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Anno XIV n. 2 - Maggio 1998 - Sped. a. p. - art.

2 - comma 20/c, Legge 662/96 - Filiale di Torino - Organo ufficiale del Centro Librario Sodalitium Tassa Riscossa - Taxe Perçue. TORINO CPM
IN CASO DI MANCATA CONSEGNA SI PREGA DI RINVIARE AL MITTENTE CHE SI IMPEGNA A PAGARE LA RELATIVA TARIFFA PRESSO CMP TORINO NORD

N. 47
2

“Sodalitium” Periodico - Organo Ufficiale dell’Istituto Mater Boni Consilii - Loc. Carbignano, 36.
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Sommario

Editoriale pag. 2
La voce del Papa pag. 3
Il Papato materiale pag. 4
Le Toledòth Jéshu: L’Antivangelo ebraico pag. 13
L’Osservatore Romano pag. 23
“Il Papa del Concilio” XXII puntata pag. 28
“Se tu conoscessi il dono di Dio” (Giov. IV, 10). Riflessioni sul Sacro Cuore di Gesù pag. 40
Un grande iniziato René Guénon pag. 52
Mons. Williamson contro il concilio Vaticano... I! pag. 63
Recensioni pag. 78
Vita dell’Istituto pag. 80

Editoriale
Commissioni preparatorie al Concilio, i pro-
gressisti che finirono per trionfare, volevano
eliminare le encicliche di Papa Pacelli: pen-
siamo a Mystici Corporis o a Humani gene-

Q
uesto numero di Sodalitium è dedi- ris. Oggi ancora, Giovanni Paolo II contad-
cato alla memoria di Papa Pio XII. Il dice esplicitamente quanto scrisse Pio XII in
9 ottobre di 40 anni fa, Dio chiama- Mystici Corporis (cf p. 26) ed il card. Sodano
va a Sè questo grande Pontefice. Non lo si fa di Padre Congar, al quale, sotto Pio XII,
sapeva, allora, ma iniziava in quel momento, fu proibito l’insegnamento, il maestro della
con la scomparsa del Papa, quella tragica riforma conciliare (p. 27). Tutto ciò è stato
crisi che stiamo attraversando, senza ancora possibile perché si è relativizzato e sminuito
riuscire a vederne la fine. Proprio in questi il valore del magistero del Papa, quello so-
giorni, si è voluto nuovamente mettere sul lenne come quello ordinario: ancora una
banco degli accusati Pio XII, per gli avveni- volta, don Murro mette in guardia i “tradi-
menti dell’ultima guerra: troverete in questo zionalisti” dal non seguire i “progressisti”
numero un commento al documento vatica- nel medesimo errore (p. 63).
no sulla “Shoah” (rubrica L’Osservatore Ro- Nel generale naufragio della nostra
mano). Questi ultimi avvenimenti conferma- epoca, non resta che rifugiarsi nel Sacro
no come Sodalitium abbia avuto ragione nel Cuore: non in quello fasullo inventato dal-
dare tanto spazio alla questione ebraica, con l’esoterismo (che resta uno dei principali ne-
i magnifici articoli di don Nitoglia, questione mici di Sodalitium, come lo dimostra l’arti-
che è sempre più di attualità, pur avendo le colo di p. 52) ma in quello vero e santissimo
sue radici nella Sacra Scrittura stessa. Ma di Gesù, che Pio XII mirabilmente additò
che Pio XII sia condannato dagli ebrei, nell’Enciclica Haurietis aquas e che don
passi; quello che è inaccettabile è che il suo Giugni ripresenta alla devozione dei nostri
Magistero, che è quello della Chiesa, sia lettori (p. 40). In un prossimo numero, com-
stato e sia ancora rigettato dai seguaci del pleteremo l’omaggio a Pio XII con un arti-
Vaticano II. La puntata della biografia di colo sulla Tomba di Pietro, ritrovata grazie
Giovanni XXIII mostra come, già nelle alla volontà del suo successore, quasi a ri-

In copertina: Omaggio di Sodalitium a Papa Pio XII,


nel quarantesimo anniversario della sua morte
3

cordarci come le porte dell’inferno, malgra- Sua SS.ma Madre, coi Santi Apostoli Pietro
do tutte le apparenze, non riusciranno a pre- e Paolo, vi incoraggino a perseverare nella
valere contro la Chiesa fondata su questa in- battaglia della Fede, la quale, alla fine, non
crollabile pietra. Che il Signore risorto e la potrà che essere vittoriosa.

La voce del Papa

UTILITÀ DEL CULTO AL SACRO


CUORE PER LE LE ATTUALI NECES-
SITÀ DELLA CHIESA.

O
rbene, nel vedere che, purtroppo, il
numero di coloro che si professano
nemici di Dio va oggi crescendo, e
che i principî del materialismo teorico e pra-
tico si vanno spargendo sempre di più; di-
nanzi allo spettacolo dell’esaltazione delle
cupidigie più sfrenate, come meravigliarsi
che si vada raffreddando nell’animo di molti
la carità, che è la legge suprema della religio-
ne cristiana, il fondamento solidissimo della
vera e perfetta giustizia, la sorgente sovrana
della pace e delle caste delizie? Del resto, il
Salvatore stesso ha ammonito: « Per il molti-
plicarsi delle iniquità si raffredderà la carità
di molti » (S. Ambrogio Exposit. in Evang.
sec. Lucam, lib. 10, n. 175; ML 15. 1942).
Dinanzi allo spettacolo di tanti mali, che
oggi, più che nel passato, travagliano indivi-
dui, famiglie, nazioni e il mondo intero,
Papa Pio XII in preghiera
dove mai, Venerabili Fratelli, cercheremo il
rimedio? Si potrà forse trovare una devozio- tra gli uomini? Pertanto, seguendo l’esempio
ne più eccellente del culto al Cuore augu- del Nostro immediato Predecessore, piace
stissimo di Gesù, più conforme all’indole anche a Noi di rivolgere a tutti i Nostri dilet-
propria della religione cattolica, più idonea tissimi figli in Cristo le parole ammonitrici,
a soddisfare le odierne necessità spirituali con le quali Leone XIII, di immortale me-
della Chiesa e del genere umano? Ma, quale moria, al tramonto del secolo scorso, esorta-
atto di omaggio religioso più nobile, più va tutti i fedeli cristiani e quanti sono since-
dolce, più salutare del culto sullodato, dal ramente solleciti della propria salvezza e di
momento che esso è tutto rivolto alla stessa quella della civile società: « Ecco che oggi si
carità di Dio? (Pio XI, Lett. enc. Miserentis- offre agli sguardi un altro consolantissimo e
simus Redemptor noster, 8 maggio 1928). divinissimo segno, vale a dire: il Cuore Sa-
Finalmente, quale stimolo più potente cratissimo di Gesù... rilucente di splendidis-
della carità di Cristo - che la pietà verso il simo candore in mezzo alle fiamme. In esso
Cuore Sacratissimo di Gesù fomenta ed ac- sono da collocarsi tutte le speranze: da esso
cresce ogni giorno più - per spingere i fedeli è da implorare ed attendere la salvezza
alla perfetta osservanza della legge evangeli- dell’umanità » (Leone XIII, Lett. enc. An-
ca, senza la quale, come ammoniscono sag- num Sacrum, 25 maggio 1899).
giamente le parole dello Spirito Santo:
« Opera della giustizia sarà la pace » (Is. 32, Pio XII Lett. Enciclica Haurietis aquas
17) non è possibile instaurare la vera pace del 15 maggio 1956
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Dottrina

Come annunciammo in passato, pubblichiamo


in onore di Padre Guérard des Lauriers (del
quale quest’anno ricorre il decimo anniversario
della morte) uno studio sulla “Tesi di Cassi-
ciacum”, in una nostra traduzione. Si tratta
dell’articolo “De Papatu materiali” edito da don
Sanborn sulla rivista Sacerdotium. Nel presente
numero potrete leggere la prima parte (da
“Sacerdotium” n. XI, pars verna 1994); nel pros-
simo ne pubblicheremo il seguito.

IL PAPATO MATERIALE
Don Donald J. Sanborn Padre Guérard des Lauriers O.P.

Introduzione di Sacertotium Questa seconda tesi è stato esposta per la


prima volta dal Rev.mo. Mons. Guérard des

L a grande difficoltà che si para innanzi a


quei cattolici che si oppongono al Concilio
Vaticano II e alle sue riforme è quella dell’au-
Lauriers già nel 1973, tuttavia è ignorata da
molti e mal compresa da quasi tutti. In que-
sta serie di articoli, l’autore ne spiega i prin-
torità papale, vale a dire in qual modo si possa cipi affinché tutti la comprendano più chia-
giustificare il rifiuto della “nuova religione” ramente e giudichino con cognizione di
quando essa è proclamata, almeno apparente- causa il suo valore.
mente, dall’autorità suprema.
La soluzione proposta dalla Fraternità di PARTE PRIMA: RICERCA POSITIVA
San Pio X è la seguente: i papi del Vaticano SULLA DISTINZIONE TRA SUCCES-
II sono veri papi ma non si deve obbedire SIONE FORMALE E SUCCESSIONE
loro quando ci ordinano di credere il falso o MATERIALE
di compiere il male. Tuttavia, questa soluzio-
ne benché si possa applicare senza problemi Prefazione
agli ordini del papa che agisce in quanto per-
sona privata, implica una defezione della Tra coloro che negano che Giovanni
Chiesa se si tratta del magistero ordinario Paolo II sia vero papa, troviamo due schie-
universale o delle leggi generali, che sono ve- ramenti: 1) il campo di coloro che negano
rità infallibili. In altre parole, un vero papa, che sia papa sia materialiter (materialmente)
in virtù dell’assistenza dello Spirito Santo, sia formaliter (formalmente); 2) il campo di
non può in nome della Chiesa, insegnarci coloro che negano che sia papa formaliter
cose false o ordinarci di compiere il male (formalmente) ma sostengono che è papa
Quindi, l’unica soluzione che mantenga materialiter (materialmente).
l’indefettibilità della Chiesa consiste nell’af- Molto è già stato scritto su queste due
fermare che quei “papi” che promulgano e tesi. Tuttavia, poiché numerosi sacerdoti non
diffondono la defezione dalla fede del afferrano bene il secondo punto - espresso
Vaticano II e della “nuova religione” in ge- dal Rev.mo Mons. Guérard des Lauriers - in
nerale non godono dell’autorità papale. Tut- questa serie di articoli spiegherò questa tesi
tavia, tra tutti coloro che sostengono questa affinché tutti per lo meno la comprendano
tesi alcuni affermano che detti papi sono to- chiaramente e possano giudicare con cogni-
talmente privi della dignità pontificia, altri zione di causa il suo valore. La principale ra-
affermano che ne sono privi soltanto par- gione per cui è avversata dai più, è dovuta al
zialmente, e cioè formaliter (formalmente) e fatto che costoro nella loro mente non distin-
non materialiter (materialmente). guono materia e forma dell’autorità, o se le
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distinguono, la distinzione non viene applica- strerò come da una parte non possano coesi-
ta in modo corretto al papato. Oltre a ciò, stere nello stesso soggetto il fatto di favorire
molti sacerdoti reputano la tesi del Rev.mo l’eresia e l’autorità papale, ma d’altra parte
Mons. Guérard (che d’ora in poi chiamere- come possa permanere il legale possesso
mo semplicemente “Tesi”) troppo astratta, della sede se manca una dichiarazione auten-
quasi non intelligibile e la distinzione tra ma- tica contro l’occupante eretico della sede
teria e forma dell’autorità, spuria, una mera apostolica. III) Nel terzo articolo applicherò
invenzione teologica escogitata artificiosa- le conclusioni a Montini, Luciani e Wojtyla e
mente per spiegare un argomento spinoso. risponderò alle obiezioni.
Nulla di tutto ciò è vero. La distinzione tra
materia e forma del papato e dell’autorità in TESTIMONIANZE DEI TEOLOGI
genere è “classica” e la si trova in quasi tutti i
teologi. Implicitamente la si ritrova nella que- VALENTINUS ZUBIZARRETA
stione della successione apostolica laddove si Theologia Dogmatico-Scholastica, I, Theologia
tratta della successione materiale e non for- fundamentalis. Bilbao, Ed. Eléxpuru Hnos.,1937.
male presso gli scismatici e, secondo alcuni, È necessaria non soltanto [la successione
presso gli anglicani. Secondo l’opinione più apostolica] materiale che risiede nel puro e
diffusa, la successione apostolica può essere semplice susseguirsi dei pastori, ma anche
materiale o formale. La prima è nudo posses- quella formale in quanto ognuno succede le-
so della sede, cioè possesso della sede senza gittimamente agli altri. L’ordine dei vescovi
l’autorità, la seconda è possesso della sede che decorre dall’inizio attraverso le successio-
con l’autorità. Questa distinzione tra succes- ni, si sviluppa in modo tale «che quel primo
sione materiale e successione formale non po- vescovo avrà avuto come istitutore e predeces-
trebbe esistere se non fosse possibile avere il sore uno degli apostoli o degli uomini aposto-
possesso della sede senza l’autorità. Questa di- lici purché sia sempre rimasto con gli apostoli»
stinzione, che gode di grandissima autorità (Tertulliano, De Prescrip., c. 32; ML 2, 53). Per
presso i teologi, dimostra come la tesi che sta- questa ragione gli scismatici e gli intrusi che
bilisca adeguatamente una reale distinzione usurparono la sede con la forza o con la frode
tra il possesso della sede apostolica e il pos- interrompono la successione formale e si dice
sesso dell’autorità apostolica non sia “inven- che danno inizio a una nuova serie di pastori.
zione astratta” o “spuria” o “artificiosa” co-
me molti hanno detto, ma al contrario una di- J. V. DE GROOT O.P.
stinzione semplice e chiara tratta dalla filoso- Summa Apologetica de Ecclesia Catholica,
fia tomista e confermata dalla testimonianza Ratisbona, Institutum Librarium
di numerosi teologi di tutte le scuole. pridem G.J. Manz., 1906.
Nella trattazione di questo argomento Affinché [la successione Apostolica] sia
adotterò il metodo seguente: I) Nel primo ar- legittima è necessario che ci sia una succes-
ticolo, [che qui pubblichiamo] addurrò testi- sione formale e non soltanto successione
monianze di teologi sulla distinzione tra suc- materiale. Infatti la successione formale si
cessione apostolica formale e materiale che fonda sui precetti di Cristo, la successione
esplicitamente contiene la distinzione tra pos- materiale, trascurata la regola di Cristo, con-
sesso della sede senza il possesso dell’autorità siste nella pura e semplice occupazione della
e possesso della sede con il possesso dell’au- sede pastorale.
torità. Queste testimonianze provano che tale Nella successione formale c’è il diritto e
distinzione non è pura invenzione ma al con- c’è la missione legittima; se questa manca,
trario è una distinzione ben nota, riconosciu- non esiste nessuna potestà di giurisdizione.
ta da tutti, anteriore alla presente questione La missione legittima nella Chiesa non è
sulla vacanza della sede; mostrerò inoltre possibile se non c’è la successione legittima
come la Chiesa non possa permanere come (pag. 184)
unico corpo morale se la linea materiale legale
non continua senza interruzione, a partire G. VAN NOORT
dallo stesso San Pietro. II) Nel secondo arti- Tractatus de Ecclesia Christi.
colo tratterò in modo speculativo della filoso- Hilversi in Hollandia, 1932.
fia dell’autorità in generale, e poi in partico- La prima via [per constatare che un ve-
lare della materia e forma del papato portan- scovo è legittimo successore degli apostoli] è
do la testimonianza di alcuni autori e dimo- che si possa dimostrare con documenti stori-
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ci, che egli è in connessione con uno degli E. SYLVESTER BERRY, D.D.
apostoli mediante una serie ininterrotta di The Church of Christ. St. Louis B.
predecessori; tuttavia è necessario contem- Herder Book Co., 1927.
poraneamente dimostrare che nessuno in La successione, come intesa in questo con-
tutta la serie abbia mai occupato illegittima- testo, è il susseguirsi di una persona dopo
mente il posto dell’immediato predecessore l’altra in una carica ufficiale e può essere legit-
né abbia perso la sua missione dopo essere tima o illegittima. I teologi chiamano la prima
stato legittimamente cooptato; infatti, la suc- successione formale e la seconda successione
cessione materiale da sola non prova nulla materiale. Un successore materiale è una per-
(n. 120). sona che occupa il posto ufficiale di un’altra
Quindi, chiunque si vanti della successio- contro le regole o la costituzione della società
ne apostolica ma non sia unito al romano di cui si tratta. Costui può essere chiamato
Pontefice può certamente avere la potestà successore in quanto occupa materialmente il
dell’ordine, può occupare per successione posto, ma non ha l’autorità ed i suoi atti non
materiale la sede fondata da un apostolo, o hanno valore ufficiale neanche nel caso che
quanto meno potrebbe farlo, ma non è il egli ignori di occupare la carica illegalmente.
vero e formale successore degli apostoli nel Un successore formale, o legittimo, non
compito pastorale (n. 120). soltanto subentra nel posto del predecessore
Parlando di Michele Cerulario: ma riceve anche la debita autorità per eser-
E se ha smesso di essere membro del col- citare le funzioni dell’ufficio con forza co-
legio episcopale, necessariamente ha perso gente nella società. È evidente che l’autorità
la potestà apostolica che possedeva in quan- può venire trasmessa soltanto attraverso
to membro di quel collegio. Quindi, sebbene una successione legittima; perciò la Chiesa
continuasse ad occupare la sede apostolica deve avere una successione legittima di pa-
materialmente, non faceva più parte dei le- stori, o formale, per trasmettere l’autorità
gittimi successori degli apostoli (n. 140). apostolica nel corso dei secoli. Chi si intro-
duce nel ministero contro le leggi della
CARD. CAMILLO MAZZELLA Chiesa non riceve affatto l’autorità e di con-
De Religione et Ecclesia Prælectiones Scholastico- seguenza non può trasmettere nessuna auto-
dogmaticae, Roma 1896. rità ai suoi successori (pagg. 139-140).
[L’apostolica successione] è detta peren- In alcuni casi esse [le chiese Ortodosse
ne o ininterrotta, sia materialiter, in quanto orientali] possono anche avere una successione
non mancano assolutamente delle persone materiale di vescovi dai tempi degli Apostoli,
che senza interruzione hanno preso il posto ma questo è loro inutile dal momento che non
degli apostoli, sia formaliter, in quanto que- hanno né unità né Cattolicità - due elementi di
ste stesse persone succedute agli Apostoli distinzione fondamentali della vera Chiesa.
godono dell’autorità trasmessa dagli apostoli Non hanno assolutamente in nessun caso una
stessi ricevendola da colui che la possiede in successione legittima... (pagg. 184-185).
atto e può comunicarla (pag. 559).
M. JUGIE
Il Card. Camillo Mazzella Art. “Apostolicità” In Enciclopedia Cattolica,
Città del Vaticano 1948 Vol. I, col. 1693.
La nozione dunque generale e completa
dell’apostolicità vuol dire continuità con la
Chiesa fondata dagli Apostoli per ininter-
rotta successione di legittimi Pastori (apo-
stolicità materiale); e identità essenziale di
ministero e di regime gerarchico-monarchi-
co (apostolicità formale).

SAN ROBERTO BELLARMINO S.J.


De Romano Pontefice I. 2, c. 17.
Bisogna osservare che nel Pontefice coe-
sistono tre elementi: Il Pontificato stesso
(precisamente il primato), che è una certa
forma: la persona che è il soggetto del
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Pontificato (o primato) e l’unione dell’uno formalmente l’apostolicità della successione.


con l’altro. Di questi elementi, il primo, cioè Parimenti, come la Chiesa deve sempre esse-
il Pontificato stesso proviene soltanto da re formalmente una, così anche formalmente
Cristo; la persona invece in quanto tale pro- deve essere dotata dell’apostolica successio-
cede senza dubbio dalle sue cause naturali, ne senza la quale, come abbiamo visto, non
ma in quanto eletta e designata al Pon- sarebbe una e unica. Inoltre, Cristo ha pro-
tificato procede dagli elettori; spetta a loro messo che i successori degli Apostoli sareb-
designare la persona: ma l’unione stessa bero esistiti fino alla fine del mondo, il che
procede da Cristo, mediante (o presuppo- dimostra come la successione materiale non
nendo) l’atto umano degli elettori... Si dice può venir a mancare. Poiché ha anche ag-
quindi in verità che gli elettori creano il giunto che Egli avrebbe accordato la sua as-
Pontefice e sono la causa per cui un tale sia sistenza in perpetuo così ai successori come
Pontefice... tuttavia non sono gli elettori che agli Apostoli, si conclude che neppure for-
danno l’autorità né sono causa dell’autorità. malmente l’apostolica successione può esse-
Come nella generazione degli uomini re intaccata nella vera Chiesa.
l’anima è infusa soltanto da Dio e tuttavia, Stando così le cose in materia di succes-
poiché il padre che genera disponendo la sione, è evidente che cosa si debba pensare
materia è causa dell’unione dell’anima col della missione apostolica. Abbiamo detto,
corpo, si dice che è un uomo che genera un appunto, che il possesso della missione di-
altro uomo ma non si dice che l’uomo crea pende dal possesso di quella successione. Se
l’anima dell’uomo. quindi la Chiesa non può mai essere priva
della successione considerata sia formaliter
RAPHAEL CERCIÀ, S.J. sia materialiter, non può neanche mai essere
Tractatus de Ecclesia Vera Christi, Neapoli Typis spogliata della missione apostolica assunta
Caietani Migliaccio 1852. nei due sensi. Se la missione persiste, perdu-
Infine [la successione apostolica è detta] ra anche l’attitudine e l’autorità ad esercitar-
ininterrotta sia materialiter sia formaliter la (pagg. 272-273).
nella misura in cui non vengono a mancare Riconosciamo infatti che [le chiese greca
del tutto delle persone che senza interruzio- e rutena] non sono destituite di una certa
ne prendono il posto degli Apostoli e nella apparenza di successione, tuttavia essa è sol-
misura in cui quelle stesse persone che pren- tanto materiale e non formale giacché
dono il posto degli Apostoli mantengono manca l’adesione che deve essere mantenu-
quell’unità di fede e di comunione sulle qua- ta al capo, nell’unità di fede e di governo.
li, fin da principio fioriva la gerarchia fonda- Come dunque la successione materiale non
ta sugli Apostoli. E su ciò si fonda la nozione serve ai seguaci di Nestorio e di Eutichio
di missione (missio) e di chiamata (vocatio). sebbene sia più antica, così non serve alla
Infatti vi sono legittima assunzione (assump- chiesa greca o rutena. A fortiori si deve dire
tio) e assegnazione (deputatio) a compiere gli la medesima cosa riguardo alla succesione
uffici apostolici nella misura in cui qualcuno della chiesa anglicana (pagg 340-341).
succederà legittimamente in luogo degli
Apostoli. Senza dubbio la missione e la chia- SERAPIUS AB IRAGUI, O.F.M. CAP.
mata dipendono dalla successione ed è per- Manuale Theologiæ Dogmaticæ, I Theologia fun-
ché qualcuno è stato fatto successore degli damentalis. Madrid, Ediciones Studium 1959.
Apostoli nella forma prescritta dalla legge, Che dire della successione materiale? La
che ha la missione e si trova nello stato di vo- successione materiale non è altro che un
cazione apostolica (pag. 270). ininterrotto susseguirsi di una persona dopo
E in verità l’apostolicità dell’origine esige un’altra in una sede. E questo può essere ve-
che la Chiesa in ogni tempo, almeno media- rificato facilmente nei documenti storici e
tamente, sia stata connessa anche materiali- per questa ragione la successione materiale
ter con gli Apostoli suoi fondatori (pag. 271). è una proprietà più riconoscibile della stessa
Risulta quindi evidente che nella Chiesa Chiesa. Ma la successione materiale può
non può mai mancare la vera successione manifestare la vera Chiesa soltanto negati-
Apostolica, e precisamente né materialiter né vamente, in altre parole, non è incompatibile
formaliter. Se infatti la Chiesa deve sempre che anche una chiesa spuria esibisca questa
avere formalmente l’apostolicità della fede e nota, e di fatto non mancano chiesa separate
della comunione deve anche sempre avere che la possiedono.
8

DOMENICO PALMIERI, S.J.


Tractatus de Romano Pontifice,
Prati Giachetti 1891.
Da un triplice fondamento, la Chiesa è
detta Apostolica: in ragione dell’origine poi-
ché ha avuto inizio dagli Apostoli; in ragione
della dottrina, giacché professa la fede tra-
smessa dagli Apostoli; in ragione del mini-
stero o governo, giacché è retta e guidata da
coloro che sono successori degli Apostoli in
linea ininterrotta. Se il terzo punto è presen-
te, ci sono anche i due precedenti: infatti, c’è
sicuramente l’origine apostolica quando una
successione di Pastori che si susseguono uno
dopo l’altro ha avuto inizio dagli Apostoli, e
c’è anche la dottrina Apostolica, perché è
stata promessa l’infallibilità alla serie inin-
terrotta di successori degli Apostoli.
In verità, perché siano presenti questi
elementi fondamentali è necessario che sia
presente il terzo non soltanto materialiter San Roberto Bellarmino S.J.
ma anche formaliter; che sia dunque formale
la successione dei Pastori. La successione quindi che la Chiesa sia retta da quel ministero
materiale è una pura e semplice serie di che fin dall’inizio Cristo affidò agli Apostoli. E
Pastori o Vescovi che si succedono ininter- ciò non può avvenire se non è sempre retta at-
rottamente risalendo fino agli Apostoli o a traverso coloro che derivano dagli Apostoli, in
uno degli Apostoli dai quali abbia preso ini- una serie ininterrotta; se infatti è retta attraver-
zio: la successione formale è questa serie che so altri che non possano essere messi in rela-
in più gode dell’autorità trasmessa ai singoli zione cogli Apostoli, in sostanza è retta con un
successori dagli Apostoli, che per questa au- ministero che prende inizio da se stesso, e non
torità sono costituiti successori formalmen- da quello che istituì Cristo. In questo caso l’au-
te. Poiché dunque ciascuno dei successori ri- torità sarebbe molteplice e la Chiesa cessereb-
ceve l’autorità proveniente dagli Apostoli be di essere una, ma diventerebbe molteplice
da coloro o da colui che ha ricevuto la me- moltiplicandosi il principio dell’unità. Perciò è
desima autorità in atto e può comunicarla anche manifesto che la serie dei successori non
ad altri, avviene in questo modo che l’auto- deve mai venire interrotta, se infatti a un certo
rità permanga formalmente mediante la suc- punto viene interrotta, cessa quel ministero col
cessione. Tutte e due le successioni sono ne- quale si deve reggere la Chiesa e cessa il prin-
cessarie, né l’una può esistere senza l’altra; cipio della sua vera unità, cessa quindi la
la prima tuttavia è più riconoscibile, la se- Chiesa stessa: ma se mai un giorno la Chiesa
conda invece la si conosce quando si cono- cessa, non potrà più essere ristabilita. Infatti
sce la vera Chiesa. suo principio efficiente è il ministero degli
Poiché qui trattiamo delle caratteristiche Apostoli di insegnare, reggere e santificare,
proprie della successione, analizziamola cor- che in questa ipotesi non esisterebbe più. I mi-
rettamente e rivendichiamola per la Chiesa. nistri non possono generarsi da se stessi, per-
In verità, I° è necessaria la successione ma- ché il ministero deve essere Apostolico e per
teriale. Infatti Cristo istituì il ministero aposto- essere Apostolico deve provenire per trasmis-
lico e volle che fosse perpetuo: Ecco, disse, io sione della successione: «Se erano stati inqui-
sono con voi ogni giorno, ecc. Ora, esso non nati (i buoni per la compagnia dei malvagi) al-
sarebbe perpetuo se i ministri della Chiesa non lora (ai tempi di Cipriano) la Chiesa non esi-
fossero in serie ininterrotta successori degli steva. Rispondete: da dove trae origine quag-
Apostoli; ergo. E ancora: la Chiesa deve essere giù? Da dove ha origine Donato? Dove è stato
una sola e sempre uguale. Il principio del- battezzato, dove ordinato?» dice Agostino ai
l’unità della Chiesa è il ministero istituito da Donatisti in de Baptismo, I. 2. c. 6.
Cristo; quindi è necessario che nella Chiesa vi 2° Ma questa successione deve essere for-
sia sempre un unico ministero: è necessario male. Questa è la vera successione perché la
9

sola successione materiale non sia successione materiale che è compatibile con la mancanza
soltanto in apparenza. Come abbiamo detto, dell’apostolicità. La successione materiale
la Chiesa deve sempre essere retta con l’auto- consiste nella nuda occupazione della sede
rità istituita da Cristo e con quella sola; infatti attraverso una serie continua di vescovi. La
nella Chiesa l’autorità è soprannaturale, cioè successione formale invece aggiunge l’iden-
può venire soltanto da Dio e affinché la tità permanente della medesima persona
Chiesa sia retta in perpetuo con quella auto- pubblica, cosicchè nonostante la molteplicità
rità esiste una serie perpetua di successori: oc- dei titolari, non sarà mai intervenuto un
corre quindi che i successori prendano a pre- cambiamento sostanziale nell’esercizio e
stito quella medesima autorità che ricevettero nell’attribuzione dell’autorità (pag. 262).
gli Apostoli. Ma perché chi succede ottenga
l’autorità, bisogna che la riceva da coloro o da YVES DE LA BRIERE
colui che ottiene in atto l’autorità proveniente Eglise (Question des Notes) in Dictionnaire
dagli Apostoli e può trasmetterla; né può ac- Apologétique de la Foi Catholique, ed. A. D’Alès.
quisirla da se stesso perché allora non succe- Paris, Beauchesne 1911.
derebbe, né può prenderla a prestito da colui Questa «nota» della successione apostolica
nel quale non provenga dagli Apostoli, per- è diversamente concepibile e probante a se-
ché allora non riceverebbe l’autorità apostoli- conda che si tratti di una successione material-
ca, né è sufficiente che si dica che la riceve da mente continua (senza altro indizio) o di una
colui che l’ebbe un tempo perché la si può successione ufficialmente riconosciuta come le-
perdere, e non è sufficiente che si dica che la gittima. Nel primo caso la successione aposto-
riceve da colui che l’ha ma non può trasmet- lica sarà una «nota» negativa che permette di
terla perché allora non riceverebbe nulla. escludere qualsiasi Chiesa che non possieda la
Ergo. Questa è la successione formale. Senza successione materialmente continua dei pastori
dubbio, perché qualcuno abbia l’autorità nella a partire dagli Apostoli. Nel secondo caso, la
Chiesa, è richiesta la missione (Rom, X, 15, successione apostolica sarà una «nota» positi-
Coll. I Tim, V, 22, 7; Tim II, 2; Tit I, 5): ma va, che permette di riconoscere come sola e
non può inviare se non colui che ottiene in vera Chiesa di Cristo quella che stabilisce il
atto l’autorità Apostolica e può trasmetterla. carattere legittimo della successione dei suoi
Quindi, è da lui che si deve ricevere l’autorità; pastori a partire dagli Apostoli.
quindi, un successore deve succedere formal- Una successione è ufficialmente ricono-
mente. Coloro dunque che succedono in tal sciuta come legittima quando avviene in
modo sono i soli che possano veramente esse- conformità alle regole prescritte e nessun
re detti successori degli Apostoli; perché essi vizio ne invalida l’esercizio. Ciò è compren-
soli ottengono quell’autorità che gli Apostoli sibile e verificabile tra gli uomini, come si
ricevettero da Cristo (pagg. 286-288). capisce e si può controllare la validità di un
mandato ufficiale.
PADRI GESUITI PROFESSORI DELLE FACOLTÀ Di conseguenza, in tale Chiesa locale, la
DI TEOLOGIA IN SPAGNA successione apostolica dei vescovi sarà mate-
Sacrae Theologiae Summa, I. Theologia Funda- rialmente continua quando, risalendo da titola-
mentalis, Madrid, La Editorial Catolica 1952 . re a titolare della stessa sede, si trova negli
L’apostolicità della successione è duplice: Apostoli l’origine della successione. Vi sarà
1) materiale: è il puro e semplice succe- quindi un’origine direttamente apostolica se la
dersi di una persona dopo l’altra in una cari- sede è stata fondata dagli Apostoli stessi, vi
ca, senza la necessaria permanenza del me- sarà invece un’origine indirettamente apostoli-
desimo diritto. ca se la sede non è stata fondata dagli Apostoli
2) formale: è il sostituirsi di una persona ma si riallaccia a una successione anteriore che
nei diritti e nei doveri di un’altra per quanto a sua volta proviene dagli Apostoli.
attiene a una determinata carica, senza nes- Per quanto riguarda il carattere di legitti-
suna mutazione del diritto (n. 1178). mità di questa successione apostolica mate-
rialmente continua, esso risulterebbe dal
CARD. LUDOVICUS BILLOT, S.J. fatto che la validità della giurisdizione epi-
De Ecclesia Christi, Roma Università Pontificia scopale non sia stata annullata da scisma o
Gregoriana 1927. eresia, vale a dire da una interruzione di-
E qui notate che si parla della successione chiarata con l’opera autentica di Gesù
formale, distinta dalla successione meramente Cristo. Dopo una tale interruzione infatti,
10

non può più esserci una trasmissione della mento materiale è la serie stessa ininterrotta
potestà pastorale degli Apostoli regolare, di pastori, l’elemento formale consiste nella
valida, legittima da parte dell’autorità che successione legittima. Di poi, per la succes-
governa: perché quando, per ipotesi, uno si sione legittima si richiede che la duplice po-
è notoriamente separato dalla gerarchia testà per la quale gli uomini diventano pasto-
apostolica, ha cessato di essere un vero «pa- ri, cioè la potestà dell’ordine e della giurisdi-
store» della Chiesa per diventare «ribelle» zione, venga trasmessa con tutte le condizio-
alla Chiesa di Cristo. ni essenziali prescritte da Cristo sia riguardo
Ma dove si dovrà cercare la prova este- alle persone che conferiscono quella potestà,
riore del carattere legittimo della successione sia riguardo alle persone che la ricevono o ri-
episcopale? guardo al modo del conferimento. Tutti e
Come stabilire che non c’è mai stato sci- due gli elementi, materiale e formale, rac-
sma, non c’è mai stata eresia, in breve non c’è chiudono la definizione di successione apo-
mai stata nessuna interruzione che abbia in- stolica riferita e spiegata da Cercià (sez. 3,
validato la giurisdizione trasmessa? - Si avrà lect. 8, pag. 223): «pubblica, legittima, solen-
la prova di legittimità se si troveranno, uniti ne e mai interrotta sostituzione di persone al
alla successione materialmente continua a posto degli Apostoli per governare ed essere
partire dagli Apostoli, due caratteri distintivi pastori nella Chiesa» (Tomo I, n. 116).
che studieremo più tardi: le «note» di unità
visibile e di cattolicità visibile. Questi due ca- Rispondendo alla obiezione che i fedeli
ratteri permetteranno di escludere pratica- possano eleggersi i pastori, come la società
mente qualsiasi possibilità di scisma, eresia, civile può darsi un governo:
interruzione e in tal modo garantiranno la va- Per diritto naturale la società civile può
lidità e la legittimità della successione aposto- darsi un governo, se non l’ha ancora: nella
lica nel governo di tale Chiesa cristiana. Chiesa, che è una società soprannaturale co-
Dunque la «nota» di apostolicità assunta stituita per volere di Dio, può esserci soltan-
in tutta l’ampiezza del suo significato, con- to un ministero sacro e secondo le condizio-
terrebbe le «note» di unità e di cattolicità ni stabilite da Dio (ibid. n. 127).
che proverebbero la legittimità della succes-
sione. L’insieme di queste tre note riunite Nella Chiesa hanno la giurisdizione pastora-
costituirebbe il criterio giuridico della vera le soltanto coloro che l’hanno ottenuta dalla
Chiesa rendendo manifesto che la trasmis- fonte apostolica attraverso una successione
sione del potere pastorale degli apostoli è continua (mediata o immediata). - Contro i
regolare. seguaci di Pusey.
Distinta dall’unità e dalla cattolicità, la Prova I. Nella Chiesa hanno la giurisdi-
«nota» di apostolicità avrà soltanto un valo- zione pastorale soltanto coloro che l’hanno
re negativo e di esclusione perché non atte- ottenuta legittimamente dalla fonte in cui da
sterà di per sé il carattere legittimo dell’au- principio Cristo l’aveva posta esclusivamen-
torità trasmessa. Tuttavia si acquisirà un in- te; e 1) Cristo ha affidato la giurisdizione ec-
dizio prezioso per l’esame dei titoli di ogni clesiastica esclusivamente agli Apostoli presi
comunità cristiana verificando se possiede - collettivamente come a un solo collegio, e 2)
o non possiede - la successione continua nel da questa fonte nessuno può ottenere legitti-
governo della Chiesa a partire dai tempi mamente la giurisdizione se non attraverso
degli Apostoli (Tomo I, col. 1283 s.). una successione continua (immediata e me-
diata); ergo (ibid. n. 128).
JOHANNES MACGUINNES C.M. Per ciò stesso una società eretica o scismati-
Commentarii Theologici, ca è priva dell’apostolicità del ministero. -
Parisiis, P. Letheilleux, 1913. Contro i Protestanti in generale.
Secondo la dottrina cattolica, la Chiesa è Prova. Per l’apostolicità del ministero si ri-
essenzialmente apostolica nel ministero in chiede il potere sia di ordine come di giurisdi-
questo senso, che per istituzione di Cristo un zione: infatti nessuno può esercitare l’ufficio
gruppo particolare non possa farne parte se di pastore se non sulle pecore a lui concesse e
non è unito agli Apostoli attraverso una inin- affidate conformemente alle regole; ora gli
terrotta serie di pastori. Due elementi, quel- eretici e gli scismatici non hanno la giurisdi-
lo materiale e quello formale, concorrono a zione, quindi qualsiasi setta eretica o scismati-
creare questa unione con gli Apostoli. L’ele- ca è priva dell’apostolicità del ministero.
11

Prova della minore. Soltanto dalla Chiesa Divisione I) La prima divisione avviene
vera e Apostolica si può ricevere la giurisdi- secondo un duplice elemento che si può di-
zione (come provato precedentemente); ora stinguere anche nell’apostolicità del ministe-
“a priori” è impossibile che la Chiesa affidi ro: uno materiale che consta essenzialmente
le pecore a pastori eretici o scismatici e “a nella serie stessa di pastori e l’altro formale
posteriori” e nella prassi la Chiesa ha sempre che consta nella successione legittima e pro-
avuto l’abitudine di deporre i vescovi eretici priamente detta. Così si distinguono l’apo-
o scismatici (ibid. n. 132). stolicità materiale e quella formale. La
prima consiste nel fatto che in una chiesa il
H. HURTHER S.J. cui primo vescovo ebbe origine dagli Apo-
Medulla Theologiæ Dogmaticæ, stoli, i vescovi ordinati validamente si sono
Œniponte: Libreria Academica Wagneriana 1902. succeduti senza interruzione fino al vescovo
Nell’apostolicità del ministero si distin- attuale, sebbene da un determinato tempo
gue un duplice elemento: materiale, che in essi sia venuta meno la legittima missione.
consiste essenzialmente nella serie stessa dei L’apostolicità formale è quella che alla suc-
pastori, e formale che consiste nella succes- cessione materiale, vale a dire alla valida or-
sione legittima e propriamente detta. dinazione esistita senza interruzione, ag-
È quindi necessario che il successore non giunge la legittima missiome o giurisdizione
per mezzo della forza ma secondo le leggi e ininterrotta fino ad oggi (pag. 517).
il rito entri nella società vigente al posto del Il ministero affidato in principio da
predecessore, e subentri nella carica e nel Cristo agli Apostoli è perenne nella Chiesa;
rapporto con il rimanente gruppo di pastori perciò nella Chiesa devono esserci sempre
e con la Chiesa, e che da allora non si separi dei pastori, come erano gli Apostoli: “ecco
dall’unità della Chiesa per scisma. Infatti, io sono con voi [gli Apostoli predicanti] fino
chi è autore di uno scisma sarà un ramo alla fine dei secoli”. Ora nella Chiesa nessu-
tronco e potrà avviare una nuova serie di no è pastore se non chi è inviato; nessuno è
pastori che però non avrà l’organica e vitale pastore allo stesso modo degli Apostoli se
continuità con i predecessori. Alcuni gruppi non è inviato con la stessa missione con la
scismatici d’Oriente poterono forse gloriarsi quale anche gli Apostoli sono stati inviati
di una serie materiale di pastori che risale dal Signore. E ancora, questa missione che
fino agli Apostoli; ma sono privi dell’ele- gli Apostoli ricevettero direttamente da
mento formale: così avrà potuto essere Cristo, ormai non può realizzarsi o per lo
ascritto in questa serie un qualche pastore meno non si realizza in maniera così imme-
che, non volendo essere successore del suo diata, ma come è stata trasmessa attraverso
predecessore si sarà separato dall’unità ec- gli Apostoli ai primi successori, così deve es-
clesiastica e avrà dato inizio a una nuova sere trasmessa ulteriormente attraverso que-
serie di pastori (n. 237). sti successori legittimi. Per la qual cosa, ne-
cessariamente tutta la serie dei ministri at-
ÆMIL DORSCH traverso i secoli è ricondotta agli Apostoli
Institutiones Theologiæ Fundamentalis, per una certa genealogia spirituale e per ciò
Œniponte 1914 Tomo II. stesso la Chiesa, grazie a una mai interrotta
È detta apostolicità del ministero quella serie di pastori risalente fino agli Apostoli,
proprietà della Chiesa per la quale i pastori deve essere considerata apostolica in funzio-
ed i dottori che in quel momento la reggono ne del ministero (p. 519 s).
traggono origine dagli apostoli mediante una
ininterrotta serie di successione; perciò que- RIASSUNTO E COMMENTO DELLA
sta apostolicità è anche detta di successione. DOTTRINA DEGLI AUTORI SUCCITATI
Quindi, mediante questa apostolicità non
soltanto nella chiesa c’è ora il medesimo mi- I) La successione apostolica deve essere peren-
nistero materiale, ma ci sono anche formal- ne e continua sia materialiter sia formaliter, in
mente quasi i medesimi ministri che c’erano modo tale che la Chiesa per analogia con un
stati dall’inizio, in quanto i ministri che eser- corpo fisico vivo abbia legalmente un solo
citano ora l’ufficio nella Chiesa sono il pro- corpo morale (= una gerarchia costituita le-
lungamento ininterrotto degli Apostoli, galmente con i membri a lei connessi) e una
tanto che per loro disposizione possiedono il sola anima morale (una autorità) mentre at-
medesimo ministero per legittima eredità. traversa i secoli fino alla fine del mondo. Se
12

l’uno o l’altra venissero a mancare, la Chiesa III) Non c’è successione apostolica legittima
verrebbe meno. Se l’unicità corporale venisse se non è formale.
a mancare, cioè se le persone non fossero le- La successione materiale, sia per elezio-
galmente sostituite agli Apostoli, allora l’auto- ne legale sia per presa di possesso con la
rità, che è la missione della Chiesa e la forma forza o al di fuori della legge, non è suffi-
per la quale la Chiesa è la vera Chiesa di ciente perché vi sia una successione apostoli-
Cristo, non potrebbe essere ricevuta nella ma- ca legittima, perché l’autorità è la forma con
teria e la missione della Chiesa finirebbe. la quale qualcuno è costituito vero successo-
Inoltre, se mai la Chiesa, come unico corpo re degli Apostoli. L’elezione legale non è
legale fondato da Nostro Signor Gesù Cristo sufficiente perché qualcuno sia costituito e
e continuato dagli Apostoli fino ad oggi finis- sia ritenuto vero successore degli Apostoli
se, nessuno potrebbe ristabilirla. In tal caso, formalmente.
cioè se fosse ristabilita dopo la cessazione
della serie materiale dei pastori, si tratterebbe IV) Esiste una distinzione reale tra la sem-
di una nuova chiesa, perché il principio plice occupazione della sede e il possesso
dell’unità - l’identificazione anche materiale dell’autorità; inoltre queste due realtà pos-
con la Chiesa fondata da Gesù Cristo - ver- sono essere separate.
rebbe meno. Il cessare della linea materiale è Questa distinzione è il fondamento stesso
analogo all’annichilazione del corpo in un della Tesi Materialiter-Formaliter; appunto
ente fisico, in modo che nulla rimanga, nean- perché, la designazione a ricevere l’autorità
che una parte della sostanza che possa riceve- non implica necessariamente il possesso
re la forma. Così l’identità della Chiesa esige dell’autorità e se la persona designata pones-
che essa mantenga una sola forma come stes- se un qualche ostacolo a ricevere quel-
so costitutivo formale della personalità mora- l’autorità che naturalmente conviene alla de-
le per tutti i secoli, e questa è l’autorità stessa signazine ricevuta, rimarrà nello stato pura-
di Cristo che viene trasmessa a ogni papa che mente materiale quanto all’autorità. In tal
abbia una elezione valida e indubbia e non caso, il soggetto della designazione non per-
ponga nessun ostacolo a riceverla. Inoltre, derebbe la designazione stessa a meno che
l’essenza della Chiesa esige che, in quanto non le fosse tolta legalmente, ma nello stesso
corpo morale, questa unica autorità sia rice- tempo non possiederebbe l’autorità e non sa-
vuta in una materia moralmente unica, cioè in rebbe papa o vescovo del luogo “simpliciter”,
un’unica serie di pastori costituita legalmente ma lo sarebbe soltanto “secundum quid”,
e non interrotta. Quindi, l’autorità che gover- cioè dispositivamente. Inversamente, la per-
na la Chiesa è quell’autorità posseduta princi- dita o il nudo non-possesso della autorità non
palmente da Cristo e dal papa in maniera vi- esclude la designazione legale. La designazio-
caria. Non sono possibili due autorità, soltan- ne legale a ricevere l’autorità da una parte e
to un’unica autorità è possibile, che costitui- il possesso stesso dell’autorità dall’altra, sono
sce la Chiesa, sola persona morale sopranna- due cose realmente distinte e separabili.
turale che dura nei secoli. Similmente, non
sono possibili più corpi ecclesiastici, ma è pos-
sibile soltanto un unico corpo a causa della La cattedra di S. Pietro
continuità legale della serie di pastori.

