminuzione di luminosità con una ciclicità
di 2 giorni e 21 ore. Dai sistemi binari possiamo dedurre il diametro delle stelle orbitanti dal
periodo di occultazione e la loro massa dallo studio delle orbite.
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III
essere sufficiente e la priotostella si traforma in nana bruna, detta “stella mancata”, delle
dimensioni di 1/100 di quelle del Sole. Nel caso in cui la massa sia sufficiente l’aumento di
temperatura, di densità, di gravità e di pressione fa raggiungere lo stato di equilibrio dinamico,
che impedisce il collasso gravitazionale del corpo. Le collisioni tra i nuclei di H danno luogo
alle reazioni termonucleari di fusione. Inizia così la sequenza principale, la cui durata dipende
esclusivamente dalla velocità di combustione della stella, la quale a sua volta dipende dalla
massa iniziale della nebulosa. Quando la stella in sequenza principale avrà esaurito il
combustibile (H<He), il collasso gravitazionale trasformerà la stella in gigante rossa, nata
dall’espansione e dal raffreddamento dell’involucro esterno della stella di sequenza principale
ed alimentata dalle reazioni termonucleari dei nuclei di He (HeC). Durante lo stato di
gigante rossa può accadere che l’espansione causi il superamento del punto di equilibrio,
costringendo la stella a diminuire la propria dilatazione oscillando fino al raggiungimento
dell’equilibrio dinamico; durante questa fase quindi la gigante rossa potrebbe essere scambiata
per una stella pulsante o un sistema binario/multiplo.
Le fasi seguenti dipendono tutte dalla massa iniziale della stella, cioè della massa della
nebulosa dalla quale è stata generata. Nel caso in cui la massa iniziale sia minore di quella del
Sole, la gigante rossa diverrà nana bianca, nella quale la materia raffreddata è degenerata in
protoni immersi in elettroni. Nel caso in cui la massa iniziale sia uguale a quella del Sole, gli
starti esterni della gigante rossa si sfalderanno dal corpo della stella e, sotto l’azione del vento
stellare, si aggregheranno in nebulose planetarie; la materia delle nebulose planetaria potrà
aggregarsi, dando vita ad una nana bianca o ad una nova, kla quale, dopo un aumento di
luminosità di 150.000 volte nel giro di una settimana, farà tornare la materia allo stadio
iniziale. Nel caso in cui la massa iniziale sia maggiore o uguale a quella del Sole, la gigante
rossa presenterà un nucleo di Fe e darà origine ad una supernova, la quale potrà decadere in
buco nero, o raggiungere una densità tale da fondere protoni ed elettroni in neutroni, formando
così una stella di neutrini, visibile solo con l’uso di potenti radiotelescopi.
C’è da chiedersi però da dove derivino tutti gli elementi esistenti. Essi derivano dalle
supernove, la cui esplosione da origine ad elementi ancor più pesanti del Fe. Tali elementi si
mischiano alle nebulose interstellari, le quali a loro volta formeranno per aggregazione altre
stelle, le quali presenteranno gli elementi delle nebulose e quelli aggiunti dal vento stellare
provenienti dalle supernovae. Il nostro Sole, ad esempio, viene detto “stella di seconda mano”,
in quanto presenta elementi derivate dall’esplosione di altre stelle. Potremmo quindi dire che il
nostro pianeta ed i nostri corpi altro non sono che “polvere di stelle”.
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Ad occhio nudo e attraverso l’uso di strumenti accurati si possono osservare altre galassie,
contenenti milioni di stelle e sistemi multiformi. Queste galassie possono essere: ellittiche,
globulari, a spirale sbarrata o irregolari.
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Le galassie finora osservate sono circa 100 miliardi e distano mediamente l’un l’altra 2,5
milioni di anni luce, tendendo tuttavia ad aggregarsi in ammassi galattici come il nostro, detto
appunto Gruppo Locale o Ammasso della Vergine. Tali ammassi possono avere diametri di 8
Mpc, ma esistono anche i cosiddetti super-ammassi galattici, che presentano invece diametri
superiori ai 100Mpc.
