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Indice
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INTRODUZIONE p.9
Una critica realistica del diritto,
di Albetto Febbraio 11
IMPERATIVT E LOGICA 73
1. Introduzione 7'
2. Ulteriore delimitazione del problema 75
3. Il dilemma di Jorgensen 76
4. 1l tentetivo di soluzione di Dubislav e J@rgensen 77
5. Critiche al tentativo di soluzione di Dubiilav e
Jorgensen 78
6. Possibiliti di soluzione 80
7. P¡iga possib.iliti di soluzioner l'elemento logico
si dferisce alla validiti oggettiva degli imperativi 80
8. Non é stata soddisfatta Ii' condizioáe ¡áessaria
di possibiliti della soluzione 82
.9. Qeog$1 poss,ibiüt) rli soluzione: I'elemento logico
si riferisce al sodüsfacimento dell'imperativo 83
10. La seconda poasibiliti di soluzione nón é une ss
luzione reale, ma un modo d'elude¡e il problemá 84
It. T.elza possibiliti di soluzione: I'elemento-logico si
rifedsce alla « validiti sqgettiva » dell'impáativo 85
12. Iadefinizione delle funzIóni logiche ne[a logi."
del soddisfacimento e nella logicá de[a validitá 87
13. Spiegazione conclusiva dei falti sottostanti alle
inferenze pratiche che appaiono immediaamente
fondate 92
14. Osservazioni supplementari intorno all'infercnza
1982 by Societi editrice il Mulino' Boloep¿ sussuntiva nell'applicazione del di¡itto 95
C,,opynght @
6 ¡¡ro¡cp rmrc¡ 7
SULLA NATURA LOGICA DELLE PROPOSüIONI . 4. It << quasi-positivismo » come variante del giusna-
VALUTATIVE p. 97 turalismo p. 148
5. Tre diversi significati e funzioni della parola « va-
1. Status controversiae. Dopo una mpida confutazio- liditi » t52
ne dell'apriorismo, il ptesente saggio teota ü get- 6. Hans Kelsen: un quasipositivista 153
tare lucdsule questioiú da cui nasce il disaccordo 7. Su Hart 155
tra la filosofia ili Uppsala e la core¡te con§erva-
trice dell'emPirismo logico 97
2. Breve confuüzione deile teorie' aprioristiche t02 sul- RAGIONAMENTO MORALE (rrU,e, CnrrICA A
3. Le teorie empiristiche della petcezione oggettiva RTCHARD M. HARE) 159
dei valori 109
4. La stessa storia della filosofia dei valori prova la 1. Le pretese di Hare r59
non-esistenza di un'esperienza dei valori 111 2. La spiegazione di Hare 161
5. Nep,pure la teoria dei sentimenti (emoziorri) di 3. Il principio di universalazabilitá e la natura umana r62
Hhi:érstdm costituisce un argomento decisivo a 4. Prima obiezione 168
favóre della natura non'logica delle proposizioni J. Seconda obiezione t7L
valutative. La teoria hágerstrómiana é psicologi' 6. Terza obiezione t72
stica ed é basata su indebite generulizzazioni 111 7. Conclusione 173
6. L'analisi si concen*a sulla teoria oggettivistica
modetata, secondo la quale tra osservazione e va'
lutazione non c'é alcuna difietenza di principio, LE FINZIONI GIURIDICHE 177
ma soltanto una rilevante difierenza di grado tL5
7. Prima obiezione. Un'analisi del concetto di ogget-
tivitá mostra che questa teoria confonde la veri- ESISTENZA E VALIDIT¡ DI UNA NORMA 195
ficazione, che costituisce l'oggettivit), con una
specie di plebiscito. Il valore non appattiene alla 1. L,e cdtiche di Jenkins L96
. sfera delle qualitá oggettive tt7 2. Le critiche di Olafson 198
8. Seconda obiézione. Nella misura in cui le propo
sizioni valutative hanno funzione di sintomo o di
segnale di un celto atteggiamento, esse hanno na- SULL'AUTORIT'ERIMENTO E SU UN <(PÜZZLE)» NEL
tura non-logica 128 DIRITTO COSTITUZIONALE 205
9. Per l'attendibiliti dell'analisi logica dei valori non
ü rilevante stabilire se I'illusione di oggettiviti 1. Introduzione 205
possa e§sefe spiegata da un punto di vista psico 2. L'autoriferimento 2:1.2
logico 134 3. Soluzione del « puzzle » di dfuitto costituzionale 224
10. In di principio, la diflerenza decisiva tra
linea
espedenza e valutázione consiste nel fatto che,
ménre le percezioni sensotiali costituiscono logi. ASCESA E CADUTA DELLA TEORIA DEI
camente Ia cosa (ma non sono da essa causate), PERFORMATIVI
l'atteggiamento valutativo é un ef[etto comporta- 233
mentá[e prodotto dalla cosa (ma non la costituisce) t34
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Una mitica realistica de1 diritto
di Nberto Febbrajo
1. Premessd
nare da nuove angolature e con nuovi argomenti la tematief piú inteso come un a priori rispetto all'esperienza, ma come
rossiana, assumenáo cosl una notevole_
jmp otta.,za esegetica'. la concretu osservanza della condotta richiesta da una norma,
I saggi qui raccolti, pubblicati nell'arco di circa un ven- e quindi viene ridefinito in termini di « efficacia >>. Tuttavia
-ai c'é-anche da osservare che tale progetto, e la revisione del
tennio, lüotát o intorno due temi, 6a loto sttettamente
concetto di validitá che esso comporta, costituiscono per Ross
.á...Iáti, che possono considerarsi i motivi conduttori del-
l'intera orodrriione di Alf Ross: la critica della scienza giu- dei motivi di interesse costanti che, come si vedrá meglio in
ridica ei'analisi del linguaggio normatiuo. seguito, attraversano piú o meno esplicitamente l'intera sua
opera.
Sotto il primo ,tp.1to]f it teresse conoscitivo é rivolto
direttamente'a sgombiare il passo da concezioni del diritto
isoirate dall,adesione a criteri assoluti di giustizia (giusnatu- 2. Problexzi d,i una uitica realistica d.el d,iritto
rrir*ol o a formalismi rigorosi (normativismo), e qtindi a
facilitare l,afiermarsi di una scienza del diritto << realistica »>
A problemi relativi alla Íondazione di una scienza rea-
destinata ad assumere come proprio oggetto di studio, almeno listica áel diritto sono dedicati soprattutto quattro dei saggi
i" ii"", programmatica, noL i uatoll che stanno sopra gli che seguiranno, che costituiscono quindi un gruppo abba'
"giuridici,
ordinamenti né le struttare -fiorftxatiue che possono stanza omogeneo, suscettibile di una Üattazione autonoma
3.
Llll¡¿r:i¡&r.:,..-.-,
UNA CRITICA REALISTICA DEL DIRITTO L5
L4 A. FEBBRAJo
Ora, partendo dalla constatazione che tra le scienze che
opere per fissate un temine di comparazione in base al qua- si denominano <( giuridiche » vi é una profonda etetogeneitá
lé precisare la successiva'evoluzione del pensiero rossiano. di oggetto e di metodi, Ross awerte d1e la sua ricerca <( non
I saggi di cui in seguito ci si occupet) costituiscono insom- riguáida la questione sociologica delle cause dell'esistenza di
ma, iispetto a questi due punti di riferimento iniziali, ,rñ diritto dáto, e neppure la questione politica (etica) - del
tante táppe di un cammino che, pur nella continuitá"lttt-delle
diritto quale dovrebbe essere )>, ma si colloca << nell'ámbito
scelte di fondo (secondo quanto si é visto: antitesi netta nei di quellá scienza descittiva delle norme giuridic-he che viene
confronti del giusnatutalismo, distacco dal normativismo, coriunemente denominata scienza giuridica positiva o dogma-
adesione al realismo) conosce un processo gtaduale di affi- tica » ó.
namento delle premesse metodologiche e di ampliamento In definitiva, Ross, alla pati di Kelsen, resta quindi su
degli obiettivi critici. un terreno esplicitamente normativistico e si pone l'obietti'
¿) Nella Tbeorie der Recbtsquellen Ross uaccia un qua- vo di assicutarl autonomia e specificitá alla scienza del diritto.
dro abbastanza fedele dei ptopti complessi rapporti con Hans Da Kelsen, tuttavia, egli prende apertamente le distanze ri'
Kelsen, non solo ammettendo i numerosi debiti c,he 1o le- volgendo contro la suá concezione normativistica la pringi;
g no a tale autote, ma assumendo anche una posizione fon- palé critica di suggerire una visione mopPo risttetta -del
damentalmente autonoma nei suoi confronti; ció 1o porta óampo d'indagine della scienza giuldi6¿ la qaale -vgtreblg
a sottoporre la concezione kelseniana ad un'ampia critica e destinata ad oicuparsi delle ragioni formali della validiti del
a proporre una soluzione alternativa dei problemi da essa diritto piuttosto Che del significato e dei citeri di riconosci-
afirontati. mento di tale validitá. Su questa base, argomenta ancota
L'occasione di questo bilancio é il dpensamento metodo- Ross, risulta impossibile metiere in contatto la validiti del
logico di un tema teorico specifico come quello delle « fonti diritio con la realtá empirica, e determinare in concreto se
del diritto », tema che, sottolinea Ross preannunciando un un diritto valga << qui e ora »>.
atteggiamento che sará anche delle sue opere piú tatde, <( non Un esempio delle incongruenze prodotte da questa impgr-
puó porsi in tutta la sua chiarczza se non é lo stesso diritto tante limitazi.one emerge allorché Kelsen, dopo avete afier'
positivo a diventare un problema »>. Individuare dei criteri mato che << sarebbe privo di senso )> cercare di cogliete l'es'
per stabilire univocamente da cosa il diritto ricavi la propria senza dell'attuale stato russo <( conservando validitá a quella
validitá richiede in alri termini che si sia preventivamente norma originatia [...] che aveva investito gli zar della su'
stabilito che cosa significhi affermare che un sistema giuridico prema autóritá normativa »>, considera in generale un << fatto
ha validit), e in quale modo esso possa essere fatto oggetto incontestabile » che le rivoluzioni vittotiose mutino f ideolo-
di studio con strumenti dotati di scientificiti s. gia dello stato e la rclativa norma fondamentale. In tal mgdo,
ósserva Ross, Kelsen sembra non awedetsi che, neIl'ámbito
L929; Kritik der sogenannten praktiscben Erken¡tnis. Zagleicb Prolegonena
di una teoria coerentemente normativistica, dovrebbe essere
za einer Kritik der Rechtswissenscbaft, Kobenhavn-kipzig, 1931. Sull'im-
pottanza di queste due opere per la comprensione degli sviluppi successivi esclusa l'eventualitá che mutamenti delle condizioni reali te'
del pensiero rossiano insistono pressoché tutti gli interpreti. Un contributo troagiscano sull'identitá dell'ordinamento e modifichino le
particolarmente ampio in tal senso é il lavoro antora inedito di R. Hemández
Í,lfarln, L'eoolazioné del pensiero filosofico-giuridico di Alt Ross, Quanto alla conñessioni logiche su cui si fonda il concetto di validitiT.
prima delle due opere pub precisatsi che Ross, come egli stesso ricorda, ebbe D'alffo canto, iostiene ancora Ross, la concezione kelseniana,
occasione di avere diretti contatti con Kelsen in occasione di un soggiotno
di studio in Francia e in Inghilterra e in Ausuia, ptottattosi dal 192) al sua celebte critica della scienza giutidica, ú.r, ibidem, pp. 186, 206 e passim.
1926, Alcune delle tesi contenute nella Theorie der Recbtsquellel erano 6 Ch, Tbeorie der Rechtsquellen, cit., p. 6.
state comunque anticipate da Ross in un breve lavoro ptecedente: Videnskab 7 << Kelsen, aggiunge Ross,- non vuole aiatto spiegare che- cosa significa
og politik i noderne jarisprudens, in <<Juridisk Forenings », (L9261927), che una norma ha validitá. Dice semplicemente che, se vogliamo spiegare
pp. 25-46. perché una riorña ha valiüti, ció puó awenire solo riconducendo la sua
s Cfu. Theorie der Recbtsquellen, cit., p. 3. Non stupisce quindi l'insi-
validiti a un'alra validitá », ibidem, p. 260,
stenza cofl cui Ross fa ¡iferimento in quest'opera a J. von Kirchmann e alla
L6 A. FEBBxAJo UNA CRITICA REALI§TICA DEL DIRITTo L7
assumendo « che é possibile assicurare I'identiti temporale escludentisi: solo se si ha il coraggio di ammettere cJre « il
di un sistema giuridico con se stesso per il fatto che lá nor- dover essere non é una categoria in conÚapposizione assoluta
ma fondamentale resta identica »> 8, finisce col precludersi coll'essere, egli afferma, si pub giungere a stabilire una rcla-
una spiegazione dei mutamenti che, sotto una medesima nor- zione tra conoscenza delle norme e conoscenza della natu-
ma fondamentale, inevitabilmente intemengono nel corso ta >> 12,
dell'evoluzione di un ordinamento giuridico. A questo capovolgimento di prospettiva Ross perviene
Queste osservazioni consentono a Ross di concludere che atffaverso una strategia di definizione << nominalistica »> 13,
la concezione kelseniana é solo apparentemente positivistica che si propone di sfuggire alla conuapposizione tra metodo
e, lungi dal superare il giusnaturalismo che intende combat- induttivo e metodo deduttivo, e intende essere non <( classi-
tere, porta dentro di sé << senza saperlo, il suo nemico mor- ficatoria » ma « funzionale »> ta. Applicando puntualmente que-
tale » e. In alffi termini, essa, presentando la scienza giuri- ste premesse, egli suggerisce quindi di definire << funzionali-
dica come l'espressione della logica interna di un sistema sticamente »> l'oggetto della scienza giuridica in modo da
basato sulla legge, fa « della legge il presupposto reale del considerare il << contenuto di senso » della norma tipica « á
dititto, il citerio di decisione ü ció che é o non é diritto »>, deve essere )> come funzione sia dell'esistenza o non esistenza
e sfocia quindi in un << diritto naturale formale »> 10. del comportamento dovuto A, sia, reciprocamente, della esi-
La serata confutazione del positivismo kelseniano che si stenza o non esistenza della sanzione .§: solo se á é, allora
é ora riassunta, si presenta, nell'opera giovanile di Ross qui S non é; e vicevetsa, solo se .A non é, allora S é 15. Combi-
in esame, come il culmine di un vasto disegno critico che nando inoltre i due metodi induttivo e deduttivo, Ross giun-
investe non solo Ie concezioni normativistiche che intendono ge a presentare, come fulcro della propria proposta teorica,
il diritto come puro << dover essere >> (Sollen\, ma anche le un concetto organicistico di << sistema >> che comprende gli
concezioni sociologiche (Kornfeld, Ehrlich) che intendono il elementi che costituiscono l'oggetto della scienza giuridicl,
diritto alffettanto unilateralmente come puro <( essere )> non nella loro irripetibile individualitá e neppure nella loro
(Sein), e infine le concezioni (Radbruch, Binder) che, muo- fungibile e anonima successione, ma nella loro « coordinazio-
vendo da una tadicale contrapposizione tr¿ Sein e Sollen, ne »» all'interno di un'unitá organica, il sistema appunto ró.
intendono poi il diritto, con una meüazione incoerente d- Questa concezione comporta due notevoli implicazioni.
spetto alle loro premesse, come appartenente ad un tempo La prirna é che il diritto non puó essere considerato alla
al campo dell'essere e a quello del dover essere [. stregua dei concetti delle scienze naturali in quanto, a diffe-
Sembrerebbe con cib che le possibili alternative di solu- rcnza da questi ultimi, non viene definito all'interno ü un
zione siano esaudte, e che non esistano alffe vie d'uscita per certo sistema, ma é esso stesso che designa questo sistema 17.
risolvere in modo soddisfacente il problema della scieniif- 12 lbiden, p. 269.
cit) dello studio del diritto vaüdo. Ross, invece, facendo se- k definizioni, afierma Ross, non vengono <( provate, ma giustificate »,
13
guire alle sue critiche precedenti una proposta positiva, intro- non.vengono <<dimosüate vere, ma plausibili », cfr, ibidem, p. 280.
t+ « Ogd concetto scientifico, sotiolinea Ross, é un concetlo funzionale.
duce un mutamento d'impostazione che-non ésita a definire La sua giustificazione consiste nel fatto di esprimere una gtandezza che assu-
<< rivoluzionario »> e che svilupperh nelle sue opere successive. me un posto in un'equazione, in
una connessione funzionale », Secondo
Egli suggerisce di considerare <( essere » (Seii) e << dover es- l'esempio di Ross, la forza-peso puó essere quindi definita solo in funzione
della legge di graviti, e non come qualcosa che si trovi << dieüo » \a fotza
sere ») (Sollen) come termini distinti ma fiofi reciprocamente
{i -cravit}; ció infatti costituirebbe « una superstizione antropomorficometa-
fisica », cfu. ibiden, p. 196.
8 lbidem, p. 287. rs l-liQem, p.
e lbidem, p. YI. - 27U71, Occorre comurique precisare che, in quest'ambito,
Ross distingue ulteriormente vari tipi di norma a seconda del ioggetto che
t0 La elaborazione in questo senso piú radicale del pensiero kelseniano, ese¡clta la sá¡zione (individuale o coilettivo) e a seconda del tipo &"sanzione
tanto da-.giunger_9 qd_es-seme la «caricatum» é.comunque rawisabile pei (psichica o fisica) che viene prevista, cf.r. ibiiletz, p. 275.
Ross_ q:Jl'opem di Adolf Merkl, cfr. ibidem, p. 265. 16 lbidem, p. 272.
1t lbidem, pp. 263-264. t7 lbidem, pp. 287 ss.
18 A. FEBBRAJo UNA cRITIcA REALISTIcA DEL DIRITTo L9
La seconda implicazione é che tale sistema , alla pari degli or- fia del diritto del suo tempo <( non é né filosofia né dotmina
ganismi viventi, é in grado di conservare nel tempo la sua
del diritto » essendo in cronico ritardo culturale rispetto alla
identitá nonostante le incessanti mutazioni cui ¿ sottoposto; prima, ed eccessivamente dilettantesca rispetto alla seconda,
pertanto, Ia scienza giuridica, riferendosi al sistema quale
e dichiara quindi di volerla immunizzare da quelle infiltra-
fonte ultimativa del diritto, deve concepfue la realtá giuddica zioni metafisiche che penetrano surrettiziamente nei suoi con-
non in modo statico né come sofirma di operazioni puramen- cetti attraverso la mediazione deIl'etica e particolarmente del
te logiche, ma come una « coordinazione reciproca tra una giusnaturalismo, inditizzi culturali questi solo apparentemen-
serie di azioru sociali in costante intertelazione tra loro »> 18.
te di moda, ma in realt) inesotabilmente superati dallo « spi-
Si giungerebbe cosl a spiegare come una vera e propria rito dei tempi »> il.
necessitá teorica il fatto (riconosciuto in generale dagli autori
Cib significa che la <( conoscenza pratica »>, sulla taccia
anglosassoni, ma tenacemente misconosciuto dal normativi-
di quanto sostenuto da Hágersttdm, deve considerare i << va-
smo e dalf intera teoria del diritto ftancese e tedesca) che
lod » e i « doveri )> non come <( datitá oggettive )>, ma come
tta due elementi del sistema giuridico come la legislazione fenomeni che comprendono dialetticamente in sé momenti
e la giurisüzione, intercorre un fapporto non a senso unico soggettivi ed oggettivi, espetienze di certi impulsi furazionali
ma biunivoco, e che quindi l'attivith di ceazione del diritto
come pure rappresentazioni ruzionali delle cose e delle azioni
"
non é esclusiva del legislatore ma spetta anche al giudice le. cui tali impulsi si riferiscono. Solo chi adotti un tale atteg-
á) Se la Tbeorie ier Rechtsqaeílen costituisce un'antici- giamento non-cognitivistico pub quindi evitare di cadere nel-
pazione, dal punto di vista teorico, del Ross maturo, la Kritik
f illusione c-he . sia possibile conoscere oggettivamente valori
der praktischen Erkenntnis mppresenta un'momeflto aluet- e doveri 2.
tanto importante per la riflessione metodologica rossiana es-
Sebbene nella prospettiva rossiana sia impossibile chie-
sendo il primo ampio documento delf influsso su di essa eser-
dersi che cosa siano valori o doveri, in quanto nella real-
citato dalla filosofia di Axel Hágerstrdm a. tá oggettiva non vi sono né valori né doveti, le proposizioni
L'atteggiamento critico nei confronti della cultura giuri
che a questi si riferiscono non appaiono tuttavia completa-
dica tradaionale é sottolineato anche in quest'opera fin dalle
mente prive di senso. Al contrario, afr.etma Ross, taü propo-
prime pagine. Ross muove dalla constatazione che la filoso-
sizioni proprio in quanto << espressioni mzionalizzate di una
18 lbidem, p. 283.
esperienza furazionale >>, costituiscono dei processi elementari
le La ptoposta positiva, ü per sé ancora esile ma chiaramente preconi- psicologicamente cosl importanti da non consentire ad alcu-
trice di opere piú tarde, alla quale Ross approda nella Tbeorie der Recbts- no di sottratsi ad essi (idola uibus) a. Una critica meramente
qaellen al termine di un vasto lavoro di ricostruzione storica culminante
ne7|'Auseinandersetzilng con Kelsen, é stata subito fatta oggetto di nume- negativa della conoscenza pt^tica non puó essere quindi suf-
rose critiche da parte dei suoi recensori, cfr. P. Andersen, in << Ugeskrift for ficiente. << Non liquidetemo mai l'etica, egli ossetva, se non
Retsvaesen », (1930), pp. 71-80; V. Bentzon, in « Svensk Juristtidning », mettendo al suo posto qualcosa capace di assumerne il cbm-
(1929), pp. 524-540; N. Cohn, in « Juridisk Tidsskrift », (L929), pp. 345-355;
V. Kruse, in « Tidsskrift for Rettsvitenskap », (1930), pp. 135-162. Da pate pito »>, e questo qualcosa, precisa piú avanti alternando anche
suar lo stesso Kelsen avrá successivamente occasione di criticate, da un punto in quest'opefa una pars costraet s a urra pars destruens, do-
di vista normativistico, il realismo rossiano fnaturo, cfr. H. Kelsen, Eine vrebbe essere una disciplina ancora allo stato embrionale,
« re¿listische » unil ilie reine Rechtslebre. Bemerkungen za All Ross: On
I-au anil Justice, in « Oesterreichische Zeitschrift fiir ófiendiches Recht », l'etologia, in grado di iaccogliere e sistematizzarc le cono-
(1959), pp. 1.-25. scenze scientifiche relative ai fenomeni morali sulla base di
a Non a caso, quindi, essa viene dedicata ad Axel Hágerstrijm, mentre
I'opera precedente era stata dedicata a Hans Kelsen.La Kritik der praktischen una impostanone comportamentistica apefia agli sviluppi
Erkenntnis doveva originariamente insetitsi in un progetto di analisi mi- della psicologia e in particolare della psicologia sociale. Una
rante a cogliete della « conoscenza pratica »>, olffe ai fondamenti filosolci
(vol. I), anche gli efietti per la scienza giuridica in generale (voll. II e III), zt Kritik der praktischex Erkenntnis, cit., pp. 492 ss,
e in particolare per la determinazione dei suoi compiti e dei suoi metodi 2 lbidem, p. 431.
(vol. IV). ts lbiden, p. 442.
20 A. TEBBRAIo uNA cRITrca REALTSTICA DEL DTRITTo 2l
tale disciplina, secondo Ross, dowebbe a sua volta a¡ticolar- fn quest'opera Ross enuncia una legg€ della ptoporzio'
si in vari stadi carattetazati da una crescente consapevolezza nalit¿ iÑersa tra il gtado di veridicitá delle teotie del didtto
critica dei vari oggetti volta a volta analizzati, cioé in una e il loro grado di coerente adesione ad uno soltanto dei due
dogxzatica rnorale, che si limita a sistematizzare gli stand,ards elementi iui quali esse possono fondatsi, vale a dire la <( real-
morali esplicitamente formulati in una certa societá, assu- tá »> o la « validitá » delle norme. In particolare, egli indica
mendo acriticamente il loro senso apparente; in una raccolta due antinomie tra le quali finirebbe col dibattersi ogni inter-
del nateriale morale, che estende l'area di ricerca ad ogni pretazione unilatetale (o solo fattuale, o solo normativa) del
manifestazione, anche implicita, degli orientamenti morili; diritto valido.
in una scienza ntorale descúttiaa, che tenta di risalire agli Nella prima antinomia la tesi é che « la validitá del di-
impulsi reali su cui si basano i diversi orientamenti moráli ritto é determinata relativamente a certi fenomeni stotica-
raccolti, e infine in una scienza ruorale esplicatiaa c-he, collo- mente rilevanti )>, mentre l'antitesi é che << i fenomeni sto-
candosi ad un livello piú elevato di rifléssione, riesamina i ricamente rilevanti sono determinati telativamente alla vali-
ditá de1 diritto in quanto tale »> 4. Un esempio della difficoltb
i. . .
dati a disposizione per giungere a stabilire leggi generali dei
fenomeni morali 24. di sotttarsi a questa antinomia é fornito dall'opera dello
c) I due 6loni ora sottolineati (critica del pensiero kel- stesso Kelsen, il quale da un lato si awede che il diritto
seniano e recezione del pensiero hágerstómiano), pur costi- valido non puó esiere dedotto da fatti storici, e fa quindi
tuendo un costante cenüo di interesse nel pensiero di Ross, ricorso ad una norma fondamentale il cui carattere giuridico
subiscono, nel prosieguo della sua produáone, revisioni e é presupposto senza ricorrere ad altri fatti o norme, ma, d'al-
ritocchi tendenti a fonderü in una concezione unitaria. Cib mo lato, pub evitare solo formalmente tale antinomia essen-
é esemplificato assai bene, olme che dai saggi dei quali si par- do cosffetto ad ammettere che la <« scelta >> di una norma
lerá piú avanti, da una monografia appasa nellrimmediato fondamentale non risulta libeta e, per non essefe arbitraria,
dopoguerra,Touards a Realistic Jurispiidence, alla quale ac- deve << accordarsi »> con il sistema giuridico storicamente ope-
cennerb solo brevemente E. rante P.
In essa Ross prosegue il suo programma di critica della Nella seconda antinomia indicata da Ross, Ia tesi é che
scienza giuridica rielaborandone congiuntamente, sia la com- << la regola giuridica é un?asserzione ditettamente pratica,
ponente mitteleuropea (Kelsen) %, sia la componente scandi- riguardánte la validitá del diritto » (la regola giuridica, in-
nava (Hágersmóm), e quindi sviluppando i risultati ottenuti somma, é un imperativo), mentre per l'antitesi, la tegola
dalla Kritik e dalla Tbeorie con occhio rivolto alla lettera- giuridica risulta essere un'asserzione direttamente teorica ri-
tura e alla tradizione, anglosassone, in particolare al realismo guardante i fatti (la regola giuridica, insomma, é un giudizio
giuridico americano z. ipotetico). Ancora una volta, la concezione di Kelsen rap-
presenta un esempio di superamento solo formale dell'anti-
2a lbiden, pp. 446-47. nomia in questione, in quanto se é vero che tale autote di'
w Cfu. Touards a Realistic lurisprudence. A Criticktt oÍ the Dualism
if.-14*, Kobenhavn, 1946. Talé opeia si basa su un precedánte lavoro di stingue üá norme secondarie, intese come imperativi che
AIf Ross: -Virkelighed og gldigbeá i retslaeren. En kritik al den teoretiske esprimono direttamente un dovere, e norme primarie, intese
rc t u i d n s k ab s gr a n d b e gr b e r, Kobenhavn, 1934.
come giudizi ipotetici che stabiliscono una connessione tta
s e e
2ó.Prose-guendo I'esame critico di Kelsen, Ross
indica qui quatro fattori
Cgne¡lgi della sua operu: a) l'idea positivistica dell'esistenza di ina dogmatica infrazione della norma e sanzione, i due tipi di notme fini-
giaridica diversa da una teoria iociale; b) la concezione tradizionále del
diritto come sistema di regole vincolanti, obbligatorie (valide); c) la conce-
zione kantiana di una asioluta diversiti metúologica tra Sein' e Sollen; tiano, ha tentato di interpretare il diritto, in linea di principio, come uq
d) g¡lncrollabile volonti di coerenza scienrifica, iblden, p. 39. sistema di norme vincolanti che detivano la propria validitl da certi principt
3 Di_quest'indirizzo Ross sottolinea l'affinith con É -propda posizione di giustizia a priori», cft. ibidem, p. 9,
osservando che esso si oppone decisamente « alla radizionale ionceiione del a Ctu. ibidem, p. 57.
continente europeo che, dall'epoca del diritto naturale e dell'idealismo kan- » lbiden, p. 59.
22 EEBBMJo UNA CRITICA FJEALISTICA DEL DIRITTO 2,
^.
scono poi per implicarsi vicendevolmente e danno luogo collegate ua loro dalla influenza che la credenza nella validiti
nella prassi a un dnvio reciproco ad infinitum§. é in-grado di esercitare sull'apparato coercitivo. Schematica'
Assumendo queste due antinomie come termini di rife- menté si ha insomma una duplice serie di retroazioni reciPro'
lmentg negativo, Ross, dal canto suo, non si affida piú in camente connesse, che mosffano chiaramente, nel loro insie-
Towards a Realistic lurispradence alla proposra Íatti nella me, rron solo la distinzione, ma anche la interdiperLdeflza
Tbeorie d.er Recbtsquellei, proposta ché egli sottopone ad delia dimensione fattuale (coercizione-interessi) con la dimen-
un'esplicita rctractaiio, ma iñtrüuce invece-un modeflo piú sione normativa (autoritá-riconoscimento) all'interno di ogni
complesso di diritto valido fondato su una teoria che cán- Y:
ordinamento giuridico
cepisce il diritto come apparrenente sia << al mondo dei fatti
g¡npit¡.i » sia << al mondo superempirico delle idee eterne >> 31;
il dualismo rcdtd/validitá nón doviebbe essere cosl eluso soló
formalmente, ma superato col mostrare che, correttamente in- lmposizione autoritat¡va
te_so, esso non é espressione di punti di vista inconciliabili delle norme
ed opposti, e simboleggia invece differenti elementi, di fatto
compresenti nel fenomeno giuridico 32.
Tale modello comprende quattro fattori che interagisco-
¿r?,;E:;!:tr'38,:¡:",9"x")
no po,tenziandosi recipfocamente in un processo che si auto-
dproduce: a) un sistema coercitivo; b) tn atteggiamento in-
teressato (timore delle sanzioni) la cui intensitá é diretta-
E giunto ora il momento ü mosttare come gli elementi
mente proporzionale all'intensitá del precedente; c) un at- antiforára[stici e antimetafisici di questa propo§ta teorica di
recupero del concetto di validiti alfinterno di una prospet-
teggiamento disinteressato (rappresentazioni di validitá in-
dotte dalla totza dt suggestion¿-degli usi e dei costumi); /) tiva iattuale, proposta che (come é noto) ha ispirato le ope'
un'imposizione autoritativa delle norme, la cui rilevanza é re piú famose di-Ross e in paticolarc On Lau and lustice,
direttamente prop_orzionale alla nlevanza del fattore prece- son; stati ripresi e precisatiln alcuni dei saggi raccolti nella
presente aniologia. In particolare i ptimi due -saggi di -cui ci
dente 33. Queste due coppie di fattori interagenti son'o poi
ó.*p.r"mo si lollocano prevalentemente nel filone háget'
strdiriano, mentre gli altri due si collocano prevalentemente
§ lbidem, p. 74. Un'ulteriore importante critica che Ross muove a Kelsen nel fllone kelseniano del pensiero di Ross.
in questbpera riguarda-la fondamentále impossibílitá di distinguere tra diritto
e morale muovendo da presupposti rigoiosamente kelseniañi. cfr, ibidei.
p. 4§;-e ancbe Theorie de.r Reibtsquellán, cit., pp. 261 ss.
.. 3t Per_Ross, che siriferisce in questo punto esplicitamente alla filosofia 3. Sulla nataru dei giudizi di aalore
di ¡".I Hágerstróm, l'idea di una validiti metaempirica non viene quindi
esclusa, ma interp-retata come <( una ruzionahzzazione-di certe espetienzJemo-
tive, e quinái inclusa nel mondo dei fatti ». Pertanto, le asserzióni sulla vali- Che l'adesione al pensiero hágersttómiano documentata
ditá pratica -di valori o obblighi risultano mancanti '<< di ogni sígnificato od dalla vasta analisi áelia Kritik dér praktischen Erkenntt is
oggetto, sebbene posseggano un valore emblematico comd simbóli di certi sia non un punto d'atrivo, ma piuttosto un puflto di paten-
fenopeni. psico-Esici », cfr. Touards a Realistic Jurisprudence, cit., pp. 10-13.
32 E interessante notare che I'analogia tra ordinámento giuridiio e gioco za pü la riflessione rossiana, é mosttato con particolare- evi'
degli scacchi, che costiruisce come é nóto uno dei punti ceñtrali de[e árs; detaa da un saggio del 1945, On the logical natare of the
mentarioni svolte in on Lau and f ustice, viene luciáamente sviluppata giá"in
-aalutatiae), ol oalue
questbpera. Il gioco degli scacchi viene qui usato come un Áempio di
propositions (Sulla natara logica delle proposizi'oni
« ordinamento sociale » reso possibile dalla éomune tendenza ad accetiare le nel qlale al modello di scienza elaborato nella
regole del gioco e nel-quale le mosse dei singoli giocatori hanno quindi una
<( mutua cge-ren?a di significato » che é compiensi-bile solo per chf « conosca zione di « tioi ideali » che radicalizzano in modo unilatetale il corso reale
le r-e-gole del gioco », ibidem, p. 89. degli eventi,'tralasciando fattori secondari o intervenienti, ibidem, p. 82.
s Questi elementi vengono identificati, precisa Ross, atffaverso la costru- ?A lbidem, pp. 89, 147.
24 '
^.
FEBBRAJo
,r*A cRrrrcA REALIsTTcA DEL DTRITTo zj
ffi
,rori
y!,,*ri:,',1?i:'"_N["'"yi*:"!{:,r"]lr!:rii*;*xri,:$-
paa biotosiik Grundtigl iici.''---
'-"' s Cfu. inlra, p.
ti!ffii,Til'i1io#u,togi § Cft. ixfra, p. 1L5.
71,3.
26 A. FEBBneJo uNA cnrrrcA REALrsrIca DEL DIRlrro 27
nica, per questo non cesserebbe di essere oggettiva la üffe- toriomamente ctitica nei confronti di alcuni autoti neopositi'
renza tra rosso e verde e, vicevefsa, due marche di sieari o visti, come Carnap e von §lright, che, nell'ámbito di quella
due tipi di vino hanno oggettivamente qualiti diverse s"ebbe- che egli chiama la << teoda oggettivistica moderata », sosten-
ne soltanto i conoscitori piú raffinati siano in grado di ,p- gono un << parallelismo » tra esperienza valutativa e espetien-
prezzatne 1a diversitá). Anzi, per Ross << l'accoido interso!- ia sensotiale in base al quale a) i valori satebbeto costituiti
get-1iv9 é di cosl scarsa úlevanza che, in linea di principió, da << esperienze di valutazione » ptoprio comg gli oggetti
nulla i¡¡p.¿irebbe la cosruzione di un sapere oeseitivo ier- fisici soño costituiti dalle « esperienze sensoriali », e quindi
sino se non ci fossero due persone dotate degli ilessi organi b) tra osservazione e valutazione non dovrebbe sussistere
sensoriali e non potesse quindi esservi alcuñ accordo Ju[a alcuna difierenza di principio, ma soltanto una rilevante dif-
descrizione del fenomeno in questione » s. fercnza di grado. In secondo luogo, Ross, sia pute seguendo
Ai tests della « corrispondenza alla rcaltá » e del <( con- altri itinerari, finisce col giungere a conclusioni non dissimili
senso intersoggettivo »> Ross quindi sostituisce, quale criterio da quelle di Hágersttóm. Cosl, allorché cerca di stabilire, in
rletermilante per_-stabilire l'oggettivitá ü una' cérta proposi- prospettiva semantica, di cosa siano giudizi i giudizi di va-
4o-\r, il test della differenziazione, che sposta il piobiema loref egli osserva che il valore non é una <« classe di qualiti »
dalla omogeneitá, pressoché irraggiungibile, delle descrizioni oggettiva in quanto é impossibile, ricorrendo al solo valore,
4 *, certa quaütá (Ross suggerisce di pensare alla difficolt) distinguere tra due oggetti che siano sotto ogni almo aspetto
di ottenere descrizioni coincidenti di óolori come il giallo identici ar, inoltre, cercando di stabilire, in prospettiva pmg-
cromo o iI rosso porpora), alla invarianza de77a relazione in- matica, quale sia la lunzione delle proposizioni valutative,
tercorrente tra la regolare presenza della qullitá in questione egli precisa che, nella misura in cui tale funzione non si esau-
in un certo oggetto e la sua regolare identificazione -da parte riice nel loro essere asserzioni su qualcosa, esse hanno carat-
dei.soggetti osservanti. Indipendentemente dalle divers" p.r- tere non-logico non potendosi fondare sull'esperienza o.
cezigli soggettive di un ceto colore, questo puó pertánto
considerarsi, con termine carnapiano, uná << claise di qualiti
oggettiva »> se é possibile distinguere regolarmente due oggetti 4. Sulla unioersalizz,abilitt dei giudizi morali
identici sotto ggni alro aspemo, trannJche per il loro cóiáre,
pet ttezzo della sola osservazione, oppufe di una piú vasta Lo stesso atteggiamento critico che pota Ross a ptendere
esperienza comprendente anche il comportamento ü alffe posizione contro ogni concezione metafisica dei valori, ispir-a
persone (su questa base, persino il cieco ammetterá che esiste
I
á questo autore un'analisi corrosiva del tentativo, assai sofi-
una differenza oggettiva üa il rosso e il verde ove sia a cono- stiiato e gnoseologicamente consapevole, compiuto da R.M.
scenza che tutti i vedenti distinguano tali colori 4. Hate in Freedonz and Reason s per stabilire, su basi (apparen-
Questa revisione metodologi'ca di due cardini della teo- temente) immuni da suggestioni metafisiche e razionalmente
da hágersuómiana, quali la teoria delle emozioni e la teoria controllabili, un criterio di validiti intetsoggettivo e univet-
della realtá, non segna tuttavia, se applicata al tereno della sale dei giudizi motali. Un tale criterio, pur senza pretendere
determinazione della narura delle próposizioni valurative, un
radicale voltaf.accta in senso neoempiiistico di Ross rispetto ar Cfr. inlra, p. 127.
a2 Se Ie ptopoiizioni valutative avessero la sola funzione di essere asser'
4le tesi esposte nel7a Kritik der'sogenanntefl praktiicben zioni su qualcoia, aggiunge infatti Ross, porei ad esempio accettare I'aficr-
Erkenntnis. mazione téorica che-mentire é odioso, e allo stesso tempo mentite continu¿'
In primo luogo, Ross mantiene infatti una posizione au- mente, il che pub essere « perfettamente logico » da un punto di vista ast¡atto
ma é « assurdo » dal punto di vista del linguaggio comure, cft. i¡ira, p.-L)O.
a Cfr. il saggio di Ross, Sul ragionamexto no¡ale (critica a R.M. Hare),
alle pp. 159 ss. di questa antologia.
3s Cft. infra, p. 123. sCfr. R.M. Haré, Freedom áld Reason, Oxford, 1961, p. 17, trad, it.
4 Cfu. infra, pp. LD-L24. M. Borioni e F. Palladini, Milano, L97L, p.71.
28 A. FEBBRAJo UNA cRITIcA REALI§TIcA DEL DIRITTo 29
di giungere ad una oggettivita assoluta, dovrebbe consentire. non si sia dei f.anatici, é desiderare di sopportare una san-
*.
-di isoláre e <( mettere al tappeto , q"ulriarí
secondo-Ilare, zione
conmadüttore fanatico, procurandosi, per .olit.o, il .ánr.nro fn secondo luogo, il criterio indicato da Hare sarcbbe insuf-
di chiunque resti sul terreno d.el senso comune. Esso si basa ,,,
f.ciente a determinare in modo adeguato ció che si dovrebbe
un-principio che riecheggia l'imperativo categorico kantiano fare nelle diverse situazioni: essendo << illimitato » il numeto
(« Non devo mai agire che in-modo tale áa Doter anche delle carattetistiche di ogni singolo caso, ogni prescrizione indi-
volere che la mia mássima diventi una legge
e che puó essefe riassunto nel modo seguente:""ilr".rut.
ri;, viduale risulta universalizzabile in un numero illimitato di
<( non trattare modi e pertanto la clausola rebus sic stantibus risultetebbe
nessuno in un certo modo se tu stesso, nelle medesime con- ptiva di significato preciso. Nell'esempio dell'imprigionamento
----
dizioni, non vorresti essere trattato in'quel
-odo , ¿.- per debiti pottebbe cosl accadere che sia rilevante il numero dei
La cntica rossiana di tale principio cónsta di ue arqomen- figü del creditote, l'ammontare del debito, le condizioni del
tazioni principali. Anzitutto, il piincipio di Hare ürebbe debitore e cosl via, e in ognuno di tali casi si avrebbe una pre-
arbitrario in quanto, non distinguendo ció che il soseetto deae scrizione generale diversa 4.
d-a cib che il soggetto desideru fáre porterebbe alla íóncrusiorrá In terzo luogo, il pdncipio di Hate satebbe inapplicabile
che ogni comport_4mento sgradevole sia per ció stesso moral_ in quanto richiederebbe che ci si ponga nella medesima << situa-
mente inaccettabile. E difficile, osserva Róss, capire come Hare zione »> della persona coinvolta, ma poiché tale situazione com-
ritenga di non poter dare il proprio u...nio ád ,rrru prescri_ prende non soltanto l'ambiente esterno e le condizioni ü vita,
zione morale generale se quesá, una volta che sia appliiata nei ma anche il suo mondo intellettuale, si avrebbe una totale
suoi confronti, lo cos-tringe ad un comportr-.nto ,g.adevole identificazione che sarebbe o impossibile o inutile ai fini di una
in relazione ai suoi desideri e alle suá inclinazioni"lreconáo unive¡salizzazione della prescrizione in questione $.
l'esempio di Hare, B, il debitore, non pub dire di douer mÁ- Fin qui l'argomentazione di Ross, che é condotta, come si
darc A in prigione per debiti senza imiegnarsi, nel .o"áÁpo, vede, da un punto di vista rigorosamente intemo alla costtu-
ad accettare ia tesi plr cui C, il quale ex bypothesi si tróva zione di Hare e si fonda su quella concezione non-cognitivistica
nei suoi confronti ntlla stessa situazione, d.u. *"ndu.. l"i dei valori che costituisce uno dei motivi conduttori delf intera
1n pngrone, e ció B non é disposto a fare dato che ha una opera rossiana. Una tale serie di atgomentazioni critic-he, tut-
forte awersione ad.andare in-prigione)or. In q,.r.rto tavia, apre assai piú ptoblemi di quelli che cerca di chiudere, e
i_nfatti, si escluderebbe ogni poisibilita
'di
fx uá."!fi...-odo,
liri per di piú non giunge, contrariamente alle intenzioni, a toc-
dizi morali che presmivoño sánzioni, in quanto nelsuno care il nócciolo del tentativo di Hare. Per simmemia possono
f,ub
desiderare di esservi a sua volta soggetto. La radice dilla quindi restituirsi a Ross, evidentemente con diverse motiva-
difficolti é, insomma, nell'ambiguitá déi termine "uolr."-.h. zioni, le accuse che egli stesso muove ad Hare.
viene inteso da Hare non tanto nel senso di << accettare moral- Anzitutto anche la citica di Ross pub dirsi in certa misuta
mente » quanto piuttosto nel senso di << desiderare ». « ausoi_ arbitruria in quanto non tiene conto della eterogeneiti delle
care.» qualcosa,- mentre evidentemente solo nel primo ca'so argomentazioni di Hate nelle quali sono presenti ue diversi
sarebbe compatibile con l'accettazione da parte di'B di principt, üa loro strettamente connessi anche se faciümente
sgraditi come sanzioni nei suoi confronti: una cosa é"u.nti ,olo diversificabili l'uno dall'altroz a) la << regola aurea )> in senso
sopportare una sanzione perché ci si sente obbligati, un,altra stretto, per la quale la propria volontá diventa un criterio di
cosa, ben diversa ed estrlmamente improbabile"a á.n" .li. azione determinabile mediante tmslazione ipotetica di se stessi
nella posizione dell'altro (mi tarcbbe piacere se...?); b)laprova
fi. cfr.. anche, al
. -p-roposito il riferimento di Ross alla rifo¡mulazione del
prrncipio kantiano elaborata
s Cfu. Sal ragionamento da Nelson, infra, p. L66. § Cfr. infra, p. 168 ss.
q morale, ii¡ra,'p.' ieA. o Cfr. irfra, p. 171.
Cft. infra,b. tS¡. n Cft. infra, p. I72.
30 A. FEBBnaJo UNA cRITIcA REALISTICA DEL DIRITTo )L
della reciprocita, per la quale é la volontl della contropatte a la elimi¡azione di un disdicevole relitto metafisico proprio di
diventare uiterio di azione determinabile mediante tmslazione una superata posizione <« cognitivista », ma comporta anche,
ipotetica dell'altro nella posizione del soggetto decidente (gli sul piano pratico, una assolutizzazione del principio dell'egoi-
farebbe piacete se...?); e infine c) la prova dell'universalnza- smo degü intetessi, non meno metafisico e di ancor piú diffi-
bilitá in senso ampio, per la quale il criterio di azione non ti- cile fondazione del primo conseguenza questa dalla quale
siede né nella volonti propria né in quella dell'aluo, ma nella -
lo stesso Ross sembta volere prendere le distanze allotché
volontá del gruppo nel suo complesso, di cui si ipotaza la riconosce, a dire il vero con una certa incoerenza con le sue
reazione di fronte ad una diflusione generulizzata dell'azione premesse, il
valore euristico ed educativo del principio ü
in questione (dove si andrebbe a finire se tutti facessero...?)51. universalizzabilitá proposto da Hare t.
Ora, dalla lettura delle sue ctitiche, risulta che Ross semplifica
un po' troppo le argomentazionl di Hare e si concenua pres-
soché esclusivamente sulla ptima ipotesi, mostrando di consi- 5. Su positiaisruo giurid.ico e giusnaturalisno
derare la seconda semplicemente una sua sottospecie, e igno-
rando la terza. Come il filone antimetafisico, anche il filone antiformali-
fn secondo luogo, anche la ctitica di Ross tisulta insuffi- stico, in particolare antikelseniano, conosce una sua evoluzione
ciente in quanto evita di confrontarsi col problema che Hate nel cotso della produzione di Ross. In quest'arrlbito una tappa
suscita allorché ammette la possibilit) di selezionare in modo importante é costituita da un a¡ticolo del 1961 nel quale,
univoco le catattetistiche rilevanti per la costruzione di quelle riadattando in una prospettiva piú ampia argomenti accennati
situazioni frttizie sulle quali si fonda come si é visto il ptin- nellaTheori.e der Rechtsqaellez, e successivamente dpresi in
cipio di universalizzabilitá. Infatti, mentre Ross resta su un vari discorsi e saggi, viene sviluppatala tesi della sostanziale
piano puramente logico e si limita a sottoüneare la illimita- convergenza di giuspositivismo kelseniano e giusnaturalismo 53.
tezza, in linea di principio, delle carattedstiche possibili, e Questo nucleo argomentativo risulta articolato nel saggio
quindi la necessaria atbitraúeti e soggettivitá di ogni opeta- in questione in modo sistematico. In esso Ross muove d¿ una
zione di riduzione, Hare rinvia implicitamente alla premessa, ridefinizione sia del << positivismo giuridico », che viene inteso
non logica ma antropologica, che, al di h di diffetenze teli- come quell'approccio ai problemi della filosofia e della scienza
giose, economiche, politiche etc., esiste un senso comune dif- del diritto che é basato su principi empidstici e antimetafisici,
fuso nelle societá umane piú diverse, capace di garantire un sia del giusnaturalismo, che viene inteso come guell'approccio
qualche criterio di selezione intersoggettivo, premessa questa ai problemi della filosofia e della scienza del diritto cJre é basato
che non esce scalfita dalle argomentazioni logiche di Ross. sulla credenza che il diritto non pub essere descritto o com-
In terzo luogo, anche la ctitica di Ross risulta inapplica- preso esaustivamente in base a princípi empiristici, ma tichiede
bile i¡ quanto egli non sembra rendersi conto che il principio una interpretazione metafisica; infine giunge alla conclusione
dell'univetsalpzabihtd di Hare non é, né intende essere, pura- che tispetto a queste definizioni la teoria kelseniana, comune-
mente desctittivo o puramente prescrittivo, ma si pone piut- mente riguatdata come la piú coerente manifestazione del posi-
tosto a un livello mátaetico o piaxeologico non preientandosi tivismo giuridico, deve essere piú opportunamente denominata
tanto come un imperativo categorico quanto come uflo stru- il Ch. infra, pp. 174-175.
mento di risoluzione <( praticabile » di concreti conflitti di e Il concetto di oaliditt e ilconflitto tra positioismo giarid.ico e giusxa-
interesse. E p.t questo che la pura e semplice eliminazione ü turalismo, infrd, pp. 137 ss. Sullo stesso argomento, non modificando sostan-
tale principio non comporta solamente, come vorebbe Ross, zialmente le proprie argomentazioni, ma riprendendo anzi vari passi, Ross
¡itorna alcuni anni piú tardi in un articolo in danese pubblicato in occasione
5r Cfr. P. Baumanns, Einliibrang ia die praktiscbe Philosopbie, Stuttgart, dell'uscita del volume curato da M. Maihofer, Natunecht oder Recbtspositi
uismus, Darmstadt, L962 (edizio¡e otiginale Natutet cot tru retspositioisme,
1977, pp.59 ss., cfr. anche W. G6lz, Begrilndangsprobleme der praktischen in « Tidssk¡ift for rettsvitenskap », (1963), pp. 497-525), tmd. it. di Saverio
Philosopbie, Stuttgart, 1978, pp. 129 ss. Siciüano, Giasnataralisno cotttro positioisno giaridico, cit.
32 A. FEBaRAJo UNA cRrrrca REALrsrrcA DEL DrRrrro 33
blema che il secondo colloca invece al centro della propria la varietá e la convivenza delle scelte sono possibiü »> e. Assu-
attenzione. mendo invece come punto di ri{erimento un certo modello
fJna terza alternativa tiguatdo alla definizione del positi- di << scienza », il positivismo giuridico puó apparire uno stru-
vismo giuridico (e del giusnaturalismo) che emerge dal dibat- mento adeguato ad assicurare la scieniificiti áella cosiddetta
tito italiano, intetessa la prospettiva, strutturale-¿nalitica o scienza giuridica, oppure, al conffario, ullo strumento del
funzionale-globale, che volta a volta viene impiegata per tale tutto inadeguato, e anzi d'ostacolo, al raggiungimento di tale
definizione. Se si adotta la prima prospettiva si cerca (come scopo.
fa Bobbio @) di considerare il positivismo e il giusnaturalismo Rispetto a talí altemative la posizione di Ross é chiara-
distinguendo anzitutto nel loro ámbito vati aspetti (ideologici, mente_orientata, pet quanto riguarda il punto di riferimento
teoricó-generali e metodologici), e quindi detetminando i mp- prescglto, verso la scienza piutiosto che verso la politica, ma
porti reciproci che tra questi intercortono. Se invece si assume é_ ambigua pel quanro riguarda il risultato raggiirnto, che é
ia recorrdá prospettiva (.o*" consapevolmente fa Scatpelli),la di << funzionalitá »> per il positivismo giuridico inteso come
cosa piú importante non appare piú sezionate il positivismo studio empirico dei fatti del üritto, e quindi come realismo
giuridico e iI giusnaturalismo per confrontarne le singole parti, giuridico, 94 i di « disfunzionalit) » pei il positivismo giuri-
ma piuttosto date del positivismo giutidico, e del giusnatura- dico ,i /a Kelsen, compromesso dallá ass,rizione surreitizia
lismo, una intetptetazione che cerchi di coglierne il significato ,li- ipotesi metafisiche che, eome si é visto, lo degraderebbero,
globale tispetto a un certo punto di vista preventivamente alla pari del giusnaturalismo, al rango di non-sáienza.
scelto ór.