Unico corpo morale della Chiesa + unica au-


torità posseduta da Cristo e trasmessa al-
l’eletto = unica persona morale della Chiesa
Cattolica

II) Non c’è missione legittima se manca la


successione legittima.
L’autorità apostolica non può essere rice-
vuta che da colui che sia legittimamente suc-
ceduto nel possesso della sede apostolica.
Gli intrusi, cioè coloro che non hanno rice-
vuto l’elezione legale, non sono idonei ad es-
sere veri successori degli Apostoli.
13

V) Il primo soggetto dell’autorità della


Chiesa è Cristo stesso, che la trasmette alla La questione ebraica
persona che è stata legittimamente eletta e
designata al pontificato.
La Chiesa è sempre retta principalmente
da Cristo suo capo e l’autorità della quale LE TOLEDÒTH JÉSHU:
gode il papa è l’autorità stessa di Cristo, una e L’ANTIEVANGELO
sempre uguale, che rimane tale per tutti i seco-
li anche se i titolari si moltiplicano. L’autorità EBRAICO
o giurisdizione è unica, cioè quella di Cristo, e
don Curzio Nitoglia
questa unità e unicità dell’autorità è la stessa
forma della Chiesa che formalmente rimane
una e unica persona morale per tutti i secoli. Introduzione

VI) La successione formale può essere mo-


rale senza essere fisica; invece la successione
materiale deve essere fisica.
L ’Ebraismo rifiutò il Messia Gesù Cristo
e perseguitò i Cristiani. Col passar del
tempo il Cristianesimo si sviluppò e divenne
Infatti, morto un papa, mentre la sede è va- la religione ufficiale dei popoli una volta pa-
cante, la continuità del papato non viene meno gani: il Giudaismo religione fu allora isolato
perché la Chiesa ha l’intenzione di eleggere un per evitare che contaminasse le Nazioni ora-
nuovo pontefice. Quindi la successione da un mai cristiane. Come reazione il Giudaismo
papa all’altro è puramente morale nella misura talmudico si ispirò alla disputa violenta, nata
in cui persista l’intenzione di eleggere un papa e in concomitanza con la predicazione degli
finché nei membri della Chiesa rimanga la sot- Apostoli, contro il Cristianesimo e la perso-
tomissione a questa autorità. La successione sa- na del suo fondatore Gesù. «È da questo
rebbe fisica se, prima di morire, un papa eleg- tipo di rapporto che si è sviluppata, da basi
gesse il successore e gli consegnasse l’autorità. remote nel tempo, una letteratura polemi-
La successione materiale, al contrario, deve es- ca... che ha avuto per oggetto la storia di
sere fisica in questo modo: bisogna che vi siano Gesù e le origini del cristianesimo» (1).
sempre persone legalmente atte a eleggere il pa- Toledòth è un termine che compare
pa. In altre parole, la linea corporale della nell’ebraico biblico con il duplice significato
Chiesa, non solo dei suoi membri ma anche e di “discendenze” o “storia”, sia al singolare
soprattutto della gerarchia, non può mai tollera- che al plurale. Toledòth Jéshu quindi rap-
re una interruzione fisica. Se, per ipotesi assur- presenta la storia o le storie di Gesù: una
da, questa linea fosse interrotta anche solo per serie di racconti ebraici su e contro Gesù e
breve tempo, la Chiesa verrebbe a mancare e le origini del Cristianesimo. «Di questi rac-
non potrebbe essere ristabilita. Questa continui- conti esistono varie redazioni, anche molto
tà del corpo della Chiesa, che è essenzialmente dissimili tra loro per contenuto ed estensio-
gerarchica, è analoga al fuoco, che qualora sia ne. La produzione delle Toledòth è un pro-
stato spento rimane estinto. La ragione è che, cesso durato per secoli... una interpretazione
mancando i successori materiali legittimi, non ci polemica delle vicende di Gesù sarebbe ini-
sarebbe nessuno che potrebbe legittimamente ziata già durante la sua vita (Mc IV, 22 e 30)
ricevere l’autorità da Cristo e governare la e subito dopo la morte (Mt XXVIII, 15).
Chiesa come suo vicario. La parte formale del- L’elaborazione di narrazioni alternative e
l’autorità della Chiesa permane in Cristo men- polemiche è proseguita fino agli ultimi de-
tre la sede apostolica è vacante, ma la parte ma- cenni del secolo scorso» (2).
teriale, cioè la persona legittimamente designata La prima edizione stampata delle
a ricevere l’autorità non può permanere se non Toledòth è quella di Wagenseil (1681); nel
c’è nessuno che legittimamente possa sceglierla. 1705 Huldreich pubblicò un altro testo,
In tal caso, questa linea materiale o puramente molto diverso, di cui non si possiede il mano-
legale verrebbe a mancare, e non potrebbe esse- scritto originale. Da quel momento le edizio-
re ristabilita se non da chi ha l’autorità, cioè da ni sono state numerose, precisamente otto,
Cristo stesso, che data la divina costituzione fino a quella del 1902 pubblicata da Samuel
della Chiesa, “dovrebbe” fare una nuova chia- Krauss, che resta lo studio più importante
mata di Apostoli e una nuova Chiesa diversa da sull’argomento e rimane ancor oggi il riferi-
quella fondata sopra San Pietro. mento principale di ogni ricerca scientifica.
14

«Le Toledòth Jéshu godono di una fama I Padri della Chiesa narrano di una serie
negativa e sinistra. Le storie che raccontano di credenze ebraiche ed anche pagane. Il
sono così dissacranti, e la forma tanto polemi- Talmùd accusa Gesù di essere mago e cor-
ca che il mondo cristiano le ha sempre respin- ruttore del popolo, come scrive S. Giustino
te con forti critiche e anatemi» (3). Wagenseil martire. S. Pionio martire dice che, secondo
le definiva come: “nefandum et abominabilem gli Ebrei, Cristo aveva praticato la necro-
libellum”, “cacatus a Satana”; de Rossi lo manzia, e in virtù di essa era resuscitato
chiamava “nefandum ac pestilentissimum opu- dopo la morte. Il pagano Celso apprende la
scolum”. Nel 1958 il Dizionario Ecclesiastico, lezione contro Gesù da un ebreo: la madre
parafrasando don Giuseppe Ricciotti, scrive- di Gesù sarebbe stata cacciata dal marito
va: “Blasfemo e calunnioso libello, circolante perché sospettata di adulterio con un solda-
in varie redazioni fin dai sec. VIII-IX, riassu- to romano di nome Panthera. Tertulliano,
me fantastiche ed oscene calunnie manipolate asserisce che i nemici di Gesù lo qualificano
dagli ambienti giudaici dell’epoca e gabellate come figlio di un fabbro e di una prostituta.
come fonti autentiche della vita di Gesù”. Tutti dati che si ritrovano nelle Toledòth.
«Alla condanna del mondo cristiano ha «Ce ne è abbastanza per supporre l’esisten-
fatto riscontro da parte ebraica l’imbarazzo za di storie alternative ai Vangeli circolanti
per un’opera che in vari momenti della storia tra gli oppositori del cristianesimo» (9).
è apparsa poco seria e precisa, scomoda ed Tuttavia bisogna arrivare al IX secolo per
inopportuna» (4). Il Di Segni, nel suo libro al avere una notizia precisa di una storia com-
quale ci siamo ispirati, prosegue: «Questo im- pleta su Gesù, raccontata dagli Ebrei. Il primo
barazzo spiega le resistenze a diffondere a parlarne esplicitamente è S. Agobardo, arci-
l’opera... Si è persino tentato... di attribuire vescovo di Lione (778-840). Nel De Judaicis
alcune versioni dell’opera ad antisemiti [che superstitionibus, S. Agobardo scrive: «Gli
se non esistessero andrebbero inventati, Ebrei dicono che Gesù era stato un giovane
come gli autori dei Protocolli, n.d.a.], che se presso di loro onorevole... e che aveva avuto
ne sarebbero serviti per attizzare l’odio cri- numerosi discepoli, a uno dei quali, per la du-
stiano per gli ebrei» (5). rezza e il torpore mentale aveva dato il nome
Secondo gli Atti degli Apostoli, le sinago- di Cefa, ossia Pietro. (...) Infine, accusato di
ghe furono la prima sede della predicazione
degli Apostoli, i quali provocarono sin dal- Frontespizio della prima edizione
a stampa delle Toledoth
l’inizio le obiezioni dei Giudei (Atti XIII, 45-
50) e perfino un’opposizione organizzata e
spesso violenta. «È difficile non ammettere
che non fosse stata messa in discussione anche
la stessa vicenda personale di Gesù. (...) Da
questi dati si deduce l’esistenza di una vivace
polemica già nei primi decenni dalla morte di
Gesù, nella quale vanno collocate le lontane
origini della letteratura delle Toledòth» (6).
Per quanto riguarda le fonti ebraiche, esi-
stono vari passi del Talmùd che parlano di
Gesù (7). «Gesù è chiamato Notzrì (Nazareno),
altre volte Pandera o Ben Pandera, con evi-
dente collegamento alle notizie pagane sulla
sua paternità... chiamato ben Stada e figlio di
una relazione adulterina... si parla della lapida-
zione di Gesù alla vigilia di Pasqua, sotto l’ac-
cusa di stregoneria e di corruzione... Questi
dati non attestano l’esistenza delle Toledòth,
almeno nella forma in cui le conosciamo, ma
ordinati... possono costituire la base per una
storia alternativa su Gesù. Attestano comun-
que l’esistenza di una vivace letteratura in pro-
posito. Tutto questo gruppo di informazioni è
già completo alla fine del quarto secolo» (8).
15

molte menzogne, fu rinchiuso in carcere per secolo. Raimondo Martini, domenicano, fu


decisione di Tiberio, perché aveva fatto cre- autore di vari scritti contro Musulmani ed
scere nel grembo della figlia di questi... un Ebrei. Nel Pugio Fidei (il pugnale della fede)
feto di pietra. Fu quindi appeso ad una forca l’autore riportava una storia che gli Ebrei rac-
come uno spregevole mago, e qui colpito con contavano su Gesù, facendola precedere da
una pietra in capo fu ucciso; fu sepolto accan- tale introduzione: «Poiché il N. S. Gesù Cristo
to ad un acquedotto... ma di notte fu sommer- compì innumerevoli miracoli possibili solo a
so da un improvviso straripamento degli ac- Dio, la perfidia giudaica, a cui giammai vien
quedotti; per ordine di Pilato fu cercato per meno, né manca una furbizia di volpe, tentò di
dodici mesi e non fu fino ad allora trovato. deturpare con bestemmie tutto quanto. Com-
Allora Pilato promulgò una legge di questo posero pertanto contro Cristo un libro in cui
tipo: “È evidente che è risorto come aveva inventarono questa favola» (12).
promesso, colui che da voi è stato ucciso per Segue, in ordine cronologico, una preziosa
invidia...”. Ma tutte queste cose le inventaro- testimonianza ebraica. Si tratta dell’Éven
no gli scribi... allo scopo di annullare l’intera Bòchan (pietra di verifica) scritta in Spagna nel
verità del valore della passione di Cristo» (10). 1385 da Shem Tov ibn Shaprut. «Un capitolo
«Le scoperte di questo secolo - commen- di questo libro è dedicato alla confutazione di
ta il Di Segni - hanno dato un’ulteriore im- tesi antiebraiche... Shem Tov fornisce delle
portanza alla nota di Agobardo; questi è, per informazioni fondamentali sulle Toledòth» (13).
esempio, l’unico a parlare di un feto di pietra Le Toledòth furono condannate dall’an-
nel grembo della figlia di Cesare; la circo- tipapa Benedetto XIII, l’11 maggio del 1415.
stanza è confermata e ampiamente spiegata Il confessore dell’antipapa era S. Vincenzo
nel frammento aramaico pubblicato da Ferrer, assai zelante nella lotta contro il
Ginzberg nel 1928. Giudaismo talmudico.
Dal successore di Agobardo, Amolone
(arcivescovo di Lione dall’841 all’852), appren- LA TRADIZIONE TESTUALE
diamo ulteriori particolari. Il testo è l’Epistola
(o il Liber) contra Judeos, attribuita erronea- 1) Classificazione
mente da alcuni autori a Rabano Mauro. L’au-
tore cita in generale le blasfeme accuse che gli È necessario procedere ad una classifica-
Ebrei rivolgono alla religione cristiana, tra le zione della produzione di Toledòth Jéshu a
quali alcune rivestono interesse per la nostra partire dalle loro fonti, che consistono sia in
analisi: «Chiamano i santi Apostoli ‘apostati’... manoscritti sia in edizioni a stampa di testi
Non sanno che Gesù fu appeso alla croce con di cui si è perduta la fonte originale.
dei chiodi... ma dicono in modo infamante, che Oggi si contano più di cento composizio-
fu punito nello stesso modo dei briganti che ni di Tòledoth. La lingua utilizzata nella
ora vengono appesi; e... fu deposto dal legno e maggior parte di esse è l’ebraico, ma esisto-
gettato nel sepolcro in un orto pieno di cavoli, no versioni in aramaico, giudeo-tedesco,
affinché la loro terra non fosse contaminata. giudeo-spagnolo, giudeo-arabo.
Lo stesso N. S. Gesù Cristo... chiamano nella L’estrema varietà di versioni richiede
loro lingua Dissipator Aegyptius... Il culto che una classificazione del materiale. La prima
in tutto il mondo gli prestano i fedeli, chiama- distinzione da fare è tra tre gruppi principa-
no culto di Baal e religione di un dio stranie- li, che sono stati chiamati col nome di chi,
ro... Riconoscono che egli fu empio e figlio di nel testo, giudica Gesù: Pilato (P), Elena
empio, cioè non so di quale pagano che chia- (E), Erode (H). Il primo gruppo è quello più
mano Pandera, dal quale dicono che la madre antico, il secondo è quello più ampio ed è
del Signore fu corrotta e quindi nacque colui caratterizzato dalla presenza della regina
nel quale noi crediamo» (11). Elena. L’ultimo gruppo è quello dell’edizio-
Dello stesso periodo è la testimonianza di ne stampata da Huldricus nel 1705.
Rabano Mauro arcivescovo di Magonza
nell’847. Nella sua opera Contra Judeos, ripor- 2) Il gruppo «Pilato» (P): le Toledòth in ara-
ta le stesse notizie tramandateci da Amolone: maico
nascita da un adulterio con un pagano chiama-
to Pandera; la punizione come brigante; la se- Alla fine del XIX secolo, l’esistenza
poltura nell’orto dei cavoli, eccetera. La suc- delle Toledòth in aramaico era conosciuta
cessiva testimonianza risale alla fine del XIII soltanto grazie alla testimonianza di un
16

ebreo convertito Avner Alfonso, riportata delle Toledòth è continuata fino alla fine del
da Shem Tov ibn Shaprùt alla fine del XIV secolo scorso. Il nome di «Slavo» è stato
secolo. «Di questo testo si possedevano però conferito dal Krauss e dallo Bischoff in con-
solo le poche righe riassuntive di Shem Tov. siderazione dei numerosi indizi che indicano
La riapertura, avvenuta a fine ottocento, questa provenienza, come la trascrizione di
della Ghenizàh, la stanza di deposito di libri nomi slavi. Questo gruppo è caratterizzato
logori della sinagoga del Cairo, finalmente da notevoli aspetti particolari: l’estrema pro-
consentì la prima conoscenza diretta dei lissità della narrazione, abbondanti spunti
testi aramaici delle Toledòth» (14). satirici e fortemente polemici, citazioni bi-
bliche e talmudiche.
3) Il gruppo «Elena»
6) Il gruppo «Erode»: l’edizione di
Il gruppo «Elena» è il più vasto ed artico- Huldricus delle Toledòth
lato delle Toledòth. Si nota la presenza co-
stante di una regina Elena, giudice di Gesù. Il Nel 1705, veniva pubblicato in Olanda, a
contenuto ci è noto, fin dal XIII secolo, gra- Leiden, un testo delle Toledòth completa-
zie alla testimonianza di Raimondo Martini. mente differente. Curatore dell’edizione era
«Nell’ambito del gruppo “Elena” può es- Huldreich, teologo di origine svizzera che
sere identificato un tipo particolare che ab- aveva compiuto gli studi di ebraico prima a
biamo definito “italiano”. Questo nome deri- Brema, poi in Olanda. Egli ebbe la fortuna
va da una serie di indizi che indicano l’Italia di avere tra le mani un testo fino ad allora
come il luogo dove questo tipo particolare è sconosciuto al pubblico, in cui gli spunti po-
stato, se non proprio scritto all’origine, con- lemici sono particolarmente accesi; sembra
servato e trasmesso con caratteri particolari. che l’origine di quest’opera debba essere ri-
I manoscritti sono quasi tutti in caratteri cercata in Germania.
ebraici italiani; nel testo compaiono anche
parole italiane... in trascrizione ebraica» (15). I TESTI DELLE TOLEDÒTH:

4) La prima edizione stampata delle Toledòth 1) Le Toledòth in aramaico


Nel 1681 fu pubblicata la prima edizione a Per dare al lettore un’idea più precisa ri-
stampa delle Toledòth. «Il testo apparve in porterò i passaggi più interessanti dei testi
una raccolta di scritti ebraici di polemica anti- delle Toledòth, rinviando il lettore desidero-
cristiana, accompagnati da traduzione latina e so di approfondire l’argomento al libro di
lunghe e dotte confutazioni. Il titolo dell’opera Riccardo Di Segni.
era Tela ignea Satanae (i dardi di fuoco di
Satana); autore Johann Christof Wagenseil, L’interrogatorio di Giovanni Battista
dotto orientalista, nato a Norimberga il 23 no- Il Battista era stato rinchiuso in carcere
vembre 1633... Il libro fu stampato ad Altdorf «perché aveva corrotto molte persone del
in Baviera presso Norimberga... Wagenseil... popolo di Giudea» (17). Gli fu chiesto: «Su
dette prova di coraggio diffondendo un’opera quei libri di stregoneria trovati in mano a
di cui si conosceva l’esistenza, ma che per sua Jéshu tuo discepolo, se ci dirai la verità, ti li-
natura non poteva non essere guardata come bereremo, se no tu e Jéshu sarete passati a
un testo pericoloso. (...) Nel 1704 pubblicò in fil di spada» (18). Giovanni Battista rispose:
tedesco una denuncia “a tutti i magistrati cri- «Quei libri sono stati scritti da Jéshu... è
stiani per indurli ad impedire le bestemmie stato lui e gli undici discepoli a scriverli e
degli Ebrei contro Gesù Cristo e la religione con essi seducono la gente» (19).
cristiana”. (...) Dopo la pubblicazione questo Il Battista e Gesù furono portati a Tibe-
testo ha avuto ampia diffusione tra cristiani ed riade e Giovanni fu crocefisso e sepolto,
ebrei... Considerato dai critici come uno dei «dopo lui portarono Jéshu e cercarono di
migliori testi delle Toledòth » (16). crocifiggerlo; ma quando vide che c’era una
croce pronta per lui disse una formula magi-
5) Il gruppo «Elena». Il tipo «Slavo» ca e volò via dalle loro mani, in aria, come
un uccello» (20). Un giardiniere volò dietro a
Questo tipo rappresenta la versione più lui, ma «quando Jéshu il malvagio lo vide,
recente delle Toledòth. Infatti la produzione andò a nascondersi nella grotta di Elihau,
17

disse una formula magica e chiuse la porta tre lei gli diceva: “Non toccarmi, sono me-
della grotta» (21). Il giardiniere allora andò struata”; non... si preoccupò delle sue parole e
alla porta della grotta e con una formula riu- giacque con lei e lei rimase incinta di lui. A
scì ad aprirla, «Jéshu il malvagio trasformò mezzanotte arrivò suo marito... lei gli disse:
la sua persona in un volatile, un gallo, e “Cos’è questo? Non c’era una simile abitudi-
andò a posarsi sul monte Carmelo; finché ne dal giorno che mi hai sposato, di venire da
arrivò R. Jehudàh il giardiniere e lo afferrò me due volte in una notte”. Le rispose: “È per
per la cresta e lo portò davanti a R. Jeho- la prima volta che vengo da te questa notte”.
shùa’ ben Perachiàh; lo innalzarono e croci- Lei disse: “Sei venuto da me e ti ho detto che
fissero sul tronco di un cipresso. Prima che ero mestruata e non te ne sei preoccupato e
lo appendessero alla croce, Jéshu, (...) man- hai fatto ciò che volevi e te ne sei andato”.
dò a chiamare le persone che aveva indotto Appena sentito ciò, egli riconobbe subito che
in errore e disse loro: “Se verrete domani e Josèf ben Pandera le aveva messo gli occhi
non troverete né me né il mio corpo senza addosso e che era stato lui a compiere
vita sulla croce, è perché io sono salito nel quell’azione. (...) Dopo qualche giorno si
firmamento del cielo e non mi potrete vede- sparse la voce che Miriam era incinta. Suo
re”. Lo appesero vivo alla croce e lo lapida- marito disse: “Non è incinta di me; devo star-
rono e morì sulla croce... Lo calarono dalla mene qua a vergognarmi davanti a tutti conti-
croce e lo seppellirono in un corso d’acqua nuamente?” Partì e se ne andò in Babilonia.
nel giardino di R. Jehudàh il giardiniere. Dopo [qualche tempo] Miriam [generò] un fi-
Quando poi arrivarono gli uomini che Jéshu glio e venne chiamato Jehoshùa’ [Giosuè]...
aveva indotto in errore e non lo trovarono ma dopo che si scoprì la sua irregolarità lo
sulla croce, furono colti da spavento; prese- chiamarono Jéshu [Gesù]» (23).
ro gli ebrei e gli dissero: “È vero ciò che ci Inoltre le Toledòth proseguono narrando
ha detto il nostro signore Jéshu che gli ebrei che Gesù «è un bastardo e figlio di mestrua-
sono bugiardi; se l’avete messo sulla croce, ta» (24) e che «quando Miriam rimase incinta
dov’è il suo corpo? È dunque vero che è an- egli [il marito] per la sua grande vergogna, se
dato in cielo”. Subito Pilato chiamò...il giar- ne andò in Babilonia e non fece più ritorno;
diniere e gli chiese: “Cosa hai fatto del cor- e che Miriam aveva partorito Jéshu ma non
po di Gesù?”. R. Jehudàh rispose: (...) se il era per questo passibile di morte, perché non
signore vuole io lo porterò e mostrerò il suo lo aveva fatto consapevolmente; perché
corpo a quelle persone, affinché sappiano Josèf ben Pandera era un abituale frequenta-
che Jéshu è malvagio”. Andò dunque R. tore di prostitute... E dopo che la cosa su
Jehudàh il giardiniere e lo tirò fuori dalla Gesù fu risaputa, che era bastardo e figlio di
tomba; attaccò una corda alle gambe e lo mestruata e che lo avevano condannato a
trascinò per tutte le strade di Tiberiade (...). morte [come ribelle fin dalle origini alla tra-
Lo portarono davanti a Pilato, che fece chia- dizione], uscì e fuggì a Gerusalemme» (25).
mare tutti i suoi discepoli che aveva indotto Le storie di Gesù continuano asserendo
in errore, e ci fu chi credette e chi non cre- che: «Nel Santuario [di Gerusalemme ossia
dette (...). Colui che ha fatto un grande giu- nel Tempio distrutto dai Romani, n.d.a.]
dizio con il malvagio Jéshu presto giudichi e c’era la “pietra di fondamento”... e su di essa
punisca coloro che odiano il suo popolo e erano scritte le lettere del nome divino e chi
tutti coloro che... sono andati a prestare le imparava poteva farci tutto ciò che deside-
culto al malvagio Jéshu» (22). rava. I dottori avevano timore che i giovani
ebrei le imparassero e con esse distruggesse-
2) Il gruppo «Elena». Il manoscritto di ro il mondo, ed avevano elaborato un siste-
Strasburgo ma per impedirlo: cani di bronzo appesi su
due colonne di ferro verso la porta della fiac-
«Sua madre Miriam era ebrea e aveva un cola. Se qualcuno entrava ed imparava quel-
marito che era della stirpe reale, della casa di le lettere, all’uscita i cani gli abbaiavano con-
David; si chiamava Jochannàn... C’era vicino tro, e vedendoli dimenticava le lettere. Jéshu
alla sua porta di casa, (...) un uomo di bel- venne e le imparò e le scrisse su una perga-
l’aspetto, ...Josèf ben Pandera. Aveva messo mena; si incise la coscia e vi mise dentro la
gli occhi su di lei, ed una notte... passò davanti pergamena con quelle lettere, perché non gli
alla sua porta ubriaco; entrò da lei e lei pensò procurasse dolore il taglio della sua carne; ri-
che fosse suo marito... Egli la abbracciò, men- mise quindi la pelle al suo posto; e quando
18

uscì i cani di bronzo gli abbaiarono contro; le Santi; imparò le lettere del nome divino che
lettere gli si cancellarono dalla mente; ma erano incise sulla “pietra di fondamento” e le
andò a casa, e tagliò con un coltello la sua scrisse su una piccola pergamena e si incise la
carne e prese lo scritto e imparò le lettere; e coscia pronunciando il nome divino poiché
andò e raccolse 310 giovani d’Israele» (26). non gli facesse male, come prima aveva fatto
Sempre secondo le Toledòth Gesù disse Jéshu. Quando Jéshu si sedette con la sua
ai suoi discepoli che gli Scribi e i Dottori compagnia presso la regina, questa mandò a
della Legge dicevano di lui che era bastardo chiamare i dottori. (...) Quando entrarono i
e figlio di mestruata. «Considerate invece dottori insieme a Jehudà Iscariota, presenta-
che tutti i Profeti hanno profetizzato sul- rono i loro argomenti contro lui... finché...
l’Unto del Signore e io sono quell’Unto... alzò le braccia come le ali dell’aquila e prese
Egli [il Signore ] mi ha generato senza rap- il volo... Gli anziani d’Israele dissero a
porto sessuale con mia madre, mentre loro Jehudà Iscariota: “Pronuncia anche tu le let-
mi chiamano bastardo. (...) Gli portarono tere sacre e sali dietro a lui”. Subito fece così
uno storpio... pronunciò su di lui le lettere e volò in cielo. (...) Iscariota l’abbracciò men-
(divine) e si alzò in piedi. Allora tutti si inchi- tre volava; nessuno dei due poteva vincere
narono e dissero: “Questo è il Messia”. (...) l’altro facendolo cadere a terra con il nome
Quando i dottori videro che credevano tanto sacro, perché il nome sacro era posseduto da
in lui, lo presero e lo portarono davanti alla entrambi. Quando Jehudà vide che le cose
regina Elena, nelle cui mani era la terra stavano così, fece un’azione cattiva e urinò su
d’Israele. Le dissero: “Quest’uomo conosce Gesù che divenne impuro e cadde a terrra e
le arti e induce in errore la gente”» (27). «Gli con lui anche Jehudà» (28). Infine fu ucciso il
anziani... - continuano le Toledòth - andaro- Venerdì della vigilia di Pasqua e lo seppelli-
no a prendere un uomo di nome Jehudà rono. «I folli pensarono allora di cercarlo
Iscariota, e lo introdussero nel Santo dei nella tomba e non lo trovarono. I sediziosi
andarono allora a dire alla regina Elena: “La
Il racconto della morte di Maria nell’edizione Huldricus; persona che hanno ucciso era il messia... ora
accanto al testo ebraico la traduzione latina e il commento dopo la morte lo hanno sepolto, ma non sta
più nella tomba, perché è già salito in cielo...
I sapienti erano spaventati e non sapevano
cosa rispondere. Questo perché una persona
l’aveva tirato fuori dalla tomba e l’aveva por-
tato nel suo giardino; aveva interrotto il
corso d’acqua che vi passava, aveva scavato
nella sabbia e lo aveva sepolto; dopo aveva
fatto tornare le acque nel loro corso, sopra la
tomba. (...) Gli ebrei erano tutti afflitti... I se-
diziosi colsero l’occasione per dire: “Voi
avete ucciso l’Unto del signore”. (...) Il pa-
drone del giardino disse: “Oggi vi sarà in
Israele sollievo e gioia, perché io l’ho trafu-
gato, per impedire che i sediziosi se lo pren-
dessero per avere un pretesto nelle future ge-
nerazioni”. (...) Legarono delle corde ai piedi
della salma e la trascinarono per le strade di
Gerusalemme, fino alla regina; le dissero:
“Questi è quel tale che è salito in cielo”.
Uscirono con gioia dal suo cospetto, mentre
lei derideva i sediziosi e lodava i dottori» (29).

3) I testi italiani

La nascita di Gesù
Nei testi italiani si ritrova la storia di Josèf
Pandera, sposo di Miriam, e del vicino di casa
Jochannàn il malvagio, che con uno strata-
19

gemma, giacque con Miriam, quando era me- città di Gerusalemme sussultò: Miriàm era
struata, e la mise incinta. Il marito Josèf deci- incinta del suo promesso sposo Jochannàn.
se di abbandonare la moglie, poiché «si sape- Jochannàn fuggì in Babilonia. Dopo che
va che con lui era sterile e da molto tempo Jochannàn fuggì da Gerusalemme, Josèf il
non aveva avuto figli... Alla fine si sparse per malvagio «andò ogni giorno da Miriàm, fin-
tutta la città la notizia che Miriam la moglie ché riuscì a sedurla e gli si concesse proprio
di Josèf era in attesa di un figlio... e lo chiamò come una prostituta; dopo nove mesi partorì
Jehoshùa’... Jochannàn... rivelò la cosa e disse un bastardo figlio di mestruata [Jeoshùa’]...
a tutti che quel bambino era suo figlio... Dopo che questi agì scorrettamente i sapien-
Quando il ragazzo crebbe lo mise nella scuo- ti del Sinedrio lo chiamarono Jéshu, come
la per studiare Toràh e quel bastardo era in- sigla di “sia cancellato il suo nome e il suo
telligente e in un giorno imparava ciò che gli ricordo”. Questo bastardo crebbe e la ma-
altri non imparavano in un anno» (30). dre lo portò alla scuola di R. Jehoshùa’ ben
Perachiàh, dicendo che era il figlio di Jo-
4) Le Toledòth slave channàn, e qui rimase fino a che si rovinò; e
quel malvagio era completamente dedito
Nascita, infanzia e adolescenza di Gesù allo studio, eccezionalmente capace ed
Si narra sempre di Miriàm, di suo marito esperto di dottrine esoteriche» (32).
Jochannàn e di Josèf Pandera. Questa volta
interviene la madre di Josèf ed invita a casa 5) La versione Huldricus
sua Miriàm, per un pranzo. Durante il ban-
chetto gli invitati mangiarono e bevvero, e In questa versione non vi è nulla di nuovo
dopo il pranzo si allontanarono dalla sala. circa il concepimento di Gesù , tranne il nome
Così Josèf e Miriàm rimasero soli, Miriàm del marito di Miriàm, che qui è Pappos ben
capite le cattive intenzioni di Josèf riuscì a Jehudàh, mentre il corruttore è sempre Josèf
fuggire. Allora Josèf cercò di farsi amico Pandera. Invece si parla, in questa versione,
Jochannàn, vi riuscì, e così poté riavvicinare della fuga in Egitto e della strage degli inno-
Miriàm, che cercò di mettere in guardia suo centi. È introdotto un nuovo particolare: Gesù
marito contro il perverso Josèf ma non vi estorce la verità sul suo concepimento irrego-
riuscì. Un sabato Josèf invitò Jochannàn a lare da Miriàm, schiacciandole i seni tra i car-
cena e gli fece bere molto vino. Quando dini della porta e preso da ira ucccide suo
Josèf vide che Jochannàn oramai dormiva padre Josèf Pandera. Gesù viene infine messo
profondamente andò a bussare alla porta di a morte e appeso ad un legno fuori di
Miriàm e le disse a bassa voce, per non esse- Gerusalemme. La sera stessa Giuda si appro-
re riconosciuto: Sono Jochannàn il tuo pria del corpo e lo mette nel suo giardino, su
sposo, stavo a cena con Josèf e ora per la un mucchio di rifiuti. I seguaci di Gesù raccon-
gran pioggia non posso andare a casa mia, tano che il loro maestro era risorto ed asceso
fammi entrare. «Miriàm andò ad aprire la in cielo tre giorni dopo la sua morte. Infine il
stanza, pensando che fosse Jochannàn; numero della bestia 666 corrisponde a Gesù
quando Josèf entrò nella stanza fece finta di Nazzareno. «È una delle più argute cattiverie
recitare lo Shemà, [che si recita con una delle Toledòth; vuole capovolgere in senso an-
mano sulla faccia] finché arrivò al suo letto, ticristiano una... profezia dell’Apocalisse» (33).
l’abbracciò... Miriàm si spaventò e disse: Infine muore Miriàm, che viene sepolta sotto
“Che fai! Non sono pura!”... Josèf le rispose il legno dove Gesù era stato appeso.
piano, affinché non riconoscesse la voce:
“Ma no, perché oggi è stata data una nuova LA STORIA NELLE TOLEDÒTH:
regola nella scuola, dal mio maestro, che lo
sposo promesso può avere rapporti con la Introduzione
sposa, anche se questa è mestruata”. E poi-
ché le donne sono facilmente seducibili, Dopo aver riportato alcuni passaggi
quel malvagio si unì a lei e giacque con lei, delle Toledòth, passiamo ora all’esame criti-
che pensava fosse il suo promesso sposo co del loro contenuto. Da un punto di vista
Jochannàn» (31). Il lunedì Miriàm incontrò il storico si nota subito in tutti questi racconti
suo promesso sposo e gli chiese spiegazione, una gran confusione di date, persone e luo-
ma Jochannàn non sapeva nulla e cominciò ghi. I dati contrastano con le informazioni
a sospettare di Josèf. Dopo tre mesi tutta la forniteci dalla letteratura cristiana ed inoltre
20

vi sono parecchie contraddizioni tra le diver- versa. Vi fu un’enorme diffusione di storiel-


se versioni delle Toledòth stesse. Queste di- le alternative alla Tradizione cristiana. Lo
scordanze non sono dovute al caso, ma deri- stesso Celso (autore pagano) riprese da fon-
vano dalla sovrapposizione in uno stesso ti giudaiche la versione secondo cui Gesù
testo di tradizioni diverse. era nato da un adulterio consumato dalla
La ragione principale dell’anacronismo madre, moglie di un fabbro, con un soldato
che caratterizza tutte le Toledòth è l’esisten- di nome Panthera. Secondo un’altra calun-
za di alcune tradizioni talmudiche che parla- nia, riferita da Tertulliano: Gesù sarebbe
no di Gesù e collocano l’inizio della sua atti- stato il figlio di una prostituta (quaestuaria).
vità in un’epoca molto più antica di quella Secondo S. Gerolamo la genealogia di Gesù
reale. La fonte principale in proposito è un era molto discussa tra gli ebrei romani.
insegnamento rabbinico in lingua ebraica Il Talmùd, in vari passaggi (Tosefta Chul.
antecedente il 200 d. C., integrato da tradi- 2:22-23, TP Shab. 14: 4) chiama Gesù ben (fi-
zioni successive in lingua aramaica. glio di) Pantera o semplicemente Pantera, ed
«La sostanza delle tradizione talmudica è lo stesso Gesù che in passi paralleli è chia-
a proposito di Gesù è questa: Gesù apparte- mato hanotzrì (Nazareno). Il termine Pantera
neva al gruppo ristretto di discepoli che sembra essere «un anagramma del vocabolo
seguì uno dei maestri costretto all’esilio egi- greco Partenos che indica la vergine; per cui a
ziano dagli Asmonei. Al momento del ritor- chi chiamava Gesù figlio della vergine si op-
no, tra il maestro e l’allievo ci fu una rottura poneva polemicamente un nome che celava
per futili motivi; il maestro scomunicò... il un’accusa infamante: quella di adulterio con
discepolo perché... aveva fatto troppa atten- un tale che portava un nome straniero... il
zione all’aspetto fisico, e ai difetti della pa- nome vuole contestare l’ipotesi della nascita
drona della locanda che li ospitava. Gesù... verginale con un’accusa infamante» (35). «Tra
accettò la punizione e si recò a chiedere le altre interpretazioni... Pantera significa
scusa più volte al suo maestro. Quando alla praticamente prostituta» (36).
fine questi ritenne che era giunta l’ora di Un altro punto da approfondire è la que-
perdonarlo, per un banale equivoco il disce- stione del mamzèr che può essere tradotto
polo non comprese il gesto di saluto del come “bastardo”. Al bastardo è proibito il
maestro, e ne trasse la convinzione che ora- matrimonio con un ebreo, per impedirne la
mai per lui non c’era perdono; fu questo che perpetuazione. L’accusa rivolta a Gesù di es-
lo spinse ad una ribellione definitiva contro i sere bastardo «deve essere letta in chiave po-
maestri e contro la fede» (34). lemica contro il dogma della verginità, della
Quanto al personaggio della regina Elena, nascita senza peccato, e dell’esser figlio di
vien fatto di domandarsi a chi si riferisce esat- Dio» (37). Tuttavia secondo la legge ebraica,
tamente il testo e sembrerebbe trattarsi della affinché un adulterio dia luogo ad un figlio
madre di Costantino. Secondo una leggenda bastardo, è necessario che entrambi i genito-
Elena sarebbe stata attratta inizialmente ri siano ebrei (Shulchàn ‘Arùkh, Even ha’
dall’Ebraismo, mentre il figlio Costantino, in- ézer 4: 19). Quindi se Gesù per le Toledòth
fluenzato da S. Silvestro papa, fu attratto dal deve essere considerato un bastardo, anche il
Cristianesimo. Per risolvere la questione, il padre fisico deve essere ebreo. Ora le fonti
Papa organizzò una disputa con dodici rabbi- non ebraiche, che riferiscono le calunnie pa-
ni, alla presenza dell’imperatore. Durante il gane ed ebraiche, sono concordi nel precisa-
dibattito il rabbino, chiamato Zamberi, uccise re che Pantera (il padre fisico di Gesù) non
un bue sussurrando il nome di Dio, ma S. Sil- era ebreo, ma era un soldato romano. Le
vestro dette prova della sua superiorità risu- fonti ebraiche delle Toledòth, hanno provve-
scitando l’animale, colla semplice invocazione duto a far convertire all’Ebraismo il sedutto-
del nome di Gesù; allora i rabbini e i pagani si re, per cui Gesù sarebbe un bastardo nel
convertirono al Cristianesimo. senso pieno del termine.

Varie versioni della nascita di Gesù Il nome di Gesù

Fin dai primi secoli dell’era cristiana.Il Il nome ebraico Jéshu, viene spiegato
dogma dell’Incarnazione del Verbo e della come una forma dispregiativa derivata
nascita verginale di Gesù suscitò reazioni dall’originario nome di Jehoshùa’: Giosuè.
maligne e velenose calunnie dalla parte av- «Il nome trilettere sarebbe una sigla del-
21

l’espressione di origine biblica che in italia- pendenza delle Toledòth non dall’attuale
no suona “sia cancellato il suo nome e il suo Josippon, ma dalla bozza iniziale (Ur-
ricordo”. Ed è proprio per questo motivo Josippon), che all’argomento avrebbe dedi-
che il nome Jèshu in molti testi viene segna- cato maggiore spazio. Si è subito visto che
to con virgolette addizionali, per sottolinea- questa storia non aveva solidi motivi per re-
re che si tratta di una sigla» (38). sistere a una critica. Prima di tutto per la da-
tazione dello Josippon; esiste un generale
4) Gesù e la magia accordo tra i critici nel datare l’opera, persi-
no nella sua forma iniziale, non prima del X
Le Toledòth non negano i miracoli fatti secolo; mentre sappiamo bene che le
da Gesù e riportati dalla Tradizione cristia- Toledòth, almeno in base a quanto dice
na. Però cercano di dimostrarne la natura Agobardo, esistevano da molto tempo
malefica presentandoli come magie e strego- prima... L’intera teoria del Krauss è franata.
nerie. «Gesù con i suoi miracoli viene attac- È vero... che ci sono stati dei contatti tra le
cato proprio per l’uso e la presentazione che Toledòth e quest’opera... ma tutto fa pensa-
ne fanno i testi cristiani: per questi ultimi i re che l’autore della interpolazione abbia
miracoli sono la dimostrazione della natura copiato dalle Toledòth e non viceversa» (41).
divina di Gesù, mentre ciò per l’ebreo orto- La seconda importante ipotesi sulle ori-
dosso è inconcepibile... dal punto di vista gini delle Tòledoth, considera il probabile
dell’ortodossia [ebraica] i miracoli sono con- rapporto con la letteratura apocrifa cristia-
siderati opera diabolica. (...) Da parte ebrai- na. «Il problema è stato impostato dai critici
ca, nelle fonti talmudiche disponibili, la in modo troppo schematico, ed è questo che
magia è il primo dei reati contestati a Gesù. toglie credibilità alle tesi sostenute... così il
Già nelle prime Toledòth, secondo quanto problema in sostanza resta aperto» (42).
riferisce Agobardo, Gesù è considerato Volendo trarre una conclusione in base a
“magum detestabilem”» (39). tutti gli elementi che l’ottimo lavoro del Di
Nella tradizione ebraica si ammette co- Segni ha messo in evidenza possiamo dire che
munemente che i poteri magici possano de- la produzione delle Toledòth «è un processo
rivare all’uomo da varie fonti: dallo sfrutta- continuo di accumulo di materiale e di rielabo-
mento di forze occulte, malefiche e demo- razione sistematica» (43). Parlare di un nucleo
niache; o dall’uso della forza particolare che unico ed iniziale del racconto (Ur-Toledòth),
deriva dal nome divino. come fa Krauss, sembra assurdo. Il nucleo,
ammesso che esista, non è singolo; ci sono
TEORIE SULLE ORIGINI DELLE tanti nuclei di diversa provenienza che conver-
TOLEDOTH gono in una narrazione in continua evoluzione
e che vengono riadattati liberamente. Quindi -
«I critici hanno discusso a lungo il pro- secondo il Di Segni - non ha nessun senso par-
blema delle origini delle Toledòth (...) dopo lare di un’unica fonte apocrifa che sarebbe
approfondite ricerche filologiche sono state stata il modello su cui il presunto autore delle
avanzate delle ipotesi piuttosto fantastiche o Ur-Toledòth avrebbe imbastito la sua opera.
perlomeno non sostenute dallo stesso rigore Non c’è un unico autore delle Toledòth, ma
che aveva accompagnato lo studio dei parti- tanti autori e tante fonti. Tutto ciò non signifi-
colari del testo» (40). Le ipotesi più comuni ca che le Toledòth non abbiano nessun rap-
sono sostanzialmente due: la prima fu avan- porto con gli Apocrifi cristiani; anzi il contatto
zata dal Krauss a conclusione del suo libro con essi è molto stretto e non è limitato ad
del 1902. Secondo lui le Toledòth derivano un’unica fonte. Le Toledòth sono il luogo di
dai racconti su Gesù contenuti nel libro confluenza, tra l’altro, di una quantità di tradi-
dello Josippon (piccolo Giuseppe), una cro- zioni cristiane apocrife, spesso completamente
naca ebraica che narra la storia giudaica e eterodosse; gli autori delle Toledòth le hanno
romana in modo comparativo, e che si pre- conosciute, riprese e tramandate. Quanto alla
senta come una sorta di compendio del- datazione dei diversi nuclei delle Toledòth,
l’opera storica di Giuseppe Flavio (al quale ognuno dei quali è di diversa provenienza e
viene anche attribuita da una consolidata data, «è certo che molti nuclei iniziali sono di
tradizione). «Poiché nello Josippon che ora epoca remota, dei primi secoli... si arriva poi
conosciamo, i brani relativi a Gesù... sono almeno al X secolo per alcune fonti della leg-
piuttosto limitati, Krauss ipotizzò la di- genda di Simon Pietro, e almeno al XIII seco-
22

Note
1) R. D I S EGNI , Il Vangelo del Ghetto, Newton
Compton Editori, Roma, 1985, pag. 9. Cfr. anche: J.
MAIER, Gesù Cristo e il cristianesimo nella tradizione
giudaica, Paideia ed., Brescia, 1994. R. DI SEGNI, La
traduzione testuale delle Toledòth Jéshu, in «La
Rassegna Mensile d’Israel», n° 50, 1984, pagg. 84-100.
Cfr. anche G. STEMBERGER, Il Talmùd. Introduzione,
testi, commenti, E. D. B., Bologna, 1997.
2) Ibid. pag. 10. Riccardo Di Segni, rabbino roma-
no, consulente dell’Istituto Superiore di Studi Ebraici, è
l’autore della prima traduzione italiana delle Toledòth,
sulla quale mi baso per il presente articolo. Numerosi
indizi indicano l’Italia come il paese dove le Toledòth si
sarebbero sviluppate.
3) Ibid., pag. 11.
4) Ivi.
5) Ivi.
6) Ibid., pag. 14 e 16.
7) Cfr. Sodalitium, n° 36, pagg. 14-21.
Manoscritto di Amsterdam
8) R. DI SEGNI, op. cit. , pag. 17.
9) Ibid., pag. 18.
10) P. L. 104: 87-88.
lo per il “romanzo” della nascita di Gesù. (...) 11) R. DI SEGNI, op. cit. , pag. 20, P. L. 116: 141, 184.
La realtà è che le Toledòth sono un processo 12) Pugio Fidei, IIpars, cap. 8.
di lunghissima evoluzione» (44). 13) R. DI SEGNI, op. cit., pag. 21.
14) Ibid., pag. 30.
15) Ibid., pag. 35.
Epilogo 16) Ibid., pag. 37.
17) Ibid., pag. 45.
Scrive il Di Segni: “È difficile dire, dato 18) Ivi.
che tra gli ebrei non esistono dogmi o dottri- 19) Ivi.
20) Ibid., pag. 49.
ne canoniche, che cosa sia per gli ebrei Gesù; 21) Ivi.
è più facile specificare cosa non è... Non può 22) Ibid., pagg. 49-50.
essere né Dio, né Figlio di Dio nel senso in 23) Ibid., pagg. 51-52.
cui lo si intende nel dogma della Trinità. 24) Ibid., pag. 53.
25) Ibid., pagg. 53-54.
Una tale concezione è per gli ebrei non solo 26) Ibid., pag. 54.
un sacrilegio e una bestemmia, ma una cosa 27) Ibid., pagg., 54-55.
incomprensibile. Non è neppure un Messia... 28) Ibid., pag. 57. Nella nota 40 si legge: «La for-
non può essere neppure considerato come mula che qui compare non spiega cosa effettivamente
un Profeta» (45). Il rifiuto della divinità di sarebbe successo. In realtà l’impurità non deriva
dall’urina, ma dall’emissione di sperma... Nel testo cita-
Gesù da parte di un gran numero di Giudei to da Petrus Niger, nel 1475, ci sarebbe stato anche un
ha dato luogo a una letteratura polemica di atto sodomitico. Sembra che la brutalità della leggenda
controinformazione calunniosa nei riguardi abbia imbarazzato anche i copisti».
del Fondatore del Cristianesimo. “Il giudai- 29) Ibid., pagg. 61-62.
30) Ibid., pagg. 69-70.
smo ha verso il cristianesimo un odio profon- 31) Ibid., pagg. 77-78.
do, unito ad una grande ignoranza” (46). 32) Ibid., pagg. 79-80.
Le Toledòth rappresentano una sorta di 33) Ibid., pagg. 93, 96; nota n° 43.
Antievangelo ebraico; purtroppo notiamo che 34) Ibid., pag. 102.
le medesime storie calunniose su Gesù sono 35) Ibid., pag. 114.
36) Ibid., nota n° 5, pag. 114.
contenute nel Talmùd e nella “letteratura 37) Ibid., pag. 119.
post talmudica, che è poi l’unica cosa in cui gli 38) Ibid., pag. 132.
ebrei hanno creduto per tutto il XIX secolo e 39) Ibid., pag. 145.
che molti, specialmente in Israele, credono 40) Ibid., pag. 216.
41) Ivi.
ancora oggi. Quelle narrazioni ebbero un 42) Ibid., pag. 217.
peso determinante nella formazione dell’at- 43) Ivi.
teggiamento negativo degli ebrei nei confronti 44) Ibid., pag. 219.
del cristianesimo”. “Tale atteggiamento... de- 45) Ibid., pag. 223.
46) ISRAEL SHAHAK. Storia ebraica e giudaismo. Il
riva dall’odio verso Gesù e dagli epiteti ingiu- peso di tre millenni. Ed. Centro Librario Sodalitium,
riosi accumulati nei secoli per definirlo” (46). Verrua Savoia 1997, pagg. 194-195.
23

“II. Che cosa dobbiamo ricordare”.


L’OSSERVATORE ROMANO Il secondo capitolo pone lo status quæstionis:
il Documento si interroga sulla “questione della
relazione tra la persecuzione nazista e gli atteg-
giamenti dei cristiani, lungo i secoli, nei confronti
IL DOCUMENTO SULLA “SHOA” DELLA COMMISSI- degli ebrei”. Inaccettabili sono le parole intro-
ONE PER I RAPPORTI RELIGIOSI CON L’EBRAISMO duttive del capitolo: “Nel dare la sua singolare
testimonianza al Santo d’Israele ed alla Torah, il

I l documento tanto annunciato sull’“Olo-


causto” è stato finalmente pubblicato con
un titolo inconsueto: Noi ricordiamo: una
popolo ebraico ha grandemente patito in diversi
tempi ed in molti luoghi. Ma la Shoa fu certa-
mente la sofferenza peggiore di tutte”. Ora, è
Riflessione sulla Shoa. Non si tratta di una en- contestabile che il Giudaismo, dopo 1942-44
ciclica, ma solo del documento di una anni dopo Cristo, potesse rendere testimonianza
Commissione vaticana, benché accompagnata al “santo di Israele” (Dio) e alla “Torah”
da una lettera di Giovanni Paolo II al card. (Legge), giacché “non onora il Padre chi non
Cassidy, presidente della medesima Com- onora il Figlio” (cf. Gv. V, 23) e “le Scritture…
missione, datata 12 marzo. Bisogna ammettere rendono testimonianza a me” (Gv. V, 39) [a
che questo testo è risultato molto meno grave Gesù Cristo, rinnegato dal Giudaismo ufficiale].
di quanto previsto e annunciato, provocando “III. Le relazioni tra ebrei e cristiani”.
le aspre lamentele di varie personalità e orga- Si entra così nel vivo del problema, presen-
nizzazioni ebraiche (cf la ns. rubrica Rassegna tando un quadro tendenzioso e partigiano
stampa): segno che, nella Curia romana, si della relazioni due volte millenarie tra “ebrei e
sono manifestate forti resistenze nei confronti cristiani”; una storia “tormentata” dal “bilan-
del progetto originario di Giovanni Paolo II. cio negativo”. L’affresco storico può essere di-
Ciò non toglie che “Noi ricordiamo” contiene viso in due parti: dall’inizio del Cristianesimo
egualmente ambiguità ed errori dottrinali che fino al XVIII sec.; dal XVIII sec. fino al 1939.
ci accingiamo a rilevare in questa analisi criti- A) L’antigiudaismo, dalla Chiesa primi-
ca, che si atterrà al testo, capitolo per capitolo. tiva all’emancipazione degli Ebrei.
Premettiamo che non è nostra intenzione en- Gravissima è la seguente affermazione:
trare nel merito della disputa in corso tra gli “Agli albori del cristianesimo, dopo la crocifis-
storici sulla esistenza e/o l’ampiezza di un pro- sione di Gesù, sorsero dei contrasti tra la
getto sistematico di sterminio del popolo Chiesa primitiva e i capi dei giudei ed il popolo
ebraico progettato dal governo tedesco duran- ebraico, i quali, per ossequio alla Legge, a volte
te la seconda guerra mondiale; il documento si opposero violentemente ai predicatori del
in questione dà per scontata la versione uffi- vangelo e ai primi cristiani”. Vi sono qui due
ciale (che nella legislazione di molte nazioni è errori. Primo: che lo scontro “tra ebrei e cri-
imposta dal diritto penale) emersa dal proces- stiani” sia iniziato dopo la morte di Cristo, e
so di Norimberga, voluto dalle potenze vinci- non già prima, in uno scontro dei farisei e dei
trici della guerra (Unione Sovietica, Stati sadducei con Cristo stesso, scontro culminato
Uniti, Gran Bretagna). col Suo arresto, la Sua condanna e la Sua croci-
“I. La tragedia della Shoa ed il dovere fisione. Secondo: che l’opposizione violenta ai
della memoria”. primi cristiani fosse fatta “in ossequio alla
In questo primo capitolo si espone il mo- Legge”. Questo è, eventualmente, ciò che cre-
tivo e l’origine del documento, che si rifà devano i persecutori, seguendo la loro inter-
all’intenzione manifestata da Giovanni pretazione aberrante della Legge (“chiunque
Paolo II in Tertio millennio adveniente che vi ucciderà crederà di rendere omaggio a
la Chiesa si “faccia carico dei peccati dei Dio”Gv. XVI, 2; “Noi abbiamo una legge, e se-
suoi figli”. Questo vale in particolar modo condo la legge deve morire, poiché si è detto fi-
verso il “popolo ebraico”, nei confronti del glio di Dio” Gv. XIX, 7), ma non certo in osse-
quale vige “un legame strettissimo di paren- quio della Legge di Dio nel suo autentico signi-
tela spirituale”. Vi è qui una voluta ambi- ficato! Altrimenti, la Sinagoga avrebbe avuto
guità: la “parentela spirituale” sussiste certa- ragione nel perseguitare chi violava la Legge!
mente tra il Cristianesimo e i Santi dell’An- In seguito si elencano degli atti ostili
tico Testamento, ma non sussiste affatto con compiuti in regime di cristianità, comporta-
l’attuale Giudaismo, essendo, questa paren- menti che il documento stima, indistinta-
tela, priva di fondamento. mente, censurabili:
24

1) “gruppi esagitati di cristiani assalivano con la quale vieta loro il possesso di beni im-
i templi pagani” e “le sinagoghe” mobili, nonché le disposizioni dei Concilii
2) “una discriminazione generalizzata ecumenici: il Niceno II del 787 - divieto di
che sfociava a volte in espulsioni o in tentati- avere servi, can. 8 - e il IV Lateranense del
vi di conversioni forzate” 1215 : costituzioni n. 67, contro l’usura, 68,
3) “fino alla fine del XVIII secolo quanti sul segno distintivo, 69, divieto di rivestire
non erano cristiani non sempre godettero di cariche pubbliche, 70, sui giudaizzanti).
uno status giuridico pienamente garantito 4) “Un certo sospetto e diffidenza” sono
4) “nonostante ciò gli ebrei diffusi in tutto del tutto leciti verso chi si oppone al cristia-
il mondo cristiano rimasero fedeli alle loro nesimo... Giacché questo significa pratica-
tradizioni religiose (...) Furono per questo mente il “rimanere fedeli” degli ebrei “alle
considerati con un certo sospetto e diffidenza” loro tradizioni religiose” anticristiane.
5) “In tempi di crisi (...) la minoranza 5) Solo il quinto punto, pertanto, è giu-
ebraica fu più volte presa come capro espia- stamente riprovato dal documento vaticano
torio, divenendo così vittima di violenze, sac- che stiamo analizzando.
cheggi e persino di massacri”. Dai fatti ai principi: “Noi ricordiamo”,
Questi episodi storici sarebbero il frutto seguendo il Vaticano II e Giovanni Paolo II
di “sentimenti di antigiudaimo” causati anche riprova una interpretazione antigiudaica del
“da certe erronee interpretazioni del Nuovo Nuovo Testamento che era “mentalità pre-
Testamento concernenti il popolo ebraico nel valente” prima del Vaticano II, che l’ha “to-
suo insieme”. Questo riguarda particolar- talmente e definitivamente rigettata”. Il docu-
mente “la sua presunta colpevolezza”. “Tali mento allude all’interpretazione che i Padri
interpretazioni del Nuovo Testamento sono della Chiesa, i Dottori e il Magistero hanno
state totalmente e definitivamente rigettate dal dato del Nuovo Testamento prima di Nostra
Concilio Vaticano II (cfr Nostra ætate, 4)”. ætate, ma non parla esplicitamente di queste
Riprendiamo uno ad uno gli argomenti. tesi rigettate, rinviando al documento conci-
1) “Noi ricordiamo” evita di condannare liare. Notiamo, a questo proposito, l’inter-
esplicitamente i Padri della Chiesa ed il loro pretazione autentica che si dà di Nosta ætate
presunto “insegnamento del disprezzo” n. 4: essa parla della Rivelazione (interpre-
(Jules Isaac). In questo punto, però, si allu- tazione del Nuovo Testamento) e pronuncia
de chiaramente all’episodio di Callinico che una sentenza definitiva: essa impegnerebbe,
coinvolge Sant’Ambrogio (cf Sodalitium n. pertanto, l’infallibilità della Chiesa...
45, pagg. 59-60). B) L’antigiudaismo e l’antisemitismo
2) “Noi ricordiamo” evita anche di con- dall’emancipazione degli Ebrei al 1939.
dannare esplicitamente i Romani Pontefici. Il documento distingue:
Ma, mentre essi riprovarono sempre le “con- a) un “antigiudaismo più sociopolitico
versioni forzate”, non può essere detto lo che religioso” consistente nell’accusare gli
stesso delle espulsioni, che consideravano ebrei “di esercitare un’influenza sproporzio-
una misura lecita, tanto da applicarla talvolta nata rispetto al loro numero” dovuto a un
essi stessi (così fece san Pio V, con la bolla “nazionalismo esasperato e falso” (XIX sec.)
Hebreorum gens del 26 febbraio 1569, con la b) il nazionalsocialismo, professante dot-
quale gli ebrei venivano espulsi dagli Stati trine razzistiche, condannato dalla Chiesa
della Chiesa, tranne che da Roma e Ancona). cattolica (Documenti dei vescovi tedeschi;
3) Non solo i non cristiani, ma anche i Pio XI, enc. Mit brennender sorge del 1937 e
non cattolici, non godettero di “uno status disc. ai pellegrini belgi del 1938; Pio XII,
giuridico pienamente garantito”, in quanto la enc. Summi Pontificatus del 1939).
Chiesa ha sempre condannato la “libertà re- Notiamo al proposito che, mentre la
ligiosa” (sostenuta invece dal Vaticano II). Chiesa ha condannato gli errori segnalati dal
Anche questo punto è pertanto una implici- punto b), il documento vaticano non può ci-
ta condanna non solo dei “cristiani” ma tare un solo documento del Magistero che si
della Chiesa (riguardo agli ebrei, si vedano opponga all’antigiudaismo del punto a).
ad es. le Bolle di san Pio V Romanus Pon- “IV. Antisemitismo nazista e la Shoa”.
tifex del 19 aprile 1566, che conferma la Il capitolo inizia distinguendo accurata-
Bolla Cum nimis absurdum di Paolo IV, che mente l’antisemitismo “basato su teorie con-
impone agli ebrei un segno distintivo, e la trarie al costante insegnamento della Chiesa”
Bolla Cum nos nuper del 19 gennaio 1567, e le cui radici sono “fuori del cristianesimo”,
25