Nello spazio profondo sono stati osservati anche ampi volumi di spazio privo di materia
visibile, e questo ha fatto pensare che gli ammassi galattici fossero distribuiti sulla superficie di
un immensa bolla di spazio vuoto.
Vi sono inoltre oggetti lontanissimi che emettono fortissime onde radio: sono le RadioGalassie
e i Quasar, i quali sono distanti più di 10 miliardi di anni luce. Essi sono corpi che producono
energia 1.000 miliardi di volte superiore al Sole, più quindi dell’energia liberata da tutta la
nostra Galassia, ma prodotta da un corpo grande quanto una stella.
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V
IL PIANETA TERRA
- Le Caratteristiche Fisiche
- Il Moto di Rotazione
- Il Moto di Rivoluzione
- I Moti Millenari
- L’Orientamento e Le Coordinate Geografiche
- La Determinazione del Tempo
2. Il Pianeta Terra
Le Caratteristiche Fisiche
VI
IL SISTEMA TERRA-LUNA:
- L’Importanza della Luna
- Le Caratteristiche Fisiche
- L’Origine e L’Evoluzione: Ipotesi a
Confronto
- I Moti Lunari
- Le Fasi Lunari
- Le Eclissi
3. La Luna
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Le Caratteristiche Fisiche
I processi di degradazione ed erosione che comportarono e comportano tutt’ora la
modificazione fisica del nostro satellite sono dovuti in gran parte da agenti esogeni, quali la
caduta di micro e macrometeoriti, l’azione dei venti solari e dei raggi cosmici, le dilatazioni
e contrazioni del suolo lunare dovute alle brusche escursioni termiche, nonché la bassa
accellerazione gravitazionale, la quale comporta la rimozione ed il rimescolamento dei
materiali, e i terremoti lunari, dovuti a frane ed assestamenti del suolo lunare causati dalla
periodicità di minima (perigeo) e massima (apogeo) distanza dalla Terra. Bisogna comunque
ricordare la minore entità dell’attività sismica della luna rispetto a quella terrestre per la
presenza di un astenosfera plastica all’interno del satellite, più rigida e meno eterogenea del
mantello rrestre.
La Luna è un ellissoide a tre assi con l’asse maggiore equatoriale rivolto verso la Terra. Il suo
raggio è pari a 1/4 di quello terrestre, la massa pari a 1/8, l’accelerazione gravitazionale pari a
1/6, la densità pari a 3,3 g/cc (quella terrestre è di 5,5 g/cc), la velocità di fuga pari a 2,4 km/s
(quella terrestre è di 11,2 km/s). Inoltre l’assenza di atmosfera rende impossibile qualsiasi fase
crepuscolare, di modo che il dì e la notte abbiano una lunga durata (circa 15 giorni) e si
verifichino delle forti escursioni termiche (si passa dai 110°C nelle zone illuminate ai -150°C
nelle zone d’ombra). Essendo poi le rocce dei mari lunari e le rocce delle terre alte
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rispettivamente ignee effusive (silicati di Al, Mg, Ca ed Fe simili ai basalti terrestri) ed ignee
intrusive (silicoalluminati di Ca detti anortositi), l’albedo lunare ha un valore di 0,07. Ciò vuol
dire che solo il 7% della luce che colpisce la Luna viene riflessa, emntre il restante 93% viene
assorbito dalle rocce scure.
