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Moke
Review by: Franco Maltomini
Aegyptus, Anno 59, No. 1/2 (gennaio-dicembre 1979), pp. 273-284
Published by: Vita e Penseiro – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore
Stable URL: http://www.jstor.org/stable/41216527 .
Accessed: 29/11/2013 00:00
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lettereei, iniziali del nome di Iside poi abbandonate per carenza di spazio entro
la corniciaturae ripetute quindi alla riga successiva (meno evidente mi sem-
bra il gruppo €тесе» suggeritodall'editore). Cambiereiinfinedecisamentela da-
tazione dell'iscrizionepubblicata a p. 314 (tav. LIX) da «età romana (?) » in
epoca tolemaica e più precisamenteIIIa Д1а, per le palesi caratteristichepaleo-
grafichededucibili dalla riproduzionefotografica.
Il volumeè, come il precedente,corredatodi moltetavole di piantine,disegni
e fotografie,oltre a una Bibliografiae a una serie di indici (sovrani,divinità,
toponimi,nomi propri,un lessico demotico e varia).
Unica lieve menda che accomuna i due libriè le relativa frequenzadi errori
tipograficie, in qualche caso, la mancata annotazione dei rinvii interni (per
esempio Assuan, p. 121: « vedere la discussionea p. 00 »).
Lucia Criscuolo
David Fr. Moke, Eroticism in the Greek Magical Papyri. Selected Studies.
Dissert. Univ. of Minnesota, 1975, X-408 pp.
Il lavoro ha una sua utilità, se si pensa che una raccolta dei papiri magici
di natura erotica non era mai stata fatta; che per alcuni di questi testi Tunica
traduzioneesistenteera quella tedesca del Preisendanz; e che molti di essi tro-
vano ora per la prima volta un commento.Ma occorrefare subito una precisa-
zione: il lettore che sulla base del titolo del libro presumesse (o sperasse)
di trovare affrontatii problemi più generali che questi testi possono porre,
resterebbedeluso.
Non sono infattimateria per questo libro l'indagine della natura dei senti-
menti amorosi о lo studio del rapporto uomo-donna nell'esperienzaerotica.
Per esempio, la poesia erotica greco-latina e il romanzo mostrano quasi
esclusivamente donne impegnate in operazioni di magia amorosa (cfr.
A. Abt, Die Apologie des Apuleius von Madaura und die antikeZauberei,
«RGW »4.2, 1908, p. 234, n. 6; e R. Egger, Liebeszauber,«Jh. Oesterr.
Arch. Inst. » 37, 1948, p. 118). Ciò si verificaanche nel folkloredi altri po-
poli, in cui, evidentemente,la donna per la sua minorelibertà sociale e per
il suo ruolo tradizionalmentepassivo nella vicenda amorosa è meno capace
dell'uomo di iniziative realisticamenteimpostate (cfr. E. de Mabtino,
Sud e magia, Milano 1971 [Ia ediz. 1959], p. 17). Invece tra le fattureeroti-
che applicate, sia su papiro che su tabellae,della magia greco-egiziasono di
gran lunga più numerose quelle impiegate da uomini: anche questo è un
problemache meriterebbedi essere considerato.Parimentinon sono affron-
tate le questioni della definizionedel livello stilistico dei logoi amorosi e
dell'analisi del loro rapporto con altre formedi letteraturaerotica. Questi
ed altri problemi, ci dice l'autore nell'introduzionee ci ripete più volte
nelle conclusioni,sono riservatiallo studio di altri specialisti,psicologi an-
tropologisociologistoricidella società e della letteratura.Ai quali appunto
il M., raccogliendoquesto materiale, ordinandolo e interpretandolo,vuole
renderepiù facilmenteaccessibileun interessantecampo d'indagine. Il com-
mento è, allora, di tipo per così dire strettamenteerudito: esso considera i
momentidelle cerimonie,gli atti rituali,gli ingredientiprevistidalle praxeis,
le formulee le parole magione,i nomi degli dei e dei demoni; indaga la na-
tura, le leggi e i meccanisminascosti degli incantesimi,talvolta riuscendo
felicementea dimostrarecome dietro l'apparente confusa gratuità ogni ele-
mento abbia una necessità precisa. Ma la rigiditàcon cui l'autore osserva i
limiti che si è imposto è talora veramenteeccessiva. Un solo esempio, ma
significativo,di ciò che va perduto in questo commento. In PGM XVIIa
(un'àycùy^) Hermeias prega Anubis di tormentareTigherous in ogni modo
finché questa non giunga presso di lui аВиаапцчас jxTjpòv[лт)рф kočí
xoiXíocvxoiXía xoXX&aocxal то (xéXav ocuttjçtw éjico ¡zeXavi (22 s.).
