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1.

Gli iOllici e la ricerca dell' arcIlé 1>ROfILO

1 Gli ionici e la ricerca dell' arché


è inderivato quindi perciò
e indistruttibile ~ eterno ~ divino

se unico
che proprio perché è unico, è il principio
caratteristiche ogni cosa POSiZione. in tutto,
ha il principio è una manifestazione
monismo ~ panteismo
detta allora il divino
(arche)? di un'unica realtà è In tutte le case

è la stessa natura quindi la natura concezione


che genera ~ è vivente
ilozoismo
detta

elemento in grado di assumere ~


forme diverse: l'acqua ~ Talete

viene connotato
in modi diversi
dai vari filosofi
come qualcosa di infinito,
indeterminato: l' dpeiron
• ---1 Anassimandro

un elemento e, nello stesso


tempo, infinito: l'aria
-----1 Anassimene

Una terra È nella città ionica di Mileto che, secondo la tradizione, fa i primi passi, tra il VII e il V I secolo
di frontiera a. C., la ricerca filosofica ad opera di Talete, Anassimandro e Anassimene. Non siamo nel
cuore deUa Grecia, ma in una deUe colonie orientali, più esaUrunente nell'Asia Minore
(nell'attuale Turchia), una terra di frontiera tra Occidente e Oriente: una condizione, questa,
che - grazie al contatto con clùture più antiche e grazie anche agli intensi rapporti com-
merciali in atto - non può che allargare gli orizzonti mentali e stimolare domande. Sono,
infatti, le «domande» la molla della ricerca, domande a loro volta generate dallo stupore.
Oral quali sono gli interrogativi che si pongono questi primissimi «ricercatori»? Per sco-
prirli, indaglùamo anzitutto le parole-cardine: are/w e phYsis.

Arché e physis
L'orché Qual è il significato di arehé (utilizzato - pare - per la prima volta nella sua accezione tilosotica
da Anassimandro)? Fino al v secolo a. C. ha il valore di «origine», « ini z io ~). La domanda posta

~ Arché
Il termine presenta una pluralità di significati: 1) ciò da cui Nel secondo significato «.arché» eqUivale a «fonda-
ha avuto origine il tutto; 2) ciò che permane al di là delle mento»: quello che sta alla base di ciò che si trasforma. II
trasformazioni delle cose; 3) ciò che è comune a tutte le principio è eterno, proprio perché da esso hanno origine
cose; 4) ciò a cui tornano le cose una volta distrutte. tutte le cose e, a sua volta, non ha origine da altro.

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MODULO 2 I primi filosofi

da tale concelto può pertanto essere formulata nel modo seguente: ((che cos'è ciò da cui tutto
ha origine?». Arché, tuttavia, se leniamo buona la lettura che ne fa Ar istotele, presenta pure
altri significati: non solo ciò da cui ha origine lUtto, ma anche ciò che permane identico al di
SOltO del cambiamento, ciò che permane nelle trasformazioni di tutte le cose e, di conse-
guenza, ciò acui ritorna ogni cosa una volta che muore. Tutto muta, tutto passa. Non vi è nulla
che - almeno alla luce dell'esperienza sensibile - permanga: anche gli uomini e gli animali
hanno un ciclo di vita e poi tornano alla terra. Tutto, in allre parole, si trasforma, tutto nasce e
muore. Ora, è pensabile che le cose nascano dal nulla e che ciò che muore si trasformi nel
milla? Talete, Anassimandro e Anassimene lo escludono categoricamente. Ecco, allora, i
quesiti a cui rimanda il termine arché, tradotto da Aristotele «(principio):
- che cos'è ciò da cu i tutto ha origine?
- che cos'è ciò che permane identico al di sotto del cambianlento, ciò che rimane stabile
nelle trasformazioni?
- che cos'è ciò a cui ritorna ogni cosa una volta che muore?
- che cos'è ciò che accomuna lutte le cose, anche quelle più diverse tra loro (dalle montagne
alle piante, dalle stelle agli animali)?
Si tratta di interrogativi che, quindi, in ultima analisi, affrontano i due grandi problemi del
«divenire» delle cose e della loro «molteplicità». L'esigenza da soddisfare è quella di scoprire
l'origine e il fondanlento di tutto ciò che muta e, nello stesso tenipo, ciò che fa della mol-
teplicità una «(unità», un «universo».
Natura È in tale contesto concettuale che si comprende l'altro termine greco, fondamentale nel-
= physis l'elaborazione dci primi filosofi: phYsis. La traduzione usuale è «natur",>, ma il suo significato
appare più ricco: il termine, infarti, deriva probabilmente dal verbo phyein che significa
«generarell, «(produrre», «crescere». La (matura», cioè, sarebbe vista come ciò che genera le cose
e ciò a cui le cose, quando muoiono, tornano. Se questo è il sigrtif1cato del termine, allora pl!ysis
e arché indicano sostanzialmente la stessa cosa: la «natura» è il «principio» sia nel senso di
origine unitaria delle cose e di fondamento (ciò che sta sotto le trasformazioni di tutte le cose)
sia, ancora, nel senso di ciò che accomuna tutte le cose e di ciò a cui ritornano le cose stesse.

