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2019
b. - A pr
N. 1 Fe

Anno LIII - Periodico trimestrale - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Parma

trovati, raggiunti, trasformati

nella Pasqua Domenica Guatteri pf

S. Agostino affer-
ma che “la Pasqua
non si celebra a modo
di anniversario, ma
a modo di mistero”.
Un mistero da cer-
care, da scoprire, da
capire. Mistero di ieri
e mistero di oggi,
che mette, ancora,
in cammino e in ri-
cerca, che risveglia la
mente e il cuore e si
fa pianto e desiderio,
angoscia e gioia, morte e risurrezione, attesa e com- c’era una grossa pietra abbandonata, tutto intorno
pimento. era il rigurgito della bellezza di un giardino in fiore.
Nella Pasqua, anche oggi, il credente ritrova se E nel giardino la luce rifulse! Lì nello splendore della
stesso, riconosce la propria identità di discepolo, pe- natura avvenne l’incontro e una confidenza sgorgò
netra il buio del giorno e le tenebre della notte per da cuore: “Hanno portato via il mio Signore!” Nes-
immergersi nello splendore di un nuovo giorno. Per suna frase di circostanza da parte di Gesù: solo una
vivere la Pasqua è necessario correre raggiungere il parola, un nome, Maria! Tutto si risvegliò, si riaccese
sepolcro e lasciarsi raggiungere dal Maestro: entrare, la memoria e si trasformò in missione. “Vai dai miei
vedere e credere, abbracciare la luce e sentire la sua fratelli di loro che io sono il Risorto!”.
voce. È l’esperienza che trasforma la vita, ti assume Pasqua è cammino, avanti e indietro, per ricevere e
e ti manda ad essere evangelista di un avvenimento dare, per trovare e lasciare, forse solo rimanere dalla
che ha cambiato e cambia la storia e le storie. parte del Maestro.
Come le donne, nel mattino fresco di rugiada, è bene
mettersi in cammino, contare i passi della distanza,
della separazione e sperare che sia vero ciò che Lui
“Gli annunci di Dio sono sempre sorprese” (papa Francesco).
ha detto: ”Io sarò con voi sempre”, e che il vuoto si Carissimi lettori e lettrici, ci sorprenda questa Pasqua per la
riveli come pienezza. È l’indomito amore che spinge novità assoluta con cui Dio ci ama nel Figlio suo, il Vivente!
la debolezza delle braccia, che mai sposteranno il AUGURI A TUTTI
macigno del male, che apre alla fiducia, alla certezza Desideriamo ricordarvi che il 25 maggio 2018 è entrato in vi-
della fede, alla ricerca di un gore il nuovo “Regolamento europeo sulla protezione
SO M M AR IO Signore che ha superato i dei dati personali” (GDPR). A tale riguardo vi informiamo
limiti dello spazio. che i vostri dati verranno da noi utilizzati solo per l’invio della
BLOC-NOTES
Dove cercarlo? Tenevano nostra pubblicazione e non saranno ceduti a terzi. Qualora
2 Professioni non desideraste più ricevere il giornalino Piccole Figlie POTETE
3 Ecologia il volto chinato a terra...
4-5 Giov an i in M iss ion e
era ancora buio e videro CANCELLARVI dal nostro archivio dati inviando una e-mail al
6 Chiesa del Cile il vuoto! Cercavano un seguente indirizzo segreteria@pfiglie.org, notificando l’indi-
7 Progetto “Crecer” rizzo da cancellare. Potete chiedere di modificare o cancellare
uomo morto e trovarono
i vostri dati anche telefonando al numero 0521-280311.
8 PROFILI l‘Angelo della Consola-
zione. Lì in primo piano
PICCOLE FIGLIE 1 FEB. - APR. 2019
 Dio ha fatto in me
meraviglie
Nguba (Bukavu) - 7 dicembre
2018. Tre novizie coronano la loro
formazione offrendosi al Signore,
andando controcorrente... Elisabet-
ta e Eveline so-
no due ragazze
della parrocchia
di Cahi, alla pe-
riferia di Buka-
vu - dove sia-
mo presenti dal
1997 - entram-
be impegnate
nell’animazione
dei giovani e i
bambini. Anna
Maria ci ha co-
nosciute nella sua parrocchia di origi-
ne a Ndosho, alla periferia di Goma,
dove siamo presenti dal 2006, anche
lei impegnata nella pastorale giova-
nile. Tre vocazioni nate nel servizio
pastorale gratuito alla Chiesa locale.
La vigilia dell’Immacolata Concezio-
ne fanno la loro prima professione
per essere nella Chiesa “altre Marie
redivive” come dice il nostro Fon-
datore don Agostino e diffondere
l’amore misericordioso del Cuore di
Cristo. Al termine della celebrazione
abbiamo raccolto la loro testimo-
nianza. Ecco alcuni stralci di quello
che hanno scritto:
Scrive sr Elisabetta: “Questo gior-
no è per me molto significativo per
le meraviglie che il Signore compie
Luisa Gariboldi pf
in me. Sono chiamata a
ricevere un nuovo No-
me, come Maria che è
stata una donna gioiosa
la cui vita fu caratteriz-
zata dal profumo della
carità senza guardare
alle fatiche. Questo mi
ha fatto meglio capire
l’esortazione della no-
stra Madre Alfonsina,
quando alla veglia ci
ha consegnato l’abito e spiegando grandi momenti mi hanno dato gio-
il significato dell’abito religioso ha ia: alla veglia quando la Madre ci ha
detto: “Rivestitevi dell’abito della consegnato l’abito e ci ha detto che
carità, è un abito meraviglioso, che l’abito religioso è un abito di carità di
non attira l’at- cui dovete averne cura gelosamente
tenzione su chi e portarlo ogni giorno. Questa frase
l’indossa, ma mi ha aiutata a prendere coscienza
aiuta a mettere dell’ impegno che voglio prendere
l’altro al centro per Cristo e il suo Regno.
della mia vita”. E soprattutto perché l’abito invec-
Racconta sr chia, ma non la carità.
