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stupiscono le persone che le ascoltano ; come 41 3 1 all'Ordine di cui facciamo parte e la nostra santi-
punto noi saremmo urtati al sentir qualcuno che tteazione ; divino manifesta esteriormente
dice male della propria famiglia. All'interno dob- 11 pensiero di Dio; rei egli dh tx ciasextn'animit il lu-
biamo cooperare con tutte le forze, ciascuno dal me e gli altri doni ehe corrispondono alla partico-
canto suo, a rendere la comunità monastica meno lare vocazione te cui fu chiamata,
indegna delle compiacenze divine, e più atta a di- Domandiamo spesso tel Santo Patriarca che ci
latare il regno dì Cristo nella Chiesa ; quindi ba- faccia vivere secondo il suo spirito; Dio s'è com-
diamo ad evitare ogni atto o parola che potesse piaciuto a colmarlo d'insigni favori, aftìnehè come
diminuire il fervore, indebolire il vigore spirituale, capo e legislatore, li faccia scorrere sopra coloro ì
raffreddare l'irradiazione soprannaturale: in una quali vivendo sotto la sua Regola, si sforzano di
parola, siamo scrupolosamente fedeli a ogni parti- penetrarsi anche del suo spirito. Nell'Antico Te-
colare del codice che regge la società cenobitica. stamento la benedizione dei Patriarchi era pegno
L'esperienza dimostra che la minima breccia può ai loro discendenti della protezione di Jahveh; e
produrre disastri; non c'è cosa più dolorosa della così la benedizione dei fondatori d'Ordini è per i
decadenza di grandi badie, fondate da santi, di- discepoli che camminano sulle loro orme la sorgen-
mora di anime care a Dio, che durante lunghi se- te dei favori celesti.
coli imbalsamarono con le loro virtù il mondo. Co- Il Patriarca dei monaci distende il suo man-
me si produssero le rovine? E' possibile che isti- tello per preservare e salvaguardare coloro che si
tuzioni dapprima vigorose siano crollate ad un trat- rifugiano alla sua ombra; in attesa che essi pure. ,
to? Spesso, certamente, intervennero cause ester- fia lel aa leo v rl tous ae ae t rpoe rac olrusi ,a sdala g ganuoe per
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ne: guerre che devastarono, pestilenze che decima- que ll' an im a gran -
rono i monaci, rivoluzioni che distrussero fin an- de, per arrivare al cielo (")•
che le mura e accelerarono la caduta; ma molto più
spesso la rovina cominciò dall'interno, si preparava
Anche
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portanteeeomi oirt7tapriL:,
dai monaci. Don Mauro Wolter la I die,-eya più
Per sua natura lo zelo è ardente ; tende ad cialmente ad essi affidata, come indicata più vo l te
nella Regol a stessa; e la chiama con
espandersi; e, come naturalmente, dal chiostro si molta N.erità
dilata in molteplici manifestazioni che non possia- « antica e tradizionale missione (")». Non si tratta
mo dimenticare; appartengono alla nostra storia, di vasti collegi affollati, che attirerebbero a sè tut-
e sono parte intangibile e inalienabile delle nostre te le forze della badia; ma di scuole poco nume-
rose nelle quali per ciò stesso l'educazione è più
pure tradizioni.
Vi dissi prima che il tempo sopravanzato al-
curata, mentre gli educatori possono seguire rego-
larmente le osservanze del cenobio benedettino.