FONTI E SCRITTI

Le testimonianze sui primi filosofi


La ricostruzione del pensiero dei primi pensatorì greci è 11 «problema delle fonti» non è solo dato dalla distanza
dawero difficile in quanto le fonti sono costituite o da temporale. Aristotele, ad esempio, ricostruisce la prima
testimonianze di autori vissuti secoli dopo o da fram- «storia della filosofia» non tanto con intenti storici quanto
menti del tutto staccati dal contesto delle opere. È teoretici: non si preoccupa della ricostruzione fedele e
Platone (IV secolo a. C.) che per primo fa riferimento a filologicamente corretta del pensiero dei primi filosofi,
questo pensiero. Aristotele, discepolo di Platone, nel ma lo interpreta alla luce della propria elaborazione, con
libro I della Metafisica realizza la prima storia della filo- l'intento di far apparire quest'ultima come preferibile alle
sofia. Un discepolo di Aristotele, Teofrasto, inaugura la proposte precedenti. È evidente che questo rende non
tradizione dei dossografi (cioè dei «raccoglitori di opi- del tutto esauriente e obiettiva la sua testimonianza.
nioni») che durerà fino all'era cristiana. Importanti sono Nel testo, per le citazioni relative ai pensatori pre-
pure le biografie e le storie relative alle varie scuole. socratici facciamo ricorso, in assenza di riferimenti diversi,
L'opera maggiore è rappresentata dalle Vite e dottrine alla traduzione italiana - a cura di Gabriele Giannantoni -
dei filosofi di Diogene laerzio, in 10 libri (opera che è dell'edizione critica Die Fragmente der Vorsokratiker di
arrivata a noi integralmente). Fonti sono pure i com- H. Oiels e W. Kranz (nota con la sigla OK); I presocrarici.
mentatori di Platone e di Aristotele. Testimonianze e (rammenri, Laterza, Bari, 1981, 2 volI.

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1. Gli ionici e la ricerca dell' arché I PROfILO

la natura Se la natura è arché allora non è qualcosa di inerte, ma è dinamica. La nalura, cioè, è forza: è
è vivente la forza che genera ogni cosa, che anima gli esseri viventi, che l111lOVe gli astri. Ecco, allora, la
concezione che la tradizione considera caratteristica della scuola ionica: la natura è vivente, la
materia - ciò che permane al di sotto delle trasformazioni - è vivente (una concezione che
verrà chiamata dal Seicento in poi «ilozoismo»). t in questo contesto che si spiega l'affer-
mazione attribuita a Talete secondo cui «tutte le cose sono piene di divinità,>: tutto è animato.
Il panteismo SiatllO di fronte a un residuo di nlito? Questo, di sicuro, fa da sfondo, ma un dato è certo: il
divino di cui parlano gli ionici non ha sembianze antropo111orfiche, ma è la forza che c'è in
ogni cosa. Ne consegue l'attribuzione a questa scuola della concezione panteistica: tutto è
divino. E ne deriva una visione monistlca (dal greco monos, ((solo)), «uniCO)) del mondo:
tutte le cosc, in ultima analisi, altro non sono chc luanifestazioni di un'unica realtà.
F'losofia Il mito rimane sullo sfondo (vedi la scheda Dal mito alla filosofia: rottura o continuità?,
e mito p. 48), ma la ricerca filosofica presenta caratteristiche peculiari rispetto al pensiero mitico:
- è un'indagine razionale, caratterizzata (anche se con diverse sfumature) dalla necessità di
giustificare e di argomentare le proprie tesi;
- è un'indagine intenzionale sulla natura e sull'uomo, che va definendosi in tempi relati-
varnente brevi come un arnbito specialistico, con un lessico comune c con riferimenti dei
vari filosofi agli ~ltri che li hanno pre_ceduti. -
Con il mito, comunque, la filosofia condivide il bisogno di dare una risposta alle domande
che l'uomo si pone di fronte al mistero della natura.