Anna Maria: Questo ha stimolato in me il desi-
“Veramente il derio di rinnovare il mio abito di
mio cuore esulta carità attraverso la Sua Parola che
di gioia per que- dà vita. Il giorno della professio-
sta mia offerta ne ho conservato sempre la stessa
libera e totale gioia. Il sacerdote nella sua omelia
al Signore. Esulta di gioia perché la ha sottolineato due qualità della
mia famiglia mi ha sostenuta fino Vergine Maria che mi hanno colpito:
ad oggi nonostante non obbedienza e fedeltà al
avesse approvato la mia Signore. Con queste due
scelta. Una frase mi ripe- parole ho sentito in me
tevo nel cuore che mi ha una grande forza e co-
sostenuta al momento raggio d’imitare l’esem-
della lettura della for- pio di Maria. Infine ho
mula: “La tua volontà una grande gioia perché
è la mia vita, sarò come il Signore mi ha sedotta
tu mi vuoi” come diceva ed io mi sono lasciata
la Beata Eugenia Picco. sedurre”.
Contemplare il mio Gesù Ringraziamo il Signore
nell’Eucaristia è tutta la per le meraviglie che
mia gioia e la mia forza”. continua a realizzare
Ci dice sr Evelina: “In nelle nostre giovani che
questo giorno che la mia si offrono a Lui per la
anima aspettava, ho pro- Congregazione, la Chie-
vato grande gioia. Due sa e il mondo.
PICCOLE FIGLIE 2 FEB. - APR. 2019
ecologia nelle nostre
scuole dell’infanzia
La “Don Montali” si
trova a Palanzano, un
piccolo paesino di mon-
tagna nella provincia di
Parma: piccolo, quindi il
numero dei bimbi, una
quindicina. La scuola, per
la felice posizione mon-
tana, dà l’opportunità al
piccolo gruppo di avere
un contatto diretto con
la natura, come ad esem-
pio la raccolta dell’uva e
quella delle castagne.
La vendemmia - fatta
nel nostro frutteto a
fianco della scuola - ha costituito un
momento divertente per i bambini,
pieni di curiosità e di voglia di pro-
vare un lavoro che di solito fanno i
“grandi”. Soddisfatti del raccolto,
insieme abbiamo assaggiato l’uva
e poi ognuno si è portato a casa il
proprio cesto.
Un’altra bella esperienza è stata
quella di andare in un castagneto a
piedi, questa volta accompagnati dai
genitori, quindi abbiamo condiviso
insieme il momento della raccolta.
Esperienza allietata dal vedere ca-
dere le foglie, come in una danza,
dal rumore nel camminare sopra il
tappeto creato dalla loro caduta.
Gli alberi, con le loro forme strane
diventavano per i bambini delle seg-
gioline, dei letti per riposare, un ta-
volino per fare la pausa merenda….
La “Santa Maria” Una grande e
bella Villa, conosciuta dagli abitanti
del quartiere Vigheffio ed anche da
molti parmigiani, custodisce da anni
il gioco gioioso di tanti bimbi, cre-
sciuti tra queste mura che ospitano
anche una comunità di accoglienza
per bambini con difficoltà in ambi-
to familiare. Quest’anno l’équipe
Simona Consolidani pf
educativa ha deciso collegialmente
di trasformare un albero presente
nel giardino in un personaggio che
osserva i bambini, li cerca e con loro
comunica in modi differenti…con
lettere per esempio che arrivano in
sezione misteriosamente, con fili tra-
sparenti sui quali spiccano in fila so-
naglini, pietre preziose e altri oggetti
sonori che attirano l’attenzione dei
bambini e stimolano la loro curiosità.
Nella sezione dei tre anni la scoper-
ta del giardino della scuola avviene
attraverso l’osservazione diretta e
l’ascolto di fiabe narrate da simpatici
folletti delle stagioni, nella sezione
dei quattro anni la modalità è simile
PICCOLE FIGLIE 3 FEB. - APR. 2019
ma con la realizzazione di folletti di
stoffa che accompagnano i bambini
alla scoperta delle stagioni e dei cam-
biamenti climatici; infine per i cinque
anni oltre all’osservazione diretta dei
cambiamenti stagionali, al racconto
di fiabe legate al disboscamento e
al rispetto della natura, c’è anche
l’indagine su quali insetti popolano
il giardino, sulla loro alimentazione,
sulla costruzione di un erbario che
raccoglie e custodisce foglie raccolte
dai bambini stessi .
La “Sorelle Ferrari”. La scuola,
situata nel popoloso quartier san
Leonardo, nei pressi della Stazione di
Parma, è presente nel territorio dal
1948. L’équipe educativa rielabora
la consegna ricevuta dal Fondatore,
don Agostino Chieppi, un patrimonio
di “sapienza educativa” che affonda
le sue radici nel farsi “come uno di
noi” di Gesù e nello stile dell’incar-
nazione che si manifesta con: La
tenerezza verso l’uomo che cresce;
l’attenzione ai più poveri; uno stile di
famiglia perché tutti si trovino bene.