l'Ufficio, da S. Benedetto è consacrato al lavoro
Altra forma di zelo apostolico cara ai figli
manuale o alla lectio divina. Ma fra i lavori di ma- di S. Benedetto è l'ospitalità; e uno dei più bei ca-
no era compresa, come la Regola stessa (c. 83) lo pitoli della Regola tratta appunto quest'argomen-
lascia intendere, la trascrizione dei manoscritti: to, nel quale S. Benedetto rivela la sua grandezza
copiare un manoscritto era tanto meritorio quanto d'animo, elevandosi sopra ogni considerazione
seminare un campo o esercitare un'arte. A poco a ristretta e meschina, per abbracciare tutti gli uo-
poco, per evoluzione naturalissima, che trova prin- mini nella carità di Cristo. Uno dei più gravi rim-
cipio nello stesso codice monastico, e che divenne proveri che il Verbo Incarnato faceva ai Farisei, era
più rapida quando i monaci furono innalzati al sa- di preferire le loro tradizioni umane ai precetti
cerdozio, il lavoro intellettuale si sostituì a quello più tassativi della legge divina; ora ci possono es-
manuale, e le badie diventarono focolari d'intensa sere dei religiosi che nella loro gretta comprensione
vita intellettuale e di civiltà ( 12). Dovremmo citare della clausura, vorrebbero escludere dal monastero
molti nomi di monaci, che coltivarono la scienza per i loro fratelli secolari. Ma non allontanano essi
difendere la verità contro gli avversari, o per di- Cristo medesimo nella loro persona? Egli disse:
lucidarla, o per guidare le anime nelle vie della « Ciò che farete al minimo dei miei fratelli lo fate
perfezione; da S. Gregorio Magno, dal V. Beda, a me » ; principio soprannaturale che è il punto di
Alcuino, Rabano Mauro, S. Anselmo e S. Bernardo partenza del B. Padre, tutto penetrato del più
a Lodovico Blosio, a D. Mabillon e D. Martène, D. puro spirito evangelico ("). Egli desidera certa-
Guéranger, D. M. Wolter, Mgr. Ullathorne e Mgr. mente che i suoi figli fuggano il secolo; ma sa an-
Hedley. Come dottori sapientissimi ( 22), come teo- che benissimo che il monaco non cessa di essere cri-
logi o eruditi, come asceti di vasta dottrina, essi stiano, e che il fondamento del vero spirito cristia-
furono di grande aiuto alla Città di Dio; lo studio no è non solo l'amore di Dio, ma anche quello del
scientifico della S. Scrittura, dei Padri della Chie- prossimo; quindi vuole che, lungi dal chiuder la
porta del monastero ai poveri, ai pellegrini, agli
sa, della liturgia, della storia ecclesiastica e mona-
ospiti, si ricevano invece tutti quelli che soprav-
stica ; tutte codeste manifestazioni di zelo e d'atti-
vità sono giustificate dalla più antica e costante « vengono come Cristo stesso; perciocchè egli di-
tradizione, che interpretò la Regola ("); ebbero « rà: Ospite fui e mi riceveste. — Omnes superve-
« nientes hospites tamquam Chrìstus suscipiantur,
ed hanno nel chiostro cultori ferventi, che sempre e iscoesint a: nH
g. up.
nuei a( Ripse ed.ic5t3 chei atutttliscseiapifsatt
daosppoeisfui et s is_
consacrarono e consacrano ingegno e fatica alla
Chiesa e alle anime.
to onore con grande carità; e arriva persino a sug-
gerire al Superiore, con ammirabile accondiscen- ratore del Padre; ragione per cui il grande Pa -
denza verso l'ospite sopraggiunto, di rompere il di- triarca vuole che nessuna altra opera sia preferiti
giuno, se tuttavia non è di precetto ecclesiastico. all'opus Dei; ma non dimentica che Cristo è anche
I veri figli di S. Benedetto non temono punto il Salvatore degli uomini, che ha consacrato loro
d'imitar l'esempio del loro padre, e di accogliere tre anni di predicazione, ed ha per essi versato il
nel monastero Cristo, in persona degli ospiti. Santa proprio sangue fino all'ultima goccia; per questo
Teresa graziosamente si burla di quelli che duran- noi pure ci dedichiamo alla salute del prossimo.
