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attento a cogliere una preda da divorare,

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eomedit me (Salm. LXVIII , 1; )•' it-lus II, l1luo7s )tutte
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filtri lo zelo? è'E'la( l'fial' i"' che bruci a ,
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---o dell'odio — che sì manifestai co g li adtte!1.PtL
SOMMARIO. — La vita d'orazione e d'unione a Dio è sorgente di un'
zelo, — I. S. Benedetto condanna dapprima il cattivo zelo, ma accesa di santo zelo sì spende senza risparmio
— II, Quali atti di zelo vuole che pratichiamo verso i no. al servizio di Dio, e vuol servirlo quanto le è -
otri fratelli del monastero rispetto — III, pazienza — IV, sibile; più è ardente il focolare interno più ir--
prontezza a render servizio, — V, Differenza tra le colpe >os
che offendono la carità. — VI, Lo zelo deve estendersi alla è ta edal fu o- radil'nto;pecusaimt
Comunità presa collettivamente. — VII, Vari atti di zelo c o che il Cristo Gesù venne portar sulla terra, e
verso le anime che vivono nel mondo, — VIII. Cotesto santo
ardore attinge principio nell'amore del Cristo Gesù Christo che desidera ardentemente accendere ap in noi (Luc.
omnino nihil praeponant. XII, 49).
Ogni cristiano che ama davvero Iddio e il
Cristo, deve rispondere al desiderio del suo Cuore,
ed essere animato da cotesto zelo; soprattutto
Uno dei migliori frutti dell'unione con Dio è quelli a cui Cristo ha partecipato il suo sacerdozio.
intrattenere nell'anima il fuoco dell'amore, 11011 Il prete è chiamato, per la sua funzione e dignità,
solo verso di lui, ma anche verso il prossimo; poi- a lavorare più degli altri per estendere il regno di
chè nel contatto frequente con l'Amor sostanziale, Cristo; se è Pontefice, non può veramente meritare
l'animo si accende d'ardore per la gloria del Si- questo titolo, se non si fa continuamente media-
gnore, per l'estensione del regno di Cristo nei tore tra le anime e Dio.
cuori. Vediamo dunque come dobbiamo esercitare lo
La vera vita interiore ci dà tanto alle anime zelo; nel chiostro, in primo luogo, verso i nostri
fratelli; poichè se dobbiamo zelare la salute del
quanto a Dio; ed è sorgente di zelo: quando si prossimo in generale, dobbiamo riconoscere che
ama Dio davvero, si desidera farlo amare; si vuole vi è una gradazione di prossimità spirituale. No-
che il suo nome sia glorificato e che si dilati il suo stro prossimo sono anzitutto quelli che vivono con
regno nelle anime; che la sua volontà in tutti si
noi nella stessa vocazione e forma di vita; e per
compia : «Sanctificetur nomen tuum, adveniat re- illuminarci su questo punto, rileggeremo insieme
gnum tuum, fiat voluntas tua, sicut in coelo et in il magnifico capitolo in cui il B. Padre condensò
terra !» Chi ama davvero Iddio sente profondo do- in formole scultorie i mezzi con cui esercitare lo
lore per le offese che si fanno all'Amato; e si sente zelo. Poi ne considereremo le varie manifestazioni
venir meno considerando le iniquità dei peccatori, fuori del monastero; e termineremo indicando
che trasgrediscono la legge divina: « Defectio te- q uale sia il focolare a cui si alimenta il fuoco del-
nuit me pro peccatoribus derelinquentibus legem la carità.
tuam (Salm. CXVIII, 53)». L'anima amante soffre
nel veder dilatarsi col peccato l'impero del prin-
cipe delle tenebre; perchè Satana sempre va in-
ne lascia dominare non c'è mai nulla che sia irre- 17
11 B. Padre c'insegna dapprima
he c' prensibile. Il tIrlo nostro Bin. o pPadre
Ppaodr rt mette
tta eN in gu
a t"
zelo cattivo, che conduce all'inferno e un „ contro lo zelo
a rtduira-
(R eg. e.è 72);
è quello degli emissari di Satana, che si « bolento e angoscioso; non sover.ebiatorn soverchiatoresia
e
accanise « nato; non sia geloso nè troppo sospettoso, osti-
no con ogni mezzo per strappare dalle mani d « che altrimenti non avrà mai riposo. — No
oi ' p sit
Non
Cristo le anime, che egli riscattò col suo prezioso « turbulentus et anxius, non sit nimius et obsti-
sangue ; questo ardore ispirato dall'odio è la « natus, non zelotypus et nimis suspiciosus, quia
ma peggiore dello zelo cattivo, ed è suggerito d a « nunquam requiescet ». « Nella stessa correzione
demonio ; per questo il santo Patriarca dice che « si
comporti saviamente, e senza esagerare; affin-
va a terminare nell'eterno abisso. l « che, per troppo desiderio di rader la ruggine, non
Ci sono altri atteggiamenti che simulano lo « rompa il vaso; non si dimentichi mai che egli pu-
zelo virtuoso ; per esempio, quello dei Farisei, ri- « re è fragile.... (c. 64). Insomma, badi a non
« lasciarsi accender e dal falso zelo invidioso e ama-
gidi osservatori della legge esteriore. Il santo Le- « ro: Ne forte invidiae aut zeli fiamma urat ani-
gislatore lo chiama zelo amaro; perchè ha origine,
« mam (e. 65)». Quello che dice all'abate, lo ri-
non dall'amore di Dio e del Prossimo, ma nell'or- pete ai monaci il santo Legislatore: evitino l'ani-
goglio; quelli che ne sono animati si stimano trop- mosità e l'invidia: «zelum non habere; invidiane
po per la loro perfezione, non intendono altro non exercere (e. 4)». Prescrizione molto savia:
ideale di vita fuori del proprio, e biasimano ogni ci sono religiosi che sempre criticano quello che
atto che non vi sia conforme : tutto vorrebbero si fa; e si credono zelanti; ma lo zelo che li arde
piegare al loro modo di vedere e di fare ; donde è amaro e contenzioso ( 2), perchè è impaziente,
indiscreto, privo d'unzione. E' lo zelo a cui accen-
nascono dissensi e odii. Osservate con quale
na N. Signore nella parabola del seminatore, quan-
asprezza i Farisei, che avevano questo zelo ama- do i servi chiedono al padrone di andar a sradica-
ro, assalgono il Signore Gesù, gli fanno domande re il loglio, seminato dal nemico, senza pensare
insidiose, gli tendono lacci e tranelli, non per co- che così facendo strapperebbero anche il grano .
noscere la verità, ma per coglierlo in fallo. Vedete «Vuoi che andiamo? Vis imus?» Ne erano invasi.
come insistono e lo provocano a condannare la ancheidspol,gtrchèiSamn
donna adultera : «Mosè ci • ordina di lapidarla; ma non avevano voluto accoglierli, e smaniosi di pu-
« tu, Maestro, che cosa dici? — Tu ergo, quid di- nirli invocando il fuoco del cielo: « Signore, .10
« eis? (Giov. VIII, 5)» (1). vuoi tu? Basterà una parola. « Domine, vis
Notate come gli rimproverano di guarire in mus ut ignis descendat?». Ma che cosa risponde
giorno di sabato e fanno co ,.lpa ai discepoli di sgra- il Cristo Gesù a questi impetuosi? «Voi non sa-
o pe
av lizzcanio
nar le spighe in tal giorno si scandalizzano a eveae- pete di quale spirito. dovete essere ripieni. — «Ne-
2 df;i
pIl8r l ou:n
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dere il Divino Maestro sedere a i r ai tut x
s c nuc tuo ju s sfamt
o nai dello
m aszeiol
si este terra perdere
tori e pubblicani. Sontaotuttemanif èp*** eivrt iessalvarli
.
zelo amaro, al quale tanto spesso
7; Giov. V, 16, IX, 16 Matt
.
crisia (Luc. VI,
XII, 2 ; IX, i l). toer agi 'ei rtsae,
h
saag
esagerato,
C'è anche lo tzoerlmoenet mr
'tasteo; p peer alcl
sempre inquieto,
« casto amore. — Caritatem fratern am
« pendant amore». Non permette che i casto
chiamino l'un l'altro col semplice nome, monaci sì
che premettano sempre un appellativo ma vuole
Il vero zelo non cade in questi eccessi; non ,vaenineabdbeitan
deriva dalla smania d'imporre ad altri i suoi eromipnear uatnaziniaenniterisipreS
e(e e6n32r;aziiogi
neo
ticolari concetti della perfezione, dalla sicurezza
pa - ticolari. In coteste prescrizioni si manifesta il
di aver compiuto ogni dovere, nè da impeto in fondo spirito religioso, che S. Benedetto insipnru%
considerato, violento; ma proviene dall'amor di in ogNnoinarpteicronl,oettdiealm
lao Rmegaoilaa.
Dio, puro, umile, mansueto. Vediamo come dob- una creatura, per
biamo praticarlo, secondo i desideri del santo Pa- santa che sia, di distoglierci anche per poco dal-
triarca. l'unico oggetto del nostro amore; e rigettiamo ine-
Egli riconduce le manifestazioni dello zelo ver- sorabilmente ogni affezione sentimentale o troppo
so i fratelli a tre forme: rispetto, pazienza, pron- naturale. Il cuor nostro è assetato d'amore e mai
tezza nel render servizio ( 3 ). Prima di tutto vuo- non si sazia; ma siamo consacrati allo Sposo Di-
le il rispetto reciproco: «I monaci si prevengano vino, e non possiamo più mendicare affetto dalle
l'un l'altro con attestati d'onore (c. 72)»; espres- creature.
sione presa da S Paolo: «Honore invicem praeve- Mi domanderete: Non possiamo dunque più
nientes (Rom. XII , 10)». Alcuni credono che il ri- amare, neppure i membri della famiglia monasti-
spetto impedisca il libero espandersi dell'amore, ca? Ci consideremo come tante astrazioni? Oh
no; possiamo amarci davvero, profondamente, ma
mentre i due sentimenti si conciliano benissimo; il
in Dio e per Iddio; il nostro amore reciproco deve
rispetto custodisce l'affezione; siamo persone con-
essere soprannaturale, e così sarà puro e invinci-
sacrate a Dio: qui sta la prima fonte del vicen- bilmente forte. Cristo Gesù, nostro modello, ebbe
devole amore. « Prego per essi diceva Gesù al vere amicizie; amava con affetto umano sua ma-
Padre alludendo agli Apostoli — perchè sono dre, S. Giovanni, gli amici di Betania, Lazzaro,
tuoi. — Quia tui sunt (Giov. XVII, 9)». Il Cristo Marta e Maria, i suoi discepoli; alla tomba di Laz-
amava i suoi discepoli perchè, come più vicini a zaro non contenne le lagrime, tanto che i Giudei,
lui, appartenevano più degli altri al Padre; e noi vedendolo, non poterono trattenersi dall'esclama-
siamo tutti uniti nel mistico corpo di Cristo; chia- re: Guardate come lo amava!
mati da lui alla stessa vocazione monastica, dun- Le nostre affezioni devono essere come quelle
que dobbiamo amarci vicendevolmente. Ma poi- di Gesù; 'ce lo disse egli stesso: «Amatevi recipro-
chè la vocazione al cristianesimo e alla religione ci « camente come vi ho amato io. — Sicut dilexi
dà prima di tutto a Dio e a Gesù Cristo, e le ani- vos. (Giov. XIII, 34)» ; ed erano affezioni di-
me nostre diventano il tempio dello Spirito Santo, vinamente umane: divine nella sorgente e nell'im-
noi dobbiamo rispettare Dio nel prossimo; la cari- pulso, umane nell'espressione.
tà fraterna, per quanto viva, non deve degenerare Sappiamo anche con quanta tenerezza S . Pao-
mai in smancerie; perchè la famigliarità eccessiva' , lo scriveva ai suoi cari discepoli di Filippi; li chia-
diceva che li porta-
invece di rinvigorire i legami dell'affetto, li spez- mava sua gioia e sua corona;
za;• invece d'intrattenere la carità, la raffredda. va tutti nel cuore, e chiamava Dio testimonio del-
Dobbiamo amarci con amore soprannaturale; come la tenerezza con cui li amava. Ma l'Apostolo at-
dice il B. Padre : «Si dimostrino carità fraterna con
tingeva quest'amore, ce lo dice egli stesso, nel cuo-
re di Cristo: «In visceribus Jesu Christi (c. IV, 1; ut semper habeant quod
mentem non eri-
I, 7- 8 dell'Epistola)». Quando l'anima ha raggiun tint(c3a). eMspeerraiveingzlaiarsi czitonlsbdehg*,
st ra po
«g tudribasrim
se
to un alto grado di distacco da ogni cosa, e Dio en
b boe
per lei è davvero tutto, allora può amare con san- che siamo noi stessi imperfetti; i santi soli posso-
ta libertà; perchè i suoi affetti, radicati in Dio, au- no comprendere tutte le miserie e soprattutto pos-
mentano in lei la carità; e lo vediamo in S. Te- sono compatirle. Cotesti difetti saranno forse ag-
resa. Sul principio della vita spirituale, N. Signore gravati dall'educazione e dall'abitudine, dalle in-
