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L’olfatto
numero 78
aprile 2019
RICONOSCERE IL SOPRANNATURALE
Odore di santità
LUCETTA SCARAFFIA A PAGINA 15
NELL’ISLAM
Le anime si riconoscono annusandosi
SAMUELA PAGANI A PAGINA 24
CONSACRATE
Il profumo della vita consacrata
BRUNO SECONDIN A PAGINA 29
MEDITAZIONE
In sospeso davanti alla resurrezione
A CURA DELLE SORELLE DI BOSE A PAGINA 39
L’EDITORIALE INTERVISTA A ENRICO ALLEVA
Un senso
poco conosciuto
Con questo numero la redazione interrompe, dopo sette anni, la
pubblicazione di «donne chiesa mondo». Constatiamo infatti che
non ci sono più le condizioni per continuare la nostra collaborazione
con «L’Osservatore Romano». Il mensile era nato da una iniziativa
femminile autonoma, realizzato da un gruppo di donne che si erano
aggregate nel corso degli anni, ed era stato approvato e sostenuto da
due papi, Benedetto XVI e Francesco. Si trattava per il Vaticano di
un’esperienza nuova per la sua autonomia, premiata dall’attenzione e
John William Waterhouse
dell’interesse di cui il mensile, pubblicato in spagnolo da «Vida Nue-
«Lo spirito della rosa»
va», in francese da «La Vie» e in inglese diffuso in rete, gode nei
(particolare, 1908) di MARIELLA BALDUZZI
media di tutto il mondo.
Questa linea non ha trovato l’appoggio della nuova direzione
dell’Osservatore Romano, indirizzata piuttosto a depotenziare «don-
D ONNE CHIESA MOND O
ne chiesa mondo», avviando collaborazioni e iniziative che appaiono
L’
olfatto è un senso poco conosciuto, poco esplorato anche dal punto
Mensile dell’Osservatore Romano concorrenziali, con l’effetto di mettere le donne l’una contro l’altra di vista scientifico. Per capirne di più abbiamo intervistato Enrico
diretto da
invece di sollecitare confronti aperti, e dimostra così di non conside- Alleva. Etologo con una lunga e considerevole carriera scientifica in
LUCETTA SCARAFFIA
rare i membri della redazione interlocutori sufficientemente “affidabi- importanti istituzioni italiane e internazionali, lo scienziato è stato al-
In redazione li”.
GIULIA GALEOTTI lievo e collaboratore di premi Nobel come Rita Levi Montalcini e
SILVINA PÉREZ Si torna così alla selezione delle donne che parte dall’alto, alla Daniel Bovet. Dal 2004 ha diretto il reparto di neuroscienze compor-
Comitato di redazione scelta di collaboratrici che assicurano obbedienza, e si rinuncia a tamentali del Dipartimento di biologia cellulare e neuroscienze
CATHERINE AUBIN ogni possibilità di aprire un vero dialogo, libero e coraggioso, fra dell’Istituto superiore di sanità. Corrispondente dell’Accademia na-
MARIELLA BALDUZZI
ANNA FOA donne che amano la Chiesa nella libertà e uomini che ne fanno par- zionale dei lincei e presidente della Federazione italiana delle scienze
MARIE-LUCILE KUBACKI te. Si torna all’autoreferenzialità clericale e si rinuncia a quella parre- della natura e dell’ambiente, fa parte del consiglio scientifico
RITA MBOSHU KONGO
SAMUELA PAGANI
sia tante volte chiesta da papa Francesco, nella cui parola e nel cui dell’Istituto della enciclopedia italiana.
MARGHERITA PELAJA magistero tanto ci riconosciamo.
NICLA SPEZZATI Quanto è importante l’olfatto per la specie umana?