te l'orazione non osano far il minimo movimento, Si dice nella Regola che l'abate deve ammaestrare
per timore di interrompere l'unione con Dio ("): la Comunità principalmente con l'esempio, e che
e nelle debite proporzioni si può dire che colui il non deve mai fare quello che insegna agli altri di
quale, col pretesto della quiete interna, pretende evitare : « Omnia vero quae diseipulis docuerit es-
escludere dal chiostro gli ospiti, non comprende se contraria in suis faetis indicet non agenda (e. 2)» ;
che cos'è la carità, e dimostra un raccoglimento e S. Gregorio ci assicura che la vita del S. Patriar-
pietista molto fragile, edificato sopra basi false. In- ca fu il verace commentario della Regola ("). «An-
vece l'esperienza prova che quando l'ospitalità mo- « zi, l'uomo di Dio, continua egli, istruiva nel-
nastica si esercita in ispirito di vera carità cristia- « la fede molti del vicinato con continue predica-
na, con le debite precauzioni prescritte da S. Be- « zioni. Vir Dei commorantem circumquaque
nedetto, i monaci non hanno nocumento da coteste « multitudinem praedicatione continua ad fidem vo-
visite di Cristo, anzi ne ritraggono benedizioni ab- « cabat ». Altrove lo stesso Papa ci narra che nei
bondanti, perehè hanno riconosciuto l'Ospite divi- dintorni del monastero si trovava un villaggio, i cui
no in fractione panis. abitanti furono per la massima parte convertiti da
L'amore del prossimo, frutto del vero amore S. Benedetto; dunque il Santo evangelizzava egli
di Dio, portò necessariamente i monaci alla cura stesso le popolazioni vicine; e leggiamo anche co-
diretta delle anime • ed è questa una delle opere me spesso — crebro — mandasse i suoi monaci ad
più feconde dello zelo monastico. istruire alcune religiose che dimoravano un po' lon-
Il monaco abitualmente e normalmente sta tano dal monastero. Ciò che S. Benedetto' insegnava
bene nel monastero; là si è nascosto con Cristo nel ai monaci con la parola e con l'esempio, la più
giorno della professione religiosa, suo secondo bat- bella tradizione monastica lo consacrò nei secoli
tesimo; e vi compie con diligenza l'opera della, con l'uso costante; (") e senza ledere l'integrità
propria santificazione; la badia è veramente l'offi- della vita comune, nè mancare a ciò che esige so-
cina in cui deve lavorare: «Officina ubi haec om- stanzialmente la stabilità, l'ordine benedettino
« nia diligenter operemur claustra sunt monasteri esercitò un apostolato fecondo, che convertì tante
(Reg. c. 4)» ; e per questo S. Benedetto vuole che nazioni al Vangelo, dilatò il regno di Cristo. Non
i monaci possano trovare nel loro recinto ogni co- si può negare che fossero veri figli di S. Benedetto
sa necessaria alla vita e al lavoro. Ma se osservia- quei grandi monaci, ardenti d'amore per le aMme,
mo gli esempi stessi del N. B. Padre, e le migliori come S. Gregorio, S. Agostino di Cantorbery e i
tradizioni dell'Ordine, vedremo che cotesta vita, suoi compagni, S. Bonifacio, S. Anseario, S. Wil-
claustrale o rinchiusa non deve intendersi con si- librordo, S. Adalberto; e in tempi più recenti, Mgr.
gnificato assoluto ed esclusivo; dobbiamo imitare Marty, Mgr. Polding, Mgr. Ullathorne, Mgr. Sal-
perfettamente Cristo ; questi era anzitutto l'ado- vado ("), e molti altri che, come scrisse D. Guéran-
ger, «furono uomini illustri e santi, grandi religiosi
« che vivamente espressero nella loro vita lo spirito comunicarle i risultati dei loro mirabili studi sulla
musica sacra, affinchè ne potessero profittare tutte
« che il nostro grande Patriarca infuse nella Rego_ le assemblee cristiane; e ai figli di S. Benedetto
« la ( 30) o. Lo zelo del quale furono animati in tut-
ta la loro esistenza, diede nuovo lustro alla santità affidò la revisione critica della Volgata. Sono segni
certi di grande fiducia; ma noi dobbiamo sempre
monastica; ed essi furono le glorie più pure di se- corrispondere fedelmente: « ricordiamo in ogni oc-
coli passati; straordinariamente fecondi per la Chie- » correnza che il monaco, per esser fedele alla sua
sa di, Cristo (Vedi Nota, alla fine del Capitolo). missione, deve credersi e dimostrarsi l'inviato di
Ma ín loro troviamo anche una singolare ca- « Pietro, servo devoto e uomo ligio alla santa e
ratteristica: la dedizione illimitata alla santa Chie- « apostolica Chiesa di Roma ( 3-1) ».
