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357
Per una società a misura di uomo
e secondo il piano di Dio
In questo numero:
o In viaggio con il beato Newman. La visita di Papa Benedetto XVI in Gran Bretagna
o Nota su Gian Francesco Galeani Napione e il federalismo italico nel secolo XIX
o Idea di una confederazione delle potenze d’Italia
o «Abuso di minori nelle istituzioni: garantire la piena protezione delle vittime»
o Intolleranza e discriminazione contro i cristiani
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In viaggio con il beato Newman
La visita di Papa Benedetto XVI
in Gran Bretagna
Massimo Introvigne
1
Benedetto XVI, Discorso durante la veglia di preghiera per la beatificazione del cardi-
nale John Henry Newman nell‟Hyde Park a Londra, del 18-9-2010, in L‟Osservatore Ro-
mano. Giornale quotidiano politico religioso, Città del Vaticano 20/21-9-2010.
2
Idem, Incontro con i giornalisti durante il volo verso il Regno Unito, del 16-9-2010, ibid.
18-9-2010.
3
Idem, Udienza generale sul viaggio apostolico nel Regno Unito, del 22-9-2010, ibid. 23-
9-2010.
4
Idem, Incontro con i giornalisti durante il volo verso il Regno Unito, cit.
5
Idem, Discorso durante la visita alla Casa per anziani St Peter's Residence a Londra,
del 18-9-2010, in L‟Osservatore Romano. Giornale quotidiano politico religioso, Città del
Vaticano 20/21-9-2010.
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
1. Fede e ragione
a. Il beato Newman e la modernità
Il beato Newman «[...] ha vissuto tutto il problema della modernità»7 e ha
«[...] ancora molto da insegnarci sulla vita e la testimonianza cristiane tra le
sfide del mondo contemporaneo, sfide che egli previde con eccezionale chiarez-
za»8. Nel corso del suo viaggio in Portogallo9 Papa Benedetto XVI ha affrontato
il tema della modernità, distinguendo fra istanze e domande legittime, che la
Chiesa ha accolto, e risposte sbagliate che hanno dato vita a una vera e propria
ideologia del moderno, denunciata dalla Chiesa stessa come errata e pericolosa.
«In un mondo già pieno di crescente rumore e confusione, pieno di false vie che
conducono solo a profondo dolore del cuore ed illusione»10, Newman ha assun-
to le istanze della modernità «con tutti i dubbi e i problemi del nostro essere di
oggi»11, ma ha fornito risposte inequivocabilmente cristiane e diffidenti nei con-
fronti di ogni forma d’ideologia.
Si può ricordare qui quello che è forse il più celebre discorso del beato
Newman, il Biglietto Speech, «Discorso del biglietto», pronunciato a Roma il 12
maggio 1879 in risposta alla lettura del biglietto con cui il Segretario di Stato,
card. Lorenzo Nina (1812-1885), gli comunicava formalmente la sua elevazione
a cardinale da parte di Papa Leone XIII (1878-1903). Qui il beato — di cui cito
il testo nella nuova traduzione italiana pubblicata sull’Osservatore Romano del
13 maggio 2009 — tiene a precisare che «fin dall‟inizio mi sono opposto ad una
grande sciagura. Per trenta, quaranta, cinquant‟anni ho cercato di contrastare
con tutte le mie forze lo spirito del liberalismo nella religione. Mai la santa
Chiesa ha avuto maggiore necessità di qualcuno che vi si opponesse più di og-
gi, quando, ahimé! si tratta ormai di un errore che si estende come trappola
mortale su tutta la terra; e nella presente occasione, così grande per me, quan-
do è naturale che io estenda lo sguardo a tutto il mondo, alla santa Chiesa e al
suo futuro, non sarà spero ritenuto inopportuno che io rinnovi quella condanna
che già così spesso ho pronunciato. Il liberalismo in campo religioso è la dot-
6
Idem, Udienza generale sul viaggio apostolico nel Regno Unito, cit.
7
Idem, Incontro con i giornalisti durante il volo verso il Regno Unito, cit.
8
Idem, Discorso alla cerimonia di congedo all‟aeroporto internazionale di Birmingham,
del 19-9-2010, in L‟Osservatore Romano. Giornale quotidiano politico religioso, Città del
Vaticano 20/21-9-2010.
9
Cfr. il mio Fatima e il dramma della modernità. Il viaggio di Papa Benedetto XVI in
Portogallo, in Cristianità, anno XXXVIII, n. 356, Piacenza aprile-giugno 2010, pp. 1-12.
10
Benedetto XVI, Discorso durante la veglia di preghiera per la beatificazione del cardi-
nale John Henry Newman nell‟Hyde Park a Londra, cit.
11
Idem, Incontro con i giornalisti durante il volo verso il Regno Unito, cit.
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Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
trina secondo cui non c‟è alcuna verità positiva nella religione, ma un credo
vale quanto un altro, e questa è una convinzione che ogni giorno acquista più
credito e forza»12. Parole davvero tuttora attuali nella nostra epoca «[...] in cui
un pervasivo relativismo minaccia di oscurare l‟immutabile verità sulla natura
dell‟uomo»13.
Il liberalismo, continua il Biglietto Speech, «[...] è contro qualunque ri-
conoscimento di una religione come vera. Insegna che tutte devono essere tolle-
rate, perché per tutte si tratta di una questione di opinioni. La religione rivelata
non è una verità, ma un sentimento e una preferenza personale; non un fatto
oggettivo o miracoloso; ed è un diritto di ciascun individuo farle dire tutto ciò
che più colpisce la sua fantasia. La devozione non si fonda necessariamente
sulla fede. Si possono frequentare le Chiese protestanti e le Chiese cattoliche,
sedere alla mensa di entrambe e non appartenere a nessuna. Si può fraternizza-
re e avere pensieri e sentimenti spirituali in comune, senza nemmeno porsi il
problema di una comune dottrina o sentirne l‟esigenza. Poiché dunque la reli-
gione è una caratteristica così personale e una proprietà così privata, si deve
assolutamente ignorarla nei rapporti tra le persone. Se anche uno cambiasse
religione ogni mattina, a te che cosa dovrebbe importare? Indagare sulla reli-
gione di un altro non è meno indiscreto che indagare sulle sue risorse economi-
che o sulla sua vita familiare»14.
L’ideologia della modernità è qui colpita al cuore con la denuncia del rela-
tivismo. Su questo tema il Pontefice è ripetutamente tornato nel corso del viaggio
in Gran Bretagna.
12
John Henry Newman, Il «Biglietto Speech» in occasione dell‟elevazione alla dignità
cardinalizia il 12 maggio 1879, trad. it., in L‟Osservatore Romano. Giornale quotidiano
politico religioso, Città del Vaticano 13-5-2009.
13
Benedetto XVI, Udienza generale sul viaggio apostolico nel Regno Unito, cit.
14
J. H. Newman, Il «Biglietto Speech» in occasione dell‟elevazione alla dignità cardinali-
zia il 12 maggio 1879, cit.
15
Benedetto XVI, Discorso durante la veglia di preghiera per la beatificazione del cardi-
nale John Henry Newman nell‟Hyde Park a Londra, cit.
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ciò che è falso e, proprio perché falso, è nemico della bellezza e della bontà che
accompagna lo splendore della verità, veritatis splendor»16.
Il beato Newman è ricordato per le sue profonde riflessioni sulla nozione
di coscienza. Il suo insegnamento, pienamente conforme alla dottrina della
Chiesa, è stato però talora presentato in modo equivoco. Alcuni interpretano la
stessa nozione di coscienza in modo relativista, come se si trattasse di seguire la
propria «preferenza personale»17 a prescindere da ogni autorità esterna. Mentre
la coscienza cui fa riferimento Newman è la «coscienza retta»18.
Due articoli dell’allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della
Fede, card. Joseph Ratzinger, chiariscono i possibili equivoci in riferimento al
beato Newman. Servirsene per commentare il viaggio del Papa è tanto meno
improprio in quanto egli stesso ha voluto richiamare in Gran Bretagna il suo
lungo dialogo con il beato Newman nel corso del suo itinerario di teologo.
Commentando le famose — e, per qualche aspetto, controverse — parole del
beato nella Lettera al Duca di Norfolk secondo cui «se fossi obbligato a intro-
durre la religione nei brindisi dopo un pranzo (il che in verità non mi sembra
proprio la cosa migliore), brinderò, se volete, al Papa; tuttavia prima alla co-
scienza, poi al Papa»19, il card. Ratzinger commenta che la frase va inquadrata
nel complessivo pensiero di Newman e nella sua fedeltà alla «[...] tradizione
medioevale [che] giustamente aveva individuato due livelli del concetto di co-
scienza, che si devono distinguere accuratamente, ma anche mettere sempre in
rapporto l‟uno con l‟altro. Molte tesi inaccettabili sul problema della coscienza
mi sembrano dipendere dal fatto che si è trascurata o la distinzione o la corre-
lazione tra i due elementi»20.
Il Medioevo parlava di sinderesi e di coscienza; il card. Ratzinger precisa
questi due termini come «anamnesi della creazione»21 e «anamnesi della fe-
de»22. La prima, l’anamnesi della creazione, deriva dal fatto che con la creazio-
ne «[...] è stato infuso in noi qualcosa di simile ad una originaria memoria del
bene e del vero»23. La seconda, l’anamnesi della fede, nasce dalla redenzione a
16
Ibidem.
17
J. H. Newman, Il «Biglietto Speech» di in occasione dell‟elevazione alla dignità cardi-
nalizia il 12 maggio 1879, cit.
18
Benedetto XVI, Omelia durante la Messa nel Bellahouston Park a Glasgow, del 16-9-
2010, in L‟Osservatore Romano. Giornale quotidiano politico religioso, Città del Vatica-
no 18-9-2010.
19
J. H. Newman, Lettera al duca di Norfolk. Coscienza e libertà, trad. it., a cura di Valen-
tino Gambi, Paoline, Milano 1999, p. 237.
20
Joseph Ratzinger, Elogio della coscienza: il brindisi del Cardinale, in Il Sabato. Fatti e
commenti della settimana, anno XIV, n. 11, Milano 16-3-1991, pp. 83-91 (p. 89).
21
Ibidem.
22
Ibidem.
23
Ibidem.
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opera di Gesù Cristo «[...] il cui raggio a partire dal Logos redentore si estende
oltre il dono della creazione»24 la cui memoria è custodita dalla Chiesa e, nella
Chiesa, dal Papa. Cronologicamente, l’anamnesi della creazione viene prima:
«[...] si identifica col fondamento stesso della nostra esistenza»25 e fonda la pos-
sibilità anche dell’anamnesi della fede. Come la creazione precede storicamente
la redenzione così, perché ci sia una coscienza formata e illuminata dalla Chiesa
e dal Papa, occorre prima che ci sia una coscienza. In questo senso «siamo ora
in grado di comprendere correttamente il brindisi di Newman prima per la co-
scienza e solo dopo per il Papa»26. I due brindisi stanno in sequenza, non in
contrapposizione.
Se invece si ritiene che l’appello alla coscienza sia solo una giustificazio-
ne per seguire il proprio arbitrio — «Fai ciò che vuoi, sarà tutta la legge»27, se-
condo la celebre formula dell’esoterista inglese Aleister Crowley (1875-1947),
che non solo dava a questa proposizione un fondamento specificamente magico,
ma in essa catturava l’essenza stessa della magia come primato del potere — il
passaggio successivo non può che essere l’abolizione della coscienza. Per fare
quel che si vuole non vi è bisogno né della legge, né della coscienza. Il relativi-
smo liberale evolve così naturalmente verso il relativismo aggressivo delle ideo-
logie del secolo XX fino all’affermazione del gerarca nazional-socialista Her-
mann Göring (1893-1946), citata dal card. Ratzinger: «Io non ho nessuna co-
scienza! La mia coscienza è Adolf Hitler [1889-1945]»28. La nozione relativista
della coscienza porta ultimamente all’eliminazione della coscienza.
Il cattolico, nota il card. Ratzinger, non adotta certamente la formula di
Göring mettendo il Papa al posto di Hitler. Questa sarebbe una versione carica-
turale del cattolicesimo: «una simile concezione moderna e volontaristica del-
l‟autorità può soltanto deformare l‟autentico significato teologico del papa-
to»29. Il cattolico dirà al contrario di avere una coscienza e di trovare in essa una
memoria del bene originario e l’apertura alla «possibilità»30 di una rivelazione
di Dio, che di quel bene è fondamento. Nel momento in cui accetta per fede che
Dio si è rivelato in Gesù Cristo, è pronto ad accogliere la tesi che il Papa è «ga-
rante della memoria»31 della rivelazione cristiana. Il Magistero del Papa entra
24
Ibidem.
25
Ibidem.
26
Ibidem.
27
Aleister Crowley, Liber AL vel Legis sub figura CCXX come fu dato da XCIII = 418 a
DCLXVI, trad. it., S.O.T.V.L. Novara s.d. (ma 1993)], cap. I, v. 40.
28
Cit. in J. Ratzinger, Discorso introduttivo alla III Giornata del Simposio su Newman,
28-4-1990, in Euntes Docete. Commentaria Urbaniana, anno XLIII, n. 3, Roma 1990, pp.
431-436 (p. 432).
29
Idem, Elogio della coscienza: il brindisi del Cardinale, cit., p. 89.
30
Ibidem.
31
Ibidem.
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così nella coscienza, per così dire, dall’interno: «tutto il potere che egli [il Papa]
ha è potere della coscienza»32.
Il card. Ratzinger cita come prova del carattere tutt’altro che soggettivo e
arbitrario dell’idea di coscienza nel beato Newman precisamente la sua conver-
sione dalla Comunione Anglicana alla Chiesa Cattolica del 1845. «Proprio per-
ché Newman spiegava l‟esistenza dell‟uomo a partire dalla coscienza, ossia
nella relazione tra Dio e l‟anima, era anche chiaro che questo personalismo
non rappresentava nessun cedimento all‟individualismo, e che il legame alla
coscienza non significava nessuna concessione all‟arbitrarietà — anzi che si
trattava proprio del contrario. Da Newman abbiamo imparato a comprendere il
primato del Papa: la libertà di coscienza — così ci insegnava Newman — non
si identifica affatto col diritto di ―dispensarsi dalla coscienza, di ignorare il Le-
gislatore e il Giudice, e di essere indipendenti da doveri invisibili‖. In tal modo
la coscienza, nel suo significato autentico, è il vero fondamento dell‟autorità
del Papa. Infatti la sua forza viene dalla Rivelazione, che completa la coscienza
naturale illuminata in modo solo incompleto, e ―la sua [del Papa] raison d‟être
è quella di essere il campione della legge morale e della coscienza‖»33.
«Questa dottrina sulla coscienza — continuava nel 1990 il card. Ratzin-
ger — è diventata per me sempre più importante nello sviluppo successivo della
Chiesa e del mondo. Mi accorgo sempre di più che essa si dischiude in modo
completo solo in riferimento alla biografia del Cardinale, la quale suppone tut-
to il dramma spirituale del suo secolo. Newman, in quanto uomo della coscien-
za, era divenuto un convertito; fu la sua coscienza che lo condusse dagli antichi
legami e dalle antiche certezze dentro il mondo per lui difficile e inconsueto del
cattolicesimo. Tuttavia, proprio questa via della coscienza è tutt‟altro che una
via della soggettività che afferma se stessa: è invece una via dell‟obbedienza al-
la verità oggettiva. Il secondo passo del cammino di conversione che dura tutta
la vita di Newman fu infatti il superamento della posizione del soggettivismo e-
vangelico, in favore d‟una concezione del Cristianesimo fondata sull‟oggettività
del dogma [...]. E solo così, attraverso il legame alla verità, a Dio, la coscienza
riceve valore, dignità e forza»34.
Quando, a proposito della conversione al cattolicesimo, ricordiamo che il
beato Newman fu «[...] mosso dal seguire la propria coscienza, anche con un
pesante costo personale»35, o che san Tommaso Moro (1478-1535), giustiziato
per ordine di re Enrico VIII Tudor (1491-1547), di cui era stato Lord Cancellie-
32
Ibidem.
33
Idem, Discorso introduttivo alla III Giornata del Simposio su Newman, cit., pp. 433-
434, che cita J. H. Newman, Lettera al Duca di Norfolk. Coscienza e libertà, cit., p. 226.
34
Ibid., p. 434.
35
Benedetto XVI, Visita all‟arcivescovo di Canterbury nel Lambeth Palace a Londra, del
17-9-2010, in L‟Osservatore Romano. Giornale quotidiano politico religioso, Città del
Vaticano 18-9-2010.
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re ma che non aveva voluto seguire nella sua rivolta contro il Papa, «[...] fu ca-
pace di seguire la propria coscienza, anche a costo di dispiacere al proprio so-
vrano, di cui era “buon servitore”»36, non ci riferiamo a opzioni o a semplici
preferenze soggettive ma a un rapporto con la verità oggettiva — «[...] quella
verità [che ultimamente] è nient‟altro che Gesù Cristo»37 — così forte da rende-
re disposti a sacrificare affetti, amicizie e perfino la propria stessa vita. E la que-
stione della coscienza ha un diretto collegamento con il rapporto fra fede e ra-
gione. Il beato Newman, insegna Papa Benedetto XVI, fu insieme «[...] intellet-
tuale e credente, il cui messaggio spirituale si può sintetizzare nella testimo-
nianza che la via della coscienza non è chiusura nel proprio “io”, ma è apertu-
ra, conversione e obbedienza a Colui che è Via, Verità e Vita»38.
36
Idem, Incontro con esponenti della società civile, del mondo accademico, culturale e
imprenditoriale, con il corpo diplomatico e con leader religiosi nella Westminster Hall a
Londra, del 17-9-2010, ibid. 19-9-2010.
37
Idem, Visita all‟arcivescovo di Canterbury nel Lambeth Palace a Londra, cit.
38
Idem, Udienza generale sul viaggio apostolico nel Regno Unito, cit.
39
Idem, Incontro con esponenti della società civile, del mondo accademico, culturale e
imprenditoriale, con il corpo diplomatico e con leader religiosi nella Westminster Hall a
Londra, cit.
40
Ibidem.
41
Ibidem.
42
Ibidem.
7
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— ci conduce a renderci conto della verità»43. Se sempre vi sono stati non cre-
denti sospettosi di fronte alla fede, oggi però è sorta una difficoltà nuova. «Que-
sto ruolo “correttivo” della religione nei confronti della ragione, tuttavia, non
è sempre bene accolto, in parte poiché delle forme distorte di religione, come il
settarismo e il fondamentalismo, possono mostrarsi esse stesse causa di seri
problemi sociali»44. Se si lascia che la fede abbia un ruolo nel discernere le nor-
me dell’agire, il campo — si obietta oggi — è lasciato libero ai fondamentalisti
che giustificano con la fede attentati suicidi come quelli, ispirati all’ultrafonda-
mentalismo islamico, dell’11 settembre 2001 a New York e a Washington o del
7 luglio 2005 a Londra. L’obiezione, rileva Papa Benedetto XVI, va presa sul
serio. Infatti, «[...] distorsioni della religione emergono quando viene data una
non sufficiente attenzione al ruolo purificatore e strutturante della ragione al-
l‟interno della religione»45.
L’interazione fra fede e ragione non è a senso unico. Al contrario, «è un
processo che funziona nel doppio senso»46. Da una parte, «senza il correttivo
fornito dalla religione, [...] la ragione può cadere preda di distorsioni, come
avviene quando essa è manipolata dall‟ideologia, o applicata in un modo par-
ziale»47. Dall’altra, se si separa dalla ragione, la fede degenera in fondamentali-
smo. «Per questo vorrei suggerire che il mondo della ragione ed il mondo della
fede — il mondo della secolarità razionale e il mondo del credo religioso —
hanno bisogno l‟uno dell‟altro e non dovrebbero avere timore di entrare in un
profondo e continuo dialogo, per il bene della nostra civiltà»48.
d. Verità ed ecumenismo
Il beato Newman, come si è accennato, nacque nella comunità anglicana
e fu sacerdote anglicano dal 1825 al 1845, quando fu accolto nella Chiesa Catto-
lica dal beato Domenico Barberi C.P. (1792-1849). La sua beatificazione in ter-
ra inglese non poteva dunque non essere occasione per una riflessione di Papa
Benedetto XVI sull’ecumenismo, tanto più in un contesto segnato dai molti an-
glicani che, delusi dalle aperture della loro comunità al sacerdozio femminile e
al matrimonio omosessuale, sono riaccolti, ripercorrendo così il percorso del
beato Newman, nella Chiesa di Roma. La materia è ora regolata nella Chiesa
Cattolica dalla Costituzione apostolica Anglicanorum coetibus, del 4 novembre
43
Idem, Discorso durante la veglia di preghiera per la beatificazione del cardinale John
Henry Newman nell‟Hyde Park a Londra, cit.
44
Idem, Incontro con esponenti della società civile, del mondo accademico, culturale e
imprenditoriale, con il corpo diplomatico e con leader religiosi nella Westminster Hall a
Londra, cit.
45
Ibidem.
46
Ibidem.
47
Ibidem.
48
Ibidem.
8
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49
Idem, Discorso ai vescovi d‟Inghilterra, Scozia e Galles nella cappella dell‟Oscott Col-
lege a Birmingham, del 19-9-2010, in L‟Osservatore Romano. Giornale quotidiano politi-
co religioso, Città del Vaticano 20/21-9-2010.
50
Ibidem.
51
Idem, Omelia durante la Messa nel Bellahouston Park a Glasgow, cit.
52
Idem, Visita all‟arcivescovo di Canterbury nel Lambeth Palace a Londra, cit.
53
Idem, Saluto al termine dei Vespri durante la celebrazione ecumenica nella Westmin-
ster Abbey a Londra, del 17-9-2010, in L‟Osservatore Romano. Giornale quotidiano poli-
tico religioso, Città del Vaticano 19-9-2010.
54
Ibidem.
9
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rattere essenziale e non negoziabile di questi fondamenti della fede è alla radice
delle «delusioni»55 che l’ecumenismo ha sperimentato nella sua storia recente.
55
Ibidem.
56
Idem, Discorso durante l‟incontro con i rappresentanti di altre religioni nella Walde-
grave Drawing Room del St Mary‟s University College a Londra, del 17-9-2010, ibid. 18-
9-2010.
57
Ibidem.
58
Ibidem.
