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La Sfera

Forse si tratta di una buona forma, dice Lacan, ma è stupida! Perché? Perchè la sua superficie
imperforata agisce come frontiera netta tra interno ed esterno,e come tale non è un oggetto
particolarmente Freudiano. E' troppo semplice, troppo serena. Appartiene al dominio dell'astrazione
immaginaria; un'aspirazione illusoria che riflette in maniera inadeguata le complessità del soggetto
del significante. E' questa che l'analista deve pungere con le parole, sia nella pratica che nella teoria
della pratica. “Per dare a se stesso un'immagine di quella che egli chiama il mondo, l'uomo lo
concepisce come questa unità di pura forma che il corpo rappresenta per lui. Dalla superficie del
corpo, l'uomo ha preso l'idea di una forma privilegiata. E la sua prima apprensione del mondo è
stata l'apprensione del suo simile. Allora, questo corpo, lo ha rappresentato, lo ha astratto, ne ha
fatto una sfera: la buona forma... Dietro quest'idea di questo sacco richiuso e richiudente (l'uomo
inizia con questo), l'idea della concentricità delle sfere è stata la prima relazione della scienza come
tale. Il cucciolo umano che nasce sempre prematuro, in preda al disordine corporeo, trionfa
nell'illusione di consistenza garantita dall'esperienza del controllo sulla sua immagine riflessa ed è
sulla base di questa “malriconosciuta” fondazione che “l'io autonomo, la sfera senza conflitti” si
edifica.Con la costituzione di un io unificato supportato dal corpo immaginario,lo Stadio dello
Specchio produce un osservatore che, avendo acquisito la padronanza sulla propria sfera, è
equipaggiato per elaborare lo stimolo esterno tramite un'economia normativa dell'auto-
rappresentazione e conoscenza.Ciò implica un processo di astrazione e generalizzazione che ha
come originale punto di riferimento la “buona forma” dell'immagine del corpo. L'uomo identifica
ovunque questa unità totalizzabile, e, per Lacan, la presenza dominante di questa intuizione è ben
esemplificata dalla scienza pre-Copercana e dalle sue rappresentazioni cosmologiche: una serie di
sfere racchiuse e racchiudenti che si estendono da un centro ideale occupato dall'uomo. Lo
psicoanalista, allora, “deve apprendere qualcosa di un altro ordine rispetto a questo spazio sferico”
dell'immaginario se non cade negli stessi criticabili errori della psicologia dell'io e se non sostiene
oltre questo modello fallace. E' a questo punto che la topologia – un vero mezzo geometrico della
psicoanalisi – interviene, come un apparato illustrativo superiore ai meri “slogan”.

Poiché questa sorgente di interiorità egoica è un'immagine esterna al corpo,è chiaro che lo spazio
occupato dal corpo è uno spazio per cui l'opposizione interno/esterno non vale.Inoltre, se la più
intima fondazione del corpo immaginario risiede fuori da questo stesso corpo, (un “io ideale”, un
immagine di un altro, l'unità coerente che il soggetto nascente non potrà mai incontrare), ogni
tentativo di situare inequivocabilmente il corpo introiettante-proiettante per mezzo di coordinate
geometriche non potrà che fallire. La localizzazione nello spazio richiede un oggetto indivisibile e
una chiara distinzione tra ciò che è interno ed esterno a questo oggetto. Quando nel Seminario IX,
Lacan derisoriamente si riferisce alla “metafora dell'Innenwelt (mondo interno) e dell'Umwelt
(mondo esterno)”, egli proclama non solo la sua insoddisfazione rispetto ad una particolare
metafora – ma anche che l'intera metaforizzazione, che rappresenta una convinzione che egli vuole
eliminare progressivamente – che la topologia non è solo una approssimazione più vicina alla
struttura soggettiva, ma che è tale struttura. Mentre il soggetto “adora il suo corpo” perché “è la sua
sola consistenza”,(questo amor-propre narcisistico è “il principio dell'immaginazione”) e “poiché
egli crede di averlo” (è questa equivocazione della padronanza del sé che fonda l'ego) “il suo corpo
può svuotarsi in qualunque momento”. Il possesso del proprio corpo da parte del soggetto, come
unità fissa nello spazio geometrico, è estremamente tenue; è dissonante e porosa, richiede
costantemente una benda – il bendarlo col pensiero egoico. Se un uomo libero è definito dal fatto
che egli ha la libertà di svincolarsi,

Uno schiavo è definito dal fatto che qualcuno ha potere sul suo corpo. La Geometria è la stessa cosa: ha molto a che
fare con i corpi...Gli schiavi sanno che il padrone può mettere un prezzo suo loro corpi; essi sono proprietà, e in sé ciò li
protegge. Uno schiavo dovrebbe sapere che il padrone non taglierebbe il suo corpo: ci sono poche possibilità che il suo
corpo finisca frammentato.

