LA PAROLA
Scisma
Mosca ha interrotto la comunione con Costantinopoli dopo
che il patriarca ecumenico Bartolomeo ha concesso l’autocefalia
alla Chiesa ortodossa ucraina. Ma perché? Ed è davvero rottura?
risponde Nikos Tzoitis
Analista del Patriarcato ecumenico di
Che cos’è
l’autocefalia?
N el pianeta ortodosso, signifi-
ca la possibilità per una
Chiesa di autogestirsi ammini-
strativamente, procedendo tra
l’altro all’elezione dei propri ve-
scovi, i quali a loro volta eleggono
il loro primate (metropolita, arci-
vescovo o patriarca). Autonomia
gestionale non significa però au-
tonomia teologica o dogmatica: le
questioni di fede vengono discus-
se nel grande Sinodo panortodos-
so, il quale viene convocato e
presieduto dal patriarca ecumeni-
co di Costantinopoli, primus inter
pares. Storicamente, nel primo
millennio la gestione della Chiesa
universale spettava ai cinque pa-
triarcati (Roma, Costantinopoli,
Alessandria, Antiochia e Geru-
salemme), più la Chiesa autocefa-
la di Cipro. Dopo la rottura del
1054 tra Occidente e Oriente, la
Chiesa di Costantinopoli (che a-
veva evangelizzato il mondo sla-
vo) fu di fatto riconosciuta come
la prima tra le Chiese ortodosse.
20 MeM • dicembre 2018
Costantinopoli
Quello in corso è
davvero uno scisma?
L’ interruzione della comu-
nione sacramentale ed eu-
caristica tra Mosca e Costanti-
nopoli, decisa unilateralmente
da Mosca, esprime piuttosto una
rabbiosa reazione e una contesta-
zione del primato di una Chiesa
sull’altra. Una decisione sicura-
mente non di natura sinodale,
che non ha avuto seguito tra
le altre Chiese autocefale orto-
dosse. Il patriarca ecumenico
Bartolomeo, nel rispondere alle
accuse di prevaricazione mosse-
gli da Mosca, ha ripetutamente
rilanciato l’importanza storica
del Fanar (la sede patriarcale di
Costantinopoli), che ha sempre
cercato di vivere nella sobrietà e
di conservare la sua onestà in-
tellettuale, ispirata ai padri del-
la Chiesa universale. «Non ac-
cettiamo minacce e neanche
minacciamo alcuno. Nostro do-
vere è la Diaconia in nome della
Chiesa di Cristo, nel contesto
sinodale», ha detto.
Perché l’Ucraina
è “contesa”?
L a questione ucraina rientra
nella linea prevalsa nel mon-
do ortodosso dopo il 1453, con la
caduta di Costantinopoli sotto il
dominio ottomano e la nascita
degli “Stati nazione”, un sistema
per cui la Chiesa si identificava
con lo Stato, divenendone stru-
mento. In questo contesto,
Mosca ottenne l’autocefalia da
Costantinopoli nel 1586, su pres-
sione dello stesso zar.
Secondo gli accordi (il cosiddetto
“Tomos” di concessione dell’au-
tocefalia), Kiev continuava a ri-
manere nella giurisdizione di
Costantinopoli, pertanto la nomi-
na del metropolita di Kiev e dei
vescovi eletti dal clero e dalla
popolazione doveva ottenere il
beneplacito di Costantinopoli,
che aveva concesso provvisoria-
mente la sola ordinazione del
metropolita di Kiev. Ma Mosca,
per motivi geopolitici, continuò
a mantenere la sua influenza
sull’Ucraina.

Afp/S. Supinsky
Che cosa sta
succedendo oggi?
La Chiesa russa
ha sempre D alla caduta dell’Unione
Sovietica e l’indipendenza
ucraina (1991), sono attive nel
mantenuto Paese ben tre Chiese ortodosse:
la sua influenza quella del metropolita Onofrio,
rimasta fedele a Mosca, quella
sull’Ucraina, del patriarca Filarete, dichiarato
ma con la caduta scismatico da Mosca, e quella del
metropolita Makarios, definitasi
dell’Unione Sovietica Chiesa autocefala dell’Ucraina.
nel Paese sono nate Bartolomeo ha tentato più volte
di ricomporre la spaccatura: la
tre Chiese ortodosse. sua proposta - presentata al
Oggi Bartolomeo Sinodo panortodosso del 2016 -
di ridefinire il modo di concede-
vuole porre fine re l’autocefalia non ebbe seguito
alle divisioni, in quanto Russia, Georgia e
che non sono Bulgaria si defilarono all’ultimo.
Pertanto ora Costantinopoli ha
teologiche revocato la concessione fatta a
ma politiche Mosca su Kiev nel 1586 e ha rein-
tegrato Filarete e Makarios nella
canonicità sacramentale. Ha an-
che inviato una delegazione per
riconsiderare la situazione e pro-
cedere all’elezione di un unico
primate per gli ortodossi ucraini.
CONOSCERE
Che cosa cambia
per i fedeli ucraini?
S i tratta di un cambiamento
positivo, perché - come acca-
de in tutte le Chiese ortodosse -
anch’essi desiderano una pro-
pria Chiesa e non vogliono sot-
tostare a Mosca, che ha sempre
agito come patriarcato dei soli
russi, dedito agli interessi geo-
politici del potere politico cen-
trale.
D’altra parte il clero ucraino,
soprattutto quello più giovane,
esige che la transizione si effet-
tui senza i revanscismi del pas-
sato, ancora troppo carichi di
odio per le varie persecuzioni
politiche ed ecclesiali subite, e
desiderano essere loro stessi a
gestire questa transizione, te-
mendo anche delle provocazio-
ni. Alcuni di loro mi hanno e-
spresso la speranza che prevalga
lo spirito teologico, non la poli-
tica, e mi hanno confermato di
avere piena fiducia nella gestio-
ne del processo da parte del
patriarcato ecumenico.
dicembre 2018 • MeM 21