59
Idem, Udienza generale sul viaggio apostolico nel Regno Unito, cit.
60
Idem, Discorso durante l‟incontro con i rappresentanti di altre religioni nella Walde-
grave Drawing Room del St Mary‟s University College a Londra, cit.
61
Ibidem.
10
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62
Ibidem.
63
Ibidem.
64
Ibidem.
65
J. H. Newman, Il «Biglietto Speech» in occasione dell‟elevazione alla dignità cardinali-
zia il 12 maggio 1879, cit.
11
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ma nei particolari variano a seconda dei Paesi. Parlerò del mio Paese perché
lo conosco meglio. Temo che essa avrà qui un grande seguito, anche se non si
può immaginare come finirà»66.
In teoria, i princìpi di benevolenza e di onestà, che sono pubblicamente
proclamati, non sono falsi. «È solo quando ci accorgiamo che questo bell‟elen-
co di princìpi è inteso a mettere da parte e cancellare completamente la religio-
ne, che ci troviamo costretti a condannare il liberalismo. Invero, non c‟è mai
stato un piano del Nemico così abilmente architettato e con più grandi possibi-
lità di riuscita. E, di fatto, esso sta ampiamente raggiungendo i suoi scopi, atti-
rando nei propri ranghi moltissimi uomini capaci, seri ed onesti, anziani stima-
ti, dotati di lunga esperienza, e giovani di belle speranze»67. La situazione dei
nostri giorni non è molto diversa da quella dei tempi del beato Newman. Per
molti versi, è perfino peggiorata. Riproponendo un’espressione già usata in altri
discorsi, il Papa denuncia «[...] una “dittatura del relativismo” [che] minaccia
di oscurare l‟immutabile verità sulla natura dell‟uomo, il suo destino e il suo
bene ultimo. Vi sono oggi alcuni che cercano di escludere il credo religioso dal-
la sfera pubblica, di privatizzarlo o addirittura di presentarlo come una minac-
cia all‟uguaglianza e alla libertà»68.
Beninteso, questi «alcuni» rappresentano i poteri forti e la cultura domi-
nante. Vi è ancora un popolo cristiano britannico, che si ribella alla cultura ege-
mone o almeno ha nostalgia di una cultura diversa, come dimostra lo stesso en-
tusiasmo che ha fatto della visita del Papa un successo al di là di ogni previsione
e ha colto di sorpresa media in gran parte prevenuti e ostili. Tornando sulla visi-
ta tre giorni dopo la sua conclusione, Papa Benedetto XVI ha osservato che
«[...] nelle quattro intense e bellissime giornate trascorse in quella nobile terra
ho avuto la grande gioia di parlare al cuore degli abitanti del Regno Unito, ed
essi hanno parlato al mio, specialmente con la loro presenza e con la testimo-
nianza della loro fede. Ho potuto infatti constatare quanto l‟eredità cristiana
sia ancora forte e tuttora attiva in ogni strato della vita sociale. Il cuore dei bri-
tannici e la loro esistenza sono aperti alla realtà di Dio e vi sono numerose e-
spressioni di religiosità che questa mia visita ha posto ancora più in evidenza.
Sin dal primo giorno della mia permanenza nel Regno Unito, e durante tutto il
periodo del mio soggiorno, ovunque ho ricevuto una calorosa accoglienza»69.
70
Ibidem.
71
Idem, Parole introduttive nella recita dei Vespri durante la celebrazione ecumenica
nella Westminster Abbey a Londra, del 17-9-2010, in L‟Osservatore Romano. Giornale
quotidiano politico religioso, Città del Vaticano 19-9-2010.
72
Idem, Visita a Sua Maestà la Regina e incontro con le autorità nel Parco del Palazzo
Reale di Holyroodhouse a Edimburgo, del 16-9-2010, ibid. 17-9-2010.
73
Idem, Saluto al termine dei Vespri durante la celebrazione ecumenica nella Westmin-
ster Abbey a Londra, cit.
74
Ibidem.
13
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
de che rimane una forza potente per il bene nel vostro regno»75. In particolare,
sant’Edoardo il Confessore, «[...] re d‟Inghilterra, rimane un modello di testi-
monianza cristiana ed un esempio di quella vera grandezza alla quale il Signo-
re nelle Scritture chiama i suoi discepoli»76.
In secondo luogo — citando esplicitamente il suo viaggio in Francia del
2008, dove aveva affermato che le radici dell’Europa non sono solo cristiane,
ma monastiche77 — Papa Benedetto XVI richiama il ruolo essenziale svolto per
la nascita delle nazioni che compongono la Gran Bretagna dai «[...] monaci che
hanno così tanto contribuito alla evangelizzazione di queste isole. Sto pensando
ai Benedettini che accompagnarono Sant‟Agostino [di Canterbury (534-604)]
nella sua missione in Inghilterra, ai discepoli di San Columba [521-597], che
hanno diffuso la fede in Scozia e nell‟Inghilterra del Nord, a San Davide [ca.
512-601] e ai suoi compagni nel Galles»78. Salutando i cattolici del Galles, che
il Pontefice non ha potuto includere nella sua visita, convenuti nella cattedrale
di Westminster a Londra, Papa Benedetto XVI afferma che il loro patrono «San
Davide fu uno dei grandi santi del sesto secolo, quell‟epoca d‟oro di santi e
missionari in queste isole, e fu per questo un fondatore della cultura cristiana
che sta alle radici dell‟Europa moderna»79.
Ancora prima la Scozia fu evangelizzata dal monaco san Mungo (518-
603), presentato da Papa Benedetto XVI come continuatore dell’opera di san
Niniano (360 ca.-432 ca.), di cui afferma che «[...] non ebbe paura di essere una
voce solitaria. [...] Ninian fu uno dei primissimi missionari cattolici a portare ai
suoi connazionali la buona novella di Gesù Cristo. La sua missione a Galloway
divenne un centro per la prima evangelizzazione di questo Paese»80. Il Papa
prende così posizione nella controversia sull’esistenza storica di san Niniano,
oggi considerato da alcuni una figura meramente mitologica.
E nel secolo successivo all’epoca d’oro dei santi inglesi, il settimo, il Pa-
pa evoca la figura del benedettino san Beda il Venerabile (672-735), il quale
75
Idem, Visita a Sua Maestà la Regina e incontro con le autorità nel Parco del Palazzo
Reale di Holyroodhouse a Edimburgo, cit.
76
Idem, Saluto al termine dei Vespri durante la celebrazione ecumenica nella Westmin-
ster Abbey a Londra, cit.
77
Cfr. il mio Le radici cristiane di un‟Europa laica. Il viaggio di Papa Benedetto XVI in
Francia, in Cristianità, anno XXXVI, n. 349-350, Piacenza settembre-dicembre 2008, pp.
25-36.
78
Benedetto XVI, Indirizzo agli insegnanti e ai religiosi durante l‟incontro con il mondo
dell‟educazione cattolica nella cappella del St Mary‟s University College a Londra, del
17-9-2010, in L‟Osservatore Romano. Giornale quotidiano politico religioso, Città del
Vaticano 18-9-2010.
79
Idem, Saluto ai fedeli del Galles al termine della Messa nella cattedrale del Preziosis-
simo Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo a Westminster, del 18-9-2010, ibid. 20/21-9-
2010.
80
Idem, Omelia durante la Messa nel Bellahouston Park a Glasgow, cit.
14
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
«[...] comprese sia l‟importanza della fedeltà alla parola di Dio come trasmessa
dalla tradizione apostolica, sia la necessità di un‟apertura creativa ai nuovi
sviluppi e alle esigenze di un adeguato radicamento del Vangelo nel linguaggio
e nella cultura del suo tempo»81. Il santo benedettino è tanto più meritevole di
essere ricordato oggi, quando «questa nazione, e l‟Europa che Beda e i suoi
contemporanei hanno contribuito ad edificare, ancora una volta si trova alle
soglie di una nuova epoca»82.
I monaci hanno davvero diritto a essere ricordati come edificatori delle
nazioni britanniche e dell’Europa. «Poiché la ricerca di Dio che si colloca nel
cuore della vocazione monastica richiede un attivo impegno coi mezzi tramite i
quali egli si fa conoscere — la sua creazione e la sua parola rivelata — era
semplicemente naturale che il monastero dovesse avere una biblioteca ed una
scuola»83, e che dunque ne sia nata una cultura. «Fu l‟impegno dei monaci nel-
l‟imparare la via sulla quale incontrare la Parola Incarnata di Dio che gettò le
fondamenta della nostra cultura e civiltà occidentali»84.
In terzo luogo, Papa Benedetto XVI ricorda che la storia della Gran Bre-
tagna cristiana riposa sulle più solide delle fondamenta, quelle bagnate dal san-
gue sacro dei martiri. «L‟Inghilterra ha una grande tradizione di Santi martiri,
la cui coraggiosa testimonianza ha sostenuto ed ispirato la comunità cattolica
locale per secoli»85. Ai martiri uccisi dai pagani al tempo della prima evangeliz-
zazione fanno seguito i due Lord Cancellieri del Regno che preferirono obbedi-
re alla propria coscienza e al Papa piuttosto che al loro sovrano: il già citato san
Tommaso Moro e prima di lui san Tommaso Becket (1118-1170) che, anch’e-
gli, «[...] rese testimonianza a Cristo versando il proprio sangue»86 nella catte-
drale di Canterbury. Vengono poi i cattolici che pagarono con la vita la fedeltà a
Roma dopo lo scisma di Enrico VIII. Il Papa ricorda i martiri di Tyburn, presso
Londra, beatificati nel 1987, i quali «[...] morirono per la fede; la testimonianza
della loro fedeltà sino alla fine fu ben più potente delle parole ispirate che molti
di loro dissero prima di abbandonare ogni cosa al Signore»87. Tanti altri furono
81
Idem, Saluto al termine dei Vespri durante la celebrazione ecumenica nella Westmin-
ster Abbey a Londra, cit.
82
Ibidem.
83
Idem, Indirizzo agli insegnanti e ai religiosi durante l‟incontro con il mondo dell‟edu-
cazione cattolica nella cappella del St Mary‟s University College a Londra, cit.
84
Ibidem.
85
Idem, Omelia durante la Messa con beatificazione del venerabile cardinale John Henry
Newman nel Cofton Park a Birmingham, del 19-9-2010, in L‟Osservatore Romano. Gior-
nale quotidiano politico religioso, Città del Vaticano 20/21-9-2010.
86
Idem, Visita all‟arcivescovo di Canterbury nel Lambeth Palace a Londra, cit.
87
Idem, Discorso durante la veglia di preghiera per la beatificazione del cardinale John
Henry Newman nell‟Hyde Park a Londra, cit.
15
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
88
Ibidem.
89
Ibidem.
90
Idem, Omelia durante la Messa nella cattedrale del Preziosissimo Sangue di Nostro Si-
gnore Gesù Cristo a Westminster, del 18-9-2010, in L‟Osservatore Romano. Giornale
quotidiano politico religioso, Città del Vaticano 19-9-2010.
91
Idem, Discorso durante la veglia di preghiera per la beatificazione del cardinale John
Henry Newman nell‟Hyde Park a Londra, cit.
92
Ibidem.
93
Ibidem.
94
Idem, Omelia durante la Messa nella cattedrale del Preziosissimo Sangue di Nostro Si-
gnore Gesù Cristo a Westminster, cit.
95
Idem, Recita dell‟Angelus Domini a Birmingham, del 19-9-2010, in L‟Osservatore Ro-
mano. Giornale quotidiano politico religioso, Città del Vaticano 20/21-9-2010.
16
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
Maria»96, nonché dall’importanza nella storia del Paese del «Santuario Nazio-
nale di Nostra Signora di Cardigan»97.
Vi è, infine, una quinta memoria storica che Papa Benedetto XVI ricorda.
È l’eredità giuridica e politica di quello che chiama il «[...] desiderio di rag-
giungere un giusto equilibrio tra le legittime esigenze del potere dello Stato e i
diritti di coloro che gli sono soggetti. Se da un lato, nella vostra storia, sono
stati compiuti a più riprese dei passi decisivi per porre dei limiti all‟esercizio
del potere, dall‟altro le istituzioni politiche della nazione sono state in grado di
evolvere all‟interno di un notevole grado di stabilità»98. Questa tradizione, che
parte almeno dalla Magna Charta Libertatum del 1215 e trova una base nel
«senso istintivo di moderazione presente nella Nazione»99, apprezzato pure dal
beato Newman, nella sua parte essenziale e migliore secondo Papa Benedetto
XVI «[...] ha molto in comune»100 con «la dottrina sociale cattolica, pur formu-
lata in linguaggio diverso»101.
Al di là delle singole, complesse vicende storiche il Papa vede in due epi-
sodi della storia moderna l’impronta della passione della libertà che caratterizza
la storia istituzionale britannica. Il primo è il contributo della Gran Bretagna al-
l’abolizione del commercio degli schiavi. «La campagna che portò a questa le-
gislazione epocale, si basò su principi morali solidi, fondati sulla legge natura-
le, e ha costituito un contributo alla civilizzazione di cui questa nazione può es-
sere giustamente orgogliosa»102, e alle cui origini si situano peraltro cristiani
mossi da motivazioni religiose, «figure come [l’uomo politico anglicano] Wil-
liam Wilberforce [1759-1833] e [il missionario ed esploratore riformato scozze-
se] David Livingstone [1813-1873]»103.
Il secondo episodio riguarda il modo con cui il popolo inglese e molti
suoi leader percepirono la Seconda Guerra Mondiale (1939-1945): una lotta
contro «[...] una tirannia nazista che aveva in animo di sradicare Dio dalla so-
cietà»104. Beatificando il card. Newman proprio nel «giorno prescelto per com-
96
Idem, Saluto ai fedeli del Galles al termine della Messa nella cattedrale del Preziosis-
simo Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo a Westminster, cit.
97
Ibidem.
98
Idem, Incontro con esponenti della società civile, del mondo accademico, culturale e
imprenditoriale, con il corpo diplomatico e con leader religiosi nella Westminster Hall a
Londra, cit.
99
Ibidem.
100
Ibidem.
101
Ibidem.
102
Ibidem.
103
Idem, Visita a Sua Maestà la Regina e incontro con le autorità nel Parco del Palazzo
Reale di Holyroodhouse a Edimburgo, cit.
104
Ibidem.
17
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
b. Rispondere al secolarismo
Ma vi è anche un’altra storia. Se è vero che «[...] i Paesi occidentali han-
no tutti, ognuno nel loro modo specifico e secondo la loro propria storia, forti
correnti anticlericali e anticattoliche»107, «naturalmente la Gran Bretagna ha
una sua propria storia di anticattolicesimo»108. E l’anticattolicesimo oggi di-
venta parte di un più generale secolarismo che mira a emarginare la religione
dalla vita pubblica riducendola a un mero fatto privato, secondo una tendenza
che, come si è visto, già il beato Newman aveva denunciato nel suo Biglietto
Speech. «Alla fine della vita, Newman avrebbe descritto il proprio lavoro come
una lotta contro la tendenza crescente a considerare la religione come un fatto
puramente privato e soggettivo, una questione di opinione personale»109.
«Non posso che esprimere la mia preoccupazione — ha detto Papa Bene-
detto XVI ai parlamentari inglesi — di fronte alla crescente marginalizzazione
della religione, in particolare del Cristianesimo, che sta prendendo piede in al-
cuni ambienti, anche in nazioni che attribuiscono alla tolleranza un grande va-
lore. Vi sono alcuni che sostengono che la voce della religione andrebbe messa
a tacere, o tutt‟al più relegata alla sfera puramente privata. Vi sono alcuni che
sostengono che la celebrazione pubblica di festività come il Natale andrebbe
scoraggiata, secondo la discutibile convinzione che essa potrebbe in qualche
modo offendere coloro che appartengono ad altre religioni o a nessuna. E vi
sono altri ancora che — paradossalmente con lo scopo di eliminare le discri-
minazioni — ritengono che i cristiani che rivestono cariche pubbliche dovreb-
bero, in determinati casi, agire contro la propria coscienza. Questi sono segni
preoccupanti dell‟incapacità di tenere nel giusto conto non solo i diritti dei cre-
105
Idem, Omelia durante la Messa con beatificazione del venerabile cardinale John
Henry Newman nel Cofton Park a Birmingham, cit.
106
Ibidem.
107
Idem, Incontro con i giornalisti durante il volo verso il Regno Unito, cit.
108
Ibidem.
109
Idem, Discorso durante la veglia di preghiera per la beatificazione del cardinale John
Henry Newman nell‟Hyde Park a Londra, cit.
18
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
110
Idem, Incontro con esponenti della società civile, del mondo accademico, culturale e
imprenditoriale, con il corpo diplomatico e con leader religiosi nella Westminster Hall a
Londra, cit.
111
Idem, Visita a Sua Maestà la Regina e incontro con le autorità nel Parco del Palazzo
Reale di Holyroodhouse a Edimburgo, cit.
112
Idem, Saluto al termine dei Vespri durante la celebrazione ecumenica nella Westmin-
ster Abbey a Londra, cit.
113
Idem, Omelia durante la Messa nella cattedrale del Preziosissimo Sangue di Nostro
Signore Gesù Cristo a Westminster, cit.
114
Idem, Visita all‟arcivescovo di Canterbury nel Lambeth Palace a Londra, cit.
115
Ibidem.
116
Ibidem.
117
Idem, Visita a Sua Maestà la Regina e incontro con le autorità nel Parco del Palazzo
Reale di Holyroodhouse a Edimburgo, cit.
118
Ibidem.
19
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
do»119. Come risultato, «lo spettro della disoccupazione sta stendendo le pro-
prie ombre sulla vita di molta gente, ed il costo a lungo termine di pratiche
d‟investimento dei tempi recenti, mal consigliate, sta diventando quanto mai e-
vidente»120. Ne deriva purtroppo «un retroterra di crescente cinismo addirittura
circa la possibilità di una vita virtuosa»121. Ma dal messaggio del beato New-
man emerge un invito a reagire e a «[...] lavorare strenuamente per difendere le
immutabili verità morali che, riprese, illuminate e confermate dal Vangelo,
stanno alla base di una società veramente umana, giusta e libera»122.
Il beato «[...] Newman ci insegna che se abbiamo accolto la verità di Cri-
sto e abbiamo impegnato la nostra vita per lui, non vi può essere separazione
tra ciò che crediamo ed il modo in cui viviamo la nostra esistenza»123. Anche
per questo compito — ricorda il Papa ai vescovi britannici — «[...] è stato di re-
cente costituito un Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione dei Pae-
si di lunga tradizione cristiana, e desidero incoraggiarvi ad avvalervi dei suoi
servigi per affrontare i compiti che vi stanno innanzi»124.
Con i parlamentari Papa Benedetto XVI ritorna sul caso esemplare di san
Tommaso Moro. «Il dilemma con cui Tommaso Moro si confrontava, in quei
tempi difficili, la perenne questione del rapporto tra ciò che è dovuto a Cesare e
ciò che è dovuto a Dio, mi offre l‟opportunità di riflettere brevemente con voi
sul giusto posto che il credo religioso mantiene nel processo politico»125. «E, in
verità, le questioni di fondo che furono in gioco nel processo contro Tommaso
Moro continuano a presentarsi, in termini sempre nuovi, con il mutare delle
condizioni sociali. Ogni generazione, mentre cerca di promuovere il bene co-
mune, deve chiedersi sempre di nuovo: quali sono le esigenze che i governi pos-
sono ragionevolmente imporre ai propri cittadini, e fin dove esse possono esten-
dersi? A quale autorità ci si può appellare per risolvere i dilemmi morali? Que-
ste questioni ci portano direttamente ai fondamenti etici del discorso civile»126.
119
Idem, Incontro con esponenti della società civile, del mondo accademico, culturale e
imprenditoriale, con il corpo diplomatico e con leader religiosi nella Westminster Hall a
Londra, cit.
120
Idem, Discorso ai vescovi d‟Inghilterra, Scozia e Galles nella cappella dell‟Oscott
College a Birmingham, cit.
121
Ibidem.
122
Idem, Udienza generale sul viaggio apostolico nel Regno Unito, cit.
123
Idem, Discorso durante la veglia di preghiera per la beatificazione del cardinale John
Henry Newman nell‟Hyde Park a Londra, cit.
124
Idem, Discorso ai vescovi d‟Inghilterra, Scozia e Galles nella cappella dell‟Oscott
College a Birmingham, cit.
125
Idem, Incontro con esponenti della società civile, del mondo accademico, culturale e
imprenditoriale, con il corpo diplomatico e con leader religiosi nella Westminster Hall a
Londra, cit.
126
Ibidem.
20
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
127
Ibidem.
128
Ibidem.
129
Ibidem.
130
Idem, Incontro con i giornalisti durante il volo verso il Regno Unito, cit.
131
Ibidem.
132
Ibidem.
21
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
ficiale della Chiesa»133. L’allusione è qui a leggi che pretendono d’imporre agli
ospedali cattolici di praticare aborti e alle agenzie cattoliche che si occupano di
adozioni di offrire bambini per l’adozione anche a coppie omosessuali.
Particolarmente toccanti sono state le parole che Papa Benedetto XVI ha
rivolto agli anziani di una casa di riposo di Londra, che ha tenuto a includere fra
le mete del suo viaggio. «La vita è un dono unico, ad ogni stadio, dal concepi-
mento fino alla morte naturale, e spetta solo a Dio darla e toglierla»134. La con-
danna dell’eutanasia diventa però una profonda riflessione del Papa ottantatre-
enne sulla condizione degli anziani. «Uno può godere buona salute in tarda età;
ma ugualmente i Cristiani non dovrebbero avere paura di partecipare alle sof-
ferenze di Cristo se Dio vuole che affrontiamo l‟infermità. Il mio predecessore
il Papa Giovanni Paolo, ha sofferto pubblicamente negli ultimi anni della sua
vita. Appariva chiaro a tutti che viveva questo in unione alle sofferenze del no-
stro Salvatore. La sua letizia e pazienza nell‟affrontare i suoi ultimi giorni fu-
rono un significativo e commovente esempio per tutti noi che dobbiamo portare
il carico degli anni che avanzano»135.
