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IL PROCESSO DI RECUPERO

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La storia delle città è la storia della loro stratificazioni


successive, delle ristrutturazione dei suoi monumenti e delle
aggiunte che recano testimonianza delle diverse epoche

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Il paesaggio del mondo industrializzato si configura come un
continuum artificiale più o meno urbanizzato
Alle preesistenze storiche, al patrimonio d’interesse architettonico,
si accosta una sterminata quantità di edifici, realizzata sopratutto
negli ultimi cinquanta anni, che comincia a mostrare segni di
obsolescenza.

Deficit patrimonio esistente dopo anni Cinquanta:


•obsolescenza tecnologica edifici che non rispondono più ai requisiti minimi
di sostenibilità ambientale

•obsolescenza funzionale edifici dismessi che hanno esaurito il proprio


ciclo vitale per motivi funzionali o tecnologici

•obsolescenza figurativa modesta qualità spaziale e figurativa

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Che fare di questo ingente patrimonio di non


eccellenza?

Demolizione o riuso?
La pratica della demolizione ha sempre fatto
parte della storia delle città

Può oggi questa strategia d’intervento


rappresentare ancora una valida soluzione,
un’operazione economicamente praticabile?

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Trasformare e non demolire, bisturi e
microchirurgia al posto della ruspa !

Le ragioni del recupero:

• crisi economica

• ecologia

• questione sociale

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Un tema importante che porta a definire in modo inequivocabile i


termini restauro e recupero - UNI 10914/1:2001

RESTAURO
Combinazione di tutte le azioni tecniche, amministrative ed organizzative, incluse
le attività analitiche, che intervengono sul costruito tutelato, finalizzate a
mantenere le informazioni contenute nell’edificio e nelle sue parti, l’integrità
materiale e ad assicurarne la conservazione e la protezione dei suoi valori
culturali
Obiettivo: conservazione del bene di interesse storico artistico

RECUPERO
Combinazione di tutte le azioni tecniche, amministrative ed organizzative, incluse
le attività analitiche, che intervengono sul costruito, finalizzate a mantenere o
aumentare le prestazioni residue del bene
Obiettivo: rivitalizzare l’oggetto (patrimonio minore in termini di monumentalità e
vincoli) offrendogli nuove opportunità, individuando nuove funzioni che creino
sinergie con l’intorno e valorizzino il sistema edificio – contesto

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Il tema del Recupero è di particolare attualità considerando la
diffusione capillare che il recupero minuto ha nell’edilizia italiana
Gamma di soluzioni che riguardano il Recupero - UNI 10914/1:2001:
9 Riuso
Combinazione di tutte le decisioni, derivanti dalle attività analitiche, finalizzate a
modificare l’utilizzo di un organismo edilizio o dei suoi ambiti spaziali o, qualora non
utilizzato, a definirne l’utilizzo. Il riuso può attuarsi anche senza opere edilizie, oppure
con interventi di manutenzione, riqualificazione o restauro

9 Riqualificazione
Combinazione di tutte le azioni tecniche, incluse le attività analitiche, condotte sugli
organismi edilizi ed i loro elementi tecnici, finalizzate a modificare le prestazioni per
farle corrispondere ai nuovi requisiti richiesti

9 Manutenzione
Combinazione di tutte le azioni tecniche, amministrative ed organizzative, incluse le
attività analitiche, condotte durante il ciclo di vita utile degli organismi edilizie dei loro
elementi tecnici, finalizzate a mantenerli o riportarli al livello delle prestazioni
corrispondenti ai requisiti iniziali

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È un campo molto vasto e sfaccettato che comprende una infinità


di variabili che riguardano la puntuale lettura e interpretazione di:
9 Contesto
9 Edificio in termini tipologici, dimensionali, storici
9 Tecnologie costruttive

Obiettivi
9Individuare indicatori che combinati indichino quali sono le
strade percorribili per l’intervento e le convenienze economiche
9Attivare un processo di intervento che metta in sinergia più
condizioni legate all’oggetto specifico, al contesto, al territorio al
fine di recuperare in senso lato non solo il bene, ma anche molto
spesso innescare una qualità estesa al luogo