Di conseguenza non possiamo che dichiarare concluso il nostro la-
Progetto grafico voro, interrotto bruscamente benché ci siano ancora progetti aperti — Gli esseri umani non possiedono l’acuità sensoriale di altre specie
PIERO DI D OMENICANTONIO
per esempio l’approfondimento dei cinque sensi — e articoli commis- animali, alcune delle quali raggiungono apici sensoriali inimmagina-
www.osservatoreromano.va sionati o addirittura scritti. Ma riteniamo necessaria questa scelta per bili per l’uomo: insetti che riescono a vedere la luce ultravioletta, del-
dcm@ossrom.va
per abbonamenti:
salvaguardare la nostra dignità ed evitare così il processo di logora- fini e pipistrelli che percepiscono segnali ultrasonici e, per quanto ri-
donnechiesamondo@ossrom.va mento purtroppo già in corso. (lucetta scaraffia) guarda l’olfatto, per esempio, il maschio del baco da seta che sente
Sembra di capire che potrebbe esserci una differenza di genere rispetto all’olfatto.
L’olfatto ha certamente una storia naturale di differenze di genere,
e di solito è il maschio ad avere un olfatto più sviluppato, in quanto
è al maschio che spetta spostarsi alla ricerca della femmina, un’attivi-
tà per la quale è fondamentale seguire la traccia olfattiva, quella che
gli etologi chiamano “piuma”. Questo comportamento, che trova una
sua definizione icastica nel detto “l’uomo è cacciatore”, deriva da una
regola darwiniana secondo la quale tutte le attività potenzialmente
più pericolose, quali lo spostamento, sono a carico dei maschi. Per la
conservazione della specie, infatti, è fondamentale mantenere un ele-
vato numero di femmine, ed è perciò sui maschi che grava il rischio
di essere eliminati. Nella specie umana, però, sono le donne a mo- Giuseppe Arcimboldo
strare una maggiore acuità olfattiva, non è chiaro se per ragioni bio- «Primavera» (1563)
logiche legate alla storia naturale della nostra specie o, vista la plasti-
cità del sistema olfattivo, alla storia personale, cioè all’esposizione a
un maggior numero di molecole olfattive, per esempio, nella prepara-
zione dei cibi. Una prova della sensibilità femminile agli stimoli ol-
fattivi è la sincronizzazione delle mestruazioni nelle comunità femmi-
nili (nei conventi o negli ambienti di lavoro), un fenomeno, dipen-
dente dall’olfatto, che è stato ampiamente descritto e dimostrato.
Nella specie umana le differenze sono però legate principalmente
all’età. Lo standard dell’olfatto è già stabilito in utero. Tra la quinta
e l’undicesima settimana intrauterina compaiono infatti i primi recet-
tori dell’olfatto e iniziano a formarsi i nervi e i bulbi olfattivi, mentre
alla dodicesima settimana compaiono le papille gustative, i recettori
del gusto, un senso intimamente legato all’olfatto. L’idea del feto co-
me essere assolutamente amorfo, per cui finché non si nasce si è una
tabula rasa sul mondo, è profondamente sbagliata. Per tutta la fase
prenatale udito e olfatto, nella gerarchia dei sensi, sono molto impor-
tanti. Il feto conosce, ad esempio, la voce della madre, e riceve sti-
moli gustativi e olfattivi che provengono dal regime alimentare della che hanno sede nella corteccia cerebrale e che diventano determinan-
madre ed entrano nella composizione del liquido amniotico. Il neo- ti nell’apprendimento dei comportamenti.
nato nasce perciò con una memoria olfattiva che gli consente di
orientarsi nel nuovo ambiente con maggior rassicurazione e, siccome Il sistema dell’olfatto è, in conclusione, molto complesso e a noi sfuggono molte sue
ha una tendenza a un fenomeno di base che si chiama neofobia, si implicazioni nella nostra vita.
nutre del latte materno perché ne riconosce gli odori. L’etologo Ire- Certamente, non bisogna dimenticare che esistono forti differenze
näus Eibl-Eibesfeldt, allievo di Konrad Lorenz, ha ipotizzato che la culturali legate alle percezione degli odori, come ho già accennato;
memoria olfattiva sia alla base del modo in cui il neonato trova il ca- molti comportamenti rituali, come le abluzioni o le incensazioni,
pezzolo della madre, una tipica risposta automatica legata al ricono- hanno a che fare con questo senso. A questo proposito è anche im-
scimento della mamma e del latte materno. L’olfatto è molto impor- portante ricordare che l’olfatto è un senso che crea abitudine molto
tante nei primi mesi di vita; in seguito il suo ruolo diminuisce, sia facilmente; un odore troppo noto non si sente più, nel senso che non
per un suo minore uso rispetto agli altri stimoli sensoriali, sia per ci si rende più conto della sua presenza, e anche questo può avere
l’instaurarsi di una maggiore complessità nelle funzioni intellettive una valenza culturale.
