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4 marzo 2010
2
Prefazione
Una prima versione di questo testo è stata pubblicata nel 1998 dalla casa
editrice universitaria Forum di Udine e raccoglieva gli argomenti trattati
nelle lezioni impartite negli anni accademici 1995/96 e 1996/97 al corso
di Meccanica Razionale del Diploma Universitario in Ingegneria Meccanica
dell’Università di Udine, attivato nella sede di Pordenone. La prima versione
del testo è stata nel tempo riveduta, ampliata e completata da molti altri
esempi ed esercizi.
Vittorino Talamini
Luisa Arlotti
Indice
2 Momenti 35
2.1 Momento di un vettore applicato . . . . . . . . . . . . . . . 35
2.2 Momento di più vettori applicati . . . . . . . . . . . . . . . . 37
2.3 Coppia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38
2.4 Invarianti e asse centrale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39
2.5 Sistemi equivalenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 40
2.6 Sistemi di vettori applicati concorrenti . . . . . . . . . . . . 42
2.7 Sistemi di vettori complanari . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43
2.8 Sistemi di vettori paralleli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 44
2.9 Esercizi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47
3 Vincoli 51
3.1 Vincoli nei sistemi a una particella . . . . . . . . . . . . . . 53
3.2 Vincoli nei sistemi a più particelle . . . . . . . . . . . . . . . 58
3.3 Vincoli unilaterali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 59
4 Sistemi Rigidi 61
4.1 Gradi di libertà dei sistemi rigidi . . . . . . . . . . . . . . . 61
4.2 Terna solidale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 63
4.3 Angoli di Eulero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 64
6 INDICE
5 Statica 67
5.1 Statica dei sistemi a una particella . . . . . . . . . . . . . . 68
5.2 Statica dei sistemi a più particelle . . . . . . . . . . . . . . 72
5.3 Esercizi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 79
Argomenti di Algebra
Vettoriale
:
»
»»
» »» B
» »»»
v
A
6. Proprietà dell’identità: 1v = v
L’insieme dei vettori dotato della sola operazione di somma vettoriale, sod-
disfacente cioè le proprietà 1.- 4., ha la struttura algebrica di gruppo com-
mutativo; dotato anche dell’operazione di moltiplicazione per numeri reali
soddisfacente le restanti proprietà 5.-8., acquista la più ricca struttura di
spazio vettoriale lineare.
v- 3v -
Da queste definizioni è facile verificare che tutti gli assiomi 1.-8. sono
soddisfatti. Ad esempio:
1 v
v1 +v2 ³³1
³ -
³
1
³
3́
³ ´´ v2´ ³³ ³
3́
´ ³
³³ ´ ´³³
³³ -´ v2 ´³ v2 +v1
³
v1
a · b = |a||b| cos ϕ
b
Á
b
Á
akb = |a| cos ϕ QQ a⊥b = |a| sin ϕ b⊥a = |b| sin ϕ
Q
Q
....
.. ϕ Q ....
.. ϕ
.... Q
- .... -
a bka = |b| cos ϕ a
1. legge anticommutativa: a × b = −b × a
6
¢¢ a × b π ¢¢
¢ b³ a×b ¢
1 6
¢ ³³ ¢
¢ ³
XX c COC ¢
XX
XXX C b1
¢ z ³ ³³ ¢
¢ a C³
XXX ¢
¢ XX ¢
b×a ? XXz ¢
¢ a
¢ ¢
(a× b)·c = (b× c)·a = (c× a)· b = −(b× a)· c = −(a× c) ·b = −(c× b) ·a
(a × b) · c = 0 ←→ a, b, c complanari
((a + b) × c) · u = (c × u) · (a + b) = (c × u) · a + (c × u) · b =
= (a × c) · u + (b × c) · u = (a × c + b × c) · u
¢ π ¢¢
¢ 6a × b
¢ OC ¢
¢ ¢
¢ cC b ¢
C 1
³
¢ ³ ³³ ¢
¢ C³
XXX ¢
¢ ¢ XXX ¢
¢ XXX
z
¢ a ¢
¢ (a × b) × c ¢®¢ ¢
¢ ¢
¢ ¢
16 Argomenti di Algebra Vettoriale
e1 · e1 = e2 · e2 = e3 · e3 = 1
e1 · e2 = e2 · e3 = e3 · e1 = 0
e1 × e2 = e3 , e2 × e3 = e1 , e3 × e1 = e2
oltre a quelle che si ottengono scambiando l’ordine dei due versori moltipli-
cati.
Un vettore v applicato nell’origine del sistema di riferimento termina in un
ben determinato punto dello spazio, viceversa un punto dello spazio indi-
vidua un unico vettore applicato nell’origine del sistema di riferimento che
termina in quel punto. In questo modo si instaura una corrispondenza biu-
nivoca fra vettori e punti dello spazio. Siccome esiste una corrispondenza
biunivoca fra punti dello spazio e terne ordinate di numeri reali, si ha pure
una corrispondenza biunivoca fra vettori e terne ordinate di numeri reali. Un
vettore a viene cosı̀ ad essere individuato ed identificato con le coordinate
cartesiane del punto A tale che a = OA.
Ogni vettore può essere decomposto nella somma di 3 vettori paralleli agli
assi coordinati. Il generico vettore a = (a1 , a2 , a3 ) avrà la seguente decompo-
sizione: a = a1 e1 +a2 e2 +a3 e3 . I numeri a1 , a2 , a3 sono dette le componenti
di a nelle direzioni degli assi cartesiani, mentre i vettori a1 e1 , a2 e2 e a3 e3
sono i vettori componenti, o vettori proiezione, di a lungo le direzioni
degli assi coordinati.
Il vettore a + b, somma di a = (a1 , a2 , a3 ) e di b = (b1 , b2 , b3 ), viene ad
essere:
a + b = (a1 + b1 , a2 + b2 , a3 + b3 )
Il vettore ka, prodotto del numero reale k per il vettore a = (a1 , a2 , a3 ),
viene ad essere:
ka = (ka1 , ka2 , ka3 )
Il vettore nullo è 0 = (0, 0, 0) ed il vettore opposto di a è −a = (−a1 , −a2 , −a3 ).
Il modulo del vettore a si calcola dalle sue componenti con il teorema di
Pitagora:
q
|a| = a21 + a22 + a23
Vittorino Talamini e Luisa Arlotti 17
a2+b2
¢¢̧
¢
b2 ¢
a2 ¢¢̧ *
©
¢ a2 *
©
¢ © ©©
¢ © ©© © ©
¢ ©
©
−a1 ©©
b1 a1 © ©© a1
a1+b1 ©
©©
¼
© −a2
I vari prodotti fra vettori esaminati nel paragrafo precedente possono essere
calcolati facilmente mediante le componenti cartesiane. Questa possibilità si
basa essenzialmente sulle leggi distributive dei prodotti scalare e vettoriale
e sulle leggi bilineari della moltiplicazione per scalari, le quali permetto-
no di operare con le espressioni vettoriali con le stesse regole che si usano
normalmente nel calcolo algebrico con i polinomi, con l’unica avvertenza di
considerare nel modo opportuno l’anticommutatività del prodotto vettoriale
(cioè se in un termine si vuole invertire l’ordine dei due fattori di un prodotto
vettoriale, bisogna cambiare il segno a quel termine). Dati
a = a1 e1 + a2 e2 + a3 e3 , b = b1 e1 + b2 e2 + b3 e3 , c = c1 e1 + c2 e2 + c3 e3 ,
si ha:
a · b = (a1 e1 + a2 e2 + a3 e3 ) · (b1 e1 + b2 e2 + b3 e3 ) = a1 b1 + a2 b2 + a3 b3
(a×b)·c = [e1 (a2 b3 −a3 b2 )+e2 (a3 b1 −a1 b3 )+e3 (a1 b2 −a2 b1 )]·(c1 e1 +c2 e2 +c3 e3 ) =
= c1 (a2 b3 −a3 b2 )+c2 (a3 b1 −a1 b3 )+c3 (a1 b2 −a2 b1 ) = det(c, a, b) = det(a, b, c) =
a1 a2 a3
= det b1 b2 b3
c1 c2 c3
L’ultimo passaggio deriva dalla proprietà del determinante di restare inva-
riato in seguito ad un numero pari di scambi di sue righe.
18 Argomenti di Algebra Vettoriale
v1 = d2 c3 −d3 c2 = (a3 b1 −a1 b3 )c3 −(a1 b2 −a2 b1 )c2 = b1 (a2 c2 +a3 c3 )−a1 (b2 c2 +b3 c3 )
= b1 (a1 c1 + a2 c2 + a3 c3 ) − a1 (b1 c1 + b2 c2 + b3 c3 ) = b1 (a · c) − a1 (b · c)
Si possono cosı̀ calcolare anche le altre componenti di v. Sapevamo che
v doveva potersi esprimere come combinazione lineare di a e di b, ed ora
abbiamo determinato i coefficienti di questo sviluppo. Si ha cosı̀ la formula:
(a × b) × c = (a · c)b − (c · b)a
(a × b) × c = a × (b × c)
(a × b) × c = (a · c)b − (c · b)a
(a × b) × c + (b × c) × a + (c × a) × b = 0
Lo sviluppo del prodotto scalare in termini delle componenti dei due vettori
moltiplicati è utile qualora si voglia determinare l’angolo fra i due vettori.
Infatti dalla a·b = |a||b| cos ϕ si ricava cos ϕ = a·b/(|a||b|) e quindi l’angolo
ϕ, infatti è unico l’angolo ϕ ∈ [0, π] avente per coseno a · b/(|a||b|):
a·b
ϕ = arccos .
|a||b|
È anche possibile ricavare sin ϕ tramite la formula per il modulo del pro-
dotto vettoriale, ma l’angolo ϕ (se diverso da π/2) non è poi determina-
bile univocamente, infatti esistono due angoli in [0, π] che hanno per seno
|a × b|/(|a||b|):
|a × b|
ϕ1 = arcsin , ϕ 2 = π − ϕ1 .
|a||b|
cos ϕi = ai /|a|, i = 1, 2, 3
b 6
O X a-
XX
¡ XXX
¡ XXX
¡
ª XX
z
X
v0 v = v0 + ka
a6
O e-
2
¡A
¡ e1 ¡ A π ¡¡
¡ ¡
ª v A n2
¡ 0? A ¡
¡ ¡ A ¡
¡ ¡
¡ n1 ¡ AU¡ ¡
¡ ¡ v = v0 +n1 e1 +n2 e2 ¡
¡ ¡
¡ ¡
z
.................................
...........
...... .....
v(s0 )¢¢̧@ ..∆v(s
......
....
..
0 ) = v(s0 + ∆s) − v(s0 )
@
R..........
¢ µ ...
¡
¢ ¡ v(s0 + ∆s)
¢ ¡
¢ ¡
¢¡
¡
¢
¡ y
x¡¡
alle tre coordinate. Nel seguito considereremo comunque solo campi scalari
almeno di classe C 1 , cioè per i quali il gradiente è definito e continuo in ogni
punto dove è definito il campo.
Il luogo geometrico dei punti che soddisfano la condizione f (r) = k, con k
una costante reale, costituisce una superficie di livello del campo f . I
punti r di questa superficie in cui il gradiente ∇f (r) coincide con il vettore
nullo sono detti punti singolari, i rimanenti punti regolari.
Sia r0 un punto regolare della superficie di livello f (r) = k ed r un punto
infinitamente vicino ad esso. Se si considera lo sviluppo di f (r) in serie di
Taylor attorno al punto r0 , è lecito arrestarsi al primo ordine in dr = r − r0 ,
perché dr è infinitesimo:
∂ 2f ∂f 2 ∂ 2 f
∆f = ∇ · ∇f = + + 2
∂x2 ∂y 2 ∂z
Queste definizioni di rotore, divergenza e laplaciano, ottenute tramite i
prodotti scalare e vettoriale per ∇, sono spesso molto comode nei calco-
li. Ad esempio, una proprietà quasi immediata risulta essere la seguente:
∇ · (∇ × v) = 0, valida per qualunque campo vettoriale v. I rotori, le diver-
genze ed i laplaciani si incontrano ad esempio nella formulazione delle leggi
della Meccanica dei Fluidi, ma non saranno usati in questo corso.
v(P ) = vO + ω × OP,
ω ¡
¡
µ ¡
¡ »
:
OA »»
¡
¡ »»»» ¡ A
O»
¡ » »
P PP ¡
P q¡
0 P
OA ¡A0
¡
¡
³ ω´ ω I
τ = v(P ) · = 2 ω.
ω ω ω
3. Esiste una retta parallela a ω nei cui punti Ω il campo equiproiettivo
è parallelo a ω , e vale quindi τ . Tale retta ha l’equazione seguente:
ω × vO
OΩ = + k ω, k ∈ IR,
ω2
e viene detta asse del campo equiproiettivo.
Per dimostrare questo fatto, consideriamo un punto O e cerchiamo,
nel piano π ortogonale a ω e passante per O, quel punto ΩO , se esiste,
in cui τ = v(ΩO ). Moltiplicando vettorialmente per ω l’equazione
τ = v(ΩO ), si trova, essendo τ e ω paralleli:
v(P ) = vO + ω × OP = τ + ω × (OP 0 + P 0 P ) = τ + ω × P 0 P ,
a = a1 e1 + a2 e2 + a3 e3 in S
a0 = ax i + ay j + az k in S 0
a0 = R R > a0 e a = R> Ra
con 113 la matrice unità 3 × 3. Ciò vuol dire che la trasposta di R coincide
con l’inversa di R:
R> = R−1
Questa proprietà caratterizza le matrici ortogonali. Dunque, i vettori sono
descritti in diversi sistemi di riferimento ortonormali mediante coordinate
che sono legate fra loro da trasformazioni ortogonali.
Siccome det(R> ) = det(R), dalla R R> = 113 segue che
det(R) = ±1.
in cui Rij è l’elemento della matrice R nella riga i-ma e nella colonna j-ma
e δij è il corrispondente elemento della matrice unità 3 × 3 (detta anche
delta di Kronecker). Queste relazioni riassumono i vari prodotti scalari fra i
versori di base ed equivalgono alla: R> R = R R> = 113 .
AA
A e2
A 6
A ©
AK ©©
j AAA ©
AA ..ϕ © ©©
................
..........
AA
i
*©
©
AA ©©©©
© ©
©©........ ϕ
..
AA ©
A© ©© ...
A© -
..
e1
32 Argomenti di Algebra Vettoriale
z z
P P
Á
Á
r z
θ
..
...............
.
O O
...............@
¡ .....@........ ¡
¡ y ...............@
¡ .....@
........
¡¡ y
¡ ϕ @ ¡ ¡ ϕ @r ¡
¡ @ ¡ ¡ @ ¡
¡ @¡ ¡ @¡
x¡¡ P0 x¡¡ P0
1.8 Esercizi
√ √
1. ♦ Nel
√ piano sono dati i vettori v 1 = (1, − 3), v 2 = (−1, 3), v3 =
(− 3, −1). Determinare gli angoli che essi formano con l’asse x.
Soluzione. ϕ1 = − π3 , ϕ2 = 23 π, ϕ3 = 76 π.
3. ♦ Dati A(2, 0, 2), B(2, 4, 0), C(2, 1, −1) e D(−1, 5, 4), siano AC, CB
e BD gli spigoli di un parallelepipedo. a) Trovare il volume V del
parallelepipedo. b) Calcolare (AC × CB) × BD.
Soluzione. a) 30, b) (0, −40, 10).
4. Dati A(−2, 1, 3), B(1, −3, 1), C(2, 2, −2), determinare l’area e il peri-
metro del triangolo ABC.
√ √ √ √
Soluzione. Area = 12 894, Perimetro = 29 + 35 + 42.
¡ ¢
5. Un campo equiproiettivo v assume in A = 91 , − 19 , 23 il valore v(A) =
(0, −3, 1). Sapendo che il vettore caratteristico è ω = (−1, 2, 2),
determinare l’equazione dell’asse.
Soluzione. OΩ = (1 − k, 2k, 1 + 2k) , k ∈ IR.
Momenti
MO = OA × a
a¡ ¡
µ
... ϕ » »
....
...
»»
:
» ¡»
»
OA»»»»
¡A
»
»» ¡
O »»»» ¡
@ ¡
@ ¡
¡@
b @¡ @¡
@
@¡
¡
¡
perché AA0 k a.
a¡
¡
µ ¡
¡
:¡
»
» ¡
OA
»»» ¡ A O0¡
PPO 0 A a¡¡
µ
»
O» »»» ¡ ¡ PP
Pq ¡
PP a¡ µ
¡ ¡ »
»» A
»
:
PP »»
¡ »
OA0 P
q¡
¡ A0 O¡»» » OA
¡ ¡
¡ ¡
perché OO0 k a. Per questo, basta conoscere come varia MO0 al variare
di O0 in un piano ortogonale ad a per sapere come varia in tutto lo
spazio.
Dato il momento rispetto al punto O, il momento rispetto ad un altro punto
O0 si può calcolare dalla seguente formula di trasposizione dei momenti:
MO0 = MO + a × OO0
infatti:
Da essa si vede che l’uguaglianza MO0 = MO sussiste solo per i punti O0 tali
che O0 O k a , oltre al caso banale a=0.
perché O0 O k e.
esso è cioè la somma dei momenti dei singoli vettori applicati (Ai , ai ).
Si dice risultante del sistema di vettori ai il vettore R, somma degli ai :
n
X
R= ai
i=1
= O0 O × R + MO = MO + R × OO0
Da essa si vede che in generale MO e MO0 sono diversi e che l’uguaglianza
sussiste solo se O0 O × R = 0, cioè se O0 O k R oppure se R = 0. Nel solo
caso R = 0 il momento MO non cambia al variare del polo O su tutto lo
spazio ed il campo dei momenti è quindi uniforme.
38 Momenti
esso è cioè la somma dei momenti assiali dei singoli vettori applicati (Ai , ai ).
Il momento assiale non dipende dalla scelta del punto O necessario per la
sua definizione ma dipende solo dal sistema (Ai , ai ) e dalla retta r e si può
dimostrarlo facilmente. Se difatti O0 è un altro punto di r, si ha:
n
X n
X
0
MO0 ·e = (O Ai ×ai )·e = ((O0 O+OAi )×ai )·e = (O0 O×R)·e+MO ·e =
i=1 i=1
= MO · e
0
perché O O k e .
2.3 Coppia
Una coppia è un sistema composto da due vettori applicati avente risultan-
te nulla. I due vettori che compongono la coppia devono necessariamente
essere opposti ma, se le loro rette di applicazione sono distinte, la coppia ha
momento non nullo.
¡
¡@ ¡
µ
@
a ¡ @
¡
¡
¡ b @ ¡¡−a
¡
ª @¡
¡
I = MO · R,
µ ¶
R R I
p = MO · = R,
|R| |R| |R|2
R × MO
OΩ0 = ,
|R|2
MO ¤º
¤
¤
¤
O X¤ X R-
¡ XX
XXX
¡ XXX
¡
ª X
-
X
z
Ω0 kR Ω
Nei punti dell’asse centrale il modulo del momento è minimo e vale |p| =
|I|/|R|. Per questo, se in un punto O il momento è nullo, allora certamente
O appartiene all’asse centrale.
R = R0 , MO = M0 O
2. R = 0, MO =
6 0. Dalla formula di trasposizione dei momenti si ottiene
MO0 = MO ∀ O0 . Il sistema è equivalente ad una coppia di momento
MO .
©
©
@ ©
@
@
I@ © ©©
@@ ©©©
@@ ©
¼©©
@© ©©
©@ -
©© O @
@
= O0 O + OC = O0 C
e ciò mostra che C 0 coincide con C.
Scegliendo il punto O coincidente con C, si ottiene:
n
X
fi CAi = 0
i=1
1. Due sistemi di forze parallele i cui vettori differiscono solo per un fat-
tore numerico moltiplicativo hanno lo stesso centro. La dimostrazione
è ovvia: i fattori moltiplicativi a numeratore e a denominatore si sem-
plificano. Non è quindi necessario, nella decomposizione ai = fi e,
supporre che e sia un versore. Questa proprietà è comunemente usata
per calcolare il baricentro dei corpi: i vettori applicati nei vari punti Ai
sono i pesi mi g e nella definizione di baricentro al posto dei coefficienti
fi si considerano le masse mi .
@
I
@ A2
s @ @
¢¢ @ @
R
¢ A1 @
¢ @
I
@@ @ e0
A3 6
¢ @@
O¢ @@
¢ @@
R
π
¢ A01 @0
¢ A3
@
¢ @
¢ @ A02
@
R @
@
R
1 X
OCj = fi OAi
Rj i∈S
j
e
n
1X 1X 1 X 1X
(Rj OCj ) = (Rj fi OAi ) = fi OAi = OC
f j f j Rj i∈S f i=1
j
2.9 Esercizi
1. ♦ Siano dati i seguenti vettori:
Determinare:
Soluzione.
a) R = (1, 5, 1), MO = (−8, 1, 3).
b) I = 0, p = 0.
1
c) OΩ = OΩ0 + k R, con k ∈ IR e OΩ0 = (14, −11, 41).
√ 27
d) M2 = −2 6.
Determinare:
Soluzione.
a) R = (−3, 6, 1), MO = (−2, −1, 18).
9
b) I = 18, p = 23 (−3, 6, 1).
1
c) OΩ = OΩ0 + k R, con k ∈ IR e OΩ0 = 46 (109, 52, 15).
6
√
d) M2 = 7 14.
e) I due vettori applicati sono: (O, a) e (Ω0 , R − a),
18
con a = 7405 (−19, −77, 405).
Determinare:
Vittorino Talamini e Luisa Arlotti 49
Soluzione.
a) R = (2, −6, 2), MO = (11, −6, −18).
b) I = 22, p = (1, −3, 1).
1
c) OΩ = OΩ0 + k R, con k ∈ IR e OΩ0 = 22 (60, 29, 27).
√
d) M2 = 2 17.
e) I due vettori applicati sono: (O, a) e (Ω0 , R − a),
1
con a = 235 (110, −33, −209).
Vincoli
f (x1 , y1 , z1 , . . . , xn , yn , zn ) = 0
f (x, y, z) = 0
C = {P ∈ IR3 | f (P ) = 0}
Il teorema
¯ del Dini afferma che, se f è di classe C 1 (IR3 ), e se, ad esempio,
∂f ¯
∂z P0
6= 0, con P0 = (x0 , y0 , z0 ) ∈ C, allora è univocamente determinata una
funzione ζ(x, y), continua assieme alle sue derivate prime, tale che:
z = ζ(x, y)
∂f
¯
∂f ¯
Se invece = 0 in punto P0 ∈ C, si avrebbe sicuramente o 6= 0
¯∂z ∂x P0
∂f ¯
oppure ∂y ¯
6= 0 per l’ipotesi 3., ed il teorema del Dini permetterebbe
P0
allora di ricavare x = ξ(y, z) oppure y = η(x, z) in modo analogo.
In ogni caso le ipotesi 2. e 3. permettono di eliminare una coordinata
nell’intorno di un qualunque punto P0 dello spazio delle configurazioni.
Ogni sistema di una particella con un vincolo semplice ha quindi 2 gradi
di libertà e lo spazio delle configurazioni è la superficie bidimensionale di
equazione f (P ) = 0.
È da osservare che, in base al teorema del Dini, non è generalmente possibile
trovare una unica funzione z = ζ(x, y) (o x = ξ(y, z) o y = η(x, z)) che per-
metta di eliminare la z (o la x o la y) in tutti i punti permessi dal vincolo.
L’eliminazione di una variabile tramite una data funzione delle altre due è
possibile in generale solo localmente ma non globalmente.
f (x, y, z) = x2 + y 2 + z 2 − r2 = 0
Lungo i piani coordinati almeno una delle componenti del gradiente si an-
nulla e di conseguenza non si può eliminare la corrispondente variabile. Ad
esempio, nel punto P0 = (r, 0, 0) si ha ∇f = (2r, 0, 0) e in un intorno di P0
si può eliminare la sola x. Risolvendo l’equazione vincolare rispetto alla x
si ottiene: p
x = r2 − y 2 − z 2
p
L’altra soluzione x = − r2 − y 2 − z 2 non va considerata perché specifica
un intorno del punto (−r, 0, 0).
Le coordinate lagrangiane (y, z) possono variare nel piano (y, z) in modo
tale che y 2 + z 2 ≤ r2 , altrimenti la x non sarebbe definita. Ad ogni scelta di
(y, z) all’interno del cerchio di equazione y 2 + z 2 = r2 corrisponde uno e un
solo punto dello spazio delle configurazioni situato nel semispazio x > 0. Si
vede con questo che le coordinate lagrangiane (y, z) possono rappresentare
solo una parte delle configurazioni possibili. Il punto P0 è rappresentato dal
punto (y, z) = (0, 0), interno al cerchio.
Ci si può chiedere perché non si possa scegliere la coppia (x, y), o (x, z),
per coordinate lagrangiane √ in un intorno di P0 . Provando ad esempio con
(x, z), si ricava y = ± r2 − x2 − z 2 , ma si incontrano varie difficoltà: 1.
la y non è univocamente determinata perché per descrivere un intorno di
P0 si devono considerare entrambi i segni davanti alla radice, 2. la y non è
derivabile in (x, z) = (r, 0), rappresentativo di P0 , 3. non è possibile variare
arbitrariamente (x, z) in un intorno di (r, 0) e descrivere sempre punti dello
spazio delle configurazioni (basta ad esempio prendere (x, z) = (r, ²), oppure
(x, z) = (r + ², 0), con ² > 0 arbitrariamente piccolo).