Tra i numerosi progetti presenti c’è
il “progetto natura” che oltre alla
“fortuna” di poter usufruire quo-
tidianamente di un ampio cortile,
programma uscite didattiche, gite
scolastiche, partecipa a progetti terri-
toriali e di continuità con le principali
scuole primarie della zona.

UN ANNO DI MISSIO-GIOVANI PARMA
Che cos’è Missio-Giovani Parma?
Penso che la risposta migliore sia quel-
la informale che potrebbe suonare
così: Missio-Giovani Parma è un insie-
me di ragazzi che vuole mettere in
atto quella Chiesa in uscita in tutte le
periferie, vicine e lontane, che stanno
tanto a cuore alla Chiesa e al Papa e
così facendo sperimentare in
prima persona, sulla propria
pelle, la gioia dell’incontro
con l’altro, dono dello Spirito
del Signore che ci fa tutti fra-
telli e sorelle in Gesù Risorto
dai morti.
L’amicizia è la prima cosa
che ci contraddistingue e che
tutti gli anni impariamo, in
maniera nuova, a costruire ed
alimentare tra di noi nono-
stante la diversità dei nostri interessi,
della nostra formazione e del nostro
rapporto con il Signore e la sua Chiesa.
La prima cosa per raggiungere questo
grande obiettivo è l’ascoltarci tra di
noi confrontandoci in particolare sulle
modalità con cui possiamo portare lo
spirito missionario nelle parrocchie
della nostra diocesi. Per raggiungere
questo grande obiettivo che ci acco-
muna abbiamo scelto di metterci in
ascolto del Signore che parla e che
ci manda a partire dalla Sua Parola
e quindi curiamo sempre con gioia il
momento di preghiera che apre tutti i
nostri incontri. Abbiamo scelto anche
di ascoltare la voce della Chiesa che ci
chiede di essere protagonisti nella vita
delle nostre comunità parrocchiali ed
è per questo che stiamo approfonden-
do i temi del Sinodo dei giovani che,
in maniera nuova, ci mette al centro
del dialogo tra la Chiesa e il mondo.
Abbiamo festeggiato il secondo
compleanno di Missio-Giovani Parma
a cui ha partecipato anche Giovanni
Rocca - presidente di Missio-Giovani
Italia - che ci ha raccontato la sua
esperienza al Sinodo e il ruolo che ha
avuto Missio-Giovani Italia nel recepi-
re le sue indicazioni e metterle in pra-
tica; Giovanni ci ha comunicato anche
G I O VA N I I N
il suo positivo stupore per l’esperienza
di Missio-Giovani Parma e ci ha detto
che ci proporrà come esempio per il
rinnovamento di molte altre sezioni
giovanili diocesane. Meglio di ogni ri-
assunto possono testimoniare la gioia
dell’incontro i racconti di tre parteci-
panti che hanno voluto condividere
la bellezza del sentirsi protagonisti di
una Chiesa in uscita.
Milly ci testimonia: “Ormai da sette
anni frequento i missionari saveriani,
prima tramite la mia partecipazione
al coro e poi con il percorso all’inter-
no del laicato saveriano. Ho deciso
di rispondere all’invito ad entrare in
Missio-Giovani perché mi sembrava
potesse essere una bella occasione per
dare concretezza a quello spirito mis-
sionario che ho sempre sentito anche
grazie ai Saveriani. Sono italiana di or-
gini africane e anche grazie a questo
riesco a mantenere una mente aperta
e disposta all’incontro con altre cultu-
re. Ho sempre portato con me l’idea
di partire anche per conoscere le mie
origini, ma soprattutto per restituire
il tanto affetto e le opportunità che
gratuitamente ho ricevuto e che tanti,
MISSIONE NELL’AMAZZONIA PERUVIANA
Q uando si ar-
riva ad Iquitos, se
omettiamo l’inten-
so caldo dell’am-
biente, sembra di
arrivare in para-
diso. La natura è
prodigiosa: fiumi,
piante, alberi, fiori
e frutti in abbon-
danza riempiono
lo sguardo, ma
tutto questo contrasta con la realtà
umana della maggior parte degli abi-
tanti di quella regione che vive alla
giornata, quasi dimenticata dallo Stato
e in balia del narcotraffico e della trat-
ta delle persone. La Chiesa è lì, come
PICCOLE FIGLIE 4 FEB. - APR. 2019
a differenza di me, non hanno potuto
avere. In attesa di una partenza fisica
cerco di allenarmi con le tanti possibili
“partenze” che possono avere luogo
qui dove mi trovo. Per fare tutto que-
sto è indispensabile rimanere uniti al
Signore che chiama alla missione, ma
anche rimanere aperti a tutte le sfide
che propone lungo il cammino.
Simona ci porta un altro punto di
vista: “Quasi due anni fa ho sentito
parlare di Missio-Giovani per la prima
volta e spinta dalla voglia di scoprire
cosa c’era dietro quei tanti occhi che
brillavano, ho deciso di mettermi in
cammino partecipando ai vari incontri
di formazione e condivisione. Se penso
al modo con cui io vivo la missionarie-
tà penso a gesti semplici: un sorriso,
uno sguardo di conforto, una carezza,
un pizzico di entusiasmo… dal km 0
fino ai confini della terra (o almeno
ci provo)”
Davide, che si è aggiunto a Missio-
Giovani quest’anno, ha voluto con-
dividere la sua esperienza: “Tutto è
cominciato dal desiderio di prepararmi
al sacramento della Confermazione.