“ed i sentimenti di sospetto e di ostilità che Paolo parla del “buon ulivo” nel quale sono
chiamiamo antigiudaismo, dei quali, pur- innestati i gentili, non intende certo parlare
troppo, anche dei cristiani sono stati colpe- degli ebrei che rifiutano Cristo, i quali sono
voli”. Vi è quindi, al di là della terminologia “dei rami che sono stati tagliati via” (Rm 11,
(basta spiegarsi) una giustissima differenza 17): impossibile che gli estensori del docu-
tra i due fenomeni (uno anticristiano, l’altro mento lo ignorino, giacché fanno riferimen-
cristiano). Il primo è contrario alla Rive- to proprio a questo versetto! E nemmeno
lazione, ed è stato condannato dalla Chiesa. essi hanno per padre nella fede Abramo.
Il secondo... non è contrario alla Rive- Già Gesù smentì questa loro presunzione,
lazione, né condannato dalla Chiesa... eppu- dicendo: “Se siete figli di Abramo, fate le
re, per “Noi ricordiamo”, si tratta di una opere di Abramo. Invece voi cercate di ucci-
colpa (“sono stati colpevoli”). In base a cosa, dere me, che vi ho detto la verità, che udii da
di grazia? Non viene detto. Dio. Abramo non fece così. Voi fate le opere
Dopo questa distinzione, il documento del padre vostro. (...) Voi avete per padre il
vaticano risponde alla domanda che si era diavolo...” (Gv 9, 39-44). Se il padre nella
posto nel n. 2: qual’è la responsabilità dei cri- fede è diverso (e non può essere più diverso
stiani nella cosiddetta “Shoah”? Il testo di così) non si può neppure essere fratelli, se
esclude ogni responsabilità del Capo della non come Caino, Ismaele, Esaù, furono fra-
Chiesa di allora, Pio XII, portando a testimo- telli maggiori di Abele, Isacco e Giacobbe.
nianza (nota 16) le dichiarazioni stesse “di or- Il secondo errore consiste nella condanna
ganizzazioni e di personalità ebraiche”. Ma dell’antigiudaismo: “desideriamo trasformare la
Giovanni Paollo II ha già parlato più volte di consapevolezza dei peccati del passato in un
responsabilità cristiane; alcuni, pertanto, non fermo impegno per un nuovo futuro, nel quale
meglio precisati, “non furono tuttavia forti non ci sia più sentimento antigiudaico tra i cri-
abbastanza per innalzare le loro voci di prote- stiani e sentimento anticristiano tra gli ebrei (...)
sta”. Il punto teologicamente più criticabile ai semi infetti dell’antigiudaismo e dell’antisemi-
del capitolo è quello nel quale si definisce tismo non si deve mai più consentire di mettere
l’attuale popolo ebraico un “popolo chiamato radice nel cuore dell’uomo”. Ora, anche se è
a rendere testimonianza all’unico Dio e alla apprezzabile che si ricordi - seppur di sfuggita -
Legge dell’Alleanza”; ancora una volta il che esiste un sentimento anticristiano tra molti
testo presuppone, falsamente, che l’attuale ebrei, non è accettabile che anticristianensimo
popolo ebraico non cristiano sia sempre il po- (opposizione a una vera religione) e antigiudai-
polo eletto di Dio e la sua elezione sia ancora smo (opposizione a una falsa religione) siano
in vigore, nonostante il rifiuto di Cristo. messi su di uno stesso livello. Né è accettabile
“V. Guardando insieme a un futuro che si condanni, come “seme infetto” l’antigiu-
comune”. daismo, sia inteso come opposizione alla falsa
È forse il capitolo peggiore, con il terzo, religione rabbinica, sia inteso come “sentimen-
del documento. Vi sono ripetuti due gruppi to di sospetto e di ostilità” verso i nemici di
di errori. Il primo consiste nella costante Cristo e della fede cristiana. Ciò che è condan-
confusione tra l’ebraismo dell’Antico nabile ed è condannato è «quell’odio nei con-
Testamento ed il Giudaismo anticristiano. Il fronti di quel popolo un tempo eletto da Dio,
secondo consiste nell’ “atto di pentimento odio che volgarmente è oggi chiamato “antise-
(teshuva)” per l’antigiudaismo dei cristiani. mitismo”» (Decreto del S. Uffizio, 25 marzo
Quanto al primo errore, si legge: “chie- 1928), esattamente come “quel modo di agire e
diamo ai nostri fratelli e alle nostre sorelle di parlare alieno dal sensus Ecclesiæ, dal pen-
cattolici di rinnovare la consapevolezza delle siero dei SS. Padri e della stessa S. Liturgia”
radici ebraiche della loro fede. (...) che la che era stato adottato dagli “Amici di Israele”
Chiesa trae sostentamento dalle radici di quel (medesimo Decreto). Questa condanna, per-
buon ulivo a cui sono stati innestati i rami tanto, checché ne dica “Noi ricordiamo” non
dell’ulivo selvatico dei gentili (cfr Rm 11, 17- coinvolge dei singoli cristiani, ma la Chiesa
24); che gli ebrei sono nostri cari e amati fra- stessa, riprendendo gli errori degli “Amici di
telli, e che, in un certo senso, sono veramente Israele” condannati nel 1928.
i ‘nostri fratelli maggiori’” e che cristiani ed Valutazione finale
ebrei sono coloro che “adorano l’unico “Noi ricordiamo”, pertanto, non può esse-
Creatore e Signore ed hanno un comune re considerato come un documento emanante
padre nella fede, Abramo”. Quando San dalla Chiesa cattolica, poiché contraddice in
26

più punti la sacra Scrittura ed il magistero vera fede, né da se stessi disgraziatamente si


della Chiesa. Questo, da un punto di vista teo- separarono dalla compagine di questo
logico. Da un punto di vista storico, si tratta Corpo, né per gravissime colpe commesse ne
di un documento ambiguo, frutto di pressioni furono separate dalla legittima autorità. (...)
contrastanti: da un lato i vari gruppi di pres- Perciò, quelli che sono tra loro divisi per ra-
sione ebraici, e probabilmente lo stesso Gio- gioni di fede o di governo, non possono vive-
vanni Paolo II, dall’altro delle non meglio re nell’unità di tale Corpo, e per conseguenza
identificate personalità cattoliche che ritengo- neppure nel suo divino Spirito” (Enchiridion
no poco opportuni la “teshuva” di fine mil- delle encicliche, 6, 171; enc. Mystici Cor-
lennio. Non mancano, in mezzo ai tanti ver- poris). Questa enciclica era del 1943. Nel
gognosi cedimenti di questo documento, dei 1950, Pio XII condannava con queste parole
passaggi coraggiosi, quali il ricordare le con- quanti non ne accettavano la dottrina:
dizioni inique del trattato di pace di Ver- “Certuni non si ritengono legati alla dottrina
sailles (1918) (n. III), i molti altri genocidi e che Noi abbiamo esposta in una Nostra enci-
razzismi della storia contemporanea (non clica e che è fondata sulle fonti della Ri-
esclusi il comunismo ed “il dramma del velazione, secondo cui il Corpo mistico di
Medio Oriente”) (n. IV), la distinzione nelle Cristo e la Chiesa cattolica romana sono una
posizioni dei vari aderenti al nazionalsociali- sola identica cosa. Alcuni riducono a una
smo, le responsabilità delle nazioni occiden- vana formula la necessità di appartenere alla
tali [i sionisti sono dimenticati] che rifiutaro- vera Chiesa per ottenere l’eterna salute. Altri
no l’offerta tedesca di accogliere gli ebrei che infine non ammettono il carattere razionale
dovevano essere espulsi dalla Germania ed dei segni di credibilità della fede cristiana”
infine, soprattutto, la chiara difesa di Pio (enc. Humani generis; Enchiridion delle
XII. Si tratta di piccoli segni, ancor troppo ti- Encicliche, 6, 727). Si noti che per Pio XII
midi, di incipiente “revisionismo”, oppure l’identificazione tra la Chiesa cattolica ro-
delle ultime resistenze prima di una resa mana ed il Corpo mistico di Cristo, con
senza condizioni? Ci auguriamo che la prima esclusione dei non cattolici, è dottrina che si
ipotesi sia quella giusta. Chi vivrà, vedrà... fonda “sulle fonti della Rivelazione”.
Giovanni Paolo II, in una materia che impe-
Il “magistero” di Giovanni Paolo II con- gna la Rivelazione, e quindi la Fede, insegna
traddice esplicitamente il Magistero di Pio il contrario di Pio XII. Non si può credere
XII. A chi credere? nello stesso tempo - in virtù del principio di
non contraddizione - che i battezzati non
Udienza di Giovanni Paolo II ai parteci- cattolici appartengono e non appartengono
panti alla plenaria del Pontificio Consiglio al Corpo mistico di Cristo; ogni cattolico
per la Promozione dell’Unità tra i Cristiani deve scegliere: o accettare Pio XII, e rifiuta-
(19 febbraio 1998, Osservatore Romano, 20 re Giovanni Paolo II, o accettare Giovanni
febbraio 1998, p. 7). Mi limito ad un solo Paolo II e rifiutare Pio XII. Questo dilemma
passaggio del discorso: “La meta, a cui il ci sembra inevitabile. Oppure qualche prela-
Signore Gesù ci chiama, ci guida e ci attende, to sarà così caritatevole da dimostrarci che
- ha detto Giovanni Paolo II - è l’unità piena tertium datur? Attendiamo risposta.
con quanti, avendo ricevuto lo stesso
Battesimo, sono entrati a far parte del-
l’unico Corpo mistico” (n. 1). Giovanni Pa-
  
olo II, pertanto, insegna esplicitamente che i
battezzati non cattolici fanno parte del OGNI VIOLENZA IN NOME DELLA RELIGIONE
Corpo mistico di Cristo. Questa dottrina è È INTRINSECAMENTE CATTIVA?
già presente nel Vaticano II (Lumen gen-
tium e Unitatis redintegratio): si usò però Durante i suoi viaggi “apostolici”,
una formulazione diversa, per non contrad- Giovanni Paolo II non manca mai di incon-
dire apertamente Pio XII. Egli, infatti, dopo trare le comunità acattoliche presenti nei
aver detto che “la Chiesa è il Corpo mistico paesi da lui visitati. Non ha fatto eccezione il
di Cristo” prosegue affermando: “in realtà, suo “pellegrinaggio in Nigeria” del 21-23
tra i membri della Chiesa bisogna annovera- marzo 1998, durante il quale ha incontrato,
re esclusivamente quelli che ricevettero il la- nella Nunziatura Apostolica di Abuja, i Capi
vacro della rigenerazione e, professando la musulmani della Nigeria, rivolgendo loro un
27

discorso riportato dall’Osservatore Romano ne fisica o morale esercitata da un soggetto su


(22-23/3/98, p. 8). Mi soffermerò su di un solo di un altro, così da indurlo a compiere atti
punto, che non è una novità nel pensiero di che altrimenti non avrebbe compiuto” e la
Giovanni Paolo II: “I cristiani e i musulmani “coazione” viene definita “violenza esercita-
concordano sul fatto che, in materia religiosa, ta sulla volontà altrui”, dando come sinonimi
non possano esserci coercizioni. Siamo impe- “coercizione” e “costrizione”. Ora, questi
gnati a promuovere atteggiamenti di apertura concetti non includono necessariamente una
e di rispetto nei confronti dei seguaci di altre valenza negativa: ogni pena per un delitto,
religioni. Tuttavia è possibile fare un errato ogni guerra o legittima difesa (vim vi repelle-
uso della religione ed è compito dei capi reli- re licet), ad esempio, come pure molte leggi
giosi vegliare affinché questo non accada. e precetti, includono una certa “violenza”
Soprattutto, ogni qual volta venga fatta violen- sulla volontà altrui, e ciò non sempre illegit-
za in nome della religione, dobbiamo chiarire timamente. San Tommaso asserisce essere
a tutti che, in tali circostanze, non ci troviamo lecita la violenza secondo giustizia per i pub-
di fronte alla vera religione. L’Onnipotente blici poteri (II-II, q. 66, a. 8), al seguito di
infatti non può tollerare la distruzione della san Paolo (“il magistrato non porta la spada
propria immagine nei suoi figli” (n. 3). inutilmente” Rm XIII, 4). Lo sarà anche per
“I cristiani e i musulmani concordano sul la Chiesa? Senza dubbio, proprio perché è,
fatto che in materia religiosa non possano es- come lo Stato, società perfetta, ed ha, come
serci coercizioni”. Questa prima proposizio- esso, il potere coercitivo (cf le citazioni pre-
ne è già erronea, e non solo quanto alla reli- cedenti tratte dal codice e dal Denzinger; cf
gione musulmana (che non concede pieni di- anche S. Tommaso, II-II, q. 10, a. 8; q. 11, a.
ritti ad ebrei e cristiani, li nega totalmente ai 3). La Chiesa ha, per esempio, approvato e
pagani, e punisce con la morte l’apostasia promosso le Crociate, sia contro gli infedeli
dall’islam), ma anche riguardo ai cristiani. che contro gli eretici (Cf IV Concilio
Certo, la fede non può essere imposta Lateranense), ove, indiscutibilmente, si fa-
dall’esterno, con coercizione o violenza. Ma, ceva uso della “violenza” o della forza. Co-
contrariamente a Dignitatis humanæ, la me si può dire allora che “in tali circostanze
Chiesa ha sempre insegnato e praticato la li- non ci troviamo di fronte alla vera religio-
ceità, in certi casi, della coercizione in mate- ne?”. Se Giovanni Paolo II intende dire che
ria religiosa, sia nei confronti dei battezzati, la Religione che dichiara lecita la coercizio-
che si sottomettono liberamente al potere ne anche corporale dei suoi sudditi e la dife-
coercitivo della Chiesa, che, indirettamente, sa, anche con la forza, dai suoi nemici è una
dei non battezzati. falsa religione, dichiara allora la falsità della
La Chiesa ha infatti un potere coercitivo, Religione cattolica, almeno fino al Vaticano
che consiste nell’imporre delle pene spiri- II, e trasforma i capi delle religioni (incluso
tuali e/o temporali ai violatori della legge, il Papa, capo visibile della vera religione) in
anche contro la loro volontà (C.J.C., cann un propagandista del pacifismo e della non-
2195-2414; Denz. 499, 1504-1505, 1697, violenza (almeno in materia religiosa). Se
1724), e può ricorrere, per farle applicare, invece Giovanni Paolo II intendeva solo
all’aiuto dello Stato o “braccio secolare” dire che la Fede sovrannaturale ed i suoi ob-
(Denz. 401, 468 s, 640, 682, 773, 1689 s, can. blighi non possono essere imposti con la
2198), il quale può applicare anche pene forza ai non battezzati (e, a fortiori, non pos-
cruente, fino alla pena di morte, per delitti sono essere imposte le false credenze), per-
in materia religiosa (D 773). Lo stesso deve ché non si spiega meglio?
dirsi della violenza. “In particolare, ogni
qual volta viene fatta violenza in nome della AMMISSIONI RIVELATRICI DEL CARD. SODANO
religione...”. Se diamo al termine “violenza”
un valore necessariamente ed esclusivamen- “‘La corteccia e il tronco. La Chiesa fra
te negativo, riservandolo solo all’uso illegit- apparenza e realtà’ è il tema della conferenza
timo e illecito della forza, allora la violenza svolta dal Cardinale Angelo Sodano, Se-
è, per l’appunto, sempre illecita e contraria gretario di Stato, nella serata di martedì 24
alla religione. Non è questo però il significa- marzo, nell’Aula della Conciliazione del
to esatto del termine, né nel linguaggio cor- Palazzo Lateranense” (L’Osservatore Ro-
rente, né in quello filosofico o teologico. Il mano, 26/3/98, p. 8). Il tema della conferen-
dizionario “Zingarelli” la definisce “coazio- za, nel quadro della preparazione al Giu-
28

bileo, riguarda la Chiesa. E sono belle le fer- Un nuovo libro sul celibato ecclesiatico
vide parole di Sodano nei primi quattro
punti della sua conferenza, tanto che fareb- L’Osservatore Romano (16/1/98, pp. 7-8)
bero credere alla sincerità delle parole con- raccomanda in una ottima recensione di
clusive riguardanti il suo desiderio di veder Alfredo Marranzini, l’opera di Stefan Heid,
scritto sulla sua tomba: “Ha amato la chiesa Zölibat in der frühen Kirke. Die Anfänge
ed ha cercato di farla amare” (n. 17). Ma einer Enthaltsamkeitsflicht für Kleriker in Ost
come crederci veramente, leggendo quanto und West (Il celibato nella Chiesa antica. Gli
egli dice a partire dal n. 5 (Il peccato nella inizi di un obbligo di continenza per il clero
Chiesa)? “Certo, nella Chiesa, fatta di uomi- in Oriente e in Occidente) Ferdinand Schoe-
ni, esiste il peccato, esiste l’errore, esiste il li- ning, Paderborn-Monaco-Vienna-Zurigo,
mite”. La prova dobbiamo cercarla nel libro 1997, 339 pp., sulla stessa linea di quella da
di Rosmini, Delle cinque piaghe della noi recensita dello Stickler, e di altri autori
Chiesa. Evita, Sodano, di ricordare che (C. Cochini, Origines apostoliques du célibat
detto libro fu messo all’Indice dei libri proi- sacerdotal, Le Sycamore, Letuilleux-Namur-
biti il 30 maggio 1849. Se nella Chiesa c’è Paris, 1981; Id., Il celibato sacerdotale nella
peccato ed errore, occorre continuamente tradizione primitiva della Chiesa, in Pittau-
riformarla: è quanto Sodano spiega nei Sepe, Identità e missione del sacerdote, Città
punti 6-8, prendendo come guida, questa Nuova, Roma, 1994, pp. 166-189; R. Cholji,
volta, Padre Congar e il suo libro Vera e Il celibato nei Padri e nella storia della
falsa riforma nella Chiesa. Evita, Sodano, di Chiesa, in Solo per amore, Paoline, 1993, pp.
spiegare agli ascoltatori che le opinioni di 27-47; Id., Clerical Celibacy in East and West,
Congar furono condannate da Pio XII Hereforshire 1989). Raccomandiamo la let-
nell’enciclica Humani generis (del 1950, lo tura di questi libri (assieme a quello di Henri
stesso anno di Vera e falsa riforma nella Deen, Le célibat des prêtres dans les premiers
Chiesa) e che di quest’opera del Congar fu siécles de l’Eglise, da richiedere a Sodalitium
proibita ogni traduzione o riedizione, men- o a Forts dans la Foi), o perlomeno di pren-
tre il Congar stesso fu sospeso dall’insegna- der visione dell’articolo succitato de
mento e dalle confessioni. Ma appunto, L’Osservatore
nella Chesa c’è il peccato... c’è l’errore...
solo che, se così è, se si può affermare che
errò e peccò Pio XII, perché non pensare
piuttosto che errano e peccano Sodano e “Il Papa del Concilio”
Giovanni Paolo II? Infine, se Sodano riabili-
ta i reprobi di ieri (Congar) e dell’altro ieri
(Rosmini), chi ci dice che domani non saran-
no riabilitati i reprobi di oggi, come l’arci- XXII PUNTATA: “LA LOTTA PER IL CONCILIO
eretico Hans Küng? Sodano stesso lo fa im- DURANTE LA PREPARAZIONE”: GIOVANNI
plicitamente, citando a lungo e positivamen- XXIII, TRA BEA E OTTAVIANI
te l’ultimo libro dell’eresiarca svizzero
(Cristianesimo. Essenza e storia) al n. 16 don Francesco Ricossa
della sua conferenza. Consigliamo a Sodano
di ritornare non solo con nostalgia, come
egli fa (n. 15), ma con adesione di fede alla
“Chiesa della” sua “infanzia” e alla defini-
P roseguiamo, in questa puntata, il raccon-
to della “lotta per il concilio durante la
preparazione”, lotta avvenuta tra i “teologi
zione che della Chiesa dà il catechismo di romani”, capeggiati emblematicamente dal
san Pio X, definizione “che oggi sembra card. Ottaviani (della Commissione teologi-
molto stretta per il corpo della Chiesa”, poi- ca) e i “teologi ecumenisti” rappresentati
ché “l’ecclesiologia del Papa Giovanni Paolo dal card. Bea (del Segretariato per l’unità
II” (n. 12) ne ha esteso i confini non più sol- dei cristiani). Dopo aver analizzato i docu-
tanto ai cattolici ma a tutti i battezzati, se menti “minori”, veniamo adesso ai principa-
non a tutti gli uomini... Quanto a noi, pro- li schemi preparati dalla Commissione teo-
prio perché amiamo amare la Chiesa e vo- logica e combattuti dal Segretariato per
gliamo farla amare, ci riconosciamo in quel- l’unità dei cristiani.
la descritta da san Pio X e da Pio XII, e non Ecco come Joseph Komonchak (1) pone
certo in quella inventata da Küng e Congar. lo stato della questione: “Questo rapporto
generalmente gelido [tra la Commissione
Teologica ed il Segretariato] divenne, co-
munque, ancora più freddo su due argomenti
che erano centrali per la determinazione
dello scopo del concilio, sui quali i due orga-
nismi entrarono in un aperto contrasto, che
prefigurava il dramma del primo periodo del
concilio. Il primo di questi riguardava la rice-
zione e la comunicazione della parola di Dio,
il secondo la natura e la missione della chie-
sa. Su queste grandi questioni i due organi-
smi prepararono testi completamente diversi
con processi differenti; e alla radice vi erano
presupposti completamente differenti sulla
natura e lo scopo del concilio. In nessun altro
momento fu così chiaro che la storia della
fase preparatoria non fu solamente un brac-
cio di ferro istituzionale ma anche una lotta
sulla definizione della natura e della missio-
ne della chiesa nel mondo moderno”.

Il primo conflitto: lo schema sulle “fonti


della Rivelazione” (2)

È ben noto come il modernismo del prin-


cipio del secolo nacque ed infierì soprattutto
in campo biblico ed esegetico. Il neo-moder- Il Cardinal Ottaviani
nismo seguì la stessa via. La Commissione
teologica doveva sbarrargli la strada. Lo seconda fonte indispensabile per conoscere le
schema fu affidato a Mons. Garofalo. “I due verità non trovate nella scrittura”, p. 292). Su
principali centri di studi biblici [progressisti] questi due punti (storicità dei vangeli e neces-
del tempo, il Pontificio Istituto Biblico e sità della tradizione) ci furono gli scontri
l’École biblique di Gerusalemme, non erano principali tra la Commissione teologica di
rappresentati nella commissione teologica e Ottaviani e il Segretariato di Bea.
non c’erano esegeti tedeschi. Quando la sotto A) Scrittura e Tradizione. “Nell’ultima
commissione stava per iniziare il suo lavoro, metà degli anni ‘50 era esploso un dibattito
Garofalo chiese che E. Vogt e P. Benoit fos- tra i teologi cattolici sulla questione, delicata
sero aggiunti (...) come consultori, ma da un punto di vista ecumenico, della suffi-
Ottaviani disse a Tromp che la decisione sa- cienza materiale della scrittura, cioè se tutta la
rebbe stata presa dai cardinali del s. Uffizio rivelazione è contenuta in qualche modo nella
(...). La nomina di Vogt giunse solo l’1 marzo scrittura o se ci sono alcune verità rivelate che
[1961; i lavori iniziarono nell’ottobre 1960] si trovano solo nella tradizione. Questo punto
come un segno della fiducia del papa nel tornava in parte sull’interpretazione del rela-
Biblico; Benoit non venne mai nominato per tivo decreto del concilio di Trento (3), che, se-
l’ostilità del s. Uffizio nei suoi confronti (...)” condo alcuni teologi, aveva chiuso una volta
(p. 293, n. 400). Lo schema si indirizzò, quin- per tutte la questione, mentre per altri l’aveva
di, su basi solidamente tradizionali, fondan- lasciata aperta [Geiselmann, Beumer,
dosi sui vota dei vescovi, su quello della con- Congar]” (pp. 293-294). Lo schema della
gregazione per i seminari (che “descriveva Commissione teologica condannava aperta-
l’abuso dell’idea di genere letterario da parte mente la tesi di Congar: “La Sacra Scrittura
dei cattolici, indebitamente influenzato dagli non è la sola fonte della Rivelazione che è
studi protestanti e dalla Formgeschichte, che contenuta nel Deposito della Fede. Infatti,
mettevano in discussione la storicità dei van- oltre alla Divina Tradizione con la quale è
geli al punto che si temeva un ritorno al mo- spiegata la Sacra Scrittura, si ha anche la
dernismo”) (p. 292, n. 397) e su quello del s. Tradizione Divina delle verità che non sono
Uffizio (“la necessità della tradizione come contenute nella Sacra Scrittura” (p. 294). A
30

questo testo, il Segretariato di Bea reagì con gravi accuse e controaccuse tra il Biblico e
otto vota elaborati da J. Feiner (con il solo Mons. Romeo (la cui persona coinvolgeva la
dissenso di C. Boyer), che “rappresentano un Lateranense di Mons. Piolanti e la congregazio-
formale ripudio dello spirito e delle posizioni ne dei Seminari di Mons. Pizzardo), quale fu la
dello schema De fontibus della Commissione reazione delle autorità della Chiesa? Molto di-
Teologica” (p. 296). Secondo Bea “la questio- verse - bisogna dire - se prendiamo in conside-
ne era ancora controversa” malgrado il decre- razione il s. Uffizio o Giovanni XXIII. Quanto
to del concilio di Trento. Il Vaticano II dove- al s. Uffizio, iniziò col proibire la diffusione di
va pertanto evitare di condannare l’opinione entrambi gli articoli (quello di Romeo e la ri-
secondo la quale tutte le verità rivelate erano sposta del Biblico). La decisione, apparente-
contenute nella sola Scrittura. La Tradizione mente equidistante, del s. Uffizio, era in realtà
non doveva essere presentata come una fonte favorevole al Romeo, come osservò amara-
indipendente dalla Scrittura, ma “come un mente il rettore del Biblico, Padre Vogt: “L’ar-
processo vivente con il quale lo Spirito guida ticolo di Mons. Romeo, fin dalla sua pubblica-
la chiesa” (p. 296). Come potè il Segretariato zione, è stato diffuso largamente durante sette
occuparsi di un testo elaborato di già da settimane con tutta libertà. Appena però fu da
un’altra Commissione? È evidente: esso do- noi pubblicata una semplice rettifica, fu proibi-
veva, istituzionalmente, “trattare l’argomento ta la vendita dei rispettivi estratti (è vero, per
da un punto di vista ecumenico” (p. 295), e ambedue le parti). Ma in seguito altri violenti
non urtare i protestanti per i quali esiste solo articoli furono pubblicati contro di noi, e ciò
la Scrittura. Anche a costo di smentire il con- senza alcun impedimento. Non abbiamo ripo-
cilio di Trento! sto, per non scendere allo stesso livello (sic),
B) L’interpretazione biblica e i generi lette- per evitare una formale controversia, per non
rari. La Commissione teologica aveva come esporci a una nuova proibizione” (p. 298, n.
scopo anche di condannare le “opinioni errate 416). Poco dopo, “il s. Uffizio pubblicò un testo
o incaute” sulla storicità dei vangeli “che si sta- generalmente interpretato come la sua risposta
vano diffondendo” nelle scuole cattoliche (p. alla controversia. Il monitum, pubblicato il 20
297). Di chi si stesse parlando era evidente, a giugno 1961, criticava quelli che mettevano in
causa della polemica violentissima che era discussione la storicità delle Scritture e richia-
scoppiata in seguito a un articolo di Mons. mava i cattolici a seguire il magistero nell’inter-
Antonino Romeo (4) sulla rivista Divinitas. Di pretare la Bibbia. Cinque giorni dopo fu an-
questo episodio emblematico ho già parlato in nunciato che il libro di Jean Steinmann, La vie
una precedente puntata (5); vi ritorno adesso, de Jésus, era stato messo all’indice. La campa-
aggiungendo alle testimonianze già citate di gna continuò nei mesi seguenti. [Il Cardinal]
Spadafora e Schmidt la presentazione dei fatti Ruffini scese in campo pubblicamente con un
di Komonchak, che li inserisce nel quadro della articolo sul L’Osservatore Romano [del 24 ago-
preparazione al Vaticano II. Secondo Komon- sto 1961: Generi letterari e ipotesi di lavoro nei
chak, Romeo “attaccò lo stesso Istituto Biblico recenti studi biblici], criticando, in un modo che
per avere abbandonato le posizioni del magi- sembrava ripudiare la Divino afflante Spiritu
stero e essere divenuto in pratica partecipe di [qual’era arbitrariamente interpretata dai neo-
ciò che l’intransigenza di Romeo vedeva come modernisti], il richiamo ai generi letterari
una vasta campagna per sostituire alla fede nell’interpretazione della Bibbia...” (p. 299). I
della chiesa una nuova concezione del cristia- difensori dell’ortodossia cercarono anche di al-
nesimo ispirata da Teilhard de Chardin e imbe- lontanare dall’insegnamento gli esegeti neo-
vuta di massoneria” (pp. 297-298). In realtà, modernisti denunciati da Romeo; nel 1962 si
l’intervento di Romeo non venne come fulmine ottenne quella dei gesuiti Lyonnet e Zerwick,
a ciel sereno... Esso - lo ricordo - voleva rispon- mentre invano il card. Ottaviani chiese al card.
dere a un articolo del padre gesuita Alonso Spellman la rimozione di un altro esegeta de-
Schöchel (Dove va l’esegesi cattolica? in La nunciato da Romeo, Myles M. Bourke, dal se-
Civiltà Cattolica, 3 settembre 1960), del Biblico, minario di New York.
e reagiva agli errori diffusi a piene mani dagli Quale fu l’atteggiamento di Giovanni
esegeti di quella istituzione, quali i Padri XXIII rispetto al caso aperto dall’articolo di
Lyonnet e Zerwick. “La risposta del Biblico fu Mons. Romeo? Abbiamo già riportato, nella
immediata e forte”, con un articolo di replica XII puntata, le dure parole di Roncalli con-
intitolato Pontificium Institutum Biblicum et re- tro Romeo e Spadafora. Giovanni XXIII
cens libellus R.mi D.ni A. Romeo. Di fronte alle “aveva telefonato al direttore de La Civiltà
31

Cattolica per informare lui e il rettore del Commissione teologica, ma permise che il
Biblico che egli aveva letto l’articolo di Segretariato per l’unità dei cristiani presen-
Romeo ‘con dispiacere e disgusto’. Il 2 tasse, anche in questa materia, un “contro-
marzo L’Osservatore Romano annunciò che schema”. “...Il segretariato per l’unità dei
E. Vogt, rettore del Pontificio Istituto bibli- cristiani si sentì alla fine obbligato, una volta
co, era stato nominato nella commissione divenuto consapevole della totale mancanza
teologica”; “lo stesso Vogt interpretò l’azio- di sensibilità ecumenica della commissione
ne del papa come ‘showing that His confi- teologica, a realizzare dei testi che rappre-
dence in the Biblical was unshaken’ (lettera a sentano una chiara e esplicita sfida alle pre-
R. Murphy del 25 marzo 1961). Tromp an- tese della commisssione teologica sull’esclu-
notò nel suo diario (1-2 febbraio 1961) che siva competenza sulla dottrina” (p. 304-305).
né Ottaviani né lui sapevano qualcosa della Infatti, “la commissione teologica riteneva
nomina e che Felici gli aveva spiegato che che il segretariato per l’unità dei cristiani di
Vogt era stato nominato per espresso deside- Bea non avesse alcun diritto di redigere
rio del papa” (p. 299 e n. 419). Stesso atteg- degli schemi” (p. 291); il Segretariato dimo-
giamento per il protetto del card. Spellman: strava, coi fatti, che la pensava in maniera
“un anno dopo [la richiesta di destituzione del tutto diversa.
da parte del card. Ottaviani] nonostante le
obiezioni del delegato apostolico, della con- Il secondo conflitto: lo schema sulla Chiesa (8)
gregazione per i seminari e le università e del
s. Uffizio, Bourke venne nominato camerie- Uno dei principali scopi del Vaticano II
re segreto del papa” (p. 300, n. 425). Eppure, doveva essere “il completamento della costi-
persino una persona vicina a Giovanni tuzione De ecclesia del Vaticano I” (p. 305).
XXIII, Mons. Dell’Acqua, ammise che quelli “Come il De fontibus, il testo sulla chiesa af-
del Biblico erano accusati di deviazionismo e frontava problemi di grande interesse ecu-
di essere mezzi eretici “non a torto” (seppur menico, ma anche in questo caso la commis-
solo “sotto qualche aspetto” (n. 426). Ma sione teologica si mosse in sovrana indipen-
Roncalli non smentiva, nel 1961, la sua indo- denza dal segretariato per l’unità dei cristia-
le di gioventù: ricordiamo l’episodio del ni. Tutte le richieste del segretariato per
1911, quando, per conto del Vescovo di l’unità dei cristiani per la formazione di una
Bergamo, don Roncalli dovette far una rela- commissione mista furono respinte da
zione sulla conferenza di Padre Mattiussi Ottaviani e Tromp perché il segretariato per
sulla lotta al modernismo (6). Se per Romeo, l’unità dei cristiani non era una commissione
nel 1961, egli provò “disgusto”, per Mat- e una commissione mista avrebbe compro-
tiussi, nel 1911, provò “ripugnanza”; la difesa messo l’indipendenza della commissione
della fede, la denuncia dell’errore, la con- teologica” (p. 307). Vediamo assieme i punti
danna degli erranti, ha sempre disgustato e di maggiore contrasto.
ripugnato Angelo Giuseppe Roncalli! A) Natura e membri della Chiesa. Lo
Eppure, la materia del contendere era schema della Commissione teologica ribadiva
gravissima: la veridicità stessa della Sacra il magistero di Pio XII contro gli errori con-
Scrittura! Lo schema preparato dalla Com- temporanei: “tutto nei primi paragrafi è rivol-
missione teologica, che “era chiaramente to a preparare la conclusione del capitolo:
schierato da una parte della controversia l’identificazione della chiesa cattolica con il
pubblica” (p. 302), ovvero dalla parte di corpo mistico insegnata da Pio XII nella
Mons. Romeo, “condanna nettamente gli Mystici Corporis e nell’Humani generis”;
errori che quovis de modo et quovis de cau- “solo ‘la Chiesa’ cattolica romana era a diritto
sa, negano o indeboliscono l’oggettiva verità chiamata la Chiesa” (pp; 308-309). Tuttavia,
degli eventi della vita di Cristo (...). Sull’in- come se l’insegnamento di Pio XII non fosse
segnamento di Cristo, il testo condanna le vincolante, ma costituisse solo una opinione
opinioni secondo le quali le parole attribuite personale e superata, il segretariato di Bea
dai vangeli a Cristo (...) non sarebbero sue o aveva affidato Mons. Jaeger (9) un “contro-
rifletterebbero la coscienza della chiesa pri- schema” che insistesse sul concetto di popolo
mitiva più che la mente e le parole di Cristo di Dio e sulle “invisibili dimensioni della chie-
stesso” (p. 301) (7). Eppure, di fronte alla sa che, secondo i protestanti, sono trascurate
gravità della situazione, non solo Giovanni dai cattolici” (p. 310). Dal diverso concetto di
XXIII non spalleggiò le iniziative della Chiesa, dipende la diversa posizione su chi è e
32

chi non è membro della Chiesa (10). “Questo della commissione centrale della quale
tema era oggetto di grande attenzione in en- Giovanni XXIII era presidente: “Non si deve
trambi gli organismi preparatori. Tromp lo in- accogliere tutto quanto esposto dal card. Bea,
cluse nel suo schema compendiosum per le poiché alcune affermazioni sono alquanto pe-
false interpretazioni della Mystici Corporis, ricolose. Io comprendo il suo zelo, la grandis-
‘in primis in septentrionalibus’ [lui stesso era sima impronta di zelo che egli ha, perché gli è
olandese, e ‘conosceva i suoi polli’]. Al tempo stato affidato [da Giovanni XXIII!] il Se-
stesso il segretariato per l’unità dei cristiani gretariato per i non-cattolici, e oggi certo farà
istituì una sottocommissione per discutere la in modo che nel concilio sia più aperta la por-
questione del rapporto dei battezzati non cat- ta per loro, ma non dobbiamo esagerare, non
tolici con la chiesa: ‘membra Ecclesiæ: quo dobbiamo dire, come fu detto - e lo si è osser-
sensu?’. Il tema divenne di pubblica discussio- vato con meraviglia - in una certa Conferenza
ne quando, poco dopo la creazione del segre- [di Bea] che non appena qualcuno è battezza-
tariato per l’unità dei cristiani, Bea cominciò to, senz’altro diviene membro del Corpo
a sostenere che in virtù del loro battesimo i Mistico, per quanto non sia membro della
non-cattolici erano membri del corpo mistico. Chiesa. Questa affermazione è pericolosa
Nel suo diario [a partire dal 1 ottobre 1960] (...). La Chiesa cattolica e il Corpo Mistico si
Tromp prese nota dei discorsi nei quali Bea identificano” (p. 313). Bea, invece, aggirava
aveva esposto questa tesi e discussse il pro- l’ostacolo delle encicliche di Pio XII rappre-
blema con Ottaviani e Parente; entrambi rac- sentando la chiesa come “la compagine dei
comandarono prudenza, poiché si diceva che mezzi per ottenere la grazia”; poiché anche
le osservazioni di Bea erano vicine alle opi- fuori della Chiesa cattolica vi sono dei mezzi
nioni di papa Giovanni. La questione fu cal- della grazia (ad es., i sacramenti), Bea ne con-
damente dibattuta da entrambi gli organismi cludeva che i cristiani non-cattolici erano
preparatori alle sessioni plenarie del febbraio “membra del corpo di Cristo” e in comunio-
1961. (...) Bea osservò che la Mystici Corporis ne, seppur imperfetta, con la Chiesa cattolica
era troppo generica nell’esprimere la sua po- (pp. 312-313). Il discorso succitato di Otta-
sizione e che il linguaggio biblico e patristico viani sottolinea come il fatto stesso di creare
sarebbe stato più utile” (p. 311)... per aggirare un organismo come il Segretariato, che aveva
e seppellire l’enciclica di Papa Pacelli! come scopo l’andare incontro ai non-cattolici
“Quando, dopo le riunioni di febbraio, (eretici, scismatici...) non poteva non scon-
Willebrands rinnovò a Tromp la richiesta del trarsi con le esigenza della difesa della dottri-
segretariato per l’unità dei cristiani per una na, esigenze che costituivano lo scopo della
commissione mista con la commissione teolo- Commissione teologica, del s. Uffizio... e
gica per discutere questo argomento, Tromp della Chiesa stessa!
espresse il suo ‘disappunto’ per la ‘propagan- B) Episcopato e primato romano. Se il
da’ che Bea stava facendo alla sua ‘teoria al- Vaticano I era stato il Concilio che aveva defi-
tamente discutibile’, mentre sapeva che né nito le questioni concernenti il papato, il
Ottaviani né Tromp potevano pubblicamente Vaticano II avrebbe dovuto proseguire i lavori
affrontare l’argomento con lui” (p. 312). A del Vaticano I definendo la dottrina sull’episco-
maggio, “Tromp prese direttamente posizio- pato. Non ci fu alcuna difficoltà per accordarsi
ne contro l’impostazione di Bea e spiegò che sulla sacramentalità dell’episcopato (p. 316). “I
ammettere che il 45% dei cristiani sono real- problemi sorsero sia nella commissione teologi-
mente membri della chiesa avrebbe reso diffi- ca che tra la commissione teologica e il segreta-
cile difendere il carattere ecumenico di riato per l’unità dei cristiani sulla questione del
Trento e del Vaticano I, avrebbe richiesto che ruolo dei vescovi nella chiesa” e più esattamen-
i vescovi eretici e scismatici fossero invitati al te nello stabilire “se anche il potere di giurisdi-
Vaticano II, avrebbe significato negare l’unità zione era radicato nell’ordinazione o derivava
della chiesa e annullare la sua rivendicazione invece dalla delega papale (...) Mentre Congar
di infallibilità. Per Tromp, infine, il punto e altri proposero che il concilio non tentasse di
chiave in gioco nella questione dei membri definire l’argomento, che pensavano ancora og-
era l’identificazione del corpo mistico con la getto di un legittimo dibattito teologico, il capi-
chiesa cattolica romana” (p. 312), identifica- tolo di Schauf [nello schema della commissione
zione affermata da Pio XII. È la stessa preoc- teologica] difendeva la dottrina, sostenuta con
cupazione espressa dal card. Ottaviani, ri- forza da Pio XII, che i vescovi ricevevano la
spondendo al card. Bea durante la riunione loro autorità giurisdizionale dal papa” (p. 314).
33

Tromp, che aveva collaborato con Pio XII nella volevano riassumere le opinioni di diversi
stesura dell’enciclica Mystici Corporis, ricorda- autori cattolici - tra questi Jacques Maritain
va che era stato Pio XII in persona a volere che e John Courtney Murray - impegnati in una
questa dottrina sull’origine della giurisdizione revisione della classica dottrina moderna su
nei vescovi fosse inserita nell’enciclica. Anche a chiesa e stato. Sembra che solo la morte di
questo proposito, assistiamo a uno scontro: da Pio XII abbia impedito la sua pubblicazione”
un lato la maggioranza della Commissione teo- (p. 316; vedi anche nota 460). Dopo aver de-
logica (e un membro del segretariato: Mac- scritto le tesi dello schema preparatorio (p.
carrone) difendono il magistero ordinario della 317), Komonchak conclude: “il capitolo della
Chiesa, ribadito da Pio XII; dall’altro, la mino- commissione teologica su chiesa e stato, dun-
ranza progressista della teologica e il segretaria- que, era una riaffermazione della classica
to di Bea si oppongono a Pio XII e pretendono dottrina che molti cattolici avevano criticato
di ridiscutere quanto lui aveva stabilito chiara- sin dalla fine della seconda guerra mondiale.
mente. In fase preparatoria, i progressisti si li- Respingeva gli argomenti comuni a molti di
mitarono, in questo caso, a cercare di scongiu- loro: che la classica ‘tesi’ rifletteva un mo-
rare una definizione dogmatica della tesi da mento dello sviluppo politico sorpassato
loro avversata (cf p. 315); durante il Concilio dalla crescita delle democrazie pluralistiche
riusciranno a ribaltare le posizioni, cosicché, moderne, le quali richiedevano un’altra arti-
anche su questo tema, Lumen Gentium affer- colazione dei principi fondamentali della li-
merà esattamente il contrario di quanto Pio XII bertà e indipendenza della chiesa. Questo
aveva insegnato e lo schema di Schauf voleva capitolo dello schema De Ecclesia avrebbe
confermare. Non mi soffermerò oltre sulla que- realizzato il ripudio di tali opinioni, frustrato
stione, alla quale Sodalitium ha dedicato uno nel 1958” (p. 318). Da parte sua, il card. Bea
studio esauriente (11). Faccio solo notare come affidò invece a mons. De Smedt il compito di
la questione è collegata a quella della collegia- preparare uno schema sulla libertà religiosa:
lità, che diventerà una delle più grandi novità “ogni persona aveva diritto alla libertà reli-
del Concilio. In fase preparatoria, viene inse- giosa, che governava atti pubblici e privati e
gnato dalla commissione teologica il contrario che lo stato doveva riconoscere e difendere”
della collegialità, ovverosia che il corpo episco- (p. 319). La novità della dottrina, in contra-
pale “poteva esercitare questa [piena e supre- sto col magistero della Chiesa, fece sì che
ma] autorità solo in un modo straordinario e persino nel Segretariato si levassero delle
con il permesso del papa” (pp. 315-316); uniche voci di dissenso e di condanna: quelle di
timide voci in favore di un maggior potere dei Carlo Boyer s.j. e di E. Hanahoe, “che difen-
vescovi, quelle di Hermaniuk e Betti. devano la posizione classica” (p. 318). “Ma il
C) Chiesa e Stato. La libertà religiosa. Su 1 febbraio 1962, papa Giovanni disse a Bea
questo tema soprattutto si accese un vivissi- che questo schema e quello sugli ebrei pote-
mo dibattito prima, durante e dopo il Con- vano essere mandati dal segretariato per
cilio. Come abbiamo visto in maniera più l’unità dei cristiani alla commissione centrale
particolareggiata (12), “la questione [della li- preparatoria direttamente, nulla alia com-
bertà religiosa] era stata sollecitata dal missione interveniente” (p. 318, n. 464), aggi-
Consiglio ecumenico delle chiese, che vede- rando così la Commissione teologica.
va nell’insegnamento ufficiale della chiesa
un serio impedimento al dialogo e alla coo- Gli scontri proseguono nella Commissione
perazione ecumenica” (p. 316). Bea quindi si centrale (13)
proponeva di presentare uno schema per ro-
vesciare “l’insegnamento ufficiale della chie- Fin qui ho esaminato i punti più impor-
sa” secondo i desiderata del Consiglio ecu- tanti (e discussi) dei vari schemi elaborati
menico delle chiese. La Commissione teolo- dalle commissioni preparatorie, con la sola
gica si proponeva lo scopo contrario. “Il eccezione della commissione liturgica, al la-
compito di redigere il testo della commissio- voro della quale dedicherò la prossima pun-
ne teologica fu assegnato a R. Gagnebet. tata. I vari schemi, però, dovevano essere sot-
Questa scelta fu probabilmente motivata dal toposti al vaglio della commissione centrale,
fatto che solo due anni prima Gagnebet era presieduta dallo stesso Giovanni XXIII, che
stato il principale autore di un documento doveva approvarli, rivederli, emendarli. Gli
preparato dal S. Uffizio per condannare scontri “a distanza” divennero, in questa più
come erronee una serie di proposizioni che alta sede, degli scontri ravvicinati.
34