Talete: l'acqua come principio

«i semi di tutte le cose l'acqua ha la capacità


hanno natura umida)) di diventare sia qualcosa
di aeriforme, sia qualcosa
di solido (ghiaccio)

un organismo che muore quindi quindi


si dissecca

' - - - ogni alimento contiene acqua


cii caldo vive dell'umido»

di conseguenza

1
tutte le cose sono perciò
dato che il principio ~
è eterno,
tutto è divino
I
.
pantelsmo

trasformazioni
di un unico principio
vi è un'unica realtà
di cui ogni cosa ~ monismo
è una manifestazione

11 «sapientissin10» Talete non è solo un acuto matematico e astronomo e un abile uomo


d'affari. ma è anche colui che, secondo la tradizione, intraprende la strada della ricerca

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MODULO 2 I primi filosofi

filosofica. Sue, quindi, sarebbero le prime domande mosofiche: che cos'è ciò da cui tutto ha
origine c a cui ogni cosa ritorna, quando muore? che cos'è che rimane immutato nelle
L'arché trasfonnazioni delle cose e che accomuna ogni cosa? La sua
è l'acqua risposta è chiara: non c'è bisogno di cercare questo qual·
T1 cosa al di là della natura stessa. Ecco perché egli individua
nell 'acqua il principio:
- senza l'acqua non c'è vita: si pensi all'umidità dei senu
e del nutrimento, alla presenza dell'acqua in qualsiU>l
corpo vivenle. La prova è data dal cadavere: nel mo-
Vaso cretese menlO in cui un organismo vivente 11lllOre, si dissecca:
con - perfino il caldo, che presenta caratteristiche opposte
decorazioni
marine (pesci
«vive dell'umido»;
e acqua), - l'acqua ha la capacità di trasformarsi sia in qualcoSG
proveniente che chiamiamo ((aeriforme», sia in qualcosa di ((solido
da Phaistos,
come il ghiaccio.
inizio del
11 millennio a C I! «principio» quindi è l'acqua o, comunque, ciò che è umido.
(Héraclion, Una prova ulteriore è data dal fatto che la Terra, secondo la
Museo Archeo- . concezione cosmologica di Talele, galleggia suU'acqua stessa
logico).
È l'acqua ciò da cui luliO nasce, ciò che permane al di sotto del
cambiamento, ciò che accomuna tutte le cose e ciò a cui tutto ritorna. Da qui il monismo di
Talete: ogni cosa non è che lma modalità di manifestazione di un'unica realtà, l'acqua.
Tutto Essendo l'acqua principio di tutto e anche della vita, ne segue che tutto è vivo: dalla calamita
è vivente (l'esempio è dello stesso Talete) ai terremoti, dalle esplosioni vulcaniche alle piogge, dai
venti al movimento dei corpi celesti. Tutto, in misura più o meno evidente, ha un'anima
(tutto è pieno di dèiJ. È questa la concezione che sarà chiamata «ilozoismo)): la materia non
ha nulla di statico, ma è vivente.
Talete, secondo la tradizione, fa da apripista a una serie di mosofi che saranno chiamat i
presocratlci (in modo, a dire il vero, non dci tutto appropriato, perché Anassagora - uno di
questi - è contemporaneo di Socrate, c Democrito morirà addirittura circa trent'anni dopo
Socrate).