Aromi, fragranze
e profumi
di NURIA CALDUCH-BENAGES
U
na volta ho ricevuto un invito a partecipare a un festival molto famo-
so del profumo. In un primo momento ho pensato che la persona
che mi aveva contattata si fosse sbagliata: infatti, benché i profumi,
soprattutto quelli floreali e agrumati, mi piacciano molto, non sono
per nulla un’esperta in materia. Ho cercato di dissuaderla, spiegan-
dole che ero una biblista, che ovviamente mi dedicavo alla Bibbia e
che sul piano tecnico non sapevo nulla di profumi. “Sì, sì, lo so” mi
ha risposto subito, “ma lei ha scritto un libro intitolato El perfume del
Evangelio e per questo l’ho chiamata: è proprio questo l’aspetto che
ci interessa”. Per farla breve, alla fine ho accettato quell’insolito invi-
to e ho preparato una relazione sul profumo, sugli aromi e sulle fra-
granze nella Bibbia, illustrando il tema con testi sia dell’Antico che
del Nuovo Testamento. Perché, anche se sembra strano, le pagine bi-
bliche sono impregnate di profumi, di balsami e di oli aromatici, la
maggior parte esotici e molto pregiati, che i poeti utilizzano come
metafore per esprimere l’inesprimibile, per svelare il mistero, per av-
vicinarsi al divino. Spesso i profumi denotano, o forse sarebbe me-
glio dire suggeriscono, sentimenti sublimi come l’amore o la gratitu-
dine.
O
parla di se stessa e della missione che il Signore le ha affidato. E lo dore di santità, insieme con il suo opposto, odore di zolfo, è
fa in un modo molto suggestivo che ricorda il paradiso terrestre della un’espressione che da secoli fa parte della tradizione non solo popo-
Genesi, l’esuberante giardino dell’Eden. Alberi, piante, fiori, frutti e lare cristiana. Sono modi di dire utilizzati metaforicamente anche nel
profumi descrivono la sua traiettoria e la sua espansione in Israele. linguaggio comune, e non si può negare quindi che si tratti di con-
Bisogna leggere il testo completo, ma qui cito soltanto il versetto 15: cetti di grande successo. Ancora oggi, se pure in tono ironico — e so-
«Come cinnamomo e balsamo di aromi, come mirra scelta ho sparso prattutto in contesti molto lontani da quelli religiosi, che in fondo
profumo, come galbano, onice e storace, come nuvola d’incenso nella queste cose le prendono ancora sul serio — si può sentir dire “qui
tenda». sento odore di zolfo” per segnalare il pericolo di un inganno, oppure
Così si esprime la donna Sapienza. Lei è un profumo che emana che il tale “è in odore di santità” per definire una persona al di sopra
fragranza e buon odore, un profumo con forti connotazioni cultuali, di ogni sospetto.
poiché gli ingredienti citati sono quelli che si utilizzano per prepara- Queste metafore partono da una convinzione comune: che l’olfatto
re l’olio dell’unzione e dell’incenso liturgico. Il suo scopo è profuma- sia il senso più adatto, il più sensibile, a cogliere la natura spirituale
re di aromi la terra del Convegno e l’arca della Testimonianza, luogo di un fenomeno e soprattutto di una persona. È curioso che proprio
della presenza divina, come si legge nel libro dell’Esodo (cfr. 30, 23- al senso che più ci avvicina al mondo animale, e che tra l’altro gli
24). Chi potrebbe quindi dubitare della funzione liturgica della don- animali hanno più sviluppato di noi umani, sia stato attribuito un
na Sapienza? Come ho detto all’inizio, non sono un’esperta, ma la compito così importante — oserei dire decisivo — nel valutare l’appar-
mia passione per i profumi, soprattutto per quelli biblici, sta aumen- tenenza di un essere umano alla categoria più apprezzata oppure a
tando con il passare degli anni. quella più odiata.