Tornando quindi alle coordinate (y, z), il fatto di avere una radice nell’e-
spressione di x, fa pensare che la scelta di y, z come coordinate lagrangiane
attorno a P0 non sia la più conveniente. Coordinate lagrangiane più indica-
te sono in effetti le coordinate sferiche θ e ϕ, con θ variabile nell’intervallo
usuale ]0, π[ e ϕ variabile nell’intervallo ]−π, +π[ (anziché in quello usuale
]0, 2π[ ). Con tale scelta il punto P0 = (r, 0, 0) ha le coordinate lagrangiane
(θ, ϕ) = ( π2 , 0), e qualunque scelta di (θ, ϕ) nell’intorno θ ∈]0, π[, ϕ ∈]−π, π[,
di ( π2 , 0), individua in modo biunivoco una configurazione del sistema. Con
tale scelta di coordinate lagrangiane restano esclusi i punti di C appartenenti
alla semicirconferenza intersezione della superficie sferica C con il semipiano
y = 0, x ≤ 0, per i quali bisogna fare un’altra scelta. La scelta dell’inter-
vallo ]0, 2π[ di variabilità di ϕ non sarebbe stata altrettanto felice perché
P0 si troverebbe proprio in una posizione di confine dalla quale non è pos-
sibile variare arbitrariamente le coordinate lagrangiane. Le limitazioni sulle
coordinate angolari vanno comunque imposte per avere la biunivocità fra le
posizioni del sistema e i punti dello spazio delle configurazioni nell’intorno
del punto P0 considerato.
56 Vincoli
Si capisce anche perché la scelta fatta per coordinate lagrangiane non valga
globalmente. Ad esempio, il punto P1 = ( π2 , π) si trova in una posizione
di confine e non è possibile variare arbitrariamente le coordinate in un suo
intorno. Attorno ad esso andrebbe meglio la scelta usuale ϕ ∈]0, 2π[. Nella
figura qui sotto sono rappresentati, per le due scelte (y, z) e (θ, ϕ) esaminate,
i sottoinsiemi di variabilità delle coordinate lagrangiane attorno al punto
rappresentativo di P0 .
z ϕ
#Ã
π
P0 P0
r y π θ
"!
−π
Sia dato ora un sistema con vincolo doppio le cui equazioni vincolari siano
le seguenti: ½
f1 (x, y, z) = 0
f2 (x, y, z) = 0
Lo spazio delle configurazioni C sarà il seguente:
C = {P ∈ IR3 | f1 (P ) = f2 (P ) = 0}
Vittorino Talamini e Luisa Arlotti 57
Nei tre esempi trattati è emersa una regola generale che collega i gradi di
libertà al numero di vincoli indipendenti. Essa è la seguente:
l =3−k
fi (x1 , y1 , z1 , . . . , xn , yn , zn ) = 0, i = 1, . . . , k
C = {P ∈ IR3n | fi (P ) = 0, ∀ i = 1, . . . , k} 6= ∅;
Sistemi Rigidi
Dimostriamo che ogni sistema rigido composto da almeno 3 punti non alli-
neati ha esattamente 6 gradi di libertà.
Dato un sistema rigido composto da 3 punti non allineati P1 , P2 , P3 , in
tutto occorrono 9 coordinate per individuarne la posizione. Le 3 equazioni
vincolari sono indipendenti e permettono quindi di esprimere 3 variabili in
funzione delle altre 6. Rimangono quindi 6 gradi di libertà.
62 Sistemi Rigidi
Un sistema rigido può essere soggetto anche a vincoli esterni ed in tal caso
i gradi di libertà si abbassano ulteriormente. Vediamo alcuni esempi.
Se il punto P1 del sistema rigido è vincolato a stare nel piano x, y il sistema
avrà 5 gradi di libertà (oltre ai vincoli di rigidità c’è il vincolo: z1 = 0).
Se il punto P1 del sistema rigido è vincolato a stare nell’origine O (corpo
rigido con un punto fisso) il sistema avrà 3 gradi di libertà (oltre ai vincoli
di rigidità ci sono i 3 vincoli: x1 = y1 = z1 = 0).
Se i tre punti P1 , P2 , P3 del sistema rigido sono vincolati a stare nel piano
x, y il sistema avrà 3 gradi di libertà (oltre ai vincoli di rigidità ci sono i 3
vincoli: z1 = z2 = z3 = 0).
Se il punto P1 del sistema rigido è vincolato a stare nell’origine O e il punto P2
lungo l’asse z (corpo rigido con un asse fisso) il sistema avrà 1 grado di libertà
(oltre ai vincoli di rigidità ci sono i 5 vincoli: x1 = y1 = z1 = x2 = y2 = 0).
Se un’asta è vincolata ad avere un estremo P1 sull’asse x, il sistema avrà 3
gradi di libertà (l’asta avrebbe 5 gradi di libertà se fosse libera ma essa è
Vittorino Talamini e Luisa Arlotti 63
¢
A ¢
z A i¢
kAKA ¢¢̧*©©
A¢©© j
O0
e3
6
O -
e1 ¡ e2 y
ª
¡
¡
¡
¡
¡
x¡ ¡
¡
R> = R−1
che fornisce 6 equazioni indipendenti, per cui 6 dei nove coseni direttori
possono essere espressi in funzione degli altri 3.
La scelta di 3 coseni direttori come coordinate lagrangiane è possibile ma
non è conveniente, perché le equazioni che legano i coseni direttori so-
no di secondo grado. Per esempio, se i = (α1 , α2 , α3 ), una equazione è:
α12 + α22 + α32 = 1. Questa equazione può essere usata per ricavare
p α3 ma
con una indeterminazione
p nel segno, potendo scegliere α3 = + 1 − α12 − α22
o α3 = − 1 − α12 − α22 . Altre complicazioni nascono risolvendo le altre 5
equazioni del sistema.
z y0
z0 C
C
C θ e3 j
k CCO.............6 6
C y0 n©
C j »»»» *
C » ©©
...
»:
» 2π−ψ
...
OC»»» - © ..
..
© - ..
½
¡C e2 y O
½
.......¡ C
i x0
e1= ½ ............................
............
½¡ ϕ CW n
½¡¡
ª C
x ½½¡ i C
½ ¡ C
¡ x0
¡ C
R = R3 R2 R1 =
cos ϕ cos ψ − cos θ sin ϕ sin ψ − sin ϕ cos ψ − cos θ cos ϕ sin ψ sin θ sin ψ
= cos ϕ sin ψ + cos θ sin ϕ cos ψ − sin ϕ sin ψ + cos θ cos ϕ cos ψ − sin θ cos ψ
sin θ sin ϕ sin θ cos ϕ cos θ
La corrispondenza fra angoli di Eulero e matrici di rotazione, cioè orienta-
menti spaziali, eccettuato il caso con assi z e z 0 coincidenti (corrispondente a
e3 = ±k), è quindi biunivoca, ed in tal caso gli angoli di Eulero costituiscono
un buon sistema di coordinate lagrangiane.
Se dovesse presentarsi la necessità di considerare anche il caso con assi z
e z 0 coincidenti, conviene cambiare nome agli assi del sistema solidale S 0 ,
cosı̀ gli angoli di Eulero riferiti a questo nuovo sistema di riferimento costi-
tuiscono un buon sistema di coordinate lagrangiane in un intorno di quella
configurazione.
Capitolo 5
Statica
F(P ) = 0
6
Φ £±
Φ
£
F0 £
¾£
?
F ?
F
Le forze dovute ai vincoli sono dette reazioni vincolari, mentre le forze
non dovute a vincoli, per le quali si sa dare una rappresentazione analitica
precisa, sono dette forze attive.
La condizione di equilibrio nel caso di un punto vincolato diventa perciò:
F(P ) + Φ(P ) = 0
Una caratteristica delle reazioni vincolari è che si adattano alla forza attiva
presente. Tornando all’esempio fatto sopra, spingendo con un dito più o me-
no intensamente il libro contro il tavolo, vediamo che il libro rimane sempre
fermo, segno che la reazione vincolare si adatta alla maggiore o minore in-
tensità della forza attiva presente in modo che la risultante sia sempre nulla,
almeno fino al limite di rottura del vincolo.
Questo complica non poco la determinazione delle posizioni di equilibrio P
dei sistemi vincolati perché per poter determinare queste posizioni di equili-
brio bisognerebbe conoscere il valore della reazione vincolare Φ(P ) e questa
non è nota a priori perché si può adattare alla situazione.
Detto in termini matematici, l’equazione vettoriale F(P ) + Φ(P ) = 0 si
traduce in un sistema di 3 equazioni scalari, una per ciascuna delle 3 coordi-
nate cartesiane, ma contiene 6 incognite: le 3 coordinate del punto di equi-
librio P e le tre componenti del vettore Φ(P ), e perciò fornisce un sistema
indeterminato.
In quanto detto si è supposto che le coordinate lagrangiane fossero 3. Se il
sistema ha dei vincoli bilaterali le coordinate lagrangiane sono meno di 3, ma
comunque, escluso il caso banale di 3 vincoli indipendenti in cui è la configu-
razione del sistema è completamente fissata, il problema resta indeterminato.
ΦT ≤ fs ΦN
..................................................................................................................................................... .....................................................................................................................................................
A ¢ AA ¢¢
Aϕ s.................ϕ
............. ............. ¢
s Aϕ ....... . . . . ..
s.................ϕ .. . . . . .......
s¢
A ¢ A ¢
A ¢ A ¢
A¢ A¢
P ¢ AP
¢ A
¢ A
¢ A
¢.............................................................................................................................................A........
Vincolo semplice unilaterale Vincolo semplice bilaterale
AA..... ...¢
..
¢
..... ϕs ϕ
..... .....
s .......
.... ....A ¢ ..
.
. .................................... ... ....
.. .. ..........
.. ..
.. .. A
.. ..
¢ ........ ........
... ....
.. .
.. ..
A ¢ ....... .......
.. ...
... .....
... .... A ¢ ........ ..........
... .... .. ....
... .... ¢A ... ....
.. .
.. ...
.. ... ¢ A P .. .
.. ...
.. ...
.. .. .. ..
.. .. ¢ A
.. .. . .. ...
.. ..
... ... ... ...
..... ¢ A
... .. ... ..
.....
..... .....
....
..¢ A......
¢ A
Vincolo doppio bilaterale
compongono.
Se ci sono n particelle devono valere tutte le n equazioni seguenti:
F(Pi ) + Φ(Pi ) = 0, i = 1, . . . , n
dove F(Pi ) e Φ(Pi ) sono i risultanti di tutte le forze attive e di tutte le rea-
zioni vincolari agenti sulla particella i-ma nella posizione Pi .
Sulle forze interne si può dire molto poco con certezza perché non sono
misurabili: il fatto stesso di misurare una forza interna implica infatti l’in-
terazione con un oggetto esterno al sistema (lo strumento di misura) e falsa
il risultato. Si fanno comunque alcune ipotesi plausibili su di esse, ipotesi
che non sono messe in discussione da alcun esperimento fatto finora:
n
X n
X
= (OPi × Fij (Pi ) + OPj × Fji (Pj )) = (OPi − OPj ) × Fij (Pi ) =
i<j=1 i<j=1
n
X
= Pj Pi × Fij (Pi ) = 0
i<j=1
Se il corpo rigido è soggetto a più vincoli lisci, bisogna cercare, come già det-
to, di scegliere assi e polo rispetto al quale calcolare i momenti in maniera
conveniente. In generale, si riescono a determinare le posizioni di equilibrio,
ma non tutte le componenti delle reazioni vincolari.
Ad esempio, se un corpo rigido soggetto unicamente alla forza peso è ap-
poggiato in 3 punti su di un piano orizzontale liscio, in tutto si hanno 3
gradi di libertà, ma si determinano anche 3 equazioni pure. Due di queste
si ottengono proiettando la prima equazione cardinale lungo due direzioni
tangenti al piano di appoggio e la terza si ottiene dalla seconda equazione
cardinale prendendo come polo il centro del sistema (di forze parallele) delle
tre reazioni vincolari, in modo da annullare il momento totale delle reazioni
vincolari (e allora si deve annullare anche quello della forza peso, per cui il
baricentro è sulla stessa verticale).
BB
ΦB ©B©Q
©*© B
©
B \
\ B
\ B
\ B Φ
\ BMB A
G \ B
\B
\B
F? A
5.3 Esercizi
1. Un punto P di massa m è vincolato a muoversi sulla superficie di un
cilindro di raggio r e asse coincidente con l’asse verticale z. Oltre alla
forza peso, P è soggetto anche ad una forza elastica di costante k e
origine O. Supponendo il vincolo liscio, determinare le posizioni di
equilibrio e le corrispondenti reazioni vincolari.
Soluzione. Usando coordinate cartesiane con l’asse z orientato verso
l’alto e origine O, si ha equilibrio per z = − mg k
e la reazione vincolare
è: Φ = kP 0 P , con P 0 = (0, 0, − mg
k
) la proiezione di P sull’asse z.
PP
PP Q
PP ..
..
P PP... α
..
..
PP Φ
PP
PP ££±
PP £
PP
PP £
PP
i
PP£P P
Fe P PP
PP
x
mg
?
y
O B
PP ..
..
PP ....... ϕ x
PP
PP
PP
PP
PP Fe
6
PP
PP
P
mg ? A
B \
\
\
\
mg ?\ ϕ
\......................................
¾ \ ....
Fe A x
¶
Z ¶ s
Z ¶
r Z ¶
Z
Z ÃÃöB
Z Ã Ã ÃÃÃ ¶
ZÃ
AZ ¶
Z ¶
Z ................ ¶
.....
Z.... .. .........α
..
Z¶ x
¶Z
A C
J
J
J
J
J
J
B
t
M
P (t2 ) − P (t1 )
v12 =
t2 − t1
z
P1
..........................................
........
......
......
∆P = P2 − P1
.......
¢¢̧@@
......
.....
....
....
R ....
....
¢ µ P2
....
¡ ....
..... ..
¢ ¡ ......
.......
........ .....
..............
...
¢ ¡
¢ ¡
¢¡
¡
¢
¡ y
x¡¡
v(t2 ) − v(t1 )
a12 =
t2 − t1
z
......P1
............... ......................
H ........
.......
...... HH
¢¢̧ HH v(t1 ) S H v(t1 )
.....
...... ....
...... ....
....
¢ HHj ....
.... S HH j
µS
¡ ....
w¢®¢
............
¢ ¡ S
¢ ¡ v(t2 )SS
¢¡ S
w
¢
¡
¡ y
x¡¡
purché in tale intervallo non ci siano inversioni del verso di percorrenza della
traiettoria e ṡ si mantenga non negativo. Nel caso in cui non ci sono in-
versioni del verso di percorrenza della traiettoria ma ṡ < 0, allora lo spazio
percorso è l’opposto di tale quantità. In entrambi i casi, nel grafico che dà
ṡ(t) in funzione di t, lo spazio percorso fra t1 e t2 è rappresentato dall’area
compresa fra la curva ṡ(t), l’asse dei tempi, e le rette t = t1 e t = t2 .
Se ci sono inversioni di moto allora lo spazio percorso si trova sommando gli
spazi percorsi in tutti i tratti senza inversioni.
s ṡ
³
³³
³
³³ v0
s0 ³³³
³ ³
t t
..
ṡ s
³
³³
³
³³ a
v0 ³³³
³ ³
t t
s(t) = A sin(ωt + ϕ0 )
z
P (s) ......
............... .....................
H ........
.......
...... HH
..
.. ¢@HH t(s)
......
.....
.... S t(s)
.H
.. ....
...
ρ¢ ½ R HH
@ j
....
....
.... S........∆α HH
j
¢∆α S ....
½ ........ .....
...... .. S ¶
/ ∆t = t(s + ∆s) − t(s)
..... ....... ..
¢½ S ... ........ .....
..............
t(s + ∆s)S w¶
¢½
½ S
t(s + ∆s)
C S
w
¡ y
x¡¡
Vittorino Talamini e Luisa Arlotti 89
si vede che:
|∆t| = |t(s + ∆s) − t(s)| ' |t||∆α| = |∆α|
per cui:
1 |∆α|
= lim
ρ ∆s→0 |∆s|
Approssimando la curva nel tratto s ↔ s + ∆s con una circonferenza posta
nel piano osculatore, di raggio ρ e centro nel punto C, tale che P C = ρ n,
l’angolo fra i due raggi che finiscono nei punti di ascissa s e s + ∆s è proprio
∆α, ed è legato a ∆s dalla relazione: ∆s = ρ ∆α, per cui è pienamente
giustificato il termine “raggio di curvatura dato a ρ.
Il versore binormale alla traiettoria è il versore b definito nel modo
seguente:
b=t×n
t, n e b formano la terna intrinseca. Ovviamente per ogni punto P della
traiettoria in cui ρ è finito è definita una terna intrinseca. Il piano osculatore
per P è formato da tutti i punti Q tali che:
PQ · b = 0
.. ṡ2
at = s, an =
ρ
e questo comporta che in generale |a| 6= |s̈|. In ogni caso comunque, entrambi
v ed a appartengono al piano osculatore.
Se il moto è rettilineo allora ρ → ∞ e an = 0, cioè a ha solo la componente
..
tangente. Se il moto avviene con velocità scalare costante, allora s = 0 e
at = 0, cioè a ha solo la componente normale.
Un moto che avviene con velocità vettoriale costante è detto moto retti-
lineo uniforme. La traiettoria è necessariamente una retta. Valgono le
formule:
P (t) = P0 + vt, v(t) = v, a(t) = 0
90 Cinematica del Punto
Un moto che avviene con accelerazione vettoriale costante non nulla ha come
traiettoria una parabola nel caso generale; ha però come traiettoria una retta
se l’accelerazione a e la velocità iniziale v0 sono parallele. Valgono in ogni
caso le formule:
1
P (t) = P0 + v0 t + at2 , v(t) = v0 + at, a(t) = a
2
Si noti che in generale tale moto non risulta uniformemente accelerato. Esso
lo sarà se e solo se a e v0 sono paralleli, cioè se e solo se la traiettoria è
rettilinea.
uR = cos ϕ i + sin ϕ j
uT = − sin ϕ i + cos ϕ j
j
uT AK 6
A ©©* uR
©A© -
©
©r
© i
©©
© ϕ
...
...
©©
...
..
..
si ha:
OP = r uR
Vittorino Talamini e Luisa Arlotti 91
d(r uR )
v= = ṙ uR + rϕ̇ uT
dt
dv .. .. .. ..
a= = r uR +ṙ ϕ̇uT +ṙϕ̇ uT +rϕ uT −rϕ̇2 uR = (r−rϕ̇2 ) uR +(2ṙϕ̇+rϕ) uT
dt
Le componenti dei vettori velocità ed accelerazione lungo uR e uT vengono
dette radiali e trasverse rispettivamente. Esse sono:
..
vR = ṙ aR = r − rϕ̇2
..
vT = rϕ̇ aT = 2ṙϕ̇ + rϕ
dϕ(t)
ω(t) =
dt
Siccome la lunghezza s dell’arco relativo all’angolo ϕ è s = rϕ, valgono le
formule:
Z t
ϕ(t) = ϕ0 + ω(t) dt, v(t) = ω(t)r uT , a(t) = −ω(t)2 r uR +ω̇(t)r uT
0
v2
ϕ(t) = ϕ0 + ωt, v(t) = ωr uT , a(t) = −ω 2 r uR = − uR
r
dalle quali si capisce che a(t) punta sempre verso il centro della circonferenza
ed è detta per questo accelerazione centripeta.
c = OP × v
c = OP × v
¢ π ¢¢
¢ 6c
¢ ¢
¢ v....X
.........................
yXX
»X
.................. P
.............................................»
¢
¢ »» ¢
.....
»»»
9 ... .
» ...
¢ ¢
»»» a ...
......
¢ .... ¢
¢ O ¢
¢ ¢
¢ ¢
¢ ¢
¢ ¢
c = r2 ϕ̇
si deduce: ¯ ¯
¯ ż ¯
|v · k| |ż| ¯ ϕ̇ ¯
cos β = =p =q
|v||k| r2 ϕ̇2 + ż 2 r2 + ż 2
ϕ̇2
ϕ̇ = costante, ż = costante
Il moto somma di due moti armonici fra loro paralleli, si ottiene som-
mando, ad esempio, i due moti armonici seguenti, diretti lungo la direzione
dell’asse x:
x1 (t) = a sin(ω1 t)
x2 (t) = b sin(ω2 t + α)
α è lo sfasamento iniziale, cioè al tempo t = 0. Se e solo se ω1 = ω2 lo
sfasamento α si mantiene costante per tutti i valori di t. In questo ultimo
caso, se α = 0 si dice che i due moti sono in accordo di fase, se α = π che
sono in opposizione di fase e se α = ± π2 che sono in quadratura.
Sommando i due moti si ha il moto composto:
il che prova che il moto composto è ancora armonico con la stessa frequenza
ω, ma sfasato sia rispetto a x1 che rispetto a x2 .
Se le frequenze sono diverse il moto non è più armonico. Se le ampiezze però
sono circa le stesse, cioè se a = b ' A, si possono applicare le formule di
prostaferesi ed ottenere:
x(t) ' A [sin(ω1 t) + sin(ω2 t + α)] =
µ ¶ µ ¶
ω1 + ω2 α ω1 − ω2 α
= 2A sin t+ cos t−
2 2 2 2
Se le due frequenze differiscono di poco, e supponiamo ad esempio che sia
ω1 > ω2 , allora ω1 − ω2 ¿ ω1 + ω2 e la seconda sinusoide ha una frequenza
molto più piccola della prima (che rimane pressoché invariata rispetto a ω1
e ω2 perché è la media fra le frequenze simili ω1 e ω2 ), a cui corrisponde un
periodo T molto più lungo. Siccome il coseno ha valori compresi fra −1 e +1,
ciò fa sı̀ che l’ampiezza totale 2A sia modulata dalla seconda sinusoide, cioè
che x(t) abbia delle variazioni periodiche di ampiezza che si ripetono dopo un
tempo T , ad esempio in tutti gli istanti t per cui ω1 −ω2
2
t− α2 = π2 +kπ, k ∈ ZZ,
l’ampiezza risultante di x(t) è nulla. Queste variazioni di ampiezza sono
note col nome di battimenti e sono sfruttate ad esempio per accordare gli
strumenti musicali, quali la chitarra.
6.6 Esercizi
1. Dato un punto P in moto con velocità v(t) = (5t, 3t2 , 1), si determini
l’accelerazione a(t) e la posizione P (t), sapendo che all’istante t = 1
Vittorino Talamini e Luisa Arlotti 97
P ha coordinate (1,2,3).
Soluzione. a(t) = (5, 6t, 0), P (t) = ( 52 t2 − 32 , t3 + 1, t + 2).
v(t) = (−rω sin ωt, rω cos ωt, 0), a(t) = (−rω 2 cos ωt, −rω 2 sin ωt, 0)
v(t) = (−rω sin ωt, rω cos ωt, v), a(t) = (−rω 2 cos ωt, −rω 2 sin ωt, 0)
98 Cinematica del Punto
Si consideri un punto P vincolato con soli vincoli bilaterali. Per esso non
tutti i moti sono possibili: lo sono solo quelli compatibili con i vincoli.
Se un punto P è soggetto ad un vincolo fisso, le sue coordinate devono
soddisfare l’equazione vincolare in qualunque istante t:
f (x(t), y(t), z(t)) = 0, ∀t
Derivando l’equazione precedente rispetto al tempo, si ottiene:
df ∂f dx ∂f dy ∂f dz
= + + =0
dt ∂x dt ∂y dt ∂z dt
cioè:
∇f · v = 0
che ci dice che il vettore velocità deve essere sempre tangente alla superficie
vincolare. Cioè i moti possibili sono solo quelli sulla superficie vincolare,
come è ovvio che sia.
6∇f
............................................................................................................................................................................
....................................................... .
¡ ¡
¡ ¡
¡ XXX ¡
P XXX
¡ XXX
z ¡
¡ v
.......................................................................................................................................................
¡
.....................................
..¡ .......................................¡
102 Cinematica dei sistemi vincolati
df ∂f dx ∂f dy ∂f dz ∂f
= + + + =0
dt ∂x dt ∂y dt ∂z dt ∂t
cioè:
∂f
=0 ∇f · v +
∂t
A differenza del caso con un vincolo fisso, la velocità ha una componente vN
in direzione normale al vincolo. Ciò si può verificare proiettando il vettore
velocità v lungo la direzione di ∇f :
µ ¶
∇f ∇f ∂f ∇f
vN = v · =−
|∇f | |∇f | ∂t |∇f |2
............................................................................................................................................................................
........................................................ .
¡ C(t + ∆t) ¡¡
¡
¡ BM ¡
¡ B vN
6 P (t + ∆t) ¡
¡ B ¢̧ ¡
.................................................................B.............................................¢
......................................................... ¡
.........................................................
..¡ ..
∗ B
v ¢
B ¢ v
.............................................................................................................................................................................
...............................................B........ ¢
¡ B ¢ C(t) ¡¡
¡ BX
¢ X
¡ P (t) X XXX ¡
¡ X
z ¡
¡ v̂ ¡
......................................................................................................................................................................... ¡
.........................................................
¡ ..
qi (t). Nel caso di vincoli fissi le formule che legano le qi alle coordinate car-
tesiane non possono cambiare nel tempo. Nel caso di vincoli mobili invece,
i legami fra le qi e le coordinate cartesiane dipendono dal tempo. Di conse-
guenza, la posizione di P non dipende esplicitamente dal tempo nel caso di
vincoli fissi, e dipende esplicitamente dal tempo nel caso di vincoli mobili.