Il suggerimento di Ross di coniiderare << quasi-positivi-
Alla luce di questa altetnativa, la posizione di Ross risulta stica »> la concezione kelseniana, contro l'opinione difiusa che
chiaramente impegnata a darc sia del giusnaturalismo sia del la vede come una delle manifestazioni piú-alte della corrente
positivismo giuridico delle definizioni globali; tali definizioni, del positivismo giuridico, non comporü insomma, in base a
peralffo, non restano confinate in un conftonto diretto, ma quanto- si é detto u,na innovazione meramente terminologica,
vengono invece riferite ad un elemento intermedio di compa- ma richiede anche l'accettazione di una serie di scelte preli-
razione funzionale. minati come l'adozione, quale punto di riferimento, di un
Questo ci porta ad una qaarta ed ultima alternativa: il modello di scienza, non di otgmizzazione poütica, interpre-
punto di riferimento dell'approccio funzionalistico o teleo- tato in chi?ve rigorosamente empiristica, sülla base del ire-
-filo-
logico puó infatti essere, come osserva Scatpelli, o la politica supposto di una conrinuita metodologica tra positivismo
ola sclenza, senza che cib condizioni in modo univoco il giu- rg-{.q : positivismo giuridico. Ció é quanto Rbss sostiene giá
dizio di funzionalit) o disfunzionaliti cui volta a volta si per- all'inizio 4el saggio in questione, ma é proprio quanto risuÍta
viene. Cosl, se si assume quale punto di riferimento il « si- piú dificilmente rccepibile d¿ una tradizione piofondamente
stema politico » si pub giungere facilmente a ptesentate il radicata, che tende a sganciare il positivismó giuridico dal
positivismo giuridico come un cieco sttumento degli interessi positivismo filo_sofico e a dtenere che lo studio áelle norme,
politici dello stato del quale privilegerebbe in modo indebi- che é proprio del _primo, ticlrieda una metodologia profonda-
tamente unilatetale le leggi scritte, oppure si pub giungere, mente diversa dallo studio dei fatti, che caratieizza il se-
anche se piú di tado, a sostenere, come fa lo stesso Scarpelli, condo 6.
che il poiitivismo giuridico, per la sua « fedeltl alla legge La concezione di Ross, oltre che diffcilmente recepibile.
fondata con metodi democratici » é, nello stato modemo, il risulta non del tutto motivata. Se da un lato, infatti^, essá
« garante della liberti »> e « il custode delle strutture in cui
.Ibidem, p. L53, cfr,-angfre U. Scarpelli, Diritto ?taturale uigente?, in
^e
c Occidente », 1951, pp. 99-123.
to Cfr. N. Bobbio, op. cit.
6r Cfr. U. Scarpelli, op. cit. . i.9f.. E. Pattaro, Postilla a A. Ross, Giasnatur¿lismo contrc positioismo
tiuridico, ctt.
36 A. FEBBRAJo UNA cRrrrcA REALrsrrcA DEL Drnrrro 37
puó appatire opportuna in quanto, considerando il positivi- tiva, si pone da un punto ü vista soggettivo, intemo alla
smo come una scienza di fatti (non di norme, né tanto meno coscienza dell'attore e quindi esterno all'ordinamento, come
di valori) volta ad estromettere dalla riflessione sul diritto puó ammettere l'esiste¡za ü direttive oggettive, esterne alla
infllrazioni metafisiche, si rende piri chiara ed univoca la coscienza dell'attore e quindi individuabili solo da urr punto
contrapposizione ffa positivismo e giusnaturalismo; d'altro di vista interno all'ordinamento? 6
lato, ove si assuma come punto di riferimento funzionale non E chiaro che Olafson si rifá con questa critica ad un con-
Ia << scienza )> come fa Ross, ma il << sistema politico », le al- cetto di validitá diverso da quello di Ross. Nel saggio com-
leanze risultano capovolte ed é questa volta il « quasi-positi- mentato in precedenza, Ross stesso, facendo riferimento ad
vismo >> rossiano, cioé il positivismo giuridico inteso come Hart, aveva elencato te sensi diversi del termine « validitá »
scienza di norme giuridiche derivate da un potere cefrtraliz- che possiamo denominare rispettivamente « normativistico »>
zato, che si conuappone piú tadicalmente al giusnaturalismo: « realistico »> e << giusnaturalistico »> in quanto in essi la vali-
a fianco di quest'ultimo, infatti, si colloca ora, paradossal- ditá viene volta a volta intesa come capacit) di una norma
mente, il positivismo inteso come realismo giuriüco che, sia <li ptodurre gli effetti giuridici voluti (in questo senso il suo
pure per altra strada, e quindi senza seguire le ragioni del- contrario é « nullitá » o << invaliditá »), come esistenza nella
l'equitá ma quelle dei fatti sociali, non puó evitare di sotto- realtá di comportamenti corrispondenti a una norma o a un
porre a critica f ipotesi << quasi-giuspositivistica » (normativi- insieme di norme (in questo senso il suo conuario é << ineffi-
stica) della monopolizzazione del diritto, alla luce di una prassi cacia »>), oppure come qualitá morale di una norma o di un
politica che é manifestamente orientata in senso contrario ad insieme di norme (in questo senso il suo contrario é << ingiu-
essa, vale a dire verso un processo di crescente decentramento stizia »)6.
e a¡onimizzazione del potere. Questa connessione ma l'obiezione di Olafson e le obie-
zioni mosse da Hart sul terreno normativistico, non viene
tuttavia sviluppata da Ross il quale, nella sua risposta, si
6. Sulla d.istinzione tra obbligazioni soggettiae ed. obbliga- limita a mostrare che la stessa locuzione "essere oggettiva-
zioni oggettiae mente obbligato" risulta compatibile col punto di vista <( ester-
no »> all'ordinamento, che é proprio del realismo. Anche un
In occasione della pubblicazione di Directiues and Norns obbligo giuridico oggettivo, egli infatti osserva, pub essere
(opera che, almeno in parte, corregge e integra tesi di On Laa
inteso, senza Larc riferimento a concetti metafisici di validitá,
and lustice), Ross interviene con un bteve saggio su una serie come un concetto che diremmo << disposizionale », che cioé
di questioni sollevate da alcuni suoi critici il.Tra le numerose si riferisce a una certa situazione giuridica ipotetica nella
obiezioni di cui egli si occupa, provocate talvolta da veri e quale f individuo é sottoposto a certe reazioni dá parte dellbr-
propri fraintendimenti, una in particolare, sollevata da F.A. dinamento Je non si comporta secondo una certa prescrizione;
Olafson, assume notevole tilevanza, sia per la sua inffinseca iq mgdo analogo possono essere anche intesi, aggiunge Ross,
portata, sia per le implicazioni che essa comporta. gli obblighi <( oggettivi »> di natura non giuridica, corne quelli
Olafson si chiede come Ross possa affermare che la vah- di natura morale o consuetudinaúa. E chiato, comunquel che
ditá sia la semplice ptoiezione di una soggettiva esperienza una tale risposta risulta elusiva per chi, ponendosi da un punto
di validiti, senza perdere nel contempo ogni criterio per di vista << interno »> all'ordinamento, cerchi nella concezione
distinguere tra <( sentirsi soggettivamente obbligati » ed << es-
sere oggettivamente obbligati »> in virtú di una direttiva valida.
6 loi, p. 798.
In altri temini, se Ross, per cogliere la vaüditá ü una diret- 6 Cfr. La oaliditi. e il conflitto tru positiuisrrro gitridico e giusnataralismo,
inlra, pp. 155 ss. Per la polerrica Ross-Hart
cfr, anche H.L.A. Harr. Jz Ross.
e Cfr. il saggio di Ross, Esrilezza e oaliditá di ana norma, infru, in Problemi ili teoria del, diritto, a cura di R. Guastini, Boloena, 1980,
pp. 195 ss. pp.349-354, e A. Ross, Su Hafi, ibiilem, p. 155-360.
18 A. FEBBRAJo uN cRrrrcA lplLrsrrcA DEL DTRITTo 39
rossiana la capacit) di riconoscere non un qualcl'rc obbligo portano le norme costitutive in quanto in tale secondo caso
giuridico oggettivo inteso tealisticamente come fattuale veri- gli attori possono, se 1o vogliono, evitare di entrare nel « gio-
ñcarsi di uñ;ipotesi disposizionale, ma quell'obbhgo giuddico co », e quindi non attuare il particolare istituto costituito
oggettivo che é collegato ad una validiti intesa normativa- da queste norme, senza con ció pregiudicare in alcun modo
mente come indipendente dal verificarsi di ipotesi fattuali; la loto eficacia 6.
inolre la risposta di Ross risulta inappagante per chi non si
accontenti di distinguere tra un punto di vista estemo e un
punto di vista intetno all'ordinamento, ma indaghi sulle impli- 7 . Inplicazioni sociologico-giurid.iche
cite correlazioni e presupposizioni che collegano i due punti
di vista correlazioni e presupposizioni che tale distinzione, Se si confrontano ora i tisultati raggiunti dai quattro
-
euristicamente ammissibile, pub pur sempre conuibuire a saggi commentati nei paragtafi precedenti con il complesso
nascondere fl. In bteve, si ha in questo caso un'interessante dell'opera rossiana, e in paticolare con le opere maggiori gii
sfasatura ra domanda e tisposta. Alla questione se sia possi- ffadotte, risulta che essi, mentre da un lato precisano nel
bile restare esclasi¡saruente in una ptospettiva esterna alltordi- loro insieme i contorni di un realismo critico, catattetizzato
namento, Ross ribatte semplicemente'cire é possibile porsi in da una tensione antimetafisica di derivazione hágersmdmiana
tale prospettiva. e da una tensione antiformalistica suggetita da una revisione
Infine, un ulteriore ordine di riflessioni, che qui si pub dell'insegnamento kelseniano, d'altro lato contribuiscono a
solo accennare, é suggerito dal fatto che i vari esempi ai quali richiamare all'attenzione del lettore almeno due intertogativi
Ross ricome in questo saggio (obbligo di obbedire alle leggi che sarebbero degni di una mattazione ulteriore:
del ptoptio paese, obbligo di pagare le tasse) rivestono tutti a) Fino a c-he punto il progressivo distacco da Kelsen ha
carattere di narme regolatioe, che possono essere eficaci o veramente pottato, nella concezione matura ü Ross, ad un
ineffcaci, mentre la questione della distinzione ma << sentirci completo abbandono del normativismo?
soggettivamente obbligato »> ed <( essere oggettivamente obbli- b) La tecezione dell'epistemologia hágetsttómiana e la
gato » non si pone negli stessi tetmini relativamente ad un al- concomitante elaboruzione di un modello di scienza caratte-
tro tipo di norme, solo di recente identificato da filosofi della rizzato da chiari limiti conoscitivi, é veramente compatibile
morale, della conoscenza e del linguaggio: le nortne costita- con la pretesa scientificitá dello studio della ideologia nor-
tiue,le quali non si limitano a presmivere dei comportamenti mativa alla quale i giudici si sentono vincolati, ideologia che
ma determinano le mosse e i ruoli di vari « giochi »> sociali, per il Ross maturo costituirebbe come é noto un elemento
ne fissano le divese aree di variabilitá e ne circoscrivono i essenziale del concetto di validitá?
confini di rilevanza rendendo cosl pensabile e possibile l'at- Questi due interrogativi coinvolgono complessi temi di
tiviti sulla quale vertono. Di tali norme non sono predicabili, riflessione che sono stati colti anche recentemente dalla cri-
a difrercnza dalle prime, né la efficacia né la inefficacia, né ¡ica italia¡aóe. In questa sede mi limiterb a sottolineare che
I'adempimento né la violazione. Nel caso di una loro man-
cata l:.tilizzazione, in{.atti, non si avrá la presenza di com- óB Sulle norme costitutive cfr. G, Carcaterra, La
lorza costitatioa ilelle
norme, Roma, 1979, e da ultimo, in un senso piú vicino a quello qui indi-
portamenti difiormi dalla norma, tna la semplice assenza r:ato, Amedeo G. Conte, Konstitutiue Regeln unil Deontik, in Ethik. Akten
di comportamenti ad essa conformi. Questo significa che la des 5, Internationalen 'Vittgenstein-Sympositms, a cura di E. Morscher e
validitl oggettiva delle norme regolative comporta per i sin- R. Stranzinger, §flien, 1981, pp. 82-86, e Va¡iationen über Wittgensteins
Regelbegriff, in Spracbe and Erkenntnis als soziale Tatsacbe, a cura di R.
goli soggetti un vincolo oggettivo diverso da quello che com- I{aller, §lien, 1981, pp. 69-78.
ó9 Intorno al carattere normativistico dellbpera di Ross si é sviluppato,
ó7 Su tale disti¡rzione cfr. anche U. Scarpelli, Parto di oist¿ i*erno e in seguito a uno scritto di R. Guastini, Ross e i sroi interpreti italiani, at.,
pllto di oistd esterflo, i¡ Probleni ili teori¿ del diritto, a curadi R. Gua- una polemica: cfr. M. Jori, Dae interpretaziori di Ross, in « Sociologia del
stini, cit., pp. 341 ss. diritto », (1976), pp. 469-475; R. Guastini, Iaterpreti autotizuti, ¿atentici
40 A. TEBBRAJo UNA cRrrIcA REALrsrIca DEL DTRITTo 4l
le caratteristiche del realismo critico rossiano che si sono mente antimetafisici e cetca, in polemica col notmativismo
precedentemente indicate si collocano sullo stesso terreno kelseniano, di dare al concetto di validitá un comelato empi-
che storicamente ha consentito l'affermarsi di una particolare ricamente osservabile". Egli tuttavia sviluppa questi atteg-
disciplina, la sociologia del diritto, notoriamente animata fin giamenti critici preferendo smade diverse da quelle seguite
dal suo sorgere da un impegno critico altrettanto consapevole da Ross.
e rivolto contro i medesimi obiettivi rc. Quanto al carattere fattuale della definizione del concet-
In efietti, la ficchezza di posizioni che la marlizione so- to divaliditá, Geiger ritiene che la distinzione tra tegolatiti
ciologico-giuridica presenta alf interno di tali obiettivi critici di comportamento meramente iterative e indipendenti dal-
é rilevante in sede di determinazione della potata del pen- l'ossetvanza di una regola o norma valida (nel lessico di
siero rossiano in quanto essa mostra con particolare chia- Geiger, Regelhattigkeiten) e regolaritá ü comportamento non
rezza che tali obiettivi non bastano da soli a stabilire in iterátive ma normative che, a differenza dalle precedenti,
modo univoco i lineamenti di una scienza giuridica alterna- presuppongono l'esistenza di una norma valida la quale ob-
tiva fondata su basi positivistiche, come quella che Ross pro- bliga anche per il futuro l'autore del comportameflto tegolare
pone. In particolare, il modello di scienza giuridica tratteg- (neI lessico di Geiger, Regelruiissigkeiten), puó essete com-
giabile e contrario dall'atteggiamento critico rossiano (vale piuta, in modo univoco e con metodi rigotosamente scienti-
a dire quello di una scienza del diritto a) aderente ai fatti e frci, utilizzando quale citerio di disoiminazione il verificatsi
á) immune da giudizi di valore) viene interpretato dai vari o il non verificarsi di una rcazione sociale in seguito al com-
sociologi del diritto in modi tra loro profondamente diversi portamento deviante. Che una tegolatitá di comportamento
allorché si tratta di ptecisare quali siano í fatti ai quali atte- sia vincolante, e quindi valida, dipende, in altri termini, dal
vedficarsi non solo di una regolaritá di comportamento s * g,
nersi e quali conseguenze comporti la pretesa immunizzazione
da giudizi di valore. ove s indica la situazione e g il comportamento tipico in es-
Pet dare un'idea dell'ampiezza di questo duplice ambito §a statisticamente ricortente, ma anche, in caso di devianza,
di vatiabilitá, puó essere utile riferirsi a due sociologi del dal vetificatsi di un comportamento reattivo r che simbo-
diritto, Theodor Qeiger e Max lWeber, che rappresentano due leggia la disapptovazio¡e sociale per il mancato verificarsi
modi di inmodurre strumenti positivistici nello studio del di g in s. In tal modo Geiger resta fedele al proprio proget-
diritto, l'uno sostanzialmente convergente, l'alffo esplicita- to di adesione totale ed esclusiva a un <( comportamentismo
mente áivergentei rispetto alla proposta rossiana.
radicale »> in base al quale l'area dei fatti rilevanti pet sta-
Theodor Geiger fu il sociologo del diritto certo pirl vi-
bilire nei singoli casi la validit) delle notme é rigorosamente
cino al realismo scandinavo, tanto da giungere ad occuparsi
circoscritta a quei fatti il cr¡i accertamento non richiede che
esplicitamente di sociologia del diritto solo dopo avere subito
f influenza di realisti come Hágersmdm, Hedvall e Phalen 7r.
la semplice registrazione di comportamenti esteriori. Egli
esclude quindi ogni riferimento a fatti interiori o psichici
Anche Geiger, come Ross, muove da propositi dichiarata-
come quella ideologia dei giudici che il Ross ái On Lau and
e abasioi, ibidem, (1977), pp. t75-179; M. Jori, Interpretazioni e abasi, lustice, sviluppando l'esigenza manifestata nelle pdme opere
ibidem, pp. 180-182; U. Scarpelli, Le «entitá st'dne dette normei eil i gua- di assicurare una dimensíone anche ideale al concetto reali-
stini di Gaastitti, ibidem, pp. 183-188.
70
stico di validitá, considera un elemento essenziale del con-
A-proposito dei rapporti üa pensieto rossiano e sociologia del diritto,
sui quali insistono numerosi interpreti, un'importante presa di posizione cetto di validitá R.
auténtica di Ross, sia pure relativ¿ alla sociologia del diritto di Theodor Quanto poi al carattere antimetafisico della scienza giu-
Geiger, e quindi cbntenente argomentazioni non sempre generalizzabili, é
costituita dal saggio Om begrebet'gaeldende ret' hos Theod.or Geiger, in
« Tidsskrift for rettsvitenskap », (1950), pp, 242-272. 2 Cfr. T. Geiger, Debat ned Uppsala om Moral og Ret, Lund, 1946.
a Cf¡. T. Geiger, Vorstudien zu einer Soziologie des Recbts, Kobenhaven, 73 Su questo punto della concszione geigeriana cfr. A. Febbrajo, Materiali
1947 (ü tale volume é in preparazione la taduzione italiana). silla sociologia del diritto di Theodor Geiger, Pavia, t979.
42 A. FEBBBAIo uNA cRrrrcA REALISTIcá DBL Dltrrrro 43
ridica, Geiger entra in aperta polemica con l'intera scuola di quanto é ammesso dal tigotoso comportameriti§mo geig€-
di Uppsala alla quale Ross resta in questo punto fedele, e riarü, e in modo comunque sufficiente ad inglobare anche
sostiene c[:e questa scuola pur considerando, sulla base quell'elemento soggettivo che il Ross,{nafilto? come si é ac-
di un nihilismo teorico da-condividere, i giudizi di valore cinnato, cede di poter individuare nella ideologia notmativa
<( non suscettibili di confutazione » e quindi <( tanto poveri dei giudici 75.
di significato teorico quanto i rapporti émotivi stessi áa cui Ánche relativamente al carattere antimetafisico della scien'
sono derivati »> non avrebbe poi sviluppato coerentemente za sociologico-giuridica, e in particolare alle conseguenze della
tale posizione, -e in particolare non sarcbbe giunta a soste- pretesa connessione fra nihilismo pratico e nihilismo teotico,
nete che i giudizi di valore vanno in ogni caso evitati anche ia soluzione di §7eber si diversifica nettamente da quella di
nel campo della prassi (posizione del nihilista pratico). ln Geiger per accostarsi invece a quella di !.oss. Quest'ultima
un Passo che sin¡stizza bene tale sua posizione, Geiger puó convergénza di soluzioni b mosuata dal fatto che in §f-"ht
cosl osseryare che le cele6ettime prese di posizione relative all'avalutativitá della
scienza non esóludono un dconoscimento da pate del socio'
la persona ctiticamente illuminata é necessariamente un nihilista dei logo delle funzioni sociali del giusnaturalismo,,e nePpure un
valori e teorico e pratico. Nel primo momento egli rifiuta i giudizi di
val.oredi alri in quanto enunciazioni oggettivamente inammissibili; rrá interu.nto nella ptassi pei conrollare l'adeguatezza dei
nel secondo, egli stesso rinuncia ai suoi giudizi di valore, dal momento mezzi al raggiungimeñto dei fini petseguiti, menme, y*g'
che sarebbero rifiutati da altri rendendolo oltretutto ddicolo come mente, in ñ.óss lá posizione non-cognitivista non esclude un
persona ingenua e superstiziosa74. riconoscimento esp[cito della legittimitá di una « politica del
diritto »> che, purtonsapevole a differenza dal giusnatura-
Alla pari di Geiger e Ross, anche rü(/eber si propone di - valutative volta a
fondate una scienza giuriüca <« positiva »» nel senso di ade- lismo dellá soggettivitá delle premesse
rente ai fatti sociali e non metafisica, e quindi rigorosamente
-
volta assunte dagli opetatori giutidici, é anche in gtado -4i
separata sia dal normativismo sia dal giusnaturalismo; ma il
esercitare un coñrollo razionale, logico ed empirico, sulle
argomettazioni íntermedie che quest!- possono adottare per
particolate modello di scienza c-he egli adotta gli consente ñ.
di precisarne Ie caratteristiche in un modo che lo diversifica giustificare le loro decisioni pratiche
Senza ptoseguire in queste comparazioni, ov,viamente_as'
nettamente da Geiger facendolo accostare, per converso, alle
posizioni di Ross. sai piú complesse di quánto qui appaia, é sufficiente afier-
mará, riassuntivamente, che il reaüsmo critico tossiano ha
Quanto alla questione di fondo della distinzione tra rego- avuto I'indubbio merito di sottolineare due importanti carat'
lariti costituite da semplici iterazioni di fatti sociali e rego-
larit) regolate da norme valide, '§l'eber, pertanto, individua il teri, la fattualitá ela avalatativitá, che una scienza del diritto
positivistica dovrebbe possedere; poiché, Peri, i,modi nei
criterio discriminante non giá in un comportamento esteriore
quaü é possibile fare riferimento ai fatti e prendere ls r{lstanze
come la sanzione (che col suo verificarsi in caso di comporta-
mento deviante rivelerebbe che questo non ha solo inteirotto dai valori sono innumerevoli, come é dimos*ato dalle diverse
una setie di f¿tti regolari ma ha anche violato una norma va- soluzioni date a questi stessi problemi nell'ámbito della socio'
lida), quanto piuttosto nelle << rappresentazioni » della legit- logia del diritto, risulta storicamente opportuno accostat:si
« ériticamente » al realismo critico rossiano, considetandolo
timiti dellbrdinamento le quali, secondo il senso intenzio-
nato ad esse attribuito dai soggetti agenti, odentano la loro 75 Cfr. Max Weber, Wirtscbalt anil Gesellschaft, tt?d,' it' Economia -e
azione. In tal modo egli estende l'area dei fatti rilevanti, con- societl, a cura di P. Rossi, Milano, 1968, e, piú specificatamente riguardo
formemente ai pdncipt della sociologia comptendente, al ü h oi concetti di regola, norma e norma giuridica, R' -Stammlers Ueberuindung
tlcr mate¡ialistilchen Geschichtsauffaisang, in Gesanmelte Aalsátze zur
lVissenschaftslebre, Tlbingen, 197)a, pp. 2gt ss. (di tale saggio é dl pros'
_ ,{ Cf!, T. Geiger, Saggi sulla societl inilustriale, trad. it. a cura di P. rima pubblicazione la t¡aduzione italiana).
7ó Cfr. A. Ross, Diltto e giustizia, cit., pp. 309 ss.
Fatneti, Torino, 1970, pp. 557-558,
r ir.
I t[*
44 A. FEBBR.aJo uNA cRrrrcA REALIsTIcA DEL DrRrrro 45
come ilfi modo, non unico né insostituibile, e in linea di mas- bilime le modaliti di svolgimento in situazioni tipico-ideali di
sima assai vicino alle posizioni di §7eber, per rcalazarc tÁi assenza di deformazioni e di condizionamenti di potere, e cib
obiettivi. allo scopo dichiarato di ptoporlo come un foro nel quale s!
. A queste osservazioni occoffe aggiungere una precisa- possa cóntrollarc nzionalmente il gioco delle -atgome-ntazioni
1rSl.. L'attegg¡amenro cirico adottaló daÍa sociologia del valutative e il ragionamento morale tiferito al complesso as-
diritto, soprattutto da quella piú recente, nei confroníi d.[, setto giuridico-politico delle societár capitalistiche contemqo-
cultura giuridrca-traárzionale, pur muovendo da posturati
fosi- ,"n..it. Cosl, iñfine, riptendendo il vecchio programma della
tivistici, non si limita ad assicurare iI caratterc fattuare ,'^uu- Scuola Stotica di stabilire connessioni oggettive tra il diritto e
lutativo della scienza giuridica, ma mira invece ad introdurre la societá da esso governata, ma relativizzandoto conforme-
nella riflessione sul di{tto uiteri di giudizio e terogeneirirp.ito trlente ad una concézione piú sofisticata di scienza, gli antro-
alla logica interna del sistema giurldico positivJ, . in pologi giutidici contemporanei si propongono di tovare,-non
Ér¿o
di_svolgere una funzione di criÍca attivá e direita ,rorr'roiá iri'n ñ.fu cultura di un <.t popolo o intesó come unitá indiffe-
sulla scienza del diritto, ma sugli stessi contenuti delle ienziata e normalmente cóin¿idente con l'area di validitá for-
giuridiche. La compatibilitá ira questo ulteriore attessii- "o* male del diritto positivo, ma nell'enormemente piú artico-
mento critico e quello, antimetafisiio e antiformalistico.lre- lato panotama de§li atteggiamenti di gtuppi anche minoritad
cedentemente esaminato, é assicurata dal fatto che ne[a iocio- in contrapposizioñe tta loro alf intemo di ¡rna complessa so'
logia del diritto l'inroáuzione dei ;ri*iE-ñt;ili";;;- cietá poliiica, degli elementi idonei ad attdbuire funzioni po'
stione é, non suméttizia, ma consapevole ed-esplicita, eá il sitive e negadvé, di emancipazione o di oppressione, alle
loro esercizio risulta controllabil. -.on strumenii scientifici. stutture giuridiche vigenti 7e.
Un rapido sguardo all'opera ü alcuni sociologi del diritto Se si ótna oru alli ptoduzione rossiana, ci si awede che
contemroranei basta a confermare l,importanzl e h difiu- un'analoga critica dell'ordinamento giuridico orientata su una
sione di questo atteggiamento critico chá assume di volta in prospettiía ad esso eterogenea. e scién{ficamente affidabile, in
volta punti di riferimento diversi. Ad esempio. uno dei oiú qoanto condotta con gli strumenti dell'analisi del linguaggio,
noti e discussi sociologi del diritto tedeschi, ñiLiu. Luhmain. Che a gia ben presente nei saggi appena commentati, sia puts
assume un punto di dferimento critico che fu giá conside_ inttecJiata, coire si é visto, ád altri temi, assume la veste -di
rato, come si é visto, dal primo Ross, ed é di ancoá inesaurite una vera e propda revisione di concetti e questioni della
risorse esplicative: il <<iistema »; facendo riferimento alle scienza giutidicá soprattutto nei restanti saggi comptesi in
leggi di funziolamento e di soprawivenza e alle regole interne questa antologia.
di ruzionalitá di cui i sistemi iociali sono dotati, .iti ,if..nJ"
in modo assai piú rafinato e duttile il programmá d.l .orid-
detto determinismo sociologico, e attiibüisce agli ordina-
menti giuridici concreri dei contenuti di senso adaíti a siusri-
ficarne Ia struttura e gli strumenti di mobilitazion. ¡.i ;;;-
senso come meccanismi necessari allo svolgimento della loro 78 Cfr. tr¿ i numetosi lavori di questo autore che fivestono inte,tesse per
funzione nel sisrema sociale 7. Analogamen"te, Jürgen ffrl.r- la "trad.del diritto, Jürgen
socioloeia Habermas, Storia e critica dell'opinione
oiubblica, it. di A.'Illuminati, F. Masini e Iüf. Peretta, BLri, -1974;
mas, collocando su nuove basi il prolrrmma'ji fá"¿^r. 'l-¿
ctisi'della razionalitá xel capitalismo maturo, trad. it. di G. Backhaus,
filosofia morale intersoggettiva e^scñntificamente ¿;;;"i;: "* g*i, lgle; Pelr ia ricostrazione'del materialisno stori.co, trad. it. di F' G-
bile, concenta Ia proprá aftenzione sul << discorso rutti, Milano, 1979,
,t*
";;; zd Il piú'significativo lavoro italiano
-in questo inürizzo della antropo'
logia giuridica résta quello di Antonio Prgliaru, La_l)endetta b¿rbaricina come
iñinínento giuriilicá, nuova ediz. a curidi L.M' Iombar4i Sa-t1iani, I,tit 19,
*Baú,I t976.
Cf..Niklas Luhmaan, Sociologia del diritto, trad. it. di A. Febbrajo, 1975: oet ui'esposizione generale della materia cfu, da ultimo Jan M'
Btoeókman, Reclit und Anlhropologie, Freibutg-Miinchen, 1979'
lL
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Problemi d'analisi del linguaggro nounativo
di Riccardo Guastini
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48 R. cuAsrrNr
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¿;^1..i.ri,iüii:',,HT%:?,
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- 6 Questa vicenda culturale ¿ piuttosto nota. Si Dossono comunque vedere:
ni tiva :t iutffi
rispos ta *:?-*l:
I:il:1.
-defi ái:,,ü lora ricevuto R. Carnap, überuinilang der Melaphysik durcb toiiscbe Analyse der Spracbe,
una
. l¿i'
-nrir.ániá ;. iáTrff rffiI#: 1932, trad,._it,_Il saperanento della metafsica mediante l'analisi lofica dei
;XtJr linguaggio, in_Il neoeupirisnto, a c.tta di A. Pasquinelli, Totino, Ursl, L9G9;
A.J. Ayer, I-angaage, Tratb, ancl Logic, l%61, 194G, Harmondéworth.
P_enguin Books, 1971; C.L. Stevenson, Ethics anil Langaage, 1944, trad. it,
Etica_e lingaaggio, a aru di S. Ceccato, Milano, Longanési,1962. Cir. inoltre
4. !(Aplqn, Enpirismo lgglco e giadizi di oalore, ttad. it'. i¡ La f.losofra di
Rudolf Carnap, a cr¡ra di P.A. Séhilpp, ed. it. a cura di M.G. de'Cristofaro
Sandrini, Milano, Il Saggiatore, lgl4, vol. II; E. Lecaldano, Le analisi ilel
T:;*+r¡xye;x#*#X;¡;í,,rg-;; linguaggio norule, Roma, Ateneo, 1970. Da ultimo; La rtlosofra analitic¿,
a cura di D. Antiseri, Roma, Cittá Nuova, L975; D. Antiseri, Dopo Vittgen-
stein. Doue oa h rtlosofra analitica, Roma, Abete, 1967.
^ -7 Cfrj_R.M. Ha1e, Tbe Langtage ol Morals, London-Oxford-New York,
Oxford_University Press, 1952r, 19642, trad. il. Il lingaaggio d.ella morale',
Roma,_Ubaldini, 1968; H.-N. Castañeda, Tbinking anf,Dólng. Tbe Pbiloso-
.\'
50 x. GU^srrNr
pEoBrEMr »'eNrr.¡sr DriL LINcuaGGro NonMATrvo ,1
Tuttavia, non ¿ tanto stimolante
la conclusione di Ross,
quanto forse il pro..di*.ntl
.i;;;_;
iil;J. ;i ffi ,..n,o a.onti.o-ii. ffi:*t*:l.n:il,ff? lII.lLa seconda possibiüt) é che le norme siano consi-
derate valide in aluo senso. Si pub definire la validitl come
titolo dtsemoiol oi l'effettiva emissione di una norma da parte di un << legislato-
ffi;; ü#,á.l,to Ro., suggeriúe tre
possibiü inteinretazioni, re )>, owero come I'efiettiva accettazione di una norma da
che cóstituiscono rispettivamente:
Iogica della «vari+á Ia
g,ffiñ,*#Iogica
soggettiva », Ia logica dái dera «valiüti
parte di un << suddito ». Cosf definita, la validitá perde ogni
<.;;ádilf"lm.nto o r. alone di mistero, e diviene una quditá osservabile: osserva-
Puó darsi che.llg no*., ;;; bili sono, in ipotesi, i fenomeni che la definiscono.
;"o,vere o false, siano
perd valide o invalide, ..T,";;gs;;;ánril Tuttavia, si deve notare che, da questo punto di vista, le
,.rrJ; li ü¿-
gio comune. Ma: corge int.nffü*qJárr;;;;lñ;;,i::r- (apparenti) inferenze deontiche perdono interamente il loro
bolo sommamente Ys\
carattere deontico. I1 ragionamento [1.] andrebbe riscritto
"mbi""lltv¡s
ll.l Ebbene. forse'tpri_, possibilitá) cosí:
Ia validitá é una
:i{ia u il.i". ;;"il',""iiri o,dto son de,a veritá
.oss.ttú"
clr proposizioni. F«
[4.] Se Tizio accetta la norma per cui deve portare tutte
i-f ;ñ:d;ffi;'i"'';Jffi ;ff*:.ffif le valigie alla stazione, e questa é una vñgia, allora
Tizio accetta la norma per ori deve portare questa alla
accerabili gli status 4.";ri.i stazione
da norme tl.
6btrig"hi, divieti, ecc.) istituiti
Questa pdma possibilitá b scartata",::Tffi:,?ffiil::i:
da Ross, con sano
Oppure:
atteggiamento oosiiivisti.o, p.i.hl-'ü.pror.rsa [5.] Se Tizioha emanato la norma per cui devo portare
con quella
il ii;ii'}
peculiare metafrsica .h.,
üL **i,ivismo,,. tutte le valigie alla stazione, e questa é una valigia, allora
Qlitiyismo é appunto ü ;;;j;; ;:ili
áivarod,o,l.i'.Jbñ,r;,-di;tüilrhii'l'1.#ff rfiTi::,:
Co_
T:a;io ha emanato la norma per cui devo portarc questa
alla stazione
senso non é un buon candiáato
pJi-*"t di;ffi;ffi;; << Tizio accetta )> e « Tizio ha emanato )> sono proposi-
ffi *l*üW;##,trsiffi{tr,#i,ffi
Kelsen, 1966, ora in Probleni di teoria del diritto, a cura di R. Guastini,
cit.; M.G. Losano, Diritto e logica in Hans Kelsei, in Taoola rotoad¿ sa[
positioism_o giuridico (Pavia, maggio 196ó), Quaderni de « Il politico », n. 4,
Milano, Giufiré, 1967.
,2 n. GUAsrrNr
pRoBLBMT n'^NA¡.¡sl DEL LTNGUAGcIo NonMATrvo 5t
I¡ inferenzg [4.] e [5.] possono appadre sffingenti solo a
Cib dipende dal significato della disgiunzione inclusiva v
.hi., i" realtá, abbia giá inconsapeüolmente accettato come La formula
<( )>.
\
54 R. cuAsrrNr
pRoBLEMT ¡'r¡.¡er,rs¡ DEL LINcTJAcÉ¡o NotMArrvo 55
:§
E
j6 R, cuAsrrNr
PROBLEMI D'E¡'¡A¿¡ST DEL LINGUAGGIO NOBMATIVO 57
. ..Le finzioni dogmatiche sarebbr
darra dogm,ii.u, o,",i,
;i sff iü:ü.:::H.,l iTrf3ái le alue sono giuridiche non perché usate nel dititto, ma
perché impiegate nell'esposizione dogmatica del diritto. I¿
cgmnle.s'i i,i'i.",i'i
.
i.X':'J':J3:ti ; finzioni cteative sono espedienti del linguaggio presmittivo,
quelle dogmatiche del linguaggio descrittivo (desmittivo di
presctizioni). Una finzione dogmatica, cosl, pub-essete im'
frid+l.Tüf:l1illFillx*T:IüLf i'lü#i?',tú[
['Hf:Í:::i,,1'x::l+ druiffi ;'fi';f#Tj-:íj#: piegata in un metalinguaggio per desmivere molteplici fin-
zioni cteative.
Insomma, queste due finzioni non sono congeneti, e non
i'3jÍfl*,",gir",:=f,Itffi .;epossibiricandidítiar sono giuridiche nello stesso senso di « giuridico ». Si puó
anche-dubitare che sia opportuno adoperare 1o stesso nome,
i.fffi ,T:l:1li:$l:ll:Ji:*:ltiv?rY:ffi';
di concetti iJ"r.i, T.."¿'"TIj ::*?-{i aggio, .Á-.-il,rro pas s
<< finzione giuridica )>, per designare cose tanto divetse.
¡:ki{it-,y^UU,
j,ri:{,;rf,,!,":,.1.tff -Ad il << come se »>.piú
in piú:
:i:,:,F::1!!amen,o,,o),a,,o, uno sguardo approfondito, petó, si ha f impres-
¿¡; :¡lli2^-'):,^'Y..1{-!te, Sacsio sallá "Á*ilj,'-l:_j*,i^lY, t7P6, pp. 1-277.
sione che Ross sfioti un problema assai interessante, sertza
f:j:;:#?,#f:.ff,:i!!'r,:*,'{tifr=#rtrgif"yr:;{i* riuscire a coglierlo. In che senso sono << creative » le finzioni
i;4".,";#lü.ffitfi'#W:2,,f$iyryii,§i,ií,3oii"iiárló, del legislatore? Ross non offre alcuna spiegazione intotno
ú yi; T:, ^f,l:.:1 Re ¡n e Recb iiüií." t;;i ult, r tu piloato.
all'usJdi questo vocabolo. Le finzioni legislative so_no folse
" <« creative » perché ptoduttive di diritto? Cib é plausibile,
i#{f r:;;ai!#,Í;{i{i;;'i,f:,!¡¡,WX;;:¡,rf¿
Tr^--^ ri:,- -- ó:.'c'4'€.+{e\::!tto^e d_ello stato,.á *r"
certo, rna añche piuttosto banale. E lecito ipotizzarc che
queste finzioni siano cteative in un senso piú impottante.
A-S. "üír;!?,
ñ;;i# j"*fl?i,"P,T:lltá,7e52; on ilte ú"í)"ñÍ,-'1o¡',.(btta e- G.
Intanto, alcune delle notme in questione, forse non tut-
ilüüi¡ift 1"11!l'i'),ii;ldi;nóéi"#lí*1J'ia*;.'f.f ::m** te, sono peculiari nella loto formulazione: non solo perché
'ñ"r;i,:#yx,u"éi;,^ú;;^'."ii"iff{,t.b,o¿#;s¡,rl1nor,mar;,a-ii#iilal,
' * ";; contengonb espressioni equivalenti a <( come se »>, ma alttesl
ff: ff,ti'i' r!:!:"tl t xr f".¡,ü üi "Y' iT i." * * o r d t e, in
"
¿
on a m e n at
perché- sono ésptesse alltindicativo, e mal si prestano ad
ássere riformulate alf imperativo, o ad essere riformulate con
locuzioni deontiche. Ad esempio, il legislatore dice: « Un'ac-
cettazione non conforme alla proposta equivale a nuova pro-
posta ». Avrebbe poco senso dite, invece: <« IJfl'accettazione
ñon conforme alla proposta deve equivalere a nuova propo-
t
58 R. cuAsrrNr
PRoBLEMT D'ANALrsr DEL LINGuAGGIo NoRMATrvo 59
ililX;f.j'rfifrr."l¡g che Ie norme in questione.siano peculiari di mffigutare il funzionamento del diritto: raffigurazioni:ron
di significa.. i:?i::*ulazione"n' uittJ "ti üil".ffi.Trrr" risponienti a veritá. Ross oflte un solo esempio: la.!ryioqe
d;d;; che i giudici non ceino, ma soltanto applichino il dititto
ru J"fliJl,."rl,r*o
D.
q.ntó
alcun adempimento. {üptd;;;;, ,1"1:HtT"X,fmmn
te il loro .ff.tto, lo .ortirrirláir,.1". immediatamen_
Vengoáo subito alla mente, perb, due altre finzioni analo'
phe."illustrate da Kelsen: la finzione delle lacune nel diritto,
tal senso Io << creano ». politica s.
L'accettazion
posta senza che alcuno
ú-.J;f.;;;¡i; oli"*sta _vate nuova prG
Zlí frn iore della rappresentanza
-finzioni
adempia {ne.porm Palesemente, le teoteiiche sono giuridiche nello
ma: essa ., é,, adempiere) Ia ior-
prlg"Ji, (ar-. stesso senso in cui sono giuridiche le finzioni dogmatiche.
"11,_1y"*
e,sistono
1326 cod. civ.). Le
Appamengono alla desoizióne, o rufrguazione, -d9l 4iritto,
;*i.J:rffi:« "-n.l "onrirrto, satvo che le.fad nón al diiitto stesso. Appatengono al discorso del giurista,
m#r"
.,p.a"iif
t!p,,.h:ült
g.n*,;."it,i,,
i.,,üri"i3ul"#i:H'i:'*., .r;.;iá;. con gri
non al discorso del lesiilitore.ln cib, Ie finzioni teoretiche
difieriscono dalle finzióni creative (sbaglia Ross ad assimilare
queste a quelle).
r.I-io''ii, .rti ; '
- o ner ;.r#:* dl.ffi:"d"ii: D'alró ."nio, si puó dubitare che le finzioni teoretiche
siano << finzioni ,r'ne[t stesso senso delle finzioni creative e
fi:'#'r:l'*f,t?lclnoú.chi'*"i"''""'litutive;:-E:;.#".h. di quelle dogmatiche. Si direbbe, piuttosto, che 19 fi\?ioni
teoretiche siino, propriamente, ideólogie; che, anzi, tah frn'
zioni raggruppino-inié ,n po' tutti i caratteri che sono stati
individíaii né[e ideologie (é che, talora, corrispondono a dif-
"flur*'artq,H*iiiH:{*,-a*-=**
;i,:1,1'J,#,:?:m*::;,:§:;;iffi ferenti usi di << ideologia »>)
3t'
[*
60 R. cu¡srrNr
pRoBLEMT o'eNÁ¡-lsr DEL LTNGUAGGIo NoRMATrvo 61
fn te.,o luogo, 19. finzioni teoretiche sono
direttive di I1 patadosso puó essere anche almimenti fotmulato. La
ff :,:::ffi :l?¿n'u.dissimulaie,--,il-,.t..,*;;üffi:,L normatrpress" dáll'art. 138 cost. si riferisce alla costituzio-
üú i:iliii#:,t;.!',*[ti:r,:-,':r,nrH-rg,
f:*,#ilí:,?#,i:: r,uo'i--Ln;;;o, p..,.ntu.ro-.o_.
ne. Pemanto, non si colloca allo stesso livello di linguaggio
della costituzione, bensl ad un livello di linguaggio supe'
riore: la costituzione é il suo linguaggio oggetto.
D'alro canto,l'art. 138 é parte della costituzione. Dunque
delh fin,ioni proposta da non puó stare su un livello linguistico diverso -da quello
,.,"illrTl*;';'r1',]a,
_ 1eotla
dr precisazioni, Ross della costituzione, cosl come non puó essere metalinguaggio,
stanziali. e forse ?i_:;",ilrñ,i:._
né linguaggio oggetto, di se stesso.
Insomma, l'art. 138 si tiferisce alla costituzione, ed é
3. Sulla ?ro/r??a londamewale al contempo parte della costituzione. Dunque si d{erisce
anche a se steiso. Cib comporta una conseguenza indubbia'
L'at. '1,3g mente sorptendente: l'art. 138, appatentemente, puó essere
della costittyione italiana modificato con le procedure stabilite dall'art. 138 (e con esse
at*ibuisce al patla-
*:tl: ji,':Txr:fff; j$:,Tj',,','iá*Loodeterminatépro- soltanto) in modo costituzionalmente legittimo. La revisione
costituzionalmente legittima dell'art. 138 costituisce muta-
-I'a*.In738
un senso di norma--iondum.ntale
r« », I,enunciato del_ mento della notma fondamentale. Ma tale mutamento é ope-
esprime Ia norma
no vigente. euesta norma {;;d;;;rre del diritto italia- rato in accotdo con la nofma fondamentale stessa. A revi-
puó consider sione effettuata, la vecchia norma fondamentale non é piú
un señso morio ..ripri...
norma sono stabili"
i.'il;ffiffilj:#,u:tlLl? vigente. Tuttavia, la tevisione é stata attuata in conformitá
,rá * ;;;;;a ció stesso l_ allá norma fondamentale. Pertanto, da un punto di vista sin-
superiore alla prima.,_ara+
i';.i."r¡s 0.,
é gerarchicamente cronico, quest'ultima apparc tuttora vigente.
Questo é il pazzle di Ross, tasoitto con riferimento al
&igq*#ir*'iifrl $e*r _ ffi 6,qT.rx**
¡',.-.iqr'i." ñ#fl ¿?i§3,:Tj,i :::i ; f ^"
q;i.J*i,r," SelÍ-ReÍerrine Laus,inFestskrift tillágnad Kail Oliuecroma, Stockhokn, 1964,
11
pp. lOl¡rc; V. Crisafulli, Lezioni di diritto costituzionale. I' Introdazione
;:fr:l::m:nli*r,*f
.1*.
#iffi i1'**# il d¡ritto iostitazionale italiano, Padova, Croeu, L97Ú, pp. 86-110; V.
Mathieu, L'infallibilitá e il problema dell'autofondaziole Qe! sjs¡eryi giuridici,
« Archivio di filosofia », fáscicolo monogtafico su L'infallibilitd. L'aspetto
,un Jr? #;;r""."3É,#,"jff e teologico, 1970, pp. 45-55; Sistemi logici e sistemi.gia,ridici.
ctucamenre superiore
a. se. medÉsñ;:
come dice Rosi, il puzzte
Tñfr#*:[ixi:
E ." iI paradosó.
rtlosortco
'Imoossibilitá
di iutoÍondazioié lormale. in « Rivista internazionale di filo-
sofia del diritto», XLVrr (tpzo), pp.225-231; J. Raz, The Concept ol a
¡.Teri#;lintuzionale o. Legal System, 1970, ttad. it. Il concetto ili sisiema giaridico, a-cura di
r,.
P.-Comanducci, Bologna, Il Mulino, !977, passim; A. Ross,.Skylil, ansaar
os stral,1970,'ttad. lt. Colpa, responsabilitá e petd, a cura di B. Bendixen
quello «
lglma fondamentale »i e-P.L.'Lucchini, Milano, Giuffré, 1972, spec. pp. 140 ss.; N. Hoer¡19¡,
mtpJta a ouello fo*^ diverso da On Alf Ross Aileged Puzzle in Constitutional Lau, in «Mind», L)OfiI
^-^i,_o*.4fente
:n8**;:1}*,ryr,fl,tr"llry,*;lg:*',::tmn+;
?!:.::;:*;-;;ii:i;iii.r'5,, hH:8'j:ñ:
tr:,é(*;*!gí1,,39¡i,:;;ff!,:ji;ilff?!;?;,o5i/lií:i:z;:íii
G972): pp.422-4f6; I.Frm, Prolessor á. Ross and Some l.egql Puzzles,
ibidei, W. qt¡-qZt; A.G. Conte, Parerga leibnitiana, cit.; S. C^astigno-1e,
3rii,^"i}*r,idr,,u'fi '{¡t¡:;##i¿tbi:'#it::"¡!r?:;,*
Legalitá,-ligittimitl, legittimazione, in S. Castignone, R. Guastini, G. tatello,
Inlrodazioi.e teorica afio stadio del diritto. Lezionl, Genova, Ecrc, 197*, spec.
*i.:',_l.dqqíi:á:il,#,;.*trif ffi ,,r:";,L,:-i:í:'aitr::,,úl:i
i;riffi"f;ü'.'',inft .f,ffii':ll'rra1f,ai'",,r1,,i3{rtf íirtríi pp. L54 ss.; S. Castignone, Legittimitl, legalitá e tutam9nto sociale,.in
*;orypi;*;;'".,#Ti"n"flX:':i:.'É.'A*::i"?,Y;*:,:;;i,,y,# keittinitá, leealitá e- mutanenio costituzionale, a cura ü A. Tarantino,
s Cfr. á. Ross, Diritto e giustizia, cit., paragrafo MiÍano, Giufiré, 1980, pp. 17-56. Divetso, ma connesso, é rl puzzle ditgg*
16; H.L.A. ;, da G.Ii. C,añó, So»íi ios limites del lengaaie normatioo, Buenos Aites,
Astrea, 1973.
62 R. cu¡srrNr pRoBLEMT D'AxAr.rs¡ DEL LrNcuAcclo NoRMATwo 6)
diritto. italiano.- (A dire ir vero, in üritto itaüano il
potrebbe complicarsi, o dupücársi, .rt.rrá.nJol,-
»uzzre validitá all'art. 138. Questa norma b una norma di compe-
ne all'art. 139 cost.).
itrffi;;- telza. 11 suo contenuto pouebbe formularsi cosf: « Obbe-
dite all'autoriti istituita dall'art. L38 (Ai, fino a clre questa
Prima di inuodurre la soluzione al puzzle offerta da
stessa autorit) non deleghi la sua competenza ad un'alffa
Ross, vomei fare osservare. che, quanár';i-dir.;;;;;.ü"
autoritá (,42), Da quel momento, obbedite a questa nuova
norma q"{d:, suprema di un ordiiramento gi"ridico, far;_
autoritá (Ai, frno á che essa stessa... ». In diritto italiano,
mente ci s'imbatte in.un puzzle ulteriore, f" ñor-u
confetisce validi.tá, .ljrettámente o indirettamente,
,"p;;; At satá iI parlamento, allorché deliberi secondo le procedure
a t rtte le prescritte dall'art. t)8; Az potrá essere, ad esempio, lo stesso
altre norme dell'ordinamento. Ma quale norma conferisce parlamento, delibetante secondo procedure difierenti; e cosí
validitá alla norma suprema? A qualcirno é sembraJ;;¿
avanti.
prolungare la catena áela validiá, pr.r,rpporr."d;
;;;;;_ In tal modo, secondo Ross, il patadosso si dilegua.
-1,yj,...igre, non positiva lnon empiri*),
v¿urdlta alla norma suprema positiva, e riservando il
ilA;;ü;fJi; Questa presentazione della soluzione di Ross, se aPpro-
nome di priata, mi pare metta bene in evidenza che i mezzi impiegati
<( norma fondamentalé » a q-.rerta
,ór-, presuDDosta s. cla Ross sono sproporzionati allo scopo. Egli, infatti, ha so-
Mi nrgqe sortolineare che il pazzle á.Uaíáiif*iÁ.nto vrapposto e confuso il puzzle dell'autorifedmento con il
e qyello della catena di validitá'ro"o Artinri:-ñu-.,;'T;;;, puzzle della catena di validitá.
qualunque norma ü un ordinamento-- . -i"-,,rá
,áto Da una parte, il paradosso dell'autoriferimento, conte-
lolma sup-rema "o" dell,autori-
puo. presenrare il vizio logico nuto nell'art. 138, é giá dissolto, quando si tiformuli l'art. LJ8
-
ferimento 35. Da1l'al*o l.!o_,- é lecito d";;"¡;;i q;;.-;i;'it come norma di competenza, o in qualsivoglia altro modo
fondamento di validiti d.úu normu ,,rpr.-" di'*;"ñ;
idoneo ad eliminare, per l'appunto, l'autoriferimento. A que-
men!o,_ anche se tale norma non sia viziaiad,
,"iorif*ñ#;.
Orbene,.Ross, per dissolverc I paizle d.ilb";;?;;i-.;:
sto fine, non occorre postulare una norma superiore imma-
ginaria, che convalidi l'art. 138. E suficiente tiformulare
ro, pfocede m questo modo.
In primo luo_go: paradossale é una norma che si riferi_ l'an.l38 stesso, ad esempio come segue: << Obbedite all'auto-
útá At, fino a che essa stessa... ».
sca a se stessa. Ma n_ulla di paradossale v,é in una
nor_, Dall'altra pafie, la postulazione d'una norma superiore
che istituisca, o deleghi, una;";ñ;;". Si tratta.
dr una comune norma sulla produzione di norme. L;an.
