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PONTIFICIO ATENEO SANT’ANSELMO

ROMA
PONTIFICIO ISTITUTO LITURGICO

Corso 95026

IL SACRAMENTO DELL’ORDINE

Don Luigi Ginami

Roma, 2° semestre 1996-1997


Il Sacramento dell’Ordine – PREMESSE 1

PREMESSE

1. LO SFONDO CULTURALE DEL DIBATTITO

1.1 LA CRISI DEL PERIODO POSTCONCILIARE


Il nuovo rito delle Ordinazioni è stato uno dei primi frutti della riforma, per
questo si presenta senza veri e propri praenotanda. Tutto ci viene rivelato dalla
Costituzione Apostolica Pontificalis Romani con la quale Paolo VI promulga il rito
delle Ordinazioni nel 1964.
Il nuovo rito appare proprio nel contesto di una crisi.
A) FENOMENI NEGATIVI CHE CONTRADDISTINGUONO LA CRISI:

· La crisi delle vocazioni: in pochissimi anni in tutto il mondo e


soprattutto in Europa i Seminari si svuotano. I Seminari
minori sembrano scomparire per sempre.
· La fuga dei preti: nello stesso tempo molti preti rimettono il
mandato nelle mani del Vescovo (1968).
A) FENOMENI POSITIVI:

Il nuovo rito si sviluppa non in un periodo di sicurezza, ma di crisi.


· In questo periodo diminuisce la prevalenza culturale del
presbitero, visto come uomo del sacro, lasciando però nuove
prospettive: il servizio del presbitero a servizio di una
Chiesa. L’espressione “uomo del sacro” lascia intendere uno
al di fuori del mondo, o al di sopra. La PO 3 afferma che il
sacerdote è messo a parte, ma non è separato. Non è più
quindi il padrone della Chiesa, ma colui che si pone al
servizio nel nome di Cristo. non è quindi una perdita del
sacro, ma di una scomparsa di una casta.
· In questa crisi diminuisce la figura del sacerdote direttamente
legata alla comunità dei credenti; diventa dominante la figura
del ministro come primo responsabile della evangelizzazione
per tutti gli uomini. Da quando la parrocchia è diventata
Il Sacramento dell’Ordine – PREMESSE 2

terra di missione, il prete è più evangelizzatore che


catecheta.
· Non è più prevalente la figura del prete unico ministro della
Chiesa. Il prete è promotore dei diversi ministeri ed è
compito suo armonizzare i vari ministeri tra di loro. È la
Chiesa il soggetto dell’evangelizzazione, la Chiesa
strutturata in diversi ministeri, complementari alla figura del
sacerdote. Da questa crisi la figura del sacerdote nella
Chiesa è ricollocata all’interno di diversi ministeri ed ha il
compito di armonizzare questi diversi ministeri.
· Alla persistente figura del sacerdote caratterizzata da una certa
autonomia, si affaccia la figura di un sacerdote membro di un
presbiterio a cui il sacerdote fa riferimento non occasionale,
formale, esteriore, ma normale, normativo, qualificante a livello
di elaborazione pastorale. Quindi c’è un superamento di uno
stile individualistico. L’idea del presbiterio lega al Vescovo. Il
presbiterio è il centro dell’unità della Chiesa, e ciò per ordine
sacramentale.

1.2 IL NUOVO RITO DELL’ORDINAZIONE NASCE AL CENTRO DI QUESTO

DIBATTITO

In mezzo a questa crisi nasce il nuovo rito, per cui risentirà della suddetta
crisi. I riti risultano snelliti e semplificati dalle aggiunte avute nel corso dei secoli,
riti che avevano tolto eloquenza al rito centrale dell’imposizione delle mani,
relegato a un ruolo secondario. Rivedendo i gesti furono riviste anche le formule,
ad esempio la formula di preghiera dell’ordinazione episcopale viene sostituita con
quella della Tradizione Apostolica di Ippolito del secolo III.

1.3 I NUOVI MODELLI EMERGENTI DA QUESTO CONTESTO


· Abbiamo il superamento di una concezione di potere legata all’ordine
sacro. Il prete veniva visto come leader, come detentore di un
potere sacrale; ciò creava delle fratture interne. Il Vaticano II vede il
prete servo, cerca di fugare l’idea di un ministero ordinato potente.
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· L’ordine sacro non è ricerca di potere ma di servizio. Abbiamo come


modelli Benjamin, vescovo delle Filippine, ordinato nel 1992 e ucciso il
4 febbraio 1997; P. Guy, morto in Ruwanda il 2 febbraio 1997.

1.4 CONCLUSIONE: NUOVI TRATTI DEL MINISTERO ORDINATO


a) Il missionario. Il primato dell’evangelizzazione vuole oggi il
presbitero missionario. Il missionario è fondatore di
comunità, quindi ha un’impronta cristologica. Il ministro
sacro riceverà slancio dalla sottolineatura cristologica.
b) Il pastore. Questa figura è carica di riferimenti patristici. Oggi
si colloca all’interno di una prospettiva ecclesiologica, è il
servo del gregge.
c) Il sacerdote. Il prete è colui che è destinato alle cose sacre non
come detentore ma come ponte tra Dio e gli uomini
(pontefice). Il sacerdote non può sostituirsi a Dio ma è
legame con Dio. Agisce in persona Christi.
d) L’uomo di preghiera. È l’immagine più fresca che può emergere
dallo sfondo culturale che abbiamo accennato: uomo imbevuto
di Dio che si dona agli uomini.

2. PROSPETTIVE ECCLESIALI

2.1 QUESTIONE VOCAZIONALE FONDAMENTALE

2.1.1 La folla
La folla segue sempre Gesù (Mc 3,9). La folla lo segue perfino dove Gesù
si rifugia da solo. La folla è simile a un gregge senza guida (Mc 9,36); ha
però intuizione e fiuta in Gesù una guida, per cui grandi schiere si
radunano attorno a Lui (Lc 9,58). Da questa folla alcune persone vengono
a contatto con il Signore, sono persone guarite con dei miracoli di Gesù,
tranne alcune eccezioni, è la folla che porta gli ammalati a Gesù, o chiama
Gesù a venire dagli ammalati. Il Signore non rifiuta questo movimento di
Il Sacramento dell’Ordine – PREMESSE 4

avvicinamento, non rifiuta che gli uomini si facciano incontro a Lui. A tutti
si rivela come Salvatore, incoraggiatore. Si rivela come colui che è la vera
luce del mondo.

2.1.2 Alcune persone della folla.


Gesù, ridata loro la salute, congeda la gente e la fa ritornare in mezzo alla
folla; ma li ricolloca come uomini nuovi e cambiati, non c’è quasi nessuna
guarigione del Signore che non si concluda con “va…”:
il paralitico: prendi il tuo lettuccio e va a casa (Mc 2,11); l’emorroissa: va
in pace (Mc 5,34); la cananea: va, il demonio è uscito da tua figlia (Mt
7,29); la peccatrice: Lc 7,50; il cieco di Betzaida: Mc 8,26; l’adultera: Gv
8,11; il Centurione di Cafarnao: Mt 8,13; il decimo lebbroso: Lc 17,19.
Alcune volte il Signore rimette al suo posto la persona espressamente nel
suo ambiente di vita normale: la figlia di Giairo: dategli da mangiare (Mc
15,33); Vedova di Naim: Lc 7,15; Lazzaro: (scioglietegli le bende (Gv
11,44).

2.1.3 Il caso singolare dell’indemoniato di Gerasa.


La caratteristica della scena è che questo uomo prega il Signore: permettimi
di seguirti. Ma Gesù non glielo permette: lo rimanda ad annunziare (Mc
5,19 e Lc 8,38-39. È una consolazione, un piccolo incarico apostolico
legato solo alla sua persona per niente simile all’incarico affidato agli
Apostoli. Quasi che Gesù non volesse avere nessuno nel suo seguito di
quelli che ha guarito; richiederà una fede libera.

2.1.4 Conclusione.
La tipologia della folla ci mostra un movimento circolare. Il punto di
partenza è la storia, la realtà in cui si vive, si muovono per incontrare il Signore; il
Signore li rimanda di nuovo alla realtà. Vicino alla tipologia del popolo vi è un’altra
tipologia: quella del gruppo degli apostoli. Di quelli che il Signore sceglie, che
vivano con lui; non si sente di dire che si siano accalcati intorno al Signore, non
sembra che siano andati a cercarlo. I primi due lo seguono su indicazione del
Battista, gli altri se li va a cercare Lui. Molte volte essi aderiscono alla Parola non
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di fronte a un “va”, ma di fronte a un “seguimi” (Mt 8,21), altre volte all’ultimo


momento declinano (Mt 19,26).
Quindi non è il soggetto che va a cercare Gesù. Il sacramento dell’Ordine
lo si capisce alla luce di Gv 15,16: non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi;
non dunque un desiderio umano ma divino, cioè ciò che Dio vuole da questo
uomo. Anche qui c’è un movimento circolare: il punto di partenza è l’iniziativa
divina da cui si parte per incontrare l’uomo per poi ritornare a Dio.

2.2 QUESTIONE ECCLESIALE FONDAMENTALE

Nella costruzione di una corretta questione ecclesiale dobbiamo


necessariamente ricorrere ai sacramenti: Eucaristia, Battesimo/Confermazione,
Ordine.