Mentre lo schiavo è lontano dall'ideale di padronanza e possesso del sé – il Sogno Americano per
cui Lacan ha molto disprezzo – egli ha almeno una proprietà, una unità indivisibile posizionata con
sicurezza dalla griglia geometrica del commercio e del lavoro, la sua esistenza garantita da
considerazioni finanziarie. Come ha imparato Freud, la borghesia viennese non era così
fortunata:”una struttura, quella del linguaggio[,].... taglia il corpo [del soggetto]....Ne è testimone
l'isterico.”C'è un'importante distinzione tra il corpo supposto dal pensiero – il corpo che il soggetto
crede di avere – e il corpo disposto dal pensiero – il corpo che il soggetto è. Questo discordante
pensiero inconscio ha la struttura del linguaggio. Il corpo immaginario – la superficie sferica
consistente (integra) – è un'illusione che non può sopravvivere a quella che Lacan indica come il
taglio (coupure) del significante:

Le relazioni dell'uomo col suo corpo si basano interamente sul fatto che l'uomo dice che il corpo... è qualcosa che egli
ha. Il dire ciò significa che egli lo possiede, come un pezzo del mobilio... Ciò non ha niente a che vedere con qualcosa
che permetta al soggetto di essere definito in un qualunque senso stretto. Il soggetto può essere definito in maniera
corretta soltanto... tutto quello che il soggetto significa è un significante in quanto rappresentato a fianco di un altro
significante.

Qual'è la topologia di questo soggetto? Qual'è la topologia del significante e il suo taglio?

L'otto interno
Riguardo l'affinità tra l'immaginario e la sfera, Lacan osserva drammaticamente che “ogni
supposizione immaginaria partecipa implicitamente alla sfera nella misura in cui brilla – Che ci sia
luce!” In questa qualità che Lacan attribuisce alla sfera non dobbiamo riconoscere solo il brillare o
il raggio ma un altro significato del francese rayon: raggio.E' il raggio che da a questo corpo egoico
la sua “buona forma”, collegando il suo centro ad un punto della superficie che separa l'interno dal
mondo esterno.Il significato duplice di rayon associa la visibilità con uniformità ideale,
riassumendo in maniera efficiente ciò che è in gioco nell'apprensione egoica del sé e del proprio
ambiente come una serie di sfere racchiuse-racchiudenti. Lacan insiste che dobbiamo cominciare
con una proclamazione alternativa: “all'inizio era la Parola, non potrei essere più d'accordo.” La
parola, - o più precisamente, il significante – genera un buco nel reale e noi dobbiamo “ partire con
l'idea del buco. Vale a dire, non Fiat lux, ma Fiat trou.” Lacan illustra questo punto riferendosi
all'atto compiuto dal vasaio, “che crea il vaso con la sua mano attorno al vuoto, lo crea, come il
mitico creatore, ex nihilo, partendo con un buco.” Il vasaio compie il paradigmatico atto creativo
forgiando un buco (un nulla) simultaneamente con una struttura (un qualcosa). In altre parole, egli
forma una sostanza attorno ad un vuoto, ma questo vuoto non preesiste all'arrivo della sostanza. Ciò
che il significante crea non è tanto un'entità sostanziale, quanto un vuoto che definisce questa entità.
Quando, nel processo che Lacan denomina alienazione, il soggetto è nominato – cioè rappresentato
da un significante – esso è portato all'esistenza, ma questa esistenza non è quella di un essere
sostanziale: una volta che il soggetto appare (come rappresentato da un significante) esso alla stesso
tempo scompare, dovendo il suo essere non ad un'anima o ad uno spirito, ma al significante.
L'essere che l'alienazione genera è una “mancanza ad essere” che esiste in quanto barrata. La
concettualizzazione di questo essere non sostanziale, evanescente, è parte vitale del progetto anti
umanista di Lacan, che lo vede esonerare vari concetti inesatti e sintetizzanti, come quello di
personalità – prodotto di fuorvianti identificazioni dell'io che impaccia la sessione analitica con
ciance autoriguardanti (“Sono la specie di persona che...”). Egli è quindi attento nel formalizzare la
sua teoria eguagliando la rappresentazione da parte del significante con il contare:
Il Taglio