Talete è un personaggio entrato nella dalla riva. È ritenuto lo scopritore del potere attrattivo
leggenda per la ricchezza e l'acutezza dei magneti e dell'elettricità statica. Platone racconta un
del suo sapere, tanto da essere consi· episodio che lo presenta come un saggio tanto assorto
derato il primo dei Sette Sapienti. Nasce nella speculazione che, una sera, mentre è intento a
intorno al 624 a. C. e appartiene a una delle più potenti guardare le stelle, cade in un pozzo. Un altro celebre
famiglie di Mileto. Dedito al commercio, importa dal- episodio è riferito da Aristotele: un anno, Talete, avendo
l'Egitto non solo merci preziose, ma anche le scienze previsto un raccolto abbondante di olive, prende in
che servono alla navigazione e al commercio marittimo. affitto tutti i frantoi per poi subaffittarli - nel momento
Sfruttando le tabelle degli astronomi caldei, riesce a in cui la domanda di frantoi si alza - a prezzi eleva-
predire l'eclissi solare del 585 a. c., predizione che gli tissimi. Si tratta comunque di episodi e di notizie di cui
conferisce notevole prestigio. Egli rivela le sue doti di non conosciamo l'attendibilità. Talete muore d'insola-
matematico, tra l'altro, calcolando in modo esatto l'al- zione intorno al 548 a. C. mentre assiste, a testa sco-
tezza della piramide di Cheope e la distanza di una nave perta, ai giochi olimpici.

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1. Gli ionici e la ricerca dell'arché PROFILO

Anassimandro: l'apeiron

confutazione
della tesi di Talete

l'acqua, proprio perché


maa/lora •
I
l'acqua non può essere
spegne il fuoco,
il principio (arché)
non può generarlo

PRINCIPIO
= APEIRON
proprio perché
al/ora il principio
il «principio» dà origine
non può essere una cosa
a tutte le cose . "infinito"
. • indeterminato»

li principio, Anassimandro, pm continuando l'indagine di Talete, ne prende per certi aspetti le distanze,
non può considerando inadeguata l'individuazione del principio nell'acqua: l'arché, infatti, proprio
essere
un elemento perché è ciò da cui hanno origine tutte le cose, non può essere una delle cose stesse, un
elemento particolare, qualcosa di limitato e definito. L'arché, essendo all'origine di ogni
elemento determinato, deve essere indeternlinato, e per questo Anassimandro lo chiama
apeiron. La parola è composta da a privativa (<<non», «senza») e péras «<limite») ed è stata
tradotta in vari modi: «non attraversabile», «senza confinill, «senza limiti», «inesaurihile»,
(dnfinito», i<indetenllinaton. Il temline, quindi, è negativo: il principio non è nessuna delle
cose che appaiono all'esperienza sensibile proprio perché, a differenza di queste, «non è
limitato», «non è determinato».
Essendo infinito, l'apeiruTl governa tutte le cose imponendo loro una «legge». Non
avendo, poi, né inizio né fine, è al di fuori del tempo, poiché il tempo appartiene al
nlondo delle cose che nascono e muoiono. L'apeiron, inoltre, ha una valenza ulteriore se
diamo per attendibile la testimonianza di Teofrasto, allievo di Aristotele: è cioè anche un
infinito di tipo spaziale oltre che temporale. Questi, infatti, scrive che da esso nascono
«mondi infinltÌ».

NOTIZIE BIOCRAFICHE

Anassimandro appartiene a una delle riesce a calcolare gli equinozi, i solstizi e l'intervallo tra
famiglie aristocratiche di Mileto: gli una stagione e l'altra e, dunque, a misurare il tempo. È
Alessandriniti, ricchi proprietari terrieri. nota la sua tesi secondo cui i primi uomini derivarono
Nasce verso il 610 a. C. Impegnato in dai pesci. I primi uomini, infatti, non possono essere
politica, ricopre la carica di governatore di una colonia stati generati neU'attuale forma in quanto i bambini
di Mileto, la città di Apollonia. Scrive un'opera in prosa hanno bisogno di un lungo periodo di cure (soprattutto
denominata dai dossografi"successivi Perì physeos (Sulla per l'alimentazione) prima di diventare autosufficienti:
natura), di cui ci rimane un solo frammento. È geografo da qui l'idea che tale funzione sia stata svolta da grossi
e cartografo: a lui si deve la prima carta geografica. Sua pesci che poi avrebbero vomitato a terra i bambini or-
è anche l'invenzione dello gnomone solare con il quale mai capaci di sopravvivere. Muore verso il 547 a. C.