ñ;;: all'at. 138, inespressa, é un espediente idoneo a fondare la
cost. puó essere inteso in quésto modo, . riform.rdo
L3Íi validiti dell'art. 138, ove ció sia ritenuto necessario. Ma la
di ;": validitá dell'am. 138 ¿ ininfluente sulla questione del suo
seguetua.
riferimento. Il puzzle dell'autoriferimento non sarebbe per
I¡
secondo luogo: norma fondamentale d,un ordinamen-
nulla risolto, ove per caso la stessa norma inespressa fosse
to giuridico non é la norma sulla revision. .ortit*ionrl., formulata in modo dflessivo.
ad esempio l'arc. r38, bensf é not*, ancora suberiore-
"", In breve, la norma fondamentale inespressa sembra una
mespressa, e quindi non positiva _ la quale .oirf.rir." inutile duplicazione, iterazione, á /¿ Kelsen della nor-
- ma fondamentale espressa, empirica, - dell'ordinamento
- giuri-
s La teoria, cui si allude.. riel testo, é owiamente quella di Kelsen. dico in questione s.
7t plrutr.dena'catena ai u¿iáiá-¿ rá;¿ ;l
iiffi-ii1^-lü"1i^i."ir-
sanzionatrici. Quest'ultimo problgtna ¿ triU*t.il.ñi.
,i*lt ái Xlfii,. ñ".1.
e-oüvecrona,.órr.rrr.rp.dientiñil,l-i;;ñ¡dliñ.';oi.,ü'iü;áHi:
che sono ,,frorzate da s^anaom; ma sono giuddiche qullie'rüü-ñili,:-¿f¿
s Cfr. S. Munzer, Leeal V¿lidity, cit. Cfr. inolme C.S. Nino, Sone Con-
dispongono_ sanzioni. Su qoerta 'vic.nááf i,filñl-n"¡¡iá, -Dt lusions arcud Kelsen's Concept ol Validity, in « Archiv fiir Rechts- und
;;;;; i;;;;i;,;. Sozialphilosophie », LXVI (1978), pp. )57-376. Un'arguta osservazione é in
a Lró é lll
"*¡p,§¡!dj i,i teoia
mosrrato
seneiii-irl-ii¡iilTirik, ólfftJñ.rr;l i#ó:
in modo convincente, á¿ .r.*bió,-i-"-lüi,,'i;U: G. Lukács, Ia reificazione nella scierza giuridica, 1923, in lvf¿rxismo e teorie
Referilng Laws, cit. del diritto, a cura di R. Guastini, Bologna, Il Mulino, 1980, pp. 85 ss., alla
p. 94.
i*¡, ,
64 R. cuAsrrNr
pR0BLEMT
. o'exe¡.¡s¡ DEL LINGUAc,cIo NoRMATrvo 6i
Ad gsnj modo, ttfitalafaccenda arnmette forse un diverso
approccio. L'approccio alternativo é owio, ed é gii ,"gg.riio 4. Sa perlormatiai e atti linguistici
col dire come ho derto sopra _ che l,art. fJA si ló[o.u
a livello -metalinguistico rispeito alla costiruzione. po.o-im- Si pensa di solito che Ie diverse funzioni comunicative
pota che questa disposirioñe sia materialmente prrt"á adempiute dal linguaggio siano riducibili a due fondamen-
documento normativo chiamato << costituzione )>: la sua na- "" taliz la funzione conoscitiva (fotmulare e trasmettere cono-
tura metalinguistica.é cosa logica, non empirica. L,att.--1.1g, scenze), e la funzione normativa (influire sul comportrimen-
dal punto di vista logico, non appaftiene- alla costituzione, to). Si pensa and:e, soütamente, che queste due funzioni
ma 1d un piano sovraiostituzionaiá de[,ordinam;;,;. ---^-' §iano per cosl dire tra loro inconciliabiü. Conoscitivo
(Analoga é la posizione di quelle norme, .h. p"r.
-
é il linguaggio -
della scienza, nomativo quello della morale
,legislative,
. ,o"o
concernenti f interpretazione della legge. E il caso e del dititto; dalla conoscenza scientifica non é logicamente
dell'art.,.12.disp- prel. cod. c_iv, euesta Arp"íi?iá* ;,-á;l possibile ticavare alcuna florma morale e giuridica.-
punto di vista loeico, una disposizione non di legge, ma John Langshaw Austin, uno dei massimi esponenti- accanto
della
sulla legge) pbilosopbical analysis, oedette di scoprire che a
Perció,_ non ha se¡so ilterrogarsi sulle procedure di re-
queste due funzioni il linguaggio ne adempia anche una
.
visione dell'art. 138. Tale disposilione si soürae, p.r-r*iñ terza, irdducibile alle- alue (in párticolare: irriducibile alla
logiche, a q}alunque revisioné legale, ,.bbán. ü;;;
-f;il;: prima) s.
lazone sembri suggerire il conffario. (Non diversamente, sa_ La sua argomentazione era semplice e, a prima vista,
rebbe senza senso domandarsi se 1,art. 12 disp. prel. débba convincente. Si rifletta sulla difierenza intuitiva che corre,
e.ss.gle interprerato secondo i criteri interpretátirri p..r..iiti nd esempio, ma i due enunciati seguenti:
dall'an. 12 stesso.) tl.l Ti accuso d'omicidio
-Si potrebbe ulteriormente argomentare afirontando 12.7 Tizio ha accusato Caio d'omicidio
cosí anche il puzzle della catena dí valditá _- che ;;;;;
ha senso interrogarsi sulla validitá de['at. 13g cost. Tale Oppure:
disposizione esprime la norma (non costituzionale, bensl me_
tacostituzÍonale) costitutiva di vaüdit) de[,ordinán."i;
[].1 Nego che le cose stiano cosf
ridico italiano. Come rale, essa é né valida,
;;_ [4.] Mevio nega che le cose stiano cosl
ir"rUáá. i*
terrogarsi sulla sua validiti vale come domandami "¿ o"*io ,i, Manifestamente, gli elunciati [2.] e [4.] descivono gli atti
luqga.la sbana del museo di. Sévres, .h. ilü;A=;;;j";; co_mpiuti da Tizio e da Mevio; iL t2.1e il
[4.] rispondono
alla funzione conoscitiva del linguaggio. Ma gti enunciati [1.]
.
fn alme parole: la norma dell,art. 1rg é la norma costi-
tutiva,
{el gioco chiamato << ordinamento giuridico italiano ». s
- Cfr. J.L. Austin, Hou to Do Things uitb
'Vords |19551, a cura
Lhecche. possano dirle giuristi,i il
mutamento di questa J.O. Urmson, Clarendon, Oxfo¡d, 1962, ffád. it. Qaando dire é"lare. a anra
di
norma, in qualunque forma-awenisse (anche fár-'.-.L di A. Pierctti, Roma, Marietti, 1974: Pbilosophiúl Palers. a ci¡ra di I.O.
essa stessa prescrive), fonderebbe un gioco diverso,
".11. Vrmson e GJ. Warnock, Gdord U.P., Londor¡ t96ry, ii sasgio Perlormáiloe
Iltterances é uad. it. Enunci¿ti performatfui,'a *rí di LlGianfármaggio,
ln Diritto e analisi del lingaaggio, a cura di U. Scarpelli, cit.; perÍorñitil-
constatif, n la pbilosopbie aialytique. Paris, Minuit,-1962, o;Áa. ii. perÍor-
matiaoconstatioo, in Gli atti lingaistici, a cura di M. Sbisl, Milano, Feitri-
nelli, 1978, I¿ letteratura su Austin ü ormai Diuttosto amóia. Mi li-ito e
fl §fr.-A'G. c-onte, stud.io. per una-teoria deila oariditá, citarc due collezioni di saggi: Sympositm on'J.L. Austinj a cum di K.T.
in « Rivista in- I;rnn, Rorrtledgg and K,egan Paul, Lnndon, 1969; AA.W., Essays or I.L.
Austin, C)ate¡don, Orford, 1973. Si puó ¡nche vedere: Bitkb- Anal,tiical
Philosopby, _a orr¡r di B. W.illiams, Al Montefiorc, Lg«, trad. it. Filósofia
u¿litica inglese, Roma, Lerici, 1967,
- *.'
« R. cuAsrrNr
PRoBLEMI D,ANALI§I DEL LINGUAc,GIo NoRMATIvo 67
e [3.] non descrivono gli atti, rispettivamente, di accusare
e di negare: questi enunciati costituiscono di per sé il com-
rembfano, enffambi, idonei a compiere l'azione di awertire,
pimento_ (la pirfornance) degli atti di a.*rrri e di negare.
sebbene il t7.l presenti la struttura tipica di un performa-
tivo, mentre 1'[8.] appare a prima vista un constativc.
Sembra dunque che il 12.7 e il t4.l servano a n dire ,,
qualcosa, mentre 1'[1.] e il [3.] servono a <<Í.are » qualcosa",
Cib vuol üre vi insiste ft6s5 che la categoria dei
performativi non -configura una classe - d'enunciati áotati di
Giustamente colpito dalla peorliaritá di enunciaii cortr€,
tuna speciale funzione, o d'un peculiare significato (né cono-
l'[1.] e il t3.1, Áustin ipotiizb che enunciati sifiatti ..- p4-
^- rcitivo, né normativo). La categoria dei performativi confi-
lesernente non dotati di funzione conoscitiva, q dsss¡i¡1iy¿
gura piuttosto una classe d'enunciati dotati, soltanto, di una
particolare struttura lessicale e sintattica. Si ratta d'un les-
nico e d'una sintassi idonei ad indicare esplicitamente la fun-
zione, cui l'enunciato risponde {1.
Pgrtantof i << performativi » menzionati sopra gli enun-
ciati [7.7, l3.f , [5.], [6.], [8.] - alcuna
non Jvolgonó
funzione autonoma, _non esptimono -alcun signifiiato specia-
le, diverso dal significato conoscitivo e da quello normátivo.
Scmplicemente, essi desoivono (significato conoscitivo), o
prescrivono (significato normativo), ma 1o fanno esplicita-
fnente.
D'alffa parte, come rileva Ross, 1o stesso Austin s,ac-
corse in seguito che la sua distinzione tra dire e fare, ffa
Per suggerire qualche possibile linea di discussione del
constativi e performativi, non reggevá. Si osseryino i due raggio di Ross, si possono avanzare le seguenti osservazioni.
enunciati seguentir
La distinzione austiniana tta << dire »> e << fare »> (fare co-
re, ma con parole) non é insensata, é mal formulata. La linea
t5.l Ti awerto che si f.a tarü rli demarcazione andrebbe posta tra: gli atti linguistici, o di
[6.] Constato che sei un omicida linguaggio, e gli atti non linguistici, ó exralinguistici. Cor-
rcre, mangiare, dormire, bastonare, e cosf avaii, sono atti
L'enunciato t5.] ¿ un performativo{: proferirlo é compiere
non linguistici. D_i questi aui il linguaggio pub solo parlare:
l'azione di awertire. Il t6.l dovrebbe éssere un constaiivo,
non puó compierli. Dire, negare, constatare, prescrivere, de-
tuttavia mostra una singolarc analog¡a smutturale con il t5.]
mivere, awertire, promettere, ecc., sono atti linguistici. So-
e, in genere, con i performativi. Forse che dire << Constato »
no atti che possono essere compiuti mediante, i solo me-
non é compiere l'azione di constatare, cosí come dire << Pro-
diante, il linguaggio. Sono atti che iI linguaggio pub compiere,
metto »> é compiere l'azione di promettere? Evidentemente,
sl.
c di cui il linguaggio pub parlare.
Ecco allora che la distinzione austiniana tra dire e fare
Per giunta, enunciati come i seguenti: fotse *oppo drasticameltte respinta da Ross puó es-
[7.] C'¿ un cane rabbioso -rere reintrodotta da una diversa angolazione. Mediante - iI
t8.l Ti awerto che c'é un cane rabbioso linguaggio si.possono compiere atti linguisrici (« fare »), e si
pub altresf discorrere sia di atti linguistici, sia di cose non
t, Iinguistiche (« dire »).
.., Cf!. J.R. .Searlq ,{ ui linguistici, cit.; Per und tdssonorrria degli atti
illo.cutori, t^rad. i-t. lrrGli atti lingistici, a cura di M. Sbisi, cit.; J.R.-Seatle,
lha¡ is a_Speecb _Act? , n Tb3 Philosofby ol Langaage, a óra di i.n. S.arte, ar Su ció, cfr. anche: D, Padsi, F. Antinucci. Eleuenti di srammatica-
Iondon, Oxford University Press, 1971.-
'Irrrino, Boringhied, 197?, cap. W; R. Guastini,'Il iliritto come"lingaaggioi
'm «En¡nciato -performativo»-b esprcssione metonimica, io luogo di:
« enunciazione performativa ». ll
.lingalg3io.del diritto, inroduzione a P¡oblemi di teoria del diritto', a"á,*á
tli R. Guastini, cit., paragafo 2.L2,
:;
68 R. cuAsrrNr pRoBLEMI D'ANALISI DEL LINoUáGGIo NonMATIvo 69
Si puó allora tracciare una tricotomia tra enunci azioniaz: [ 12. ter] Torna
II.] enunciazioruche discorrono di oggetti non linguistici: [ 14. bis] Hai promesso
[II.] enunciazioni che eseguono attl-lingoistici; " Su questa base, possiamo forse avanzate una riformula-
IIII.] enunciazioni che diícorrono di atü linguistici. zione della teoria della negazione di norme, cui si é fatto
Si osserverá che le enunciazioni del terzo tipo sono me- cenno sopraa3.
Le quattro negazioni d'una norma possono essere espfes-
,
f-L2.) Ti raccomando di tornare /) Nego che esista (o: che esista piú) l'obbligo (iI di-
<<
'¿
I¡ tdcotomia che segue é ispfuata alla distinzione tra « atti rhetici »
e. «¡tti.thetici», int¡odotia d¡ A-.G. C.ante, Aspctti deih sila¡tt¡ca- áá
unguttggto dcofltrco, in Logicd deostic¿ c semattica, a c.r¡¡a di G. di Ber-
nardo, cit. § CÍr. stpra, alla fine del paragafo 1.
Alf Roet
,.lijii
., ,,]
,4,';l
Imperativi e logica
l, Introduzione
,ri.''
ry
rMpgn¡lTrvl E LoGrcA 75
74 TMPERATTVT E Locrca
di un'eti-
stesso modo il problema, hanno avuto iI medesimo obiettivo:
seguendo una ben nota procedura, alla formulazione
chiarire se gü enunciati non desoittivi (quelli che esprimono
ca-formale. Non i¡tendo mostr¿re qui l'insostenibiliti di sif- una ¡ichiesta, un desiderio, e simili) siano suscettibili di un
fatta costruzione. Basteri notare che Mally non é riuscito a trattamento logico identico o analogo a quello cui vengono
mostrare una possibile intetpretazione del suo sistema dedut- sottoposti gli enunciati indicativi.
tivo, e in particolare deIl'assioma secondo cui vi é almeno un
fatto incondizionatamente doveroso, che b quindi incondiáo-
natamente coffetto volere. Percib f intero discotso é librato 2. Illteriore delimitazione del probleua
a mezz'arta. Ma non sono questi i ptoblemi che intendo qui
ttattafe, I1 quesito ü partenza della presente indagine b il seguen-
Karl Menger 2 parla di una « logica dei costumi >> (Logik te: pub un inperatiao essere parte costitutioa di an'inferenza
der Sitten). Non mi é del tutto chiaro che cosa egli intenda logica? Quanto segue pub meglio chiarite il problema.
esattamente con quel tetmine. In veriti, la sua esposizione é a) Suppongo sia ben noto il termine <r inferenzalo$ca»,
basata principaLnente sull'applicazione della teotia matema- Evitando di appesantire la formulazione, si potrebbe dire che
tica delle varieti a gruppi di volontá, Ia cui esistenza é dovuta essa consista in un procedimento mentale che s'inizia con una
al fatto cJre l'uomo, rispetto ad una normá data, pub assumere o piú proposizioni e si conclude con una nuova proposizione,
un atteggiamento d'assenso, o di d6uto, o d'indifierenza. Ora, cosl che la veritá di quest'ultima sia implicata dalla veritá
se consideriamo un certo gruppo d'individui e un certo insie' della precedente o delle ptecedenti proposizioni.
me di norme, suddivisibili rispettivamente in classi difierenti, á) « Esset parte costitutiva di »> uri'inferenza logica signi-
otteniamo una serie di combinazioni di atteggiamenti e di fica essete una premessa, oppure la conclusione di tale infe-
norme, dre possono essere ffattati sulla base della teotia delle tel]z,a.
vadetá. k mie conoscenze matematiche non mi consentono c) « Imperativo »>, come viene qui usato, significa: enun-
di valutare se vi siano possibili interpretazioni matematiche ciato che non descrive un fatto, ma esprime una richiesta
di questa teoria. Mi pare, tuttavia, che essa non riveli alcun immediata d'azione. Dico << immediata », per evidenziare me-
valore interpretativo, dal momento che né le norme, né l'at- glio la differenza tta gli enunciati imperativi e quegli enun-
teggiamento umano dspetto alle norme, sono suscettibili di ciati descrittivi nei quali é contenuta una richiesta meüata
descrizione numerica. Comunque, nernmeno questi sono i pto- d'azione, in quanto si presume che Ia conoscenrul di un deter-
blemi che intendo qui tattaté minato fatto reale costituisca un motivo per agire. Esempi
E mia intenzione discutere, invece, alcr¡ni problemi ana- in tal senso sono i cosiddetti imperativi ipotetici, del tipo:
loghi a quelli üattati, ctedo, per la prima volta da '§laltet << Se vuoi far bollire l'acqua, devi scaldarla a 100 t »>. Nella
Dubislav, in Zur Unbegründbarkeit der Forderungssütze3. formulazione ipotetica, l'assemione di questa descrizione con-
Da allora, problemi simiü sono stati discussi da Jotgen tiene una richiesta d'azione per chiunque intenda far bollire
Jorgensen, Kurt Grelling, K. Grue-Sorensen, Alben Hof- l'acqua.
stadter e John Charles Chenoweth McKinsey, nonché Rose Si noti che diversamente da Jorgenss¡ 5
non atri-
Rand o. Tutti questi autori, put non avendo delimitato allo - -
pp. 4447; K. Grue-Sorensen, Imperatiusütze and lagik, in «Theoria», V
(1939), pp. 195-202; A. Hofstadter, J.C.C. McKinsey, On the Logic ol
2 K. Menger, Moral,'Ville, unil'Weltgestaltung. Grundlegung zar Logik
Imperatioes, in «Philosophy of Science», VI (1919), pp.44ó457; R. Rand,
der Sitten, Wien, 1934. Logik der Ford.erungssátze, in « Rewe internationale dé Ia tlréorie du droit »,
3 Cfr. W. Dubislav, Zar Unbegrüttdbarkeit der Forderungsátze, in « Theo'
ria », III (19171, pp. Y0-347. I (1919), pp. 308-322. Cfr. anche K. Menger, A Logic ol Doabtful. On
a J. Jorgensen, Imperatiuer og Logik, in Optatiue and Imperatioe Logic, in « Reports of Mathematicd C,olloquium »,
<< Theoria », IV (1918), pp. 181-
Notre Dame University, fI (19t9), pp. 5344.
190; Imperatiues and Lagic, in « Erkenntnis », VII (1937-1938\, pp.288-296; 5
K. Grelling, Zar Logik der Sollsiitze, in «Unity of Science Forum», 1939, J. Jorgensen, Imperatiues anil Logic, cit., p. 288.
:*
76 rMpEnATrvr E LocrcA TMPERATTvT E LoGrcA 77
bli:go importanza alcuna al fatto che l,enunciaro sia o non Dall'altro latoz sembra immediatamente owio che sia tut-
sra lrngursticamente-espres-so al modo imperativo. fnfatti, an- tavia possibile produtte inferenze, nelle quali alome o tutte
che espressi nella forma linguistica indi-cativa, gli enrrnciuti le componenti siano impetativi. Jorgensen ofite alcuni esempi:
in termini di « dovere u e di altre forme di ;;;;;;;;
riferita all' azione contengono,_r."ondo ll io.,ü;i;;;;-,,* Mantieni le tue promesse
dchiesta immediata d,azIone.'Essi devono .rr.r."in"lrri ;il, Questa é una tua promessa
defniziong, dal- momenro che, ,ron*tunt. ü l";;- fñ;'iir_ Mantieni questa promessa
guistica al modo indicativo, da un punto di visia
;trd; Ama il tuo prossimo come te stesso
loglco, essi-mostrano di noí
"ont.n
i. J;; á;*.t;il;ñ- Ama te stesso
luale6r,e,.di conseguenza, pongonb lo stesso p."bl.;;¡;i:;
roro
Ama il tuo prossimo
relaaone con Ia logica.
- d) Come si noterá,-ho ritenuto opportuno, per limitare Questo é il dilemma: secondo la definizione comune-
la mia -triasciare l,.u.nñrli.-A.áírir* ffili
esposizione, mente accettata d'inferenza logica, non é ammissibile che un
enunciati ottativi e forse di altri tipi di .n,rr.i*i-.rpr.r;üi. imperativo ne costituisca parte. Tuttavia, si trlossono pro-
duire esempi d'inferenze, la cui logica fondatezza sembra
owia, sebbene esse siano in parte costituite da imperativi.
3. Il diletnma di Jargensen Inoltre, questi esempi devono considetatsi tipici del modo in
cui ha effettivamente Iuogo il tagionamento nella vita pra-
Per iniziare la mia.discussione del problema, partirb dal tica e nelle scienze che fanno uso di espressioni notmative,
dilemma c\ Jorgensen ha deline.to .lh'u t"ntrto'di,irolrro* in particolare la scienza giuridica. Ogni qual volta una norma
Da an lato: secondo le attuali concezioni logiche, l,infe- generale venga appltcata ad un caso concreto (ad esempio,
tenza logica esprime il fatto che la conclusione ilt;
valore fogicg della premessa o delle pfemesse. prescindendo
il;;; quando un giudice infligge una pena ad un criminale in base
alla notma generale del codice penale), si ha un caso d'infe-
da.cerji studi logicirecenti in tema dimodalitá; átñt.h" renza pratica sul tipo di quella del primo esempio 7.
po.Itvatenti,
S-t. gr.l non interessano, iI valore loetco in"que-
s1io19 é quello della « verit) ». Inferire logi.r*Lit.
Sr-¿á S,
significa
.{¡rn-que che sz é vero, se é vero i. p.r.tt ;i *r; 4. Il tentatiao d.i soluzione di Dubislau e lorgensen
parlare d'infercnza, occorre perció .h. gli .n";;úi-.ñ"i;
compongono po-ssano essere v9d (o falsi). Ma questa
condi- Jorgensen ha tentato di risolvete questo dilemma. A tal
zione non é soddisfatta, allorché una di quesre parti fine, si é awalso di un'idea espressa in ptecedenza da Dubislav,
compo-
un.imperativo,.come ad esempio .i Clrio& j, p;;';, anche se in una fotmulazione piú ristretta. I1 nocciolo della
::lri ,. owramente
polche un imperativo non puó essere né ,Jero, né formulazione genetalizzante di Jorgensen é il
seguente: un
a,uiriA, gli imperatiii non p.r*il essere pu.ti J,rí,i* imperativo esprime una richiesta d'azione, e pertanto deve
f{so,
re.renza roglca. Naruralmente, é possibile stabiliré necessariamente contenere una descrizione della natura della
delle resole
dr trastormazione degli imperativi, per cui fz segua da cosa richiesta. E impossibile richiedere, senza indicare che
Ir."Ma
lo:-,:.Tbt1
possibilé rrrri^u"ir" riil
;ü;iñ.;;¿,
a tale trastormazione,_ dal momento ché nessuna áe[e s"e
;rsr#;i; cosa si richieda. Questo « qualcosa », io propongo di chia-
marlo <( contenuto (tbeme) della ric-hiesta ». Esso consiste
parti puó assumere valori di veriti. in un determinato fatto, o stato, o attivit), che si assume non
esistente al momento della richiesta, ma di cui si richiede la
* | cfr' A. Ross, Kritih derp sogerraflflten praktischen Erkenntnis. zapreich
na zu é ine r k, i ti i rT fi, iii;í; ;;;;;i';i ;: #áífi.",,,
P r ot e eom e 7 Nel seguito, per « inferenza pratica » s'intenderl un'inferenza costituita
11riii¡í,
in parte da uno o piú imperativi.
78 rMprurrr¡r E .Locrc
rMPERArrvr E LocrcA 79
}.
82 rMpEMTrvr E Locrca
P. gA segue che é impossibile definite Ia váliditi og- 9. Second,d possibililA di soluzione: l'elemento logico si ri
gettiva di un imperarivo, in modo tale da ritenerlo valiio lerisce al soddistacimento d,ell'iwperatiao
quando un determinatg inüviduo (ad esempio, Dio) abbia
una comispondente volontá di comandare. Nlppure á oossi- E chiaro dunque che nessuna possibiüti di soluzione é
bile definire la validiü in modo che essa si iáentificÉ con ofierta dall'assunzione che vi sia una validiti oggettiva degli
l'esistenza di un certo- fatto reale, per esempio certi senti- imperativi: quella valiüti cui pensavano Dubislav, Jorgen-
menti di q resto o que-l soggetto. In-tal caso,-il procedimen- sen, Gre1ling, e g[ alui, allorché formulavano la gii ricorda-
to di legittim¿zione diverebbe identico alltusuále procedi- ta procedura di trasformazione degli imperativi. Dobbiamo
mento di verificazione, e non consentirebbe alcuna nüova i¡- quindi cercare di scoprire se sussista un'alta possibiütá in-
terpTtazione del sistema logico. terpretativa, la quale consenta di applicare il sistema logico
Ció concorda con l'asserzione, fatta da Grue-Sorensen, agli imperativi.
4i imperativi hanno un valore logico - 6 semi-logicó Tale possibilitá sussiste, se atribuiamo agü imperativi í
(logoide) * solo nella misura in cui vengono
-.h.
conside"rati valoti logici di <« soddisfacimento )> e <( non soddisfacimen-
non in relazione ad un soggetto che comañdi, ma in rela- to »>, cosicché: un impetativo fr é soddisfatto, se l'enunciato
zione ad una norma impemónale, come un <« imperativo sen- indicativp corrispondente §r, che descive il contenuto della
za imperatote » e. tichiesta, é vero; f imperativo é non soddisfatto, se l'enun-
ciato indicativo cotrispondente é falso, E allora owio dre
sussiste un pedetto parallelismo tra il valore di soddisfaci-
8. Nol é stata sod.d.isfatta la condizione necessari¿ di pos- mento degü f-enunciati e iI valore di veritá degli .§-enunciati.
sibilitá della soluzione Si potranno quindi costruire negazioni, disgiunzioni, ecc., ri-
cavandole dal corrispondente J-enunciato, e si potrl combi-
La condizione necessaria per la possibiliti di soluzione nare questo con alti ,§-enunciati, indipendentemente dal fat-
summenzionata, cioé che abbia senso attribuire validiti os- to che questi siano derivaa da imperativi, in modo da otte-
gettiva
$li. {"pSrrtivi, non é stata soddisfatta. percib qué-
sta possibilitá deve essere scartata. Nessuno é mai riusiito
nere inferenze logiche dagli .§-enunciati dati, e trasferire poi
il risultato nella forma imperativa.
a dimostare imefutabiLnente un procedimento di legittima- Facciamo l'esempio della negazione. Ad f (¡c), « Chiudi
zione per l'accerramento oggettivo della vaüditá d,uñ impe- la porta », comisponde .§ (r), « La potta b chiusa ». In tal
rativo. Tuttavia, non mi dilungherb qui a discutere il vasto caso, la negazione é: « La porta non é c-hiusa », e ad essa
problema, chg !o tratato deitagliatámente aluove ¡0, rela-
comisponde l'ímperativo << Non chiudere la pota ». Perciü
tivo alla possibilitá di un'etica noimativa scientifica. l,ti limi- f inferenza esprime il fatto che, se f imperativo << Chiudi la
terb ad assumere in accordo con le ¿ttuali idee scientifi- porta » é stato soddisfatto, allora l'enunciato « La potta é
che - in una validiti
che Ia credenza oggettiva trova posto chiusa » é vero. Ne segue che la zua negazione é non vera,
nel -ripostiglio della merafisica morale-rellgiora. e che l'imperativo << Non chiudere la porta » B non soddi-
sfatto.
Dunque, inlerire un imperatiao da un altro signilica dbe
. .Cf¡. K. Grue-Soren
gini., dell'autore
sen, Imperatiasütze und Logik, cit.,p. 19g. Le inda-
sembrano conduire alla conseguenr.""tá ,oió i. ñ;; ir";;- qualcosa intorno alla colnessiofle flecessaria cbe sussiste tru
'sonali possano esser parti costitutive d,inferánze. Tali
;ú;;;;;;-;É-l;
conrasto con gli esempi intuitivamente plausibili, nei quali poirono
d;-fi*-
i aalori di soddistacitnento degli inperatiai in questione.
rare c-ome imperativi anche delle manifestazioni individuali ái ,olántá.
ri.ñ- Ma questa inÍercnza non ha Ia benché minima relazione coq
i il
pro: genitori comandano << Fa come dice tuo insepnante »>. L'insesnante la << validit) » o 1'« esistenza » degli imperativi in questione,
dice-«Pre-para_Ie tue lezioni».
che_le
Da ció r.go., coÁ" I"-"¿. d.i-ñ;ñ;i;
devono essere preparate.
qualunque sia il significato atmibuito a sifiatte espressioni.
-lezioni
10 Cfr. A. Ross, K/tl,t dir sogenanttez praktischen Erkenntnis, c:rt, Si vede ora facilmente che il procedimento logico indicato
84 rMpERATrvr E LocrcA
rMpERATrvr E LocrcA 8,
stato di conando cóIlispondente all,iÁperativo sia presente """ mente, << Non é tuo dovere chiudere la porta »: I (r).
in una certa.persona N üa font d.[u ná.*r,'ii.r*ffid:i Quanto si é detto a proposito della negazione va esteso
I'rmperativo), o la possibilitá che uno stato di ,rrrtiir¡i, egualmente aIle alme funzioni logic}e. Dato che i cortispon'
corrispondente all,imperativo sia presente i" ;";;;;;;;;;_ dánti §-enunciati non contengono alorna descrizione del con'
sona rlf. fn entrambi-i ca-si, owiañente, *"orr. tenuto della tichiesta, ma deicrivono lo stato psicologico clre
definizis¡., piú precisa, di'tali .;;;;.-i"*.
,n;á.gí"'ü rende valido un impetativo con un determinato contenuto di
richiesta, le funzioni riguarderanno comunque gli imperativi
. -Ma,-scelta l'una, o l,altra, o Áagari una tetza possibilitá
definendo in quanto valiü e non validi, e non i contenuti di tichiesta
Ia validitá g ta noá uAi¿?á-¿.ii;i;;;;rñ;;,;;ff:
mente sulla base della veriti o falsitá ¿i -.;r;iil;;; in quanto soddisfatti o non soddisfatti.
J-enuncia-to, risllta. po_ssibile formJlá[ rrr"-t"-f.""á;;ü Ma non pub esservi questa interpretazione logica dietro
perativi, in modo che Ia rogica ordinaria ri, ii?iil..ii il: le inferenze intuitivamente plausibili. Secondo questa inter'
plicata agli. .§-enunciati, in"qu*,;;;i á-frtri,' I'* pretazione, non solo le negazioni, ma anche le altre funzioni
.'i,iá1r.,,?ll
m:l!g appücata poi agli impirativi .o*írponá.ntt; logiche si riferiscono ad una connessione ua impetativi, e
validi, o non vafidi.
il;,,In; non ad una connessione tta i loro contenuti di richiesta. Ad
esempio, se I (x) é valido, e I (y) é pute vaüdo, allora pos-
. Tutt-avia, la non esistenza del comispondente fenomeno siamó da cib infetire che é valido I (x) & f (y), ma non che
psicologico (owero Ia falsitá.del .";irp;á;;;l##ñ;
significa semplicemente crre f i.p.ruii"L sia valido I (¡c s¿ 7). Possiamo inolue afiermare c.he questa
sia un.imperativ-o con un identi'co .o¡t*rrto "o.rirpondnt"-io-ri logica conduce ad una combinazione d'imperativi, ma non
ái ,i.lri."ii possiamo dire che essa conduca ad imperativi con contenuti
non.valido;_ e, di conseguenza, non .ignifi." A.
il;;iíd;
!n ignerativo avente un conrenuto di -ri.ti;;;g;;ü di richiesta combinati. Non v'é dubbio, perb, che le infe-
renze imperative, nella vita pratica, siano principalmente
Percib, si deve osservare .h. ú ;;;uion,- ri rif.rir.-u-alta
validitá dell'imperativ-o, pr"prl" itf;É;;l;;;;rü. tali da esprimete una connessione tra contenuti di richiesta.
e non ar contenuto della -cioé
richiesta. Cib vuol-áüi;g";;.
dire cire é ne-
:::1?.i?-"rare.
espressioni linguisticle che j;
s€risl rriris¡enti degli imperativi negativi. Ossia: 12. delle funzioni logiche nella logica del sod-
L"d definizione
tlvt con un contenuto- di richiesta negativo: I (f) 7l i_*rn_ disfacimento e nella logica della oaliditd
(non.chiudere-la porta) : Devi lrr.iuriá
:'Devi
aperta; e'á) imoe_
ratrvr con un elemento negativo di richiesta,l quali Per illustrare ulteriormente la differenza tra le due pos-
-"á" esprimoio sibilitá d'interpretazione logica descritte sopra, é assoluta-
11 f"rto
j,h. yn imperativá p"r{1". un contenuto di ri-
chresta rdentico é non valido: f mente importante definite le rispettive funzioni logiche.
1lr¡ __ (Non devi) chiudere
la = L'imperativo << Devi cii"dd il poiá ,i"r;;
-porta
valido.
t2.1. Negazione
L'uso del modo imperativo nel linguaggio colloquiale
non
consente di evidenziare questa impo*ínte-elfi;;;;;ü; a) Logica del sod.disfacirnento. La negazione di I (x) ¿ I (f).
f. ("1. rn senso grammáticat;, ;;;l;liilp..rt¡ui Esempio:
:. sono oosi_
rrvr, croé p_o-sseggono un positivó di richiesta. Ad
-elemento
esempio, « Non driudere Ia pora ,,
i"J;srrficare*r"l";6; I (r): Devi c-hiudere la porta
I (t): Devi (non chiudeÉ la porta) : Lasciala aperto
88 rMpExlTTw E LocrcÁ
. rMPERATrvr.E LoorcA 89
Se I (x) é soddisfatto, allora I (¡) ¿ non soddisfatto, e vi- ptovetbio, secondo il qualg puoi esser bastonato sia che
cEvef§a. il
tu-raccolga il cappello, sia ché tu lo lasci dov'é, allom b
ü Loeica deüa aaliditl. La negazione di I (r) ¿ I (¡c). Esem_ falso quell'enunciato empidco.
pro: Comunque sia, l'inférenza dt negazione nella sua fonna
(x): Devi chiudere Ia porta composta é-solo in apparenza un'inferenza logica. Essa é va-
f{ (*): (Non devi) ¿ri"áá.-iá port, lida solo a condizione dre, entro il sistema in questione, non
vi siano doveri che impongano l'esecuzione d'azioni incom'
Se I (x) é valido, alloru I (r) é non patibili. Questa premesia § mascurata, perché sembra owia
valido, e viceversa.
c) c-ombhazione? r,e-inferenze riguardanti ád rrn atteggiaménto pratico della mente; e cosl f inferenza
to dell'imperativo e la il soddisfacimen- assume validiti logica incondizionata.
".lidi;t 6i;;;;";;;;;#fii;
sua
da queste- funzioni) ,ono ,r*i*;:;;. inoppugnabiü, ma
egualqente insoddisfacenti comq rpi.gárioí" L2.2. Disgiunzione
;ono
terenze pratiche intuitivamente plausitili.
;"ll¿ ;_
avanzo.tl;eoíii:i,U, ta proprieti caraffe- a) Logica del soddisfacimento.
.,-.,1 1T:lo.py"to
iilT r:.eile infercnze. praticlte esistenti sia- cbi
,r* i¡iiio I (r)-S (r)
dd ottenere ana conbino?ory dei risurtati
*¡
pii*oá-'lái- .t
S(rvy)
(urye, ús pet tioarurnt e, 1i ti gur- lii''r"; ¿¿ilirí¡*iil J"'ío
-
I(xvy)
losico delta aatiditá, msicché ;;. ;;;;"1. i.;;;É di",#
sforr¡azione della logica ¿.i r"i¿]rrááá.nto, Ció indica che la disgiunzione di I (r) e I (y) é I (¡r v ,),
mazione si at*ibuisce tirevanza rjt
ma afla *asfor- talché f (r v y) é soddisfatto, se o f (x), o I (r), o enrambi,
á.u, sono soddisfatti. Esempio: se l'imperativo
l'imperativo. "e.tti "ru¿ii[-a.i
I-n,
_gu.es1a
sede, ció s.iSnifica che una negazione della for_ fmbuca la lettera
ma i (*) b intesa in modó tale ehe,
I (¡) ¿ non aatido, e uiceoeisi. E;;iü; ".] irj-¿ lri¡d;, ;b*
,. I ir"p.i.ri;'- ' ü soddisfatto, allora f imperativo composto
Devi chiudere Ia ¡roma Imbuca la lettera o bruciala
é valido, perché cosf ha comandato N, allora é pure soddisfatto.
l,imperativo
Devi (non chiudere Ia porta) : Devi lascia¡e Ia porta b) Logica della aaliditi
apetta
é no¡ vaüdo, in quanto non comandato da N.
I (x)-S (r)
ü
reuasi certamente l,infere-nza cordspondente
intesa come losicamente fondata i, ,.iíri"*;eü
sará subito I (r) v I (y)-S (x v Y)
validi entro lo"stesso sistema. ilp;#riri Cib indica che la disgiunzione di I (lr) e I (y) é I (¡c) v I (1),
talché I (r) v I (r) ¿ valido, se o f (r), o I (y), o enrambi,
,,"Iillll#i*"rqm,i',1#jff¿",1n?&:I,::JT.T"; sono validi. Esempio: se f imperativo
al*o che un enuncia. .rrpiriü, il-q"rü"rñ;r*;h.';;
persona non- pub comandari che Imbuca la lettera
vengano eseguite simulta_
neamente azioni tra loro.incompatibifr. Sd"-iü;i;;;;;'; é valido, allora l'impetativo composto
in gado di stabilire se ció ,i" í.ro o'falso. M;';'t;; Imbuca la lettera o bruciala
90 rMpER^Trvr E.LoGrcA
TMPERATTVT E Locrca 9L
é pure valido.
Esempio:
9) una conbirazione, tare che agli effetti defla validitá der-
Itmperativo sia attribuit-a ril;;*;;-ri;dt;d;;;JiJ, Ama te stesso
é owiamente impossibile (cfr. ,;p*, p^í^er^f"-loi.\^ ü1, ".r Ama il tuo prossimo come te stesso
Ama il tuo lrossimo
12.3. Implicazione
c) Una combinazione, tale che in telazione alla validiti degli
a)
.I:oyic! del soddisfacrlrllo-to.L,impücazione imperativi venga ascritta tileva¡za all'implicazione f (r +y),
f (r + y) si_ é impossibile. L'inferenza:
i::t"iil'j:;:J&11iif,1'.ttrJ,*r.,'r**;á'i"áí'r,li. Ama te stesso
, *'Jíl-f
I (7)...--s [í,_*,,
(],)
Ama il tuo ptossimo come te stesso
Ama il tuo prossimo
intesain modo che, se le premesse sono valide, allora é pue
Esempio: valida la conélusione, é falsa. Infatti, la seconda Premessa
afierma che si deve amare il prossimo nello stesso modo in
Ama te stesso
cut effettiaamerrte si ama se stessi. Se, pertanto, il primo im-
Se ami te stesso, alloru ama anche il tuo prossimo
perativo é non soddisfatto (e qui non si suppone che 1o sia),
:
13
i (x) + /
I (¡c)
_.s
S (¡) r r*t-* trl
r (/)_s
(1)
ixi -+ S (r)
(ri \/' Esempio: Se f impemtivo
ts Sarebbe fotse
esempio illusma
il *:1-{ rpj.ege ulredormente il fatto che questo
ra In R, Rand, op. cit., p. 318, I'infercnza ha la fo¡ma: « Tutti i cittadini
in modo -
di questo stato devono esé.rc on.sti! Tutti gli abitanti di quest'isola deoono
-c6a¡6¡¡6-ü%ilili"Aa 7). euesta formula de.
essire cittailini ili qaesto stato! T*ti gli abitanti di quest'isola devono essete
H;i:h?:#iifl ¡;iiffi ffii*-*tiiÉit¿,ry';.{*§ onesti! » La falsitá di tale inferenza appare subito eüdente. La conclusione
é consentita solo nel caso che la premélsa mino¡e sia espressa al modo indi-
ffi ;8}.*;il#ffi i;ú.;i?.,i.Áliii;H,,Htrf ie,"ffi ."|rg{¿f cativo. Pub datsi che non tutti gli abitanti dell'isola siano divenuti citt¿dini
dello stato" fn tal caso, la richiáta d'essete pesone oneste oon si appüce a
tutti gli abitanti.
92 TMpERATIvT E Locrcl
TMPERATTvI E LocrcA 9,
Scdvi una lettera e impostala
é ammissibile, ma essa acquista un carattere pseudo-logico
ü soddisfatto, allora l,imperativo grazie al f.atto che essa é valid¿ qualota si assuma tacitamente
Scrivi una lettera
ür, pt.*.tsa, la quale appare owia ad una mente non sofi-
sticata. Tale ptemessa é quella della coerenza pratica, ossia: é
é pure soddisfatto. opportuno evitare contraddizioni, o piuttosto contrapposi-
zi6ni, tra imperativi validi enuo 1o stesso sistema. Assumen-
b) Logica d.ella ualiditá. La congiunzione f (r) & f (y)
fica che:. oJ f"l v i (r) é non
sisni- do tácitameñte questa premessa, f inferenza acquista i!- ca'
no validi. Possiamo percib "?id.;;; if;ri"Yi;ir;;
lr-r.gr."* ikoár?r'l' "'
rattere di logica siringenza. Se vale una ridriesta per x, allora
non puó urGr. al tempo stesso una dchiesta pet l'opposto t.
"u.r.
I (r) & I (y) .f (r) ec S 1y¡
Ánalogamente pub essere spiegata un'altta importante
.t forma d'inferenza pratica, cioé la sussunzione sotto un impe-
I (r)-s (x) rativo generale. Esempio:
Esempio: se é valido sia che devi scrivere
una lettera, sia che Devi mantenere le tue Promesse
devi impostatla, allota a por. u"lido .L. devi -"' Questa é una tua Pfomessa
;;i;;ih Devi mantenere questa Promessa
9.) una conbinazione, targ che agri effetti deila varidit] der-
l'imperativo sia ascritia úlevanza'ril.-.orgi"*ione
f k & il, Da un lato, sembra chiaro che f infetenza sia rilevante agli
non possibile. Non certo che: ., .. ,ui.
i i Á. a.U;ñJL efietti della vaüditA degli impetativi che la compongono. Cib
una lettera e impostarla, allora"J. u".t. deve significare che, qualora l'impetativo genetale- lPParten-
Lhe un soggetto, volendo o desiderando oggetti,tii;;l;;.
.t.iáui
.o.l*ii, ea ad u:n determinato-sistema d'imperativi, in qualche senso
voglia o deside¡i anche le loro prrti.orti,ur'ii.,
Ap."á." áá
ialidi, alloru appamiene al sistema anche f imperativo par-ti-
condizioni,psicologiche fattuali. tá;. h, mostraro
Menser.
colare della conilusione. Dall'altro lato, é anche chiato che
.,o non vale in tutti.quei casi in cui sono in gioco
i;ridá;;i f inferenza é possibile solo se la trasformaTigng é compiuta
beni complementad ri in accotdo coñ le regole della logica del soddisfacimento.
Abbiamo allota una combinazione pdva di vaüditt logica.
13' spiegazione concrusiua Quindi non é logicamente necessario che un soggetto, im-
pratiche che appaiono lei
imrnediatarienti foiiii',-'
-"*
fatti sottostanti aile inlerenze p-onendo ,na rególa generale, debba anche impotte I'appli-
cazione particolaie di tale regola. Che ció si verifichi, o njon,
Ho,in9!??t".che le attuali inferenze pratiche abbiano dipende da fatti psicologici. Ñon é taro- che-un soggetto fo*
, pec'ula't¿
ra _
d' ricercafe una combinazione dei risultati cui rnrli ,rn, regola genetale, ma ne eviti l'applicazione quando
pos-sono condurre q esli stesso si¿ oarte in causa.
fogica del soddisfacimento . l;""i?"'rl
G"il; " T,rtt"uir, l''inferenza ha un c¿rtattere pseudo-logico, che
della validitá, cosicché,
i*u- o¡e ;.s"i;. É;ü;i. ¿U
pub essere spiegato solo in base alla suddetta- tacita ptesun'
l*io": della logica del soJdisfa.irñ.ná, *^'¡ti *J;;_
aone $ as*ive flevat,oa agri effetti della variditi zione di coárcnza ptatica entro iI sistema d'imperativi in
desri i;;
mtivi. D..a guanto si é deño risulta
6;;f;#t_ -
questione.
Anehe l'inferenza seguente é dello stesso tipo:
"h;,.h
gpettg dla negazione., ma non uA. rirp.ito
fu*;"rt
Iogiche. E veio che la ái¿*i"* a ]G (,,ñ;ffi;
"l[-rlff.
¿"1 - Fa cib c.he H ordina
H ordina: Chiudi la porta
Chiudi la porta
:'*g,I'rf::#ftffix##jli;!¡f# ,:rd?,;;a*m, Questa infercnza & di notevole importanza sia nella vita
94 rMpEnrTrvr E LoGrcA TMPERATTYT E LocrcA 95
d'ogni.giorno, sia _nella prassi giuridica, Essa esprime cib inferenze logidre. Si tratta perb di una sempüce « traduzio-
che
potrebbe dirsi: deleglzróne deil,autoritá di ;;;;dr;..
¿;" ^; ne d'inferénze logiche concernenti enunciati indicativi so'
»>
esempi,. possono indicarsi Ie prescrizioni pra quei fatti psicólogici
-fn che definiscono la « validiti » di
tema di legislazione. "ortit,rziártt ,n iáperativo. quésti casi, le inferenze non possiedono
- Quali casi consentono d'elaborare inferenze pratiche. ro- le caraiteristicle di lpecifiche inferenze pratiche.
giche.e pseudoJogiche, rilevanti per h ;rliái;t In certi casi, gli imperatioi possot o esser parti costita'
ñ" ;'U;.
::?r:l q.grt rmperativi in questione? AI quesito risponderb tioe d'inferenze psiado-logicbe. In questi casi, I'inÍerefitut as'
nel modo seguente. sume il carattere d'una specifica ínlerenza pratica, ma in
a), Possono prolur¡i-- inferenze logiche genuine solo in realti é solo pseudo-logica. Se si include la premessd assarltd
accordo con.lg regole della lggica della validitá. tacitamettte, l'inferenza dittiene efrettioamente logica, nta per-
eueste infe-
renze sono identiche a quellá che concernon" ttrisázu- de allora il suo carattere specificamente pratico.
la non esisrenza dei fatti-psicologici ;h. á.fi;ir;;;iá'*ri-"
ditá dell'imperativo, e peicib pí*ono essere tutte quante
espresse in enunciati di forma linguistica indicativa 14. Osseruazioni supplenentari intorno all'inferenza susstttt-
all'esistenza o alla non esistenza A""n-auto dou.r..'E,.Á;1;,
#t;; tiua nell'applicazione del diritto
s_e é « vero )> che esistg un dovere in
relazione ,á2, ;;';
dq ció che é << falso » che non .sirta ,l.on d.;;;;;ili5; Secondo una concezione difiusa, dominante anche ma i
giuristi, l'appücazione del diritto satebbe -un sillogismo pra-
4 oA,inche é << vero >) che esista ,o áo*r. o i" ,.l.rion.-ud
relazione a B, ecc.In questa sequenza, I. ;;;-;;r;i""i Iico, nella forma della « sussunzione r>: il diritto offre la nor'
4,
ma generale (f imperativo), f indagine fattuale fornisce la pre-
psiche dry#ur',g gli imperatiui (l,.rirtÉnrilí
r contenuu dr rrchiesta.
á;;rii;;; mesia minore in&cativa, mentre il giudizio é la norma pat-
ticolare come conclusione. Ad esempio, la legge dispone che
. Perció, qu-es-te-inferenze non verranno immediatamente
rntese come tipi di specifiche inferenze pratiche. Di fatto, il proprietario di un bosco sia soggetto al pagamento di una
esse non- producono nulla di nuovo oltre'a ció tassa.- Il tale individuo risulta proprietario di un bosco.
che é i-;li:
egli deve pagarc la tassa
16.
cito.nellapplicazione della logica agli enunciati irdi.;ril:- - In questa
Quindi
il fatto che la conclusione é
á) Un'interenza pseudo-logica esiste, allorché la nesazio- sedé, iralasciando
ne del contenuto delia richiesia é intesí;;i;;;;";i."1^;_ solo pseudo-logica, intendo sostenere che, indipendentemen-
chiesta non é valida._ Essa é imm.diáirmente intesa come te df cib, é füorviante concepite il giudizio come un sillo-
un'inferenza che condivide il carattere ¿ü;;p;fi;. -iri; gismo.
- La conclusione logica presuppone che la premessa mino-
!?Ma- prarica, poichf tavalica i risultati cui pua .ár¿"rÁ
I'applicazione d-etla logica agli enuncia,i inA""áui-. re sia vera: nell'esempio, che sia vero che Ia persona in og-
c) T-o stesso'dicasi nel laso della ,,rrrr*iorr. sotto un getto é proprietaria di un bosco. Tra le varie questioni q-ui
imperativo generale. óoinvoltá, ptopongo di considetarne una sola: se sia vero clre
/) Direi che non.vi. siano. altri tipi d,inferenze pratic-he ció, di cui cóstui é proprietatio, sia un bosco. Analizzerb
quindi sepafat¿rmente l'enunciato « Questo é un bosco ».
pseudoJogiche, oltre i- t,,f,i qui ricordáti.
ar.[o ;;;i;;;; - Affinché la conclusione sia possibile, questo enunciato
da diversi auto.ri, Ia deduzione da due imperativi mediantá
applrcazione della funzione impücativa, appáre anche deve essere vero, e quindi suscettibile di verificazione. Tut'
intuiti-
vamente falso.
aI quesito sollevato in precedenza si puó rispon- ró Cfr. A. Ross,Virkeligbed ogGytdigbed i Retsl¿eren. En §ritik al den
,--_P:rlrrro,
oere nel seguente modo. teoretiske retsridehskabs lrandblerebet lneAt¿ e validiti nella teoda del
diritto. Uoa c¡itic¿ ai conéetti fondamentali della scienza giutidica teotica),
GIi imfrrativi possono esser parti mstitutive di genuine Kobenhavn, 1934, p. 132.