la rimproverava perchè amava troppo natural- fermità che formano il doloroso corteo della vec-
chiaia; susciteranno antipatie naturali : a volte il
mente le creature; ma quando fu davvero morta
solo aspetto di certe persone basta a destar avver-
a tutto il creato, il Divin Maestro le permise di sione, tanto è sgradito. Come gettar un velo su
amare di nuovo, soprannaturalmente; ci fa me-
questi sentimenti? come impedire che il cuore si
raviglia trovare nelle sue lettere parole di tene- raffreddi, e la ripugnanza si manifesti? Solo la ca-
rezza delicatissima ; ma da tutte si rivela chiara- rità ardente può compiere il miracolo: ci fa vin-
mente che il suo amore scaturisce da Dio ( 4 ). La cere la natura e amare tutti i nostri fratelli, come
corrispondenza di S. Anselmo è pure una di quelle sono, in carne ed ossa.
in cui trabocca la più tenera amicizia; non saprem- Ma non fa così Dio con noi? Egli ci ama per-
mo ora trovare simili effusioni e così profondo ar- sonalmente come siamo; con tutto ciò che ci costi-
dore d'affetto; ma quel gran cuore era tutto di tuisce in quella data persona, e non in un'altra;
Gesù, e nel suo amore al Verbo Incarnato egli at- con tutto ciò che abbiamo avuto da lui come dono
tingeva tanta ricchezza di carità per i suoi fratelli. di natura e di grazia, ma anche con le nostre de-
Anche noi dobbiamo amarci con sincerità, con bolezze e i nostri difetti. Quanti attestati di mise-
verità, con ardore; ma l'amore deve venire di las- ricordiosa pazienza ci diede quando eravamo an-
sù, dipendere da Dio e ordinarsi a lui. cora suoi nemici e figli d'ira! Se allora ci avesse
trattati a rigor di giustizia, dove saremmo adesso?
E quante volte ci ha perdonato; con che magnani-
mità veramente divina ci aspettò, come il padre
del figliuol prodigo, illuminandoci nelle tenebre,
III. tollerando le nostre resistenze, aprendoci le braccia
appena ritornammo a lui !
Il nostro B. Padre ci dà pure esempio di pa-
Seconda forma dello zelo è la pazienza reci- zienza e di cedevolezza; perchè la sua grande ani-
proca : «I fratelli sostengano pazientissimamente le ma, perfettamente santa e molto vicina a Dio. tra-
« infermità loro, sia del corpo, sia dei costumi. — boccava d'indulgenza e di compassione; l'ideale da
« Infirmitates suas sive corporum sive morum pa- lui più specialmente vagheggiato e dato come mo-
« tientissime tolerent (e. 72)». Nessuno è esente da dello all'abate, è il buon Pastore (c. 2, e 27). Il
difetti; anche le anime che vanno a Dio sincera- superiore non deve sempre dirigere degli eroi ;
e il
mente e sono a lui molto vicine, ne ricevono favori pbcuona,milstreGbdcui
singolari, hanno manchevolezze e imperfezioni: S. Benedetto ricorda l'esempio, non deve sfinire
Gen.
r re-
usar disc
« Dio lascia loro cotesti piccoli difetti affinché non gregge con marce troppo lunghe,
si insuperbiscano. — Etiam quibus magna dona con quelli che più faticano a progredire
« tribuit, parva quaedam reprehensibilia relinquit,
XXXII], i•. Al,init 1011(1 i visi, I.1111A, i
Mit 'uni i buoi frai•lli con amore pieno dí bontà,
11 1,C I ' 1,< . <0
deve 1H-eteri:se ►iii!.•rivordin, sii giudizio; rvit re che
e pur mantenendo m- ,d•noto ori alto grado di virtii, ben, ridia
ritti frt,.tr ^ rnu, f:ernpr e r1!(•(,111s, le p.irol , di Chino
sappiti verfio 11u1111 vlie lentamente ascet i . (e, W1, i$0, n). b etiedel.f.o Gehil Oli
dono, per mel•tierli, non !;olo I ', !.(9111)ii r ►llt C<>11 completi, modello di
l t incoruggilinienlo vitri tate 1101( . . 111 S. p3.7.1,112":
ci dice apertamente (le e mite ed umile di (Atm.;
Mo mme 1n()!..11q) di nevondiiivendere voti uomini e l'EvaligeliAst applica a lui 1i bel Lehto
eolpt.voli! NON si mviindillizzò tii. si alterò miti; co- testo che il santo Legislatore riferice all'abate co-
me il nicdic o caritatevole, ricorre ad ogni mezzo l II e CHCiripl Lire N liti ipeZzt.rit ;t, mungi, gjii,
per salvarli, per consolare il colpevole inquieti) e schiacciata e non spegnersi. il lucignolo che fuma
turbato, liflincliè non sia affranto dalla tristezza; gi ancora (Matt. Xli, 20; Isaia X1,11, :1; fteg. (3)r..
e solo allorehe ha sufficientemente constatato che Invece di soffocarlo, Gesù attenderà pazien-
la di lui volontà i. radicata né] mule, lo separa dalla temente l'ora, ín cui ne dovrà sprizzare la magni-
comunità monastica. Fino ad. allora, tollera tutto; fica fiamma del puro amore; come fu per la Madda-
anzi il santo Patriarca vuole che l'abate riaccetti lena, per la Samaritana, per tanti altri. Egli dimo-
per tre volte i pentiti, se danno prova di resipi- strò compassionevole bontà per tutte le miserie
scenza sincera. Non si può immaginare maggior lon- umane, anche per la più schifosa ai suoi occhi divi-
ganimità ! Notate anche la tenerezza previdente, la ni, il peccato O. Che infaticabile pazienza ebbe coi
sollecitudine quasi materna con cui pensa ai fan- discepoli! Li senti contendere fra loro e manifestare
ciulli e alla loro debolezza, ai vecchi e alle loro in- spesso ambizione; li vedeva deboli nella fede, un-
fermità; con quale affettuosa ingegnosità vuole che pazienti, così che volevano allontanare da lu i i
si tollerino e si curino i malati (e. 64, 27, 28, 29, bambini; anche dopo la risurrezione dovette più
36, 37 della Regola). Davvero possiamo dire che volte riprenderli per la durezza di cuore, la lentez-
nessun'altra regola monastica richiede dai seguaci za a credere in lui, pur dopo tanti miracoli e tante
una così perfetta pazienza. « Abbiamo noi letto al- meraviglie compiute davanti a loro (Matt. XIX,
« trove precetti simili, così largamente compassio- 18; Marco, XVI, 14; Luca, XXIV, 25). E' un am-
« nevoli?. Si potranno scorrere tutti i documenti mirabile modello di pazienza, e giunse fino a. sop-
« della tradizione, anche dopo il sesto secolo, quan- portare accanto a sé colui, che sapeva lo tradirebbe
« do la disciplina ecclesiastica indulge maggiormen- nel giorno della sua Passione.
« te all'umana debolezza ; ma non vi troveremo nul- D'onde proviene tanta condiscendenza del cuo-
« la che superi o che si agguagli alla miserieordio- re di Cristo? Dall'amore; vuoi bene ai discepoli,
« sa larghezza del grande Patriarca; solo poche ani- perché in essi vede il nocciolo della sua Chiesa, e
« me straordinariamente elevate, come Agostino e per la Chiesa egli viene a dare la vita: «Dilexit
« Gregorio Magno, ebbero da Dio un cosi abbon- « Ecclesiam et seipsum tradidit pro ea (Efes. V,
« dante tesoro di carità accondiscendente. Si disse 25)». Perché li ama, li tollera nella sua compagnia
« che la Regola benedettina è un riassunto, una con infinita mansuetudine.
Ecco il nostro modello; teniamo sempre gli
« misteriosa abbreviazione del Vangelo, e che il
« Vangelo si riduce poi alla sola parola: carità;.ma occhi fissi a lui, e impareremo a suo esempio ad es-
« si può dire che la Regola benedettina lo riassu-. ser miti ed umili di cuore. Invece di scandalizzarci
« me ed abbrevia in moltissimi punti, raccogliendo
per i difetti del prossimo, vedremo in ogni fratello « rità che fa di tutti noi un sol cuore, possiamo,
il bene che Dio ha messo in lui, e sopporteremo vo- « con voce unanime, glorificare insieme Iddio, Pa-
lentieri, con pazienza grande, patientissime, le « dre del Signore nostro Gesù Cristo. E sopportando
imperfezioni di carattere, le infermità corporali che « così — continua l'Apostolo — il peso degli altri,
troviamo unite alle belle qualità. Ameremo star « vicendevolmente, adempiremo tutta la legge di
coi fratelli in ricreazione, anche se quest'esercizio « Cristo. — Alter alterius onera portate, et sic
della vita comune ci è gravoso; non ce ne dispen- « adimplebitis legem Christi (Rom. XV, 1-7; Gal.
seremo con pretesti, anzi vi andremo con cordia- « VI, 2)». Cotesta carità umile e paziente, che è
lità, in modo da rallegrarli: è una delle preziose « vincolo di perfezione, sarà anche per noi la fon-
occasioni in cui la carità fraterna può manifestarsi « te dei doni celesti; perchè ci apporterà con ab-
in mille forme. Non considereremo con occhio se- « bondanza il dono per eccellenza, la pace del Cri-
vero le eccezioni accordate ad altri; e se anche noi « sto Gesù. Caritatem habete, quod est vinculum
non avessimo bisogno di speciali riguardi, non ce- « perfectionis, et pax Christi exultet in cordibus
deremo alla tendenza, che porta a condannare co- « vestris, in qua et votati estis in uno corpore
me mollezza le dispense circa il riposo, la tavola, « (Col. III, 14-15)».
il lavoro, criticando la condotta dei superiori. Al rispetto e alla pazienza, S. Benedetto uni-
a Dovete avere — dirò anch'io con S. Paolo -- sce' la prontezza nell'aiuto scambievole, e vuole che
« viscere di misericordia, come è proprio degli elet- ci sia tra noi emulazione: «Obedientiam sibi cer-
tatim impendant (e 72)». E' l'eco fedele del con-
ti di Dio, che aspirano alla carità e sono amati siglio di S. Paolo: ;Nella carità fatevi servi gli uni
« dal Signore: rivestitevi di benignità, umiltà, mo-
« degli altri. — Per caritatem Spiritus servite in-
« destia, pazienza, sopportandovi a vicenda (Col. vicem (Gal. V, 18)». E altrove: «Ognuno di voi
III, 12-13)». Quanto ha ragione di unire umil-
« si mostri compiacente col prossimo, a fin di be-
tà e pazienza! Chi è umile non considera se stes- « ne. — Unusquisque vestrum proximo suo pla-
so come solo perfetto; .non è esigente cogli altri, « ceat in bonum. (Rom: XV, 2)».
non fa notare criticando, con malignità e durez- Non si tratta di ordini propriamente intesi,
za, le miserie del prossimo; non ha lo zelo amaro, nè di richieste che siano contrarie alle prescrizioni
che nasce nell'animo persuaso della propria perfe- dei Superiori; ma di quei piccoli servizi che pos-
zione, e che diventa molto spesso imperioso, in- sono far gusto agli altri; e in cose siffatte, dobbia-
transigente, La pazienza è figlia dell'umiltà, come mo essere generosi; Dio guarda con piacere colui
l'orgoglio è molte volte padre dell'impazienza ( 8). che dimentica se stesso per dare al prossimo; co-
E perciò ví prego, soggiunge S. Paolo, di com- me vuole appunto S. Benedetto: «Nessuno fac-
« patirvi con umiltà e mansuetudine, con pazien- « eia quello che giudica più utile a sè, ma mag-
ti sopportandovi a vicenda caritatevolmente, « giormente ciò che è gradito agli altri. — Nullus
a per conservare l'unità dello Spirito d'amore nel « quod sibi utile judicat sequatur, sed quod magis
a vincolo di pace ( 9)». « alio (")». Lo comanda l'Apostolo ai Filippesi:
L'altra ragione che il grande Apostolo dà al- « Ognuno consideri non il vantaggio suo, ma quel-
le sue incalzanti esortazioni è l'esser noi una sola « lo degli altri. — Non quae sua singuli consideran-
cosa in Cristo, come membri del suo mistico cor- tes, sed ea quae aliorum (II, 4)» . Il segno sicuro
po: « Dobbiamo dunque sopportarci a vicenda, co- di una grande santità è pensare più al prossimo,
« me fece il nostro capo, il Signore Gesù, che diede a ciò che gli è utile, che gli piace e lo rallegra,
« la vita per ciascuno di noi; affinchè, per la ca-
che a noi stessi;
te Dio
rsecmomrpo
dieci , perportarsi e iperchè bisogna amare
così, non una volleta
,n ranirn
en-
upn iif;nni circostanza, con tutti « non hai avuto vergogna di me sulla terra, io i
rospseim
zzo
o,rifcohnidp afrateli,snz .Uamoredl mi vergognerò di te in cielo (13) A.
eafdato no'
er' tsroolpopa abnegazione per durare Un altro fatto troviamo nella vita di S. Gel -
tanto quando ha origine soiaraDsio trude, che è molto istruttivo. Una mattina avanti
e stesso; dura sol_
e per questco- l'Ascensione, la santa si era levata presto al primo
um