4S
MODULO 2 I primi filosofi

Nascere Riepiloghiamo. L'upeiron è infinito, abbraccia tutte le cose ma è distinto dal mondo, è al di
è staccarsi fuori del tempo. Ora, come nasce l'universo? Staccandosi, separandosi dall'àpeiron: nascere
dall'ilpeiron
è proprio questo staccarsi da quell'uno indistinto che è l'intìnito. Più esattamente è il se-
H' T2 pararsi dei contrari. I.I mondo delle cose, infatti, è il teatro di uno scontro: le stagioni, ad
esempio, altro non sono che l'alternarsi di coppie di opposti, il caldo e il freddo (estate-
inverno), e il secco e l'umido (primavera-autunno). Proprio perché è teatro dove si avvi -
cendano i contrari, il cosmo è anche il teatro del tempo.
L'ingiustizia L/esistere del mondo, quindi, è la rottura dell'armonia originaria dove i contrari non sono
contrapposti, ma indistinti, e dove il tempo non esiste. È in questo contesto che - nel
frammento pelvenutoci - Anassimandro fa ricorso a un linguaggio morale: l'esistere è un
atto di ingiustizia (una colpa), è un atto di prevaricazione e di prepotenza di un contrario su
un altro (<<Da dove infatti gli esseri hanno l'origine, ivi hanno anche la distmzione secondo
necessità: poiché essi pag'illo l'uno all'altro la pena e l'espiazione dell'ingiustizia secondo
l'ordine del tempo»).
Il tempo Il tempo, tuttavia, ristabilisce l'equilibrio impedendo il trionfo definitivo di un contrario
... T3 sull'altro. Ma quando la lotta viene meno, quando cioè un contrario prevarica definitiva-
mente sull'altro, allora si ha l'ingiustizia definitiva, espiata con l'annullamento degli stessi
contrari e con il loro riassorbimento nell' apeiron: così la legge che punisce la tracotanza
(hybris) non è solo una legge umana, ma anche una legge cosmica.
La Anassimandro non solo elabora una sua originale lettura dell'w·ché, ma pare anche prendere
cosmologia: le distanze da Talete laddove questi afferma che la «Terra galleggia sull'acqua». Per Anas-
la Terra
è sospesa simandro la Terra (di forma cilindrica) non ha bisogno di alcun supporto in quanto è let-
nello spazio teralmente sospesa nello spazio: rimane sospesa perché la sua posizione è equidistante da
tutto ciò che la circonda. Questa è un'idea, secondo il mosofo della scienza Karl Popper, tra
(de più audaci, rivolu zionarie e portentose f...] di tutta la storia del pensiero Un1anO », un'idea
che anticiperebbe «in qualche misura la concezione newtoniana di forze gravitazionali
immateriali e invisibili" (K. R. Popper, Congetture e confutazioni, p . 239).

EUROPA

ASIA

Probabile ricostruzione del mondo secondo


Anassimandro. la Terra ha, a suo awiso, forma
cilindrica ed è collocata al centro dell'Universo.

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1. Gli iOlùci e la ricerca dell' arché PROfilO

Anassimene: l'aria come principio

l'aria è qualcosa di naturale


e, nello stesso tempo, di infinito

"aria è respiro, fonte di vita

allora proprio perché l'aria


(soffio) è l'anima
del mondo
l'aria, grazie ai processi
dì rarefazione e di condensazione,
è in grado di assumere forme diverse
!
il mondo
"aria sostiene sia la Terra è un grande
sia tutti i corpi celesti organismo vivente