Precisamente:
P (t) = P (q1 (t), q2 (t)) con vincoli fissi
P (t) = P (q1 (t), q2 (t), t) con vincoli mobili
2
X ∂P (t) ∂P (t)
v(t) = q̇i (t) + con vincoli mobili
i=1
∂qi ∂t
I vettori ∂P (t)/∂qi costituiscono in ogni istante una base nel piano tangente
in P (t) alla superficie su cui è vincolato il punto P .
∂P (t)
v∗ (t) =
∂t
che possiamo chiamare velocità di trascinamento del vincolo in P al-
l’istante t. Se infatti supponiamo che P (t) abbia coordinate lagrangiane
costanti nel tempo, cioè che P (t) sia fermo sulla superficie vincolare, la ve-
locità v(t) di P (t) viene a coincidere proprio con v∗ (t), giustificandone cosı̀
il nome.
Si noti che v∗ (t) non è necessariamente normale alla superficie vincolare in
P (t), perché v∗ (t) dipende da come si muove il vincolo all’istante t. Ad
esempio, un punto vincolato su di un piano che trasla parallelamente a sé
stesso ha velocità di trascinamento v∗ che è tangente al vincolo.
Sia per i vincoli fissi che per i vincoli mobili, una velocità per P (t) all’istante
t è detta possibile se è compatibile con i vincoli nell’istante t a partire dalla
posizione P (t) considerata. È detta invece virtuale se coincide con una
velocità che sarebbe possibile all’istante t nel caso in cui i vincoli siano
considerati fissi, quali essi sono all’istante t considerato.
104 Cinematica dei sistemi vincolati
Per quanto visto nel caso dei vincoli fissi, una generica velocità virtuale è
necessariamente tangente alla superficie vincolare in P (t) ed ha perciò la
seguente espressione:
X2
∂P (t)
v̂(t) = ηi
i=1
∂q i
Un sistema di più particelle vincolato con soli vincoli bilaterali viene descritto
da un certo numero l di coordinate lagrangiane qi (t), i = 1, . . . , l.
La posizione del sistema viene individuata in ogni istante t da un punto
P (t) dello spazio delle configurazioni C(t) ⊂ IR3n , valido all’istante t. Ogni
punto di C(t) individua una posizione del sistema compatibile con i vincoli
all’istante t.
Se i vincoli sono fissi, lo spazio delle configurazioni C è costante nel tempo e
si ha:
P (t) = P (q1 (t), . . . , ql (t)) ∈ C ⊂ IR3n
I punti P (t) ∈ C hanno per coordinate le coordinate di tutti gli n punti
Pα costituenti il sistema, ordinate, ad esempio, in modo che i vari punti Pα
appaiano nell’espressione di P uno di seguito all’altro:
P (t) = (P1 (t), . . . , Pn (t)) = (x1 (t), y1 (t), z1 (t), . . . , xn (t), yn (t), zn (t))
Ovviamente ciascuna coordinata di P (t) può essere considerata una funzione
composta di t espressa tramite le coordinate lagrangiane qi (t), i = 1, . . . , l.
La velocità del punto Pα è definita nel solito modo:
l
dPα (t) X ∂Pα (t)
vα (t) = = q̇i (t)
dt i=1
∂qi
Calcolando la velocità del punto P (t) dello spazio delle configurazioni C(t),
si ottiene il seguente sviluppo in termini di coordinate lagrangiane:
l
dP (t) X ∂P (t) ∂P (t)
v(t) = = q̇i (t) +
dt i=1
∂qi ∂t
Il vettore velocità v(t) del punto P (t) dello spazio delle configurazioni,
valutato all’istante t, è detto atto di moto del sistema all’istante t.
Sia per i vincoli fissi che per i vincoli mobili, un atto di moto all’istante
t è detto possibile se è compatibile con i vincoli nell’istante t a partire
dalla posizione P (t) considerata. È detto invece virtuale se coincide con un
atto di moto che sarebbe possibile all’istante t nel caso in cui i vincoli siano
considerati fissi, quali essi sono all’istante t considerato.
Per quanto visto nel caso dei vincoli fissi, un generico atto di moto virtuale
è necessariamente tangente allo spazio delle configurazioni C(t) in P (t) ed
ha perciò la seguente espressione:
X ∂P (t)
v̂(t) = ηi
i
∂qi
106 Cinematica dei sistemi vincolati
con (η1 , . . . , ηl ) una arbitraria l-pla di numeri reali. Benché v̂(t) abbia la
stessa espressione del caso di una singola particella, esso è ora un vettore di
IR3n anziché di IR3 .
La coppia (P (t), v(t)), con v(t) un atto di moto possibile per il punto P
nell’istante t, è detta stato cinematico (o cinetico) del sistema all’istante
t. Gli stati cinematici sono rappresentati da punti nello spazio delle fasi
associato al sistema.
La cinematica dei sistemi rigidi si occupa della descrizione del moto dei
sistemi rigidi.
Ad ogni sistema rigido si può associare una terna solidale O0 , x0 , y 0 , z 0 , di
versori i, j, k.
Rispetto alla terna fissa O, x, y, z, la posizione del corpo rigido può essere
individuata specificando il vettore posizione OO0 e l’orientamento della terna
solidale, ad esempio tramite gli angoli di Eulero o i coseni direttori fra i
versori solidali e i versori fissi.
z
A ¢
A j¢ ¢
A
kKA ¢¢̧ ©©©
©*
©
¢
A© i
O0
e3 6
O -
e1 ¡ ¡ e2 y
ª
¡
¡
x¡
¡
Durante il moto del sistema rigido variano sia OO0 che l’orientamento della
terna solidale.
Si dimostra il seguente teorema:
di
Dimostrazione. Siccome i è un versore, · i = 0 e deve esistere un vettore
dt
a tale che
di
=a×i
dt
con a avente la componente x arbitraria. Analogamente, devono esistere un
vettore b, con componente y arbitraria, e un vettore c, con componente z
arbitraria, tali che:
dj dk
= b × j, =c×k
dt dt
Derivando la relazione di ortogonalità i · j = 0 si ottiene:
di dj
0= ·j+i· = (a × i) · j + i · (b × j)
dt dt
e permutando ciclicamente i vettori nei prodotti misti:
0 = (i × j) · a + b · (j × i) = k · a − b · k = az − bz
a=b=c= ω
0 = ( ω − ω 0) × i = ( ω − ω 0) × j = ( ω − ω 0) × k
Si può calcolare ω a partire dai versori della terna solidale e dai loro derivati
in base al seguente teorema:
di dj dk
×i+ ×j+ ×k=
dt dt dt
= ( ω × i) × i + ( ω × j) × j + ( ω × k) × k =
= ( ω · i) i − (i · i) ω + ( ω · j) j − (j · j) ω + ( ω · k) k − (k · k) ω =
= ωx i − ω + ωy j − ω + ωz k − ω = ω − 3 ω = −2 ω
e ricavando ω si ha la tesi. ¦
Ogni punto P del sistema rigido può essere riferito alla terna solidale:
O 0 P = x0 i + y 0 j + z 0 k
Se Q è un altro punto del sistema rigido, vale una formula analoga, e sot-
traendole si ottiene la formula di derivazione di un qualunque vettore solidale
P Q:
dP Q
= ω × PQ
dt
Vale anche il viceversa, cioè, se un sistema è tale che per ogni coppia di
punti P e Q vale la formula precedente, allora il sistema è rigido. Infatti,
moltiplicandola scalarmente per P Q si ottiene:
dP Q
· P Q = ( ω × P Q) · P Q = 0
dt
da cui:
1 d(P Q2 )
=0
2 dt
che afferma che |P Q| è costante, ma allora, essendo P e Q arbitrari, il sistema
è rigido.
C’è una analogia formale fra la formula fondamentale della cinematica dei
sistemi rigidi e la formula di trasposizione dei momenti:
MP = MO + R × OP ,
In ogni istante t, esiste uno scalare, non dipendente dal punto P in cui viene
calcolato, detto invariante scalare cinematico:
vO0 (t) ¤º
¤
¤
¤ ω (t)
O0 X¤ X -
¡ XXX
XXX
¡ XX
¡
ª X
X
z
-
ω(t)×vO0 (t)
2
k ω (t) Ω(t)
|ω(t)|
ω
6
r
P0 ¢̧
P
¢
¢
¢
¢
¢
O0
aP (t) = ω × ( ω × O0 P (t))
vP = vO + ω × OP
Vittorino Talamini e Luisa Arlotti 115
0 = ( ω × OP ) · k = (k × ω ) · OP
Per l’arbitrarietà del vettore OP deve essere nullo il vettore entro parentesi,
e ciò implica che ω deve essere parallelo a k, oppure che ω deve essere
nullo.
In ogni caso nei moti piani l’invariante scalare cinematico è nullo: I =
vP · ω = 0, e ciò implica che l’atto di moto è sempre o traslatorio (se ω = 0)
o rotatorio (se ω 6= 0). Viceversa, si può osservare che i moti rotatori (ma
non necessariamente quelli traslatori) sono particolari moti piani.
Se in un moto piano ω (t) 6= 0, l’asse di moto esiste ed è ortogonale a π. La
sua intersezione con π individua un punto C istantaneamente fermo e per
questo C è detto centro di istantanea rotazione (di π).
La formula fondamentale della cinematica dei corpi rigidi dà allora per ogni
punto P solidale al sistema rigido in moto: vP = ω × CP , che dice che la
velocità di P , oltre che ortogonale a ω , è anche ortogonale a CP .
Per i punti P su π vale allora il seguente teorema, molto utile per determi-
nare il centro di istantanea rotazione:
Basta quindi trovare due di queste rette non parallele fra loro e C sarà nel
loro punto di intersezione.
¡ vP π ¡¡
¡ ω6
¡ H
YH ¡
¡ »»H ¡
¡
HH»H
» » P ¡
» »
¡ » » ¡
»»
¡ ¡
¡ C ¡
¡ ¡
Questa formula può essere usata per trovare le equazioni del luogo geometrico
descritto da C durante il moto. Tale luogo detto base se visto nel sistema
di riferimento fisso, rulletta se visto nel sistema di riferimento solidale.
...................................................
.......... .......
....... ......
......
z ....
......
.
.....
....
....
..
.
.
.
.. r ...
...
...
.... ..
......... ...
..
...
...
.. ..
. ϕ ..
..
O0 A
.. ... ..
... ....
... ....
... ..
...
...
....
....
A ....
...
...
.....
......
.......
..........
AA .....
.......
.
... .
....................................................
O A x
ẋ = rϕ̇,
8.4 Esercizi
1. Sia dato un corpo rigido la cui terna solidale O0 x0 y 0 z 0 si muove rispetto
al sistema Oxyz con vettori caratteristici vO0 (t) = v e1 e ω = ω e3 ,
e1 , e2 , e3 essendo i versori del sistema O, ed è sovrapposta a Oxyz
all’istante t = 0. Si determinino i vettori velocità e accelerazione del
punto solidale P = i + 2 j − k, con i, j, k i versori del sistema O0 . Si
determini inoltre l’asse istantaneo di moto.
Soluzione. I vettori velocità e accelerazione di P sono i seguenti:
Determinare all’istante t:
(a) il vettore velocità angolare istantanea;
(b) l’equazione parametrica dell’asse di moto, se esiste;
(c) se l’atto di moto è rotatorio, traslatorio o elicoidale e perché;
(d) la velocità del baricentro G del triangolo ABC.
Soluzione. Soluzione. Il vettore velocità angolare è ω = 2e1 +
e2 − e3 ; l’asse di moto ha equazioni parametriche: x = 32 + 2k , y =
1 + k , z = −k ; l’atto di moto è elicoidale perché l’invariante scalare
cinematico non è nullo; la velocità del baricentro G del triangolo è
vG = − 73 e1 + 53 e2 .
3. ♦ In un piano verticale Oxy una guida circolare di raggio R è in
rotazione con velocità angolare costante. All’interno della guida un
disco di raggio r < R rotola senza strisciare sulla guida. Nel tempo che
la guida compie 10 giri completi, il centro del disco compie con velocità
costante una circonferenza completa in direzione opposta a quella di
rotazione della guida. Determinare il vettore velocità angolare del
disco in funzione di quello della guida.
Vittorino Talamini e Luisa Arlotti 119
..
....................... ..................................
...
............... ........
...... ¢ ...........
.
.
....... ....
... ¢ ...
.. ...
.... ¢ ...
.. ...
... ¢ ...
..
...
ϕ.......................¢............. ...
... .. ..... ... θ ...
.
... ... .. ...
....
.
.... ¢r .... ... .
.
...
... .
.
...
...... ....B ....
... .....
...
...
. .......... .
.
... ....................... ..... .
.
... .... B ..
.
...
....
...
.¶
¶ ....... ....
...
... .. B ...... ψ ....
.... . ..
...
....
....
. B¶r .. ... ......
.
... .. ...
....
..... ... CB .. ...
.. ....
.......
......... .....
.. B ..
.
...
..............
............ .............. ..B...........
........................................
D
B \
\
\
\
\
\.....................................θ
..
\ ....
A x
y
A
aa
¶ aa
¶ aa
¶ aa
¶ aa
¶
.... aa ......................................ϕ
¶ ωt a..a
... ...
.
...
.. a .... .
O B x
Cinematica relativa
z
¢
A
A ¢
A i¢
kKA ¢¢̧ ©©©
*
©
©
A¢© j
O0
e3 6
O -
e1 ¡ ¡ e2 y
ª
¡
¡
x¡
¡
OP = x e1 + y e2 + z e3
Vittorino Talamini e Luisa Arlotti 125
O 0 P = x0 i + y 0 j + z 0 k
z
¢
A
A ¢
A i¢
kKA ¢¢̧ ©©©
*
©
©
XX j
A¢©
3́
´ 0 XXXX
´ O X
X
z : P
´ » »»
e3 6 ´ »»»
´ »»
´ »»»»
´ » »
O´ »»-
e1 ¡ ¡ e2 y
ª
¡
¡
x¡
¡
vτ (P ) = v(O0 ) + ω τ × O0 P
aτ (P ) = a(O0 ) + ω̇
ω τ × O0 P + ω τ × ( ω τ × O0 P )
Il sistema assoluto scriverà il vettore velocità ed il vettore accelerazione di
P nel seguente modo:
va (P ) = ẋ e1 + ẏ e2 + ż e3
.. .. ..
aa (P ) = x e1 + y e2 + z e3
ed il sistema relativo scriverà il vettore velocità ed il vettore accelerazione
di P nel seguente modo:
vr (P ) = ẋ0 i + ẏ 0 j + ż 0 k
.. .. ..
ar (P ) = x0 i + y0 j + z 0 k
Entrambi i sistemi suppongono che i versori dei loro assi cartesiani siano
fissi (e quindi che abbiano derivata nulla). Ciò comunque comporta che per
entrambi i sistemi siano mobili i versori degli assi cartesiani dell’altro sistema
di riferimento.
126 Cinematica relativa
OP = OO0 + O0 P
e poniamo:
OO0 = x0 e1 + y0 e2 + z0 e3
Il sistema assoluto calcolando va (P ) e aa (P ) scriverebbe:
dva (P ) d
aa (P ) = = [v(O0 ) + vr (P ) + ω τ × O0 P ] =
dt dt
d d d
= (ẋ0 e1 +ẏ0 e2 +ż0 e3 )+ (ẋ0 i+ẏ 0 j+ż 0 k)+ω̇
ω τ ×O0 P + ω τ × (x0 i+y 0 j+z 0 k) =
dt dt dt
.. .. .. ..0 ..0 ..0
= (x0 e1 + y0 e2 + z 0 e3 ) + [(x i + y j + z k) + ω τ × (ẋ i + ẏ 0 j + ż 0 k)]+
0
va (P ) = vr (P ) + vτ (P )
aa (P ) = ar (P ) + aτ (P ) + ac (P )
con:
ac (P ) = 2 ω τ × vr (P )
che è detta accelerazione di Coriolis (o complementare).
L’accelerazione di Coriolis è nulla se P è fermo nel sistema O0 oppure se P
si muove in direzione parallela a ω τ .
Si noti che non c’è distinzione fra velocità (o accelerazione) assoluta e di
trascinamento del punto O0 .
Vittorino Talamini e Luisa Arlotti 127
A ¢
A ¢
AK ¢̧¢ ©©
A ¢© *©
©
A¢© ³
³³³
O0 00 ³³³
1
O PP
¤ P
q
P PP
¤ P
6
¤²
O - ¤
¡ ¤
ª
¡ ¤¤
¡
¡
¡
¡
va (P ) = va (O00 ) + ω a × O00 P
vr (P ) = vr (O00 ) + ω r × O00 P
vτ (P ) = vτ (O00 ) + ω τ × O00 P
vτ (P ) = v(O0 ) + ω τ × O0 P
vτ (O00 ) = v(O0 ) + ω τ × O0 O00
va (P ) = vr (P ) + vτ (P ),
si ottiene:
= va (O00 ) + ( ω r + ω τ ) × O00 P
e confrontando con la prima delle tre equazioni scritte in alto, si deduce:
ωa = ωr + ωτ
ω = ϕ̇ e3 + θ̇ n + ψ̇ k
Vittorino Talamini e Luisa Arlotti 129
tangenti alle due rigate nel punto Ω sono generati da ω (che ha la direzione
dell’asse di moto) e va (Ω), oppure da ω e vr (Ω), rispettivamente. Siccome
va (Ω) = vr (Ω) + vτ (Ω), e vτ (Ω) = 0 oppure vτ (Ω) k ω , si conclude che le
due rigate hanno lo stesso piano tangente, e sono quindi tangenti fra loro
lungo tutto l’asse di moto.
Se vτ (Ω) 6= 0 le due rigate strisciano l’una sull’altra lungo l’asse di moto
e vτ (Ω) dà proprio la velocità di strisciamento, cioè la velocità relativa
della rigata mobile rispetto a quella fissa, diretta proprio lungo la retta di
contatto. Se invece vτ (Ω) = 0 le due rigate rotolano senza strisciare l’una
sull’altra, essendo in contatto lungo tutto l’asse di moto. La formula della
composizione delle velocità dà in questo caso va (Ω) = vr (Ω) e si capisce
che il punto Ω (e come Ω ciascun altro punto dell’asse di moto) si sposta
nella rigata fissa e nella rigata mobile con la stessa velocità, descrivendo
quindi nelle due superfici, in un dato intervallo di tempo, archi di uguale
lunghezza. Nel caso di un moto rigido piano, non traslatorio, l’invariante
scalare cinematico è sempre nullo e da quanto detto si capisce che la rulletta
rotola senza strisciare sulla base (la base e la rulletta sono infatti le traiettorie
che un punto Ω dell’asse di moto descrive sulla rigata fissa e sulla rigata
mobile, e queste traiettorie, per l’ipotesi di moto piano, appartengono ad
uno stesso piano ortogonale alle rette che rappresentano gli assi di moto.
La conoscenza delle rigate fissa e mobile (o della base e della rulletta nel caso
di moti piani) è di fondamentale importanza nella teoria degli ingranaggi.
Noto il moto desiderato per un dato pezzo meccanico, si calcolano dappri-
ma le rigate fissa e mobile corrispondenti a quel dato moto, si costruiscono
quindi due superfici aventi la forma della rigata fissa e la forma della rigata
mobile e le si ancorano rispettivamente ad un sistema fisso e al dato pezzo
meccanico. Facendo rotolare senza strisciare la rigata mobile su quella fis-
sa, il pezzo meccanico viene a compiere automaticamente il moto richiesto.
Un caso particolare di quanto detto costituisce il teorema di Cardano: ogni
punto di una circonferenza di raggio r che rotola senza strisciare all’interno
di una guida circolare di raggio 2r descrive in avanti e indietro un segmento
di lunghezza 2r. Inoltre, se il moto circolare è uniforme, il moto lineare
risultante è armonico.
ωa
¢£±
¢£
¢£
BB ¢£
B...........................................................................¢..........£. ¢̧ ω.....r.......
.
....................................................................................... ....
B ¢ .£.................................¢... .........
.................. ...
B ¢ £ ¢ ..........................
B ¢ £ ¢ ........
...
ω
B τ £ ¢............. ¢
B 6 £ ¢......... ...
B £.¢...........
B .£...¢........
B.£¢.....
O
9.5 Esercizi
In tutto il paragrafo sarà indicato con S il sistema fisso O, x, y, z, di versori
e1 , e2 , e3 e con S 0 il sistema in moto O0 , x0 , y 0 , z 0 , di versori i, j, k. Le misure
relative a S saranno dette assolute, quelle relative a S 0 relative, salvo altre
132 Cinematica relativa
evitare di considerare le forze fra particelle del corpo e particelle del corpo) e
supponendo che questo corpo sia infinitamente distante da qualunque altro
corpo nell’Universo (cosı̀ esso non può essere soggetto ad alcun tipo di forza
causata dall’interazione con altri corpi). Si arriva cosı̀ al concetto di punto
materiale isolato.
Per analogia un sistema isolato si intende un sistema di punti materiali
infinitamente distanti da qualunque punto materiale non facente parte del
sistema. Ovviamente i singoli punti che costituiscono il sistema isolato non
sono a loro volta isolati perché risentono dell’interazione con gli altri punti
del sistema.
Il principio d’inerzia potrebbe essere riformulato nel seguente modo: un
punto materiale isolato non modifica la sua velocità.
Si capisce subito però che una tale affermazione non può essere valida in
tutti i sistemi di riferimento. Tornando alla pallina ferma sopra la guida
orizzontale, se la si osserva, invece che dal sistema di riferimento solidale
alla Terra, come implicitamente supposto finora, da un sistema di riferimento
con origine nel Sole, si vede che essa compie un moto complesso, dovuto alla
composizione con i moti di rotazione e di rivoluzione della Terra.
Sorge quindi la necessità di individuare una classe di sistemi di riferimento
privilegiati rispetto ai quali i moti dei punti materiali isolati appaiono par-
ticolarmente semplici.
Il più semplice degli stati cinetici è la quiete, cioè lo stato in cui la po-
sizione di P è costante nel tempo, e un sistema di riferimento privilegiato
è quello che vede un punto materiale isolato P in quiete. Un tale sistema
di riferimento, per il quale vale il principio d’inerzia, è detto un sistema
inerziale.
Tutti i sistemi di riferimento che si muovono rispetto al sistema inerziale
O di moto traslatorio rettilineo uniforme con velocità v vedono il punto
materiale isolato P muoversi di moto rettilineo uniforme con velocità −v.
Anche per tali sistemi di riferimento vale il principio d’inerzia, perché il punto
P conserva la sua velocità −v, e anch’essi sono detti sistemi inerziali.
Ogni altro sistema di riferimento non vede P mantenere velocità costante
nel tempo, perciò i sistemi inerziali sono tutti e solo quelli in moto relativo
traslatorio rettilineo con velocità di traslazione costante rispetto al sistema
che vede il punto materiale isolato in quiete.
L’esistenza di un sistema che vede un punto materiale isolato in quiete è
postulata, non essendo possibile verificare questa ipotesi.
In definitiva, al principio d’inerzia si dà la seguente forma idealizzata:
Primo Principio della Dinamica: Un punto materiale isolato ha, rispetto
ad un qualunque sistema inerziale, velocità costante nel tempo.
Vittorino Talamini e Luisa Arlotti 137
Nei problemi di meccanica terrestre di durata limitata, tali cioè che nell’ar-
co di tempo in questione si possa approssimare il moto di rivoluzione della
Terra attorno al Sole con un moto traslatorio rettilineo uniforme, può essere
considerato inerziale il sistema di riferimento avente origine nel centro della
Terra ed assi orientati verso stelle fisse, intendendo per stelle fisse le stelle
che sono talmente lontane dalla Terra da non poterne apprezzare il moto.
Tale sistema va via via specializzato se l’approssimazione fatta non dovesse
essere sufficiente. Cosı̀ nei problemi di meccanica planetaria si può consi-
derare inerziale un sistema di riferimento con origine nel centro del Sole e
assi orientati verso stelle fisse, nei problemi di meccanica galattica si può
considerare inerziale un sistema di riferimento con origine nel centro della
galassia e assi orientati verso galassie fisse lontane, ecc..
a1 = a1 (P2 − P1 , P3 − P1 , . . .)
P2
©
¼©a
©
2
©
*
©©
P1©©© a1
Con esperienze di urto fra due punti materiali isolati (realizzate in pratica
con carrellini su rotaia a cuscino d’aria oppure con palle da biliardo) si
può misurare il rapporto fra i moduli delle accelerazioni a1 e a2 , questo è
infatti pari al rapporto fra i moduli delle variazioni di velocità ∆v1 e ∆v2 , e
verificare che tale rapporto non dipende né dalle velocità iniziali vi né dalle
loro variazioni ∆vi . I risultati di questi esperimenti danno cioè:
|a1 | Φ12 (|P2 − P1 |) |∆v1 | 1
= = = m12 =
|a2 | Φ21 (|P2 − P1 |) |∆v2 | m21
in cui m12 e m21 sono due costanti positive che misurano i rapporti di
accelerazione.