2.2.1 EUCARISTIA
a) La celebrazione dei sacramenti e il loro riferimento all’Eucaristia.
Tutti i Sacramenti vengono amministrati secondo il vaticano II
all’interno del Sacramento dell’Eucaristia. Tuttavia tutti i
sacramenti possono essere amministrati fuori l’Eucaristia, tranne
l’Ordine. Dunque il Sacramento dell’Ordine fa parte integrante
dell’Eucaristia e non può essere staccato. Il ministero ordinato non
può prescindere dall’Eucaristia.
b) L’Ordine sacro e l’Eucaristia. Vescovo, Presbitero e, in misura diversa,
il Diacono dicono il loro ministero nell’Eucaristia. Nella
celebrazione il sacerdote agisce in persona Christi, eminentemente
nell’Eucaristia. L’Ordine abilita dunque ad un particolare servizio
dell’Eucaristia; in questo il sacerdote è indispensabile. Essendo
l’Eucaristia fonte e culmine della vita della Chiesa, senza Eucaristia
non c’è Chiesa; allora il sacerdote, poiché legato all’Eucaristia,
gioca un ruolo particolare nell’ecclesiologia.

2.2.2 BATTESIMO E CONFERMAZIONE


Il Sacramento dell’Ordine – PREMESSE 6

Il fare della propria vita un’offerta gradita a Dio, il compito profetico e


regale costituiscono la grazia che ci conferisce il Battesimo.
a) Diritto e dovere del Battesimo. Il battesimo e la Cresima sono le
condizioni indispensabili per accedere all’Eucaristia. È un diritto
per il battezzato accedere all’Eucaristia. Non possiamo negare la
comunione a un battezzato! L’Eucaristia è anche un dovere. La
volontaria assenza alla Messa domenicale è peccato grave perché il
cristiano viene meno a un suo dovere – diritto fondamentale.
b) La ministerialità del battezzato. Vaticano II rileva altri diritti legati al
Battesimo: i ministeri istituiti (lettorato e accolitato) che non sono
gradini in preparazione all’Ordine. Non sono al servizio del
sacerdozio ma dell’Eucaristia e della Chiesa. I ministeri sono legati
al battesimo e alla Cresima. I ministeri dipendono dal Vescovo in
quanto è lui che li istituisce secondo il criterio delle necessità della
Chiesa particolare; il vescovo non da un Sacramento ma abilita. In
questo caso la persona agisce in persona ecclesiae.
c) Rapporto del battesimo e della Cresima con la ministerialità della
Chiesa. Nella Chiesa antica Battesimo e Cresima venivano amministrati
insieme. Oggi ciò è stato separato e addirittura nel mezzo abbiamo
messo l’Eucaristia. È molto chiaro il valore portante del Battesimo
all’interno dell’iniziazione cristiana. A questo valore si riferisce la
Cresima che è un completamento di carattere pneumatologico con un
forte riferimento alla Pentecoste. Una nuova prospettiva assume allora il
valore della Cresima che è un Sacramento della maturità del cristiano. È
la base da cui può partire il discorso sui ministeri istituiti: per essere
istituiti ministri è condizione indispensabile essere cresimati. Quindi i
ministeri non possono essere capiti senza la Cresima. La prospettiva
ecclesiale esige una ministerialità , è istituzione ministeriale.

2.2.3 ORDINE SACRO


La presenza di Cristo, i sacerdoti la realizzano nei gesti propriamente
sacerdotali: annuncio della Parola, Eucaristia, Sacramenti. Nel sacrificio
Il Sacramento dell’Ordine – PREMESSE 7

eucaristico poi agisce intensamente in persona Christi, dove il sacerdote è


anche “vittima”.
a) Chiarificazione delle figure. Il vaticano II ha chiarito il
ministero dei Vescovi, dei Presbiteri e dei Diaconi. Sia nelle
relazioni interne ed esterne la figura più chiara è quella del
Vescovo, legata al ministero apostolico.
b) Rapporto interno al Sacramento nei tre gradi dell’Ordine.
Molto chiara è la figura del Diacono, legata al ministero
del vescovo. La figura del sacerdote deve ancora essere
chiarificata; se è chiaro che è legata al Vescovo, non è
chiaro in che cosa si differenzia dal Vescovo.
c) Rapporto dell’Ordine Sacro, nei suoi tre gradi, alla
ministerialità della Chiesa. La figura del Vescovo è chiara:
pienezza del sacerdozio, presiede l’Eucaristia, armonizza i
ministeri. Il presbiterato in questo rapporto è anch’esso chiaro:
è colui che aiuta il Vescovo, è insignito del carattere sacerdotale
che lo abilita alla presidenza in rappresentanza del Vescovo. Il
diaconato, in questo rapporto, è poco chiaro: ha un valore
ministeriale ma non ha un valore sacerdotale, quindi non è
necessariamente finalizzato al presbiterato ma ha una sua
autonomia. A volte diventa un gradino per arrivare al
sacerdozio. La prospettiva ecclesiale esige una ministerialità da
giocare sul termine “ordinare” per la sacramentalità del
Sacramento dell’Ordine.
Il Sacramento dell’Ordine – PARTE PRIMA: EXCURSUS STORICO 8

PARTE PRIMA: EXCURSUS STORICO

1. FONDAMENTI BIBLICI

Nell’ingresso in un ordine si producono due elementi: imposizione delle


mani e orazione, che esprime il significato. L’imposizione delle mani ha
diversi significati:
· Nell’Antico Testamento era gesto di benedizione: i patriarchi
impongono le mani ai figli per dare loro la benedizione (Gn 48, 14);
i sacerdoti imponevano le mani al popolo per benedirlo. Era gesto di
identificazione: prima del sacrificio i sacerdoti imponevano le mani
sopra la vittima per significare l’identità tra offerente e vittima. Era
gesto di comunicazione di un incarico: Num 27, 18-20: Mosé
impone le mani a Giosué. In Dt 34, 5 leggiamo che Giosué era
pieno di spirito di sapienza perché Mosé gli aveva imposto le mani e
a causa di ciò i gli Israeliti gli obbedivano. E’ la trasmissione di una
funzione il potere di realizzarla attraverso lo spirito di Dio.
· Nel Nuovo testamento Cristo impone le mani a tre categorie di persone:
agli infermi come segno di salvezza (Mt 9, 18; Mc 6, 5; Lc 13, 13;
Mc 16, 18); sopra i bambini come segno di benedizione (Mc 10,
16); sopra i discepoli prima di salire al cielo (Lc 24, 50-51).
· Nel giudaismo l’imposizione delle mani aveva il valore di un incarico. I
rabbini contemporanei a Cristo erano “ordinati” attraverso
l’imposizione delle mani. Poi ciò sparisce per lasciar posto a una
proclamazione.
· Nella Chiesa apostolica il gesto di imporre le mani si usò per
comunicare un ministero. At 6, 6 e 1 Tim 4, 14: non dividere il carisma
perché è dato attraverso l’imposizione delle mani dal collegio degli
apostoli. L’effetto è il conferimento di un carisma stabile, definito come
spirito di amore e di sapienza. Il dono dello Spirito Santo abilita a
compiere l’incarico. Il testo di 1 Tim è preso da Trento per giustificare
l’istituzione dell’ordinazione (DS 1776).
Il Sacramento dell’Ordine – PARTE PRIMA: EXCURSUS STORICO 8

2. DAL TEMPO APOSTOLICO AL TEMPO DEI MARTIRI

Nell’epoca dei Padri molti testi parlano dell’imposizione delle mani:


Didachè, Clemente Romano, Ignazio di Antiochia, Pastore d’Erma.
La concezione è comune: il vescovo è al centro della comunità e del
culto. I presbiteri e i diaconi collaborano con il vescovo. Troviamo
una prospettiva eucaristica: il sacerdozio è per l’eucaristia. Il
vescovo ha una funzione profetica, missionaria, pastorale e si dedica
al servizio della Parola.

3. TESTI LITURGICI DAL III AL VI SECOLO

Aumento della coscienza della condizione sacerdotale, delle funzioni


ecclesiali di presidenza. In un ambiente si spirito di comunione la
salvezza è vista in dimensione verticale, spirituale; il vescovo è visto
come pontefice e come uomo spirituale. I ministri della Chiesa si
sentono responsabili dell’unità della Chiesa e di tutti gli uomini.
Questa Chiesa vede la presenza di ministri ordinati e di ministeri
istituiti. Il vescovo è sacerdote, successore degli apostoli (cfr.
Eucologia di Serapione). Il vescovo è eletto dal popolo e ordinato
da un altro vescovo. I presbiteri sono un secondo ordine (secunda
dignitas). Il diacono è servitore immediato del vescovo. Il ministero
di presidenza nella Chiesa appare come carisma trasmesso con un
atto liturgico. L’ordinazione si situa esclusivamente all’interno di
una concreta comunità locale: l’ordinato è per la Chiesa e nella
Chiesa locale.
Ippolito parla di lettori, vedove, vergini, suddiaconi: nella Chiesa di
questi secoli troviamo diversi ministeri. In ambiente siro-orientale
c’è, in questo periodo, una forte partecipazione della donna (le
diaconesse).
Nel periodo costantiniano troviamo tre cambiamenti: fino al 313
non si può essere cristiani; 313-380 si può essere cristiani; dopo il
380 si deve essere cristiani. Influenze negative: a partire dal 380 far
Il Sacramento dell’Ordine – PARTE PRIMA: EXCURSUS STORICO 8

parte del clero


Il Sacramento dell’Ordine – PARTE PRIMA: EXCURSUS STORICO 11

significa stare in un ordine privilegiato, avere potere. Per questo le


ordinazioni sono come tappe di una carriera ecclesiastica.