Questa immagineritornaaltre volte in qualche modo variata (IV 400 ss.,
XXXVI 82 s., 113 s., 149 s. ; cfr.anche la tavoletta pubblicata da V. Mabtin,
« Genava » 6, 1928, pp. 66-64, г. 12). Ora il M. non trova il modo di notare
che il passo, con quell'uso enfatizzatodel polyptotonpresenta uno stilema
che ha una lunga tradizionenella poesia erotica anche elevata : cfr.per es.
Archil. 72 D = 112 Tard, xaí вестей/8p^<rnqv ¿Váaxòv xárcí yctatpì
уаатера rcpoaßaXeiv[i.Yjpoúçте pnQpotçîAnacr. 164 Bgk = 124 Gent.;
Lučil. 8, 305-6 Marx; Tib. 1, 8, 26; Ovid., Am., 1, 4, 43-4; soprattutto
Anth. Pal. V 128.1-3 (Marc. Arg.) атеруосrcepí aTépvoiç, [хаотф 8'èVi
'
[xocíttòvépeíaocç / xe^e(* те у^ихеР°ьс Xe^e<Tl eufAíÇiécraç / Avziyóvriç
xaí XP&T<*Xaßcbv 7tpòç хР&та • • • »*e anche 171.3, 252.1s., 27 2.1,
IX 362. 9. Cosa non secondariaper chi volesse riconsiderarela questione rela-
tiva al livello e agli ambienti culturali in cui si collocano i papiri magici;
studio non più tentato dopo l'importantecontributodi A. D. Nock, Greek
Magical Papyri, « Journ. Eg. Arch.» 15, 1929, pp. 219-35; e del quale si
sente l'urgenza.
Per quanto concernela distribuzionedei testi nelle varie sezioni, penso che
sarebbe stato opportunocostituireall'internodel primo capitolo una sezione a
sé per PGM VII 973-80,un аусоу1^0^ яарафь^оу, cioè un incantesimoche co-
stringela persona che venga toccata dall'operatore a seguirlo: 7гараф1(хоуè
terminetecnico che individua uno speciale tipo di fatturad'amore. La parola
ritornain PGM XII 62 (cf. app. cr. ad L e K. Fb. W. Schmidt, « Phil. Woch. »
55,1 = 935, col. 1174) e, da sola, come titolo di una pratica in P.Laur. Ili 57
(che ho richiamatopiù sopra).
non è altro che P.Oxy. 1478 pubblicato da Grenfelle Hunt nel lontano 1916
nel XII voi. della raccolta e già compresoin PGM (XXVII) ; il Bogaert si
limita a ricordarlo in una rassegna dei papiri conservati all'università di
Gent.
Vero è che mai più gli erroriricorronocon così alta densità; ma vero anche
che ve ne sono numerosi altri, soprattutto nelle indicazioni bibliografìche.
Così per es. le indicazioni relative alle pagine dell'articolodi K. Preisendanz,
Ein StrassburgerLiebeszauber,« ARW » 16, 1913, pp. 547-54, appaiono ogni
volta diverse (cf. p. 21, п. 3; p. 23, п. 33; a p. 40, п. 1 sono finalmenteesatte,
ma sempre errata è l'indicazione dell'anno). Un'altra negligenza spiacevole
consistenel fatto che spesso il M. trascura di informareche l'opera citata è una
riedizioneо una ristampa. Citare per es. : A. Dieterich, Eine Mithrasliturgie,
Darmstadt 1966, senza segnalare che si tratta di un reprintdella terza edi-
zione (Leipzig-Berlin1923) significasollecitarenel lettoreconvinzioninon cor-
rispondential vero. E basta scorrerela bibliografiaraccolta alle pp. 390 ss.
per rendersiconto che quello che ho ricordatoè un caso tutt'altro che isolato.
Fastidiose infine,e a tutta prima incomprensibili,citazioni di questo tipo:
K. Preisendanz, « Dekane und Dekansternbilder», « GGA » 201 (1939), pp.
129-49,con cui si vuole indicare la recensionedel Preisendanz al celebre libro
di W. Gundel (Glückstadt-Hamburg 1936); e questo è il modo in cui quasi
sempresono citate le recensioni:vd. bibliografia.