Considerando sempre urti fra due punti materiali, ma variando ora le coppie
dei punti che si urtano, ci si accorge che i rapporti di accelerazione verificano
la seguente regola:
m12 m23 m31 = 1
per qualunque terna di punti materiali P1 , P2 , P3 . Ciò suggerisce di associare
a ciascun punto materiale Pi una costante mi , detta massa del punto Pi , in
modo tale da scrivere il rapporto di accelerazione m12 come rapporto fra le
masse:
|a1 | m2
= m12 =
|a2 | m1
In questo modo difatti il prodotto m12 m23 m31 è automaticamente uguale
ad 1.
Dall’equazione precedente, che può essere riscritta in forma intera: m1 |a1 | =
m2 |a2 |, tenendo conto che le accelerazioni a1 e a2 hanno come direzione co-
mune quella del vettore P1 P2 = OP2 −OP1 , ma hanno verso fra loro opposto,
Vittorino Talamini e Luisa Arlotti 139
Il principio d’inerzia appare ora come una conseguenza della legge di New-
ton, infatti se un punto materiale è isolato, in ogni sistema di riferimento
inerziale non può essere soggetto a forze, perciò F = 0 e la legge di Newton
dà allora a = 0, che implica la costanza del vettore velocità.
Fτ (P ) = −m [a(O0 )+ω̇
ω ×O0 P + ω ×( ω ×O0 P )], Fc (P ) = −2 m ω ×v0 (P )
Queste sono dette forze apparenti perché appaiono sempre nei sistemi non
inerziali ma non sono presenti nei sistemi inerziali perché non sono dovute
a interazioni fra corpi.
Anche se il punto P è isolato, cioè se F = 0, il sistema non inerziale S 0 vede
P soggetto alla forza F0 = Fτ + Fc e quindi compiere un moto accelerato.
Quando una automobile fa una curva, nel sistema di riferimento solidale ad
essa si manifesta una forza che spinge chi si trova nell’automobile verso l’e-
sterno della curva: tale forza apparente è detta centrifuga e corrisponde al
termine −m ω × ( ω × O0 P ) in Fτ (P ).
L’equazione:
ma = F
vale dunque anche nei sistemi non inerziali, pur di considerare conglobate
in F le forze apparenti. Essa viene detta equazione fondamentale della
dinamica. (Solo se il sistema è inerziale la si può chiamare legge di Newton).
Se S 0 è pure un osservatore inerziale, allora S 0 è in moto rettilineo tra-
slatorio rispetto ad S con velocità costante ed i due sistemi misurano le
stesse accelerazioni (per le formule della cinematica relativa si ha infatti:
aτ (P ) = ac (P ) = 0 ∀ P ). Allora in S 0 non esistono forze apparenti e l’e-
quazione fondamentale della dinamica in S 0 è identica a quella in S e dà
risultati identici, salvo per le diverse condizioni iniziali.
Di conseguenza due osservatori inerziali che effettuano esperimenti di mec-
canica a partire dalle medesime condizioni iniziali devono ritrovare risultati
identici. Questo fatto è noto come principio di relatività galileiana.
F0 (P ) = m g(P )
con:
M
g(P ) = −G vers(O0 P ) − ω × ( ω × O0 P )
R2
e se il moto di P avviene in una regione limitata della superficie terrestre si
può supporre g(P ) costante in quella regione e scrivere:
F0 (P ) = m g
10.4 Esercizi
1. Un punto P di massa m è vincolato a muoversi sulla superficie di un
cilindro di raggio r e asse coincidente con l’asse verticale z. Oltre alla
forza peso, P è soggetto anche ad una forza elastica di costante k e ori-
gine O. Il cilindro è in rotazione attorno all’asse z con velocità angolare
Vittorino Talamini e Luisa Arlotti 143
¯ ¯ ¯ ¯
mg ¯ mω 2¯
mg ¯ mω 2¯
− − fs r ¯¯1 − ¯≤z≤− + fs r ¯¯1 − ¯
k k ¯ k k ¯
ω6
PP
PP Q
PP .
..
P ... α
..
P.P
PP
PP
PP
PP
PP
P
iPPP
PP P
PP
PP - Fc
Fe PP
PP
P
x
mg
?
mg sin α
x=
k − mω 2 cos2 α
k − mω 2
Φ= mg cos α
k − mω 2 cos2 α
ω6
..............
.....
...
O
...
..
..
θ
..
J ......
...
J-
J
J -
J Fc
J -
J
mg J -
? J
A
θ1 = 0, Φ1 = mg k
θ2 = π, Φ2 = mg k
e se 3g < 2lω 2 , anche le seguenti:
µ ¶ r
3g 1 9g 2
θ3 = arcos − , Φ3 = mg k − mlω 2 1 − 2 4 i
2lω 2 2 4l ω
r
1 9g 2
θ4 = −θ3 , Φ4 = mg k + mlω 2 1 − 2 4 i
2 4l ω
146 Fondamenti della Dinamica
Capitolo 11
1 1
T = m v · v = mv 2
2 2
W =F·v
Se laP
forza risultante F si decompone nella somma di più forze componenti:
F = i Fi , si può definire la potenza Wi sviluppata dalla singola forza Fi :
Wi = Fi · v, e la potenza totale W è allora la somma delle singole potenze
Wi : X X
W =F·v = Fi · v = Wi
i i
148 Dinamica del Punto Materiale
cioè:
Ṫ = W
L’equazione appena ricavata costituisce il teorema dell’energia cinetica.
Il lavoro fatto dalla forza risultante F fra gli istanti t0 e t è dato dalla
seguente espressione scalare:
Z t Z t
Lt0 ,t = W dt = F · v dt
t0 t0
P
e se F = i Fi , il lavoro fatto dalla forza risultante F è dato dalla somma
dei lavori fatti dalle forze componenti Fi :
Z t XZ t X (i)
Lt0 ,t = W dt = Wi dt = Lt0 ,t
t0 i t0 i
Una forza che si mantiene sempre ortogonale alla velocità non sviluppa po-
tenza e non compie lavoro. Alcune forze agiscono sempre ortogonalmente
alla velocità; tali sono, ad esempio, una forza centrale che agisce su di un
punto in moto circolare attorno al centro della forza, oppure la forza di Lo-
rentz F = q v × B che subisce una carica q in moto in un campo magnetico
B. Nei moti in cui si manifestano unicamente tali forze si conserva perciò
l’energia cinetica.
Per tutte le forze posizionali si conosce come varia la forza in funzione della
posizione, cioè la funzione F(r). Per tali forze è possibile esprimere il lavoro
in funzione della traiettoria percorsa da P fra le posizioni r0 = r(t0 ) e
r = r(t), anziché in funzione dell’intervallo di tempo da t0 e t. Fissata la
traiettoria γ, i punti su di essa si possono individuare tramite il parametro
d’arco s. Le forze posizionali sulla traiettoria γ sono quindi determinate
assegnando il parametro d’arco s, infatti F(s) rappresenta la forza su P
quando P si trova nel punto r(s) della traiettoria γ.
In generale il lavoro fatto dalla forza F durante lo spostamento di P da
r0 = r(s0 ) a r = r(s) dipenderà dalla forma della traiettoria che collega r0 a
r, oltre che dai due punti estremi r0 e r. Essendo v(t) = ṡ(t) t(s(t)), si ha:
Z t Z t Z s
Lt0 ,t = F(t) · v(t) dt = F(s(t)) · t(s(t)) ṡ(t) dt = F(s) · t(s) ds =
t0 t0 s0
Z s
= FT (s) ds
s0
con FT (s) la componente di F(s) tangente alla traiettoria nel punto di ascis-
sa curvilinea s. Il fatto importante è che il lavoro è espresso solo in funzione
della traiettoria da r0 a r, ed il tempo è stato eliminato completamente. Ciò
vuol anche dire che il lavoro delle forze posizionali non dipende dalla legge
oraria con cui P descrive la traiettoria, ma solo dalla forma della traiettoria.
dV (r(t))
=−
dt
e:
Z t Z t
dV (r(t))
Lt0 ,t = W (t) dt = − dt = −(V (r) − V (r0 )) = V (r0 ) − V (r)
t0 t0 dt
La formula Lt0 ,t = V (r0 ) − V (r) per calcolare il lavoro fatto dalle forze
conservative, vale anche se ci sono forze a potenza nulla, poiché il lavoro
fatto da queste è necessariamente nullo.
Nel caso generale ci saranno forze conservative e forze non conservative, la
cui risultante, F(N C) (r, t), solitamente non è posizionale, e si avrà:
F(r, t) = −∇V (r) + F(N C) (r, t)
Il lavoro fatto nell’intervallo di tempo fra t0 e t si può allora scrivere nel
seguente modo:
(N C)
Lt0 ,t = V (r0 ) − V (r) + Lt0 ,t
(N C) Rt
con V (r0 )−V (r) il lavoro fatto dalle forze conservative e Lt0 ,t = t0 F(N C) ·
v dt il lavoro fatto dalle forze non conservative nel medesimo intervallo di
tempo.
quindi il vettore forza, che è diretto verso l’interno della curva, e non quindi
lungo la tangente alla traiettoria. La traiettoria coincide comunque con la
linea di forza se questa è rettilinea e in un dato istante iniziale il vettore
velocità è parallelo ad essa.
Una superficie equipotenziale è una superficie geometrica di equazione
V = cost. Siccome ∇V è in ogni punto della superficie equipotenziale orto-
gonale alla superficie stessa, le linee di forza intersecano ortogonalmente le
superfici equipotenziali. Le superfici equipotenziali danno una rappresenta-
zione del campo di forza alternativa e complementare a quella ottenuta con
linee di forza.
• La forza costante.
Se la forza costante è F = F uF , con uF il suo versore, l’energia
potenziale di F ha l’espressione:
V (r) = − F · r
• Le forze centrali.
Una forza centrale si scrive nel modo seguente: F(r) = f (r) uR , con
uR il versore radiale e |f (r)| = |F(r)|.
Le forze centrali più importanti sono isotrope, cioè hanno intensità
che dipende solo dalla distanza r dal centro della forza e non dalla
direzione di r. Per esse si può scrivere:
F(r) = f (r) uR
f (r) = −kr
Vale il seguente:
Da ciò si vede che deve essere f (r) = − dVdr(r) e quindi che l’energia
potenziale,R a meno della costante additiva arbitraria, ha l’espressione:
V (r) = − f (r)dr. ¦
• La forza centrifuga.
La forza centrifuga è una forza apparente che è presente solo nei si-
stemi non inerziali. È abbastanza comune dover trattare sistemi non
inerziali in moto rotatorio con velocità angolare costante. In tali si-
stemi la forza centrifuga su un punto P dipende dalla distanza di P
dall’asse di rotazione e perciò può essere trattata come tutte le altre
forze posizionali e definire per essa una “energia potenziale centrifuga.
Supponiamo che l’asse di rotazione sia l’asse z e che la velocità ango-
lare sia ω . Se la distanza del punto P dall’asse di rotazione è r, allora
la forza centrifuga vale:
F(r) = mω 2 OP = mω 2 r uR
Si è visto che un vincolo può essere liscio oppure scabro, fisso oppure mobile.
Se il vincolo è mobile per determinare la forza di attrito dinamico bisogna
considerare la velocità del punto P rispetto al vincolo. Per semplicità, limi-
tiamoci a considerare vincoli fissi. Se il vincolo è liscio la reazione vincolare
è diretta in direzione normale al vincolo e se è scabro ha una componente
non nulla anche in direzione tangente al vincolo.
Nel caso di attrito statico vale la disequazione di Coulomb: ΦT ≤ fs ΦN ,
con ΦT e ΦN i moduli delle componenti tangente e normale al vincolo e fs
il coefficiente di attrito statico.
Nel caso dinamico, in cui il punto P è in moto rispetto al vincolo, vale
un’equazione simile, detta equazione di Coulomb dell’attrito dinamico:
ΦT = fd ΦN
v
FA = − ΦT
|v|
WA = FA · v = − ΦT |v| < 0
Per le forze di attrito non si può definire il potenziale ed il lavoro fatto dalle
forze di attrito dipende dal percorso che collega il punto iniziale r0 al punto
finale r; generalmente, più questo è lungo, più lavoro viene fatto.
Le forze di attrito, quelle di attrito viscoso, e in generale tutte quelle che
hanno potenza negativa, vengono dette forze dissipative.
cioè:
T (t) + V (r(t)) = T (t0 ) + V (r(t0 ))
Per l’arbitrarietà dell’istante t, vale allora il principio di conservazione
dell’energia: durante il moto di una particella soggetta solamente a forze
conservative e a forze aventi potenza nulla, il valore della somma della sua
energia cinetica e della sua energia potenziale si conserva, cioè:
Siccome l’integrale che esprime il lavoro fatto dalle forze di attrito è negativo,
l’energia nell’istante finale t è minore di quella nell’istante iniziale t0 , cioè le
forze dissipative comportano sempre una diminuzione dell’energia meccanica
totale, da cui il loro nome.
Vittorino Talamini e Luisa Arlotti 159
Date, nel grafico che mostra l’energia in funzione della variabile s, la curva
che rappresenta l’energia potenziale V (s) e la retta orizzontale che rappre-
senta l’energia totale del punto P , il moto di P è confinato a quei valori di s
per cui E ≥ V (s), infatti la differenza T (s) = E −V (s) rappresenta l’energia
cinetica di P e non può mai essere negativa. L’energia cinetica sarà massima
nei punti in cui l’energia potenziale è minima, e viceversa.
Fτ = −m [a(O) + ω̇
ω × OP + ω × ( ω × OP )]
Fc = −2 m ω × v(P )
164 Dinamica del Punto Materiale
tipo:
..
q(t) − f (q(t), q̇(t), t) = 0
dove la q(t) è una coordinata lagrangiana.
Nei casi più semplici le equazioni risultano lineari:
..
q(t) − f1 (t)q̇(t) − f2 (t)q(t) − f3 (t) = 0
con f1 (t), f2 (t), f3 (t) tre funzioni del tempo. In certi casi f1 (t) e f2 (t) sono
addirittura costanti, per cui le equazioni sono del tipo seguente:
..
q(t) − 2hq̇(t) − kq(t) − f (t) = 0
x(t) = eλt
1. h2 + k > 0.
In questo caso l’equazione caratteristica ha due soluzioni reali e distin-
te. Siano λ1 e λ2 le due soluzioni. In corrispondenza si hanno due
soluzioni distinte dell’equazione differenziale omogenea:
2. h2 + k < 0.
In questo caso l’equazione caratteristica ha due soluzioni
p complesse
coniugate. Siano λ1 = h + iω e λ2 = h − iω, con ω = −(h2 + k),
Vittorino Talamini e Luisa Arlotti 169
Verifichiamo la seconda:
..
x2 (t)−2hẋ2 (t)−kx2 (t) = heht +h(eht +theht )−2h(eht +theht )−kteht =
1. f1 (t) = a,
2. f2 (t) = a sin ωt + b cos ωt,
3. f3 (t) = a ebt ,
4. f4 (t) = f1 (t) + k2 f2 (t) + k3 f3 (t).
1. f1 (t) = a.
In questo caso si ha:
a
xp (t) = −
k
..
difatti, essendo xp (t) = ẋp (t) = 0, l’equazione completa è soddisfatta
identicamente.
xp (t) = f sin(ωt + ϕ)
per ottenere:
xp (t) = c sin ωt+d cos ωt = f (cos ϕ sin ωt+sin ϕ cos ωt) = f sin(ωt+ϕ)
−ω 2 t (c sin ωt+d cos ωt)+ω 2 t (c sin ωt+d cos ωt)−(a sin ωt+b cos ωt) =
= cos ωt (2ωc − b) + sin ωt (−2ωd − a)
172 Dinamica del Punto Materiale
3. f3 (t) = aebt .
Se b è tale che b2 − 2hb − k 6= 0 (cioè b non è soluzione dell’equazione
caratteristica) allora anche in questo caso la soluzione particolare ha
la forma di f3 (t), cioè è del tipo seguente:
xp (t) = c ebt
xp (t) = c t ebt
xp (t) = c t2 ebt
11.11 La risonanza
Consideriamo un moto retto da una equazione differenziale del tipo seguente:
..
x(t) − 2hẋ(t) − kx(t) = a sin ωf t
dove:
xo (t) = co eht sin(ωt + αo )
rappresenta la soluzione generale dell’equazione
p omogenea associata, essen-
do co e αo due costanti arbitrarie e ω = −(h2 + k) la pulsazione, detta
propria, con cui oscillerebbe il sistema se il “termine noto fosse nullo, men-
tre xp (t) rappresenta una soluzione particolare dell’equazione completa.
Cerchiamo di determinare due costanti cp e αp in modo che xp (t) sia rappre-
sentabile nel modo seguente:
xp (t) = cp sin(ωf t + αp )
11.12 Esercizi
1. Determinare le soluzioni x(t) delle seguenti equazioni differenziali li-
neari del secondo ordine soddisfacenti le condizioni iniziali date.
..
(a) x + ẋ − 6 x = 3 + 2 e−t + e−3t , x(0) = 23 30
, ẋ(0) = 0
..
(b) x + 3 ẋ + 2 x = cos 2t, x(0) = 0, ẋ(0) = 1
..
(c) x + 4 x = sin 2t + sin 3t, x(0) = 0, ẋ(0) = 0
.. 7
(d) x + 2 ẋ + 5 x = cos 2t, x(0) = 0, ẋ(0) = 17
.. −2t
(e) x + 4 ẋ + 4 x = e , x(0) = 2, ẋ(0) = −6
Soluzione.
14 2t 1 −t 1 1
(a) x(t) = e − e + (10 − 3t) e−3t −
15 3 15 2
4 −t 3 −2t 1
(b) x(t) = e − e + (3 sin 2t − cos 2t)
5 4 20
17 1 1
(c) x(t) = sin 2t − t cos 2t − sin 3t
40√ 4 5
2 −t ³ π ´ 1
(d) x(t) = − e sin 2t + + (cos 2t + 4 sin 2t)
17 4 17
1 −2t 2
(e) x(t) = e (t − 2)
2
Ω6
O ¾ P -
Fe Fc x
mg ?
Vittorino Talamini e Luisa Arlotti 179
12.1 I baricentri
Quando un corpo è posto in un campo gravitazionale, tutte le particelle che
lo compongono sono soggette alle rispettive forze peso. Se un corpo è situato
sulla superficie terrestre e non è troppo esteso rispetto alla Terra, tutte le
forze peso delle particelle che lo compongono possono considerarsi pressoché
parallele fra loro e dirette all’incirca verso il centro della Terra.
Nel capitolo 2 si è visto che un sistema di forze parallele ammette un centro
e che questo centro è indipendente dall’orientamento del corpo rispetto alla
direzione delle forze.
Il centro delle forze peso è detto baricentro. Lo indicheremo di solito con
G.
Se il corpo è formato da punti discreti Pi , ognuno soggetto alla forza peso
mi g , la formula che dà il centro delle forze parallele dà la seguente formula
per il baricentro:
n
1 X
OG = mi OPi
m i=1
P
dove O è l’origine del sistema di riferimento e m = i mi è la massa totale
del corpo.
In particolare se si prende O coincidente con G si ha:
Xn
mi GPi = 0
i=1
182 Baricentri e Momenti d’Inerzia
di
Pi
¢̧
¢
αi ¢
e ..6
............. ¢
¢
¢
O
184 Baricentri e Momenti d’Inerzia
È quindi evidente che Ir non dipende né dal punto O impiegato per la sua
definizione né dal verso di e scelto su r ed inoltre che Ir ≥ 0, potendo
essere Ir = 0 se e solo se tutti i punti Pi sono allineati lungo la retta r.
Ir = Ir0 + md2
n
X
= mi [(OG × e)2 + 2(OG × e) · (GPi × e) + (GPi × e)2 ] =
i=1
Xn n
X
2
= m(OG×e) +2(OG×e)·( mi GPi ×e)+ mi (GPi ×e)2 = md2 +0+Ir0
i=1 i=1
P
Il secondo termine è nullo per la definizione di baricentro, infatti: i mi GPi =
m GG = 0. ¦
n0 ¡
π0
@
I Pi ¡
¢¤¤º@ @¡
¡
¢¤ @ ¡
π HH ¢̧ ¢¤ @
HH ¢n ¡
HH
¢ ¢ ¤ ¡
HH ¢ ¤ ¡
HH¢¢ ¤ ¡
HH¤¡
¡O H
n
X
Iy = mi (x2i + zi2 )
i=1
n
X
Iz = mi (x2i + yi2 )
i=1
n
X n
X
Ixy = − mi (OPi · i)(OPi · j) = − m i xi y i
i=1 i=1
n
X n
X
Iyz = − mi (OPi · j)(OPi · k) = − mi yi zi
i=1 i=1
186 Baricentri e Momenti d’Inerzia
n
X n
X
Izx = − mi (OPi · k)(OPi · i) = − m i z i xi
i=1 i=1
n
X
Ixy = − mi xi yi , Iyz = 0, Izx = 0
i=1
da cui:
Iz = Ix + Iy
si ha:
n
X n
X
Ir = mi (OPi × e)2 = mi [(yi γ − zi β)2 + (zi α − xi γ)2 + (xi β − yi α)2 ] =
i=1 i=1
n
X
= mi [(yi2 γ 2 +zi2 β 2 −2yi γzi β)+(zi2 α2 +x2i γ 2 −2zi αxi γ)+(x2i β 2 +yi2 α2 −2xi βyi α)] =
i=1
n
X
= mi [α2 (yi2 +zi2 )+β 2 (x2i +zi2 )+γ 2 (x2i +yi2 )−2yi zi βγ−2zi xi αγ−2xi yi αβ] =
i=1
cioè:
Ir = Ix α2 + Iy β 2 + Iz γ 2 + 2Ixy αβ + 2Iyz βγ + 2Izx αγ
che permette di ricavare Ir tramite i coseni direttori della retta r e i
momenti e i prodotti d’inerzia relativi agli assi e ai piani cartesiani.
Si può dare una forma compatta alla precedente espressione. Introduciamo
una matrice simmetrica IO definita come segue:
Ix Ixy Ixz
IO = Ixy Iy Iyz
Ixz Iyz Iz
Ir = e · (IO e)
Fissato il punto O, al variare del versore e si ottiene tutta una stella di rette
r passanti per O che hanno e per versore. Per ogni scelta di e, tale che
Ir > 0, consideriamo su r il punto P tale che:
e
OP = √
Ir
√
In questo modo P ha distanza 1/ Ir da O (tanto più grande quindi quanto
più piccolo è Ir ), e si ha:
1 Ir
OP · (IO OP ) = e · (IO e) = =1
Ir Ir
I punti P definiti in questo modo devono allora avere coordinate (x, y, z) che
soddisfano alla seguente equazione:
det(IO − λ11) = 0.
190 Baricentri e Momenti d’Inerzia
Questa equazione fornisce tre autovalori λ, reali, positivi (solo nel caso
eccezionale di un sistema di punti materiali allineati lungo una retta r
e O ∈ r, un autovalore è nullo), ma non necessariamente tutti distinti.
2. In corrispondenza ad ogni autovalore λ trovato, risolvere l’equazione
agli autovalori:
IO v = λv
per ricavare l’autovettore v corrispondente all’autovalore λ.
Gli autovettori possono sempre essere presi ortogonali fra loro e normalizzati
ad uno e quindi forniscono la base {ei } di un sistema di riferimento ortonor-
male. In tale sistema di riferimento IO è diagonale e gli elementi diagonali
coincidono con i suoi autovalori e con i momenti d’inerzia relativi agli assi
cartesiani, come è evidente dalle relazioni:
IOii = ei · IO ei = λi ei · ei = λi , i = 1, 2, 3.
La definizione data ora è intrinseca, cioè non dipende dal sistema di coordi-
nate usato e per questo IO è detto tensore.
n
X n
X
= mi (e × OPi ) · (e × OPi ) = mi (e × OPi )2 = Ir
i=1 i=1
Vittorino Talamini e Luisa Arlotti 191
in cui nel terzo passaggio si è sfruttata la proprietà ciclica del prodotto misto.
I11 = e1 · IO e1 = Ix
Xn n
X
I12 = e1 ·IO e2 = e1 ·[ mi OPi ×(e2 ×OPi )] = mi OPi ×(e2 ×OPi )·e1 =
i=1 i=1
n
X n
X
= mi (e1 × OPi ) · (e2 × OPi ) = mi (e3 yi − e2 zi ) · (e1 zi − e3 xi ) =
i=1 i=1
n
X
=− mi xi yi = Ixy
i=1
Analogamente si verifica che anche tutti gli altri elementi di matrice sono
gli stessi della matrice IO definita nel paragrafo precedente.
12.5 Esercizi
1. ♦ Un corpo omogeneo ha la forma di una sfera di raggio r, interna-
mente alla quale c’è una cavità sferica di raggio r/2 situata in modo
192 Baricentri e Momenti d’Inerzia
'$
¶³
µ´ x
&%
z
'$
&%
si ottiene: n
X
m vG = mi vi
i=1
Il secondo membro è la quantità di moto totale del sistema e allora si può
scrivere:
q = m vG
che afferma che la quantità di moto totale del sistema coincide con la quantità
di moto di un punto materiale di massa m, pari alla massa totale del sistema,
localizzato nel centro di massa G del sistema.
Ovviamente la quantità di moto dipende dal sistema usato per valutare le
velocità vi .
Il sistema di riferimento che ha l’origine nel centro di massa del corpo ed
assi paralleli ed equiversi a quelli del sistema fisso O, è detto sistema del
centro di massa.
Il sistema del centro di massa è un sistema privilegiato in base al seguente
teorema.
n
à n
!
X X
= GPi × mi vi0 + mi GPi × vG = K0 G + 0 = K0 G
i=1 i=1
G.
n
1X
= mi (vG · vG + 2vG · vi0 + vi0 · vi0 ) =
2 i=1
n
à n !