carità verso il prossimo è data da Gesù
ne, seigno. stesso o la segnale, affrettandosi a recitare piamente l'Ufficio,
per eccellenza della presenza di Dio in per aver tempo dopo di far orazione più a lungo;
Canan ma S. Gregorio lo scriveva a S. Agostin
torberY, da lui mandat o
terminava la quinta lezione allorchè una suora,
o di anch'essa ammalata e all'infermeria, venne da lei:
pagani della Gran Bretta na predicare Cristo ai non poteva dir l'Ufficio perchè nessuno glielo leg-
notizia delle meraviglie, aver ricevuto geva. Impietositasi, Geltrude disse a Gesù: « Si-
che a'Dio
dopo
mezzo a conversione degli infedeli uo s « gnore, tu vedi che già ho fatto più di quanto
« diceva, che il dono dei miracoli non ti è da « avevo forza; ma per quella carità che sei tu stes-
« vantaggio tuo, ma per quelli alla "" pglr so, voglio ricominciare il Mattutino con questa
cui sal ute sieei' « sorella ammalata ». Mentre la Santa salmodiava,
« mandato. Anche i reprobi fanno miracoli; e noi il Cristo, — avverando le sue parole:* «Ciò che fate
« non sappiamo se siamo tra gli eletti. Un solo « al minimo dei miei lo fate a me» — si mostrò a
« segno ci . ha dato Iddio per riconoscere i suoi : lei, e le diede tali testimonianze di divina tenerezza
« l'amarci vicendevolmente (11) ».
che la parola non riesce ad esprimerle. Ogni frase
E difatti, che cos'è la carità? E' l'amore di della lode divina inondava l'anima della Santa con
Dio, che si estende in unico slancio anche a ciò la luce mite e soave della divina scienza e la colma-
che gli è unito : l'umanità di Cristo, e in lui a va di spirituali delizie ( 14).
tutte le membra del mistico corpo; poichè _Cristo In tutta la sua vita, cotesta degnissima figlia
soffre negli afflitti; è ammalato negli ammalati; di S. Benedetto mostrò una carità, una condiscen-
è triste negli animi affranti dalla tristezza; non ha denza inesauribile. Si narra pure che durante gli
egli detto, verità infallibile: « Ciò che farete al ultimi giorni della Settimana Santa l'anima di lei
« minimo dei miei lo fate a me?». E incarnandosi, era così strettamente imita al Cristo, e ai grandi
misteri della Passione che si rinnovano mistica-
non tolse Nostro Signore sopra di sè tutte le no- mente, da divenirle quasi impossibile strapparsi al
stre infermità? «Vere languores nostros ipse tulit pensiero di Gesù per applicarsi a cose esteriori.
(Isaia, LUI, 4)». Quando aiutiamo rossimo, e
prossimo, Nondimeno, quando si trattava di far un atto di
2
come se alleviassimo lui stesso carità, subito ritrovava la libertà di operare e non
Nella vita dei Santi troviamoam(1 molti
). tratti che esitava punto; e ciò prova — osserva il biografo
provano cotesta dottrina. S . Gre gorio Magno ci della Santa — che l'ospite al quale Geltrude ade-
narra la storia del m na Martirio, il quale in- riva interiormente nel riposo estatico di quel gior-
lebbroso 'così accasciato dal ni, era Colui del quale scrisse San Giovanni:
contrò sulla via . un h
così sfinito che non poteva più cammi- « Dio è carità; se ci amiamo a vicenda Dio di-
dolore e c
nare. Martirio lo avvolse ne l suo mantello e lo
lebbroso
« mora in noi e la carità è in .noi perfetta (Ep. I,
al mnastero; ma il le . a_
sulle spalle fino ò . o P rima di sp portò
« c. IV, 16)».
Cotesti esempi ci mostrano come sia importan-
subitamente si' .asform
tr in Gesù; l' e• Martirio,
dicendog i. « tu te aiutare i fratelli per quanto l'obbedienza alla
rire benedisse i l m onaco
_t - . io permette;
. , t t, ti, t1 ; 1;erché Di o anui • • 1, *,
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frah-lii quando bUs.,111130 .11 buono l'ultiaLl pro►
interiormente ciò che eludt. ,ie 1),,, t., ,..«tre
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111.40011 ti. i 1rAtC1tl.
c > L`,• qua Ntw che il jrateily del mio
Diamo pur,
venu-e:'• Nel fratello dubbia-
C-01111antla111,1111 , ; SICUt • Li Di-
:•, r. che iene a noi, e allora
,u3 Salvatorr MIO eN ',ti ,
. ,r. avo ir,ratirc.a.mente ; se così pensassimo.
diede ȏ stesso, calore, .11apir, !t-4 , ban_.
fi , r,e a chi ci domanda un favore: DO a iLbbaltdolaal m noi t*, por
• 1._%1, tar , , auf appena avrò finito il lavoro? a si dà da tutta klakaalti dar raer , oSos tot
q ualunq *talu tta
it". annua est t14 ed
santo Legislatore per l'obbe- bucai io pQMOINti a, rvr uu t tamil, *una cm%
ani faremmo nell'obbedienza fra- • Ma (Sin *mar : I -4 a Suole . Diamo, diiiiipme,
t , 7,4: immiedi" &Mare cisrEi cornia propria e ogni «Mia neevere ; daik‘AtIti ► no Gola die dire: ah.
abara opere, trarrill~
l.n.to con grande gioia: ~M do
...nes sa Deo tuo. No allimatu pnamakiln•,
stati■ q «las 4unt. mox exoccu- to por e lo chiamo saa dora tak. Agrir hes
..... i. Se guard,-- -" , ) con l'occhio ~e: persisi dunque — Isaworens. es, mio
Lirica fede. avremmo sempre Stil au.ore "tient, r "mato l'ho amato io, abor ,si n~io ardee.
mai di do- Limo il Milibie
-tiaintrreimatio; e BOO ei kaaactitrr, mono r mai 111111, 111 W.?
re ~velate 411dIMMICil alb altri. ie S'isolatami* poti aie ai è
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pia la mairs~ mietifraziome ri-
tarda arido podesaame tonerai. ; spesso /a vera esosa
è 1'4~ eiera roaike iodiderenti alle ikeernaitA
no il progresso spirituale; fanno un ,ra\- anno
a chi le commette perché offendono Cristo -t d
'Le mancanze contro la carità sono l. egli è l'oggetto della nostra freddezza, 'del ' t-,'°•
specie. ( i due mia risentmo.Sflicho'a
Ci sono le colpe di debolezza, involont no, ferite me stesso; se colpite uno dei miei men- ti-
a • scatidvoumre,'pazin;olsg bri, offendete la mia persona. Ma, dice S. Paolo,
ri e:dite,ropavcànldisuo.IPatrc « voi siete il corpo di Cristo, e membro l'uno del-
« l'altro. — Vos estis corpus Christi, et membra de
le chiama «spine di scandalo. — Scandalorum « membro (I. Cor. XII, 271s.
nae» —; coteste leggere frizioni sono frequenti_ spi
Così parla la fede; ne viviamo noi? Riflettia-
soggiunge egli : «quae oriri solent» (c. 13), special: mo sempre a questa verità, che ogni nostro pen-
mente in una società alquanto numerosa; ma non siero, parola o atto contro il prossimo, è detto o
sono colpe gravi, perché, in generale, non sono fatto contro Cristo stesso? Se la fede è debole, co-
premeditate. teste verità non si vivono; e allora facilmente si
Quando invece noi siamo punti, non dobbia- offende il prossimo, e nel prossimo Cristo mede-
mo impermalire e credere che ci sia stato un de- simo.
Allorché un'anima manca in questo modo alla
litto di lesa maestà; se consideriamo dall'alto l'of- carità, e riceve Gesù nella comunione, non può dir-
fesa ricevuta, ruminandola nella mente, saremo gli: «Gesù mio, ti amo con tutto il cuore»; sarebbe
sempre inquieti; è anche troppo pensarci una vol- menzogna perchè non abbraccia nello stesso affetto
ta. Il Santo Legislatore vuole, come S. Paolo ("), il Cristo e le sue membra; non ha completamente
che ci perdoniamo molto facilmente a vicenda co- accolto il mistero dell'Incarnazione; si ferma al-
teste piccole offese; vuole che l'abate, come padre l'Umanità individuale di Cristo e dimentica il pro-
della famiglia monastica, canti in coro, due volte lungamento spirituale dell'Incarnazione, il corpo
al giorno, a metà dell'Ufficio divino, il Pater no- mistico di lui. Invece, quando ci comunichiamo,
ster, per domandar perdono a Dio delle nostre col- dobbiamo sempre esser pronti ad abbracciare nella
stessa carità il Cristo e tutti quelli che a lui sono
pe, e così esser meglio disposti a perdonare ai no-
uniti; perchè egli si darà alle anime nostre nella,
stri fratelli. Il B. Padre vuole anche, se ci fosse misura stessa in cui noi diamo ai fratelli. L'Eu-
disaccordo, che ci riconciliamo prima di sera. «Cum caristia è sacramento d'unione col Cristo e con le
discordante ante solis occasum in pacem redire
(13 e 4) ,,. anime ( 55).
Per questo a Nostro Signore è tanto cara l'ani-
Le colpe che potrebbero diventare gravi a lun- ma, che si accosta a lui nella comunione disposta
go andare, perché sono deliberate, sarebbero le ad amare generosamente tutto il prossimo: la col-
freddezze volontarie, i risentimenti conservati in ma di magnifici doni, e le perdona subito lelenegli-
cuore, l'indifferenza prolungata, e altri aspetti di altre
genze, le mancanze in cui è incorsa contro
quel male che S. Benedetto combatte nell'elencare virtù, per l'amore ardente che porta alle membra
gli strumenti delle buone opere : «Non dare sfogo sue. Lo fece conoscere egli stesso a S. Geltrude, do-
hel l ecghueì haol
« alla collera ; non serbare falsità in cuore; non i aarnittàe analogos s a , qeu o seguì
d
e
« dare prove d'amicizia che non siano sincere ». n r ruant os udoi a antzti di
P ornata
Non è necessario insistere per mostrare il pericolo Mattutino, la Santa vide la propria anima
di colpe così contrarie allo spirito di Gesù; ricordia-
mo soltanto che paralizzano l'anima, ne impedisco-
ai pietre preziose ai meraviguosu spienuore: era sappiamo; ma giunto ai termine della sua lunga vi-
il premio della sua carità verso la monaca infer- ta e ricco d'esperienza, nell'atto di concludere il
ma. Ma questi ornamenti ravvivarono in Geltrud e codice monastico, che per noi contiene il segreto
ilsenodapr gità;scodòal_ della perfezione, ci parla anzitutto della dilezione
cune colpe leggere che non aveva potuto ancor a scambievole; e con lo stesso desiderio ardente di
confesar,phéil oeantdl Gesù nell'ultimo giorno, vuol vederci singolarmen-
monastero; se ne afflisse al momento della Comu- te eccelsi nell'amóre fraterno: «Ferventissimo amo-
nione, e Gesù la consolò: « Perché ti duoli di eo- re exerceant (e. 72) a.
teste negligenze, mentre sei gloriosamente avvolta Degno coronamento di una Regola che riflette
« nell'ornamento della carità, la quale ricopre la in sè il puro spirito del Vangelo!
moltitudine dei peccati? ». La Santa rispose:
« Come posso consolarmi? la carità vela le mie col-
« Pe, ma io me ne vedo ancora macchiata ». « La
carità, aggiunge il Salvatore, non ricopre solo
« i peccati, ma come sole bruciante, consuma in sé
e annienta i peccati veniali; e più ancora, orna Mt non dobbiamo avere zelo e carità solo ver-
« l'anima di meriti » ("). so ogni fratello personalmente poichè viviamo in
Il giovedì santo, dopo che l'abate ha' dato la una società cenobitica, dobbiamo amarla tutta
comunione ai membri della famiglia monastica, quanta, come il corpo del quale siamo menil,ra'‘
gli angeli ci vedono tutti come un solo corpo in e perché ad essa ci vincola il voto di stal,ilità.
Gesù Cristo; perché ognuno s unito a Lui, e per Amare voler bene ( 5 "); dol,biam ► dnaquc desi-
1111 siamo VP111111C111 i' un cosa sola ; cosi si avvera derare, e per quanto ci dato, promuovere il licae
l'intimo desiderio del Verbo inearnrtto, Ricordate spirituale e tinche quello materiale del nionastero,
l'ora suprema dell'addio, quando il Cristo Gesù !a secondo i disegni della l'rovvidetim.
intratlencva iwtr l'ultima volta cogli Apostoli, atri l'ossiamo livella , dovere speciale, se abbinino
da esercitare; se l'obbedienza vi
nan, eli rOtiiitit'il ► IT lit dOl ► t•1 ► 411 pitHillOtif' e (rimino 111111
vonipiere nel monastero, sia
!arsi per la salute (lel mondo: elle cosa ripeti' più posto una bumione
alti responsabili a alici e e del modo ( , 1155 rii
volle iliscorm r f.lie rosa domandò s ► pra,. . Il vero zelo tillorit n m-
l'adempiam ►
Ititto nella sua preghiera'? « Vi ho dato un nuovo
ettili" puntualmente le istruzioni dal' , dal ', ali' del
1 . 0111111111 ► 11111 . 111
► , l'Otlie segno elle 'giri(' !nidi liste 1110Illifit yr., r 111111111 ►►
pll1 1 ► 1.14C11111 ► 1 ► •111.
1'1 i' 1110011.