“I verbali delle riunioni della commissio- lidamente battezzati alla Chiesa; il concetto
ne centrale rivelano che le sue discussioni di Collegio Apostolico, cui succede il
furono caratterizzate da grande libertà”, il Collegio Episcopale” (S., p. 384).
che vuol dire, per il nostro Komonchak, Sul primo punto, Bea insisteva nell’av-
“che i suoi membri non provarono alcuna versare una presentazione troppo “gerarchi-
esitazione a criticare apertamente (...) i testi ca” della Chiesa. Quanto al secondo, lo sche-
preparati dalle commissioni preparatorie. ma della Commissione teologica prevedeva
(...)” (K., p. 324). Praticamente, si formaro- un capitolo intitolato: “Dei membri della
no due gruppi nella commissione: quello chiesa militante e della sua necessità per la
progressista (Bea, “Alfrink, Döpfner, salvezza”. “In tale schema veniva sostenuta
Frings, Hurley, König, Léger, Liénart, Ma- le dottrina che sono ‘veramente’ membri
ximos IV, Montini e Suenens”), che critica- della Chiesa solo coloro che, rigenerati dal
va gli schemi “per il loro carattere negativo battesimo, professano l’autentica fede catto-
e difensivo” e “per il tentativo di chiudere lica, riconoscono l’autorità della Chiesa e
delle questioni ancora discusse in modo le- non sono separati per eresia, scisma o gravis-
gittimo”, e quello fedele al magistero roma- simi delitti dall’organismo del Corpo Mistico
no (“Browne, Lefebvre, Ottaviani, Ruffini, di Cristo. Tutti gli altri (e non solo i catecu-
Siri”). Messi direttamente a confronto, i car- meni) sono ‘ordinati’ verso la Chiesa per
dinali Bea e Ottaviani non mancarono di mezzo di un conscio o inconscio ‘voto della
manifestare pubblicamente le loro divergen- Chiesa’, cioè sono mossi da un desiderio con-
ze. Sullo schema De fontibus revelationis scio di appartenere alla Chiesa, oppure, non
“Bea criticò il carattere difensivo dello sche- conoscendo Cristo e la Chiesa, sono disposti
ma e il suo atteggiamento restrittivo verso il in modo generico ad adempiere la volontà di
lavoro degli esegeti cattolici”; occorreva ri- Dio, loro Creatore” (S., p. 385). Era la dot-
farlo con la collaborazione del Biblico e trina di Pio XII in Mystici Corporis e
degli esegeti... che lo schema voleva condan- Humani generis. Bea rifiutava la conseguen-
nare! “Questo schema di costituzione - disse za di queste encicliche, “che cioè gli altri cri-
- soddisferà poco gli esegeti di oggi...” (S., p. stiani appartengano alla Chiesa solo ‘in
390). Ottaviani interruppe tre volte l’inter- voto’. Egli attacca a fondo quest’ultima af-
vento di Bea: lo schema era “una risposta fermazione. (...) Tale dottrina offende grave-
necessaria agli esegeti cattolici che stavano mente gli altri cristiani. E qui il cardinale
mettendo in pericolo la fede” (K., p. 327).
Ne uscì una revisione del testo, che rimane- Il libro di Schmidt sul cardinal Bea
va, però, ancora vicino a quello primitivo.
Ancora più ferma nel difendere il suo testo,
nel maggio-giugno 1962, fu la commissione
teologica a proposito dello schema De eccle-
sia. I punti messi in discussione (identità tra
Corpo Mistico e Chiesa cattolica, questione
dei membri della Chiesa, sua struttura mo-
narchica, giurisdizione del vescovo non dalla
consacrazione ma dal Papa, ecc.) non pote-
vano essere messi in dubbio: “la Com-
missione Teologica, dopo continue discus-
sioni, è giunta a conclusioni dalle quali essa
in nessun modo può recedere” (p. 334) (14).
Ma anche Bea non intendeva recedere, giac-
ché “fin da allora appariva chiaro che un do-
cumento sulla Chiesa avrebbe occupato un
posto centrale nel Concilio. Ebbene, occorre
dire che il Cardinale sostenne fin da quel
momento tre pensieri che caratterizzano in
modo particolare la costituzione conciliare
sulla Chiesa [Lumen gentium]: l’importanza
fondamentale del tema Chiesa, Popolo di
Dio; l’appartenenza sostanziale di tutti i va-
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cita, senza farne il nome [era Peter Brunner], Pontefici”. Bea propose di modificare la for-
la conferenza di un professore luterano di mulazione in questo modo: “...ai Romani
teologia dogmatica, secondo cui nessun cri- Pontefici e ai vescovi, successori degli apo-
stiano può comprendere in che modo Pio stoli” (S., p. 387). Ovunque si fosse posto,
XII, con la dottrina sui limiti della Chiesa nello schema sulla Chiesa, l’espressione “a
quale Corpo Mistico di Cristo, possa trascu- san Pietro e ai suoi successori”, egli propo-
rare l’efficacia salutare di un battesimo vali- neva di sostituire “a san Pietro con gli apo-
damente conferito, considerandolo quasi stoli” (S., p. 388). Naturalmente, nella que-
non esistente affatto. Non si può capire come stione collegata “dell’origine della giurisdi-
il battesimo possa essere valido, e nello stes- zione dei vescovi”, egli si oppose, per motivi
so tempo inefficace quanto all’incorporazio- ecumenici, a una definizione della dottrina
ne salutare in Cristo (15). E il professore con- di Pio XII (S. p. 392). Riguardo agli schemi
clude: ‘Non significa forse, dogmaticamente proposti da altre Commissioni, egli fu “la
parlando, disprezzare un sacramento istituito coscienza ecumenica della Commissione
da Cristo?” (S., p. 385). Invece di aderire a centrale preparatoria” (ibidem), osteggian-
Pio XII, Bea preferì seguire la dottrina del do la dottrina di san Tommaso (S., pp. 390-
luterano Brunner, che divenne così dottrina 392), proponendo la communicatio in sacris
“conciliare” in ben due documenti: Lumen con gli “ortodossi” (S., p. 394), facilitando i
gentium e Unitatis redintegratio! Bea ci riuscì, matrimoni misti (S., p. 395-96), ecc.
come detto, aggirando l’ostacolo: era “più Degli schemi preparati dal Segretariato,
prudente - disse - evitare il termine di ‘mem- cinque arrivarono in Commissione centrale:
bri’ della Chiesa” e “non ci si deve limitare al libertà religiosa, ecumenismo, preghiera per
concetto di ‘Corpo Mistico di Cristo’”. D’al- l’unità, Parola di Dio, ebrei. Quest’ultimo,
tra parte, “gli elementi per i quali l’uomo come abbiamo già detto, fu (provvisoria-
viene costituito in senso pieno membro della mente) bocciato, mentre i due precedenti
Chiesa visibile, non costituiscono un posses- passarono facilmente. Quello sull’ecumeni-
so esclusivo dei cattolici. In effetti, molti non smo, che si trovava “‘in concorrenza’ con
cattolici, anch’essi battezzati, professano la quello della Commissione dottrinale” e con
vera fede, benché non completamente. Essi un altro della Commisssione sulle Chiese
si sottomettono ai propri pastori secondo il orientali, ottenne 30 sì e 14 sì con riserva
ministero che a loro sembra legittimo...” (S., (più o meno gli stessi voti ottenuti dalla
p. 386) (16). Bea ne deduce, contro le esplicite “teologica”) (S., p. 399). Arriviamo così allo
parole di Pio XII, che essi “restano uniti con schema sulla libertà religiosa, che il Segre-
lo stesso Spirito che è l’anima del Corpo tariato contrapponeva al capitolo sulla “tol-
Mistico di Cristo. A ragione, quindi, vengo- leranza religiosa” (17). A questo proposito,
no chiamati nostri fratelli, benché separati, e “in una delle ultime sedute della Commis-
figli della Chiesa, come li chiama il Santo sione centrale, nel giugno 1962, si ebbe un
Padre [Giovanni XXIII] nella costituzione nuovo conflitto più forte, anzi uno scontro
[di indizione del Vaticano II] Humanæ salu- frontale a proposito” dei due schemi (S., p.
tis” (ibidem). Fin qui, la demolizione dello 397). Infatti, “i testi della commissione teo-
schema sulla Chiesa della Commissione teo- logica e del segretariato per l’unità dei cri-
logica. Ma Bea aveva anche approntato uno stiani arrivarono alla commissione centrale
schema sull’ecumenismo ove si trattava della insieme, e provocarono il più drammatico
stessa questione dell’appartenenza alla Chie- confronto vissuto da quell’organismo. (...)
sa dei non cattolici. Se essi sono uniti allo Ottaviani attaccò lo schema del segretariato
Spirito Santo, allora “lo Spirito di Cristo non per l’unità dei cristiani utpote quæ sapit for-
ricusa di servirsi delle comunità separate tissime influxum contactuum cum acatholicis
come mezzo di salvezza” (S., p. 387): extra [in quanto è stato influenzato fortemente
Ecclesia... salus! dai contatti con i non cattolici]. Dopo aver
Arriviamo infine al terzo punto ecclesio- illustrato questa infelice tendenza, Ottaviani
logico proposto da Bea in Commissione cen- chiese che solo il suo testo fosse esaminato
trale: la collegialità. Lo schema della profes- dalla commissione centrale, aggiungendo
sione di fede proposto dalla Commissione un’osservazione finale: che non vedeva
teologica recitava: “Egli (Cristo) ha dato [la come il segretariato per l’unità dei cristiani
Chiesa] da pascere a san Pietro, principe potesse avere la competenza per proporre
degli apostoli, e ai suoi successori, i Romani un testo su chiesa e stato. Bea, da parte sua,
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negò vigorosamente che il testo fosse andato ordinario (18): pretendere il contrario signifi-
oltre le competenze assegnategli dal papa cava, l’abbiamo visto, voler “chiudere delle
(...). Il testo (...) era una replica alle fondate questioni ancora discusse in modo legitti-
critiche della posizione della chiesa cattolica mo”. Eppure, solo 12 anni prima, nell’enci-
(...)” (K., pp. 319-320) portate avanti dai clica Humani generis, Pio XII scriveva: “è
non cattolici (cf S., p. 398). Si aprì il dibatti- vero che generalmente i pontefici lasciano
to: “non è difficile immaginare la tensione in liberi i teologi in quelle questioni che, in
cui si svolge la lunga discussione” (i relativi vario senso, sono soggette a discussioni fra i
Atti riempiono 54 pagine in folio) (S., ibi- dotti di miglior fama; però la storia insegna
dem). Messi ai voti, lo schema di Ottaviani che parecchie questioni, che prima erano
ottenne 19 sì, 14 no, 28 sì con riserva; quello oggetto di libera disputa, in seguito non po-
di Bea, 16 sì, 11 no, 22 sì con riserva: i mem- tevano più essere discusse. Né si deve rite-
bri della Commissione “erano divisi come i nere che gli insegnamenti delle encicliche
due organismi preparatori” (K., p. 319). Fu non richiedano, di per sé, il nostro assenso,
allora che il card. Confalonieri, negando la col pretesto che i pontefici non vi esercitano
tesi di Ottaviani sulla superiorità della Com- il potere del loro magistero supremo. Infatti
missione teologica (cf K., n. 468), decise di questi insegnamenti sono del magistero or-
rinviare la questione a Giovanni XXIII, il dinario, di cui valgono pure le parole: Chi
quale, secondo i desiderata di Bea (cf K., p. ascolta voi ascolta me (Lc 10, 16); e per lo
319) decise in luglio di creare una speciale più, quanto viene proposto e inculcato nelle
Commissione mista presieduta da Ciriaci e encicliche, è già per altre ragioni patrimonio
che includeva Ottaviani, Bea, Tromp e della dottrina cattolica. Se poi i sommi
Willebrands. Ma “la speciale commissione Pontefici nei loro atti emanano di proposito
papale non si riunì mai” (K., p. 320): troppo una sentenza in materia finora controversa,
profonde le “differenze fondamentali” tra è evidente per tutti che tale questione, se-
chi accettava pienamente il magistero dei condo l’intenzione e la volontà degli stessi
Papi contrario al “diritto nuovo” instaurato Pontefici, non può più costituire oggetto di
dall’Illuminismo e dalle Rivoluzioni, e chi libera discussione tra i teologi” (EE, 719-
invece, al seguito di Maritain e Courtney 720; DS 3885). I superiori ecclesiastici, per-
Murrey, voleva che il Concilio battezzasse il tanto, dovevano imporre ai loro soggetti la
liberalismo. Dopo questo nulla di fatto, al dottrina di quella eniclica di Pio XII sotto
Concilio non si sarebbe dovuto più parlare pena di peccato mortale (“onorata in manie-
del tema (cf. S., p. 399): esso tornò invece ra gravisssima la loro coscienza” EE 741)!
alla ribalta, col trionfo dei liberali, consacra- Come potevano, Bea e compagnia, rimette-
to dalla Dignitatis humanæ. re in discussione quanto Pio XII aveva ap-
pena dichiarato sottratto alla libera discus-
La posta in gioco: il magistero della Chiesa sione, e sostenere ancora dottrine che lo
stesso Pontefice aveva condannato? “La
Komonchak cerca di presentare la lotta durante la preparazione” del Concilio,
Commissione teologica come un organismo pertanto, non fu una lotta legittima tra due
tenacemente attaccato alle proprie opinioni diverse scuole teologiche, ma una lotta terri-
teologiche, al punto di disprezzare totalmen- bile tra l’ortodossia cattolica degli uni, ed il
te il punto di vista altrui. La realtà è diversa. neo-modernismo degli altri.
Più volte è emerso, dalle abbondanti citazio-
ni che ho fatto dello stesso Komonchak, E Giovanni XXIII? (19)
qual’era il punto centrale della discussione
tra i due “partiti”, capeggiati di fatto da Il lettore si chiederà se ho scordato per
Ottaviani e Bea. Per il primo, la dottrina strada Giovanni XXIII? Non sto scrivendo
proposta era indiscutibile, perché non face- una biografia del “Papa del Concilio”? Per
va altro che riproporre il magistero della l’appunto. L’analisi del Concilio (in questo
Chiesa, specialmente quello dei due ultimi caso della prima sessione, l’unica diretta da
Concilii (Trento e Vaticano I) e dell’ultimo Roncalli) e della sua preparazione, è centra-
Papa, Pio XII. Era inconcepibile mettere in le in una vita di Giovanni XXIII. Komon-
discussione il magistero ordinario del Papa. chak dedica un capitoletto al ruolo di Gio-
Il fronte avverso voleva proprio quello: ne- vanni XXIII nella preparazione del Con-
gare ogni valore obbligatorio al magistero cilio. Il giudizio del nostro autore è molto
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sfumato. Secondo lui, solo col discorso ciliare e Curia” (K., p. 375). Ma la responsa-
d’apertura del Concilio, Giovanni XXIII bilità più grave consiste nella creazione del
prese apertamente posizione in favore della Segretariato per l’unità dei cristiani, e
corrente innovatrice ( 20). Prima di questo nell’avallo dato ai suoi schemi: “creò il segre-
momento, la posizione di Giovanni XXIII tariato per l’unità dei cristiani per perseguire
restò, per Komonchak, oscura e ambigua. le sue speranze ecumeniche custodite gelosa-
Oscura, poiché “non è chiaro quanto il papa mente e appoggiò gli sforzi di Bea per dotare
abbia seguito da vicino il lavoro della prepa- questo organismo di ampie responsabilità”
razione mentre era in corso”; ambigua (21) (K., p. 375). Il Segretariato perseguiva, istitu-
perchè, secondo il nostro autore, egli diede zionalmente, delle finalità contrarie a quelle
ancora troppo spazio alla Curia e ai teologi del S. Uffizio (e della Chiesa); lo scontro era
conservatori, con il risultato che il lavoro pertanto inevitabile. La Curia, che aveva do-
preparatorio al Concilio risultasse, tutto vuto subire l’istituzione del Segretariato,
sommato, fedele alla tradizione: “solo la cercò di disinnescarne la pericolosità virtuale
commissione liturgica e il segretariato per sostenendo che esso non era abilitato a redi-
l’unità dei cristiani sembrano essere state gere degli schemi preparatori al Concilio: si
realmente all’altezza della visione del papa”, trattava di un “Segretariato”, non di una
mentre, nelle altre commissioni, vi fu un “Commissione”: l’organismo di Bea era visto
“contrasto tra la visione del papa e l’effetti- solo come un “ufficio di pubbliche relazioni”
va realizzazione” (K., p. 374). Komonchak coi non cattolici, senza valenza, ruolo e por-
ricorda che “il papa era circondato da perso- tata dottrinale. Questa interpretazione che
ne che o non comprendevano le sue inten- minimizzava le competenze del Segretariato
zioni o vi si opposero attivamente” (p. 375); non era arbitraria, come lo ammettono sia
ma anche questo non spiega l’acquiescenza Komonchak, sia il segretario di Bea, Padre
di Giovanni XXIII verso gli schemi prepara- Schmidt. Vediamo cosa afferma quest’ulti-
tori conservatori (tranne il De ordine morali mo. Ho già ricordato come, in un primo
della commissione teologica, che egli “trovò tempo (13 marzo 1960), il nuovo organismo
troppo aspro e negativo”, K. p. 376, n. 629). di Bea avrebbe dovuto essere una “Com-
“Sembra che solo nella primavera del 1962 missione” (al pari delle altre) mentre due
abbia cominciato a mostrare un benevolo settimane dopo Giovanni XXIII decise di
ascolto alle lamentele e ai timori [dei cardi- chiamarlo “Segretariato”. I conservatori,
nali e vescovi progressisti] quando chiese a come ho detto, pensarono a un declassamen-
Suenens di redigere un organico piano per to, mentre Bea sapeva che si trattava di una
un’integrazione del materiale della prepara- astuzia di Giovanni XXIII per dargli mag-
zione” (p. 379). Come spiegare il “mistero” giore libertà d’azione (22). Quando il 5 giugno
(K., p. 378) delle azioni apparentemente 1960, con il Motu Proprio Superno Dei nutu,
conservatrici di Roncalli? Giovanni XXIII istituì le Commissioni pre-
Le possibili risposte sono due, e non è paratorie, si iniziò a discutere del ruolo di
detto che esse si escludano del tutto. La questo anomalo “Segretariato”. Nel Motu
prima è che Giovanni XXIII fosse meno Proprio “la descrizione è molto scarna e
progressista dei vari Suenens, Liènart, piuttosto generica, e ciò creerà più tardi
Frings ecc. (e per questo ci vuole poco), e qualche ambiguità riguardo alla competenza
che egli si sia lasciato trascinare da questa del Segretariato a preparare degli schemi per
corrente non certo contro voglia, ma più per il Concilio” (S., p. 349). Quelli della Com-
ambizione di lodi del mondo che per forte missione teologica non hanno dubbi al ri-
convinzione dottrinale. L’altra, è che egli guardo: p. Tromp (della teologica) disse a p.
fosse più scaltro, prudente e, in definitiva, Willebrands (del Segretariato): “Che cosa
efficace, dei modernisti d’oltr’alpe: la roc- volete? Siete solo un ufficio informazioni”
caforte della Curia (e della Chiesa) non po- (S., p. 362, n. 18). Bea la pensava in tutt’altro
teva essere presa dal di fuori, ma doveva es- modo, smentendo Tromp fin dall’inizio dei
sere tradita dal di dentro. lavori preparatori, nel mese di novembre (cf
Checché ne sia di queste ipotesi, restano i S., p. 362). Nel giugno 1961, l’“ufficio infor-
fatti, ed essi sono a carico di Giovanni mazioni” aveva già preparato 11 lavori (23).
XXIII, già in questa parte embrionale del “Questo lavoro così impegnativo - aggiunge
Concilio. Ho già segnalato come egli “insi- però Schmidt - urta però contro un grave
stette sulla distinzione tra preparazione con- problema con il quale il segretariato sarà ri-
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petutamente confrontato durante tutto il pe- braio 1962 è gravissima: non solo Giovanni
riodo preparatorio e che non troverà solu- XXIII andò contro la lettera della legge per
zione se non all’inizio del Concilio. Il proble- favorire il Segretariato (il che rientra nei po-
ma è questo: il Segretariato è competente a teri del Papa) ma approvò due schemi diret-
preparare schemi da presentare al Concilio? tamente opposti all’insegnamento della
La questione diventa doppiamente seria Chiesa. Invano, pertanto, il card. Ottaviani
quando non si tratta di schemi di ordine pu- protestò in sede di Commissione centrale
ramente pastorale e pratico, ma di natura preparatoria contestando “seccamente” a
dottrinale. Il problema nasce nel modo in cui Bea il diritto di presentare uno schema sulla
questo organismo è presentato nel Motu libertà religiosa (cf pp. 365, 397-398). Alla
proprio Superno Dei nutu che assegna al se- fine del periodo preparatorio, quindi, i risul-
gretariato in primo luogo il compito di aiuta- tati dei novatori “sono largamente positivi e
re gli altri cristiani a seguire i lavori del superano le più audaci speranze”; di fronte
Concilio. È vero che il documento aggiunge alle difficoltà, “motivo di speranza è il conti-
anche una finalità più generale: aiutare gli nuo sostegno dato al lavoro del Segretariato
altri cristiani a trovare più facilmente la via da parte di papa Giovanni. (...) ‘Il Papa [os-
per raggiungere quell’unità ‘che Gesù Cristo servò il suo segretario, Mons. Capovilla] leg-
ha implorato alla vigilia della sua passione’. geva attentamente i molti e frequenti ‘fogli
È facile tuttavia vedere che si trattava di una di lavoro’ inviati dal Cardinale [Bea] e vi tro-
base piuttosto fragile per il piano impegnati- vava piena conformità con la sua linea magi-
vo che il segretariato si era fissato” (S., p. steriale e pastorale, nello spirito e nella lette-
364). Così, per ammissione di P. Schmidt ra, in attuazione del disegno conciliare. (...)
stesso, le obiezioni dei conservatori erano Ecco infine una testimonianza dello stesso
fondate... Ma Bea godeva, sotto banco, Bea (...): ‘Tutto quello che abbiamo fatto fi-
dell’appoggio di Giovanni XXIII. Lo affer- nora, certamente non si sarebbe potuto com-
ma il futuro card. Willebrands: Bea informa- piere senza la benedizione, il costante soste-
va dettagliatamente Giovanni XXIII dei gno, il valido ausilio e le preghiere di Vostra
piani del Segretariato, e ne riceveva l’appro- Santità’ [Bea a Giovanni XXIII, marzo
vazione “senza lasciarsi impacciare dagli 1962]. Non è una frase di rito, e ne abbiamo
aspetti giuridici” (ivi). Che il fatto di essere avuto diverse prove anche nel corso di que-
solo un Segretariato non fosse un declassa- sto capitolo. È una indicazione di speranza
mento, Giovanni XXIII l’aveva ribadito a per il futuro” (S., p. 403). Ma la speranza dei
Bea nelle udienze del 16 e 17 dicembre 1961: novatori è l’angoscia di tutti i buoni cattoli-
“Il Cardinale Presidente del Segretariato - ci... La prossima puntata sui lavori della
gli aveva detto - ha tutte le facoltà che spet- Commissione liturgica non cambierà il triste
tano al suo ufficio, come qualsiasi altro quadro della situazione.
Prefetto della S. Congregazione, e non di-
pende da alcun altro Dicastero romano” (pp. Note
364-365). Quando “l’8 marzo 1962, Giovanni
1) J. KOMONCHAK, La lotta per il concilio durante la
XXIII visitò il Segretariato riunito in sessio- preparazione, in Storia del concilio Vaticano II diretta da
ne plenaria” (S., p. 372) Bea sottomise a Giuseppe Alberigo, Peeters/Il Mulino, Leuven/Bologna,
Roncalli le “relazioni e schemi di decreti che 1995, vol. I, p. 291. In occasione dell’uscita del secondo
erano stati preparati” (p. 373): “ciò suppone volume della Storia del concilio Vaticano II diretta da
chiaramente in Bea la sicurezza che, secondo Alberigo, L’Osservatore Romano del 13/IX/1997 ha pub-
blicato un articolo molto critico, accusando sostanzial-
la mente del Papa, il Segretariato è compe- mente l’opera dell’Istituto per le scienze religiose di
tente a preparare degli schemi per il Bologna di faziosità in favore del partito progressita e di
Concilio” (S., p. 365). Ma il passo decisivo, poco rispetto per la curia romana. Senza dubbio, e non è
come ho già scritto, avvenne più tardi: una novità, l’Istituto diretto da Alberigo, attestato su po-
sizioni dossettiane, presenta una storia del Concilio da
“nell’udienza concessa al Cardinale [Bea] il 1 un punto di vista “progressista”. Questo fatto però non
febbraio 1962, il Papa decide che il Segre- toglie nulla al valore storico e documentario dei volumi
tariato proponga gli schemi sulla libertà reli- in questione; basta saper distinguere tra le idee personali
giosa e quello riguardante gli ebrei diretta- degli autori e l’oggettività dei fatti che presentano.
mente alla Commissione centrale preparato- 2) Ibidem, pp. 291-305. I riferimenti alle pagine all’in-
terno del capitolo riguardano l’articolo di Komonchak.
ria, senza che vi intervenga alcuna altra 3) “E poiché il sinodo sa che questa verità e disci-
Commissione [in questo caso, quella teologi- plina [di Cristo] è contenuta nei libri scritti e nelle tra-
ca]” (S., p. 374). Questa decisione del 1 feb- dizioni non scritte - che raccolte dagli apostoli dalla
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bocca dello stesso Cristo e dagli stessi apostoli, sotto za il battesimo, ma sono i protestanti che lo fanno ren-
l’ispirazione dello Spirito santo, tramandate quasi di dendolo inefficace quanto all’incorporazione in Cristo.
mano in mano, sono giunte sino a noi - seguendo Come l’attaccamento al peccato mortale, infatti, rende
l’esempio dei padri ortodossi, con uguale pietà e pari ri- inefficace il battesimo quanto al suo effetto della giusti-
verenza accoglie e venera tutti i libri, sia dell’antico che ficazione e dell’infusione della grazia, così l’attacca-
del nuovo Testamento (Dio infatti è l’autore dell’uno e mento allo scisma e all’eresia rendono inefficace l’in-
dell’altro) e anche le tradizioni stesse, che riguardano la corporazione a Cristo e alla Chiesa negli adulti. Solo,
fede e i costumi, poiché le ritiene dettate dallo stesso resta il carattere battesimale: ma questo carattere inde-
Cristo oralmente o dallo Spirito santo, e conservate con lebile è presente anche nei dannati, che nessuno imma-
successione continua nella Chiesa cattolica” (Conc. di gina essere incorporti a Cristo e alla Chiesa!
Trento, 8 aprile 1546, sessione IV, Denz. 783). 16) Bea rimpiazza i criteri oggettivi espressi da Pio XII
4) Su Mons. Romeo (1902-1979), cf la commemora- per essere membri della Chiesa (professare la vera fede,
zione fattane da Mons. Francesco Spadafora (discepolo di essere sottomessi ai legittimi pastori) con dei criteri sogget-
Romeo) ne La Palestra del Clero, Rovigo, n. 21, anno tivi (professare una loro fede, essere sottomessi ai loro pa-
1979. Della polemica tra Mons. Romeo ed il pontificio stori) che costituiscono esattamente i motivi per i quali essi
Istituto biblico, Mons. Spadafora scrive: “Essa, nel 1960, non possono appartenere alla Chiesa (una professione di
ebbe epilogo favorevole: i fautori delle novità furono fede erronea, una sottomissione a dei pastori illegittimi).
sconfessati e allontanati dall’insegnamento; ma nel 1962, 17) Su questa questione ho già pubblicato la testi-
con l’inizio del pontificato di Giovanni Battista Montini, si monianza di Mons. Lefebvre, membro della Com-
ritornò punto e daccapo, anzi tutto peggiorò”. [Si noti il missione centrale preparatoria; cf “Il Papa del Con-
lapsus calami di Spadafora: Paolo VI fu eletto nel 1963]. cilio”, 16a puntata: Il Segretariato per l’unione dei cri-
Infine, è interessante notare come Mons. Romeo fosse un stiani, in Sodalitium, n. 38, pp. 13-14.
estimatore di Mons. Benigni e della sua Storia sociale della 18) Nel presentare lo schema De deposito fidei, la
Chiesa, come si evince dalla voce Antisemitismo della Commissione Teologica attaccava l’episcopato olande-
Enciclopedia Cattolica, a cura, appunto, di Mons. Romeo. se, per il quale “l’ultima e assoluta certezza che abbia-
5) Sodalitium, n. 34, pp. 7-9 (XII puntata: “Il Papa mo circa la verità della fede è la definizione straordina-
buono” prepara il Concilio). ria della Chiesa”. “Queste affermazioni non possono
6) Cf “Il Papa del Concilio”, 2a puntata: Roncalli e essere vere”, ribatteva la Commissione teologica (KO-
il modernismo, in Sodalitium, n. 23, pp. 4-7 MONCHAK, op. cit., p. 331).
7) È proprio questa tesi, che lo schema della com- 19) KOMONCHAK, op. cit., pp. 373-379.
missione teologica condannava senza mezzi termini, 20) “Dichiarando ancora una volta il suo disaccor-
che viene invece affermata dalla Commissione per i do con i profeti di sventura autorizzò in anticipo la seve-
rapporti religiosi con l’Ebraismo nel documento intito- ra critica dei testi preparatori che stava per essere for-
lato Sussidi per una corretta presentazione degli ebrei e mulata in modo drammatico dai padri conciliari nel
dell’ebraismo nella predicazione e nella catechesi della primo periodo. Ogni dubbio sulla posizione del papa
Chiesa cattolica (24/6/1985) al punto IV, 1, a, documen- venne distrutto quando intervenne, contro il regola-
to lodato da Giovanni Paolo II nel discorso del 31 otto- mento conciliare, per ritirare dall’agenda conciliare lo
bre 1997 (cf Sodalitium, n. 46, p. 33). schema De fontibus revelationis, una delle pietre di
8) KOMONCHAK, op. cit., pagg. 305-321. volta della visione della commissione teologica sul con-
9) Su Mons. Jaeger, cf “Il Papa del Concilio”, 15a cilio” (KOMONCHAK, op. cit., p. 374).
puntata: “Anche gli ecumenisti preparano il Concilio”, in 21) “...Rimangono certe ambiguità nelle azioni
Sodalitium, n. 37, pp. 5,7-8, e 16a puntata: Il Segretariato dello stesso papa” (ibidem, p. 375).
per l’unione dei cristiani, in Sodalitium, n. 38, p. 7. 22) “Il Papa del Concilio”, 16a puntata: Il Segre-
10) Sulla questione cf “Il Papa del Concilio”, 16a tariato per l’unione dei cristiani, in Sodalitium, n. 38, p.
puntata: “Il Segretariato per l’unione dei cristiani”, in 9; cf SCHMIDT, op. cit., p. 348.
Sodalitium, n. 38, pp. 9-11, e Commento all’enciclica Ut 23) Essi erano i seguenti: “le relazioni dei battezza-
unum sint, in Sodalitium, n. 43, pp. 23-28. ti non cattolici con la Chiesa cattolica; come promuove-
11) DON FRANCESCO RICOSSA, Le consacrazioni re da una parte le conversioni di individui e dall’altra
episcopali nella situazione attuale della Chiesa, Centro l’unità con le comunità [non cattoliche]; della struttura
Librario Sodalitium, 1997, Verrua Savoia. gerarchica della Chiesa; il sacerdozio comune dei fedeli
12) Cf Il Papa del Concilio”, 20a puntata: Giovanni e la posizione dei laici nella Chiesa; la Parola di Dio e il
XXIII inaugura l’ecumenismo in Sodalitium, n. 44, p. 28. suo significato per la Liturgia, la dottrina e la vita dellla
13) KOMONCHAK, op. cit., pp. 321-335. A partire da Chiesa; i problemi liturgici; il problema dei matrimoni
questo capitolo mi baserò anche sull’opera del segreta- misti; come pregare per l’unione dei cristiani; il proble-
rio del card. Bea: STJEPAN SCHMIDT, Agostino Bea, il ma ecumenico generale e la sua importanza per la
cardinale dell’unità, Città Nuova, Roma, 1987, pp. 382- Chiesa (con particolare riferimento al Consiglio Ecu-
403 (recentemente un’altra casa editrice ha ristampato menico delle Chiese); finalmente, le questioni riguar-
questa biografia del cardinal Bea). Nel testo, le citazio- danti gli ebrei” (SCHMIDT, op. cit. p. 363). “Si aggiunga
ni tratte da Komonchak saranno indicate con la lettera il documento sulla questione dell’invito di osservatori al
K, quelle tratte da Schmidt, con la lettera S. Concilio. Vi erano dunque, in tutto, 11 Sottocom-
14) In altra occasione (schema sul deposito della missioni. Più tardi, se ne aggiungerà una per il tema
fede) si giunse a dichiarare: “È chiaro che la Com- Tradizione e Sacra Scrittura (ibidem, n. 24).
missione teologica non può minimamente esssere d’ac-
cordo con la maggioranza della Commissione centrale, e
che lascia la grave responsabilità di ciò alla Commissione
stessa e ai padri riuniti in Sinodo” (Komonchak, p. 332).
15) È facile rispondere al luterano Brunner e al
non meglio definito Bea, che non è Pio XII che disprez-
40

Se tutte le altre feste in onore del Sal-


Vita Spirituale vatore hanno come oggetto in una certa mi-
sura la carità di Cristo, nessun’altra come
quella del S. Cuore vuole onorare la carità
totale in sé stessa, principio di tutti i misteri
“Se tu conoscessi il dono di dell’Uomo-Dio.
« Dio è amore, Deus caritas est (I Giov.
Dio” (Giov. IV, 10). Riflessioni IV, 16). [E non si potrebbe trovare una defi-
sul Sacro Cuore di Gesù nizione migliore di Dio, n.d.a.]. Il suo Cuore
eterno ha amato da sempre; cercare in questo
don Ugolino Giugni amore eterno di Dio il perché di tutta la suc-
cessione dei misteri rivelati è la teologia del

P erché parlare del Sacro Cuore di Gesù


sulle pagine di Sodalitium? Per conoscere
meglio “il dono che Dio” ci ha fatto rivelan-
S. Cuore. - Dio ama, ed amare vuol dire do-
narsi. Ci ha donato tutto, ed ecco la creazio-
ne. - Amare vuol dire parlare, per farsi capire
doci la devozione al suo Sacro Cuore. E per- da chi ci ama: Dio ha parlato ed ecco la Rive-
ché è giusto rendere a questo cuore “che lazione. - Amare vuol dire rendersi simili a
tanto ha amato gli uomini” il nostro tributo di colui che si ama, ed ecco l’Incarnazione. -
amore e devozione, specialmente all’appros- Amare vuol dire soffrire per colui che ci ama:
simarsi del mese di giugno a Lui consacrato. ecco la Redenzione. - Amare vuol dire vivere
Questo articolo non ha altra intenzione che vicino a colui che si ama: ecco l’Eucarestia. -
quella di far conoscere un po’ di più e di dif- Amare vuol dire unirsi e non fare che una
fondere questa devozione così bella e così sola cosa con colui che si ama: ecco la comu-
consolante affinché il Cuore divino sia mag- nione. - Infine amare vuol dire gioire sempre
giormente amato dagli uomini; infatti anche con l’essere amato: questo sarà il Paradiso.
del S. Cuore si può dire ciò che san Bernardo Sic Deus dilexit.
applicava alla SS. Vergine: “Numquam satis”. E poiché la persona di Gesù è una perso-
L’autore non si prefigge dunque di scrivere na divina il suo Cuore creato sintetizza tutti
qualcosa di nuovo sull’argomento (poiché gli amori del cuore increato di Dio ed è il
non ne sarebbe capace), bensì di mettere alla riassunto di tutte le sue manifestazioni… è
portata dei lettori quanto già abbondante- l’espressione viva e palpitante di tutti i mi-
mente è stato scritto, facendo particolare rife- steri cattolici » (1).
rimento agli scritti di S. Margherita Maria Ma in che senso va intesa la parola
Alacoque, la confidente del Cuore di Gesù. cuore? O meglio, in che senso l’intende la
Chiesa quando ci invita ad onorare il Cuore
Che cos’è la devozione al S. Cuore di Gesù? di Gesù? L’oggetto della devozione consta di
due elementi: l’elemento materiale, sensibi-
Si potrebbe dire semplicemente che è la le, immediato che è il cuore fisico di Gesù in
devozione verso Gesù. Il S. Cuore non è altro quanto è unito ipostaticamente (2) alla perso-
che Gesù Nostro Signore meglio compreso e na del Verbo; questo Cuore se è considerato
meglio amato; il Salvatore più vicino alle sue come simbolo dell’amore ne è l’elemento
creature; il suo amore che si rivela a noi. La formale o spirituale. L’amore di Gesù è l’og-
S. Congregazione dei Riti dichiarò, istituendo getto principale di questa devozione, ma
la festa del S. Cuore, che essa non ha come visto che l’amore è assolutamente spirituale,
fine di commemorare un mistero in particola- è stato necessario trovargli un simbolo che
re della vita di Nostro Signore bensì di com- naturalmente non può essere che il suo
pendiare tutte le feste in suo onore. Essa non Cuore. Poiché l’uomo è composto di anima e
ci ricorda una grazia determinata, ma la sor- di corpo questi due elementi si riflettono ne-
gente stessa di tutte le grazie; non un mistero cessariamente in ogni sua attività (anche
in particolare ma il principio stesso e la ragio- l’amare); quando l’uomo ama ragionevol-
ne intima di tutti i misteri. Il motivo di questo mente, questa attività che procede dalla vo-
culto risiede nel fatto che tutta la Reden- lontà determina altrettanti movimenti analo-
zione, prima di essere realizzata esteriormen- ghi e correlativi nell’appetito inferiore, e
te durante la vita in terra dell’Uomo-Dio, si quindi nel cuore. Ora il Signore Gesù era
era già compiuta interiormente ed invisibil- perfettamente uomo, e più che in ogni altro
mente nel santuario del suo Cuore. uomo il suo Cuore e i suoi sentimenti erano
41

in completa armonia. Gesù diceva a S. Cuore come parte della sua santissima uma-
Margherita “leggi nel libro dell’amore” (cioè nità. “Il S. Cuore, presentato dalla Chiesa, al
il suo Cuore) “leggici il mio amore sofferen- culto pubblico, è dunque Gesù che mostra il
te… le impressioni di disgusto, di terrore, di suo Cuore”. Davanti a noi viene posto il
tristezza della mia vita mortale…”. Questo Cuore dell’Uomo-Dio che dall’alto del cro-
Cuore divino è ora sottratto alle emozioni cifisso con il petto squarciato attira a sé tutti
violente e agli stati dolorosi incompatibili i cuori (Quando sarò elevato da terra attirerò
con il suo stato di gloria, ma resta sensibile a tutti a me Giov. XII, 32), con una forza che
tutti quei sentimenti che non possono turba- fa sprezzare il martirio, che esulta di fronte
re la perfetta beatitudine del cielo; è per noi alla morte, che non conosce per confini né il
una dolce consolazione pensare che i nostri tempo né lo spazio né l’odio dei malvagi.
sacrifici, il nostro amore, il nostro affetto Pio XII così sintetizza la legittimità del
possano agire sul cuore di Gesù per farlo culto che viene reso al S. Cuore: « Nulla dun-
palpitare di una gioia amorosa. que ci vieta di adorare il Cuore sacratissi-
L’elemento spirituale, l’A- mo di Gesù Cristo, in quanto è
more, che ha portato il Figlio compartecipe e naturale e
di Dio ad accettare la morte più espressivo simbolo di
e a darsi a noi nel SS. quella inesausta carità,
Sacramento dell’Al- che il divin Redentore
tare, è incomparabil- nutre tuttora per il ge-
mente più impor- nere umano. Esso,
tante dell’elemento infatti, benché non
materiale, così co- sia più soggetto ai
me nell’uomo l’a- turbamenti della
nima è più im- vita presente, è
portante del cor- sempre vivo e
po. I due ele- palpitante, e in
menti sono però modo indissolu-
correlativi, costi- bile è unito alla
tuiscono quindi Persona del Ver-
un unico oggetto bo di Dio e, in
della devozione. essa e per essa,
Se noi conside- alla divina sua
riamo per primo volontà. Perciò,
il Cuore fisico di essendo il Cuore di
Gesù, per la legge del Cristo ridondante di
simbolismo esso ci con- amore divino ed uma-
durrà direttamente all’A- no, e ricolmo dei tesori
more di Gesù. S. Margherita di tutte le grazie, conquista-
Maria così descriveva l’ogget- ti dal Redentore nostro con i
to di questo culto: “Il mio divin meriti della sua vita, delle sue
Salvatore mi ha assicurata che Egli sofferenze e della sua morte, è senza
prova un grandissimo piacere ad essere ono- dubbio la sorgente di quella perenne carità,
rato sotto la figura del suo Cuore di carne, che il suo Spirito diffonde in tutte le membra
per toccare tramite questo oggetto il cuore del suo Corpo Mistico.
insensibile degli uomini”. È quindi al Cuore Nel Cuore pertanto del Salvatore nostro
di Gesù vivo e vero, che fa parte della sua sa- vediamo in qualche modo riflessa l’immagi-
crosanta umanità, che fu trafitto sulla Croce e ne della divina Persona del Verbo, come
che vive nell’Eucarestia, che la Chiesa, S. pure l’immagine della sua duplice natura,
Margherita M. e i fedeli pensano quando l’umana cioè e la divina; e vi possiamo am-
compiono una pratica in suo onore. mirare non soltanto il simbolo ma anche
D’altra parte il Cuore di Gesù viene quasi una sintesi di tutto il mistero della no-
onorato in quanto è ipostaticamente unito stra redenzione. Adorando il Cuore sacratis-
alla sua Persona Divina: il termine di questo simo di Gesù, in esso e per esso noi adoria-
culto è sempre la persona di Gesù con la sua mo sia l’amore increato del Verbo divino,
dignità infinita, increata e divina; ed il suo sia il suo amore umano con tutti gli altri suoi
42

affetti e virtù, poiché e quello e questo spin- istante ma non appagare, e ne aveva fatto
se il nostro Redentore ad immolarsi per noi una conquista del suo amore infinito. Di una
e per tutta la Chiesa sua sposa, conforme figlia peccatrice e perduta d’Israele, disprez-
alla sentenza dell’Apostolo: “Cristo amò la zata dai superbi farisei, Gesù aveva fatto una
Chiesa e diede se stesso per lei per santificar- santa, una perla per il suo Paradiso, un mira-
la, purificandola col lavacro dell’acqua me- colo d’amore, la prediletta del suo Cuore,
diante la parola di vita, affinché la Chiesa gli tanto a che a lei per prima (dopo la SS.
potesse comparire davanti gloriosa, senza Vergine) Gesù apparirà dopo la sua Resur-
macchia, senza rughe o altre cose del genere, rezione. La Maddalena è l’opera del perdono
ma santa e immacolata” (Ef. V, 25-27) » (3). misericordioso del Salvatore.
Zaccheo. Egli aveva peccato, seguendo
Il S. Cuore di Gesù nel Vangelo la via larga e facile, arricchendosi con mezzi
più o meno leciti, e godeva della vita senza
Dove trovare se non nel Vangelo il fonda- fastidi e senza rimorsi. Un giorno però una
mento di questa devozione? Et verbum caro grazia segreta aveva sparso nella sua anima
factum est. Et vidimus et credimus… (Il Verbo come un vago desiderio di una vita migliore.
si è fatto carne… noi lo abbiamo visto e perché Il rumore dei miracoli di Gesù doveva esser
lo abbiamo visto abbiamo creduto Giov. I, 14; giunto fino a lui, unito al desiderio di vedere
cf. I Giov. I, 1-2) ci dice l’Apostolo prediletto il Maestro. Per fare ciò, poiché Gesù arriva-
S. Giovanni Evangelista, che ha poggiato il suo va nella sua città, incurante del rispetto
capo sul cuore di Gesù durante l’ultima Cena. umano, era salito su un albero di sicomoro,
Gesù ha detto ai suoi discepoli (e quindi essendo egli piccolo di statura. « È un tocco
anche a noi) “imparate da me che sono mite benevolo della grazia, che lo spinge a desi-
ed umile di cuore” (Matt. II, 28-30) per atti- derare di vedere Gesù. Non è per parlargli;
rare la nostra attenzione sulle disposizioni gli sembra di non avere nulla da dirgli; vuole
interiori della sua anima santissima simbo- soltanto vedere… Mentre l’osserva avanzar-
lizzata dal suo Cuore. si lentamente, circondato dalla folla, sente
Apriamo dunque qualche pagina del ad un tratto lo sguardo di Gesù fermarsi
Vangelo per scoprire il Cuore di Dio che sopra di lui. Quello sguardo profondo, dolce
vuole attirare gli uomini a sé con la sua e sfavillante di luce, che penetra fino in
bontà e misericordia. fondo all’animo lo commuove in modo inso-
Maria Maddalena. Gesù passò per le stra- lito; ed ecco che si sente chiamare per nome.
de della Galilea e della Giudea facendo del “Zaccheo - gli dice Gesù con infinita dolcez-
bene (transiit benefaciendo…) e cercando za - presto discendi perché oggi devo fermar-
delle anime da perdonare e da redimere. mi in casa tua” (Luc. XIX, 5). Nella sua
Alcune vennero a Lui spontaneamente per casa… sconvolto nel più intimo dell’anima
essere perdonate: una di queste fu Maria da questa attenzione del Maestro non trova
Maddalena, la peccatrice di Magdala. La parole per rispondere. Corre a casa… fa tut-
stanchezza del peccato si era impadronita di to preparare… Gesù entra… che cosa suc-
lei, una grazia intima aveva sollecitato il suo cede in questo istante nell’anima di Zac-
cuore a ritornare al bene, una parola di Gesù, cheo? Una viva luce gli rivela l’ingiustizia
udita forse per caso, aveva fatto il resto vin- della sua vita; la bontà di Gesù, che si è de-
cendo le ultime resistenze. Venuta a prostrar- gnato di sceglierlo per ospite nonostante il
si ai piedi del Maestro e piangendo a calde la- disprezzo generale di cui è oggetto da parte
crime, aveva fatto l’umiliante confessione dei giudei, gli appare così misericordiosa e
delle sue colpe implorando il perdono del suo dolce, che il suo cuore ne è profondamente
Signore. Questo perdono non si fece attende- commosso. Alla vista di Gesù poveramente
re; dopo aver spiegato al fariseo che l’ospita- vestito, che vive d’elemosine e passa facen-
va che proprio colui al quale è stato condona- do del bene e spandendo la luce e la pace, la
to il debito maggiore ama di più, si rivolse fronte serena, lo sguardo tutto pieno di mi-
con dolcezza alla Maddalena: “Donna ti sono sericordia e la mano sempre alzata per be-
perdonati i tuoi peccati” (Luc. VII, 48). Infatti nedire, il ricco pubblicano comprende la va-
“Molto le era stato perdonato perché molto nità dei falsi beni in cui fino allora aveva ri-
aveva amato” (ivi, 46). Il Maestro adorabile posta la sua felicità. Comprende che l’anima
aveva riconosciuto in lei un’anima ardente ed sua è fatta per qualche cosa di più grande, di
eletta, che il piacere può affascinare per un più utile e di più buono. In piedi, davanti al
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Maestro con un cuore largo e una volontà posizione. Soltanto quando da sè stessa ha
interamente determinata al bene: “Ecco, detto: “Io non ho marito” (Giov. IV, I7),
dice, o Signore, do la metà dei miei beni ai Gesù le fa vedere che conosce lo stato di pec-
poveri; e se ad alcuno ho tolto qualcosa, gli cato nel quale vive. Ma lo fa semplicemente,
rendo il quadruplo” (Luc. XIX, 8) (…). senza aggiungervi rimproveri, sapendo che
Qual gioia prova Gesù nel vedere Zaccheo essa non è capace di riceverli; senza ferirla
rispondere così fedelmente alla grazia! I con del disprezzo e neppur umiliarla con una
suoi sguardi misericordiosi non si sono fissa- sola parola dura. Questa dolcezza ammirabi-
ti invano su quell’anima, i suoi tentativi tutti le, questo sguardo divino che legge nella sua
pieni d’amore questa volta non sono stati re- anima, danno all’infelice donna, la confidenza
spinti! Considerando l’opera sublime com- d’interrogare Gesù, ed Egli, con bontà in-
piuta dalla misericordia, esclama: “Oggi comparabile, risponde alle sue domande, dis-
questa casa ha ottenuto salute… anche questi sipa i suoi dubbi e illumina il suo intelletto.
è figliolo di Abramo” e poi soggiunge queste Quando si è così reso padrone del suo spirito,
parole, splendido e divino sommario della le dichiara la sua divina missione.
sua propria vita: “Poiché il Figliuolo In preda alla più viva emozione essa ritor-
dell’uomo è venuto a cercare ciò che era per- na in fretta alla città. Un turbamento strano
duto” (ivi 10) » (4). s’è impossessato dell’animo suo; pensieri, mai
La Samaritana. Non sempre Gesù trova- prima d’allora avuti, l’assalgono. Sotto l’in-
va anime così pronte a corrispondere come fluenza della grazia un cambiamento, di cui
quella di Zaccheo, alle volte doveva com- non è ancora conscia, si va operando in lei.
battere per conquistarle, come nel caso della Rientrando in Sichar, si sente spinta a dire a
samaritana. Nella città di Sichar vi erano tutti quelli che incontra: “Venite a vedere un
molte anime da salvare; nella sua misericor- uomo che m’ha detto tutto quello che ho fatto:
dia Gesù aveva scorto una donna peccatrice, che sia forse il Cristo?” (Giov. IV, 29). Non sa
ed Egli voleva non solo ritrarla dal male ma ancora se deve credere; ma già comprende che
farne l’apostola dei suoi concittadini. Gesù quell’uomo così puro, così grave e così dolce
affaticato dal viaggio aveva lasciato che i che le ha parlato sulla via, non è una creatura
suoi apostoli continuassero il cammino e si volgare, e vuole che gli altri ne giudichino.
era seduto presso il pozzo di Giacobbe. La sera di quello stesso giorno, allorchè,
Debolezza divina, stanchezza misteriosa che chiamato dagli abitanti, Gesù entrò in Si-
lo faceva venire meno sotto il peso dei pec-
cati del mondo; aspettava l’anima per la Gesù e la Samaritana: “Se tu conoscessi il dono di Dio”
quale tanto aveva già faticato ma che fino ad
allora aveva resistito alla sua misericordia.
La donna si avvicina per attingere acqua; di-
scepola di erronee dottrine in quanto sama-
ritana, un carattere tenace e portato al mot-
teggio, una natura sensuale, nemica del la-
voro, erano altrettanti ostacoli per il suo ri-
torno al bene. Ma Gesù medico delle anime,
che è venuto non per quelle che stanno bene
ma per quelle ammalate, è lì per salvarla.
« Il Maestro incomincia quindi con la pec-
catrice quel sublime colloquio che il santo
Vangelo ci ha trasmesso. Il rispetto di Gesù
per le anime, la rara prudenza che accompa-
gna tutte le sue parole e tutti i suoi atti, la sua
dolcezza, la sua pazienza e la sua umiltà non
vi si rivelano meno che la sua profonda cono-
scenza dei cuori. Chiede dapprima alla Sama-
ritana un leggero servizio. Sopporta senza
scomporsi i suoi frizzi impertinenti. Penetra
poco a poco nel suo spirito, eccitando con
santa abilità la sua naturale curiosità. La con-
duce così a dichiarare l’irregolarità della sua
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char, ritrovò la peccatrice: la grazia onnipo- plizio. Per noi è giustizia perché riceviamo la
tente l’aveva trasformata. Venne allora da sè pena dei nostri delitti, ma lui non ha fatto alcun
stessa al suo caritatevole Salvatore, non per male” (ivi 40-41); ed a Gesù dice: “Signore ri-
confessare colpe che già conosceva, ma per cordati di me quando sarai giunto nel tuo
riceverne il perdono che la sua fede e il suo regno”. Sono parole piene di grande umiltà (gli
pentimento reclamavano e che il Cuore infi- chiede soltanto di ricordarsi di lui, non si sente
nitamente buono di Gesù sospirava di darle. degno di chiedergli altro), speranza (parla del
La misericordia aveva ancora una volta regno di Gesù che non vede con gli occhi del
trionfato. Aveva fatto, di una creatura mise- corpo; infatti che regno può avere in terra
rabile, nella quale tutto pareva impuro e vi- qualcuno che sta morendo nudo su una
ziato, un’anima arricchita dalla grazia, un croce…) e fede (lo chiama “Signore” e crede
apostolo della verità, un trofeo glorioso per nel suo regno nel quale Egli andrà dopo la
Gesù. Aveva operato un nuovo miracolo. morte). La risposta del S. Cuore è come sem-
E quando, due giorni dopo, Gesù si al- pre al di sopra delle aspettative del richieden-
lontanò dalla città, coloro che Egli aveva at- te. A colui che gli chiede di ricordarsi soltanto
tirati al suo Amore, illuminati della sua ve- di lui, Gesù dà il suo stesso regno: “In verità ti
rità e salvati con la sua misericordia, gli die- dico, questa sera stessa sarai meco in Paradiso”.
dero, per la prima volta con grido unanime Così perdona l’Agnello di Dio che è venuto a
il nome sì dolce di “Salvatore”. togliere i peccati del mondo. Tanto è grande la
Ben diciannove secoli hanno già ripetuto sua misericordia e bontà che permette al buon
la parola dei fortunati Samaritani: “Questi è ladrone l’ultimo... furto, quello del cielo. Ma si
veramente il Salvatore del mondo!” (ivi, 42). tratta di un furto… che arricchisce il derubato,
Molti altri secoli, forse, la ripeteranno ancora e rende il Salvatore pieno di gioia per quella
e gli echi dell’eternità la ripercuoteranno prima anima che la sua Croce ha salvato facen-
senza fine! Sì, Gesù è il Salvatore del mondo, dola primo membro della sua Santa Chiesa,
perchè è la Misericordia; il mondo ha tanto dopo la Santissima Vergine Maria.
bisogno di misericordiosi perdoni! » (5). È
proprio parlando con la samaritana che Gesù I doni di Gesù: manifestazione del suo sa-
pronuncia quelle ammirabili parole che così cratissimo Cuore
bene si possono riferire al S. Cuore: “Se cono-
scessi il dono di Dio, e chi è Colui che ti dice - La bontà e la misericordia del Signore si
dammi da bere - tu stessa gli avresti fatta que- manifesta anche nei doni che ci ha lasciato
sta domanda, ed egli ti avrebbe dato dell’acqua prima di salire in cielo. Pio XII, al quale ap-
viva (…). Chi beve dell’acqua che io gli darò parve il Sacro Cuore nel 1954 per guarirlo da
non avrà più sete; anzi l’acqua data da me di- una grave malattia scrisse (6), due anni dopo,
venterà in lui una sorgente d’acqua zampillan- l’enciclica “Haurietis Aquas” forse anche
te nella vita eterna” (Giov. IV, 10-14). come ringraziamento per quella grazia. In
Tanti altri sono i passaggi dei Vangeli in essa leggiamo: « Ma è soprattuto sulla croce
cui più che altrove si scorge la bontà e miseri- che il divin Redentore sente il suo Cuore, di-
cordia del Sacro Cuore di Gesù. Ne sono un venuto quasi torrente impetuoso, ridondare
esempio le parabole del buon samaritano, del dei sentimenti più vari, cioè di amore arden-
buon pastore, dell’adultera e tanti altri luoghi
del Vangelo; citerò per finire soltanto il caso
del buon ladrone. Egli è un criminale condan-
nato a morte giustamente per le sue colpe e
viene suppliziato assieme al Signore. Dismas
(così si chiama) viene colpito dalla mansuetu-
dine di Gesù, che invece di maledire perdona i Santa Margherita
suoi nemici: “Padre perdonate loro perché non Maria Alacoque
sanno quello che fanno” (Luc. XXIII, 34).
Queste parole di Gesù operano la conversione
del delinquente poiché nulla di simile si era
mai visto e udito sulla terra fino ad allora.
Mosso a commozione, il buon ladrone dappri-
ma rimprovera il compagno: “Neppur tu temi
Dio? Tu che ti trovi qui a subire lo stesso sup-
45

tissimo, di angoscia, di misericordia, di acceso alla rivelazione vera e propria nel XVII sec.
desiderio, di quiete serena, come ci manife- Forse il primo “devoto” del S. Cuore fu S.
stano apertamente le seguenti sue parole: Giovanni che pose il suo capo sul costato del
“Padre, Perdona loro perché non sanno quel- Salvatore durante l’ultima cena; è lui infatti
lo che fanno” (Lc. XXIII, 34); “Dio mio, Dio che ci riferisce nel suo vangelo il colpo di
mio, perché mi hai abbandonato?” (Mt. lancia che aperse e ferì il petto del Signore
XXVII, 46); “Ti dico la verità: oggi sarai Gesù (Giov. XIX, 31s). La maggior parte dei
meco in Paradiso” (Lc. 23, 43); “Ho sete” Padri della Chiesa nei loro commenti a que-
(Gv. XIX, 28); “Padre nelle tue mani racco- sto passaggio evangelico non si riferiscono al
mando lo spirito mio” (Lc. XXIII, 46). cuore vero e proprio di Gesù « ma al seno, al
E chi potrebbe degnamente descrivere i petto, alla ferita del costato. Il passaggio era
palpiti del Cuore divino del Salvatore, indizi facile e spontaneo; tuttavia non sembra che i
certi del suo infinito amore, nei momenti in Padri lo abbiano compiuto. Hanno intravisto
cui Egli offriva all’umanità i suoi doni più pre- il Cuore, attraverso il petto squarciato, ma si
ziosi: Se stesso nel sacramento dell’Eucarestia, sono arrestati sulla soglia del “Tempio di
la sua santissima Madre e il sacerdozio? Dio”. Anche coloro che parlarono espressa-
Ancora prima di mangiare l’ultima Cena mente del “cuore”, non lo considerarono
con i suoi discepoli, al solo pensiero dell’isti- tuttavia come simbolo o emblema di amore,
tuzione del sacramento del suo Corpo e del ma come figura, immagine, metafora delle
suo Sangue, la cui effusione avrebbe sancito affezioni dell’anima e quindi anche del-
la Nuova Alleanza, il Cuore di Gesù aveva l’amore. (…) Nella ferita del costato i Padri
avuto fremiti di intensa commozione, da Lui videro la sorgente della Chiesa e dei sacra-
rivelati agli apostoli con queste parole: “Ho menti… Dalle loro considerazioni teologiche
desiderato ardentemente di mangiare questa e mistiche nascerà la devozione alle cinque
Pasqua con voi, prima di patire” (Lc. XXII, piaghe, dalla quale più tardi si svilupperà la
15); ma la sua commozione dovette raggiun- devozione al S. Costato: e proprio questa de-
gere il colmo, allorché “prese il pane, rese vozione a poco a poco svelerà alle anime il
grazie, lo spezzò e lo diede loro, dicendo Cuore di Gesù ed il suo amore. Stori-
‘questo è il mio corpo, il quale è dato a voi; camente, la ferita del Costato ci appare come
fate questo in memoria di me’. E così fece col la provvidenziale e logica preparazione del
calice, dopo aver cenato, dicendo: ‘Questo culto al S. Cuore » (9).
calice è il nuovo patto del sangue mio, che È il Medioevo che segna l’inizio ed il
sarà sparso per voi’” (Lc. XXII, 19-20). Si primo costituirsi di questa devozione. « Il cri-
può quindi a buon diritto affermare che la stianesimo ormai vittorioso si rafforza nel pa-
divina Eucarestia, sia come sacramento che cifico possesso del suo credo e del suo culto.
come sacrificio - nel primo si dà agli uomini, È il tempo dei grandi teologi e dei grandi mi-
nel secondo si immola in perpetuo “da dove stici medioevali. Centro delle loro meditazio-
sorge il sole fin dove tramonta” (S. Ago- ni è ancora il Cristo Redentore, però non è
stino, De sancta virginitate, 6 - ML 40. 399) - più la Divinità che maggiormente colpisce la
come pure il sacerdozio (7), sono doni palesi loro intelligenza e il loro cuore, ma l’umanità
del Cuore Sacratissimo di Gesù. di Gesù Salvatore, specialmente nei suoi mi-
Ma anche Maria, l’alma Madre di Dio e steri più umani: l’Incarnazione e la Passione:
Madre nostra amantissima, è… un dono pre- “perché Dio si è fatto uomo?”» ( 10). Per
ziosissimo del Cuore Sacratissimo di Gesù. amore… risponderà il devoto del Sacro
Era giusto, infatti, che colei, che era stata la Cuore nei secoli successivi! Qualche esempio
genitrice del Redentore nostro secondo la di questo periodo lo abbiamo in S. Anselmo
carne, ed a Lui era stata associata nell’opera († 1109) che dice: “Il dolce Gesù… nell’aper-
di rigenerazione dei figli di Eva alla vita tura del suo petto; quell’apertura infatti ri-
della grazia, fosse da Gesù stesso proclamata velò a noi le ricchezze della sua bontà, cioè
madre spirituale dell’intera umanità » (8). l’amore del suo Cuore verso di noi” (11). S.
Bonaventura poi († 1274) ci offre un’idea
Origine di questa devozione quanto mai esatta e completa di questa devo-
zione; ne assegna il doppio oggetto, il fine, lo
La devozione al Cuore di Gesù come spirito, l’atto proprio e molti atti di devozio-
molti dogmi e culti della Chiesa ha avuto nei ne, per cui egli può essere collocato tra i
secoli uno sviluppo omogeneo, per arrivare primi devoti del Sacro Cuore (la Chiesa
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prende da lui alcune lezioni per l’ufficio della