Grazie a questo cammino sono riu-
scito ad approfondire molti aspetti
dell’annuncio di Gesù e ho compreso
che la fede non deve essere vissuta in
maniera intimistica ma va condivisa e
annunciata; così ho scelto di far parte
di Missio-Giovani, un’esperienza me-
ravigliosa che consiglio vivamente a
tutti. Amo vivere la mia missionarietà
nel quotidiano, attraverso piccoli ge-
sti, ma spero un giorno di riuscire a
fare un’esperienza all’estero.”
Queste e molte altre potrebbero
essere le parole per descriverci ma
quale modo migliore che venire ad
incontrarci?
Katherina Gallardo pf
un piccolo seme,
sproporzionato ai
bisogni e alla esten-
sione dei territori.
Vedendo questo, ci
siamo buttati an-
che noi, cercando
di portare il nostro
piccolo contributo
a questa Chiesa
sorella. Abbiamo
conosciuto Padre
Jacek, un sacerdote polacco, missio-
nario da quattro anni nella parrocchia
Santa Clara de Nanay, un villaggio alla
periferia di Iquitos. Abbiamo formato
un gruppo di 24 persone tra suore, fra-
telli laici, ragazze del gruppo Berakhá
N MISSIONE
e amici della par-
rocchia. Siamo stati
in questa terra una
settimana visitando
le famiglie dei diver-
si “asentamientos
humanos” (pezzi
di terra presi abusi-
vamente da alcune
famiglie per costru-
ire le loro case) che
appartengono alla
parrocchia, facendo catechesi ai bam-
bini, giovani e adulti, celebrando con
loro l’Eucarestia, la Adorazione euca-
ristica, la Via Crucis ed il rosario lungo
le strade. Vi comunichiamo alcune
testimonianze di coloro che vi hanno
partecipato.
Mi chiamo Larissa Sampèn, ho 25
anni e sono una giovane parrocchia-
na a cui Dio ha donato, all’inizio di
quest’anno, l’esperienza più bella di
tutta la mia vita: essere parte di un
gruppo di missionari che hanno ri-
schiato per l’Amore e sono usciti dalla
loro zona di confort per portare ad
altri la gioia del Vangelo.
Quando mi invitarono alla missione il
mio cuore si riempì di gioia perché lo
sentivo come una chiamata per nome
da parte dal nostro Dio di amore.
Lungo gli incontri di preparazione alla
missione mi sono resa conto che Dio
ha tempi diversi per agire in ognuno
perché il gruppo era formato da per-
sone di varie età e con qualità molto
diverse ma tutti uniti dal desiderio di
fare la volontà del Padre svegliando in
ciascuno la coscienza missionaria.
L’accoglienza a Santa Clara di Nanay
è stata calda, aperta e sincera. Questo
ha permesso che ognuno di noi potes-
se donarsi con gioia a questo popolo,
facendosi strumento di pace e lascian-
dosi guidare dallo Spirito. Abbiamo
avuto dei momenti indimenticabili:
vedere Dio nei bambini, nei giovani,
nelle famiglie, nella natura, nella bel-
lezza dell’alba e del tramonto. Ricordo
con molto affetto il primo giorno di
missione nel Asentamiento Humano
Virgen de Loreto, abbiamo camminato
circa un’ora, con il rosario in mano e
cantando, quasi come un piccolo pel-
legrinaggio, riconoscendo che la pre-
ghiera è la fonte del nostro servizio,
contagiando la gioia e l’entusiasmo.
Abbiamo sperimentato sempre la cura
di Dio su di noi come quando ci ha sor-
preso la tempesta e, per tornare alla
parrocchia, un uomo generoso ci ha
portato nel suo camioncino. Eravamo
bagnati fino al midollo ma ridevamo
dall’esperienza vissuta con i fratelli del
Asentamiento humano de Pacarán e
riconoscendo che, quando si ama Dio,
si fanno delle paz-
zie per lui.
Ho avuto paura per
gli insetti, i pipi-
strelli e perché a un
certo punto ho pen-
sato che non avrei
più avuto le forze
per continuare con
la missione perché
il forte caldo e le
lunghe camminate
mi sfinivano, ma il Signore è tanto
buono che rinnovava le mie forze
nell’incontro con gli altri, sia con i
compagni di missione che con la gente
di Nanay. Le coppie di sposi
che sono venuti con noi nella
missione mi hanno trattato
come una figlia, e le suore
delle Piccole Figlie sono state
sempre attente a tutto, ser-
vizievoli e amorevoli nel loro
agire. Tutto questo vissuto lo
custodisco, come Maria, nel
mio cuore.
In questa missione ho scoper-
to la mia vera missione: l’A-
more. Mettere molto amore
nelle cose che faccio, dare
amore gratuitamente senza
sperare di ricevere niente in cambio
e senza dimenticare che la volontà di
Dio è rimanere nell’Amore.
Sono Oscar Moràn, per me la missio-
ne ad Iquitos è stata un’esperienza
diversa a quelle avute in precedenza.
Questa missione è stata come un riti-
ro di una settimana. Mi sono sentito
come un piccolo bambino a cui Cristo
manifestava man mano il suo amore.
Due giorni prima della partenza mi so-
no ammalato, avevo febbre e un forte
male di testa (forse erano gli effetti
secondari del vaccino contro la febbre
gialla che avevo fatto alcune settima-
ne prima...) Prendevo delle medicine
e non mi facevano niente e la mia
mamma, preoccupata, mi suggeriva
di rinunciare alla missione. Nella notte
pregavo Dio di farmi guarire per poter
andare in missione. Il Signore mi ha
ascoltato e mi sono ripreso, anche se
con un po’ di debolezza e malessere,
e sono partito.