poli,..•. « Padre, voglio rlir siano uniti come cui l'esercizio dello zelo non ila limiti, e
11111 ; 111 . 1 .
siamo imiti io e te ; V011,11111101 i 1111 11 ' 1111H riellirdere innumerevoli alli di 1111111`1111Z1011e,
((;lok' , X 111, 111 HA; XVII, ',C2,2:1)«, le il lesta
,
l'i drdielierriito romplvtit
toento del Cuore Crini 0,
sii iiitziviwg, sii vi ►555,151515 molto r
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niellar itl tiontni tot,
A il Il, l'asti' I ; 11011 s'i litro:moto illudi , dist na tii
fri
11i lrirtrist, t'e stesi 1 . 111,111 ► 1‘911.< ► , t11111_91111( . 11(' prttr+slr' h11) (.114• lodo , . n fitt. oriviiom• ,14.1
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1111t11
414,0,11110 il 111111i3O 11.1111111
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l o l'idditregi non t49‘. dinientiento di porlsmw,
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pii' mutare i fratelli. per MCI tintili/ 1,11t i c I'ttIfrat,i}!r-1•e' li mi-mali a
111e ittiche 111111 111,,41'r111 11,1,a11111 Îrll'1 ► IIII ► e t, Iter 1111111110 ("1 ploeil 11111)0,1
in, et re•rrrlihrro inlioiti nitidi eli e,ereita•e lo zelo ettlit Oltill111() r1 . 1 , C41111111111• Ir ntetino le.
■ e,o la conitmitti. Conte
41111î vile Xtallo 111 1n ► 1111,l•m ite 4111 ► timliMontig ;
(n'e •111110,11
rovina 111 ',lo rltr 441 possa esereititri. itrl•
Prima di tinto eoll'amitre il niontiNte• ► con ∎ ittel
l'interno della Noriela m ► n ► tstien, cd iin•lic il
l'ardente amore, elle non vien ittiti metto; quindi ci ► rineipi ► della nostra
Kilanlerrtito bene dal gettar anche lit 111111111111 0111 perfezione. Più intenderemo
11 ) ► 1. 111 11'ilI• 111 1CI:0111 e le Osver•allZe s 1111s1 ilvremo
1tra sopra 1 suoi 111rmliri, dal far notare tigli t*,41 ra
noi Io spirito del nostro santo Patriarca, e intik.
nei le imperfezioni della povera natura umana remo tlivina, elle Dio ebbe erentulo•i. (''t\
bollo più clic cot este indiscrezioni e maldieen.i•e •eide trii la nostra speciale vocazione
111111 rela7,1olIe
stupiscono le persone che le ascoltano ; come 41 3 1 all'Ordine di cui facciamo parte e la nostra santi-
punto noi saremmo urtati al sentir qualcuno che tteazione ; divino manifesta esteriormente
dice male della propria famiglia. All'interno dob- 11 pensiero di Dio; rei egli dh tx ciasextn'animit il lu-
biamo cooperare con tutte le forze, ciascuno dal me e gli altri doni ehe corrispondono alla partico-
canto suo, a rendere la comunità monastica meno lare vocazione te cui fu chiamata,
indegna delle compiacenze divine, e più atta a di- Domandiamo spesso tel Santo Patriarca che ci
latare il regno dì Cristo nella Chiesa ; quindi ba- faccia vivere secondo il suo spirito; Dio s'è com-
diamo ad evitare ogni atto o parola che potesse piaciuto a colmarlo d'insigni favori, aftìnehè come
diminuire il fervore, indebolire il vigore spirituale, capo e legislatore, li faccia scorrere sopra coloro ì
raffreddare l'irradiazione soprannaturale: in una quali vivendo sotto la sua Regola, si sforzano di
parola, siamo scrupolosamente fedeli a ogni parti- penetrarsi anche del suo spirito. Nell'Antico Te-
colare del codice che regge la società cenobitica. stamento la benedizione dei Patriarchi era pegno
L'esperienza dimostra che la minima breccia può ai loro discendenti della protezione di Jahveh; e
produrre disastri; non c'è cosa più dolorosa della così la benedizione dei fondatori d'Ordini è per i
decadenza di grandi badie, fondate da santi, di- discepoli che camminano sulle loro orme la sorgen-
mora di anime care a Dio, che durante lunghi se- te dei favori celesti.
coli imbalsamarono con le loro virtù il mondo. Co- Il Patriarca dei monaci distende il suo man-
me si produssero le rovine? E' possibile che isti- tello per preservare e salvaguardare coloro che si
tuzioni dapprima vigorose siano crollate ad un trat- rifugiano alla sua ombra; in attesa che essi pure. ,
to? Spesso, certamente, intervennero cause ester- fia lel aa leo v rl tous ae ae t rpoe rac olrusi ,a sdala g ganuoe per
or m
ne: guerre che devastarono, pestilenze che decima- que ll' an im a gran -
rono i monaci, rivoluzioni che distrussero fin an- de, per arrivare al cielo (")•
che le mura e accelerarono la caduta; ma molto più
spesso la rovina cominciò dall'interno, si preparava
Anche
'ed l iriens!azinoenle
a numeroogird,vi
portanteeeomi oirt7tapriL:,
dai monaci. Don Mauro Wolter la I die,-eya più
Per sua natura lo zelo è ardente ; tende ad cialmente ad essi affidata, come indicata più vo l te
nella Regol a stessa; e la chiama con
espandersi; e, come naturalmente, dal chiostro si molta N.erità
dilata in molteplici manifestazioni che non possia- « antica e tradizionale missione (")». Non si tratta
mo dimenticare; appartengono alla nostra storia, di vasti collegi affollati, che attirerebbero a sè tut-
e sono parte intangibile e inalienabile delle nostre te le forze della badia; ma di scuole poco nume-
rose nelle quali per ciò stesso l'educazione è più
pure tradizioni.
Vi dissi prima che il tempo sopravanzato al-
curata, mentre gli educatori possono seguire rego-
larmente le osservanze del cenobio benedettino.
l'Ufficio, da S. Benedetto è consacrato al lavoro
Altra forma di zelo apostolico cara ai figli
manuale o alla lectio divina. Ma fra i lavori di ma- di S. Benedetto è l'ospitalità; e uno dei più bei ca-
no era compresa, come la Regola stessa (c. 83) lo pitoli della Regola tratta appunto quest'argomen-
lascia intendere, la trascrizione dei manoscritti: to, nel quale S. Benedetto rivela la sua grandezza
copiare un manoscritto era tanto meritorio quanto d'animo, elevandosi sopra ogni considerazione
seminare un campo o esercitare un'arte. A poco a ristretta e meschina, per abbracciare tutti gli uo-
poco, per evoluzione naturalissima, che trova prin- mini nella carità di Cristo. Uno dei più gravi rim-
cipio nello stesso codice monastico, e che divenne proveri che il Verbo Incarnato faceva ai Farisei, era
più rapida quando i monaci furono innalzati al sa- di preferire le loro tradizioni umane ai precetti
cerdozio, il lavoro intellettuale si sostituì a quello più tassativi della legge divina; ora ci possono es-
manuale, e le badie diventarono focolari d'intensa sere dei religiosi che nella loro gretta comprensione
vita intellettuale e di civiltà ( 12). Dovremmo citare della clausura, vorrebbero escludere dal monastero
molti nomi di monaci, che coltivarono la scienza per i loro fratelli secolari. Ma non allontanano essi
difendere la verità contro gli avversari, o per di- Cristo medesimo nella loro persona? Egli disse:
lucidarla, o per guidare le anime nelle vie della « Ciò che farete al minimo dei miei fratelli lo fate
perfezione; da S. Gregorio Magno, dal V. Beda, a me » ; principio soprannaturale che è il punto di
Alcuino, Rabano Mauro, S. Anselmo e S. Bernardo partenza del B. Padre, tutto penetrato del più
a Lodovico Blosio, a D. Mabillon e D. Martène, D. puro spirito evangelico ("). Egli desidera certa-
Guéranger, D. M. Wolter, Mgr. Ullathorne e Mgr. mente che i suoi figli fuggano il secolo; ma sa an-
Hedley. Come dottori sapientissimi ( 22), come teo- che benissimo che il monaco non cessa di essere cri-
logi o eruditi, come asceti di vasta dottrina, essi stiano, e che il fondamento del vero spirito cristia-
furono di grande aiuto alla Città di Dio; lo studio no è non solo l'amore di Dio, ma anche quello del
scientifico della S. Scrittura, dei Padri della Chie- prossimo; quindi vuole che, lungi dal chiuder la
porta del monastero ai poveri, ai pellegrini, agli
sa, della liturgia, della storia ecclesiastica e mona-
ospiti, si ricevano invece tutti quelli che soprav-
stica ; tutte codeste manifestazioni di zelo e d'atti-
vità sono giustificate dalla più antica e costante « vengono come Cristo stesso; perciocchè egli di-
tradizione, che interpretò la Regola ("); ebbero « rà: Ospite fui e mi riceveste. — Omnes superve-
« nientes hospites tamquam Chrìstus suscipiantur,
ed hanno nel chiostro cultori ferventi, che sempre e iscoesint a: nH
g. up.
nuei a( Ripse ed.ic5t3 chei atutttliscseiapifsatt
daosppoeisfui et s is_
consacrarono e consacrano ingegno e fatica alla
Chiesa e alle anime.