sa apostolica e romana. L'unione alla cattedra di D'onde scaturiva cotesto zelo? Dove attinge-
Pietro fu (") sempre per i nostri padri il pegno vano questi santi monaci la virtù di diventare,
della vitalità e della gloria; dovunque andava, quando l'obbedienza o gli eventi li chiamavano,
il monaco benedettino era considerato come rap- grandi apostoli e uomini infaticabili? Dove trova-
presentante della benefica potenza di Roma. Si vano l'ardore irresistibile, la forza generosa e indo-
chiami Agostino in Inghilterra, Willibrordo in Fri- mita con cui accettavano ogni fatica, affrontavano
sia, Bonifacio in Germania, Adalberto nei paesi ogni lotta sostenevano ogni dolore per estendere
slavi, è sempre mandato da Roma ; ed essa ne il regno di Cristo? L'amore di Dio e di Cristo era
benedice gli inizi, ne asseconda gli sforzi, ne con- il focolare a cui s'accendeva vivacissima la fiam-
sacra l'esito. E l'Ordine monastico, dopo aver coo- ma dello zelo.
perato alla grande opera liturgica di Roma, con la S. Bernardo, grande monaco e apostolo am-
fede romana portò la civiltà agli estremi limiti del- mirabile, scrisse: « E' proprio della vera e pura
l'Europa; con la Congregazione di Cluny, in cui « contemplazione far sì che l'anima, accesa dal fuo-
si raccoglieva allora il suo maggior vigore, fu chia- « co divino, si infiammi anche di così ardente zelo
mato ad una missione ancora più alta; nerchè « e di così vivo desiderio di dare a Dio dei cuori che
identificato per alcun tempo coi destini di Roma, « l'amino pienamente, da abbandonare molto volen-
diede, ispirò, sostenne in ogni modo i grandi Papi « tieni il riposo della contemplazione per i travagli
dei secoli XI e XII, eroici difensori della santità e « della predicazione; poi, quando ha soddisfatto il
dell'indipendenza della Chiesa ( 32). « suo ardore, ritorna alla contemplazione con tanto
« Ma d'allora in poi, per l'influsso di parecchie « maggior premura, quanto più si ricorda d'averla
« cause, l'Ordine Benedettino perde importanza : c'è « interrotta con maggior frutto. Così pure, gustate
« però un fatto da constatare, e di gran valore : i « alquanto le dolcezze della contemplazione, si rì-
« Papi con ogni sforzo lo protessero, tentarono di ri- « mette con novello vigore a conquistare altre ani-
« sollevarlo e di stringerlo a sè, come membro prin, me a Dio » ( 35).
cipale al capo: Velut principalia capiti suo mem- Così pensa anche S. Gregorio: « Quantunque
« bra ( 33 )», dice Gregorio VII, che è nostro. E noi sia bene ordinata l'esistenza in cui si passa dalla
ben conosciamo l'affetto degli ultimi Pontefici per « vita attiva alla contemplativa, tuttavia non è inu-
l'Ordine; il collegio internazionale di S. Anselmo o file ritornare dalla contemplativa all'attiva: l'ar-
a Roma si deve alla principesca munificenza di « dore attinto nella contemplazione dà modo di
Leone XIII, di gloriosa memoria; senza parlare di « compiere meglio le opere della vita attiva » ( 36).
altri fatti, ricordiamo che la Chiesa romana doman- S. Teresa parla nello stesso modo: « O carità
dò ai monaci della Congregazione di Francia di
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e nell'inferno al risuonare di questo Nome; che stesso — è per me fratello, sorella, madre. (Matt.