Occorre dunque, all’estremo opposto della mentalità eutanasica, «[...] ri-
conoscere la presenza di un crescente numero di anziani come una benedizione
per la società. Ogni generazione può imparare dall‟esperienza e saggezza della
generazione che l‟ha preceduta. Inoltre il provvedere alla cura delle persone
anziane non dovrebbe essere anzitutto considerata come un atto di generosità,
ma come il ripagare un debito di gratitudine»136. «Mentre cresce il nostro nor-
male periodo di vita — ha voluto aggiungere Papa Benedetto XVI — le nostre
capacità fisiche spesso vengono meno; e tuttavia questi periodi possono essere
fra gli anni spiritualmente più fruttuosi della nostra vita. Questi anni sono
un‟opportunità per ricordare in una preghiera affettuosa tutti quelli che abbia-
mo amato in questa vita e porre tutto quello che siamo stati e abbiamo fatto da-
vanti alla grazia e alla tenerezza di Dio»137.
133
Idem, Incontro con esponenti della società civile, del mondo accademico, culturale e
imprenditoriale, con il corpo diplomatico e con leader religiosi nella Westminster Hall a
Londra, cit.
134
Idem, Discorso durante la visita alla Casa per anziani St Peter's Residence, cit.
135
Ibidem.
136
Ibidem.
137
Ibidem.
22
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
fedeli laici — nota come «le mani di nostro Signore, stese sulla Croce, ci invi-
tano a contemplare anche la nostra partecipazione al suo eterno sacerdozio e la
responsabilità che abbiamo, in quanto membra del suo corpo, di portare al
mondo in cui viviamo il potere riconciliante del suo sacrificio. Il Concilio Vati-
cano II [1962-1965] parlò in maniera eloquente dell‟indispensabile ruolo del
laicato di portare avanti la missione della Chiesa, attraverso lo sforzo di servi-
re da fermento del Vangelo nella società, lavorando per l‟avanzamento del Re-
gno di Dio nel mondo»138. «Il richiamo del Concilio ai fedeli laici ad assumere
il loro impegno battesimale partecipando alla missione di Cristo richiama le in-
tuizioni e gli insegnamenti di John Henry Newman»139.
Né si tratta solo della partecipazione dei laici, tramite il sacerdozio comune
— che, naturalmente, è cosa ben distinta dal sacerdozio ministeriale dei presbiteri
—, all’ufficio sacerdotale di Gesù Cristo e, tramite la consecratio mundi, al Suo
ufficio regale. I laici partecipano anche al terzo ufficio di Gesù Cristo, quello pro-
fetico. Il beato Newman «fu il grande campione dell‟ufficio profetico del laicato
cristiano»140. E ai laici, sulla scia di Newman, il Papa si rivolge accoratamente da
Glasgow: «Faccio appello in particolare a voi, fedeli laici, affinché, in conformi-
tà con la vostra vocazione e missione battesimale, non solo possiate essere esem-
pio pubblico di fede, ma sappiate anche farvi avvocati nella sfera pubblica della
promozione della sapienza e della visione del mondo che derivano dalla fede. La
società odierna necessita di voci chiare, che propongano il nostro diritto a vivere
non in una giungla di libertà auto-distruttive ed arbitrarie, ma in una società che
lavora per il vero benessere dei suoi cittadini, offrendo loro guida e protezione di
fronte alle loro debolezze e fragilità»141.
Le riflessioni del beato Newman sui laici si radicano in un suo profondo
accostamento alla tematica della vocazione. Il beato «[...] ci dice che il nostro
divino Maestro ha assegnato un compito specifico a ciascuno di noi, un “servi-
zio ben definito”, affidato unicamente ad ogni singolo: “io ho la mia missione
— scrisse — sono un anello in una catena, un vincolo di connessione fra perso-
ne. Egli non mi ha creato per niente. Farò il bene, compirò la sua opera; sarò
un angelo di pace, un predicatore di verità proprio nel mio posto… se lo faccio
obbedirò ai suoi comandamenti e lo servirò nella mia vocazione” (Meditations
and devotions, 301-2)»142.
138
Idem, Omelia durante la Messa nella cattedrale del Preziosissimo Sangue di Nostro
Signore Gesù Cristo a Westminster, cit.
139
Ibidem.
140
Idem, Discorso durante la veglia di preghiera per la beatificazione del cardinale John
Henry Newman nell‟Hyde Park a Londra, cit.
141
Idem, Omelia durante la Messa nel Bellahouston Park a Glasgow, cit.
142
Idem, Omelia durante la Messa con beatificazione del venerabile cardinale John
Henry Newman nel Cofton Park a Birmingham, cit.
23
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
«Una delle più amate meditazioni del Cardinale contiene queste parole:
“Dio mi ha creato per offrire a lui un certo specifico servizio. Mi ha affidato un
certo lavoro che non ha affidato ad altri” (Meditations on Christian Doctrine).
Vediamo qui il preciso realismo cristiano di Newman, il punto nel quale la fede
e la vita inevitabilmente si incrociano. [...] Nessuno che guardi realisticamente
al nostro mondo d‟oggi può pensare che i cristiani possano continuare a far le
cose di ogni giorno, ignorando la profonda crisi di fede che è sopraggiunta nel-
la società, o semplicemente confidando che il patrimonio di valori trasmesso
lungo i secoli cristiani possa continuare ad ispirare e plasmare il futuro della
nostra società. [...] Ciascuno di noi, secondo il proprio stato di vita, è chiamato
ad operare per la diffusione del Regno di Dio impregnando la vita temporale
dei valori del Vangelo»143.
Per realizzare la sua vocazione d’instaurazione cristiana dell’ordine tem-
porale il laicato, insegnava il beato Newman, dev’essere formato. «“Voglio un
laicato non arrogante, non precipitoso nei discorsi, non polemico, ma uomini
che conoscono la propria religione, che in essa vi entrino, che sappiano bene
dove si ergono, che sanno cosa credono e cosa non credono, che conoscono il
proprio credo così bene da dare conto di esso, che conoscono così bene la sto-
ria da poterlo difendere” (The Present Position of Catholics in England, IX,
390)»144. E i laici non possono essere formati se mancano santi e dotti sacerdoti.
«Più si sviluppa l‟apostolato dei laici, più urgente viene sentito il bisogno di sa-
cerdoti, e più il laicato approfondisce la consapevolezza della propria specifica
vocazione, più si rende evidente ciò che è proprio del sacerdote»145. Nel beato
Newman non vi è contrasto fra promozione dei laici e consapevolezza della di-
gnità straordinaria e unica del sacerdozio.
3. L’emergenza educativa
Papa Benedetto XVI ha parlato più volte di un’«emergenza educativa»146.
L’emergenza non è però solo degli ultimi anni. Il problema era già ben presente
al beato Newman. «Desidero rendere onore — ha affermato il Papa — alla sua
visione dell‟educazione, che ha fatto così tanto per plasmare l‟“ethos” che è la
forza sottostante alle scuole ed agli istituti universitari cattolici di oggi [...]. Il
143
Idem, Discorso durante la veglia di preghiera per la beatificazione del cardinale John
Henry Newman nell‟Hyde Park a Londra, cit.
144
Idem, Omelia durante la Messa con beatificazione del venerabile cardinale John Hen-
ry Newman nel Cofton Park a Birmingham, cit.
145
Idem, Omelia durante la Messa nella cattedrale del Preziosissimo Sangue di Nostro
Signore Gesù Cristo a Westminster, cit.
146
Idem, Lettera alla diocesi e alla città di Roma sul compito urgente della formazione
delle nuove generazioni, del 21-1-2008, in Insegnamenti di Benedetto XVI, vol. IV, 1,
2008. (Gennaio-Giugno), Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2009, pp. 116-120
(p. 116).
24
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
147
Idem, Omelia durante la Messa con beatificazione del venerabile cardinale John Hen-
ry Newman nel Cofton Park a Birmingham, cit.; cfr. J. H. Newman, L‟idea di università,
trad. it., a cura di Angelo Bottone, con Introduzione di Vincenzo Cappelletti, Studium,
Roma 2005.
148
Benedetto XVI, Omelia durante la Messa con beatificazione del venerabile cardinale
John Henry Newman nel Cofton Park a Birmingham, cit.
149
Ibidem.
150
Idem, Indirizzo agli insegnanti e ai religiosi durante l‟incontro con il mondo dell‟e-
ducazione cattolica nella cappella del St Mary‟s University College a Londra, cit.
151
Idem, Discorso durante l‟incontro con i rappresentanti di altre religioni nella Walde-
grave Drawing Room del St Mary‟s University College a Londra, cit.
152
Ibidem.
25
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
b. La scuola cattolica
«Una buona scuola offre una formazione completa per l‟intera persona.
Ed una buona scuola cattolica, al di sopra e al di là di questo, dovrebbe aiutare
i suoi studenti a diventare santi»154. Vi erano buone scuole nella Gran Bretagna
del beato Newman. Ma egli non se ne accontentò e s’impegnò con i suoi confra-
telli oratoriani e con altri che — non senza difficoltà e incomprensioni — ap-
poggiarono i suoi progetti di fondare scuole cattoliche e anche, come si è accen-
nato, un’università cattolica in Irlanda. Non si trattava di una novità, ricorda Pa-
pa Benedetto XVI: «in Scozia, penso alle tre università medievali fondate dai
pontefici, compresa quella di S. Andrea, che sta per celebrare il sesto centena-
rio della sua fondazione»155. Il Papa aggiunge un aneddoto personale. Questo
tema, afferma, «[...] mi offre l‟opportunità di rendere grazie a Dio per la vita e
l‟opera della Venerabile Mary Ward [1585-1645], nativa di questa terra [ingle-
se], la cui visione pionieristica di vita religiosa apostolica per le donne ha por-
tato così tanti frutti. Io stesso da giovane ragazzo sono stato educato dalle “Da-
me Inglesi” e devo loro un profondo debito di gratitudine»156.
Oggi, come ai tempi della venerabile Mary Ward o del beato Newman,
«Cristo [...] ha bisogno di uomini e donne che dedichino la loro vita al nobile
compito dell‟educazione, prendendosi cura dei giovani e formandoli secondo le
vie del Vangelo»157. Occorre tuttavia contrastare un equivoco. Spesso le scuole
cattoliche sono riconosciute come istituti di formazione d’eccellenza: ma non è
questa la loro ragion d’essere. La scuola cattolica dev’essere, appunto, cattolica
e testimoniare quotidianamente l’ideale del beato Newman dell’educazione in-
tegrale: «C‟è sempre un orizzonte più grande, nelle vostre scuole cattoliche, so-
pra e al di là delle singole materie del vostro studio e delle varie capacità che
153
Idem, Indirizzo agli alunni durante l‟incontro con il mondo dell‟educazione cattolica
nel campo sportivo del St Mary‟s University College a Londra, del 17-9-2010, in L‟Os-
servatore Romano. Giornale quotidiano politico religioso, Città del Vaticano 18-9-2010.
154
Ibidem.
155
Idem, Omelia durante la Messa nel Bellahouston Park a Glasgow, cit.
156
Idem, Indirizzo agli insegnanti e ai religiosi durante l‟incontro con il mondo dell‟edu-
cazione cattolica nella cappella del St Mary‟s University College a Londra, cit.
157
Idem, Discorso durante la veglia di preghiera per la beatificazione del cardinale John
Henry Newman nell‟Hyde Park a Londra, cit.
26
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
158
Idem, Indirizzo agli alunni durante l‟incontro con il mondo dell‟educazione cattolica
nel campo sportivo del St Mary‟s University College a Londra, cit.
159
Idem, Indirizzo agli insegnanti e ai religiosi durante l‟incontro con il mondo dell‟edu-
cazione cattolica nella cappella del St Mary‟s University College a Londra, cit.
160
Ibidem.
161
Idem, Omelia durante la Messa nel Bellahouston Park a Glasgow, cit.
27
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
tà ed i giovani sono spesso incoraggiati ad avere come modello figure del mon-
do dello sport o dello spettacolo. Io vorrei farvi questa domanda: quali sono le
qualità che vedete negli altri e che voi stessi vorreste maggiormente possedere?
Quale tipo di persona vorreste davvero essere?
«Quando vi invito a diventare santi, vi sto chiedendo di non accontentar-
vi di seconde scelte. Vi sto chiedendo di non perseguire un obiettivo limitato,
ignorando tutti gli altri. Avere soldi rende possibile essere generosi e fare del
bene nel mondo, ma, da solo, non è sufficiente a renderci felici. Essere grande-
mente dotati in alcune attività o professioni è una cosa buona, ma non potrà
mai soddisfarci, finché non puntiamo a qualcosa di ancora più grande. Potrà
renderci famosi, ma non ci renderà felici. La felicità è qualcosa che tutti desi-
deriamo, ma una delle grandi tragedie di questo mondo è che così tanti non rie-
scono mai a trovarla, perché la cercano nei posti sbagliati. La soluzione è mol-
to semplice: la vera felicità va cercata in Dio»162.
«E, una volta che voi siete entrati in amicizia con Dio — prosegue il Pa-
pa — ogni cosa nella vostra vita inizia a cambiare. Mentre giungete a cono-
scerlo meglio, vi rendete conto di voler riflettere nella vostra stessa vita qualco-
sa della sua infinita bontà. Siete attratti dalla pratica della virtù. Incominciate
a vedere l‟avidità e l‟egoismo, e tutti gli altri peccati, per quello che realmente
sono, tendenze distruttive e pericolose che causano profonda sofferenza e gran-
de danno, e volete evitare di cadere voi stessi in quella trappola [...]. Quando
queste cose iniziano a starvi a cuore, siete già pienamente incamminati sulla
via della santità»163.
Il beato Newman aveva compreso che la santità si può apprendere non
solo con lo studio, ma anzitutto con la preghiera. Nello stesso tempo, anche la
preghiera s’impara e richiede un’educazione. «Il motto del Cardinale Newman,
Cor ad cor loquitur, “il cuore parla al cuore”, ci permette di penetrare nella
sua comprensione della vita cristiana come chiamata alla santità, sperimentata
come l‟intenso desiderio del cuore umano di entrare in intima comunione con il
Cuore di Dio. Egli ci rammenta che la fedeltà alla preghiera ci trasforma gra-
dualmente nell‟immagine divina. Come scrisse in uno dei suoi forbiti sermoni:
“l‟abitudine alla preghiera, che è pratica di rivolgersi a Dio e al mondo invisi-
bile in ogni stagione, in ogni luogo, in ogni emergenza, la preghiera, dico, ha
ciò che può essere chiamato un effetto naturale nello spiritualizzare ed elevare
l‟anima. Un uomo non è più ciò che era prima; gradualmente… ha interiorizza-
to un nuovo sistema di idee ed è divenuto impregnato di freschi principi” (Paro-
chial and plain sermons, IV, 230-231)»164.
162
Idem, Indirizzo agli alunni durante l‟incontro con il mondo dell‟educazione cattolica
nel campo sportivo del St Mary‟s University College a Londra, cit.
163
Ibidem.
164
Idem, Omelia durante la Messa con beatificazione del venerabile cardinale John
Henry Newman nel Cofton Park a Birmingham, cit.
28
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
Londra è stata descritta come la prima vera metropoli del secolo XXI,
dove il tempo scorre così velocemente e freneticamente da indurre vere e pro-
prie mutazioni qualitative nel modo di accostarsi alla vita e al lavoro165. Proprio
da Londra Papa Benedetto XVI richiama a fermarsi per trovare un tempo di
preghiera e di silenzio. «Nel profondo del vostro cuore egli vi chiama a trascor-
rere del tempo con lui nella preghiera. Ma questo tipo di preghiera, la vera
preghiera, richiede disciplina: richiede di trovare dei momenti di silenzio ogni
giorno. Spesso ciò significa attendere che il Signore parli. Anche fra le occupa-
zioni e lo stress della nostra vita quotidiana abbiamo bisogno di dare spazio al
silenzio, perché è nel silenzio che troviamo Dio, ed è nel silenzio che scopriamo
chi siamo veramente»166.
La preghiera, insegnava il beato Newman, è essenziale perché anche i lai-
ci possano esercitare un vero apostolato. «Permettendo a questa luce della fede
di risplendere nei nostri cuori e abbandonandoci ad essa mediante la quotidia-
na unione al Signore nella preghiera e nella partecipazione ai sacramenti della
Chiesa, datori di vita, diventiamo noi stessi luce per quanti ci stanno attorno;
esercitiamo il nostro “ufficio profetico”; spesso, senza saperlo, attiriamo le
persone più vicino al Signore ed alla sua verità. Senza la vita di preghiera, sen-
za l‟interiore trasformazione che avviene mediante la grazia dei sacramenti,
non possiamo — con le parole di Newman — “irradiare Cristo”; diveniamo
semplicemente un altro “cembalo squillante” (1Cor 13, 1)»167. Papa Benedetto
XVI lo ricorda anzitutto a coloro, religiosi e laici, che fanno parte di realtà par-
ticolarmente ispirate al pensiero del beato Newman, fra cui cita «i membri della
famiglia spirituale Das Werk»168, fondata da Julia Verhaeghe (1910-1997). Si
tratta di una citazione non banale e non casuale, se si considera che Das Werk
— «l’Opera», da non confondere con l’Opus Dei — è stata ripetutamente ogget-
to nel Paese in cui è stata fondata, in Belgio, di attacchi giornalistici e perfino
governativi che hanno cercato di squalificarla come «setta»169.
165
Cfr. per esempio le inchieste del giornalista italiano, da anni residente nella capitale
britannica, Marco Niada, La nuova Londra. Capitale del XXI secolo, Garzanti, Milano
2008; e Idem, Il tempo breve. Nell‟era della frenesia: la fine della memoria e la morte
dell‟attenzione, Garzanti, Milano 2010.
166
Benedetto XVI, Saluto ai giovani al termine della Messa nella cattedrale del Preziosis-
simo Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo a Westminster, del 18-9-2010, in L‟Osser-
vatore Romano. Giornale quotidiano politico religioso, Città del Vaticano 20/21-9-2010.
167
Idem, Discorso durante la veglia di preghiera per la beatificazione del cardinale John
Henry Newman nell‟Hyde Park a Londra, cit.
168
Idem, Omelia durante la Messa con beatificazione del venerabile cardinale John Hen-
ry Newman nel Cofton Park a Birmingham, cit.
169
Cfr. il mio Il ritorno dei giacobini. Il rapporto della commissione parlamentare belga
d‟inchiesta sulle sette, in Cristianità, anno XXV, n. 269, Piacenza settembre 1997, pp. 5-
17.
29
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
170
Benedetto XVI, Omelia durante la Messa nel Bellahouston Park a Glasgow, cit.
171
Ibidem.
172
Idem, Omelia durante la Messa nella cattedrale del Preziosissimo Sangue di Nostro
Signore Gesù Cristo a Westminster, cit.
173
Idem, Discorso ai vescovi d‟Inghilterra, Scozia e Galles nella cappella dell‟Oscott
College a Birmingham, cit.
174
Ibidem.
175
Ibidem.
30
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
stro uomo vecchio a vita nuova, come lo possono quanti vengono dal vostro
stesso ambiente (“Men, not Angels: the Priests of the Gospel”, Discourses to
mixed congregations, 3)»176. Scrive ancora «[...] il beato John Henry Newman:
“Che Dio ci doni dei sacerdoti che sappiano sentire la propria debolezza di
peccatori, e che il popolo li sappia compatire ed amare e pregare per la loro
crescita in ogni buon dono di grazia” (Sermon, 22 marzo 1829. 191)»177.
Se l’umana debolezza dei sacerdoti è di ogni epoca, oggi un problema
«[...] che mina seriamente la credibilità morale dei responsabili della Chiesa è
il vergognoso abuso di ragazzi e di giovani da parte di sacerdoti e di religio-
si»178. Il Papa confida «[...] che queste rivelazioni sono state per me uno choc.
Sono una grande tristezza, è difficile capire come questa perversione del mini-
stero sacerdotale sia stata possibile. Il sacerdote, nel momento dell‟ordinazio-
ne, preparato per anni a questo momento, dice sì a Cristo per farsi la sua voce,
la sua bocca, la sua mano e servirlo con tutta l‟esistenza perché il Buon Pasto-
re, che ama e aiuta e guida alla verità, sia presente nel mondo. Come un uomo
che ha fatto e detto questo possa poi cadere in questa perversione, è difficile
capire; è una grande tristezza, tristezza anche che l‟autorità della Chiesa non
sia stata sufficientemente vigilante e non sufficientemente veloce, decisa, nel
prendere le misure necessarie. Per tutto questo siamo in un momento di peni-
tenza, di umiltà e di rinnovata sincerità, come ho scritto ai Vescovi irlandesi
[nella Lettera ai cattolici dell‟Irlanda, del 19-3-2010]. Mi sembra che dobbiamo
adesso realizzare proprio un tempo di penitenza, un tempo di umiltà, e rinnova-
re e reimparare un‟assoluta sincerità»179.
Senza che si possa ridurre il viaggio in Gran Bretagna — come ha detto il
Papa nella successiva udienza generale di mercoledì 22 settembre, «scopo prin-
cipale della visita era quello di proclamare beato il Cardinale John Henry Ne-
wman»180, così che «in effetti, la cerimonia di beatificazione ha rappresentato il
momento preminente del viaggio apostolico»181 — alla questione dei preti pedo-
fili, che ha invece dominato certe cronache giornalistiche a scapito di ogni altro
tema, è vero che, nel contesto della descrizione di una crisi educativa che è an-
che crisi del sacerdozio, Papa Benedetto XVI non ha mancato di proporre qual-
che riflessione sul doloroso argomento. Non si è limitato a esprimere dolore e
vergogna, ma ha tracciato un programma di azione. «Tre cose — ha detto —
sono importanti. Primo interesse sono le vittime, come possiamo riparare, che
176
Idem, Omelia durante la Messa con beatificazione del venerabile cardinale John Hen-
ry Newman nel Cofton Park a Birmingham, cit.
177
Idem, Discorso ai vescovi d‟Inghilterra, Scozia e Galles nella cappella dell‟Oscott
College a Birmingham, cit.
178
Ibidem.
179
Idem, Incontro con i giornalisti durante il volo verso il Regno Unito, cit.
180
Idem, Udienza generale sul viaggio apostolico nel Regno Unito, cit.
181
Ibidem.