Un tentativo Con Anassirncne, il terzo pensatore della scuola ionica, amico e discepolo di Anassimandro,
di il dibattito si allarga. Egli arriva sostanzialmente a mediare tta le risposte di Talete c di
mediazione
Anassimandro, correggendone i limiti: da una parte, infatti, egli non condivide l'eccesso di
astrazione raggiunto dal maestro e torna pertanto - al pari di Talete - a individuare l'arché in
qualcosa che fa parte dell'esperienza sensibile; dall'altta, in sintonia con Anassimandro,
ritiene che tale arché non possa che essere infinito.
l'aria Ora, quale elemento dell'esperienza sensibile può avere le caratteristiche dell'infinitezza?
come archI? Anassimene individua questo elemento nell'aria. Questa, infatti, è sì un elemento naturale
(non qualcosa di astratto come l'àpeiron di Anassimandrol, ma, nello stesso tempo, si
espande all'infitùto, cioè ha la caratteristica di fondo dello stesso cipeiron. L'aria, inoltre, non
solo presenta le SI esse peculiarità deU'acqua - vale a dire la capacità di assumere forme
diverse (mediante i processi di rarefazione e di condensazione) e l'essere fonte di vita -, ma,
avendo il vantaggio, rispetto all'acqua, di essere infinita, in 'Iuanto tale ha la possibilità di
abbracciare e sostenere il mondo intero, sia la Terra sia tutti i corpi celesti. In quanto
principio infinito, poi, l'aria è il soffio (pneuma) che non solo dà vita agli animali e agli
uomini, ma anche al cosmo intero lrasformandolo in un grande organismo vivente. Così
dice un franlnlento attribuito ad Anassimene: (Come l'aninla nostra, che è aria, ci tiene
insieme, cosÌ il soffio e l'aria abbracciano tutto il mondo» (OK 13 B 2; in I presocratici.

Anassimene nasce a Mileto verso il 586 frammenti (di cui uno incerto). Anassimene si occupa
a. C. Come il suo maestro Anassimandro - come Anassimandro - di astronomia: la Terra, se-
scrive un'opera a cui i dossografì da- condo lui, si trova al centro dell'universo, è piatta,
ranno il titolo di Peri physeos (Sulla na- come anche i corpì celesti, ed è sostenuta dall'aria.
tura). Di questo libro abbiamo a dispOSizione solo due Anassimene muore intorno al 528-525 a. C.

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ITINERARI DI LETTURA
G:') Che cos'è la filosofia?
La domanda sulla natura della filosofia e del fi-
T1 PLATONE
(dal Simposio)
SOMMARIO

La filosofia come desiderio di conoscer\ZJ!


losofare nasce quando sorge la specificità di T2 ARISTOTElE
questa disciplina, nCllTIOmento in cui si distacca (dalla Metafisica)
dal mito e si afferma COlnc sapere autonomo. Ti la filosofia ha origine dalla meraviglia
presentiamo alcuni brani di filosofi che incon- T3 EPICURO
(dalla Lettera Q Meneceo)
trerai dmante l'anno e altri di contemporanei,
Tutti devono filosofare
perché la domanda sulla filosofia continua an-
T4 JOSTEIN GAARDER
cora oggi a essere posta. Come tutte le domande (da /I monda di Sofia)
filosofiche. non ha una risposta definitiva, ma Riscoprire la capacità di meravigliarsi
ognuna mette in luce un diverso aspetto, ognuna 15 THOMAS NAGEL
ci fa capire qualcosa in più. (da Una brevissima introduzione alla filosofie
Filosofia e quotidianità
T6 GllLES DElEUZE E FELIX GUATTARI
(da Che cos'è la filosofia?)
La filosofia è l'arte di creare conceni

Platone: La filosofia come desiderio di conoscenza


La filosofia è soprattutto ricerca, amore per la conoscenza. II filosofo non è sapiente, altrim",,-
non desidererebbe il sapere, ma non è neppure ignorante, perché in questo caso sarebbe cOl1uin
di sapere e, ugualmente, non desidererebbe la conoscenza. Platone sottolinea questo asperr
assimilando il filosofo a Eros, il dio dell'amore.

«N essuno degli dèi fa filosofia, né desidera diventare sapiente, dal momento


che lo è già. E chiunque altro sia sapiente, non filosofa. Ma neppure gli
ignoranti fanno filosofia, né desiderano diventare sapienti. Infatti, l'ignoranza ha
proprio questo di penoso: chi non è né bello né buono né saggio, ritiene invece di
esserlo in modo conveniente. E, in effetti, colui che non ritiene di essere bisognoso, 5
non desidera ciò di cui non ritiene di aver bisogno».
«Chi sono, allora, o Diotima - io dissi -, coloro che filosofano, se non lo sono i
sapienti e neppure gli ignoranti?».
«È ormai chiaro - rispose - anche a un bambino che sono quelli che stanno a
mezzo fra gli uni e gli altri, e uno di questi è applmto anche Eros. Infatti, la sapienza IO
è una delle cose più belle, ed Eros è amore per il bello . Perciò è necessario che Eros
sia filosofo, e, in quanto è flIosofo, che sia intermedio fra il sapiente e !'ignorante».
(Platone , Simposio, 204c, p. 512 [vedi Modulo 4, Tl8, p. 274])