Il suolo lunare risulta occupato dai mari (15% del totale, 30% della faccia a noi visibile) e dalle
terre alte (85% del totale, 70% della faccia a noi visibile). I mari, come il famoso Mare della
Tranquillità, sono dei grandi canyon coperti di una polvere formata da rocce magmatiche,
sostanze vetrose irregolari, gocce di rocce fuse dalla forza d’urto delle meteoriti, regolite
(scoperta nella missione Apollo-11) e quasi sempre presentanti mascon (mass concentration),
che si pensa essere nuclei sepolti di grandi meteoriti o densi serbatoi magmatici. Tra i mari
vengono annoverati anche i crateri e i circhi, formatisi per l’intensa attività vulcanica nella
fase di consolidamento, nonchè i solchi, formatisi per la fuoriuscita di gas, per l’erosione di
lava fusa o per la frmazione di faglie sulla crosta lunare.
Tra le terre alte vengono annoverate le catene montuose (Catena di Leibniz, 9900m), le quali
circondano i mari con una forma ad arco, le creste e le dorsali, rilievi poco alti, ma di notevole
larghezza e lunghezza presenti sul fondo dei mari, le cupole e i domi, delle piccole colline che
testimoniano un’intensa attività vulcanica passata.
L’analisi del suolo lunare nonché della sua composizione interna attraverso studi sismografici
hanno reso posibile una periodicizzazione del nostro satellite, la cui vita viene scandita nelle
seguenti età: Preimbrico, Imbrico, Procellariano, Eratisteniano e Copernicano.
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Le ipotesi sull’origine della Luna sono quattro. Secondo la tesi della fissione, elaborata nel
XIX secolo da George Darwin, l’elevatissima velocità di rotazione della Terra, composta con
la forte attrazione solare, avrebbe dato origine a dei rigonfiamenti della crosta terrestre allo
stato semifluido con accrescimenti regolari ogni due ore. Questi rigonfiamenti si sarebbero
dovuti staccare e formare una sorta di proto-luna, ma il forte attrito non avrebbe consentito alla
materia di staccarsi. Qualche decennio dopo la formulazione di Darwin si pensò che durante il
processo di formazione del nucleo terrestre, durante il quale la materia più densa avrebbe
lasciato quella meno densa sullo strato superficiale, una velocità di rotazione ancor maggiore
di quella precdentemente teorizzata avrebbe comportato il distaccamento di una parte della
materia. Ciò varrebbe a spiegare la minore densità della Luna, ma non l’inclinazione dell’asse
lunare; inoltre si è ormai certi di non poter ammettere una simile velocità di rotazione terrestre
(dalle 4 ore di Darwin alle 2,6 ore). Secondo la tesi della cattura un corpo indipendente
sarebbe stato attratto dalla Terra in un orbita ellittica conformamente alle leggi di Keplero,
diminuendo la propria velocità per dissipazione dovuta, o all’attrito o alla collisione con
materiale già orbitante attorno alla Terra. Sebbene la tesi avesse spiegato la diversa
composizione della Luna rispetto alla Terra, risulta improbabile in quanto il limite di Roche
(2,86 raggi terrestri) avrebbe provocato la frantumazione del corpo indipendente. Si potrebbe
tuttavia ipotizzare una frantumazione parziale del corpo, ed una successiva riaggragazione di
materia una volta stabilitosi sull’orbita ellittica. Secondo la tesi dell’accrescimento la Luna si
sarebbe formata per aggregazione della materia orbitante intorno alla Terra. Non si spiega
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tuttavia la distanza dalla Terra né la diversa composizione fisica rispetto alla stessa. Non si
esclude d’altra parte la possibile compresenza della cattura e dell’accrescimento (o viceversa).
Secondo la tesi dell’impatto gigante, formulata dopo la missione Apollo-11, si sarebbe
verificata una catastrofica collisione tra le Terra e un corpo di nucleo metallico e di dimensioni
planetesimali pari a quelle di Marte. Il nucleo metallico del corpo indipendente si sarebbe fuso
con la Terra, mentre il mantello, fuoriuscito dalla Terra semifluida, avrebbe fatto evaporare in
orbita H2O, K e Pb, aggregandosi in orbita in una proto-luna.