T
utti sanno che i poveri mandano un cattivo odore, in un modo o in
immateriale, rimanda alla mediazione fra cielo e terra, come del resto un altro. Questo odore nauseabondo, soffocante, è intollerabile, e
conferma l’uso liturgico di un olio profumato, il crisma, che costitui- quando lo sentiamo cerchiamo di starne a distanza. Si tratta di una
sce il mezzo della consacrazione. Quest’olio profumato segnala infat- delle ragioni — e non delle ultime — che ci tengono lontani dai pove-
ti la discesa dello Spirito nel battesimo, nella cresima e nell’ordina- ri. Esiste quindi un odore della povertà che assume un significato
zione, come un tempo nella consacrazione dei re. Il balsamo con cui simbolico perché rimanda immediatamente all’aspetto disgustoso di
è composto sempre è stato usato dalla medicina come rimedio alla una persona che non è in grado di lavarsi, e neppure ne sente il
corruzione in tutte le sue forme: lo stesso balsamo si presenta come bisogno.
una sostanza immortale.
Chi manda cattivo odore prova disagio a presentarsi davanti agli
La persistenza nella cultura di matrice cristiana del riferimento altri perché non vive secondo i criteri sociali di accettabilità. Questa
all’odore di santità, così come al suo opposto, l’odore di zolfo, se- condizione porta come conseguenza alla perdita del senso della di-
gnala la coesistenza al suo interno fra una religione delle élites — che gnità della persona umana, creata a immagine e somiglianza di Dio.
privilegia temi morali e filosofici — e una religione popolare, impre- Anche i bambini poveri mandano odori non buoni, perché la loro
gnata di realtà, per alcuni di superstizione, e quindi rimanda a un biancheria non è stata bene asciugata, o perché magari vivono in ca-
fragile equilibrio fra religione concreta e religione astratta. E l’uso panne e i genitori vi accendono il fuoco per cucinare o riscaldarsi, e
profano dell’espressione ricorda comunque che è rimasta una memo- dunque le loro abitazioni sono disagevoli e malsane, piene di topi,
ria di questa tensione anche nell’ambito della cultura laica. scarafaggi e insetti.
Le anime si riconoscono
annusandosi
di SAMUELA PAGANI
«S
i racconta che Harim ibn Hayyān incontrò Uways al-
Qarani e gli disse: “La pace sia con te, Uways ibn
‘Āmir”, e che costui gli rispose: “E su di te la pace, Ha-
rim ibn Hayyān”. Harim si meravigliò: “Io ti ho ricono-
sciuto perché ho sentito la tua descrizione; ma tu come
hai fatto a riconoscermi?”. Uways rispose: “Il mio spiri-
to ha riconosciuto il tuo, perché gli spiriti dei credenti si
annusano come fanno i cavalli; quelli che si riconoscono
familiarizzano affettuosamente e quelli che si ignorano
si scontrano”. “Io ti amo in Dio!” esclamò Harim. “Non
credo che si possa amare qualcuno, tranne Dio” rispose Uways. “Vo-
glio diventare il tuo amico intimo!” disse Harim. “Non penso che si
possa avere un amico intimo, tranne Dio” rispose Uways» (Daylami,
Trattato sull’amore mistico, 153).