4. SECOLO X

Il PRG è introdotto a Roma nel 1050. Rielaborato da G. Durando si


converte in OR XXXIV. Il PRG esagera il simbolismo; la dignità si esprime
attraverso le vesti liturgiche; il vescovo è visto come un feudatario (cfr.
gesti di obbedienza al vescovo da parte del sacerdozio). Tutti questi simboli
danno all’ordinazione un carattere di dramma sacro.

5. LA RIFORMA E TRENTO

Lutero oppone a una visione sacerdotale e sacrificale del ministero una


visione di testimonianza. La Riforma rivendica le funzioni pastorali del
sacerdozio. Negando l’aspetto sacrificale dell’eucaristia la Riforma nega il
sacerdozio: l’ordinazione si converte in abilitazione data al ministro. Trento
risponderà attraverso la dottrina del Sacramento dell’ordine.

6. LA PREPARAZIONE E IL CONCILIO VATICANO II

· Il Sacramento dell’Ordine si costruisce sulla riscoperta della cristologia:


LG 21.27.28; PO 2.3.5.6.
· Il Vaticano II ci dice che il ministero è collocato all’interno di una
comunità sacerdotale (dimensione ecclesiale).
· Il ministero sacerdotale appare caratterizzato da un aspetto apostolico e
pastorale.
· È importante l’aspetto comunionale dell’Ordine sacro (Cf. LG e PO).
· Da qui nascono i nuovi riti di Ordinazione (LG 18.19), sono anche una
riscoperta delle antiche forme liturgiche quali la Tradizione
Apostolica e il Veronense.
· Lo schema liturgico diventa logico e semplice, togliendo ogni
sovrastruttura formatasi lungo i secoli.
Il Sacramento dell’Ordine – PARTE PRIMA: EXCURSUS STORICO 12

· La terminologia (LG 28.29) è segnata da una sensibilità teologica


nuova.
Il Sacramento dell’Ordine – PARTE SECONDA: TEOLOGIA LITURGICA 13

PARTE SECONDA: TEOLOGIA LITURGICA DELL’ORDINE

1. LA TRADITIO APOSTOLICA

PREMESSE

a) Notizie biografiche di Ippolito.


Ippolito è Vescovo, teologo, scrittore. Eusebio di Cesarea parla di Ippolito;
le notizie partono dal IV secolo; nel libro di Eusebio “Storia ecclesiastica” Ippolito
è annoverato fra gli uomini più colti di Gerusalemme.
Nel Liber pontificalis è detto che Ippolito è deportato in Sardegna dal 230
al 235 con papa Ponziano, dove entrambi muoiono. È probabile che Ponziano
abbia aderito al Novazianismo. La tradizione ci dice che Ippolito tornato
all’ortodossia muore martire.
La statua del 1551 venne riportata alla luce presso il cimitero di Ippolito,
probabilmente è del secolo III: rappresenta un magister perché raffigura un uomo
colto seduto sulla sedia. Ai lati della sedia vi è incisa tutta la successione del ciclo
pasquale e vi è un elenco di opere che sono quelle di Ippolito.

b) Le opere di Ippolito.
Trattato sull’anticristo (opera più antica) è dell’inizio del III secolo; si
leggono gli scritti della Bibbia inerenti l’anticristo in relazione ad una persecuzione
di Settimo Severo.
Il Libro di Daniele: vi è una visione esasperata dell’Impero romano e
l’Imperatore Augusto è visto come ispirato dal demonio.
Il trattato contro l’eresia di Noceto, è forse la parte finale di un altro lavoro
più vasto (Sintagma, opera con tutte le eresie): Ippolito difende la Trinità contro il
patri-passionismo.
Filosofumena, è una grande opera di 10 volumi che illustrano le diverse
eresie confrontate tra loro. Nel IX libro Ippolito diventa cattivo nei confronti di
Il Sacramento dell’Ordine – PARTE SECONDA: TEOLOGIA LITURGICA 14

papa Callisto definito come schiavo di Carpofero che si fa cristiano, e Callisto


diventa un banchiere disonesto, in seguito alla sua deportazione in Sardegna da
dove riesce a tornare, viene eletto Papa e allontana Ippolito.

c) La Tradizione Apostolica
Fino a 50 anni fa della Tradizione Apostolica si conosceva solo il titolo che
era scritto nella sedia della statua, il testo era perduto. Il testo greco è perduto, ma
abbiamo delle traduzioni: nella costituzione della Chiesa egiziana conservata nel
Sinodo Alessandrino (traduzione parziale) e in un manoscritto latino della
Biblioteca capitolare di Verona.
Ci sono anche tre adattamenti: nell’VIII libro delle Costituzioni
Apostoliche, il Testamento di Nostro Signore, i Canoni di Ippolito.
Con questo materiale padre Botte ha tentato di ricostruire il testo
originale; adesso abbiamo un documento importante, il più antico dopo la Didaché,
scritto dopo il 215. Troviamo spunti teologici in merito alla gerarchia ecclesiale,
distingue tra ordinazione e istituzione. L’ordinazione è riservata al clero attraverso
l’imposizione delle mani (cleroitonia); l’istituzione è il riconoscimento di uno stato
di fatto o di un compito preciso (catastasis).

1. L’ORDINAZIONE EPISCOPALE

È la più antica preghiera di ordinazione episcopale


Il Sacramento dell’Ordine – PARTE SECONDA: TEOLOGIA LITURGICA 15

TESTO IN FOTOCOPIA

TRADUZIONE ITALIANA:
1. INVOCAZIONE
Dio e Padre nostro Signore Gesù Cristo, Padre delle misericordie, Dio di ogni
consolazione, che abiti nell'alto dei cieli e guardi ciò che è umile, che conosci tutte
le cose prima ancora che esistano,

2. ANAMNESIS
tu che hai dato le leggi alla Chiesa per mezzo della parola della tua grazia, che fin
dal principio hai predestinato la razza dei giusti discendenti da Abramo e hai
istituito capi e sacerdoti e provveduto a che il tuo culto non mancasse mai ai
ministri, che sin dall'inizio dei tempi ti sei compiaciuto di essere glorificato da
coloro che hai scelto:

3. EPICLESI
effondi ora la potenza - che solo da Te può venire - dello Spirito sovrano che tu hai
dato al tuo diletto figlio Gesù Cristo e questi ai santi apostoli, i quali fondarono in
ogni luogo la Chiesa come tuo santuario, a gloria e lode eterna del tuo nome.

4. INTERCESSIONE
Concedi, Padre che conosci i cuori, a questo servo che hai scelto per l'episcopato,
di pascolare il tuo santo gregge, di esercitare, in maniera irreprensibile e in tuo
onore, la massima dignità sacerdotale stando al tuo servizio giorno e notte, di
rendere il tuo volto incessantemente propizio, di offrirti i doni della tua santa
Chiesa, di avere, in virtù dello Spirito del sommo sacerdozio, il potere di rimettere
i peccati secondo il tuo comando, di distribuire i compiti secondo la tua volontà e
di sciogliere ogni legame in virtù del potere che hai dato agli apostoli di esserti
accetto per la mansuetudine del tuo spirito e la purezza del suo cuore, di offrirti il
profumo della soavità,

5. DOSSOLOGIA
per mezzo di Gesù Cristo tuo figlio, per il quale hai gloria, potenza e onore, Padre
e Figlio con lo Spirito Santo, ora e nei secoli dei secoli. Amen.
Il Sacramento dell’Ordine – PARTE SECONDA: TEOLOGIA LITURGICA 16

1.1 INVOCAZIONE

Non ci sono particolari riferimenti liturgici e teologici perché è un mosaico


di citazioni bibliche. È una pura preghiera di liturgia romana, ci si rivolge al padre,
Dio e padrone e innanzitutto padre del Signore nostro Gesù Cristo. Signore è il
titolo del Risorto, quindi abbiamo una dimensione pasquale. Gesù richiama alla
storia. Cristo vuol dire unto e nell’ordinazione episcopale c’è una unzione, Cristo è
l’unto del Padre.

Padre delle misericordie e Dio di ogni consolazione: a) 2 Cor 1,3. Si sta per
ordinare un vescovo e la preghiera ci fa vedere un Dio di consolazione, quasi a
legare tale ministero alla consolazione; l’inno di 2 Cor è cantico di lode e di
ringraziamento e in questo senso va letto il contesto della preghiera. La formula
sia benedetto Dio di 2Cor 1,3 è di origine giudaica e ricorre anche nei salmi
(41,14). Paolo aggiunge Padre del Signore nostro Gesù Cristo; questo Padre è
Dio di ogni consolazione quindi va letto anche in chiave di misericordia.

b)
… che abiti nell’alto dei cieli e guardi ciò che è umile: Sal 113 (112,5-6.
Da una parte Dio è grande, dall’altra l’uomo è piccolo, sembra che ci sia una
distanza tra Dio e l’uomo e necessita un pontefice che lega tale distanza e Dio per
primo colma la distanza; è lui infatti che guarda verso l’uomo, lui prende
l’iniziativa. Il salmo è molto bello e ci dice qual è l’attività di Dio nei confronti
dell’uomo. Il vescovo è un uomo che è innalzato da Dio. Il salmo fa parte
dell’Hallel (dimensione pasquale) e contiene anch’esso la formula sia benedetto il
nome del Signore che lo lega a 2 Cor; la citazione del salmo all’inizio dell’orazione
ci fa leggere tutto il salmo all’interno dell’orazione.

c)
… che conosci tutte le cose prima ancora che esistano: Dan 13,42. È il
capitolo che riguarda Susanna condannata dal popolo; il v. 42 è il cuore del
capitolo: Susanna sta per essere uccisa ingiustamente e si rivolge a Dio, è in una
situazione di profondo disagio, è abbattuta fino a terra. Nel v. 44 il Signore ascolta
la sua voce. Ci si avvia all’epiclesi dell’orazione e tale citazione ci prepara
all’azione dello Spirito.