96 rMpEaATrvr E Locrca
.l
tavia, un- enunciato §opla un fatto concreto pub essere ved- Sulla natura logica delle proposlzlom valutauve
ficato solo connettendólo logicamente ad una teoda scienti-
fica contenente_ il concetto iri questione (qui « bosco »), defi-
nito in modo che da esso sia déducibile una sede di enunciati
protocollati. Ma é chiaro che il diritto non usa la terminolo-
gra di una teoria scientifica definita. Esso si awale del lin-
gulggto ordinado colloquiale, e i suoi concetti non sono
definiti in modo da cónsentire verificazioni. L,enunciato
<< Questo é un bosco » non pub essete verificato:
esso non
é né vero, né falso. Il fatto ihe in taluni casi possiamo as-
sentire a-questo enunciato senza esitazione (ad esempio, «La
foresta di Epsom é un bosco »), in altri casi ,.g"rÉ *
altrettanta certez;,a (ad esempio, <( Gli alberi del miJ giardino 1. Statas controaersiae. Dopo and rdpida. contatazióne del-
non sono un bosco »), e in altd casi ancora .. esrere-in d,rb- l'aprioúsmo, il presente saggio tenta di gettdre luce salle
bio » riguardo ad esso, non esprime un riconoscimento della il
questioni da cui nasce disaccordo tra la flosofia di
veritá, bensl é dovuto alla dipendenza del parlante dal suo Uppsala e la corente cofiseraatrice dell'empirismo logico
sje.sgg uso linguistico corrente. « Dubbio ,
{ui significa non Non deve fat metaviglia c"he i filosofi della scuola meta-
dubbio teoretico, ma vaghezza nelle .rprerrioni fnguistiche. I difendano con fede e zelo l'oggettiviti dei valori, e
- Questa- é la situazione ogniqualvolia vi sia il f,roblema
di riferire fatti conceti ai coñcetii del linguaggio quotidiano.
fisica
ptendano le distanze (con disgusto e talvolta perfino con dpg-
Tale riferimento non esprime alcun dconór.ñ.otó de[a ve- gnanza) da ogni forma di relativismo e di soggettivismo nella
r!t|,_ma é' un comportarñento linguistico determinato dall,uso filosofia dei valori. La filosofia dei valori é per essi la chiave
del linguaggio in connessione fcontesto (specie in connes- della filosofia motale cJre, a sua volta, é spesso il fondamento
sione agli scopi pratici), in cui il termine ricóme. delle grandi idee metafisico-religiose del libero arbitrio, del-
E quindi fuorviante pensare che il giudice abbia il com- l'immotalitá dell'anima e dell'esistenza di Dio. E naturale,
pito di traffe ilferenze logiche. Per faicib, non occomereb- pertanto, che una filosofia che voglia essere in primo luogo
'Veltonscbailuttg, e non scienza,
bero giuristi altanignte _qudificati. Il compito del giudice debba combattere lo scetti-
(supposto sempre &. .gh conosca il dfuittoJ é formufare Ia cismo nella sfem della filosofia dei valori allo stesso modo
seconda premessa: stabi[re che, in base ai fatti che risultano in cui i gtandi filosofi dell'antichiti (Socrate, Platone e Ari-
alla corte, la tale cosa costituisce un bosco, Ia talaltra un stotele) combatterono le tendenze disgregatrici della sofistica.
contratto. Questa formulazione della premessa minore espri- Ad ostacolare una chiadficazione dei problemi da discutere
me non un riconoscimento teoretico della ve¡itá, bensf üna non é qui soltanto la loto intrinseca difñcoltá, quanto piut-
decisione formulata in base all'uso del linguaggio in connes- tosto il fatto dre molti uomini, per motivi dre nulla hanno
sione ad una serie di considerazioni pratide tlleologiche. a clre fare con la ricerca scientifica, sono portati ad aggap-
:r:11i1 .. t,
102 NATURA LocIcA DELLE pRoposuroNr
vALUTATIyE NATURa LoGIca DEILE PRoPosBIoNr v^LUTArrvE 10,
Cpfp sembra ¡itenere che una cor sia suscettibile di prova e quindi sia ditettamente data in e
",r;;'n;;; ;¿;; i" ri,.; ffi ,i".lI,T:'ff' Jtg;,,jf.# con essa. Tale conoscenza viene allora definita aatoeaidente
li,zabile nella pratic, ;;;;.ÍJ áitr ..*a di grado esi- o intuitioa.In questo modo, la filosofia dei valori confluisce
stente *a l,invarianza " intersogg.rriur*J.U. nella uadizione idealistica postkantiana, collocando la cono-
e le qualiti di valore. tr#r¿*#riiiU scenza dei valori sullo stesso piano della conoscenza logr.o
da Jo,rgen Jorgensen . -a;rá';;.lrion. ¿ stata accertata
Vin m Áuñrt,r. matematica.
i
Au-estrerna destra, tra filosofi che
includere nella filosoÍi" á.U" ,J.ir),
si possono ancora Un breve commento. Le ptoposizioni valutative sono in-
*ouirroo Moore e contestabilmente sintetiche ed é da considerarsi provato dal-
l'empirismo logico clte nessun gi*dizio sintetico pud. essere
;á"i:¿ iffx,'.:i:,ao
*}fi essi sosrengoqg
Nelson,
f;p$ji}: I f;Tltüñffi a piori. Che un giudizio sia d priori significa infatti che esso
che ui E un', percezione intuitiva é analitim. Pertanto, le proposizioni sintetiche non possono
a priori di cib che e di per sé ¡"onu assolutamente essere valide a priori. Con cib la questione é
<< buono » o « siusro_»
t. si"iljl-t
;""Ii¿
iono ,rna q"rüia"ilá."fi"#i.r:ffi. chiusa. Poiché non posso elencare tutti gli argomenti, a
|?^g:t,, : siafg.,.
srede questa
r,
..Áórü*.o111".*u di ció che pos- mio parere convincenti, sui quali ltmfirismo logico basa
qualitá no¡ é suscettibile la tesi secondo la quale « analitico ») e « a priori » sono pre-
di ;;o;,;;;r#i,
é un fatto razionare i"¿ir*tiÉL ñ; dicati equivalenti, mi limitetó ad alcune osservazioni.
noi rearmente credia-
mo e sul quale faccir*o *"-ó"er¡!¡¡r
,rr.gnÁ.i-,o
abbiamo n.ila rreion;t;.- "o"
i" rJii;-.h. a) Se abband.aniamo .l'etaflea concezione del carattete
Fin qoi ci siámo oecrrnari c^ñr^i+rr sintetico delle proposizioni logico-tnatenaticbe, cade an-cbe
rt,p.ii.á?;:r"üil:":"fr:lH:nnHH,i:l;#.¿*:l l'apparente sostignó cbe essa dl alla teoria di and innediata
al dovere e all,esoerien* d;ü;;.;]v¿or. conáscenza razionale prodotta dalla costituzione netafisica
i.due concetti rriJÁ.";rli;.i;';;ridd.rr, e dovere iono della ragione ilrtat d.
conoscenza Dra-
tica o nonnadva. Il presente ,rggi.;ñ;;;i#.J"; La teotia ü una conoscenza razionale a priori implica,
sizioni che afiermano si, uulori .?i-á;ril-d;;;;á';#
nelle sue diverse varianti, l'assunzione metafisica di certi
lo, o al*ove, si f^ ,if.rid;;.^r"io*a ai fattori inetenti alla struttuta dell¿ stessa mente umana, e
termine viene per comoditi urrro .ár-. valori, quesro
pars pro toio.- cioé forme pure di percezione (spazio e tempo) e concetti
puri (categorie) che costituirebbero le fo¡me necessarie di
2. Breue conlutazione delle teoile aprioristiche ógni esperienza. E stato lo sciagutato errore kantiano dgu{-
dó alla natura sintetica delle ptoposizioni logico-matematidre
, . Diepistemoloeicamente
data
plito I.a dot*ina dell,oggettivitá dei valori viene fon_ che a mio parere ha dato otigine a guesta metafisica. Fu
su una conoscenza esso a convincete Kant che esistono proposizioni sintetiche
hda a priori, e-oerció as.rtrá-rü;;;;one considerata va- a priori, e cib a sua volta lo cosffinse a darne una- spiegazio-
Anche se talvoltá ,i ,fi..-r:Jh;d? e non ai sensi.
conoscenza a oriori ne metafisic¿. Una volta che ci si sia resi conto che íl gran-
sia dimostrabile ts, di rgolá1i ,Jrii.i.'.fr. de problema dell'esistenza di proposizioni sintetiche ¿ priori
fr:;-ffi;rff;,J é uno pse.udoptoblema, cadono anche la causa e il supporto
(aooarente) della metafisica razionale.
xüi#ff#i:':,6#;:i#W,i:;i,z':'i,f ;t,!l:r;'?'ft ¿:,#Í?t; ^'In campo teoretico la metafisica razionale non conduceva
ad assurditi cosf enormi. Proptio perc}é la conoscenza lo-
:{,{##.ií!"{¿"&3'ñ11;,'i#§aYT}Yi,¡,Y!:;, gico-matematica é realmente analitica (a priori\ essa potrebbe
'ffiñ',ffideduzione éssete asctitta, non senza buoni motivi, alla « ragione »
,obt"o¡lt'Ia
deü'imperativo categorico o¡»ráta
daKant crt. infra,
in quanto indipendente dalllesperierrza e pouebbe quindi-
-
104 NATUnA Locrc DELr.r, pnoposrzroNr vALfrfATrvE
:§:§#:*tata
come il necessario prerequisito di og,i
espedenza di piacere », P per « buono » e P (x), P (xz),
I.e mse stanno diversamente per P (rr) etc. per l'insieme delle singole esperienze di piacere
tive, che sono realm.n,. A-nr*I" Ie proposizioni valuta- (ogni singola x ba Ia qualiti P). Dal momento che P (« buo,
sintetica.
*ebbe proporsi Ia mederiml iir..i**one. eui non oo_
euesto scisina n9 { é considerata una qualitl sperimentabile, ció significa
si manifesta anche fl*ofi, íi fAr. Nonostante che la proposizione generale ha delle implicazioni aeñficabili.
"ah
i suoi sforzi, x"nt. non fu ;";#.;ildi."..
tutti
Non si comprende percib come essa potrebbe essere valida
dell'imperativo caregori.o á.?tpo"á'.nte una deduzione
a[a deduzione der- a priori. La sua validitá deve dipendere dagli elementi indi-
Ie categorie teoreticñe . á.thT;ñ;;rcetrive .tella viduali ü piacere cl:e sono sperimentati con Ia qualiti « buo
:j-
r]:*r a provare .h. l,id;r;;'"rt.gori.o
ragione,
no »> E.
,o prercquisito di_una certi .rperien a."K"nt é iI necessa-
;;;;";" L'unica possibiliti di assumere a priori principl di valore
fi:T'i.:r.J:.ffiffi:".ffi o morali é tenderli tautologici, come per esempio awiene
nell'opinione socratico-stoica che la virtú ¿ cib clle é buono,
zionale immediato
tuizione intellettua
,i.íi::ffi#,_"fi:.i,ffi
,f,. o nella massima giuriüca romana: boneste oiaere, alteram
non laedere, suatn cuique tribuere. Se tali proposizioni non
di pensiero é srata proseguita ¿ai,
la quale la conosceta á;i".r;;.*ü ááit.ira di Fries secondo possono essere messe in discussione, d'alta paite non signi-
prin.,pl imme- ficano nulla.
diatamente evidenti;; ;;;;;;;;;il: ".rqra*o psicotogico
che non puó essere ,é un
n;;;";ri"'ün*r"ro
-(árr-srítrtüertrailet,
ma sul quale c) La aeritá di un giudizio nofl cofiporta clte esso sia
possiamo fare assegnr*gr; aatoeaidente, cosl come il latto cbe esso sia autoeaidente
In tempi récenti q".* i.áiií
yunt't). der Ver_
non cotnporta cbe sia aero. Una frlosofa morale intuizíoni-
i;d,*dN.ffi"".'"dottut.=áI;,;;"ff jifif
dei valori, .o.pr.r, h ild; tüñ."".frf" J,,1:'i,,Ífi:,,:: sticd tende d trusÍorn arsi in ana dogtnatizzazione dei pre-
giad,izi.
« L'espressione 'autoevidente', dice Moore, significa pro-
\) !' proposizioni
a priori perché, esst
uarutatiue. non possono essere
uarid.e pdamente che Ia proposizione cosl definita é évidenté o
po sizioni t e ticbe
no in plicaziorr r rirí!íupro
s in generati, h'ii' vera di per sé »> 1ó. Cib probabilmente vuol dire che la verit)
di una proposizione equivale alla sua autoevidenza. L'auto
. Anche I'osservazione empirica é,chiamata tarvorta intui-
zione in guanto. come. espdrir*u,
evidgnza é una particolare qualiti della proposizione, forse
hu , rattere spontaneo. mgslio defnibile come una particolate cliaruza o una parti-
Pertanto anche I'empirismá
;i;Jji"{iasato su,,intuizione. colate sensazione ü certezza. Questa qualiti, in certi-casi,
Tuttavia l,intuizione'hra;üñ deriva dalla sola proposizione (ed ts allóra che questa viene
t.ü,{rio.ismo é unlntui-
in
:rr:11
srngolo .quanto, c-ome.esperi r*u, hi' rurarrere spontaneo. detta autoevidente); in altd casi, dalla proposizióne in con.
stato atomico di cise
stato di cose senefere espresso {1e'-rá t-;;;;r;:HT;
nessione con qualcos'alffo.
¿" *"- p*posizione generale
(ad esempio .iit pir..r.-J6ü;¿'t.lono
Dobbiamo notare al_proposito che Moore usa qui la pa-
in sé»). Ouesta rola 'vero'in un senso che non ha assolutamente núlla a óhe
+:i,:,"f ?t'*tl'.1T1:,ru*f lirk":t:#¿,:,'fl; 15 Moore, op. cit.,p. 143, ritiene che una volta stabilito c_he «buono»
« piacere ». Essa ha Ia forü; (F;,'tve ,r sta per « una
denota una qualit) non-analitica, i principi fondamentali dell'etica dovrebbero
risl,l¡*. autoevidenti, ma se questo foise vero dovremmo anche possedere
principt autoevidenti di ció che é necessariamente « ciallo ». Dal ounto di
ta.Questa afiermazione p9ttenzz adottato, invece, segue solamente che [a qualiti ibuono »
_-. viene docume¡tata in A
naantei pi"*rai'iiTiiiir,rttis, ter¡,pp. ,04-10, ; *?i'i"rf'riÍ der soge- deve essere. presente allk intuizione » di un'esperienza con&eta, ma non che
esistano,principi autoevidenti, cioé pdncipi generali di cib che'é buono.
ló Moore, op. cit., p. 143,
106 NATUIá Locrca DELLE pRopos¡zroNr
vALUTATTyE NáTUn^ LoGrcA DELLE pBoposrzroNr vALUTATTvE 107
,?f:r"l.-"-.**.É
110 NArtunA LocIcA DELLE pnoposurom vaLUTATIT¡E
NATUnA LocTcA DELLE PRoPosIzroNr vaLUT,{Trv& 111
*l'Himx;$a***:m,Nfi*í
§eto una realtá ogge,riur,
,olti-a
si materializza dal"anti
uou immagine eterea che
Talé autore basa la sua analisi su determinati casi tipici (ad
esempio il sentimento di piacere) in cui l'emozione é chiata-
menté appartenente all'ego inteso come qualcosa di sogget-
stituisce una qualiti "i
.r"i"*ti. I't ,rorrr. di una cosa co_ tivo. Su cib Hágerstróm fonda la sua teoria genetale e con-
qdr;;"rñi.*
che fa parte áe[a sua natr.ra, cosa ha un nome sidera come illusioni i casi nei quali le qualitá emotive sono
incor¡rorato nella cosa stessa..d .rirt.. fin dalt,inizio come consider¿te inerenti al mondo citcostante. Ritengo invece dre
II ba non distingue l'asserzione di Hágerstróm secondo cui I'emozione non avreb-
l?'p.J. ';d;;;;" ¿¿.-.ár. ..*#iT,:T: be nai alcr¡n correlato spaziale sia inaccettabile come descri-
espirienza Éi?-,*pir. p;..rb
come Ii conoscono ,ogg.ttir.*.ni{-.
; ffiTil?i:rl#Tti :i_:i; zione psicologica. La sgladevolezza di un liquido maleodo-
,9,
comeli vedono rante, per esempio, mi sembra che si rifetisca al liquido quan-
oggettivamente. U,n
gno che sia formalmen,.
d;r;-Ji;;iil i.
du. occhi. Un dise_ to il suo colore. La severitá di un volto mi pare rcale quanto
u.oi..;;;;."
compatf un ucceilo dir.gortá-di-ñá" appaga.Mio fielio i suoi camtteti rumiah (cfr. anche le osservazioni precedenti
un occhio' Lo sresso p.rché aveva sortaáto sulla psicologia dell'eti evolutiva). Se questo é esatto, ci si
,.i¿. niul;ffi
zioni sono immediatam.nt.. p.oi.ttái. emozionale. Le emo- awedé d:e Hágerstróm inroduce sumettiziamente un citici-
sono Ie cose ad ia
mondo circostante. smo logico nella descrizione psicologica: egli vortebbe soste-
Come Piaget ha mosffato, '::=-4H;;; ffii;áe,
dispiaciute, rerici. nere che l'oggettivazione delle qualiti emotive é illegittima
non esiste La pura Iegge di in ogni caso, e diventa ancora una volta evidente che il pro-
1u1a fin9hé il bambino
na_
"ár'r¡É¡"."."ii blema non puü essere afhontato se non viene fotmulato
come una quaestio iuris§.
mrfef*lqfr{*ii*',i*i*l#rur,r*
t^.TllÍ rr¡*¡i-rrriii""llfi.s
.deile
leggi
1, ta regotaritá, uan-
6. L'andlisi si concentra sulla teoria oggettiaistica moderata,
s
second.o la qaale ttd osseraazione e aalutazione non c'é
#d;t*ifl ,..T,.Cilqi"n:tiiti*#r.:J,:,ff
a leggi cogenti .h.-n'. ffi;;;;
alcuna difrerenza di principio, na soltanto afid rileoante
differenza di grodo
aU, uo.JrTlnti,
I,esercizio
Da ció si vede che ltnteriorizz trn base a quanto si é detto, siamo ora spinti a spostare
azione dell,emozione nel-
I'ega non é fenomeno o.igi""iio. §i1álquirrA spinti f indagine sul piano logico. A tal fine, mi rifaccio alla teoúa
ti*k*. ff ff #r;;f
a ricer_
nm': s Einer fegen,Tbe Basic Problem in tbe Tbeory of Value, in «Theo.
:ri,ii"T,i:tr
smo infantile. La na», (1944), pp. 28 ss., rcspinge il concetto hiigetstriimiano di emozione
"ri."l.eir,-üiiil,;l;t
ma solo fatti. rnsom;i1í; ci fornisce ragioni,
'orr'írüll'"áDreaone muovendo da assunti che non posso condividere e testando sempre sul piano
fenomenologico. No¡ riesco a comprendere cwle si possa negrire la possi-
contro biliti di un oggettivismo dei valori senza rifarsi alla teotia dell'emozione di
sostiene la possibiütá di
usarl ü 6;ir"É;;*.0*r1rT chi
i# Hágerstrdm, Se I'emozione noo é piú r¿dical¡nente soggettiva e priva di
connessioni con la « realtá », ma é un insieme di qualiti specifiche coo¡dinate
tra loro, non puü dirsi che sia in ogrri cáso erroneo ascrivete questa qualiti
alle cose come fosse oggettiva (p. 38). C,om'é possibile afiermare su una base
,.,í.?;,,n'f::"éff,:,:j§'so rarta. me¡zione nelre
fenomenologica cioé senza un'analisi logica di ció che costituisce la ptetesa
k¡,sniii';;;;i;;;¡",1Ítriih;ftr"Ti'ii1'.r:ffi."*f i::f '¡:"Í"'l; dell'oggettiviti - che le qualiti emotive devono essere ascritte allbrg¿nismo
e non alle -
cose?
lf6 NATURA LocrcA DELLE pRoposlzroNr
VALUTATTVE
NAruta Loclca DELLE PloposrzloNr vALUTATTvE lL7
oggettivistica moderata delineata
da _Carnap (§ 1r3, teoria
accolta anche. come si é e;tto!
t 7. Prima obiezione. Un'analisi del concetto di oggettiaitá
Vilhelm Aukrt)..Ge-dü'A# ¡rrg* Jorgensen e da ,?rostta che questa teoria conlonde la aerificazione, ch9-
non potesse essere con- Il
costituisce l'ógg;ettit:itl, can afla specie di plebiscito.
t*;,i,",¿Tfl;t"r1r,,;;;i;sü:,1*,*;H-..-di;.h,i,_
-tro ualore non dpp¿rtiene alla sfera d.elle qualitd oggettiue
s.td.,; dfi ;i ii,f¿.vfl*ji';#. *to*"i" a,
si é git .ntidp;;;;;;;;il;ria Per mostrare che questa teotia confonde il « test dell'in'
,fr*. nroa++i..i-¿j
tersoggettivitl », che iostituisce 1'oggettivitl,-.con un- Plebi-
üül:r#ljffi
*
grado. In linea prinaÉl;
ri¿trHni.ffiffl:.H'";
üil;ro costituiti dalle esoe-
scito,-iari necessario sottoporre il concetto di oggettiviti a
un'analisi piú accurata.
rienze di valutazion!-nrbníio a) L'oggettiuitl non pab signif.care corrispondenza- alla
:G;i; oggetti fisici sono ^co-
cosa cow{ « realmente » b o alld cosa in se stess¿. E {acile
:Ilf'qrile
p'me
esperienze sensoriali.
non presentpg lo sresso .ooÁ
Si-ammette
tuttavia che Ie
capire che un tale mncetto di oggettiviti sarebbe meta6sico.
+r.ÁJülilir;".ilh P& decidere, infatti, se un'osservazione sia o no oggettivl,
:i^i,;;;;;; ;i;;" di rcgola, a mettere
seconde, per cui
da parte Ie valutazronl come mefament dovremmo essere in grado di conftontate l'osservazione della
cosa con la cosa steésa quale é indipendentemente da ogni
osservazione, ma cib ts impossibile.
;rlr¡***r;t+*g**i:'*r,rffi
tata
3nú. ,*.rr.i. L.
», si dovrebbe
q,r.r,. qualiti va_
bl L'oggettioitá non pub neppure signific-ate accordo in'
tersoggefiiltá. In primo luogo, vorrei prnwalizzare c,he 1'og
settiviiA qui presa in esame é l'oggettivitl nel sen§o Gcmune
áela patoia, éioé nel senso in cui ñoi assumiano che il mondo
esterrio, con i suoi albeti, le sue case, i suoi colori, i suoi
ftift5+n¿l,fn!*iU'r*iiu*mrt"*xt
entro cefti limiti, lbggetrivitá jlr¿".i. , odori etc., é una << realtá » e non solo una grande illusione
üecondo guesta o un sogno. Non tatterb, Pertanto, il particolare concetto di
ltntenzione del sentimento
nei confronti áel .concezione;1;;;";;;r., oggettivitá che viene impiegato dalle scienze- naturali piú pr9-
quella delltdea n.i"atáie e diretta quanto
.onf.*f?.l
zioni sono una funzione ;;sJii*]r ,ff üg.tto reale. ü .mo_ giáüte per inücate gli « oggetti fisici » e-le loro ptoprigll.
dei L'oggettivith intesa in questo senso guotidiano é stata chia-
riscono da questi ,-it.
q.i'il j{il,}.tco sensi e difie-
"l"i* ossetto. mata da Jorgen Jorgensen « pubblicitá », apPunto pe-r- ren-
.:é alrra rtifferelza t:a r.ntimeniolntenzionale percib dere piú netia la diitinzione tra i due ordini- 4 problemi.
:fl e Derce_
aone tranne quella
allora che ,oi *g du.,i.i.;;i.ü.T;ril;;";
y,é t.,
.orrid..i;;-ililiii.". -fenómeno pensa che la
Jorgensen prova decisiva della pubbücit4 di .ln
come un senso Lonsista nel iaggiungimento da pate degli indi-
nuovo che non siamo i, g"rá.
nito e localizzato. rn queito
¿iil;i;r. a un organo defi- vidui normali di un accoráó nella descizione del fenomeno
31.
,"*bnoebbe stesso
reazione.dell,organismó a "rro .h.;; nelloverincarsi una
stimoü A me sembra che questa analisi sia emata. L'accordo, sia
capaci di agire su un appamto stesso temDo
pure dei soü individui << normali )> non é condizione per
Ie condizioni individuati:;*b;r;;;;e pil;ñ;ifi;":'$i;
sensoriale
qui un ruolo oar_ ilassificare un fenomeno come oggettivo (pubblico). Credia-
ticolarmente importa mo ad esempio che esista una difierenza oggettiva tta iI rosso
intarga-i.u,,-'.on#!;fl :ifi,j"frfis¿,Hf ',á;¿;; e il verde anche se il daltonico non pub coglietla, e certa-
mente continueremmo a pensarla allo stesso modo and:e nel
caso in cui la maggior pate degli uomini dovesse diventare
f:ürÉ $ ffi
strutturali,
anc,e se
i,:ü tr:::.:.*.# áil;,,H.
al*imenti
*i;*#
1ccer1bili, á.Uü.g"rro sensoriale. E
ipotesi
sapere oggettivo anche se non ci fossero due pemone dotate
degli stessi organi sensoriali e non potesse, quindi, essewi
alcun accordo sulla descrizione del fenomeno in questione.
Neppure per le esperienze inuasoggettive si richiede un
.queste nil'rorro sempre chiara-
mente verificabili. iome nei""rili.¡á
casi ora Á.nrionuti,.ü; iá;; <r accordo ». Quando, dopo aver gustato per un cefto tempo
la possibiliti di'tenere. una porta aperta mediante il sapore particolare di un sigaro, smetto di colpo di apprez-
adattabili alle diverse .i..ort.ir.. "Cá;-¿ iootesi
zarlo, sono piú incline a ctedere che cib sia dovuto a circo-
di verificazione non é rnai J;ñri;",;i, ;"ü-il ;rH.l"J
;;;r; p"ríd*"# stanze a rne sconosciute che impediscono Ie mie sensazioni
in senso negativo. fs¡ss un'eccessiva aciditi gasuica o il troppo nervosismo
La scelta se mantenere la pretesa di oggettiviti grazie - arrziché pensare che le mie precedenti osservazioni siano
ipotol ausiliarie adattabili .U.';;¿;;;;;.,
ad
o se invece lasciar-
-una serie di illusioni accidentalmente coincidenti. Se mi desce
,"J,_$:r**#ej di scoprire le circostanze che condizionano le mie sensazioni,
questa interpretazione ne sará ultedormente rufr.otzata. Lo
&,;:,1'#F:*::ili,*,tlffi i:{f;
bale.e sembra eirere r" piü pi"trtit.Trro"orarmente stesso awiene quando osservo che le cipolle hanno per me
sisni-
ficativo sará il verificarsi'ü ñ;;;rdi;;;
ffi""i;iIlr';T;: talvolta un sapore acre e talvolta no, e scopro che cib av-
Ie,
-se-non fosse assunra come oggettiur,- ;"fi;_ viene perché non sempre tengo c"hiuso il naso quando le as-
probabilecoincidenza;S,.per*?;pi.;;dri;;"ñ;:,ff;
"pprii?.Lü saggio.
del vino di due tioi diverii, L'accotdo intersoggettivo, latgamente di:fruso nella de-
perché u.nrti
-, ,ppár*temente 5imiti (per il scizione del mondo quotidiano, é solo indiretto. In linea di
etc.), e quesü é
"SIig'ñríi;.ilü.,
regolarmente in sado di dirtinguerfi;AE
;;ii;*fiH"il;J principio, esso non dipende dalla conformi¡) immsdiata delle
al solo sapore, siemo. spinti descrizioni di cib che é sperimentato, ma dalla adesione a
gettivamente sapori differenti; """..¿.i.;rT .lli'ltürfi"Tf una teoria in grado di afiermatsi per ñezzo della verifica,
infatti, se adottassimo una
ipo*i. diversa Il" .oodinuzionl [grii.'",il dsurtato der- zione nonostante un possibile disaccotdo. Dalla totaliti dell¿
I'esperimento e ciü che noi ;;ppi;il;*J.i
*"i i.iJii. i,[ sua esperierrza ¿ che comprende il comportamento di alte
persone persino un cieco s¿rebbe cosffetto ad ammettere
-
124 NÁTUR LocrcÁ DELLE pRoposlzroNl
VALUTATIVE
NATü8,A LOGICA DELLE PX.OPOSIZIONMLUT¡ITIVE 125
che una difierenza oggetüva ma
-esig¡e il rosso
Nella parte orecedentJii é soprattutto posta verde.
e.il Pub darsi, allora, c,he sorgano difimltl nella verificazione
l'idea che un,orr'.*-ioi;;;i;5;ütiva in evidenza intersoggettiva. Alcuni possono dire, ad esempio, che un
quando viene ve_ oggetto é rosso, mentre alri preferitebbero definirlo ü color
rificata Ia teoria in cui essa é .rpr.riá.
In questo modo i pre porpora; alcuni lo definiscono grande, mentre altri, al con-
ftü ¿:fs::**::Fá*:1,': rmmtr l,n L: tatio, pensano che non sia tanto gmnde e che forse sia
persino piccolo; per alcuni un peso é leggeto, per al*i b
dellbggettivitá richiede¡ebt;;:;;;;,
una discussione al_ pesante; alcuni ritengono che una passeggiata sia lunga, altd
trettanto ampia
lei
munque, esula dai miei
p.roblemi ¿Zua ,rrírtiiloi."ü;ü # breve, etc. I1 problema é il seguente: una verificazione con-
¡c9p1 r,"rgoáá"to á;ú; H;";i**"
é costituito dalre oroporirioni siste nel conftonto dellbggetto da verificare con cib che E
o"rot"rtiu.. Mi soffermeró oer-
ciü solo su un r.á.tá a.u.!r*ri;';;;;t"l.r,i,.ii:j"rrlii- immediatamente dato, ma spesso tale confronto non pub
fica1yo. per iI práriiÁ" aa i;;;J. " sfociare in un chiaro « sl » o « no »), perché le espressioni
un'osservazione linguistidre con cui si indica l'oggetto da verificare (<<,rosso »,
piú o meno dstrat-
descritta
», », », »,
tateflte, e il compito
.pub -es-sere
della u.rifi.*ione varieri di conse_ <( porpora « gfande « piccolo « breve « lungo »,
guenza. Talvolta unbsservazion. <( », « leggero », etc.) non hanno nel linguaggio co-
pesante
e allora possiamo dtener'a,"mJ*-r."i'
¿-Lr..itt"
io Áodo;;;;, mune un significato chiato e univoco. L'imprecisione della
che in un certo ,::*: t;6iliü, ;á;;;il, descrizione esclude la verificazione, e se questa imprecisione
,._é_;.sñ;
visto. La verificazione, in 1*g ;ÉH"=áxatt. non puó essere superata, le osservazioni in questione devono
questo caso, e rehuvamente sem-
plice, anche se oub essere eieguita essere considerate puramente soggettive. Questa soggettiviti
plessitá.
.o,i árr.iri';;;¿ñt iJil- non deve essere tuttavia confusa con quella c-he é propria di
Un]imprys¡ione.sensoriale compresa un'asserzione fallace. fl soggettioo illusorio (il miraggio) é
certa sfera del sensibil., p.r-.rffio--rrn'i*p..ssione di una
nell,ambito diuerso dal soggettiao inpreciso (il cannino é « lungo »).
pub essere veritcata.at*alr.rro visiva
.rti.-i*pr.ssioni deila r,.rri Quest'indetetmi¡atezza pub essere in qualche modo su-
sfera in condizioni dt ñ;;ü.".#,in,ramenre perata esemplificando cos¿ dovrebbe intendersi con la qua-
Il viaggiatore nel deserto, .É;;; mutevori. litá sensoriale in questione (mostrando ad esempio un cam-
all,orizzonte, pub pione di colore e decidendo che « rosso » significa cib che,
verificare lbggettiviti dt.t;ia ;.ú;;;r."i;o..i awicinandosi at-
Ibggetto; tbggettiviti richiederáá;;; .ir; almeno approssimativamente, ha questo colore) s. Il proble-
iffi;;:r1t#
siva vari continuamente in ," ;;;;;.gol.r..-'----^v'¡L ;i- yr- ma dell'oggettiviti, pertanto, sari sempre un problérua di
La verificazione diventerj pi,t;;" differenziazione: la questione é se una data qualitá possa o
parecchie sfere sensoriali. L idf;.rri;;. se viene estesa a no essere üstinta da un'altra. Anche senza fissare il signifi-
controllata awicinando.i
visiva pub essere cato dei termini, possono dirsi oggettive quelle descrizioni
ancora piú comprensiva.incluáé"d;
"['og-JJttá-
."i*.rn¿olo. Essa sar] che si limitano ad afiermare una difierenza (o un'identiti)
tamenti di almi individui.
;.i processo i com¡ror_ tra,due qualiti. Cosl, l'affermazione che un corpo dipinto di
Di regola una coordinazione spazio_temporale giallo cromo ha un colore diverso da un corpo dipinto di
visive e tattiü r"¿ ,uficientá-;;;ñ;r. ü qualitá rosso vefmigüo, pub essere verificata senza che ci sia biso,
senza particolad gno di stabilire prima che cosa dobbiamo comprendere con
dificolti l'asserzione .h; ;;;;"'"iili
tuico si trova in « giallo » e « rosso ». Per questa tagione, tutti gli esempi
un
Tmo.Iuogo. " precedenti relativi al problema dell'oggettivitá sono for-
.(bminciano, peró, a sorgere dei problemi quando l,osser_ mulati come asserzioni su differenze.
vazione é descriita m un íiiiil¡íííorrrro,
una certa qualitá concre-ta, per es. quando cio.
un *Ío.ll;;;.d; s Poiché Ia moltepücitl ü cib che é dato, ha a disposizione r¡¡ numero
ad un oggátto Ia cui .ririáírá
ñ:li; ".rtodata per scontata. Iimi¡¿¡6 di simboli linggistici,-ciascuno di essi deve coprire un'arer parzirl-
mente indeterminata, cfr. Ktaft, op. crf., pp. 13 ss.
126 NATURA r.ocrcA DELLE pRoposrzroNr
vAr.urArlyE NATUn.A LOGIC¡i DELLE PI'OPOSIZIONMLUTATIVE 127
La verificazione della awiene, in linea di prin- cetta cldsse di qualitá pub oggettivamerite essere ascritta a
cipio, nel modo seguent* differenza
". Á¿--ñ' Jrr.*rror. vengono pre-
sentati due oggettii,rno solo dei;"&
un oggetto se é possibile eseguire tl test della differsrza
certa qualit-á (ad e¡. il colore
sr suppone abbia una enffo questa classe. C,osl, anche se la descrizione cpnc¡eta
oggetti sembrano simili--sotto -r=*1.
Á pfi[r'rrr;;'i á". del colote di un oggetto é sempre circondata da una certa
(quanto aila for- indetetminatezza soggettiva, il colore in quanto classe di
ma, alla. grandezza , "gni-ááp.tto
¿".Jrrl] f" ttavia, con un,esoe- qualiti, pub essere oggettivamente ascritto agli oggetti del-
rienza ^!^ poss.d;;
piú vasta di quera. á.liü;"#;,*i;'"r_ I'esperienza. Che il colore sia una classe di qualiti oggettiva
sibile distinsuere e i¿.niinlái.-; dil
oggetti. per ásempio, significa che é possibile, per mezzo dell'osservazione visiva,
si puó acce*are. mis"razioni,Trn"'difi.;.r"i1;"- distinguere regolarmente due oggetti identici sotto ogni altro
ghezza d,onda ¿h" .attraverso
t"*-
osservatore, per mezzo delle sue
.t*"ffi;i il;rñtil;".L aspetto cosicché una loro discriminazione immediata pub es-
,oL impr.rriáni
in grado di &stinguel. di iá.nrinlr.. sere coordinata con una distinzione bas¿ta su una pirl vasta
9 "iJi*..¿
regolarmenre i due espetienza. Possiamo pertanto proporre la seguente defini-
oggetti giungendol risultati ;i";id;;ti
in alüi modl. si ha un¿.v.rtfi;; ñ;;;ñ'r"*ü,i zione: ana classe di qualitá pab essere oggettioamente asuit:-
che
ü;qanea) dell,asseeione
vi é una difierenza ü;;l;;.'ñTresso ta a certi oggetti (o a certi gruppi di oggetti) solo se é pos-
pio dei due tioi di vino, .h; ;i ¿iñr,o accade nell,esem_ sibile, pet t ezzo dell'ossert¡aziane imtnediata, distinguere e
verificazione cónsiste,.i"
in precedenza. La identificare entrc qilestd classe d,ue oggetti cbe sidno identici
!".rto'."r.,'"a
renza acceftabile con ra soia prou,
fatto che Ia diffe- sotto ogni altro aspetto, in tnodo da giungere ad un risultato
larmente con quella,qti
di'assaggio coincide reeo- coincidente con la distinzione che pab essere stabilita attra-
ñí';sslü ¿rriro.rrti stabilita (-ad üerso at d esperienza piú oasta d,i quella posseduta dall'os-
es. tenendo conro dell,origine
risiede nella descrizion. áLl" q"¿ia".o*.
¿i;"ii]füá1rfrf #" seruatore.
varianza delle sue relazioni. a---*
-' \ tare, ma nerl,in- Applicando ora questa analisi del concetto di oggettiviti
Il test della differenrr-ír, .o*. importante conseguenza al problema dell'oggettiviti dei valori, si giunge ai segueati
che, sebbene la desoizion. án.ñi,? risultati:
dipenda sempre d, ;;-lJ;;;;;ir.rr^ ogni singola qualitá a) TJn possibile accordo interoggettiao su quali cose sia-
soggertiva, una no « buone », quali aao¡i « odiose », not é saffciente a giu-
stificare l'afretmazione dell'oggettivitá dei valori. Quest'accor-
" Qli non intendo de_scrivere un fe¡omeno reale- m¡ a¡ali*.u t^^2^^
$:iE{¡l il:"t:it*st"'+ T''" ü;t*1}:#.mx{:*', do di per sé significa semplicemente che si é avuta una stan-
áatüzzazione soggettiva che pub essere spiegata anche in
alffo modo. Per converso, un certo disaccordo fattuale nella
ffi'"ri-f, ,:f :'itu1*,$I*fl ,É-{i:x;'¡i5',LtT.Hl;:*.rr descizione non esclude l'oggettiviti. Il punto decisivo non
o-sni asp€tto. Nella miíura i" ;,t il;:]::::ji':'-"-
rd€ntici sotto
":- ry:tr" é I'accordo o il disaccordo, ma la possibilitl di efrettuare
$kffi 1**S1,*:**lj*,iit.**ht*:f§ffi
og,,i-á;;;;ffi;;;.,
una vedficazione del tipo descitto.
b) Il probler_na centrale non é se l'esperienza concreta
;fil'¿rfi:tfli"*9uesta, ""*. non é mai, in linea di
individuale e la descrizione del valore sia o no oggettiva, ma
n#+*"m*CI6ffiffi*rg*¿g¡6ffi se il aalore sia o no ana classe di qaalitá oggetiiaa apparte-
nente a certi oggetti. Secondo la definizione precedentemente
3#iÍÍJ,i¡§1;'S:li proposta, questo si deve escludere. Cib implicherebbe infatti
che, ricomendo al valore, dovrebbe essere possibile distin-
guere tra due oggetti che fossero sotto ogni alro aspetto
s:m"ñii,l$l*g*¿*r-*-g=i;tll#*ili:r
,". ¿íü,J*i¿1iiffi o.;ri;; identici (ad es. ua due dipinti, ricorrendo al loro diverso
'*i. trYHffilf .1fid.Íg{;,*9. valore estetico, anche se foisero identici per forma, qualiti
128 NATuRA LocrcA DELLE pRoposrzlot{r vALUTATTVE
NATURA LocrcA DELLE pnoposrzrou VALUTATTVE 129
cromatiche
:tc., o tra due azioni, ricorrendo al loro diverso
varote morale, anche se l,otessero essefe descritte in modo dawero una specifica esperienza di valore riguardante qualiti
assolutamente identico i o ffa due oggetti, ricorrend o alla oggettive, su di essa non potrebbero fondarsi né le comuni
Ig1l u bon¡) », glch9 se_ non si poterr?"co-g'li;;;-;;;;,"i; afiermazioni valutative della vita quotidiana, né le proposi-
rlins¡s¡2¿ immediata). che tutto cib sia impossibile
é eviden- zioni di un'etica scientifica. Questo accade, in breve, percJ:é
te. cib dimos*a che Ia qualitá-valor. noi, p"a .rr.r.-,rrra la funzione di queste afretmazioni non si esaurisce affatto nel
cfasse. di qualiti oggettiva tasata sull,espederü, ,p..ifi." loto essete assezioni su qualcosa. Nella misura in cui la loro
.h. funzione é piú ampia esse hanno carattere non logico e non
sr-puó ascrivere a certi ogg_etti olte alle loro qualiti « natu-
rali» (colore, forma, $a;ás,za etc.). euÁdoñil;i;i; possono quindi fondarsi sull'espetienza.
siano state determinaté, l,ogge*o é giá-determi;; i";.d; Per rendercene corito conviene in primo luogo chiarire
esaustivo. che cosa realmente significhi avere una esperienza ü valote.
. D1.cib.segug che Ie aalatatiue, essendo Come ho giá detto (cfr. saprd, parugrafo 6) il « senti-
,9) _proposizioni
rn Iinea di principio. inverificabili, sono púae di iignificato mento » consapevole assolvetebbe ad una funzione conosci-
togrco.ln esse non si asserisce nulla che áetermini láesetto. tiva ptoprio come i sensi. Esso non difierirebbe dai sensi piú
di quanto due sfere sensotiali diffetiscono tta loro per le di-
Questo dovrebbe provare la natura nonJogica delle pro- verse sfere qualitative petcepite e per la dipendenza da di-
posizioni valutative vemi apparati funzionaü dell'organismo. Un'esperienza di
valote significherebbe, percib, semplicemente un'estensione
della sfera della conoscenza teoretica. Come possiamo ascti-
8. seconda obiezione. Nella nisura in cui re proposizioni vere colore, fotma, gtandezza, dutezza, etc. a una cefta cosa,
talutatiue banno lunzione di sintomo o di ságiiti ¡;-;; dowemmo anche essere in grado di aseiverle qualit) di va-
cefio otteggiaruento, esse l¡anno flatilra non_logica lore come << bontá », << odiositá »>, « doverositá » e simiü.
Forse l'espetienza di valore poffebbe essere sistematazata e
, N.I. pagile precedenti si é mosrato che le proposizioni
valutative, a.dispetto della loro forma linguistici, ,io, ,ooo
se ne pomebbero scoprire le leggi, ma in ogni caso essa sa-
rebbe una desctizione puramente teoretica di varie situazioni
aüatto asserzioni su qualcosa. conseguentemente, ofa sosten- di fatto. La percezione del valore non sarebbe << pratica » o
go che la loro funzióne si esaurisce"in quefla di rit,"L. << notmativa » in un senso divetso da quello in cui 1o é ogni
di segnale sopra menzionata. conoscenza. Qualsiasi conoscenza, infatti, pub essere definita
_ Al fine di fornire.un nuovo, autoromo argomento
Ie.teorie. oggettivistiche, ooo oí rofi.rÁ.rb
-fir conffo << pratica » o <( normativa » nel senso che, dato un certo scopo
T;;;;
s3i punti di vista esposti nel paragrafo precüin;. I"A;;:
da pemeguire, una certa conoscenza teoretica h¿ efietti nor-
-mos*erb^iorá. mativi sul comportamento. Cosl, la conoscenza teoretica che
dentemente da essi, .frá, *.t. ;; ;;l;rt;;; l'acqua bolle a 100"C determinerá iI comportamento della
persona c-he vuole far bollire l'acqua. La conoscenza teofetica
pub insomma uasformarsi in una flort?ra ipotetica (in questo
caso nella norma: se vuoi portare l'acqua al punto di ebolli-
*!r*nx'n"i?ffi '::fá;H,üniir.rr.Hrrte#H:&ffi ;Hl: zione, devi scaldarla a 100oC). Ció puó anche esprimersi
I?f; :rr"oJ;nxrn#;1;,áifi I*;*tmu:+úal"P_rrJf#lii cosf: in date circostanze ogni conoscenza teoretica possiede
Ie .teorie del valóre ch. có"siJirá ;;td;ñ;rü.izrone non Dosnano. trit-
un significato tecflico-norrudtiüo.
tavía, su questa assunzione, e quinü non-ri';ffi;;rd"d,1;i;;#; La percezione del valore non avrebbe un significato nor-
3H";*§,[i"",5ffif,i',:htmruim"r*¿*r:§i,H.#': mativo üverso. Se cosl fosse, i valori oggettivi, per la per-
vorra sr presenta, e sotto-poffe ad esame I'atte¡dibiliti di ogoi noo*-lcn-
tativo "'di fondare pietese dioggettiviá.-- sona non interessata, sarebbero in pratica del tuito indifie-
reflti e quanto ai miei atteggiamenti pratici porei accettare
130 NATURA LoGrcA DELLE pRoposrzroNr v LUTATTvE NAn RA Locrca DELLE pRoposrzrom vALUTATTvE 191,
l'afretmazione teoretica c}e meátire sia odioso », caso per tutte quelle che hanno qualche relazione con la mo-
1d:,1-=ry
e auo stesso t-empo mentire continuamente senza alcuna in_
<<
Titolo originala: Validity and the Conflict between Legal Positivism and
Natural Law, in. «Reuista luúdica de Buenos Aires», (1961), pp.46-93.
Tradaziare di Augasto Pessina e AJberto Febbraio.
t Il problema é posto nei seguenti termini: come possiamo conoscere
il Divino, l'Assoluto? [...] C'é conoscenza e conosceoza:-«C'é quella che é
basata sui dati dei sensi e sull'espedenza fisica, e c'é quella che poggia su di
qn requisito inconfondibile del nosEo spitito, la quale non puó essere con-
fermata da nessun esperimento dei nostri sensi, ma, si ooti, oón puü nqrpure
essefe neg¿ta, per I'autentica ragione che appartiene ad un ordine di veritl
trascendeuti i fenomeni del mondo ». Cfi. Giorgio Del Ywlúo, Dioixe
lusttce anil Huuan Jastice, in « The Juridical Review » (« The Law Journal
of the Scottish Universities »), CXLVIII (1956).
2 Cfr. G. Radbruch, Gesetzliches Unrecbt and. übergesetzliches Recbt,
in: Rechtspbilosopbie, 19504, pp. 347 ss.; Lon L, Fullet, Posititsism aail
Fidelity to Law, in «.Harvard Law Revievr », L)GI (L958), p.630,pp.657 ss.
1r8 posrrrvlst\do cruRrDrco E
crusNATURArrsMo posnryrsMo GIURrDrco E GrU§NATURALTSM0 119
il problema era sraro
malposto non essendo chiaro
,:,"1... 9J:e
srgnrrcato della locuzione- « positivismo giuridico
», rocu-
terpretazione, tali principi comportetebbero due tesi fonda'
zione mai definita con precisioni. T.rrtroo mentali che, per me, costituiscono il nucleo centrale del po'
sJprattutto dt;"- sitivismo giuriüco.
:l.ur., :h. il punro cruiiale della controversiá _ .io¿ ia .ri-
ttca der"atteggiamentg manifestato dalla massima Anzitulto la tesi che é errato credere nel diritto natutale.
Gesetz (la Iegge é-la legg-e), crre sarebbe
Gesetz ist Un tde diritto, infatti, non esiste essendo tutto il diritto di-
¿ ,in";;d";. ritto positivo. Questa, evidentemente, é una tesi che appar'
come correspons.abile de1 regime hitleriano f;;-i;;"il,
"*orJ. tiene al campo della filosofia morale, all'etica. Essa nega
,J positivismo giuridico corrertamenre inreso,
1=sl 11:
ma :?, in realtá in ufla
rnquadra controversia tra due diverse
che i principi o i giudizi etici (morali, giuridici) siano esptes-
scuole giusnaturalistiche. sione di una vetitá, qualcosa da scoprire e stabilire oggettiva-
mente mediante proCessi cognitivi. L'etica (o la motaliti in
senso lato) é solitamente divisa dai sostenitori delle teorie
cognitivistiche ln due parti: la moralitá in senso sretto, e il
l. Cosa si ixtende per << positiaisruo giuridico »? diritto naturale. Comunemente si ritiene che la moraliti ab
bia a che fare con i fini etici ultimi e con il destino dell'uomo,
- Benché di uso frequente, la locuzione << positivismo siu_ mentre il diritto naturale si ocorperebbe dei principi e delle
ridico )> non ha mai ,*roto ,ri ,ig"ie"".'g*ír;"#;;;"il-
regole che devono governare la vita dell'uomo nella societi
viene impiegata.in per to"piri ,pp;;;;iñ;; civile per consentirgli di rcahzzare il suo destino morale 3.
senza alcuna connotazioneTodlo
1rt-o_,_3.
e ben definita. Comünque, se la
locuzione designa. un punto di ui.i" .on
I principi etiii sarebbero, cortispondeniemente, o prin'
trario a quello del cipi della morale o principi del diritto naturale. La negazione
deve essere usata per indicare ,on gia teorie positivistica dell'esistenza del diritto naturale é insomma im-
i:1:lÍlir*smo,
sperrrche, ma un approccio o un atteggiamento
,rnóio . n - plicita nella teoria piú generale che nega I'esistenza ü qual-
nerale nei confronti-áei probr..i d.iir-ño*fi;";
üffid.ri,; iiasi conoscenza etica: per questa teoria rton v'é alom diritto
fl::*::?rrispondentemenre,;;Éit;;;ril;-(i;;.:
naturalsmo) deve essere inteso in senso ampü
natutale, proprio perc}é non v'é alcuna morale naturale.
.oro. ,ñ ,t- La seconáa fóndamentale tesi del positivismo giuddico
teggiamento o un punto di vista e.n.rri..
rientra nella teoria o nella metodologia della scienza del di-
Se si considera.il modo in ói il
temine ,positivismo,
viene generalmente impiegato in flosáfia, mi
ritto. Essa afrerma che B possibile accertare l'esistenza del
semLra ,uÁrrá-
;iroritiuir'oo;ilrtü."r'ffi diritto di un certo paese e in qna certa epoca e descriverne
vole usare Ia locuzione
in senso lato un atteggiamento o un approccio
ilil,i; il contenuto in termini puramente fattuali, empirici, basati
nei confronti sull'osservazione e sull'interpretazione di fatti sociali (com-
dei problemi della
sui principi di una 4iro4"
. ¿.U, .ñL,
si,*idi.r, iláil portamenti e atteggiamenti umaru) senza che vi sia alcun bi-
fil9s9fia empiristica e aniimetafiri.u. p*, sogno di ticorrere a idee o a principi desunti dalla morale na-
converso, iI termine
.,giusnatuialismo, i;
-¡dh tuiale o dal diritto naturale t. Cib interessa in particolare il
::T:"rr"p1o,,p.r "i.;¿-A;il;;;r"-
.designare un approccio ai piobl;*i concetto di validitá. Nella misura in cui questo tetmine é
ruosora e della scienza giuridica basato sufla credenza che il usato per significare che il diritto possiede una Íorza morale
diritto non puó. es.sere ésaustivament. d.r.rittr;;;;;;
aua luce d:i.principi empiristici, ma richiede
,n,int.dr.ir- 3 Cf¡. ad es. Alfred Verdross, Abeútiindische Rechtspbilosophie, L958,
31one.m:laflsrca, cioé un'interpretazione gtidata da prin^cioi e p.248.
roee mslÍ nella natura ruzionaTe o diviná
dell,uomo'. princioi
. HJ,.A. Han, The Concept ol l¡u, t961, p. 181, *ad. it. Il concetto
e irlee a priori che ffascenao". ii-.náo ;;i;;i:' v¡u¡L¡Pr ili diritto, a cura di M. Cattaneo, Torino, 1965,p.217, ritiene che il positi-
vismo giuridico sienifichi « la semplice tesi secondo cui non é in nessun caso
. La generica locuzione «.principi .Ápirirti.i-r-puó natu-
ralmente essere interpretata ii, u*f*oáil
una veriti necessaria che le leggi riproducano o soddisfino certe esigenze
secondo Ia mia in- della morale, anche se nella realtl esse hanno spesso fatto questo ». TaIe
affermaziooe, credo, si awicina úbasto¡¡za alla mia seconda tesi.