I protagonisti di questo racconto sono due asceti del primo perio-
do islamico. Si immagina che il loro incontro si sia svolto sulle spon-
de dell’Eufrate poco dopo la morte del profeta Muhammad. Di
Uways al-Qarani, un solitario di origine yemenita, molti parlavano
«C
he cosa sarebbe il mondo senza profumo? Poiché
diversi temperamenti dei viventi dotati di olfatto (angeli, uomini e
animali), ed è dunque relativa. Nessuna sostanza è in assoluto malva- credo che senza profumo l’anima si struggerebbe,
gia o maleodorante. Il male appartiene interamente alla sfera morale, bruciamo spezie di mirto allo conclusione dello
viene cioè dalle azioni volontarie e dalle parole degli uomini. Le shabbat» si legge nella parte che commenta l’Esodo
azioni e le parole hanno un odore immateriale che coincide con il lo- all’interno del libro ebraico dello Zohar (20a). E
ro significato, ovvero con l’intenzione con cui sono compiute o dette. «che sarebbe del mondo se non ci fossero i reli-
Per percepire l’odore di questa intenzione ci vuole un fiuto divino. giosi?» (Teresa d’Ávila, Vita, 32, 11). Mi sono ve-
nute in mente queste due frasi, ripensando alla vi-
Il nesso fra Muhammad e il profumo è un aspetto importante del-
ta consacrata paragonata da Giovanni Paolo II alla
la devozione popolare per la sua persona. Una leggenda racconta
che durante l’ascensione celeste di Muhammad alcune gocce del suo scena del profumo di Betania (cfr. Giovanni 12, 1-
sudore caddero a terra e da esse nacque la prima rosa. Nell’iconogra- 8): «Da questa vita “versata” senza risparmio si diffonde un profumo
fia popolare Muhammad è rappresentato spesso come una rosa, o come che riempie tutta la casa. La casa di Dio, la Chiesa, è oggi, non me-
una figura di luce da cui si irradiano fiori. Rumi, il grande poeta persia- no di ieri, adornata e impreziosita dalla presenza della vita consacra-
no, interpreta il senso di questi simboli contrapponendo il profumo del ta»: per questo la Chiesa «non può assolutamente rinunciare alla vita
Profeta ai suoi miracoli, vale a dire le manifestazioni visibili della poten- consacrata, perché essa esprime in modo eloquente la sua intima es-
za divina che costringono gli increduli a sottomettersi: “I miracoli servo- senza “sponsale”» (Vita consecrata, 104). È forse la prima volta che il
no a conquistare i nemici, l’aroma ad attirare i cuori. La fede non si ba- magistero ha fatto ricorso a questa analogia, ma certamente è molto
sa sui miracoli. Un dolce profumo attira le api che danno il miele”. suggestivo l’accostamento, che poi nello stesso testo viene ripetuta
Dalla fragranza nuta nel decalogo ed espressa con parole umane attraverso Mosè. La
venerazione per quella parola fa sì che l’ebreo la rechi impressa nel
cuore, la inculchi ai propri figli, ne parli in ogni luogo e in ogni mo-
femminile all’atto di fede mento, la porti come un distintivo legata alla mano, come un penda-
glio tra gli occhi e la scriva sugli stipiti della porta di casa e della cit-
tà. È così che il popolo d’Israele contraccambia l’amore che il Signo-
re gli ha mostrato facendolo uscire dall’Egitto con il suo potere inar-
restabile, liberandolo dalla schiavitù. Se Israele si manterrà fedele a
questo amore, vivrà.
Cercando il simbolismo nel rapporto tra donna e profumo nei testi
biblici, mi sembra importante tenere presente sia l’uso di tale sostan-
za nel mondo biblico sia lo stretto vincolo d’amore che il Dio unico
di CONCEPCIÓ HUERTA
di Israele ha voluto stabilire con il suo popolo e, per estensione, con
tutta l’umanità. Nell’Antico Testamento questo rapporto simbolico
tra donna e profumo è espresso soprattutto nel Cantico dei cantici e
nel Nuovo Testamento nella cosiddetta unzione di Betania, in parti-
N
ell’oriente biblico si conoscevano molti profumi e oli aromatici che si colare nella versione del vangelo di Giovanni. I due racconti hanno
utilizzavano per i capelli e la cura del corpo, in generale e in circo- aspetti in comune.
stanze particolari della vita come i matrimoni, i riti funebri, quelli di
unzione, il culto, e altre ancora; ma anche per profumare abiti e arre- Il Cantico dei cantici, com’è noto, contiene una raccolta di poesie
di. L’aloe, la cassia, la mirra, l’incenso e il nardo, coltivati nella valle d’amore. La cornice di queste poesie è il dialogo tra due amanti che
del Giordano, oppure importati dall’Arabia e da altri luoghi, erano la si cercano, si trovano e, quando non stanno insieme, sentono la man-
base per quei profumi. Le piante aromatiche si mettevano in sacchet- canza l’uno dell’altro. L’amore che si professano è gratuito ed è de-
ti appesi agli abiti. Nel testo biblico incontriamo molti riferimenti scritto spesso con una forte componente erotica. Gli amanti (senza
all’uso di profumi e alle occasioni opportune per profumarsi. Inoltre nome) si scambiano frasi affettuose e gesti di tenerezza e descrivono
uno dei caratteri antropomorfici attribuiti a Dio è la sua capacità ol- ognuno l’incanto e la bellezza dell’altro. Il profumo e gli odori sono
fattiva. Per questo nel culto l’odore di determinati sacrifici gli risulta una presenza costante nel rapporto reciproco.