1.1 ANAMNESI
Il Sacramento dell’Ordine – PARTE SECONDA: TEOLOGIA LITURGICA 17

d)
Per verbum gratiae tuae: At 14,3; At 20,32. Il Signore rende
testimonianza alla predicazione concedendo dei prodigi. Atti descrive una
situazione pericolosa per gli Apostoli. Colui che viene ordinato vescovo è destinato
ad una missione non semplice e a volte pericolosa, la preghiera sembra ricordare
che non bisogna preoccuparsene eccessivamente, il Signore stesso proteggerà il
suo ministro nell’annuncio del Vangelo. Atti 20,17-38 ci dive vegliate su voi stessi
e su tutto il gregge in mezzo al quale lo Spirito santo vi ha posto come vescovi a
pascere il gregge di Dio (20,27). Il vescovo è scelto dallo Spirito santo, è
destinato a pascere la Chiesa (la protegge e la governa come un pastore). Io vi
affido al Signore e alla parola della sua grazia che ha il potere di edificare… (At
20,32): troviamo una grande fiducia nella parola del Signore.

Per verbum gratiae tuae: (1). Dio ha dato al suo popolo norme di vita,
attraverso le parole di grazia. Attraverso il potere della Parola si produce un effetto
di grazia. Il Signore sostiene la predicazione con prodigi e assiste i suoi ministri.

Genus iustorum Abraham: (2). Si intende dire che la Chiesa continua la sua
missione attraverso persone scelte. La vocazione episcopale non è una scelta
personale, il candidato viene scelto anche contro la sua volontà. Riguarda la Chiesa
come popolo costituito dalla predicazione apostolica (i discendenti di Abramo), i
capi di tale discendenza sono i vescovi.

1.2 EPICLESI

e)
Centro dell’Epiclesi è nunc effunde eam virtutem: Sal 50,14; At 10,38;
Il Sacramento dell’Ordine – PARTE SECONDA: TEOLOGIA LITURGICA 18

Lc 1,35; Lc 24,49. Il vescovo insegna agli erranti le vie del Signore ed è ministro di
misericordia (Sal 50,14). Abbiamo un accenno anche in At 10,38: Pietro è
dibattuto se predicare ai Giudei o a tutti (At 10,34-43); Pietro incontra Cornelio e
si decide di andare verso i pagani; per il vescovo non ci deve essere distinzione di
persone, egli deve andare incontro a tutti. Dio consacrò in Spirito santo e potenza
Gesù… (At 10,38). Gesù può beneficare e sanare tutti quelli che sono sotto il
potere di Satana.
Un altro riferimento è Lc 1,35: lo spirito che consacra gli Apostoli e i
vescovi ha consacrato Maria che ha concepito Gesù. Il vescovo sotto l’influsso
dello Spirito per mezzo dei sacramenti comunica Gesù agli uomini.
E ancora Lc 24,49: la missione apostolica non è possibile se non c’è una
potenza che discende dall’alto, l’episcopato non è questione umana ma dono di
Dio.

Nunc effunde eam virtutem: (1). È il centro della preghiera (è la validità,


unitamente all’imposizione delle mani). Protagonista è lo Spirito Santo; l’epiclesi è
la logica conclusione dell’anamnesi. Lo Spirito invocato è lo Spiritus Principalis,
spirito obbedienziale (ebraico), Spirito risoluto e forte (greco e latino), lo Spirito è
la forza dell’eletto.

Spiritus quem…: (2). Contiene elementi di epiclesi. Viene invocato Dio


perché effonda lo Spirito sulla persona consacrata, Dio che provvede alla Chiesa
elargendo lo Spirito; sarà poi lo Spirito a governare la Chiesa.

Singula loca…: (3). Lo Spirito che Dio diede a suo figlio e questi ai suoi
apostoli investe la Chiesa; questo Spirito costituisce la Chiesa nei diversi luoghi.
Rapporto intrinseco tra gli Apostoli e i vescovi; sembra dunque già conosciuta la
dottrina della successione apostolica. L’idea non è quella di una trasmissione
generazionale, ma lo stesso Spirito discende sul successore.
1.3 INTERCESSIONE (conseguenza dell’Epiclesi)

Da cordis cognitor pater: f) At 1,24. Si parla della successione di Giuda, si


deve ristabilire la collegialità, il candidato deve essere stato insieme a Gesù e
Il Sacramento dell’Ordine – PARTE SECONDA: TEOLOGIA LITURGICA 19

testimone della Risurrezione.. per la scelta pregano mostraci quello che hai
designato, tirano le sorti e la scelta cade su Mattia.

g)
Quem elegisti: At 1,24 (Mattia) e 1 Tm 3,1. In 1 Tm troviamo la carta
d’identità del Vescovo.

Pascere gregem sanctam tuam: h) Sal 23,2. È il Signore che pasce la Chiesa
servendosi dei vescovi.

Et primatum sacerdotii…: i) Eb 4,14. Il sommo sacerdozio di Cristo.

Secundum mandatum tuum: j) Gv 20,22-23. Il potere di rimettere i peccati.

k)
Omnem collegationem: correzione fraterna Mt 18,18. La potestà non è
affidata al vescovo personalmente, ma al vescovo in quanto responsabile della
Chiesa.

Quem elegisti…: (1). Riferimento ad At 1,24 e si vuole ribadire che i


vescovi sono successori degli apostoli. Dio non ratifica la decisione del popolo, ma
attraverso la scelta del popolo Dio dimostra la sua volontà.

Pascere gregem sanctam tuam…: (2). Si tratta di guidare e governare.


Nell’AT Dio è chiamato pastore, viene riferito anche a Mosè, a Giosuè, ai giudici, a
Davide. Nel Nuovo Testamento Gesù dichiara di essere lui il buon pastore (Gv
10,11) che affida a Pietro il suo gregge (Gv 21); il vescovo trova qui la sua
funzione.

Primatum sacertotii : (3a). la tradizione biblica ci dice che l’idea del


sommo sacerdote del tempio si accorda con Eb 4,14-15: Cristo è il sommo
sacerdote che sostituisce il sacerdote del tempio. Ora il vescovo è chiamato
sommo sacerdote.
Il Sacramento dell’Ordine – PARTE SECONDA: TEOLOGIA LITURGICA 20

Primatus sacerdotii: (3b). Si intende la persona posseduta dallo Spirito


Santo.

Servientem noctu et die: (4). In greco abbiamo leiturgunta, il termine è


applicato al servizio del clero. Il servizio episcopale è continuato giorno e notte,
perché non ci si appartiene più.

Offere dona sanctae: (5). In greco abbiamo prosforein, offrire in senso


eucaristico. Si stabilisce un profondo legame tra il ministero eucaristico e il servizio
episcopale. L’Eucaristia rende sempre propizio il volto di Dio.

Potestatem dimittere peccata…: (6 – 6b – 6c). Si parla di assolvere i


peccati e di distribuire gli incarichi nella Chiesa.

Placere autem tibi: (7). Il vescovo deve cercare di piacere a Dio, deve
essere mansueto, avere un cuore puro e offrire doni finali.

1.4 DOSSOLOGIA

Tutta la preghiera ha un carattere trinitario.

1.6 CONTESTO NEL QUALE SI SITUA LA PREGHIERA

(a) Il vescovo viene eletto da tutto il popolo.


(b) Tutto il popolo deve essere radunato per l’elezione e l’ordinazione, con i
presbiteri e i diaconi: tutta la comunità deve esprimere il suo consenso.
(c) La collegialità dei vescovi è determinante, devono essere presenti più vescovi
Il Sacramento dell’Ordine – PARTE SECONDA: TEOLOGIA LITURGICA 21

che hanno responsabilità nella chiese locali; ogni chiesa è responsabile


dell’altra chiesa (principio missionario).
(d) La Tradizione Apostolica parla di una doppia imposizione delle mani, una dei
vescovi presenti, l’altra del vescovo consacrante. La prima imposizione
avviene in silenzio, la seconda è accompagnata dalla preghiera di
consacrazione. È importante il silenzio soprattutto quando legato
all’epiclesi, come in questo caso.
(e) Nella Tradizione Apostolica il vescovo è ordinato nel giorno di domenica.
Dopo due secoli troveremo che anche i diaconi e i presbiteri vengono ordinati
di domenica. È il primo caso, dopo i sacramenti dell’Iniziazione, in cui
troviamo un’annotazione temporale: la domenica. Nel Gelasiano avremo poi
l’annotazione per la riconciliazione. Leone Magno darà indicazione che
l’ordinazione avviene di domenica. Vi è un’eccezione: si può ordinare nelle
feste degli Apostoli.

1.7 CONCLUSIONE

(a) Per la Tradizione Apostolica abbiamo analizzato la preghiera di ordinazione del


Vescovo perché l’attuale rito (1989) usa la stessa preghiera, per volontà di
Paolo VI. (per le altre due preghiere di ordinazione cf. foglio distribuito in
classe).
(b) Il vescovo è successore degli Apostoli nel governare e santificare la Chiesa. Vi
è già presente la dottrina della collegialità episcopale legata al compito
missionario.
(c) L’epiclesi parla di Spiritus principalis per il governo e di Spiritus Summi
Sacerdotii per la santificazione. Per il presbitero abbiamo Spiritus gratiae et
consilii e per il diacono abbiamo Spiritus gratiae, sollecitudinis et idustriae.