31
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
cosa possiamo fare per aiutare queste persone a superare questo trauma, a ri-
trovare la vita, a ritrovare anche la fiducia nel messaggio di Cristo. Cura, im-
pegno per le vittime è la prima priorità con aiuti materiali, psicologici, spiri-
tuali. Secondo, è il problema delle persone colpevoli: la giusta pena, escluderli
da ogni possibilità di accesso ai giovani, perché sappiamo che questa è una ma-
lattia e la libera volontà non funziona dove c‟è questa malattia; quindi dobbia-
mo proteggere queste persone contro se stesse, e trovare il modo di aiutarle e di
proteggerle contro se stesse ed escluderle da ogni accesso ai giovani. E il terzo
punto è la prevenzione nella educazione e nella scelta dei candidati al sacerdo-
zio. Essere così attenti che secondo le possibilità umane si escludano futuri ca-
si»182.
Al di là dell’indagine sulle cause e della messa in opera di possibili rime-
di183 il Papa riporta il problema alla sua dimensione spirituale. Qui, anche nel
fondo più buio di una crisi particolarmente vergognosa, nell’esprimere senti-
menti di «profondo dolore alle vittime innocenti di questi inqualificabili crimi-
ni»184, il Papa non perde «[...] la speranza che il potere della grazia di Cristo, il
suo sacrificio di riconciliazione, porterà profonda guarigione e pace alle loro
vite. Riconosco anche, con voi, la vergogna e l‟umiliazione che tutti abbiamo
sofferto a causa di questi peccati; vi invito a offrirle al Signore con la fiducia
che questo castigo contribuirà alla guarigione delle vittime, alla purificazione
della Chiesa ed al rinnovamento del suo secolare compito di formazione e cura
dei giovani»185. Al fondo di ogni crisi morale — insegna il beato Newman — vi
è sempre una crisi educativa. Per superare le crisi, occorre ripartire da un’educa-
zione integrale che sia insieme educazione alla santità e alla preghiera.
182
Idem, Incontro con i giornalisti durante il volo verso il Regno Unito, cit.
183
Cfr. il mio, Preti pedofili. La vergogna, il dolore e la verità sull‟attacco a Benedetto
XVI, San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano) 2010.
184
Benedetto XVI, Omelia durante la Messa nella cattedrale del Preziosissimo Sangue di
Nostro Signore Gesù Cristo a Westminster, cit.
185
Ibidem.
32
Nota su Gian Francesco Galeani Napione
e il federalismo italico nel secolo XIX
Francesco Verna
La vita e le opere
Gian Francesco Galeani Napione, conte di Cocconato, nasce a Torino il
1° novembre 1748 da Carlo Giuseppe Amedeo Valeriano (1699-1769) e dalla
contessa Maddalena de Maistre (1714-1802)1. Pur incline a studi storici e lette-
rari, consegue la laurea in giurisprudenza e dopo la morte del padre intraprende
la carriera amministrativa. Nel 1776 viene assunto come impiegato nelle Regie
Finanze, diventando intendente della provincia di Susa e poi di quella di Saluz-
zo. Sposa nel 1786 Luigia Crotti di Costigliole, che muore due anni dopo dando
alla luce una figlia, e nel 1792 Barbara Lodi di Capriglio, da cui ha cinque figli.
Re Vittorio Amedeo III di Savoia (1726-1796) lo nomina nel 1787 so-
vrintendente alla perequazione e al censimento del Monferrato, nel 1790 com-
ponente della giunta per l’amministrazione dei Comuni e nel 1796 consigliere di
Stato addetto agli archivi di Corte. Nei differenti incarichi si rivela attento e pre-
parato studioso di economia e di finanza, e asseconda l’intento riformistico della
Corte2. Nel 1797 ottiene l’incarico di controllore generale delle Finanze — cioè
responsabile di tutto il settore economico finanziario del regno — da cui si di-
mette poco dopo per non sottoscrivere un editto che riteneva dannoso al Paese.
Nel periodo repubblicano (1798-1799) si tiene lontano dalla vita pubbli-
ca, dedicandosi a saggi di varia erudizione su argomenti storici, militari, anti-
quari, paleografici, numismatici e letterari. Nominato socio dell’Accademia del-
le Scienze di Torino nel 1801, ne diventa presidente per la classe di scienze mo-
1
Sulla vita, cfr. Lorenzo Martini (1785-1844), Vita del Conte Gian-Francesco Galeani
Napione, Bocca, Torino 1836; Leonilda Fusani, Gian Francesco Galeani Napione di Coc-
conato-Passerano. Vita e opere, Tip. Baravalle e Falconieri, Torino 1907; Francesco
Lemmi (1876-1947), Galeoni Napione di Cocconato, conte Gian Francesco, in Enciclo-
pedia italiana di scienze, lettere ed arti, Istituto G. Treccani, Milano 1932, vol. XVI
(Franck-Gian), pp. 265-266; Orietta Bergo, Galeoni Napione di Cocconato, Gian France-
sco, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, vol. 51, Ro-
ma 1998, pp. 384-387; Paola Bianchi, Introduzione a G. F. Galeani Napione, Del modo di
riordinare la Regia Università degli Studi, Deputazione Subalpina di Storia Patria, Torino
1993, pp. 1-43; e Corrado Malandrino, Il conte Gian Francesco Galeani Napione. Una
proposta di confederazione italiana, in Trimestre. Storia-politica-società, anno XXXIII, n.
1-2, Teramo 2000, pp. 63-76.
2
Cfr. Antonio Fossati (1900-1954), Il pensiero economico del conte G. F. Galeani-Napio-
ne (1748-1830), Fedetto & C., Torino 1935.
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
rali, storiche e filologiche, e infine bibliotecario. Nello stesso 1801 elabora una
memoria sul riordino dell’università di Torino3. Accetta senza entusiasmo l’an-
nessione alla Francia di Napoleone Bonaparte (1769-1821), nel corso della qua-
le, peraltro, è insignito della Legion d’Onore ed è nominato membro dell’Acca-
demia della Crusca. Dopo la Restaurazione, nel 1814, è presidente dei Regi Ar-
chivi di Corte e fa parte del Magistrato per la Riforma dell’Università, adope-
randosi per l’istituzione della cattedra di Economia Politica. Nel 1816 gli viene
conferita la croce dell’Ordine Mauriziano. Muore a Torino nel 1830.
Uomo di cultura ampia e raffinata, ha lasciato scritti letterari, in prosa e in
versi, una nutrita serie di memorie — politiche, economiche e finanziarie — e
un’opera che lo ha reso celebre, Dell‟uso e dei pregi della lingua italiana, del
1791, in cui disserta sulla necessità di avere nel regno una sola lingua, appunto
l’italiano4. Lungi dall’essere precorritrice di un «imminente Risorgimento»5, l’o-
pera utilizza negativamente il termine «francese» per criticare l’illuminismo e il
fanatismo rivoluzionario, così che «il pensiero di Napione non è molto distante
da quello del De Maistre [Joseph (1753-1821)]»6.
Fra le memorie di politica estera e interna, commissionategli dalla Corte,
alcune sono relative a progetti di federazione fra gli Stati italiani. È del 1780 la
stesura delle Osservazioni intorno al progetto di pace tra S[ua]. M[aestà]. e le
potenze barbaresche, in cui auspica la creazione di una confederazione degli
Stati marittimi della Penisola per difendere il commercio via mare e rafforzare
l’unione fra le popolazioni italiche; come capo della confederazione propone il
Pontefice, «venerabile per rispetto della Religione e principe per instituto paci-
fico»7.
Ritorna sull’argomento nel 1791 con l’Idea di una confederazione delle
potenze d‟Italia8, rivista l’anno seguente anche alla luce della crescente aggres-
sività della Francia rivoluzionaria e poi rielaborata nel 1797 nell’opuscolo Del
nuovo stabilimento delle Repubbliche lombarde9. Una confederazione di Stati è,
a suo avviso, la soluzione migliore per amalgamare e per difendere la nazione
3
Cfr. G. F. Galeani Napione, Del modo di riordinare la Regia Università degli Studi, cit.
4
Cfr. Idem, Dell‟uso e dei pregi della lingua italiana. Libri tre, Fontana, Torino 1846.
5
Cfr. Carlo Calcaterra (1884-1952), Il nostro imminente Risorgimento. Gli studi e la lette-
ratura in Piemonte nel periodo della Sampaolina e della Filopatria, Società Editrice In-
ternazionale, Torino 1935.
6
Giuseppe Crosa, Carlo Luigi Amico di Castellalfero e l‟«Idea di una Confederazione
delle Potenze d‟Italia» di Gian Francesco Napione, in Studi Piemontesi, vol. XVIII, fasc.
2, Torino novembre 1989, pp. 525-529 (p. 527).
7
Cit. in L. Fusani, op. cit., p. 8.
8
Cfr. G. F. Galeani Napione, Idea di una confederazione delle potenze d‟Italia, in questo
numero di Cristianità, pp. 41-54.
9
Cfr. Idem, Del nuovo stabilimento delle Repubbliche lombarde, in Nicomede Bianchi
(1818-1886), Storia della monarchia piemontese dal 1773 al 1861, vol. III. Predominio
francese. Governo provvisorio. 1799-1802, Fratelli Bocca, Torino 1879, pp. 570-611.
34
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
contro i nemici esterni, accrescerne la gloria e porla fra le grandi potenze euro-
pee. Nel corso dei secoli non si era dato vita a una stabile alleanza perché la
presenza diretta del Pontificato e quella indiretta del Sacro Romano Impero non
avevano reso indispensabile tale soluzione. Ma la mutata situazione internazio-
nale suggerisce la nascita di una confederazione, che avrebbe avuto, rispetto a
quella elvetica e a quella germanica, in cui confluivano popolazioni di religione
diversa, il vantaggio di riunire genti con un unico credo e di annoverare fra i
suoi potentati l’autorità suprema del cattolicesimo.
12
A. Monti, op. cit., p. 43.
13
Cfr. Vincenzo Gioberti, Del Primato morale e civile degli italiani, a cura di Gustavo
Balsamo Crivelli (1869-1929), Utet, Torino 1946.
14
C. Malandrino, op. cit., p. 72, nota 29.
15
Cfr. V. Gioberti, Del Rinnovamento civile dell‟Italia, a cura di Luigi Quattrocchi, A-
bete, Roma 1969.
16
Cfr. Antonio Rosmini-Serbati, Sull‟unità d‟Italia, in Idem, Scritti politici, a cura di pa-
dre Umberto Muratore I.C., seconda edizione accresciuta, Edizioni Rosminiane, Stresa
(VB) 2010, pp. 247-265.
17
A. Monti, op. cit., p. 83.
36
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
18
Giacinto de’ Sivo, I Napolitani al cospetto delle nazioni civili, Borzi, Roma 1967, p. 43.
19
Ibid., p. 64.
20
Ibid., pp. 46-47.
21
A. Monti, op. cit., p. 168.
22
Ibid., p. 169; la citazione è tratta da Emiliano Avogadro della Motta, La Rivoluzione e il
ministero torinese in faccia al Papa e all‟Episcopato italiano, Speirani, Torino 1862.
37
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Os
prudentis
*
Cfr. il documento — indirizzato nell’ottobre del 1791 a Giuseppe Francesco Gerolamo
Perret, conte d’Hauteville (1731-1810), reggente la Segreteria di Stato per gli Affari Esteri
del Re di Sardegna — in Nicomede Bianchi (1818-1886), Storia della monarchia piemon-
tese dal 1773 al 1861, vol. III, Predominio francese. Governo provvisorio. 1799-1802,
Fratelli Bocca, Torino 1879, pp. 527-548. Il testo è integrato con le note aggiunte dal-
l’autore nel maggio del 1792 in una lettera al cavalier Damiano di Priocca (1749-1813),
ambasciatore sabaudo presso la Santa Sede. Le note, inserite nel corpo, sono contraddi-
stinte da una lettera dell’alfabeto e la fine è segnalata con richiami corrispondenti. Le in-
serzioni fra parentesi quadre sia nel testo che nelle note sono redazionali. Sull’autore e sul-
la problematica, cfr. Francesco Verna, Nota su Gian Francesco Galeani Napione e il fede-
ralismo italico nel secolo XIX, in questo numero di Cristianità, pp. 33-37.
1
[Cfr. Claude-Charles de Peyssonnel,] Situation politique de la France, et ses rapports
actuels avec toutes les Puissances de l‟Europe, tomo I, Neuchatel 1789, p. 19.
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
turali»2. Certamente le Leghe tra Stati troppo estesi è difficile che partoriscano buon
effetto, non solo perché i popoli sono di natura diversa, ma inoltre perché è difficile
che l’interesse particolare d’uno degli alleati non prevalga agli interessi communi
ad entrambi, onde nasce la diffidenza e la poco buona armonia. Con tutto ciò, se si
fosse mantenuto il buon ordine in Francia, mancato non avrebbe il trattato del 1756
di bilanciare, in vantaggio della Francia medesima, la potenza delle Corti del Set-
tentrione. Si potrebbe dire bensì essersi il Peyssonnel affrettato a cercar pretesti per
chiamarlo dannoso, perciocché si può dire che i torbidi attuali di quel Regno,
l’anarchia e gli attentati contro la Sovranità e contro la persona stessa del Monarca
abbiano già una siffatta Lega totalmente annichilata e distrutta.
(a) La recente dichiarazione di guerra [20 aprile 1792] della Francia contro
l’Austria ha espressamente e formalmente sciolta l’alleanza contratta tra quelle
due Corti in vigore dal Trattato di Versailles del 17563.
Tra le ragioni che si allegano dal Peyssonel contro la mentovata Lega, è
degna di particolar considerazione quella che mediante di essa siasi impegnata la
Francia gratuitamente a dar valore e consistenza alle pretensioni chimeriche della
Corte di Vienna sopra l’Italia4 a danno grandissimo dei rami della Casa di Borbo-
ne in essa stabiliti, ed abbia perduto la sua preminenza sui potentati d’Italia, ed il
dritto che avea di accordar loro la sua protezione contro chiunque volesse ingerir-
si negli affari d’Italia; preponderanza che il Trattato d’Aquisgrana [18 ottobre
1748] e quello di Genova [Versailles, 15 maggio 1768], la consanguinità del suo
Re con quello di Napoli e col Duca di Parma, e la sua qualità di protettrice della
Chiesa Romana, assicuravano alla Francia. Dov’è notabile, che la dipendenza de-
gli altri Stati d’Italia dall’una o dall’altra delle due Corti si considera quasi come
un patrimonio che debba appartenere ad alcuna, di modo che mancando per ra-
gion del Trattato anzidetto la protezione interessata di Francia, non possa a meno
di ricader sotto il dominio della Corte di Vienna, e che le principali Potenze ita-
liane non possano esimersi dal lasciarsi signoreggiare da una delle prenominate
Corti, né possano aver vigore sufficiente da governarsi da per sé stesse5.
II. Confederazione delle Potenze d’Italia. Ragioni per cui non si conchiuse sinora
Sembra per altro che lo stato attuale d’Europa, e le circostanze presenti, nel
mentre che persuadono ogni Sovrano a cercar modo di assicurar la pubblica tran-
quillità, rendere debbano meno difficile la conclusione di un trattato tra le diverse
Corti d’Italia; il quale unirebbe la Nazione contro gli inimici esterni, ne farebbe
un tutto, ne estenderebbe la gloria e la prosperità, e la porrebbe in grado di poter
comparir sul teatro politico delle grandi Nazioni d’Europa da per se stessa, e sen-
2
[Ibid., pp. 15-16].
3
[Fine della nota del 1792].
4
Cfr. ibid., p. 227.
5
Cfr. ibid., p. 231.
42
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
6
Il passo d’Arnolfo Milanese [m. 1085], Rerum italicarum scriptores, tomo IV, p. 15, ci-
tato dal Mascovio [Johann Jakob Mascov (1689-1761)], Principia iuris publici imperii
Romano-Germanici ex ipsis legibus, actisque publicis eruta et ad usum rerum accomoda-
ta, Lipsia, 1738, pp. 133-134, dove parla della coronazione degli Imperatori, è del tenor
seguente: «Certum est quidem (parla lo stesso imperator Corrado [di Franconia (990 ca.-
1039)] al popolo) [...] quia sicut Privilegium est apostolicae sedis consecratio imperialis,
ita ambrosianae sedis Privilegium est electio et consecratio regalis. Unde ratum videtur,
ut manus quae benedicit [...] repraesentet regem ad Imperium promovendum sancto Petro
et eius vicario» [«È certo che [...], così come la consacrazione imperiale è privilegio della
Sede Apostolica, parimenti è privilegio della Sede Ambrosiana l‟elezione e la consacra-
zione regale. Perciò appare evidente che la mano che benedice [...] indica a san Pietro e
al suo Vicario il re da promuovere all‟Impero»].
43
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
partivano legati con podestà amplissima. Tra il 1100 ed il 1200 tre ne uscirono dal
solo Piemonte7, che disposero quasi a loro senno dell’Inghilterra. Nel secolo XVI
era ancora tale opinione così altamente radicata, che non solo i Prelati8 adoperati
dalla Corte di Roma, ma persino i Principi protestanti, e gli stessi Imperatori, mo-
stravano di riconoscere l’Impero come dipendente dalla Chiesa. In certo modo vi
ebbe qualche deferenza lo stesso Leibnizio [Gottfried Wilhelm von Leibniz
(1646-1716)] in fine del secolo scorso, sebbene anche protestante9. Ma dopo Car-
lo V gli Imperatori pretesero superiorità sull’Italia senza nemmeno compir più il
cerimoniale di farsi riconoscere col prender la corona in Italia; ed i Sommi Ponte-
fici non spiegarono più giurisdizione temporale al di là dei proprii Stati, massi-
mamente dopo variato il sistema degli studi di Diritto Pubblico Ecclesiastico.
7
Sant’Anselmo [d’Aosta (1033/1034-1109)], il Cardinal Enrico [di Susa (1210-1271)], ed
il Cardinal Guala [Bicchieri, (1150 ca. -1227)] vercellese.
8
Il Cardinal Commendone [Giovanni Francesco (1523-1584)], famoso negoziatore della Corte
di Roma a’ tempi del Concilio di Trento [1545-1563], in un intervallo d’ozio aveva intrapresa
un’opera di diritto pubblico fondata sui diplomi e trattati esistenti nella Biblioteca Vaticana, o-
pera diretta a mostrare l’autorità dei Papi sull’Impero Romano Germanico. Il medesimo Com-
mendone sostenne la causa dell’indipendenza del Gran-Duca di Toscana dall’Impero (cfr. An-
tonio Maria Graziani [1537-1611], De vita Ioannis Francisci Commendoni cardinalis, Parigi,
1669, trad. fr. di Esprit Fléchier [1632-1710] Parigi 1671, lib. I, cap. XVII, e lib. III, cap. VIII).
Lo stesso Prelato trovandosi Legato in Germania, disse un tratto all’Elettore di Brandeburgo
Gioachino [1505-1571], che l’Imperio aveva ricevuta tutta la sua autorità dal Papato; e l’Eletto-
re, cavatosi il cappello, subito rispose: «Ego hoc non diffiteor» [«Io non contesto ciò»] (cfr.
Giulio Poggiani [1522-1568], Epistolae et orationes olim collectae ab Antonio Maria Gratiano
nunc ab Hieronymo Lagomarsinio e Societate Jesu adnotationibus illustratae ac primum edi-
tae, tomo III, Roma 1757, p. 126). In una lettera del Cardinal Borromeo [san Carlo (1538-
1584)] scritta nel 1563 a Zaccaria Delfino [1527-1583], nunzio presso l’Imperatore Ferdinando
[d’Asburgo (1503-1564)], si dice nulla l’elezione in Re de’ Romani di Massimiliano [II d’A-
sburgo (1527-1576)] per diversi motivi ivi addotti, e principalmente per la futura successione
nell’Impero, la quale non può esser concessa dagli Elettori, ma solo da Sua Santità, soggiun-
gendosi che Carlo V, quando volle far Re de’ Romani suo fratello, lo aveva prima partecipato
al Papa, come appariva per molti Brevi e lettere. Con altra lettera poi del 5 febbraio 1564 avvi-
sa che il Papa aveva approvata l’elezione del Re de’ Romani, ed aveva con quell’atto supplito a
tutti i difetti della elezione (Cfr. ibidem, p. 184).
9
Cfr. [Bernard le Bovier de (1657-1757)] Fontenelle, Èloge de Leibnitz [sic] [, in Jean
François Thurot (1768-1832), Oeuvres de (John) Locke (1632-1704) et Leibnitz [sic]: con-
tenant l‟essai sur l‟entendement humain, Firmin-Didot, Parigi 1879, pp. 479-48].
44
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
sistema di cose affatto diverse, e che forse non tanto a torto il Sig. Peyssonel
chiama chimerici e prescritti10. Pare che il sistema feudale, anche rispetto agli Sta-
ti, sia andato fuori d’uso: si preferiscono Confederazioni, e nella stessa Germania,
all’antico Gotico Corpo Germanico, che co’ suoi Circoli, Diete, e Principati e Re-
pubbliche, e in politica ciò ch’era in astronomia il sistema di Tolomeo. Il defunto
Re di Prussia [Federico II] avea contrapposto la Confederazione Germanica.
(b) La Confederazione Germanica fu ideata dal defunto Re di Prussia, non
solo per correggere i difetti e la lentezza del Corpo Germanico, per contrappesare
la potenza della Casa d’Austria, massime allora che sussisteva l’alleanza colla
Francia, per impedire il vantaggiosissimo cambio della Baviera, con cui avrebbe
fatto un grande accrescimento di potenza, ma eziandio per mettersi egli alla testa
di una nuova Lega, diversa da quella di cui sono capi gli Imperatori. Un Principe
valoroso, possessore di uno Stato alquanto esteso ed armigero, entrando in una
Lega, acquista in certo modo un predominio sempre maggiore quanto più saranno
questi deboli. Non in altro modo Filippo di Macedonia [382 a.C.-336 a.C.], a cui
venne da taluno paragonato Federico II, arrivò a dominare in Grecia11.
Ad ogni modo, una confederazione tra gli Stati d’Italia per assicurare la
tranquillità di ciascuno di essi, si rende di giorno in giorno più necessaria in vista
dei torbidi della Francia. Perciocché, o le fazioni si dichiarano una volta in quel
Regno, e scoppia la guerra civile, ed allora il partito popolare farà ogni sforzo,
come già fa attualmente, per accendere il fuoco nelle altre Nazioni, e massima-
mente nelle confinanti, onde non possano prender parte nelle loro controversie; o
con inaudito esempio si stabilisce solidamente in quel Regno la nuova costituzio-
ne senza spargimento di sangue, ed in questo secondo caso, ancorché ciò seguisse
con qualche modificazione, vi ha maggiore pericolo che il male divenga contagio-
so, qualora non si usino per tempo le opportune precauzioni.