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FASE 1 processo diagnostico:
CONOSCERE L’OGGETTO
OBIETTIVO: Appropriazione di tutte quelle informazioni relative all’oggetto e al contesto
che supportano le strategie che via via si vanno a dettagliare per definire il progetto

CONOSCERE LA TECNOLOGIA
OBIETTIVO: riflettere sui alcuni aspetti dei metodi costruttivi tradizionali - lette per soglie
storiche significative - che generano da sempre soluzioni critiche, legate a discontinuità
Moduli didattici

e a punti singolari tipici

FASE 2 processo diagnostico: ANALISI DEI FENOMENI DI DEGRADO


OBIETTIVO: individuazione delle cause di degrado. Messa a sistema della conoscenza
prodotta in fase di indagine e rilievo preliminare con una serie deduzioni che derivano
da letteratura specialistica, atlanti relativi ai casi di guasto più frequenti, sequenza di
cause- effetto che sistematizzati possono guidare alla lettura dei fenomeni

FASE 3 processo diagnostico: DAI FENOMENI DI DEGRADO ALLA


RISOLUZIONE DEL PROBLEMA
OBIETTIVO: individuare interventi atti a eliminare le cause che determinano le
condizioni di degrado e valutare le tecniche di intervento
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LA PATOLOGIA EDILIZIA

DEFINIZIONI E PROCESSO DIAGNOSTICO

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SOMMARIO DEGLI ARGOMENTI

9 Cosa si intende per PATOLOGIA EDILIZIA e terminologia di riferimento

9 Invecchiamento naturale e invecchiamento patologico

9 Meccanismi di degrado: dal difetto al guasto al danno

9 La diagnostica e il processo diagnostico

9 Le fasi del processo diagnostico:

1. Fase della conoscenza

2. Fase di analisi

3. Fase di diagnosi

9 Alcuni esempi

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TERMINOLOGIA
9 PATOLOGIA EDILIZIA: è la disciplina che studia i fattori
processuali, umani, ambientali, fisici, chimici e i meccanismi
interattivi che a partire da un difetto portano in tempi anormalmente
ravvicinati ad alterazioni e, quindi, a degradi di tipo fisico, di tipo
prestazionale e quindi al guasto di elementi tecnici del sistema
edilizio.

9 ERRORE: azione umana (scelta o decisione sbagliata od omessa) di


scatenamento del difetto. Può riferirsi al momento progettuale,
costruttivo e/o gestionale.

9 DIFETTO: inadeguatezza di un elemento o di un subsistema tale da


costituire, in una specifica soluzione costruttiva e in un determinato
contesto ambientale, un fattore di disturbo capace di generare,
sotto specifiche azioni, alterazioni, degradi, carenze prestazionali,
guasti. (esempio: assenza di gocciolatoio, presenza di materiali con
sali)
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TERMINOLOGIA

9 ALTERAZIONE: modificazione dello stato fisico, chimico di un


materiale o di un elemento tecnico: può essere reversibile o
irreversibile. (esempio: carbonatazione)

9 DEGRADO – DETERIORAMENTO: progressiva e irreversibile


alterazione dell’integrità fisica con possibili conseguenze di
decadimento prestazionale (deterioramento). (esempio:
corrugamenti dovuti all’invecchiamento termico delle membrane
impermeabili)

9 GUASTO: livello di deterioramento e degrado che rende


inutilizzabile o non più rispondente alla sua funzione un elemento
tecnico o una sua parte (esempio: sollevamento ad arco di
piastrelle ceramiche)

9 DANNO: conseguenza economica del verificarsi di un degrado o di


un guasto.
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TERMINOLOGIA

9 ANOMALIA: manifestazione inattesa percepibile sensorialmente o


strumentalmente. Può avere rilevanza sintomatica (esantema) per
l’individuazione del difetto; può coincidere con il difetto, il
deterioramento, il guasto.

9 PROCESSO DIAGNOSTICO: sequenza di attività che a partire dal


rilievo conduce alla diagnosi.