ogni lingua proclami come il tuo Figlio Gesù, Si- « XII, 50)». E altrove: «Se
mi amate, osservate i
gnor nostro e nostro Dio, vive e regna con te, nella s miei comandamenti. — Si diligitis me, mandata
ama, s'in-
gloria eterna, col vostro comune Spirito ». « mea serviate (Giov. XIV, 15)». Chi
Tutte queste lodi, quando sono scaturite vive gegna in ogni modo di far piacere all'amato; non
dal cuore, sono atti coi quali esprimiamo a Gesù saremo cari a Gesù se non ci sforziamo di compiere
il nostro amore; e quando li rinnoviamo spesso, in- in ogni cosa, e
con ardente fervore amoroso, la
venne ap-
trattengono nell'animo l'affetto. volontà del Padre, che è re ce darEgli ci gramzia -
L'ammirazione e l'amore si dimostreranno pra- cela conoscere
per farcela punto suo Cuore
non c'è cosa più Gradita al
ticamente nel godere a star in compagnia di Ge- pula ; e
sù. Chi ha in cuore un affetto traboccante, ha
Priamo anche adoperare le parole del G1,
ha, le sue acelamab'orti: .Gloria a te, Figlio link,
vseere
mprareo ilGe_
p:ansiaero
c›,,m
alic;c:r_
del Padre; ti lodiamo, ti adoriamo, ti glorifichi a_
ma; o tu, che cancelli i peccati del mondo, aec,_ nel tabernacolo. in cella„ nel saltuari, defl'a "
nostra. Ve lo troveremo quale lo videro i suoi COL- a
La nostra preghiera; o tu. che siedi alla destra temporanei: nome i Pastori e nel Presepio,
del Padre. abbi pietà dì noi; perchè tu sol o sei come la folla che lo seguiva per le vie, Marra e
santo, tu salo sei il Signore, l'Altissimo, o Ge- 31addalena che lo accoglievano a Bet.ni a* i
sù Cristo, con lo Spirito Santo, nella gloria di Di o poli che gli stavano attorno nel cenacolo; trove re--
Padre.—Tusolnt, Dmius mo il medesimo Cristo che parlava con la Samari-
solus AIÚ.ssimus, Jesu Christi r. tana al pozzo di Giacobbe e le diceva: Se tu co-
Belle anche le lodi del Te Deum: «Tu sei il noscessi il dono di Dio! Il Cristo che guariva il
Re dì gloria, o Cristo, Figlio eterno del Padre. Per lebbroso. che calmava i flutti infuriati; Cristo Ge-
liberar l'uomo, non sdegnasti scender nel seno dì sù, Figlio del Padre, nostro Salvatore e Reden-
una vergine; vinta la morte, apristi ai tuoi cre- tore, fattosi nostra sapienza e santità; lo tro-
denti il regno dei cieli; sei assiso alla destra del veremo con la piene77s della sua onnipotenza su-
Padre, nella sua gloria: in gloria Patris; e noi cre- prema. con la virtù dei suoi divini misteri, con la
diamo che tu verrai a giudicare gli uomini. Con- infinita sovrabbondanza dei suoi meriti e delle sue
cedi a noi, redenti dal tuo sangue prezioso, di aver soddisfazioni, nell'ineffabile misericordia del suo
parte coi Santi alla tua gloria. — Tuis famulis amore; e ìl contatto che la fede stabilirà fra lui
subveni quos pretioso sanguine redemisti ». e noi darà alle nostre anime soccorso, luce, forza.
pace e gioia; «Venite a me ed io vi ristorerò. —
Altre volte cì rivolgeremo al Padre; a Padr e
Venite ad me et ego reficiam vos (Siate_ XI,
santo,Pdregiuch to:Hglrifa
ìl Figlio e di nuovo lo glorificherò: « Clarificavi et « 28) T ; poichè egli è davvero l'amico fedele e mu-
nifico, che sa compatire. Ci accoglie per condurci
iterum clarificabo» ; manifesta ognor più questa al Padre e introdurci negli splendori santi e beati-
gloria che Gesù possiede presso di te prima della fici, per farci godere eternamente la sua gloria;
creazione del mondo (Giovi. XII, 28; XVII, 5). Per- come Unigenito Figlio, in cui Dio ha posto le sue
chè egli s'è annientato fino alla morte di croce, esal- compiacenze.