Sì fatta confederazione sarebbe per altro nelle attuali circostanze più facile
a conchiudersi, e potrebbe produrre più vantaggiosi effetti.
Sarebbe più facile a conchiudersi per l’interesse grandissimo, commune a
tutte le Potenze d’Italia, e che prevale ad ogni interesse particolare, quale si è
quello di assicurare la tranquillità interna di ciascuno Stato contro il fermento che
tentano spargere da per tutto i Francesi fanatici. Sarebbe poi più vantaggiosa, per-
ché nella declinazione delle cose de’ Francesi si potrebbe far prosperare i diversi
rami di pubblica opulenza, regolar meglio il commercio interno, e soprattutto e-
stendere la sfera de’ traffici marittimi, e far rinascere l’antica potenza e l’antica
gloria navale dell’Italia, segnatamente nelle scale del Levante, dove dicesi che
sieno ora scarsi i bastimenti, e scaduto il credito de’ Francesi, e che non si voglia
eziandio in qualche porto riconoscere il Padiglione riformato dell’Assemblea Na-
10
Cfr. C. C. de Peyssonnel, op. cit., tomo II, p. 56.
11
[Fine della nota del 1792].
45
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
zionale. Gli oggetti principali adunque che pare che fornir dovrebbono la materia
degli articoli di una confederazione tra le Potenze d’Italia, sono i seguenti:
I. La guarentigia reciproca dell’attuale Costituzione e Leggi fondamentali
di ciascuno Stato, tanto rispetto al pieno ed assoluto esercizio dell’autorità sovra-
na, quanto rispetto all’ordine di successione.
(c) Un patto consimile a questo proposto, formò poi un articolo del Trattato
di alleanza conchiuso ultimamente [febbraio 1792] tra l’Austria e la Prussia12.
II. La difesa comune contro chiunque intendesse mover guerra ad alcuno
degli Stati confederati.
III. La protezione del Commercio contro ogni Nazione che infestasse i ma-
ri, e specialmente contro i Corsari Barbareschi; Convenzioni intorno alla Moneta,
al corso di essa, ai Dazii e gabelle, e generalmente intorno a tutti i mezzi propri a
far fiorire il Commercio.
IV. Lo stabilimento di un Lazzaretto comune a tutte le Nazioni in qualche
isoletta rimota del Mediterraneo, dove si ricevessero e si spurgassero i bastimenti
infetti di qualunque Nazione eziandio infedele e corsale, e come tale scacciati da-
gli altri luoghi, per evitar che la peste vada liberamente vagando per il mare, mi-
nacciando e spaventando tutti, colle regole, e nella conformità che il propone lo
sperimentato Negoziante napolitano Carlo Broggia [1698-1767]13.
(d) Se è vero quanto ho sentito assicurare (da persone informatissime) in
Roma, che l’esteso litorale dello Stato Pontificio resti con poca o niuna difesa,
con pericolo continuo di peste, grandissimo vantaggio ricaverebbe il Papa da que-
sti due articoli III e IV, massime ora che mancando le altre sorgenti di ricchezza,
sono costretti i popoli della Stato Ecclesiastico a rivolgersi ai veri fonti dell’opu-
lenza pubblica, l’agricoltura ed il commercio14.
V. Un congresso o Dieta di Ministri di ciascuno degli Stati confederati sta-
bilmente residente in una determinata Città per trattar gli interessi di ciascuno de’
Co-Stati, ed i comuni di tutti, principalmente quelli riguardanti il Commercio.
VI. Le regole per terminare in essa Dieta, ove sia fattibile, amichevolmente
le differenze che sorgessero per qualunque oggetto tra Stato e Stato.
VII. La facoltà di accordarsi a ciascuno Stato confederato, di far Patti, Al-
leanze, e Trattati con qualunque Potenza, purché tali Alleanze non sieno contrarie
al bene universale degli Stati confederati.
VIII. La reciproca obbligazione di consegnarsi i delinquenti di qualunque
delitto, che secondo le Leggi dei rispettivi Stati porti pena afflittiva, e di mettere
in opera tutti i mezzi per l’estirpazione de’ malviventi.
12
[Fine della nota del 1792].
13
[Cfr. Carlo Antonio Broggia, in Idem, Trattato de‟ tributi, delle monete, e del governo
politico della sanità, Napoli 1743, cap. IX, Trattato politico della Sanità, pp. 498-503].
14
[Fine della nota del 1792].
46
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
15
Cfr. Charles-Louis de Secondat, barone de La Brède et de Montesquieu [1689 -1755],
De l‟esprit des loix, Ginevra 1748 [trad. it., Lo spirito delle leggi, a cura di Sergio Cotta
(1920-2007), 2 voll., UTET, Torino 2005].
16
Stabilì chiaramente tale diritto il Trattato di Vestfalia [1648], e fu inserito per la prima
volta nella Capitolazione di Giuseppe I [d’Asburgo (1678-1711)] nel 1689. Cfr. Christian
Conrad Wilhelm von Dohm [1751-1820], L‟alliance des Princes de l‟Empire Germa-
nique, P.F. Gosse, La Haye 1786, p. 13 ss.
47
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
pre, e di far eziandio valere colla forza i propri diritti, ogni qualvolta non riesca di
terminare amichevolmente le controversie.
17
Cfr. C.C. de Peyssonel, op. cit., tomo II, p. 105 e 179.
18
[Fine della nota del 1792].
48
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
22
[Fine della nota del 1792].
50
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
Savoia alla Francia, si riguardavano que’ Regnanti come Padroni assoluti senza
voler dipendere in modo nessuno dall’Impero Germanico, sebbene taluno de’ mo-
derni più riputati giuspubblicisti Tedeschi pretenda che i Re di Francia possiedano
senza titolo il dominio diretto di esse Provincie23.
Lo stesso fecero quando s’impadronirono, ed occuparono alcuna parte
d’Italia. Luigi XII [di Valois-Orléans (1462-1515)], impadronitosi di Genova, con
editto del mese di maggio del 1507 unì totalmente quella città al suo dominio, e
secondo che narra il Guicciardini [Francesco (1483-1540)], fece rimovere dalle
monete Genovesi i segni antichi, ed ordinò che vi fossero impressi i suoi, per di-
mostrazione di assoluta superiorità24. Lo stesso praticarono i Re di Francia25 ri-
spetto al Marchesato di Saluzzo ed alla Signoria di Pinerolo durante l’occupazio-
ne di quei dominii a pregiudicio della Real Casa di Savoia, per modo che, dopo il
cambio del Marchesato colla Bressa, e la restituzione di Pinerolo, vi ha chi asseri-
sce che per quelle Provincie non abbia il Re nostro Monarca dipendenza nessuna
dall’Impero26, anche per lo motivo (per ciò che appartiene al Marchesato di Sa-
luzzo), che l’Imperatore e l’Impero abbandonarono i Duchi di Savoia, e segnata-
mente i Duchi Emanuele Filiberto [1528-1580] e Carlo Emanuele I [1562-1630],
allorché furono assaliti dai Re di Francia per ragion di esso Marchesato, che i detti
Re pretendevano appartener loro, onde il Duca Carlo Emanuele fu costretto a ce-
dere buona parte del suo patrimonio per riaverlo. I Veneziani sono riconosciuti
per indipendenti totalmente dall’Impero dal precitato Mascovio, anche rispetto a
Padova, Vicenza, e Verona, una volta immediatamente sottoposte al Regno d’Ita-
lia, a Brescia, a Bergamo smembrate dal Ducato di Milano, e ad una parte del
Friuli, una volta sottoposto agli Austriaci27.
E finalmente, per quanta appartiene ai Cantoni Elvetici, questi nella pace di
Westfalia furono dichiarati totalmente liberi, ed esenti da ogni giurisdizione del-
l’Impero28. E quanto alla Toscana, varia fu la condizione di quello Stato, quanta
alla relazione che si avesse coll’Impero29. I primi de’ Medici, sebben Principi
nuovi arricchiti dai Papi, e fatti potenti coi privilegi imperiali, vantarono indipen-
denza sin dal secolo XVI, e fu soltanto all’estinzione della linea di que’ Principi
che si fecero rivivere i diritti dell’Impero nel Trattato della quadruplice alleanza
[stipulata il il 2 agosto 1718 fra Regno Unito, Sacro Romano Impero, Regno di
23
Cfr. J.J. Mascov, op.cit., libro II, cap. IV, par. 18, p. 68.
24
Cfr. François Le Blanc [1648-1698], Traité historique des monnoyes de France, Ams-
terdam 1692, p. 262.
25
Cfr. Francesco Guicciardini, La Historia d‟Italia, Venezia 1563, libro VII, p. 196.
26
Cfr. Recherches des titres qui ont acquis à la Royale Maison de Savoie les Etats qu‟elle
possède, pp. 82 e 89.
27
Cfr. J.J. Mascov, op.cit., libro II, cap. V, par. 63-66, p. 91.
28
Cfr. ibidem, cap. IV, par. 33, p. 71.
29
Cfr. Galluzzi [Iacopo Riguccio (1739-1801)], Istoria del Granducato di Toscana sotto il
governo della Casa Medici, Cambiagi, Firenze 1781, passim.
51
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
Francia e Repubblica delle Province Unite]. Quello Stato passò poi, come ognun
sa, in potere della Casa di Lorena, ed è cosa singolare che durante che fu possedu-
to dall’attuale Imperatore regnante [Leopoldo II d’Asburgo-Lorena (1747-1792)],
vivendo Giuseppe II [1741-1790] suo fratello, si sostenesse da tutti pubblicamen-
te l’indipendenza della Toscana dall’Impero, ed ora sì fatta indipendenza sia stata
posta per condizione — per quanto si dice — del matrimonio fra il Gran-Duca
[Ferdinando III (1769-1824)] e la Principessa di Napoli [Maria Luisa di Borbone
(1773-182)]. Quanto alla Casa d’Este, l’esser feudataria per Ferrara, ne produsse
la perdita: e dopo, la total dipendenza dall’Austria condusse le cose al punto di
veder terminare quello Stato in mani degli Austriaci. Più funesta fu la catastrofe
dei Duchi di Mantova, il cui dominio venne nel 1708 confiscato dall’Imperatore
[Giuseppe I d’Asburgo (1678-1711)] in odio del Duca Ferdinando Carlo [di Gon-
zaga-Nevers (1652-1708)], per preteso delitto di fellonia30, quantunque i Gonza-
ghi sempre fossero stati ben affetti all’Impero, ed in tempo prossimo avessero da-
te due Imperatrici del lor sangue alla Germania, e sebbene n’esistessero allora i
rami dei Duchi di Guastalla, e di altri Agnati di quella famiglia. Lo stesso inter-
venne al Duca della Mirandola, e ad altri Principi minori. In tempo di guerra viva,
è troppo facile che un Principe debole sia costretto a contrarre alleanze con Poten-
ze ragguardevoli, diverse dall’Impero, massime mancando la difesa del Padron di-
retto, che è remoto. Facendosi poi la pace, è troppo facile che l’alleato debole sia
abbandonato dal potente, ed allora il pretesto di fellonia non manca mai. Il siste-
ma feudale non pare pertanto adattato ai Principati motivo per cui Napoli31, Par-
ma, del pari che Venezia, e Toscana, non vogliono più riconoscere per superiore
diretto né il Papa né l’Imperadore.
30
Cfr. J.J. Mascov, op.cit., libro II, cap. V, par. 48-49, p. 88.
31
Rispetto a Napoli, vedi l’opera del prefato [Michele Maria Vecchioni,] Del preteso do-
minio diretto della Santa Sede in ragion feudale sul Reame di Napoli, Napoli 1788.
32
Il Menocchio [Giacomo (1532-1607)], nel consiglio per la causa del Monferrato, n° 158,
Dux Serenissimus Sabaudiae in suo Ducatu Imperii, et omnimodae potestatis jura habet, ci-
tando Giacobino [Jacopino (sec. XV, 2a metà)] da San Giorgio ed il Porporato [Gian France-
sco (1484-1544)], il qual ultimo nella rubrica ff. De iis cujus mandata est jurisdictio, n° 20,
scrisse Ducem. Sabaudiae in suo Ducatu aequiparari Imperatori in suo Imperio.
33
Questa autorità sopra gli Stati d’Italia probabilmente deriva dal Marchesato d’Italia
(Cfr. De la supériorité sur le ville de Gênes [Mémoires touchant la supériorité impériale
sur les villes de Gênes et de San Remo ainsi que sur toute la Ligurie, Ratisbonne 1768, 3
tomi], tomo I, cap. IV, p. 35; e Pièces justificatives, n. XI, p. 31. Thomas Comes Sabau-
diae, totius Italiae Legatus, et Marchio ejusdem, così si sottoscrive quel Principe in un di-
52
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
ploma di Federico II Imperatore in favore di Enrico del Carretto [XVII-XVIII sec.], in da-
ta del 6 luglio 1220. Diploma esistente negli Archivi di Genova).
34
Johann Gottlieb Heinecke, Responsum de quaestionibus quibusdam ad feuda Langharum,
pot. Sardiniae regi cessis pertinentibus, in Operum Omnium supplementum, Genevae, 1771,
par. 22, p. 33. Prima edizione Responsa iuris super feudis Langharum pot. Sardin. regi ces-
sis et super tabulis supremis Usimbardianis ex schedis paterni, Vratislaviae 1744.
35
Cfr. J.J. Mascov, op.cit., libro III, cap. VIII, par. 22, p. 200.
36
Cfr. Samuel Guichenon [1607-1664], Histoire généalogique de la royale maison de Sa-
voie, tomo I, volume II, Torino 1778, p. 301.
37
Cfr. Pseffel [Christian Friedrich Pfeffel von Kriegelstein (1726-1807)], Abrege chrono-
logique de l‟histoire et du droit public d‟Allemagne, contenant les guerres, les traites de
paix, les loix[, Parigi 1754, pp. 374-386].
38
Cfr. S. Guichenon, op. cit., Tomo II, p. 468.
53
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
per la Real nostra Corte, una salda e più intima alleanza colle altre Potenze d’Italia
ai vincoli colla Germania, da cui troppo è difficile ottener soccorso in caso di biso-
gno, e che anzi in certe occasioni potrebbon dare pretesto ad indebite pretensioni.
(h) Oltre alle considerazioni toccate nella nota (b) è da notarsi che una Con-
federazione nel modo divisato renderebbe più facili alla Real Casa di Savoia le
successioni, e le vantaggiose permute degli Stati de’ nostri Sovrani. La Sardegna,
la Savoia e Nizza potrebbe forse col tempo riuscire di cambiarle utilmente con
Stati di Lombardia, compreso il Ducato di Milano. Nelle Diete della Nazione sa-
rebbe di grandissimo peso l’influenza del Principe più antico, più riputato per for-
ze militari, ed anche per arti di Governo, che sia in Italia. E se sin d’oggi sussi-
stesse una sì fatta Confederazione, non sarebbe stato difficile d’ottenere aiuti di
uomini e di denari per le spese grandiose del cordone delle truppe in Savoia e nel
Contado di Nizza, cordone diretto a difendere non meno il Piemonte che tutto il
rimanente d’Italia dalla più perniciosa guerra che sia stata mai, come quella che
tende a far ribellare i Popoli contra i loro legittimi Sovrani39.
Ad ogni modo, quando la Nazione Italiana riunita fosse disposta a dichiarar
prescritti i succennati pretesi dritti dell’Impero, l’Imperador regnante, per le ra-
gioni dette di sopra, procurerebbe per avventura di trar partito da una preventiva
volontaria rinuncia, per poter ottenere di estendere maggiormente la sua potenza
in Germania, senza eccitar maggiore gelosia. Vi potrebbe anche avere un interes-
se diretto col dichiararsi in questa guisa indipendenti dall’Imperio i Ducati di Mi-
lano e di Mantova.
Una Confederazione così fatta è certamente cosa nuova ed insolita in Italia,
ma a’ dì nostri, non già ne’ tempi antichi; ma non nell’Europa moderna, che anzi
le Confederazioni, quando composte di Stati di una Nazione medesima, quando
ristrette alla difesa, quando il principale loro scopo fu diretto alla sicurezza ed alla
prosperità commune, furono durevolissime, e produssero buoni effetti. Per lasciar
tanti esempi che ne somministra la storia antica, è notabile che siffatte Confedera-
zioni ebbero buonissima riuscita in nazioni di natura affatto diverse, e non ostante
che si opponessero ostacoli gravissimi. Qual differenza non passa tra gli Svizzeri,
alpigiani, e gli Olandesi, marittimi, e ricchi trafficanti? Tra i principati e le repu-
bliche che compongono il Corpo Germanico, e gli Stati Uniti d’America? E nelle
Confederazioni medesime succennate entrarono Stati di natura molto più tra loro
diversa, che non il sieno gli Stati principali d’Italia. Nella Confederazione de’
Cantoni Elvetici vi sono repubbliche aristocratiche e repubbliche democratiche.
Nel Corpo Germanico vi è ogni specie di governo. Ma quello che è più, tanto nel-
l’una quanta nell’altra di queste due famose Confederazioni entrano Stati di reli-
gioni diverse; laddove in una Confederazione degli Stati d’Italia si riunirebbero
popoli non solo della stessa Nazione, ma eziandio tutti della stessa Religione, an-
noverando inoltre tra i suoi potentati il Capo medesimo della Religione Cattolica.
39
[Fine della nota del 1792].
54
Il resto
della Verità
3
Cfr. Hugh McLeod, The Religious Crisis of the 1960s, Oxford University Press, Oxford
2007.
4
Cfr. Philip Jenkins, Pedophiles and Priests, Oxford University Press, New York 1996,
pp. 50 e 81.
5
Cfr. Michael Dobie, Violation of Trust; When Young Athletes Are Sex-Abuse Victims,
Their Coaches Are Often the Culprits, in Newsday, New York 9-6-2002, p. C25.
58
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
6
Cfr. Charol Shakeshaft, Educator Sexual Misconduct. A Synthesis of Existing Literature,
U.S. Department of Education, Office of the Under Secretary, Washington D.C. 2004, p. 20.
7
Cfr. Commission to Inquire into Child Abuse, Report of the Commission to Inquire into
Child Abuse, 5 voll., Commission to Inquire into Child Abuse, Dublino 2009.
8
Cfr. National Review Board for the Protection of Young People, A Report on the Crisis
in the Catholic Church in the United States, National Review Board for the Protection of
Young People, Washington D.C. 2004.
9
Cfr. Sacra Congregazione del Sant’Uffizio, Instructio de modo procedendi in causis sol-
licitationis, del 16-3-1962, Tipografia Poliglotta Vaticana, Città del Vaticano 1962.
59
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
6. Con il già citato motu proprio Sacramentorum sanctitatis tutela del 2001
e il relativo regolamento costituito dalla lettera della Congregazione per la Dottri-
na della Fede De delictis gravioribus12, pure del 2001, la Chiesa ha riformato le
norme canoniche relative a certi crimini, compreso l’abuso sessuale di minori da
parte di sacerdoti e di religiosi. Queste regole sono già di per sé stesse una prova
di quanto la Chiesa Cattolica prenda sul serio il problema dell’abuso di minori da
parte di sacerdoti. Lo include nei delicta graviora, i «crimini più gravi» che le di-
ocesi devono segnalare alla Congregazione per la Dottrina della Fede a Roma.
Contrariamente a quanto talora si è letto, le nuove regole non hanno sottratto al
10
Cfr. Giovanni Paolo II, Litterae apostolicae motu proprio datae «Sacramentorum sancti-
tatis tutela» quibus normae de gravioribus delictis Congregatione pro Doctrina Fidei reser-
vatis promulgantur, del 30-4-2001, in Enchiridion Vaticanum. Documenti ufficiali della
Santa Sede, vol. 20, 2001, EDB. Edizioni Dehoniane Bologna, Bologna 2004, pp. 396-401.
11
Cfr. John P. Beal, The 1962 Instruction Crimen sollicitationis. Caught Red-Handed or
Handed a Red Herring?, in Studia Canonica, vol. 41, 2007, pp. 199-236.
12
Cfr. Congregazione per la Dottrina della Fede, Epistula «De delictis gravioribus» eidem
Congregationi pro Doctrina Fidei reservatis, del 18-5-2001, in Enchiridion Vaticanum.
Documenti ufficiali della Santa Sede, vol. 20, 2001, cit., pp. 490-497.
60
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
13
Eadem, Guida alla comprensione delle procedure di base della Congregazione per la
Dottrina della Fede (CDF) riguardo alle accuse di abusi sessuali, s.d., in La Civiltà Cat-
tolica, anno 161, quad. 3837, Roma 1°-5-2010, pp. 272-273.
14
Ibidem.
15
Mgr. Charles J. Scicluna, Promotore di Giustizia, The Procedure and Praxis of the Con-
gregation for the Doctrine of the Faith regarding Graviora Delicta, disponibile sul sito
Internet della Santa Sede all’indirizzo <www.vatican.va/resources/resources_mons-sciclu-
na-graviora-delicta_en.html>.
61
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
9. Il John Jay Report del 2004 concludeva che vi era stato un «significativo
declino»16 nel numero di casi nuovi — da non confondersi con casi più antichi,
che venivano alla luce o arrivavano a un processo dopo molti anni — emersi nella
Chiesa Cattolica fra il 2000 e il 2003. Ci si attende che un nuovo rapporto del
John Jay College, di prossima pubblicazione, insista su questa tendenza. Ciò con-
ferma che le misure prese dalla Chiesa Cattolica fra la fine del secolo XX e l’i-
nizio del XXI sono state ragionevolmente efficaci. È anche importante notare che
il diritto canonico non ha mai favorito le incertezze o i veri e propri insabbiamenti
da parte di qualche vescovo. Ai vescovi irlandesi Papa Benedetto XVI ha scritto
nella sua lettera: «Non si può negare che alcuni di voi e dei vostri predecessori
avete mancato, a volte gravemente, nell‟applicare le norme del diritto canonico
codificate da lungo tempo circa i crimini di abusi di ragazzi» (n. 11). Vi furono
mancanze di vescovi? Sì, vi furono. Ma furono mancanze commesse contro il di-
ritto canonico, non a causa o con il favore della normativa. Beninteso, il diritto
canonico è opera di uomini e come tale può sempre essere migliorato.