1,CI posrrrvrsMo crunrDfco
E crusNATuatr.rsMo
. POSITMSMO GIURIDICO É eiUSNetUnr¡,rSir¡O l4t
intrinseca (la « forua vincolante »)
sono, indubbiamente, ra i fattori causali che influenzano
ch,
nonsotá-cori;t;;.*dil¡;;;;;;,H.h':',lHfñ:r::5J,f;
Ioro coscienza, esso non hr-"1-o--p.ñ';é l'evoiuzione del diritto, mentre il diritto, a sua volta, influen-
nella teoria del diritto..f" il;;'ffiH;. za le idee e gli atteggiamenti motali dominanti. E noto, inol-
"rliditi,'r;rJ; ilá#;_;*"; ffe, che valútazioni-morali vengono spesso incorporate nel
tazione, é untdea a pfiori,_nonlij""i¡if.l
definiti da f atti or..*rbiri"-ó;r;;ü;.*J ¿;ü;;il; diritto attraverso i cosiddetti stándardi. Non c'b ragione aL
e con questo termine intendo I'attivitá
áái ¿rl"tl.' _ cuna per cui un positivista debba negare questg mutua dipeg'
ri"ort, a á.r.rir.i. il de¡zl o qualche-altra possibile relazione ra dititto e morale
diritto di fafto visente i" ;;;r;. p*... i"
un dato momento (nel sensó di morale positiva, di fatti morali). Se cib fosse
é intenderi come scienza eápiricf ,ld;;;il:;-
-servi da
posto per concetti di qu.rto-!I";... stato sempfe compreso, si sarebbe evitato un gfan numero di
vuando sr va da un paese all,altro é piuttosto facile os_ critiche e di discussioni inutiü.
servare muramenti nefle condizioni geogrr'fi.h. Alte polemiche ci satebbero state risparmiate se si fosse
e nessuno dubiterebte che questi F"ttí porr*;. .ri.*u].ñ. riconosciuto che un giuspositivista non pub essere responsa-
s*itti senza trascendere ;;;; d;
i pqii,.ipl..pi.iIri.i. i; .;.ü ;- bile di tutte le concezioni ayanzate nel nome del positivismo
cade, benché i fattiri*" d.i;;;ñl"íi . pii dific,i proprio come un giusnaturalista non pub tisponderg di
servare e da des*ivere, pér ciü chIrigurrárl?i.ir," da os- -ogni dotttina presentatá come diritto n¿tutale. In particolare,
paese. É un fatto facilá ia di;; iñtendo dissociarmi da un insieme di dottrine derivate da un
;h; r"-s**.ir; ffi: modo troppo elementare di considerare i fatti sociali com-
";;d;;.
presi in un otdinamento giuridico. Mi tifetisco all'interpre'
Fn'"ii:mi:?,:1ffi:[:;"1m,'rrt_tJiTJ:t#
hanno il diritto poritgo di-;;--".;d iazione austiniana del diritto come insieme di comandi pro-
nella federazione
v.gtiga non lo hanno. Trtrr"i;;"J^.'i'Jrrr. abbastanza á¡fr- el- mananti dalla volontá di un sovrano dotato di potere, che in
cile i:dicalg esattame.nte qnntí áino-i-litti caso di disobbedienza ticotterá all'esercizio della f.ona fisica;
quando affermiamo l,esisienza ái cui ci riferiamo e alle varie dottrine derivate da questo modello del diritto: la
^
Ár-r.gáfr-grr.¿1"r.*i*
-i".rro
varie, dotuine spiegano in vari Áoai teoiia impetativistiia, la teoria della forza « che sta diemo »>
llni .o9.r*yuli, potrebbe definirsi « positivistica La veriti di queste leggi non pub essere stabilita con i me-
so che sí attiene a « ció che » nel sen-
é stato .rpr.rro todi della sciénza empitica, ma presuppone un'interPreta'
frasi, a ciü che é stato rrr¡iu,. l"*a*isioni in determinate
arbiuarie », ma zione metafisica della natrrra umana ". Pertanto, la oaliditd
non nel senso che si attiene a ;.tb
e sullbsservazione dei fatii o. "h;,i
U*r'*f*i.ír,.il, "ái e
di queste leggi degli obbligbi che ¡¡g dgrivano n9n impli;
con favore l,evoluzione verso una
t-p.ril ñ;tbil;"üT'Jr. ca {ualcosa osseñrabile. La validitá delle leggi naturali
piú^attenta,. orientata
t".rt" á;lñ;ó;;i:L non'ha nulla a che vedete con la loro accettazione o il loro
-A u¿oii,-r*r"-"i., q.r.r,o unirci a chi riconoscimento nelle menti degli uomini; e l'obbligo che esse
-naturare. óir.ln-dffi"i;;_
rnvoca un ritorno al
creano non ha nulla a che vedere con il sentimento di sen-
[,ffj ?,"11]fl;i"d.
$dtto
;;r,t;;; ;];.;T;##;Tr tirsi obbligato, con una sanzione della coscienza, o con qual'
che altta-esperienza. La validiti incondizionata ü que-s,tg
leggi e il carittere non-psicologico dell'obbügo sono semplici
2. Cosa si intende per <<giusnaturalismo .olrr-..grrenz. dell'assuntó da cui si muove: che queste leggi
»?
sono scoperte e oggettivamente date; sono una realtá, anche
Meno dificile é, a mio parere, spiegare se non sóno la reáliá dell'ossetvazione sensoriale. I1 processo
per << giusnaruralismo. r. Da Átrtoi.É cosa si intenda conoscitivo con cui queste leggi sono scoperte ed afiermate é
mo awto una ffaüzione ininte¡rotta
ri""orrii gir;f;üffi_ diverso dal ptocedimento empirico, ma il risultato é lo stes-
di ;;;;i;
stiche. E quindi owio che t?;;á;;titeorici ?l;;#dli_ so: conoscefiza, Wcezione, véritá' La validiti << univetsale »>
pratici di tale filosofia rirno no-t."ot".nt. e gli impieshi di queste leggi há 1o stesso significato dell'univetsaliti di una
..rtrti. II siusna- asse-rzione vJta, ü carattere empirico o logico, vale a dire
turalismo si é tatora
.hrlái" J;;;;'t."t ,;;ü;d: ,"i;,;
su concezioni ruzional.istiche. r^
u
derivati i princioi uriu.rrdi'¿ ;;;;ffi*
ii*i^;á;;ru#ilá l'autonomia da mutabili condizioni soggettive.
Come ho detto sopra, il << diritto naturale » é considerato
a volta, la natura
dett'universo o di p.f", á.i1"
spesso, la natura dell,uómo
ffi:lj;1d;:;&, ;ru,.;
come la parte dell'etica generale d:e tratta dei principl che
devono góvernar. in una-societi avattz'ala,la convivenza del'
ñ.g;;;; lrr.r. razionale. pos_
l'uomo óoi suoi simiü in modo da permettergli di rcahzzarc
siamo cosf üstinsuere tra
co, sociologico, "n
¿iiiiio i;;;il
dt ffi..ioüi:
Itoríco-; ;;ri;;;i;_r',iropo..n*ico. Da il suo destino morale.
pragmati"opoliti.o un
|fl"-gtista l" rür¡.
sono state tanto conse-rvairici quanto
giusnaturalistiche
zionafie' Nel dominio d.x,
progrlssiste ;;;;l:
fiiorJ-ñr'páiii., tutti i sistemi
Iitici, dall'assoludsmo
.estremo
sono,stati giustificati dai
fi"o'ulÉ;.il;;il':il#;
oo-
giusnat"rutirti
r\onostante Ie diverge-nze c'é peró
untdea comune a tutte cente vita in comune. E I'accettazione della possibilite di üna "scoperta"
Ie. sc'ole giusnaturarir,i'.1.,- nel dominio della morale che mi se¡nbra distingua tutte le teorie giusnatlta'
principi universalmente varidi
rr".i.á.# che esistano arcuni listiche dalle conceeioni opposte », dr. Ion L' Fuller, A Reioinder to Pro'
ch;;;;.*" ra vita de[,uomo 'lessor Nazel, in « Natural Law Forum », 1958'
f
r0 « Vi sóno cetts.ze (ad esempio quella del libeto arbittio e della nosra
,,Íiun:'?ri,";:,T.f l*:;:rrtiih', jr1#fl ¡esoonsabilitá) che nessun strum:ento meccanico ha mai dimostrato, né po-
che non voglioná o non possono iiconorcerne .'.;,f t."Lb. di-ortiare, ma che s'imprimono in modo assoluto nella nostra coscien'
za cosl che noo'pottemmo nietterle da parte. Lo stesso si-pub.dlre,della
l,esistenza e.
cosiddetta "voce ?el dovere", che Rouiieau giustamente chiamó la "voce
8 Cfr. AIf Ross,24. celestiale". Fra tali cettezze ái ordine metafisico c'é ammettramolo
Text-book ol Intetaat-ional
L¿u, 1947,p. 9j; Robero -
- "La libertl é un
,:"xi,:ál*i*"\i,il^;.::: qualcosa di misterioso. Non disse un grande.fllosofo;
mistero?" Ma ptoprio questo é il nostto destino, di appartenere per una
*iiHr.#...:l,s;¿,Iifr
trfr :,T,¿ffi"r:';T'#,*:l*l-lt;?i:1m'ffi .H?ffi
oarte al mondó Gico. i di essere nello stesso tempo in contatto con il
mondo dei valo¡i assoiuti a cui siamo spinti da un indomito desiderio che
Utffi :Fi si trova enuo i nosui spiriri », cfr, Giorgio Del Vecthio, op- cit., pp. 148-149.
t44 posrrrvrsMo GrunrDrco
E crusNATUMLrsMo
poslTrvrsMo GruRrDrco B crusNATURAr.rsMo t45
' ';;!;;i:::: ;l i:ri;;'#o siuridico e it siasnaturatisno criminali. E possibile che un ciminale desca a stabilfue un
regime terroristico e che ci si trovi costretti ad obbedire ai
Che il siusnaturalismo sia in conflitto con quella che ho suoi ordini. Ma un regime terodstico non é basato sulla giu-
chiamato llorina d;ie;i ñiü"irilá'si"ridico, é owio poi- staia e non possiede percib alcuna aaliditl o lorza oincolante.
ché questa iesi nega ,p9gie.".Ln[ Un ordinamento giuridico, al conrado, é investito di validitl
l,.rirt.nza di qualiiasi
diritto narurale. Si eouÉbb;-*;;;; ,ro,.r. o di forza vincolante proprio perché deriva dalf idea di giu-
flitto n-on si co[oca ,.iiur¡iü"áiír' che questo con_ sttzia.
Questo ¿ quanto afierma l'attuale giusnatualismo c"he,
r,mr!"fü#{ff_t ;.jl.t* !#*!i:! # *4í nella misura in cui fa appello al didtto naturale e ad una
zione positivistica d.lr'.riri.nza nozione aprioristica che considera la validitá inerente al con-
lá- ii.r,,o naturare si basa cetto di didtto, sembra chiaramente conuaddire la posizione
r,.grzione d¡-q"&;;i .Inor..*,
:Ik,gl1.rd.
se chlunque puó avere un,ofinione etica. Anche positivistica e quindi la stessa base per la descrizione di un
* come del resto ,,, q,rulüuri d;r;--' p.r.o.rd. ,; ñ;;";#,
ordinamento giutidico.
occome amrnettere,
a mio parere, che esso-puó .rr.r.-áiscusso Esaminiamo ora piú da vicino la « validiti » o « forza
soltanto da persone ,"rd.i*r.Á.irJiior,ou,con competenza vincolante » che si dice carattenzzxe l'idea di ordinamento
filosofim moá.rno i";;;; Jfüü: e sul übattito giuridico. Per forza vincolante si intende generalmente il do-
giudizi morali 1r. a,a ve¡ificabititá dei vere di obbedire al diritto. Ma a che sorta di dovere si fa
II problema cruciale é se vi sia o no conflitto riferimento in questo contesto?
uine giusnaturalistiche ,l^ ,r*ilo;.ri tra Ie dot- Sembra evidente che, col dovere di obbedire aI diritto,
ferma che un ordinamento giuridico ñifuirri; ;.;i- non pub intendersi un dovere giuridico o un obbligo nel senso
descrivere in termini p"rr*:;;áiiri.i.
é ;" ]il;;&il ;; in cui queste parole sono usate per descrivere Ia situazione
Comunemente si
nega tale conflitto o, iriogni.;;;,
,i;üiil; giutidica che talora sorge in presenza di una regola giuridica
riguardi sohantor.rn" qo.ítiorr.;Í.;;iñ;;"*a "h-f;ffi;.*"
o terminoloeica.
(ad esempio, l'obbligo di un debitore di pagarc un certo de-
E vero, tuttavia,.d;li &* ;.tffi;,il;:ffiffiil;
presenrato in modo da. suscitare
bito). Infatti, "obbligo" in quest'ultimo senso tecnico signi-
fica che il debitore corre il rischio che vengano esercitate con-
conflitto con il o"*tu.lrá
l,impression. A;;;;;il;ü tro di lui delle sanzioni giuridiche, mentre non v'é, né puü
".piffi;:."i principt
naturale, e in oirticotr.. l,r¿Jr^ii^girrririu,
sono,
del ü¡itto
si dice di
esservi, una sanzione per la mancata obbedienza alle leggi
solito, diversa dalla sanzione prevista per il mancato pagamento dei
significa"..rrurium."i.
che nessun ¡*nii.ri i.Í'.iii..r,o di diritto. cib
or¿in.ilrrá;;i;:.r. debiti.
riconosciuto co-
3,.^.:-rÍ"r*1to giyr$i:.-,. ;-"; íJÁiil^, almeno in quatche In alui termini: un dovere é sempre dovere di compor-
mlsura, questi grincipr. u-n ordinam."ro
.rr. no;ril'il-,i"r; tarsi in un certo modo. Nel nosfto caso, iI comportamento
modo ispirato dall,idia di. giusiizif richiesto é: << obbedirc alla legge ». In che modo si obbedisce
tenti, sia pure in modo iñrpe;i.r¿;ir; "n"ordi"ur*r; ;h.T; alla legge? Adempiendo agli obblighi giuridici, cioé pagando
del diritto-narurale. ng.n
i ü;;d;;ento ^fi;;;;'\ilr,:il,ji
giuridico ma un i debiti. Ne segue che il dovere di obbedire al diritto non
ordinamento basato roJu b^ñ;ffi regime da banda prescrive alcun comportamento che non sia giá prescritto dal
"ruu di diritto stesso, e che, se il doverc di obbedire alle prescizioni
di un ordinamento giuridico significa qualcosa di diverso dagli
obblighi di¡ettamente prescritti da questo ordinamento, la
y#!##!#§ri##f differenza non puó risiedere nel contportaffiefito úchiesto
!tr#:triWilfk:;;#, vale a dire nella cosa
-sere cercata esclusivamentea cui si é obbligati ma deve es-
nel modo in cui -si é obbligati a
146 posrrrvrsMo cruRrDrco E crusNATURALrsMo
posrlrvrsMo GIURrDrco E GIUSNATI¡RALr§Mo L47
un certo comportamento. Il significato delTa fotza vincolante stione della validiti ptesuppone necessariamente 1á tesi giuspo-
inerente all'ordinamento giuridico b che gli obblighi giuridici sitivistica che di un otdinamento giutidico é possibile accer-
conformi alle_ regole del sistema, ad eiempio iob6ligo di tare l'esistenza e descrivere il contenuto indipendentemeote
qagare un_debito, non sono semplicemente doveri giuridici da idee morali o giusnaturalisticlre.
derivanti dalla minaccia di sanzioni giuridiche, ma aiche do- Il solo aspet6 che pouebbe dividere un giusnaturalista
ueri morali nel senso aprioristico di veri obblighi morali de¡i- da un giuspositivista é classificatorio e terminologico.: pub un
vanti dai principt di diritto narurale che attribuiscono all'or- ordinamento fattuale in aperto conuasto con i principl della
dinamento giuridico validitá o foma vinmlante. Il dovere di giustizia ad esempio'quello nazista di Hitler essere
obbedire alla legge é un dovere morale uerso tl sistema giu- classitcato- come ordinamento giarid,ico, oppure deve - riser-
ridico, non un dovere giuridico conforrne a tale sistema. E ,rn varsi questo termine a quegü ordinamenti che si basano, al-
dovete vetso il sistema non pub derivare dal sistema stesso meno in qualche misura, sui principl del diritto naturale? B
ma deve derivare da regole o principl esterni ad esso 12. Ltmportanza di questo aspetto non dovrebbe essere so-
Ció significa che la validitá o la fona vincolante non é prawalutata. Se un giusnatutalista vuole riservate il termine
una qualiti inerente al sistema giuridico, ma qualcosa che "diritto" a un ordinarnento che abbia qualche valore morale
deriva dai principl del diritto narurale. Afiermare che un é perché vuole sottolineare anche terminologicamente 1a dif-
otdinamento giuddico possiede validiti o forza vincolanre ferctaa che per la morale sussiste tra i vari sistemi (odina-
non ci dice nulla sui fatti o sui doveri giuridici, ma esprime menti)'n. E se un giuspositivista preferisce classificare come
un nostro dovere morale. Tale afiermazione rientra nellá filo- ordinamento giutidico qualsiasi ordinamento fattuale avente
sofia morale e non ha nulla a che vedere con la descrizione Ia stessa struttura ü un tipico ordinamento giuridico, indi-
dell'ordinamento giuridico. pendentemente dal suo valore motale, é petché vuole sottoli-
_ Ritengo che non vi sia alcun motivo per cui un giusnatu- neare, anche terminologicamente, l'analogpa fattuale, struttu-
ralista non debba ammettere la tesi positivista, e riconoscere rale, tra otdinamenti diversi indipendentemente dalle loro
che un ordinamento giuridico é un fátto sociale da descrivere qualificazioni morali. Un sistema come quello nazista pub
in termini puramente empirici senza farc riferimento alla vali- essere descritto con gli stessi concetti e con Ia stessa tecnic¿
diti. Il giusnaturalista si chiede se un certo ordine fattuale che si usa per i tipici sistemi giuridici.
vincoli i soggetti anche moralmente, cioé nella loro coscienza Personalmente pteferisco una politica di definizione dei
a patto che questi abbiano una conoscenza sufficiente di cib concetti che sia basata sul rigore scientifico anziché su consi-
che é richiesto d¿ una vera moraüti. Ma prima di poter ri- derazioni morali, proprio come trovo ragionevole includere
spondgre a, questa domanda occome sapere che un ierto or- nel concetto di cigno anche i cigni neri sebbene qualcuno
dine fattuale esiste, e qaale é il suo contenuto. Cosl, la que- possa pensare che essi siano privi di valore estetico. Comun-
que, ognuno puó comprendere facilmente il carattere termi-
. t2 Che Ia funzione del diritto naturale sia di investire il diritto positivo nologico della questione e non v'b quindi alcuna ragione di
di una v¿liditi morale, appare chiaramenre in
Johannes Messner, Dai Natar- prendere sul sedo questa difierenza.
recbt, l96U-, pp._355-r56. « L'idea della dele[azíone é stara sempre un'idea
fondamentale della dott¡ina giusnaturalistica: trutto il diritto uúraao fonda
Riassumendo, ritengo che un giusnaturalista non abbia
la-pto¡ria forza vincolante sulla legge morale di natura e questa a sua volta alcun motivo per negare che il diritto sia un fatto sociale
sulla legge eterna... Una prima croÁieguenza di cib é che il diritto positivo
rlcayq Ia propria sanzione momle dal diritto naturale: l'obbligo di obbe¿ire
al diritto positivo íiene munito della sanzione della coscienza...-C.ome seconda
13 Cfr. AIf Ross, Oa L¿u ¿tt¿l Justice, 1958, pp. 3L-32, :aeá. it. cit.,
pp. 31 ss.
consegueflza del rapporto di delegazione in questione si ha che il dititto la Lon L. Fuller, op. cit., p. 635, richiede « una definizione del diritto che
posilivo che_ conmasta con l'ordiné narurale (-morale e giuridico) perde la
sanzione della coscienza, !'obbligo dell'obbedienza si conuappone allora al dia un senso all'obbügo di fedelti alla legge ». La risposta positivista é che
dfuitto é preferibile definire il diritto in termini non-morali e comprendere che l'idea
-per cui vale_che: "Bisogná obbedire piutrosto a Dio cñ6 agli uomini"
(Atti degli Apostoli, 5,29)». morale di fedelti alla legge non é assoluta ma contingentt, e dipende dalla
qualitá morale del diritto positivo.
148 posrrrvrsMo GruRIDrco E crusNATURALrsMo poslTrvrsMo cIURrDIco E cIUSNATUMLTSMo 149
descrivibile in termini puramente empirici. In quanto giusna- difensore del diritto naturale, accoglie la dotttina positivistica
turalista, .gh ri occupa di una brancá della filósofia ñorale; secondo la quale tutto il diritto é diritto positivo
¡7.
quando invece egli parla delTa aaliditd di un cero ordina- In Verd¡oss, comungue, si trova un equivoco che nasce
mento fatt_uale, si occupa particolarmente del problema se vi daIl'ambiguitá della patola << positivismo ». Poiché questo
sia o no il dovere norale di conformarsi allá regole di tale equivoco é assai comune ed b importante per la valutazione
ordinamento. Ora, per poter rispondere a gresitrltima do- morale del vero atteggiamento giuspositivistico, é opportuno
manda occorre sapere quali sianole norme dáll'ordinamento, consideratlo con una certa attenzione.
cio¿ ¿ necessario disporre di una sua descrizione come dato Verdross distingue tra un positivismo giuridico, .h" .gl,
di fatto osservabile. Il giusnaturalista non ha alcun motivo chiama dogmatico (o estrernistico), e un positivismo giuridico,
per negare che i fatti sociali, al pari degli almi fatti, sono che egli chiama ipotetico (o rnoderato) 18. L¿ prima espres-
oggetto di una conoscenza empiricá conseguita mediante me- sione viene applicata a quella scuola di pensiero che nega
todi empirici. Ed é irdlevante stabilire sela parola « ordina- l'esistenza di una specifica conoscenza etica, e pertanto l'esi-
mento giuridlco » venga o no usata per designare.un ordina- stenza di un diritto naturale che comprenda principi etici
mento fattuale dotato di strutture simü a quelle dei sistemi suscettibili ü essere scopefti e stabiliti dalla tagione umana.
giuriüci vigenti, ma contenente regole contiarie alle idee di La seconda esptessione designa l'atteggiamento di c-hi lascia
giustizia e di umaniti. aperta la questione dell'esistenza di un diritto natutale, e si
limita a sostenere che la risposta a questa domanda é irrile-
vante per la scienza del diritto. L'oggetto di questa scienza
4. Il « quasi-positiuisnto » coftte aariante d.el giusnataralisno
sono i sistemi di notme eficaci, la cui esistenza pub essere
constatata e il cui scopo e il cui contenuto possono essere defi-
E confotante notare che il punto di vista sostenuto nel
parugtafo _precedente é stato accolto da alcuni giusnaturalisti niti senza far appello a qualche pdncipio giusnaturalistico.
moderni di formazione filosofica generale comá Alfred Ver- Il lettore si renderá facilmente conto che il tipo di giuspo-
dross. Nel suo hbro Abendtündilcbe Recbtspbilosophie egh
sitivismo definito e sostenuto in questo saggio, come pure
afferma: << Un _giusnaturalista non puó negare che'possaño in scritti precedenti, dovrebbe essere senza alcun dubbio clas-
esistere norme le quali, pur in contrasto col diritto naturale,
sificato, secondo Verdross, come <( dogmatico )> o « estre-
siano realmente eficaci e percib suscettibili di essere oggetto mistico ». É per questo che mi sento chiamato in causa dal-
di indagine scientifica. I[ giusnaturalista é, atai, t.rrir-to l'interpretazione fuorviante che Verdross dá della posizione
giuspositivista.
cerca¡e di conoscere ogni diritto positivo in quanto tale,"
perché non satebbe in grado di intaprendere una valutazione Pet la concezione del giuspositivismo dogmatico, afierma
delle norme eficaci senza aver primaitabilito la loro esistenza Verdross, il diritto positivo possiede una assoluta validiti
e averne accertato scopi e contenuti. Qualsiasi valutazione o forua vincolante. Cib significa che il positivista dogmatico
presu-ppone, infatti, una conoscenza dell'oggetto da valuta- accetta aoiticamente e ticonosce l'autoritá morale di ogni ordi-
re »> 15. namento stabilito in quanto tale. Verdross bolla questo atteg-
giamento come Kadaaergeborsant (acquiescenza supina, acti-
Con queste parole Verdross accogüe la seconda tesi del
giuspositivismo. E allorché ammette che potebbe essere ra-
Johannes Messnef, cattolico, autore della piú moderna ed ampia
17 Anche
gionevole riservare I'espressione "dirittot ai sistemi norma-
ttattazione del giusnaturalismo riconosce l'indipendenza del diritto come og-
tivi positivi 16 (il che comporta che il << diritto naturale )> non getto di una scienza giuridica basata su principl conoscitivi purá-
é da considerare come diritto), egli, pur restando uno strenuo mente empfuistici. La scienza del diritto, secondo Messner, appartiene alle
scienze empiriche il cui soggetto é la realtl rinvenuta nell'esperienza esterná.
ts Op. cit., L'oggetto della scienza del diritto é l'accertamento della tegolamentazione
p. 254. fattuale delle interrelazioni umane, c*, op, cit., p. 370.
16 Op. cit., p. 252 (ove si cita a sostegno papa pio XII). Ls Op. cit., pp. 25L-52.
150 poslTrvrsMo cruúDrco E crusNATUn^LrsMo posrrrvrsMo cIURIDrco E GIU§NATURALT§Mo L5t
tica), e-conclude che nessun sostenitore del positivismo giu- il punto di vista, descitto da Verdross, che ogni ordine-stabi-
ridico dogmatico potrebbe, senza auto.ontraádirri, assuniere litó in quanto tale ava¡aa la ptetesa di ottenere obbedienza.
un fermo atteggiamento di opposizione contro un sistema po- Verdtosi cita Bergbohm, raPpresentante insigne di, un'intera
litico, per quanto abominevóle questo sia te. scuola di giuristi n positiüsti »: sebbene neghino -l'esistenza
Dietro questo modo di pensare st¿ evidentemente il raeio- del dirittJnaturale, essi lestano perb aggrappati all'idea che
namelto chg, quando iI oositivista nega che il diritto pósi- il diritto positivo possieda una <( validiti » derivata dall'au-
tivo dedvi la propria validitá dal dirittó naturale, eeli dlbba toritá dello stato.
assumere che questa validiti sia inerente al diritto positivo Ma questo atteggiamento nofl ha niente a che vedere con
in quanto tale, cioé sia incondizionata e assoluta. l'empitis-mo (cioé Jon il veto positivismo). E anch'e§so una
Qr1.*g. é un grave errore. La conseguenza della nega- dottiina della « validiti )), una filosofia morale carctterizzata
zione del diritto naturale b che il diritto poiitivo non possieáé dal fatto di derivare la validitá, non giá da aslratti principi
validiti nel senso in cui questa espreslione viene risata dal di raeione. fondati sulla natura deIl'uomo, 21.
bensl dall'evolu'
giusnaturalismo, vale a dire nel senso di vera, obiettiva pre- zione"storica e dalle istituzioni esistenti
tesa morale di ottenere obbedienza indipendentemente da Questo tipo di filosofia morale ha, pet qq?nto posso ve-
qualsiasi riconoscimento da parte dei soggetti sottoposti. Una deLe,-numeroie radici. La prima credo risalga all'insegnamento
tale pretesa pub basarsi-soltanto su principi etici, edé, quindi, . di Matin Lutero, il quale diede nuovo vigore al messaggio
del tutto priva di significato per una dotirina che neghi l,esi- paolino che nello stato tutta l'autoritá é di Dio' Un'altta
stenza di veriti etiche. Essa non figura nel dizionarlo di ,n iadice pub ttovarsi alf interno dell¿ filosofia he,geliana, nella
Frogitivista per il quale la valutazione morale di un regime famosa-frase: << tutto cib che é teale é razionale e tutto cib
che é razionale é reale »
2. Essa concorda, del testo, anche
no.litico é.-guestione di accettazione personale, soggettivá, di
valori e di norme di comportamento. con l'ideologia conservatrice: cib che accade esiste perché
Sarei üeto se il mio amico e collega Verdross riconoscesse Dio ha permesso che accadesse. Queste diverse tendenze
.h9 i possibile, senza contraddirsi,-negare I'oggettivitá dei sembra abbiano creato, specialnente
-actitica in Germania, un atteg-
valori e della morale, e essefe nello stesso tempo una persona giamento di soggezione nei confronti di qualsiasi
perbene e un fido alleato nella lotta contro iI terrore, la cor- áutoritá ufficialel-di qualsiasi persona in uniforme. E questo
tuáone e la inumanitá. La convinzione che i giudizi morali l'atteggiamento che si rivela nella massima Gesetz ist Gesetz,
non siario né veri né- falsi, non siano il risultato di un pro- la leg§e é la legge, che significa che qualsiasi ordinamento
cesso conoscitivo o di un'operazione intellettuale parugona- giuriáico é diritto, e in quanto tale deve essere obbedito,
bile alla conoscenza logica o empirica, non é in aldun ñrodo [uale che sia il suo spirito é Ia sua tendenza. Se c'é una qual'
incom,patibile con la formazione-di taü giudizi, che nascono óhe veritá nella ceáenza che il « positivismo » preparb il
da solide convinzioni moraü. La posizióne positivista con- terreno al regime di Hitler, deve essere stato questo tipo di
cerne non gi) !a morale bensl la logica del discorso morale; << positivismo o questa scuola di diritto naturale e non
non gii l'etica bensl la metaetica a. -
il^veto positivismo-inteso - nel
come una teotia empiristica
E vero tuttavia e occome sottolinearlo per spiegare campo della filosofia morale.
-
questa emonea interpretazione che un certo numeró di Per evitare di confondere questa scuola di pensiero con i[
autori inizialmente considerati « -positivisti », hanno sostenuto veto positivisrno propongo di chiamatla << quasi-positivismo ».
tarsi come la norma stabilisce »> 25. Ma la norma itessa, se- giuridica e, nello stesso tempo, accettare come moralmente
condo il suo significato immediato, esprime cib che gli indi- vincolante una tegola morale che vieti il comportamento tL
vidui devono fare. Cosa significa allorá dire che gli iñdividui chiesto dalla regoia giuridica in questione
r. Intendendo la
devono fare cib che devono fare? Abbiamo giá anahzzato validitl giuridicá coÍre una qualitá'morale inetente al siste'
questo punto (cfr. supra, parugrafo 3) e abbiamo visto che ma stabfuto, questa concezione, benché problematic^ 4a
l'idea di un dovere di obbedire al diritto, di adempiere agli luce dei principi empiristici, risulta fondata. Va notato che
ha senso soltanto se si suppone che-il I'assunzio'ne .t. t, t ot., fondamentale atttibuisce validiti
"¡blighi,giuridici,
dovere di cui si parla sia un vero dovere morale che corri- all'ordinamento fattu¿le é da Kelsen atribuita a ció che egli
sponde a una <( forza vincolante » inerente al diritto. chiama il << pensiero giutidico ». Questa ptesupposizione -é
8.
Quest'interpretaziong, pur non armonizzandosi col pro- rivelata e-accettata solamente dalla scienza del diritto
§ramma empiristico professato dalla teoria pura del diritto,
- giuridico-» fa riferimento, suppongo, alle idee
I1 << pensieto
risulta in quest'ambito inevitabile e deve eisere considerata e allé credenze comunemente condivise dai giutisti' Esso, tut-
come una sopravvivenza della filosofia giusnaturalistica di tipo tavia, non é una guida degna di fiducia pet l'analisi logica-
quasi-positivistico. Pub accadete, e molto probabilmente accade nel campo del
Quest'interpretazione é confermata dal modo in cui Kel- üritto e della morale, che il modo comune di << pensare »
sen tenta di spiegare il significato del reiterato ammonimento sia saturo di concetti ideologici che riflettono esperienze emo-
a cgmportarsi come richiesto dalla norma. Tale significato tive, e non svolga quindi guella funzione di descizione del-
i_ .t. il senso soggetrivo della norma é anche oggéttivo
ru, la realtá che é scopo della scienza giuridica. In tal caso, é
il che equivale a dire che la norma esprime una-lera pre- compito della filosófia anahtica respingere f idea della vali-
tesa: non soltanto si « ordina » agli individui di compor- diti'.
tatsi in un certo modo, bensl essi devono << realmente »>, .i ve-
ramente )), <( oggettivamente » fare ció che é preteso dalla
norma. Ma f idea di una norma vera o di un dovere oggettivo 7. Su Hart
¿ esattamente l'idea con cui opera la filosofia giusnatuialistica,
un'idea che ha senso soltanio se si assumono dei principi Come tisulta dai paragrafi precedenti, le mie principali
morali' oggettivi e aptioristici da cui sono derivati i veri tesi sul significato e funzione del concetto di << validiti » so-
doveri.
no le seguenti:
Che Kelsen si occupi del radizionale problema della qua-
1) Se il termine « validitá >> é inteso nello stesso signi-
ficato in cui é usato dal giusnaturalismo (e dal quasi-positi'
lit) morale che distingue l'ordinamento giuridico dalle lággi vismo), vale a dire per designare una qualiti morale di un
di una banda di miminali appare dal sub modo di definirl sistema giuridico che attribuisca forza vincolante aglí obbli-
l'idea della validit) come cib che ha un significaro normativo
ghi del sistema stesso, esso non tfova posto in una scienza
oggettivo. << Non ogni atto », eg[ continua, << il cui signifi-
del dititto basata su principi empidstici.
cato soggettivo sia una noflna é anche oggettivamente tale.
Ad esempio, il comando di un rapinatore di consegnargü la 2) Se la pada inglese ualid {vakdo) (o i suoi comispon'
denti danese e tedesco geldende e geltend) viene usata per
borsa non é interpretato coine norma vincolante o-valiáa ».
Solo questa interpretazione consente di comprendere la
peo:liare concezione kelseniana secondo la quale-sarebbe lo-
n Cfu. General Tbeory of I¿u and State, pp. 37)]75,40&410.
x General Tbeory, p. 116; Wbat is lttstice?, p.22L,224.
gicamente impossibile considerare valida ulna certa regola 2e Un'analoga critica nei confronti di Kelsen é stata gii avaozat¡ nella
mia recensione a'Wbat is Jastice?, in «California Law Review», L957,
- s C{t.^Hans Kelsen,
I-au_ atQ St¿te, 1946,
Vhat is lastice?,7957, p.
pp. 115-116, 169, 395-196.
214; General Tbeory of pp.56*70. Da parte sua Kelsen ha svolto una penetrante analisi critica delle
mie concezioni nel suo articolo Eine « realisticbe » tnd die reine Recbtslebre,
a Cfr. Vh¿t is Jastice?, p. 257. in « Oesterreichische Zeitschrift fiit ofieodiches Recht », (1959), pp. 1 s§.
15ó RosrrrvrsMo cruRrDrco E GTusNATURALTsMo posrrrvrsMo cIURIDrco E crusNATURALrsMo L57
designare l'esistenza (la realti, la presenza) di una norma o norma giuridica che sono necessade perché esso produca
di un sistema di norme, essa deve-intendersi corne un riferi- efietti giuridici voluti.
mento abbreviato ad un complesso di fatti sociali, precisa- Questo concetto di validitt é noto ad ogni giurista ed b
mente_ a quei fatti sociali che, nella scienza del dirittó, sono stato da me anahzzato in piena armonia con il punto di vista
conside¡ati necessari e suficienti a ve¡ificare una proposizio- di Hart 32. Quando, tuttavia, i¡ On Lau and lustice discuto il
ne relativa all'esistenza di una regola o di un sistáma di re- significato dell'enunciato: « D (una certa'direttiva o una certa
gole. Nel-mio libro Oy Lau and-lustice ho sviluppato que- regola) é diritto danese valido )> non mi occupo del concetto
st'idea' e ho tentato di mosuare che la vertfrcaztóne si iife- che svolge tale funzione. Il modo in cui il ptoblema viene
risce, in ultima analisi, al comportamento che i giudici (e posto ed afirontato non lascia dubbio alcuno che qui é in di-
altte autoritá che fanno rispettaré la legge) terranno-in futuro scnssione cib che Hart consideta sotto il nome di esistenza
in certe circostanze, e che la proposizione << D é diritto da- di una regola giuridica o di un sistema giuridico'3. Come ho
nese valido »> é pertanto equivalénte alla proposizione pre- gil detto, mi awedo solo om che la locuzione danese goel-
dittiva che le corti, in ceftá circostanze, fondáranno la ioro dende rct ¡on si sarebbe dovuta tradume aalid lau (dititto
decisione (anche) sulla direttiva D. Tale previsione é possi- valido). Mi spiace di non avere avuto una suficiente sensi-
bile soltanto sulla base di un complesso iirsieme di fatii so- bilitá per I'uso inglese, ma credo anche che Hart, se avesse
cialr, di comportamenti e atteggiamenti ancl:e psicologici. prestato maggiore attenzione, avrebbe notato che il proble-
Nel suo articolo Scandinauian Realisn, HI.A. Hart ha ma da me trattato sotto il nome di vaüditá é alquanto dif-
formulato una mitica della mia analisi della « validitl ». Po- fetente dal suo. Se egli si fosse accorto di ció, sarebbe ve-
ttebbe essere interessante accertare in che misura egli si di- nuto meno il fondamento della sua critica che enunciati rela-
scosti dai punti di vista qui espressi. tivi alla vdiditi giuddica non hanno nulla a che vedere con
Per quanto posso vedere, non esiste virtualmente alcun la previsione del comportamento dei giudici.
disaccordo ffa }lafi e me. Le obiezioni da lui av¿¡r:¿ate si E comunque intetessante osservare che, eüminati questi
basano su un fraintendimento delle mie intenzioni provocato fraintendimenti, non sembra rimanere alcun motivo di diver-
in parte dal fatto linguistico (di cui mi sono accorto solo genza tra i nostri punti di vista per guanto riguarda la que-
ultimamente) che iI termine inglese aalid non pub essere stione dell'esistenza di un ordinamento giuridico. In evidente
-goeldende.
usato esattamente nello stesso modo del danese contrasto con Kelsen, Hart nega che l'esistenza di un otdina-
Il termine oalid é usato da Hart nel primo *1 nel ter- mento giuridico consista nella sua validitá, espressa da una
zo 31 dei sensi menzionati sopra (cft. supra, §arugrafo 5). L,uso norma fondamentale che esorti gli individui ad obbedire alla
di questa parola nel terzo ienso (come qüalitá- moraie), tut- legge. Egli, per contro, titiene giustamente mistificante par-
tavia, ticorre soltanto nella esposizione -del punto di.vista late di una nofma secondo la quale questa norma deve es-
giusnaturalistico, non di quetlo propriamente hartiano. pos- sere obbeditar.La sua posizione risulta assai bene da questa
siamo percib limitarci all'analisi che Hart fa del termine cosf afiermazione:
come ricorre nel pensiero giuridico contemporaneo.
fl concetto di validitá ánahzzato da Hart é quello a cui La questione se una norma di riconoscimento esista e quale sia il
suo contenuto, cioé quali siano i cdteti di vatriditá in ogni dato ordi-
ci si dferisce allorché si afierma che un certo contratto, te- namento giuridico, & considetata lungo tutto questo libro come una
stamento, o altro atto giuridico, é valido o invalido (nullo). questione di fatto empirica, bencM complessa s.
Si dice *. y, att-o- giuridico B valido se é staro eseguito in
modo tale da soddisfare le condizioni "d,
stabilite ,rn"
- § Cfu. On I¿u anil Justice, cit., pp. 204, cfu. anche pp. 32,79.
30 Cfr. H.L.A. Hatt, The Q97c-ep1 of ci!., p. 22, 2g-3L, 69,70-71, § op. cit., p. 106, t09, tl7, 245,
100 ss. trad. it. cit., pó. 28. )639: $.'8687'.
-141o_,
{2i. Y Op. cit., p. 246.
3t Op. cit., p. l5i,-L82,'195 ss. 3s Op. cit., p. 245, trad. it. p. 291.
158 posilwlsMo cruruDrco E crusNATUaALxsMo
o <( uguagliarna ruzziale contro discriminazione razziale »). Un nazista fanatico, ad esempio, sarebbe capace di odiare
Il ragionamento morale, in tale prospettiva, é sempre ipote- a tal punto gli ebtei da desiderare di motite in un campo
tico: esso discute la giustificazione morale di un certo com- di concentramento se, per un qualche prodigio, da quest'atto
portamento muovendo dalf ipotesi che si accettino certi prin- derivasse il loro annientamento 5.
cipi, valori o fini. Le valutazioni di fondo, tuttavia, restano Questa fiducia ottimistica nel potere della ragione non
soggettive, indimosrabili; solo gü effetti di un dato compor- significa atfatto che Hate abbia abbandonato la posizione
tamento sui valori comunemente accettati rientrano nell'am- non-cognitivista nella filosofia motale. Egli sottolinea che il
bito della discussione razionale, della dimostrazione, della tipo di argomentazione da lui sostenuto non muove da alcun
veritá e dell'obbiettiviti. principio morale; egli si distacca inolte espressamente dalla
E ora opportuno segnalare che, differenziandosi da que- posizione naturalistica e si presenta come un risoluto difen-
sta concezione, uno dei filosofi inglesi capiscuola del non- sote della legge di Hume secondo la quale é impossibile de-
cognitivismo ha presentato, in un brillante studio, una teo- durre giudizi morali da asserzioni fattuali non valutative ó.
ria che rivendica alla filosofia morale Ia capacitl di elaborare I1 ragionamento motale, per Hare, non é basato su una com-
una <( struttura del ragionamento morale la quale pretende ptensione mzionale di principi morali universalmente veri,
di avere úlevanza per le questioni morali, e anzi di condur- ma si fonda su una qualitá logica puramente formale dei
te in molti casi alla loro soluzione » 1. giudizi morali: la loto unioersalizzabilitá. Qaesta qualitá di
Mi dferisco al recente lavoro di Riclard Mervyn Hare, per sé non implica alcun giudizio motale, ma se si tiene conto
Freedoru and Reason2. Quest'autore pretende di mostrare anche della natura umana, degli effettivi desideti e interessi
« che esiste una forma di argomentazione la quale, senza degli uomini, pub generare un sistema motale che, come
presuppotre alcuna premessa morale ma basandosi semplice- l'autore dice, sia Kant sia gli utilitaristi approverebbero: Kant
mente sul fatto che il mondo é quello che é e gli uomini per la sua forma e gli utilitaristi per il suo contenuto 7.
sono quello che sono, conduri questi ultimi (pucJré si pon-
gano a riflettere dal punto di vista morale ed esercitino la
loto immaginazione, e guardino in faccia i fatti, e si curino 2. I¿ spiegazione di Hare
di comprendere quello che ücono) a accordarsi intorno a
certi principi morali che conuibuiscono alla giusta riconci- Non c'é da meravigliarsi che 1o stesso Hate si sia accorto
liazione di contrastanti intefessi »> 3. Hare é convinto, me- che ptetendere ü elaborare una stnrttura del ragionamento
diante questo tipo di atgomentazione, di poter « mettere al motale in grado di risolvere questioni morali, e nel contem-
tappeto » ogni oppositore, ad eccezione di << un nucleo di fa- po negare la conoscibiliti di principi etici sostanziali, puó
natici » a. Questa condizione, perb, non ha praticamente ef- apparire come una specie di gioco di prestigio: sembra in-
fetti riduttivi. I fanatici incomeggibili sono, é devono neces- fatti che egli produca argomenti morali partendo da premesse
sariamente fimanere, pochi giacché un fanatim, nel linguaggio solo fattuali e logico-verbaü, il che é esattamente quanto da
di Hare, é una persona c"he desidera a tal punto la iealizza- lui stesso viene dichiarato impossibile 8.
zione ü qualche ideale da essere pronto a sacrificare, se La sua risposta, tuttavia, é che la forz;a ü persuasione
necessario, la propria vita per favorirne il raggiungimento. del tipo di argomentazione morale desunta dalla universaliz-
zabilitá dei giudizi morali non proviene dalla sola logica; le
qualiti logiche, inf.atti, nofi possono da sole generare giudizi
r Richard Meryyn Hare:, Freedom and Reason,Oxford, L963, p. 193;
g-Sd. it. Libertá e ragione, a cura di Marco Borioni e Fiammetta Palladini,
Milano, 1971, p. 259. Ibidem, p. 186, trad. it. ctt., p. 251.
lQiden, p. 185, rad. it. cit., pp. 246-47.
| lbidem, Ibiden, p. 124, trad. it. irt., p. 174.
3 p. 167, tad. it. cit., p. 206. Ibidem, p. 193, trad. it. crt., p. 259.
a lbidem, p. 197, trad. it. cit.,, p.264. lbidem.
L62 su¡. RAGToNAMENTo MoRALE
suL RAGIoNAMENTo MoRALE 163
motali. Tale risultato invece, diventa possibile se si considera sizione mi cos*inge a indicare in modo molto approssimati-
il processo di universalizzazione come un processo che si vo le caratteristiche principali di questa fondamentale opera
rcalizza, non in termini pummente logici, ma con un insieme cosl brillante e ricca di intercsse. Hare definisce la sua áot-
di condizioni psicologiche che costituiscono il nostro baga- trina « prescdttivismo universale », una combinazione cioé
glio di desideri e di interessi di normali esseri umani. Siaáo di universalismo (dell'idea che i giudizi morali siano univer-
costfetti a rifiutare un certo giudizio morale se, universaliz- salizzabili) e ü presmittivismo (delf idea che essi siano, al-
zandolo, possiamo capire che, con la sua accettazione ci im- meno tipicamente, prescrittivi) 10.
pegniamo anche ad accettare delle presoizioni in base alle Universalizzare significa fornire dei motivi 1r. Che un gru-
quali noi stessi, in certe condizioni, vememo ffattati in un dizio morale sia universalizzabile significa che non é -un
modo che non possiamo accettare. In quest'ultima proposi- dictun isolato ma che é basato su dei motivi, su alcune pro-
zione il <( non possiamo »> non é logico ma é di natura fat- ptietl rilevanti che qualilicano l'oggetto del giudizio. Sig"i-
tuale e psicologica. Significa che, essendo cib che siamo, con fica che pronunciando questo giudizio singolari, mi impegno
le inclinazioni e i desideri dei normali esseri umani, non a pronunciare un corrispondente giudizio universale che espri-
siarno psicologicamente in grado di accettare volentíeri il me Jo stesso atteggiamento moiale (di approvazione o di
nosmo trattamento ipotetico implicito nel giudizio morale in condanna) riguardo a chiunque possieda le medesime qualiti
questione. Solo il f.anatico, che é pronto á prepome Ia rea- rilevanti u.
lizzanon_e di un particolare ideale ó fine a qüaliiasi interesse
personale, é in grado di resistere all'argoménazione morale
I giudizi morali hanno in comune con i giudizi descit-
tivi la ptopdetá di essere universalizzabili. Se dico che una
basata sul principio della universalizzabiliti'. cosa, é rossa, mi impegno a dire che é rossa qualsiasi cosa
In breve: il ragionamento morale non consta di dedu- simile ad essa. E se dico che una cosa X é buona, mi impe-
zioni da principl morali o da asserzioni fattuali. Hare carat- gno a dire che é buona qualsiasi cosa X simile alla prima.
tetizza tale ragionamento come una specie di << esplorazione >> La motivazione nel pdmo caso é che devo utilizzare la pa-
mediante << universalizzazione » la quale ci fa capire quali rola << rosso » in conformitá con qualche regola semantiia;
implicazioni ha per noi un particoláre giudizio moralel Se mentre nel secondo caso essa é molto piú complessa 13. In-
queste implicazioni sono incompatibili con i nosmi naturali f.atti, affermando che é corretto dire che é buono un certo
desideri e le nostre naturali téndenze siamo costretti, per
{p_o di uomo {per esempio, un uomo che mantenga i propti
essefe coerenti, a respingere anche il giudizio morale ché le figli, non picchi la moglie, ecc.), non si spiega soltanto ilii-
comporta. La base delf intero ragionamento morale risulta gnificato di una parcla, non si dá una iemplice isrruzione
quindi il_principio di universalizzabilitd integrato dal riferi- verbale, m¿ si sta facendo qualcosa di piú: si sta dando una
mento alla natuta umana. istruzione norale la. Questa dtffercnza deriva dal fatto c-he
Occorre a questo punto mostrare in che modo, secondo
Hare, questi due fattori operino congiuntamente. i giudizi morali, sebbene non privi di significato descrittivo,
hanno anzitutto una funzione prescrittivá, vengono ciots uti-
lizzati, i¡r primo luogo, per guidare azioni appróvando o con-
dannando un certo modo di agirc, un certó lipo di vita, un
3. It principio di uniaersalizzabilitl e la natura amdna certo modello di personalitá.
Su queste basi Hare spiega il carattere del ragionamento
La teoria di Hare rclativa al ragionamento morale si basa
su un'acuta analisi del significato e del caratrere logico di
espressioni e di giudizi morali. Purtroppo, lo spazio a. dispo- ro l-biden, p. 5, trad. it. cit., p.
tr lbidem, p. 21, trad. it. cit., p.30.
tl l_Qiden, p. 15-16, mad. it. cti., 50.
pp. 43-44.
s lbiilem, p. 16, ttad.
13 lbiden, p. 21, trad. it. cit., p. 52.
it. cit., p. 44. ra lbiilem, p. 162, trad. it. ctr.) p. 2L9.
t64 su¡" RAGIoNAMENTo MoRALE 165
morale. Pensate e argomentare in modo morale significa es- considerazione un semplicissimo esempio tratto da una nota
sere pronti a sottoporsi al test dell'universalizzabilitá, cioé parabola.
al test consistente nel vetificare se il proprio modo di agire << á deve del denato a B, e B deve del denaro a C, e la
pub essere giustificato da una regola universale. Naturalmen- legge dice che i oeditoti possono esigere i loro crediti man-
te in un dibattito sulla morale il contraddittore pub rifiu- dando i loto debitori in ptigione. B si chiede: "Posso dire
tarsi di accettare questo test, ma ció significa semplicemente che devo prendere questa misuta contro A Wt costtingetlo
che non ha intenzione di fare con noi un discorso di tipo a pagate? ". Senza alcun dubbio egh é incline a far ció, o
rnod,ets. auole farlo. Pertanto, se non ci fosse il problema di univer-
Nel tagionamento morale si cercano giudizi e ptincipl saluzare le sue prescrizioni, egli assentirebbe prontamente
motali che, alla luce delle loto conseguenze logiche e degü alla presctizione singolare individuale "Che io mandi á in
aspetti fattuaü del caso, possano essere accettati. << Le regole prigione" (IV. 3). Ma quando cetca di tradurre questa pre-
del ragionamento morale, dice Hare, sono, fondamentalmen- scrizione in un giudizio morale, e di dire: "Deuo mandare
te due, corrispondenti alle due caratteristiche dei giudizi mo- .4 in pdgione perché non mi vuol pagare quanto mi deve",
rali delle quali, nella ptima metá di questo libro, abbiamo egli si accorge che cib comporterebbe l'accettazione del pdn-
cercato di mostrare l'esistenza, cioé la ptescrittivitá e l'uni- cipio "Chiunque si tovi nella mia situazione deve mandate
vercalizzabilitá. Quando, in un caso concreto, tentiamo di il suo debitore in ptigione se questi non paga". Ma poi si
decidere che cosa dobbiamo fate, cib che cerchiamo (come accorge che C si trova nella stessa situazione di creütore
si é giá detto) é un'azione a compiete la quale possiamo im- non pagato nei suoi (di B) confronti, e che i casi sono pet
pegnarci (presmittivitá), ma che siamo nel contempo disposti il resto identici; e che, se chiunque si trovi in questa situa-
ad accettare come esemplificazione di un principio d'azione zione deve mandare i propri debitori in prigione, allora an-
da prescrivere a alffe persone che si trovino in circostanze che C deve mandate lui (B) in prigione. E accettare la pre-
analoghe (universalizzabiitd). Se, quando consideriamo un scrizione morale "C deve mandarmi in prigione" lo impegne-
cefto pfograrnma d'azione, ttoviamo che, una volta universa- rebbe (dato che, come abbiamo visto, egli non pub non usare
lizzato, dá luogo a ptescrizioni che non possiamo accettare, il verbo "dovere" presctittivamente) ad accettare la prescri-
lo rifiutiamo come soluzione del nostro problema morale: zione singolare "Che C mi mandi in prigione"; e cib egli non
se non possiamo univetsalizzarc la presctizione, questa non é disposto ad accettare. Ma se non lo é, non pub neanche
pub diventafe un "dovere' »> 1ó. accettare I'originario giudizio secondo cui egli (B) deve man-
Nell'illustrare come funzioni il principio di universaliz- dare A in prigione per debiti »>
t8.
zabibtá (o, piú btevemente, di universalitá), Hare distingue a Prendendo questo esempio come punto di partenza, le
seconda che la situazione comprenda esclusivamente conflitti caratteristiche del ragionamento morale vengono definite con
di interessi oppure anche conflitti con o tm ideali tT. Poiché maggiore precisione. In questo esempio, a chi compie l'azio-
ho inconuato qualche difficoltá nel comptendere le vedute di ne (B) viene chiesto di immaginare di movarsi con C esat-
Hare sul ruolo degli ideali, mi limiterb al caso piú semplice tamente nello stesso rapporto nel quale si üova ora ,4. con
del conflitto di interessi. Se emergeranno errori nel suo ra- lui. Si potrebbe obiettare che é improbabile che un tale caso
gionamento relativamente al conflitto di interessi, non oc- sorga veramente in quanto due situazioni non sono mai
correrá passare a considerare le piú complesse applicazioni identiche al cento per cento le. Questo, tuttavia, non ha qui
del pdncipio relativamente agli ideaü. Hare espone l'ossatu- alcuna importanza. E sufficiente, Hare sostiene, che B imma-
ra della sua teoria del ragionamento morale prendendo in gini una situazione in cui egli si trovi al posto di á, e che
ls lbidem, pp. 88-89, trad. it. cit., pp. D2-ú).