E' la presentazione topologica della modalità d'azione del significante che determina la struttura del
soggetto dell'inconscio e che, di conseguenza, indica quella dell'interpretazione. Un taglio in questo
caso è sempre inteso come ciò che descrive un percorso che si chiude ad anello. Una serie di tagli
punteggia la storia del soggetto: nascita, svezzamento,apprendimento della pulizia,lutto ecc. Il
complesso di castrazione, scoperta maggiore della psicanalisi, implica il taglio immaginario del
pene. Naturali o no, tuttu questi tagli colpiscono il soggetto in quanto sono significanti. Il
significante non è un fenomeno fisico. Esso è allo stesso tempo unità distintiva (tratto unario) e
taglio nel tessuto del linguaggio, considerato qui in ragione delle sue dimensioni minime (metafora
e metonimia) come una superficie. Come tratto unatio esso si riduce ad essere differente da ogni
altro e da se stesso e dunque ad inscrivere la differenza stessa. La proprietà di autodifferenza del
significante è stata formalizzata da Lacan con la figura topologica dell'otto interno, o doppio anello.
Si tratta di un taglio il cui percorso si richiude su se stesso dopo due giri. Al contrario, un taglio
semplice, chiuso dopo un solo giro, fornisce supporto all'idea di concetto che afferrerebbe un
significato in modo sicuro, univoco. Il taglio a doppio anello è possibile solo su un certo tipo di
superfici che rappresenteranno il soggetto. Prima affronteremo gli effetti del taglio su ognuna di
queste superfici, verificando il tipo di soggetto che ne viene prodotto. Tratteremo poi degli effetti in
rapporto con la struttura del “tessuto” stesso.

Alcuni tipi di superfici possono applicarsi al taglio del significante. La più idonea a simbolizzare il
soggetto è la striscia di Möbius per il fatto che, malgrado l'apparenza, questa superficie ha una sola
faccia (è unilatera), in ogni punto della striscia è possibile passare dall'interno all'esterno senza
oltrepassare alcun bordo. Questa proprietà si accorda con la proprietà del rimosso di fare ritorno. Se
vi si traccia un taglio in doppio anello vi si stacca una banda a due facce.
Si può fare anche un taglio semplice detto mediano: allora tutta la banda è trasformata in una banda
a doppia faccia.
Lacan ha presentato quest'operazione come un modello dell'interpretazione che rovescia la
prospettiva abituale. Lontano dall'abolirlo, in un certo senso l'interpretazione “realizza” l'inconscio
attraverso la creazione momentanea di due facce. Sottolineare nella parola dell'analizzante
un'omonimia, per esempio, permette al soggetto, “che non ci aveva mai pensato”, di realizzare
l'esistenza di un'altra faccia di quel significante.

[Nota: il significante “buca” la sfera, ma questo bucare lascia un bordo, che il soggetto deve negare
per considerarsi integro, ancora una sfera. Ecco perché la sfera lascia il posto a superfici col buco
ma senza bordo]

La striscia di Möbius è una superficie con un bordo. Ora il soggetto dell'inconscio ci appare, nella
maggior parte del tempo come chiuso. Esistono superfici chiuse, dunque senza bordo, su cui può
inscriversi un doppio anello. Queste superfici possono essere considerate come i diversi modi di
cancellare un buco fatto in una sfera ricusando il suo bordo. Il soggetto non è colui che cancella le
proprie tracce? Ci sono tre “effaçons” (eccetto la sfera) che sono il toro, il cross-cap e la bottiglia di
Klein. Si possono considerare come raffiguranti tre stati del soggetto.