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I Moti Lunari
I moti che prenderemo in esame sono il moto di rotazione della Luna intorno al proprio asse, il
moto di rivoluzione della Luna intorno alla Terra, il moto di traslazione intorno al Sole, ai
quali bisogna aggiungere le perturbazioni dovute all’attrazione solare, quelle dovute
direttamente o indirettamente all’attrazione di altri corpi appartenenti al Sistema Solare nonché
quelle dovute alla partecipazione della Luna alla rexessione universale, alla rotazione galattica
e al moto in direzione della Costellazione di Ercole.
Il moto di rotazione, cioè quello compiuto dalla Luna intorno al proprio asse, avviene nello
stesso senso della rotazione terrestre alla velocità angolare media di 13° al giorno. La
rotazione completa, della durata di 27d7h43m12s, coincide con la rivoluzione intorno alla
terra, per questo dal nostro pianeta vediamo sempre la stessa faccia della Luna (41% sempre
invisibile, 41% visibile in tutte le fasi eccetto il novilunio, 18% alternativamente visibile o
invisibile in base alle fasi lunari, tenendo cionto che il piano dell’orbita lunare è onclinato di
6°41’ rispetto a quello terrestre, con il quale si interseca lungo l’asse dei nodi.). Deve
comunque esser tenuto conto delle librazioni, cioè di quelle perturbazioni dovute alla forma
ellissoidale della Luna, sul cui asse equatoriale agisce l’attrazione terrestre.
Il moto di rivoluzione, cioè quello compiuto dalla Luna intorno alla Terra, avviene in senso
antiorario, percorrendo un’orbita ellittica di eccentricità pari a 0,055 (si avranno quindi un
perigeo ed un apogeo) alla velocità angolare media di 1km/s. La rivoluzione lunare permette di
determinare il mese sidereo ed il mese sinodico. Il mese sidereo, della durata di 27d7h43m12s,
è pari al tempo impiegato dalla Luna a compiere un intero giro intorno alla Terra. Il mese
sinodico (o lunazione) invece, della durata di 29d12h44m3s, è pari al tempo impiegato dalla
Luna per tornare nella stessa posizione rispetto al Sole (bisogna infatti tener conto che mentre
la Luna compie il suo moto di rivoluzione intorno alla Terra, quest’ultima sta compiendo il suo
moto di rivoluzione intorno al Sole). Inoltre, sebbene venga solitamente indicato come
baricentro del sistema Terra-Luna il centro della Terra, il fenomeno delle maree non è legato
alla sola rivoluzione lunare, ma anche dalla forza centrifuga del sistema Terra-Luna intorno ad
un baricentro comune.
Il moto di traslazione, cioè la partecipazione della Luna al moto della Terra intorno al Sole
alla velocità angola media pari a quella della rivoluzione terrestre, fa sì non solo che la curva
descritta nello spazio dalla Luna non sia un ellisse regolare, ma bensì un epicicloide che
interseca 25/26 volte l’orbita della Terra, ma anche che la Luna sia l’unico satellite del Sistema
Solare a rivolgere sempre la concavità verso il Sole (per questo spesso si parla di “pianeta” e
non di “satellite”).
Tra le perturbazioni dovute all’attrazione solare si enumerano la recessione della linea dei nodi
e la rotazione dell’asse maggiore dell’orbita lunare. La recessione della linea dei nodi, con un
periodo di 18,6 anni, determina le nutazioni del moto doppio-conico della Terra e la ciclicità
delle eclissi. La rotazione dell’asse maggiore dell’orbita lunare avviene invece in senso
antiorario con la periodicità di 8,85 anni.