Qualche parola deve essere spesa a considerarel'atteggiamentocon cui il
M. si pone di fronteallo studio delle parole magione. Egli si dimostraconvinto
che la maggiorparte degli óvójjloctoc ßapßocpoc abbia un significatoche bisogna
ricercarein lingue diverse dal greco, appunto l'egiziano, il copto e le lingue
semitiche,soprattuttol'ebraico. E bisogna riconoscereche dacché orientalisti
di vaglia hanno rivoltola loro attenzione ai papiri magici greci molti progressi
si sono fatti in questo campo; e sulla base dei risultatiraggiuntiè fondata la
speranza che ulterioriindagini riescano a gettare nuova luce sulla moles indi-
gesta delle parole magiche. E tuttavia due cose dovrebbero risultare chiare:
che di quelle parole molte non ebbero mai alcun significatosul piano linguistico
in nessun tempo e in nessun luogo (di ciò si mostrava convintoanche il Preisen-
danz, che pure guardava con grande fiduciaai progressicompiutidagli specia-
listi di lingue orientali:cf. PGM, voi. II, p. XVI e « Gnomon» 24, 1952,p. 342) ;
e soprattuttoche indaginidi questo tipo rifiutanoogni approccio dilettantesco
e abbisognano di specificacompetenzae insiemedi grandeprudenza: altrimenti
è assai forteil rischio di intraprenderespericolate avventure linguistichee di
partoriresolo fantasie. Per questo io trovo assolutamente inaccettabili le cri-
tiche che il M., con un'insistenza che veramente disturba (pp. 46, п. 78; 228,
п. 39; 315, п. 17), muove а С. Bonner, accusato di « obscurantistviewpoint»
(p. 103, п. 64) per lo scetticismoche mostrava nei confrontidi troppo disinvolte
spiegazionidi parole magiche e, più in generale,nei confrontidi quell'atteggia-
mento che presume che « everythinginscribed in plain Greek letters has a
meaning which adequate ingenuitycan discover» (A Note on Method in the
Treatmentof Magical Inscriptions,«Am. Journ. Philol. » 75, 1954, p. 305).
Non preclusione verso ulterioriindagini deriva dall'opera del Bonner, bensì
una lezione di metodo assolutamente corretta (si veda soprattuttoStudies in
Magical Amulets,Ann Arbor 1950, pp. 186 ss.). Ora è propriodella dovuta cau-
tela metodica che talvolta sembra difettareil libro del M.
Così, per es., non posso non provare disagio dinanzi alla recisa affermazione
che aßXocva&avocXßa deriva dall'ebraico e significa « Padre vieni a noi »
(p. 38). Questa interpretazione,è noto, risale a U. F. Kopp, Palaeographia
criticaIII, Mannheim 1829, § 581, p. 684, citato solo in nota (p. 46, n. 77).
Ma ogni studioso che l'abbia richiamata l'ha fatto con maggior prudenza
del Nostro, se non altro preoccupandosi di indicarne immediatamentela
responsabilità. Così, per es., Th. Hopfner, Griechisch-ägyptischer Offen-
barungszauberI (Stud. Pal. 21), Leipzig 1921 [Amsterdam 1974], § 732;
A. M. Kropp, AusgewähltekoptischeZaubertexteIII, Bruxelles 1930, p. 122,
§ 201; H. С. YouTiE-C. Bonner, «Trans. Am. Philol. Ass. » 68, 1937, p. 68;
E. Peterson, Etc 0eóç, Göttingen1926, р. 98 e п. 5. К. Preisend anz non
ricorda neppure questa spiegazione nel suo Register(PGM, voi. Ili, Regg.
VI e XII) ; A. A. Barb, « EEA » III, p. 972, si limita a ritenereprobabile la
radice semiticadella parola ; e diversa spiegazione avanzò Ginsburgerpresso
P. Perdrizet, « Rev. Et. Gr. » 41, 1928, p. 78; altre ne rubrica H. Leclercq
in Cabrol-Leclercq, Dictionnaireď archéologiechrétienne et de liturgie,I. 1,
coll. 152 s. Ma di ciò il Nostro non fa menzione.Ugualmente,a propositodel
tifonicoIco epßijft(cf. p. 97 e anche pp. 263-64), accanto alla spiegazione
data dal M. come sicura (copto ei 00 « asino » e copto ep-ÖHT « quello che
fa del male»: Тн. Hopfner, Offenbarungszauber I, cit., § 744 e «Archiv.
Orient.» 3, 1931, p. 135), ve ne sono altre che possono avere una qualche
possibilità: sono registrateattentamenteda P. Moraux, Une définition ju-
diciaire au Musée d9lnstanbul,« Mém. Acad. de Belgique », cl. de Lettres,
LIV, 2, Bruxelles 1960,pp. 19 ss. ; un lavoro importanteed utile questo, che
il M. sembra non conoscere,e infattisi tratta dell'edizione di una tabella1.