1, Il termine “struttura” come concepito da Lacan è il Reale stesso in gioco nell'esperienza analitica.
La struttura è ciò che cattura il corpo vivente nel Simbolico. E' ciò che supporta la maniera in cui il
soggetto, l'Altro e l'oggetto sono articolati l'uno all'altro, e mediante la quale il linguaggio e la
jouissance sono collegati. E' anche il modo in cui i tre registri, Reale, Simbolico, e Immaginario
sono annodati tra loro nell'essere parlante. Questa struttura è articolata in termini di luoghi e
relazioni:in altre parole, in termini di posizioni, e di proprietà che risultano da queste posizioni.
Conseguentemente, la struttura stessa è una struttura topologica. Il Reale, il Simbolico e
l'Immaginario possono essere rappresentati come si diceva prima dall'Oggetto, dall'Altro e dal
Soggetto.

L'Immaginario in tale schema è il luogo in cui l'immagine che inganna il soggetto viene prodotta; il
reale è il corpo inaccessibile al soggetto e il simbolico è lo spazio virtuale. Il Simbolico determina
l'Immaginario e il Reale, e allo stesso tempo “l'Immaginario e il Reale sono allo stesso livello”, nel
senso appunto che sono da esso entrambi determinati. Il problema è che questa stessa
rappresentazione ottica della struttura è immaginaria, e quindi ciò che tenta di affermare viene
contemporaneamente negato quando la si usa. Ad esempio, l'azione più immadiata con cui
concepiamo l'immaginario è l'analogia. Nel contesto di questo modello ottico, come funziona
l'analogia? Innanzitutto quella per cui lo “Stadio dello Specchio”è rappresentato da uno specchio. E'
un'analogia ovvia. Una ancora più ovvia è quella per cui l'ordine Simbolico, il grande Altro, è
rappresentato da uno specchio. Il problema è che è impossibile mantenere la dimensione
dell'analogia nel campo simbolico, perché il significante (questo è un assioma) è pura differenza.
Non c'è analogia possibile a livello del significante.Come possiamo allora sostenere che il
significante è l'elemento determinante se usiamo uno strumento immaginario per testimoniarlo? Il
modello, la sua struttura, nega quello che viene affermato a livello di contenuto.Per dirlo in
terminologia psicanalitica: il suo procedere è una negazione. Dire che il Simboloco è ciò che
determina, ma nel dirlo, annullare quello che si sta dicendo. Al riguardo c'è un esempio interessante.
Lacan dice che non è nello specchio, ma nello sguardo della madre quando si gira, dove il bambino
trova l'immagine affascinata (“madre” è una funzione che può essere compiuta dal padre o dalla
nonna, è una funzione come quella del “padre”.) Ma, cos'è uno “sgardo affascinato?” La prima
cosa che si nota è che questo sguardo affascinato richiede una determinazione simbolica perché ha a
che fare con la questione del desiderio. Ma spiegandola con gli specchi, non facciamo altro che
negarla. Fin qui abbiamo solo affermato che è necessario alla struttura concettuale della psicoanalisi
concordare con ciò che la psicoanalisi dice sulla struttura del soggetto. Lacan afferma che la
topologia è un mezzo appropriato per farlo. Si possono elencare 5 vantaggi che può portare una
concezione topologica di Reale, Simbolico e Immaginario:

1- In topologia la forma non conta. Per questa viene chiamata “geometria del foglio di gomma”.
Che la forma possa cambiare mantenendo inalterata la struttura, è importante perché permette di
rettificare la nostra nozione concettuale di struttura clinica.Fino a Lacan lo psicanalista lavorava con
“forme cliniche”; vale a dire la diagnosi secondo le apparenze (e coloro che hanno esperienza
clinica hanno sicuramente scoperto quanto spesso l'apparenza ossessiva nasconde, ad esempio, una
struttura isterica). In psicoanalisi le forme non hanno una funzione determinata; èe ciò spiega
perché l'Immaginario non può avere un ruolo determinante in quello che scegliamo per
rappresentare la struttura.

2- In topologia non si definisce una distanza. Nella psicoanalisi applichiamo tale proprietà al tempo
e allo spazio. Sappiamo che a volte un istante non finisce mai; altre volte un anno passa in un
momento; quindi queste dimensioni del tempo non soddisfano nessuna categoria misurabile: un
istante può essere più lungo di molti anni.Riguardo lo spazio la nozione è anche più esplicita. In
psicoanalisi lo spazio non funziona secondo una misura. Non è che le dimensioni spaziali e
temporali non debbano essere prese in considerazione: è che, come in topologia, non si prendono in
considerazione attraverso una misura. Chi non criticherebbe la rilevanza clinica (anche senza essere
uno psicanalista) della separazione tra un padre e un figlio che la separazione è dovuta al fatto che il
figlio è emigrato? Questo significa che migliaia di km possono non avere alcuna funzione. Il
problema è che considerare il problema nella sua dimensione spaziale non risolve il conflitto, come
nel caso della topologia. Le strutture di cui si occupa la topologia non sono determinate da alcuna
dimensione misurabile.