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INVECCHIAMENTO

Quando si parla di degrado è essenziale distinguere tra due concetti:


• invecchiamento naturale
• invecchiamento patologico.

In particolare si ha invecchiamento naturale, secondo un concetto


convenzionale, quando il degrado avviene in tempi previsti in
relazione al livello di sviluppo tecnologico che caratterizza il
momento progettuale e costruttivo dell’oggetto;

si ha invece invecchiamento patologico quando il degrado fisico o


prestazionale si sviluppa in tempi ravvicinati e non previsti.

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INVECCHIAMENTO

EVOLUZIONE NATURALE DEL DEGRADO – INVECCHIAMENTO


Il concetto di invecchiamento naturale sottende la possibilità di
conoscere il comportamento che l’edificio avrà nel tempo per effetto
di una normale condizione di esercizio e delle sollecitazioni del
contesto e quindi di progettare in modo adeguato e programmato gli
interventi manutentivi e di gestione per mantenere la qualità nei
livelli ritenuti accettabili

EVOLUZIONE PATOLOGICA DEL DEGRADO


Nel caso di fenomeni patologici ci si trova di fronte a situazioni non
prevedibili legate a fattori esterni quali:
9 Errori di progetto e/o esecuzione
9 Mancata o errata Manutenzione
9 Errori d’uso e gestione
9 Difetti intrinseci all’elemento tecnico

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INVECCHIAMENTO NATURALE – INVECCHIAMENTO PATOLOGICO

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INVECCHIAMENTO / DEGRADO

Se esaminiamo la questione da un punto di vista fenomenico si


può affermare che gli AGENTI, ossia gli elementi esterni che
intervengono in modo rilevante sulle prestazioni dell’edificio, e i
meccanismi elementari di alterazione dei materiali che
comportano un invecchiamento naturale generalmente sono gli
stessi che inducono un fenomeno patologico.

La sostanziale differenza sta nel CONCATENAMENTO E NELLE


DIFFERENTI COMBINAZIONI DI AZIONI ED EFFETTI che
inducono al guasto.

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I MECCANISMI DI DEGRADO: DAL DIFETTO AL GUASTO AL DANNO
In generale un DIFETTO attiva, in tempi più o meno rapidi, un
fenomeno di guasto quando viene stimolato da uno o più agenti ai
quali è particolarmente sensibile o in situazioni contingenti
particolarmente favorevoli al verificarsi dell’evento negativo. Quindi la
sola presenza di prodotti difettosi non è causa necessariamente di
un’accelerazione del processo di invecchiamento.

Il difetto è un concetto di per sè relativo: di fatto una soluzione


costruttiva può presentare difetti in relazione a un determinato
contesto e non ad altri.

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TIPOLOGIE DI DIFETTI

• Difetto intrinseco:
ossia difetto specifico di un elemento, che esiste indipendentemente
da interazioni dovute alla sua aggregazione con altri componenti
all’interno della soluzione costruttiva.

• Difetto di relazione:
ossia difetto che si attiva in relazione alle stimolazioni che l’elemento
subisce da parte di specifici agenti. Può essere dovuto al contesto
climatico o alla sua aggregazione in soluzione costruttiva.

• Difetto ad azione indiretta:


il guasto è correlato al difetto mediante una catena più o meno
complessa di eventi (per esempio: insufficiente resistenza meccanica di uno strato
isolante di copertura Î rottura dello strato cementizio sovrapposto Î fessurazione
della membrana impermeabile Î infiltrazione idrica).

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TIPOLOGIE DI DIFETTI

• Difetto ad azione diretta:


il guasto è connesso direttamente al difetto (per esempio: ponte
termico Î condensazione superficiale).

• Difetto che attiva un guasto al tempo zero:


dipende generalmente da errata progettazione o esecuzione della
soluzione costruttiva.

• Difetto che attiva un guasto al tempo X:


il difetto attiva alterazioni progressive sino a provocare il guasto.