Quando sono arrivato ad Iquitos
PICCOLE FIGLIE 5 FEB. - APR. 2019
mi sentivo come in una sauna e alla
sera non potevo dormire dal caldo
e dal male di testa. Dio provvidente
ha voluto che il primo giorno di mis-
sione mi toccasse il turno di restare
in parrocchia per le pulizie e la pre-
parazione del pranzo e cosi mi sono
ripreso. A questo si aggiunge che mi
sono confessato e ho fatto la comu-
nione e questo mi ha fatto rinnovare
l’esperienza della misericordia e della
consolazione di Dio. Ormai ero pronto
per la missione!
In questa missione mi ha colpito ve-
dere come quelle persone non han-
no niente, o quasi... ma sorridono e
sembrano felici. Vorrei che
loro potessero incontrarsi
con Gesù e avere una felicità
piena in Lui. Ho sperimentato
l’incontrare Cristo negli altri
e, allo stesso tempo, io por-
tarlo a loro. Mi sono sentito
felice di scoprire che con Lui
ho tutto, anche se non ho
niente…
Mi chiamo Pio Quezada
e vorrei ringraziare Dio per
tutto ciò che mi dona: la fa-
miglia, la salute e per l’invito
della mia Congregazione delle Piccole
Figlie dei Sacri cuori di Gesù e Maria.
In principio non sapevo se potevo an-
dare perché al lavoro non mi volevano
dare il permesso ma il Signore man ma-
no ha preparato la strada e, alla fine,
non soltanto mi hanno dato il permes-
so ma quindici giorni di vacanza.
Arrivati a Santa Clara mi sono detto:
“Signore, ecco il tuo servo per fare la
tua volontà” e ho cominciato a prepa-
rarmi per l’evangelizzazione. Abbiamo
formato dei gruppi per la missione e mi
è “toccato di andare” con mia moglie,
Enriqueta. Non avevamo mai evange-
lizzato insieme, molte volte facciamo
fatica a metterci d’accordo perché pen-
siamo diversamente, ma questa volta
ho conosciuto una Enriqueta docile,
sempre attenta, preoccupata per dare
il meglio per arrivare a quelle famiglie
colpite da povertà estrema.
Ho riconosciuto il volto del Signore
nello sguardo innocente dei bambini,
negli anziani assetati di ascoltare la
Parola di Dio. Ho valorizzato la fede
e la fortezza dei mie compagni di
missione che, nonostante la pioggia, il
fango e il caldo, non si sono mai tirati
indietro per compiere questa missione.
Debbo riconoscere e ringraziare anche
la buona organizzazione fatta da Padre
Jacek e dalle suore Piccole Figlie che ci
hanno dato tutto il necessario per la
nostra missione. Mi sento felice perché,
nonostante i miei limiti, ho dato molto
di me in questa missione.
 IL CILE: UNA CHIESA CHE RIPARTE
DALLE SUE PIAGHE Gladys Lorca pf
A distanza di un
anno dall’arrivo di
Papa Francesco a Pu-
dahuel, nostro territo-
rio parrocchiale, ed alla
luce della Conferenza
episcopale mondiale
sul tema degli abusi
che è appena termi-
nata, vorremmo fare il
punto della situazione
della nostra chiesta ci-
lena, di cui noi Piccole
Figlie siamo membra
attive. Crediamo fer-
mamente che questo
tempo di sofferenza
sia un tempo di “puri-
ficazione” in cui pos-
siamo sperimentare
cosa significhi il vivere
e sentire cum ecclesia;
Papa Francesco ce lo
ricorda in quella let-
tera al popolo di Dio,
“se un membro soffre,
tutte le membra sof-
frono insieme”. La crisi
della Chiesa in Cile si
può dire che non sia
un fenomeno né iso-
lato né uniforme, in
quanto ha toccato in
maniera diversa i diffe-
renti membri: il clero,
stanco e dolorante.
Questa stanchezza
a volte si manifesta
in mancanza di crea-
tività e di prospetti-
va, alcuni ad esempio
continuano a fare, a
testa bassa, quello che
hanno sempre fatto. Il
popolo santo e fe-
dele di Dio, sebbene
stia soffrendo, non ha
abbandonato né la
messa domenicale né
la presenza alle varie
iniziative della vita
cristiana (attività di formazione e
di spiritualità) ed anzi le strutture
arcidiocesane stanno amplificando la
loro partecipazione attiva, con corsi
di formazione mirati. Le strutture
arcidiocesane hanno messo in atto
un protocollo di prevenzione: ad
esempio la CECH (commissione epi-
scopale del Cile) ha costituito una
commissione di Prevenzione di abusi
alla cui testa c'è una laica che sta la-
vorando in rete con le diverse entità.
La crisi più forte la stanno vivendo i
simpatizzanti della Chiesa, coloro
che l’approvavano come istituzione
ma che non avevano una vita cristia-
na attiva.
Questo tempo è un vero Kairos,
che ci aiuterà a non lasciarci vince-
re dalla mondanità e tempo di prova, la forza per uscire
l’autoreferenzialità. dalla crisi da “risorti”, come persone
L’antidoto a questa cioè, che sono necessariamente pas-
piaga possiamo tro- sate dalla morte.
varlo nelle parole che Così come, nella notte, Nicodemo
il papa ha rivolto ai va da Gesù che gli indica la neces-
consacrati nella Catte- sità di rinascere da acqua e Spirito,
drale di Santiago: “La così oggi la nostra Chiesa nella sua
ferita nella credibilità “notte”, forse la più buia, trova luce
tocca il livello più basi- e forza solo andando da Gesù, solo
lare dei nostri modi di cercando nelle sue “Parole” e nei
relazionarci. Possiamo suoi gesti, il cammino da seguire.
constatare che esiste La vita consacrata è chiamata a
un tessuto vitale che si rinascere, per tornare quindi alle
è visto danneggiato e, sorgenti della vita Battesimale, vita
come artigiani, siamo guidata dallo Spirito Santo e non
chiamati a ricostruire. dallo spirito del mondo.