festa). In seguito due mistiche benedettine S.
Geltrude († 1298) e S. Matilde († 1303) ren-
deranno più calda questa devozione al Sacro
Cuore, aggiungendovi una moltitudine di
esercizi pratici. « Frequenti e svariatissimi
sono gli atti di omaggio che esse indirizzava-
no al Cuore di Gesù: innumeravoli i favori
specialissimi che ne ricevevano: scambio del
cuore, riposo sul Cuore divino, insegnamenti
spirituali, e soprattutto quelle rivelazioni che
costituiscono la prima “teologia del Sacro
Cuore” » (12). Un vero precursore di S. Mar-
gherita Maria fu certamente S. Giovanni
Eudes (1601-1680) che la stessa Chiesa ha di-
chiarato “autore del culto liturgico dei SS.
Cuori di Gesù e di Maria, il Padre, il dottore,
l’apostolo di questo medesimo culto”. Ma la
vera istitutrice, colei che per missione divina
doveva diffondere nel mondo l’amore per il
Sacro Cuore, è stata certamente S. Marghe-
rita Maria Alacoque.
La devozione al Sacro Cuore quindi non
fu scoperta o inventata da S. Margherita Il Sacro Cuore di Gesù appare a S. Margherita Maria
Maria, la veggente di Paray-le-Monial; essa
esisteva già prima di lei, ma non aveva anco- non me ne lasciavano affatto, mi sentii investi-
ra un largo e vivo influsso sulla massa dei fe- ta dalla divina presenza, ma così fortemente,
deli e mancava di un contenuto ben deter- che mi dimenticai di me stessa e del luogo
minato. Questo fu appunto il compito e la dove ero, e mi abbandonai a quel divino Spi-
missione speciale che Iddio affidò a S. rito, consegnando il mio cuore alla forza del
Margherita Maria: a lei fu riservato di far suo amore. Egli mi lasciò riposare a lungo sul
fiorire questa devozione in una maniera più suo petto divino, dove mi fece conoscere le
manifesta, di accreditarla con una quantità meraviglie del suo amore e i segreti inspiega-
di meraviglie, di dar luogo ad un culto pub- bili del suo sacro Cuore, che mi aveva sempre
blico e universale. Se la devozione al S. tenuto nascosto, fino al momento in cui egli
Cuore esisteva già prima di S. Margherita me lo manifestò per la prima volta. Lo fece in
Maria, è difficile però dire quale fu l’influen- modo così effettivo e sensibile che non mi la-
za dei “precursori” su di lei. Con molta pro- sciò alcun dubbio, per gli effetti che questa
babilità, secondo gli studiosi della sua vita, grazia produsse in me (…).
ella non ne lesse le opere e non ne subì Ed ecco come mi sembra sia accaduto.
alcun influsso, per cui si può concludere che Egli mi disse: “il mio divin Cuore è così appas-
“la devozione al S. Cuore ha per autore Ge- sionato d’amore per gli uomini, e per te in par-
sù stesso. È lui che l’ha rivelata, che ne ha ticolare, che non può più contenere in se stesso
domandato l’istituzione, che ne ha spiegata le fiamme dell’ardente carità, e bisogna che le
la natura, che ne ha insegnata la pratica, che diffonda per mezzo tuo. Si manifesterà così
ne ha presentata la forma” (13). S. Marghe- agli uomini per arricchirli dei suoi preziosi te-
rita Maria fu quindi l’apostola ufficiale scel- sori che io ti faccio vedere, e che contengono le
ta da Gesù per far conoscere a tutti gli uomi- grazie santificanti e salutari necessarie per sot-
ni gli abissi del suo amore infinito e per la trarli all’abisso di perdizione. Ti ho scelta
diffusione di questo culto. come un abisso d’indegnità e d’ignoranza per
Nella vita autobiografica di S. Margherita il compimento di questo grande disegno, affin-
Maria, che ella scrisse per obbedienza, leggia- ché tutto sia fatto da me”. Dopo mi chiese il
mo: « Una volta, dunque, mentre ero davanti cuore; io supplicai lo prendesse, come fece, e
al Santissimo Sacramento [il 27 dicembre lo mise nel suo adorabile; in esso me lo fece
1673, n.d.a.] avendo trovato un po’ di tempo vedere come un atomo che si consumava in
libero, poiché le occupazioni che mi si davano quell’ardente fornace e da qui ritirandolo
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come una fiamma ardente in forma di cuore, cuore. Me lo sentivo dapprima incendiato di
lo rimise dove l’aveva preso, dicendomi: un fuoco così ardente che mi sembrava di
“Ecco, mia diletta, un prezioso pegno del mio stare per esser ridotta in cenere. Parti-
amore, che racchiude nel tuo costato una scin- colarmente in quel tempo il divino Maestro
tilla delle sue più vive fiamme: è il tuo cuore, e m’insegnava che cosa voleva da me e mi rive-
ti consumerà fino all’ultimo momento. Il suo lava i segreti di quell’amabile Cuore.
ardore non si estinguerà e potrà trovare qual- Una volta, fra le altre, che il Santissimo
che poco di conforto solo nel farti togliere san- Sacramento era esposto, dopo essermi senti-
gue, ma io lo segnerò talmente con la mia ta rinchiudere in me stessa con un raccogli-
croce insanguinata, che ti causerà più umilia- mento straordinario di tutti i miei sensi e po-
zioni e sofferenze che sollievo. Perciò voglio tenze, Gesù Cristo, mio dolce Maestro, si
che tu ciò chieda semplicemente, tanto per met- presentò a me tutto splendente di gloria con
tere in pratica ciò che vi è comandato, quanto le cinque piaghe brillanti come cinque soli.
per darti la consolazione di spargere il sangue Da questa sacra Umanità uscivano fiamme
sulla croce delle umiliazioni. Come prova che da ogni parte, ma soprattutto dall’adorabile
la grande grazia che ti ho fatto or ora non è petto, che somigliava una fornace. Essendosi
una immaginazione e che, anzi, è il fondamen- aperta, mi mostrò il suo amatissimo Cuore
to di tutte quelle che ti farò, per quanto ti abbia che è la viva sorgente di queste fiamme.
chiuso la ferita del costato, il dolore ti rimarrà Allora mi mostrò le meraviglie inspiega-
sempre; mentre fino a oggi hai preso il nome di bili del puro amore, fino a quale punto l’ave-
mia schiava, ora io ti do quello di Discepola va portato ad amare gli uomini, dai quali rice-
diletta del mio sacro Cuore”. veva ingratitudini e sconoscenza. “Questo mi
Dopo un favore così grande, e che conti- causa molto più dolore”, mi disse, “che
nuò per tanto tempo, durante il quale non quanto ho sofferto durante la Passione;
sapevo se fossi in cielo o in terra, restai di- tanto che se essi ricambiassero in qualche
versi giorni come infiammata e inebriata. modo il mio amore, stimerei poco quanto ho
Ero talmente fuori di me, che non potevo ri- fatto per loro, e vorrei se fosse possibile far
prendermi, tanto che, per dire una parola, ancora di più; ma essi rispondono con fred-
mi facevo violenza e dovevo farmene molta, dezze e con ripulse a tutte le mie premure di
per prender parte alla ricreazione e ai pasti far loro del bene. Tu, almeno, fammi il pia-
in comune. Il dolore mi era intollerabile, cere di supplire alle loro ingratitudini per
perché ero stremata di forze: questo mi cau- quanto ti riuscirà”. E mostrandogli la mia
sava una cocente umiliazione. Non potevo impotenza mi rispose: “Ebbene, ecco di che
dormire, poiché questa ferita il cui dolore mi supplire a tutto ciò che ti manca”. E nello stes-
è così prezioso, mi causa un fervore così so tempo quel divin Cuore si aprì. Ne usci
straordinario che mi consuma e mi fa bru- una fiamma così ardente che io pensai di es-
ciare viva. Sentivo in me una così grande serne consumata. Ne fui tutta penetrata, e
pienezza di Dio che non potevo spiegare non potevo più sostenerla, allora gli chiesi di
alla Superiora, come desideravo. L’avrei avere pietà della mia debolezza. “Io sarò la
fatto, per quanta pena e confusione queste tua forza”, mi disse, “non temere nulla, ma sii
grazie mi facessero provare mentre le rac- attenta alla mia voce e a quanto ti chiedo per
contavo. La mia grande indegnità, mi avreb- disporti al compimento dei miei disegni. Per
be fatto mille volte piuttosto raccontare i prima cosa, mi riceverai nel santo Sacramento
miei peccati a tutti. Sarebbe stata per me quando l’ubbidienza te lo vorrà permettere,
una grande consolazione, se mi si fosse per- per quante mortificazioni e umiliazioni te ne
messo di farlo e di leggere ad alta voce in re- potranno derivare; tu devi riceverle come
fettorio la mia confessione generale, e far pegni del mio amore. Farai la comunione
vedere il grande fondo di corruzione che è specialmente i primi venerdì di ogni mese.
in me, affinché non mi si attribuisse nulla Tutte le notti dal giovedì al venerdì ti farò par-
delle grazie che ricevevo. tecipare a quella mortale tristezza che ho volu-
La grazia di cui ho appena parlato riguar- to sentire nell’orto degli Ulivi; questa tristezza
do al dolore del costato mi era rinnovata i ti porterà, senza che tu la possa capire, a una
primi venerdì del mese in questo modo: il specie di agonia più difficile a sopportare della
Sacro Cuore mi era presentato come un sole morte. Per accompagnarmi nell’umile pre-
scintillante di una luce sfolgorante, i cui raggi ghiera che presentai allora al Padre fra tutte le
ardenti mi cadevano perpendicolarmente sul mie angosce, ti alzerai fra le undici e mezza-
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notte, per prostrarti un’ora con me, col viso “non mi manca che il cuore dell’uomo”. In
contro terra, sia per calmare la collera divina, effetti essendo Dio Egli ha tutto, nulla gli
chiedendo misericordia per i peccatori, sia per manca, nulla può mancargli, c’è soltanto il
addolcire in qualche modo l’amarezza che cuore dell’uomo che essendo stato creato li-
sentivo; l’abbandono da parte degli apostoli, bero, può resistere all’amore di Gesù. La de-
mi obbligò infatti a rimproverarli di non aver vozione al Sacro Cuore è la rivelazione
potuto vegliare un’ora con me. Durante dell’Amore infinito di Dio per indurre
quest’ora tu farai cio che t’insegnerò. Ma, l’uomo ad uno scambio d’amore. I Papi in-
ascolta, figlia mia, non credere leggermente a coraggiando questo culto al Sacro Cuore di
ogni spirito e non fidarti; poiché Satana digri- Gesù hanno insegnato questa verità. Leone
gna i denti e si strugge d’ingannarti; e perciò XIII disse: « Gesù non ha desiderio più ar-
non fare nulla senza l’approvazione di chi ti dente che di veder acceso nelle anime il
guida affinché avendo con te l’autorità fuoco d’amore di cui il suo stesso Cuore è
dell’ubbidienza, egli non ti possa ingannare consumato. Andiamo dunque a Colui che,
dal momento che non ha potere su chi ubbidi- come prezzo della sua carità, non ci doman-
sce” » (14). In un’altra apparizione Gesù disse: da altro che corrispondenza d’amore » (15).
“Nell’eccesso della mia misericordia, ho volu- Pio IX nel breve di beatificazione di S. Mar-
to negli ultimi tempi, manifestare agli uomini, gherita Maria disse: « Gesù, l’autore e il
i tesori infiniti del mio Sacro Cuore”. La rive- consumatore della nostra fede, ha desidera-
lazione del Sacro Cuore ha origine, secondo to sopra ogni cosa di accendere nel cuore
le parole stesse del Signore, quindi dall’ecces- degli uomini la fiamma della carità che con-
so della sua misericordia per gli uomini. sumava il suo Cuore. Egli stesso (è il Van-
gelo che lo attesta) ne assicura i suoi disce-
Carattere e fine della devozione al S. Cuore poli: “sono venuto a portare il fuoco sulla
terra, e che voglio se non che si accenda?”
Dopo aver letto le consolanti parole (Luc. XII, 49). Ora per propagare sempre
della rivelazione del S. Cuore, vediamone più questo incendio d’amore, egli ha voluto
ora il carattere. La devozione al Sacro che il culto del suo Cuore fosse istituito nella
Cuore è essenzialmente, come abbiamo Chiesa e sparso per ogni dove ». Infine Pio
visto, una devozione di amore, un culto XII disse: « questo strettissimo nesso, che
all’amore di Dio. L’amore vuole l’amore secondo le parole della Sacra Scrittura (“La
“chi non ama rimane nella morte” (I Giov carità di Dio si è riversata nei nostri cuori per
III, 14). Solo chi ama dà veramente tutto, lo Spirito Santo che ci fu dato”, Rm. V, 5) vi
perché amando dona sé stesso, e il Cuore di è tra la carità che deve ardere nei cuori dei
Gesù è un cuore umano che chiede solo cristiani e lo Spirito Santo, ch’è l’Amore per
amore. Egli stesso lo rivelò a S. Matilde essenza, ci manifesta in modo mirabile…
La prima immagine del S. Cuore, disegnata su indica- l’intima natura stessa di quel culto al Cuore
zione di S. Margherita Maria, venerata già al suo tempo Sacratissimo di Gesù Cristo. Se è vero infat-
nella Visitazione di Paray-le-Monial e conservata oggi ti, che questo culto è… consacrazione da
nella Visitazione di Torino parte nostra all’amore del Redentore divi-
no… è vero parimente ed in un senso ancora
più profondo, che tale culto è il ricambio
dell’amore nostro all’Amore divino. Poiché
soltanto per effetto della carità si ottiene la
piena e perfetta sottomissione dello spirito
umano al dominio del supremo Signore, al-
lorché cioè gli affetti del nostro cuore aderi-
scono alla divina volontà in modo da forma-
re con essa quasi una cosa sola, secondo che
è scritto: “chi aderisce al Signore forma un
solo spirito con Lui” (I Cor. VI, 17) » (16).
Il Sacro Cuore vuole regnare nel cuore
dell’uomo perché possedendone il centro, il
motore di ogni attività, possiede tutto
l’uomo. « Ma l’amore non si conquista che
con l’amore! Da profondo conoscitore del
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cuore umano, Dio ha voluto conformarsi ad ditazione e nella preghiera, per avere “quegli
una mirabile e universale legge di psicologia: stessi sentimenti che sono propri di Gesù”
“Se vuoi essere amato, ama!” Egli poteva (Phil. II, 5) e quindi del suo Sacro Cuore.
imporci di amarlo: era suo diritto. Ma al- Altrimenti saremmo meritevoli del rimpro-
l’amore non si comanda! E allora Dio ha vero che lo stesso Signore faceva alla samari-
preferito scegliere un’altra via, una via più tana: “voi adorate quel che non conoscete…”
consona alla natura stessa dell’amore: “Ci ha (Giov. IV, 22). Sarà nel raccoglimento della
amati lui per primo” (I Giov. IV, 10), “affin- preghiera e nell’assistenza (o celebrazione,
ché - spiega S. Agostino - se stentiamo ad per i sacerdoti) della santa Messa che trove-
amarlo, almeno non esitiamo a riamarlo remo il S. Cuore. Disce Cor Dei in verbis Dei
amante”, perché di tutti i motivi che spingo- (impara il cuore di Dio nella parola di Dio)
no ad amare, il più efficace è quello di essere dice S. Bernardo. E dopo averlo conosciuto
prevenuto nell’amore. Certo ha cuore troppo potremo conformarci ad esso, poiché è pro-
duro chi non volendo accordare il suo amore prio a questa conformità che deve tendere la
come dono, rifiuta ancora di darlo come pa- devozione al Sacro Cuore.
gamento di un debito. Quando Dio ha voluto Se Dio “ci ha predestinati ad essere confor-
ridestare nel cuore dell’uomo, agghiacciato mi all’immagine del figlio suo” (Rom. VIII,
dall’eresia giansensita, il suo amore per lui, è 29) come dice S. Paolo, qual’è l’immagine del
ricorso di nuovo al mezzo più avvincente e Figlio alla quale tutti quelli che vogliono per-
persuasivo: di svelargli, un’altra volta l’im- venire alla salvezza eterna devono conformar-
menso amore del suo Cuore per lui. Al- si, se non il Sacro Cuore di Gesù? Così infatti
l’amore non si resiste “l’amore sopporta il Signore Gesù parla al devoto: « Non tutti
tutto” (cf. I Cor. XIII, 7). La devozione al possono imitare le mie azioni esteriori, né fare
Sacro Cuore (…) è una mirabile catena i miracoli che io ho fatti. La diversità delle vo-
d’oro che lega e stringe insieme il Cuore di cazioni non permette neppure a tutti di seguire
Dio e quello dell’uomo. Se è vero che la reli- il mio genere di vita esteriore; ma tutti, grandi e
gione è l’incontro di due cuori… allora con piccoli, dotti ed ignoranti, possono e devono
ragione Pio XI chiama la nostra “sintesi di imitare i sentimenti del mio Cuore, qualunque
tutta la religione”… riservata dalla Provvi- sia la loro condizione. Se dunque vuoi salvarti
denza per donare luce e calore a tutto il bisogna che divenga conforme al mio Cuore,
dogma, a tutta la morale cristiana » (17). bisogna che il tuo cuore provi i medesimi senti-
Se questo amore “misconosciuto” e ol- menti che il mio. Quand’anche tu avessi distri-
traggiato di Dio è la nota dominante della buito tutti i tuoi beni ai poveri, macerato il tuo
devozione al S. Cuore, l’amore da parte corpo colle più dure austerità. Penetrato tutti i
dell’uomo non può essere che un amore ri- misteri, operato i miracoli più strepitosi, se il
paratore. L’uomo decaduto dopo Adamo tuo cuore non fosse simile al mio, tu non sare-
deve tener conto della sua condizione di pec- sti ancor nulla, e tutto ti sarebbe inutile per
catore e quindi in una certa maniera, aman- l’eternità. È sulla conformità al mio Cuore che
do intende risarcirlo del torto fattogli, men- sarai giudicato; quella fisserà il tuo eterno de-
tre Dio continua ad amare l’uomo di un stino.(…) Così, tutto ciò che farai non ti gio-
amore di misericordia. La misericordia infat- verà a nulla se non lo fai secondo il mio
ti è una parola latina che significa un Cuore Cuore. (…) Quanto più ti conformerai al mio
(quello divino) che si piega su una miseria Cuore, tanto più assicurerai la tua salute » (18).
naturale (quella dell’uomo peccatore). Nella Inoltre sarebbe una grave illusione la-
rivelazione del Sacro Cuore a S. Margherita sciare questa conoscenza del Cuore di Gesù
Maria e nelle richieste che Egli le fa, la ripa- che si acquisisce nel conformarsi a Lui, ad
razione sembra presentarsi come il primo e un livello puramente teorico. S. Giacomo
più essenziale atto di devozione. La devozio- (II, 26) infatti ci ammonisce “che la fede
ne al S. Cuore è quindi amore di Dio, che senza le opere è morta”. La vera devozione
chiede e cerca l’amore riparatore dell’uomo. al S. Cuore esige una riforma dell’intelligen-
za ed una trasformazione morale.
Pratica di questa devozione « Essere devoti al S. Cuore significa
conoscerLo e farLo conoscere, difenderne i di-
Come si può praticare questa devozione ritti, promuoverne il culto, predicarne le glorie.
senza conoscerla? È necessario uscire dal no- Essere devoti al Sacro Cuore vuol dire
stro torpore ed avvicinarci a Gesù nella me- cercare nel Cuore fisico di Gesù l’amore che
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ha dato al mondo l’Eucarestia; vuol dire stu- capo. È ancora amare la vita interiore, la vita
diare ai piedi del tabernacolo quella carità nascosta, il silenzio, il raccoglimento, la mor-
divina che ha rivelato agli uomini il S. Cuore. tificazione. Vuol dire inoltre amare le ani-
Ma non è ancora tutto. Essere devoti al S. me… amarle sempre nell’immolazione conti-
Cuore, vuol dire praticare questa devozione nua, perpetua e totale dei nostri gusti, delle
con l’entusiasmo dell’amore; se ci si accon- nostre idee e del nostro benessere » (19).
tenta di subirla con una certa rassegnazione Da quanto esposto fin’ora possiamo con-
essa non produrrà i suoi frutti; essa non è un cludere che essere devoti del S. Cuore vorrà
fuoco che vegeta sotto la cenere ma piuttosto dire soprattuto praticare una devozione ripa-
una fiamma che si innalza ardente e gioiosa. ratoria che si può esprimere in alcuni atti
Essere devoti del Sacro Cuore, vuol dire principali: compensare Gesù del disonore ar-
vivere la propria devozione. Non basta ama- recatogli e consolarlo per la tristezza che gli
re il Sacro Cuore, è necessario vivere con causa il peccato [riparazione affettiva], far ri-
Lui una vita intima, in una dolce familiarità; nascere nel prossimo la vita della grazia con
non fare nulla senza consultarlo, nascondere lo zelo per la gloria di Dio e per la salvezza
in Lui noi stessi, i nostri talenti, i nostri desi- delle anime [riparazione effettiva]. Infine bi-
deri affinché egli sia glorificato in tutte le sognerà espiare i propri e gli altrui peccati,
nostre opere “bisogna che egli cresca e io di- sottoponendosi volontariamente alla pena e
minuisca” (Giov. III, 30). Bisogna inoltre al dolore [riparazione afflittiva]. Il passaggio
studiare le sue virtù, quelle della sua vita dall’uno all’altro grado è facile e spontaneo.
mortale, quelle della sua vita eucaristica, ap- Sono tre anelli dell’unica catena dell’amore,
propriarsene, amarle, praticarle per amor che da affettivo diventa operativo e afflittivo,
suo e per la sua gloria, professare per tutte che cioè dal cuore passa alle opere, fino a
le parole uscite dalla sua bocca lo stesso ri- consumarsi nell’immolazione, poiché la fede
spetto che ce lo fa adorare nei più piccoli senza le opere sarebbe morta.
frammenti dell’Ostia santa.
Essere devoti del Sacro Cuore significa Le promesse del S. Cuore. Conclusione
compatire le sue pene e darsi al dovere della
riparazione in una maniera affettiva ed ef- Nella pratica della devozione al S. Cuore
fettiva, efficace e costante, intelligente e ge- un discorso particolare meritano le “pro-
nerosa, per espiare i crimini mostruosi con i messe” che Gesù fece a S. Margherita Maria
quali i suoi nemici insultano il suo nome, e a tutti i devoti del S. Cuore. Esse costitui-
violano i suoi comandamenti, profanano il scono un fatto singolare e il Signore le ha
sacramento dell’amore e perseguitano la sua volute certamente per attrarre maggiormen-
Chiesa; è ancora offrirgli delle compensazio- te gli uomini al suo amore infinito.
ni per le colpe più o meno gravi, ma di fatto Il Sacro Cuore rivelandosi a S. Mar-
dolorose commesse da tutti quelli che do- gherita M. non si è limitato ad accennare in
vrebbero essere suoi amici. generale ai benefici ed ai frutti meravigliosi
Essere devoti del Sacro Cuore vuol dire che la nuova devozione avrebbe portato ma
accettare i sacrifici più faticosi con viso sere- volle specificarli secondo i bisogni delle
no, conservare la pace e la gioia anche quan- anime e lo fece tramite le ormai famose e
do il cuore sanguina, cercando in tutto la sua consolanti “dodici promesse”. La stessa
più grande gloria. “Colui che dice di cono- Santa rimase confusa e rapita da tanta bontà
scerlo…” - ha scritto l’apostolo dell’amore - e come lei devono fare tutti gli uomini. Mi li-
e “non osserva i suoi comandamenti, è bu- miterò qui a riportare le dodici “promesse”
giardo…” (I Giov. II, 4). del Signore, facendole poi oggetto di studio e
Essere devoti del Sacro Cuore significa par- commento in un altro articolo assieme alla
tecipare alla sua agonia ed alle sue gioie, brucia- pratica dei nove primi venerdì del mese.
re dal desiderio di farlo conoscere e di espande- Se questo articolo (che certamente non ha
re il suo regno, di glorificare il suo nome, di fare potuto trattare in maniera esaustiva l’argo-
la sua volontà, di salvare le anime (…). mento) avrà acceso nel cuore dei lettori una
Essere devoti del Sacro Cuore vuol dire scintilla di carità ardente per l’amore infinito
amare appassionatamente la sua santa Chie- di Dio, l’autore si reputerà contento per aver
sa, fiore verginale nata nel suo sangue, e conseguito il fine che si era proposto, perché si
unirsi ad essa tramite l’adesione perfetta ai compiranno le parole di Gesù: “Sono venuto a
suoi insegnamenti e la sottomissione al suo portare il fuoco sulla terra, e che voglio se non
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di un libro bellissimo di cui si può consigliare la lettura


Le dodici Promesse anche ai laici. Tantissimi sono in esso gli spunti per la
del S. Cuore di Gesù meditazione quotidiana. Si vede che è stato scritto da
una vera discepola dell’amore infinito.
5) Ibidem, pagg. 48-51.
1. Darò ai miei devoti tutte le grazie necessarie 6) Questa apparizione avvenne probabilmente ai
al loro stato. primi del dicembre 1954 quando Papa Pacelli era grave-
2. Metterò la pace nelle loro famiglie. mente malato, i medici non davano più speranze, e tutto
3. Li consolerò in tutte le loro afflizioni. il mondo cattolico pregava e offriva sacrifici per la sua
guarigione. Mentre Pio XII si trovava a letto da solo
4. Sarò il loro rifugio in vita e specialmente in nella sua stanza e recitava come era solito fare la bella
punto di morte. preghiera di S. Ignazio “Anima Christi” arrivato alle pa-
5. Spanderò abbondanti benedizioni sopra le loro role “et jube me venire ad Te” vide il Sacro Cuore in
imprese. piedi a fianco del suo letto. Il Signore lo rincuorò facen-
dogli capire che la sua ora non era ancora venuta, di
6. I peccatori troveranno nel mio Cuore la fonte e fatto la salute di Pio XII a partire da quel momento co-
l’oceano della misericordia. minciò a migliorare, e egli poté riprendere poco a poco
7. Le anime tiepide diverranno fervorose. tutte le sue attività. Il Papa stesso confidò la visione a
8. Le anime fervorose saliranno presto a grande Mons. Tardini e Suor Pasqualina. La notizia fu rivelata al
perfezione. mondo intero dal settimanale “Oggi” nel 1955, e non fu
mai smentita dalla sala stampa vaticana. (Cf. ROBERT
9. Benedirò i luoghi ove sarà esposta ed onorata SERROU, Pie XII le pape roi”, Perrin Paris 1992).
l’immagine del mio S. Cuore. 7) M. de la Touche chiama l’Eucarestia e il sacer-
10. Darò ai Sacerdoti il dono di commuovere i dozio “creazione dell’amore infinito” e dono della mi-
cuori più induriti. sericordia del Sacro Cuore che “un giorno sentì l’Amo-
re infinito traboccare dal suo Cuore; e volendo creare
11. Le persone che propagheranno questa devo- un essere che potesse continuare l’opera sua e sovveni-
zione avranno il loro nome scritto nel mio Cuore re i bisogni dell’uomo; un essere che fosse in grado di
e non sarà cancellato giammai. aiutarlo quest’uomo, sostenerlo, illuminarlo e avvici-
12. Io ti prometto, nell’eccessiva misericordia del narlo a Dio, creò il sacerdote!” (op. cit., pag. 8).
mio Cuore, che il Suo Amore onnipotente accorderà 8) PIO XII, Haurietis aquas, op. cit., nn. 286-288.
9) P. A GOSTINI S . C . J . “Il Cuore di Gesù - Storia
a tutti coloro che si comunicheranno per nove primi Teologia pratiche promesse”, Studentato delle Missioni
venerdì di seguito la grazia della penitenza finale. Bologna 1950, pagg. 25-26.
Essi non morranno in mia disgrazia, ne senza rice- 10) P. AGOSTINI S.C.J., op. cit, pag. 27.
vere i loro Sacramenti, perché il mio Cuore diven- 11) 10a meditazione in Migne P. L. 158 Col. 762 A.B.
12) P. AGOSTINI S.C.J., op. cit, pag. 31.
terà il loro sicuro asilo in quell’ultimo momento. 13) P. GALLIFET GIUSEPPE, Eccellenza e pregi della
devozione al S. Cuore, Venezia Angelo Gatti 1787, pag.
12. Citato in P. AGOSTINI S.C.J., op. cit.
14) “Vita di Santa Margherita Maria Alacoque scrit-
che si accenda?”. Amiamo un po’ di più que- ta da lei stessa” in “Vita e opere di Santa Margherita
sto Cuore amorosissimo e facciamolo riamare Maria Alacoque”, edizioni Centro volontari della Sof-
dagli altri; Egli sarà la nostra consolazione in ferenza, Roma 1985, pagg. 51-55.
15) Leone XIII enciclica del 28 giugno 1889.
questa vita e il nostro premio nell’altra… 16) PIO XII, Haurietis aquas, op. cit., n. 244.
Sacro Cuore di Gesù confido in voi! 17) P. AGOSTINI S.C.J., op. cit, pagg. 158-159. Per la
Sacro Cuore di Gesù, fornace ardente di citazione di S. Agostino il riferimento è il seguente: de
carità, rendete il mio cuore simile al vostro! catechizandis rudibus, c. 4 n. 7 in R.J. 1589.
18) P. A RNOLD D . C . D . G ., Imitazione del Sacro
Cuore di Gesù, Marietti Torino-Roma 1924. Capo IV.
Note 19) Manete, op. cit., pagg. 26-28.

1) Manete in Dilectione mea, Paray-le-Monial 1925,


pag. 16-17.
2) Ipostaticamente dal greco υποστασισ = substan-
tia = supposito, soggetto sussistente, quindi persona.
Unione ipostatica quindi sta ad indicare l’unione nella
persona di Gesù della natura divina con quella umana
tramite l’Incarnazione.
3) PIO XII, lettera enciclica Haurietis aquas, del 15
maggio 1956, in Insegnamenti Pontifici, Edizioni Paoline “Io regnerò, malgrado
Roma 1964 - Le fonti della vita spirituale libro I nn. 295- Satana e i suoi suppositi”
296. Sempre sul Sacro Cuore si può consultare la bellisi- (Nostro Signore a S.
ma enciclica di Pio XI Miserentissimus Redemptor noster Margherita Maria)
dell’8 maggio 1928, sempre in I. P. nn. 211-240.
4) LUISA M. CLARET DE LA TOUCHE, Il S. Cuore e il
sacerdozio, S.A. IP. Treviso 1929, pagg. 43-46. Si tratta
52

esoterico ha abbracciato il Modernismo eso-


Esoterismo terico-massonico (3).

La personalità di Guénon

UN GRANDE INIZIATO: La più grande studiosa di Guénon,


Marie-France James afferma che il suo tem-
RENÉ GUÉNON peramento era caratterizzato da «nervosismo
e sensibilità esasperati alle quali si aggiungo-
don Curzio Nitoglia no l’instabilità, l’impulsività e l’irritabilità...
temperate da una capacità intellettuale pre-
Introduzione disposta agli studi filosofici e religiosi. A
tutto ciò occorre aggiungere una suscettibi-

L a persona e l’opera di René Guénon non


possono essere indifferenti a chi si occu-
pa di vera e falsa Tradizione.
lità esagerata ed una forte sensualità» (4).

L’infanzia
Un vecchio adepto della scuola guénonia-
na, Jacques-Albert Cuttat ha definito la dot- René Guénon nasce a Blois, il 15 novem-
trina guénoniana: «Un neo-tradizionalismo... bre 1886. Di salute cagionevole compie i suoi
come se Guénon avesse ripreso e inglobato primi studi in una scuola cattolica dove, mal-
in una conoscenza più vasta... dell’Oriente le grado le numerose assenze, diviene presto
tre tesi fondamentali del Tradizionalismo del un allievo brillante. Nell’autunno del 1901
principio del XIX secolo (specialmente di avviene un incidente piccolo in sé, ma molto
Joseph de Maistre e di Lamennais), vale a significativo per quanto riguarda la sua per-
dire: l’Anti-razionalismo, l’Unanimità tradi- sonalità: René è il primo della classe ma il
zionale come criterio di verità, e soprattutto il professor Simon Davancourt lo classifica se-
primato spirituale dell’Oriente» (1). condo in un tema di francese. René ne fa una
È noto che Guénon relativizza e riduce la tragedia e deve mettersi a letto con una forte
Mistica cristiana (che d’altronde non è solo febbre; il padre lo ritira dalla scuola e lo
occidentale) a livello di sentimentalismo o iscrive al collegio Augustin-Thierry (5).
devozionalismo (che nulla ha a che vedere La James commenta: «Vediamo che fin
con la vera Mistica, mentre ha dei punti di dai primi anni di scuola, Guénon ha un biso-
contatto con il falso misticismo). E ciò dimo- gno ossessivo di essere il primo... Ed al rien-
stra la scarsa conoscenza della Teologia asce- tro dalle vacanze... il nostro giovane perfe-
tica e mistica cattolica da parte di Guénon zionista è sempre alle prese con la stessa os-
stesso o il suo spirito anticristiano. Infatti sessione, o meglio senso di colpa, lo stesso
nell’opera guénoniana i dogmi principali annichilimento... di non essere che il quar-
della Religione cattolica sono fraintesi e to... Irritato, il giovane René reagisce con
svuotati del loro vero significato. Guénon, una grande suscettibilità... ne seguirà una
imbevuto di Esoterismo cabalistico e masso- scenata, che agli occhi di alcuni avrà il suo
nico, ha cercato di infiltrare negli ambienti compimento definitivo circa trenta anni più
cattolici tradizionali la falsa idea di una tardi, quando Guénon partirà per sempre
Tradizione primordiale universale e fonda- verso le terre dell’Islàm» (6).
mentale che inglobi tutte le varie religioni, Appare evidente che il desiderio, anzi il
mantenendo segreta la sua affiliazione al bisogno di arrivare allo zenith, è una ten-
Sufismo monista e alla Massoneria scozzese. denza profonda della personalità di
Con «il Concilio Vaticano II, succede Guénon. «È qualcuno che non solo vuole
che l’intellighenzia cattolica... è orientata ma deve vincere in tutti i campi...» ( 7 ).
verso una prospettiva che tenga conto del Essere nella media per lui significherebbe
desiderio di unità delle nuove generazioni. fallire; essere condannato all’imperfezione
(...) di privilegiare i punti d’incontro... con le lo deprimerebbe.
religioni non cristiane... Il tono non è più René Guénon, oramai giovane baccellie-
quello di confutare e di escludere, ma piut- re, conobbe il canonico Ferdinand Gombault,
tosto di assumere la diversità del potenziale dottore in filosofia scolastica, durante più di
umano e del patrimonio religioso universa- trent’anni, fino alla partenza di Guénon per il
le» (2). E così il Tradizionalismo massonico- Cairo, questi due intellettuali mantennero
53

contatti regolari, (nonostante entrambi fosse- (epoca della sua elevazione all’episcopato
ro partigiani dell’Action francaise) pur ope- gnostico sotto il nome di Palingenius) abbia
rando in due campi diversi, anzi opposti: il beneficiato di decisivi contatti indù della cor-
canonico, tomista stretto, si occupò dell’apo- rente vedantista; sempre in questo anno si af-
logia del Cristianesimo; Guénon, influenzato filia alla Loggia massonica Thébah (Gran
da correnti massonico-occultiste, si volse Loggia di Francia). Nel 1912 è iniziato al
verso la Gnosi. Secondo la James il canonico, Sufismo e si sposa... con rito cattolico! Sempre
come tutti gli amici cattolici di Guénon, lo stesso anno conferma la sua affiliazione
ignorò almeno fino agli anni 30 la sua scelta. massonica alla Loggia Thebah, filiale della
Gran Loggia di Francia di Rito scozzese anti-
I maestri di René Guénon co e accettato. Dal 1913 al 1914 collabora a
La France chrétienne anti-maçonnique, sotto
Verso i vent’anni Guénon è introdotto lo pseudonimo di Sphinx, proprio dalle pagi-
alla Scuola Ermetica diretta da Papus (pseu- ne di questa rivista porterà avanti (da vera
donimo del dottor Encausse) e segue i corsi “sfinge”) una polemica con Charles Nicoul-
che vi sono dispensati. È ricevuto nell’ordi- laud e Gustave Bord, collaboratori della
ne Martinista e nelle diverse organizzazioni Revue internationale des societés secrètes, at-
massonico-occultiste annesse. Nel 1908 col- torno alla questione dei Superiori Incogniti.
labora alla preparazione del Congresso spi- Nel 1915 Guénon conosce una giovane
ritualista e massonico, tuttavia tende ad al- studiosa tomista: Noele Maurice-Denis, che
lontanarsi dalla linea generale (qualificata nel 1916 lo presenta a Jacques Maritain. Nel
da lui come materialista) degli ambienti oc- 1916 sospende la partecipazione attiva ai la-
cultisti del suo tempo; prende quindi posi- vori della sua Loggia, ai quali aveva conti-
zione contro alcune idee di Papus. nuato ad assistere anche durante la sua col-
L’ipotesi più probabile, senza prove deter- laborazione a La France chrétienne anti-
minanti, è che Guénon, al più tardi nel 1909 maçonnique! Tale sospensione non fu una
rottura, ma soltanto un “mettersi in sonno”
René Guénon il giorno del suo matrimonio tattico, in vista di «condurre il cattolicesimo
a cauzionare un’élite tradizionale, chiamata a
ritrovare, a partire da una prospettiva sincre-
tistica, la fonte unica persa...: la vera cono-
scenza metafisica, d’essenza gnostica. Ed è
così che, fino agli inizi degli anni trenta,
s’asterrà dal trattare in maniera diretta ed
aperta della Massoneria, limitandosi a de-
plorarne la degenerazione e a denunciare le
tendenze anti-tradizionali di cui essa stessa
era vittima» (8). Secondo Guénon il Catto-
licesimo non è altro che una delle forme
parziali e velate attraverso le quali la
Tradizione primordiale e fondamentale si
manifesta nella sua pienezza. Il Cristia-
nesimo, per lui infatti, ha avuto alle origini
un carattere esoterico-iniziatico «del quale
poco si sa perché le origini del Cristia-
nesimo... sarebbero circondate da un’oscu-
rità quasi impenetrabile. Oscurità... voluta
da coloro che hanno guidato la trasforma-
zione della Chiesa da organizzazione oscura
e riservata... ad organizzazione aperta a tut-
ti, prettamente essoterica...». Tuttavia que-
sta trasformazione del Cristianesimo in
Religione essoterica, è stata provvidenziale,
perché il mondo occidentale sarebbe rima-
sto senza alcuna Tradizione se non vi fosse
stata la Religione cristiana, avendo la tradi-
54

do una religione nel senso proprio del termi-


ne, con i suoi dogmi, la sua morale universa-
le e i suoi riti pubblici. Guénon nega perciò
la divinità ed indefettibilità della Chiesa, la
sua trascendenza riguardo alle altre culture,
il valore universale del Vangelo, la compren-
sione immutata della dottrina evangelica così
come è stata rivelata da Cristo. Ma come ha
scritto la Maurice-Denis: «Certo la sua igno-
ranza, la sua incomprensione del Cristia-
nesimo erano totali» (11). Ma si trattava pro-
prio d’ignoranza? Lo vedremo più in là.

Guénon e la “Revue internationale des


sociétés secrètes”
Réné Guénon
Monsignor Ernest Jouin
zione greco-romana allora predominante Monsignor Jouin, ultimo di cinque fratelli,
raggiunto una grande degenerazione. Il nasce il 21 dicembre 1844 ad Angers. Orfano
Cristianesimo raddrizzò il mondo occidenta- di padre in tenera età e di salute delicata, nel
le, ma a condizione di perdere il suo caratte- 1862 raggiunge suo fratello Amedeo presso il
re esoterico. «Sembra di poter constatare, in noviziato dei Domenicani di Saint-Maximin,
questo rifiuto della dimensione pubblica, trasferito in seguito a Flavigny. Nell’agosto
l’atteggiamento di aristocratismo intellettua- 1866 dei disturbi di salute l’obbligano a rinun-
le tipico delle varie correnti gnostiche» (9). ciare all’austera vita domenicana; si reca per-
Nel 1921 Guénon firma un articolo sulla ciò nel seminario di Angers, ove sarà ordinato
Revue de philosophie d’ispirazione neo-tomi- sacerdote nel febbraio 1868. «I suoi primi
sta. Nel 1922 riprende l’insegnamento di filo- anni di sacerdozio trascorrono tra la tristezza,
sofia presso un istituto dei Fratelli delle Scuole lo scoraggiamento, il dubbio e gli scrupoli»
cristiane. Nel 1925 inizia a collaborare alla (12). Nel luglio 1882 è nominato parroco a
Revue universelle du Sacré-Cœur, Regnabit, Joinville-le-Pont (Seine) ove subisce gli attac-
ma nel 1927 la collaborazione cessa, e ripren- chi degli ambienti anticlericali, e comincia
de invece la polemica con la R.I.S.S. (10). così a conoscere le prime lotte antimassoni-
Gli ambienti cattolici dopo una breve esi- che. Nel 1910 acquista un’importante bibliote-
tazione, dovuta al carattere di “quinta colon- ca massonico-occultista di circa 30.000 volumi
na” dell’opera guénoniana di quegli anni, ne e nel gennaio 1912 fonda la Revue internatio-
rifiutano le teorie e Guénon, visto fallito il nale des sociétés secrètes, composta da una se-
suo progetto d’infiltrazione, emigra al Cairo. zione giudaico-massonica (la parte grigia) e
Tuttavia prosegue il suo compito di formare da una sezione occultista (la parte rosa).
un’élite tradizionale occidentale nel tentati- «L’abbé Jouin credeva ad una volontà
vo di far convergere la metafisica orientale ebraica di dominio universale riassunta così:
detta “universale” (o Gnosi esoterica) e il “Israele è il re, il massone è il suo ciambella-
Cattolicesimo, secondo lui identici nella loro no e il bolscevico il suo boja”. La sua tesi
sostanza. Per Guénon la Gnosi deve appog- era... che Giudecca e Protestantesimo stesse-
giarsi sulla Tradizione fondamentale, che in ro dietro la Massoneria; che tutti e tre hanno
sostanza è ovunque la stessa, malgrado le lo stesso fine: la distruzione della Chiesa cat-
forme diverse che essa riveste quando si ab- tolica» (13). Creato Monsignore da Benedetto
bassa a religione, per adattarsi ad ogni razza XV e Protonotario Apostolico da Pio XI,
ed ad ogni epoca. Lo scopo esoterico di muore nel 1932 con la benedizione e l’appro-
Guénon è quindi di reinterpretare, abbassa- vazione pontificia della sua rivista che con-
re, minimizzare e ricondurre il Cristianesimo tiunerà a uscire fino al 1939; la sua causa di
ad un fondo comune “tradizionale” d’ispira- beatificazione è stata introdotta a Roma da
zione gnostica. Esso avrebbe avuto alle sue “gli amici Americani di Mons. Jouin” (14).
origini un carattere essenzialmente esoterico Mons. Jouin non è il primo a sostenere la
e iniziatico, ma dall’epoca costantiniana e dal tesi dell’ispirazione giudaica della Massoneria.
Concilio di Nicea lo avrebbe perso diventan- Nel XIX secolo era stato preceduto dall’abbé
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Barruel, Mons. Deschamps, Crétineau-Joly, Clarin de la Rive), che volevano combattere


Gougenot des Mousseaux, Mons. Delassus, la setta solo per difendere i valori nazionali e
Mons. Meurin. Partigiano di un Cattolicesimo patriottici; la lotta antimassonica per costoro
integrale, era convinto che «i gruppi nazionali- doveva essere essenzialmente politica o nazio-
sti e fascisti sono impotenti da sé a guarire il nale. Dall’altra parte stavano gli anti-massoni
male. La guerra è religiosa. La nostra conver- religiosi (Nicollaud, Jouin, Benigni) secondo i
sione è l’unico rimedio» (15). Lui stesso aveva quali la Massoneria è una “contro-chiesa”,
scritto: «Quando i cattolici non indietregge- che cerca di ridicolizzare le ricerche sull’ele-
ranno più, quando si riforniranno di coraggio mento preternaturale nelle retro-Logge [si
mediante la pratica delle virtù, ...quando ri- veda la manovra Taxil (18)]. Secondo Mons.
prenderanno la via del sacrificio per seguire il Jouin per essere anti-massoni occorre innanzi-
loro Messia povero e sofferente, fino al Gol- tutto essere cristiani: egli si scontrerà quindi
gota, quando non mendicheranno più la loro con Copin-Albancelli e Clarin de la Rive, che
salvezza a destra e a sinistra, ma formeranno il secondo lui non erano avversari integrali del
partito di Dio, come ha domandato Sua nemico. La sostanza della divergenza stava
Santità Pio X, la questione ebraica sarà risolta. nel fatto che gli anti-massoni nazionali si rifiu-
(...) Ma i cattolici si rendano ben conto che se tavano di studiare l’influsso satanico nella di-
danno la mano agli ebrei e se vivono in fondo rezione occulta della Massoneria. Fu così che
come loro... preparano... il regno dispotico di il progetto di una federazione antimassonica
un Kahal universale!» (16). fallì e che le polemiche tra anti-massoni ali-
mentate da un nuovo venuto... il massone
La R. I. S. S. (1912-1939) René Guénon, alias Sphinx, continuarono con
La R.I.S.S., nella sezione grigia (giudai- grave danno per la buona battaglia.
co-massonica) trattava gli aspetti esterni
della setta infernale e nella sezione rosa La collaborazione del massone Guénon a
(parte occultista) quelli interni. Era cono- “La France antimaçonique”
sciuta nel mondo intero ed alimentata dalle
informazioni di Mons. Umberto Benigni Nel 1896 Clarin de la Rive diventa diretto-
fondatore del Sodalitium Pianum. Se in or- re de La France chrétienne antimaçonnique,
dine cronologico Mons. Jouin poneva in succedendo a Leo Taxil. A partire dal 1913
primo piano la critica dell’operato politico fino al 1914 il massone Guénon collabora a
ed esterno delle sette segrete, in ordine di tale rivista! «A supporre che Clarin de la Rive
importanza preferiva studiare il loro com- non abbia avuto occasione di consultare i re-
portamento interno, esoterico, segreto. Era gistri della Gran Loggia di Francia del 1912,
convinto, a ragione, che solo un motivo reli- tuttavia non ha potuto ignorare... la conferen-
gioso e spesso preternaturale potesse spie- za del massone Guénon su L’Enseignement
gare la frenesia di distruzione di ogni cosa initiatique, pubblicata in Symbolisme del gen-
buona, che caratterizza il processo rivoluzio- naio 1913. La R.I.S.S. ne ha fatto menzione
nario, portato avanti dalle società segrete. E nel suo Indice documentario (Febb. 1913,
che all’origine di queste ultime vi fosse il pag. 561)» (19). Allora come spiegare la colla-
Giudaismo post-templare, il cui padre, come borazione di Guénon con Clarin de la Rive,
ha rivelato Gesù, è il diavolo (17). proprio sul terreno antimassonico? Come mai
Fu proprio contro la R.I.S.S. di Mons. Guénon potrà consultare col permesso di
Jouin che Guénon sostenne una lunga con- Clarin de la Rive il dossier sul caso Taxil (ex
troversia, polemizzando in particolare sul- direttore de La France antimaçonnique), a
l’occultismo, tentando di screditarne i colla- partire dal quale argomenterà che asserire
boratori e ponendosi come unico competen- l’influsso del Satanismo sulla Massoneria è
te in materia. fare della contro-iniziazione; che se esistono
dei gruppi luciferiani e satanisti, sono ben
Divergenze nel seno del movimento lungi dall’appartenere alla Massoneria, che è
antimassonico un’organizzazione tradizionale che si vuol de-
nigrare ad ogni costo. Sembrerebbe che
Occorre far notare che vi era una divisio- Clarin de la Rive e gli amici cattolici di
ne anche fra coloro che osteggiavano la Guénon abbiano sottovalutato la sua inizia-
Massoneria. Da una parte stavano gli anti- zione alla setta, quasi che Guénon avesse
massoni nazionalisti (Copin-Albancelli e rotto del tutto con la Massoneria.
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Come molti altri Guénon ha sfruttato la mani intendeva designare come capi, degli
campagna anti-taxiliana, presentandosi come uomini comuni in carne ed ossa si sbagliava.
l’uomo della Tradizione che vuol rendere I Superiori Incogniti, per i veri iniziati, esi-
alla Massoneria il suo vero volto, sfigurato stono, ma vivono nell’Astrale (sono Angeli
da Taxil. Egli pretende di combattere i mas- decaduti o suppositi di Satana, cioè uomini
soni contemporanei per il loro “moderni- che si son votati anima e corpo al diavolo e
smo”, infedele alla vera vocazione iniziatica, che sono perciò il suo strumento privilegia-
affinché la Massoneria possa ridiventare ciò to). Ed è di là che, mediante la magia, diri-
che non ha mai cessato di essere virtualmen- gono i capi delle sette, costituendo una spe-
te. Questo subdolo lavoro fu intrapreso su cie di costante alleanza tra i capi umani di
La France antimaçonnique, con la complicità diverse sette. Per Gustave Bord invece, sic-
(o la stupidità) dei suoi amici cattolici. come c’è rivalità tra i diversi riti massonici,
Guénon astutamente voleva mutare non vi è nessun potere centrale umano (il
dall’interno il pensiero antimassonico, ed che non esclude una direzione preternatura-
ispirare una corrente cattolica favorevole alla le). A questo punto scese nell’arena Gué-
Massoneria tradizionale, rivista e corretta non, alias Sphinx, ed asserì che Nicollaud e
alla luce della metafisica orientale. «Da una Bord erano due anti-massoni ben strani, e
parte, egli afferma, bisogna riportare i masso- attaccò la tesi della “mistica” diabolica come
ni alla comprensione dei loro principii e alla radice della Massoneria. Guénon riabilita i
coscienza delle loro funzioni e dall’altra fare Superiori Incogniti come gli ispiratori e i cu-
ammettere ai cattolici che hanno torto a com- stodi dell’iniziazione e della Tradizione eso-
battere la Massoneria in se stessa e che deb- terica. Nel 1914 Bord rispose dalle pagine
bono, pur lottando contro i massoni degene- della R.I.S.S. che gli anti-massoni sono divisi
rati, augurarsi la restaurazione di una Mas- in due campi: coloro che credono al potere
soneria autentica» (20). E «dopo aver richia- centrale della Massoneria rappresentato da
mato l’opinione già espressa da Joseph de alcuni capi in carne ed ossa chiamati
Maistre affermava che: “Tutto annuncia che Superiori Incogniti o membri delle retro-
la Massoneria volgare è un ramo separato e logge; e coloro che credono che la Masso-
forse corrotto di un fusto antico e rispettabi- neria sia condotta da un’idea nefasta e che i
le”, e che la Massoneria moderna non è che il Superiori Incogniti siano il diavolo o i suoi
prodotto di una deviazione» (21). Il colpo gli suppositi. Egli si schiera con questi ultimi.
riuscì con Clarin de la Rive, ma trovò a sbar- Bord aggiunge che non ha mai trovato trac-
rargli il passo Mons. Jouin. cia di capi umani supremi e conosciuti di
tutta la Massoneria, anzi ha constatato l’esi-
I Superiori Incogniti stenza del contrario: obbedienze massoniche
in lotta tra loro, fondate da persone cono-
Nel 1913 vi fu una lunga polemica tra sciute. Guénon ribatte che tale questione
Guénon, alias Sphinx, per La France anti- non può essere risolta da storici che preten-
maçonnique e Charles Nicollaud assieme a dono di basarsi soltanto su fatti positivi, pro-
Gustave Bord per la R.I.S.S. riguardo alla vati da documenti scritti, che i Superiori
questione misteriosa dei Superiori Incogniti, Incogniti hanno lasciato tracce ben precise
di cui Bord negava l’esistenza come semplici della loro azione in parecchie circostanze.
uomini in carne ed ossa. I Quaderni Roma- Essi sarebbero degli enti liberi da questa
ni, organo dell’Agenzia internazionale vita, affrancati da ogni limite, stabiliti in uno
Roma, di Mons. Umberto Benigni, risposero stato incondizionato ed assoluto, in contatto
(14 e 28 settembre 1913) che il giudizio di diretto col Principio primordiale dell’Uni-
Bord era un po’ affrettato e che nessun ar- verso. Degli enti in carne ed ossa che sareb-
gomento probante era stato presentato con- bero giunti alle più alte vette della realizza-
tro il potere centrale occulto ed umano della zione spirituale, dotati, secondo la Tradi-
setta. Forse, aggiungevano i Quaderni zione dell’estremo Oriente, di longevità, po-
Romani, esso consisteva anche in una co- sterità, grande scienza e perfetta solitudine!
stante intesa tra i capi per dirigere tutte le I Superiori Incogniti sono i veri maestri del
differenti sette, la più conosciuta e diffusa mondo e non banali uomini qualsiasi.
delle quali è la Massoneria. Charles Nicol- In breve mentre Nicollaud scorge un in-
laud rispose sulla R.I.S.S. del 20 ottobre flusso preternaturale e diabolico sulla Mas-
1913, che se il redattore dei Quaderni Ro- soneria, Guénon vi vede al contrario l’azio-
57

ne di un Principio trascendente che concorre Gnose. La Maurice-Denis, anche se non


alla piena realizzazione spirituale. Per condivide le idee di Guénon, ammira la sua
Nicollaud, Satana riassume il Potere occulto chiarezza d’esposizione e la serietà del suo
settario, mentre Guénon, mediante la teoria pensiero. Il fatto che fosse stato consacrato
degli “stati molteplici dell’essere” (una sorta vescovo gnostico a ventitré anni non la stu-
di intermediari astrali di derivazione cabali- pisce: vi vede soltanto un errore di gioventù!
stica) complica tutto, relativizzando la no- La giovane tomista ignora, come del resto il
zione d’individuo e soprattutto le categorie Germain, la “confermazione” o “cresima”
del bene e del male, e fornendo una masche- massonica di Guénon presso la Gran Loggia
ra al diavolo (22). di Francia e la sua iniziazione al Sufismo del
Di fronte a questa enorme massa di ar- 1912. Sa che Guénon non utilizza più l’oppio
gomenti il povero lettore di La France anti- e l’haschisch come aiuto alla... “contempla-
maçonnique non sapeva più dove sbattere la zione” e questo le basta!
testa... Sphinx aveva ottenuto il suo risulta- Nel dicembre 1916, Noele Maurice-
to, aveva confuso le acque, seminato la ziz- Denis tenta di far pubblicare nella Revue de
zania tra gli antimassoni (servendosi persino philosophie la tesi di Guénon. Padre Peil-
dei Quaderni romani e cercando di metterli laube, direttore della rivista, si mostrava fa-
contro la R.I.S.S.); in breve aveva fatto vorevole, ma Maritain si oppose: conosceva
opera di depistaggio. Guénon da sei mesi ed aveva già capito
quale era il suo orientamento filosofico.
Guénon e l’Istituto cattolico di Parigi Tutto ciò non scoraggiava per nulla la giova-
ne e naive Maurice-Denis.
Nel 1915 Guénon consegue la licenza in
lettere alla Sorbona e in autunno si iscrive, Introduzione allo studio delle dottrine indù
assieme al suo intimo amico Pierre Germain
(affiliato anch’esso alla chiesa gnostica), al Nel giugno 1920 Guénon termina la reda-
corso di filosofia delle scienze del professor zione dell’Introduction générale à l’Etude des
Milhaud. Ivi, come ho già detto, conosce doctrines Hindoues e si mette alla ricerca di
una giovane tomista di diciannove anni, for- un editore; a tale scopo si mette in contatto
mata dal Padre Sertillange e da Maritain. con l’ebreo Levy-Bruhl e successivamente
Noele Maurice-Denis (più tardi in Boulet), porta il manoscritto da Marcel Rivière che
che introduce Guénon presso Maritain nel accetta di pubblicarlo. Nel febbraio 1921
1916. Durante l’estate l’amico Germain, che Noele Maurice-Denis pubblica un articolo
aveva ritrovato la Fede a Lourdes, informa sulla natura della Mistica, mentre in una let-
Noele Maurice-Denis sul passato di Guénon tera del 27 marzo Guénon riafferma la sua
e le fornisce la collezione completa de La posizione secondo la quale la “metafisica” è
qualcosa di più soprannaturale della Mistica.
Schuon, Burckhardt e Cuttat a Basilea negli anni ‘30 La Maurice-Denis attribuisce la posizione
guénoniana ad una ignoranza sostanziale
della dottrina cattolica, malgrado l’educazio-
ne religiosa che Guénon aveva ricevuto, mi-
nimizzando ancora una volta la portata del
suo errore. Come asserì più tardi anche
Henry de Lubac (23), la posizione di Guénon
non era attribuibile alla semplice ignoranza
del Cristianesimo, bensì all’ostilità verso il
Vangelo e lo spirito cristiano, Noele Maurice-
Denis rispose alla lettera del 27 marzo in due
articoli apparsi nella Revue universelle (il 15
luglio 1921) dal titolo Les Doctrines Hin-
doues; Maritain vi prese parte poiché deside-
rava che l’autrice asserisse che la “metafisi-
ca” guénoniana è radicalmente inconciliabile
con la Fede cattolica. Scrisse quindi lui stesso
l’ultima frase della conclusione del primo ar-
ticolo della Denis: «R. Guénon vorrebbe che
58

l’Occidente degenerato andasse a domandare Regnabit a scorgere l’origine cattolica della


all’Oriente lezione di metafisica e d’intellet- Massoneria originaria (!) e a combattere le
tualità. Invece è soltanto nella sua Tradizione tendenze della Massoneria attuale religiosa
e nella Religione di Gesù Cristo, che ma filo-protestante nei paesi anglofoni; e
l’Occidente troverà la forza di riformarsi...» addirittura antireligiosa in quelli latini.
(24). «Se Guénon, nonostante tutte le sue criti- L’ostilità di alcuni ambienti neo-scolastici
che conserva alla Grecia una certa reputazio- nel 1927, impedisce che Guénon continui a
ne, al contrario Roma non gli ispira che di- scrivere sulla rivista Regnabit.
sprezzo» (25). La reazione di Guénon, dato il
suo carattere, fu assai risentita. Il Re del mondo
Ma cerchiamo di vedere il contenuto
dell’articolo di Guénon. La “metafisica” Nello stesso momento in cui Regnabit
indù è per lui uno Gnosticimo perfetto ed pubblica il suo ultimo articolo, Guénon scri-
assoluto poiché sfocia nel Panteismo (anche ve Le Christ, prêtre et roi, sulla rivista Christ-
se Guénon non cita mai la parola Gnosi, im- Roi (maggio-giugno 1927) e Le Roi du
piega tuttavia il termine sanscrito jnana che monde, dove «sviluppa il tema ispirandosi
ne è l’equivalente e preferisce servirsi del alla teoria degli “stati molteplici dell’essere”
termine “metafisica” che guénonianamente essa stessa imparentata alla teoria cabalisti-
significa “conoscenza” o... Gnosi). Per Gué- ca degli “intermediari celesti”» (26). Guénon
non la morale va esclusa dalla filosofia, ci presenta la sua versione del misterioso
mentre per la metafisica aristotelica la mo- centro iniziatico “Agartha”, centro del
rale naturale o filosofica esiste e da essa de- mondo reale e simbolico allo stesso tempo,
riva l’etica. Inoltre la contemplazione può sotterraneo e invisibile ove troneggia il “Re
farsi con tecniche umane senza il soccorso del Mondo”. La teologia cattolica vede nel
della Grazia (cosa che per un cristiano è “Re del Mondo” guénoniano il “Principe di
inammissibile); infine la Religione è una questo Mondo” di cui ci parla il Vangelo e
tendenza “sentimentale” o devozionalistica che non è altro che il diavolo.
alla quale si ricollega la morale, mentre per
la teologia cattolica la Religione non è una La crisi del mondo moderno
pura emozione della sensibilità ma una di-
sposizione della volontà e dell’intelletto, Nel 1927 Guénon pubblica La Crise du
mediante la quale l’uomo, conoscendo che Monde Moderne, in cui riprende il processo
vi è un Principio primo, s’inclina a volergli alla civiltà occidentale e rilancia l’appello per
rendere il culto che gli è dovuto a causa la costituzione di un’“élite tradizionale” sensi-
della sua eccellenza. Nell’autunno 1922 bile alla vera intellettualità sempre conservata-
Guénon aveva perso ogni speranza di inizia- si in Oriente che, solo, potrà restituire all’Oc-
re la sua giovane amica, perché la giudicava cidente la sua Tradizione specifica, una sorta
incapace di ricevere la filosofia perenne al di di “Cristianesimo” rivisto e corretto. L’errore
fuori della forma specificamente cristiana. e la degenerazione è iniziata in Occidente,
perciò tocca proprio ad esso rigenerarsi alla
Collaborazione di Guénon alla rivista Regnabit fonte delle dottrine “metafisiche” orientali.