Aristotele: La filosofia ha origine dalla meraviglia


La celebre definizione di Aristotele, che abbiamo ricordato anche in precedenza, sottolinea un.
aspelLo importante: non c'è filminfia senza. curiosità intellettuale, senza la capacità di rneravi-
gliarsi, dalla q/.lale nasce l'esigenza di porsi problemi.

32
lo Che cos'è la filosofia? ITINERARI DI LEnURA

,.. Ii uomini hanno cominciato a filosofare, ora come in origine, a causa della
U meraviglia: mentre da principio restavano meravigliati di fronte alle dil1ì-
coltà più semplici, in seguito, progredendo a poco a poco, giunsero a porsi
problemi sempre maggiori: per esempio i problemi riguardanti i fenomeni della
Luna e quelli del Sole e degli astri, o i problemi riguardanti la generazione s
dell'intero universo. Ora, chi prova un senso di dubbio e di meraviglia riconosce
di non sapere; ed è per questo che anche colui che ama il mila è, in certo qual
modo, filosofo: il mito, infatti, è costituito da un insieme di cose che destano
meraviglia.
(Aristotele, Metafisica, l, 2, 982b, pp. 11-12 [vedi Modulo 5, TI, p. 3561J

Epicuro: Tutti devono filosofare


Il passo di Epicuro ricorda che fil filosofia nOli è un'attività intellettuale astratta, ma serve per
raggiungere la felicità. È utile quilldi a ogni età, per dare serenità illteriore e per aiutare a vivere
iII pace con se stessi.

essuno, mentre è giovane, indugi a filosofare, né vecchio di mosofare si


N stanchi: poiché ad acquistarsi la salute dell'animo, non è immaturo o troppo
maturo nessuno.
E chi dice che ancor non è venuta, o già passò l'età di filosofare, è come dicesse
che d'esser felice non è ancor giunta l'età o già trascorse. Attendano dunque a 5
tìlogofta, e il giovane ed il vecchio; questi affinché nella vecchiezza si mantenga
giovine in felicità, per riconoscente memoria dei beni goduti, quegli affinché sia ad
un tempo giovane e maturo di senno, perché intrepido dell'awenire. Si mediti
dunque su quelle cose che ci porgono la felicità; perché, se la possediamo, nulla ci
manca, se essa ci manca, tutto facciamo per possederla. lO

(Epicuro, Lertera a Meneceo, p. 31)

Gaarder: Riscoprire la capacità di meravigliarsi


L'opera di fasteill Gaarder, Il mondo di Sofia. Romanzo sulla storia della filosofia, ha co-
Ilosciuto alcuni alllli fa un grande successo editoriaLe. Presenta, come dice il sottotitoLo, la
storia della filosofia inserendo la in un contesto narrativo: la protagonista, Sofia, riceve mi-
steriosi bigliettin.i da parte di un altrettanto misterioso personaggio e comincia a porsi
problemi, a provare quella meraviglia di fronte alle piccole e grandi cose dell'esistenza - e
prima ancora verso l'esistenza stessa - che, secondo Aristotele, è la cal/sa prima del filosofare.
Di solito, però, la quotidianità fa apparire tutto come abitudinario e sCOlltato. La filosofia
può risvegliare ancora questo sentimento, producendo la curiosità intellettuale, l'esigenza di
porsi dei (perché>.

cc S afta Amundsen» I... J c'era scrillO slilla busta. Tutto qui. Nesstm mittente.
Mancava anche il francobollo. Subito dopo aver richiuso il cancelletto, aprì
la lettera. C'era scritto: "Chi sei tu?» I... ] "Chi sei tu?». Non lo sapeva di preciso. Era
Sofia Amundsen, nattualmente, ma chi era? Non era ancora riuscita a scoprirlo del
tutto. E se si fosse chiamata con un altro nome? Arme Knutsen, per esempio. In quel 5
caso sarebbe stata un'altra persona? I... J Mentre Sofia rifletteva sul fatto di essere

33

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