1X X 1 2
= mi vG · vG + vG · mi vi0 + TG = mvG + 0 + TG
2 i=1 i=1
2
T = T (A) + T (B)
Il momento della quantità di moto con polo nel punto solidale O, valutato
nel sistema O0 , può essere scritto nel seguente modo:
n
X n
X
KO = OPi × mi v(Pi ) = OPi × mi (v(O) + ω × OPi ) =
i=1 i=1
à n ! n
X X
= mi OPi × v(O) + mi OPi × ( ω × OPi ) = m OG × v(O) + IO ω
i=1 i=1
L’energia cinetica, valutata nel sistema O0 , può essere scritta nel seguente
modo: n
1 X
TO0 = mi v(Pi ) · v(Pi ) =
2 i=1
n n
1 X 1 X
= mi (v(O) + ω × OPi ) · (v(O) + ω × OPi ) = mi v(O) · v(O)+
2 i=1 2 i=1
n
X n
1 X
+ mi v(O) · ( ω × OPi ) + mi ( ω × OPi ) · ( ω × OPi ) =
i=1
2 i=1
1 1
= m v(O) · v(O) + v(O) · ( ω × m OG) + ω · IO ω
2 2
con IO l’operatore d’inerzia relativo al punto solidale O.
1
TG = (Ix r2 + Iy s2 + Iz t2 + 2Ixy rs + 2Iyz st + 2Izx tr)
2
Se gli assi cartesiani coincidono con gli assi centrali d’inerzia allora IG è
rappresentato da una matrice diagonale e si ha:
Ix 0 0 r
KG = IG ω = 0 Iy 0 s = Ix r i + Iy s j + Iz t k
0 0 Iz t
1
(Ix r2 + Iy s2 + Iz t2 )
TG =
2
Se poi ω è parallelo ad un asse centrale d’inerzia le formule si semplificano
ulteriormente. Ad esempio se ω = ω i si ha:
KG = Ix ω i
1
TG = Ix ω 2
2
mi ai = Fi
cioè:
dq
= F(e)
dt
P (e) P
con F(e) = ni=1 Fi la forza esterna totale sul sistema e q = ni=1 mi vi
la quantità di moto totale del sistema. Ricordando che q = m vG , con m
la massa totale del sistema e vG la velocità del baricentro, si può anche
scrivere:
m aG = F(e)
con aG l’accelerazione del baricentro.
n
à n !
d X X
= KO − (vi − vO ) × mi vi = K̇O + vO × mi vi = K̇O + vO × q =
dt i=1 i=1
Vittorino Talamini e Luisa Arlotti 205
= K̇O + m vO × vG
Il secondo membro dell’equazione è il momento rispetto ad O delle forze
(e)
esterne, MO . In definitiva si ottiene:
(e)
K̇O + m vO × vG = MO
che viene usata più spesso, anche se talvolta può risultare più conveniente
l’equazione in forma completa, comprensiva del termine m vO × vG .
(e)
Se il sistema è isolato ed il riferimento è inerziale, allora MO = 0, e, pren-
dendo O fisso oppure coincidente con il baricentro G, si ricava l’equazione:
dKO
=0 per sistemi isolati e rispetto a riferimenti inerziali
dt
che esprime il principio di conservazione del momento della quan-
tità di moto: nei sistemi isolati il momento della quantità di moto totale,
misurato da sistemi di riferimento inerziali, relativamente ad un polo fisso
O, è costante.
infatti:
n Z
X t n Z
X t X n
dTi (t)
Lt0 ,t = Wi (t) dt = dt = (Ti (t)−Ti (t0 )) = T (t)−T (t0 )
i=1 t0 i=1 t0 dt i=1
= V (r(t0 )) − V (r(t))
ed eguagliando le due espressioni Lt0 ,t = V (r(t0 )) − V (r(t)) e Lt0 ,t =
T (t) − T (t0 ) si ricava che anche nei sistemi di particelle soggetti a sole forze
conservative (ed eventualmente anche a forze aventi potenza nulla) vale la
conservazione dell’energia:
Per gli attriti, nel caso di vincoli fissi, WA (t) < 0, ed in tal caso l’energia
totale diminuisce.
con fij (x) una funzione reale di variabile reale tale che fij (x) = fji (x).
Allora l’insieme delle due forze Fij (Pi ) e Fji (Pj ) è conservativo e la sua
energia potenziale, a meno di una costante additiva arbitraria, ha la forma
seguente:
Z ¯
¯
fij (x)dx¯¯
(i)
Vij (|Pj − Pi |) =
x=|Pj −Pi |
infatti:
(i)
−∇i Vij (|Pj − Pi |) = − fij (x)|x=|Pj −Pi | ∇i |Pj − Pi | =
q
−2(Pj − Pi )
= −fij (|Pj − Pi |) ∇i (Pj − Pi )2 = −fij (|Pj − Pi |) p =
2 (Pj − Pi )2
= fij (|Pj − Pi |) vers(Pj − Pi ) = Fij (Pi )
e analogamente:
(i)
−∇j Vij (|Pj − Pi |) = fij (|Pi − Pj |) vers(Pi − Pj ) = Fji (Pj )
n
X n
X n
X
= Fi · vO + Fi · ω × OPi = R · vO + ω · OPi × Fi =
i=1 i=1 i=1
= R · vO + M O · ω
W = ϕ̇ e · MO = ϕ̇ Mω
13.8 Esercizi
1. Un disco omogeneo di massa m e raggio r rotola senza strisciare lungo
l’asse orizzontale x mantenendosi sempre nel piano verticale xy di un
sistema di assi cartesiani Oxyz. Sapendo che la velocità del baricentro
G del disco è vG = v i, con i il versore dell’asse x, determinare q,
KO , KG , TO e TG .
Soluzione. q = mv i, KO = − 32 mrv k, KG = − 21 mrv k, TO =
3
4
mv 2 , TG = 41 mv 2 .
2 1
T = ml2 θ̇2 + mẋ2 + mlẋθ̇ cos θ
3 2
4
KO = ml2 θ̇ k + ml(xθ̇ sin θ + ẋ cos θ) k
3
y
O B
PP
PP x
PP
PP
PP
PP
PP
PP 6Fe
PP
PP
Pbaà`
A
mg ?
?
Mg
con r
2k
ω=
3m
ed il moto è quindi armonico con centro nel punto di ascissa x0 =
mg
k
sin α.
Il minimo valore del coefficiente di attrito fra disco e guida per evitare
lo strisciamento è il seguente:
1
3
mgsin α
fs =
kr + mg cos α
OP
¡¥ PPP y
¡ ¥ PP
¡ ¥ ¥
¡ ¥ ¥
x¡
¡ ¥ ¥
¥P ¥
PP
PP ¥
P¥
214 Dinamica dei Sistemi di Punti Materiali
Capitolo 14
Nei precedenti capitoli si è visto che il metodo più generale per ottenere le
posizioni di equilibrio oppure il moto di un sistema vincolato è quello di far
uso delle equazioni cardinali, della statica o della dinamica. Le difficoltà
più rilevanti nascono dal fatto che il sistema è necessariamente soggetto a
delle reazioni vincolari che sono incognite, in generale, sia in modulo che in
direzione, e gli sforzi maggiori si fanno nel trovare delle equazioni pure non
coinvolgenti le reazioni.
A partire dagli studi di D’Alembert e Lagrange nel 18◦ secolo, che per primi
hanno capito come eliminare in modo sistematico dalle equazioni della mec-
canica le reazioni vincolari, si è sviluppata una branca della Meccanica, oggi
nota come Meccanica Analitica, che ha permesso, anche molto di recente,
di fare passi importanti nella comprensione e nella spiegazione dei fenomeni
meccanici.
Fa = (F1 , . . . , Fn ), Φ = (Φ1 , . . . , Φn ), F = Fa + Φ
in cui i prodotti scalari che compaiono negli ultimi due passaggi sono fra
vettori di IR3n , non fra vettori ordinari.
La potenza virtuale di tutte le forze agenti sul sistema è definita nel modo
seguente:
Vittorino Talamini e Luisa Arlotti 217
c = F · v̂ = (Fa + Φ) · v̂ = Fa · v̂ + Φ · v̂ = W
W ca + W
cΦ
c Φ = Φ · v̂ = 0,
W con vincoli lisci e bilaterali
In tale ipotesi non c’è distinzione fra velocità v e velocità virtuale v̂: co-
munque la si voglia chiamare, la velocità è tangente allo spazio delle confi-
gurazioni.
Le forze attive agenti sul sistema in generale dipendono sia dalla configu-
razione, sia dall’atto di moto del sistema: Fa = Fa (P, v), ma anche qui,
considerando il problema statico, siamo interessati solo alle forze valutate
per valori nulli delle velocità: Fa = Fa (P, 0).
Sufficienza.
Supponiamo che Fa (P0 , 0) · v̂ = 0, ∀ v̂, a partire da una data configurazione
Vittorino Talamini e Luisa Arlotti 219
X n Xn
∂ 2 fj (P (t)) ∂fj (P (t))
vα vβ + aα = 0 ∀j = 1, . . . , r
α, β=1
∂P α ∂Pβ α=1
∂P α
Ciò comporta che ad ogni accelerazione possibile nel caso di atto di moto nul-
lo, esiste una velocità possibile, ad essa proporzionale: aα (P, 0) = k v(P ).
(Quanto ora ricavato era in realtà già implicito dall’equazione che esprime
2
l’accelerazione nei versori della terna intrinseca: a = s̈ t + ṡρ comporta che
a|ṡ=0 = s̈ t e v = ṡ t siano proporzionali).
Premesso tutto ciò, consideriamo una generica particella del sistema Pα .
L’equazione fondamentale della dinamica di Pα , valutata per atto di moto
nullo, dà:
Faα (P, 0) + Φα = mα aα (P, 0)
Moltiplicando scalarmente per aα (P, 0) e sommando sull’indice α si ottiene
l’equazione:
n
X n
X n
X
Faα (P, 0) · aα (P, 0) + Φα · aα (P, 0) = mα aα (P, 0)2
α=1 α=1 α=1
Ma
Pn si è visto che aα (P,P
0) = k v(P ), quindi per l’ipotesi dei vincoli lisci:
n
α=1 Φα · aα (P, 0) = k α=1 Φα · vα (P ) = 0 e per l’ipotesi assunta (per la
220 Statica e Dinamica dei Sistemi Olonomi
P
sufficienza): Fa (P0 , 0) · v̂ = 0, ∀ v̂, si ha anche nα=1 Faα (P, 0) · aα (P, 0) = 0.
(Ricordiamo che per l’ipotesi di vincoli fissi, v(P ) è una velocità virtuale).
Il primo membro dell’equazione è quindi nullo, e tale deve essere anche il
secondo membro, e ciò è possibile, data la positività di mα , ∀ α, solo se
aα (P, 0) = 0, ∀ α. Questo comporta che il sistema, posto in P0 con atto di
moto nullo, ha pure accelerazione nulla, quindi permane nello stato di quiete
in P0 . Tutto ciò comporta che P0 è di equilibrio. ¦
Il principio dei lavori virtuali può anche essere impiegato per determinare le
reazioni vincolari, non solo le posizioni di equilibrio. Non ci addentriamo in
questo argomento.
l
X
= Qi ηi
i=1
con: n
X ∂Pα ∂P
Qi = Faα · = Fa · , i = 1, . . . , l
α=1
∂qi ∂qi
detta i-ma (componente della) forza generalizzata.
Interpretando (η1 , . . . , ηl ) come una generica velocità generalizzata, si vede
che la potenza sviluppata dalle forze generalizzate coincide con la potenza
virtuale delle forze attive, e proprio per questa analogia formale le Qi sono
dette forze generalizzate.
Per il principio dei lavori virtuali, nel caso di vincoli lisci, una posizione è
di equilibrio se e solo se la potenza virtuale W c a è nulla per qualunque atto
di moto virtuale del sistema relativo alla data posizione. Ciò equivale alla
condizione:
X l
ca =
W Qi ηi = 0
i=1
Φ · v̂ = 0
222 Statica e Dinamica dei Sistemi Olonomi
Faα + Φα = mα aα , α = 1, . . . , n
l
" n #
X X ∂P α
= (mα aα − Faα ) · ηi
i=1 α=1
∂q i
τi = Qi , ∀ i = 1, . . . , l
con: n
X ∂Pα
τi = mα aα · , ∀ i = 1, . . . , l
α=1
∂qi
e Qi le forze generalizzate:
n
X ∂Pα
Qi = Faα · , i = 1, . . . , l
α=1
∂qi
Essendo:
l
dPα X ∂Pα ∂Pα
vα = = q̇i +
dt i=1
∂qi ∂t
e non essendo Pα funzione delle q̇i , derivando rispetto a q̇i , si ottiene:
∂vα ∂Pα
=
∂ q̇i ∂qi
Inoltre si ha:
µ ¶ X l µ ¶ µ ¶ X l µ ¶
d ∂Pα ∂ ∂Pα ∂ ∂Pα ∂ ∂Pα
= q̇k + = q̇k +
dt ∂qi k=1
∂qk ∂qi ∂t ∂qi k=1
∂qi ∂qk
µ ¶ Ã l ! µ ¶
∂ ∂Pα ∂ X ∂Pα ∂Pα ∂ dPα ∂vα
+ = q̇k + = =
∂qi ∂t ∂qi k=1
∂qk ∂t ∂qi dt ∂qi
Il sistema di Lagrange può perciò essere riscritto nella forma seguente:
à n ! n
d X ∂vα X ∂vα
mα vα · − mα vα · = Qi , ∀ i = 1, . . . , l
dt α=1 ∂ q̇i α=1
∂q i
X n
∂T ∂vα
= mα vα ·
∂qi α=1
∂qi
cosicché il sistema di Lagrange può essere posto nella seguente forma più
comoda:
d ∂T ∂T
− = Qi , ∀ i = 1, . . . , l
dt ∂ q̇i ∂qi
224 Statica e Dinamica dei Sistemi Olonomi
si ha:
d ∂L ∂L
− = 0, ∀ i = 1, . . . , l
dt ∂ q̇i ∂qi
chiamate pure equazioni di Lagrange.
pi = ∂∂L
q̇i
, detta momento coniugato alla variabile qi , sia una costante del
moto. Sono possibili comunque anche altre costanti del moto, la cui esisten-
za dipende dall’invarianza della funzione di Lagrange in seguito a gruppi di
trasformazioni (in base ad un famoso teorema di Emmy Nöther), ma non
approfondiremo questo punto.
Può accadere che solo una parte delle forze agenti sul sistema siano conserva-
tive. In tal caso, chiamando V l’energia potenziale delle forze conservative,
e indicando con Qnc i le forze generalizzate non conservative, si può scrivere
l’equazione di Lagrange nella seguente forma:
d ∂L ∂L
− = Qnc
i , ∀ i = 1, . . . , l
dt ∂ q̇i ∂qi
allora durante tutto il moto futuro, cioè per ∀ t > t0 , il sistema soddisferà
le condizioni seguenti:
V (q (o) ) = 0
V (0) = 0
(0)
e valutarla nel punto di equilibrio: H(q ). Se questa risulta definita posi-
tiva allora q (0) è un minimo stretto e l’equilibrio è stabile.
In pratica, per vedere se una matrice quadrata è definita positiva, bisogna
verificare se i determinanti di tutti i minori principali (cioè diagonali) so-
no positivi; data la simmetria di H, basta comunque verificare solo quelli
Vittorino Talamini e Luisa Arlotti 229
contenenti H11 formati dalle prime righe e colonne di H, di ordine via via
crescente.
Se il determinante di H(q (0) ) non si annulla ma la condizione di minimo
non è verificata, allora si può dimostrare che il punto q (0) è di equilibrio
instabile. Se det H(q (0) ) = 0 non si può dire niente di preciso e bisogna
studiare caso per caso.
Nel caso di una matrice hessiana 2 × 2, affinché q (0) sia un punto di
minimo, devono cioè essere positivi l’elemento di matrice H11 (q (0) ), ed il
determinante det(H(q (0) )).
dove i puntini stanno per tutti gli altri termini in η, η̇ di grado non superiore
a 2 e O((η, η̇)3 ) contiene tutti i termini in η, η̇ di grado maggiore o uguale a
3. In un sistema conservativo a vincoli fissi l’energia cinetica è una funzione
230 Statica e Dinamica dei Sistemi Olonomi
omogenea di secondo grado in η̇, quindi tutti i termini sostituiti dai punti-
ni sono identicamente nulli. Trascurando i termini nulli e quelli di ordine
superiore, la funzione di Lagrange è quindi la seguente:
¯ ¯
1 ∂ 2 T (P, v) ¯¯ 1 ∂ 2 V (P ) ¯¯ 1 1
L(η, η̇) = ¯ η̇i η̇j − ¯ ηi ηj = η̇ T Tη̇ − η T Vη
2 ∂ η̇i ∂ η̇j η=0,η̇=0 2 ∂ηi ∂ηj η=0 2 2
Tη̈ + Vη = 0
Sia T che V sono matrici simmetriche definite positive e tramite una tra-
sformazione lineare invertibile dello spazio a l dimensioni degli η possono
essere diagonalizzate simultaneamente, anzi, è possibile fare in modo che T
sia trasformata nella matrice unità e V in una matrice diagonale con ele-
menti diagonali positivi ωi2 .
Che ciò sia possibile ci si rende conto facilmente se associamo a ciascuna
delle due matrici gli ellissoidi ET e EV , di equazioni xT Tx = 1 e xT Vx = 1
rispettivamente, che le rappresentano in uno spazio astratto di elementi x.
Con una rotazione l’ellissoide ET viene portato ad avere assi coincidenti con
quelli cartesiani. EV resterà con una orientazione generica mentre la matrice
associata a ET è ora diagonale. Con una dilatazione degli assi si porta ET
ad essere una sfera di raggio 1. La matrice associata a ET è ora la matrice
unità mentre EV resterà con una orientazione generica. Con una rotazione
l’ellissoide EV viene portato ad avere assi coincidenti con quelli cartesiani
mentre ET resterà comunque la sfera di raggio 1. La matrice associata a EV
è ora diagonale ed ha elementi positivi. Tutte e tre queste trasformazioni
sono lineari e invertibili, quindi anche il loro prodotto C che porta diretta-
mente T e V rispettivamente nella matrice unità e in una matrice diagonale
positiva Λ.
Definiamo quindi:
CT TC = 11, CT VC = Λ, η = Cξ,
CT TCξ¨ + CT VCξ = 0
cioè:
ξ¨ + Λξ = 0
Vittorino Talamini e Luisa Arlotti 231
ξ¨i + ωi2 ξi = 0, ∀ i = 1, . . . , l
ξi (t) = ai sin(ωi t + bi ), ∀ i = 1, . . . , l
q = η + q (o) = C ξ + q (o)
11 Λ = Λ ⇒ CT TCΛ = CT VC ⇒ TCΛ − VC = 0
Siccome C è invertibile, v(m) non è nullo. La teoria dei sistemi lineari afferma
che, affinché esista una soluzione non nulla v(m) del precedente sistema, deve
2
essere nullo il determinante della matrice (Tωm −V). Risolvendo l’equazione,
detta equazione caratteristica del problema agli autovalori generalizzato:
det(Tλ − V) = 0
√
nella variabile λ = ω 2 , si ottengono tutte le possibili pulsazioni ωi = + λi .
Si può dimostrare che esistono sempre l soluzioni λi reali positive dell’equa-
zione caratteristica appena scritta, tante quanti i gradi di libertà, ma non
232 Statica e Dinamica dei Sistemi Olonomi
l
X
(o)
=q + v(i) (ai sin(ωi t + bi ))
i=1
Si è quindi visto che tutti i piccoli moti attorno alle posizioni di equilibrio
stabili sono combinazioni lineari di moti armonici disaccoppiati, i modi nor-
mali, ognuno oscillante in modo indipendente dagli altri con la sua frequenza
propria di oscillazione.
14.5 Esercizi
1. Un’asta AB di massa m e lunghezza l è vincolata a muoversi nel piano
verticale Oxy, con l’asse y diretto verso l’alto, in modo che l’estremo
A scorra lungo l’asse y e l’estremo B lungo l’asse x.
I due vincoli in A e in B sono supposti lisci.
Oltre alla forza peso è presente una forza elastica di costante k, fra i
punti O e B e una forza costante di modulo F parallela e concorde con
l’asse y, applicata in A. Determinare:
6F
A \
.
.............
..
α\
\
\
mg ?\
\
¾\
Fe B x
α1 = 0, α2 = π
mg − 2F
α3 = arccos , α4 = 2π − α3
2kl
α1 è stabile se mg − 2F < 2kl e instabile se mg − 2F ≥ 2kl,
α2 è stabile se mg − 2F > −2kl e instabile se mg − 2F ≤ −2kl,
α3,4 sono sempre instabili quando esistono.
L’equazione del moto è la seguente:
.. 3g 3k 3F
α− sin α + sin α cos α + sin α = 0
2l m ml
Le reazioni vincolari in A e in B, ΦA e ΦB , sono le seguenti:
µ ¶
ml 2 ..
ΦA = kl sin α + (−α̇ sin α + α cos α) i
2
µ ¶
ml 2 ..
ΦB = mg − F − (α̇ cos α + α sin α) j
2
con r
3
ω1 = (2kl − mg + 2F );
2ml
se mg − 2F > −2kl si ha:
con r
3
ω2 = (2kl + mg − 2F ).
2ml
y
F
¾e
OS ¶
¶B x
S F6
¶
S
S ¶
?S ¶ ?
mg S¶ mg
A
in senso antiorario.
Le posizioni di equilibrio si hanno per:
π 3
α1 = , α2 = π
2 2
e se |2mg − F | < 8kl, anche per:
2mg − F
α3 = arcsin , α4 = π − α3
8kl
Se 2mg − F < 8kl, α1 è stabile, altrimenti è instabile.
Se 2mg − F > −8kl, α2 è stabile, altrimenti è instabile.
Quando α3,4 esistono, l’equilibrio è sempre instabile.
L’equazione del moto è la seguente:
µ ¶
.. 1 2mg − F 2k
α + sin α + α̇2 sin α cos α +
2
cos α − cos α sin α = 0
3 4ml m
y
'$
C
¡
¡
&%
OS ¡
ª x
S Fe ?
SG
S µ
¡ mg
S ¡
S¡
? A
mg
.. 2k 2kl
x+ x= cos α
3m 3m
.. 3kx 3
α+ sin α − (2kr − mg) cos α = 0
ml 2ml
e la seguente reazione in O:
..
Φx = − ml
2
(α sin α + α̇2 cos α) − k(x − l cos α)
ml ..
Φy = 2
(α cos α − α̇2 sin α) + mg − k(r − l sin α)
se a = 23 :
µ ¶ µ √ ¶ µ ¶ µ ¶
x(t) 5
l − 43 l 1
l
= 3 + ξ1 (t) + 6 ξ2 (t)
α(t) arcsin 23 1 1
e
µ ¶ µ √ ¶ µ ¶ µ ¶
x(t) − 35 l − 43 l 1
l
= + ξ1 (t) + 6 ξ2 (t)
α(t) π − arcsin 23 1 1
r r
1 g g
ξ1,2 (t) = a1,2 sin(ω1,2 t + b1,2 ), ω1 = , ω2 =
10 l l
con a1 , a2 , b1 , b2 , costanti reali arbitrarie.
238 Statica e Dinamica dei Sistemi Olonomi
se a = + 19
9
:
µ ¶ µ ¶ µ ¶ µ 1
¶
x(t) 0 −2 l l
= π + ξ1 (t) + 9 ξ2 (t)
α(t) 2
1 1
r r
3g g
ξ1,2 (t) = a1,2 sin(ω1,2 t + b1,2 ), ω1 = , ω2 = 15
4 l l
con a1 , a2 , b1 , b2 , costanti reali arbitrarie.
'$
S
Sj x
&%
α3 = −arcsin a, α4 = π + arcsin a
α1 è sempre instabile;
α2 è stabile se a ≥ 1 e instabile se a < 1;
α3 e α4 , quando esistono, sono sempre stabili.
b) L’equazione del moto è la seguente:
11 .. 3
m(R − r)2 α + mg(R − r) cos α + k(R − r)2 sin α cos α = 0
6 2
¿
XXX
XXX XXX
XXX X X¿
XX
ÁÀ
XX XX X
XXXXX
XX XX
XXX X
X
ÁÀ
XXX
αX ... XX
.
..
.. XX
Esercizi risolti
Gli esercizi svolti in questo capitolo sono contrassegnati nel testo con il sim-
bolo ♦.
Cap. 1, Esercizio 1.
√ √ √
tan ϕ1 = −√1 3 = − 3 , perciò ϕ1 = arctg(− 3) = − π3 .
√ √
tan ϕ2 = −13 = − 3 , perciò ϕ2 = arctg(− 3) + π = − π3 + π = 23 π . Si
deve aggiungere π perché la componente x di v2 è negativa.
tan ϕ3 = −−1√ = √1 , perciò ϕ3 = arctg √1 + π = π + π = 7 π . Si deve
3 3 3 6 6
aggiungere π perché la componente x di v3 è negativa.
Cap. 1, Esercizio 2.
q
a·b (1+0−6) 5
Dalla a · b = |a||b| cos ϕ, si ha: cos ϕ= |a||b| = √1+4+9 √
1+0+4
=− 14
, da
cui: ϕ = 126, 7◦ .
Cap. 1, Esercizio 3.
Cap. 1, Esercizio 6.