Nel 1925 (agosto-settembre) Guénon Autorità spirituale e potere temporale


cura un articolo intitolato Le Sacré-Cœur et
la légende du Saint Graal, apparso sulla rivi- In questo libro Guénon afferma, in parte
sta Regnabit, con lo scopo di mostrare il per- giustamente (l’errore assoluto non esiste), che
fetto accordo della Tradizione cattolica con l’Autorità spirituale (o sacerdotale) è superio-
le altre forme della Tradizione universale, re a quella temporale (o regale). Ma in tutta la
ovvero l’unità trascendente e fondamentale Tradizione cattolica si considera Gesù Cristo
di tutte le religioni, sulla base omogenea come il Signore dell’Universo, mentre Gué-
della Tradizione Primordiale. Nel 1925-26 in non «non ha mai considerato la concezione
tre articoli successivi formula l’ipotesi che i medievale che fa del Papa il Vicario di Cristo,
documenti massonici anteriori al 1717 (di- e il titolare dello stesso potere temporale in
strutti da Anderson e Désaguiliers) conte- modo diretto o indiretto» (27). Pio XI nell’En-
nessero la formula di fedeltà a Dio, alla ciclica Quas Primas asserisce che vi è speranza
Chiesa ed al Re, e invita perciò i lettori di di pace duratura solo se gli individui e la
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Nazioni riconoscono la Regalità sociale di scatenare le più vive reazioni in lui» (29). Nel
Gesù Cristo. Solo Lui, in quanto vero Dio e 1928 traversa una serie di prove che lo scuo-
vero uomo, è il nostro supremo Re e Signore, tono; fa trasmettere dai suoi amici una do-
sia nelle cose spirituali che in quelle temporali; manda di matrimonio che non viene accolta
tuttavia Egli non ha voluto esercitare il potere e in seguito a questo rifiuto, stringe una re-
in queste ultime, lasciandole all’autorità tem- lazione con Madame Dina, nata Marie W.
porale, mentre ha esercitato il potere spiritua- Shillito, figlia del re delle ferrovie canadesi e
le. Con la sua Ascensione in Cielo ha lasciato vedova del ricchissimo Hassan Farid Dina,
su questa terra un Vicario che facesse le sue ingegnere egiziano, che aveva un certo inte-
veci, il Papa, che ha il potere nelle cose spiri- resse per le questioni occulte. Ammiratrice
tuali e lo esercita; mentre in quelle temporali, entusiasta di Guénon, ella offre di mettere
come Cristo, non vuole esercitarlo (tranne in la sua ricchezza al servizio della causa
alcuni casi e luoghi particolari) e lo lascia dell’Esoterismo “tradizionale”.
all’Autorità temporale. Quest’ultima però lo
deve esercitare per il bene comune e subordi- Tra le piramidi e la Mecca
natamente al conseguimento del fine ultimo
soprannaturale dell’uomo. Qualora l’Autorità Il 5 marzo del 1930, Guénon parte per il
temporale abusi del suo potere, il Papa può in- Cairo con Madame Dina, ma dopo soli tre
tervenire per richiamarla all’ordine e se non si mesi la sua mecenate se ne ritorna in Fran-
corregge può destituirla. Ma questa non è af- cia e poco dopo sposa l’occultista Ernest
fatto la concezione di Guénon. «Per la Chiesa Britt, membro di un gruppo a lui ostile. In
cattolica il Re del mondo è sempre e soltanto Egitto, Guénon, che già dal 1912 si fa chia-
Cristo. (...) Dunque, siamo ben lontani dalla mare dagli iniziati Sceicco Abdel Wahed
concezione di Guénon che riconosce nel Re Yahia, conduce una vita modesta e discreta
del mondo colui che impersona il legislatore e passa anche essotericamente all’Islàm: la
primordiale, ed è il depositario della tradizio- sua conversione si ricollega ad un’intenzione
ne primordiale. Guénon riconduce a lui con segreta di cui non ha mai lasciato traccia
una filiazione simbolica l’ortodossia tradizio- scritta; d’altra parte dando una grande im-
nale del Cattolicesimo, e vede, bensì, in questo portanza ai riti della “tradizione” essoterica,
una tradizione legittima, ma sempre una tra le rispetterà sempre scrupolosamente il suo es-
molte derivate dalla sempre vivente tradizione soterismo islamico. La sua apostasia si spie-
primordiale. (...) Le visioni di Guénon e della ga piuttosto con una ragione di convenienza
chiesa cattolica sul re del mondo sono netta- spirituale che come vera e propria conver-
mente separate» (28). In breve, per Guénon sione, perché per lui tutte le forme tradizio-
l’Autorità spirituale è quella di Satana, supe- nali sono equivalenti. L’Islàm gli appare
riore a quella dei re temporali. per la Chiesa come una cerniera tra Oriente ed Occidente;
cattolica l’Autorità spirituale è Cristo e il suo ha il pregio di sembrare (superficialmente)
Vicario in terra, il Romano Pontefice. conciliabile con il Cristianesimo, perché ri-
Il libro di Guénon Autorità spirituale e spetta Gesù Cristo come un profeta (ma ne
potere temporale va perciò visto alla luce di nega la divinità). Perciò per il guénoniano si
quanto era stato detto sul Re del Mondo e può diventare musulmani e pretendere di
sui Superiori Incogniti. restare cristiani. Per Guénon, l’Islàm nel XX
secolo avrebbe dovuto giocare il ruolo che
La triplice prova del 1928, la partenza per il la Massoneria aveva giocato nel XVIII: es-
Cairo e la morte sere il rifugio dei cristiani che volevano sot-
trarsi alla disciplina gerarchica della Chiesa,
Nel gennaio del 1928 muore la moglie di pur mantenendo qualche legame con un
meningite, e dopo nove mesi anche una sua certo vago (e falso) misticismo e ad una
zia, Madame Duru, che viveva con loro. “tradizione” spuria e “primordiale”.
Guénon resta solo con la nipote di quattor- Nel frattempo Guénon apprende la lin-
dici anni, Francoise Bélile, la cui madre, ve- gua araba e già nel 1931 pubblica una serie
dova e con molti figli a carico, ne reclama di articoli in arabo e frequenta le riunioni
però il ritorno a casa. «L’attaccamento pro- dello Sceicco Salama Radi. Nel luglio 1934
fondo a sua nipote e l’impossibilità in cui si sposa la giovane Fatma Hanem Ibrahim, che
trovava Guénon di prendersi cura della pro- gli darà quattro figli, l’ultimo dei quali na-
pria vita materiale, ebbero come effetto di scerà nel 1951 dopo la sua morte. Nel 1939
60

«un ricchissimo ebreo inglese passato al-


l’Islàm, suo ammiratore, gli offerse una villa
ben ammobiliata» (30). Il 7 gennaio 1951 no-
nostante le cure prodigategli dall’amico
ebreo dottor Katz, muore pronunciando due
volte il nome di Allah.

Si può essere guénoniani e cattolici? (31)

Guénon esercita un’influenza innegabile


e, purtroppo talvolta assai profonda, anche
in ambienti legati alla Tradizione cattolica.
(32). Nel corso dell’articolo si è visto che la
questione s’è posta già durante la vita del
Nostro, che collaborò a riviste cattoliche e
monarchiche di tendenza antimassonica e
tradizionale. Tuttavia si ebbe ben presto la
reazione di cattolici integrali (la R.I.S.S.)
che costrinsero Guénon a battere in ritirata Guénon tra Cuttat e Burckhardt,
al Cairo verso la fine del 1940
in Egitto (non senza aver fatto prima vari
danni). Oggi molti guénoniani, come am- te l’appartenenza ad una organizzazione tradi-
mette anche la rivista Le sel de la terre dei zionale) di un’influsso spirituale che conferisce
Domenicani di Avrillé, si sono infiltrati all’ente l’illuminazione che gli permetterà di
negli ambienti della Fraternità San Pio X di ordinare e sviluppare le possibilità che porta in
Monsignor Lefebvre (33), e in un prossimo lui; 3°) il lavoro interiore mediante il quale,
articolo conto di affrontare questo argomen- con l’aiuto di ausiliari o di supporti esterni...,
to che ho potuto constatare di persona. questo sviluppo si realizzerà gradualmente, fa-
Purtuttavia vi è una radicale inconciliabi- cendo passare l’ente... sino al termine finale
lità tra guénonismo (ed ogni forma di Eso- della Liberazione o dell’Identità Suprema»
terismo in genere) e Cattolicesimo; non per (35). In breve, nella prima tappa vi è una diffe-
nulla Guénon si presenta come un autore renza profonda tra Mistica cristiana, che è pas-
“spirituale”, apportatore di una saggezza siva e Iniziazione che è attiva e nella seconda,
orientale superiore anche a quella della che è la più importante, si riceve l’influsso spi-
Chiesa cattolica! Egli disprezza l’idea di sal- rituale durante l’iniziazione. Potrebbe accade-
vezza o dannazione eterna, propria del Cat- re che le organizzazioni iniziatiche, a causa di
tolicesimo e si fa assertore di una Gnosi o una degenerazione, possano conferire soltanto
“metafisica” che conduce all’identificazione un’iniziazione virtuale, tuttavia continueranno
suprema con l’Assoluto indifferenziato (noti ad essere il supporto di questo influsso spiri-
il lettore che gli iniziati devono nascondere tuale ed il lavoro iniziatico potrà dirsi compiu-
con delle parolone, come dietro una cortina to. L’importante è che la catena non sia inter-
fumogena, il nulla della loro spiritualità!). rotta. Nell’iniziazione vi è anche trasmissione
di un insegnamento, ma la trasmissione del-
La natura della spiritualità guénoniana l’influsso spirituale resta l’elemento principale.
In terzo luogo viene l’iniziazione effettiva e
Per vedere più da vicino in cosa consista la per arrivarvi occorre la meditazione dei sim-
spiritualità guénoniana mi baso sull’interes- boli. Un altro mezzo per progredire verso l’ini-
sante articolo di Antoine de Montreff, un ex- ziazione effettiva è l’incantazione, ben distinta
guénoniano convertitosi al Cattolicesimo (34), dalla preghiera: infatti essa «Non è una do-
secondo il quale la via spirituale proposta da manda e non suppone neanche l’esistenza di
Guénon, comprende tre condizioni che forma- una realtà esterna... si tratta di un’aspirazione
no come tre tappe. Per Guénon: «l’iniziazione dell’ente verso l’Universale per ottenere...
implica tre condizioni successive...: 1°) la quali- un’illuminazione interiore... Il fine ultimo da
ficazione, costituita da certe possibilità ineren- cogliersi è sempre la realizzazione in sé del-
ti alla natura propria dell’individuo, e che sono l’Uomo Universale» (36).
la materia prima sulla quale il lavoro iniziatico «Uno dei fini che Guénon stesso ammette-
dovrà effettuarsi; 2°) la trasmissione (median- va di avere, era quello di permettere ai massoni
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(che trasmettevano ancora un’iniziazione vir- duale e la presa di possesso di stati superiori
tuale) di arrivare all’iniziazione effettiva» (37). allo stato umano. E non si tratta soltanto di
entrare in comunicazione con tali stati supe-
Necessità di essere collegati ad una organiz- riori, ma addirittura di prenderne possesso
zazione iniziatica (42). Così anche l’unione trasformante della
terza via dei perfetti (la Mistica) è inferiore
«L’iniziazione propriamente detta consiste alla Liberazione che è il fine dell’iniziazione
nella trasmissione di un influsso spirituale, tra- (43). Perciò il fine della via esoterica è assai
smissione che non può effettuarsi che mediante superiore a quello della via religiosa o esso-
un’organizzazione tradizionale regolare di terica, e il Paradiso cristiano per l’iniziato è
modo che non si potrebbe parlare di iniziazione troppo stretto, quasi una prigione (44).
al di fuori di un legame con tale organizzazione
iniziatica» (38). Ma quali sono le organizzazioni Non è possibile seguire la via iniziatica
iniziatiche ancora valide nell’Europa odierna? senza essere collegato ad un Essoterismo
Secondo Guénon ne restano due: la Mas-
soneria e le Compagnonnage: «Tra tutte le or- «Questo punto è molto importante e
ganizzazioni che si pretendono iniziatiche e che spesso è poco conosciuto. Per Guénon non è
sono sparse attualmente in Occidente, ve ne questione di restare soltanto nella via inizia-
sono soltanto due che, ...possono rivendicare tica. Bisogna nello stesso tempo praticare un
una origine tradizionale antica ed una trasmis- Essoterismo, mediante una pratica religiosa.
sione iniziatica reale; esse all’inizio non erano Guénon stesso praticò negli ultimi suoi anni
che una sola cosa, e sono le Compagnonnage e la Religione musulmana» (45). Afferma infat-
la Massoneria» (39). Mediante la catena iniziati- ti: «È ammissibile che un essoterico ignori
ca, l’iniziato riceve un’influsso spirituale la cui l’Esoterismo... ma al contrario è inammissi-
origine non è umana. «L’individuo che trasmet- bile che chiunque pretenda di essere iniziato
te l’iniziazione...è unicamente un anello della all’Esoterismo voglia ignorare l’Essoterismo,
catena il cui punto di partenza è al di fuori e al infatti il più comprende il meno» (46). Ed è
di là dell’umanità» (40). L’influsso spirituale non per questo che i guénoniani s’infiltrano
ha nulla di magico, in quanto per Guénon l’ini- anche negli ambienti cattolici tradizionalisti.
ziazione si realizza ad un livello spirituale supe-
riore a quello della magia, che invece avviene a L’influsso spirituale non è una grazia gratui-
livello animale o psichico. Per questo Guénon ta che viene da Dio
disprezza coloro che ricercano poteri magici, di-
fetto degli occidentali troppo attaccati ai feno- Se l’influsso spirituale non è una grazia che
meni. La magia ci lascia allo stato individuale, viene da Dio, o è auto-suggestione, o è un in-
mentre l’iniziazione ci fa passare dall’individua- flusso che viene da un Angelo. Infatti al di
lità all’Universale. Tuttavia l’iniziato deve pren- sopra dell’uomo vi sono solo Dio o gli Angeli.
dere coscienza poco a poco di questo influsso «La prima soluzione è possibile in teoria, e ci
spirituale, ed in questo la via iniziatica è diversa si può augurare che molti di coloro che si sot-
da quella religiosa: «Nel campo essoterico, non tomettono alla cerimonia d’iniziazione non ri-
vi è nessun inconveniente a che l’influsso rice- cevano nulla. Ma è molto più probabile che,
vuto non sia mai percepito coscientemente..., ...l’iniziato riceva effettivamente un “influsso
poiché non si tratta di ottenere uno sviluppo spirituale di origine non umana”. È l’opinione
spirituale effettivo; al contrario quando si tratta dei migliori conoscitori della Massoneria,
di iniziazione le cose sono assai diverse, infatti a come Charles Nicollaud, autore de L’initiation
seguito del lavoro interiore compiuto dall’ini- maçonnique, (Perrin, Paris, 1931), con prefa-
ziato, gli effetti di questo influsso devono essere zione di Mons. Jouin: “Questi fatti straordina-
conosciuti, ed è ciò che costituisce il passaggio ri [la presenza sentita di Satana] sono il triste
all’iniziazione effettiva» (41). privilegio di pochi. Essi sono i Superiori
La Religione, per Guénon, mira ad assi- Incogniti, come li chiamava la setta nel XVIII
curarci la Salvezza eterna e quindi ci mantie- secolo. Agenti diretti di Satana, sono i suoi
ne nello stato individuale umano; mentre strumenti abituali, ed è mediante essi che pe-
l’iniziazione è senz’altro superiore, poiché netra e influisce nel seno delle società segrete
tende a farci cogliere l’Identità Suprema con Sono i preti della Contro-Chiesa. La Chiesa di
l’Assoluto incondizionato o la Realizzazione, Cristo ha i suoi santi, Satana, la scimmia di
e ciò suppone il sorpasso dello stato indivi- Dio, ha i suoi iniziati” (pag. 145)... Si obietterà
62

che tale influsso spirituale potrebbe provenire telletto e la volontà dell’uomo, ma soltanto
da un Angelo... Ma gli Angeli sono i ministri sui sensi esterni ed interni (memoria e im-
di Dio... Se agiscono sugli uomini, è per con- maginazione) e mediante i sensi può cercare
durli a N. S. Gesù Cristo e alla sua Chiesa. d’influire indirettamente sull’intelligenza e
Ora la lotta contro la Chiesa è una costante la volontà (49). La cerimonia d’iniziazione
della Massoneria... ed il caso di Guénon ci ha potrebbe benissimo essere il punto di par-
mostrato che l’iniziazione, lungi dal condurlo tenza di tale azione diabolica. «Dio lascia al
a conoscere meglio la SS. Trinità, N. S. Gesù diavolo una certa libertà d’azione in tali ce-
Cristo e la sua Chiesa, l’aveva condotto ad rimonie a causa del loro carattere supersti-
una specie di ebetudine intellettuale nei loro zioso: vi è infatti un’invocazione almeno im-
riguardi e all’Apostasia» (47). plicita al diavolo ogni volta che si attende un
effetto spirituale da una causa che da sé non
La causa dell’Apostasia di Guénon può produrlo... Tali cerimonie producono i
loro effetti solo nella misura in cui Dio lo
S. Tommaso insegna che «L’infedeltà permette, come punizione del peccato di su-
nasce dalla superbia» (48). Essa è il più grave perstizione. (...) Il fatto di riallacciarsi ad
dei peccati dopo l’odio di Dio. La vera ragio- una organizzazione iniziatica regolare rende
ne di una scelta erronea riguardo al Fine ulti- il peccato di superstizione ancora più
mo, va ricercata dunque nelle opere cattive, grave... Ma niente impedisce al diavolo di
nella vita, nell’atto della volontà che può es- agire anche al di fuori di tale catena iniziati-
sere anche soltanto interno, ad esempio l’or- ca... tuttavia l’iniziazione, procura un’atmo-
goglio intellettuale. Le opere cattive non sfera favorevole all’attività del diavolo» (50).
sono soltanto l’immoralità grossolana, ma Concludiamo questo articolo con le pa-
anche l’immoralità sottile: l’esaltazione del role di Antoine de Montreff che spiegano
proprio “Io”, la ricerca della gloria umana e bene i pericoli che: «L’analisi che Guénon fa
dell’onore del mondo. Come il ladro fugge la dell’iniziazione è in parte esatta: essa può
luce ed ama le tenebre per poter agire indi- produrre un influsso spirituale d’origine non
sturbato, così l’orgoglioso odia la luce, la dot- umana, poiché costituisce un patto (almeno
trina pubblica ed ama le tenebre, la dottrina e implicito) col demonio. Questo influsso
la pratica esoterica. Le tenebre servono a co- s’esercita sull’immaginazione... Vi è dunque
prire la sua dottrina ìnfera e la sua condotta una sorta d’“illuminazione” demoniaca...
perversa; egli odia la luce perché smaschere- che può permettere all’iniziato di conoscere
rebbe la sua perversità interna e nascosta! Si certe cose che non potrebbe conoscere natu-
può quindi concludere che la vita cattiva è la ralmente. Tuttavia questa conoscenza avrà
causa di ogni incredulità e soprattutto di come effetto di allontanare da Dio, da Gesù
quella degli eresiarchi e dei “grandi iniziati”, e dalla sua Chiesa... Moralmente parlando
quale fu certamente René Guénon. Come il tale iniziazione costituisce un peccato mor-
diavolo è diventato un Angelo decaduto per tale contro la virtù di Religione» (51).
la sua cattiva volontà (con la quale ha prefe-
rito affermare se stesso, pur dannandosi, che Note
sottomettersi alla volontà di Dio che gli do- 1) J.-A.CUTTAT, in Annuaire de l’E.P.H.E., (Vème
mandava un atto di obbedienza e di umiltà), Section: Sciences religieuses), 1958-1959, pag. 68.
così il “grande iniziato” ha preferito rifiutare 2) M.-F. JAMES, Esotérisme et Christianisme autour de
la dottrina pubblica di Gesù, per poter com- René Guénon, Nouvelles Editiones Latines, Paris, 1981,
pag. 17. Nel presente articolo mi baso sostanzialmente
piacersi nella sua oscura e confusa “Tradi- sull’ottimo libro della James (al quale rinvio il lettore desi-
zione primordiale e comune che si perde deroso di approfondire il tema) e lo integro con altri vari
nella notte dei tempi...” e che tanto gratifica saggi e con la lettura delle principali opere di Guénon.
il suo orgoglio di poter essere chiamato: 3) È sintomatico il rapporto che collega Guénon ad
una pensatrice ebrea, che si cerca di presentare come
Maestro! Mentre Gesù ci ha ammoniti: “Non prossima alla conversione al Cattolicesimo: Simone
vogliate essere chiamati Maestri. Uno solo è Weil. In realtà nel suo pensiero si ritrovano parecchi
Maestro: il Padre vostro che è nei Cieli”. elementi della Càbala spuria e del sistema talmudico.
«Essa probabilmente non ha conosciuto Guénon, al
quale non fa mai riferimento, ma alcune sue note, ri-
Il diavolo può influire sull’uomo? flessioni e meditazioni si ricollegano singolarmente al
pensiero di Guénon, e un libro come Lettre à un reli-
Secondo S. Tommaso e i teologi cattolici gieux prova che la giovane filosofa considerava per lo
il diavolo non può agire direttamente sull’in- meno come probabili molte cose che Guénon conside-
63

rava certe» (P. SÉRANT, René Guénon. La vita e l’opera 37) A. DE MONTREFF, op. cit., pag. 42.
di un grande iniziato, Convivio, Firenze, 1990, pag. 29). 38) R. GUÉNON, op. cit., pag. 53.
Il religioso che rispose alla lettera della Weil fu Padre 39) Ibid., pag. 41.
Guérard des Lauriers o.p., il quale scrisse che date le 40) Ibid., pag. 58.
affermazioni della Weil non avrebbe potuto concederle 41) R. GUÉNON, Initiation et réalilisation spirituelle,
né il Battesimo né l’assoluzione! Villain et Belhomme-éd. traditionelles, Paris, 1974,
4) M. F. JAMES, op. cit., pag. 30. pagg. 48-49.
5) P. CHACORNAC, La vie simple de René Guénon, 42) Cfr. Aperçus sur l’Initiation, pagg. 27-28.
éd. traditionelles, Paris, 1958, pag. 24. 43) Cfr. Initiation et réalilisation spirituelle, pagg. 81-82.
6) M. F. JAMES, op. cit., pagg. 44-45. 44) Ibid., pagg. 78-79.
7) Ibid., pag. 46. 45) A. DE MONTREFF, op. cit., pag. 48.
8) Ibid., pag. 42. 46) Cfr. Initiation et réalisation spirituelle, pag. 71.
9) Ibid., pag. 100. 47) A. DE MONTREFF, op. cit., pagg. 57-58.
10) Cfr. A. BAGGIO, René Guénon e il Cristianesi- 48) S. T. II-II, q. 10, a. 1, ad 3um.
mo, in «Nuova Realtà», 1987, pag. 39. 49) S. T. II-II, q. 10, a. 3 in corpore. II-II q. 96, a. 1.
11) N. MAURICE-DENIS BOULET, L’ésotériste René II-II q. 97, a. 1. I q. 114. II-II q. 165 a. 1.
Guénon, in “La Pensée Catholique”, 77, 1962, pag. 23. 50) A. DE MONTREFF, op. cit., pag 61.
12) M. F. JAMES, Esotérisme, Occultisme, Franc-ma- 51) Ibid., pag. 63.
çonnerie et Christianisme aux XIX et XX siècles,
Nouvelles Editiones Latines, Paris, 1981, pagg. 156-157.
13) Ibid., pag. 158.
14) Cfr. SAUVETRE, Un bon serviteur de l’Eglise. Polemica
Moseigneur Jouin, Casterman, Paris, 1936.
15) Ivi.
16) E. JOUIN, Les fidèles de la Contre-Eglise: Juifs et
Maçons, pag. 139.
17) Giov. VIII, 32.
18) Alla fine del XIX° secolo, durante il pontificato di Mons. Williamson contro il
Leone XIII, un certo Léo Taxil uscì dalla Massoneria e ne
rivelò i riti segreti e le cerimonie sataniche in un libro che
concilio Vaticano... I!
fece molto scalpore e venne spesso citato negli ambienti don Giuseppe Murro
cattolici antimassoni. Successivamente, o perché aveva ef-
fettivamente mentito o a causa delle minacce ricevute, Léo
Taxil ritrattò tutto, gettando così il discredito sugli ambien- «Maggiore: il Papa è infallibile.
ti cattolici che gli avevano prestato fede. Bisogna tuttavia Minore: ora questi ultimi papi sono liberali.
aggiungere che alcuni autori seri come Mons. Antonino Conclusione:
Romeo e il prof. Giovanni Vannoni asseriscono che Taxil • (liberale) dunque bisogna diventare liberali
si era realmente convertito, ma a causa delle minacce di
morte da parte dei massoni, aveva dovuto rimangiarsi le • (sedevacantista) dunque questi “papi” non
sue rivelazioni; il caso Taxil si presta ancora a discussioni. sono dei veri papi» (1).
19) M. F. JAMES, Esotérisme et Christianisme, Pag. 127.
20) P. SÉRANT, René Guénon. La vita e le opere di
un grande iniziato, Convivio, Firenze, 1990, pag. 14.
S e chiedessimo a un cattolico cosa ne
pensa di questo sillogismo, i pareri sareb-
bero diversi. Dopo breve riflessione, le di-
21) Ivi, pag. 198.
22) Per i riferimenti degli articoli citati cfr. M.F. scussioni verteranno certamente sulla strana
JAMES, op. cit. pagg. 132-162. minore che è il “motore” del sillogismo: vi
23) Lettera di H. de Lubac a N. Maurice-Denis sarà chi l’accetta, chi la rifiuta, chi farà delle
Boulet, 31 dic. 1962. Inedita. distinzioni. Ma a nessun cattolico normale
24) N. MAURICE-DENIS, “Les Doctrines Hindoues”,
La Revue universelle, 15 luglio 1921, pag. 246. può venir in mente di spostare la discussione
25) P. SÉRANT, René Guénon. La vita e le opere di sulla Maggiore e mettere in dubbio l’infalli-
un grande iniziato, Convivio, Firenze, 1990, pag. 100. bilità del Papa, riesumando il gallicanesimo
26) M. F. JAMES, op. cit., pag. 277. sepolto dal Concilio Vaticano I.
27) P. DI VONA, Evola Guénon De Giorgio, SeaR,
Borzano (RE), 1993, pag. 191. Ecco invece quello che dice, a proposito di
28) Ibid., pagg. 195-196. questo sillogismo da lui inventato, Mons. Wil-
29) Ibid., pag. 295. liamson (W) in uno scritto del 9 agosto 1997, in-
30) Ibid., pag. 303. titolato Considerazioni liberatrici sull’infallibi-
31) L. MÉROZ, René Guénon ou la sagesse initiati- lità tradotto in francese dalla rivista Le sel de la
que, Plon, 1962.
32) E. VALTRÉ, La droite du Père. Enquête sur la terre (1) (per chi non lo sapesse, W è uno dei
Tradition catholique aujourd’hui, Guy Trédaniel, 1994. quattro Vescovi della Fraternità S. Pio X e
33) Le sel de la terre, n° 13, eté 1995, pagg. 34-35. Direttore del Seminario degli Stati Uniti): “Qui,
34) A NTOINE DE M ONTREFF , Qui a inspiré René la logica è buona, e anche la minore lo è; quindi,
Guénon? in Le sel de la terre, n° 13, eté 1995, pagg. 33-64.
35) R. GUÉNON, Aperçus sur l’initiation, Villain et
se le conclusioni lasciano a desiderare, il proble-
Belhomme-éd. traditionelles, Paris, 1973, pag. 34. 36) ma deve essere cercato nella maggiore, radice
Ibid., pag. 169. comune delle due conclusioni opposte” (p. 21).
64

W vuole dimostrare che quelli che han se- a) Negazione dell’infallibilità del Magi-
guito il Concilio Vaticano II (indicati con il stero ordinario del Papa con la pretestuosa
termine “liberali”) e quelli che rifiutano l’au- aggiunta di condizioni. Lo stesso vale per il
torità di Giovanni Paolo II (indicati con il ter- Magistero Ordinario Universale (4).
mine “sedevacantisti”) sono nell’errore: e la b) Negazione della regola prossima della
“radice comune” di quest’errore sarebbe, nostra fede (il Papa), confusa con la regola
niente meno, che credere all’infallibilità del remota (la Rivelazione).
Papa! “I liberali - dice W - condividono con i c) Affermazione del fatto che un rito li-
sedevacantisti una nozione dell’infallibilità turgico promulgato dal Papa può essere “in-
molto diffusa a partire dal 1870 (concilio trinsecamente cattivo”.
Vaticano I), nozione nonostante ciò falsa” (2). d) Affermazione del fatto che una defini-
zione dogmatica può essere buona in sé stes-
Esposizione della tesi di W sa ma cattiva per accidens, cioè a causa delle
circostanze.
Secondo W, il problema sarebbe dunque e) Affermazione del fatto che le defini-
costituito dalla definizione dell’infallibilità del zioni della Chiesa sono dovute unicamente
Papa del 1870: questa definizione sarebbe mal alla diminuzione della carità nei fedeli.
interpretata (“nozione falsa”), e, anche se ben Esaminerò una ad una queste tesi di W.
interpretata, “ha contribuito molto [per acci- Prima, però, giacché si discute della defini-
dens] a una svalutazione della Tradizione…”. zione del 1870, ne dò i termini.
I “liberali”, oppositori della definizione,
avrebbero mutato strategia: non più negare La definizione dogmatica del Concilio Vaticano
l’infallibilità delle definizioni solenni, ma af-
fermare che tutto quello che non è solenne- Nella sessione del 18 luglio 1870, dopo
mente definito può essere messo in dubbio. molte discussioni dovute alle obiezioni degli
Contro questo nuovo errore, i teologi cattoli- anti-infallibilisti tendenti a evitare la defini-
ci, invece di ricordare che “non è la definizio- zione, i Padri del Concilio (quando diciamo
ne che fa la verità”, avrebbero finito con l’in- Concilio in questo articolo, indichiamo il
ventare, poco a poco, una falsa infallibilità del Vaticano I) proclamarono solennemente:
magistero ordinario: «I manuali di teologia “Noi, aderendo fedelmente alla tradizio-
scritti tra il 1870 e il 1950, (…) per stabilire ne accolta fin dall’inizio della fede cristiana,
una verità non definita solennemente, si sen- per la gloria di Dio nostro Salvatore, per
tono - visibilmente - nella necessità di costrui- l’esaltazione della religione cattolica e la sal-
re un magistero ordinario infallibile a priori, vezza dei popoli cristiani, con l’approvazio-
ricalcato sul magistero straordinario infallibile ne del santo concilio, insegniamo e definia-
a priori (…). Questi ‘buoni’ autori di manuali mo essere dogma divinamente rivelato:
hanno in un certo modo fatto il gioco dei libe- Il Pontefice Romano, quando parla ex
rali, senza dubbio inconsciamente, eclissando cathedra, cioè quando, adempiendo il suo uf-
la verità oggettiva dietro la certezza soggetti- ficio di pastore e di dottore di tutti i cristiani,
va, e hanno così contribuito a preparare la ca- definisce in virtù della sua suprema autorità
tastrofe del Vaticano II, e di questo “magiste- Apostolica, che una dottrina in materia di
ro ordinario supremo” di Paolo VI, grazie al fede o di morale deve essere ammessa da
quale egli, di fatto, ha messo la Chiesa per tutta la Chiesa, gode, per quell’assistenza di-
terra!» (pp. 22-23). W estende la sua critica vina che gli è stata promessa nella persona
anche a quanti attualmente credono all’infalli- del beato Pietro, di quell’infallibilità, di cui il
bilità [negativa] di un rito liturgico promulga- divino Redentore ha voluto fosse dotata la
to dal Papa, come Michael Davies (3). Invece, sua Chiesa, quando definisce una dottrina ri-
sempre secondo W, per rispondere ai liberali, guardante la fede o la morale. Di conseguen-
sarebbe stato sufficiente allora ed ancor oggi za queste definizioni del Romano Pontefice
appellarsi alla verità oggettiva contenuta nella sono irreformabili per se stesse, e non in
Tradizione, come ha fatto Mons. Lefebvre. virtù del consenso della Chiesa.
Se poi qualcuno, Dio non voglia!, osasse
Elenco degli errori di W contraddire a questa Nostra definizione: sia
anatema” (DS 3074-5) (5).
Per facilitare la lettura di quest’articolo, no- Secondo quanto afferma il testo dogmati-
tiamo subito gli errori presenti nel testo di W. co, il Papa nell’esercizio della sua funzione di
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Papa (e non come persona privata) è infallibi- In questo articolo analizziamo i punti ne-
le. In altri termini, quando, come pastore e dot- gati da W, soffermandoci particolarmente
tore universale, il Papa dà una sentenza defini- sul primo.
tiva su una dottrina (relativa alla fede o mora-
le), ha il privilegio dell’infallibilità, cioè gode di a) Primo errore di W sul Magistero ordina-
un’assistenza speciale dello Spirito Santo per rio e sulle condizioni per l’infallibilità
insegnare la verità rivelata senza il minimo er-
rore. In ciò il Papa si distingue da tutti gli altri I teologi distinguono in genere un magi-
uomini, cattolici e non, i quali non hanno stero ordinario del Papa (da solo) e un magi-
quest’assistenza promessa da Nostro Signore a stero ordinario della Chiesa (“ordinario e
S. Pietro ed ai suoi successori (Mt XVI, 19) (6). universale”). Il secondo è stato definito
come infallibile dal Vaticano I (DS 3011): ne
Struttura dell’articolo parlerò alla fine di questo punto “a)”.
Quanto al magistero ordinario del Papa, in
Poiché W contesta l’autorità in materia di genere si afferma che è teologicamente certo
tutti i teologi degli ultimi 128 anni, citerò so- che esso è infallibile. Infatti, il Papa gode
prattutto i testi stessi del Concilio Vaticano della stessa infallibilità della Chiesa (DS
I, come si trovano nella raccolta edita da 3074). Ora, la Chiesa è infallibile nel suo ma-
Mansi. Leggendo gli atti e la storia del Con- gistero ordinario (DS 3011). Quindi, anche il
cilio, ci si accorge di come W (e molti tradi- Papa, è infallibile nel suo magistero ordina-
zionalisti) riprendono quegli argomenti che rio (7). Questa argomentazione, sarebbe suf-
erano il “cavallo di battaglia” della minoran- ficiente per provare quanto gravemente si
za liberale e anti-infallibilista al Vaticano I, sbagli W. Nel leggere però i testi del magiste-
cercando, prima della definizione, di aumen- ro e gli atti del Vaticano I, mi sono accorto
tare a dismisura le condizioni dell’infallibilità che in realtà la stessa definizione dell’infalli-
del Papa e, dopo la definizione, di sminuirne bilità del Papa quando parla ex cathedra (DS
la portata in modo tale che il Papa sarebbe 3074) non fa alcuna distinzione tra Magistero
infallibile solo molto raramente. ordinario o Magistero solenne del Papa.
Dopo la crisi avvenuta con il Concilio Ogniqualvolta il Papa parla non da persona
Vaticano II e l’introduzione del nuovo mes- privata, ma da Papa, insegna autenticamente
sale, i “tradizionalisti” hanno iniziato giusta- (con autorità) (8), e quindi può insegnare ex
mente a resistere all’“aggiornamento” (che cathedra. Questo insegnamento non è raro e
contraddice molte verità della dottrina catto- straordinario, come nelle solenni definizioni
lica), rifiutando le riforme. Ma quando si fece dogmatiche (ad es.: l’Immacolata Conce-
loro osservare che i nuovi insegnamenti e le zione nel 1854; l’Assunzione nel 1950), ma
riforme erano promulgati da Paolo VI (e poi tutti i giorni il Papa può insegnare in manie-
da Giovanni Paolo II), e che pertanto - come ra definitiva alla Chiesa universale, su argo-
tutti i decreti del Sovrano Pontefice - doveva- menti che si riferiscono alla fede o alla mora-
no essere accettati perché garantiti dall’infal- le; ovviamente tutta la Chiesa è obbligata ad
libilità, molti “tradizionalisti” non trovarono abbracciare, in foro esterno ed interno, l’in-
di meglio che riprendere gli argomenti dei li-
berali. Il Papa è infallibile solo a certe condi- Una seduta del Concilio Vaticano I
zioni del tutto straordinarie -
hanno sostenuto - che non si tro-
vano tutte presenti in queste rifor-
me; quindi, poiché esse non sono
garantite dall’infallibilità, non
siamo tenuti a obbedire. Molti
non hanno capito, o hanno temuto
di capire, che il rifiuto delle rifor-
me metteva in discussione l’auto-
rità che le aveva promulgate. W
segue questa corrente di pensiero
che a nostro avviso è contraria alla
definizione del Vaticano I, sia nei
termini che nel senso.
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segnamento dell’autorità suprema. Il Papa, Pio XII: «Né si deve ritenere che gli inse-
in questo caso, non è tenuto ad usare un gnamenti delle Encicliche non richiedano, di
modo determinato, o la forma solenne: se per sé, il nostro assenso, col pretesto che i
egli parla come Papa, basta che si capisca, in Pontefici non vi esercitano il potere del loro
qualsiasi maniera, che vuol dare una senten- Magistero Supremo. Infatti questi insegna-
za definitiva su un argomento legato anche menti sono del Magistero ordinario, di cui
solo indirettamente con la fede o morale. valgono pure le parole: “Chi ascolta voi,
In conclusione: noi affermiamo che il ascolta me” (Lc X, 16); e per lo più, quanto
termine ex cathedra indica solo l’infallibilità viene proposto e inculcato nelle Encicliche, è
del Papa sia nel magistero ordinario che so- già, per altre ragioni, patrimonio della dottri-
lenne. W afferma che il termine ex cathedra na cattolica. Che se poi i Sommi Pontefici nei
indica il Magistero solenne, enfatizzandone loro atti emanano di proposito una sentenza
le quattro condizioni, e negando ogni infalli- in materia finora controversa, è evidente per
bilità al magistero ordinario. Passo adesso a tutti che tale questione, secondo l’intenzione
provare la mia tesi, con i testi del Magistero e la volontà degli stessi Pontefici, non può
e gli atti del Vaticano I. più costituire oggetto di libera discussione fra
i teologi» (12). Ancora Pio XII: «Non è forse
Insegnamento della Chiesa sul Magistero il Magistero… il primo ufficio della Nostra
Ordinario del Papa Sede Apostolica? (…) Sulla Cattedra di
Pietro, Noi siamo assisi unicamente perché
Clemente VI nel 1351 chiese al patriarca Vicario di Cristo. Noi siamo il suo Rappre-
degli Armeni di firmare una formula di fede, sentante sulla terra; siamo l’organo per
in cui si diceva anche: “Se tu hai creduto e mezzo del quale fa sentire la sua voce Colui
anche ora credi che solo il Pontefice Romano che è il solo Maestro di tutti (Ecce dedi verba
può porre fine ai dubbi che sorgono intorno mea in ore tuo, Ger. 1, 9)» (13).
alla fede cattolica, mediante una deliberazione Da questi testi risulta che la Chiesa ha
autentica a cui si deve aderire in modo irrevo- insegnato che il Magistero infallibile può es-
cabile, e che tutto ciò che lui stesso dichiara es- sere sia ordinario (esercitato tutti i giorni)
sere vero, in forza dell’autorità delle chiavi a lui sia solenne.
consegnate da Cristo, deve essere ritenuto vero
e cattolico, e ciò che lui dichiara essere falso ed Insegnamento del Concilio Vaticano sul
eretico, tale deve essere considerato” (9). Magistero del Papa
Pio XI insegna: “Il magistero della Chiesa
- stabilito per volere divino in terra, allo scopo La materia trattata dal Concilio venne
di custodire perennemente intatte le verità ri- preparata da commissioni riunitesi prima
velate, e di portarle con sicurezza e facilità del Concilio stesso e fu presentata ai Padri
alla conoscenza degli uomini - ogni giorno, è sotto forma di schemi. Questi ultimi veniva-
vero, è esercitato per mezzo del Pontefice no discussi dai Padri che, se lo ritenevano
Romano e dei Vescovi che sono in comunione necessario, proponevano degli emendamen-
con lui; ma ha pure il compito di procedere ti, esaminati in seguito dai membri della
alla definizione di qualche punto di dottrina, Deputazione della Fede ( 14 ). La Depu-
con riti o decreti solenni, quando fosse neces- tazione dunque svolse un ruolo centrale, ri-
sario resistere con più forza agli errori ed alle spondendo anche alle obiezioni di chi era
contestazione degli eretici, o quando biso- contrario agli schemi proposti. Per la nostra
gnasse imprimere con più precisione e chia- questione sono dunque di grande importan-
rezza certi punti di dottrina nelle menti dei fe- za gli interventi dei membri della Depu-
deli” (10). Ancora Pio XI: “Disdirebbe ad un tazione della Fede, nonché le loro risposte
cristiano… il ritenere che la Chiesa, da Dio alle obiezioni: sono infatti questi prelati che
destinata a maestra e reggitrice dei popoli, spiegheranno il senso esatto della definizio-
non sia abbastanza illuminata intorno alle ne conciliare, correggendo le false interpre-
cose e circostanze moderne; ovvero il non tazioni. Per una retta interpretazione del
prestarle assenso ed obbedienza se non in ciò Concilio, sono inoltre di aiuto gli schemi
che essa impone per via di definizioni più so- proposti, anche quelli che non vennero di-
lenni, quasi che le altre sue decisioni si potes- scussi a causa dell’interruzione del Concilio:
sero presumere o false, o non fornite di suffi- normalmente gli schemi che furono trattati,
cienti motivi di verità e di onestà” (11). ricevettero poche modifiche, almeno non
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nella sostanza. Infine sono anche utili alcuni volle che il carisma della verità dipendesse
interventi dei Padri favorevoli alla definizio- dalla relazione pubblica del Pontefice con
ne in cui si possono trovare delle prove la Chiesa universale; altrimenti questo dono
inoppugnabili sull’infallibilità del Papa: il dell’infallibilità non sarebbe un mezzo effica-
Concilio diede loro ragione definendo il ce per conservare e riparare l’unità della
dogma. Appoggiandomi su queste testimo- Chiesa. Perciò non bisogna temere che per
nianze, esaminerò successivamente le famo- mala fede e per la negligenza del Pontefice la
se “quattro condizioni” che, in realtà, sono Chiesa universale possa essere indotta in erro-
solo la spiegazione del termine ex cathedra, re sulla fede. Infatti la tutela di Cristo e l’assi-
espressione che commenterò alla fine. stenza divina promessa ai successori di Pietro
Seguirà un’appendice sul magistero ordina- è una causa così efficace, che il giudizio del
rio del Papa e sul magistero ordinario e uni- Sommo Pontefice, se fosse erroneo e nocivo
versale. Concluderò così l’analisi del primo per la Chiesa, sarebbe impedito; oppure se il
errore di W [punto “a)”]. Pontefice fa effettivamente una definizione,
questa sarà infallibilmente vera” (17).
Le quattro condizioni La prima condizione indica dunque che il
Papa parla come Papa e non come persona pri-
Secondo la tesi di W il Papa è infallibile “a vata: questo sarà ancora meglio dimostrato nel
quattro condizioni”, e non “a tre e mezzo”. paragrafo che tratta l’espressione ex cathedra.
Dato che queste condizioni non sono state in-
ventate da W, ma sono tratte dalla definizione 2ª: Definisce.
conciliare, vediamo il significato che ha dato 3ª: Una dottrina sulla fede e la morale.
loro il Concilio. Ricordiamo quali sono. Il
Papa: 1° in virtù della sua suprema autorità; Mons. Gasser spiega questo punto: “Si
2° definisce; 3° una dottrina sulla fede e la richiede l’intenzione manifestata di definire
morale; 4° affermando che questa dottrina una dottrina, vale a dire di porre fine alla
deve essere tenuta da tutta la Chiesa. fluttuazione su una dottrina o su una cosa da
definire, dando una sentenza definitiva, e
1ª: Il Papa utilizza la suprema autorità proponendo quella dottrina come da essere
tenuta dalla Chiesa universale” (18).
Diverse obiezioni erano sorte contro la de- In altri termini, il Papa fa capire, in un
finizione dell’infallibilità del Papa, tra le quali qualsiasi modo, che una dottrina non può
alcune portanti sulla dottrina, altre sull’oppor- essere liberamente discussa nella Chiesa. Se
tunità della definizione, altre sull’oggetto che invece egli non vuol dirimere la questione,
sarebbe stato difficile da delimitare, altre sul allora essa resta aperta, non vi è una defini-
termine stesso che poteva essere mal interpre- zione, ma un orientamento pratico che può
tato. Rispose alle obiezioni e diede la spiega- essere rivisto. Ad esempio, Gregorio XVI si
zione del testo, che poi venne definito, la De- pronunciò in maniera definitiva sulla libertà
putazione della Fede per mezzo di Mons. Gas- religiosa in una semplice Enciclica (19), e -
ser, Vescovo di Bressanone (15). poiché alcuni credevano che egli non avesse
“Il soggetto dell’infallibilità è il Romano portato una sentenza definitiva - lo ribadì in
Pontefice, in quanto Pontefice, ovvero in un’altra Enciclica (20). Leone XIII ha dato
quanto persona pubblica in relazione alla una sentenza definitiva sulla validità delle
Chiesa universale” (16). “Ma molti tra i reve- ordinazioni anglicane; Pio XII sulla liceità
rendissimi Padri - disse Gasser - non contenti dei “metodi naturali” o sulla materia e
di queste condizioni, vanno oltre, e vogliono forma del Sacramento dell’Ordine. Sempre
introdurre anche in questa costituzione dog- Pio XII ribadì nell’enciclica Humani generis
matica delle condizioni, che in vario modo si che la dottrina esposta in Mystici Corporis
trovano in diversi trattati di teologia e che ri- era definitiva ( 21); nella stessa enciclica,
guardano la buona fede e la diligenza del chiarì che su alcuni punti della teoria evolu-
Pontefice nell’indagare e nell’enunciare la ve- zionista vi è ancora libertà di ricerca e di-
rità”. Gasser rispose che poco importavano scussione (dunque egli non definisce), men-
le motivazioni e le intenzioni del Pontefice, tre su altri punti (come la diretta creazione
che riguardavano la sua coscienza; ma che dell’anima umana da parte di Dio, o la con-
solo contava il fatto che egli parlava alla danna del poligenismo) non vi è tale libertà
Chiesa: “Nostro Signore Gesù Cristo (…) (DS 3896-7).
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Per quel che riguarda la terza condizione 4ª: Afferma che questa dottrina deve essere
(l’oggetto della definizione) nessuno mette in tenuta da tutta la Chiesa
dubbio che il Papa sia infallibile quando defini-
sce un dogma concernente direttamente la L’espressione “deve essere tenuta” è col-
fede o la morale, e/o condanna l’eresia opposta legata a quanto appena detto, indica cioè
(oggetto primario del Magistero). Questa infal- l’assenso che bisogna dare anche alle verità
libilità del Papa è di fede, chi la nega è eretico. non contenute formalmente nel deposito
Il Papa, però, è infallibile anche quando tratta della rivelazione, che non sono strettamente
di tutto ciò che ha una relazione anche solo in- “di fede” (queste ultime devono essere “cre-
diretta con la fede e la morale (oggetto secon- dute” e non solo “tenute”). Il Concilio ha
dario del Magistero): questa infallibilità del fatto questa distinzione per mettere in evi-
Papa è almeno teologicamente certa (22), chi la denza che è duplice l’oggetto dell’infallibi-
nega commette un peccato gravissimo contro lità, contro i liberali che volevano restringer-
la fede (23). Per rendere esplicita l’infallibilità lo solo alle verità di fede. Salaverri espone
del Papa anche sull’oggetto secondario, alcuni largamente questa distinzione fatta al
Padri conciliari avevano proposto di aggiunge- Concilio (25). Inoltre se il Papa parla come
re alla parola “definisce”, il verbo “decreta” Papa, e definisce una dottrina riguardante la
(decernit). Mons. Gasser così rispose. «La fede e la morale, è ovvio che tutti i fedeli
Deputazione della fede non ha l’intenzione di sono tenuti ad abbracciarla, anche se questo
dare a questo verbo [definisce] il senso giuridi- non è detto esplicitamente.
co, per cui significhi solo che si mette termine a W, invece, sembra voler dire che il Papa,
quelle controversie che sorsero in materia di per essere infallibile, dovrebbe specificare
eresia o di una dottrina, che appartiene propria- esplicitamente che tutta la Chiesa è tenuta
mente alla fede. Ma la parola “definisce” signi- ad aderire a questa dottrina, come se un cri-
fica che il Papa, direttamente e in maniera da stiano potesse non aderire alla Rivelazione!
chiudere la questione, proferisce una sua sen- Questa interpretazione è sbagliata. Durante
tenza su una dottrina che riguarda le cose della il Concilio, il Vescovo di Burgos, Mons.
fede e della morale, in modo che ormai ciascun Anastasio Yusto, pensò che fosse necessario
fedele possa essere certo sul pensiero della Sede aggiungere, proprio in questo punto della
apostolica, sul pensiero del Pontefice Romano; definizione, la frase seguente, per rendere
di modo che ciascuno sappia con certezza che più esplicito il dovere dei fedeli di abbrac-
questa o quella dottrina è considerata dal ciare la dottrina proposta: “Fermo restando
Pontefice Romano come eretica, prossima l’obbligo, al quale tutti i cattolici sono tenuti
all’eresia, certa o erronea ecc. Ecco il senso del di sottomettersi al magistero supremo del
termine “definit” (...) Nell’applicare questa in- Pontefice Romano quanto alle altre dottrine,
fallibilità ai singoli decreti del Pontefice Roma- che non sono proposte come di fede…” (26).
no, bisogna fare una distinzione: in modo tale Mons. Gasser, a nome della Deputazione
che alcuni (e lo stesso vale per le definizioni della Fede, giudicò questa frase inopportu-
dogmatiche dei concili) sono certi di fede: per- na, aggiungendo che a questo si era provve-
ciò chi negasse che il Pontefice in tale decreto duto nella Costituzione dogmatica già ap-
fosse infallibile, già, per il fatto stesso (…) sa- provata dal Concilio (27). Il Concilio infatti
rebbe eretico; altri decreti del Pontefice aveva definito: “La Chiesa, che con l’ufficio
Romano sono anch’essi certi quanto all’infalli- apostolico di insegnare, ha ricevuto il man-
bilità, ma questa certezza non è la stessa (...) in dato di custodire il deposito della fede, ha
modo tale che questa certezza sarà solo una cer- anche, da Dio, il diritto e il dovere di proscri-
tezza teologica in questo senso, che chi negasse vere la falsa scienza, perché nessuno venga
che la Chiesa o allo stesso modo il Pontefice in ingannato dalla filosofia e da vuoti raggiri.
tale decreto fosse infallibile, non sarebbe aperta- Per questo i fedeli cristiani non solo non
mente eretico in quanto tale, ma commetterebbe hanno il diritto di difendere come legittime
un errore gravissimo e, sbagliando in tal modo, conclusioni della scienza le opinioni ricono-
un peccato gravissimo» (24). sciute contrarie alla dottrina della fede, specie
Riassumendo: la 2ª condizione, definire, se condannate dalla Chiesa, ma sono stret-
significa insegnare in maniera definitiva; la tamente tenuti a considerarle piuttosto come
3ª, sulla fede e sui costumi, include non solo errori, che hanno solo un’ingannevole par-
le verità rivelate, ma anche - seppur diversa- venza di verità” (28). Da ciò risulta evidente
mente - le cose connesse con la rivelazione. che i fedeli sono sempre tenuti ad aderire ai
69