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LA DIAGNOSTICA

• Obiettivo del processo di diagnosi è l’individuazione dei


meccanismi e dei processi di alterazione che hanno indotto un
guasto.

• Solo la conoscenza degli specifici modi di guasto consente di


orientare la scelta delle tecniche di intervento.

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LA DIAGNOSTICA

Il processo diagnostico segue quelle che sono le azioni tipiche di


un medico: prevede una serie di visite, analisi, prove e conoscenze
che consentono di concludere con una diagnosi sulle cause che
hanno portato alla “malattia” e una “cartella clinica” con una ipotesi
di intervento.

La disciplina mette a sistema una serie di dati, fenomeni,


informazioni, meccanismi che a partire dall’”anomalia visibile”
consentono di scoprire cosa è successo, quale è la malattia come
deve essere curata, ossia di progettare l’intervento di risanamento

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LA DIAGNOSTICA

nel processo di diagnosi è spesso indispensabile procedere a


nuove campagne di rilievo, generalmente strumentale, per confutare
le ipotesi fatte sulle cause e sui fenomeni, piuttosto che escluderne
alcune e ridurre al minimo il gradi di incertezza interpretativa dei
meccanismi di degrado prima di procedere ad individuare le
tecniche di intervento

Più è esperto il “patologo” più si ridurranno i casi nei quali è


necessario operare mediante prove e indagini strumentali

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LA DIAGNOSTICA

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I TRE TIPI DI ANALISI


• TECNICA:
per individuare cosa ha determinato il guasto. Serve
essenzialmente per conoscere i difetti che hanno generato l’evento
e, quindi, per progettare correttamente l’intervento di ripristino.

• DI RESPONSABILITÀ:
per individuare chi ha determinato il difetto e, di conseguenza, il
guasto. E’ questa conoscenza di fondamentale importanza nel caso
in cui si vogliano attribuire legalmente le responsabilità ai differenti
operatori che sono intervenuti nella costruzione.

• DI PROCESSO:
per definire i meccanismi che hanno prodotto il guasto: Come si è
determinato il guasto. Consente di individuare errori, insufficienze
organizzative e di controllo nelle differenti fasi del processo edilizio
che hanno indotto le condizioni perché si manifestasse il difetto e di
conseguenza il CORSO
guasto.
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LA DIAGNOSTICA

• L’INDAGINE DIAGNOSTICA, mediante un apparato strumentale,


metodologico e procedurale di guida e controllo, consente di
formulare diagnosi, ossia di individuare i difetti che hanno indotto i
meccanismi di degrado, a partire dal riconoscimento di anomalie e
di stati di guasto.

• OBIETTIVO DELL’INDAGINE è quello di ridurre al minimo il grado


di incertezza interpretativa dei meccanismi di degrado in atto, prima
di procedere alla messa a punto del progetto dell’intervento di
risanamento. Ossia consente di predisporre il necessario bagaglio
conoscitivo per poter controllare e/o eliminare i fattori di disturbo
che hanno generato la patologia.

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LE FASI DEL PROCESSO DIAGNOSTICO


• RILIEVO PRELIMINARE
Ha come obiettivo la conoscenza
dell’oggetto edilizio da un punto di
vista tecnico, delle anomalie visibili
su di esso riscontrate, e delle
caratteristiche del contesto. In
questa fase si devono acquisire, in
modo il più possibile neutro, tutte le
informazioni necessarie per poter
poi procedere alla seguente fase di
elaborazione.

• PREDIAGNOSI
Si elaborano le informazioni desunte
dal rilievo con l’obiettivo di formulare
una serie di probabili diagnosi e
programmare, se necessario,
ulteriori indagini.

• DIAGNOSI

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LE FASI DEL PROCESSO DIAGNOSTICO

• DIAGNOSI
Si articola in due momenti distinti:

a) rilievo e analisi diagnostica


che ha l’obiettivo di sviluppare indagini sperimentali mirate alla
modellazione di fenomeni per procedere alla validazione e/o
esclusione delle diagnosi ipotizzate nella fase precedente;

b) formulazione e validazione della diagnosi


che si pone l’obiettivo oltre a definire le cause che hanno indotto lo
stato patologico, di organizzare in modo sistematico le informazioni
e gli elementi per comprovarne la correttezza.