Ciò implica la capacità,
che possediamo come
comunità, di costruire
vincoli e spazi sani e
maturi, che sappiano
rispettare l’integrità e
l’intimità di ogni perso-
na. Implica la capacità
di costruire un pro-
getto comune, ampio,
umile, sicuro, sobrio e
trasparente. E questo Maria, accompagnaci in questa rina-
esige non solo una scita. Sii la nostra guida e, così come
nuova organizzazione, sei la stella nella nostra bandiera na-
ma anche la conversio- zionale, sii la stella luminosa in que-
ne della nostra mente sta necessaria rinascita. Maria, Stella
(metanoia), del nostro della nuova Evangelizzazione aiutaci
modo di pregare.” ad essere tessitrici di speranza in
La nostra chiesa può una nuova stagione, dove le ferite
solo guardare le sue possono e devono diventare feritoie.
piaghe con umiltà e Vorrei concludere con alcuni stralci
imparare da esse, per di un poema del Sacerdote Cileno
essere più autentica e della Congregazione dei Sacri Cuori,
ricca in umanità. Può il Padre Esteban Gumucio, che as-
solo guardare il prossi- sieme a San Alberto Hurtado, Santa
mo condividendone ve- Teresa de los Andes e la Beata Laura
ramente fatiche e do- Vicuña, rappresentano al meglio la
lori, gioie e speranze, nostra Chiesa cilena, a loro affidiamo
solo cosi ne può uscire, questa rinascita.
una Chiesa davvero:
“ospedale da Campo”,
come, da tempo va di-
La Chiesa che amo
cendo il Papa, capace La Chiesa che amo è la santa Chiesa di
di porre al centro la mi- tutti i giorni. L’ho trovata pellegrina
sericordia, perché “misericordiata”. del tempo, che camminava al mio
In questa Chiesa quale sfida per fianco. La tua, la mia, la Santa Chiesa
noi oggi? Se partiamo dal DNA nel di tutti i giorni. L’ho salutata dappri-
nostro carisma, possiamo essere a ma negli occhi di mio padre, penetra-
fianco dei nostri fratelli, come sorelle ti da verità. Nelle mani di mia madre,
che accompagnano e condividono la artigiana di tenerezza universale…
sorte del popolo di Dio con umiltà; Amo la Chiesa sincera e balbuziente,
in questo ospedale da campo, la chiesa che educa e ascolta, la chiesa
tentiamo di offrire il balsamo della audace, creativa e coraggiosa, e la
misericordia, che Dio vuole offrire a Santa Chiesa convalescente. Amo la
tutti, a piene mani. chiesa dei Santi e dei peccatori amo
In questa nostra terra, dove le isti- questa Chiesa larga e materna non
tuzioni soffrono crisi di credibilità impiantata per decreto. Amo questa
bisogna che noi religiose lavoriamo chiesa del perdono, la Santa Chiesa di
con più sinergia, guardando verso tutti i giorni. Amo la Chiesa di Gesù
un orizzonte comune, come ci dice Cristo, costruita su un solido fonda-
la Conferenza delle Religiose, (Con- mento ed in essa voglio vivere fino
ferre). Solo la Sinodalità, anche come all’ultimo momento. Amen
Vita Consacrata, ci darà in questo
PICCOLE FIGLIE 6 FEB. - APR. 2019
Il Progetto “Crecer” diventa maggiorenne
I l progetto Crecer è
nato 18 anni fa a Pudhauel
(Cile), nel 2001, all’interno
delle attività pastorali di
periferia. È sorto quasi per
caso, perché inizialmente
venivano coinvolte solo le
bambine per fare i sacchet-
tini per la Beatificazione di
Madre Eugenia. Ma durante
il progetto i maschietti si
sono “lamentati” del loro
mancato coinvolgimento in
questa opportunità. Le suo-
re e i laici che collaboravano
al progetto hanno iniziato
a riflettere ed ad allargare
l’attività anche a loro. Dopo
due anni il pensiero è anda-
to anche alle famiglie che
avrebbero potuto trarre anche loro
dei benefici.
Oggi il progetto è attivo a Puente
Alto (Santiago del Cile), nell’edifico
che ospitava le novizie della Con-
gregazione, dal giovedì al sabato e
coinvolge mamme (circa 120) e bam-
bini di tutte le età (circa 160). Tutti
possono partecipare ai vari laboratori
tra cui quello di danza, di cucina, di
artigianato e creatività (es. con la
lana o con il vetro). Il suo obiettivo è
quello di dare una nuova speranza e
dignità ai tantissimi ragazzi messi ai
margini della città. L’impegno pro-
MOGOL
PER L’HOSPICE
I l 31 gennaio, presso l’Audito-
rium Paganini si è svolto “il viaggio
musicale nell’universo di Mogol dal
titolo: “Il mio canto libero”, pro-
mosso dall’ “Associazione ONLUS
Claudio Bonazzi pro Hospice Piccole
Figlie”. Lo spettacolo era destinato
alla raccolta fondi e alla sensibilizza-
zione della città circa la preziosità e
la funzione del Centro Cure Palliative
Piccole Figlie. Si è registrato il tutto
esaurito, non solo di biglietti, ma
soprattutto di quello che possiamo
chiamare “emozioni”. Emozioni in-
dimenticabili per le calde parole di
Mogol intervistato da un incalzante
Marco Caronna, abile conduttore.