16 lbidem, pp. 157 ss., rad. it. cit,, pp. 21J ss. n lbidem, pp. 91, 106, t¡ad. it. cit., pp. 137,153.
t7 lbiilem, pp. 90-91, uad. it. cit., pp. L35-t 6, te lbidem, p. 93, trad. it. cit., p. 137.
166 suL TAGIoNAT\¿ENTo Monl,LE
sur, nAGToNAMENTo MoRALE L67
del vicino di stanza, <« La cosa diventerá, speriamo, piú chia- morale perché, una volta che si sia compresa, dsulta a mio
ra se si considera perché egli non sará disposto a préscdvere parere chiaro che egli é in errore. I1 principio di Hare infatti,
o permettere ció. Non c'é nessuna impossibilitá logica che implica che non potremmo mai accettafe nessuna massima
gLielo impedisca, giacché non é logicamente assurdo dire: di comportamento che ci obblighi o ci permetta di fare qual-
"Fai (o, puoi fare) 1o stesso a me se mai mi uoverb nella cosa ü spiaceaole nei confrouti di altre persone.
tua situazione (e quindi anche ad avere i tuoi desideri)". Mi sembta che gli esempi di Hare siano tutt'almo che
Ma, se il suonatore di tromba dawero prescdve o pennette convincenti. A costo di essere bollato come « fanatico » devo
in metito alla situazione ipotetica come se fosse reale, non ammettere che non riesco a vedere perché B non dovrebbe
ditá questo, a meno che non sia un fanatico, giacché dire sentirsi moralmente giustificato nel mettere á in pdgione.
questo equivanebbe a prescrivere o permettere Ia frusffa- Non essendo f incarcerazio¡e il modo di farsi pagare un de-
zione dei suoi desideri »D. bito al giorno d'oggi, l'esempio diventerebbe piú realistico
Se si esaminano le citazioni precedenti e si sottolineano se al posto di <,r mettere á in prigione »> sostituissimo << in-
le parole << avversione )>, <( inclinazione »>, <« volere »>, « desi- tentafe un processo contfo A pet recupefafe, se necessario
derio »> non v'é alcun dubbio cJre il punto saliente nel ragio- anche coattivamente, la somma dovuta ». Questa modifica-
namento morale, secondo Hare, é che a B non piacerebbe zione non influirebbe in alcun modo sul ragionamento, poi-
essere trattato nello stesso modo in cui ora sta pensando di ché a B non piacerebbe neppure essere coinvolto in un iale
ttattate á- Questo significa che B, se potesse, sceglierebbe processo. Non so se Hare veramente consideri moralmente
di.non subire questo.trattamento (negli esempi.« andare in deplorevole agire processualmente per recuperare un debito;
prigione )> e <( essere disturbato da un suonatore di tomba »). io no, a meno che non si ffatti di circostanze eccezionaü.
Non credo quindi di fare un'ingiustizia a IJarc riformulando Sotto nessuna condizione posso accettare come valida ragio-
il suo principio di universalizzabthtá cosl s: « Non trdttdre ne di condanna morale il fatto, addotto da Hare, che a
-me
fiessuno in un certo modo se til stesso, nelle nedesine cofl- non piacerebbe o che non desidererei essere il convenuto
dizioni, ?ron üonesti essere ffattato in quel xzodo ». in un tale processo.
Se analizziamo il principio di uniys¡salizzazione di una
prescrizione singola che é l'oggetto del ragionamento mora-
4. Prina obiezione le, e applichiamo la versione universalizzata át tale prescri-
zione a noi stessi, possiamo vedere percbé Hare é in emore.
Mi sono fin qui preoccupato di individuare con una cer- Supponiamo che in discussione sia questa prescrizione sin-
ta precisione il tenore della teoria di Hare sul ragionamento gola:
a) In certe circostanze A deae essere messo in prigione
2e Se ho qualche dubbio é perché ci sono in Hare dei btani che non (oppure: B é moralmente tenuto a mettere á in prigione).
tiesco a conciliare coo quelli citati, Dalle citazioni sembrcrebbe che Hare
sostenga che X, a meno che non manifesti desideri anomali, non puó accet
La versione univetsalizzata di tale prescrizione sará allora:
tare Ia propria incarcerazione. In altro luogo ruttavia (ibidén, p. iOl, tad. á) In identiche circostanze tvtti deaono essere messi in
it. cit., p. L49') Har_e suppone che B posia dare il iuo asse¡iso a questo prigione;
nattamento per ragioni utilitaristiche, se crede fermamente nei diriiti di
proprieti e nell'inviolabiüti dei contratri. Non vedo come questo punto di e la applicazione individuale di tale presoizione in relazio-
vista possa conciliarsi con il ragionamento precedente. Infatti, anche se B ne a B sará:
c¡ede nell'inviolabiliti dei conratti, non per questo gli piacerl andare in
prigione. Seguendo questa linea di-pensiéro, Hare pérderebbe perdro la c) in identiche circostanze, B (l'attore) deoe essere messo
sua pretesa capaciti di « mettere al tappeto » un apologeta della discrimina- in prigione.
zione raniale. Allorché Hare cerca di mostmre I'utilit} e l'efficacia dd orin- Cib c.he voglio mettere in rilievo é che in questa maspo-
cipio di universalizzabiütl il suo mgionamento é crmunque fondato suf in-
terptetazione che di questo principio é stata data nel testo. sizione dal particolare all'universale e & nuovo al particoláre
§ lbidem, p. 2L9, trad. it. cit., p. 290. i giudizi devono rimanere giudizi ruorali. Ció ché devo ac-
170 suL RAGToNAMENTo MonALE
t7l
cettare, cib a cui devo dare il mio assenso se voglio essere agite in un certo modo equivale a desiderate di agire in quel
coerente, t quindi il giudizio morale sub c): che-io sresso, modo, diventa comprensibile l'identificazione dell' « accetta-
in identiche circostanze, deuo.essere rtesso ir prigione, giu- zione motale » con il « desiderio ».
dizio al quale possa benissino dare il nio assinsó anchl se
a ffie flon piace afld,are in prigione.
Mi risulta difficile capire come Hare possa negare tutto 5. Seconda obiezione
ció e sostenere che non posso dare il mio assenso ad una
prescrizione morale se questa mi cosüinge ad un comporta- Il ptimo passo che secondo Hare dovremmo compiere nel
mento üfforme dai miei desided e daile mie inclináioni. ragionamento morale é la unive$alizzazisrre delle prescri-
zioni singole. Ora per la logica una prescrizione singola pub
Fgli sembra essere rimasto vittim¿ dell'ambiguiti termino- essere uniaersalizzata in un flurtero illinitato di nod,i. Uni-
logica contenuta nella seguente proposizione: <i volere che la
massima sia una legge universale comporta volere che essa vercahzzate vuol dire fornire motivazioni. Fornire motiva-
valga anche quando i ruoü svolti dalle parti siano invertiri » 3t. zioni vuol dire indicare quali caratteristiche della situazione
siano tilevanti per la valutazione e per il giud2io morale.
Questa proposizione é vera soltanto- se si interpreta il si.
gnificato del termine <« volere »> nel senso di « aciettare mo- Ma poiché ogni situazione possiede un numero illimitato di
ralmente » oppure << riconoscere la giustificazione morale di », caratteristiche, a seconda delle carattedstiche che indico come
ma non in quello di « auspicare )> o « desidemre ¡>. rilevanti sono in grado di costruire la prescrizione universale
Un altro segno di questa sumettizia identificazione di della quale la prescizione singola é un'applicazione, in un
« ció che dovrei fare.» con « ció che desidererei fare » si numero illimitato di modi.
pub cogüere in un'alma delle opinioni ü Hare che trovo Hare non sembra rendersi conto di ció. Nei suoi esempi
pure di difficile comprensione: l'opinione che la debolezza semb¡a assumere come dato di fatto che il pdncipio univer-
morale sia un problema, in particolare un problema non sale possa essere uno e uno soltanto. Nell'esempio dell'« in-
morale, ma logico e filosofico32. Il problema,Áff.eraa Hare, carcerazione per debiti » egli dá per scontato che la norrna
nasce dal fatto che i giudizi morali, nel loro uso ptimario, universalizzata áebba essere Ia seguente: « Chiunque si üovi
hanno la funzione di guidare la condotta. <« Se quista é Ia nella mia posizione deve mandarJil suo debitore in prigione
lgro funzione, come possiamo ritenere per esempio di non se questi non paga »> 35. Una tale norma, tuttavia, é indefinita
dovere fare una certa cosa, accettare, cioé, come guida per e arbitraria. Cosa significa « la mia posizione »? Essa pub
la nos*a condotta f idea che non dobbiamo fare una cdrt, venire qualificata in un numero illimitato di modi. Potrebbe,
poi non esserne guidati? »> 33. Mi sembra che il pro- ad esempio, essere rilevante il fatto che il creditore sia padre
_cosa, e di dieci o piú figli, e tale fatto potrebbe essete rilevante an-
blema esista soltanto se si assur¡e che la molla dell'azione
sia una sola, _vale a dire che il sentire ltobbligo di agfue in che in relazione alla situazione del debitore e alla situ¿zione
un certo modo sia 1o stesso che desiderare diagire iá quel del debito stesso. La rcgola universale sarebbe allora, ad
mi¡do. Ma é chiaro che questo non é vero. Háre in alti esempio, che qualsiasi petsona che é padre di dieci o piú f,gli
passi della stessa opera sembra awedersene, almeno in quelli ha il diritto di mettere il propdo debitore in prigione se il
in cui la.parcla << desiderio »> viene impiegata in un senso debito supera mille sterline e se iI debitore non ha figli e
ristretto s. Tuttavia, se si assume che ientirsi obbligati ad possiede una proprietá fondiaria del valore ü diecimila ster-
line. Analogamente, nell'esempio del suonatore di tomba,
Hate ammette, senza porsi ulteriori problemi, che pet la
3t lbiden, pp. 67 ss., trad. it. cit., pp. 104 ss. regola universalizzata chiunque abiti accanto a persone che
tz lbidem, p. 70, tmd. it. cit., p. 101-. ascoltano dischi di musica classica deve avere il permesso di
!. I_Qid,en, pp. 71 e 170, tad. it. cit., pp. 109 e 229.
Y lbidem, p. 91, trad. it. cit., p. 135. -- 35 lbíilem, pp. t12-LL3, tsd. it. cit., p. 161.
172 su¡, RAGToNAMEMo MoRALE i suL RAcIoNAMENTo MoRALE L73
ha valore didattico, dovrebbe venire enunciata come un invi- una cordspondente << volonti di agite ».
to, non a porsi al posto di un alffo, ma semplicemente a ren- Che gli artifici di Hate siano una nuova variante di quei
dersi conto, nella maniera pirl precisa e feáele possibile, di giochi di prestigio compiuti da tutto il formalismo morale
per giungere a giudizi momli concreti, tisulta evidente se cer-
% Ibiden, pp. ll2-113, uad. it. cit., p. 161. chiamo di cogliere l'elemento essenziale della sua teoria. La
174 suL McToNAMENTo MoMriE
uL naGIoNAMENTo MoRAI"E 17,
sua intera costruzione si basa sul principio generale dell,.rúi- si ha a[orché quello che diciamo non ha alcuna ímportanza.
versqlizzabilitá dei giudizi morali. Qr.rt,i^d."'Ji;;;" Ji"; Inlatti, Hate cóntinua, quando si raggiunge un grado di ma'
portante della teoriá. Universalizzri. ruot dir. f;*i;
non importa qulli; vlol dire vedere la situazione dÉl;
;üñ, turitá tale da cominciare a capite che nelle questioni momli
si'é liberi di formulare opinioni personali, si sente questa
di una regola universale, quale essa sia. C.osl, se il tuo .uu* libertá non tanto come un'emancipazione, quanto piuttosto
sario ha fomito delle motivanoni, non importa qni¡i,.;ié come una gravosa responsabilitá,
appellato ad una rego!
-universale, qnotu irrá ;;; ilir; Ora, il"« non-cognitiuismo »> morale nega che la ragione
inatt¿ccabile sul pianó dgll-a logica, ed'é illusorio pár;;A sia capace di rivelare veri << principt-guida » dell'agire umaflo.
provar-e che ggli non pub inteñdere seriamente .ib'
;h; di; Pertañto, credete nel potere della ragione di generare una
Tali conclusioni coincidono perfertamente con le;;;;;_ struttura del tagionaminto morale che, senza muovere da
rienze.personali nel campo dei- dibattiti morali. Á.t;;;i;_ presupposti motali, sia in ptatica cogente per tutti tanne
zioni che si riferiscono aiia regola aure possono al oiú arer" i il
It e per fanatici, puó forse costituire surrogato di una
un modesto ruolo didattico ñ si ha a .h. f.r. fede perduta, pub forse sollevatci dalle gravose responsabiliti
giovani o per altri versi immature. Essenáali "á"'p.irt""
di;.i;i;;; del << non-cognitivismo ».
e all'educazione morale non sono tanto t. "ll"
".goÁLnt*1J
Iogico-filosofiche quanto piuttosro l,apfiendim.""ro . l, .o*
prensione- dei fatti, di ció che iI mondo e gli esseri
umani sono
e"del modo in cui otrrerano. Non ho mai ulrto rr.rrr.roo u
*r*
al tappeto » sotto l'incalzarc di argomentazioni esclusivamen-
te logiche, ma ho visto invece pJrrorr. .¿".rrri á .;ti;;
g-radualmente in virtú dell,insegnamento d.ghñri;".ili
della vita stessa,
;
sconfiggendo"cosl pregiuáiril-1g".;.,
auargando Ia propria visione delle cose e accrescend--o Ie oro-
pde capaciti di comprenderle. Ma informare la gente
é, cáme
Hare stesso osservai compito degli scienzirti roii"ü-L á;-;;
stu$osi come- gli storici, o sia pure in modo diverso. di sior_
nalisti o simili. Fare esercitarc-1gh uomini Ia loro immafrna-
zione ü. sopra*u_tro compito deri%rtista rp..id-.nrJ-á.r
romanziere e del drammaturgo. E in tal- *odo. fr..n¿" ,"_
pello a valori e a ideali uma'ni, .h. pr*.áiÁL-Li"*."í¿
verso un accordo mo¡ale: Hic rltodus) hic saltus!
Anche se irrilevante nel gioco delle argomentazioni. c,é
sempre Ia tentazione di cerc-ar. I,uomo dLtro -n;rl";
s*itta.-Hare, nelf inuoduzione al suo libro, indic"á".-á?t-
"U"
teristiche che.,ognf vero probJema morale pr.s.nt",-I,
;;t*;
é la nostra libemá ü formulare opinioni personali reütiva-
mente ai problemi molali; la secoñda é che il .irp.il;;;;
questioni molali é, o dovrebbe essere, un'attivitj'razionalel
La liberti é il risultato della consapeíoleza.h;;;;i;;:
sono derivare gi'1dizi morali da faiti o principi-dimáJ;r[iü.
e questa Iiberi deve essere tenuta distinta d'.[" Iib;ñl;
Le finzioni giuridiche
ste singolatmente.
Nella storiografia giuridica é prassi costante descdvere il
nrolo sv<¡lto dalle finzioni nello sviluppo del diritto, special-
mente nello sviluppo del diritto romano e del connton lau
anglo-americano. Io storico inglese del diritto, Henry Sumner
Maine, nella sua opera ben nota, Ancient Law', ayanza una
teoria, secondo la quale la formazlrone del diritto con l'aiuto
di finzioni é un fenomeno dre si inmntta tegolarmente ad
un certo stadio dell'evoluzione storica. Vi sono, egli dice, te
periodi o stadi, attraverso i quali il diritto primitivo si svi-
luppa in modo spontaneo.
¿) Nel primo stadio, le leggi vengono considerate coman-
damenti dtspitazione divina, che si manifestano nelle deci-
sioni del re in quanto giudice. Cosl, nel mondo omerico, il
diritto veniva in essete attraverso gli oracoli che la dea Temi,
realmente nel Middlesex? Le finzioni giuridiche sono utili nel Middlesex. Ora, l'uso di tali finzioni puó servire a soste-
nella misura in cui aiutano a superare uña qualche resistenza nere una finzione ulteriore, quella cioé secondo cui i tribunali
alla necessaria evoluzione del didtto. Nelio stesso tempo, non creano diritto. Quest'ultima finzione é denominata frn-
peró, si dovrebbe e,ssere consapevoli del pericolo potenziile zione giuridica teoretica. Essa non é uo mezzo pratico per
che esse inducano la gente a trascurare ia circosianza cJle, esprimere nuove norme giuridiche, ma riguarda la tappresen-
dopo tutto, possono coirere sostanziaü difierenze ua la situa- tazio¡e teorica delle conseguenze sociali dell'attiviti dei tribu-
zione per crlj una norma fu originariamente introdotta, e la nali. La finzione consiste nel fatto che le corti vengono consi-
situazione alla quale la sua applicazione viene estesa in modo derate degli organi esclusivamente giutisdizionaü, non legisla-
frtt:zio. Secondo iI diritto siózzese, quarido viene annullato tivi. Se la funzione o 1o scopo della finzione consiste nel sor-
un Tatrimonio, alla moglie viene assegflato un ias relictae, reggere la finzione giuridica teoretica, rispetto alla funzione
calcolato come se il mariio fosse morto.-La Cameia dei Lordé di quest'ultima si presenta un problema ulteriote.
ha stabilito che la finzione non deve essere sostenúta fino a Vaihinger, nella sua Filosofia del "cotne se", sviluppa
permettere alla moglie di rivendicare una rendita vitñzia una teoria generale della finzione. Secondo tale teoria, I'uso
spettante a suo marito, come invece awemebbe in seguito di finzioni non é un fenomeno specificamente giutidico, anche
alla morte di lui 7. se i giuristi sono stati i ptimi a comptendere sia la necessiti
La finzione giuridica dogmatica ts quella usata nella rap- della finzione, sia Ia sua difierenza rispetto alf ipotesi scien-
presentazione dottdnale del diritto vigénte. E comprensibiie tifica. Per Vaihinger, la frnzione, come f ipotesi, é uno stru-
che la dotrina, allorché una disposizione giuridica sia stata mento utile e necessario per ogni conoscenza scientifica e Pra-
ptodotta ataaverso finzioni oeative, manienga la termino- tica. Egli estende gtadualmente il concetto, fino a considerare
logia-con cui la disposizione é venuta in esiere. Tuttavia, frttaia ogni cosa al di 1á dei dati sensoriali empitici. Tutte le
qualche volta accade che i giuristi creino essi stessi nr'rouá categorie, tutti i concetti, tutti gli oggetti della matematica,
finzioni. A scopo? Cñe cosa si ortiene, quando, ad insomma tutte le idee sono finzioni: << Non solo ogni singolo
-quale
esempio, nel descrivere cefte complesse istituzioni (matri- concetto, non solo ogni tipo di metodo, non solo il pensiero
monio, societá a responsabilitá limitata, fondazioni, corpora- discorsivo, ma l'intero mondo delle rappresentazioni é dun-
,]oni), si introduce la finzione di un particolare soggedo di que per noi finzione. Reale é, e resta, soltanto la costanza
diritto denominato persona giuridica? Q,rerto concetto presu- ossetvabile dei fenomeni, dei loro rapporti, ecc. Tutto il testo
mibilmente hala Íunzíone di permetteré alla dotrina di rico- é nuda apparcflzq plum cteazione della psiche » e.
s1ryire e semplificare un insieme di regole giuridiche, renden- Nella letteratura giutidica, per lo piú, non é dato trovare
dole.cosl s rhito p1ú
-trasparenri e facllmen-=te intelligibili. In alcuna definizione esplicita della finzione, ma una definizione
realtá,-é molto probabile-che tali ricosttuzioni, piutiosto che implicita si pub úcaiare dal modo in cui il fenomeno é de-
renderla comprensibile, oscurino la realtá giuridica. euesto scritto.
discorso conduce tuttavia a problemi metodólogici di fil]osofia Il punto di pattenza é che la finzione consista in una as-
della scienza, che qui non intendo sviluppare r. " sunzione non vera: per esempio, che Tizio sia cittadino ro-
^ La finzione giuridica teoretica viene- spesso associata alla
finzione giuridica- creativa, ma si üfierenii^ da quest,ultima,
mano, sebbene egli di fatto nón lo sia, oppure che Bordeaux,
si rovi nel Middlesex. Inolme, l'assunzione deve essere co-
malgrado una relazione funzionale tra le due. Ábbiamo siá struita con piena consapevolezza della sua falsitá. Sotto questo
citato alcuni casi di finzioni creative: il << barbaro ,, consiáe- aspetto la finzione si distingue dall'ertore. Infine, si suppone
rato cittadino romano, e Bordeaux collocata presuntivamente che la falsiti non sia diretta ad ingannare gli altd. Sotto que-
7 G.W. Paton,
e Hans Vaihin ger, Die Philosophie des Als-Ob, 192ü-6, p. 216; trad.
Jurisprudence, L946. o. 46. irrglese ?áe Pbilosopby ol As Il,L924; trad. it. La f.losof.a del « cone se »,
8 Cfr. AIf Ross, Toioards a Realisiii
Jurisprudence, 1946, cap. VIII. Itoma, Ubaldini, 7967.
182 LE prNzroNr Grux.rDrc¡rr LE FTNZIoNI crun¡prbr¡B 181
atto linguistico. L'atto fonetico deve anche possedere una « pomo d'una porta )>, e « chiudere la pota adesso da parte
struttura conforme alle regole sintattiche d'"n, qualÁ. t"- di Piero )>, sono alcuni esempi di locuzioni. Esse non man-
gua, cioé alle regole per cómbinare le parore i" i"ri.Ái oiri cano di significato, ma é chiaro che il significato della locu-
complessi. Cosl,.ad esempio, ,na sequinza di parole colne zione « chiudere la porta adesso da parte di Pieto » é del
<( rurlosamente dorme pensieri verdi incolori
-accettabile; >> non b un tutto diverso da quello dell'enunciato <« Pietro sta chiudendo
fenomeno grammaticale in quest. .o*¡in"rio*, la porta ». La differenza dsulta, fra le altre cose, dal fatto
Ie parole non costituiscono un enunciato (sentence), né uná che il significato dell'enunciato (la proposizione) é qualcosa
Iocuzione (phrase), e quindi non valgono come espressione che é o vero, o falso (sempre che certe esigenze di preci-
cornpiuta (location). sione siano rispettate), il che non vale per il significato d'una
Tuttavia, non ogni combinazione grammaticale corretta locuzione. Menffe la locuzione denota uri certo argomento
costituisce un atto linguistico. Requiiito ulte¡iore é ;h; o situazione, il corrispondente enunciato esprime e;he la si-
I'enunciato abbia significáro, sia cioé un f"no;;;;;; i-riir. tuazione é pensata corue reale.
Irer questa ragione, enunciati che non osservano le regole Occore sottolineare che pensare qualcosa come rcale
della logica formale es-empio, << piove e non piove ») ion non é lo stesso che considerare vera la comispondente pro-
possono considerarsi-(ad atti linguistici. olffe a ció, vi ¿ á".rre posizione. Anche in una proposizione respinta come falsa, la
una meno sviluppata logica iemantica, secondo i. q"d; *_ situazione é pensata come reale. Ciascuno, per cosl dite, pub
che certi enunciati grammaticalmente e logicamentJ corretti giocare con una proposizione, pub osservarla, e pub rigimrla
vanno tuttavia respinti sulla base di altri iriteri. Esemoi di di qui e di lá, forse con l'intenzione di dflettere se debba
tali enunciati sono: << Questo enunciato é vero )), € (( La mia essere considerata vera, oppure falsa. Un detective, per
é blu e pesa 15 libbre * 2 once + Ia radiá qua_ esempio, pub (( giocare »> con f idea che A sia l'assassino. Poi
1l1ienla
drata d'un triangolo »>. egli immagina che efiettivamente le cose stiano a quel modo,
L'enunciato glowistg di cioé che A abbia commesso quell'atto, e riflette sulle conse-
gato in ,n atto linguistico. Un lignificato é lo sffumento impie_
simile atro si hr. q".nJáll guenze che il fatto comporterebbe. Tuttavia, egli non ha ac-
strumento é indiúzzato. ad un determinato fine cettato la proposizione come vera. Per il momento akneno,
per tale
iratico, á
lagioqe esso viene denominato fenomeno piagmatico. essa é semplicemente vf ipotesi elabr:ltata per decidere in se-
,, G,yirpondenremente,
I'atto
dobbiamg quindi distiirg"?re n.1_
Imguistico: a) una sequenza fonetica, á) unlnunciato
guito definitivamente in merito alla sua veriti o falsitl.
Possiamo mettere la cosa anche in questo modo: la pro-
(o ut1 locuzione), !) un cóntenrro di significaro, Ji-"n
¡rosizione (il significato dell'enunciato) é di per sé un con-
"
atto di linguaggio. E importante distingué'r. tru li.rrrrr.iuto tenuto di pensiero: una certa situazione pensata come reale.
e.il contenuto di significato espresso dalfenunciato. ro stesso E un concetto semantico. Accettare una proposizione come
srynrficato p}ó essere espresso da difierenti enunciati (ad vera, d'altto canto, é un atto pragmatico: una decisione circa
esempio, in lingue diversé), e lo stesso enunciato, emesso in I'atteggiamento da assumere nei confronti della proposizione;
diverse situazioni,..puó esprimere üfierenti sign'ificati. E qualcosa che uno fa con la proposizione.
ll contenuto di significato di un enunciatJ puó essere: La ptoposizione accettata possiamo anche dire adot-
-o_qla
proposizione, o.nfla direttiaa (e forse anche-alme cose). -
tata- si dice giudizio. Le venerande espressioni proposition
Neflg nasrn-e seguenti prenderemo in consider uriiir-.oll'i e iudgnent, con Ie loro connotazioni giuridiche, mettono in
casi in cui il contenu.to di significato sia una proposizione- evidenza in modo abbastanza singolare Ia questione, La pa-
?er intendere che cosa sia ,r* proporiziole, o."árr" rcla propositior (proposizione, ma anche proposta) viene
analizzare la locuzione o_ sintagm^ (ph'rará), h qá;;;; spesso usata pef indicare un disegno di legge sottoposto ad
distinta dall'enunciato. Una loC"zion! d.nóí" r"ápi;;;;;; un'assemblea legislativa. Linguisticamente, il disegno di legge
qualcosa di semplice o di complerro. u Án.*one )>, pub essere identico alla legge efiettivamente approvata. I1
« porta )>,
188 LE FrNzroNr cruRrDrcHE
LE rrNzroNl GruRrDrcHE 189
p.rg-getto diventa legge, e vjeng a tar-pa*e d,un sistema gru- zione vera e falsa nello stesso tempo.
ridico ¡igente, soló-quando l,assembie", rpprou*rrdolo
cettandolo), assume un atteggiamento i"ubi.uol. ;;i *"i
io- Lo stesso vale, se la parola << assunzione » sta a signifi-
care una proposizione la cui veriti rimane per il momento
confronti.
indecisa, cioé un'ipotesi. Nella finzione, é proprio la falsitá
A11o stesso modo, la proposizione « piemo sta chiudendo
della proposizione che é fuori dubbio.
Ia po$a.» é in primo 1"9á.9 prog.iio, ;;pñtlñ, Non possiamo intendere <( assurzione » col significato di
un ¡rensiero, senza « validitá!olo_",
»>. La proposizione aóquista va_ << afiermazione »>, cioé come proposizione asserita davanti ad
Iiditá, solo quando io Ia adotto (acóettb), ; Él;seiisco".;; altre persone. Tale possibiliti risulta incompatibile con il
nel sistema di ció che considero'opinioní « valide ,.- L^-;;:_
fatto che al destinatario la falsitá dell'afiermazione venga te-
rgla iudgtnent vie¡e molto u p.opoiito .rpriÁ.r.'i" -á; nuta nascosta. Se cosl fosse, avremmo una fnenzogna.
"d
del tutto chiaro che é stata p-resá rna_ d.cirifn. .ir.;i¿;G: Resta solo la possibilitá di intendere la definizione nel
giqmento da adottare nei confronti della <( preresa >> avafrzata
senso che una finzione sia una falsa affetmaziorte,la cui fal-
nella proposizione.
sitá non viene tenuta nascosta; cioé una affetmazione del
Nei soliloqui, le- proposizioni vengono proposte, valuta_ tipo << Piove, ma nofl é vero »>. Tuttavia anche questa é una
te, accettate, o respinte. Cosí, noi formiamo ed articoliamo conmaddizione, perché é come dire contemporaneamente che
Ie nostre opinioni. Questo- processo é anche chiamato pen- piove e non piove.
sare. Accettare una proposizione é un atto interio*.
óñ;;
va distinto dall'uso-della proposizione nena .oÁ""i.iri""á
Dalla precedente analisi consegue l'impossibilitl di atmi-
buire alcun significato ragionevole alla defrnizione corrente
con gli altri membri della-coñunitá linguistica. il;;;i di finzione, se la parola « assunzione » viene intetpretata in
comunicazione é un atto esterno, sociJe, che é idoneá, i
termini di « giudizio », <( ipotesi », e <( afiermazione ».
normalmente é diretto, a produrie ,n ..rto .fi.tá".i-h._
Nonostante cib, credo si possa individuate un concetto
stinatario. I piú importantiatti di comunicazione rono qrr"fli
sensato di finzione. Per cominciate, esaminiamo il significato
rn ctu un soggettg asserisce una proposizione: cioé la-ore- della parola << finzione » quando viene impiegata per designa-
senta agli alui con l'intenzione dindurre gli ,r."ii"tári'"á
re un genere lettetario: tomanzi, tacconti, commedie, e ana-
accettarla come vera (funzione informativa¡Ir, proporirio".
loghe manifestazioni della fantasia, in contapposizio¡e al
asserita si dice asserzione, o affermazioze. Non'..Éo*;h;
genere letterario il cui scopo é ffasmettere informazioni at-
lo stesso parlante creda 'vera" l,afrermazione. Ad ¿*rnrt* torno alla realtá.
quando mente, e.gli-non la crede vera. Tuttauia,lo ;ñ;8
Ora, anche la letteratura fantastica é f.atta di proposi-
sempre quello d'indurre l'ascoltatore ad accetta¡e l,affe'rma-
zioni. Un tomafizo, ad esempio, puó cominciare: << All'inizio
aone come vefa.
del secolo viveva a Kastelsveien nella citt) di Copenhagen
.. . Col qge_sta premessa, esaminiamo ora la definizione tra_ una famiglia di nome Andetsen »>. Tuttavia questa proposi-
drzionale del concetto di finzione come assunzione consaDe-
zione non é asseúta, non é afratto emessa con la ptetesa che
volmente.falsa. Questa definizione ,rr.r*. ;h. ü fi";;;;:i,
sia vera, o con f intento di fomire informazioni. Non é nem-
drversa dalla menzogna, cioé dall,affermazione consapevol_
meno un'zp otesi; la sua veritá non é né postulata, né consi-
mente falsa.
denta dubbia. Tuttavia, la ptoposizione non é neppute ne-
- Che cosa deve intendersi per <( assunzione »> in questa de_
finizione? Se per.« assunzionle » s,intende ;" prü;;iri;
cessariamente falsa. E possibile che di fatto una famiglia con
quel nome vivesse a quel tempo ed in quel luogo. Tutte le
accettata,.g q"i"+ un giudizio, e questo ,.mbr" accor- proposizioni putché siano espresse con la dovuta preci-
d.rsr-meglio con I'uso comune - allora Ia definizione tradi- eione -
sono o vere o false. Nella naffativa contemporanea,
zionale del concetto di finzione -
é una contrui¡rt¡lii-i¿iiili, -
per tutelare la priaacy degli almi, tutte o quasi tutte le pro-
essa implica che una persona consideri-la;;[ril; p",,il;;:
posizioni sono false. Nei romanzi storici, presumibilmente,
t'E*---------, _
190 LE F¡NzroNr crualDrc¡.lg LE FrNzroNr cruRrDrcuE Lgl
un elevato numero di proposizioni sono verc. I1 punto, tut- una lettera, in cui il mittente ha ptemesso alla sua fitma delle
tavia, é che le proposizioni della namativa non vengono pre- dichiarazioni di devozione o di rispetto per il destinatatio,
sentate né come vere, né come false, né come dubbie: la loro oppure ha scritto << Io sono, Signote,il vostro umilissimo
veritá o falsitá é irrileaante. servitote )>, non prendetá neanche per un momento tali assi-
- C,osf, abbiamo un uso pragmatico dre difierisce sia dal- curazioni alla lettera, Quindi, anche se é vero proptio l'op-
l'asserire una proposizione, iia dall'accettatla. possiamo chia- posto di quanto é stato scritto, egli non sará uatto in ingan-
mare questo_ uso <( presentazione » di propos2ioni. E come no; e dovesse anche risultare che il mittente non é suo ser-
se l'autore dicesse al lettore: supponi ihe..., dove Ia suppo- vitore, nessuna menzogna sarebbe stata perpeffata. Queste
sizione racchiude l'intero romanzo. Il romanzo rappresenta proposizioni vengono emesse in accordo con una convenzione
un mondo (o realtá) immaginario (cioé immaginato). Le sue che solleva lo scrivente da ogni responsabilit) citca la loro
proposizioni possono essere vere. Tuttavia, anche se sono veritá. Esse non sono assetite, ma semplicemente presentate.
false, come per lo piú sono, il lettore non viene inEannato. Si distinguono dalle finzioni letterarie, in quanto non fanno
perché non sono presentate come vere. Il lettore é-invitato alcun appello alf immagSnazione. La loro funzione, percib,
ad immagina¡e il mondo come se fosse in questo od in quel ü quella non tanto di narrare una storia, quanto, si poffebbe
modo, ma non si finge che quello sia il mondo reale. La.oirr- dire, di esser parte d'un certo cerirnoniale, come il cortese
nicazione qui ha una funzione non informativa, ma fabula- scappellarsi d'un cavaliere quando prende commiato.
toria (narrativa). Quanto qui abbiamo detto intorno alle tegole dell'eti-
E pacifico che, se non si vuole disperdere nell'incettezza chetta epistolare si applica a tutte le espressioni appartenenti
e nel dubbio tutta Ia comunicazione, b-necessario chiarire se alle convenzioni di cortesia nelle rel¿zioni sociali. Non é ne-
una proposizione, in un determinato contesto di comunica- cessario che tali espressioni siano verbali; possono anche as-
zione, sia asserita oppure solo presentata. A questo scopo, sumere la forma di comportamenti significanti. Se una per-
vi é una convenzione fondamentale o norma sociale,n p.t sona esce indossando impermeabile e galosce ed ha un om-
ogni comunicazione; vale a dire che, in assenza di indicazioni brello aperto, il suo comportamento implica la dichiarazione
contrarie, un'espressione compiuta é considerata un'asser- che sta piovendo. Similmente, tra gente civile, vi sono modi,
zione, che implica come tale una pretesa di veritá. Cib com- verbali o d'altra specie, per esternare il rispetto e la benevo-
porta di conseguenza la responsabiliti del parlante, qualora lenza che nutriamo verso gli altri. Tuttavia, le convenzioni
si provi che mente. L'indicazione che una comunicazioñe non della cortesia comportano la difiusa consapevolezza che non
é destinata ad avere una funzione informativa pub essefe sempre s'intende dire quel che si dice. D'altronde, le espres-
esplicita, come quando, ad esempio, un autore &iama una sioni di cortesia possono essere suggerite da sentimenti ge-
pubblicazione <( romanzo )>; oppure puó apparire dal conte- nuini; quindi esse sono non false, ma solo poco attendibili;
sto. Riguardo a quest'ultimo caso, ci sono varie subconven- sono non menzogne, ma finzioni.
zioni relative a che cosa si debba o non si debba considerare Nell'ambito delle convenzioni di cortesia, noi ci muovia-
un contesto fattuale informativo. mo tra mura che non lasciano entrare la spiacevole luce della
Naturalmente, queste convenzioni non sono coditcate in veriti. Non é uno scenario Potémkin, poiché quello dawero
alcun luogo, e presumibilmente solo poc-hissime persone ne consiste di apparenze ingannevoli. Anche le espressioni di
sono consapevoli. Nondimeno, senza dubbio essé esistono, cortesia sono apparefiza, ma non sono ingannevoli. Cib é vero
ed effettivamente governano sia il comportamento umano, anche se non c'é alcuna realtá dietro di esse.
sia_ iI modo in cui questo comportamento (specie quello ver-
-che Il comportamento cortese ts quindi un comportamento
bale) viene fruito dagli alri soggetti. Una pérsona riceve sinulatorio, un fate 'come se', un cetimoniale cui patteci-
piamo. Anche se sappiamo molto bene che quelle piacevoli
ra Alf Ross, Ditettiue e fiorme, cit., cap, VIL espressioni sono inattendibili, tuttavia ognuno si sente au-
i 192 LE FrNzroNr cruRrDIcHE LE FrNzroNr cruRrDrcrlE L9,
toizzato a credere cJre nel proprio caso f intenzione sia ab- Nessuno dei tipi di finzione menzionati letteraria, di
bastanza seria. Secondo la nosfta esperienza, sono poche le cortesia, scientifica -
si presta a descrivere il fenomeno che
persone insensibili ai complimenti, anche ai complimenti smo- -
abbiamo chiarnato finzione giutiüca t€oretica. La questione E
dati. Perché poi questa messa in scena? Precisamente perché, dunque se, per descrivertra, possiamo ¡icorrere ad.alui tipi
accantonando l'esigenza della veritá, evitiamo di urtate i sen- di finziotre. Voglio richiamare l'attenziohe su quella che, per
timenti reciproci e minimizziamo le frizioni nelle telazioni la sua funzione di rafforzare le credenze, pub eisere chiamata
sociali. Ció che veramente pensiamo degli altd spesso risul- la finzione mitica.
terebbe loro spiacevole, menre il silenzio, d'altro canto, puó I miti ci raccont¿no la ceazione del mondo, la vita degli
essere molto eloquente. Riserviamo la veritá per quelle situa- dei, la nascita, le nobili gesta, e il destino d'una nazione, Ia
zioni in qri essa é oppomuna. A tavola, non si guadagnerebbe sorte dell'uomo nel conflitto tra bene e male. I miti sono
niente a salutare il nostro commensale con la vetiti in luogo spesso le tracce rimaste di racconti una volta accettati alla
di un complimento: << Che abito straotdinariamente omibile lettera come ved: la Genesi, la Torre di Babele, Giona nella
indossi stasera! ». Balena, la .discesa di Cristo nel mondo dei mortali e la sua
E carattetistico della finzione, quindi, che le proposizio-ni ascensione in cielo, il popolo eletto da Dio, Holger il Danese,
siano solo presentate, non afiermate. Cib significa che esse la bandieta della Danimarc¿ che cadde dal cielo, e cosl via.
vengono avafizate in situazioni tali che il loto valore di ve- Queste stofie soprawivono, anche quando non sono piú cre-
ritá é irilevante. La finzione pub avete varie funzioni. Ab- dute vete alla lettera, perché svolgono una funzione indipen-
biamo parlato della finzio¡e letteraria, con la sua fun- dente dal loro valore di verit). Esse non sono piú asseiite,
zione fabulatoria, della finzione di cortesia, con la sua fun- ma solo piesentate, Il loro significato riposa nel simbolico:
zione cerimoniale. Vi sono certamente altri tipi di finzioni: negli ideali e nei valori che esse onorano e glorificano. In cib,
ad esempio,la finzione scientifica, che funge da tecnica di pre- i rniti sono connessi alle leggende. Colui ctie ha una credenza
sentazioñe di teode scientifiche. Penso in patticolarc ai mo' teligiosa uova nei miti della Bibbia una ricca miniera di nar-
delli, che giocano un ruolo dlevante in molte scienze, e si ruz{oni, che vgre o false che siano e stimolano
distinguono in modo netto dalle ipotesi scientifiche. Mentte - liberano
la sr¡a fede, -ed amicchiscono la sua visione della vita. Analo-
il valóre di veritá d'un'ipotesi é per il momento in dubbio, gamente, il naáonalista trova nei miti della sua patria una
il valore di veritá del modello é irrilevante. I1 modello conferma per il suo sentimento di grandezza e iolidarietl
ad esempio, il modello dell'atomo di Boht, il modello della - nazionale.
palla da biliardo per i gas, lo homo econornicas, o il bonus Nell'evoluzione dalla completa accettazione alfinterpre-
pater familia.r é una sempliñcazione, e percib divetge dalla tazione simbolica, sono possibili tutte Ie gradazioni interme-
- in esso non c'é alcun elemento di falsiti,
iealtá. Tuttavia, die. Il sacerdote predica i miti, ed i suoi ascoltatori possono
propdo perché il modello é solo presentato, nol asserito_, intendetli ciascuno a modo suo. Forse egli stesso non sa-
é quindi-non é proposto come tafrgarazione della realtál5. prebbe indicare, nell¿ sua propria interpre-tazione, il confine
tra iI letterale ed il simbolico. Non c'é infatti alcuna chiara
convehdone c,he deternrini quando le proposizioni siano asse-
15 Peter Achinstein, Theoretical Models, in « British Journal for the
Philosophy of Science », XVI (1966), pp. 102 ss., dchiama l'attenzione sulla
distinzióné tr¿ modello e teotia (ipotesi). Il modello non é vero, o falso, di un dato modello, dunque, pub venire giudicato da due diversi, benché
ma utile, Esso diverge consa¡revohnente ddla rcaltl, ed é compatibile con punti di vista: quanto iI modello sia utile per Ie finalitl'del srro
connessi,
modelli altern¿tivi. « Un modello teorico é trattato come una approssimazione impiego, e quanto completa ed accurata sia la rapDreúntazione da esso Dro,
utile per ceni scopi. Chi fotmula tale modello, tagioneti in questo modo: posta... Ecco poi un'altra difierenza nell'uso dei lérmini 'modello' e 'teoiia,.
'E utile ra¡rpresentare X come dotato d'una struttura-cosf -e cosf, petdré Proporre qualcosa coüe un no¡lella di (u¡) X signifca suggerire che ésso
possono Doi essere ricavati vari ptincipi noti; inolhe, la reale struttura di sia uo -modo di_ rappresentare { che presenta almeao qualche approssima.
X é qualcosa che somiglia al moáello,-anche ie mokó probabilmente é piú zione rispetto alla situazione reale; inolre significa amméttere la possibilitt
compfessa (o in molti casi é di fatto nota come piú complessa)'. ..,I1 aalore di tappresentazioni altemative, utili per finalitl diverse», op. cit., pp-. 104105.
194 LE FrNzroNr cruRrDIcHE
bolico. Qui, proprio come negü altri miti, possono presen-i llbro Directiaes and Norrns t questa paticolare attenzione,
tarsi tutte le gradazioni: i miti danno nutrimento sia-al cre- ed ai professori hedel! Jenkins e Frederik A. Olafson pei
nvere voluto fare di tale libro l'oggetto delle loro rifessioni.
dente ingenuo, sia al critico ruÍfriato.
Proprio come rnolte finzioni di cortesia, le finzioni gi - Puruoppo il mio compiacimento é alquanto ridotto dal
fltto che i miei recensorl hanno concentiato la loro atten-
ridiche teoretiche si esprimono soprattutto attraverso com"
portamenti simulatori significanti. Il giudice, in quanto tale, done su una sola parte del mio lavoro, cioé sul capitolo terzo,
non ha alcuna possibilitá di esprimerii verbalmente intomo tlcdicato ad una generale caratterizzazione del linguaggio di-
al contenuto implicito dele proprie azioni. Tuttavia, quand« rettivo, e_ piú precilamente sulla parte di questo capitolo in
compie il suo dovere, egli finge, nelle proprie azioni,- anchr cul considerc a quali condizioni ed in qualé senso una diret-
in quelle verbali, di non fare alro che tiováre Ia legge giusta tlva possa 4irsi vaüda 2. Questa unilaterále artenzione poueb-
ed annunciare, come un oracolo, la soluzione chJ giace hc dare infatti al lettore f impressione che il mio üÉro sia
precipuamente un saggio di filosofia morale, mentre cosl non
scosta nella legge stessa.
|. II mio libro si propone di chiarire i concetti di « direttiva
Questo é il mito, e questi sono i dti in cui trova
»>
notare 3 c-he tale cqntroversia non pub essere trattata nel miei sc¡itti filosofico-giuridici non pub ignorare che l'idea del
quadro di un lavoto come Directiues and Norms e ho quindi diritto come insieme di comandi sanzionati da una « fov.a
rimandato il lettore a mie precedenti pubblicaziottt (due libri che sta dietro il diritto » é di per sé assolutamente incompa-
e un articolo) nei quali ho esposto compiutamente la mia tibile con i cardini della mia dotmina. Se Jenkins non co-
posizione non cognitivistica {. nosce altd miei scritti, avrebbe potuto leggere in Directiaes
Non posso negare di essere profondamente dispiaciuto per and Normst la mia critica della teoria (soJtanzialmente ana-
non essete riuscito ad esprimermi con chiarczza suficiente loga) di Theodor Geiger, secondo la quale una norma esiste
ad evitare equivoci e fraintendimenti. Su piú punti fondamen- solo se la sua osservanza é garantita dalla minaccia di una
tdi, infatti, Iredell Jenkins mi atribuisce opinioni che deci- coercizione.
samente non posso riconosce¡e come mie; ed é inutile na- Devo ugualmente respingere l'alua afiermazione di Jen-
scondere che ció tende pressoché vana una discussione. kins che il secondo cardine della mia teoria sarebbe << una
chiara accettazione dei do$ni del positivismo logico »>. Da
quanto ho scritto in Directiues a¡d Norms 7 dovrebbe dsul-
L. Lq criticbe di Jerkins
tare con chiarezza che non é cosf. Ho, sl, affermato che c'é
Iredell Jenkins ritiene che nella mia teoria delle direttive una qualche connnessione tra Ie condizioni alle quali un ar-
la principale fonte di emorc sia la « cieca accettazione della gomento pub essere detto reale e le conáizioni alle quali una
teoria imperativistica del üritto »; egli qualifica quindi la proposizione corispondente pub essere detta vera, e inoltre
mia dotmina come << positivismo giuridico » sostenendo una che c'é una connessione ua le condizioni di veritá e varie pro-
mia parentela con John Austin. Di fronte a tali afiermazioni cedure di verificazion\ma credo che si possa conveni¡e su tali
non so se ridere o piangere. L'esseoza della teoria imperati- punti senza dovere per\questo accettare i « dogmi del posi-
vistica di Austin é che le norme giuridiche sarebber<¡ comandi tivismo logico ». D'altr§nde, ho esplicitamente sostenuto la
coercitivi, cioé comandi sanzionati dalla minaccia di usare la ¡rossibilit) di procedu/e di vedficazione diverse da quelle
foruain caso di disobbedienza; pertanto il diritto sarebbe co- prese in considerazioqe dal Circolo di Vienna, e mi sono net-
stituito da comandi sanzionati dalla forza. Per contro, in tutti tamente distaccato dalla tesi secondo la quale le proposizioni
i miei scritti fino a Directiaes and Norns ho fatto del ¡rio non-vetificabili sono prive di significato.
meglio per respingefe tale concezione. Ho afiermato, ad esem- Pet di piú, l'opinione che, nella mia teoria, la validit)
pio, in modo esplicito: << Da parte mia intendo dissociarmi «li direttive (ad esempio di regole giuridictre o di consigli dati
dalla... interpretazione austiniana del diritto come insieme di da esperti) dipenderebbe dalla accettazione o dal rifiuto arbi-
comandi promananti dalla volontl di un sovrano dot¿to di trari di ciascuno, é poco penetrante ed é priva di risconti
potere »5. Chi abbia una conoscenza anche superficiale dei testuali.
In questa situazione é difrcile dare una ragionevole ri-
r Cf¡.Directiues anil Norms,cit., p, 65, uad. it. cit,,p.12), rposta alle afiermazioni, gratuite e destituite di ogni fonda-
I ln Directiues and Norms, p. 65 n. 1, tlad. it. cit-., p. 121 ¡i¡raado ad
mento, che lredell Jenkins crede di poter svolgere su pretese
áJf Ross, Kritik det sogenaflntea praktischen Erkentt¡tis. Zaeleicb P¡ole- conseguenze delle mie opinioni: che cioé nai sarebbe impos-
gorflend za eiter Kritik der Recbtsuissenscbaft, Kobenbavn, 1931, p. 456;
AIf Ross, On The Logical Natue ol Prcpositions ol Value, in «Theoria»,
XI (19,{r), pp. L72-2lO (trad. it. in questa antologia, Sall¿ natua losica delle llln_Bcitryg za¡ Tbeoric des posithnn RecÍtts s¡d Gtttndkge dogmenbist*
proposizioni aalutatiae, pp. 97 ss.); AIf Ross, On Lau anil fastice, Lon- ¡ltcher Untersacbungen, f*ipzig, 1929, p. 1151 On l¡w ¿ted lastice, irt.,
don, 1258, trad. it. Di¡itts e giqslixia, a cura di G. Gavazzi, Todno, 1965, pp,_!2 rr., tra4 it.,-pp. )O ss.; Recensione di: H.I;.4. Hart, The Concept.
cap. IX.
's AIf Ross, Validity and the Conffict betu)oen Legal Positioisa end No lat), in « YaIe Lew Jornal », (1962), p. 11S5, uad. ir. Su Hart, -ü
il G-urrtini,
E. i¡ Problemi di tewi¿ tkl dilitto, a ou¿ di R. Guastini, Bologna,
tarul law,in « Revista jurfdica de Buenos Aires », (1961), p. ,4 (t¡ad. it. Il Muüno, 1980, p. 355 ss.
in questa antologia, Il coacetto di oalidiil e il conffitto ffa positiuitmo I Dlrcclive¡ and Norms, cit., p, 87, tad. it. cit., p. 142,
giuridico e gianaturalismo,p. L)7 ss,); cfr. anche,Theorie det Recbt¡qudlet I lbidcm, p. 15, trad. it. cir.,-p. 64.
198 EsrsrENzA E vALrDrrI Dr uNA NoRMA EsrsrrNza n v,r¡.¡o¡r} Dr UNA No&MA L99
s.ibile §iudicare una cosa Tigliore di un'alta, o agire in vista Comincio col precisare l'ambito nel quale é possibile
di-fini futuri, o sentirmi ob6ligato afarc qualcosal etc. posso patlare rispettivamente dell'e¡istenza e della aaliditl di una
solamente prendere atto con Jtupore ü ifretmazioni siffatte. direttiva. La mia risposta alla prima questione 8 é che abbiamo
Analoga meraviglia provo per la concezione, sostenuta dallo bisogno del concetto di esistenza solo nei casi in cui la üret-
stesso Jenkins, in base alla quale le direttive (ad esempio il tiva é consider¿ta, non come un evento nella vita di un in-
comando: << Piemo chiudi la porta! ») vengono consiáerate dividuo (ad esempio, « Pietro, chiudi la porta! »>), ma come
« asserzioni che individuano e descrivono i-modelli di com- uno stato di cose che esiste indipendentemente dalla reazione
portamento pirl adeguati a gamntire determinati fini, scopi dello stesso individuo a cui la direttiva é rivolta. In quanto
e valori ». tale la direttiva appare alf individuo(.o*" un dato, come
un fatto inüpendente dalla sua reazlqne. Possiamo allota
2. Le criticbe di Olalson parlare di norma sociale (ad esempio di notma giuridica, di
norma consuetuünatia, di norma di un gioco).