to onore con grande carità; e arriva persino a sug-
gerire al Superiore, con ammirabile accondiscen- ratore del Padre; ragione per cui il grande Pa -
denza verso l'ospite sopraggiunto, di rompere il di- triarca vuole che nessuna altra opera sia preferiti
giuno, se tuttavia non è di precetto ecclesiastico. all'opus Dei; ma non dimentica che Cristo è anche
I veri figli di S. Benedetto non temono punto il Salvatore degli uomini, che ha consacrato loro
d'imitar l'esempio del loro padre, e di accogliere tre anni di predicazione, ed ha per essi versato il
nel monastero Cristo, in persona degli ospiti. Santa proprio sangue fino all'ultima goccia; per questo
Teresa graziosamente si burla di quelli che duran- noi pure ci dedichiamo alla salute del prossimo.
te l'orazione non osano far il minimo movimento, Si dice nella Regola che l'abate deve ammaestrare
per timore di interrompere l'unione con Dio ("): la Comunità principalmente con l'esempio, e che
e nelle debite proporzioni si può dire che colui il non deve mai fare quello che insegna agli altri di
quale, col pretesto della quiete interna, pretende evitare : « Omnia vero quae diseipulis docuerit es-
escludere dal chiostro gli ospiti, non comprende se contraria in suis faetis indicet non agenda (e. 2)» ;
che cos'è la carità, e dimostra un raccoglimento e S. Gregorio ci assicura che la vita del S. Patriar-
pietista molto fragile, edificato sopra basi false. In- ca fu il verace commentario della Regola ("). «An-
vece l'esperienza prova che quando l'ospitalità mo- « zi, l'uomo di Dio, continua egli, istruiva nel-
nastica si esercita in ispirito di vera carità cristia- « la fede molti del vicinato con continue predica-
na, con le debite precauzioni prescritte da S. Be- « zioni. Vir Dei commorantem circumquaque
nedetto, i monaci non hanno nocumento da coteste « multitudinem praedicatione continua ad fidem vo-
visite di Cristo, anzi ne ritraggono benedizioni ab- « cabat ». Altrove lo stesso Papa ci narra che nei
bondanti, perehè hanno riconosciuto l'Ospite divi- dintorni del monastero si trovava un villaggio, i cui
no in fractione panis. abitanti furono per la massima parte convertiti da
L'amore del prossimo, frutto del vero amore S. Benedetto; dunque il Santo evangelizzava egli
di Dio, portò necessariamente i monaci alla cura stesso le popolazioni vicine; e leggiamo anche co-
diretta delle anime • ed è questa una delle opere me spesso — crebro — mandasse i suoi monaci ad
più feconde dello zelo monastico. istruire alcune religiose che dimoravano un po' lon-
Il monaco abitualmente e normalmente sta tano dal monastero. Ciò che S. Benedetto' insegnava
bene nel monastero; là si è nascosto con Cristo nel ai monaci con la parola e con l'esempio, la più
giorno della professione religiosa, suo secondo bat- bella tradizione monastica lo consacrò nei secoli
tesimo; e vi compie con diligenza l'opera della, con l'uso costante; (") e senza ledere l'integrità
propria santificazione; la badia è veramente l'offi- della vita comune, nè mancare a ciò che esige so-
cina in cui deve lavorare: «Officina ubi haec om- stanzialmente la stabilità, l'ordine benedettino
« nia diligenter operemur claustra sunt monasteri esercitò un apostolato fecondo, che convertì tante
(Reg. c. 4)» ; e per questo S. Benedetto vuole che nazioni al Vangelo, dilatò il regno di Cristo. Non
i monaci possano trovare nel loro recinto ogni co- si può negare che fossero veri figli di S. Benedetto
sa necessaria alla vita e al lavoro. Ma se osservia- quei grandi monaci, ardenti d'amore per le aMme,
mo gli esempi stessi del N. B. Padre, e le migliori come S. Gregorio, S. Agostino di Cantorbery e i
tradizioni dell'Ordine, vedremo che cotesta vita, suoi compagni, S. Bonifacio, S. Anseario, S. Wil-
claustrale o rinchiusa non deve intendersi con si- librordo, S. Adalberto; e in tempi più recenti, Mgr.
gnificato assoluto ed esclusivo; dobbiamo imitare Marty, Mgr. Polding, Mgr. Ullathorne, Mgr. Sal-
perfettamente Cristo ; questi era anzitutto l'ado- vado ("), e molti altri che, come scrisse D. Guéran-
ger, «furono uomini illustri e santi, grandi religiosi
« che vivamente espressero nella loro vita lo spirito comunicarle i risultati dei loro mirabili studi sulla
musica sacra, affinchè ne potessero profittare tutte
« che il nostro grande Patriarca infuse nella Rego_ le assemblee cristiane; e ai figli di S. Benedetto
« la ( 30) o. Lo zelo del quale furono animati in tut-
ta la loro esistenza, diede nuovo lustro alla santità affidò la revisione critica della Volgata. Sono segni
certi di grande fiducia; ma noi dobbiamo sempre
monastica; ed essi furono le glorie più pure di se- corrispondere fedelmente: « ricordiamo in ogni oc-
coli passati; straordinariamente fecondi per la Chie- » correnza che il monaco, per esser fedele alla sua
sa di, Cristo (Vedi Nota, alla fine del Capitolo). missione, deve credersi e dimostrarsi l'inviato di
Ma ín loro troviamo anche una singolare ca- « Pietro, servo devoto e uomo ligio alla santa e
ratteristica: la dedizione illimitata alla santa Chie- « apostolica Chiesa di Roma ( 3-1) ».
sa apostolica e romana. L'unione alla cattedra di D'onde scaturiva cotesto zelo? Dove attinge-
Pietro fu (") sempre per i nostri padri il pegno vano questi santi monaci la virtù di diventare,
della vitalità e della gloria; dovunque andava, quando l'obbedienza o gli eventi li chiamavano,
il monaco benedettino era considerato come rap- grandi apostoli e uomini infaticabili? Dove trova-
presentante della benefica potenza di Roma. Si vano l'ardore irresistibile, la forza generosa e indo-
chiami Agostino in Inghilterra, Willibrordo in Fri- mita con cui accettavano ogni fatica, affrontavano
sia, Bonifacio in Germania, Adalberto nei paesi ogni lotta sostenevano ogni dolore per estendere
slavi, è sempre mandato da Roma ; ed essa ne il regno di Cristo? L'amore di Dio e di Cristo era
benedice gli inizi, ne asseconda gli sforzi, ne con- il focolare a cui s'accendeva vivacissima la fiam-
sacra l'esito. E l'Ordine monastico, dopo aver coo- ma dello zelo.
perato alla grande opera liturgica di Roma, con la S. Bernardo, grande monaco e apostolo am-
fede romana portò la civiltà agli estremi limiti del- mirabile, scrisse: « E' proprio della vera e pura
l'Europa; con la Congregazione di Cluny, in cui « contemplazione far sì che l'anima, accesa dal fuo-
si raccoglieva allora il suo maggior vigore, fu chia- « co divino, si infiammi anche di così ardente zelo
mato ad una missione ancora più alta; nerchè « e di così vivo desiderio di dare a Dio dei cuori che
identificato per alcun tempo coi destini di Roma, « l'amino pienamente, da abbandonare molto volen-
diede, ispirò, sostenne in ogni modo i grandi Papi « tieni il riposo della contemplazione per i travagli
dei secoli XI e XII, eroici difensori della santità e « della predicazione; poi, quando ha soddisfatto il
dell'indipendenza della Chiesa ( 32). « suo ardore, ritorna alla contemplazione con tanto
« Ma d'allora in poi, per l'influsso di parecchie « maggior premura, quanto più si ricorda d'averla
« cause, l'Ordine Benedettino perde importanza : c'è « interrotta con maggior frutto. Così pure, gustate
« però un fatto da constatare, e di gran valore : i « alquanto le dolcezze della contemplazione, si rì-
« Papi con ogni sforzo lo protessero, tentarono di ri- « mette con novello vigore a conquistare altre ani-
« sollevarlo e di stringerlo a sè, come membro prin, me a Dio » ( 35).
cipale al capo: Velut principalia capiti suo mem- Così pensa anche S. Gregorio: « Quantunque
« bra ( 33 )», dice Gregorio VII, che è nostro. E noi sia bene ordinata l'esistenza in cui si passa dalla
ben conosciamo l'affetto degli ultimi Pontefici per « vita attiva alla contemplativa, tuttavia non è inu-
l'Ordine; il collegio internazionale di S. Anselmo o file ritornare dalla contemplativa all'attiva: l'ar-
a Roma si deve alla principesca munificenza di « dore attinto nella contemplazione dà modo di
Leone XIII, di gloriosa memoria; senza parlare di « compiere meglio le opere della vita attiva » ( 36).
altri fatti, ricordiamo che la Chiesa romana doman- S. Teresa parla nello stesso modo: « O carità
dò ai monaci della Congregazione di Francia di
496