talo, glorificalo sempre più nel nome che tu stesso Ma il segno indubitabile dell'amore è l'adem-
gli hai dato e che è superiore a ogni altro nome; piere in tutto la volontà di Gesù e del Padre; «Chi
fa che ogni ginocchio si pieghi in cielo, sulla terra « adempie la volontà del Padre mio -- diceva Gesù
e nell'inferno al risuonare di questo Nome; che stesso — è per me fratello, sorella, madre. (Mate.
ogni lingua proclami come il tuo Figlio Gesù, Si- « XII, 50)». E altrove: «Se mi amate, osservate i
gnor nostro e nostro Dio, vive e regna con te, nella « miei comandamenti. — Si diligitis me, mandata
Chi ama, s'in-
gloria eterna, col vostro comune Spirito ». mea serviate (Giov. XIV, 15),
Tutte queste lodi, quando sono scaturite vive g egna in ogni modo di far piacere all'amato; non
dal cuore, sono atti coi quali esprimiamo a Gesù 'saremo cari a Gesù se non ci sforziamo di compiere
apo roso,
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il nostro amore; e quando li rinnoviamo spesso, in- in ogni cosa, e con ardente fervore
volontà del Padre, che è anche sua. Egl! v
trattengono nell'animo l'affetto. azl asudoi aedueomr e-
L'ammirazione e l'amore si dimostreranno pra- s punto p no nrcelaè
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sù. Chi ha in cuore un affetto traboccante, ha
quanto il sentirsi dire « sempre Ciò eh_ :
(1) ul• Farisei erano spinti, non dall'o zelo per la - giustizia
che terne il contagio del cattivo esempio • ma dall'impazienza ,
o i obstr i fratelli con p , dalozernm,-'gliofastdeà,«Noiprma
oso una spec ie di tirannia, ci
sentiamo presi contro di loro dall'acredine o dal disdegno ; e d i '
vediamo censori cose spietati da dimenticare che siamo fratelli. Era
il vizio dei Farisei : non erano spinti da compassione della, comune.
debolezza a riprendere i peccati degli uomini • ma si credevano fuori
confronto, come soli impeccabili , e parla
dei pubblicani vanolsemprsdegnosamen te
le
piaghe ubblicali i ; ii ergevano a pn blA ici censori, non per g
e correggere , uarire
deg li
altri, " s i peccati, ma per innalzarsi al di sopra
osteuore
suet, Sermone sopramagli i ficani era, la loro giustizia orgogli osa» , (Bos-
I V, P. 359 e pag. 3f16.3'67),l 'adu !tent • ' of.,g,,,, • -..- t o • . . Fdi z , Lebarq •
.,.. ota iies : . , .
, (2 ) se • . • -
eh i bui (11,„m ò che •importa , conoscere è ci . eu ge•
• *ò • che portiamo n)
-• mine ci tocchi rispondere : Amo grendem ente m e stesso;
508
e questo solo vale per me ; mi preme sopratutto affermare
personalità, il mio sistema, al quale mi sono dato interamente 1
•e a mi mkal
siccome non sono solo al mondo, e mi trovo circondato da malti11
che mi limitano e vogliano ridurmi a minori proporzioni, così ,
mio zelo diventa facilmente ardore d'importanza, di collera,
testazione, di rivolta : «Zehts alnaritu dinis mu di con-
o s„. (Abbé c
Soler_
'nes, Commentaire snr la. Régle de S. Benoit; p. 557).
(3) Fin dal principio abbiamo tracciato il quadro completo
della vita cenobitica, e accennato a questi tre punti ; ma qui bis°_
gna trattarli con maggior precisione perchè il Vangelo e la Regola
attribuiscono loro grande importanza
(4) Vita scritta della Santa; cc. XXIV e XXVII; lettere 180,
227, e 312 (Ediz. Bouix). Storia di S. Teresa, secondo i Bollandisti,
'1'. I, p. 364 ecc.
(5) Dial. 1. Iii, c. 14, P. L. 77, col. 249.
(6) D. G. Morin : monastique et la vie chrétienne des
premiers jovrs, c. X : Di•crétion et largeur.
(7) Il lettore troverà esposta più aMpiainente questa dottrina
nell'opera; Cristo nei suoi misteri; Conferenza,: alcuni aspetti della
vita pubblica di Gesù.