Passando ora alle critiche di Frederick A. Olafson devo La mia risposta alla seconda questione t pub essere rias-
dire anzitutto di averle molto apptezzate. Olafson ha solle- sunta cosf. Posto che per « validiti » di una direttiva si in-
vato una questione rilevante cJre mi consente di chiarire al- tende la sua << forza vincolante » la quale dipende dal con-
cuni problemi 9 di eliminare alcuni equivoci. Egli si chiede senso dell'índividuo ad essa soggetto, si ha che:
come- sia possibile, muovendo dalle mie premesse, operare a) qtesta nozione non svolge alcuna plausibile funzione
una distinzione tra <( pensare soggettivamente di essere-sotto- relativamente alle ditettive personali (ad esempio, relativa-
posto ad un obbligo, ed esserlo oggettivamente nella realtá ». mente al comando coercitivo di consegnate il denaro a un
Dopo avere sostenuto c.he <( essefe oggettivamente sottopo- rapinatore);
sto ad _un obbligo » presuppone una dlrittiva oalida che pie-
scrive l'azione da compiersi, Olafson ritiene che non sarei in
á) ció vale anche pet le norme sociali, come ad esempio
le norme giuridiche, in quanto, anche se é vero chel'esistenza
grado di stabilire tale distinzione poiché, per me, la validitl
(morale) altro non sarebbe che la ploiezioné di una sensazione di tali norme dipende dal fatto che esse siano generabnente
sentite come vincolanti da chi vi é soggetto, tuttavia, relati-
di un certo tipo, di una <( esperiénza di validitá », e cib fa- vamente ad un individuo che non nutra alcun senso di fedeltá
rebbe venir meno tutri i critéd oggertivi di esistenza di uo
o di obbedienza nei confronti di un determinato regime po-
obblig-o-, Olafson ritiené che la mia (pretesa) negazione di
Iitico e del suo ordinamento giuridico (ad esempio nei con-
un obbligo reale (se posso chiamarlo coil) é dovuta al timore
fronti del regime di Hitler) non ha senso afietmare che simili
di cadere in biasimevoli dotrine metafisiche, e suggerisce,
norme giuridiche siano << valide »>, cioé moralmente vinco-
con motivazione analoga a quella da me impiegata pár fon-
dare la << forza vincolánte »> delle regole dei ei;hi, úna con-
lcnti: l'ordinamento giuridico é per tale inüviduo un ordi-
namento puramente coercitivo, privo di ogni validiti;
cezione secondo'la quale l'esistenza ü un obbügo rcale po-
trebbe fondarsi sulla reciprocitá e sul comune acárdo. ' c) questa risposta puó essere messa in discussione solo
Mi preme sottolineare che naturalmente concordo con ae si fa rifetimento afle direttive morali autónome e se si
Olafson-nel ritenere che (entro certi limiti e per certi rap- nccetta il cognitivismo morale in quanto solo sulla base del
porti) deve essere possibile parlare dell'esisteriza di un ob. cognitivismo morale ha senso affermare che una norma rno-
bli-go come_di,qualcósa di fonáato e reale, indipendentemenre rale é di per se stessa valida e vincolante per una persona
dal fatto che la pefsona soggetta ad esso si senta vinmlata. lndipendentemente dal fatto che venga o no da questá accet-
Prima di spiegarg cib sia compatibile con le idee esposte
-come
in Directioes and, Norns mi sia tutiavia consentito di chiarire t lbidem, p. 99, trad. it. cit., p. 154-155.
alcuni punti. e lbidcm, p. 61, uad. it. cit., p. 118.
200 EsrsrENzA E vALrDriI Dr uNA,Non¡\{a
EsrsrEvzA s vllrortl DI UNA NoRMA 20L
questo atteggiamento e la sua funzione con il termine « co- Ricapitolando, ¡»sso certo parlare di qualorno soggetto
scienza giuridica formale o istituzionale »> (formal or institu- ad un o-tbligo realé indipendentemente dal fatto che esll -ti
tional legal consciousness) u. fn questa sede voglio solamente senta o norisi senta vinóolato. Cib é possibile in quanto la
<< realtá )> o <( esistenza » dell'obbligo é derivata dÑa esi'
notare che tale atteggiamento non é incondizionato. Il ri-
spetto formale per l'ordine e le leggi puó enuare in conflitto stefiza di una norma, esistenza che timanda ad un empfuico
cón ,rna spontairea valutazione máirÉ del mntenuto dellbr.- ,
stato di cose sociale che nulla ha a che vedere ion la « vali-
dinamento giuridico e del tipo di comportamenti che esso dit) » della norma intesa come specifica « Íotza vincolante »
impone ai cittadini, con la coscienza giuridica materiale (ma- ad essa inerente. La << realtá» df un obbligo in quanto tale,
terial legal cansciousness). Naturalmente c'é un ümite alla invece, potrebbe essere afiermata esclusivamente nei tetmini
possibile divergenza tra le due forme di coscienza giuriüca. di un cognitivismo motale, posizione questa che per parte
Quando tale limite viene supetato, la fedeltl allo stato ed r
mia respingo.
alle leggi i sostituita da una coscienz¿ rivoluzionaria; lbrdi
namento esistente viene awertito .come un regime basato
sulla forza bruta al quale si obbedisce soltanto per paura.
Se invece l'afiermazione di cui sopra é intesa nella se.
conda accezione, allora Olafson non si riferisce ad una mora-
liti data e alle sue implicazioni, ma parla direttamente in
tetmini morali, Egli non mi informa dell'esistenza di una
norma, ma sostiene la necessitá morale che io obbedisca alle
leggi del mio paese. Ora, cosa significa aspettarsi da me che
accetti guesta pfetes¿ morale?
Se ció significa'che sono vincolato da un obbügo avente
validiti oggettiva ed universale (Íona vincolante) indipen-
c{entemente dal mio consenso, cosf come é indipendente
dal mio consenso la veriti di una proposizione veia, allota
devo obiettare che una tale pretesa presuppone un cogniti-
vismo morale che respingo. Intesa cosl, la ftase di Olafson
sarebbe una versione del vetusto di¡itto naturale, da me ri- ,
pudiato, che postula il carattere inrinsecamente vincolante
dell'ordinamento giuridico r.
,
l. Introdszione
che deve essere emanata,da queste persofle e con guesta pro- Consideri¿mo una certa autorird At costituita da un in'
cedura. Cosl, per esempio, un testámento crea relole udid. sieme ü regole di competenza Cr. Ora,le regolg Cr po§sono
di successione, se é stato redatto dalla persona gi,ritr, e con- essere o non essere Poste da un'autoritá piú alta á2,- costi"
,.iT. 4rpgsizioni conformi al diritto süccessorió. O, ancora, tuita da un gruppo di regole di competenza Cz. In tal caso,
diritto legislativo valido é creato, se una legee é ,t"í, uppro- ció che si é Jettó pet C, v-ale anche per G: queste rcgole pos-
vata persone _qualificate (in Inghiltella, la regini^e i sono essere o non essere poste da una piú alta autontd ,4t,
-dalle -delle
membri-leginimi del parlamento), secondo una proced"ura cor- e cosí via. Poiché la serie autotitá non puó essere infi'
retta (che riguarda la convocazione, il rinvio áei hvori e Io nita, segue l'inevitabile conclusione che vi deve essete un'au'
scioglimento del parlamento, i metodi di votazione, ecc.), e se toriiá slprema, la cui competenza non sia derivata da alcuna
disciplina marerie che rienrano nell'ambito dei ioro poted altra auiorit). Questa lineá di pensiero pub essere illusuata
costituzionali. dal seguente schema:
Possiamo dire che ogni regola di competenza costituisca
un'aatoritá. Talvolta, possiamo usare quesio termine nel suo ár é costituita da Cr; C, é emanata da A,
áz é costituita da Cz; Cz é emanata da At
i9piego corrente non sofisticato, per áesignare la persona o ,4r é costituita da C.; Ct non é emanata da alcuna altra
f insieme di persone investite del potere Ji prodruie diritto,
ad esempio il parlamento, il governo, ,rn rrinistro, un,auto- autoritá
riti locale, od una commissioñe dotata dr poted regolamen- At alkoru é ta piú alta autorit) del sistemat e Ct é la su-a
tari. Tuttavia, in genere possiamo usare il tirmine cóme sim-
-condizioni norrna fondaruentile 3, Ma che significa dire che l'insieme di
bolo della totalitá delle che determinano iI oro- norme di competenza Ct, costitutive ái At, no¡1 é emanato da
cgsso di produzione del diritto. In particolare, possiamo dir. alcuna altra autoritá? Come pub stabilirsi allora l'esistenza
che una norma di competenza costiiuisca un,auioriti definita giuridica di C¡? Due, e solo due, risposte sembrano possibili.
dalla somma delle condizioni necessarie e sufficienti per ema- Ma ambedue sembrano inaccettabili. Ecco il puzzle.
nate regole giuridiche. L'autoritá in questo senso, potremmo Le due possibili risposte sono:
*I.,.i una personi frcazione dell'intero processo di'produzione
del diritto, definito attraverso le regoie .on..rrreñti le com- lLl G é diritto positivo (enacted)z poiché non é emanato
petenze personali, proceduraü, e materiali. da alcuna altra autorit), cib significa che é posto da á: stessa;
Il diritto cosf emanato é anche detto diritto scrlrro. Non tII.l G non é diritto positivo: cib significa che la sua
tutto il diritto é diritto scritto. Esempi di diritto non soirto validiti giuridica non pub essere derivata dalla valiütá di
sono il diritto consuerudinario e il diiitto che nasce dall,atti- alcuna altra norma, ma é un fatto originario, un presuPposto
vit) dei tribunali. per la validitá di ogni altra norma del sistema.
Una norma di competenza (costitutiva d,un,autoriti) pub,
essa stessa, essere diritto scritto, cioé emanato da un,alffá au- Prima di spiegare perché entrambe le risposte sembtino
toritá. Un'autoritá pub cosl essere costituita da un,altra au- inaccettabili, é tpiottuno stabilire come nasca-il ptoblema nel
toritá. Poiché la validiti giuridica della prima é dedvata dalla diritto costituzionale esistente.
seconda, é naturale considerare l'autoiitá costituente come Il compito essenziale di ogni costituzione é stabilite un'au-
autoritá di grado superiore, o appartenente ad un livello su- toritá legislativa. Se f identifichiamo con á¡ nello schema pre'
periore a quello dell'autoritá cóitituita. Due autoritá costi- cedente, la costituzione include le norme G, che determinano
tuite dáIla stessa auroritá superiore sono allo stesso livello. la competenza del legislatore. Ora, se la costituzione contiene
Due autoritá costituite da dué difierenti autoriá dello stesso
livello sono anch'esse sullo stesso livello, e cosl via. Nasce 3 L'idea di un ordinamento giuridico come uniti sistematica implica che
debba esservi o solo un'autoriti-suprema, o una plutaliti di autoritl coordi'
cosl un complicato sistema r{i autoritá su vari livelli. nate al üvello piú alto.
208 suLL'AUToRItrEnTMENTo NEL DTRITTo cosrrruzroNALE su¡.r.'AUTon¡rPRr!úENTo NEL Drnrrro co§TrruzIoNALE 2O9
r€gole per la: sua propria revisione, queste regole (G) deter- norma fondamentale ad un'al$a, cioé da un sistema ad un
mipano In: altro lrrocesso di produzióne giuri&ca, e mstitr¡L alms sistema, dunque, non pub essere il risultato di un atto
sc-one unlaltra e piú alta autoritá, normalmen¡e chi4mata auto- di produzione del áiritto, ma deve essefe un fatto exffasiste-
4iti o_potere cosrituente, corrispondente ad .á¡ nello schema muii.o, che equivale alla fondazione di un nuovo sistema in
precedente. Se la costituzione nón conosce alcuna piú alta au- sostituzione dál vecchio.
-- .
tgrit{, competente a modificare le regole di revisione, allora i o.u tempo di spiegare perc¡é nes§una delle due sole
ás é la piú atta autorit) del sistema, icrla sua norma.fonda- risposte possibili sembd accettabile.
mentale, Cosl, ad esempio, in Danimarca la piú alta autoriti ^
La prima risposta che la norma fondamentale sia po
il potere costiruenre itabilito dalle regole ái rcvisione del-
illart. - o, cib che é lo stesso, che la norma
sta dalla piú alti autoritá,
88 della costituzione del L9i3, ;l,art. 88 stesso é Ia fondamentale possa essere modificata secondo quanto e§sa
norma fondamentale dell'ordinamento giutidico danese. stessa dispons L sembra inaccettabitf , petché contrasta con
- che-Sorge
orula domanda: come puó l'art. 88, cioé le regole un accteditato teorema logico, secondo il quale gli enunciati
G costituiscono I'autorit) suprema ár, €ss€r€ .sso ,táro autoriferentisi sarebbero pii ri di significato. Tornerb piú tandi
modificato? E le due risposte sono: ,o oo"rro discusso t or"ira, e mi limiterb qui a rilevare dre
a) L'an.88 puó essere modificato in conformiti alle sue l'asJunzione che la norma fondamentale possa essere morlifi-
stesse regole,. cioé da un atto produttivo di diritto del potere cata secondo Ie sue proprie disposizioni, implica conuad-
costituente_ár, costit_uito dall'art. 88 stesso. Oppure: - dizioni.
á) Poiché la validitá giuridica dell'art. S8 é dr fatto origi- --Ricotdiamo dapprima che, quandg consideriamo una certa
nario_, non derivato dalla validitá di alcuna alua norma, nón regola validamentá ireata attaverso l'atto di una certa auto-
c'é alcuna proce{rg giuridica in conformitá allaquale l,aít. gg riá, il nostro tagionamento prende la forma di un'inferenza
possa essere modificato. Ció non significa che esio sia immu- de1 tipo t(p -+ q) & p1 + q' dove la-premessa maggiore as-
tabile. Proprio corRe una consuetuáine eiuridica Dub essere seriscá le c^ondizioni álle quali, secondo la norma di compe-
sostituita da un'altra consuetudine giurid'íca, cosí una rrorÁá tenza, una norma é vaüdamente creata; la, premessa minore
fondamentale pub essere sostituit;da un,altra. Ma il pas- é l'asíerzione che queste condizioni sono soddisfatte; e la con-
t?ggl9r in entambi i c3sj, non é il risultato di una procediura clusione é l'asserzione che una norma valida é stata cteata.
giuridica: é un fatto, il fatto sociopsicologico che la'comunitá Per esempio:
ora accetti un'altra consuetudine come diritto, o un,altra
norma fondamentale come pieta angolare del proprio ordina-
Una notma é valida, quando é creata in conformit) alle
condizioni Cr, Cz, e Ct
mento giuridico. E vero, nat-uralmente, che, ónñ fatto sto-
La norma N'é stata cteata in conformiti alle condizioni
rico, una proposta ,per rnodificare l'art. 88 puó essere sotto-
Cr, Cz, e Ct
posta ad una procedura conforme alle prescrizioni dell,art. gg,
con il dsultato che l'arr. 88 modificaio chiamiamolo art.
.' . La norma N é valida{
88' . é -generalmente accettato come diritto. - fn questo caso, Ora, se supponiamo che l'art. 88 sia modificato in con'
tuttavia,_ l¿. validiqá _giuridica dell'arr, 88, rron potribb. err.ré formitá'alle piópde disposizioni, con il risultato di essere
ancora derivata. dalT'al:-. 88 e dalla proceduü di revisione, sostituito dalirari. 88' (cbn un contenuto contrario a quello
bensl essa emana direcamente dal fatio che I'art. 8g, é aát- dell'art. 88), la validitá dell'art, 88' é basata su un'inferenza
tato dalla comunitá come diritto. Possiamo metterla anche in del tipo seguente:
questo modo: tutti gli atti di produzione del diritto debbono
essere intrasistematici, cioé procedere all,interno di un dato 4 Trascuro il fatto che questa inferenza, nonostante le espressioni indi-
otdinamento giuridico in confotmitá ad una tegola di com- cative usate, é in realtá un'iirferenza dircttiya- ({9onti9a).- La -premessa mag'
petenza appartenente all'ordinamento. Il passaggio da una i".Ldt¿ rt. norma, che prescrive I'obbligo di obbedire alle norme
"iá..-¿nel modo indicato, e la conclusione é anch'essa una di¡ettiva.
óreate
210 suLL'ALrTonrFERrMENTo NEL DrBrrTo cosrrruzroNAlE Drurro cosrITUzIoNAl,E zLl
su¿¡.'AüTon¡trBRIMENTo NEL
decisiva; l'incantesimo pone fine al potere originarió. Un,infe- zioni intorno a « tutte le ptoposizioni ». Dunque, dovremo
renza logica, d'altra parte, non conosce alcuná sequena tem- dire che le asserzioni su « iutté 1e proposizioni » sono_ Pfive
porale; la conclusione non puó distruggere la vaftditi al- ü di sisnificato. Per evitare questi insiemi i¡¿¡¡6i55i§ili, che
cuna premessa « pff il futuro ». g.".ü* prradossi, Russell áppront. il « principio del cfuc'olo
Oggi gon posso piú mantenere questa spiegazione. Se Ia iirioro »: « tutto cib che implica una serie intera non deve
gjrltg, di^Í.atto,_agisce sulla base di üna certá interpretazione essere membro della serie »>
6.
del significato deIl'art. 88, questa interpretazione diue eEsere E facile vedere che appücare questo pringipio a ptoPo-
esprimibile in termini razioñali. Cib sisnifica che il dilemmo sizioni significa scartare l'áutorifetimento, o riflessiviti, come
di b¿¡e é turtora imisolto. Di fronte aü'alternativa esclusiva, inammisibile. La combinazione « Tutte le proposizioni sono
se Ia norma fondamentale sia o non sia diritto positivo, cioé sé o vere, o false » é inarnmissibile, poiché si riferisce non sem'
anche a se stessa.
p-oss-a-g non possa essere modificata mediante un procedimento
fü..rolnt. a tutte le altte proposiiioni, mapatadossi,
eiuridico- co¡forme alle regole di competenza (rágole di revi- bopo aver trattato un certo numero di Russell
sione),,dobbrlmo ammettére che nesJuna delle áue risposte stesso üae questa conclusione.-Egli dice: <( In tutte le con-
possibili sembra accettabile. Questo é il puzzte che ci ifida. raddizioni áenzionate sopra (chelono semplici esempi, sele-
Le mie precedenti trattazioni di questi problemi hanno susci- zio¡ati entfo un numeró indefinito) c'é una caratteristica
tato un certo numero di commenti e di tentativi di negare o .o-o.r., che possiamo chiamare autoriferimento o riflessivitl.
disfarsi delle .l;ffi coltá inerenti all'autodferimento dell'ait. 88 : L;rfi.tá.rio* di Epimenide deve includere se stessa n4 Ptg:
a mio awiso senza successo s. Lo scopo di questo studio é trir;gg"ttá. S, toit-r 1e-classi,.purc-hé non siano membti di
trovare una soluzione del puzzle. A questo ñne, esamineró se stesse, sono membi di u, cib deve-valere anclre per-ar; e
7'
anzitutto il _problema generále degli enunciati auíoriferentisi, i; ;i;; dicasi per l'analoga contra4dizione relazionale »
e poi applicherb il risultato di quésta dcerca al paradosso co- La teoria def tipi loeicidi Russell si raccomanda, come
stituzionale. dic. lhrrtote, in primo Liogo p.t la sua capaciti di sciogliere
alcune contraddizioni. Ma la teoria in questione, egü aggiunge,
dip.nd. solamente da questo pregio inditetto; ha altrcsl
2. L'aatoúferinento """
una certa assonanza con il-senso iorirrt., cib che la rende
II.
La teoria dei tipi di Bemrand Russell é basata sull,idea r - sé attendibile.
per
Ora, se si accetta la teoria dei tipi di Russell, implicita'
che un gran numero di ben noti paradossi derivino da un cer-
mente ,i ,...tt" anche il rifiuto dellé proposizioni riflessive.
tg-lipo di circolo vizioso. Il circolo vizioso in questione nasce
Ma non vale il contario: la complicata teoria dei tipi non é
dalla_ supposizione che una serie di oggetti p-orsa conten.re
membd, i quali possano essere definiti -solo per mezzo della
un presupposto necessado del ieotema che le proposizioni
autdrifereniisi
-_- siano prive di significato.
serie nel suo insieme. I1 primo esempio fornito da Russell é
una proposizione, la quale asserisce che << Tutte le proposi-
Cit é sottolineató da Jorgá Jorgensen. E veto, eg! di;
zioni sono o vere, o false ». Apparentemente, egli dice,-tale .., .h. la teotia dei tipi, se é lalidá, mostra come i paradossi
Dossano essefe evitati. Ma questo risultato pub essete otte-
asserzione non é ammissibile,. a meno che « tutté le proposi-
zioni »> si riferisca ad una qualche serie gii definita, il ihe-non nuto in un modo assai piú iemplice, che ha l'ultetiore van'
pub essere, se nuove proposizioni sono create mediante asser- taggio, tispetto alla teoria dei tipi, di riuscite a spiegare come
i §í.uáotti nascano. Egli dice: u Il.mio.punto di vista é che
l'áspressione "Questo énunciato é falso' non sia afiatto una
_t.M* »,Sorensen, in _«Judsten_»,_L9)9, pp. 446 ss.; panl Andersen, in
« Jurrsten 1960, pp. 507 ss,; Niels Esmont Christensen. in « Turisten »^ ó Betmnd Russell e Alfred North Vhitehe ad, Principia Mathematica, f,
1960,-p.p. 23l.ss.;
-Torkel -Ops4l, in
pp'. 314 ss.; Ole Krarup,
« Tldsskdft for Rettsvitenskip », L§62',
in « Ugeskrift for Retsvaeset », L967, pp. f ó ss. '
Cambridge, 1910, II ed., 1960, P. 37,
7 Op. ult. cit., p. 61.
214 suLL'auroRrrEnIMENTo NEL Dr§.rrro cosrrruzroN LE sut L'AUTon¡FEUMENTo NEL Dlnrrro cosrrruzroli{AlE
2l'
proposizigne in alcun senso logico. Se si considera l'espres- uQuesta pro"
k Questá ptoposizione {cioé la proposizione
sio¡e menzionata una proposizione, e si considera l'aggeitivo poJirion t falsa') é falsa »
"falso" come predica6 logico di questa proposizioníl rno,r,
il soggetto logico non puó essere f intera espressione, ma al Ma. ooiché Ia trascrizione stessa contiene una locuzione
gagsimo o le parole "questo enunciato" o il loro designato. ,.f.-.ániiá., .si richiede una nuova ttas*izione di questa tm'
si riesce mai a sapere
;Lñ;;;'cosl via ad infinitum: -nonqualificazione
§e! nqgo caso, f intera espressione b priva di signifi6¿¡q, p.r- di falsa'
ché "falso" non é il tipo di predicató che puó-essere seirsa- ouale oroDosizione ,i" tógg.t'u alla
la.via piú breve
tamente ascritto a descdzioni come 'questo enunciato". E, nel é"itr¿Iiri.;;;;;"J; tttíád., che annunci
secondo caso, fintera espressione é priva di significato, per-
-non
*ió"t"tá ,r.i ,ei renti termini: <« La--via piú breve per Ox'
ché la descrizione "questo enunciato" non ha-oggetto, I*¿ ¿ quella indióata
^"'*A]ü;;r;;;il su questo cartello-»'
essendovi alcun enunciato cui queste parole possaáó riferirsi. t..tir*o insoddisfatti, se tenliamo di
In entrambi i casi, nessuna conclusione pub éssere ttatta dal- ffascrivere una proposizione paYialmente autoriferentesi'
l'esptessione menzionata, e non nasce alcun paradosso » s. ;fii;'iñ áii"¿irr-."stituzioné danese' se chiamiamo P il
Seguendo Jorgensen, ho cercato di rendere il suo ragiona- Jr*.rro
^prró
ü revisione ivi prescritto, il significato dell'a*. 88
mento piú convincente cofl un metodo. di trascrizione. Mi ..t.a. trascritto cosl:
sembra owiamente legittimo pretendere che, se una descri- Art. 88 :
zione contiene una locuzione réferenziale, tale locuzione deb-
ba potersi sostituire con l'oggetto cui si riferisce; diversa- l'att. L (il quale stabilisce che"') é modificabile con il
mente, la descrizione non ha alcun significato. Per esempio, ptocedimento P;
Ee uno dice <, Questo uomo é saggio », la locuzione refeien- l'art. 2 (il quale stabilisce che"') é modificabile con il
nale_ « questo
-uomo »> deve esiére sostituibile con << Joe procedimento P;
Smith », o <( John Brown »>, o il nome di chiunque si intenáa;
diversamente, I'enunciato non ha alcun significato. Se qual-
c¡r1o mi dicesse << Questo uomo é saggio », e, avendogü io
chiesto « Chi intendi? »>, ottenessi lá-risposta « Beh,- non i,art. gg (il quale stabilisce che...) é modificabile con il
saprei, volevo solo dire: Questo uomo é saggio »), certamente procedimento P.
mi sentirei giustificato ad ignorare il suo discorso come un ciascun caso, le patentesi dgvono essere riempite-con
In
palese nonsenso.
le prescrizioni contenutá ne['articolo in questione. Cib. signi-
Quindi, se la-proposizione << Questo uomo é saggio »> ha g.á.t., quando arriviamo all'art' 88, dobbiamo ricominciare
un qualche significato, deve potersi tascrivere nel modo se- con l'art.-l, e cosí via ad infinitutn'
guente:
. _ _ l-Jp.g* ,lorgenseq,, Some Reflections on Reflexiuity, « Mind », LXII ii frtilÉí¡iíiiit¿E;;i {art-ót¡r,eiíon¿, stockholm, te64' pp' 307 ss';-rvar
(1951), pp. 289 ss., alla p.290.
§"u.,i#;;'ffi1ñlisii-* ,iiai, to[iscbe, Paradoxen, « Theoria », t943,
2lT
216 suLL'AuToRTBERIMENTo NEL DrRrrro cosrrruzroNAln su¡,¡,'luton¡TBRIMENTo NEL Drnrrro cosrITUzIoNALL
hanno difeso tali enunciati, o almeno alcuni tipi di essi, B nroblema é se l'esclusione delle proposizioni autoriferentisi
ü]f,;ffi.;;;;";;ü di logica sámunti'a,(atrmeno' l.a quale resPinsa
necessario scrutate pilí a fondo nella materia. Prima di Urtto, non aper'
sembra necessario delimitare il problema, e definire l,autori- ;rü;;;;;i"ti, s"ebbene nón confliggano
ftdmento piú precisamente. A questo fine, é opportuno chia- ;;;ó con le'tegole della logica fotmale'dgpbiamg
'*'il;r;irp.; d.;;;;q.'o
rite alcune distinzioni to. tíipartizione,
a)'vfia
*:g-
sequeflZa di suow, b) lJ,rt
Un-atto linguistico é essenzialmente un atto fonetico, cioé suere nell,atio linguisticot
-la prodüzione di una sequenza di suoni (o simboli in Íuoeo Il co¡tánuto di significato pub
\i*i, ¡ rii,-, l¡'l-'liii¡i,ro (quando
essefe: o una PfoP;iz:ione " l'atto linguistico appat'
di suoni). Tali suoni soño fenomeni psicofisici. Come ferio-
meno fisico, l'atto fonetico puó proáume efietti del tutCI ;iJ; ü"g"rigi" inJi.rtivo), o u.¡a d.irettitta (quando l'atto
estanei al processo dj comunicazione, ad esempio quando iire"itii.. "rffiti.t" al linguaggio direttivo)'
Come abbiamo á.*,-ititoUtgg'" b se gli enunciati
che
un gddo causa una valanga sulle Alpi. respinti come
Non ogni produzione di una sequénza ü suoni. peró. é un ,"ñ;; dl;iao di rifl.ásiviii debbano essere
di definire .Piú precisl'
atto linguistico. L'atto fonetico dáve inolme poárld.é orm ;;i;idi;;;. D.bbi".o ot, tentare gruPPo.S 9l"ltlul;
srruttura conforme alle regole sintattiche della iingua interes_ -.rrt. il difetto che carattetizza questo-
sata, ossia le regole c}:e governano i modi in cui lli elementi
---G" autoriferimento solitamente s-'intende iI riterrrsr dt
un enunciato a se ñ;;. Ma ció é ambiguo' Si deve chiarire
Iinguistici possono essere combinati in insiemi coáposti. Tra
queste r.g.dg, vi sono soprattutto quelle che governano la i'iiiiiiil dferimento, e qaale» sia il suo oggetto' .. r,--
Ota, poiché << tiferimento é un concetto semantlco' r-at-
struttura degli enunciati, cio¿ la sintesi grammatiiale, secondo
la quale una sequenza di parcle com" .,Q,rello falll ái rugazzi to Ungoiitico stesso,- sia come. sequenza di suoni' asiarifedrsi -come
ieri perché )> non vale come enunciato. costrutto srammati;;I. i.""naato¡ t'o" é idoneo
;[;ffi:¡?. iilif;;i,ilto sta nel.iignificato' se io üco' pet
- §on ogni enunciato grammaticalmente corfetto, perb, co- ;;;i;I;aF*;;{ il nrerimento é nella
stituisce un atto linguistico. Per questo, si richiede in-olue che
I'enunciato abbia significato. Anzitutto, un enunciato gram-
'**i: 'í
proposuron. .rr. .rfri*á, it.pf*icolare nel significaP ++
c-he il signi-
maticalmente ben formato pub essere respinto come .rndíduto locuzione « questo;;;r. It'riferimento é tale
il..;l;"ápiir" á i*.ir,.nte, sia finché il rilerimento non sia
ad atto linguistico, se é óontrario alla- sintassi della losica
;'r"a ;"ñto, cio¿-fin he non stato indicato l'uomo in
formale, come ad esempio l'enunciato << Sta piovendo e ñon
sta piovendo.». Olme alla logica formale, vi é anche una lo- oggetto.
---Mi r
il
vizio deIl'autori-
gica semantica, la quale esclude enunciati, che pure risoon- sembra ragionevole ipotizzarc che
dono ai requisiti della logica formale, come <( Il'5Vo dei nrr- f.¡t"I"to ti--riiiori, allorci'é si tenti- ü 91nrime11,i"
tlo
enunciato un significato che si rifetisca al signtlcato o"lrtÍlli;
meri primi, aventi come padre il concetto di temperatura e é possibile.: sr
come madre il numero 5,-muoiono, in un periodo-di 3 anru .i.i. ta..to. In"tal caso, nessun completamento in un enunciato
piy 5_ libbre piú 7 pollici dopo la loro naicita, o di febbre i.rt, , mani wote. Má,tt. non -c'E
difetto
o all'enunciato §tesso
tifoidea, o della radiée quadrita di una costituzione democra- ;'ri.;;un significato che si riferisca
grammaticale), o all'atto linguistico co-
tica,» rt. La log¡ca semañtica é stata poco studiata. Il nos*o lin ouanto costrutio quesra
# ilñ;;ái;oni Alcune riflessioni confermano
IX, pr. 157 ss.; Niels E§mont Christensen. Er srundloaens § 88 en del al A;ñ;: Si considerino gli enunciati §eguenti: §ono co§l
grand.louen? (E l'art. 88 della costituzione barte-della costituiione?). << Turí-
sten »,.1960, pp. 23L ss.; K. Grue-Sarcnsen] Studier ouer Refleksio¡tít
t1.] I suoni emessi dalla n¡ia bocca tra to e tr
<§.iuA deboüchenonPossonoesserepercegitidalladistanzadicin.
sulla df,essivita), 1910.
;;;-t (Tra e tr pronunho &ttivamente [1'])'
--- td..I suonit"che
,o Ross, Directia_es-axd._Non49,Iondon, 1968, pp.3 ss. (tmd. it.
^. 9r.A. sto ptonunciando in qpesto momento
Dire.ttiue
-
e ?torrile, a cura,di M. Jori, Miiano. Coñunit¿, 1SZS).
tt Tb¡Smpio é trato da Rudolf Carnap, Einführug'ir diá synbolische
i)
IogiÉ, §flien, 1954, p.76. sono cosl deboli che...
218 su¡.t'^uronrrunlMENfo NEL Drnrrro cosrITUzroNALE suLL'AUTonrrERrMENTo NEL DrRrTTo cosrrruzroNAr¡'2L9
13,) Ció che ora dico é detto cosl sommessamente che.,. . << Questa asserzione é scritta in italiano » (Hart' Grue'
t4.l Gli enunciati da me pronunciati tra t0 e tl sono Sorensen)
enunciati ben formati nella lingua itahana, (Tra to e tr io » (Hart)
pronuncio t4.l). « Sto sussurrando questa asserzione
[5.] L'enunciato che sto pronunciando é un enunciato Ma non pub dirsi la stessa cosa Per un altro esempio
ben formato nella lingua italtana.
[6.] Questo enunciato é un enunciato ben formato nel- ofi"it" áu nópP"t, cioé l'enunciato:
la lingua italiana. « Ciü che ora sto dicendo é dotato di significato »
é vero
Mi sembra che [1.] e [4.] siano indiscutibilmente co- Poppet crede di poter provare c'he -tale enunciato
strutti ineccepibiü. Il loro significato é chiaro. Si riferiscono . ,ü;Íi;*. ÁUUir-o qüi un caso di autoriferimento ge-
d,{"".:1:
ad un oggetto chiaramente identificabile: una certa sequenza ;"ilfil;; P;;pJ?;;r.= in ,'i'*."te
grado
di suoni, o un certo costrutto grammaticale (un enuncia- ¿i*ortráiorr", il't.ot ma de1l'autodfetimento sarebbe talso,
to). Tuttavia, 1o stesso vale anche per 12.1, l)1, [5.], e o dovrebbe essere modificato.
[6.]. L'unica difierenza ua questi enunciati e gli enunciati Ma la presunta Ji.otit^'i"¡s rli:-Pop-per non é conclu'
[1.] e t4.l ¿ che in 12.),13.f, [5.], e t6.l il riferimento riur.'Bgli c'rede di poter procedete alla-ümosttazíone' usan-
é espresso in modo piú impreciso. Se tascriviamo le locu- J;-i;ildo d.lla'rrl";t¡;- ad absurdraffi' << In vista della
zioni referenziali degli enunciati 12.7, ll,f , [5.], e [6.], ii¿irriá-:-.gl4.. _ assumo che sia vera la negazione
"Cib
non ci perdiamo in un regresso all'infinito. In questi casi, ¿sl [mio] teotema,-cioé assumo sia-vera l'assetzione:
questa
il tiferimento é ad una sequenza di suoni, o ad un enunciato .h; ;;;;;. dicendó é privo di significatt]' 9":
asser-
ma non ad una proposizione. Poiché né una sequenza di zione é vera, deve essere, chiaramente, signiticantt:,Y'tlol
suoni, né un enunciato, come tali, si riferiscono a nulla, I'assunzione che sia vera é assurda; il che dimostra
il lmrol
una volta Í.atta la prima trascrizione, non c'é piú nulla da
trasoivere. Il tipo di autoriferimento degli enunciati [3.] '*tf;ffJ;r,, o di*o, úazione)> non é altro che un circoloin
e [6.] é innocuo. Possiamo chiamarlo autorilerimento spa- h;;i;.;d" ipotetici valori di veriti all'enunciato
significato' il
rio, in contrasto con l'aatoriferitnento genuino che rende un á[át.it"., ri pt.toSo".-.ht l't"""iato abbia
"iriárJ.
Pop'
enunciato privo di significato. .h" I pr..i.^*int. {ri*to dovrebbe essere dimos*ato.
oer ha tagione , .oJ,"rr.." che é assurdo assumere che I'as-
é privo
í;o[" .?¿ñ .há-o." sto dicendo l'aiserzione di significato »
IV. In questo e nei seguenti parugtafi esamineró, una debba esset
per una, le argomentazioni che sono state avaflzate nella let- ;i;-;;;;. ru, ¿, cib non segue che né veta, né falsa' per-
teratura contfo il teorema, secondo cui l'autoriferimento (ge- i;t;. C"-;;.h. 1a possibiliá che sia
nuino) priva un enunciato di significato. ché priva di significato
13.
Anzitutto, si deve notare c.he la maggior parte degli esem- V. Popper non crede che paradossi come quello- del.men-
pi, esibiti
-dotati
per mostrare che vi sono enunciati autoriferentisi
titore (il quale dice « Ció che ora --sto dicendo é talso »¡
di significato, sono esempi di autoriferimento spurio, .rr.r. risfii indugiando sulf impossibilitl delle as'
e petcib non valgono come argomenti contro il teorema, se ""rru"o l'autofitefimento dl-
serzioni autoriferentisi. Infatti, anc-he se
ben formulato. Cib vale per gli esempi seguenti:
« In questo momento sto parlando cosl sommessamente 12 K.R. Popper, oP. cit., P. 165' ti
che il vecchio caro Socrate non puó sentire quanto sto
,, i- rtirrl'áijiáon"'?f. frí'h do,o'oda: «La dom¡nd¿ the qto
», che Popper discute in op. cit,,
dicendo » (Popper)
,iu.ls.ft.'ü;;ñ¿;üJ;ü"ünifi".io¡
pp. L6l'L67.
?20 suLL'AuroarEEr,rMENTo NEL.DrRrtro cosrlfuz¡ouAr^t, sut L'AUToR¡trEn¡MENrlo NrL DrRrrro cosrlruzroNllr 22L
tetto fosse impossibile, o privo di significato, I'autoriferi sr: L,asserzione che farb tr¿ un momento é straotdinaria.
mento indiretto é sempre possibile, e certo é molto comune. &: Un momento fa ho detto: « L'assetzione che farü
C,ome esempio, Popper fornisce il seguente dialogo ua So- &a un momento é sttao¡dinaris ».
crate e Teeteto: B vero che Sr si riferisce ad §2, nel senso che il tig"ú-
T. La prossima domanda che ti farb é veramente straordinaria, cato dil, Jin.L*pleto finché non si conosca il.significato
benché espressa in linguaggio perfettamente ordinario. A-í.-fU. lo stesso^non vale per &. Il suo significato-é^per
sé gii completo. Non si dferisce a §r nel senso in cui Sr
.1. Non c'é bisogno di mettermi in guardia: sorio tutt'orecchi. si
T. Che cosa ho detto, o Socrate, tra le tue ultirne due inte¡ruzioni?
.§. Hai detto: <,r La prossima domanda che ti farb é veramente
;if,fril-; i;-. iz parla di $ ma non incorpora.il signifi.cato
straordinaria, benché espiessa in linguaggio perfettamente otdinario ». di sr come parte-del significato di &. & asserisce u¡ fatto
*toti.o J.finito, ossia ilJatto c-he un monelto fa io ho. pro
11 punto é che, sebbene la prima e Ia seconda enuncia- nunciato un certo eaunciato qude che sia il suo significato.
zione di Teeteto si riferiscano l'una all'alffa, Socrate, nono- óoj ñ nasce aleirna circolahti, né alcun autoriferimento.
stante questo autoriferimento indiretto, le comprende perfet- La conclusione é che, per quanto comulre Possa es§ere una
tamente; e ció indica che esse non possono esser prive di si- connessione tra due enunciati, come dimostfato nell'esem-
gnificato. pilqi p"pper, essa nulla ha a che fare con l'autoriferimento'
Sono d'accordo con Popper nella c<¡nvinzione che, in Ii- gentuno.
nea di pdncipio, non faccia alcuna differenza che l'autorife-
rimento appaia direttamente, o indirettamente. L'autorife¡i- VI. Popper dice anche di essere incline a ritenere che'
mento é indiretto, quando .fi (asserzione numero uno) si se il'signiiilir" A un'enunciaziotre pqit essere comppso, a]'
ü.
riferisce a §2, con iI dsultato che il significato di .§r é in- ior" fu"n o.iazione ha an significatá Questo, insieme a1-
completo, finché non sia colmato con il significato di §2, e iññ;;k-§*t^t" fosse iÁ grado di-comprendere il teo
viceversa. Cosl, ad esempio, se á ti dice che la via piú breve rema di Teetets (« Cib che ota sto dicendo é dotato di
per Oxford é quella che ti dirá B, e B ti dice che la via piú rünit uto r), é considerato come un'd6a dirnos6azione che
breve é quella che ti ha detto á, questa informazione non questo teorema, nonostante il proprio autoriferimento ge'
é pitl illuminante del segnale stradale menzionato sopra aI nuino. ha sienificato.
pxagrafo 2. Il paradosso del mentitore, come rileva Popper, Ó.r.tt" ülea di tagionamento solleva la delicata q¡estio-
puó essere espresso indirettamente, per esempio dicendo: n , ih. cosa significhf, e come sia accettabile, -9he Sggaq
« La ptossima asserzione che farb é vera », e subito dopo: abhia veramente capitó quatrcosa. Popper non dice nulla al
« L'ultirna asserzione che ho fatto é falsa ». Dunque, se lbu- ii*rrd". Chiaramente, e}i si rimetté-ciecamente alla testi-
tori{erimento indiretto b, come dice Popper, cosá abbastan- ;'";i;t di §o.t"t.. Ma", da-parte mia, non credo
qegafe di
S pf
capite at-
za comune, anche l'autorif¿rimento diretto deve essere accet- termi accontentare. Devo assolutamente
tato come legittimo rr. cunché, quando sento l'enunciato « Ciü eJre ota sto dicendo
Tuttavia, l'esempio di Popper non é un caso di autori- ¿ áotrío^¿i significato ». Se dawero qualcuno dicesse cib,
ferirnento genuino. Non comporta quella circolariti d:e priva mi aspetterei áhe aggiungesse qualcosa. Se non dicesse piú
di significato le enr¡rrciazioni tra loro connesse. Poic}é- I'in- nientá considererei la sua enunciazione un messagst! tn9o9-
*odwione di una domanda nell'esempio cornplica il proble- pleto serua significato. Ma, n-aturaünente, qrl€sta é sol'o la
ma, preferisco riformulare l'esempio, usando iolo assérzioni. ilia testimo¡ttúva contfo quella di Socrate. Mi domando se
Questa trascdzione non modifica in alcun modo il valore S";ñ p",t bb. t*t.rrere anche di- co-9n¡endere una.diret'
dell'esempio. Otteniamo: tiva autoriferentesi, del tipo: « obbedisci a questa diretti-
r. K.R. Popper, op. cit., pp. 162-L64. t5 K.R. PopFr, oP. cit., P. 166.
suLl,'AUTonrFB&IMENTo NEL DIEITTo cosrrruzroNAlE 223
222 suLL'AUToRIrBRIMENTo NEr, DrnITTo cosrrruzroNAlr
o come il segnale
va »), sttadale menzionato sopra al pata- La paniale vuotezza di S diviene visibile, se applichiamo
gtafo 2. Quanto meno, sono sicuro che qualunque « com- if *.t"á"-á.Ua trascrizione menzionato sopra, a1' parugrafo 2:
prensione » egli potesse avere, questa non lo aiuterebbe ad S: Tutti gli enunciati di ques-ta pagina sono veri
eseguire alcun atto che soddisfacesse la « direttiva », né l'aiu-
-: Gli en-unciati A, B, C, e,§ sono tutti veri
terebbe a trovare la strada pet Oxford. A (il quale assetisce che...) b veto;
VII. In Hart e Christensen incontriamo l'idea che, seb- B (il qu¿le asserisce che...) é veto;
bene una proposizione totalmente autoriferentesi (ciob una
C (il guale asserisce che...) é vero;
proposizione che si rifedsca a se stessa, e a null'altro) sia
§ (il cíuale assetisce che...) é vero'
priva di significato, cib non accade, se la proposizione é solo Per dempire queste ultimg parentesi, áobbiamo dcomin-
parzialmente autorifetentesi, cioé se si riferisce a se stessa ciare dall'inizio, e cosl via ad infinitun;-é impossibtb
vate alcun alÚo significato di ,f, se non l'asserzione che A'
"g-
come parte di un insieme pirl grande. Entrambi concordano
sul fatto che, ad esempio, l'enunciato « Tutti gli enunciati B,eCsonoveri.
-' -Si-oorrebbe tentare di salvare gli enunciati paruialmente
di questa pagina (incluso questo) esprimono proposizioni
vere )> abbia significato. Christensen inolme assume che u,r,orifá..rr,isi con il seguente artificio' Ad '§ sostituiamo un
l'enunciato « Tutti gli enunciati di questa pagtna (incluso ..iü ""-.ro di al*e lsptessioni, tali dre: (1) si.a- evitato
questo) esprimono ptoposizioni false » abbia significato, e i'autoriferimento, e (2) ntn sia itragionevole considerare i1
sia necessariamente falso 1ó. Hart non manifesta opinioni ,i-"iii.ri. á.U" .rprlssioni sostituité identico al .significato
riguardo a quest'ultimo enunciato 17. áis: é;;táá". ándirioni sembrano essere soddisfatte, piú
se
Non appare plausibile che l'autoriferimento patziale deb- I J r*-tit"ito da una sede finita di enunciati un enun-
ba aver migliot some dell'autorifetimento totale. Sembra ta- ciato che concerne la serie:
gionevole supporre che, se .f si dferisce ad, A, B, C, e S, e ,9 = .§,: A, B, e C sono veti
l'autorifedmento é genuino, S é dotato di significato finché Sz: ,§r é vero
si riferisce ad A,B, e C, mentre é privo di significato quan- & é vero
do si riferisce a se stesso. Mi pare che nessuno dei due au- ::
tori menzionati abbia motivato la sua opinione conttaria. La
mia imptessione b che la loto opinione sia motivata esclusi-
vamente dal fatto che non dá luogo a paradossi assumere .§", S"-t é veto
che tali enunciati abbiano significato. Tuttavia, rlon necessa- * S': .§" é veto per qualunque valore di a
riamente il paradosso si accompagna all'autoriferimento. Seb-
E facile mostfafe che una simile sostituzione é impossi-
n-Q,r.tto enunciato é veror>, gPPure S : « Tut-
bene llenunciato << Questo enunciato é vero )> nofl dia luogo
a patadossi, esso é tuttavia privo di significato quanto l'enun-
bil;;S;
ti gii enrn.iati fu questa pagina sonb- falsi »'
ciato paradossale del mentitorc. "Arr.h. accettanáo qreita sostituzione, -non abbialqg mT
La dimostrazione data da Christensen che l'enunciato
« Tutti gli enunciati di questa pagina sono falsi » deve neces- stfato che l,enunciato paruialmente autofiferentesi abbia al-
sariamente esser falso, e quindi dotato di significato, b mo- *" ,in"iri.rto oltre la pate non autorifetentesi diá,esso. In-
dellata sulla redactio ad absurdun , cofre la d.imosuazione di ii"i i- : i. E ,.to chÉ é vero che é veto... che B, e C-
esso stesso possa essere vero o falso. Sono incline a negafe cib, e a crederc itt. 88.: L'art. 88o-r é modificabile con iI procedimen-
che « p é vera » esptima un atto aggiuücativo (attitade-deciding áct); l'er- to P; in combinazione con la regola che l'art. 88" é
cetasiote di p, che pub csrcrc be¡ fordat¿ o rm¡l foodotr, ¿pprov.ta o valido per qualsiasi valore di z.
ritirata, ma <fie non puó e¡¡erc oé veta, né felaa.
226 suLL'AUToRTFERTMBNTo NEL DrRrrro cosrITUzroNALE suL¡,'AUTouFrR¡MENro NEL Drnrrro cosrrruzroNAlg 227
Ora, se noi supponiamo che una nuova norma di revi- XI. Hart e Christensen, pur non insistendo sul punto,
sione costituzionale (chiamiamola a*. 88'), che sostituisca pongono enrambi la domanda se sia corretto dire cl:e la
il procedimento Q al procedimento P, sia essa stessa creata revisione costituzionale presuppone un'inferenza, in cui l'ar-
con il procedimento P, otteniamo, per qualsiasi valote di a,
ticolo emendato é la conclusione.
la serie seguente: A mio awiso, non puó esservi alcun dubbio cfie, nel
ragionamenlo de! giuristi, cosl come nelle convinzioni popo-
tli: !
33i,,?, articoli da a87 della co§tituzione sono lari, la legalitár di un procedimento di revisione e la váliditi
modificabili con il procedimento Q; dell'articolo modificato siano basati su un'inferenza. Poiclté
Art. 88'z: L'art. 88i modificabile con il procedimen- l'art. 88 é diritto costituzionale valido, e poiché le condizioni
to Q; di revisione preseitte in questo articolo sono soddisfatte,
Art. 88'z: L'art. 88i é modificabile con il procedimen- ne segae che ora l'art. 88' é diritto costituzionale valido.
n' Faccio rinvio all'introduzione, dove ho detto che un'inferenza
di questo tipo occorre ogniqualvolta una regola sia emanata
:' in conformiti a norme di competenza. I1 problema, qui, b
precisamente se questa linea di ragionamento sia logicamente
Art. 88',: L'art. 88'"-r é modificabile con il proceü- fondata, quando sia applicata alTa riorma fondamentale.
mento P.
I1 punto b che, qualunque sia il valote di n, l'art. 88" XII. Christensen opina che non sia escluso che, in un'in-
come base ultima pet l'emanazione di norme deve, esso stes- fetenzar la conclusione possa conffaddire le premesse, e for-
so, restare immutato. Ció implica che la norma {ondamen- niscetome esempio la classica dimostrazione dell'irrazionalitá
tale rimane immutata, e mostm che é impossibile rimuovere di | 2 '?o. Ció non richiede commenti, e deve essere stato
la riflessiviti con guesto metodo. Pet far cib, occorerebbe scritto in un momento di distazione.
che una rcvisione dell'art. 88,-r, in conformitá all'art. 88",
modificasse al contempo anche l'art. 88, medesimo. Ma ció XIII. il principale argomento, su cui si fondano tuti i
implica ptecisamente l'autotiferimento che dovrebbe essere miei critici, é che, quando si tenga conto della sequenza tern-
evitato. porale, non v'é contraddizione tra l'art. 88 e l'art. BB': l'art.
Ció nonostante, nel caso che qualcuno non fosse convin- 88 cessa di essere diritto valido nel momento in cui 1'a$. 88'
to della fondaterza e forza dei miei argomenti conro la d- entra in vigore. Questo argomento, perb, confonde la con-
flessivitá genuina, o della loro applicabifita al ptoblema del- traddizione giuridica con quella logica. Non c'é conuaddi-
la revisione costituzionale re, esamineró diversi argomenti con zione nel diútto, poiché l'art. 88' sostituisce l'art. 88. Ma
i quaü vari autori hanno tentato di far fronte alla mia se- percJré l'art. 88' sostituisce l'art. 88? Precisamente perché
conda obiezione alla pdma risposta, cioé all'obiezione che l'art. 88' logicamente, cioé secondo il suo significato, con-
tale risposta comporta una conffaddizione nell'ambito di una taddice l'art. 88. Cib deriva dal ben noto pdncipio della
lex posterior, secondo cui, in caso di conflitto tra due norme
equivalenti (ossia allo stesso livello nella gerarchia delle nor-
re H.L.A. Hatt, op. cit., p. 3t5, sollev¿ la questione se i priacipi della
me), la successiva prevale sulla precedente.
dflessiviti, che valgono per le proposizioni, sianó applicabili anche a norme,
in particolare a regole giuridiche. Non vedo perché non dovrebbero. La E comprensibile che i giuristi, abituati all'ide¿ che 1'or-
regola di esclusione dell'autoriferimento riguarda il significeto di un atto dinamento giuridico sia privo di conuaddizioni (gazie ai
linguistico, indipendentemente dal fatto che tale significato aia usato per principi accettati per la soluzione dei conflitti ttá norme
asserite come le csse soflo,'comando
o per prescrivere come deooro essere.La di¡ettiva
« Non obbedire a questo » é alEettanto pdva di sigrificato quanto
I'enunciato del mentitore. 20 N.E. Christcnsen, op. cit., p. D3.