« di coloro che amano veramente cotest o divino Si-


« gnore, e conoscono le tendenze del suo cuore ! E' VIII.
« impossibile per loro riposare, quando son persuasi
i, dì poter cooperare anche per poco al bene di una
« sola anima e di farla progredire nell'amor di Lo stesso S. Benedetto c'inculca questa d
« Dio; oppure consolarla nelle pene, liberarla da trina fondamentale, cethnrlooese.ollirlQai vero idnasce
« un pericolo. Come la quiete propria diventa loro atrpcesaiio e
rpigneoaltad2i.:i gCcerh,ies\,.
« gravosa ! Se non possono fare, ricorrono all'ora- g lesntaarenorosdsstoa oiopnf rnaitea asecltlet g, i lalissai:
eaR
onut°::
2.-
« zione e importunano il Signore. Volentieri sacri- agina della
« figiano le loro delizie a favore di tante anime la precetti che riguardano Di
« cui perdita le trafigge così dolorosamente! E come vo ci ripete, come a riassumere il suo pensiero pri-
ma di congedarsi, che dobbiamo «temer Dio, amar
« è loro soave cotesto sacrificio ! Dimenticano ogni
« l'Abate con carità sincera e umile, e nes suna
« loro gusto e pensano solo a fare con maggior per-
« fezione la divina volontà » ( 3 9. « cosa preporre a Cristo » : lo zelo appassionato per
i diritti di Dio, Signore supremo; l'obbedienza a
Per noi, che siamo legati dall'obbedienza, chi lo rappresenta; l'amore a Cristo: sono le fonti
l'esercizio dello zelo è limitato all'attività che è più limpide e pure a cui si alimenta lo zelo.
propria del monastero, o per tradizione, o per cir- Non vogliamo ripetere quanto è stato detto
costanze speciali, o soprattutto per gli ordini del- già sui primi due punti; abbiamo dimostrato qua-
l'abate; ma ognuno, nel posto che gli è assegnato, le importanza abbiano nella vita del monaco; in-
deve lavorare a far conoscere e amare Dio, deve sisteremo solo, come fa il B. Padre, sull'ultima
diventare apostolo dí Gesù. Quantunque dobbia- frase del capitolo, con la quale conclude la Re-
mo stimare profondamente e avidamente desiderare gola: « Non preferiscano null'altro a Cristo. —
la solitudine, bisogna che ci dedichiamo total- Christo omnino nihil praeponant .. Farà bene
mente alle cariche imposte dall'obbedienza o agli all'anima nostra fermarci alquanto a meditare que-
impieghi assegnati: così non abbandoniamo Cristo sto amore assoluto che dobbiamo avere per Cristo
perché lavoriamo a pro' dei suoi membri- anzi, Gesù nella sua persona.
quanto faremo per amore dei fratelli --che' sono Voi lo sapete, il nostro cuore è fatto per ama-
i suoi fratelli — andrà a Cristo stesso: è la parola re; è necessità di vita, quindi ameremo o il Crea-
di colui che è verità infallibile e unica sorgente tore o la creatura. N. Signore ha detto che non si
della nostra perfezione. possono servire due padroni; e l'amore sarà tanto
più ardente, quanto più la nostra capacità d'af-
fetto è profonda; ora, dice il B. Padre, bisogna
che a Cristo diamo nel nostro cuore il primo e
principale posto: « Christo omníno nihil praepo-
nant ». Notate il significato assoluto dei due ter-
mini «Omnino nihil». Perché tanta forza d'espres-
sione? Perché le nostre anime sono consacrate
!I
Cristo; e nel giorno della professione
perdemmo il
per-
diritto di abbandonarle alle creature. Dio salvo il
mette alle persone del mondo, purché re
32
fine supremo di ogni creatura, di amare legittim a 495
ni_-mentalri;ochd'mretal,co cissima disposizione
pleto, dominatore ; ma noi abbiamo promesso di L'ammirazione così in-
« tenia è amore. Primo effetto dell'amor e è farci
amarlo 'unicamente, di cercar sempre lui solo, e
lecratuin;gbmodet:«Sinr, « ammirare la cosa amata, farcela guardare sera-
pre con compiacenza, ritornarci cogli occhi e
sei così grande, possente, buono che puoi, solo, « non voler mai smettere di guardarla; questo mo-
contentare le aspirazioni della mia anima e gl'i n_ « do di onorare Dio si mostra nei Santi fin dai
timi bisogni del mio cuore; perciò voglio te solo « primi tempi. Così faceva Davide allorchè escla-
vivrò solamente per te». Quest'atto di fede, molto « mava: Quam admirabile !... quid homo
!... Quam
gradito a Dio, è stato da noi fatto con gioia nel « magna multitudo dulcedìnis tuae, Domine
giorno della professione monastica; ma dobbiamo « Come il tuo nome è ammirabile !
come le tue
vivere sempre di questa fede; ed è molto difficile « dolcezze sono grandi e innumerevoli ! E' il can-
al cuore umano; perchè nella sua natura immate- « tico dei Santi nell'Apocalisse: Chi, o Signore, ti
riale Dio è così superiore a noi che per contentarci « temerà? chi esalterà il tuo nome? perchè tu solo
unicamente del suo amore, abbiamo bisogno di un « sei santo. E poi, non sapendo come esprimere la
sostegno oggettivo, concreto, tangibile. Il Signore, « nostra tenerezza, il nostro rispetto, la nostra
che lo sa, ci diede il Verbo Incarnato, Dio visibile e « gioia, taceremo: si fece nel cielo silenzio per
vivente fra noi; per cui amando Gesù Cristo amia- circa mezz'ora; silenzio ammirabile, che non può
« durar molto in questa vita turbolenta e tumul-
mo Dio stesso. Ecco perchè dobbiamo aver per lui « tuosa » (").
un amore assoluto, ardente, incessante. Nostro Signore gradisce molto cotesto modo di
Come lo esprimeremo? Dapprima faremo di onorarlo nei suoi misteri: ce ne diede egli stesso
tutto per conoscere il Salvatore e i suoi misteri. l'esempio allorchè « esultò per santo entusiasmo
Tutto ciò che lo riguarda ci deve star a cuore, non nella contemplazione delle perfezioni adorabili de!
per alimentare una conoscenza freddamente intel- Padre e della meravigliosa condotta delle anime:
lettuale, ma per essere fonte di preghiera; più lo « Exultavit Spiritu Sancto (Luc. X, 21)D. In que-
conosceremo in questo modo e più ci affezioneremo sto, la Liturgia ci aiuta assai; e lo Spirito ci mette
a lui. Ma nel contemplare la persona e i misteri sulle labbra le formole più sicure con cui magnilì-
di Gesù dobbiamo soprattutto essere animati dal care, esaltare l'opera divina; le espressioni litur-
sentimento di ammirazione : « E' ottimo modo giche variano a seconda dei misteri; ma ce n'è
« di onorare i suoi misteri il rimanere davanti a uspneasscol,iecodobbiamo
sedm
irp uovgOo,rpneorcehèaanclhuie par-
e reognni
« Dio in grande ammirazione silenziosa, conside-
« rando la di lui bontà e le meraviglie che com- ticolarmente gradita: «Credo in te, Cristo Gesù,
nato dal Padre, Dio da Dio, luce da luce, consu-
e pie In quest'orazione, non si tratta di pen- stanziak al Padre, per il quale ogni cosa è stata
e sar molto, nè di fare grandi sforzi: stiamo da- fatta; che per noi sei disceso dal cielo e ti sei in-
« vanti a Dio, ci meravigliamo delle grazie che ci carnato... che sei salito al cielo per sedere alla de-
« fa, e ripetiamo cento e' cento volte, senza par- stra del Padre, e regnerai per seiriepssrae). S. Te-
« lare esteriormente : «Quid est homo? Che cosa è regni non erit finis (Credo de a
e l'uomo che ti degni ricordarti di lui? C'inabissia- ime parole del Credo «era
resa scrive che a queste ultime
« mo nello stupore e nella gratitudine, senza voler « raro ,e,h(e38rn provasse nel cuore una gioia spe-
« produrre la minima parola all'esterno o all'in-
« temo. finchè dura in noi cotesta beata e sempli-
fine supremo di ogni creatura, di amare legittinaa- 41n1
mente altri; e non chiede loro l'amore totale, com-
pleto, dominatore ; ma noì abbiamo promesso di cissima disposizione..... L'ammira
tensa è amore. Primo effetto dell'umo coèsì f in_
amarlo 'unicamente, dì cercar sempre lui solo, e re
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sei così grande, possente, buono che puoi, solo, compiacenza, diritornar ci
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contentare le aspirazioni della mia anima e ei n_ steohi mmo-
« do di onorare Dio si mostra nei Santi fin dai
timi bisogni del mio cuore ; perciò voglio te solo, « primi tempi. Così faceva Davide allorchè escla-
vivrò solamente per te». Quest'atto di fede, molto « mava: Quam admirabile !... quid homo L.. Quam
gradito a Dio, è stato da noi fatto con gioia nel magna multitudo dulcedinis tuae, Domine
giorno della professione monastica; ma dobbiamo « Come il tuo nome è ammirabile ! come le tue
vivere sempre di questa fede ; cd è molto difficile « dolcezze sono grandi e innumerevoli ! E' il can-
al cuore umano; perchè nella sua natura immate- « tiro dei Santi nell'Apocalisse: Chi, o Signore, ti
riale Dio è così superiore a noi che per contentarci « temerà? chi esalterà il tuo nome? perchè tu solo
unicamente del suo amore, abbiamo bisogno di un « sei santo. E poi, non sapendo come esprimere la
sostegno oggettivo, concreto, tangibile. Il Signore, « nostra tenerezza, il nostro rispetto, la nostra
che lo sa, ci diede il Verbo Incarnato, Dio visibile e gioia, taceremo: si fece nel cielo silenzio per
vivente fra noi; per cui amando Gesù Cristo amia- « circa mezz'ora; silenzio ammirabile, che non può
« durar molto in questa vita turbolenta e tumul-
mo Dio stesso. Ecco perchè dobbiamo aver per lui « tuosa » (").
un amore assoluto, ardente, incessante. Nostro Signore gradisce molto cotesto modo di
Come lo esprimeremo? Dapprima faremo di onorarlo nei suoi misteri: ce ne diede egli stesso
tutto per conoscere il Salvatore e i suoi misteri. l'esempio allorchè « esultò per santo entusiasmo »
Tutto ciò che lo riguarda ci deve star a cuore, non nella contemplazione delle perfezioni adorabili
per alimentare una conoscenza freddamente intel- Padre e della meravigliosa condotta delle anime:
lettuale, ma per essere fonte di preghiera; più lo « Exultavit Spiritu Sancto (Luc. X, 21)». In que-
conosceremo in questo modo e più ci affezioneremo sto, la Liturgia ci aiuta assai; e lo Spirito ci mette
a lui. Ma nel contemplare la persona e i misteri sulle labbra le formole più sicure con cui magnifi-
di Gesù dobbiamo soprattutto essere animati dal care, esaltare l'opera divina; le espressioni litur-
sentimento di ammirazione : — « E' ottimo modo giche variano a seconda dei misteri; ma ce n'è
una che dobbiamo dire ogni giorno e anche più
« di onorare i suoi misteri il rimanere davanti a
« Dio in grande ammirazione silenziosa, conside- spesso, con fervore sempre nuovo, perchè a lui par-
ticolarmente gradita: «Credo in te, Cristo Gesù,
« rando la di lui bontà e le meraviglie che com- nato dal Padre, Dio da Dio, luce da luce, consu-
« pie In quest'orazione, non si tratta di pen- stanziale al Padre, per il quale ogni cosa è stata
sar molto nè di fare grandi sforzi: stiamo da- fatta; che per noi sei disceso dal cielo e ti sei in-
« vanti a Dio, ci meravigliamo delle grazie che ci carnato... che sei salito al cielo per sedere alla de-
— Cujus
« fa, e ripetiamo cento e' cento volte, senza par- stra del Padre, e regnerai per sempre.
« lare esteriormente : «Quid est homo? Che cosa e regni non erit finis (Credo della Messa) ». S. Te-
parole del Credo «era
« l'uomo che ti degni ricordarti di lui? C'inabissia- resa scrive che a queste ultime
« mo nello stupore e nella gratitudine, senza voler « raro che
non provasse nel cuore una gioia spe-
« produrre la minima parola all'esterno o all'in- eiale » (38).
« temo, finché dura in noi cotesta beata e sempli-
Posslarno :mette adoperare le parole del Gli, sempre il pensiero :IN 'ogget lo am at o ; e un; tro-
ria, le sue acclaniaLioni: «Gloria a te, Figlio unj et, veremo Gesù ao,,,n q ue vogliamo, ue woratofio
del Padre; ti lodiamo, ti adoriamo, ti g lorific hi, nel tabernacolo, in cella, nel santuario
!ho; o tu, che cancelli i peccati del inondo, acco- nostra. Ve lo troveremo quale lo videro ì suoi con-
gli la nostra preghiera; o tu, che siedi alla destr a temporanei: come i Pastori e ì Magi nel Presepio ,
eidelPar,biptàno;eché.usl come la folla che lo seguiva per le vie, Marta
santo, tu solo sei il Signore, l'Altissimo, o Ge. Maddalena che lo accoglievano 31 lletaania, i disce-
sù Cristo, con lo Spirito Santo, nella gloria di Dio poli chi' gli stavano attorno nel cenacolo; trovere-
Padre. — Tu solus sanctus, tu solus Dominus, tu mo il medesimo Cristo che parlava con la S'amari-
solus Altissìmus, Jesu Christe ». tana al pozzo di Giacobbe e le diceva: Se tu eo_
Belle anche le lodi del Te Deum : «Tu sei il noscessi il dono dì Dio! Il Cristo che guariva il
Re di gloria, o Cristo, Figlio eterno del Padre. Per lebbroso, che calmava ì flutti infuriati; Cristo Ge.
liberare l'uomo, non sdegnasti scender nel seno di sù, Figlio del Padre, nostro Salvatore e Reden-
una vergine; vinta la morte, apristi ai tuoi cre- tore, fattosi nostra sapienza e santità; lo tro-
denti il regno dei cieli; sei assiso alla destra del. veremo con la pienezza della sua onnipotenza su
Padre, nella sua gloria: in gloria Patris; e noi cre- prema, con la virtù dei suoi divini misteri, con la
diamo che tu verrai a giudicare gli uomini. Con- infinita sovrabbondanza dei suoi meriti e delle sue
cedi a noi, redenti dal tuo sangue prezioso, di aver • soddisfazioni, nell'ineffabile misericordia del suo
parte coi Santi alla tua gloria. — Tuis famulis amore; e il contatto che la fede stabilirà fra lui
e noi darà alle nostre anime soccorso, luce, forza,
subveni quos pretioso sanguine redemisti ». pace e gioia; «Venite a me ed io vi ristorerò. —
Altre volte ci rivolgeremo al Padre: « Padre « Venite ad me et ego refieiam vos (Matt. XI,
santo, Padre giusto, che hai detto: Ho glorificato « 28) »; poiché egli è davvero l'amico fedele e mu-
il Figlio e di nuovo lo glorificherò: « Clarificavi et nifico, che sa compatire. Ci accoglie per condurci
iterum clarificabo»; manifesta ognor più questa al Padre e introdurci negli splendori santi e beati-
gloria che Gesù possiede presso di te prima della fici, per farci godere eternamente la sua gloria;
creazione del mondo (Giov. XII, 28; XVII, 5). Per- come Unigenito Figlio, in cui Dio ha posto le sue
ché egli s'è annientato fino alla morte di croce, esal- compiacenze.
talo, glorificalo sempre più nel nome che tu stesso Ma il segno indubitabile dell'amore è l'adem-
gli hai dato e che è superiore a ogni altro nome; piere in tutto la volontà di Gesù e del Padre: «Chi
fa che ogni ginocchio si pieghi in cielo, sulla terra « adempie la volontà del Padre mio diceva Gesù