gradito e quello di altri no. Canta lei: «Mentre il re è sul suo divano, il mio nardo effonde il
Quel che il Signore si aspetta dal suo popolo è che contraccambi suo profumo. L’amato mio è per me un sacchetto di mirra, passa la
il suo amore: «Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è notte tra i miei seni. L’amato mio è per me un grappolo di cipro nel-
uno solo». Così comincia la cosiddetta professione di fede d’Israele le vigne di Engaddi» (1, 12-14). «Alzati, vento del settentrione, vieni,
(Deuteronomio 6, 4-9), che l’ebreo devoto recita ogni giorno nei mo- vieni vento del meridione, soffia nel mio giardino, si effondano i suoi
menti di preghiera. All’ascolto dell’annuncio, segue la frase «amerai aromi. Venga l’amato mio nel suo giardino e ne mangi i frutti squisi-
il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le ti» (4, 16). «Le sue guance sono come aiuole di balsamo dove cresco-
N
trattasse dell’amata del Cantico dei cantici, Maria, cospargendo Gesù, non ci è dato di ascoltare l’an-
mette in risalto il suo amore per lui, tale da averle fatto comprare il nuncio esplicito della resurrezio-
profumo più costoso. Quella sostanza e quell’aroma sono segno del ne di Gesù. I due angeli che so-
suo amore, un amore che non ha prezzo. Ama Gesù, crede in lui e lo no presso la tomba non annun-
unge riconoscendolo come Signore. Il suo gesto anticipa quel che si- ciano a Maria Maddalena, come avviene negli
gnificherà l’ora di Gesù, la sua piena manifestazione all’umanità: la altri vangeli, che “è risuscitato!”. No, in Giovan-
sua morte (sepoltura) e la sua resurrezione (vita): «Tutta la casa si ni si hanno un silenzio e un succedersi di episo-
riempì dell’aroma di quel profumo». Nel libro del Cantico dei cantici di che vedono i discepoli di fronte a quello che
abbiamo letto: «Alzati, vento del settentrione, vieni, vieni vento del appare un enigma: la tomba vuota. Maria Mad-
meridione, soffia nel mio giardino, si effondano i suoi aromi». Nella dalena vede, per prima, la pietra tolta dal sepol-
nostra scena, come si se trattasse del vento del meridione, la fragran- cro e non entra, ma corre da Simon Pietro e dal
za del gesto di Maria può essere condivisa da tutti coloro che sono discepolo amato e annuncia loro, non la resurre-
nella casa. Giovanni ci sta forse indicando ciò che renderà possibile zione, ma il proprio sgomento di fronte a quello
Gesù dalla croce? «Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a che pensava fosse un trafugamento del cadavere
El Greco, «Resurrezione» (particolare, 1596-1600)
me» (Giovanni 12, 32). di Gesù (cfr. versetto 2).
Nella pagina seguente
Conclusione aperta: nonostante alcuni riferimenti comuni e il ca- William Blake, «Resurrezione» (1805 circa) Pietro e l’altro discepolo a loro volta corrono
rattere simbolico dei racconti del Cantico dei cantici e dei vangeli, il al sepolcro e vedono i panni di cui era ricoperto
significato dell’uso del profumo negli uni e negli altri differisce so- il corpo di Gesù ben riposti, come da una mano
stanzialmente. Nel Cantico dei cantici ha un carattere contingente: consapevole e che ne ha cura, non lasciati ab-
identifica gli amanti, li attira, esalta nel ricordo la loro reciproca am- bandonati come resto di un trafugamento. Il
mirazione. Nei testi evangelici, il suo uso simbolico è trascendentale vangelo non ci dice niente di Pietro, non ci dice
e quasi sacramentale: rimanda cioè a una realtà anteriore, che è dono se Pietro abbia reagito in una qualche maniera.
e salvezza, indicandola, riconoscendola, rendendo grazie e amandola. Pietro scompare di fronte alla tomba vuota, an-