228 suLLturoRrEERrMENTo NEL Drnrrro cosrrruzloNALE su¡,L'Auron¡TBRTMENTo NEL DIRrrro cosrrruaoNAln 229
immediatarnente contraddittorie), possano cadere in questa di non dimostrabili essi stessi alf interno del sistema. .
trappola. E meno comprensibile che abbiano fatto altrettan- Se si accetta che da una norma di competenza non possa
to i filosofi che hanno preso parte alla discussione. detivarsi alcuna norma ad essa contraria, ne consegué che
Non si pub evitare la conttaddizione, costtuendo alf in- f idea di un trasferintento di conpetenza in virtú di questa
terno dell'art. 88 stesso il principio della lex posterior. Se- stessa competenza é di per sé infondata. Anche se la norma
condo questa interpretazione, il significato dell'articolo po- fondamentale accorda alla suprema autoritá una competenza
trebbe essere descritto come segue: illimitata, quest'ultima non puó tuttavia includere il- potere
Att. 88: Le regole della costituzione sono modificabili di masferire il potere dall'autoritá suprema ad un'alua auto-
con il procedimento P, e solo con questo procedimento, ritá; e nemmeno, piú in generale, il potere di delimitare in
fino a che, con questo stesso procedimento, non sia de- qualsiasi modo la propria competenza. Se non si comprende
ciso almimenti. questo, si cade nel bén noto paradosso dell'onnipotenaa: é
Dio capace ü creare una pieÚa cosl pesante da non essere
E il significato dell'art. 88' sarebbe: capace di sollevarla? 2r
Art. 88': Le regole della costituzione sono modificabili Il
seguente tentativo di soluzione é basato sulfidea che
con il ptocedimento Q, e solo con questo ptocedimento, l'art. 88 cioé, generalmente parlando, la norma che costi-
fino a che, con questo stesso ptocedimento, non sia -
tuisce la suprema autoritá, in questo caso l'autoritá costituen-
deciso altrimenti. te non sia la norma fondamentale del sistema. Sebbene non
Ebbene, non si pub negare che l'art. 88' sia incompati- vi -sia una norma piú alta, che istituisca una procedura di
bile con l'art. 88. L'art. 88' rimuove l'art. 88, proprio per- revisione (ció, infatti, costituirebbe un'autoritá superiore),
ché é con esso logicamente incompatibile. Quindi, se la v'é tuttavia una norma piú, alta che conferisce all'art. 88 una
validitá dell'art. 88' deve esser derivata dall'art.88, abbiamo vaüditá condizionale, e questa norma é la norma fondamen-
ancora un'inferenza la cui conclusione (la validitá dell'art. tale, immodificabile, del-sistema. Questo tentativo di solu-
88') contaddice una delle sue premesse (la validitá dell'at. zione inolme evita la nozione di un trasferimento di compe-
88). tenza aatodistruggentesi. In sua vece, appare la nozione-di
delegazione di conpetenza, cioé una competenza de¡ivata che
XIV. Avendo mosuato che tutti i tentativi di eludete o non distrugge la competenza da cui essa-deriva, ma funziona
risolvete il puzzle di diritto costituzionale desmitti sopra, nei al suo interno.
paragrafi da t a 11, sono falliti, proverb ora a presentare Per chiadre queste idee, cominciamo a considerare alcuni
la mia soluzione. casi piú semplici.
Ogni tentativo di soluzione deve muovere dal pdncipio Supponiamo che
che dalla validitá di una norma é impossibile derivate la No: Obbedite ai vos*i genitori
validiti di qualsiasi norma in conflitto con essa. Percib, la
norma fondámentale di un sistema giutidico non pub essere sia la norma fondamentale per i bambini di una certa famiglia.
modificata con nessuna procedura giuridica. Se la norma Come, sappiamo, un ffasferimento, mediante decisione deige-
fondamentale di un sistema é di fatto cambiata, questo cam- 2t Ilrnar Tammelo e K.
Jaakko Hintikka hanno rilevato l,analoga anti-
biamento non pub essere dedvato da alcuna regola di compe- nomia implicata nell'idea dell'onnipotenza parlamerrare. Essi scrivo¡io: « Se
tenza (di revisione) appartenente al sistema. Questa opinione il parlamento pub sempre approváre qualünque legge, allora il parlamento
puó-e.non_puó-approvare una legge st¡s limi¿l la sua stessa competenza
rion ha nulla di sraordinatio, b conforme alla teoda dei si- legislativa. Paó farlo, perché puó ápprovare qualunque leece itr qralrrnor.re
stemi deduttivi. La catena di tagioni e dimostrazioni deve mometrto. Non puó farlo, perché, sé lo facesse, il pirlamenlo non-potrebbe
fetmami ad un certo punto; devono esservi dei fondamenti qpplovare qualunque legge in qualunque momento », Cfu. Tbe Antinomy of
Parliamentary Sooereigniy, « Árchiv -für Rechts- und Sozialphilosophi. u,
(assiomi), che siano basi ultime di tutte le deduzioni, e quin- 1958, p. 495.
210 suLL'AuroRrFEtrMEMo NEL DrRrrro cosrITUzroNALE sur.r,'.ruronrFERIMENTo NEL DrRrITo cosrITUaoNALv, Z3t
nitori, del loro stesso potere o ad un'altra autorit¿ che li so- Fatto 1: I
vosui genitori hanno ordinato Nr
stituisca, o ai bambini medesimi (emancipazione), é un'assur- Conclusione 1: Gserverete N+, che vi prescrive, a certe
ditá logica. Nulla perb.impedisce ai genitori, in virtú di N0, condizioni, di obbedire a B
e senza incrinare il loro sommo potere, ü ilelegare il potere Fatto 2: Le dette condizioni sono ora rcalizzate
ad altri. Cosl, ad esempio, i genitori possono emanare Ia Conclusione 2: Dovete ora obbedire a B
nofme Poiché abbiamo a che fare con una delegazione (non con
Nr: Durante la nostra assenza, obbedirete ad A. un tasfedmento) di competenza, la conclusione 2 non é in
confitto con No. Questa é, e rimane, la norma fondamentale
Questa é una delegazione limitata nel tempo. La sua valí- del sistema. I1 dovete di obbedire a B non cancella il dovere
diti é derivata da No, ma Nr non cancella, né restringe in di obbedire ai genitori: é un dovere valido semplicemente
alc'un modo, la notma fondamentale. I genitori possono in ento l'ambito dell'autoritá dei genitori; in qualsiasi momen-
qualsiasi mornento, ad esempio telefonando ai bambini, revo-
to, i genitori possono revocare l'autoritl di B.
ciue la delega, e restaurare il loro efiettivo esercizio del potere.
Non fa difierenza che la catena delle autoritá delesate
Immaginiamo ora alcuni altri casi di delegazione. Ad abbia piú membri, né che sia resa indefinita (sebbene ion
esemplo:
infinita), per esempio nel modo che segue:
Nz: Durante la nosta assenza, obbedirete ad á; se A an-
Ns: Durante la nostra assenza, obbeüte ad A, finché egli
drá via prima del nosuo ritorno, obbedirete a B.
stesso non indichi B come proprio successore; allora ob-
Questa delegazione é condizionata, e altresl limitata nel bedirete a B, finché egli stesso non indichi un successore,
tempo. E facile immaginare vanazioni nella determinazione e cosl via indefinitamente
di circostanze che pongano fine all'autoritl delegata ü A, eo-
Ns n9n comporta_alcun tegresso alitnfinito che la privi di
me pure di citcostanze che indichino B quale successore di á.
significato. In qualunque momento, ad esempio mefiffe eser-
Ad esempio:
cita il potere l'autoritá D, sappiamo esattamente quale fatto,
N¡: Durante la nosffa assenza, obbedirete ad A; se á si in. virtú di Nr, porrá termine al governo di D, e dari il potere
ubriaca (o: vince alla lotteria; o: si ammala; o: si sposa; ad E. E vero che questo fatto non puó essere determinato in
o: usa un ünguaggio scofretto; o: dice un numero piú anticipo, poiché ogni successione dá a Ns un nuovo signifi-
alto ü 100; ecc.), obbedirete alla sorella di á (o: al vi- cato. Da un punto di vista logico, nulla si puó obiettare a tale
cino di sinisma; o: ad una persona designata tirando a costruzione. E come se una legge qualificasse reato il pronun-
softe; o: ad una persona indicata dal consiglio comuna- ciare un numero piú alto di un numero pronunciato da qual-
le; ecc.) cuno in precedenza. Ogni reato cornmesso definisce allorá un
Apparentemente, non v'é tagione perché il fatto, che pone nuovo teaton.
fine all'autorit) di á, e chiama B come successore di á, non Nel sistema immaginato, N, é valida perché é derivata
possa essere una dichiarazio¡e in tal senso dello stesso á. da No, la supposta norma fondamentale accettata dai bambini.
Otterremmo allom: Poffemmo, naturalmente, immaginare un alüo sistema, nel
quale la stessa Ns fosse accettata incondizionatamente, fosse
Nr: In nostra assenza, obbedirete ad A, finché egli stesso
cioé Ia norma fondamentale.
non indichi B come proprio successore; da quel momento ' Ora, la mia idea é che il pazzle di diritto costituzionale
obbedirete a B
sia risolto, se noi assumiamo l'esistenza di una norma fonda-
Nr non comporta tifessivitl, né la sua derivazione da No
comporta mnraddizione. L'inferenza é la seguente: 22 Gb ¿ in
mostrato modo convincente da H.L.A. Hatt; op. cit.,
No: Obbedite ai vosti genitori pp. 309-310.
»2 §uLL'AUToRITERTMENTo NEL DIRrrro cosrrruzloNAlE
mentale di questo tipo, quale fondamento ultimo della vali- Ascesa e caduta
ditá di un ordinamento giutidico contenente notme per la
revisione della costituzione (quale l'art. 88 della costituzione della teoria dei performativi
danese). La norma fondamentale satebbe di questo tipo:
M: Obbedite all'autorit) istituita dall'art. 88, finché que-
sta stessa autoritá non inüchi un successore; allota obbe-
dite a questa autoritá, finché essa stessa non indichi un
successore; e cosl via indefinitamente
Non importa che questa norma si riferisca ad un'autoriti
creata dall'art. 88, anche se finota ho parlato, solitamente,
dell'art. 88 in termini di regole di revisione. Le tegole di
revisione definiscono un procedimento di cteazione del diritto,
e cib é 1o stesso che f insediamento di un'autotiti; {b che ¿ 1. La teoria dei performativi é il risultato d'una ricerca
creato con questo procedimento (da questa autoriti) ha forza eminentemente individuale. J.L. Austin scoprl i performativi
di diritto costituzionale valido. verso la fine degli anni trenta. Per molti anni, a Oxford, egli
Se si accetta No come norma fondamentale del sistema, tenne lezioni sull'argomento, sotto il titolo ü Vords and
siamo in gado di intendete una tevisione dell'art. 88, con- Deed.s. Nelle lezioni tenute a Harvard nel t955, sotto il
forme alla procedura prescdtta dall'articolo stesso, come una nuovo titolo Hou to Do Tbings uitb'Word.s, egli presentó
creazione di diritto, che é valida non in vittú dell'att. 88 stes- Ia sua teoria in una forma leggármente modificatá, e in rcal-
so, ma in virtú di No, la norma fondamentale. La stessa M t) pose le premesse per concludere che la teoria andava ab-
resta la base giuridicamente immutabile del sistema. In base bandonata in quanto erronea, senza tuttavia ttaffe tale con-
a questa ipotesi, la nostra interpretazione delle regole di rcvi- clusione. Ma egli doveva uarla in Pefiormatioe TJtterances,
sione non compgrta riflessivitá, e la derivazione dell'art. 88' un discorso pronunciato al teruo programma della Brc nel
d¿ll'art. 88 non comporta conraddizione. Siamo cosl in grado L956, poi pubblicato in Philosopbical Papers (1961) ¡.
di esprimete, senza assutditi logicJre né conraddizioni, le Austin é ben noto come l'autore della teoria, ma meno
idee che eflettivamente guidano il compotamento della gente; noto come colui che la fece crollare. Cosl, si continua a di-
e per questa ragione é legittimo assedre che questa norma é scutere sulla definizione ü << performativo », senza esaminare
realmente la norma fondamentale del sistema giutidico danese.
(o dlevare?) Ia virtuale ammissione di Austin che il concetto
manca di un qualsiasi fondamento logico. E nemmeno sem-
bra che qualcuno abbia tentato di continuare il lavorc di « Sf (cioé: prendo questa donna come mia legittima spo-
Austin a partire da dove .gh lo lasció, sviluppando cioé una sa) >¡ proferito nel cotso d'una cerimonia nuziale.
teoda generale degli atti linguistici (speecb acts), e, in parti-
-
<Battezzo questa nave Queen Elizabeth » profedto
colare, spiegando la vera natura dei cosiddetti performativi. -
rompendo una bottiglia contro la prua di una nave.
In questo saggio, vorrei offrire un piccolo contributo al trrg-
giungimento di questo fine. « Lascio in ereditá il mio orologio a mio fratello »
scritto in un testamento. -
2. Non é compito facile dare un preciso resoconto delle << Scommetto rÍezzo scellino che domani pioveti ».
idee definitive di Austin sui performátivi. Non disponiamo
d'una sua esposizione red¿tt¿ per la stampa. How to Do << Prometto di venire ».
Tbings uitb 'Words § u¡'sdizisne postuma delle lezioni & Sebbene enunciazioni ü
questo tipo sembrino enunciati
Harvard, basata sui suoi appunti scritti; Perlormatiae Utte- (sentences\ indicativi, la loro funzione logica é diversa da
raflces é la regisrazione d'un discorso radiofonico non scdt- quella delle asserzioni (statextents). Dire << Prometto di ve-
to. Nessuno dei lavori di una presentazione sistematica del- nire » non é riferire ció che sto facendo (come é, ad esem-
le vedute finali dell'autore. Enrambi presentano le idee nella pio, dire << Corto »): d promettere (me-ntre dite « Cotto »>
loro evoluzione dialettica, con l'esplicito awertimento che iron é cortere). Lo stessó vale per gli altri esempi. C'é una
quanto detto nelle prime sezioni é prowisorio, e soggetto
asimmeffia fra << Ptometto » (che é fare una promessa) e
a revisione alla luce delle sezioni successive 2. Questo approc-
« Promisi » (che b rifetire ció che ho fatto), la quale non
cio consente al lettote di gettare uno sguardo molto istrut- sussiste fra << Corro »> e << Corsi »>.
tivo, all'interno del laboratodo privato di Austin, sul modo La scoperta di questo tipo d'enunaazione solleva -il pro'
scrupoloso e paziente in cui egli si sforzava di risolvere i
blema di iome essa differisca, da un punto di vista logico,
problemi. Ma, owianrente, cib non facilita il lavo¡o defin- Il
da notmali asserzioni, quali « Piove »>, << gatto é sul tap-
tefpfete. Aggiungerei che rovo difficile afierrare e ricostrui-
re, nelle sue lezioni, il filo del ragionamento. Come é gene- -
peto », etc.
Austin suggerisce che la difierenza possa essere stabilita
mlmente riconosciuto, Austin fu dotato di un sorprendente
nel modo seguente.
esprit de finesse, che Io tese sensibile alle distinzioni di vol- Le enunciazioni del tipo in esame: a) sono il compimento
ta in volta appropriate e alle sottili differenze nei modi .li d'un'azione (promettete, ttc.), in contrasto con il semp[ce
esprimetsi. Meno portato egli era a poffe i problemi in ter-
dire qualcosa; e b) non possono di conseguenza essere valu-
mini esatti, e a dare risposte precise. Leggendolo, ho a volte tate cóme <( vere o false )>, ma solo come « felici o infelici ».
l'impressione di essere in un eccitante labirinto, ma di aver Una promessa, ad esempio, non é né vera né falsa, ma puó
perso il filo del ragionamento che mi ha condotto li, e che
esseré nulla, cioé puó issere priva d'efietto a causa delle
dovrebbe ricondurmi fuori. circostanze verificatesi all'atto del suo compimento
fn queste condizioni, la sola cosa da fare é tentare di Le normali asserzioni, d'altta parte, a) sono il semplice
seguire le idee di Austin nella loro evoluzione didettica,
dire qualcosa, cioé << descrivete )> o <( riferire » qualcosa; e
riesponendo e ricostruendo le vie principali del suo pensiero,
á) poisono di conseguenza essere valutate come « vere o fal'
i suoi principali problemi, i suoi argomenti e le sue risposte. se »>
3.
I1 punto di partenza é la scoperta d'un tipo d'enuncia- Per esprimere questa distinzione, Austin conib i termini:
zione (utterance), del quale i seguenti sono esempi tipici: « perforrnatiae »> e << constatiue ».
La pre-sentazione dei « performativi »> é l,oggetto della Di fatto, questo b quanto Austin, piú accidentalmente
sua prima lezione. Nella seconda, terza, e quarta-lézione Au- che per pianificazione logica, si trova a farc. Non essendo
stin presenta Ia sua <«teoria delle infelicltit>> (infelicities), riuscito á üovare un ctiterio gtammaticale per i pedotmativi,
cioé spiega i vari modi in cui un performativo pub no, uu.- egli comincia a redigere una lista di verbi pedormativi, e, nel
re efietto. far ciü, scopre che enunciazioni aventi come inizio << Afiermo
¡l¿lefndo quesra teoria, Austin scopre che la distinzio- che... »> soddisfano anc}r'esse i requisiti della perfomativita,
ne fra la dimensione « vero/falso » e la &mensione « felice/ in quanto equivalgono al compimento delI'azione di affer-
infelice » non é cosl chiara e precisa come era sembrata. Da mare qualcosa'.
un lato, la felicitá d'un performativo é in qualche modo di- A questo punto, Austin comprende che qualcosa non va
pendente dalla prese¡za ü certe condizioni fattuali (it che nella sua originale distinzione fra << dire qualcosa »> e << fate
§guivale alla veritá di cete asserzionia); e, dall'altro,'anche qualcosa », e decide che dire qualcosa puó essere fate qual-
le asserzioni possono essere « nulle » piuttosto ché fake, cosa. Conclude che é giunto il momento di tivedere il pro-
come ad esempio: <« L'attuale re di Frañcia é calvo » 5. Cib blema dall'inizio:
poma Austin a chiedersi se la differenza fra performativi e << Ci proponiamo di riesaminare in termini piú generali
constativi sia cosí grande come la sua ipotesi implica ó. Eeli i sensi in cui dire qualcosa pub essere fare qualcosa, o nel
comincia a sentire che la distinzione non é cosí c-iriara dite qualcosa noi facciamo qualcosa (e forse-anche di con-
pomebbe essere 7, e questo dubbio 1o induce a domandarsi "ori. siderare i divetsi casi in cui col dite qualcosa facciamo qual-
se ci sia qualche modo preciso di distinguere chiaramente il cosa). Forse alcuni chiarimenti e precisazioni su questo pun-
performativo_ dall'enunciazione constativá e, in particolare, to possono aiutarci a uscite dal groviglio di problemi » 10.
se ci si¿ qualche crirerio grammaticale (o lessicografico) peí Seguendo questo proposito, Austin elabora la sua teoria
distinguere le enunciazioni performative . degli atti locutori, illocutori, e petlocutoú (locutionary, illo-
. . Questo é un punto in cui trovo difficile capire il senso cutionary and peilocutionary acts), st cui ritorneró. Per il
del ragionamento di Austin. Non vedo come un iriterio gram- momento il problema é cóstituito dalle implicazioni ü que-
maticale ammesso che se ne possa trovare uno óreb- sta teoria riguardo all'originaria distinzione austiniana fra per-
be potuto- aiut-arlo a far fronte alla difficoltá, emergente
- dalla formativi e constativi
sua scoperta che non vi é distinzione netta fta le áimensioni La risposta non dovrebbe essere dificile, ma Austin é
veto/falso e felice,/infelice. In veritá, credo che questo sia riluttante a darla, come é facilmente comprensibile da un
un caso in cui Austin é stato preso dalla sua tipict afiezione punto di vista psicologico. Egli ha chiaramente visto e asse-
per le sottigliez¡e linguistiche. Si potrebbe p.irsur. che, al rito che compiere un atto locutorio (cioé: ogni atto lingui-
sorgere dei dubbi sulla soliditá della secondd parte dell,ipo- stico, ogni enunciazione) é anche, ed eo lpso, compiere un
tesi, concernente la distinzione Íra vercffalso e Íelíie/ atto illocutorio. E cib significa che dite qualcosa non é sol-
-
infelice il passo successivo delf indagine 'fosse que[o ái
- se la prima parte della distiázione la distin-
controllare
tanto dire qualcosa, ma anche, al medesimo tempo, fare qrual-
cosa nel dire qualcosa, compiere un atto 11. Sembra inevita-
zione tra << fare » e << dire » -
risultasse fondata. bile concluderne che la distinzione fra il semplice dire qual-
- cosa e il fare qualcosa sia priva di senso. Austin pone aper-
a Hou to Do^^lhiygl uith'Vords,
rances, cit., pp, 235,238.
cit., pp. 45,53; perfornatiue [.Jtte- tamente il problema nell'undicesima lezione:
s Hou to Do Things uitb Vords, cit., pp. 20,
_. 50-51; perlornatiue
Ulterances, cit., p. 235.
!7 loq to Dó Tbings uitb 'Vords, cit., p.
' 52.
Perlormatiue Utteiances, cit., o,'233.'
e Hou to Do Tbings uitb 'Vords, cit., p. 91; Perlormatioe ütterances,
8 Hoa^to Do Things uit'h Woids, cit., p.
cit., pp. D4, »8.
'Vords, cit,, p. 91.
.
at., p, 228.
55; performatiue IJtterances, 10 Hou to Do Tbings uitb
rr Hou to Do Tbings uith 'Vords, cit., p.
98.
D8 LA TEoRIA DEI PERFoRMATIvI LA TEORIA DEI PERFONMATIVI D9
- « Quando, alf iniao, abbiamo opposto l'enunciazione per- modo in cui un'asserzione sia in telazione con i fatti. Ecm,
formativa a quella constativa, abbiamo detto che: questo sembra significare che, nelIa sua fotma originaria, la
a) il pe_rformativo sarebbe un farc qualcosa in opposizio- nostta distinzione fra i performativi e le asserzioni viene
ne al semplice dire qualcosa; e notevolmente indebolita e, additittura, crolla »
14.
zioni del tipo scoperto da Aüstin, e da lui etichettate come intendo seguire Austin. La sua presentazione é espressa in
« performative », nonché con il problema delle peculiaritá una terminologia non solo pesante e inelegante, ma ancJre
Iogiche di enunciazioni di questo tipo. L'esito neeativo dei sviante. Egli distingue l'atto locutorio, l'atto illocutorio, e
tentativo ü caruttefizzarle come esecuzione d,un,aziine, piut- l'atto perlocutotio; e, alf intetno del primo di essi, distingue
tosto c"he come un semplice dire qualcosa, impüca inolme l'atto fonetico, l'atto fatico, e l'atto rhetico. Questo
!- rag!9ne_vgle continuare a c"hiam¿ile << performative"É^rroo
». Con modo d'esprimersi pub facilmente portare all'ettonea suppo-
il crollo della teoria sotrostante, non c'é-piú ragione di con- sizione che si ratti d'una classificazione ü diversi atti, men-
servare il termine << pedormativo ». tre questi termini designano soltanto aspetti astratti d'un
Austin stesso delineb un prcgramma per la successiva unico e medesimo atto: l'atto ünguistico concreto. Anche iI
ricetca sulla relazione fra dire e -fare qualcosa. euando si mio modo di vedere, in qualche misura, rli#erisce sostanzial-
comprende che dire qualcosa e fare qualcósa non si iscludono mente da quello di Austin.
a vicenda, -dal moménto che ogni áire é allo stesso tempo Oggetto della nosua analisi é l'atto linguistico concreto:
anche un fare qualcosa, allora ii rende necessario: u.orrii- ad esempio, il ptoferimento delle parole « Chiuü la potta »,
detare tutti i modi e i- sensi nei quali dire qualcosa é fare o Saró li »>, fatto da una cefta persona, in certe condizioni,
<,«
quest¿ o quella cosa:_dal momentó che, owiámente, il dire
in un cetto momento. Studiando questo fenomeno, ¡rossiamo
é sempre un fare molte cose diffe¡enti. E, quando iacciamo
tuttavia concentrarci su alcuni dei suoi aspetti, facendo asffa-
ció, emerge, oltre alla questione molto studiata nel passato zione da altti.
circa ció che un certo enunciato signirtca, l,ulteriore. ái'.r"rro
problema_di quella che possiamo C-hir-ui. la
L'atto linguistico é essenzialmente un atto fonetico, cioé
lorza d.ll,.n,_rrr- la ptoduzione d'una sequenza di suoni (o di simboli in luogo
c-ia_zione. Possiamo comprendere chiaramente'che cosa signi-
fichi "Chiudi la porta") di suoni). Questi suoni sono fenomeni psicofisici. La fone-
tuttavia non essere ,fiutto .".rti tica e la teoria generale della comunicazione tentano di re-
^^ pronunciata
se tale enunciazione, in quanto in un certo mo- gismare gü elementi fonici propri d'una lingua particolare,
mento, sia un ordine, una supplica, o gualche altra cosa. Cib
di cui abbiamo bisogno, oltrl-a[a'v...hi, teoria del sienifi- e di descrivere i processi atffaverso cui i suoni sono gene-
.3t9, ¿ una nuova teoria relativa a turte le possibi[ lorze ruti da un patlante, e trasmessi a un altro individuo, che ü
delle enunciazioni »> r7. riceve e percepisce. In quanto fenomeno fisico, l'atto fone-
Nella sua dotnina dell'atto locutorio, illocutorio, e per-
tico pub produrre effetti del tutto estranei al processo di
-locutorio, Austin ha posto le basi degli'studi successivi su comunicazione, come quando una persona, urlando, pfovoca
una valanga sulle Alpi.
ció che la teoda gáerale dell,atto lirgoi-
-potremmo_chiaqr4e-
stico. No! c'é indizio del fatto che Áustin intendesse, atira- Tuttavia, non sempre la produzione d'una sede di suoni
verso.studi di q,esto tipo, ritornare al suo problema intziale: foneticamente riconoscibile é un atto linguistico. L'atto fo-
il.problema delle pe_culiaritá logiche di enunciazioni del tipo netico deve anche avere una struttura conforme alle rcgole
di « Prometto », << Scommetto l>, «Battezzo », etc. (erronáa- sintattiche della lingua in questione, cioé alle regole che-de-
mente etichettate come ((_performative »). Ma possiamo le- i
terminano modi in cui gli elementi linguistici consentiti
possono essere combinati in insiemi composti. Fra queste
gittimamente. aspettarci che studi di questo tilo siano in
grado ü far luce sul problema. regole sono incluse quelle che determinano la struttura degli
enunciati, il cui insieme éla sintassi gramtxaticale, in accordo
4. E dunque necessario delineare brevemente i fonda- alla quale, ad esempio, la sequenza dr parole << Cib fa[f di
menti di una teoria degli atti linguistici ls. Nel far cib, non
r7 Performathte lJtterances, mento, cfr. A. Ross, Directiues and Notms,Iondon, Routledge & Kegan,
p. 2i¡8. 1968, p. 9 ss., trad. it. Direttiue e ,rorrfle, a cura di Mario Jori, Milano,
18 Per una piú elaborata piesentazione delle mie idee su questo argo, C,omunitl, 1978.
242 rJt rEoRr,l DEr pEnFoBMATryr L.a rEoRrA DEI PERFoRMATTvT 24,
rug?ui ieri perché )> non é mnsiderata un enunciato. Vi é, alla cui produzione lo sttumento é direttamente cosmuito.
inoltre, wta sintassi della logica fornale, che esclude certe Tutti gli-effetti ulteriori previsti, che seguono nella catena
combinazioni di enunciati, come, ad esempio, « Piove e non causale, sono irrilevanti. Se non ci si attiene a questa preci-
piove ». sazione, le catattetistiche proptie dello strumento e del suo
Non sempre un enunciato, la cui struttura sia sintattica- uso possono rimanere vaghe, e cosl il concetto di funzione
mente corretta, pub tuttavia essere usato in un atto lingui- puó restare osclro. La funzione d'una scute é tagliare dalla
stico. Un atto linguistico richiede inoltre che l'enunciato sia parte della lama e percuotere dalla parte non afiilata. D'al'
{otqto di significato. L'enunciato seguerite (preso a pr€stito iro canto, sarebbe irtagionevole dire che una scure ha la
da Carnap), sebbene grammaticalmente mmétto, non soddi- funzione di fate « acquisire un'ereditá », per il fatto che pub
sfa quest'ul.ima esigenza: « Il cinque per cento dei numed essere usata per uccidete un testatore. La sola connessione
primi, che hanno come padre il concetto ü temperatura e fra questo efietto e le ptoprietá della scure si tealizza attta-
come madre il numero cinque, muoiono, nell'arco di tre anni verso la funzione immediata della scute; quale arma letale,
piú cinque sterüne piú sette pollici dalla loro nascita, o di la scute puó essere usata sia come ascia, sia come « cofpo
febbre tifoidea, o della radice quadrata d'una costituzione contundente >». Similmente, la funzione del ünguaggio deve
democratica » r'. essere specificata con riguardo agli effetti immediati che uno
Una sequenza fonetica avente una struttura sintattica cor- strumento linguistico d'una certa forma é specificamente con-
retta, e dotata di significato, costituisce lo strumento con cui cepito a ptodurre. Certe comunicazioni, ad esempio, sono
noi opedamo quando parliamo; possiamo chiamarla un'espres- costruite in modo tale da trasmettere inforrnazione, cioé per
sione mmpiuta (locution). ll proferimento di essa costitui- ottenere come efietto immediato l'accettazione da parte del
sce un atto linguistico. Dal momento che questo atto non é ricevente d'una certa proposizione. Questa, allota, é la loro
normalmente un'azione riflessa, ma un atto umano deliberato funzione. Pet specificarcla funzione di questo tipo d'enuncia-
e diretto ad un fine, esso normalmente sari compiuto allo zione (e quindi pet classificarla), é inopportuno basarsi sugli
scopo di produrre certi efietti. Owiamente, queiti efietti effetti ulteriori della trasmissione di informazione.
cambieranno a seconda del contenuto dell'atto linguistico, e, Nella letteratura, questo principio é spesso disatteso.
con tutta probabiütá, dipenderanno altresl da alri fattori. Austin 1o disattende, quando propone l'esptessione
Se si pub stabilire che gli atti linguistici d'un certo tipo, a
seconda del loro contenuto, sono di solito impiegati inten-
Questo toro e pericoloso
(Firmato) John Jones
zionalmente per produre in un fruitore standard, in condi-
zioni standard, effetti d'un certo tipo (ad esempio efietti co- come esempio d'atto illocutorio, avente forza d'avvertimen-
gnitivi, emotivi, o volitivi), diremo che questi effetti sono la to a. L'effetto ptoprio d'un'enunciazione siffatta é owiamen-
fanzione di quel tipo d'atto linguistico. te quello di ffasmettere informazione, e l'avvertimento é un
(Austin inuoduce il termine <<fotza» al posto di «fun- effetto ulteriore, con cui f informazione sta in una telazione
zione ». fo non seguo Austin, dal momento che secondo me sttumentale. Mediante f informazione intorno al carattete del
il termine da lui proposto é piú oscuro di quello tradizionale). toro, Jones awerte del pericolo d'entrare in quel terreno.
Desidererei sottolineare, senza smanirmi nel labirinto del In altre condizioni aá esempio, poniamo che gli esem-
concetto di « funzione »>, un aspetto molto importante di -
plari pericolosi d'una mandria debbano essere selezionati
questo concetto. La funzione dbgni strumento é determinata per un trattamento speciale la stessa informazione pub
dall'efietto che ad esso é proprio, cioé dall'efietto immediato produrre alme rcazioni. -
Le funzioni di qualunque stnrmento variano a seconda
ú R.
-- _Camap , Einlübtng in die symboliscbe Logik, \[ien, Springer
Verlag, 1954, p. 76. m Hou to Do Things uith 'Vorils, irt, p. 62,.fr. pp. 74, LO9, L55.
244 LA TEoRTA DEr pERFoRMATrvr LA TEoRTA DEI PERFoRMATIvI 245
delle proprietá specifiche dello strumenro sresso. perció le che accadtá, o con funzione fabulatoria, come patte d'una
funzioni d'una scure sono diverse rispetto a quelle d,un vio- visione immaginaria del futuro, o con funzione normativa
lino. Lo strumento usato in un diicorso a'"n,.rfr.r.ion. (direttiva), come una promessa. E, se á dice a B « Chiudi
compiuta (un enunciato dotato di
_significato), e si á.u. ,,rp_ la porta »>, ció puó essere inteso come un comando, come un
porre che Ie funzioni, per le quaü lssa é usata in un aiio invito, una supplica, un consiglio, un awertimento, una par-
linguistico, varino a dle[e proprieta specinc]re let- te delle istruzioni per l'uso di qualcosa, un'esoftazione; op-
-se_conda
l'espressione. Gü studi lin_guirtico-prrgriatici, perció; á;";;; pure le medesime parole possono compatire in una regola
essere basati su una classifi-cazione^dei"vari típi a'.rír.rrioni, giuridica o convenzionale, in una regola d'un gioco, e proba-
derivata da una desoizione delle loro specifiche prlp-.-i.A.' bilmente in molte alue situazioni.
, Studiare piú a fondo le funzioni linzuistiche .i oárt.."¡-
be troppo lontano. fn breve, sari suftciente accdnnare al
Nella maggior parte dei casi, la funzione d'una comuni-
cazione traspare in modo non ambiguo dalla situazione. Se
fatto c-he io considero il discorso indicativo e ir discorso un rapinatoie di banche usa l'enunciato << Consegnate il_de-
direttivo i lpi di discorso fondamentali fr"Á.1. no" naro ,, probabilmente flon occorre alcuna ulteriore indica'
esaustivi). -d¡9
Nel discorso indicativo, I,enunciato esprime una zione pei chiarire che egli intende dare un ordine coercitivo,
prop-osizione (f idea d'un argomento concepito coine reale);
-WÁá e non un consiglio amichevole. L'intetptetazione opposta é
nel .discorso direttivo, l'enuniiato esprime üna direttiv perb owia, nel caso del medico che dica al paziente di pten-
idea d'azione concepira come modá[o di .o-port"-;;). ^ dere la medicina tre volte al giorno.
Ognuno di questi strumenti pub essere usato con un certo Se la situazione non é priva d'ambiguiti, il patlante pub
numero di üfierenti funzioni.-Cosl, ad esempio, asserire una ricorrere a vati espedienti linguistici e non linguistici pet
indicare la sua intenzione. Il tono della voce, la cadenza, e
proposizione é usarla con una funzione informátiva,
<( prese-ntare )> una proposizione é usarla
-.rrt..
con ció che io chia- l'enfasi mutano, a seconda che 1o stesso enunciato sia usato
mo << funzione fabulatoria » (come nel caso di finzioni. ioo_ come comando, come consiglio, o come supplica. I1 patlante
tesi)._ognuna di queste funzioni pub essere suddivisa iá vari pub accompagnare il ptoferimento delle parole con gesti (pub
tipi. L'uso normale d'una direttiva nella comunicazione é in- ammiccare, indicare, alzare le spalle, aggrottare le soptacci-
trodurla con l'una o l'altra funzione appartenente ala vasta glia, etc.), espressioni del viso, ed almi simili comportamenti.
gamru delle funzioni direttive: ad esámpio, come Egli puó anóhe qualificare l'enunciato per mezzo. di piccole
"o*r"jo
coercitivo, come comando autoritativo, coine'invito, richiesta. a§giunte. « Chiudi la porta, per laaore », « Chiudi la poma,
suggerimento, supplica, preghiera, consiglio, avvertimento, rul ascolti? »>, e <( Allora chiudi la porta »> funzionano in mo-
raccomandazione, isttuzione per lruso, esortazione, regola giu_ do diverso. << Probabilnente saró lá » ha chiaramente una
r-idica, o convenzionale, regola d'un gioco, pri"Éipiá á funzione informativa, mentre << Sul nio onore, saró lá » é
Ei"-
dizio morale. una promessa.
5. Per un'ukeriore elaborazione delle idee qui abbozzate,
Il parlante pub anche, con commenti aggiuntivi, infor-
mate eiplicitaménte l'ascoltatore sul modo in cui le sue pa-
rinvio il lettore interessato a un altro mio scritio rt. Il puntá
role debbano essere interpretate. Nella nostra lingua dispo-
importante da sottolineare é che una medesi.r .rpr.rri*.
niamo di nomi per molte funzioni pragmatiche, e, dove non
compiuta _puó, a seconda delle circostanze, essefe usata con
esiste alcun nome, é possibile, mediante circonlocuzioni, spie'
f"lrig"i. dive¡sg. Se, ad esempio, á pronúnci" itrp..*i"". garcla funzione che si vuole esptimere. Ecco alcuni esempi:
« Sarb 1á », dalle sole-sue parole. nori trarpare se úse siano
usate con funzione informativa, come una'predizione di ciÁ « Chiudi la porta: ed é un ordine »>.
« Chiudi la porta: é il miglior consiglio che possa darti ».
2r Directhtes and Norms,
cit,, pp. 9-10, j4 ss. « Chiudi la porta: é la calda tichiesta che ti faccio ».
246 LA TEoRTA DEr pERFoRMATrvr
LA TBoRIá, DEr PERFoEMATTVT 247
« Saró 1á: é una promessa )>.
Austin conosceva bene questo espediente linguistico. EgJi
« Sard li: ne sono certo, sebbene conosca il mio debole oarlb di << verbi che rendono esplicita, come ota diremo, la
carattere ». ioza illocutoria d'un'enunciazione DD, e scrisse una lista di
fnfine, se c'é un nome per una certa funzione, normal- ci¡ca duecento verbi siffatti. Egli calcolb cile un elenco com-
mente ci sará anche un_ comispondente verbo, oleto comDrenderebbe tta mille e diecimila voci. Ma le sue
dal parlante per indicare Ia sua intenzione. CrJL Al*ffi
'oiilazt^btle idee rimasero confuse, per il fatto che egli mescolb la fun'
Iare interesse per la nostra indagine. rn corrispondenza alle zione (adempiuta da certi vetbi) di determinarcla forua de[-
enunciazioni sopra menzionate abbiamo: l'enunciaziorie .on la sua originatia teoria dei perforPa4vi.
AoDarentemente. Austin continub a considerare i verbi illo-
«Ti ord,ino di chiudere la porta ». c.iári come performativi a.
«Ti consiglio di chiudere la porta ». Nonostañte il gran numero di verbi indicatori di funzione,
in alcuni casi maniano nomi adeguati alla classificazione. Ad
«Ti cbiedo di chiudere la porta ». esempio, non c'é norne o verbo gáneralmente idoneo ad indi'
«Ti pronetto che saró li ». care ihe-L proposizioni sono usaie con quella c}e ho chiamato
« funzione iabulatotia ». In alcuni casi, si pos§ono usarc verbi
<< Pred.íco che saró lá ». cotne « supporre )>, <( assumere », o « immaginare ». Il carat-
Abbiamo trovato la srada per ritornare alle enuncia- tere immffnario d'un lavoro letterario é di solito indicato
zioni che Austin etichettó .o-.1« performatir;l; ; ;;*, (ove necesiatio) da un titolo (<« Romanzo »>, << Ora mi accingo
gra in grado.di co:nprendere_la loró vera peculiarltá logica. a raccontarvi una storia »).
E vero che dire « Ti ordino di... » é darti ü ordine. Ma"ció Solitamente si ammette che le enunciazioni in cui com-
non significa che una simile enunciazione sia l'esecuzione di paiono locuzioni indicauici di funzione non siano rcsoconti su
un'azione piú di guanto ogni enuncrazione sia l,esecuzione .h. il patlante sta facendo, e non siano quindi veri o falsi
"iA
come resiconti. (Enunciazioni che cominciano con << Asseri-
!'un-'azione (l'uso d'un'espréssione in una delle sue possibili sco »>, << Afietmo come un dato di fatto », « Sostengo », etr.
funzioni). Anche dire << Piove »> é compiere un,azioné,t;¿i*
r-re.cioé di informare su un certo fatá. La vera páUrriA possono essere vete o false come asserzioni, afierpazloni, .rq)
Lustin assetl come owio guesto fatto, e non lo discusse
r.
_questo,tipo usiamo # pdii*"
logicq é che in enunciazioni di
espediente linguistico per indicare Ia- funzione d,rr'n,espres- Tuttavia alcuni autoti continuano a sostenere ctre i « perfot'
sione. Questo espediente consiste nell,uso d,un verbo^ che mativi » (come erroneamente continuano a chiamare le enun'
inüca la funzione dell'a_tto linguistico. La peculiaritá va ciazioni di q,r.tto tipo) sono veri o falsi, a segondl che l'ef-
§. Ad esempio,
individuata non nel significato o-nella funzioné defl'enuncia- fetto << perfórmativo» sia o non sia rcahz¿ato
zione, ma esclusivaménte nell'espediente linguisti.o lrrtl si dice che il « petformativo »> d'una promessa esprime una
per indicare la sua funzione. L,eriunciazior. .fTi ordino di proposizion. ,erá, se, e solo se, attr¿vérso il proferimento di
.stesso significato . l, ,t rru ir* q.r.i u performativo >> da parte del parlante all'ascoltatorg, una
-la porta » ha lo
chiuder-e
zione dell'enu¡ciazione « Chiudi la- porta » pronunci ata in $romer-r, ha avuto luogo. L'enuniiazioñe <( Ptometto di ve'
circostanze tak da indicare che é intesá .om. drdin . Ir matto irire o esprime una proposizione vera, se, e solo se, cosl dicen-
caratteristico della prima enunciazione é l,occorrenza d,una
locuzione del tipo << Ti ordino ». La nozione di cui abbiamo '2 How to Do Tbfugs uitb 'Vorils, cit., p. 149.
bisogno, per designare.questo tratto peculiare, é quella di a Hou to Do Tbings uitb 'Vords, cít., p. 42,81, 8r.
« verbi e locuzioni indicatori di .funzione >> (Junciion-indi_
x How to Do Things uitb 'Words, p, 6.
5 E.J. L.mmon, On- Sentences Vei¡f¿bie-by
"i!., Tbeir Use, ln «An¡lysis-»,
cating oerbs and phrases), )(XII (1"96162), pí. g6-8g; I. Hedenius, Perfórmatiaet, «Theoria», )O(IX
(1963), pp. 115 ss.
248 Lt rBoRrA DEr pERFoRMATrvr LA TEoRIA DEr PERToRMATIvT 249
do, si é dato luogo a una promessa. E questo é un fatto emoi_ c) L'intetpretazione nel senso del << resoconto » si scon-
ricamente verificabile. In ambito legaie, ls 66¡áiziqni sen?a tra con il fatio grammaticale che, in inglese, il resoconto di
Ie quali una promessa non ha luogá sono defini,. in Á-¿o cib che awienet espresso al cosiddetto continuous presefit
piuttosro pfecj.so. Ma, anche al di fuod dell,ambito del diritto teflse: << I am writing » (sto scrivendo), << I aru pronising >>
é, almeno in linea di pdncipio, empiricamente verificrbiÉ;; (sto promettendo), eic. Perché << Prometto »> (I pronise).sia
r¡na pefsona abbia o non abbia fatio una pfomessa, dicendo tü.tuto un resoconto, deve essere inteso come un indica-
certe parole in certe condizioni u. tivo cosiddetto abituale (« Ogni nuovo anno prometto di
"ot
Con$vi,{o l'opinione.di Max BJack, secondo il quale <( que- condute una vita migliore »).
sto modo di guardare all'evento linguistico uppri. ortirrát"_ d) Sospetto che f intetpretazione nel senso del << reso-
mente perverso », e <( insistere che il promitténte faccia in conto », ci-porterebbe dentró f inuicata rete 4i problemi con-
via principale un'asserzione che pretendá d,esser vera, richie_ cernenti li proposizioni autoriferentisi (seff-refening) ma,
4€rebbe un -perverso attaccamento a cib che Austin eta solito al momento, ?rori tono Propenso ad addenmarmi olue in que-
chiamare "Íallacia descrittivistica,, »>. Tuttavia, prró essere iI sto argomento a.
caso di addu*e alcuni a-rgomenri a favore del
iirnto ái ;ir;
comunemente accettato 27. 6. Siamo ora in gtado di capire meglio in che modo Austin
a) La reoria del vero/falso suppone che l,enunciazione abbia potuto essere indotto nella fallacia << performativistica »'
<< Prometto »> sia un resoconto di cib ihe
il parlant. ,t, fr..n- Quasi-tutti gli atti linguistici Possono -es§ere coqrpiuti -c9n 9
do. Questa interpretazione é owiamente con*ada ,ll,inten_ sinza locozióni indicatiici esplicite di funzione. L'uso di tali
zione del parlante. Egli intende fare una promessa, impegnaÁ locuzioni é necessario oeniquálvoltala situazione e il cofite§to
se stesso a una certa azione, e non infoimare i suoi isóolta- non tendano sufficienteñr.rrte chiara f intenzione del parlante.
tori di alcunché. D'altta parte, se f intenzione é sufficientemente indicata in
á) Un resoconto ¿ cosa diversa dall,oggetto de1 resoconto ,ltro mddo, é tidondante usare locuzioni indica6ici esplicite
stesso. Riferire che una guerra sta per cóÉrinciare é cosu di- di funzione. Cib spiega perché sia piuttosto -raro impiegare
vetsa d4la guema stessa; riferire cñe sto scrivendo locuzioni che indiihiño l'uso infotmativo degli enunciati.
tera é diverso dallo scrivere una lettera. Allo stesso"nr.lJ_
*oJo, E norma fondamentale della comunicazione - piú esatta-
riferíre che sto facendo una promessa deve essere dir;.* á; mente, é norma che rende possibile la comunicazione informa'
fare una promessa. Ma, all6ra, in che rnoaá ,i f, ;;-** tiva che, ogniqualvoltá una proposizione (un indicativo)
messa? Si
.fa una pfomessa, pronunciando le parole ., p.* -
sia usata in un atto linguistico, essa é interptetata come avente
metto ». Di consegaenza, queste parole costituisiono l,atto di funzione informativa, a meno che non venga indicata una
promettere, e al tempo stesso ésprimono un resoconto di funzione Í.abtiatoúa, o una qualche altta funzione, resa espli-
qüesto atto..Ma.-questa é un,assur?itá. Se l,atto di pronun- cita dal parlante o'dalla sii-uazione, in accordo con speciali
cjgg Ia parcla << Prometto » é fare una promessa, il si[nificato convenzióni 2e. Cib significa che, quando qualcuno pronuncia
dell'enunciazione non pub essere l,asseizione .É; di?rttq'il I'esptessione << Piove », si presume che si tratti d'un'asser-
parlante sta facendo uña promessa, cioé che sta píonrn.iuldo zioie con funzione informativa, e non fabulatotia (a meno
la parcla << Prometto ». Sarebbe come dire .É ;;;t*.-; che essa non occoffa in un romanzo, o come pafte d'un'ipo-
qualcuno un- colpo sul naso é informarlo t.-rl""""to tesi teorica), né interrogativa (a meno che cib non sia indi-
un colpo sul naso. "h. "!ti cato dal tono della voce), né alro ancora. Per questa ragione,
i
7. Austin ha clas-sificato verbi illocutori (cioé i verbi ¡t Prcpongo I'uso di= questo termine al posto di qle4i, piú ptetenzioei,
' ¡iiaridiqui, o act-in-tbeJdu, comunemente usato nella letteratüá tngr:q9'
che rendono esplicita la forza illocutoria á'"rtn"*i*i;*)-t, actc
Cfr. il áúo übro On l-au and Jastice, London, Stevens & Sons, 1958'
cmque gruppl: cap. 9, trad. it. Diritto e giastizia, á cur¿ di G, Gavadr, Torino, Einaudi,
t965.
252 L^{ TEoRTA DEr pERFoRMATrvr
LA TEoRTA DEr PERFoRMATTV¡ 25)
La distinzione fra sia un atto giuridico. Gran parte delle promesse d'ogni
.?utonomia privata e autorit¿ pubblica
costiruisce Ia base della traüzioriale dirti"zion. f; giorno non sono legaünente vincolanti, né coercibili. Le norme
pubblico e diritto privaro- II diritto p*ttr."
dt.trc
úi;.* dü- convenzionali di competeÍza, dre detetminano a quali condi-
finito come ouel diritto che concern.'ü .""áiá;;. zioni lbnunciazione d'una promess¿ sia convenzionalmente
delle pubblicie autoritá. ;;;;;cf; vincolante, sono tuttavia molto meno precise delle cordspon-
GIi atti giuddici giocano un ruolo rilevante nella vita denti regole giuriüche. Mentre dare un nome a (battezza-
.
dell'individrJ a.Ur..3üJá, ,i;_
dñ, ;;;;;;;t"rt ái re) un bambino, o dare un nome a una nave iscrivendola
privato..cittadino, nell,esercizio deila sua autonomü nel registro navale, sono atti giuridici con precise conse-
e a[o
::op",
di regolare r. ryoi lfpnor-t¡ con gü .ilri ;;r.dñ, J" guenze giuridiche, date un nome a un cane, o a un cavallo (o
quando.sgrlo compiuti dall! pubbliche lutoriti, nell,assllvi_ a una nave in una cerimonia battesimale), é un atto conven-
mento del loro compito e allo scopo di coordinare la vita zionale che suscita aspettative e reazioni di carattete meno
dei
cittadini sotto un governo. definito e preciso. T:uttavia, se una famiglia ha deciso che il
. Nel compiere-un atto giuridico, il parlante (o lo scriven- nome del suo cane preferito debba essere << Cesate », sati
tg) cerlamente « fa cose co-n parole'» ii ,r, ..nró prrtimlrr.. fuori luogo che qualche ospite insista a chiamatlo << Bruto »>.
Gli effetti,specifici del suo atro sono diversi ri, árgri .?.tii I1 verdetto dato dall'arbiro in una patita di calcio é simile
che dpe_nqono unicamente da convenzioni lingaist{cbe e da a una decisione giudiziaúa, e i regolamenti interni d'un
norme della comunicazione (ad esempio, ltf.tlá-l;1";.;: gruppo corale sono simili alla legislazione dello stato.
tivo), sia dagli_ ulteriori e4etti psicologici . .o.po.r-.*.i- Possiamo generuhzzare le nozioni d'atto giuridico e d'atto
tali prodotti dalf impatto dell,enuiciato r""Ur ;.;;'d;iü;i_ convenzionale nel concetto di « atto normativo »> (normatiae
tatore esempio,-dando un,infomazione, a possibile máti act). É, importante notare che la maggior parte dei << perfor.
.(ad
vare l'ascoltatore a commettere un suicidio, a vendere la mativi >> di Austin i verüttivi, gli esercitivi, i commissivi,
casa, a divorziare dalla mggüe, o altro ancora). Gli .fi.tti -
e alcuni comportativi sono atti notmativi, o, come anche
specifici de{'attg giuridico dfiendono dafltsirieí2" á,;;;d; -
poffemmo dire, per continuare con questo gergo, sono dei
namento giuridico, in quanto istituzione sociale o*rÁ* << normativi >> (normatiues). Gli esempi austiniani delle prime
attraverso una macchina giuridica, che comprerd. ori*i-i.- lezioni sono tutti di questo tipo. E vero che ptoferfue un
gislativi, amminist¡ativi, Jgiudiziári. Si t;rd; á;;;i;;;;;d; normativo é, in un senso patticolate, compiete un'azione.
quanto mai complic ta, e non possiamo tentare di ,oi.nrri, E questa una seconda circostanza che spiega come Austin sia
in. questa
-sede. Qui la cosa importante ¿ m.tt.[ iá;;?;;
giunto alla sua tesi dei performativi. Se vi sono delle enun-
sul fatto.che, poiché l'ordinamenio giuridico ;;;;;;l;;;: ciazioni che hanno titolo per esser chiamate <( performativi »,
sona (o il gruppo di persone), compitente, con É;;;;¿i;. queste devono essere i notmativi. Tuttavia, ctedo, che il ter-
a uberare le torze che muovono il meccanismo della mine << pedormativo »> sia cosl compromesso con tante fal-
eiustizia.
l'esecuzione d'un atto giuridico
le parole creano l'efietto* che esse"i"il
;J-;ppr;ir.";;t.; lacie, che é meglio überatsene, e scegliere un'altta, piú ade-
nominano. goata, terminologia, adottando ad esempio il tetmine <( nor-
, Possiamo ora ffatteggiatela nozione di << atto convenzio- mativo »>.
,49 n (conuextionat act), qnulogl, .oo q".lt, di;;;ñ- Abbiamo ora scoperto le peculiaritá logiche di quel tipo
ridico. L'atto convenzionale * incháe á"nii"riorri d'enunciazioni che Austin etichettb come <( performative »:
.h.-r8no
operative conformemente alf interizione del loro
parole u$ate; Ia loro forza non deriva d"-;; ""t"r.
. Jiá linguisticamente, esse sono caratte fizzate dall'occorrenza d'una
locuzione indicatdce di funzione; funzionalmente, alcune dí
;;diniJ.;
giuridico, ma da ordinamenri normativi di dil;r;-,ü*;; esse sono operative.
ad esempio la-morale. convenziond;;; C *gát. ¿,,íri';;:
P¡omettere, ad esempio, pub essere,i" * attó convenzi6nal.,
tl!ilE { ürnüaÉ'úl fi¡ttrlo ltü
,i .c L !Í.liüf
rlr nx.||*. fll: r$[nmodc$td
'.".:,
i.,i'
:tr ..tl
I
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