10. La Chiesa Cattolica crede pure che la radice profonda di questa tragedia
sia il peccato. Benché questo punto possa essere più difficile da capire per i non
credenti, il Papa nella sua lettera ha anche affermato che i problemi dei sacerdoti
derivano per una parte importante dal fatto che «le pratiche sacramentali e devo-
zionali che sostengono la fede e la rendono capace di crescere, come ad esempio
la frequente confessione, la preghiera quotidiana e i ritiri annuali, sono state di-
sattese» (n. 4). A queste pratiche il Papa raccomanda di tornare. Nello stesso tem-
po sono state prese misure anche sul piano del diritto e della prassi amministrati-
va, che sono state piuttosto efficaci e forse possono essere studiate da altre istitu-
zioni che oggi patiscono gli stessi problemi. Nessuno ha fatto di più per instaurare
nella Chiesa procedure nuove e più rigorose per affrontare questa tragedia del
cardinale Joseph Ratzinger, oggi Papa Benedetto XVI. Per questa ragione, sia
come cattolico sia come studioso sono profondamente turbato dagli attacchi alla
persona e all’insegnamento del Santo Padre. Sono convinto che uno studio di que-
sta materia fondato sui dati e sui documenti, più che sulle emozioni e sui ritagli di
stampa, potrà sia confermare come siano appropriati «la vergogna e il rimorso»
(n. 6) cui ci chiama il Papa, sia fare emergere il suo ruolo luminoso di avvocato
tanto delle vittime quanto di quella stragrande maggioranza dei sacerdoti cattolici
che non ha niente a che fare con gli abusi e continua a offrire in silenzio la sua
opera quotidiana per l’amore di Dio e per il bene comune della nostra umanità
sofferente.
16
National Review Board for the Protection of Children and Young People, op. cit., p. 26.
62
Intolleranza e discriminazione
contro i cristiani
Massimo Introvigne*
*
Traduzione italiana, riveduta e annotata, della relazione introduttiva svolta in inglese alla
terza sessione della conferenza diplomatica dell’OSCE, l’Organizzazione per la Sicurezza
e la Cooperazione in Europa, sul tema Tolleranza e Non-Discriminazione, tenuta il 29-6-
2010 nel Palazzo della Pace e dell’Armonia di Astana, nel Kazakhstan.
1
Benedetto XVI, Incontro con i rappresentanti di altre religioni nella Sala «Rotonda»
del Pope John Paul II Cultural Center di Washington, del 17-4-2008, in Insegnamenti
di Benedetto XVI, vol. IV, 1, 2008 (Gennaio-Giugno), Libreria Editrice Vaticana, Città
del Vaticano 2009, pp. 609-613 (p. 610).
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
2
Sinodo dei Vescovi, Assemblea Speciale per il Medio Oriente. La Chiesa Cattolica nel
Medio Oriente: comunione e testimonianza. «La moltitudine di coloro che erano diven-
tati credenti aveva un cuor solo e un‟anima sola» (At 4, 32). Instrumentum laboris, Li-
breria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2010, n. 37, p. 11.
3
Benedetto XVI, Enciclica «Caritas in veritate» sullo sviluppo umano integrale nella carità
e nella verità, del 29-6-2009, n. 55.
4
Ibidem.
64
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
per poter godere dei propri diritti. I diritti collegati con la religione sono quan-
to mai bisognosi di essere protetti se vengono considerati in conflitto con l‟i-
deologia secolare prevalente [...]. Non si può limitare la piena garanzia della
libertà religiosa al libero esercizio del culto; al contrario, deve esser tenuta in
giusta considerazione la dimensione pubblica della religione e quindi la possi-
bilità dei credenti di fare la loro parte nella costruzione dell‟ordine sociale»5.
La causa di questi problemi sembra essere il primo dei tre equivoci che ho cita-
to. La libertà religiosa è considerata solo come uno fra tanti diversi diritti, e la
sua importanza cruciale è sistematicamente sottovalutata. E il problema diventa
peggiore quando fra i diritti che s’invocano per limitare la libertà religiosa vi
sono — secondo l’espressione della Caritas in veritate — «presunti diritti, di
carattere arbitrario e voluttuario», e perfino «diritti» «addirittura alla tra-
sgressione e al vizio»6. Il riconoscimento dei diritti delle minoranze religiose è
certo uno sviluppo importante dei sistemi giuridici moderni. Ma i diritti delle
minoranze non devono essere usati per negare i diritti delle maggioranze. Anche
le maggioranze hanno i loro diritti. I cristiani, dove sono maggioranza culturale,
sono oggi nel mirino di quanti pensano che la migliore società possibile debba
essere completamente secolarizzata e non religiosa.
Il tempo mi permette di citare solo due esempi. Il primo riguarda un nu-
mero ormai ampio d’incidenti in Europa dove predicatori cristiani, compresi
predicatori di strada, e istituzioni ecclesiali sono stati incriminati o citati in giu-
dizio per avere criticato stili di vita e atteggiamenti relativi alla sessualità che
considerano peccaminosi. Alcuni genitori sono stati multati o incriminati per
avere rifiutato di mandare i loro figli a cosiddetti corsi anti-discriminazione che,
a loro avviso, promuovono stili di vita che non approvano. In quest’area, come
in altre, come minimo dev’essere sempre riconosciuto un ampio diritto all’obie-
zione di coscienza. Le proposte di legge che intendono punire come incitamento
all’odio la critica religiosa di stili di vita alternativi sono percepite da molte
Chiese e comunità cristiane come una seria minaccia alla loro libertà di predica-
zione.
Il secondo esempio riguarda la sentenza del 2009 Lautsi c. Italia, con cui
la Corte Europea dei Diritti Umani ha deciso che la presenza di crocifissi nelle
scuole pubbliche italiane viola i diritti dei non credenti e degli alunni che in Ita-
lia, un paese a larga maggioranza cattolico, appartengono a minoranze religiose.
Il caso è riesaminato dalla Camera Superiore della Corte Europea dei Diritti
Umani il 30 giugno7. I sondaggi hanno confermato che un’ampia maggioranza
5
Idem, Incontro con i membri dell‟Assemblea Generale dell‟Organizzazione delle Na-
zioni Unite a New York, del 18-4-2008, in Insegnamenti di Benedetto XVI, cit., pp. 618-
626 (pp. 624-625).
6
Idem, Enciclica «Caritas in veritate» sullo sviluppo umano integrale nella carità e nella
verità, cit., n. 42.
7
La sentenza del riesame non è stata ancora emessa.
65
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
degli italiani, l’82 per cento8 — compresa una solida maggioranza degli italiani
che non sono cattolici praticanti — è favorevole a mantenere nelle scuole il cro-
cifisso, un simbolo della più alta forma di amore oltre che dell’identità e della
storia nazionale molto amato in Italia. Questo sembra un caso particolarmente
chiaro dove i diritti di un’ampia maggioranza sono ignorati in nome dei diritti di
una minoranza, o dell’opinione di un numero molto limitato di militanti del lai-
cismo.
Vi sono naturalmente molti altri esempi di discriminazione contro i cri-
stiani, sia a ovest di Vienna sia a est di Vienna. Ma credo che questi casi siano
sufficienti a confermare che quello dell’intolleranza e della discriminazione
contro i cristiani è un problema molto grave, che merita la più grande attenzione
di questo autorevole consesso.
8
Cfr. Franco Garelli, Gustavo Guizzardi ed Enzo Pace (a cura di), Un singolare plurali-
smo. Indagine sul pluralismo morale e religioso degli italiani, il Mulino, Bologna 2003,
pp. 146-147.
66
Ex libris
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Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
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Nato il 23 febbraio 1901 a Roma — si legge nel capitolo I, La vita (pp. 25-57) —
Roberto Ronca si laurea in ingegneria nel 1923 all’Università La Sapienza. La sua è una
vocazione adulta, favorita dalla frequentazione degli ambienti gesuitici della capitale e
dalla meditazione de L‟anima di ogni apostolato, dell’abate cistercense Jean-Baptiste
Chautard (1858-1935): entra, infatti, nel Seminario Maggiore nell’ottobre del 1926 e
viene ordinato sacerdote due anni dopo. Apprezzato nella funzione di Aiutante di Studio
nella Congregazione concistoriale, l’odierna Congregazione per i Vescovi, a soli trenta-
due anni diventa rettore del Seminario Maggiore, dove s’impegna soprattutto ad assicu-
rare ai futuri sacerdoti un’intensa formazione intellettuale e spirituale: la società poteva
ritornare a Dio solo se si fossero combattuti «il laicismo, l‟ignoranza religiosa, la dissi-
pazione» (p. 31) e il clero fosse stato «all‟avanguardia del movimento spirituale della
nazione» (ibidem).
Assistente dell’Associazione Romana Universitaria di Azione Cattolica dal 1931 al
1933 e del Circolo Romano FUCI, la Federazione Universitaria Cattolica Italiana in so-
stituzione di monsignor Giovan Battista Montini (1897-1978), il futuro Papa Paolo VI
(1963-1978), si scontra con le tendenze neomodernistiche presenti nelle associazioni
cattoliche romane e con la diffusione di una nuova cultura aperta alle istanze del cattoli-
cesimo democratico e non insensibile alle sirene del marxismo. Preoccupazione non in-
fondata, se è vero che in quel periodo negli ambienti cattolici della capitale «[...] nasce-
va la “Sinistra cristiana”, o “partito cattolico-comunista”» (p. 35), di cui era esponente
di rilievo Franco Rodano (1920-1983). Mons. Ronca agisce con grande risolutezza e
viene accusato di autoritarismo, anche se come educatore si muove «[...] nel solco della
tradizione, ma modernizzando ciò che poteva esserlo senza intaccare il senso della di-
sciplina e i metodi di formazione» (p. 38). Non gli viene risparmiata neanche l’accusa di
bigottismo, a causa del suo continuo invito ai giovani alla pratica delle forme devozio-
nali popolari delle «coroncine, novene, giaculatorie» (p. 42).
Durante l’occupazione tedesca di Roma, nel 1943-1944, accoglie nell’edificio extra-
territoriale del Laterano, sede del Seminario Maggiore, molti ricercati per motivi politici
e fonda alcune associazioni caritative — l’Aiuto Cristiano e l’Ente Distribuzione Ali-
menti e Manufatti — per distribuire viveri, indumenti e medicinali a prezzi molto con-
venienti. Non meno significativa è la sua azione in favore degli ebrei perseguitati e la
premura verso l’ex rabbino capo di Roma Israel Zolli (1881-1956), ostracizzato dalla
comunità ebraica dopo la sua clamorosa conversione al cattolicesimo, che, grazie all’in-
teressamento di mons. Ronca, riceve solidarietà morale e materiale anche mediante il
conferimento di una cattedra all’Università La Sapienza.
Il secondo capitolo (pp. 59-127) — L‟«Unione Nazionale Civiltà Italica» (1946-
1955) — descrive la nascita, il programma e le iniziative del movimento fondato da
mons. Ronca, anche alla luce delle preoccupazioni di Papa Pio XII (1939-1958) per le
sorti dell’Italia in quel pericoloso frangente storico, ed evidenzia i contesti ecclesiali e
politici in cui il medesimo opera, i contrasti suscitati in seno al mondo cattolico e le bat-
taglie culturali affrontate. Dopo le elezioni per l’Assemblea Costituente, nel giugno del
1946, dove i partiti d’ispirazione marxista avevano ottenuto il 39,6 per cento contro il
35,2 per cento dei democristiani, che avevano mostrato forti carenze culturali, propa-
gandistiche e organizzative, mons. Ronca — dopo numerosi incontri con i gesuiti padre
Lombardi e padre Giacomo Felice Martegani (1902-1981), direttore de La Civiltà Cat-
tolica — fonda nel gennaio 1947 il nuovo organismo con lo scopo di «orientare co-
scienze e propositi per la tutela dei principi fondamentali della civiltà e dell‟ordine cri-
74
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
stiano» (p. 63). Civiltà Italica si presenta dunque come un movimento apartitico, volto
alla difesa dell’ordine sociale cristiano, secondo l’insegnamento cattolico tradizionale,
proposto in particolare dal gesuita Luigi Taparelli d’Azeglio (1793-1862). Il movimento
si radica in ogni capoluogo di provincia e nei maggiori comuni, organizzando «convegni
di studio, dibattiti pubblici, giornali parlati, conferenze su problemi politici, economici,
sociali e di attualità, comitati d‟intesa, manifestazioni artistiche e ricreative, concerti,
itinerari turistici, mostre d‟arte [...] opere sindacali, ricreative, economiche, assisten-
ziali» (p. 67).
Il prelato romano crea all’interno di Civiltà Italica anche una Commissione politica,
ai cui lavori vengono invitati, per esaminare determinate questioni politiche, singoli e-
sponenti democristiani e dei movimenti e partiti del centro-destra — il Partito Liberale
Italiano, il Fronte dell’Uomo Qualunque e il Partito Nazionale Monarchico —, che si ri-
conoscevano nelle tradizioni morali cattoliche da porre a base dell’opera di governo.
Manifestamente ostile all’iniziativa si mostra l’Azione Cattolica, sia a livello di presi-
denza generale che di singoli esponenti, per i quali Civiltà Italica avrebbe minato la
compattezza dei cattolici, ingenerando confusione e disorientamento tra i fedeli. L’opi-
nione della dirigenza nazionale dell’Azione Cattolica però, non viene da tutti accolta e,
in particolare nel Mezzogiorno, giungono a mons. Ronca numerose adesioni. Non può
essere condiviso il giudizio di quanti vedono in Civiltà Italica un movimento carente di
uomini capaci di elaborare programmi politici. Mons. Ronca non pensa a un movimento
di massa ma alla formazione di una élite di personalità — e le collaborazioni e la qualità
umana e professionale delle adesioni lo stavano a dimostrare —, una «unione di uomini:
non di masse» (p. 85), come recitava il motto del movimento. Quanto al programma,
vengono affrontate le principali emergenze della vita sociale, dall’agricoltura all’emi-
grazione, dall’università alla difesa della funzione sociale della proprietà. Molto incisiva
è la propaganda anticomunista, che si basa sullo studio del marxismo-leninismo e delle
condizioni di vita sotto i regimi socialcomunisti. Mons. Ronca — animatore del setti-
manale anticomunista Fronte Est, che tirava più di cinquantamila copie — si prodiga
anche in attività riservate volte a favorire i resistenti anticomunisti o a organizzarne la
fuga in Occidente.
Il terzo capitolo, Civiltà Italica nell‟Italia del centrismo (pp. 129-152), descrive
l’impegno di mons. Ronca per «[...] orientare verso un più deciso anticomunismo la
D.C., onde spostarla dalla sua collocazione centrista [...] ad un rapporto con le destre»
(pp. 131-132). Questa linea incontra il favore del card. Alfredo Ottaviani (1890-1979),
dal 1953 pro-segretario della Congregazione del Santo Uffizio, decisamente contrario al
collateralismo con la DC, perché a suo avviso la civiltà cristiana poteva essere salvata
dal pericolo comunista con un’alleanza politica che andasse oltre il partito di Alcide De
Gasperi (1881-1954). A questa impostazione si oppone invece il sostituto alla Segreteria
di Stato, monsignor Montini, «favorevole ad un‟autonoma qualificazione del laicato ed
alla mediazione del partito cattolico» (p. 133). Mons. Ronca sostiene prima l’impegno
del Fronte dell’Uomo Qualunque di Gugliemo Giannini (1891-1960), quindi la collabo-
razione fra il Movimento Sociale Italiano (MSI) guidato da Augusto De Marsanich
(1893-1973) e il Partito Nazionale Monarchico, di cui è segretario Alfredo Covelli
(1914-1998). L’accordo fra i due schieramenti viene premiato alle elezioni amministra-
tive del 1951, aprendo la strada a una possibile saldatura fra queste due forze politiche e
la minoranza di destra interna alla DC. Covelli chiede a Civiltà Italica una collaborazio-
ne per lavorare alla pacificazione nazionale e per un «anticomunismo positivo» (p. 151),
75
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
ma tale prospettiva naufraga a causa sia dell’opposizione di gran parte della DC sia per
la polemica di Giorgio Almirante (1914-1988) — segretario del MSI dal 1946 al 1950 e
dal 1969 al 1987 — contro i monarchici, accusati di essere gli eredi di quanti avevano
causato la fine del regime fascista.
Il quarto capitolo tratta de La mobilitazione di Civiltà Italica nelle elezioni del 18
aprile 1948 (pp. 153-157), la cui opera propagandistica spazia dall’affissione di manife-
sti all’invio di lettere a enti, organizzazioni e associazioni, e all’utilizzo della radio e del
cinematografo. Il movimento di mons. Ronca non riceve contributi dal Vaticano, ma
può contare sulle offerte raccolte in occasioni di viaggi negli Stati Uniti d’America or-
ganizzati da aderenti e simpatizzanti del movimento. Al termine di questa mobilitazio-
ne, il 21 giugno 1948, mons. Ronca, anche per «la meritoria attività da lui svolta» (p.
156), viene elevato alla dignità vescovile in partibus infidelium con il titolo di arcive-
scovo di Lepanto e gli viene assegnata la prelatura del santuario di Pompei, in provincia
di Napoli.
Il quinto capitolo — Mons. Ronca, Prelato di Pompei (1948-1955) (pp. 159-172) —
confuta l’ipotesi che tale nomina fosse stata caldeggiata da monsignor Montini e da am-
bienti filo-democristiani per allontanare da Roma un prelato scomodo. Infatti mons.
Ronca anche a Pompei continua ad occuparsi di questioni politiche, avendo avuto dal
Pontefice l’autorizzazione a continuare l’opera di Civiltà Italica. Non si tratta dunque di
una promozione per allontanare l’interessato da Roma bensì del coronamento del suo
fervore mariano sempre manifestato nei quindici anni di rettorato in Laterano; significa-
tiva in tal senso è l’affermazione resa da Papa Pio XII al termine dell’udienza privata
concessa a mons. Ronca il giorno dopo la consacrazione episcopale: «Ci siamo tolti un
tesoro per darlo a Pompei» (p. 162).
Nella città campana mons. Ronca favorisce alle elezioni comunali del 1952 la costi-
tuzione e la vittoria di una lista civica denominata Lista Bartolo Longo, fondata sull’ap-
parentamento dei partiti di centro-destra. La sua fiera politica antidegasperiana gli pro-
cura non poche inimicizie, anche negli ambienti della Segreteria di Stato. L’accusa di
aver contratto «[...] un mutuo di 50 milioni sui beni di Pompei» (p. 167) — imputazione
poi dimostratasi infondata, così come si erano rivelate ingiustificate altre calunnie sul
suo conto — ne determina, il 20 dicembre 1954, il richiamo a Roma. Sarà poi riabilitato
da Papa Pio XII, che lo nomina canonico di San Pietro, e da Papa Giovanni XXIII
(1958-1963), che riteneva l’allontanamento di mons. Ronca da Pompei «[...] un errore
che tutti hanno riconosciuto» (p. 172).
Il sesto capitolo, Mons. Ronca, l‟M.S.I. e l‟ «Operazione Sturzo» (pp. 173-194), met-
te in luce la complessità del rapporto fra il MSI e Civiltà Italica e il ruolo da questa svol-
to in occasione delle elezioni amministrative romane del 1952. Mons. Ronca ha intensi
rapporti con De Marsanich, che più volte aveva dichiarato di voler estromettere dal par-
tito gli anticlericali e di auspicare la collaborazione di tutte le forze anticomuniste. Il
presule, nel 1952, in occasione della discussione del disegno di legge sostenuto dal mi-
nistro degli Interni Mario Scelba (1901-1991), sul divieto di ricostituzione del partito
fascista, ottiene dai vertici del MSI «[...] notevoli impegni di moderazione e di cattolici-
tà» (p. 175). L’intervento di De Gasperi — contrario alla collaborazione con le destre e
sordo alle sollecitazioni provenienti dagli ambienti vaticani — determina un irrigidi-
mento politico del MSI. Tuttavia la destra cattolica nelle località del Mezzogiorno a li-
vello amministrativo favorisce accorpamenti elettorali con i monarchici, conquistando
numerosi comuni. Forte di questi successi, mons. Ronca accentua ancor di più la critica
76
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
alla DC, che a suo parere doveva essere costituita da «uomini di maggior fedeltà alla
gerarchia somma e periferica della Chiesa» (p. 178).
E proprio questa mancanza di fedeltà alle direttive della gerarchia determina il falli-
mento della cosiddetta «Operazione Sturzo» — suggerita da mons. Ronca —, cioè la
candidatura alle elezioni amministrative di Roma del 1952 del sacerdote di Caltagirone
alla guida di una coalizione di forze anticomuniste raggruppate in un’unica lista. L’op-
posizione dei presidenti centrali dell’Azione Cattolica e le critiche di De Gasperi fanno
naufragare l’iniziativa; commentando la vicenda, Pio XII dirà a Gedda che l’Azione
Cattolica non stava più collaborando con la Chiesa ma con la DC. Mons. Ronca rafforza
così la propria convinzione che la DC fosse rappresentata da uomini di scarso acume
politico e di carente struttura politico-morale. Nel 1953 si dichiara favorevole al gover-
no del democristiano Giuseppe Pella (1902-1981), appoggiato dai monarchici e favorito
dall’astensione dei missini, ma il timore di un allargamento del quadro politico ad altre
formazioni causa un forte dissenso interno alla Dc e con esso la caduta del governo. Con
sano realismo politico mons. Ronca si attiva pure nel gennaio del 1954, chiedendo ad
esponenti del MSI l’astensione per favorire la nascita del governo monocolore di Amin-
tore Fanfani (1908-1999). L’imminente congresso democristiano di Napoli, nel giugno
1954, spinge mons. Ronca a fondare un nuovo giornale, La Tribuna d‟Italia, dalle cui
colonne ripropone con vigore la leadership di Pella. Non bastano né l’opposizione da
parte di democristiani di destra — in particolare di Pella e di Giuseppe Togni (1903-
1981) —, né l’appoggio de La Civiltà Cattolica: al congresso, grazie anche all’atteggia-
mento favorevole di De Gasperi, esce vincitrice la corrente d’Iniziativa Democratica, fa-
cente capo a Benigno Zaccagnini (1912-1989), che raccoglie le correnti di sinistra.