La sensazione che si provava era
quello di un ambiente familiare,
come se Mogol fosse stato ospite
nel salotto di casa con degli amici,
intento a raccontare stralci di vita ve-
ramente vissuta, nei suoi incontri con
altri grandi della canzone italiana.
L’autore si è soffermato su aneddoti
dell’infanzia, rivolgendo con garbo
anche qualche battuta scherzosa
alle suore presenti in prima fila, e sui
ricordi intrisi di poesia che spiegano
Rosanna Bortot pf
fuso è tanto. Ci auguriamo
che continui sempre con
maggiore attenzione. La
cosa più bella è poter servire
la persona nella sua crescita
accompagnando e curando
le sue ferite. Nessun interes-
se di parte, tutti sono accolti
senza distinzione: picco-
li, grandi e chi ha anche
l’esperienza di una lunga
vita. Si lavora per scoprire
il tesoro nascosto, presente
nel cuore di ognuno e non
c’è età che tenga: anche ad
80 anni si fanno
scoperte meravi-
gliose!
La comunità de-
gli educatori è
diventata fraternità che
accoglie, rispetta, collabo-
ra, ama e la generosità fa
superare divisioni, egoismi
ed interessi personali.
Quest’opera ha il sigillo
dell’Evangelizzazione di
periferia.
Laboratorio di calcio
Diamo la parola all’allenatore: “Sono
Daniele Henriquez, sono arrivato al
Progetto quando avevo 11 anni e vo-
glio dire il mio grande grazie perché
qui sono veramente cresciuto trascor-
la genesi di canzoni stupende che
tutti abbiamo nel cuore. Musica che
riusciva a scaldarti il cuore e l’anima,
sia per la superba performance della
Filarmonica Arturo Toscanini diretta
da uno strepitoso maestro Valter Si-
vilotti, sia per gli assoli di pianoforte
e delle calde voci di Andrea Salvini e
del Sestetto di voci femminili Altro
Canto. Un’esperienza che ci resterà
nel cuore. Gli applausi non si sono
risparmiati e a casa nonostan-
te la neve che fiocchettava
sulla nostra città siamo tornati
tutti con il calore della serata
nel cuore. Viste le numerose
richieste pervenute è in pro-
grammazione una seconda
serata con data ancora da
fissare.
PICCOLE FIGLIE 7 FEB. - APR. 2019
rendo il meglio della mia infanzia e
adolescenza. Quello che mi hanno
insegnato è cosa vuol dire amare
e i valori ricevuti sono il tesoro più
grande che ho. Anche grazie ai miei
educatori, che da bambino mi han-
no sempre voluto bene e mi hanno
aiutato a crescere nel rispetto di me
stesso, degli altri e delle cose intorno
a me, valorizzandomi come persona.
Ora ho 20 anni e seguo il Progetto
collaborando e appoggiando il la-
voro educativo attraverso il calcio,
restituendo un po’ di quello che ho
ricevuto”.
Laboratorio di danza
Patrizia Saavedra ci raccon-
ta: “La mia esperienza nel
Progetto è stata soprattut-
to un incontro personale
con la mia vita per poter
scoprire i miei doni, le mie
ricchezze che non sapevo
di avere. Ho scoperto la
mia personalità…
Ora sono più aperta alla so-
cializzazione e ho costruito una rete
di amicizie che mi aiutano a vedere
la vita con più gioia. Sono molto rico-
noscente agli animatori, veri profes-
sionisti che mi hanno sempre accolta
con molta benevolenza e per questo
mi sento valorizzata per quello che
sono e quello che ho”.
I CANTORI
DELLA STELLA
D a tempo è ormai tra-
scorso il Natale, ma l’on-
da lunga della solidarietà
giunge fino a questa
Pasqua. Infatti quest’an-
no l’azione dei Cantori
della stella di Gordola
(CH) si prefigge di aiuta-
re bambini lontani soste-
nendo i progetti di Missio-Infanzia
a favore dell’educazione, dell’ali-
mentazione, della conduzione delle
strutture dei bambini nell’Amazzo-
nia peruviana. L’antica tradizione
che vede coinvolti bimbi e famiglie
che ricevono in parrocchia il manda-
to di portare il gioioso annuncio del
Natale di porta in porta, si riallaccia
così alla “pace” che il Risorto dona
ad ogni famiglia.
 SR MARISA BERNINI
Pegognaga (MN) 15.10.1941
> Parma 27.01.2019
Suor Marisa Ber-
nini, nella sua vita
di Piccola Figlia, è
stata semplicemen-
te sempre in cam-
mino alla ricerca
di Gesù, suo sposo,
per rispondere alla
chiamata di essere
il sorriso di Dio, nelle comunità
dove è vissuta.
Anche se nella sua esistenza i pe-
riodi sereni si sono alternati ad
altri, segnati dalla fragilità e dalla
sofferenza, molti oggi la ricordano
come sorella affettuosa, sorridente
e cordiale, attenta ai bisogni degli
altri nello spirito di una dedizione
che alimentava con la preghiera.
È stata cuoca in tante comunità,
nelle scuole dell’Infanzia e in altre
attività, ma il suo servizio non è
mai stato semplicemente “dare da
mangiare agli affamati”, piccoli e
grandi che fossero, ma soprattutto
essere la lunga mano di Dio, che
incontra, solleva e consola con un
sorriso e con una buona parola.