e nell'inferno al risuonare di questo Nome; che stesso — è per me fratello, sorella, madre. (Matt.
ogni lingua proclami come il tuo Figlio Gesù, Si- « XII, 50)». E altrove: «Se
mi amate, osservate i
gnor nostro e nostro Dio, vive e regna con te, nella s miei comandamenti. — Si diligitis me, mandata
ama, s'in-
gloria eterna, col vostro comune Spirito ». « mea serviate (Giov. XIV, 15)». Chi
Tutte queste lodi, quando sono scaturite vive gegna in ogni modo di far piacere all'amato; non
dal cuore, sono atti coi quali esprimiamo a Gesù saremo cari a Gesù se non ci sforziamo di compiere
il nostro amore; e quando li rinnoviamo spesso, in- in ogni cosa, e
con ardente fervore amoroso, la
venne ap-
trattengono nell'animo l'affetto. volontà del Padre, che è re ce darEgli ci gramzia -
L'ammirazione e l'amore si dimostreranno pra- cela conoscere
per farcela punto suo Cuore
non c'è cosa più Gradita al
ticamente nel godere a star in compagnia di Ge- pula ; e
sù. Chi ha in cuore un affetto traboccante, ha
Priamo anche adoperare le parole del G1,
ha, le sue acelamab'orti: .Gloria a te, Figlio link,
vseere
mprareo ilGe_
p:ansiaero
c›,,m
alic;c:r_
del Padre; ti lodiamo, ti adoriamo, ti glorifichi a_
ma; o tu, che cancelli i peccati del mondo, aec,_ nel tabernacolo. in cella„ nel saltuari, defl'a "
nostra. Ve lo troveremo quale lo videro i suoi COL- a
La nostra preghiera; o tu. che siedi alla destra temporanei: nome i Pastori e nel Presepio,
del Padre. abbi pietà dì noi; perchè tu sol o sei come la folla che lo seguiva per le vie, Marra e
santo, tu salo sei il Signore, l'Altissimo, o Ge- 31addalena che lo accoglievano a Bet.ni a* i
sù Cristo, con lo Spirito Santo, nella gloria di Di o poli che gli stavano attorno nel cenacolo; trove re--
Padre.—Tusolnt, Dmius mo il medesimo Cristo che parlava con la Samari-
solus AIÚ.ssimus, Jesu Christi r. tana al pozzo di Giacobbe e le diceva: Se tu co-
Belle anche le lodi del Te Deum: «Tu sei il noscessi il dono di Dio! Il Cristo che guariva il
Re dì gloria, o Cristo, Figlio eterno del Padre. Per lebbroso. che calmava i flutti infuriati; Cristo Ge-
liberar l'uomo, non sdegnasti scender nel seno dì sù, Figlio del Padre, nostro Salvatore e Reden-
una vergine; vinta la morte, apristi ai tuoi cre- tore, fattosi nostra sapienza e santità; lo tro-
denti il regno dei cieli; sei assiso alla destra del veremo con la piene77s della sua onnipotenza su-
Padre, nella sua gloria: in gloria Patris; e noi cre- prema. con la virtù dei suoi divini misteri, con la
diamo che tu verrai a giudicare gli uomini. Con- infinita sovrabbondanza dei suoi meriti e delle sue
cedi a noi, redenti dal tuo sangue prezioso, di aver soddisfazioni, nell'ineffabile misericordia del suo
parte coi Santi alla tua gloria. — Tuis famulis amore; e ìl contatto che la fede stabilirà fra lui
subveni quos pretioso sanguine redemisti ». e noi darà alle nostre anime soccorso, luce, forza.
pace e gioia; «Venite a me ed io vi ristorerò. —
Altre volte cì rivolgeremo al Padre; a Padr e
Venite ad me et ego reficiam vos (Siate_ XI,
santo,Pdregiuch to:Hglrifa
ìl Figlio e di nuovo lo glorificherò: « Clarificavi et « 28) T ; poichè egli è davvero l'amico fedele e mu-
nifico, che sa compatire. Ci accoglie per condurci
iterum clarificabo» ; manifesta ognor più questa al Padre e introdurci negli splendori santi e beati-
gloria che Gesù possiede presso di te prima della fici, per farci godere eternamente la sua gloria;
creazione del mondo (Giovi. XII, 28; XVII, 5). Per- come Unigenito Figlio, in cui Dio ha posto le sue
chè egli s'è annientato fino alla morte di croce, esal- compiacenze.
talo, glorificalo sempre più nel nome che tu stesso Ma il segno indubitabile dell'amore è l'adem-
gli hai dato e che è superiore a ogni altro nome; piere in tutto la volontà di Gesù e del Padre; «Chi
fa che ogni ginocchio si pieghi in cielo, sulla terra « adempie la volontà del Padre mio -- diceva Gesù
e nell'inferno al risuonare di questo Nome; che stesso — è per me fratello, sorella, madre. (Mate.
ogni lingua proclami come il tuo Figlio Gesù, Si- « XII, 50)». E altrove: «Se mi amate, osservate i
gnor nostro e nostro Dio, vive e regna con te, nella « miei comandamenti. — Si diligitis me, mandata
Chi ama, s'in-
gloria eterna, col vostro comune Spirito ». mea serviate (Giov. XIV, 15),
Tutte queste lodi, quando sono scaturite vive g egna in ogni modo di far piacere all'amato; non
dal cuore, sono atti coi quali esprimiamo a Gesù 'saremo cari a Gesù se non ci sforziamo di compiere
apo roso,
ene la.
il nostro amore; e quando li rinnoviamo spesso, in- in ogni cosa, e con ardente fervore
volontà del Padre, che è anche sua. Egl! v
trattengono nell'animo l'affetto. azl asudoi aedueomr e-
L'ammirazione e l'amore si dimostreranno pra- s punto p no nrcelaè
eerla e cosa e grdaaarictiagra
ticamente nel godere a star in compagnia di Ge-
sù. Chi ha in cuore un affetto traboccante, ha
quanto il sentirsi dire « sempre Ciò eh_ :

più gli aggrada: (Pile placita sunt ei faei o


4<: per (Giov. VITI, 29) ».
Quando, ogni mattina, Signore viene a n oi
diciamogli «O Signore Gesù, Verbo Incarnato, ne j
:

« quale credo con tutto il cuore, porche tu, mi hai


« tanto amato, mi dono tutto a te: e che cosa p os,
‹, so fare per esserti accetto? ». Senza alcun dubbio
il Maestro vi risponderà che vuole da noi la lode
al Padre, dal quale gli viene ogni cosa; vuole ch e
lodiamnuepr,chisfozamd
fare la sua volontà, in unione con lui, che ne
il Figlio benedetto; riproducendo in noi quei senti-
menti di riverenza e d'amore verso il Padre, di
carità verso i fratelli, d'umiltà e d'obbedienza che
ispiravano quaggiù la sua anima santa. Non c'è
mezzo più sicuro di piacere a Gesù, di manifestar-
gli l'amore assoluto che egli solo merita. Per co-
testo ferventissimo • amore diverremo anime ardenti
di zelo come lo vuole il nostro santo Patriarca; e
se ci diamo col più generoso ardore a cotesto
esercizio, saremo sicuri di adempiere il desiderio
espresso da lui terminando il capitolo sullo zelo:
« Cristo, supremo oggetto del nostro amore, ci con-
« duca tutti quanti all'eterna vita. — Christo om-
« vino nihil praeponant, qui nos pariter ad vitam
aeternam perducat ».