Sempre a propositodella litania tifonicadi PGM XXXVI 78-80 (p. 97) sono
da registraredue errori.Apomps è detto essere nome di decano (cf. anche
p. 264), ma ciò non risulta da alcunché. Тн. Hopfner, « Archiv.Orient.» 3,
1931, p. 147, cui il M. rimanda (p. 104, п. 82), nota soltanto che tra le epi-
clesi tifonichesono frequentinomi come Apompsesroe altri che terminano
in -sesrdi quali sembrano composti su Spco, questo sì nome di decano (ma
cf. A. Jacoby presso PGM, voi. Ili, Reg. VU, s. v.). Quanto a Balchoseth
(altrimenti costante la grafia Bolchoseth) , l'affermazioneche « Balcho is
thought to be a son of Typhon-Seth (p. 97) si basa su di un'opinione di
»
Тн. Hopfner «Archiv Orient.» 3, 1931, p. 134 (citato a p. 104, п. 81), il
quale dalla lettura che S. Eitrem dava di P.Oslo 1, 8-9 (ßoXxoXaovxovtóv
aou ulòv 9ptÇov)) derivava l'esistenza di un figliodi Seth di nome BoXxo-
Xaovxoç. Ma il testo correttoè certo quello stabilito da Preisendanz in
PGM XXXVI 8-9 (. . . ßoXxoX,àoxvov tóv aou uiòv cppïÇov)e il figliodi
cui si fa menzione è forseHoros (cf. S. Eitrem, Papyri Osloenses,I, Oslo
1925, pp. 35 s. e Preisendanz in app. ad L). Bolcho sarà dunque da spie-
gare diversamente; un'ipotesi seducente avanzava P. Moraux, op. cit.,
pp. 34 ss.
Sicure certezze il M. mostra anche nei casi in cui è lui a proporrenuove
interpretazioni.Così I copdi PGM VII 304 « is undoubtedlya compound of
Iaõ . . . and Or, Horus » (p. 190; anche p. 355). Riguardo a locpcpe di PGM
XXXVI 287 le convinzionidel M. si rafforzanocon il trascorreredelle pa-
gine. Se a pp. 335-6 la parola è detta « possibly a scramblingof the Semitic
and Egyptian gods la and Re », a p. 340, n. 30 questa interpretazioneè
già « doubtless» ; e a p. 355 sono accusati di follia coloro che eventualmente
non la condividessero(« it would be foolish... »). D'altro canto spiegazioni
come quella (p. 97) secondocui in 7raxepßi}&si potrebbevederela sommatoria
di pa (articolo possessivo copto) -{-k (uso solecisticodella seconda persona
sing, del pronomepersonale copto) +erbeth (su cui vd. qui sopra) sono un
esempio di come con l'introduzione di certe categorie (in questo caso il
'solecismo') si riesce a scovare un significatoper ogni parola. Il rimando
(p. 104, n. 79), a proposito di pa inteso come articolo possessivo, a W. C.
Till, KoptischeGrammatik,§§ 203, 205 è scorrettonella misura in cui si ri-
chiamano insieme il § 203 che riguarda il Possessivpräfix,e il § 205 che
tratta del Possessivartikel:cose tra loro ben diverse! A proposito della se-
quenza e e e di PGM VII 648, che essa possa essere la tripliceripetizione
dell'imperativodel verbo copto €jpe «fare»(p. 304) è naturalmenteimpos-
sibile, dal momentoche in nessuno dei dialetti coptiè attestatodi ejpe un
imperativodi forma€ (cf. Спим, Copt. Diet., p. 83a; W. C. Till, Koptische
Dialektgrammatik, München 19612,§ 236); che ne è invece il qualitativo:
l'erroresi dovrà probabilmentead un salto di rigo nella letturadi Crum 83a.
Quanto al significatodella parola Oseronnophrios di PGM LXI 51-52 (cor-
rispondenteal demotico Usir-wnn-nfr), il M. accoglie per Wnn-nfr(p. 281,
n. 19) l'interpretazioneproposta da A. Gabdineb, EgyptianGrammar,Lon-
don 19698,p. 561: « colui che è sempre felice»; ma mi pare preferibilein-
tendere,secondo l'interpretazionetradizionale,« colui che fa costantemente
del bene » (cf. J. Gwyn Griffiths, Plutarch.De laide et Osiride,Cambridge
1970, p. 460). Per Фаягрса (р. 281, п. 20), una più correttaindicazionedei
possibili significatisi vede in PGM V 114 in app.
In alcuni casi appare che l'autore ha seguitoun testo diverso da quello della
seconda edizione di PGM, senza che il lettorene venga informato.
Infine un chiarimento:nel corso del volume sono impiegate più volte tre
sigle (POI, SMA, THT) che non compaiono nella List of Abbreviations(p. IX).
Penso di far cosa gradita al lettore sciogliendoqueste abbreviazioni. Dunque:
POI = S. Eitrem, Papyri Osloenses,I, Oslo 1925; SMA = C. Bonner, Studies
in Magical Amulets chieflyOraeco-Egyptian, Ann Arbor 1950; THT = Тн.
Hopfner, Der Tierkultder altenAegypter,« Denkschr. Wien. Ak. » 57.2, 1913.
Franco Maltomini