Contemporaneo a questa preghiera è Ambrogio di Milano: 337. Proviene da


una famiglia nobile, perde prematuramente il padre, si trasferisce a Roma, qui sua
Il Sacramento dell’Ordine – PARTE SECONDA: TEOLOGIA LITURGICA 22

sorella viene consacrata con la velatio virginum da papa Liberio. Nel 370 fa
carriera, viene promosso Console della Liguria e dell’Emilia e deve abitare a
Milano. Alla morte del vescovo Assenzio, Ambrogio viene eletto per acclamazione
vescovo di Milano.
Il Sacramento dell’Ordine – PARTE SECONDA: TEOLOGIA LITURGICA 23

2. L’ORDINAZIONE PRESBITERALE
3. L’ORDINAZIONE DIACONALE
Il Sacramento dell’Ordine – PARTE SECONDA: TEOLOGIA LITURGICA 24

B. IL SACRAMENTARIO VERONENSE

1. PREMESSE

1.1 COSA È IL VERONENSE


Questo libro viene pubblicato nel 1735 da Bianchini e questi lo chiamava
“Sacramentario Leoniano”, ma questo titolo è errato:
· Esso non ha per autore papa leone Magno, anche se molte formule
sono di questo papa.
· Non si tratta di un sacramentario vero e proprio, è invece una raccolta
di formulari che provengono da Roma, probabilmente da san Giovanni
in Laterano. La raccolta segue l’anno civile e non il tempo liturgico. I
formulari sono divisi in sezioni, la prima parte è andata perduta: si inizia
con il mese di Aprile (VI formulario della VII sezione).
Ci sono diversi strati di formulazione, si può dire che risale agli anni
558/560, un privato mette insieme i libelli di san Giovanni in Laterano.

1.2 DIGNITAS, HONOR, GRADUS


Il Veronense ha una concezione dell’Ordine come di tre stadi ascendenti.
Solo dopo 2 secoli dalla Tradizione Apostolica la mentalità è cambiata.

Dignitas: nel sistema socio-politico romano il termine dignitas significa


“importanza”. Ancora oggi utilizziamo il termine di “dignitari” ecclesiastici.
Nel 318 Costantino conferisce ai vescovi giurisdizione civile, si deve avere
quindi anche un corrispettivo grado nella gerarchia civile. Durante l’era
costantiniana vescovi e sacerdoti e diaconi diventeranno sempre più dei
dignitari. Quindi cominciamo a trovare il termine di “dignitario
ecclesiastico”. Anche per lo stato i dignitari ecclesiastici hanno un ruolo
importante. Nella Chiesa sono l’immagine di ciò che avviene nello stato.
Come lo stato affida cariche onorifiche, così anche la Chiesa. Pian piano il
Sacramento assume la caratteristica di onorificenza. La storia seguente ha
fatto di Costantino un santo, ma più che santo era uno scaltro, si era
Il Sacramento dell’Ordine – PARTE SECONDA: TEOLOGIA LITURGICA 25

accorto che la civiltà era quasi tutta cristiana, per cui preferisce farsi amico
il cristianesimo per la sua politica. Oggi dal punto di vista umano non
possiamo più capire il termine dignitas in una preghiera di ordinazione;
riusciamo solo a capirla se si vede la dignità di cui si è rivestiti come
particolare grazia dello Spirito Santo.

Honor: è il rispetto e la stima che il popolo da a coloro che svolgono un


pubblico impiego, il caso odierno del termine “onorevole”. Durante l’epoca
costantiniana i vescovi cominciano a usare le insegne delle cariche dello
stato; infatti chi esercitava un pubblico impiego aveva delle insegne. I
vescovi cominciano a portare il pallio, il manipolo, la mitra e siedono sul
trono: tutte insegne legate alla corte imperiale. Anche il clero viene
chiamato “reverendo”, titolo della corte imperiale. Tutti i titoli ecclesiastici
odierni sono un residuo di tale sistema socio-politico costantiniano.

Gradus: anche rango. Il titolo in se stesso sta a indicare i vari gradini che
una persona deve salire nella carriera pubblica o militare. Il termine viene a
contraddistinguere i 3 ordini sacri, che ce li fanno vedere come 3 gradini: in
questa concezione subentra l’idea di una carriera ecclesiastica. Nel
Veronense appare chiara questa carriera: esso concepisce “i 3 Ordini” come
gradini, come una ascesa. Nel 1968 il rituale aveva questo ordine:
Diaconato, Presbiterato, Episcopato. Il nuovo rituale è al contrario proprio
per sottolinearne la teologia. Imitando il sistema romano il clero fu
organizzato in gradi e ordini. Il ministero pastorale viene parzialmente
dimenticato.
2.
Il Sacramento dell’Ordine – PARTE SECONDA: TEOLOGIA LITURGICA 26

L’ORDINAZIONE DIACONALE

2.1 NOTE INTRODUTTIVE SUL FORMULARIO

L’impostazione è trinitaria, cristologica, ecclesiale e ministeriale:


Impostazione trinitaria: nell’invocazione il Padre e il Figlio,
nell’epiclesi lo Spirito (in grassetto)
Impostazione cristologica: mediante titoli trascendenti (parole
sottolineate) e titoli riferiti al Cristo storico (parole in corsivo sottolineate).
Impostazione ecclesiale: sviluppa una splendida ecclesiologia,
specialmente nell’anamnesi – prologo.
Impostazione ministeriale: all’interno di quella ecclesiale.
Le impostazioni non si capiscono una senza l’altra.

2.2 LA DOTTRINA TRINITARIA E CRISTOLOGICA

L’aspetto trinitario è presente nell’Invocazione, nell’epiclesi e


nell’Intercessione.

Dio Padre nei suoi attributi:


1. In relazione al sacerdozio: Dio Padre è invocato nei suoi
attributi salvifici operati nella storia. Viene presentato
con 3 attributi: honor dator, ordinum distributor,
officiorum dispositor. Sono 3 designazioni che ci
dicono come Dio sia l’autore del sacerdozio. I titoli
vengono collocati nell’Invocazione e danno subito un
tono di consacrazione, di sacerdozio. Ai candidati
infatti verrà dato il primo grado dell’Ordine. I tre
attributi esprimono il contesto del secolo IV, quello
costantiniano.
2. In relazione alla Creazione: Dio è presentato come colui che
conserva e rinnova la creazione, il creato. Questo Dio è colui
Il Sacramento dell’Ordine – PARTE SECONDA: TEOLOGIA LITURGICA 27

che causa delle mutazioni del creato poiché lui è immutabile.


Nell’Invocazione leggiamo: prepari e distribuisci ciò che è
adatto a ciascun tempo ; tutto rimuovi e disponi ;
immutabile in te stesso. La sapienza è personificata, l’attività
creatrice di Dio è identificata con la divina provvidenza. Da
questa teologia della provvidenza derivano due teologie:
quella dello Spirito e quella cristologica. La provvidenza per
operare agisce con lo Spirito e con Cristo.

Il Figlio:
C’è un movimento cristologico, un movimento circolare. (Nella
Invocazione sono le frasi sottolineate). Abbiamo termini trascendenti e
termini storici.
1. Verbum: La parola per noi è la Persona del Figlio che appare
nella storia, il verbo di Dio Padre, Gesù Cristo nostro
Signore.
2. Virtutem sapientiamque tuam: formula cristologica: a)
eternità del Figlio (virtutem sapientiamque…); b) storicità
del Figlio (Iesum Christum); c) ritorno alla gloria mediante
la risurrezione (dominum nostrum). Il movimento è
circolare: dall’eternità, passando attraverso la storia, alla
gloria. Brani biblici: Gv 1; Eb 1,1-3; 1Cor 1,24; At 2,30.
La cristologia è chiara e dà alla preghiera un carattere fortemente
dottrinale.

Spirito Santo:
Il riferimento è nell’epiclesi: Emitte in eos, domine… Queste parole,
unitamente all’imposizione delle mani, sono essenziali per la validità.
Lo Spirito Santo viene donato. Lo Spirito Santo è in relazione al Padre. Il
termine Domine si riferisce al Padre, non è cristologico. Il Padre è colui che
invia lo Spirito Santo. È lo stesso Spirito Santo che aleggiava sulle acque.
Che lo Spirito Santo è inviato dal padre è un dato della rivelazione
neotestamentaria, che la preghiera fa proprio.
Il Sacramento dell’Ordine – PARTE SECONDA: TEOLOGIA LITURGICA 28

Lo Spirito Santo in relazione al Figlio:


Il riferimento non sembra essere esplicito. Nei termini cristologici troviamo
Dominum nostrum che si riferisce alla risurrezione di Gesù, e lo Spirito
Santo potrà essere inviato dopo la risurrezione e ascensione, glorificazione
(Gv 7,39; Gv 16,7).

Lo Spirito Santo in relazione agli uomini:


In particolare in relazione ai candidati al ministero diaconale. Nella II
anamnesi troviamo super hos quoque famulos tuos…: hanno già ricevuto lo
Spirito Santo nel battesimo e nella Confermazione, ora lo ricevono
nell’Ordine. L’effetto del dono dello Spirito Santo viene espresso
nell’epiclesi e in tutta la preghiera: viene inviato lo Spirito Santo; lo Spirito
Santo regala i 7 doni; i 7 doni danno la grazia per avere la forza della
fedeltà al ministero. Si dice che questi doni vengono posati sopra gli eletti;
lo Spirito Santo quando entra nell’eletto rimane sempre in lui.