(1) ul• Farisei erano spinti, non dall'o zelo per la - giustizia
che terne il contagio del cattivo esempio • ma dall'impazienza ,
o i obstr i fratelli con p , dalozernm,-'gliofastdeà,«Noiprma
oso una spec ie di tirannia, ci
sentiamo presi contro di loro dall'acredine o dal disdegno ; e d i '
vediamo censori cose spietati da dimenticare che siamo fratelli. Era
il vizio dei Farisei : non erano spinti da compassione della, comune.
debolezza a riprendere i peccati degli uomini • ma si credevano fuori
confronto, come soli impeccabili , e parla
dei pubblicani vanolsemprsdegnosamen te
le
piaghe ubblicali i ; ii ergevano a pn blA ici censori, non per g
e correggere , uarire
deg li
altri, " s i peccati, ma per innalzarsi al di sopra
osteuore
suet, Sermone sopramagli i ficani era, la loro giustizia orgogli osa» , (Bos-
I V, P. 359 e pag. 3f16.3'67),l 'adu !tent • ' of.,g,,,, • -..- t o • . . Fdi z , Lebarq •
.,.. ota iies : . , .
, (2 ) se • . • -
eh i bui (11,„m ò che •importa , conoscere è ci . eu ge•
• *ò • che portiamo n)
-• mine ci tocchi rispondere : Amo grendem ente m e stesso;
508
e questo solo vale per me ; mi preme sopratutto affermare
personalità, il mio sistema, al quale mi sono dato interamente 1
•e a mi mkal
siccome non sono solo al mondo, e mi trovo circondato da malti11
che mi limitano e vogliano ridurmi a minori proporzioni, così ,
mio zelo diventa facilmente ardore d'importanza, di collera,
testazione, di rivolta : «Zehts alnaritu dinis mu di con-
o s„. (Abbé c
Soler_
'nes, Commentaire snr la. Régle de S. Benoit; p. 557).
(3) Fin dal principio abbiamo tracciato il quadro completo
della vita cenobitica, e accennato a questi tre punti ; ma qui bis°_
gna trattarli con maggior precisione perchè il Vangelo e la Regola
attribuiscono loro grande importanza
(4) Vita scritta della Santa; cc. XXIV e XXVII; lettere 180,
227, e 312 (Ediz. Bouix). Storia di S. Teresa, secondo i Bollandisti,
'1'. I, p. 364 ecc.
(5) Dial. 1. Iii, c. 14, P. L. 77, col. 249.
(6) D. G. Morin : monastique et la vie chrétienne des
premiers jovrs, c. X : Di•crétion et largeur.
(7) Il lettore troverà esposta più aMpiainente questa dottrina
nell'opera; Cristo nei suoi misteri; Conferenza,: alcuni aspetti della
vita pubblica di Gesù.
(8) Lo 'disse più volte l'Eterno Padre a S. Caterina da Siena,
vedi il Dialogo, passim ; e specialmente il Trattato dell'obbedienza.
(9) Efes. IV, 2-3; 32: e I. Tesa. V. 14 : I'atientes estote ad
om nes.
(10) Regola e. 72 S. Anselmo scriveva del pari ai suoi di-
scepoli: «L'amore che vicendevolmente vi portate vi faccia vivere
in pace e concordia; per intrattenerlo, ognuno deve portarsi a - fare
la volontà degli altri più che la propria. — Ad invicem pace• et
concordiam, per watuam dilectionem habete, guarì?, dilectionem
nutrire et servare poteritis si unusquisque non .ut alias suam, sed
ipse alterius voluntatem faciat studuerit. (Epistol. 40, 1. III. P.
L. 159: col. 80_81).
(11) Epistol.XXVIII, 1. XI, P. L. 77, 1140_1141.
(12) «Non mi puoi rendere nessun. servizio - diceva .il Signore
a S. Caterina da Siena - rna puoi aiutare il prossimo; e la
prova che io abito nelle vostre anime sarà . adoperarsi per la gloria
é la salute delle anime. Chi è innamberato della mia verità non si
dà, tregua, e sempre cerca di soccorrere utilmente gli altri. Non po-
tete rendere a me l'amore che ezigo, ma vi ho messo appunto allato
il vostro prossimo affinchè vi sia permesso fare per lui ciò che' non
potete fare per me : amare disinteressatamente, 'senza aspettar nes-
suna ricompensa. Considero come fatto a me ciò che fate al pros-
simo». (Dialogo, cc. VII, LXIV, LXXXIX). — Lo stesso ripetè il
Signore a S. Matilde ; vedi il Libro della Grazia speciale. II. Parte,
e. 41 ; e IV Parte c. 49. -
(13) Hom. in Evang. 1. II. hom. 39. P. L. 76, 1300. Vedi
un fatto analogo nella vita di S. Wandrillo (D. Bevve, S , Wondrille,
pp. 38-40).
i t
(14) L' Araldo dell'Amor Divino. I. IV. e. 35 e 25. za)3e .
(15) Donantes vobismetipsis si quis adverstis aliTnem
querelo,m; Mut. et Dominus donavit vo:bis, ita et voi:. (Col. III, 13
vedi anche Efefs., IV, 32). (Christus) caput
(16) Symbolum unius illius corporis, cujus ipse
existit, cuique nos, tamquam membra, arctissima fidci, n spei et
nes di_
i_
cuoz nte
,. conexióadstr vol
nobis sehism at ut rii
d .
Tc1 21) s.
sni
Ssev c. 2).
ceremus, nec essent Si . lore diceva pure a
(17) Op. cit, IA1). c. 61. Nos(tro
5. Matilde, compagna di S. Geltrude b:: tiSe alcuno vuoi farmi i
offerta gradita, si studi di non
bisogni o nel suoi dolori : II
ab il prossimo noi u la;
aro e scusare i di f,,Z
e i peeeati ..Loi frat,ut po r quafnto lo può. Io prometto eh, ,,-""
- To
attento alle necemità, di colui che farà così ; coprirò i suoi pe e"cajtbi
dinanzi al Padre Questo m erlo
e le sue negligenze SCIUM11d010
fare mi è così itecetto che mi obbliga a pagare io stesso t utti i
11,\.0880
contratti verso il prossimo. (Libro della O ra.debitchgl
ziaspecl,IVPrto.7)
di S. Tommaso, I, q,. XX; a. 2.
(18) Samna Tool. — (Oouvres completes,
(19) Fondazioni. O. fine. tradotte dallo
Cm-incidano di Parigi ; T. III, p. 109).
(20) S. Greg. Dial. Lib. II, o. 37.
(21) lr monaci si diedero a cotesto lavoro con ammirabile
larghezza dì mente, trascrivendo con lo stesso fervore, animati d al.
l'obbedienza, la S. Scrittura e le opere dei S. Padri, come pur e i
claside'nthàprofa:lbitechsrovanl
opere di Cicerone e Tito Livio accanto alle Lettere di S. Paolo ai
Trattati di S. Agostino, alle Omelie di S. Gregorio. Si legga il di-
scorso pronunciato da E. Babelon, membro dell'Istituto, alle feste
del millenario di Cluny : settembre 1910: «C'è un aspetto dell'atti_
vita dei monaci il quale deve bastare ad assicurarle la riconoseen_
za di ognuno che pensa e riflette, per tutto il tempo in cui durerà
il mondo. Si sono trasmessi di secolo in secolo l'inestimabile tesoro •
della letteratura antica, per tramandarlo a noi. I monaci medioe-
vali sono l'anello della congiunzione tra lo spirito antico e il moderno.
Essi impedirono che, nell'evoluzione normale dell'intelligenza urna;
na si facesse improvvisamente una frattura completa, un taglio che
avrebbe respinto la civiltà nell'abisso, facendola retrocedere per un
numero incalcolabile di secoli... Senza il tesoro letterario dei Greci
e dei Romani, sarebbe mancato alla cultura moderna il. principale
fondamento; chì oserà mai calcolare le consegifènze che sarebbero •
venute da una simile catastrofe?»,
(22) Vedi, il capitolo: L'oeuvre civilisatrice, nel libro: Lor-
dre nionastique des origines au XIIe siècle, di D. U. Berlière, 2.Ediz:
con documenti abbondantissimi l'autore dà risalto, con competenza
giustamente aprezzata, al lavoro deì monaci a vantaggio della ci-
viltà. La mirabile fioritura di opere che resero l'Europa cristiana,
furono lo svolgimento normale dei principi contenuti nella Regola,
e applicati secondo le varie circostanze. Vedi • anche il Kurt: Le
origini della civiltà cristiana.
(23) E' noto che per essere scritti nel catalogo dei dottori
della Chiesa ci vogliono quattro condizioni : ortodossia immacolata;
dottrina eminente; santità; e la dichiarazione espressa della Chie-
sa che confermi gli altri requisiti. Tra i venticinque Dottori della
Chiesa, l'Ordine Benedettino ha S. Gregorio Magno, il Ven. Beda,
S. Pier Damiani, S. Anselmo d'Aosta, S. Bernardo. •
(24) Vedi il tfabillon. Traité des Etudes monastiques; e il
bel libro di D. Besse: Le moine bénédictin.
(25) La vie monastique, ses éléments essentiels; c. IV '—
Vedi anche Berlière, op. o.
(26) S. Paolo insiste molto sul do()vere
vere dell'ospitalità: vedi
Ronfi, XII, 13 ; Tit. I, 3 ; I. Tim. V, 10 e Ebr. XIII, 1 e 2.
(27) Vita scritta da lei stessa., e. XV. Si veda specialmente
Il Castello interiare, 5a dimora e. III; ivi ancora il T'. VI, p. 156-
157 : «Quando vedo persone sempre occupate nel resoconto della
loro' orazione così
racchiuse in sè stesse mentre pregano, da non
osare nemmeno di muoversi
o di distoglierne il pensiero, per timore
505
di perdere un pochino il gusto
accorgo che esse non conoscono n 'i la div7,4si., ",e che iui
s'immaginano di arrivarci così esfa'coeitiodol.aN ,eY
gnore vuole opere. Vuole per .,-sZnemieunioaP7Pilt:" )'1"
pio, che, se vedete
a cui potete recar sollievo, senzatul*
storia, che le dimostriate compassione,
eil'loreehelasfacicacra t le'°v;itlic.o
loro, e se necessario, digiuniate iunne:nia.u'i'laall'8-ti:':
l :11
questo, t a nt o dare a lei, da niangsila io, (.1('
per amore Ro poidi
lontà del vostro Signore. Ecco la vera unione del suo percliì_. è l a vo.." '''''

(28) Dialog. 1. II. e - 36 : Vir sanctus volere».


8t nullo moda potnit alito,
docere quam vixit. Vedi anche il c. . 19.
(29) Vedi L' apostolat monastique del ec 13
Berlière, op. c.
(30) Mgr. Polding. e Mgr. Ucllaattto lio rne, monaci inglesi, fon..
darono nel secolo XIX la Chiesa AuustorvaaliaNroiaiciaM;gre. mSgarl..
vado, della badia di M:onserrato, . quelladleclla ra N
ma,rty fu apostolo degli Indiani agli Stati Uniti.
(31) N otion sur la vie religieuse et monastique (Sole,smes 1888,
p. 42-43).
(32) Vedi alla .fine del Capitolo la citazione di D. Mauro Wal-
ter e di D. Guéranger ; non si inseriscono qui perchè troppo
lunghe.
• (33) Di questi grandi monaci si può dire ciòc he scriveva
il Kurth di S. Bonifacio : «Nessuna parte della sua corrispondenza
rispondenz a
mette in isplendida luce la sua magnanimità di carattere
lo lettere ai Sommi Pontefici. Con quale devozione, fede e tenerezzato
il suo cuore si volgeva alla Sede di Pietro ! Nulla amò quaggiù
quanto la cattedra romana, e tutta la gloria che ambiva consi-
steva nell'essere il ministro del Vicario di Gesti Cristo». (S. Boni-
facio, 4. Ediz.).
(34) Vedi Baudrillart : elung et la P apauté ; Discorso per
le feste del Millenario, 1910.
(35) . S. Gregorio, P. VII, Epist. 69, P. L. 118, 420: vedi an-
che D. Morii-i. L'idéal monastique, 3. Ediz. p. 72.
(36) D. Morir), op. e. Per terminare quest'argomento dicia-
mo che., essendo le opere benedettine . svariatissime, non solo l'abate
le distribuisce proporzionatamente a ciascuno, ma ogni monastero e
si fa la parte sua nella vasta eredità ; anzi, secondo le epoche
i paesi, ogni Congregazione benedettina si specializza : qua dirige
colleghi o si dà al ministero ; là attende alla liturgia. all'erudizione
sacra, ecc.
_ L. 183. col. 1054. Questa
(37) In cantica : Sermo LVII, q. P. del Pourrat. a, II,
traduzione è tolta dalla . Spiritualité ehrétienne (In C antica.
Zelum tuum inflammet earitas.
P. 112-113. Ancora : "
Est envratantum lucere vanu, tan-
Sermo XX, 4 - Iví, col. 868) ; (Sermone ss ulla Na-
tum ardere • parum, ardere et lucere perfectum.
tività, di S. G. Battista, 3. Ivi, col. 399)•11. Vedi anche ivi, lib. I.
(38) In Ezech. II. nom. Il, n. tra,d delle Car..
hom. V, n. 12.
delle Opere Complete : . . rtantissimo i
-
(39) Fondazioni : e. V. Tutto il capitolo • impo .iace.re e le
99.
melitane di Parigi t. III, P.a l'origine «de «del. disp
la carità verso il Pr06
"
si dovrebbe leggere. La sani l'obbedienza e
.

g iornoo in profondo
,ov.ene
par te del secondo
,
si' prova solitamente quandore indaga
• gransto dispiaeeleun Pl i __ .,,,
cimo ci im pediscono di passa è amor pi-4, e,-
ritiro e tutti inabissati. in Dio». Que Principale,
.n 1."' .17,, Se 'avvedercen
a rima e Pri_,
la santa, da due cause: L a P noi dl''''hDi o ; seconda
_ etiz,
. d i riervad
Tri°u° 'quella
'''''''
sottilissimo che s'insinua in n-
invece , __ pro, pura, Vev
.

cerchiamo la nostra soddisfazione litudine al cv


ragione è che l'anima n ella 130`
trova meno 00C21.3i011i di offendere Iddio. In altro luogo la Santa,
dimostra a mmirahilmente che questa seconda causa sola non è sem.
pre sufficiente ; e come facilmente ci si può fare illusione. A Santa
Caterina pure l'Eterno Padre insegnava come l'anima inganna se
stessa in questo argomento, per l'amor proprio spirituale che la
porta a tè. Dia/o;go, il dono della conformità con Cristo; c. XXXIX
(40) Bossuet, Elévations sur les mystéres : XVIII seminarne, 11;
Elévation. Ediz. Marbeau, p. 631 e seg.
(41) Via della perfezione, c. XXII, Opere : t. V, p. 172 della
traduzione di Parigi.

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