(8) Lo 'disse più volte l'Eterno Padre a S. Caterina da Siena,
vedi il Dialogo, passim ; e specialmente il Trattato dell'obbedienza.
(9) Efes. IV, 2-3; 32: e I. Tesa. V. 14 : I'atientes estote ad
om nes.
(10) Regola e. 72 S. Anselmo scriveva del pari ai suoi di-
scepoli: «L'amore che vicendevolmente vi portate vi faccia vivere
in pace e concordia; per intrattenerlo, ognuno deve portarsi a - fare
la volontà degli altri più che la propria. — Ad invicem pace• et
concordiam, per watuam dilectionem habete, guarì?, dilectionem
nutrire et servare poteritis si unusquisque non .ut alias suam, sed
ipse alterius voluntatem faciat studuerit. (Epistol. 40, 1. III. P.
L. 159: col. 80_81).
(11) Epistol.XXVIII, 1. XI, P. L. 77, 1140_1141.
(12) «Non mi puoi rendere nessun. servizio - diceva .il Signore
a S. Caterina da Siena - rna puoi aiutare il prossimo; e la
prova che io abito nelle vostre anime sarà . adoperarsi per la gloria
é la salute delle anime. Chi è innamberato della mia verità non si
dà, tregua, e sempre cerca di soccorrere utilmente gli altri. Non po-
tete rendere a me l'amore che ezigo, ma vi ho messo appunto allato
il vostro prossimo affinchè vi sia permesso fare per lui ciò che' non
potete fare per me : amare disinteressatamente, 'senza aspettar nes-
suna ricompensa. Considero come fatto a me ciò che fate al pros-
simo». (Dialogo, cc. VII, LXIV, LXXXIX). — Lo stesso ripetè il
Signore a S. Matilde ; vedi il Libro della Grazia speciale. II. Parte,
e. 41 ; e IV Parte c. 49. -
(13) Hom. in Evang. 1. II. hom. 39. P. L. 76, 1300. Vedi
un fatto analogo nella vita di S. Wandrillo (D. Bevve, S , Wondrille,
pp. 38-40).
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(14) L' Araldo dell'Amor Divino. I. IV. e. 35 e 25. za)3e .
(15) Donantes vobismetipsis si quis adverstis aliTnem
querelo,m; Mut. et Dominus donavit vo:bis, ita et voi:. (Col. III, 13
vedi anche Efefs., IV, 32). (Christus) caput
(16) Symbolum unius illius corporis, cujus ipse
existit, cuique nos, tamquam membra, arctissima fidci, n spei et
nes di_
i_
cuoz nte
,. conexióadstr vol
nobis sehism at ut rii
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Tc1 21) s.
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ceremus, nec essent Si . lore diceva pure a
(17) Op. cit, IA1). c. 61. Nos(tro
5. Matilde, compagna di S. Geltrude b:: tiSe alcuno vuoi farmi i
offerta gradita, si studi di non
bisogni o nel suoi dolori : II
ab il prossimo noi u la;
aro e scusare i di f,,Z
e i peeeati ..Loi frat,ut po r quafnto lo può. Io prometto eh, ,,-""
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attento alle necemità, di colui che farà così ; coprirò i suoi pe e"cajtbi
dinanzi al Padre Questo m erlo
e le sue negligenze SCIUM11d010
fare mi è così itecetto che mi obbliga a pagare io stesso t utti i
11,\.0880
contratti verso il prossimo. (Libro della O ra.debitchgl
ziaspecl,IVPrto.7)
di S. Tommaso, I, q,. XX; a. 2.
(18) Samna Tool. — (Oouvres completes,
(19) Fondazioni. O. fine. tradotte dallo
Cm-incidano di Parigi ; T. III, p. 109).
(20) S. Greg. Dial. Lib. II, o. 37.