√
Il modulo di OP non cambia in seguito alla rotazione e vale |OP | = 5.
Definita la matrice di rotazione attorno all’asse z come nel paragrafo 1.6
(cioè con l’angolo di rotazione ϕ positivo se la rotazione è antioraria rispetto
a z), si ha:
√
cos ϕ sin ϕ 0 1 5
R · OP = − sin ϕ cos ϕ 0 · 2 = 0
0 0 1 0 0
ovvero: ½ √
cos ϕ + 2 sin ϕ = 5
2 cos ϕ − sin ϕ = 0
che dà: q
cos ϕ = 1
q5
sin ϕ = 4
5
Si ha quindi: q q
1 4
0
q q
5 5
R=
− 54 1
0
5
0 0 1
Cap. 2, Esercizio 1.
3
X
MO = OAi × ai =
i=1
243
i j k i j k i j k
= det 1 1 1 + det −2 −3 1 + det −1 0 3 =
−1 1 0 2 1 −1 0 3 2
= −8 i + j + 3 k = (−8, 1, 3)
b) Si usano le definizioni di invariante scalare e vettoriale. Si ha:
I = R · MO = 0
I
p= R=0
|R|2
√ √
c) Si usa la definizione di asse centrale. Siccome |R| = 1 + 25 + 1 = 27,
si ha:
i j k
R × MO 1 1 5
OΩ = + k R = det 1 + k(1, 5, 1) =
|R|2 27
−8 1 3
1
= (14, −11, 41) + k(1, 5, 1)
27
In forma parametrica l’asse centrale è quindi:
14
x = 27 +k
y = − 11 27
+ 5k
z = 41 27
+k
Si ha allora:
Cap. 2, Esercizio 2.
Cap. 2, Esercizio 4.
Il risultante è:
3
X 3 9
R= ai = (− , , −3)
i=1
2 2
R = −3 e, da cui:
n
1X 1 11 28
OC = fi OAi = − [2(1, 0, −5) + (−2, 1, 0) − 6(1, 2, 3)] = (2, , )
f i=1 3 3 3
Cap. 2, Esercizio 6.
Per trovare l’asse centrale ci sono 2 alternative. In ogni caso bisogna ricavare
risultante e momento rispetto ad un punto, ad es. rispetto all’origine O:
3
X
R= ai = (0, −4, 0) = −4 j
i=1
3
X
MO = OAi × ai =
i=1
i j k i j k i j k
= det 1 1 0 + det 2 5 0 + det −2 1 0 = 4 k
3 −4 0 −1 1 0 −2 −1 0
Il primo metodo fa uso direttamente della formula dell’asse centrale:
i j k
R × MO 1 −16
OΩ = 2
+ kR = det 0 −4 0 − 4k j = i − 4k j =
|R| 16 16
0 0 4
= (−1, −4k, 0), k ∈ IR
o anche:
OΩ = (−1, k, 0), k ∈ IR
da cui si vede che, al variare di k, Ω descrive una retta parallela all’asse delle
y, intersezione dei piani di equazione: x = −1 e z = 0.
In alternativa, si può osservare che il risultante applicato nell’asse centrale
deve dare MO = 4 k. Sia Ω = (x, y, z) il punto dell’asse centrale dove si
pensa applicato R e calcoliamo MO :
i j k
MO = OΩ × R = det x y z = 4z i − 4x k
0 −4 0
Eguagliando con MO = 4 k si ha: 4 k = 4z i−4x k da cui: (1+x) k−z i = 0
che dà: x = −1 e z = 0.
246 Esercizi risolti
Cap. 5, Esercizio 2.
OP = (r cos ϕ, r sin ϕ, z)
|mg + kz| ≤ fs kr
che dà:
−fs kr ≤ mg + kz ≤ fs kr
cioè:
mg mg
− − fs r ≤ z ≤ − + fs r
k k
La relazione trovata fissa un limite alle possibili posizioni di equilibrio.
247
Cap. 5, Esercizio 5.
OA = (−r, 0)
L’equazione del vincolo è: f (x, y) = x2 + y 2 − r2 = 0 e la reazione vincolare
è ortogonale ad esso:
Fg = mg = −mg(0, 1)
Fe = kP A = k(A − P ) = −kr(1 + cos θ, sin θ)
Proiettando l’equazione F + Φ = 0 nelle 2 componenti xy si ottiene il
sistema seguente:
½
−kr(1 + cos θ) + 2λr cos θ = 0
−mg − kr sin θ + 2λr sin θ = 0
dalla seconda si può ricavare λ:
kr sin θ + mg k mg
λ= = +
2r sin θ 2 2r sin θ
e sostituendo nella prima equazione si ottiene la condizione di equilibrio:
mg
tan θ =
kr
che fornisce come soluzioni:
mg
θ1 = arctg
kr
θ2 = π + arctg θ1
Essendo nei due casi:
mg
tan θ1
sin θ1 = + p = + q kr¡ ¢
1 + tan2 θ1 1 + mg
2
kr
248 Esercizi risolti
mg
tan θ2
sin θ2 = − p = − q kr¡ ¢
1 + tan2 θ2 1 + mg
2
kr
si ottiene:
µ ¶ Ã r !
k mg 1 k ³ mg ´ 2
λ= 1+ = 1± 1+
2 kr sin θ 2 kr
e perciò:
Φ = 2λr(cos θ, sin θ) =
à r !
³ mg ´2 mg
± q 1 kr
= kr 1 ± 1 +
kr ¡ mg ¢2 , ± q ¡ mg ¢2
1 + kr 1 + kr
L’equazione pura si poteva ottenere direttamente dal sistema proiettando l’e-
quazione F+Φ = 0 nella direzione del versore tangente t = (− sin θ, cos θ).
Il prossimo esercizio segue questo metodo.
Cap. 5, Esercizio 6.
Φ = Φt t + Φn n
249
da cui: ½
Φt = mg cos θ − kr sin θ
Φn = kr + kr cos θ + mg sin θ
Le posizioni di equilibrio devono soddisfare la legge di Coulomb |Φt | ≤ fs |Φn |
che dà la seguente relazione:
Cap. 5, Esercizio 8.
Si ottiene allora:
(e)
MT = T A × Fe + T G × Fg =
i j k i j k
l
= det 0 −l sin ϕ 0 + det cos ϕ − sin ϕ 0 =
2
kl cos ϕ 0 0 0 −mg 0
l ³ mg ´
2 2
= kl sin ϕ cos ϕ k − mg cos ϕ k = kl cos ϕ sin ϕ − k
2 2kl
Le due equazioni cardinali originano il seguente sistema:
kl cos ϕ + Φx = 0
−mg ¡+ Φy ¢ = 0
cos ϕ sin ϕ − mg
2kl
= 0
Lo studio della stabilità (secondo quanto esposto nel Cap. 14), permette di
classificare come stabili le posizioni:
ϕ1 se mg < 2kl
ϕ2 sempre
ed instabili le posizioni:
ϕ1 se mg ≥ 2kl
ϕ3 , ϕ 4 sempre se mg < 2kl
mg = −mge2 agente in G e in H
M g = −M ge2 agente in B
Per la simmetria rispetto al piano x = 0 si capisce che le reazioni in A, B,
C devono essere del seguente tipo:
ΦA = −Φ1 e1 + Φ2 e2 , ΦC = +Φ1 e1 + Φ2 e2 , ΦB = Φ 0 e 1
252 Esercizi risolti
da cui:
M
Φ2 = (m + )g
2
La seconda equazione cardinale scritta per l’intero sistema non dà ulteriori
informazioni, anche cambiando il polo. E’ quindi necessario considerare il
sottosistema formato dalla sola asta AB. Prendendo il polo in B si ha:
0 = BG × mg + BA × ΦA =
e1 e√2 e3 e1 e√2 e3
det − 4l l 4 3 0 + det − 2l l 2 3 0 =
0 −mg 0 −Φ1 Φ2 0
à √ !
mgl lΦ2 lΦ1 3
= e3 + − + e3
4 2 2
da cui: √ ³ √
3 mg ´ 3
Φ1 = Φ2 − = (m + M )g
3 2 6
Per ricavare ΦB si può utilizzare la prima equazione cardinale della statica
riferita al sottosistema formato dalla sola asta AB:
M
ΦA + ΦB + mg + g=0
2
(per la simmetria, la massa M grava in ugual misura sulle due aste) da cui:
√
M M 3
ΦB = −ΦA − (m + )g = Φ1 e1 − Φ2 e2 + (m + )ge2 = (m + M )g e1
2 2 6
Cap. 6, Esercizio 3.
e si vede che s aumenta linearmente con il tempo, cosa ovvia, visto che il
moto è uniforme.
Il versore tangente t è il seguente:
v 1
t= =√ (−rω sin ωt, rω cos ωt, v)
|v| r2 ω 2 + v 2
.. ṡ2
Siccome s = 0, l’accelerazione è normale alla traiettoria: a = ρ
n. Perciò:
ṡ2 r2 ω 2 + v2 v2
ρ= = =r+ 2
|a| rω 2 rω
e
a
n= = (− cos ωt, − sin ωt, 0)
|a|
.. dt
(Nel caso generale,¡ con¢ anche ¯s 6=¯ 0, si sarebbe dovuto calcolare ds = 1ṡ dt
dt
,
dt 1 ¯ dt ¯
da cui: n = vers ds e ρ = ds ). Il versore normale principale n punta
quindi verso l’asse z ed è sempre parallelo al piano x, y. Il piano osculatore
non è però mai orizzontale perché t ha sempre una componente parallela a
z.
Il versore binormale si ricava nel modo seguente:
i j k
1
b=t×n= √ det −rω sin ωt rω cos ωt v =
r ω2 + v2
2
− cos ωt − sin ωt 0
254 Esercizi risolti
1
=√ (v sin ωt, −v cos ωt, rω)
r2 ω2 + v 2
Cap. 6, Esercizio 4.
Cap. 8, Esercizio 2.
Cap. 8, Esercizio 3.
del disco e D il punto di contatto del disco con la guida. Siano θ, ϕ, ψ gli
angoli, misurati a partire da e1 , che specificano rispettivamente la posizioni
di un raggio solidale alla guida, del raggio OC e di un raggio solidale al
disco. Tutti gli angoli sono positivi se misurati in verso antiorario da un
osservatore posto nella direzione verso cui punta e3 . I punti C e D hanno
perciò le seguenti coordinate:
10 θ̇ e3 = −ϕ̇ e3
= θ̇ e3 × R(cos ϕ e1 + sin ϕ e2 )
(R − r)ϕ̇(− sin ϕ e1 + cos ϕ e2 ) + r ψ̇ (cos ϕ e2 − sin ϕ e1 ) =
= R θ̇ (cos ϕ e2 − sin ϕ e1 )
Entrambe le componenti conducono alla seguente equazione scalare:
(R − r)ϕ̇ + r ψ̇ = R θ̇
che dà:
µ ¶
R θ̇ − (R − r)ϕ̇ R θ̇ + 10 (R − r) θ̇ R
ψ̇ = = = 11 − 10 θ̇
r r r
e quindi: µ ¶
R
ωd = 11 − 10 ω g
r
257
Cap. 8, Esercizio 4.
"
"
A "
T "
"
"TL
" TL
"
" LT
"
" LT
"
" LT C
O "..."
...
...
L TT
" . . L
B
per cui: √
C = (xB , yA − 3(xB − xA ))
259
cioè: √ √
y+ 3x = 4yA e x2 + 4yA2 − 2x 3yA = l2
Sostituendo yA dalla prima alla seconda si ottiene:
1 √ 1 √ √
x2 + (y + 3x)2 − x 3(y + 3x) = l2
4 2
che si semplifica in:
x2 + y 2 = 4l2
Il punto C descrive quindi la circonferenza di centro O e raggio 2l e questa
è l’equazione della base.
Per trovare la rulletta devo cambiare coordinate ed usare un sistema di riferi-
mento solidale all’asta AB, ad esempio con origine in A, asse x0 sovrapposto
e concorde con AB, asse y 0 ottenuto ruotando x0 di π/2 in senso antiorario.
[ = α, OBA
Sia AOB [ = π − ϕ, quindi OAB [ = π − α − (π − ϕ) = ϕ − α e
[ = OAB
BAC [ − π = ϕ − α − π . Ricordando che il coefficiente angolare di
2 2
una retta è la tangente dell’angolo che essa forma con l’asse delle ascisse, si
può scrivere:
π π
retta AC : y 0 = − tan(ϕ − α − )x0 = tan( − ϕ + α)x0 = cot(ϕ − α)x0
2 2
π π
retta BC : y 0 = − tan(ϕ− )(x0 −l) = tan( −ϕ)(x0 −l) = cot(ϕ)(x0 −l)
2 2
Uguagliando i secondi membri si ricava la coordinata x0 del punto C e
sostituendo in una delle equazioni delle rette si trova la y 0 di C. Queste
risultano: ( cot(ϕ)
x0 = l cot(α−ϕ)+cot(ϕ)
C: cot(ϕ−α) cot(ϕ)
y 0 = l cot(α−ϕ)+cot(ϕ)
π
Sostituendo α = 6
e semplificando, dopo vari passaggi, si arriva alle seguenti
espressioni:
½ √
x0 = l(1 +
√ cos 2ϕ
√ − 3 sin 2ϕ)/2
C:
y 0 = −l( 3 + 3 cos 2ϕ + sin 2ϕ)/2
260 Esercizi risolti
da cui: ½ √
3x0√
+ y 0 = −2l sin 2ϕ
x0 − 3y 0 = 2l(1 + cos 2ϕ)
che implicano: ½ √ 0
−( √ 3x + y 0 ) = 2l sin 2ϕ
x0 − 3y 0 − 2l = 2l cos 2ϕ
cioè: ³√ ´2 ³ ´2
√
3x0 + y 0 + x0 − 3y 0 − 2l = 4l2
che si semplifica nella seguente equazione finale:
√
x2 + y 2 − lx + 3ly = 0
che è l’equazione di una circonferenza passante per√l’origine A = (0, 0) e per
il punto B = (l, 0), di centro nel punto K = l( 12 , − 23 ) e avente raggio l. Per
questa circonferenza AB è una corda vista dall’angolo al centro AKB \ = π,
3
come è evidente dalle coordinate di K trovate, e dall’angolo alla circonfe-
renza π6 , da cui è evidente che O è un punto della circonferenza, dato che
[ = α = π.
AOB 6
e
√ √
OC = OB + BC = ( 3 sin ϕ − cos ϕ) le1 + ( 3 cos ϕ + sin ϕ) le2
Si ottiene:
½ √
x
√ − 3y = −4l cos ϕ
3x + y = 4l sin ϕ
e quindi:
√ √
(x − 3y)2 + ( 3x + y)2 = 16l2
ω 0 × v0 (O)
OC =
ω 02
y 00 y0
!
! !!
y A " "" !
!!....
" .
" LL ............ x00
" . π − ϕ
........
" L
"
" L
" L....
"
L.... .................. ϕ
....... .........
..." π π − ϕ ...
....
O "" ...... 6
. ..
...
... L .....
BL x
L
x0LL
La formula per il centro di istantanea rotazione dà ora, nelle coordinate del
sistema solidale:
√ √
OC = (l cos 2ϕ − l 3 sin 2ϕ, −l 3 cos 2ϕ − l sin 2ϕ, 0)
e quindi:
AC = AO + OC =
à √ √ √ !
1 3 1 3 1 3
= l cos 2ϕ − l sin 2ϕ + l, − l cos 2ϕ − l sin 2ϕ − l, 0
2 2 2 2 2 2
263
Si ottiene: ½ √
0
x√ − 3y 0 = 2l cos ϕ + 2l
− 3x0 − y 0 = 2l sin ϕ
e quindi: √ √
(x0 − 3y 0 − 2l)2 + ( 3x0 + y 0 )2 = 4l2
che si semplifica in: √
x02 + y 02 − lx0 + 3 ly 0 = 0
La rulletta è quindi la circonferenza passante per√ l’origine A = (0, 0) e per
il punto B = (l, 0), di centro il punto K = l( 12 , − 23 ) e raggio l, già ottenuta
in precedenza per altra via.
Cap. 8, Esercizio 5.
Esso si muove quindi nel piano xy lungo una circonferenza di raggio l cen-
trata in O.
Il triangolo ACB è rettangolo in C e quindi inscrivibile nella circonferenza
che ha AB per diametro.
Cap. 8, Esercizio 7.
264 Esercizi risolti
Le due aste si muovono sempre nel piano Oxy. Entrambe possiedono allora
un centro di istantanea rotazione nel piano Oxy (per l’asta OA esso è evi-
dentemente il punto O), intersezione dell’asse di istantanea rotazione con il
piano xy. L’angolo fra il semiasse x positivo e l’asta OA, supposta inizial-
mente sovrapposta all’asse x, è ωt. Sia ϕ l’angolo fra il semiasse x positivo
e l’asta BA, misurato nel senso usuale antiorario. Vale allora l’uguaglianza
seguente:
l sin ωt = 2l sin ϕ
π
da cui, essendo 2
< ϕ < 32 π (per la precisione 56 π ≤ ϕ ≤ 76 π):
µ ¶
1
ϕ = π − arcsin sin ωt
2
e derivando: ω
cos ωt
ϕ̇ = − q2
2
1 − sin4 ωt
La velocità angolare ω 0 di AB è allora la seguente:
ω
cos ωt
ω 0 = − q2 e3
sin2 ωt
1− 4
Notiamo che per ω > 0 e − π2 < ωt < π2 , ϕ diminuisce, in accordo col segno
negativo di ω 0 .
L’asse di istantanea rotazione è parallelo all’asse z e interseca il piano Oxy
nel centro di istantanea rotazione C dell’asta AB. I vettori CA e CB devono
allora essere perpendicolari alle velocità vA e vB dei punti A e B (Questo è
in effetti il teorema di Chasles). Siccome A si muove lungo la circonferenza
di centro O e raggio l, la retta OA passa per A ed è ortogonale a vA , quindi
passa anche per C. Siccome B si muove lungo l’asse x, la retta parallela
all’asse y di equazione x = xB passa per B ed è ortogonale a vB , quindi
passa anche per C. C si trova allora calcolando l’intersezione delle due rette
trovate: ½
y = x tan ωt
x = l cos ωt + 2l cos(π − ϕ)
ma: r
q
2 sin2 ωt
cos(π − ϕ) = − cos ϕ = + 1 − sin ϕ = 1 −
4
per cui il centro di istantanea rotazione è il seguente:
q
x = l cos ωt + 2l 1 − sin2 ωt
q4
y = l sin ωt + 2l tan ωt 1 − sin2 ωt
4
265
Cap. 9, Esercizio 2.
ω τ = ω e3
i = cos ϕ e1 + sin ϕ e2 = cos ωt e1 + sin ωt e2
j = − sin ϕ e1 + cos ϕ e2 = − sin ωt e1 + cos ωt e2
k = e3
A questo punto bisogna esprimere i vettori posizione O0 P e OP in funzione
dei versori:
O0 P = vt i
OP = O0 P = vt(cos ωt e1 + sin ωt e2 )
Si noti che finora è stato fatto un lavoro preparatorio indispensabile e che
solo adesso inizia il calcolo dei dati richiesti dal problema.
vr (P ) si ottiene derivando O0 P rispetto t, mantenendo costante i:
vr (P ) = v i
ar (P ) = 0
Cap. 9, Esercizio 4.
La posizione di P è:
OP = (x, 0)
e le due forze attive in gioco (gravitazionale ed elastica) diventano:
Fg = mg = mg(sin α, − cos α)
Fe = kP O = −k(x, 0)
µ ¶
1 2 1
= ml sin θ lω cos θ + g
3 2
L’equilibrio si ha allora quando:
sin θ = 0
che dà:
θ1 = 0, θ2 = π,
oppure quando:
3g
cos θ = −
2lω 2
ma = mg + kP Q + F + Φ
270 Esercizi risolti
cioè: ½ ..
m x = mg sin α − kx − f cos α
0 = −mg cos α − f sin α + Φ
La seconda equazione dà subito la componente y della reazione vincolare:
Φ = mg cos α + f sin α
.. k mg sin α − f cos α
x+ x =
m m
.. k
L’equazione omogenea associata x + m x = 0 ha equazione caratteristica
√ q
k k
λ2 + m = 0 le cui soluzioni sono: λ = ±iω, con i = −1 e ω = m
;
pertanto la soluzione generale dell’omogenea associata è del tipo:
x0 (t) = a0 sin(ωt + ϕ0 )
xe = A
1
V (x) = −mgx sin α + kx2 + f x cos α
2
dV (x)
= −mg sin α + kx + f cos α
dx
d2 V (x)
=k
dx2
Dalla dV (x)/dx = 0 si ritrova la soluzione di equilibrio xe (anzi, è questo
il modo usuale per determinare le posizioni di equilibrio dei sistemi conser-
vativi), e si vede che essa corrisponde a una posizione di equilibrio stabile
perché d2 V (x)/dx2 > 0.
xe = A
La seconda equazione implica tan ϕ0 > 0, cioè: 0 < ϕ0 < π2 oppure π <
ϕ0 < 32 π. Fatta, ad esempio, la prima scelta, il segno di a0 deve essere
opposto a quello di A. In ogni caso però si può inserire nell’espressione di
x(t) direttamente i prodotti a0 sin ϕ0 e a0 cos ϕ0 , ottenendo:
h h
x(t) = A + a0 e− 2m t sin(ωt + ϕ0 ) = A + a0 e− 2m t (sin ωt cos ϕ0 + cos ωt sin ϕ0 ) =
µ ¶
h
− 2m t h
= A − Ae sin ωt + cos ωt
2ωm
xp (t) = A + ap sin(ωf t + ϕp )
v eωt − e−ωt v
x(t) = = sinh ωt
ω 2 ω
k
- se m
− Ω2 = 0 il moto è uniforme, con legge oraria:
x(t) = vt
k
Se m − Ω2 ≤ 0, dopo un certo tempo t, il punto P raggiunge sicuramente la
distanza r da O perché x(t) è funzione crescente del tempo, con x(t) → ∞
per t → ∞ .
k
Nel caso m − Ω2 = ω 2 > 0 del moto armonico ciò non è sempre vero. La
minima energia Emin che P potrebbe avere alla distanza r da O si ottiene
sostituendo nell’equazione dell’energia i valori x = r e ẋ = 0. Si ottiene:
1
Emin = m ω 2 r2
2
Non essendoci barriere di potenziale fra x = 0 e x = r, P raggiunge la
distanza r da O se e solo se è soddisfatta la condizione E ≥ Emin , cioè:
1 2 1
mv ≥ m ω 2 r2
2 2
che dà:
v ≥ ωr
Si noti che ωv rappresenta l’ampiezza delle oscillazioni e quindi la condizione
trovata richiede che questa sia almeno pari ad r.
Per calcolare la reazione vincolare che si esercita durante il moto è necessario
ricorrere all’equazione fondamentale della dinamica.
276 Esercizi risolti
m a = Fp + Fe + Fτ + Fc + Φ
Φ = 2m Ω ẋ j + mg k
Φ = 2mv Ω cos ωt j + mg k
k
- se m
− Ω2 = −ω 2 cioè con il moto esponenziale:
Φ = 2mv Ω cosh ωt j + mg k
k
- se m
− Ω2 = 0 cioè con il moto uniforme:
Φ = 2mv Ω j + mg k
277
Si hanno moti periodici quindi per tutti i valori di E > V (x3 ), E 6= V (x2 ),
purché, se E = V (x1 ), non si abbia x = −2. E’ sottinteso che le posizioni x
ammesse sono quelle per cui E ≥ V (x).
I moti non periodici possibili sono solo quelli di quiete nelle posizioni di
equilibrio o quelli asintotici con energia E = V (x2 ).
I moti possibili in cui la velocità non si annulla mai sono solo quelli con
energia E = V (x2 ) tendenti asintoticamente alla posizione x2 , aventi x > x2
e ẋ < 0, oppure x < x2 e ẋ > 0.
Se, per t = 0, x(0) = 0 e ẋ(0) = 0, si ha T (0) = V (0) = E = 0. Dal
grafico si vede che dV | < 0, quindi la forza è positiva ed il punto accelera
dx x=0
e si muove verso le x > 0. Quando raggiungerà la posizione x4 > 0 in cui
V (x4 ) = 0 invertirà il verso del moto. Quando ritornerà in x = 0 invertirà
nuovamente il moto e cosı̀ via per sempre. Il moto risultante sarà quindi
periodico. Il periodo si potrebbe calcolare ma l’integrale risultante non è
semplice. Dall’equazione del moto 12 ẋ2 = −x4 − 4x3 − 3x2 + 4x, si ricava
√
ẋ = ± −2x4 − 8x3 − 6x2 + 8x e da questo il periodo:
Z x4
dx
T =2 √
0 −2x − 8x3 − 6x2 + 8x
4
Consideriamo un sistema di assi cartesiani con origine nel centro della sfera
grande e asse x che passa per il centro della sfera piccola.
279
La sfera grande cava Sc più la sfera piccola piena Sp formano una sfera grande
piena Sg . Le posizioni dei baricentri delle due sfere piene sono i seguenti:
r
Gp = ( , 0, 0), Gg = (0, 0, 0)
2
Se ρ è la densità, le masse dei tre corpi sono le seguenti:
4 1 7
mg = ρ πr3 , mp = ρ πr3 , mc = mg − mp = ρ πr3
3 6 6
La componente xg del baricentro della sfera grande si può ottenere nel
seguente modo:
mg xg = mp xp + mc xc
per cui:
mg xg − mp xp 0 − 16 π 2r r
xc = = 7 =−
mc 6
π 14
ed il baricentro è:
r
Gc = (− , 0, 0)
14
Conviene considerare il corpo come unione di tre corpi, dato che per ognuno
di essi il baricentro occupa il centro di simmetria.