Conclusione:
Con il termine Padre intendiamo la fonte del dinamismo trinitario. Dal
Padre procedono il Figlio e lo Spirito Santo ed hanno origine nella loro
missione temporale e storica dal Padre. Il Padre opera attraverso l Figlio. Il
Figlio è sapienza e potenza di Dio e suo verbo eterno, parola fatta carne
nella persona storica di Gesù Cristo, vissuto sulla terra durante un tempo,
risorto, asceso al cielo è divenuto nostro Signore. Lo Spirito Santo procede
dal padre e dal figlio, è dono personale permanente del Padre ed è frutto
della risurrezione di Gesù Cristo. Lo Spirito Santo porta con sé 7 doni, i
doni che ricevono coloro che vengono ordinati diaconi.

2.3 LA DOTTRINA ECCLESIOLOGICA


Il Sacramento dell’Ordine – PARTE SECONDA: TEOLOGIA LITURGICA 29

La troviamo al n. 2.1 della preghiera. Due termini di fondamentale


riferimento sono CORPUS e TEMPLI. Per la nostra preghiera la Chiesa è
un corpo e un tempio.
La Chiesa corpo di Cristo:
Il tema Chiesa corpo di Cristo è preso da san Paolo, poi si è sviluppato nei
Padri. Il tema corpo ci dice che è legato ad un capo. Il punto di partenza è
il Sacramento dell’Eucaristia (1 Cor 10,16). Di questo corpo noi ne siamo
le membra, il capo è Cristo, tutti i cristiani sono uniti in questo corpo (1
Cor 12,12-13 e Rm 12,4-5; 6,3-5). In questo corpo ogni membro ha la sua
importanza. L’unità del corpo è data dal capo, Cristo: lui guida la Chiesa.
Ef 4,15-16: la Chiesa è corpo organico, organizzato.

La Chiesa tempio di Dio:


È l’immagine dell’edificio, è una immagine classica della Scrittura. Paolo
utilizza questa immagine in 1 Cor 3,16-17; 2 Cor 6,16; Ef 2,19-21. La
Chiesa viene vista come tempio di Dio, è Dio stesso che fa crescere questo
tempio e questa crescita è garantita anche dall’aiuto dei diaconi. La Chiesa
è dunque tempio, è corpo. Tra corpo e tempio ci sono delle relazioni: la
relazione è Cristo stesso perché la Chiesa è il corpo di Cristo e il corpo di
Cristo è tempio di Dio (Gv 2,21), di conseguenza la Chiesa è tempio di
Dio.

Conclusioni:
L’ecclesiologia del Veronense ci dice che la Chiesa è corpo di Cristo, allora:
1. La Chiesa è dipendente da Cristo.
2. La Chiesa è organica e varia, ma costituisce un unico corpo.
3. Ognuno di queste membra ha una sua particolare funzione.
4. Le funzioni di ciascun membro sono ordinate alla crescita
della Chiesa stessa.
La Chiesa è tempio, e il tempio ha questi tratti:
1. Il tempio è relativo a Dio.
2. Questo tempio è un tempio vivente, formato da pietre vive e
Il Sacramento dell’Ordine – PARTE SECONDA: TEOLOGIA LITURGICA 30

di queste pietre Cristo è la pietra angolare che


sorregge tutto l’edificio.
3. Nel tempio il discepolo ha una sua funzione che è quella di
essere costruttore del tempio, della Chiesa.
4. Questa funzione di costruttore permette alla Chiesa,
attraverso l’opera di ogni uomo e in particolare dei diaconi,
di espandersi.

2.4 LA DOTTRINA SULL’ORDINE DEL DIACONATO

Dalla preghiera vediamo che il diaconato è il I grado del Sacramento


dell’Ordine e che questo grado è subordinato al presbiterato e
all’episcopato. La preghiera parla degli Ordini al plurale. Nella Chiesa vi è
un’armonia dovuta alle diverse grazie. Il diaconato è subordinato al
presbiterato. A Roma soprattutto era vero il contrario, i presbiteri erano
subordinati ai diaconi. Il diacono è subordinato all’episcopato, è al servizio
del vescovo e del presbiterio, serve la Chiesa attraverso di essi.
La preghiera di ordinazione insite sull’immagine della chiesa di tempio che
si diversifica pur nell’unità, è un edificio che cresce e in questo edificio il
diacono ha dei compiti. La preghiera nelle due anamnesi indica i compiti del
diacono.

2.4.1 Prima anamnesi:


Vediamo la ministerialità nell’antico testamento: l’istituzione levitica (Nm.
3,6-9.). Il leviti sono consacrati per il servizio del sacerdote nel culto di
Dio; il culto a Dio li caratterizza: a) Nm. 18,21 a loro spettavano le decime;
b) Gios 13,14 a loro spettava parte della carne sacrificata nel tempio; c)
Gios 13,33 Dio era la loro unica forza. Queste caratteristiche possono
aiutarci a capire la ministerialità oggi e soprattutto i diaconi: sono a totale
servizio della comunità, devono avere come unica forza Dio. La dedizione
al popolo di Dio vuole che l’unico riferimento sia Dio. Nell’Antico
testamento abbiamo riferimento a tre classi sacerdotali: vi era un vertice, il
Il Sacramento dell’Ordine – PARTE SECONDA: TEOLOGIA LITURGICA 31

sommo sacerdote (il cui antenato era Aronne), sotto di lui vi erano i
sacerdoti divisi in diversi classi, e facevano il loro servizio al tempio in un
determinato tempo (una settimana); poi vi erano degli aiutanti e cioè i leviti.
L’istituzione dei leviti sembra essere l’immagine dell’istituzione dei diaconi
che troviamo nella II anamnesi, capita alla luce della I anamnesi.

2.4.2 Seconda anamnesi:


In questa II anamnesi le prime tre righe (testo in italiano) trattano del
ministero diaconale, il resto vale da premessa: noi uomini non siamo come
Dio e presentiamo i candidati con una valutazione umana; si chiede a Lui di
valutarli perché a Lui non sfugge nulla, Lui conosce i peccati, gli spiriti, Lui
dona anche agli indegni ciò che si domanda.
“Per il servizio dei tuoi altari” ha come retroscena la figura biblica dei
Leviti, qui si parla di servizio agli altari o alle mense (At 6,1-6); i diaconi
sono scelti per il servizio delle mense e per la beneficenza corporale. Il
servizio delle mense va al di là di un servizio letterale e materiale, è un
segno sacramentale delle mense eucaristiche. Gli Atti legano la dimensione
diaconale del servizio alle mense con la carità, ciò lo riscontriamo anche nei
vangeli: Mt 8,14-16, la guarigione della suocera di Pietro e Mc 1,29-34,
Lc 4,38-41; Gesù è a tavola in casa di un fariseo e guarisce un malato (Lc
14,1-4); Zaccheo: Gesù mangia a casa sua e questi dona la metà di ciò che
possiede (Lc 19,8). In merito al banchetto l’insegnamento di Gesù è
formidabile: Lc 14,13; Nozze di Cana (Gv 2); Gv 6. La connessione forte
tra banchetto e carità la troviamo nell’ultima cena: offerta sacrificale di
Cristo, Gesù lava i piedi ai discepoli e ne dà una spiegazione (Lc 22,26-27).
In 1 Cor 11,17-34 alla cena eucaristica è aggiunto un pasto di beneficenza;
Eb 13,16 troviamo la beneficenza. La beneficenza, la carità ha una sua
sorgente nel banchetto eucaristico. Il servizio dei diaconi alla mensa
materiale è servizio alla mensa eucaristica. Il servizio ai poveri è il servizio
che caratterizza il diacono nel suo servizio liturgico. La Tradizione
Apostolica parla del servizio dei diaconi nella celebrazione eucaristica. La
preghiera di Ordinazione diaconale menziona il presentare le offerte da
parte dei diaconi, cosi come dice la Tradizione Apostolica. Da questo
Il Sacramento dell’Ordine – PARTE SECONDA: TEOLOGIA LITURGICA 32

servizio principale del diacono nell’eucaristia derivano tutti gli altri servizi:
battezzare, predicare, benedire le nozze, culto eucaristico fuori della Messa.
In questo ultimo decennio c’è la riscoperta del diaconato permanente.
Eucaristia e amore fraterno, culto e carità diventano inscindibili.
Nella preghiera non è esplicitamente menzionato il servizio della
proclamazione del Vangelo, servizio della Parola. La si può far derivare dal
servizio all’Eucaristia: nell’Eucaristia la Parola ha il suo punto culminante.
Nella liturgia della Parola il diacono ha un posto rilevante.

2.4.3 Epiclesi (ricchezza biblica e patristica)


(a) I diaconi ricevono lo Spirito Santo. Il diaconato è Sacramento proprio
per il dono dello Spirito Santo che è mandato dal Padre nel nome
del Figlio. I candidati hanno già ricevuto lo Spirito Santo nel
Battesimo e nelle Cresima; ora lo ricevono a nuovo titolo, a titolo
“ministeriale”. Vengono consacrati a Cristo per il servizio alla
comunità. È consacrato, cioè è messo a parte dal popolo, per
tornare al popolo e servirlo.
(b) Il dono dello Spirito Santo è dono in modo irrevocabile e permanente.
La preghiera dice che lo Spirito Santo viene a vivere nel candidato
e vi rimane per sempre. Lo Spirito Santo può essere paragonato a
un fuoco perenne che non si estingue mai (2 Tm 1,6; 1 Tm 4,14).
Questo dono è di speranza, è aiuto al diacono e grazia di Dio.
(c) Gli effetti dello Spirito Santo sono la grazia settiforme: i 7 doni dello
Spirito Santo: cioè pienezza e abbondanza. Viene indicato come
fortificazione (roberentur), Spirito di fortezza (2 Tm 1,7). Parlare di
Spirito di fortezza è una tautologia. È la forza divina di cui ogni
ministro è investito, la capacità di far fronte a tutte le difficoltà, a
compiere il ministero diaconale. È un’assicurazione (Io sono con te) che
Dio dà a chi vuole svolgere un compito. Il diacono non deve fare
affidamento su se stesso ma sullo Spirito Santo, su Dio che è con lui.