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IL RILIEVO PRELIMINARE

I momenti fondamentali nell’acquisizione delle informazioni


possono essere distinti nelle seguenti fasi di rilievo:

• RILIEVO DELLE TECNICHE COSTRUTTIVE


Ha come obiettivo la conoscenza dell’oggetto edilizio e delle parti che
lo costituiscono, in relazione alla sua fisicità e alla “storia”, per quanto
riguarda il progetto, la costruzione e la gestione. Tale fase richiede
operazioni di rilievo geometrico e l’acquisizione, spesso difficile, di
documenti (progetto esecutivo, capitolato, aggiornamenti in relazione
a interventi manutentivi, ecc.)

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IL RILIEVO PRELIMINARE
RILIEVO DELLE TECNICHE COSTRUTTIVE

C. Annoni, M. Viganò,
Contributo alla defini-
zione della metodolo-gia
di rilievo tecnologi-
co negli interventi di
recupero.

Tesi di laurea,
a.a. 1999/2000

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IL RILIEVO PRELIMINARE

• RILIEVO DI ANOMALIE VISIBILI, DI GUASTI E DEGRADI


PRESTAZIONALI. Ha l’obiettivo di raccogliere informazioni sullo
stato di salute dell’oggetto edilizio, mediante la registrazione di stati
di guasto o di degradi prestazionali o, indirettamente, mediante la
registrazione di anomalie visibili. Si tratta di formulare descrizioni
oggettive e non interpretative delle singole anomalie riscontrate.
La scala di registrazione è duplice: si tratta di riportare, general-
mente mediante schede, ogni singola situazione anomala
riscontrata con indicate alcune informazioni specifiche, quali
fotografia, localizzazione rispetto all’edificio, descrizione, e di
riportare, inoltre, mediante mappatura, tutte le anomalie riscontrate,
generalmente su piante o disegni di prospetto. Questa duplice
operazione consente di ricostruire in modo puntuale la situazione
anomala ma anche di esaminarne l’estensione e la compresenza di
più fenomeni di degrado.

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IL RILIEVO PRELIMINARE: LE SCHEDE

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IL RILIEVO PRELIMINARE: MAPPATURA DEL DEGRADO

A. Giuliani,
Progetto di recupero e conserva-
zione del Mulino dell’Abbazia di
Chiaravalle Milanese

Tesi di Laurea 1999/2000

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IL RILIEVO PRELIMINARE: MAPPATURA DEL DEGRADO

Il rilevato ferroviario della


Stazione di Milano

Corso di Recupero e Conserva-


Zione degli Edifici – a.a. 2000/01

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IL RILIEVO PRELIMINARE

• RILIEVO DEI DATI DI CONTESTO.


Sia in relazione all’ambiente esterno che interno all’edificio. Questa
fase ha l’obiettivo di conoscere tutte le condizioni al contorno, ossia
gli agenti, che possono aver innescato i meccanismi di degrado. Si
tratta di dati sul contesto meteoclimatico, geologico e sulle con-
dizioni d’uso.

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LA PREDIAGNOSI
E’ una fase condotta mediante l’elaborazione sistematica e strutturata delle
informazioni raccolte nella precedente fase. Si avvale di due strumenti fondamentali:
• albero degli errori
che consente di evidenziare graficamente e in modo sistematico le relazioni
logiche tra gli eventi indesiderati (anomalie, guasti, decadimenti prestazionali) e le
possibili cause.

Albero degli errori relativo al guasto: sollevamento di rivestimenti ceramici a pavimento


S. Croce, Manuale di progettazione edilizia, Hoepli, 1996

Il 1° livello è definito dal top event, ossia dal guasto fisico o prestazionale
Il 2° evidenzia le condizioni che determinano il superamento dello stato limite che ha portato al guasto
Il 3° evidenzia i difetti CORSO DI RECUPERO E CONSERVAZIONE DEGLI EDIFICI 37/42
Il 4° evidenzia gli errori, ossia le cause primarie

LA PREDIAGNOSI
• Albero diagnostico.
Rappresenta una guida procedurale da seguire per lo sviluppo della diagnosi.
Consente di procedere alla scelta di alcuni rami, individuati nell’albero degli
errori, mediante la risposta a quesiti concatenati, che possono richiedere sviluppi
analitici o sperimentali.