giudizi della Chiesa: non è necessario che la Ex cathedra


Chiesa specifici quest’obbligo.
Tale questione non è nuova ed è stata Quest’espressione, che racchiude in sé il si-
già risolta da tempo ( 29). Riportiamo un gnificato delle cosiddette “quattro condizioni”,
testo di P. Kleutgen, al Concilio: “Si deve la è stata spiegata esplicitamente dal Concilio.
sottomissione di volontà alla Chiesa che defi- Mons. Gasser: «Il pontefice è detto infalli-
nisce, anche se non aggiunge nessun precetto. bile quando parla “ex cathedra”. Questa for-
Poiché Dio ci ha dato la Chiesa come Madre mula è stata accettata nella teologia scolastica,
e Maestra per tutto ciò che riguarda la reli- ed il senso di questa formula, come è conside-
gione e la pietà, siamo tenuti ad ascoltarla rato nello stesso corpo della definizione, è il se-
quando ella insegna. Perciò, se il pensiero e guente. Il S. Pontefice parla ex cathedra:
la dottrina di tutta la Chiesa è mostrata, primo, non decreta qualcosa come dottore pri-
siamo tenuti ad aderirvi, anche se non vi è vato, né solo come vescovo o ordinario di una
definizione: quanto più se questo pensiero o diocesi o provincia, ma insegna con l’incarico
questa dottrina ci sono mostrate con una de- di supremo pastore e dottore di tutti i cristiani.
finizione pubblica?” (30). Secondo, non basta un qualsiasi modo di pro-
Alcuni, però, credono che quando il porre la dottrina, (…) ma si richiede l’intenzio-
Papa si rivolge a una o alcune persone, ne manifestata di definire una dottrina, cioè di
anche se definisce una dottrina che vale per porre fine alla fluttuazione su una dottrina o su
tutta la Chiesa, non sarebbe infallibile. Si una cosa da definire, dando una sentenza defi-
tratta di un errore (31). Il Papa può indiriz- nitiva, e proponendo quella dottrina come da
zarsi a chiunque, anche ad una singola per- essere tenuta dalla Chiesa universale. Quest’ul-
sona, ma se egli parla come Papa, come per- timo è qualcosa di intrinseco ad ogni definizio-
sona pubblica, come Capo di tutta la Chiesa ne dogmatica sulla fede o la morale, che è inse-
(e ciò che dice è in relazione con il deposito gnata dal supremo pastore e dottore della
rivelato, con volontà di chiudere una que- Chiesa universale e che deve essere tenuta da
stione) tutte le “condizioni” sono realizzate. tutta la Chiesa universale: [il Papa] deve anche
Così Pio XII, in un discorso rivolto alle oste- esprimere questa stessa proprietà e questa nota
triche italiane (29-10-1951) - dunque un di definizione propriamente detta in un qual-
gruppo particolare di persone - risolse la di- siasi modo, quando definisce che la dottrina
scussione sull’uso dei “metodi naturali”. Gli deve essere tenuta dalla Chiesa universale» (33).
errori di Marsilio da Padova furono condan- Spiegava P. Kleutgen, nella relazione
nati in un documento indirizzato al Vescovo allo schema riformato: «Dalla stessa funzio-
di Worcester (DS 941); Benedetto XIV ri- ne della Chiesa, si conosce [l’infallibilità]
solse il problema dell’incorporazione degli anche dalle parole con cui Gesù Cristo pro-
eretici alla Chiesa in forza del Battesimo, in mise l’assistenza dello Spirito Santo: “Egli vi
una lettera al Vescovo di York (DS 2566 e insegnerà ogni cosa” (Gv XVI, 26); “Vi inse-
ss.). Perciò Gregorio XVI, indirizzandosi al gnerà ogni verità” (Gv XVI, 13). A nostro
Vescovo di Friburgo, insegnò: “[Quello che avviso, non si devono interpretare queste pa-
noi diciamo] è conforme agli insegnamenti role, per cui la Chiesa è istruita dallo Spirito
ed agli avvisi che voi già conoscete, o venera- Santo in quelle cose che non riguardano per
bile Fratello, per averli appresi dalle Nostre nulla la salvezza eterna; ma neanche devono
Lettere o Istruzioni scritte a diversi arcivesco- essere prese in modo così ristretto, che pen-
vi e vescovi, sia nelle Lettere del Nostro pre- siamo che la Chiesa è assistita solo nelle ve-
decessore Pio VIII, stampate per i suoi o per rità rivelate. Forse che una promessa così
i Nostri ordini. Poco importa se queste grande, non abbraccia tutte le cose necessarie
Istruzioni siano state indirizzate soltanto a a capire fruttuosamente la dottrina di Cristo e
qualche vescovo che aveva chiesto informa- una volta conosciuta metterla in pratica in
zioni alla Sede Apostolica: quasi che agli altri tutta la nostra vita? Né si richiede, perché i
vescovi fosse stata concessa la libertà di non giudizi della Chiesa qui considerati siano cer-
attenersi a quelle decisioni!” (32). tissimi, che lo Spirito Santo riveli delle cose
Conclusione: ogniqualvolta il Papa parla nuove; ma solo che l’assista sia nell’intelli-
come Papa, e definisce una dottrina che ri- genza della parola divina, sia nell’uso della
guarda la fede o la morale, egli è infallibile e ragione. Forse che anche su tante cose che
tutti i cattolici sono obbligati a tenere o a non sono rivelate, non giudichiamo noi stessi
credere la dottrina definita. ogni giorno, e dobbiamo giudicare? Ciò che
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ciascuno di noi fa ogni giorno con il pericolo Magistero ordinario e condizioni


di sbagliare, questo fa la Chiesa nei suoi giu-
dizi pubblici, immune da questo pericolo, per In alcuni testi del Concilio risulta eviden-
l’assistenza dello Spirito Santo (…). te che i Padri, quando parlano di infallibilità,
In alcuni libri pubblicati si legge, secondo non fanno distinzione tra magistero ordina-
una sentenza comune dei teologi, che il rio, che si esercita continuamente, e magiste-
Pontefice Romano allora soltanto parla “e ro solenne. Né l’infallibilità esiste solo in ca-
cathedra”, quando propone a credere dei noni, forme solenni o condizioni particolari.
dogmi di fede divina. È vero che, se si guarda Mons. Gasser, a nome della Deputazi-
solo alle parole, si legge questo presso non one della fede, nell’intervento succitato, così
pochi teologi più recenti; ma è lontanissimo si esprimeva: “Nella Chiesa di Gesù Cristo
dalla verità che questa sentenza sia comune tra (…) il centro dell’unità deve agire continua-
i teologi. Tutti gli antichi e molti dei recenti mente e permanentemente con un’autorità
rendono quelle parole “parlare e cathedra” incrollabile” (37). “I Romani Pontefici come
con queste o simili: “iudicialiter”, o “in iudi- testimoni, dottori e giudici della Chiesa uni-
cio determinare”, “pro potestate decernere”, versale scesero incessantemente nell’arena
“cum auctoritate apostolica”, “ut papam per combattere per la fede, poiché potevano
loqui” (34) ecc. di modo che la locuzione e non sbagliare in forza della promessa divina.
cathedra si distingue dall’altra per il modo con Che nessuno dica che i Pontefici Romani,
cui insegna il pontefice, non per la cosa che raccomandando l’ossequi dovuto alla dignità
trasmette, né per la censura che emette. della loro sede, hanno sostenuto la loro causa
Sembra che anche quelli più recenti (…) non e perciò non gli si può credere. Se le testimo-
diano un significato diverso. Infatti poiché, nianze dei Pontefici Romani vengono infir-
come a volte accade, spiegano la cosa per mate, allora lo stesso varrebbe per tutta la ge-
mezzo dei contrari, non dicono: non vi è locu- rarchia ecclesiastica: infatti l’autorità della
zione e cathedra, se il Pontefice Romano con- Chiesa docente non può essere provata se
danna un’opinione con una censura minore; non per mezzo della Chiesa docente” (38).
ma se ciò che gli sembra, l’esprime o lo consi- Il medesimo relatore della Deputazione
glia, senza però decretare nulla con autorità. vedeva un’altra prova dell’infallibilità del
Pertanto questi teologi parlano di dogma di Papa nella necessità per i cattolici della co-
fede, nel senso che distinguono la sentenza de- munione con la cattedra di Pietro (39): «Que-
finita con autorità apostolica dalla sentenza sta fede dei Papi nella loro infallibilità perso-
del dottore privato, e non nel senso che distin- nale, la Chiesa l’ha affermata (…) quando
guono la sentenza definita con la nota di ere- considerava l’unione con la Santa Sede come
sia da quella con una censura minore» (35). interamente e assolutamente necessaria.
Da queste spiegazioni risulta evidente Difatti l’unione con la cattedra di Pietro era
che il termine ex cathedra si contrappone al ed era considerata l’unione con la Chiesa e
termine “dottore privato”, ed indica il Papa con Pietro stesso, e di conseguenza era equi-
in quanto, come persona pubblica, definisce parata con la verità rivelata da Gesù Cristo. S.
qualcosa che fa parte dell’oggetto primario Girolamo scriveva così: “Non conosco Vitale,
o secondario del Magistero. rigetto Melezio, Paolino mi è sconosciuto.
In maniera chiara e popolare Mons. de Colui che non raccoglie con te (cioè con il
Ségur, in un’opera approvata da Pio IX, Papa Damaso), disperde; in altri termini,
conferma questa conclusione: “Bisogna di- colui che non è con Gesù Cristo è con
stinguere: nel Capo della Chiesa, vi è il Papa l’Anticristo” (40) (…). La Chiesa ha fatto co-
e l’uomo. L’uomo è fallibile, come tutti gli noscere il suo assentimento alla fede dei Papi,
altri uomini. Quando il Papa parla come quando tutti i cristiani, che avevano veramen-
uomo, come persona privata, può certamente te la fede, rigettavano ogni dottrina come er-
sbagliarsi, anche quando parla di cose sante. ronea appena era sta condannata e rigettata
Come uomo, il Papa non è più infallibile di da un Papa. “Come l’Italia potrebbe ammet-
me o di voi. Ma quando parla come Papa, tere, dice S. Girolamo (41), ciò che Roma ha
come Capo della Chiesa e come Vicario di rigettato? Come i vescovi ammetterebbero ciò
Gesù Cristo, è ben altra cosa. Allora è infalli- che Roma ha condannato?”. Infine possiamo
bile: non è più l’uomo che parla, è Gesù ancora provare quest’assentimento dal fatto
Cristo che parla, che insegna, che giudica per che in tutte le questioni della fede si faceva ri-
mezzo della bocca del suo Vicario” (36). corso alla Sede apostolica come a Pietro ed
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all’autorità di Pietro, e che mai si è permesso dere dalla Chiesa come rivelate da Dio sia con
di far appello al di fuori della Sede romana e un giudizio solenne, sia con il magistero ordi-
delle sue decisioni dogmatiche». nario e universale” (DS 3011). La definizione
Ancora Mons. Gasser così rispondeva a è stata ripetuta anche dal Codice piano-bene-
chi affermava che il Pontefice, nel dare delle dettino (can. 1323, §1). Pio IX già nella Tuas
definizioni, doveva osservare una certa forma: libenter aveva insegnato che l’atto di fede non
“Ciò non può esser fatto, infatti non si tratta di deve essere limitato alle verità definite, ma
una cosa nuova. Già migliaia e migliaia di giu- deve estendersi a quello “che è trasmesso
dizi dogmatici furono emanati dalla Sede apo- come divinamente rivelato dal magistero ordi-
stolica; ma dov’è mai il canone che prescrive la nario di tutta la Chiesa sparsa sulla terra” (48).
forma da osservare in tali giudizi?” (42). Tutto oscuro? Per chi non l’avesse ancora ca-
La stessa cosa diceva Mons. de Ségur: pito (ma non c’è peggior cieco…), tutto ciò
«[Il Papa] è infallibile quando parla come vuol dire che ogniqualvolta la Chiesa, cioè
Papa (…) quando insegna pubblicamente e l’unione morale di tutti i Vescovi uniti con il
ufficialmente delle verità che interessano tutta Papa, insegna una verità come appartenente
la Chiesa, per mezzo di una “Bolla”, o una al deposito rivelato, deve essere creduta di
“Enciclica”, o un atto di questo genere» (43). fede divina. Le condizioni famose? Ci sono
Una conferma di quanto abbiamo espo- tutte: 1ª: tutti i vescovi con il Papa costituisco-
sto si trova in diversi interventi dei Padri del no la Chiesa docente, la suprema autorità; 2ª:
Concilio Vaticano, quali Mons. de la Tour propone a credere; 3ª e 4ª: una verità conte-
d’Auvergne, Vescovo di Bourges (44), Mons. nuta nella Rivelazione, che richiede da sé
Maupas, Vescovo di Zara (45), Mons. Frep- stessa l’assenso a causa dell’autorità di Dio
pel, Vescovo di Angers (46). Per essi il Papa che rivela (49). Quel che si può dire tutt’al più
è infallibile con il suo Magistero ordinario, è che il fedele ha maggior facilità a conoscere
che si esercita continuamente, senza neces- una verità insegnata dal magistero solenne
sità di enfatizzarne le condizioni. che da quello ordinario e universale. Di tutto
ciò che riguarda il Magistero Ordinario e
Magistero ordinario universale e condizioni Universale abbiamo parlato già lungamente
su Sodalitium ed invitiamo i lettori a riportar-
Finora si è parlato solo del Magistero del si agli articoli pubblicati (50).
Papa. I domenicani di Avrillé, che hanno
pubblicato il testo di W, affermano, in una b) Secondo errore di W: negazione della
nota, che anche nel Magistero Ordinario e Regola prossima della nostra fede, confusa
Universale dei Vescovi (uniti con il Papa) oc- con la regola remota
corrono delle condizioni. E, dulcis in fundo,
quali siano queste condizioni non si sa! Il W afferma dapprima una cosa giusta: la de-
Concilio Vaticano non l’avrebbe detto. finizione della Chiesa non “crea” le verità, esse
Avrebbe definito che questo Magistero è in- ci sono state rivelate da Dio, esistono prima
fallibile, ma non avendone precisato le condi- della definizione della Chiesa, la quale le porta
zioni resterebbe completamente oscuro, noi alla conoscenza dei fedeli. Per convincersene,
ignoreremmo quando esiste. In pratica il basta rileggere proprio il Vaticano I, laddove
Concilio avrebbe definito un… bel nulla! scrive: “Infatti, ai successori di Pietro è stato pro-
Leggere per credere: “Il concilio Vaticano I messo lo Spirito Santo non perché per la sua ri-
ha anche esposto che i cattolici devono crede- velazione manifestassero una nuova dottrina, ma
re, oltre ai giudizi solenni, l’insegnamento del perché con la sua assistenza custodissero santa-
magistero ordinario universale (DS 3011). mente ed esponessero fedelmente la rivelazione
Ma non ha precisato a quali condizioni que- trasmessa dagli apostoli, cioè il deposito della
sto magistero ordinario è infallibile” (47). Ora fede” (Pastor æternus, cap. IV, DS 3070). L’og-
l’affermazione, così come è detta, contraddi- getto della nostra fede, quindi, è la divina rivela-
ce la definizione del Concilio Vaticano, che zione (contenuta nella Tradizione e nella
espone chiaramente quando tale Magistero è Scrittura) e il motivo della fede è l’autorità di
infallibile, definendo che qualsiasi insegna- Dio che si rivela, come insegnano tutti i manuali
mento del M.O.U. è di fede: “Devono essere tanto disprezzati da W. Ma W prosegue: “Dire
credute di fede divina e cattolica tutte quelle che (…) là dove non c’è definizione a quattro
cose che sono contenute nella parola di Dio condizioni non c’è verità certa, è perdere tutto il
scritta o tramandata e che sono proposte a cre- senso della verità, è la malattia del soggettivi-
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smo che non può concepire verità oggettiva vo e non soggettivo, affinché infallibilmente
senza certezza soggettiva” (51). Qui egli dimostra possiamo conoscere quali sono le verità che
di non capire appieno l’importante ruolo del dobbiamo credere per la nostra salvezza.
magistero della Chiesa. Infatti, come può un fe- Questo strumento è il Magistero della
dele da solo conoscere la verità “oggettiva”? Chiesa, che attinge alla Rivelazione (conte-
Scriveva sant’Agostino: “Non crederei ai vange- nuta nella Scrittura e Tradizione) e, assistito
li, se l’autorità della Chiesa cattolica non me lo dallo Spirito Santo, propone a credere ai fe-
dicesse” (52). Allo stesso modo, parafrasando deli le verità rivelate o connesse con il rivela-
sant’Agostino, si può dire: “Non crederei alla to. La definizione infallibile sul Magistero or-
tradizione, se l’autorità della Chiesa cattolica dinario e universale, considerata sopra (DS
non me lo dicesse”. Un fedele, come può sape- 3011), giustamente illustra questo: ogni fede-
re, ad esempio, che il Vangelo di S. Giovanni è le deve credere di fede il rivelato che la
integro, che le quattordici Epistole di S. Paolo o Chiesa gli propone a credere. Perciò si dice:
i libri dei Maccabei sono rivelati, che alcune Scrittura e Tradizione costituiscono la Regola
opere di Tertulliano sono buone ed altre no, remota della Fede; il Magistero è la Regola
che il Concilio di Nicea è ecumenico, che biso- prossima della nostra fede, cioè è quella più
gna interpretare rettamente alcuni scritti di S. vicina al fedele. Sodalitium ha già trattato di
Agostino…? Dovrebbe fidarsi della propria quest’argomento (54).
perspicacia, dandosi ad un libero esame della Se la regola prossima della Fede fosse la
Scrittura o della Tradizione, come affermano gli Tradizione, allora sarebbe impossibile ogni
anglicani e gli ortodossi? Non sarebbe ciò un ca- progresso del dogma: il compito della Chie-
dere in un altro soggettivismo? Proprio questo sa sarebbe solo di conservare i dogmi, come
affermano i protestanti per la S. Scrittura: ognu- affermano gli “ortodossi”. Infatti, secondo
no la legge ed è capace da sé stesso di compren- questo modo di vedere, se si volesse studiare
derne il senso. Così i modernisti: dato che molti il deposito rivelato per conoscerlo più
di loro avevano compiuto studi approfonditi di profondamente e per esplicitare le verità
esegesi, ritenevano di poter interpretare le S. contenute in modo implicito, ci si trovereb-
Scritture da soli, senza doversi sottomettere al be davanti ad un problema insolubile: le ve-
Magistero della Chiesa, e S. Pio X condannò rità scoperte grazie a questo studio, essendo
questa loro teoria (DS 3401-8). Ed ecco che W “nuove” alla nostra conoscenza, contraddi-
afferma la stessa cosa a proposito della rebbero la regola prossima, la Tradizione, e
Tradizione: ciascuno può da solo cercare nella la Chiesa non potrebbe mai definirle.
Tradizione le verità da credersi, la Tradizione Invece, secondo la dottrina cattolica, la
sarebbe la regola prossima della fede, indipen- Tradizione è regola remota, mentre il Ma-
dentemente dal Magistero della Chiesa (53). A gistero vivente è la regola prossima della no-
parte l’enorme difficoltà pratica (non si vede stra fede. È il Magistero che dà la retta inter-
come un fedele possa consultare Migne, Mansi, pretazione della Scrittura e della Tradizione,
la Patristica…), come si farà a scegliere ed inter- e non siamo noi stessi a farlo. Proveremo il
pretare il testo di uno o più Padri? Come si farà nostro asserto con l’autorità del Magistero e
a giudicare se tale tradizione è buona o cattiva? del Concilio Vaticano stesso.
La disciplina della Chiesa è mutata attraverso i
secoli; ad esempio: è più “tradizionale” la comu- Insegnamento della Chiesa sulla Regola
nione sotto le due specie o quella sotto una sola prossima della fede
specie? Anche tra i più grandi Padri della
Chiesa vi possono essere discordanze, o inter- Pio XII (55) insegna: «E benché questo
pretazioni dubbiose. Fu esattamente questo sacro Magistero debba essere per qualsiasi
l’errore dei giansenisti: prendere S. Agostino teologo, in materia di fede e di costumi, la
come regola prossima di fede, pretendere di sa- norma prossima e universale di verità (in
pergli dare la giusta interpretazione, indipen- quanto ad esso Cristo Signore ha affidato il
dentemente dal Magistero della Chiesa. deposito della fede - cioè la S. Scrittura e la
La Tradizione non può essere regola Tradizione divina - per essere custodito, dife-
prossima: se sorge un dubbio tra i cattolici, so e interpretato), tuttavia viene alle volte
chi potrà mai risolverlo? La Tradizione è ignorato, come se non esistesse, il dovere che
muta, il Magistero invece parla, può risolvere hanno i fedeli di rifuggire pure da quegli er-
le questioni. Dio stesso, nel darci la Rive- rori che in maggiore o minore misura si avvi-
lazione, ha voluto darci lo strumento, oggetti- cinano all’eresia, e quindi “di osservare
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anche le costituzioni e i decreti, con cui que- strare quali cose sono oneste e quali turpi,
ste false opinioni vengono dalla Santa Sede che cosa è necessario fare e che cosa è neces-
proscritte e proibite” (56). Quanto viene espo- sario fuggire, per ottenere la salvezza eterna:
sto nelle Encicliche dei Sommi Pontefici altrimenti non potrebbe essere per l’uomo un
circa il carattere e la costituzione della Chi- sicuro interprete delle parole di Dio, né una
esa, viene da certuni, di proposito ed abitual- guida sicura per vivere» (58).
mente, trascurato con lo scopo di far prevale- S. Pio X pone nella regola della fede
re un concetto vago che essi dicono preso anche le leggi della Chiesa e tutto ciò che il
dagli antichi Padri, specialmente greci. I Papa comanda: “Nell’obbedienza a questa
Pontefici infatti - essi dicono - non intendono suprema autorità della Chiesa e del Sommo
dare un giudizio sulle questioni che sono og- Pontefice, per la cui autorità ci si propongo-
getto di disputa tra i teologi; è quindi necessa- no le verità della fede, ci s’impongono le
rio ritornare alle fonti primitive, e con gli leggi della Chiesa e ci si comanda tutto ciò
scritti degli antichi si devono spiegare le che è necessario al buon regime di essa, sta la
costituzioni e i decreti del Magistero. regola della nostra fede” (59).
Queste affermazioni vengono fatte forse con
eleganza di stile; però esse non mancano di Insegnamento del Concilio Vaticano sulla
falsità. Infatti è vero che generalmente i Regola prossima della fede
Pontefici lasciano liberi i teologi in quelle
questioni che, in vario senso, sono soggette a Mons. Gasser, nel suo memorabile inter-
discussioni fra i dotti di miglior fama; però la vento, prova che il Papa è infallibile perché
storia insegna che parecchie questioni che il suo Magistero costituisce la regola della
prima erano oggetto di libera disputa, in se- fede ( 60 ): “Una testimonianza indiretta
guito non potevano più essere discusse». [dell’infallibilità] proviene dalla regola della
Leone XIII: «Lo stabilire poi quali siano fede, che gli antichissimi padri hanno tra-
le dottrine rivelate è ufficio proprio della smesso. S. Ireneo, che mostra che la regola ri-
Chiesa insegnante, a cui Dio commise la cu- siede nell’accordo delle Chiese fondate dagli
stodia e l’interpretazione della sua parola; e il Apostoli, mostra allo stesso tempo una rego-
sommo maestro nella Chiesa è il Pontefice la più breve e più sicura, cioè la tradizione
Romano. (…) [Occorre l’ubbidienza al della Chiesa romana, con la quale tutti i fede-
Magistero della Chiesa e del Papa]. La quale li della terra devono essere d’accordo, a
obbedienza ha da essere perfetta, perché è ri- causa della sua preminenza, e nella quale
chiesta dalla stessa fede, ed ha di comune il conservano tutti la tradizione apostolica,
non poter essere parziale… Il che fu mirabil- stando in comunione con il centro dell’unità.
mente spiegato da san Tommaso d’Aquino Così secondo S. Ireneo la fede della Chiesa
con le seguenti parole: “(…) È poi manifesto di Roma è allo stesso tempo, per la dignità
che, chi aderisce alla dottrina della Chiesa, del primato, regola per tutte le altre Chiese, e,
come a regola infallibile, consente a tutto ciò per la dignità di essere il centro, il principio
che la Chiesa insegna; altrimenti, se degli in- conservatore dell’unità (…).
segnamenti di lei egli ritenesse solo quanto gli La stessa regola propone S. Agostino
garba e rigettasse quanto non gli aggrada, (…) [per il quale] per condannare l’errore
egli non seguirebbe, come norma infallibile, dei Donatisti, basta provare che nessuno dei
la dottrina della Chiesa, ma la propria vo- Vescovi Romani fu donatista; e dice che que-
lontà… L’unità [della Chiesa] non si potreb- sta regola, a causa dell’autorità di Pietro, è
be conservare, ove ogni questione sorta intor- più sicura e migliore per la salvezza”.
no alla fede, non venisse decisa da Chi pre- In conclusione: abbiamo provato sia tra-
siede alla Chiesa universale, in modo che la mite il Magistero della Chiesa sia tramite i do-
sua sentenza sia fermamente accettata da cumenti esplicativi del Concilio Vaticano, che
tutta la Chiesa. Quindi alla sola autorità del per la Fede di ogni cattolico è necessaria la
Sommo Pontefice appartiene l’approvare proposizione della Chiesa. Essa, pur non fa-
una nuova edizione del Simbolo, come ogni cendo parte del motivo della fede (“oggetto
altra cosa che riguarda tutta la Chiesa” (57)… formale quo”) è tuttavia una condizione sine
Per questo motivo il Pontefice deve poter qua non affinché l’assenso del nostro intellet-
giudicare cosa contengono le parole divine, to sia un atto di fede divina (61). San Tommaso
quali dottrine concordano e quali discrepano non ha atteso il Vaticano I per insegnare:
con esse: per lo stesso motivo deve poter mo- “L’oggetto formale della fede è la prima verità
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in quanto si rivela nella Sacra Scrittura e (Serm. 293, n. 10). San Tommaso, chiedendo-
nell’insegnamento della Chiesa. Perciò, chi si se il rito della Cresima è conveniente, dopo
non aderisce, come a regola infallibile e divina, aver addotto tutte le obiezioni possibili, ri-
all’insegnamento della Chiesa, che scaturisce sponde semplicemente: “In contrario, basta
dalla prima verità rivelata nella Sacra Scrittura, l’uso della Chiesa, che è governata dallo
non ha l’abito della fede, ma ne accetta le ve- Spirito Santo”; difatti egli aggiunge : “Il
rità per motivi diversi dalla fede. (...) Se [qual- Signore ai Suoi fedeli ha fatto questa promes-
cuno] accetta quello che vuole, e rifiuta ciò che sa: ‘dove due o tre sono radunati in nome mio,
non vuole di quanto la Chiesa insegna, non là sono io in mezzo a loro’ (Mt XVIII, 20). È
aderisce all’insegnamento della Chiesa come a quindi da ritenersi per fermo che gli ordina-
una regola infallibile, ma alla propria volontà menti della Chiesa siano diretti dalla sapienza
[divenendo eretico]” (II-II, q. 5, a. 3). di Cristo. È per questo dobbiamo essere certi
Pertanto, io credo ai Vangeli e alla Tra- che i riti osservati dalla Chiesa nella cresima e
dizione perché la Chiesa me lo dice e nel negli altri sacramenti sono convenienti” (III,
modo in cui me lo dice; in questo modo la q. 72, a. 12). È questa, sostanzialmente, la ri-
Fede comporta la sottomissione dell’intelli- sposta che la Chiesa ha sempre dato a tutti
genza. Se invece credo per qualsiasi altro quegli eretici che criticavano l’uno o l’altro dei
motivo, allora anteporrò alla Chiesa un altro suoi riti, o il loro complesso. Così, furono
criterio: le mie convinzioni, un santo, un condannati gli hussiti, dal concilio di
Padre della Chiesa, un vescovo, un princi- Costanza e da papa Martino V, i quali rifiuta-
pe…, ma tutto ciò non è la regola prossima vano l’uso della comunione sotto una sola
della Fede, è la rovina della Fede. specie (D. 626 e 668) e disprezzavano i riti
della Chiesa (D. 665); così, il concilio di
c) Terzo errore di W: un rito liturgico pro- Trento condannò i luterani, che disprezzava-
mulgato dal Papa può essere “intrinseca- no il rito cattolico del battesimo (D. 856), la
mente cattivo” consuetudine di conservare il SS.mo
Sacramento nel tabernacolo (D. 879 e 889), il
W attacca Michael Davies perché «rifiu- canone della Messa (D. 942 e 953), e tutte le
ta ogni nocività intrinseca al messale della cerimonie del messale, i paramenti, l’incenso,
nuova messa, perché quest’ultimo è stato le parole pronunciate a voce bassa, ecc. (D.
“solennemente” promulgato dal supremo le- 943 e 954), la comunione sotto una sola specie
gislatore» (p. 22). (D. 935)... Allo stesso modo, i giansenisti riu-
W sostiene, a ragione, che il nuovo messa- niti nel sinodo di Pistoia furono condannati
le è cattivo. Ma sostiene pure, a torto, che da Pio VI per aver indotto a pensare che “la
colui che lo ha promulgato era la legittima Chiesa, che è retta dallo spirito di Dio, potesse
autorità della Chiesa e quindi che la legittima costituire una disciplina non solo inutile (...)
autorità può promulgare un rito cattivo. W ma anche pericolosa o nociva...” (D. 1578,
non riesce quindi a rispondere a M. Davies 1533, 1573). Insomma, per farla breve, è im-
senza negare l’insegnamento della Chiesa se- possibile che la Chiesa dia del veleno ai suoi
condo il quale le sue leggi, la sua disciplina, il figli (D. 1837, Vaticano I). Si tratta di una ve-
suo culto, non possono essere nocive. Scrive rità “così certa teologicamente, che negarla sa-
Pio XII: «La Chiesa, in tutti i secoli della sua rebbe un errore gravissimo o anche, secondo
vita, non soltanto nell’insegnare e nel definire l’opinione della maggioranza, un’eresia”
la fede, ma anche nel suo culto e negli esercizi (card. Franzelin)». Anche su questo punto,
di pietà e di devozione dei fedeli, è retta e cu- quindi, per salvaguardare la legittimità di
stodita dallo Spirito Santo, e dallo stesso Paolo VI e Giovanni Paolo II, W deve con-
Spirito “è infallibilmente diretta alla conoscen- traddire la dottrina della Chiesa.
za delle verità rivelate” (Cost. Ap. Munifi-
centissimus Deus, 1/11/1950, definizione dog- d) Quarto errore di W: una definizione dog-
matica dell’Assunzione)» (62). Non mancano matica può essere buona in sé stessa ma catti-
molti altri argomenti d’autorità, riportati già va per accidens, cioè a causa delle circostanze
da don Ricossa (63): «A coloro che negavano
che i bambini avessero il peccato originale S. Ecco quanto afferma W: “Non che la de-
Agostino rispondeva che la Chiesa li battezza- finizione del magistero solenne o straordina-
va, e “chi potrà mai addurre un argomento rio infallibile fosse una cosa cattiva per sé, al
qualsiasi contro una Madre così sublime?” contrario, ma per accidens (64), a causa della
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cattiveria degli uomini, ha contribuito molto In effetti, i “liberali”, che, come W e pri-
alla svalutazione della Tradizione” ( 65). ma di lui, avevano contestato l’opportunità
Quest’affermazione è gravissima, ma rivela- della definizione dell’infallibilità del Papa,
trice dell’imbarazzo che la definizione avanzarono un argomento simile a quello che
dell’infallibilità crea negli esponenti della riferisce W... Leggiamo Leone XIII, nella sua
Fraternità. Se una definizione infallibile (per condanna dell’americanismo: “Sarà dunque
di più fatta solennemente da un Concilio ora più utile confutare una opinione, portata
Ecumenico) può causare in chi vi crederà un quasi come argomento, per porre in buona
male, anche solo “accidentale”, vuol dire vista ai cattolici l’anzidetta libertà. Si dice infat-
che lo Spirito Santo, causa di questa defini- ti non doversi più oggi preoccupare tanto del
zione, è causa del male nei buoni cattolici! magistero infallibile del Romano Pontefice,
Altra cosa sarebbe il dire: in chi non ha dopo il giudizio solenne che ne diede il conci-
creduto, la definizione è stata occasione di lio Vaticano; posto questo magistero perciò al
inciampo. Questo è vero non solo per il sicuro, si può lasciare ad ognuno più largo
Concilio Vaticano, ma per tutti gli altri campo, sia nel pensare, sia nell’operare” (evi-
Concili; è vero per la morte di Gesù sulla dentemente perché, gli americanisti, come W,
Croce, pietra di inciampo, scandalo per i giu- pensavano che tutto il magistero che non era
dei, follia per i pagani ( 66); per la Legge stra-solenne, non era infallibile) (70). Se W e
dell’Antico Testamento, come lo spiega bene Leone XIII segnalano lo stesso pericolo, non
S. Paolo, che è stata occasione di caduta (67). danno però lo stesso rimedio! Per W esso si
Ma né le definizioni, né Nostro Signore, né trova nella “Tradizione” interpretata senza il
la Legge sono stati causa per accidens del magistero. Per Leone XIII invece non è così:
male; la causa fu solo la cattiva volontà di chi “Strano modo, a dir vero, di ragionare: poiché
agì male, di chi non volle credere. se si vuole essere ragionevoli, e tirare una con-
Ma W potrebbe rispondere allegando la clusione dal fatto del magistero infallibile della
frase con la quale precisa il suo pensiero: Chiesa, tale conclusione dovrebbe essere di
«La definizione del 1870 è stata buona per proporre di mai allontanarsi dallo stesso magi-
se, perché ha permesso di ancorare gli spiriti stero, ma di affidarsi interamente ad esso, per
cattolici laddove i liberali facevano di tutto venire ammaestrati e guidati, così poter più fa-
affinché tutto fluttuasse. Ma, appena la defi- cilmente serbarsi immuni da qualsivoglia erro-
nizione fu cosa fatta, i cattivi liberali hanno re privato” (ibidem)!
immediatamente cambiato tattica: “Sì, d’ac- Senza motivo, quindi, W critica l’opportu-
cordo, evidentemente, abbiamo sempre cre- nità della definizione del 1870, calcando le
duto (ipocriti!!) che ci sia un magistero a orme di Döllinger. Ben altrimenti ha giudica-
priori infallibile alla sommità dell’insegna- to la Chiesa sull’opportunità del Concilio
mento della Chiesa, ma chi non vede adesso Vaticano I. Lo stesso Pio IX ne parlò esplici-
che, al di sotto di questa sommità, nulla è as- tamente (71): “Certamente le vicende dell’epoca
solutamente sicuro?” Per cui i liberali se la presente… dimostrano quanto sia stato oppor-
sono spassata a mettere in dubbio ogni ve- tuno quello che la Divina Provvidenza ha di-
rità al di sotto di questa sommità costituita sposto: la proclamazione cioè della Infallibilità
dal corpo di verità definite infallibilmente pontificia, quando la retta regola della fede e
secondo le quattro condizioni della nuova dei costumi era stata privata, tra difficoltà
definizione del 1870» (68). Per W (ho già ci- senza numero, di ogni sostegno”.
tato altrove quanto egli dice) i cattolici ri- Pio XI ne diede lo stesso giudizio (72):
sposero a questa tattica liberale costruendo “La Chiesa non chiede altro che di essere
“un magistero ordinario infallibile a priori, ascoltata prima di essere condannata: quanto
ricalcato sul magistero straordinario infalli- più facilmente è giunta a tutti, ed almeno agli
bile a priori, con solo tre condizioni, o tre studiosi, la conoscenza degli Atti dell’ultimo
condizioni e mezzo, invece di quattro (69). Concilio, tanto più chiaro apparirà quale
Ma no, appunto! Ci vogliono quattro condi- ignoranza, temerità e sfacciataggine ebbero i
zioni, e non solo tre e mezzo, perché ci sia a nemici della Chiesa, quando giudicarono
priori, infallibilità. Ma questo magistero a come un crimine la decisione e gli effetti della
tre condizioni e mezzo, era come necessario decisione del nostro predecessore di santa me-
per consolidare una verità cattolica in questi moria Pio IX. Chiunque consideri attenta-
spiriti falsamente abbagliati dal magistero mente i documenti scritti, che si riferiscono e
solenne a quattro condizioni” (pp. 21-22). narrano la lunga preparazione del Concilio
76

ed i lavori di questa importante e celebre as- Concilio Vaticano II con le sue riforme.
semblea dei Vescovi, si è obbligati - a meno Sembra essere questo l’ostacolo più grave,
che non si tenga in odio la religione e si sia che impedisce loro di prendere in seria con-
accecati da pregiudizi - a riconoscere e pro- siderazione la dottrina della Chiesa come
clamare che non senza un’ispirazione e prote- l’abbiamo esaminata nei paragrafi preceden-
zione divina ebbe luogo la preparazione, la ti. La soluzione di questo nodo è stata espo-
convocazione e la sessione del Concilio ecu- sta dalla Tesi di Cassiciacum: è impossibile
menico Vaticano; e che il Pontefice, che per accettare queste riforme, perché l’atto di
tanti meriti è consegnato all’eternità ed all’im- Fede verso di esse è metafisicamente impos-
mortalità, non prestò attenzione tanto all’op- sibile. Se crediamo ad esempio, di fede, che
portunità del suo tempo - cosa che negavano i la libertà religiosa sia un errore, come po-
censori poveri di mente - ma considerò e pre- tremmo mai credere che sia allo stesso
sagì piuttosto le necessità del futuro”. tempo una verità rivelata? Se crediamo che
La definizione dell’infallibilità, opportu- l’ecumenismo sia cattivo, come la mia intel-
na nel 1870, è ancora più opportuna e prov- ligenza può mai credere che sia una buona
videnziale per i nostri tempi, per se e per ac- pratica per la Chiesa? Vi è un’impossibilità
cidens, anche se non per W! reale per la mia intelligenza di aderire a due
proposizioni contraddittorie, entrambe pro-
e) Quinto errore di W: le definizioni della poste a credere dal Magistero: le prime, da
Chiesa sarebbero dovute solo alla diminu- quello dei Pontefici del passato, le seconde,
zione della carità da quello dei “pontefici” del post-concilio
(Vaticano II). Ora il Magistero non può
Ci fermiamo brevemente su questo punto. contraddirsi, e neanche la Fede. Dunque
W dice che “a misura che la carità si raffred- uno dei due è nell’errore. Ma se uno dei due
da” aumentano sempre di più le verità definite è nell’errore, allora vuol dire, ipso facto, che
(73): qui egli vuole quasi sminuire la necessità l’“autorità” che l’aveva promulgato non era
del magistero, che non risulta più essere una assistita dallo Spirito Santo. Non era formal-
regola stabile della nostra fede, sempre neces- mente l’Autorità (74).
saria, ma un rimedio eccezionale e contingente Abbiamo mostrato con sovrabbondanza
dovuto alla cattiveria degli uomini. Invece, la di documenti che il Papa è infallibile con il
storia ci insegna che l’occasione delle defini- Magistero ordinario; che tale Magistero tratta
zioni della Chiesa sono molteplici: la carità che sia le verità rivelate che le verità connesse con
si raffredda, degli errori nuovi che sorgono, il rivelato; che con tale Magistero infallibile il
l’approfondimento di problemi teologici, un Papa è la regola prossima della nostra fede.
più grande fervore. Se Leone XIII stabilì sulla Dato che W non accetta l’autorità dei
validità delle ordinazioni anglicane, Pio XII “buoni autori dei manuali di teologia”, per-
sulla materia e forma dell’Ordine, si capisce ché “hanno fatto il gioco dei liberali” (75),
bene che la carità non c’entra. Se Pio IX definì non abbiamo voluto prenderli in considera-
il dogma dell’Immacolata e Pio XII quello zione, ma ci siamo limitati ai documenti del
dell’Assunta, non fu certo per una minor de- Magistero, del Concilio Vaticano e della sua
vozione verso la B. Vergine Maria! Né si può spiegazione. È possibile che W rifiuti anche
dire che prima della definizione vi era maggior l’autorità di questi: allora non ci sarà più al-
fervore verso questi dogmi, quando addirittu- cuna autorità intermedia tra il fedele e la
ra molti cattolici li negavano! La Chiesa infatti Tradizione? Ciascuno sarà per se stesso la
ha l’assistenza dello Spirito Santo non solo per regola della propria fede ( 76)? In tal caso
conservare il deposito rivelato, ma anche per vorremmo porre a W alcune domande. Se
spiegarlo ed esporlo (DS 3070). fosse vissuto al tempo in cui si discuteva
Anche qui, insomma, notiamo che W ha sulla validità del Battesimo dato dagli ereti-
delle idee preconcette, ed in base a queste ci, o in quale giorno bisognasse celebrare la
giudica molte cose erroneamente. Pasqua, come si sarebbe comportato? A-
vrebbe seguito la “tradizione” o le decisioni
Conclusione del Papa? Se fosse vissuto al tempo in cui i
giansenisti contestavano l’infallibilità del
Molti “tradizionalisti” credono che ab- Papa sui fatti dogmatici, a chi avrebbe dato
bracciare la vera Fede nelle materie su espo- ragione? Interpretare da soli la Tradizione,
ste voglia dire rischiare di accettare tutto il perché ci sembra evidente o nel senso in cui
77

noi la comprendiamo, non è questo un sog- gravissimo errore negare questa infallibilità. Ma la di-
gettivismo nell’atto di fede, l’atto più impor- versità delle opinioni concerne unicamente il grado di
certezza, cioè se l’infallibilità nel proporre tali verità - e
tante per la nostra salvezza? «Non è lecito - di conseguenza nel condannare gli errori con censure
disse Pio XII - investigare e spiegare i docu- inferiori alla nota di eresia - debba essere considerato
menti della “Tradizione”, trascurando o sot- dogma di fede, in modo tale che chi nega quest’infalli-
tovalutando il Sacro Magistero» (77). bilità sarebbe eretico; oppure se si tratti di una verità
non rivelata in sé, ma dedotta dal dogma rivelato, e
perciò solo teologicamente certa. Poiché quando si trat-
Note ta dell’infallibilità del Sommo Pontefice nel definire
delle verità bisogna affermare assolutamente la stessa
1) Le sel de la terre, Couvent de la Haye-aux-Bons- cosa detta a proposito dell’infallibilità della Chiesa nel
hommes, F - 49240 Avrillé, n° 23, Hiver 1997-8, pagg. 20-22. definire: anche in questo caso nasce la questione
2) Ibidem, pag. 20. dell’estensione dell’infallibilità pontificia su questo ge-
3) In nota i domenicani di Avrillé spiegano: “Michael nere di verità non rivelate in se, ma che riguardano la
Davies è un autore inglese che ha scritto diversi libri per custodia del deposito. La questione, dico, è la seguente:
difendere la Tradizione e in particolare Mons. Lefebvre. se l’infallibilità pontificia nel definire queste verità sia
Tuttavia egli non segue completamente le posizioni di non solo teologicamente certa, ma sia dogma di fede,
Mons. Lefebvre, particolarmente sulla nuova messa. È esattamente come è stato detto per l’infallibilità della
presidente di Una Voce”. Le sel de la terre, pag. 22. Chiesa. Poiché ai Padri della Deputazione per consenso
4) Per il Magistero Ordinario Universale, cfr. unanime è parso che questa questione, almeno per ora,
Sodalitium n. 41, pag. 57 e ss.; n. 45, pag. 30 e ss. non debba essere definita, ma debba essere lasciata allo
5) Conc. Vat. I, Cost. dogm. Pastor Aeternus, cap. stato in cui si trova, ne consegue (…) che il decreto di
IV, 18-7-1870. fede sull’infallibilità del Romano Pontefice deve essere
6) Sodalitium n. 41, pag. 58. concepito in modo tale che, a proposito dell’oggetto
7) Sodalitium n. 45, pag. 39. dell’infallibilità nelle definizioni del Pontefice Romano,
8) Sodalitium n. 41, pag. 58. venga definito che bisogna credere esattamente la stes-
9) Clemente VI, “Lettera Super quibusdam a sa cosa che già si crede a proposito dell’oggetto dell’in-
Mekhithar, katholicos degli Armeni”, 29-9-1351, DS 1064. fallibilità nelle definizioni della Chiesa”.
10) PIO XI, Mortalium animos, 6-1-1928. DS 3683. 24) Mons. Gasser, 86ª Congr. Generale, 16-7-1870,
Il testo è riportato in I. P. n. 871. Mansi 52, 1316.
11) PIO XI Casti Connubi, 31/1/1930, I. P. n. 904-5. 25) SALAVERRI S.J., Sacræ Teologiæ Summa, Teo-
12) PIO XII, Humani Generis, 12-8-1950, I. P. n. 1280. logia Fundamentalis, T. III De Ecclesia Christi, B.A.C.,
13) PIO XII, Commossi, 4-11-1950, I. P. n. 1295. Madrid 1962. Libro 2, Epilogo, n. 909-910.
14) I membri della Deputazione della Fede erano 26) Emendazioni proposte al cap. IV della
ventiquattro, eletti dai Padri, ed il presidente, il Card. Costituzione De Ecclesia, 7-7-1870, Mansi, 52, 1135.
Bilio, era stato nominato da Pio IX. 27) Mons. Gasser, 84ª Congr. generale, 11-7-1870,
15) 84ª Congregazione generale, 11-7-1870, in Mansi 52, 1229.
MANSI, Collectio Conciliorum, vol. 52, col. 1204-18. 28) Costituzione dogmatica Dei Filius, definita il
16) Mons. Gasser, ibidem, Mansi, 52, 1225. 24-4-1870, DS 3018.
17) Mons. Gasser, ibidem, Mansi, 52, 1214. 29) ABBÉ BERNARD LUCIEN, L’infaillibilité du Ma-
18) Ibidem, Mansi 52, 1225. gistère ordinaire et universel de l’Eglise, Documents de
19) GREGORIO XVI, Mirari vos, 15-8-1832, DS 2730. Catholicité, Bruxelles 1984. Annexe, pp. 131-146. Soda-
20) GREGORIO XVI, Singulari quadam, 25-6-1834, litium n. 41, pagg. 69-70.
I. P. “La pace interna delle nazioni”, n. 29. 30) P. Kleutgen, nell’esposto teologico allo schema
21) Humani Generis, 12-8-1950: “Certuni non si ri- sulla Chiesa, al Concilio, Mansi 53, 330 B, Citato da B.
tengono legati alla dottrina che Noi abbiamo esposta in LUCIEN, op. cit., pag. 135.
una Nostra Enciclica e che è fondata sulle fonti della 31) “Non videtur requiri, ut documentum quod defi-
Rivelazione, secondo cui il Corpo mistico di Cristo e la nitionem continet, ad universam Ecclesiam immediate
Chiesa cattolica romana sono una sola identica cosa”. I. dirigatur; sufficit ut toti Ecclesiæ destinetur, licet proxi-
P., La Chiesa, n. 1282. me forsan dirigatur ad episcopos alicuius regionis in qua
22) L’oggetto dell’infallibilità della Chiesa e del damnandus error grassatur” (Zapelena, De Ecclesia
Papa è duplice: ciò che è contenuto formalmente nella Christi, pars altera, Tesi 18, p. 195).
Rivelazione, è chiamato oggetto primario; ciò che è 32) GREGORIO XVI, Non sine gravi, al Vescovo di
connesso (collegato) necessariamente con la Rive- Friburgo, 23/5/1846, I. P., n. 190.
lazione, è chiamato oggetto secondario. L’argomento è 33) Mons. Gasser, ibidem, Mansi 52, 1225.
stato trattato in Sodalitium n. 41, pagg. 61-67. 34) “Con giudizio”, determinare con giudizio”, di-
23) Mons. Gasser, ibidem, Mansi 52, 1226: “Le scernere con autorità”, “con autorità apostolica”, “par-
altre verità (...) benché non siano in sé rivelate, sono lare in tanto che papa”.
tuttavia necessarie per custodire integralmente, spiega- 35) Atti della Deputazione della Fede: Relazione di P.
re rettamente e definire efficacemente il deposito della Joseph Kleutgen sullo schema riformato, Mansi, 53, 326-9.
rivelazione. Le verità di questo genere, alle quali appar- 36) MONS. DE SÉGUR, Le Pape est infaillible, Paris
tengono per sé anche i fatti dogmatici, le verità di que- 1872, pp. 191-2, opera approvata da Pio IX l’ 8-8-1870.
sto genere, dico, non fanno parte per sé del deposito 37) Mons. Gasser, ibidem, Mansi 52, 1206.
della fede, ma (fanno parte) della custodia del deposito 38) Mons. Gasser, ibidem, Mansi 52, 1207.
della fede. Tutti i teologi cattolici sono d’accordo sul 39) Mons. Gasser, ibidem, Mansi 52, 1207.
fatto che la Chiesa è infallibile nell’autentica proposi- 40) S. GIROLAMO, Ad Damasum Papam, Migne, P.
zione e definizione di tali verità, cosicché sarebbe un L. XXII, 356, citato da Gasser.
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41) S. GIROLAMO, Enarrationes in Psalmos, XL, 30; Sede infatti non è giudicata da nessuno, neanche dalla
Migne, P. L. XIV, 1082, citato da Gasser. Tradizione: al contrario, è lei che giudica la Tradizione.
42) MONS. GASSER, ibidem, Mansi 52, 1215. 54) Sodalitium n. 44, pagg. 48-50.
43) MONS. DE SÉGUR, op. cit., pag. 192. 55) PIO XII, Humani Generis, 12-8-1950, DS 3884-5
44) Mons. de la Tour d’Auvergne, nel chiedere la e I. P. n. 1278-9.
condanna del gallicanesimo, citò una Lettera di 56) C.J.C., can. 1324; Conc. Vat., De Fide cath., DS 3045.
Clemente XI (Litt. apost. archiepiscopis et episcopis alii- 57) S. TOMMASO, Somma teologica, II II, q. 5, art. 3;
sque ecclesiasticis viris Parisiis congregatis, 15-1-1706) q. 1, art. 10.
nella quale, poiché alcuni Vescovi ritenevano che i de- 58) LEONE XIII, Sapientiæ Christianæ, 10-1-1890, I.
creti della S. Sede dovevano essere sottomessi all’esame P. nn. 510, 511, 512, 513.
dei Vescovi, il Papa così li redarguiva: “Chi vi ha costi- 59) In corsivo nel testo. S. PIO X, Catechismo Mag-
tuito giudici sopra di noi? Forse appartiene agli inferiori giore, Breve Storia della Religione, ed. Ares, Milano
di discernere sull’autorità del superiore? Sia detto per vo- 1991, pag. 290.
stra pace, venerabili fratelli, che tale cosa non può per 60) MONS. GASSER, ibidem, Mansi 52, 1207.
niente essere tollerata… Interrogate i vostri maggiori, e vi 61) ZUBIZARRETA, Theologia dogmatico-scholasti-
diranno che non appartiene ai vescovi particolari di di- ca, III, n. 366. Al proposito scrive MARIN SOLA O.P.,
scutere sui decreti della sede apostolica, ma di compierli”. (L’Evolution homogène du dogme catholique, n. 149 e
75ª Congr. generale, 20-6-1870, Mansi, 52, 820-1. ss.) commentando S. Tommaso, II, II, 5, 3, ad 2um:
45) Mons. Maupas, Vescovo di Zara, nell’afferma- “Chiunque cerca di aderire alla Verità Prima della
re la necessità della definizione disse: “Il carattere della Scrittura e della Tradizione per un’altra via che quella
nostra epoca e soprattutto il pericolo di corruzione che dell’autorità della Chiesa, non ha una vera fede divina,
non cessa di minacciare i fedeli di oggi esigono [la defi- ma un’altra fede, una fede sua personale, una fede crea-
nizione]: l’infallibile magistero della Chiesa deve vigilare ta, umana: una fede scientifica o acquisita. (…) L’uomo
senza sosta per condannare gli errori che, sotto il falso può giungere all’assenso di fede divina con un solo
nome di scienza, si moltiplicano da ogni parte e rialzano mezzo: l’autorità della Chiesa. Senza questo mezzo,
la testa. Sì, la definizione è necessaria, perché senza di l’atto della nostra fede divina è totalmente impossibile”.
essa il magistero infallibile della Chiesa esisterebbe solo 62) PIO XII, Inter complures, 24/10/1954, I. P., La
in astratto; di fatto non esisterebbe, vista l’impossibilità Chiesa, II, 1389.
di riunire continuamente tutti i pastori della Chiesa, o 63) F. R ICOSSA , prefazione a A. V. X AVIER DA
anche di interrogarli tutti”. Intervento alla 76ª Congr. SILVEIRA, La nuova messa di Paolo VI, Ferrara, ed. pro
generale, 23-6-1870, Mansi 52, 837. Vedi anche: TH. manuscripto, pp. 4-6.
GRANDERATH, S. J., Histoire du Concile du Vatican, de- 64) In nota i domenicani di Avrillé spiegano: «Le
puis sa première annonce jusqu’à sa prorogation d’après espressioni per se e per accidens, significano qui che, nel
les documents authentiques, T 3°, 2ª p., pag. 38. primo caso, la conseguenza segue l’essenza della cosa, nel
46) È di particolare rilievo l’intervento di Mons. secondo caso, questa stessa conseguenza avviene a causa di
Freppel. Chiamato a Roma come consultore nelle com- circostanze indipendenti in sé dalla cosa (qui la circostanza
missioni preparatorie, durante il Concilio venne consa- determinante è “la cattiveria degli uomini” attuali)».
crato Vescovo. Gli anti-infallibilisti volevano introdurre, 65) Le sel de la terre, op. cit., pag. 20.
nel testo della definizione, alcune condizioni per l’infal- 66) I Cor. I, 23.
libilità del Papa (quali la consultazione dei Vescovi, la 67) Rom. VII, 7 e ss.
ricerca diligente, l’indagine sulle fonti, ecc.). Benché le 68) Le sel de la terre, op. cit., pag. 21.
condizioni di cui parla W siano ben diverse da quelle re- 69) Secondo W, solo il magistero solenne è infallibi-
clamate all’epoca, la risposta di Mons. Freppel è illumi- le, e perché vi sia magistero solenne occorrono le quat-
nante perché dimostra come non si debbano introdurre tro condizioni. Se ne manca una sola (o mezza, come
altre condizioni, altrimenti “si aprirebbe la porta ai cavil- dice), non c’è più magistero solenne né infallibilità.
li degli eretici” che metterebbero sempre in dubbio se il 70) Leone XIII, Lettera al card. Gibbons, Testem be-
Sommo Pontefice abbia giustamente e sufficientemente nevolentiæ, del 22 gennaio 1899, I. P., La Chiesa, II, 633.
osservato le condizioni richieste all’infallibilità. 81ª 71) PIO IX, Lett. ad un Vescovo della Germania, 6-
Congr. generale 2-7-1870, Mansi 52, 1038-41. 11-1876, I. P. n. 437.
47) Le sel de la terre, op. cit., pag. 21, nota 1. 72) PIO XI, Epist. ad R. P. D. Ludovicum Petit, 5-
48) P IO IX, Tuas libenter, 21/12/1863, all’Arci- XI-1924, in A.A.S., Polyglottis Vaticanis, 1924, Epistula
vescovo di Monaco, DS 2875-80, in Sodalitium n. 41, VIII, pag. 463.
L’infallibilità della Chiesa, pag. 68-69. 73) Le sel de la terre, op. cit., pag. 22.
49) “Poiché l’uomo dipende totalmente da Dio 74) H. BELMONT, L’esercizio quotidiano della Fede.
come suo creatore e Signore e la ragione creata è sotto- Pro manuscripto, pp. 12-13.
messa completamente alla Verità increata, noi siamo 75) Le sel de la terre, op. cit., pag. 22.
tenuti, quando Dio si rivela, a prestargli, con la fede, la 76) Le definizioni del Magistero solenne infatti
piena sottomissione della nostra intelligenza e della no- sono rare e non ricoprono tutto il rivelato, né tutta la
stra volontà” Conc. Vaticano, Cost. dogm. Dei Filius, dottrina cattolica.
cap. 3 De fide, 24-4-1870, DS 3008. Vedi anche quanto 77) Pio XII, Inter complures, 24/10/1954, I.P., La
detto a proposito della 4ª condizione. Chiesa, II, 1389.
50) Sodalitium n. 45, pagg. 32-38; n. 41, pagg. 67-69.
51) Le sel de la terre, op. cit., pag. 22. NUOVO INDIRIZZO ELETTRONICO
52) S. AGOSTINO, Contra epistulam manichei, 5, 6. L’e-mail di Sodalitium è cambiato nella maniera
R.J. 1581.
seguente: sodalitium@plion.it
53) Newman prima di convertirsi studiò la
Tradizione e si convertì nel vedere che i Padri erano Il vecchio indirizzo (sodalitium@crescentino.alpcom.it)
sottomessi al giudizio della Chiesa di Roma. La prima rimarrà comunque attivo ancora per qualche mese.
79