Riportiamo una tra le testimonian-
ze che ci sono pervenute: “Suor
Marisa è stata una presenza co-
stante e discreta e ha testimoniato
sempre, a partire dall’abito che
indossava, quale era la sua scelta
di vita: rispondere alla chiamata
di Gesù. Mi è rimasta impressa
una frase che mi ripeteva spesso:
Il Signore conosce il tuo nome da
sempre…! Sicuramente è stata una
testimone semplice che attraverso
la sua esistenza mi ha reso presente
e familiare Gesù…! Era dolcissima e
affettuosa…piena di gioia, solarità
e affetto!”
Un’altra caratteristica della sua vita
era la ricerca continua del suo Si-
gnore e l’abbandono colmo di fede
alla sua volontà.
Così scriveva: “Sono felice, perché
la mia vita si è fatta dono a quel
Dio che si è fatto uno di noi e che
continua a comunicarmi il suo Amo-
re. Nella mia povertà ho scoperto
le meraviglie di Dio, ho capito che
è lui che porta avanti il cammino…
Credo e voglio credere di più, at-
tingendo la forza dal suo Spirito”.
Dal 2007 viveva a Villa Chieppi. È
stato un periodo molto fruttuoso,
nel quale infatti affermava: “la mia
preghiera si è fatta universale e il
mio cuore si è lasciato guidare nel-
la iniziativa di diventare, in Gesù,
creatura nuova”.
La fedeltà terrena, umile e costante
nella sequela di Gesù, iniziata nel
lontano 1965, con la professione
religiosa, si è conclusa improvvisa-
mente il 27 gennaio 2019.
Ora la pensiamo nella pienezza
della gioia a contemplare il sorriso
di Dio, nell’abbraccio materno di
Maria.
SR GIACINTA LOMMI
Fontanelle di Roccabianca (PR) 27.08.1933
> Parma 02.02.2019
Per come ha vissu-
to sr Giacinta, non
poteva esserci un
“Dies Natalis” più
bello della sera
del 2 febbraio, Fe-
sta della Presen-
tazione di Gesù al
Tempio e Giornata
Mondiale della Vita Consacrata. La
sua vita è stata tutta consacrata al
Signore nell’umiltà, nella preghiera,
nel servizio silenzioso ed attento
verso chi aveva bisogno di aiuto.
Ha fatto della sua vita un dono
incondizionato come infermiera
per piccoli e grandi in tante nostre
Comunità da Locarno a Potenza, da
Suzzara a Parma, da Roccabianca a
Misurina.
La caratterizzavano la calma e la se-
renità costanti, che attingeva dalla
preghiera e che sapeva trasmettere
con il suo sguardo luminoso.
Una signora ci ha ricordato un
fatto emblematico: una domenica
mattina, sr Giacinta era già pronta
per andare a Messa, quando si è
accorta che la madre della signora,
una anziana ammalata, stava male,
allora l’ha guardata ed ha detto: “è
questa la mia Messa!” e si è ferma-
ta con la malata per prestare aiuto.
Riportiamo alcune testimonianze
che ci sono pervenute:
“Essendo prima di sette fratelli, di
una umile famiglia contadina, ha
appreso dal padre stando in campa-
gna insieme a lui, l’arte di lavorare
sodo; mentre dalla madre ha ere-
ditato il grande amore e il rispetto
per la natura” (V.L., C.L e M. S.)
“Durante il suo servizio notturno, a
Villa Chieppi, vegliava sulle sorelle
passando da una camera all’altra.
Quando qualche sorella era grave,
sostava presso il suo letto per ac-
compagnarla e affidarla al Signore
nella preghiera” (R.F.).
“Era delicata e riservata. Ha saputo
accettare la sua sofferenza senza
mai farlo pesare” (E.S.)
ABITARE IL CIELO
> 16 dicembre 2018 è deceduta Furaha Consolata
mamma della prenovizia Tumaini Pascaline
PICCOLE FIGLIE 8 FEB. - APR. 2019
“Con una particolare preghiera
accompagnava la sua famiglia di
origine dalla quale per prima aveva
potuto attingere i doni di fede e di
servizio, di vita fraterna e condivisa,
una famiglia che si può dire “fecon-
da di vocazioni” (considerando la
sorella sr Carla, la nipote sr Cristina
ed il nipote don Giovanni). Le pia-
ceva seminare, piantare, coltivare
tutto su terra buona anche spiri-
tualmente affidando la crescita al
Buon Seminatore” (C.L.)
Sr Giacinta aveva scritto alla Madre
prima di entrare in congregazio-
ne: “Ho chiesto alla Madonna di
aiutarmi a fare il grande passo…
la cara Madonna di cui sono stata
posta sotto il manto, vorrà accom-
pagnarmi in questo passaggio”. A
Lei si è affidata con fiducia anche
la sera del 2 febbraio. Siamo certe
che dopo la notte del dolore, si è
presentata pronta all’incontro fe-
stoso con il Signore, come Simeone
ed Anna.
Direttore Responsabile
Tilla Brizzolara pf
In Redazione
Angela Giubertoni pf, Domenica Guatteri pf
Hanno collaborato a questo numero
Luisa Gariboldi pf
Simona Consolidani pf
Missio-Giovani
Katherina Gallardo pf
Gladys Lorca pf
Rosanna Bortot pf
Ass. C. Bonazzi
Sorelle di Gordola
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Causali da indicare: CONGO, CILE, PERU’
La Congregazione “Piccole Figlie”
esprime il suo più vivo ringraziamento
a tutti coloro (e sono tanti!) che hanno
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l’Hospice, il Congo, il Perù e le tante
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