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Le Fasi Lunari
Le fasi lunari sono quattro. Il novilunio, in sizigia congiuntiva o congiunzione, è il momento in
cui la Luna si trova tra la Terra ed il Sole; in questa fase la Luna appare completamente
oscurata. Il primo quarto, in prima quadratura, mostra la gobba a ponente della Luna (ricorda
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il detto “gobba a ponente, Luna crescente”). Il plenilunio, in sizigia oppositiva o opposizione,
è il momento in cui la Luna si trova dietro la Terra; quest’ultima non la oscura, ma anzi le
permette di mostrarsi nella sua interezza grazie all’inclinazione di 6°41’ dell’orbita lunare
rispetto all’orbita terrestre. L’ultimo quarto, in seconda quadratura, mostra la gobba a levante
della Luna (ricorda il detto “gobba a levante, Luna calante”). Dopo l’ultimo quarto le fasi
lunari ricominciano il ciclo dalla sizigia oppositiva. Le quattro fasi sono naturalmente
intervallate da fasi intermedie in quel lasso di tempo di 7d9h11m che intercorre tra l’una e
l’altra fase. Le fasi lunari non si ripetono tuttavia sempre in corrispondenza delle stesse date,
ma con una periodicità di 19 anni per l’avanzo di 11d5h nell’arco di un anno di 12 mesi
sinodici (come previsto dal ciclo aureo, attualmente valido, elaborato nel V secolo a.C.
dall’astronomo greco Metone).
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Le Eclissi
Le eclissi possono essere lunari, totali o parziali, o solari, totali o anulari. L’eclissi lunare
totale si verifica quando la Luna è in plenilunio su uno dei nodi o in prossimità di uno di essi.
Questa eclissi si osserva per 100 minuti da tutti i punti della Terra in cui la Luna si trovi sopra
l’orizzonte. L’eclissi lunare parziale si verifica quando almeno ¾ della superficie lunare, in
plenilunio su uno dei due nodi o in prossimità di essi, sono coperti dal cono d’ombra della
Terra. L’eclissi solare totale, della durata di circa 7m30s (4h tra l’inizio e la fine del
fenomeno) si verifica quando la Luna è in novilunio su uno dei due nodi. Il fenomeno interessa
circa 270 km² di superficie terrestre, sebbene sia osservabile sottoforma di eclissi solare
parziale nelle circostanti zone in penombra. L’eclissi solare anulare, della durata di circa
12m30s (4h tra l’inizio e la fine del fenomeno) si verifica quando la Luna è in novilunio su uno
dei due nodi in apogeo; il cono d’ombra della Luna non giunge sulla superficie terrestre, per
questo la Luna non occulta totalmente il disco solare, lasciando scoperte le zone periferiche
(studiate grazie a tale tipo di eclissi).
E’ utile notare che se non ci fosse il moto di regressione della linea dei nodi si potrebbero
prevedere le eclissi attraverso i calcoli del ciclo aureo di Metone. Possono essere tuttavia
previste con una certa approssimazione attraverso il ciclo di Saros.
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LA RAPPRESENTAZIONE DELLA
TERRA:
- Introduzione
- Tipologie Cartografiche
- Proiezioni Geografiche
Introduzione
Una carta geografica è la rappresentazione in scala, approssimata e simbolica di una zona più
o meno vasta della superficie terrestre. I requisiti a cui deve rispondere la cartografia sono:
equidistanza, equivalenza ed isogonia, tuttavia la necessità di proiezioni geografiche fa sì che
si possa rispettare solo uno dei tre requisiti, ai quali risponde solo il globo. Qualora le carte
geografiche moderne rappresentino zone molto limitate si considera che esse rispettino la
totalità dei principi. Ovviamente le carte geografiche riportano aree e distanze planimetriche:
non la scala delle distanze ed aree reali, quanto la scala delle loro proiezioni su un piano. Per
calcolare quindi la distanza di due punti posti non alla stessa altitudine/profodintà occorrerà
ricorrere al teorema di Pitagora (conoscendo la distanza planimetrica tra il punto a minor
altitudine e la proiezione sullo stesso piano del punto ad altitudine maggiore/profondità
minore, e l’altezza ricavata dalle isoipse/isobate, o curve di livello, del punto ad
altitudine/profondità maggiore rispetto al piano di quello ad altitudine minore).