2.4.4 Intercessioni crisologiche:


Il diaconato esige che i diaconi con uno sforzo personale conformino la
Il Sacramento dell’Ordine – PARTE SECONDA: TEOLOGIA LITURGICA 33

loro vita al ministero. Lo sforzo è arduo, e allora prima di tutto si fa


preghiera al Padre per mezzo del Figlio perché i diaconi possano
conformarsi al progetto ministeriale di Dio.
Ogni specie di virtù: abbiamo una sintesi di ciò che si svolgerà nella
preghiera. Si allude a 1 Tm 3,8-10. L’esercizio delle funzioni diaconali esige
che i diaconi siano dignitosi e seri. Nel testo ricorrono i termini di purezza e
castità; ci fanno vedere un periodo in cui i diaconi erano nel loro ministero
a contatto con donne (vedove, vergini, donne in generale). La preghiera
sembra insinuare che il diacono deve venire a contatto con i peccatori, ma
ciò non lo deve contaminare; per questo occorre l’esercizio delle virtù. La
preghiera dice anche che il ministro deve evitare le situazioni di ambiguità.
Nel testo biblico è detto che i diaconi devono evitare ogni doppiezza nel
parlare, perché nel ministero si viene a conoscenza di cose delicate. Non
essere dediti al vino e all’avidità di ricchezza. I diaconi devono essere degni
di fiducia da parte del vescovo, dei presbiteri e di tutto il popolo. Le qualità
menzionate erano richieste a quell’epoca a chiunque doveva assumere una
carica pubblica. Nella preghiera abbiamo: autorità discreta, pudore
costante, purezza della innocenza, osservanza della disciplina spirituale.
I diaconi per il primo grado del Sacramento fanno parte della Gerarchia,
quindi hanno autorità che viene esercitata in vario modo. L’autorità nelle
loro figure è una forma visibile di servizio alla comunità. L’autorità del
diacono è il servizio, che deve essere discreto, benevolo. I diaconi
dovrebbero essere la parabola di come l’autorità si congiunge al servizio; il
ministero ricevuto è per il popolo di Dio e i diaconi devono aiutare il
popolo ad arrivare alla salvezza. Storicamente però l’autorità ha avuto
origine dal servizio, l’autorità ha dato origine al potere, il potere ha dato
origine al diritto, dal potere e dal diritto, a scapito del servizio è nata
l’affermazione personale. Questo processo non si è verificato solo in
campo civile ma anche nella Chiesa. È avvenuto anche per il diaconato,
nella storia della Chiesa i diaconi in certi periodi sono diventati molto
potenti e allora si parla di autorità modesta.
Il pudore costante: i diaconi devono essere di buona testimonianza..
Purezza dell’innocenza e osservanza della disciplina spirituale: il termine
Il Sacramento dell’Ordine – PARTE SECONDA: TEOLOGIA LITURGICA 34

disciplina dalla liturgia è molto usato nel contesto della penitenza. Il temine
ha numerosi significati, non ha un significato religioso ma pedagogico: la
disciplina esige docilità e si attua nella sofferenza. Una disciplina senza
sforzo non è disciplina (Eb 12,5-7.11). La pedagogia colloca la sofferenza
del cristiano accanto alla sofferenza di Cristo, come il Figlio di Dio così il
cristiano viene educato per l’eternità. Non è annientamento dell’uomo ma
espressione delle migliori possibilità umane (le beatitudini). I diaconi
devono vivere l’osservanza di una disciplina spirituale: si applica in
particolare al digiuno. La disciplina in questo senso fa entrare l’uomo nel
mistero di Cristo. La disciplina in generale è il complesso delle leggi che la
chiesa fa per il governo pastorale e la santificazione dei fedeli.

2.5 CONCLUSIONE:
A fondamento di tutto comunque deve stare la testimonianza e l’esempio
dei diaconi. L’opera dei diaconi mediante un comportamento luminoso deve
condurre gli uomini a glorificare Dio. 1 Ts 1,6; 2 Ts 3,7-9: Paolo si pone
come esempio; 1 Cor 11,1: c’è una gerarchia: Cristo imita il padre, Paolo
imita Cristo, i Corinti devono imitare Paolo; c’è una idea gerarchica da cui
traspare l’idea di mediatore del ministero. Rm 9,1; 2 Cor 1,12: la
testimonianza della coscienza è per Paolo conquista ma anche dono che
proviene dallo Spirito Santo (1 Cor 15,58).

3. L’ORDINAZIONE EPISCOPALE

4. L’ORDINAZIONE PRESBITERALE
PARTE TERZA: TEOLOGIA LITURGICA
NELL’EDITIO TYPICA ALTERA

1. L’ORDINAZIONE PRESBITERALE

1.1. SGUARDO D’INSIEME

La preghiera di ordinazione dei presbiteri è uno dei testi più interessanti; si


Il Sacramento dell’Ordine – PARTE SECONDA: TEOLOGIA LITURGICA 35

suddivide in 5 parti:
1. Invocazione
2. Anamnesis
3. Premessa: i gradi sacerdotali
4. Prima anamnesi: A.T.: Mosè e gli Anziani
5. Seconda anamnesi: A.T.: Aronne e i suoi figli
6. Terza anamnesi: N.T.: Apostoli e Discepoli
e) Attualizzazione
3. Epiclesi, centro della preghiera
a) Primo dono: la dignità del presbiterato
b) Secondo dono: la rinnovazione dello Spirito Santo
c) Terzo dono: il sacerdozio di secondo grado
d) Quarto dono: conseguenza: l’esempio di vita dei presbiteri
4. Intercessione
5. Dossologia trinitaria

1.2. INTRODUZIONE
Questa preghiera, insieme all’imposizione delle mani da parte del vescovo
in un preciso momento storico, ha cambiato la nostra esistenza. É una preghiera
che in un certo modo spiega la formula di un’esistenza.
La preghiera in alcuni strati risale al sec. IV e forse alcuni strati possono
essere attribuiti a Leone Magno; è intessuto di Bibbia, la Liturgia fa una esegesi
della Bibbia e dà un “tono” alla Patola.
Il segreto dell’esistenza di un presbitero rimane tale per sempre; è dunque
una formula di preghiera della ministerialità della Chiesa ma è anche un cammino di
santità. Il presbitero, infatti, ogni giorno deve verificare la sua vita con questa
preghiera che può essere definta una formula misteriosa e tremenda.
Può essere fatto un parallelismo con la transustanziazione, con la preghiera
di ordinazione non cambiano le apparenze del candidato ma la sostanza, egli agirà
in persona Christi.

1.3. ANAMNESIS
Il Sacramento dell’Ordine – PARTE SECONDA: TEOLOGIA LITURGICA 36

1.3.1. Premessa: I gradi sacerdotali


Vi è un richiamo ai Leviti, abbiamo visto tale richiamo nella preghiera del
Diaconato nel Sacramentario Veronese. Nell’antica alleanza vi erano un sommo
sacerdote, i sacerdoti e i leviti.

1.3.2. Prima anamnesi: A.T.: Mosè e gli Anziani, funzione di governo


pastorale
Il brano biblico di riferimento è il cap. 11 del libro dei Numeri. Qui
troviamo un comando di Dio (Num 11,16-17) e la esecuzione del comando da
parte di Mosè (Num 11,24-25). I due blocchi di versetti biblici hanno tre elementi
in comune:
1) la scelta dei 70 Anziani da parte di Mosè
2) la loro introduzione nella tenda del convegno
3) il comunicare lo Spirito di Dio presente in Mosè.
Troviamo anche elementi propri a ciascun blocco:
Nel comando di Dio: lo Spirito promesso agli anziani viene dato allo scopo di
aiutare Mosè nel governo del popolo (lo Spirito è dono per il governo);
Nell’esecuzione del comando: gli anziani compiono una attività profetica (lo
Spirito è dono di profezia).

In sintesi: in Num 11 troviamo:


1) l’ordine dato da Dio a Mosè,
2) l’ordine viene eseguito,
3) gli anziani entrano in funzione.
Nella scena troviamo: Mosè, gli Anziani, la tenda del convegno, lo Spirito di
governo e di profezia.
Mosè: viene definito come profeta e pastore, possiede lo Spirito di
pienezza, è superiore a tutti i profeti perchè ai profeti dell’AT Dio si rivelava
attraverso visioni e sogni, solo con Mosè Dio parla faccia a faccia, parla con lui
chiaramente e non con enigmi, lo fa entrare nella contemplazione del suo mistero
(il presbitero dovrebbe essere colui che parla con Dio faccia a faccia). Mosè ha
ricevuto la pienezza dello Spirito per cui può comunicarlo agli altri. Nell’attività di
Mosè troviamo anche dei momenti sacerdotali quali, ad esempio, la consacrazione
Il Sacramento dell’Ordine – PARTE SECONDA: TEOLOGIA LITURGICA 37

sacerdotale di Aronne e dei suoi figli.