3- La topologia ci permette di lavorare usando una nuova relazione tra esterno e interno. Di nuovo –
come succede con lo spazio e col tempo – non è che le categorie di interno ed esterno non abbiano
rilevanza, ma sono connesse in una maniera che è controintuitiva. Questa dimensione è molto più
difficile da spiegare: la maniera grafica può essere una buona maniera di affrontarla. Le categorie
immaginarie di interno ed esterno (che tutti possediamo), e delle loro reciproche relazioni, non ci
fornisce alcuna comprensione di certe affermazioni fondamentali di Lacan. Ad esempio che
l'inconscio è il discorso dell'Altro e contemporaneamente la cosa più personale ed interna. Come
può essere la cosa più interna se il soggetto la riceve dall'Altro? Può darsi che non l'abbiate mai
considerata in questa maniera, ma ciò che rimane un problema è la struttura dell'esperienza analitica
stessa. Perchè è necessario un analista per analizzare qualcuno? Il concetto di individuo (che deve
essere richiamato in opposizione alla nozione di soggetto) significa “indivisibile”; ma non
dimentichiamo che è fondata sulla distinzione tra interno ed esterno. L'individuo è un corpo
indiviso, ma interamente diviso dalla prospettiva interno/esterno (diviso in relazione al mondo).
Sicché quale significato avrebbe la nozione di individuo se dicessimo che non c'è nulla che
distingue l'interno dall'esterno?

4- La topologia ribalta l'usuale concezione di relazione oggetto/soggetto; quella universale, più


conosciuta e con la quale normalmente operiamo: res extensa/res cogitans. E' da questa opposizione
Cartesiana che l'idea della tridimensionalità della res extensa viene stabilita (se qualcosa è res
extensa, allora è tridimensionale, parte tra le parti, ed ognuna di esse è esterna rispetto alle altre).
All'opposto la res cogitans, il pensiero, è adimensionale, il ben noto “la conoscenza non è un peso
da portare”. A questo punto la topologia diviene rilevante, perché lavora con oggetti e superfici
bidimensionali. Questo significa che non è universalmente vero che l'oggetto sia tridimensionale;
esistono oggetti, coese che sono bidimensionali. E questo ci è utile perché la psicanalisi Lacaniana
afferma che il soggetto e l' oggetto a sono bidimensionali.Allora, grazie e attraverso la relazione tra
psicanalisi e topologia, tralasciamo la coppia tridimensionale/nondimensionale per la un oggetto e
un soggetto bidimensionali.
Saprete probabilmente già che la pulsione cosiddetta oggetto di soddisfacimento non concorda
esattamente con la nozione Lacaniana di oggetto bidimensionale. Prendiamo per esempio, i fiori nel
modello ottico. Abbracciare i fiori allo stesso modo in cui un corpo abbraccia il suo oggetto
( tramite le zone erogene): è questa la nozione di Lacan dell'oggetto a? No, perché i fioti sono
tridimensionali, e l'oggetto a è bidimensionale.Non è confusione teorica; è la confusione del
soggetto: noi permanentemente vogliamo rendere tridimensionale il bidimensionale oggetto a.
Perché? Per trovare il mondo reale. Allora la direziona Lacaniana della cura attaccherà la
concezione dell'oggetto come tridimensionale.

5- La topologia opera con la nozione di invariante. Gli invarianti sono proprietà strutturali. Non so
se abbiamte lo stesso sentore, ma sembra che più diciamo più tutto cominci a svanire. Non c'è
forma, né dimensione. Tutto svanisce eccetto gli invarianti; questa è la struttura. Perché abbiamo
bisogno degli invarianti? Dove troviamo gli invarianti strutturali nell'insegnamento di Lacan? Che
“l'inconscio è strutturato come un linguaggio” è un invariante in Lacan. A dispetto dei problemi di
forma, dimensione, distanza e variabilità soggettiva (prendere i soggetti ad uno ad uno), qualcosa di
invariante rimane: per esempio, il fatto che l'inconscio è strutturato come un linguaggio, cosa vera
per ogni soggetto.

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