Consideriamo un sistema di coordinate con asse z verticale, passante per i
centri di simmetria dei 3 corpi ed origine alla base del cubo.
I baricentri dei tre corpi hanno le seguenti coordinate z:
z1 = r, z2 = 3r, z3 = 5r
à Z π !
648 2
π 6
= 3 r ϕ sin ϕ |06 − 2ϕ sin ϕ dϕ =
π 0
à Z π !
648 π2 1 π 6
= 3r + 2ϕ cos ϕ |06 − 2 cos ϕ dϕ =
π 36 2 0
à √ ! à √ !
648 π2 π 3 π 648 π 2
π 3
= 3r +2 − 2 sin ϕ |06 = 3 r + −1 =
π 72 6 2 π 72 6
r ³ 2 √ ´
= 3 9π + 108π 3 − 648
π
Si noti che per ricavare la posizione del baricentro non è necessario ricavare
il valore di k dalla massa m del corpo.
41
a =
44
Z
1
yG = ρydS =
m T
µZ a Z a Z 2a Z −x+2a ¶
6
= dx dy k(x + y)y + dx dy k(x + y)x =
11ka3 0 0 a 0
21
a =
44
Si noti che per ricavare la posizione del baricentro non è necessario ricavare
il valore di k dalla massa m del corpo.
m
La densità superficiale di massa del disco è ρ = πR 2 . Usando un sistema di
coordinate polari con polo nel baricentro G del disco, l’elemento di superficie
282 Esercizi risolti
m
La densità del parallelepipedo è ρ = abc . Usando un sistema di coordinate
cartesiane Oxyz con origine nel baricentro G e assi paralleli agli spigoli di
lunghezza a, b, c rispettivamente, si ha:
Z a Z b Z c Z a Z b
2 2 2
2 2 m 2 2
Ir = dx dy dz ρ (x + y ) = c dx dy(x2 + y 2 ) =
− a2 − 2b − 2c abc − a2 − 2b
Z a
m 2 b3 m a3 ab2 1
= dx(bx2 + )= ( + ) = m(a2 + b2 )
ab − a2 12 a 12 12 12
Per il teorema di Huygens, il momento d’inerzia Is , relativo alla retta s, è il
seguente: µ 2 ¶
a b2 1
Is = Ir + m + = m(a2 + b2 )
4 4 3
283
1 1 ³ r ´2 15
Iaz = mr2 − mf = mr2
2 2 2 32
284 Esercizi risolti
Ixz = Iyz = 0
Siccome la matrice d’inerzia IO fattorizza ml2 conviene scrivere gli autovalori
nella forma λ = λ0 ml2. L’equazione caratteristica è quindi:
3
2
− λ0 −1 0
0 = det(IO − λ0 ml2 11) = det −1 8
3
− λ0 0 mR2 =⇒
25
0 0 6
− λ0
µ ¶µ ¶
02 25 0 25
=⇒ λ − λ +3 − λ ml2 = 0
0
6 6
che ha le soluzioni:
√
25 ± 193 25
λ01,2 = , λ03 =
12 6
I momenti principali d’inerzia relativi al punto O sono quindi:
√ √
25 + 193 2 25 − 193 25 2
IO,11 = ml , IO,22 = ml2 , IO,33 = ml
12 12 6
La matrice principale d’inerzia relativa al punto O è diagonale e ha per
elementi i momenti principali d’inerzia appena trovati. Gli assi principali
d’inerzia sono invece gli autovettori di IO . Troviamoli risolvendo l’equazione
agli autovalori per ciascuno dei tre autovalori trovati per trovare il corri-
spondente autovettore. Sicuramente v3 = e3 è l’autovettore relativo a IO,33 .
Cerchiamo gli autovettori v1,2 risolvendo l’equazione ridotta relativa al piano
Oxy. Poniamo v1,2 = (a, b), con a, b due costanti reali. Si ha:
µ √ ¶
0 2 1 2 (−7 ± 193)a√− 12b
0 = IO v1,2 − λ1,2 ml v1,2 = ml
12 −12a + (7 ± 193)b
1 ³ r ´2 1 3m ³ r ´2 3mr2
2
dIV z = dm z = z dz z = z 4 dz
2 h 2 h3 h 2h5
Integrando, si ottiene:
µ ¶Z h µ ¶ 5 µ ¶
3m 1 r2 4 3m 1 r2 h 3 1 2 2
IV x = 3 +1 z dz = 3 +1 = m r +h
h 4 h2 0 h 4 h2 5 5 4
Z h
3mr2 3mr2 h5 3
IV z = z 4 dz = = m r2
2h5 0
5
2h 5 10
288 Esercizi risolti
Consideriamo un sistema di coordinate polari con polo nel centro del cerchio
e asse polare diretto in modo che la lastra sia nel semipiano 0 ≤ ϕ ≤ π.
Per simmetria il baricentro avrà ϕ = π2 , perciò l’unica incognita è la sua
distanza dal centro.
Se ρ è la densità superficiale della lastra, la massa totale è:
1
m = πR2 ρ
2
L’elemento d’area individuato da r e ϕ ha massa dm = ρ dr r dϕ e coordinata
y pari a r sin ϕ. Il baricentro della lastra semicircolare ha allora la seguente
coordinata y:
Z Z π Z R
1 R 2 2
yG = dr dϕ ρ r sin ϕ = 2
dr r2 (− cos ϕ) |π0 =
m 0 0 πR 0
289
Z R
4 2 4 R3 4
= 2
dr r = 2
= R
πR 0 πR 3 3π
Per determinare la matrice principale d’inerzia relativa ad O devo prima
individuare una terna principale d’inerzia relativa ad O. Siccome il sistema è
piano, l’asse z, ortogonale al piano della figura, è un asse principale d’inerzia.
Siccome il piano Oyz è un piano di simmetria materiale ortogonale per la
lastra, l’asse x è un asse principale d’inerzia. L’asse y è quindi asse principale
d’inerzia perché perpendicolare agli assi principali d’inerzia x e z. La terna
cartesiana è quindi una terna principale d’inerzia. Calcoliamo quindi Ix , Iy
e Iz . Anziché procedere con l’integrazione sulla superficie della lastra (cosa
comunque abbastanza semplice da eseguire) possiamo utilizzare le formule
per i momenti centrali d’inerzia di un disco di massa 2m, la cui metà forma
la nostra lastra semicircolare. Si trova quindi:
µ ¶
1 1 1
Iz = (2m)R = mR2
2
2 2 2
µ ¶
1 1 1
Ix = (2m)R = mR2
2
2 4 4
1
Iy = Iz − Ix = mR2
4
dove nell’ultimo calcolo si è usata la formula valida per i sistemi piani.
Relativamente al punto A, solo l’asse z è un asse principale d’inerzia, perché
il piano Oxy è un piano di simmetria materiale ortogonale. Vanno quindi
calcolati IAx , IAy , IAxy e IAz (ma si può anche utilizzare la formula per i
sistemi piani IAz = IAx + IAy ), mentre si sa che IAxz = IAyz = 0. I calcoli
espliciti sono i seguenti:
1
IAx = IOx = mR2
4
1 5
IAy = IGy + mR2 = IOy + mR2 = mR2 + mR2 = mR2
4 4
1 5 3
IAz = IAx + IAy = mR2 + mR2 = mR2
4 4 2
Z R Z π
IAxy = − dr dϕ ρ r(R + r cos ϕ)(r sin ϕ) =
0 0
Z Z π
2m R
=− 2 dr dϕ (Rr2 sin ϕ + r3 sin ϕ cos ϕ) =
πR 0 0
Z R Z
2m 2 3 cos 2ϕ π 2m R
=− 2 dr (−Rr cos ϕ − r ) |ϕ=0 = − 2 dr (2Rr2 ) =
πR 0 4 πR 0
290 Esercizi risolti
4m R3 4
=− = − mR2
πR 3 3π
La matrice IA si poteva ottenere dalla matrice IO anche applicando il teorema
di Huygens nella sua forma matriciale. Sottraendo le due formule:
IA,ij = IO,ij + m (ei × AG) · (ej × AG) − m (ei × OG) · (ej × OG) =
= IO,ij + m (ei × (AO + OG)) · (ej × (AO + OG)) − m (ei × OG) · (ej × OG) =
= IO,ij +m (ei ×AO)·(ej ×AO)+m (ei ×AO)·(ej ×OG)+m (ei ×OG)·(ej ×AO)
4
Inserendo AO = Re1 e OG = 3π R e2 si trovano gli stessi risultati già
ottenuti:
1
IA,11 = IO,11 = mR2 = IAx
4
5
IA,22 = IO,22 + mR2 (e2 × e1 ) · (e2 × e1 ) = mR2 = IAy
4
4 4 4
IA,12 = IO,12 +m (e1 × R e2 )·(e2 ×Re1 ) = 0+ mR2 e3 ·(−e3 ) = − mR2 =
3π 3π 3π
= IA,xy
3
IA,33 = IA,11 + IA,22 = mR2 = IA,z
2
e ovviamente IA,13 = IA,23 = 0.
I momenti principali d’inerzia relativi ad A sono gli autovalori della matrice
IA . Per trovarli, scriviamo l’equazione caratteristica associata al problema
agli autovalori e risolviamola. Conviene porre λ = λ0 mR2 perché dalla
matrice d’inerzia si può fattorizzare mR2 .
1 4
4
− λ0 − 3π 0
0 = det(IA − λ0 mR2 11) = det − 3π 4 5
4
− λ0 0 mR2 =⇒
3
0 0 2
− λ0
µ ¶µ ¶
02 3 0 5 16 3
=⇒ λ − λ + − − λ mR2 = 0
0
2 16 9π 2 2
che ha le soluzioni:
√
3 64 + 9π 2 3
λ01,2 = ± , λ03 =
4 6π 2
291
3
IA,33 = mR2
2
OG = (x + l sin θ, −l cos θ, 0)
La coordinata angolare sia tale che se θ̇ > 0, la rotazione avviene in senso an-
tiorario guardando l’asta dall’asse z positivo. La velocità angolare dell’asta
è allora la seguente:
ω = θ̇ k
La quantità di moto dell’asta relativamente al sistema Oxyz è la seguente:
1 1
= ml2 θ̇2 + m(ẋ2 + l2 θ̇2 + 2lẋθ̇ cos θ) =
6 2
292 Esercizi risolti
2 1
= ml2 θ̇2 + mẋ2 + mlẋθ̇ cos θ
3 2
1
KG = IG ω = ml2 θ̇ k
3
Rispetto ad O si ha allora:
i j k
1
KO = KG + OG × q = ml2 θ̇ k + m det x + l sin θ −l cos θ 0 =
3
ẋ + lθ̇ cos θ lθ̇ sin θ 0
1
= ml2 θ̇ k + m [lθ̇ sin θ(x + l sin θ) + l cos θ(ẋ + lθ̇ cos θ)] k =
3
1
= ml2 θ̇ k + m [lxθ̇ sin θ + l2 θ̇ sin2 θ + lẋ cos θ + l2 θ̇ cos2 θ] k =
3
4
= ml2 θ̇ k + ml [xθ̇ sin θ + ẋ cos θ] k
3
...............................
..............
ϕ
...........
.........
........
.......
.......
@ .
......................
..............................................................
..........
............
¡......
....
@ .
.............
...... ..........
.........
¡
.....
@ ....
....
..
¡ ......
....
....
...
...
... @ ¡ ...
...
...
..
.
.
.. @ r¡
...
...
.... ...
...
... @ ¡ G ...
..
..
...
..
..
@¡ r ..
.
.. ..
..
.. ..
C @@?2mg
... .. ..
. ..
... ... ..
.
...
... ... ...
... ... ...
... ...
...
... @ .. ..
....
....
....
.. .
...
... ϕ
¢¢̧ @
....
.... .... ...
..
....
...... ...... .
.
¢ΦD @
...... ..... .
..
....... ...... ....
........ ....... ....
......... ........ ...
r ............. @
.................................................................
¢r .........
@
O D
Il centro di massa G del corpo circolare non si trova nel suo centro geometrico
C a causa della distribuzione asimmetrica della massa. Per simmetria, il
centro di massa G deve trovarsi sulla retta passante per C, perpendicolare
al diametro di separazione fra semidisco e semianello. Le posizioni dei centri
di massa del semianello e del semidisco si possono trovare per integrazione
diretta oppure per mezzo dei teoremi di Pappo-Guldino, i quali affermano
che: (I) l’area della superficie generata dalla rotazione di una linea piana
attorno a un asse che non la interseca è pari al prodotto della lunghezza
della linea per la lunghezza della circonferenza tracciata dal centro di massa;
(II) il volume del solido generato dalla rotazione di una figura piana attorno
a un asse che non la interseca è pari al prodotto dell’area della figura per
la lunghezza della circonferenza tracciata dal centro di massa. Si ha cosı̀,
per il centro di massa Gsa del semianello, |CGsa | = 2R/π, e per il centro di
massa Gsd del semidisco, |CGsd | = 4R/3π. Il centro di massa totale G si
trova allora nella regione del semianello, a una distanza |CG| = d da C, con
µ ¶
1 2R 4R R
d= m− m = .
2m π 3π 3π
Supponendo che per t = 0 il semidisco occupi la parte inferiore del corpo
circolare, si ricava:
CG = (−d sin ϕ, d cos ϕ, 0).
OG = OC + CG = (−Rϕ − d sin ϕ, R + d cos ϕ, 0).
Derivando l’espressione precedente si trova:
vG = (−Rϕ̇ − d ϕ̇ cos ϕ, −d ϕ̇ sin ϕ, 0).
294 Esercizi risolti
F(e) = 2 mg + ΦD = Φ1 i + (−2 mg + Φ2 ) j
dove KC si può ottenere con la formula per i corpi rigidi, essendo C un punto
solidale:
OB = l(sin ϕ, 0, 0)
Calcoliamo subito anche velocità e accelerazione del punto A:
vA = lϕ̇(cos ϕ, sin ϕ, 0)
..
aA = lϕ(cos ϕ, sin ϕ, 0) + lϕ̇2 (− sin ϕ, cos ϕ, 0) =
.. ..
= l(ϕ cos ϕ − ϕ̇2 sin ϕ, ϕ sin ϕ + ϕ̇2 cos ϕ, 0)
L’energia potenziale è dovuta al peso dell’asta, al peso della massa M e alla
forza elastica ed è la seguente:
µ ¶
l 1 1
V = mg − cos ϕ +M g(−l cos ϕ)+ kl2 cos2 ϕ = −glm1 cos ϕ+ kl2 cos2 ϕ
2 2 2
∂ 2V
2
= glm1 cos ϕ − kl2 (cos2 ϕ − sin2 ϕ) = glm1 cos ϕ − kl2 (2 cos2 ϕ − 1)
∂ϕ
I punti di equilibrio si trovano risolvendo le equazioni:
ϕ1 = 0, ϕ2 = π
-Π - Π2 Π
2
Π
-Π - Π2 Π
2
Π
Figura 15.3: Grafici dell’energia potenziale con gm1 = 0.45kl e gm1 = 1.55kl .
per cui in ϕ1 si ha equilibrio stabile se gm1 > kl, instabile se gm1 < kl.
Se gm1 = kl la derivata seconda si annulla. Bisogna allora esaminare il
comportamento delle derivate successive. Si ha:
∂3V
3
= −glm1 sin ϕ + 4kl2 cos ϕ sin ϕ = −kl2 sin ϕ + 4kl2 cos ϕ sin ϕ
∂ϕ
che dà: ¯
∂ 3 V ¯¯
=0
∂ϕ3 ¯ϕ1
Derivando ancora si trova:
∂ 4V
= −kl2 cos ϕ + 4kl2 (cos2 ϕ − sin2 ϕ)
∂ϕ4
che dà: ¯
∂ 4 V ¯¯
= −kl2 + 4kl2 > 0
∂ϕ4 ¯ϕ1
ϕ1 è quindi punto di equilibrio stabile anche nel caso gm1 = kl.
Proseguendo l’analisi delle altre posizioni di equilibrio, risulta:
¯
∂ 2 V ¯¯
= −glm1 − kl2 = −l(gm1 + kl)
∂ϕ2 ¯ϕ2
g 2 m21 k 2 l2 − g 2 m21
= kl2 − =
k k
per cui se ϕ3,4 esistono e sono diversi da ϕ1,2 , cioè se gm1 < kl, ϕ3,4 sono
punti di equilibrio stabile.
Il sistema è soggetto a vincoli fissi e lisci e perciò l’energia si conserva.
Sfruttiamo questo fatto per rispondere alla seconda domanda.
L’energia cinetica è dovuta al moto dell’asta e della massa M . L’asta è in
rotazione attorno ad un asse fisso (l’asse z) mentre la massa M ha velocità
pari a lϕ̇. Si ottiene perciò:
µ ¶ µ ¶
1 2 1 2 1 1 2 2 1 2 2 1 1
T = IO ϕ̇ + M (lϕ̇) = ml ϕ̇ + M l ϕ̇ = m + M l2 ϕ̇2 =
2 2 2 3 2 2 3
1
= m2 l2 ϕ̇2
2
in cui si è posto:
1
m2 = m + M
3
L’energia E dipende da ϕ e da ϕ̇ ed è la seguente:
1 1
E(ϕ, ϕ̇) = T + V = m2 l2 ϕ̇2 − glm1 cos ϕ + kl2 cos2 ϕ
2 2
π
All’istante iniziale t = 0, in cui ϕ = 2
e ϕ̇ = 0, si ha:
π
E( , 0) = 0
2
per cui T + V = 0 durante tutto il moto. Siccome T ≥ 0, deve essere V ≤ 0
in tutta la regione attraversata dalla sbarra durante il moto.
Analizziamo la funzione V (ϕ) nell’intervallo 0 ≤ ϕ ≤ π2 .
Se gm1 ≥ kl, V (ϕ) è crescente in tutto l’intervallo 0 < ϕ ≤ π2 , avendo in
ϕ1 = 0 un minimo. L’asta arriverà perciò senz’altro in ϕ = 0.
Se gm1 < kl, V (ϕ) è decrescente in (0, ϕ3 ) e crescente in (ϕ3 , π2 ); pertanto,
limitatamente all’intervallo [0, π2 ], V (ϕ) ha due massimi agli estremi ϕ = 0
e ϕ = π2 e un minimo per ϕ = ϕ3 . La posizione ϕ = 0 sarà raggiungibile
solo se V (0) < 0, cioè solo se −glm1 cos ϕ + 12 kl2 cos2 ϕ < 0, che dà la
condizione finale:
1
kl < gm1 < kl
2
Se infatti fosse V (0) = 0, cioè gm1 = 21 kl, il punto ϕ = 0 sarebbe raggiunto
solo dopo un tempo infinito, mentre se fosse V (0) > 0, cioè gm1 < 21 kl,
l’asta cadendo da ϕ = π2 verso ϕ = 0 incontrerebbe per ϕ = arccos 2gm kl
1
<
299
K̇O = OG × mg + OA × M g + OA × kAB
Si noti che è possibile ricavare l’equazione del moto in modo molto più rapido
derivando rispetto al tempo l’equazione che dà l’energia totale E, eliminando
il fattore comune ϕ̇. Tale possibilità è sfruttabile ogniqualvolta si conoscono
integrali del moto.
Per ricavare la reazione vincolare in O si usa la prima equazione cardinale
della dinamica. Posto H il baricentro del sistema, essa è la seguente:
(m + M ) aH = Φ + (m + M ) g + kAB
.. ..
= m1 l(ϕ cos ϕ − ϕ̇2 sin ϕ, ϕ sin ϕ + ϕ̇2 cos ϕ, 0)
Sviluppando il secondo membro, si ottiene:
Φ + (m + M )g + kAB = Φx i + Φy j + Φz k − (m + M )g j + kl cos ϕ j
da cui si ottiene:
..
Φx = m1 l(ϕ cos ϕ − ϕ̇2 sin ϕ)
..
Φy = m1 l(ϕ sin ϕ + ϕ̇2 cos ϕ) + (m + M )g − kl cos ϕ
Φz = 0
Usiamo un sistema di assi cartesiani con l’asse x sulla guida diretto verso la
discesa, l’asse y normale alla guida, diretto verso l’alto e l’asse z orizzontale,
diretto in modo che i × j = k, con i, j, k i versori degli assi x, y, z.
L’origine O del sistema sia nel punto C di contatto disco-guida all’istante
iniziale t = 0.
Per coordinata lagrangiana usiamo l’ascissa x del baricentro G del disco. Per
la condizione di non strisciamento, l’angolo di rotazione ϕ del disco, contato
positivamente in senso antiorario rispetto a k, è legato ad x dalla relazione:
x = −rϕ.
I vettori posizione di C e di G sono i seguenti:
OC = x i, OG = x i + r j
ma = mg + Φ
K̇C + mvC × vG = CG × mg
Nella seconda, il polo è stato preso nel punto di contatto C per ottenere una
equazione pura, inoltre, dato il parallelismo fra vC e vG nel primo membro
rimane solo K̇C .
301
CG = OG − OC = r j
g = g(sin α i − cos α j)
si ha:
CG × mg = r j × mg(sin α i − cos α j) = −mgr sin α k
L’equazione pura del moto è allora la seguente:
3 ..
− mrx = −mgr sin α
2
che dà:
.. 2
x = g sin α
3
L’equazione pura del moto si poteva anche ottenere derivando l’integrale
dell’energia E = T + V .
Il secondo membro è costante e perciò il moto del baricentro è uniformemen-
te accelerato. Integrando due volte e ricordando che le condizioni iniziali
impongono x(0) = ẋ(0) = 0, si ottiene la seguente legge oraria:
1
x(t) = g sin α t2
3
Dalla prima equazione cardinale si ricava la reazione vincolare:
µ ¶
2
Φ = ma − mg = m g sin α i − mg(sin α i − cos α j) =
3
1
= − mg sin α i + mg cos α j
3
Il disco rotola senza strisciare finché Φ è interna al cono di attrito statico in
C. Se fs è il coefficiente di attrito statico per evitare lo strisciamento deve
perciò essere:
1
mg sin α ≤ fs mg cos α
3
302 Esercizi risolti
e3 s
A 6 A 6
A A
AK AK
r AAA t AAA
AA ......................
.......... θ m©©© AA k © ©©
AA .......
......
©©*
© AA ©©*
©
AA
....
... ©
....
.. ©
© AA ©©
© ©...©
AA
©© ©© AA
©©©©........ ψ
A©© © - A©©© ..
. -
A A
n r
1 1
= ma2 ((ω1 − ω2 ) (i − j) + 2ω3 k) + ma2 (ω1 i + ω2 j + 2ω3 k) =
4 12
1
= ma2 ((4ω1 − 3ω2 ) i + (−3ω1 + 4ω2 ) j + 8ω3 k)
12
1 2 1
T = mvG + ω · IG ω =
2 2
1 ¡ ¢ 1
= ma2 2ω32 + (ω1 − ω2 )2 + ma2 (ω1 i+ω2 j+ω3 k)·(ω1 i + ω2 j + 2ω3 k) =
8 24
1 ¡ ¢ 1
= ma2 2ω32 + (ω1 − ω2 )2 + ma2 (ω12 + ω22 + 2ω32 ) =
8 24
1
= ma2 (2ω12 + 2ω22 − 3ω1 ω2 + 4ω32 )
12
La sostituzione delle espressioni esplicite di ω1 , ω2 , ω3 è molto laboriosa e
non porta a grandi semplificazioni.
l l
OG = (cos α, sin α), OH = (3 cos α, sin α), OB = 2l(cos α, 0)
2 2
L’energia potenziale è dovuta alla somma dell’energia potenziale gravita-
zionale delle due aste, dell’energia potenziale della forza F e dell’energia
potenziale elastica:
l l l 1
V = mg( sin α + sin α) − F sin α + kOB 2 =
2 2 2 2
l 1 l
= mgl sin α − F sin α + k(4l2 cos2 α) = (2mg − F ) sin α + 2kl2 cos2 α
2 2 2
Le posizioni di equilibrio si trovano fra i punti stazionari di V .
Calcoliamo la derivata prima di V :
dV l l
= (2mg − F ) cos α − 4kl2 cos α sin α = cos α[2mg − F − 8kl sin α]
dα 2 2
306 Esercizi risolti
e la derivata seconda di V:
d2 V l l
2
= − sin α[2mg − F − 8kl sin α] + cos α[−8kl cos α] =
dα 2 2
l
= − sin α[2mg − F − 8kl sin α] − 4kl2 cos2 α
2
I punti stazionari di V si hanno in corrispondenza delle soluzioni dell’equa-
zione:
cos α[2mg − F − 8kl sin α] = 0
che ha sempre le due soluzioni:
π 3
α1 = , α2 = π
2 2
e se |2mg − F | ≤ 8kl anche le due soluzioni seguenti:
2mg − F
α3 = arcsin , α4 = π − α3
8kl
corrispondenti a due posizioni simmetriche rispetto all’asse delle y. Nei casi
limite 2mg − F = ±8kl, α3 e α4 coincidono fra loro e con α1 o α2 . Perciò ci
si può limitare a considerare α3 e α4 solo nel caso |2mg − F | < 8kl.
d2 V l
= − sin α[8kl − 8kl sin α] − 4kl2 cos2 α = 4kl2 (− sin α + sin2 α − cos2 α)
dα2 2
d3 V
= 4kl2 (− cos α+2 sin α cos α+2 cos α sin α) = 4kl2 (− cos α+4 sin α cos α)
dα3
e in α1 : ¯
d3 V ¯¯
=0
dα3 ¯α1
d4 V
= 4kl2 (sin α + 4 cos2 α − 4 sin2 α)
dα4
307
e in α1 : ¯
d4 V ¯¯
= −12kl2 < 0
dα4 ¯α1
per cui, nel caso 2mg − F = 8kl, α1 è instabile.