Gli Anziani: erano i capi e i rappresentanti delle grandi famiglie del popolo,
erano persone con un ascendente, la loro parola era autorevole, avevano la guida
del clan. Gli Anziani assumono la fisionomia del governo.
La tenda del convegno: è il luogo dell’incontro con Dio, diventa anche il
luogo di incontro con tutti gli altri. L’incontro con Dio è sorgente di incontro con
gli altri. Qui nella tenda Dio incontra Mosè, qui avviene il dono dello Spirito agli
anziani perchè il popolo veda chi realmente Dio ha chiamato.
Lo Spirito: è uno Spirito di governo e di profezia.
La preghiera non parla della tenda del convegno e dello Spirito di profezia. Dalla
preghiera emerge che Dio opera sugli anziani effondendo lo Spirito che si trovava
in Mosè, lo scopo è per il governo del popolo. La prima funzione dei presbiteri è
quella di essere collaboratori del Vescovo per il governo pastorale del popolo. Il
Vescovo è il responsabile ultimo della scelta del presbitero.

1.3.3. Seconda anamnesi: A.T.: Aronne e i suoi figli, funzione di culto


I brani biblici di riferimento sono: Es 29; Lev 8; Ebr 5,4; Num 3,10
In Es 29 abbiamo un comando e in Lev 8 l’esecuzione del comando.
Ci sono tre elementi in comune:
1) scelta di Aronne e dei suoi figli da parte di Dio e il comando a Mosè di
consacrarli sacerdoti;
2) il rito di consacrazione;
3) l’esercizio della funzione sacerdotale da parte del consacrato.
Aronne e i suoi figli sono scelti direttamente da Dio, è Dio che comunica il
nome a Mosè; Aronno è designato sacerdote con la mediazione di Mosè (Eb 5,4:
Nessuno può attribuire a se stesso questo onore, se non chi è chiamato da Dio,
come Aronne). In Num 3,10 leggiamo: Tu stabilirai Aronne e i suoi figli, perché
custodiscano le funzioni del loro sacerdozio; l'estraneo che vi si accosterà sarà
messo a morte; è chiaro che è il Signore che prende l’iniziativa, Mosè è mediatore.
La preghiera non parla del rito compiuto da Mosè, pone in risalto che è Dio
che opera sui figli di Aronne donando a loro della pienezza sacerdotale data ad
Aronne. Aronne è la figura del vescovo, i figli di Aronne sono la figura del
presbitero. Centro di questa anamnesi è l’ufficio cultuale.
Il Sacramento dell’Ordine – PARTE SECONDA: TEOLOGIA LITURGICA 38

1.3.4. Terza anamnesi: N.T.: Apostoli e Discepoli, funzione di


evangelizzazione
C’è un riferimento ai 70 o 72 discepoli che Gesù invia (Lc 10,1-11);
l’anamnesi ci parla della scelta dei collaboratori da parte degli Apostoli dopo la
Pentecoste.
C’è un parallelismo tra Lc 10,1-11 la missione dei Discepoli e Lc 9,1-5 la
missione dei Dodici e c’è un parallelismo anche tra la missione dei 70 Discepoli e i
70 Anziani (Num 11).
Parallelismo tra Lc 10,1-11 e Lc 9,1-5
Elementi in comune:
1) la missione, entrambi i gruppi sono mandati dal Signore;
2) il compito della missione, vengono inviati per annunciare il regno e
curare i malati;
3) il modo di compiere la missione, non devono portare nulla con sé.
Gesù inviato dal Padre, gli Apostoli e i Discepoli inviati da Gesù hanno lo
stesso verbo: apostello.
Parallelismo tra Lc 10,1-11 e Num 11
Luca si è ispirato a questo brano dell’AT:
1) Mosè scegli gli anziani, Gesù sceglie i discepoli e li invia;
2) il numero dei discepoli 70 o 72 è lo stesso numero degli anziani;
3) gli anziani ricevono lo Spirito e profetizzano, la missione dei discepoli in
qualche modo è profetica.
La preghiera prende i dati biblici ordinandoli in uno schema teologico:
1) Dio stesso compie la scelta dei compagni degli Apostoli
2) i discepoli sono responsabili della fede e partecipano alla missione degli
Apostoli
3) l’effeto è che gli Apostoli per mezzo dei discepoli diffondono l’annunzio
del vangelo in tutto il mondo.

1.3.5. Conclusione
1. Nelle tre anamnesi l’attore principale è Dio Padre,
2. Ogni anamnesi indica una funzione specifica del presbitero,
Il Sacramento dell’Ordine – PARTE SECONDA: TEOLOGIA LITURGICA 39

3. Ogni funzione possiede un binomio:


3.1. qualcuno possiede lo Spirito in grado sommo: Mosè, Aronne, gli
Apostoli;
3.2. qualcuno possiede lo Spirito in grado partecipato: gli Anziani, i figli di
Aronne, i collaboratori degli Apostoli;
3.3. A ciascun gruppo di collaboratori Dio Padre dona la partecipazione
della stessa grazia di chi la possiede in pienezza.
4. Le prime due anamnesi sono figura della terza.
Le tre caratteristiche del presbitero la preghiera didatticamente le presenta
separatamente, in realtà esse sono interdipendenti, si compenetrano a vicenda e
originano l’identità presbiterale: Re, Sacerdote, Profeta (Cristo ha tale identità in
grado sommo)

1.4. EPICLESI
É il centro di tutta la preghiera. Essa ci presenta quattro richieste a Dio:
1) Primo dono: la dignità del presbiterato o di far parte del presbiterio;
2) Secondo dono: la rinnovazione dello Spirito Santo (già ricevuto nel Battesimo);
3) Terzo dono: il sacerdozio di secondo grado;
4) Quarto dono: è una conseguenza dei primi tre: l’esempio di vita dei presbiteri ai
fedeli.
Il più importante dei doni è sicuramente il secondo.
Il Sacramento dell’Ordine – PARTE SECONDA: TEOLOGIA LITURGICA 40

I N DI C E

PREMESSE 01

1. LO SFONDO DEL DIBATTITO


1.1 La crisi del periodo postconciliare 01
A) Fenomeni negativi 01
B) Fenomeni positivi 01
1.2 Il nuovo rito dell’Ordinazione in questo contesto 02
1.3 I nuovi modelli emergenti da questo contesto 02
1.4 Conclusione: nuovi tratti del ministero ordinato 03
2. PROSPETTIVE ECCLESIALI 03
2.1 Questione vocazionale fondamentale 03
2.1.1 La folla 03
2.1.2 Alcune persone della folla 04
2.1.3 Il caso singolare dell’indemoniato di Gerasa 04
2.1.4 Conclusione 04
2.2 Questione ecclesiale fondamentale 05
2.2.1 Eucaristia 05
2.2.2 Battesimo e Confermazione 06
2.2.3 Ordine Sacro 07

PARTE PRIMA. EXCURSUS STORICO 08

1. Fondamenti biblici 08
2. Dal tempo apostolico al tempo dei martiri 08.1
3. Testi liturgici dal III al VI secolo 08.1
4. Secolo X08.2
5. La riforma e Trento 08.2
6. La preparazione e il Concilio Vaticano II 08.2
PARTE SECONDA: TEOLOGIA LITURGICA DELL’ORDINE 09
Il Sacramento dell’Ordine – PARTE SECONDA: TEOLOGIA LITURGICA 41

A) LA TRADIZIONE APOSTOLICA 09
PREMESSE 09
a) Notizie biografiche di Ippolito 09
b) Le opere di Ippolito 09
c) La Tradizione Apostolica 10
1. L’ORDINAZIONE EPISCOPALE 10
1.1 Invocazione 13
1.2 Anamnesi 14
1.3 Epiclesi 15
1.4 Intercessione 16
1.5 Dossologia 17
1.6 Contesto nel quale si situa la preghiera 18
1.7 Conclusione 18
2. L’ORDINAZIONE PRESBITERALE 20
3. L’ORDINAZIONE DIACONALE 20
B) IL SACRAMENTARIO VERONENSE 21
1. PREMESSE 21
1.1 Cosa è il Veronense 21
1.2 Dignitas, honor, gradus 21
2. L’ORDINAZIONE DIACONALE 23
2.1 Note introduttive 24
2.2 La dottrina trinitaria e cristologica 24
2.3 La dottrina ecclesiologica 27
2.4 La dottrina sull’Ordine del diaconato 28
2.4.1 Prima anamnesi 28
2.4.2 Seconda anamnesi 29
2.4.3 Epiclesi 30
2.4.4 Intercessioni cristologiche 31
2.5 Conclusione 32
3. L’ORDINAZIONE EPISCOPALE 33
4. L’Ordinazione presbiterale 33

PARTE TERZA: TEOLOGIA LITURGICA NELL’EDITIO TYPICA ALTERA


1. L’ORDINAZIONE PRESBITERALE 34
Il Sacramento dell’Ordine – PARTE SECONDA: TEOLOGIA LITURGICA 42

1.1. Sguardo d’insieme 34


1.2. Introduzione 34
1.3. Anamnesis 35
1.3.1. Premessa: I gradi sacerdotali 35
1.3.2. Prima anamnesi: AT: Mosè e gli Anziani 35
1.3.3. Seconda anamnesi: AT: Aronne e i suoi figli 36
1.3.4. Terza anamnesi: NT: Apostoli e Discepoli 37
1.3.5. Conclusione 38
1.4. Epiclesi 38

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