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Tipologie Cartografiche
In base alla scala e ai particolari rappresentabili abbiamo:
- piante e mappe
- carte topografiche
- carte corografiche
- carte geografiche (tra le quali vengono enumerati anche mappamondi e planisferi)
XI
- carte derivate
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Proiezioni Geografiche
Le proiezioni geografiche possono essere: pure, nelle quali il reticolato geografico viene
riportato su di una superficie ausiliaria applicando i soli principi geometrici, modificate,
ottenute dalle precedenti con correzioni applicate alla costruzione geometrica atte a diminuire
le inevitabili deformazioni dovute al fatto che la superficie terrestre non è perfettamente
sviluppabile in piano, o convenzionali, basate su relazioni matematiche esistenti fra i punti
della superficie terrestre e quelli corrispondenti sulla carta costruendo così carte che rispettino
uno dei tre requisiti sopra citati (equidistanza, equivalenza, isogonia).
Le proiezioni geografiche pure si dividono in: prospettiche e di sviluppo. Le proiezioni
geografiche prospettiche proiettano il reticolato geografico di una Terra presa come
esattamente sferica da un punto di vista al quadro, cioè al piano di rappresentazione tangente.
In base al punto di vista si avranno proiezioni centrografiche/gnomoniche (centro della
Terra), stereografiche (in un punto sulla superficie della Terra), scenografiche (a distanza
finita dalla Terra) o ortografiche (punto di vista infinito). In base alla posizione del quadro si
avranno invece proiezioni polari, equatoriali o oblique.
Le proiezioni geografiche di sviluppo si ottengono proiettando il reticolo geografico su una
superficie ausiliaria cilindrica o conica.
Tra le proiezioni geografiche modificate la più nota e diffusa è la proiezione conforme di
Mercatore, una proiezione cilindrica in cui, al fine di ovviare all’inconveniente dello
schiacciamento delle zone polari, i meridiani sono rappresentati da fasci di rette parallele
equidistanti, mentre i paralleli da fasci di rette parallele non equidistanti, ma che si distanziano
via via sempre di più dall’equatore verso i poli nella stessa proporzione secondo la quale i
meridiani si discostano dalla convergenza verso i poli. Questa proiezione rispetta
l’equidistanza, ma non l’equivalenza: per questo è molto utilizzata nella costruzione delle carte
nautiche (in navigazione si preferisce seguire la linea lossodromica rispetto a quella
ortodromica), sebbene alle alte latitudini le aree sono notevolmente deformate e ingrandite
(Groellandia più vasta del Sud America).
Tra le proiezioni geografiche convenzionali, dette anche rappresentazioni, le più note sono la
rappresentazione conforme di Gauss, la rappresentazione omolografica di Mollweide-Babinet e
la rappresentazione interrotta di Goode-Philip.
La rappresentazione conforme di Gauss, anche detta cilindrica traversa di Mercatore, è una
pseudocilindrica basata su un cilindro che avvolge la superficie terrestre, tangente ad un
meridiano, per cui l’asse del cilindro stesso risulta ortogonale all’asse terrestre, in modo tale da
tracciare meridiani e paralleli che, come avviene nella realtà della superficie terrestre, formino
tra loro angoli retti. Tuttavia più ci si allontana dal meridiano di tangenza, più le deformazioni
diventano intollerabili.
La rappresentazione omolografica di Mollweide-Babinet è una proiezione pseudocilindrica
equivalente, che tuttavia altera notevolmente le figure (i meridiani sono infatti equidistanti solo
all’equatore).
Infine la rappresentazione interrotta di Goode-Philip, pur avendo l’inconveniente di una
rappresentazione discontinua, consente di mantenere l’equivalenza riducendo al minimo le
deformazioni delle figure.
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