Gli elementi sui quali viene


sviluppato l’albero diagnostico
sono:

Il guasto

Le domande a cui si deve rispon-


dere per procedere nelle indagini
e stabilire il rapporto tra le diffe-
renti fasi decisionali

Le fasi e gli strumenti decisionali


Albero degli errori
relativo al guasto: Le possibili cause
sollevamento di
rivestimenti ceramici a
pavimento
S. Croce, Manuale di
progettazione edilizia,
Hoepli, 1996
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LA DIAGNOSI: DUE MOMENTI FONDAMENTALI

La fase di diagnosi si articola in due momenti fondamentali.


Il primo, definito da operazioni di rilievo sperimentale e successiva analisi,
consente di approfondire e caratterizzare meglio il livello di conoscenza as-
sunto in fase preliminare.

Si possono distinguere differenti tipologie di indagine, tra le quali le maggior-


mente impiegate sono:

• sondaggi distruttivi, per evidenziare anomalie interne e analizzare la


consistenza tecnica della soluzione costruttiva.
• sondaggi non distruttivi, forniscono con procedimenti differenti, le
medesime informazioni del sistema precedente.
• ispezioni specifiche, mediante prelievo di campioni da sottoporre a
prove di laboratorio, per acquisire maggiori informazioni sulle
caratteristiche chimiche, fisiche e meccaniche dei materiali.

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La FORMALIZZAZIONE DELLA DIAGNOSI, infine, costituisce l’esito


finale di tutto il processo.

Il rapporto deve venire organizzato secondo i seguenti punti:


• la cartella clinica, ossia tutte le informazioni relative all’oggetto,
ottenute mediante i rilievi preliminare e diagnostico, l’albero
diagnostico, su cui si è basata la formulazione della diagnosi;
• la diagnosi, espressa mediante la sequenza di eventi che a partire
dall’errore hanno prodotto il guasto;
• la dimostrazione della validità della diagnosi, mediante la
produzione di esiti di prove, modellazioni analitiche o sperimentali;
• le strategie di intervento, ossia la “cura” compatibile con le
caratteristiche dell’oggetto edilizio e dei livelli prestazionali che si
intendono raggiungere.

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IL PROGETTO DI RECUPERO

La messa a sistema di tutti gli interventi individuati per risanare i


degradi e rimuovere le cause di guasto con il programma che deriva
dalle scelte funzionali e tecnologiche consentirà di ragionare in modo
coerente sul progetto definitivo.

Essenziali sono le valutazioni “incrociate” che si devono fare in


relazione alle considerazioni di carattere prestazionale (che possono
portare a definire un involucro complesso progettato a partire
dall’esistente con l’incremento di stratigrafie idonee a soddisfare la
qualità ambientale necessaria) abbinate a quelle che derivano dalla
necessità di rimuovere le cause di degrado.

La logica è concertare un INTERVENTO GLOBALE che risponda:


- Alle esigenze funzionali e spaziali
- Al modello prestazionale definito in sede di metaprogettazione
- Alle caratteristiche costruttive dell’esistente
- Alle condizioni imposte dal cantiere
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ESEMPIO: DEGRADO MURATURA / VANO SERRAMENTO


fase di rilievo preliminare

DETTAGLI SIGNIFICATIVI DA RILEVARE:

Davanzale
• Geometria
• Materiali
• Raccordo con la muratura
• gocciolatoio
Cornici laterali
• Geometria
• Materiali
• Raccordo con la muratura
Sistema di oscuramento
• Raccordo con la muratura
• Meccanismi di funzionamento
Muratura sotto il davanzale
• Spessore
• Legame con muratura laterale
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