Il settimo capitolo (pp. 195-215), Fine ed «eredità» di Civiltà Italica: le riviste e le
iniziative giornalistiche del movimento di mons. Ronca (1945-56), illustra le ragioni del-
l’eclissi della prospettiva politica del prelato romano, ma espone anche il suo lascito nel
campo della comunicazione giornalistica. Fra le prime va annoverato il rifiuto dell’A-
zione Cattolica Italiana di appoggiare le iniziative di Civiltà Italica. Lo stesso presidente
degli Uomini di Azione Cattolica, Luigi Gedda, nel 1947, prima della costituzione dei
Comitati Civici — che con Civiltà Italica avevano non pochi punti in comune, sia dal
punto di vista politico-religioso che da quello organizzativo — manifesta a Papa Pio XII
delle riserve sull’opportunità di appoggiare il movimento di mons. Ronca, preferendo
una riedizione dell’Unione Elettorale Cattolica Italiana (1906-1919). Pesa inoltre la va-
lutazione negativa più volte espressa dal sostituto alla Segreteria di Stato, monsignor
Montini, sulle iniziative di mons. Ronca. Dopo la vittoria del 18 aprile, la consolidata
linea dell’unità politica dei cattolici attorno alla DC — della quale si erano convinti
molti ecclesiastici anche di tendenze conservatrici — e l’attribuzione dei meriti maggio-
ri ai Comitati Civici chiudono a Civiltà Italica ulteriori possibilità di sviluppo.
Fra le eredità lasciate dal movimento vi è la convinzione che, per la realizzazione di
uno «Stato cattolico», occorre essere ben rappresentati nel mondo della comunicazione.
Mons. Ronca interviene per evitare la chiusura de Il Messaggero, fonda l’Agenzia Ro-
mana Informazioni, pubblica dal 1950 al 1954 la rivista Civiltà Italica. Mensile di studi
politici economici sociali e il settimanale di propaganda L‟Italiano. Periodico per la
borghesia italiana. La prima rivista, che ospitava prestigiose firme — fra cui Enrico
Mattei (1906-1962), Umberto Tupini (1889-1973) Guglielmo Giannini, Luigi Stefanini
(1891-1956), il futuro cardinale Pietro Palazzini (1912-2000) —, valorizza e difende la
grande tradizione giuridica italiana e indica come la giustizia sociale dovesse essere per-
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Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
seguita senza limitare la libertà delle persone, in particolare quella economica, da salva-
guardare nei confronti dello Stato imprenditore. Su L‟Italiano gli avvenimenti nazionali
e internazionali sono trattati in brevi articoli e in forma apertamente propagandistica —
fra i temi ricorrenti, l’anticomunismo, l’antipartitismo, la critica alla prospettiva marxi-
sta dei sindacati politicizzati, il sinistrismo della DC, l’italianità di Trieste — ma tenen-
do sempre saldi due princìpi: «la fede cattolica e l‟interesse dell‟Italia» (pp. 213-214).
L’ottavo capitolo, Mons. Ronca «vescovo nelle carceri» e la rivoluzione del „68 (pp.
217-226), mette in risalto la sensibilità pastorale del presule in un ambiente d’apostolato
particolarmente difficile e il confronto con l’emergente cultura libertaria e permissiva e
con la temperie seguente allo svolgimento del Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-
1965). Nominato da Papa beato Giovanni XXIII ispettore capo dei cappellani delle car-
ceri italiane, mons. Ronca si ispira, per la sua pastorale, a Pio XII e alla «“spiritualità di
san Disma”, ossia il ladrone pentito crocifisso alla destra di Cristo, molto cara a quel
Papa» (p. 218). Al riguardo, nel 1968 fonda un periodico, Itinerari, per formare i cap-
pellani delle carceri e illustrare il significato tradizionale della pena carceraria. Nel cor-
so dei lavori del Concilio sostiene il primato di Pietro contro le riaffioranti tendenze
conciliariste, auspica una maggiore diffusione della devozione mariana, contrastando
ogni riduzionismo della figura della Madonna all’interno della Chiesa, e difende i cano-
ni tradizionali della vita di perfezione sacerdotale o religiosa.
Nella Conclusione (pp. 227-228) l’autore evidenzia che la parabola discendente di
mons. Ronca e di quanti ne avevano condivisi ideali e strategie politiche, in particolare
padre Martegani, ha avuto inizio dalla rottura con De Gasperi nel luglio del 1952: da al-
lora Civiltà Italica — espressione di un orientamento maggioritario nel mondo cattolico
italiano durante la ricostruzione postbellica — perde rilievo e peso politico, e il suo
blocco d’ordine cattolico, auspicato ma mai diffusamente realizzato, si esaurisce con
l’affermazione del disegno montiniano in campo ecclesiale e delle correnti di centrosi-
nistra in seno alla DC. Va comunque difeso dall’oblio questo ecclesiastico italiano, che,
come ha ricordato il card. Palazzini, è stato «sempre e solo Vescovo cattolico in un con-
testo storico non facile della Chiesa» (p. 228). Ancorato alle devozioni tradizionali, egli
ha contribuito alla conservazione della devozione mariana, esaltandola nelle regole delle
due congregazioni da lui fondate, gli Oblati e le Oblate della Madonna del Rosario.
Paolo Martinucci
78
La buona
battaglia
Magistero
Camposanto (Modena), 3 marzo 2010. Nel salone della parrocchia di San Nicola di
Bari, organizzato da Scienza & Vita Modena, si è tenuto un incontro su La «Caritas in
veritate» di Benedetto XVI e l’attuale dibattito bioetico. Presentato dal parroco, don
Walter Tardini, ha trattato l’argomento l’avvocato Paride Casini, di Alleanza Cattolica,
vicepresidente dell’organismo promotore.
Roma, 20 marzo 2010. Nel Teatro Studio dell’Auditorium del Parco della Musica, or-
ganizzato dall’UNITALSI, l’Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e
Santuari Internazionali, e da Alleanza Cattolica, si è tenuto un convegno sul tema Carità
contro Avidità. Benedetto XVI e l’enciclica «Caritas in veritate». Dopo l’intervento del
dottor Antonio Diella e dell’avvocato Salvatore Pagliuca, rispettivamente presidente e
vicepresidente nazionale dell’UNITALSI, di fronte a un pubblico di circa duecento per-
sone, ha trattato l’argomento il dottor Massimo Introvigne, di Alleanza Cattolica, diret-
tore del CESNUR, il Centro Studi sulle Nuove Religioni. L’iniziativa è stata annunciata
e ha avuto eco sui mass media nazionali.
Pedace (Cosenza), 15 aprile 2010. Nella Sala Consiliare del Comune, organizzato dalle
ACLI, le Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani, Alleanza Cattolica, Azione Cattoli-
ca e la parrocchia dei Santi Pietro e Paolo, si è tenuto un incontro su Le responsabilità
dei cristiani in campo sociale. Conversazione sulla «Caritas in veritate». Dopo i saluti
del parroco, don Tullio Scancello, e del sindaco, Salvatore Martire, presentati da Aldo
Pisano di Azione Cattolica Giovani, sono intervenuti il magistrato Domenico Airoma, di
Alleanza Cattolica, l’avvocato Pio Micieli, componente della presidenza provinciale
delle ACLI, Concettina Pirillo, vicepresidente diocesana di Azione Cattolica, e il dottor
Franco Sergio, presidente provinciale del Forum delle Famiglie. L’iniziativa è stata an-
nunciata e ha avuto eco sui mass media locali.
La Valletta (Malta), 17 aprile 2010. Nella sede del Movimento Azione Nazionale or-
ganizzata dal movimento Gioventù, in collaborazione con Alleanza Cattolica, si è tenuta
una giornata di studio dal titolo Aspettando il Papa. Benedetto XVI, l’Europa, la speran-
81
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
za, in preparazione alla visita del Pontefice Benedetto XVI. Dopo la recita del Rosario,
presentato dal presidente del movimento promotore, Edric Micallef Figallo, ha trattato i
temi il dottor Massimo Introvigne, di Alleanza Cattolica, direttore del CESNUR, il Cen-
tro Studi sulle Nuove Religioni.
Torino, 2 maggio 2010. Soci di Alleanza Cattolica e amici di Cristianità hanno reso o-
maggio, anche con bandiere e striscioni, a Papa Benedetto XVI in occasione della sua
visita.
Palermo, 7 maggio 2010. Nella Cappella di Santa Barbara presso il Pantheon di San
Domenico, organizzato dall’Associazione Culturale Identità Giovane e da Alleanza Cat-
tolica, si è tenuto un incontro sull’enciclica Caritas in veritate. Presentato da Salvatore
Zinnanti, di Alleanza Cattolica, ha trattato l’argomento don Pietro Cantoni, moderatore
dell’OMME, l’Opus Mariae Matris Ecclesiae. Ha concluso don Giuseppe Di Giovanni,
parroco di San Basilio.
Torino, 26 maggio 2010. Presso la Galleria d’Arte Moderna, organizzato dalla Fami-
glia Vincenziana in occasione delle celebrazioni per il 350° anniversario della morte di
san Vincenzo de’ Paoli (1581-1660) e di santa Luisa de Marillac (1591-1660), si è tenu-
to un convegno dal titolo La Carità è sempre giovane. E lo dimostra anche l’enciclica
«Caritas in veritate» di Benedetto XVI. Presentati dal giornalista e diacono dottor Gior-
gio Agagliati, sono intervenuti padre Erminio Antonello C.M., visitatore dei Missionari
di San Vincenzo della Provincia di Torino, che ha pure presentato un video da lui realiz-
zato su san Vincenzo de’ Paoli, e il dottor Massimo Introvigne, di Alleanza Cattolica,
direttore del CESNUR, il Centro Studi sulle Nuove Religioni. L’iniziativa è stata an-
nunciata sui mass media locali.
Alleanza Cattolica
Crotone, 12 marzo 2010. Nella cappella dell’arcivescovo di Crotone-Santa Severina, S.
E. mons. Domenico Graziani, si è svolta la cerimonia d’ingresso di nuovi soci in Alle-
anza Cattolica, introdotta da Giovanni Cantoni, reggente dell’associazione, e conclusa
dall’arcivescovo stesso.
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Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
Patti (Messina), 17 marzo 2010. Nella rubrica La verità vi farà liberi, in onda su Radio
Tindari, il dottor Luca Basilio Bucca ha intervistato Giovanni Cantoni, direttore di Cri-
stianità, su La storia di Alleanza Cattolica nel cinquantenario della prima attività pub-
blica.
Apologetica
Crotone, 12 marzo 2010. Nel Salone Sant’Agostino della parrocchia di Santa Rita, orga-
nizzato dall’arcidiocesi di Crotone-Santa Severina, si è tenuto un incontro della Cattedra
Ratzinger dal titolo La Chiesa e la Storia. Introdotto dall’avvocato Giancarlo Cerrelli, pre-
sidente dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani di Crotone, ha trattato l’argomento Giovanni
Cantoni, direttore di Cristianità. Ha concluso l’arcivescovo S. E. mons. Domenico Gra-
ziani. Fra i presenti, don Franco Lonetti, parroco della chiesa ospitante. L’iniziativa è stata
annunciata con manifesti e la diffusione di volantini e ha avuto eco sui mass media locali.
Torino, 15 maggio 2010. Nella sala convegni di Terrazza Solferino, organizzato da Al-
leanza Cattolica, si è tenuto un incontro di presentazione dell’opera di Rita Coruzzi Un
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Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
Pedofilia
Roma, 23 marzo 2010. Nel corso del programma Uno Mattina, in onda su RAI Uno,
condotto da Michele Cucuzza ed Eleonora Daniele, padre Federico Lombardi S.J., por-
tavoce della Sala Stampa Vaticana, e il dottor Massimo Introvigne, di Alleanza Cattoli-
ca, direttore del CESNUR, il Centro Studi sulle Nuove Religioni, hanno presentato la
Lettera ai cattolici d’Irlanda di Papa Benedetto XVI.
Roma, 11 aprile 2010. Nel corso del programma Uno Mattina in onda su RAI Uno, la
giornalista Monica Marangoni ha intervistato il dottor Massimo Introvigne, di Alleanza
Cattolica, direttore del CESNUR, il Centro Studi sulle Nuove Religioni, in tema di pe-
dofilia e sacerdoti cattolici.
Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), 18 aprile 2010. Soci e amici di Alleanza Catto-
lica hanno diffuso davanti alle chiese principali un volantino dal titolo Noi stiamo con il
Papa contro falsità, mistificazioni e calunnie. L’iniziativa è stata ripetuta anche dome-
nica 25 e ha avuto eco sui mass media locali.
Torino, 21 aprile 2010. Nel corso della trasmissione Balon, in onda su Quartarete, si è
tenuta una tavola rotonda sul tema I rapporti tra Chiesa e società, morale cristiana e
mondo contemporaneo, con particolare riferimento alle accuse che hanno investito e-
sponenti della Chiesa per episodi di pedofilia. Sono intervenuti il dottor Igor Boni, se-
gretario dell’Associazione Radicale Adelaide Aglietta, Enzo Pasqualetto, esponente del-
l’Unione degli Atei e Agnostici Razionalisti, don Orazio Anselmi, missionario della
Consolata, e l’avvocato professor Mauro Ronco, di Alleanza Cattolica.
Gubbio (Perugia), 23 aprile 2010. Presso l’Hotel Beniamino Ubaldi, organizzato dal-
l’Associazione Culturale Benedetto XVI, si è tenuto un incontro sul tema Pedofilia nel-
la Chiesa? L’intervento del Papa e l’attacco della lobby laicista. Presentato dal presi-
dente dell’associazione promotrice, professor Luigi Girlanda, e dopo un intervento di
don Claudio Crescimanno, del clero diocesano, che ha portato il saluto del vescovo S. E.
mons. Mario Ceccobelli, ha trattato l’argomento il dottor Massimo Introvigne, di Alle-
anza Cattolica, direttore del CESNUR, il Centro Studi sulle Nuove Religioni. L’iniziati-
va è stata annunciata e ha avuto eco sui mass media locali.
Caselette (Torino), 6 maggio 2010. Organizzato dalla Gioventù Ardente Mariana nella
propria sede, si è tenuto un incontro sul tema Preti pedofili e attacchi alla Chiesa. Pre-
sentato dal professor Giovanni Ravalli a nome del movimento promotore, ha trattato
l’argomento il dottor Massimo Introvigne, di Alleanza Cattolica, direttore del CESNUR,
il Centro Studi sulle Nuove Religioni.
Genova, 27 maggio 2010. Presso la Parrocchia del Sacro Cuore e di San Giacomo di
Carignano, organizzato da Alleanza Cattolica, si è tenuto un incontro sul tema Pedofilia
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Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
anche nella Chiesa? Il dolore del Papa e l’attacco della lobby laicista. Presentato dal
dottor Carlo Martelli, del Consiglio Pastorale, di fronte a circa duecento persone, ha
trattato l’argomento il dottor Massimo Introvigne, di Alleanza Cattolica, direttore del
CESNUR, il Centro Studi sulle Nuove Religioni. Fra i presenti il parroco, don Rocco
De Nisi, il responsabile diocesano della Pastorale Giovanile don Guido Gallese, i consi-
glieri regionali dottor Matteo Rosso, dottoressa Raffaella Della Bianca e dottor Aldo Si-
ri, il consigliere comunale dottor Stefano Balleari, i consiglieri municipali dottoressa
Roberta Bergamaschi e Alberto Loi, e l’avvocato Stefano Marletta, responsabile regio-
nale dell’Associazione Famiglie Numerose. L’iniziativa è stata annunciata e ha avuto
eco sui mass media nazionali.
Pie pratiche
Crotone, 30 marzo 2010. Nella rettoria dell’Immacolata, organizzata da Alleanza Cat-
tolica, dall’Apostolato della Preghiera e dall’Unione Giuristi Cattolici Italiani, si è svol-
ta la pia pratica della Via Crucis. Ha introdotto e concluso il rettore, monsignor Giusep-
pe Covelli.
Ferrara, 1° aprile 2010. Nella chiesa di Santa Chiara delle Cappuccine, organizzata da
Alleanza Cattolica e dal Circolo di Cristianità, si è tenuta una Via Crucis in riparazione
dei peccati sociali.
Torino, 9 maggio 2010. Presso l’Istituto Faà di Bruno Alleanza Cattolica ha accolto un
gruppo di pellegrini alla Sacra Sindone di Modena, di Sassuolo, in provincia di Modena,
e di Parma. Il dottor Massimo Introvigne, di Alleanza Cattolica, ha illustrato i luoghi de-
vozionali della Torino cattolica, oggetto di una visita pomeridiana guidata dalla profes-
soressa Silvia Scaranari, della medesima associazione.
Crotone, 16 maggio 2010. Soci e amici di Alleanza Cattolica hanno partecipato con lo
stendardo associativo alla processione della Madonna di Capocolonna.
Portici (Napoli), 24 aprile 2010. Organizzato nel proprio auditorium dal Liceo Classi-
co Quinto Orazio Flacco per gli studenti delle ultime classi, si è tenuto un incontro sul
tema Le regole del vivere civile. Presentato dal professore Antonio Buono, ha trattato
l’argomento il magistrato Domenico Airoma, di Alleanza Cattolica. Fra i presenti, gl’in-
segnanti Salvatore Buonomo, Annamaria Ragazzino e Paola Mannara.
Vittuone (Milano), 25 aprile 2010. Nella Sala Conferenze del Palazzo Municipale, or-
ganizzato dal Comune, si è tenuto un convegno su Risorgimento e Resistenza: due mo-
menti cruciali della storia italiana. Presentato dall’assessore alla Cultura dottor Antonio
Miglio, ha trattato l’argomento il dottor Marco Invernizzi, di Alleanza Cattolica, docen-
te di Storia dei Partiti e dei Movimenti politici all’Università Europea di Roma e presi-
dente dell’Istituto Storico dell’Insorgenza e per l’Identità Nazionale. Fra i presenti il
sindaco Enzo Tenti e i componenti della giunta comunale. L’iniziativa è stata annuncia-
ta e ha avuto eco sui mass media locali.
Milano, 26 aprile 2010. Presso la Sala degli Affreschi di Palazzo Isimbardi, organizza-
to da Alleanza Cattolica in collaborazione con la Provincia, si è tenuto un incontro su
Identità e multiculturalismo. Dopo i saluti dell’ingegner Novo Umberto Maerna, vice-
presidente e assessore provinciale alla Cultura, introdotti dal dottor Marco Invernizzi, di
Alleanza Cattolica, e moderati dal giornalista dottor Andrea Morigi, sono intervenuti
l’on. Souad Sbai, presidente dell’Associazione della Comunità Marocchina delle Donne
in Italia, e l’on. Alfredo Mantovano, sottosegretario di Stato all’Interno. Fra i presenti il
consigliere provinciale dottor Nicolò Mardegan. L’iniziativa è stata annunciata sui mass
media nazionali.
Ferrara, 29 aprile 2010. Con una lezione in videoconferenza di Giovanni Cantoni, di-
rettore di Cristianità, dal titolo «I barbari sono tornati»: una «visione» di re sant’Al-
fredo il Grande, si sono conclusi i corsi della Scuola di Educazione Civile, organizzati
da Alleanza Cattolica nella propria sede e con propri relatori, a eccezione del dottor Ma-
rio Gallotta. Apertisi il 15 ottobre 2009 con la lezione del direttore della Scuola, profes-
sor Leonardo Gallotta, su Che cos’è la Dottrina sociale della Chiesa, sono proseguiti
con cinque lezioni sull’enciclica Caritas in veritate di Papa Benedetto XVI: La «Popu-
lorum progressio» nella «Caritas in veritate», pure di Gallotta, Economia e finanza nel-
la «Caritas in veritate» del dottor Mario Gallotta, docente di Diritto Commerciale alla
Camera di Commercio di Bologna, Libertà e responsabilità: collaborazione della fami-
glia umana e Sviluppo e fraternità nella «Caritas in veritate», entrambe di Renato Ci-
relli, e infine La bioetica nella «Caritas in veritate», della dottoressa Chiara Mantovani,
tenute rispettivamente il 22 e 29 ottobre e il 5, 12 e 19 novembre 2009. La lezione in-
troduttiva al corso su Cristianesimo e comunicazione è stata tenuta il 12 febbraio dalla
professoressa Laura Boccenti; hanno fatto seguito il 25 Comunicazione ed educazione
dell’ingegner Lucia Martinucci e il 4 marzo Comunicazione, mass media e informazione
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Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
di Cirelli. Infine, per il corso su Storia della Cristianità nelle ricorrenze liturgiche sono
state tenute, relatore Cirelli, le seguenti lezioni, rispettivamente il 14 e 28 gennaio e l’11
e il 18 marzo: La festa dell’Esaltazione della Croce. Il ritrovamento della Croce perdu-
ta; La festa della Trasfigurazione del Signore. La liberazione di Belgrado; La festa del-
la Beata Vergine del Rosario. Il miracolo di Lepanto; e La festa del Nome di Maria. La
salvezza dell’Europa a Vienna. I corsi sono stati annunciati sui mass media locali.
Piacenza, 14 maggio 2010. Nella Galleria Spazio Rosso Tiziano, organizzato dalla Le-
ga Nord Padania nell’ambito di una giornata dal titolo Avanti Po: pellegrinaggio verso
le regioni rosse liberate, si è tenuto un convegno dal titolo La forza delle identità contro
le ideologie. La nuova coscienza dei territori liberati. Presentati dall’on. Massimo Pol-
ledri, dell’organismo promotore, sono intervenuti il giornalista e scrittore dottor Paolo
Stefanini, autore dell’opera Avanti Po. La Lega Nord alla riscossa nelle regioni rosse,
edita da il Saggiatore; Giovanni Cantoni, direttore di Cristianità; il professor Stefano
Bruno Galli, ordinario di Storia delle Dottrine Politiche all’università di Milano, e il
professor Giuseppe Reguzzoni. L’iniziativa è stata annunciata e ha avuto eco sui media
locali e nazionali.
Sindone
Sesto San Giovanni (Milano), 14 aprile 2010. Organizzato dalla parrocchia di S. Ma-
ria Ausiliatrice nei propri locali, si è tenuto un incontro sul tema Illustrazione della Sindo-
ne. Presentato dal parroco don Nunzio Casati, di fronte a un pubblico di oltre duecento
persone, ha trattato l’argomento l’ingegner Francesco Barbesino, di Alleanza Cattolica.