(21) lr monaci si diedero a cotesto lavoro con ammirabile
larghezza dì mente, trascrivendo con lo stesso fervore, animati d al.
l'obbedienza, la S. Scrittura e le opere dei S. Padri, come pur e i
claside'nthàprofa:lbitechsrovanl
opere di Cicerone e Tito Livio accanto alle Lettere di S. Paolo ai
Trattati di S. Agostino, alle Omelie di S. Gregorio. Si legga il di-
scorso pronunciato da E. Babelon, membro dell'Istituto, alle feste
del millenario di Cluny : settembre 1910: «C'è un aspetto dell'atti_
vita dei monaci il quale deve bastare ad assicurarle la riconoseen_
za di ognuno che pensa e riflette, per tutto il tempo in cui durerà
il mondo. Si sono trasmessi di secolo in secolo l'inestimabile tesoro •
della letteratura antica, per tramandarlo a noi. I monaci medioe-
vali sono l'anello della congiunzione tra lo spirito antico e il moderno.
Essi impedirono che, nell'evoluzione normale dell'intelligenza urna;
na si facesse improvvisamente una frattura completa, un taglio che
avrebbe respinto la civiltà nell'abisso, facendola retrocedere per un
numero incalcolabile di secoli... Senza il tesoro letterario dei Greci
e dei Romani, sarebbe mancato alla cultura moderna il. principale
fondamento; chì oserà mai calcolare le consegifènze che sarebbero •
venute da una simile catastrofe?»,
(22) Vedi, il capitolo: L'oeuvre civilisatrice, nel libro: Lor-
dre nionastique des origines au XIIe siècle, di D. U. Berlière, 2.Ediz:
con documenti abbondantissimi l'autore dà risalto, con competenza
giustamente aprezzata, al lavoro deì monaci a vantaggio della ci-
viltà. La mirabile fioritura di opere che resero l'Europa cristiana,
furono lo svolgimento normale dei principi contenuti nella Regola,
e applicati secondo le varie circostanze. Vedi • anche il Kurt: Le
origini della civiltà cristiana.
(23) E' noto che per essere scritti nel catalogo dei dottori
della Chiesa ci vogliono quattro condizioni : ortodossia immacolata;
dottrina eminente; santità; e la dichiarazione espressa della Chie-
sa che confermi gli altri requisiti. Tra i venticinque Dottori della
Chiesa, l'Ordine Benedettino ha S. Gregorio Magno, il Ven. Beda,
S. Pier Damiani, S. Anselmo d'Aosta, S. Bernardo. •
(24) Vedi il tfabillon. Traité des Etudes monastiques; e il
bel libro di D. Besse: Le moine bénédictin.
(25) La vie monastique, ses éléments essentiels; c. IV '—
Vedi anche Berlière, op. o.
(26) S. Paolo insiste molto sul do()vere
vere dell'ospitalità: vedi
Ronfi, XII, 13 ; Tit. I, 3 ; I. Tim. V, 10 e Ebr. XIII, 1 e 2.
(27) Vita scritta da lei stessa., e. XV. Si veda specialmente
Il Castello interiare, 5a dimora e. III; ivi ancora il T'. VI, p. 156-
157 : «Quando vedo persone sempre occupate nel resoconto della
loro' orazione così
racchiuse in sè stesse mentre pregano, da non
osare nemmeno di muoversi
o di distoglierne il pensiero, per timore
505
di perdere un pochino il gusto
accorgo che esse non conoscono n 'i la div7,4si., ",e che iui
s'immaginano di arrivarci così esfa'coeitiodol.aN ,eY
gnore vuole opere. Vuole per .,-sZnemieunioaP7Pilt:" )'1"
pio, che, se vedete
a cui potete recar sollievo, senzatul*
storia, che le dimostriate compassione,
eil'loreehelasfacicacra t le'°v;itlic.o
loro, e se necessario, digiuniate iunne:nia.u'i'laall'8-ti:':
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questo, t a nt o dare a lei, da niangsila io, (.1('
per amore Ro poidi
lontà del vostro Signore. Ecco la vera unione del suo percliì_. è l a vo.." '''''
g iornoo in profondo
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par te del secondo
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si' prova solitamente quandore indaga
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cimo ci im pediscono di passa è amor pi-4, e,-
ritiro e tutti inabissati. in Dio». Que Principale,
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la santa, da due cause: L a P noi dl''''hDi o ; seconda
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Tri°u° 'quella
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sottilissimo che s'insinua in n-
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