Alexis Carrel. Qualche anno fa, è stato ri-


Recensioni stampato quanto scrisse nel 1909, in forma
semplice e commovente, il poeta convertito
Adolphe Retté, pellegrino a Lourdes.
Rino Cammilleri è a tutti noto per la bella
L’importanza dell’apologetica rubrica del Giornale, intitolata Il santo del
giorno. Penso che con questa rubrica egli

S ono convinto assertore dell’importanza


dell’apologetica, a condizione che sia ben
fatta, naturalmente! Oggi è difficile, anche gi-
abbia fatto e faccia ancora un gran bene. Oltre
a ciò, ne approfitta per pubblicizzare i suoi nu-
merosi libri, ed è così che ho acquistato la sua
rando per una libreria cattolica, come ho fatto Storia dell’Inquisizione. Si tratta di un volu-
recentemente, trovare un solo buon libro di metto breve ed economico (100 pagine, 1500
questo genere considerato desueto, quando lire), alla portata di tutti i lettori e di tutte le
presenta ai lettori gli argomenti ragionevoli borse, che consiglio di regalare agli amici, spe-
che militano in favore della Fede. Non man- cialmente ai nostri studenti, che escono dalle
cano invece, anche e soprattutto nelle librerie scuole con le idee sbagliate e confuse. Il libret-
cattoliche, i libri che che fanno dell’apologeti- to di Cammilleri raddrizzerà certamente molte
ca al contrario, elencando i (falsi) argomenti storture. Lo specialista, invece, ne rimarrà un
in favore delle religioni non cattoliche o con- po’ deluso, ma il libro non è rivolto a lui. Un
trari alla religione cattolica. A questa regola altro appunto: l’autore ha scelto la via più faci-
generale sfuggono due autori conosciuti le ma anche più pericolosa dell’apologetica,
anche dal grande pubblico, Messori e non difendendo l’Inquisizione dal punto di
Cammilleri: se qualche volta troviamo qual- vista dei princìpi (difficili da far accettare
che cosa di buono, lo dobbiamo a loro, anche all’uomo moderno) ma da quello della prassi.
se non mancano gli appunti e le critiche possi- Ne esce una Inquisizione un po’ troppo edul-
bili a due convertiti che, dei convertiti, hanno, corata e ‘buonista’, che non convince del tutto
in positivo, il fervore e a volte, in negativo, né i suoi estimatori (come me) né i suoi avver-
l’essersi necessariamente, formati da sé... sari. Non perdete tempo invece (come invece
A Vittorio Messori dobbiamo la presen- ho fatto io) col romanzo di Cammilleri L’in-
tazione (e a Cammilleri la traduzione) di un quisitore. L’idea è buona: fare di un inquisitore
libro dell’abbé Laurentin. Mariologo mini- medioevale il protagonista (positivo) di un ro-
malista e progressista prima del Concilio, manzo che sia all’opposto de Il nome della
propagandista dei carismatici nel post-conci- rosa. Il risultato, però, è deludente. L’inquisi-
lio, Laurentin sa però essere, quando vuole, tore di Cammilleri non fa l’inquisitore ma “il
ottimo e serio autore, come nel caso presen- detective dell’impossibile” ( per di più la lotta
te. Nella sua prefazione, Messori illustra l’as- all’eresia non c’entra per nulla e la trama sem-
soluta serietà del libro di Laurentin: “dai bra, a tratti, una brutta copia del Signore degli
sette, fitti, impressionanti volumi di Lourdes. anelli), alla fine del libro non ha arrestato nes-
Documents authentiques, René Laurentin ha suno (è un buonista!), ha la fragile psicologia
tratto i sei (di altrettanto rigore documenta- dell’uomo moderno in perenne crisi di nervi e
rio) di Lourdes. Histoire authentique, dove i di fede... Insomma, un inquisitore così non è
dossier dell’opera precedente sono utilizzati mai esistito. Anche i dettagli sono poco curati
per un completo racconto degli eventi. Il (come fa, ad es., a dire una messa dopo man-
libro che viene qui pubblicato (e il cui titolo giato? Dove va a finire il digiuno eucaristico?
originale suona: Lourdes. Récit authentique Paolo VI non esisteva nel medioevo...).
des apparitions) è la ‘quintessenza’ delle mi- Cammilleri voleva fare un “inquisitore-crocia-
gliaia di pagine di quei tredici volumi: è il ri- to”, molto laico e poco clericale (in base al
sultato finale dello sforzo gigantesco di ricer- pregiudizio TFP dell’ “eresia bianca” che mac-
ca protratto per tanti anni, ma senza le note chia tutti gli ecclesiastici); ne è venuto fuori,
che lo accompagnano e lo giustificano, prati- come detto, un personaggio da lettino psichia-
camente parola per parola”. Un libro abbor- trico. Anche come giallo, ne vale pochi (si ca-
dabile da tutti i lettori, quindi, ma serio e ben pisce subito chi è l’assassino).
fatto, che consigliamo a tutti. Su Lourdes RENÉ LAURENTIN
non mancano anche i racconti dei pellegrini, (presentazione di Vittorio Messori),
più o meno famosi, che vi si sono recati o Lourdes, cronaca di un mistero, Mon-
aaddirittura convertiti, come il premio Nobel dadori, 1996, L. 29.000.
80

A DOLPHE R ETTÉ , Il vagabondo della


Madonna, B.E. Piemonte in bancarella, Vita dell’Istituto
Il punto, Torino, 1995, L. 8.000.
RINO CAMMILLERI, Storia dell’Inquisizione,
Newton, L. 1500.
RINO CAMMILLERI, L’inquisitore, San Paolo,

A
rgentina. Il novello sacerdote don
L. 24.000. Carlos Ercoli è ritornato nella sua
patria, l’Argentina, in un viaggio du-
Paolo VI visto da un sacerdote bresciano rato dall’1 al 17 dicembre, accompagnato (in
una parte della permanenza) da don

M ons. Luigi Villa è noto sacerdote della


diocesi di Brescia. L’amor patrio non gli
impedisce di scrivere un libro durissimo nei
Ricossa. Don Carlos ha avuto la gioia di ri-
vedere la sua famiglia dopo lunghi anni di
lontananza, e di celebrare in terra argentina
confronti del suo illustre concittadino, Gio- la sua prima messa solenne. Ricordiamo in
vanni Battista Montini, per sbarrare la strada particolare la prima messa cantata celebrata
alla sua canonizzazione. Tralasciando la vita al seminario N.S. di Guadalupe della Com-
privata di Paolo VI, Mons. Villa critica l’uo- pagnia di Gesù e di Maria a Carlos Keen
mo pubblico, “il Papa”, nella pratica della (presso Lujan), con la bellissima omelia del
virtù di fede, in otto capi d’accusa: predicazio- prete assistente, P. Andres Morello, nel
ne di una “nuova religione”, promulgazione giorno dell’Immacolata Concezione (don
di una Messa ecumenica, tolleranza e compli- Carlos ha dato anche le prime comunioni), e
cità coi demolitori della Chiesa, apertura al la messa solenne celebrata nell’antica chiesa
Mondo, al Modernismo, alla Massoneria, alla domenicana di Molinari (Cordoba) il 12 di-
Democrazia universale, al Comunismo. Il cembre (festa di N.S. di Guadalupe), ospite
libro si rivolge ai vescovi con le parole di dei Padri Espina e Jurado. Durante il viag-
Sant’Atanasio: “Fratelli, come custodi dei mi- gio don Ercoli e don Ricossa hanno incon-
steri di Dio, alzatevi ed agite, Voi che vedete trato anche altri sacerdoti argentini e nume-
sotto i vostri occhi le distruzioni che gli altri rosi fedeli, nell’intento di preparare il futuro
vanno perpetrando”. Dato lo scopo, il libro apostolato dell’Istituto in quella grande na-
sarebbe stato più efficace se lo stile desse zione, già rappresentato, a Cordoba, dalla
meno spazio all’invettiva (seppur giustificata) dott. Virginia Bonelli. Un altro desiderio sa-
e si fosse puntato di più su di un lavoro anche rebbe quello di realizzare una edizione in
tecnicamente teologico. Non condividiamo spagnolo di Sodalitium: chi se la sente di col-
poi il pensiero di don Villa (in questo vicino laborare? Infine, un vivo grazie a tutti colo-
alle posizioni della Fraternità san Pio X) sul ro che ci hanno accolto e ospitato; li ricor-
fatto che Vaticano II e nuovo messale non sa- diamo tutti nelle nostre preghiere.
rebbero, in linea di principio, coperti dall’in- Belgio. Il giorno di Santo Stefano, don
fallibilità. Rimane sempre impressionante, Geert Stuyver ha lasciato Verrua Savoia per
tuttavia, rileggere a distanza di trent’anni certi raggiungere Dendermonde (Belgio). Grazie a
discorsi di Paolo VI: il miglior liber accusatio- lui, l’Istituto Mater Boni Consilii inizia il suo
nis in Paulum VI lo ha scritto proprio lui. apostolato in un altro paese europeo, dopo
l’Italia e la Francia. Per il momento, don
SAC. LUIGI VILLA, Stuyver celebra due messe domenicali a
Paolo VI beato? Dendermonde, in attesa di poter acquistare
Ed. Civiltà, v. Galilei 121, Brescia, 1998, un locale più grande che serva da sua residen-
L. 20.000 za oltre che da luogo di culto. Sodalitium rin-
Nell’edizione francese di Sodalitium (n. 46) grazia Padre Medina, che ha assicurato la ce-
sono stati recensiti i seguenti libri editi in lingua francese: lebrazione della Santa Messa nelle Fiandre
OUVRAGE COLLECTIF, Une insurrection catholique. La Ligue dopo la morte di don Valéry Stuyver (zio di
(entre les protestants et les politiques). Clovis, 1997.
ABBÉ LOUIS COACHE, Les batailles du Combat de la Foi.
don Geert), e la signorina Germaine Velde-
Editions de Chiré, 1993. man, che dopo essere stata tanti anni al servi-
MICHEL DE LA SAINTE TRINITÉ Pour l’Eglise. Quarante ans de zio dello zio, si è messa ora a disposizione del
Contre-Réforme Catholique (1948-1988). Saint-Parres-Lès-
Vaudes 1988 nipote. Durante le vacanze di Natale si è reca-
VINCENT REYNOUARD, Réponse aux évêques “repentants” to in Belgio anche don Ercoli; su invito di
ARTHUR PREUSS, Etude sur la Franc-Maçonnerie américaine. Padre Medina, ha celebrato la S. Messa a
CLS. 1998 120 F (Questo libro è edito dal nostro C. librario).
Drogenbos (Bruxelles), e il 4 gennaio ha can-
I lettori interessati possono procurarsi l’edizione francese
scrivendo alla nostra redazione.
81

Conferenze. Il 19 dicembre scorso, don


Ricossa ha tenuto una conferenza a Ferrara
assieme all’on. Alberto Lembo (Lega nord)
sul tema: Gli stati pre-unitari e il processo di
unificazione italiano. Il libro di Israel Shahak,
Storia ebraica e giudaismo. Il peso di tre mil-
lenni, è stato presentato al pubblico da don
Nitoglia in varie località italiane. Grande par-
tecipazione di pubblico alla presentazione del
libro avvenuta a Roma, l’otto febbraio, alla
Residenza di Ripetta. Moderatore il giornali-
Don Carlos sta, storico e editore Pierangelo Maurizio;
Ercoli mentre
benedice P. hanno parlato don Curzio Nitoglia, Padre
Morello dopo Ignazio Mancini OFM, Custode emerito di
la S. Messa Terrasanta, e il Generale Ambrogio Viviani.
La relazione dello scrittore Piero Buscaroli,
assente per motivi di salute, è stata letta dalla
figlia. Era assente anche l’autore, Israel
tato la Messa Solenne, nella parrocchia di Shahak, dell’Università di Gerusalemme, che
Steffeshausen, assistito da don Schoonbroodt ha inviato un saluto ai congressisti. La riusci-
(diacono) e da don Stuyver (suddiacono). tissima manifestazione è stata organizzata
Italia. Naturalmente, il paese ove più in- dall’associazione Amici di Sodalitium di
tenso è il nostro apostolato è l’Italia. A Roma. Contiamo di pubblicare prossima-
Torino aumenta il numero dei partecipanti mente gli atti del convegno. Sempre don
alle due messe domenicali. Don Giugni ha ri- Nitoglia ha presentato lo stesso libro a Ge-
preso le celebrazioni nel Trentino e a nova il 17 dicembre, e a Legnano il 25 feb-
Milano, con risultati promettenti. A Ferrara, braio. Il 17 gennaio, a Roma, presso l’A.S.I.,
dopo aver completato l’allestimento della si è tenuta una conferenza sul tema: Il para-
cappella di via Ripagrande (dedicata a San digma evoluzionista tra scienza e fede. I rela-
Pietro Martire), si è presentata un’occasione tori sono stati il prof. Giuseppe Sermonti, or-
alla quale non abbiamo saputo resistere: l’ac- dinario di genetica all’università di Perugia e
quisto della prima chiesa dell’Istituto. Per la direttore della Rivista di Biologia, e don
verità la chiesa (dedicata a San Luigi) è una Ricossa. Sabato 21 marzo nella sala comuna-
chiesetta, e non è situata in città (benché nel le di San Pietro in Casale (Bologna), don
comune di Ferrara) ma in campagna... Ricossa ha anche parlato sul tema: Da
Tuttavia si è pensato che per il decoro delle Romolo Murri a Romano Prodi, l’avventura
sacre funzioni valesse la pena di fare questo dei cattolici progressisti. L’oratore è stato pre-
passo. La cappella, appartenuta alla famiglia sentato da Luigi Berselli, dell’associazione
Zanardi Prosperi, è stata acquistata il 30 organizzatrice (Uniti per l’alternativa)
marzo, ma per poterla restituire al culto sono Parlano di noi. L’Istituto Mater Boni
necessari degli improrogabili lavori di ristrut- Consilii fa gli auguri alle suore di Cristo Re
turazione. Nel frattempo, le funzioni prose- per i voti semplici di suor Marie-Hélene ed i
guono in via Ripagrande, a Ferrara. voti perpetui di suor Anne-Myriam. Simple let-
Esercizi Spirituali. Sono già state fissate tre (n. 108 gen-febr. 1998) fa il resoconto della
le date per gli esercizi di questa estate, che bella cerimonia segnalando la presenza a fian-
saranno predicati in francese, italiano e fiam- co del Padre fondatore, il rev. P. Vinson, di
mingo! Non vi resta che iscrivervi! Tuttavia, don Giugni dell’’Istituto Mater Boni Consilii.
vi è stata una svolta positiva: riuscire a orga- Ha avuto un grande successo la diffusio-
nizzare un turno di esercizi al di fuori del pe- ne del libro di Israel Shahak, Storia ebraica e
riodo estivo. Ci siamo riusciti con un turno giudaismo, il peso di tre millenni. Lettere di
per gli uomini predicato in francese a Verrua apprezzamento o di interesse sono state scrit-
Savoia, e terminato l’ultimo dell’anno (1997, te dal Presidente della Repubblica, Oscar
beninteso). Adesso ne progettiamo uno in Luigi Scalfaro, dal Cardinale arcivescovo di
italiano per il mese di maggio. Ce la faremo? Torino, Giovanni Saldarini, dal sen. Giulio
Fateci sapere, comunque, la Vostra disponi- Andreotti, dall’ambasciatore Sergio Roma-
bilità per simili iniziative. no; ciononostante, la grande stampa ha rifiu-
82

tato ogni recensione, anche quando dei colla- stro Centro librario. Chiesa viva (n. 292, feb-
boratori abituali ne avevano proposta la pub- braio 1998, pp. 12-15) ha anticipato per i suoi
blicazione. Del libro sono uscite delle recen- lettori l’articolo di don Nitoglia su Un grande
sioni solo su Il Paese di Lugano (30 gennaio iniziato: René Guénon. Una lunga ed elogiati-
1998, p. 2) a firma di Paolo Pittaluga e su va presentazione dell’Istituto e di Sodalitium,
Orion (n. 159, dicembre 1997, pp. 30-36) a intitolata Un ‘sodalitium’ contro il moder-
firma di Giovanni Landini e con presentazio- nismo, è apparsa su Il Conservatore (n. 8, lu-
ne di Paolo Poggi. Paolo Poggi è ritornato a glio-novembre 1997, p. 1), un periodico di Bo-
parlare di Sodalitium in un articolo anti-cri- logna (C.P. 297). La manifestazione di Trento
stiano pubblicato sempre su Orion (n. 161, per ristabilire il culto di San Simonino è stata
febbraio 1998, pp. 38-39 e 42). Don Nitoglia ricordata dallo storico Yves Chiron nel suo ul-
lo ringrazia per i complimenti sul suo corag- timo libro Enquête sur les canonisations (ed.
gio. Ma perché accusare Sodalitium di “giu- Librairie Académique Perrin, 1998). Da pag.
deo-centrismo” (credere cioè che il popolo 267 a p. 274, l’autore, nel quadro del capitolo
ebraico ha un ruolo del tutto speciale nella Le cause difficili, ripercorre le vicende del culto
storia)? Anche Poggi, a modo suo, è “giu- a San Simone e traccia una storia dell’“omici-
deo-centrista”, poiché non scrive un solo arti- dio rituale”, ricordando in nota anche l’articolo
colo senza trattare dell’argomento (un moti- di Sodalitium a cura di don Nitoglia pubblicato
vo in più per leggerlo con attenzione). Non ci a suo tempo sulla questione. Abbiamo ricevu-
risulta che Poggi scriva altrettanto spesso to due numeri della nuova rivista di Giovanni
degli esquimesi. Il problema, dunque, esiste. Perez, Carattere: agosto-novembre 1996 e mag-
E resterà sostanzialmente incomprensibile a gio 1997 (probabilmente non ne sono usciti
quanti, come Poggi, lo sanno vedere solo con altri). Nel primo di questi (a pag. 23) si fa rife-
occhi secolari e profani, dal basso, e non, rimento all’articolo di don Nitoglia Julius
come dovuto, dall’alto. Per fare ciò, però, oc- Evola, uomo tradizionale o cabalista? pubbli-
corre la fede, quella fede che, purtroppo, cato sul numero 42 di Sodalitium. Carattere
Poggi (e tanti come lui) non hanno (più). promette di ritornare su questo articolo.
Il libro di Shahak è stato anche segnalato Attendiamo pertanto di leggere le osservazioni
dall’agenzia di informazioni Dejpress (n. 3, della rivista veronese che prevediamo critiche,
febbraio 1998) di Avellino, sul quotidiano La data la linea favorevole a Mordini ed Evola
Padania (14 febbraio, lettera del sig. Ales- che traspare dagli articoli finora pubblicati.
sandro Bertotto) e, secondo quanto ci è stato La rivista torinese Inter multiplices una
riferito, sul settimanale Il Borghese con recen- vox, invece, recensisce il n. 45 di Sodalitium;
sione di Maurizio Cabona. Il libro di Em- tra gli articoli che sono meno piaciuti, quelli di
manuel Ratier, Misteri e segreti del B’nai B’rith don Nitoglia sulla questione ebraica e quelli di
è stato recensito da Marco Della Valle sulla ri- don Murro sul Magistero (a volte l’importanza
vista Heliodromos (n. 12, inverno 1998, pp. 69- di un articolo si vede più dalle critiche che dai
73) di Catania, e segnalato da Pietro Golia consensi che è capace di suscitare). L’ultima
nella sua prefazione all’opera di Luca Ferrari, Crociata (n. 7, sett. 1997, pp. 4-5) fa un reso-
Bassolino & la nuova camorra (ed. Contro- conto delle commemorazioni dei caduti tenute
corrente, Napoli). Controrivoluzione di Borgo da don Ricossa a Torino e Rovegno, di cui ab-
san Lorenzo (FI) (n. 50-53, giugno-gennaio biamo parlato nello scorso numero della rivi-
1997) riporta la notizia della conferenza di pre- sta. Rivarol (n. 2373 del 13 febbraio 1998, p. 8)
sentazione del medesimo libro, tenuta lo scor- di Parigi, in un articolo di Max P. Morf (Suisse:
so 24 maggio a Ferrara, e ne raccomanda nuo- la dérive des Eglises), menziona l’Istituto
vamente la lettura (p. 79). Ringraziamo poi Mater Boni Consilii e la rivista Sodalitium,
particolarmente il direttore di Contro- “che denuncia il complotto delle forze oscu-
rivoluzione per aver inserito, nella lista dei luo- re”. Una simpatica segnalazione di Sodalitium
ghi ove si può assistere alla Santa Messa “in da parte del prof. Giuseppe Patanè è stata
rito romano antico” (per riprendere la sua pubblicata dal bollettino svizzero Courrier du
espressione) anche quelli ufficiati dal nostro Continent (n. 397, marzo 1998, p. 7): “Sodali-
Istituto (p. 54). Faits & Documents (n. 42, 15- tium” conclude il recensore, “è una rivista gio-
28 febbraio 1998, p. 10) presenta ai lettori il n. vane, libera, coraggiosa, tradizionale, che spez-
45 dell’edizione francese di Sodalitium, defini- za molti pregiudizi. Da leggere”.
to “appassionante rivista antisionista cattoli- Lo Stato (n. 14, del 7/4/98, pp. 12-15) de-
ca”, e fa conoscere l’attività editoriale del no- dica al piccolo mondo “tradizionalista” una
83

inchiesta di Fabio Torriero (Tradizionalisti: d’altra parte, non ha censurato una sola riga
tanti gruppi, pochi adepti). Tra gli altri (anzi, del libro, neppure in quelle parti inconciliabi-
in prima fila) si segnala la rivista Sodalitium. li con la fede cattolica o contrastanti con le
Purtroppo, con delle imprecisioni che ci nostre opinioni: segno di massima correttezza
hanno costretto a scrivere una lettera per da parte nostra, ben lontana dalla doppiezza
chiarire la nostra posizione. che ipotizza il nostro recensore. Il quale, in
Parlano male di noi. Il mensile della co- seguito, descrive come “intollerante” il clima
munità israelitica romana, Shalom, torna a del convegno a Residenza di Ripetta: “senza
occuparsi di noi, nel suo n. 2/1998 a proposito l’invito, infatti, non si poteva accedere alla
dell’edizione italiana del libro di Israel sala”... Come ha potuto, allora, accedere alla
Shahak e della sua presentazione avvenuta, sala il recensore di Shalom? I lettori di
come riferito in questa stessa rubrica, l’8 feb- Shalom, dalla recensione di Hassan, non pos-
braio a Roma. Trapela, attraverso lo scritto sono certo farsi un’idea delle posizioni “di un
di Karen Hassan, un evidente imbarazzo di discutibile libro” che però “farà molto parla-
fronte alla figura del Prof. Shahak: “ebreo po- re”; li invitiamo a leggere direttamente
lacco, emigrato in Israele, ex docente di chimi- Shahak, per farsi una idea che non sia filtrata
ca all’Università di Gerusalemme” del quale dai pregiudizi di Karen Hassan.
non si può negare la “statura culturale”. L’ar- Cambiando registro, attacca l’Istituto per
ticolista, pertanto, evita di entrare nel merito la sua posizione sulla crisi attuale, un certo
delle tesi del libro (affermando solo che “col- “Geremia”, anonimo sedevacantista-lefeb-
leziona una serie di citazioni estrapolate dal vriano (!) di Trento; poiché egli non ci aveva
contesto” ammettendo implicitamente che inviato il suo opuscolo Breve manifesto del se-
non una sola di queste citazioni è falsa) per devacantismo, ce lo siamo procurati per vie
dirottare il discorso sull’editore, ovvero il traverse. Non si tratta di uno scritto serio,
Centro Librario Sodalitium, “un’organizza- come può capire chiunque ad una prima,
zione che ruota intorno alla nota rivista anche superficiale lettura. Per limitarci alla
Sodalitium di stampo lefevriano [sic] e dichia- critica della Tesi, l’anonimo non l’ha mai
ratamente antisemita [sic] (ferocemente con- letta (p. 24); non capisce quel poco che legge
trario alla politica di distensione e di apertura (dire che Giovanni Paolo II non è formal-
che Giovanni Paolo II sta attuando nei con- mente Papa e dire che non è certamente ere-
fronti degli ebrei) permettendo in tal modo tico non è una contraddizione come egli
che le proprie opinioni venissero strumentaliz- crede: cf p. 25); pensa che esista in senso pro-
zate da chi, più di Shahak e per ben più gravi prio una “Chiesa conciliare” (p. 25), mentre il
motivi, è chiaramente ostile agli ebrei. (...) Ci dramma consiste proprio nel fatto che i de-
domandiamo se [Shahak] era consapevole vianti non hanno, almeno visibilmente, lascia-
della scelta compiuta”. Come don Nitoglia ha to la Chiesa e non ne sono stati esclusi; si
fatto notare in una lettera a Shalom, le accuse picca di formazione giuridica, e poi non sa ca-
di Hassan al Prof. Shahak sono ingiuste e un pire il significato dei canoni (eresia “pubbli-
po’ ipocrite. Il manoscritto di Shahak si tro- ca” è qualche cosa di più di “esterna”, caro
vava, infatti, da lunghi anni nei cassetti di una Geremia! cf p. 26); pensa che materia e
importante casa di edizioni, La Nuova Italia, forma seconde siano inscindibili (p. 27), men-
che non osava pubblicarlo per motivi facil- tre Geremia (materia seconda) senza scienza
mente immaginabili. Gli stessi motivi per i teologica (forma accidentale) può esistere be-
quali, stampato finalmente dalla nostra picco- nissimo; scrive che non esiste il peccato solo
lissima casa editrice, i grandi quotidiani na- materiale (p. 28) quando tutti i moralisti inse-
zionali non osano recensirlo. Se Hassan tiene gnano che esso deve essere evitato anche se
tanto a che libri come quelli di Shahak non non è formalmente tale... Insomma, si tratta
siano stampati dagli “antisemiti”, perché di un autore assolutamente incapace di di-
un’editrice ebraica non ha provveduto a pub- stinguere l’atto dalla potenza (ABC della fi-
blicarlo? Quanto al Prof. Shahak, egli sapeva losofia). Per il Nostro è tutto evidente, non
perfettamente quali fossero le posizioni del c’è bisogno di dimostrare che Giovanni Paolo
nostro centro librario e, e ciononostante ha II è formalmente eretico, non cattolico ecc.
voluto affidare a noi l’edizione italiana del Neppure occorre dimostrare che Paolo VI
suo libro, piuttosto che a un’altra casa editri- era un satanista (p. 7). E il problema della
ce laica: prova della apertura mentale del- continuità e indefettibilità della Chiesa?
l’Autore. Il Centro Librario Sodalitium, Facile: essa non ha bisogno di continui suc-
84

cessori sulla Sede di Pietro, ma solo di ve sussiegoso T., “dopo uno studio lungo ed
Vescovi (p. 11), alla faccia del Vaticano I (D. approfondito di questa fondamentale questio-
1824-1825: Se qualcuno afferma che non è ne, che il testo invocato come scritto da S.
per istituzione di Cristo stesso, ovvero per di- Tommaso, non è di S. Tommaso, che non ha
ritto divino, che il B. Pietro abbia sempre dei scritto il supplemento della Somma. Ma
perpetui successori nel Primato su tutta la Guérard l’ignorava, evidentemente, lui che
Chiesa (...) sia anatema). E quali Vescovi poi pretendeva, in tutta umiltà, di volere ‘finire la
sussistono oggi, se sono tutti membri della Somma’ (sic)!”. Per dimostrare la sensaziona-
“Chiesa conciliare”? Quelli di Mons. le notizia costata a T. “uno studio lungo e ap-
Lefebvre? Quelli di Mons. Thuc? Non sa profondito”, il Nostro aggiunge in nota: “Si sa
Geremia che non fanno parte della Chiesa che S. Tommaso non aveva finito la Somma,
gerarchica, in quanto privi di missione cano- alcuni teologi hanno cercato di farlo. Queste
nica e di giurisdizione? Ci scusi Geremia per questioni supplementari sono registrate sotto
la secca stroncatura, ma lui stesso ha scritto la rubrica supplemento”. Peccato che T., spe-
che “diviene necessario reagire, affermando cie rara di sedevacantista lefebvriano (non
nel dovuto modo la verità, anche a costo di esistono solo a Trento, a quanto pare), non
ridicolizzare l’avversario” (p. 5). Prima però sappia che questi continuatori della Somma
bisogna stare attenti a non ridicolizzare se non hanno scritto una sola riga di loro pugno,
stessi... Come fanno gli amici del B.O.C., dei ma hanno preso i testi del “Supplemento” dal
quali potete leggere qui sotto... commento di San Tommaso al libro delle
Un attacco a Mons. Guérard des Lauriers. Sentenze... Per cui come tutti sanno senza
Ci è stato inviato anonimamente un estratto lunghi studi (tranne T.), il Supplemento della
del Bulletin de l’Occident Chrétien, rivista Somma è stato scritto da San Tommaso,
sulla quale scrisse, in illo tempore, anche anche se la redazione non è sua. Questo pic-
Mons. Guérard. Da tempo il B.O.C. è ostile, colo ma significativo e istruttivo episodio inse-
per motivi personali della famiglia che lo diri- gnerà a T. (e a quelli come lui) a essere più
ge, alla memoria di Mons. Guérard. Proprio umili e prudenti prima di calunniare (anche)
per questo (siamo del tutto estranei a questi per ignoranza il prossimo? Temiamo di no...
motivi personali e familiari che divisero quelli Appendice alla questione delle consacrazio-
che allora erano i due principali responsabili ni episcopali. La questione è stata trattata sul nu-
del B.O.C.) non abbiamo mai fatto eco delle mero speciale dell’edizione francese di
ripetute polemiche di questo bollettino. Sodalitium (n. 44); i lettori italiani, lo ricordiamo,
Facciamo una eccezione per l’articolo che ci è possono rendersene edotti comprando l’opusco-
stato inviato, Les querelles de l’Una cum, ou lo Le Consacrazioni episcopali nella situazione
Les effets de la subversion religieuse, a firma attuale della Chiesa, stampato dal nostro Centro
E&P T. Per illustrare agli eventuali lettori del librario. L’abbé Belmont (non) ha risposto con
B.O.C. la “serietà” delle accuse, riportiamo la le due pagine del dicembre 1997, intitolate
più risibile. Per T., “Guérard” era un “burlo- Explications conjointes au numéro 5 des Deux-
ne”, poiché pretendeva appoggiarsi sull’auto- Étendards. Egli dichiara chiuso il dibattito (“si
rità di San Tommaso citando il Supplemento noterà anche che, in questo numero, la controver-
della Somma Teologica. “sembrerebbe” scri- sia che concerne le consacrazioni episcopali non
continua più”) che era stato aperto solo per far
La chiesetta acquistata a Ferrara sapere che non si doveva contare su di lui (“Per
noi in effetti, dopo lunga riflessione, la causa è
chiara: abbiamo voluto esprimere che non si po-
teva contare su di noi per imbarcarsi in questa av-
ventura, o per approvarla in qualche maniera -
con parole o atti”). Rispettiamo la sua scelta.
Tuttavia, l’abbé Belmont non si trattiene dal ri-
badire i suoi argomenti teologici per sostenere
questa decisone, e qui non possiamo che dissen-
tire nuovamente. L’abbé Belmont argomenta ri-
cordando che la gerarchia della Chiesa è una,
anche se “essa si ordina secondo due ragioni di-
verse: l’ordine e la giurisdizione. L’unità di questi
due aspetti esiste nell’episcopato che, solo per isti-
85

tuzione divina, si pone simultaneamente nella ge- di diritto divino per esercitare il potere ordinario
rarchia di ordine e nella gerarchia di giurisdizio- di governo” (l.c., p. 43) ma che non è impossibile
ne”. Fin qui siamo d’accordo, tanto più che B. che “ci sia un vero vescovo senza giurisdizione”
non fa altro che ripetere quanto spiegava Mons. (p. 43); deve esistere pertanto necessariamente
Guérard des Lauriers in Consacrer des évêques (almeno in potenza) un episcopato con giurisdi-
(cf il nostro schema nell’opuscolo, a p. 47). Ma zione, mentre tale vescovo può esserne privo.
se la premessa è corretta, la conseguenza è del Così, per rispondere direttamente all’ultima
tutto arbitraria (lo cito e, tra parentesi quadra, lo obiezione di B., si deve dire: per assicurare
refuto): “di conseguenza, fare un vescovo è fare l’unità della gerarchia ci devono essere dei ve-
una gerarchia [distinguo: secondo la ragione scovi che uniscano al potere d’ordine il potere di
d’ordine o secondo la ragione di giurisdizione]; e giurisdizione, concedo; ma, per assicurare l’unità
se questo vescovo non è stato fatto dal Papa - solo della gerarchia è necessario che tutti i vescovi
fondamento della gerarchia cattolica [secondo la consacrati abbiano il potere di giurisdizione
ragione di giurisdizione] - è fare un’altra gerar- (sotto pena di fondare, altrimenti, un’altra “ge-
chia [se si fa una gerarchia solo secondo la ragio- rarchia”): nego (vedi il caso dei vescovi titolari).
ne di ordine, nego; anche di giurisdizione: conce- Ma B. potrebbe avanzare, e avanza di fatto,
do]. Non c’è via d’uscita [nego]”. Nella sua con- un’ultima istanza: l’episcopato, a differenza del
clusione, B. sembra negare la distinzione delle sacerdozio (“di ordine essenzialmente sacramen-
due ragioni (ordine e giurisdizione) in nome tale”) è “di ordine essenzialmente gerarchico”.
dell’unità della gerarchia, unità assicurata pro- Abbiamo già dimostrato che questa affermazio-
prio dall’episcopato. È questo il punto nel quale ne di B. è falsa: “L’essenza dell’episcopato risiede
B. erra nuovamente, non accorgendosi di passa- nel potere di ordine, altrimenti detto nella pienez-
re dall’universale (“l’unità di questi due aspetti za del sacerdozio” (P. Zapelena, cit. p. 27).
esiste nell’episcopato…” “L’episcopato è dunque D’altra parte, B. stesso, implicitamente, ammet-
il mattone elementare del quale è costruita la ge- te che non si può fare questa distinzione tra ordi-
rarchia della Chiesa”) al particolare (“fare un ve- nazioni sacerdotali e consacrazioni episcopali
scovo” “se questo vescovo non è fatto dal (quanto allo stato di necessità). Egli rammenta
Papa…”). Errore di logica che porta con sè un infatti (nota 3), che “sono detti essere chiamati da
errore di fondo! L’episcopato è una cosa, una Dio, coloro che sono chiamati dai ministri legitti-
singola consacrazione episcopale, un’altra cosa! mi della Chiesa” (Catechismo del concilio di
Il Papa, ad esempio, può deporre un singolo ve- Trento, de Ordine, § 1). Questa difficoltà vale
scovo e lasciare vacante una diocesi, non può per la vocazione sacerdotale in sé: applicata nel
sopprimere l’episcopato... Così, abbiamo visto senso che gli vuol dare B., varrebbe anche con-
con Billot che “il grado episcopale è stato scelto tro di lui, giacché non è stato chiamato al sacer-

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dozio dal suo Vescovo diocesano, ma da Mons. mesi, era stata subito battezzata dalla mamma:
Lefebvre. Ancora una volta quindi il dilemma si il gesto di fede dei suoi genitori le ha ottenuto
pone in tutto il suo rigore: o si accetta la possibi- quel sacramento indispensabile alla salvezza,
lità delle consacrazioni episcopali, o si deve pra- che applica alle anime il Sangue redentore del
ticare la “pericolosa astensione da ogni via sacra- Signore. Don Ricossa ha celebrato le esequie a
mentale”: le vie di mezzo, come quella praticata Torino, nella Cappella del Sacro Cuore, il 16
da B., sono illogiche e indifendibili. Questo in gennaio. Lo stesso giorno (16 gennaio), manca-
teoria: nella pratica, l’opportunità di tale o tal vano la madre della nostra carissima amica
altra consacrazione, o anche di tutte, rileva di Olga Bressy Sivier, alla quale siamo vicini nel
elementi contingenti che sono passibili di diverse dolore e nella preghiera, la madre del Prof.
valutazioni; lo ammettiamo tranquillamente. Coppellotti, e la signora Simone Janson.
Infine, B. si chiede: in questo dibattito “i poveri Malata da tempo, la signora Janson era una fe-
sono evangelizzati?”. Crediamo di sì, sia perché dele assidua della Cappella N.D. des Victoires
la verità è sempre benefica per le anime, sia per- (Cannes), officiata prima dal compianto abbé
ché i semplici fedeli devono sapere se assistendo Delmasure e, attualmente, dai sacerdoti
a tal messa, comunicandosi dalle mani di tal sa- dell’Istituto. Ha ricevuto da don Giugni i santi
cerdote, si santificano oppure offendono Dio. sacramenti l’8 gennaio, e don Nitoglia ne ha ce-
Non è una differenza di poco conto... lebrato le esequie a Cannes il 20 gennaio.
Battesimo. Don Thomas Cazalas ha bat- L’Istituto è vicino alla famiglia in questo mo-
tezzato a Tours, il 1 marzo, Victoria Lombart. mento doloroso, e l’assicura delle preghiere dei
Matrimoni. Il 3 gennaio, nella chiesa par- suoi membri per la defunta. Luigina Gallardo
rocchiale di Domqueur, don Thomas Cazalas era la nostra vicina di casa, qui a Verrua, non-
ha unito in matrimonio suo fratello François ché cara amica di tutti noi. Dopo mesi di soffe-
con la signorina Laure Méry de Montigny. renze ci ha lasciati il 25 gennaio. Don Ercoli
Gli sposi si erano preparati ad un passo così l’ha assistita nella malattia, e le ha amministrato
importante con la pratica degli esercizi spiri- tutti i santi sacramenti, celebrando poi per lei la
tuali di Sant’Ignazio. L’Istituto rivolge ai co- messa di suffragio, alla presenza della famiglia,
niugi Cazalas i suoi più vivi auguri e ringrazia il giorno seguente. Don Ricossa ha celebrato la
sentitamente il parroco di Domqueur, don messa di trigesima il 15 marzo a Verrua, davan-
Philippe Sulmont. Il 22 febbraio, nella chiesa ti a molti parenti e amici della defunta. Il 7 feb-
parrocchiale di Sabbioncello San Pietro braio è morto a Funo (Bologna), Umberto
(Ferrara), don Ricossa ha unito in matrimo- Benini. La nipote, Raffaella Moschetta, non gli
nio Gianfranco Fabbri (di Pontelagoscuro) e ha fatto mancare i conforti della religione, chia-
Nicoletta Pastorello (di Cocconile). Che Dio mando al capezzale del nonno un sacerdote
benedica questa nuova famiglia cristiana. dell’Istituto. A lei vanno i nostri ringraziamenti
Decessi. La vigilia di Natale, a Ferrara, è e la promessa delle nostre preghiere. I fedeli
morta Giovannina Carradori, nonna del nostro che si sono recati a Roma si ricorderanno certa-
caro amico Alessandro Ferretti: si era comuni- mente di P. Antonio Coccia, O.F.M. conv., illu-
cata e confessata da don Ricossa pochi giorni stre filosofo scolastico e professore al “Sera-
prima; don Maffei ne ha celebrato il funerale. phicum”, che ha mantenuto la fiaccola della S.
L’8 gennaio abbiamo appreso la notizia della Messa nella città eterna nelle chiese di S.
morte di suor Margherita Spagna, avvenuta lo Gerolamo della Carità e S. Maria della Luce; il
scorso 11 novembre. Suor Margherita era en- Signore lo ha richiamato a Sè il 24 febbraio; lo
trata nell’Istituto a Nichelino il 23 marzo 1987, raccomandiamo alle vostre preghiere.
e ci aveva aiutato a lungo nel seminario di Orio Ad multos annos. Segnaliamo ai lettori
Canavese. In seguito le nostre strade si erano tre anniversari di ordinazione sacerdotale:
separate, ma era rimasta in buoni termini con Padre Barbara festeggerà a Tours i 60 anni di
noi, specialmente con don Nitoglia, al quale sacerdozio, il 20 giugno; Mons. McKenna ri-
aveva affidato il compito di celebrare le 30 corderà, il 5 giugno, i 40 anni passati da quan-
messe gregoriane dopo il suo decesso. Cara do il Card. Cicognani gli impose le mani, co-
suor Margherita, le messe sono state celebrate stituendolo ministro di Cristo; don Belmont è
appena abbiamo saputo della tua morte, e spe- giunto... solo... ai 20 anni di lavori apostolici
riamo così che tu ti trovi già in Cielo. Il 13 gen- per il suo Signore. A tutti quanti auguriamo
naio, Dio ha chiamato con Sé in Paradiso la sinceramente ad multos annos, partecipando
piccola Cecilia, figlia di Alberto e Pascale alla loro gioia e alla loro preghiera. L’Istituto
Fontan. Aveva solo nove giorni. Nata di sei si è invece unito in preghiera di suffragio
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questo 27 febbraio, decimo anniversario della “non morte” di Maria SS.ma, anche se ammet-
morte di Mons. M.-L. Guérard des Lauriers; te, come sottolinea P. Roschini, il valore delle
una messa da Requiem è stata cantata a Ver- argomentazioni teologiche degli “immortalisti”
rua da don Giuseppe Murro. (tra i quali continuiamo a schierarci). Un altro
Ci hanno scritto. Com’è nostra abitudine, errore ci è stato segnalato dal sig. André Lucien
non segnaliamo le lettere elogiose, ma quelle di (di Saint-Etienne), a proposito della Déclaration
critica o di utile precisazione. Lo storico Yves de repentance letta a Drancy (cf Sodalitium, n.
Chiron, non ha apprezzato la nostra recensione 46, p. 44). Ci siamo fidati della versione data in
del suo libro su Padre Pio. Precisiamo pertanto anteprima dal quotidiano Le Monde, che è ri-
che non intendevamo dire che egli ha pubblica- sultata essere un testo che è stato rivisto prima
to una semplice ripetizione delle opere di della sua definitiva pubblicazione (cf Présent, 2 e
Pagnossin; solamente, in una rivista “tradiziona- 4/10/97; il testo autentico è stato pubblicato, ad
lista”, ci sembrava che la pubblicazione, da es., da La Documentation catholique, n. 2168,
parte delle edizioni Paoline, di un libro che ri- 19/10/07, pp. 870-872 o da La Nef, n. 77, nov.
prendeva le tesi di Pagnossin era l’‘avvenimen- 1997, pp. 23-24). Rispetto al testo che abbiamo
to’ maggiormente degno di nota. Nello scorso commentato, ci sono due differenze importanti:
numero (a pag. 36) riferivamo in forma dubitati- i firmatari (non tutti i vescovi di Francia, ma
va di come Pio XI avrebbe rifiutato, a suo solo 29 di essi, tra i quali Balland di Lione, fatto
tempo, di dichiarare S. Teresina del Bambino cardinale da Giovanni Paolo II e morto poco
Gesù Dottore della Chiesa, come gli era stato dopo) e la frase sullo “scisma primordiale” tra
proposto, in quanto una donna non può accede- ebrei e cristiani. Il termine è stato sostituito con
re a questo titolo. Un lettore italiano ci ha gen- “separazione originale”. In realtà, il significato è
tilmente precisato che il fatto è riferito dal card. sostanzialmente lo stesso (scisma e separazione
Confalonieri nella sua biografia di Pio XI, e che sono sinonimi), anche se le parole impiegate
la proposta era stata fatta da Mons. Combes. sono più sfumate. La nostra critica rimane per-
Stupisce pertanto vedere una rivista della tanto sostanzialmente immutata.
Fraternità san Pio X: Certitudes (n. 26, pp. 12-14)
acclamare la decisione di Giovanni Paolo II di Rassegna Stampa
nominare S. Teresina “Dottore(ssa) della
Chiesa”, contrariamente a tutta la tradizione ec-
clesiastica fondata sulla S. Scrittura (segnaliamo
P er poter fare una “Rassegna Stampa” in
maniera più elaborata, la pubblicheremo
d’ora innanzi in un’opuscoletto a parte che
tuttavia per il suo interesse, nello stesso n. di potrete procurarvi tramite versamento di
Certitudes, l’articolo dell’abbé de Tanoüarn, L. 5.000 (spese postali comprese) sul CCP.
Œcuménisme: un grand bond en avant dans la 35310101 specificando il motivo nella causale
transparence, alle pp. 41-47). Un lettore di e scrivendo in redazione.
Nantes, il sig. Jacques Le Goff, corregge un no- “Sodalitium” Periodico
stro errore (cf Sodalitium, n. 46, pp. 35-36): Loc. Carbignano, 36.
10020 VERRUA SAVOIA (TO)
Laurentin non è, in realtà, un partigiano della
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Per bambini di età compresa tra gli 8 (compiuti) e i 13 anni, nel castello di Raveau in Francia.
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Per gli uomini:


dal lunedì 17 agosto, ore 12, al sabato 22 agosto, ore 12. A Verrua Savoia.
Per le donne:
dal lunedì 24 agosto, ore 12, al sabato 29 agosto ore 12. A Verrua Savoia.

Telefonare o scrivere a Verrua Savoia per informazioni e prenotazioni


SS. MESSE
RESIDENZE DEI SACERDOTI DELL’ISTITUTO Maranello (MO): Villa Senni - Strada per
Fogliano - Tel. (0536) 94.12.52. S. Messa
ITALIA: Verrua Savoia (TO) Casa Madre. tutte le domeniche alle ore 11. La 3ª domeni-
Istituto Mater Boni Consilii - Località Car- ca del mese S. Messa alle ore 9.
bignano, 36. Tel. (0161) 83.93.35. Nei giorni
feriali, S. Messa alle ore 7,30. Tutte le dome- Milano: S. Messa la 4ª domenica del mese alle ore
niche S. Messa ore 18,00. Benedizione 11. Per informazioni rivolgersi a Verrua Savoia.
Eucaristica tutti i venerdì alle ore 21. Il primo
venerdì del mese, ora santa alle ore 21. Roma: Oratorio S. Gregorio VII. Via Pietro
della Valle 13/b. S. Messa la 1ª e la 3ª dome-
FRANCIA: Mouchy Raveau 58400 - La Charité nica del mese, alle ore 11.
sur Loire. Tel. (+33) 03.86.70.11.14. Perma-
nenza assicurata soltanto durante i mesi estivi. Torino: Oratorio del S. Cuore, Via Thesauro
Tours. don Thomas Cazalas: presso l’associazio- 3 D. S. Messa il primo venerdì del mese e
ne Forts dans la Foi. Cappella St Michel, 29 tutti i giovedì, alle ore 18,15 e confessioni
rue d’Amboise. S. Messa tutte le domeniche dalle ore 17,30. Tutte le domeniche, confes-
sioni dalle ore 8,30, S. Messa cantata alle ore
alle ore 10h30. Tel.: (+33) 02.47.64.14.30. o
9,00; S. Messa letta alle ore 11,15. Cate-
(+33) 02.47.39.52.73. (R. P. Barbara). chismo il sabato pomeriggio.
BELGIQUE: Dendermonde. don Geert Stuyver: Valmadrera (CO): Via Concordia, 21- Tel. (0341)
Kapel O.L.V. van Goede Raad Sint-Christia- 58.04.86. SS. Messe la lª e la 3ª domenica del
nastraat 7 - 9200. Tel.: (+32) (0) 52/21 79 28. S. mese alle ore 10, e confessioni dalle ore 9,30.
Messa tutte le domeniche alle ore 8h30 e 10h.
FRANCIA
ALTRE SS. MESSE Annecy: 11, avenue de la Mavéria. SS. Messe la
ITALIA 2ª e la 4ª domenica del mese alle ore 10 e
confessioni dalle ore 9,00. Tel. dall’Italia:
Ferrara: S. Messa tutte le domeniche. Via 0033 4.50.57.88.25.
Ripagrande 104/A, alle ore 17,30. Per infor-
mazioni rivolgersi a Verrua Savoia. Cannes: N.D. des Victoires, 4, rue Fellegara. S.
Messa la 2ª e 4ª domenica del mese alle ore 10,15.
Firenze: Via Ciuto Brandini, 30, presso la
Prof.ssa Liliana Balotta. SS. Messe la lª e la 3ª Lione: (2ème) 36, rue Comte. S. Messa la 2ª e la 4ª
domenica del mese alle ore 18,15 e confessioni domenica del mese alle ore 17, e confessioni dal-
dalle ore 17,30. le ore 16,30. Tel. dall’Italia: 0033 4.78.42.14.79.

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