Piacenza, 17 aprile 2010. Nel salone parrocchiale di San Giovanni in Canale, organiz-
zato dal Serra Club Piacenza, si è tenuto un incontro su La santa Sindone. Presentato dal
presidente dell’organismo promotore Loris Guglielmetti, ha trattato l’argomento l’inge-
gner Francesco Barbesino, di Alleanza Cattolica.
Vittoria (Ragusa), 9 maggio 2010. Organizzato dalla Confraternita del SS. Crocifisso,
dalla parrocchia San Giovanni Battista e da Alleanza Cattolica, nei locali della parroc-
chia stessa, si è tenuto un incontro con l’ausilio di diapositive dal titolo La Sacra Sindo-
ne testimone di verità. Presentato dal presidente della Confraternita, Emanuele Ingrao
Ingrao, di fronte a un pubblico di circa duecento persone, ha trattato l’argomento Calo-
gero Rotolo, di Alleanza Cattolica. Ha concluso l’arciprete don Vittorio Pirillo. L’inizia-
tiva è stata annunciata con l’affissione di manifesti e ha avuto eco sui mass media locali.
rio della nascita. Presentato dal dottor Massimo Introvigne, dell’organismo promotore, è
intervenuto il professor Mauro Ronco, pure di Alleanza Cattolica, ordinario di Diritto
Penale presso l’università di Padova.
Bergamo, 13 maggio 2010. Organizzato nella propria sede dalla Biblioteca della fra-
zione di Valesse, si è tenuto un incontro sul tema La Sindone di Torino. Un’occasione
di contemplazione. Presentato dal consigliere comunale professor Enzo De Canio, ha
trattato l’argomento l’ingegner Francesco Barbesino, di Alleanza Cattolica. L’iniziativa
è stata annunciata sui mass media locali.
Firenze, 5 maggio 2010. A Villa Viviani, organizzata dal Rotary Club Firenze Nord, si è te-
nuta una serata conviviale sul tema Forme e correnti dell’esoterismo contemporaneo. Pre-
sentato dal dottor Andrea Vettori, del Club promotore, ha trattato l’argomento PierLuigi
Zoccatelli, di Alleanza Cattolica e del CESNUR, il Centro Studi sulle Nuove Religioni.
Magnano (Biella), 20 maggio 2010. Presso il Monastero di Bose si è tenuta una giorna-
ta di aggiornamento per i membri delle commissioni ecumeniche diocesane del Piemon-
te e della Valle d’Aosta. Nella sessione mattutina, dopo un saluto di fratel Guido Dotti,
monaco di Bose, e un’introduzione di S. E. mons. Pier Giorgio Debernardi, vescovo di
Pinerolo, in provincia di Torino, e presidente della Commissione per l’ecumenismo e il
dialogo con le altre religioni della Conferenza Episcopale del Piemonte e della Valle
d’Aosta, presentato dal professor don Andrea Pacini, presidente della Commissione per
l’ecumenismo e il dialogo con le altre religioni dell’arcidiocesi di Torino, è intervenuto
PierLuigi Zoccatelli, di Alleanza Cattolica e del CESNUR, il Centro Studi sulle Nuove
Religioni, su I movimenti tradizionalisti cattolici: profilo storico-teologico e politico-
culturale e problematiche attuali.
Massoneria
Torino, 19 aprile 2010. Organizzato nella propria sede dal Centro Universitario Villa
San Giuseppe, si è tenuto un incontro su Massoneria e Chiesa Cattolica. Presentato da
fratel Igino Trisoglio F.S.C., ha trattato l’argomento Valter Maccantelli, di Alleanza
Cattolica. L’iniziativa ha avuto eco sui mass media locali.
tenuta una giornata di studio su Massoneria e Chiesa. Presentato da don Claudio Cresci-
manno, del clero di Gubbio, ha trattato l’argomento il dottor Massimo Introvigne, di Alle-
anza Cattolica, direttore del CESNUR, il Centro Studi sulle Nuove Religioni. Nella chiesa
di Santa Croce della Foce don Crescimanno ha poi celebrato la Messa per i partecipanti.
Orbassano (Torino), 7 maggio 2010. Nel Teatro Comunale Sandro Pertini, organizzato
dalla Biblioteca Comunale, in collaborazione con la libreria Dinoitre e con il patrocinio
del Comune, si è tenuto un incontro di presentazione dell’opera di Massimo Introvigne
Il simbolo ritrovato. Massoneria e società segrete: la verità oltre i miti, edita da Piem-
me. Dopo un saluto della dottoressa Chiara Baldissera, direttrice della Biblioteca pro-
motrice, presentato da Roberto Rolando, di Alleanza Cattolica, è intervenuto l’autore,
pure di Alleanza Cattolica, direttore del CESNUR, il Centro Studi sulle Nuove Religio-
ni. L’iniziativa è stata annunciata e ha avuto eco sui mass media locali.
Storia
Roma, 19-22 aprile 2010. Organizzato dall’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum nel-
la propria sede, dall’Università Europea, dal Pontificio Consiglio della Cultura e dalla
Pontificia Commissione per l’America Latina, con il patrocinio del Consiglio Nazionale
delle Ricerche, della Provincia e del Comune, delle ambasciate di Spagna e di Venezue-
la presso la Santa Sede, si è tenuto il Congresso Internazionale di Storici dal titolo La
Iglesia Católica ante la Independencia de la América Española. 1810-2010. Con motivo
del bicentenario del inicio de las independencias hispanoamericanas, coordinato dal
professor Emilio Martínez Albesa, dell’Università promotrice. Nel corso della sessione
antimeridiana del 19, tenutasi presso la residenza Domus Sanctae Marthae in Vaticano,
ha svolto una relazione il dottor Oscar Sanguinetti, di Alleanza Cattolica, docente presso
l’Università Europea, sul tema I rapporti fra Pio VII e Bonaparte nel loro riflesso
sull’opzione legittimistica della Santa Sede negli anni 1815-1823. Fra i presenti S. Em.
il card. Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi e presidente
della Pontificia Commissione per l’America Latina, S. E. mons. José Octavio Ruiz Are-
nas, vicepresidente del medesimo organismo, padre Bernard Ardura O. Praem., presi-
dente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche, e don Miguel Ángel Reyes, responsa-
bile per l’America Latina del Pontificio Consiglio della Cultura. Nella sessione antime-
ridiana del 22, tenutasi presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, Giovanni Can-
toni, reggente nazionale di Alleanza Cattolica, ha presentato il proprio contributo «Gé-
nesis de la independencia hispanoamericana» di Julio César Ycaza Tigerino (1919-
2001). Un manifesto «revisionista». Il congresso, che ha radunato circa cinquanta spe-
cialisti di storia dell’Ispanoamerica di vari paesi, è stato concluso da S. E. mons. Gian-
franco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura.
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Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
Evoluzionismo
Collepasso (Lecce), 29 aprile 2010. Nell’Aula Magna dell’Istituto Professionale per i Ser-
vizi Commerciali, organizzato dall’associazione culturale Akàdemos Edizioni, in collabora-
zione con Azione Cattolica e con l’associazione Federico Rollo, si è tenuta una tavola roton-
da di presentazione dell’opera di Stefano Marra Alberi senza tronco. Il problema scientifico
della crisi dell’evoluzionismo, i suoi rapporti con la teologia e le nuove prospettive filosofi-
che, edita da Akàdemos. Introdotti dal professor Paolo Menozzi, dell’associazione promotri-
ce, dopo i saluti del professor Antonio Fachechi, dirigente scolastico dell’Istituto d’Istruzio-
ne Secondaria Superiore di Gallipoli-Collepasso, di Loredana Ria, presidente dell’associa-
zione Federico Rollo, del sindaco dottor Vito Perrone e del presidente della Provincia dottor
Antonio Gabellone, sono intervenuti la professoressa Maria Assunta Spacchiarello, il profes-
sor Luca Calò, di Alleanza Cattolica, e il professor Giuseppe Campa, già docente presso l’I-
stituto di Scienze Religiose di Otranto, in provincia di Lecce. Ha concluso l’autore. L’ini-
ziativa è stata annunciata e ha avuto eco sui mass media locali.
In memoriam
Bergamo, 10 maggio 2010. Nella chiesa del Conventino presso la casa del Giovane, a
richiesta di Alleanza Cattolica, monsignor Daniele Rota, canonico di San Pietro, ha ce-
lebrato una Messa in suffragio del socio dottor Bruto Maria Bruti.
Marina di Pisa (Pisa), 4 giugno 2010. Nella chiesa di Santa Maria Ausiliatrice, a ri-
chiesta di Alleanza Cattolica, il parroco, don Edoardo Butta, ha celebrato una Messa in
suffragio del socio dottor Bruto Maria Bruti.
Satanismo
Torino, 11 maggio 2010. Organizzato nella propria sede dall’Istituto Sociale dei Padri
Gesuiti, si è tenuto un incontro sul tema Il satanismo: fra mito metropolitano e realtà.
Presentati dalla professoressa Mariachiara Giorda, docente presso l’istituto promotore,
sono intervenuti il dottor Massimo Introvigne, di Alleanza Cattolica, direttore del CE-
SNUR, il Centro Studi sulle Nuove Religioni, e don Marcello Stanzione, del clero di Sa-
lerno. L’iniziativa è stata annunciata e ha avuto eco sui mass media locali.
Montemurro (Potenza), 29 maggio 2010. Organizzato nei propri locali dalla parroc-
chia di Santa Maria Assunta, dall’associazione Cronoscout e da Alleanza Cattolica, si è
tenuto un incontro sul tema La Chiesa e la sfida del satanismo. Presentato dal parroco,
don Antonio Mattatelli, esorcista diocesano, ha trattato l’argomento il dottor Massimo
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Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
Introvigne, di Alleanza Cattolica, direttore del CESNUR, il Centro Studi sulle Nuove
Religioni. L’iniziativa è stata annunciata e ha avuto eco sui mass media locali.
Chiesa
Torino, 13 maggio 2010. Nel padiglione L’Incubatore del Lingotto, nell’ambito del Sa-
lone del Libro, si è tenuta una tavola rotonda sul romanzo di Marcel Martin — pseudo-
nimo di Marcello Lattuca e Martina Carli — Abrasax. Complotto in Vaticano, edito da
Arkadia. Il coautore Lattuca ne ha discusso con Massimo Introvigne, di Alleanza Catto-
lica, direttore del CESNUR, il Centro Studi sulle Nuove Religioni. L’iniziativa è stata
annunciata sui mass media locali.
Torino, 14 maggio 2010. Nella Sala Rossa del Lingotto, nell’ambito del Salone del Li-
bro, si è tenuta una tavola rotonda sul saggio di Riccardo Chiaberge Lo scisma. Cattolici
senza papa, edito da Longanesi. Di fronte a un pubblico di oltre duecento persone, sono
intervenuti l’autore, il dottor Massimo Introvigne, di Alleanza Cattolica, direttore del
CESNUR, il Centro Studi sulle Nuove Religioni, e il professor Giulio Giorello, docente
di Filosofia della Scienza presso l’università di Milano. L’iniziativa è stata annunciata e
ha avuto eco sui mass media locali e nazionali.
Portici (Napoli), 20 maggio 2010. Nella sala di Villa Savonarola, organizzato da Alle-
anza Cattolica, si è tenuto un incontro sul tema La Chiesa di Pio XII e la persecuzione
degli ebrei. Una testimonianza dall’Europa martire. Presentato dall’avvocato Giovanni
Formicola, dell’organismo promotore, ha trattato l’argomento lo scrittore e saggista Igor
Argamante, di cui nell’occasione è stata presentata l’opera Gerico 1941. Storie di ghetto
e dintorni, edita da Bollati e Boringhieri.
Torino, 20 maggio 2010. Nella Sala Auditorium della Biblioteca Nazionale Universita-
ria, organizzato dalla Confederazione dell’Oratorio di San Filippo Neri e presieduto da
padre Edoardo Aldo Cerrato, procuratore generale della Confederazione promotrice, si è
tenuto un convegno dal titolo Sebastiano Valfré. La Sindone ci restituì Cristo vivo. Con-
vegno nei 300 anni dalla morte. Nella seconda sessione, introdotto dallo storico dottor
Gustavo Mola di Nomaglio, il dottor Massimo Introvigne, di Alleanza Cattolica, diretto-
re del CESNUR, il Centro Studi sulle Nuove Religioni, ha presentato una relazione su Il
beato Sebastiano Valfré e i valdesi. L’iniziativa è stata annunciata e ha avuto eco sui
mass media locali.
Bioetica
Torino, 15 maggio 2010. Presso l’Auditorium dell’Educatorio della Provvidenza, orga-
nizzato da Federvita Piemonte, in collaborazione con le Misericordie del Piemonte e
91
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
con il Servizio Emergenza Anziani, si è svolto un convegno dal titolo Testamento biolo-
gico: serve una legge?. L’iniziativa, introdotta e presieduta dalla professoressa Silvia
Scaranari, di Alleanza Cattolica, è stata annunciata e ha avuto eco sui mass media locali.
Torino, 19 maggio 2010. Nella Sala multimediale del Collegio Universitario Renato Ei-
naudi, organizzato dalla Fondazione Franco e Marilisa Caligara per l’Alta Formazione In-
terdisciplinare, in collaborazione con la Facoltà di Medicina e Chirurgia e con il Collegio
Universitario, nell’ambito degl’incontri di Bioetica Vita e morte nella cultura medica e nel
diritto, si è tenuto un incontro sul tema Il testamento biologico. Presentati dal professor
Rinaldo Bertolino, presidente della Fondazione promotrice, e dal professor Giorgio Pale-
stro, preside della facoltà di Medicina, sono intervenuti il professor Maurizio Mori, ordi-
nario di Bioetica dell’ateneo torinese, e il professor Mauro Ronco, di Alleanza Cattolica,
ordinario di Diritto Penale dell’università di Padova. L’iniziativa è stata annunciata sui
mass media locali.
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Pubblicazioni
delle Edizioni Cristianità
MAGISTERO PONTIFICIO
1. Giovanni Paolo II, Per iscrivere la verità cristiana sull‟uomo nella realtà della nazione
italiana. Loreto, 11 aprile 1985, 1985, € 1,55
2. Paolo VI, La società democratica. Lettera «Les prochaines assises», 1990, € 1,03
3. Giovanni Paolo II, Annunciare il valore religioso della vita umana. Discorso «Sono lie-
to», 2a ed. accresciuta, 1993, € 1,55
4. Pio XII, I sommi postulati morali di un retto e sano ordinamento democratico. Radiomes-
saggio natalizio «Benignitas et humanitas», 1991, € 2,07
5. San Pio X, La concezione secolarizzata della democrazia. Lettera agli Arcivescovi e ai
Vescovi francesi «Notre charge apostolique», 1993, € 2,07
MAGISTERO EPISCOPALE
2. Mons. Hans Ludvig Martensen S.J., vescovo di Copenaghen — Danimarca, Reincarnazione
e dottrina cattolica. La Chiesa di fronte alla dottrina della reincarnazione, 1a ristampa, 1994,
€ 3,10
IL COMBATTIMENTO SPIRITUALE
2. Plinio Corrêa de Oliveira, Via Crucis. Due meditazioni, con 14 tavole di Giorgio
Fanzini, 1991, € 5,16
LABATTAGLIADELLEIDEE
Dottrina e teoria dell’azione
1. Plinio Corrêa de Oliveira, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, con lettere di encomio
di S. E. mons. Romolo Carboni, arcivescovo titolare di Sidone e nunzio apostolico, e
con L‟Italia tra Rivoluzione e Contro-Rivoluzione. Saggio introduttivo di Giovanni
Cantoni, 3a ed. it. accresciuta, 1977, € 10,33
2. Plinio Corrêa de Oliveira, La libertà della Chiesa nello Stato comunista. La Chiesa, il de-
calogo e il diritto di proprietà, con una lettera di encomio della Sacra Congregazione dei
Seminari e delle Università, 1978, € 3,62
3. Giovanni Cantoni e Massimo Introvigne, Libertà religiosa, «sette» e «diritto di persecuzio-
ne». Con appendici, 1996, € 7,75
Panorami e documenti
1. Fabio Vidigal Xavier da Silveira, Frei, il Kerensky cileno, con lettere di encomio delle LL.
EE. mons. Alfonso Maria Buteler, arcivescovo di Mendoza, in Argentina, mons. Antonio de
Castro Mayer, vescovo di Campos, in Brasile, e mons. Antonio Corso, vescovo di Mal-
donado-Punta del Este, in Uruguay, e con prefazione di Plinio Corrêa de Oliveira, 1973, €
7,75
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
Distributore esclusivo nelle librerie: Mescat s. r. l. — viale Bacchiglione, 20/A — I-20139 Mila-
no — tel. 02-55.21.08.00 — fax 02-55.21.13.15
Ordinazioni: (a) per posta: Cristianità, C.P. 185, I-29100 Piacenza; (b) per e-mail: info@ alle-
anzacattolica.org; (c) tramite versamento sul c.c.p. 12837290; (d) per telefono, alle sedi di
Alleanza Cattolica in Torino: 011-53.44. 54 — Milano: 02-73.05.14 — Bergamo: 035-
24.90.73 — Modena: 340-54.82.252— Roma: 06-68.76.738 — Napoli: 081-47.03.57 —
Palermo: 091-6788289 — Caltanissetta: 333-5768518
94
Cristianità in libreria
Abruzzo
Chieti — Libreria De Luca — via Cesare De Lollis 12-14
L’Aquila — Libreria Colacchi — via Andrea Bafile 17
Basilicata
Matera — Libreria Di Giulio — via Dante 61
Potenza — Edicola Arcangela Rondella — piazza Vittorio Emanuele II
Calabria
Lamezia Terme (Catanzaro) — Libreria Gioacchino Tavella — via Crati 15/17
Campania
Avellino — Libreria Guida — corso Vittorio Emanuele II 101
Caserta — Libreria Guida — via Caduti sul Lavoro 29/33
Napoli — Libreria Guida — via Port’Alba 20/23
Salerno — Libreria Guida — corso Garibaldi 142/b
Emilia-Romagna
Ferrara — Libreria Edizioni Paoline — via San Romano 35
Modena — Galleria Incontro Dehoniana— corso Canalchiaro 159
Parma — Libreria Fiaccadori — strada Duomo 8/a
Piacenza — Libreria Berti — via Legnano 1
Reggio Emilia — Libreria S. Paolo — via Emilia Santo Stefano 3/B
Sassuolo (Modena) — Libreria Cefa Galleria — via C. Stazione 30-35
Lazio
Frosinone — Libreria Il Sagrato — via Mastroianni
Roma — Libreria Coletti a San Pietro — via della Conciliazione 3/A
— Libreria Edizioni Paoline — via della Conciliazione 22
— Libreria Àncora — via della Conciliazione 63
Liguria
Genova — Libreria San Paolo — piazza Matteotti 31/33r
Lombardia
Bergamo — Libreria S. Paolo — via Paglia 2/H
Chiavenna (Sondrio) — Cartolibreria Paiarola — piazza Bertacchi 8
Cremona — Libreria S. Paolo — via Decia 1
Mantova — Libreria S. Paolo — viale Rimembranze 1/A
Milano — Libreria S. Paolo — piazza Duomo 18
— Libreria Àncora Artigianelli — via Larga 7
Pavia — Libreria S. Paolo — via Menocchio 8
Varese — Libreria Ambrosiana — galleria Manzoni 3
Varese — Libreria Don Bosco Elledici — via Cesare Battisti 6
Voghera (Pavia) — Libreria Bottazzi — via Cavour 59
Marche
San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno) — Libreria Nuovi Orizzonti — via Montebello 61
Cristianità n. 357, luglio-settembre 2010
Piemonte
Biella — Libreria Paoline — via Seminari 9/a
Cuneo — Libreria Stella Maris — via Statuto 6
Torino — Libreria San Paolo — via Consolata 1 bis
Tortona (Alessandria) — Cartolibreria E. Balbi — corso Montebello 45
Puglia
Lecce — Libreria Edizioni Paoline — via S. Lazzaro 19
Taranto — Paoline Libreria — corso Umberto 76
Sicilia
Acireale (Catania) — Libreria Cattolica Veritas — via Genuardi 1
Agrigento — Libreria Edizioni Paoline — via Atenea 143
Caltanissetta — Libreria San Paolo — corso Umberto 125
Catania — Libreria C. Bonaccorso & A. Di Stefano — via Etnea 20/22
Enna — Libreria San Paolo di Enrico Di Venti — Via Roma 244
Gela (Caltanissetta) — Cartolibreria Miriam — via Cappuccini 26
Messina — Libreria Figlie di S. Paolo — via Garibaldi 59/61
Palermo — Libreria Lombardo-LDC — via Autonomia Siciliana 16/D
Toscana
Massa — Libreria Marzocco Paoline — via S. Sebastiano 2
Pisa — Libreria Edizioni Paoline — via Capponi 6
Lucca — Lucca Libri — corso Garibaldi 56
Veneto
Padova — Libreria San Paolo Gregoriana — via Vandelli 8-9
Rovigo — Libreria Paoline — via dei Cappuccini 1
Verona — Libreria Editrice Salesiana — via Rigaste San Zeno 13
***
Argentina
Buenos Aires — Club del Libro Cívico — M. T. de Alvear 1348-Local 147
Buenos Aires — Librería Huemul — Avenida Santa Fe 2237
Villa María (Cordova) — Expolibro — San Martín 85
Francia
Parigi — Duquesne Diffusion — 27 avenue Duquesne
Spagna
Barcellona — Librería Balmes — Durán i Bas 11
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Il sito Internet di Alleanza Cattolica — Cristianità
è raggiungibile all’indirizzo:
www.alleanzacattolica.org
info@alleanzacattolica.org
Alleanza Cattolica
la presentazione dell’associazione, lo statuto, le sedi principali
l’annuncio delle attività, con aggiornamento quotidiano
i comunicati stampa
i messaggi dell’agenzia ACNews
documenti e materiali suddivisi per aree tematiche
***
OS PRUDENTIS
41 Idea di una confederazione delle potenze d’Italia
Gian Francesco Napione
EX LIBRIS
69 Christopher Caldwell, L’ultima rivoluzione dell’Europa.
L’immigrazione, l’islam e l’Occidente, trad. it., Garzanti, Milano 2009
Recensione a cura di Emanuele Pozzolo
79 LA BUONA BATTAGLIA
grafica: gae@gaecammarata.it