¯
d2 V ¯¯ l
2 ¯ = (2mg − F + 8kl)
dα α2 2
d2 V l
= − sin α[−8kl − 8kl sin α] − 4kl2 cos2 α = 4kl2 (sin α + sin2 α − cos2 α)
dα2 2
d3 V
3
= 4kl2 (cos α + 2 sin α cos α + 2 cos α sin α) = 4kl2 (cos α + 4 sin α cos α)
dα
e in α2 : ¯
d3 V ¯¯
=0
dα3 ¯α2
d4 V
4
= 4kl2 (− sin α + 4 cos2 α − 4 sin2 α)
dα
e in α2 : ¯
d4 V ¯¯
= −12kl2 < 0
dα4 ¯α2
per cui, nel caso 2mg − F = −8kl, α2 è instabile.
¯ · ¸
d2 V ¯¯ l 2mg − F 2mg − F
=− 2mg − F − 8kl −
dα2 ¯α3,4 2 8kl 8kl
" µ ¶2 #
2mg − F (2mg − F )2
−4kl2 1 − = − 4kl2
8kl 16k
Quando α3,4 esistono, cioè quando |2mg − F | < 8kl, l’espressione precedente
è negativa e l’equilibrio è quindi sempre instabile.
Si noti che l’esame della stabilità nei casi critici 2mg−F
8kl
= ±1 si poteva
ottenere, in modo molto più rapido di quanto fatto, dall’esame del compor-
tamento di V negli altri punti estremali in cui la stabilità è nota, tenendo in
considerazione che una funzione continua di una variabile reale, quale è V ,
deve necessariamente alternare i punti di massimo con quelli di minimo.
308 Esercizi risolti
2ma = 2mg + F + ΦO + ΦB
K̇O = OG × mg + OH × (mg + F) + OB × ΦB
l
OC = (2 cos α, sin α)
2
per cui:
l .. ..
a = (−2α sin α − 2α̇2 cos α, α cos α − α̇2 sin α)
2
KO è il momento della quantità di moto rispetto al polo O dell’intero sistema.
KO è dato dalla somma dei momenti della quantità di moto rispetto ad O,
KO,1 e KO,2 , delle due aste. Ricordando che le velocità angolari delle due
aste sono ω 1 = α̇ k e ω 2 = −α̇ k, si ottiene:
i j k i j k
l
+ det 3 cos α sin α 0 + det 2l cos α 0 0 =
2
0 F − mg 0 0 ΦB,y 0
l l
= (−mg cos α) k + 3 cos α(F − mg) k + 2l cos αΦB,y k =
2 2
µ ¶
3
= l cos α −2mg + F + 2ΦB,y k
2
Separando le varie componenti, si ottiene:
..
ml(−2α sin α − 2α̇2 cos α) = ΦO,x
..
ml(α cos α − α̇2 sin α) = −2mg + F + ΦO,y + ΦB,y
µ ¶
.. 3
mlα = cos α −2mg + F + 2ΦB,y
2
..
α(t) e quindi α̇(t) e α(t) si suppongono funzioni note, per cui le equazioni
cardinali danno subito i valori delle componenti delle reazioni vincolari in O
e in B:
..
mlα 3
ΦB,y = + mg − F
2 cos α 4
..
ΦO,x = −2ml(α sin α + α̇2 cos α)
..
ΦO,y = ml(α cos α − α̇2 sin α) + 2mg − F − ΦB,y
maG = mg + kOB + ΦO + ΦA
K̇O = OG × mg + OA × ΦA
ΦA = maG − mg − kOB − ΦO
che dà:
l ..
ΦA,x = m(−α sin α − α̇2 cos α) − 2kl cos α − ΦO,x
2
l ..
ΦA,y = m(α cos α − α̇2 sin α) + mg − ΦO,y
2
ΦA,z = −ΦO,z
312 Esercizi risolti
cioè:
1 .. ..
ΦA,x = − ml(α sin α + α̇2 cos α) − 2kl cos α + 2ml(α sin α + α̇2 cos α)
2
1 .. ..
ΦA,y = ml(α cos α − α̇2 sin α) + mg − ml(α cos α − α̇2 sin α) − 2mg +
2
+ F + ΦB,y
ΦA,z = 0
cioè:
3 ..
ΦA,x = ml(α sin α + α̇2 cos α) − 2kl cos α
2
..
1 .. 2 mlα 1
ΦA,y = − ml(α cos α − α̇ sin α) + + F
2 2 cos α 4
ΦA,z = 0
Chiaramente, l’asta OA esercita sull’asta AB la reazione −ΦA applicata in
A, come lo studente può facilmente verificare scrivendo le equazioni cardinali
per la sola asta AB.
Cerchiamo ora i modi normali delle piccole oscillazioni attorno alle posizioni
di equilibrio stabile.
Cominciamo con il caso 2mg − F < 8kl per il quale è stabile α1 = π2 .
2
Definiamo ξ = α − π2 per cui: sin α = sin(ξ + π2 ) = cos ξ = 1 − ξ2 + O(ξ 3 ),
cos α = cos(ξ + π2 ) = − sin ξ = −ξ + O(ξ 3 ) e α̇ = ξ˙ e si ha:
µ ¶
1 2 ˙2 2 ˙2 l ξ2 ˙ 3 ),
L1 = ml ξ + ml ξ − (2mg − F ) 1 − − 2kl2 ξ 2 + O((ξ, ξ)
3 2 2
e trascurando i termini costanti e quelli infinitesimi di ordine superiore al
secondo:
4 l
L1 = ml2 ξ˙2 + (2mg − F − 8kl) ξ 2
3 4
L’equazione di Lagrange che deriva da L1 è la seguente:
8 2¨ l
ml ξ − (2mg − F − 8kl) ξ = 0
3 2
che riscritta in forma normale diventa:
3 (8kl − 2mg + F )
ξ¨ + ξ=0
16 ml
Il coefficiente di ξ è positivo e quindi la soluzione è oscillatoria:
r
3 (8kl − 2mg + F )
ξ(t) = a sin(ω1 t + b), ω1 =
16 ml
313
Le soluzioni ξ(t) trovate nei due casi costituiscono i modi normali di oscilla-
zione attorno alle posizioni di equilibrio stabile cercati.
e le derivate seconde di V:
∂ 2V
= k
∂x2
∂ 2V
= kl sin α
∂x∂α
∂ 2V l
2
= kxl cos α + (2kr − mg) sin α
∂α 2
I punti stazionari di V sono le soluzioni del seguente sistema:
x − l cos α = 0
2kx sin α − (2kr − mg) cos α = 0
Ricavando x dalla prima equazione e sostituendo nella seconda, si ha:
½
x = l cos α
(2kl sin α − 2kr + mg) cos α = 0
Il sistema è risolto quando cos α = 0 ed in tal caso si hanno le due soluzioni:
½ ½
x1 = 0 x2 = 0
α1 = π2 α2 = 32 π
oppure quando 2kl sin α − 2kr + mg = 0. Questa equazione ammette solu-
zioni distinte dalle due precedenti solo se |2kr − mg| < 2kl. In tal caso si
hanno anche le due soluzioni seguenti:
x3 = l cos α3 x4 = l cos α4
α3 = arcsin 2kr−mg
2kl
α4 = π − α3
1 1
det H(x1 , α1 ) = kl(2kr − mg) − k 2 l2 = kl(2kr − mg − 2kl)
2 2
Si ha perciò equilibrio stabile se 2kr − mg > 2kl (perché ciò si verifichi
occorre che sia r > l ), instabile se 2kr−mg < 2kl (disequazione certamente
verificata se r < l ).
Se 2kr − mg = 2kl, det H si annulla e non si può dire niente dall’esame
della matrice hessiana. Esaminando comunque il comportamento di V in un
intorno di (x1 , α1 ) si può dimostrare che anche in questo caso l’equilibrio è
stabile.
In (x2 , α2 ) si ha:
µ ¶
k −kl
H(x2 , α2 ) =
−kl − 2l (2kr − mg)
1 1
det H(x2 , α2 ) = − kl(2kr − mg) − k 2 l2 = − kl(2kr − mg + 2kl)
2 2
Si ha perciò equilibrio stabile se 2kr − mg < −2kl (cioè se la forza peso
prevale sulla forza elastica), instabile se 2kr − mg > −2kl.
Se 2kr − mg = −2kl, det H si annulla e non si può dire niente dall’esame
della matrice hessiana. Esaminando comunque il comportamento di V in un
intorno di (x2 , α2 ) si può dimostrare che anche in questo caso l’equilibrio è
stabile.
In (x3 , α3 ) (esistente solo se |2kr − mg| < 2kl ) si ha:
à 2kr−mg
!
k ³
H(x3 , α3 ) = 2kr−mg 2
¡ 2kr−mg2 ¢2 ´ (2kr−mg)2 =
2
kl 1 − 2kl
+ 4k
µ 2kr−mg
¶
k
= 2kr−mg
2
2
2
kl
µ ¶
2 2 (2kr − mg)2
det H(x3 , α3 ) = k l 1−
4k 2 l2
317
1 3 1
L = T − V = ml2 α̇2 + mẋ2 − (kx2 − 2kxl cos α − l(2kr − mg) sin α)
6 4 2
e le equazioni di Lagrange sono le seguenti:
..
0 = dtd ∂L∂ ẋ
− ∂L
∂x
= 32 mx + kx − kl cos α
d ∂L ∂L 1 ..
0 = dt ∂ α̇
− ∂α
= 3
ml2 α + kxl sin α − 12 l(2kr − mg) cos α
maG = mg + kAC + Φ
da cui:
Φ = maG − mg − kAC
Essendo:
l
vG = α̇(− sin α, cos α)
2
l .. ..
aG = (−α sin α − α̇2 cos α, α cos α − α̇2 sin α)
2
Si ha:
..
Φx = − ml
2
(α sin α + α̇2 cos α) − k(x − l cos α)
ml ..
Φy = 2
(α cos α − α̇2 sin α) + mg − k(r − l sin α)
318 Esercizi risolti
da cui, una volta note le funzioni x(t) e α(t), si ricavano le componenti Φx (t)
e Φy (t) della reazione vincolare durante il moto.
Cerchiamo ora i modi normali delle piccole oscillazioni attorno alle posizioni
di equilibrio stabile. La stabilità delle posizioni di equilibrio dipende dal va-
lore assunto dal parametro adimensionale a = 2kr−mg 2kl
∈ IR: se a ≥ 1 è stabile
(x1 , α1 ) e instabile (x2 , α2 ); se a ≤ −1 è stabile (x2 , α2 ) e instabile (x1 , α1 );
se |a| < 1 sono stabili (x3 , α3 ) e (x4 , α4 ) e instabili (x1 , α1 ) e (x2 , α2 ). I tre
casi da esaminare corrispondono ai tre possibili casi di equilibrio stabile.
Siccome si hanno due gradi di libertà i modi normali saranno due, ognuno
dei quali oscillerà con la sua propria frequenza, e costituiranno le due com-
ponenti di un vettore bidimensionale.
Caso a = − 19
9
. È stabile la posizione (x2 , α2 ) = (0, 23 π).
(λT − V )v = 0
319
cioè: µ ¶
10 2 2 320 l2 2 252 l
k l λ − λ+9 =0
81 g2 g
Le cui soluzioni sono:
3 g 3g
λ1 = λ2 =
80 l 4l
Gli
p autovalori generalizzati λ1,2 definiscono le pulsazioni normali ω1,2 =
λ1,2 . µ ¶
ξ1
Le componenti ξ1,2 del vettore ξ = , cioè i modi normali, soddisfano
ξ2
le seguenti leggi del moto:
(λT − V )v = 0
321
cioè: µ ¶
5 22 10 l2 2 11 l
k l λ − λ+1 =0
9 g2 g
Le cui soluzioni sono:
1 g g
λ1 = λ2 =
10 l l
Gli
p autovalori generalizzati λ1,2 definiscono le pulsazioni normali ω1,2 =
λ1,2 . µ ¶
ξ1
Le componenti ξ1,2 del vettore ξ = , cioè i modi normali, soddisfano
ξ2
le seguenti leggi del moto:
Per trovare i piccoli moti attorno a (x4 , α4 ) non occorre ripetere tutti i
calcoli fatti per (x3 , α3 ), infatti dall’esame della stabilità sappiamo che la
matrice hessiana calcolata in (x4 , α4 ) è identica a quella calcolata in (x3 , α3 )
e identica risulta pure la matrice cinetica nell’approssimazione al secondo
ordine attorno alle due posizioni di equilibrio. Ciò comporta che il problema
agli autovalori generalizzato è identico nei due casi e dà gli stessi risultati,
in termini di frequenze proprie, modi normali, autovettori generalizzati, ecc.
Cambieranno solo le espressioni delle variabili lagrangiane in termini dei
modi normali. Definiamo quindi le deviazioni√ dalle posizioni di equilibrio:
5
η1 = x − l cos α4 = x + l cos α3 = x + 3 l,
η2 = α − α4 = α − π + α3 = α − π + arcsin 23 ,
per cui:
µ ¶ µ √ ¶ µ √ ¶
x(t) η1 (t) − 35 l − 35 l
= = + Cξ =
α(t) η2 (t) + π − arcsin 23 π − arcsin 32
µ √ ¶
− 35 l
= + v1 ξ1 (t) + v2 ξ2 (t)
π − arcsin 23
Caso a = + 19 9
. È stabile la posizione (x1 , α1 ) = (0, π2 ).
Definiamo le deviazioni dalle posizioni di equilibrio: η1 = x, η2 = α − π2 , per
cui:
η2
sin α = sin(η2 + π2 ) = cos η2 = 1 − 22 + O(η23 ),
cos α = cos(η2 + π2 ) = − sin η2 = −η2 + O(η23 )
e ẋ = η̇1 , α̇ = η̇2 , e sostituendo anche r = 73 l e m = 4kl 9g
(ricavato dalla
definizione di a) si ottiene per la funzione lagrangiana:
µ ¶
2kl3 2 kl 2 1 2 38 2 η22
L1 = η̇ + η̇ − kη1 − 2klη1 (−η2 ) − kl (1 − ) + O(η23 ),
27g 2 3g 1 2 9 2
e trascurando i termini costanti e quelli infinitesimi di ordine superiore al
secondo:
µ ¶
kl 2 2kl3 2 1 2 19 2 2
L1 = η̇ + η̇ − k η1 + 2lη1 η2 + l η2
3g 1 27g 2 2 9
Riscritta in notazione matriciale la funzione lagrangiana diventa:
1 T 1
L1 = η̇ T η̇ − η T V η
2 2
con:
µ ¶ Ã ! µ ¶
2kl
η1 3g
0 k kl
η= , T = 4kl3 , V = H(x1 , α1 ) = 19
η2 0 27g
kl 9
kl2
323
(λT − V )v = 0
cioè: µ ¶
2 22 4 l2 2 63 l
k l λ − λ + 45 =0
81 g2 g
Le cui soluzioni sono:
3g g
λ1 = λ2 = 15
4 l l
Gli
p autovalori generalizzati λ1,2 definiscono le pulsazioni normali ω1,2 =
λ1,2 . µ ¶
ξ1
Le componenti ξ1,2 del vettore ξ = , cioè i modi normali, soddisfano
ξ2
le seguenti leggi del moto:
µ ¶
0
= π + v1 ξ1 (t) + v2 ξ2 (t)
2
Si consideri un sistema di assi cartesiani Oxyz con O nel centro della guida,
l’asse x orizzontale e l’asse y verticale ascendente.
Siano G e H i baricentri del disco e dell’asta e P la proiezione di G sull’asse
x.
Il sistema è a un grado di libertà. Per coordinata lagrangiana scelgo l’angolo
α fra l’asse positivo delle x ed il segmento OG, misurato nel modo usuale.
Si ha allora:
OG = (R − r)(cos α, sin α)
1
OH = (R − r)(cos α, sin α)
2
OP = (R − r)(cos α, 0)
L’energia potenziale è dovuta alla forza peso del disco e dell’asta e alla forza
elastica. Si ha:
1 1
V = mg(R − r) sin α + mg(R − r) sin α + k(R − r)2 sin2 α =
2 2
3 1
= mg(R − r) sin α + k(R − r)2 sin2 α
2 2
Le posizioni di equilibrio si trovano annullando la derivata prima di V :
dV 3
0= = mg(R − r) cos α + k(R − r)2 sin α cos α =
dα 2
µ ¶
3
= (R − r) cos α mg + k(R − r) sin α
2
Le soluzioni sono:
π 3
α1 = , α2 = π,
2 2
e, se 3mg ≤ 2k(R − r), anche:
µ ¶
3mg
α3 = arcsin − , α4 = π − α3
2k(R − r)
Se però 3mg = 2k(R − r), α3 e α4 vengono a coincidere con α2 ; possiamo
allora considerare α3 e α4 solo nel caso 3mg < 2k(R − r).
325
d3 V 3
3
= − mg(R − r) cos α − 2k(R − r)2 sin α cos α − 2k(R − r)2 sin α cos α =
dα 2
3
= − mg(R − r) cos α − 4k(R − r)2 sin α cos α
2
4
dV 3
4
= mg(R − r) sin α − 4k(R − r)2 (cos2 α − sin2 α)
dα 2
In α2 si ha: ¯
d3 V ¯¯
=0
dα3 ¯α2
326 Esercizi risolti
¯
d4 V ¯¯ 3
4 ¯ = − mg(R − r) + 4k(R − r)2
dα α2 2
e sostituendo 3mg con 2k(R − r) si ottiene:
¯
d4 V ¯¯
= −k(R − r)2 + 4k(R − r)2 = 3k(R − r)2 > 0
dα4 ¯α2
3mg
Si noti che l’esame della stabilità nel caso critico 2k(R−r) = 1 si poteva otte-
nere, in modo molto più rapido di quanto fatto, esaminando il diagramma
di biforcazione e tenendo in considerazione che una funzione continua di una
variabile reale, quale è V , deve necessariamente alternare i punti di massimo
con quelli di minimo. Nel diagramma di biforcazione tracciamo le posizioni
3mg
di equilibrio in funzione del parametro discriminatorio a = 2k(R−r) > 0, con
un tratto continuo se stabili e con un tratteggio se instabili. Si ottiene il
diagramma di Figura 15.5. Per ogni valore di a dal diagramma si vedono
(R − r)α̇ = −rβ̇
da cui:
R−r
β̇ = − α̇
r
Per il teorema di König si ha allora:
µ ¶µ ¶2
1 1 1 1 1 2 R−r
Td = mvG 2 + IG β̇ 2 = m(R − r)2 α̇2 + mr − α̇ =
2 2 2 2 2 r
1 1 3
= m(R − r)2 α̇2 + m(R − r)2 α̇2 = m(R − r)2 α̇2
2 4 4
e allora:
1 3 11
T = Ta + Td = m(R − r)2 α̇2 + m(R − r)2 α̇2 = m(R − r)2 α̇2
6 4 12
La funzione lagrangiana diventa:
11 3 1
L=T −V = m(R − r)2 α̇2 − mg(R − r) sin α − k(R − r)2 sin2 α
12 2 2
L’equazione di Lagrange dà la seguente legge del moto:
d ∂L ∂L
0= − =
dt ∂ α̇ ∂α
328 Esercizi risolti
µ ¶ µ ¶
d 11 2 3 2
= m(R − r) α̇ − − mg(R − r) cos α − k(R − r) sin α cos α
dt 6 2
11 .. 3
= m(R − r)2 α + mg(R − r) cos α + k(R − r)2 sin α cos α
6 2
..
da cui si può ricavare α ed in teoria integrare.
Per ottenere la minima velocità nel punto più basso B per raggiungere quello
più alto A si sfrutta la conservazione dell’energia. Si ha:
11 3 1
E =T +V = m(R − r)2 α̇2 + mg(R − r) sin α + k(R − r)2 sin2 α
12 2 2
Calcoliamo il valore dell’energia nei punti A e B prendendo α̇ nullo in A,
perché la minima velocità in B si ottiene quando il disco arriva in A con
energia cinetica nulla. Si ha allora:
3 1
EA = mg(R − r) + k(R − r)2
2 2
11 3 1
EB = m(R − r)2 α̇B 2
− mg(R − r) + k(R − r)2
12 2 2
Uguagliando le due espressioni si può ricavare la velocità angolare richiesta:
11 3 1 3 1
m(R − r)2 α̇B
2
− mg(R − r) + k(R − r)2 = mg(R − r) + k(R − r)2
12 2 2 2 2
11 2
(R − r)α̇B = 3g
12
s
36g
|α̇B | =
11(R − r)
Ovviamente la direzione del moto è irrilevante.
Cerchiamo ora i modi normali delle piccole oscillazioni attorno alle posizioni
di equilibrio stabile.
3mg
Cominciamo con il caso a ≥ 1 , con a = 2k(R−r) , per il quale è stabile
α2 = 2 π. Definiamo ξ = α − 2 π per cui: sin α = sin(ξ + 32 π) = − cos ξ =
3 3
µ ¶ µ ¶2
11 2 ˙2 3 ξ2 1 2 ξ2
L1 = m(R−r) ξ − mg(R−r) −1 + − k(R−r) −1 + +O(ξ 3 ),
12 2 2 2 2
e trascurando i termini costanti e quelli infinitesimi di ordine superiore al
secondo:
11 3 1
L1 = m(R − r)2 ξ˙2 − mg(R − r)ξ 2 + k(R − r)2 ξ 2 .
12 4 2
329
3
α(t) = π + a1 sin(ω1 t + b1 ).
2
Nel caso a < 1 sono stabili α3 = − arcsin a e α4 = π + arcsin a. Definiamo
ξ = α − α3,4 per cui: √
sin α = sin(ξ +α3,4 ) =³sin ξ cos´ α3,4 +cos ξ sin α 3,4 = 1 − a2 sin ξ −a cos ξ =
√ 2
= 1 − a2 ξ − a 1 − ξ2 + O(ξ 3 ),
√
cos α = cos(ξ +α³3,4 ) = cos
´ ξ cos α3,4 −sin ξ sin α3,4 = 1 − a2 cos ξ +a sin ξ =
√ 2
= 1 − a2 1 − ξ2 + aξ + O(ξ 3 )
e α̇ = ξ˙ e si ha:
µ µ ¶¶
11 2 ˙2 3 √ ξ2
L2 = m(R − r) ξ − mg(R − r) 2
1−a ξ−a 1− −
12 2 2
µ µ ¶¶2
1 2
√ ξ2
− k(R − r) 2
1−a ξ−a 1− + O(ξ 3 ),
2 2
e trascurando i termini costanti e quelli infinitesimi di ordine superiore al
secondo:
11 1
L2 = m(R − r)2 ξ˙2 − k(1 − a2 )(R − r)2 ξ 2 .
12 2
L’equazione di Lagrange che deriva da L2 è la seguente:
11
m(R − r)2 ξ¨ + k(1 − a2 )(R − r)2 ξ = 0
6
330 Esercizi risolti
Ciascuna delle due aste ha moto puramente traslatorio e tutti i suoi punti
hanno la stessa velocità, pari, ad esempio, a quella dell’estremo incernierato
al disco superiore. Siano A e B i punti del disco superiore in cui sono
incernierate le due aste, e C il suo centro. Per la formula fondamentale
della cinematica dei corpi rigidi, le velocità vA e vB dei punti A e B sono le
seguenti:
ẋ 3
vA = vC + ϕ̇ k × CA = ẋ i − k × R (cos ϕ i + sin ϕ j) =
R 4
µ ¶
3 3 3
= ẋ i − ẋ(cos ϕ j − sin ϕ i) = 1 + sin ϕ ẋ i − ẋ cos ϕ j
4 4 4
ẋ 3
vB = vC + ϕ̇ k × CB = ẋ i − k × R (− cos ϕ i − sin ϕ j) =
R 4
µ ¶
3 3 3
= ẋ i − ẋ(− cos ϕ j + sin ϕ i) = 1 − sin ϕ ẋ i + ẋ cos ϕ j
4 4 4
e i loro quadrati sono i seguenti:
µ ¶2 µ ¶2 µ ¶
2 3 2 3 2 25 3
vA = 1 + sin ϕ ẋ + − ẋ cos ϕ = ẋ + sin ϕ
4 4 16 2
µ ¶2 µ ¶2 µ ¶
2 3 2 3 2 25 3
vB = 1 − sin ϕ ẋ + ẋ cos ϕ = ẋ − sin ϕ
4 4 16 2
L’energia cinetica delle due aste è allora la seguente:
µ ¶
1 2 1 2 1 2 25 3 25 3 25
T1 +T2 = mvA + mvB = mẋ + sin ϕ + − sin ϕ = mẋ2
2 2 2 16 2 16 2 16
24M + 25m 2
ẋ − 2(M + m)xg sin α = 0
16
332 Esercizi risolti
che è la stessa equazione per gli equilibri già ricavata nella soluzione dell’e-
sercizio 14.2 e dà quindi gli stessi risultati.
1
= − mglα̇ cos α + k(x − l cos α)(−lα̇ sin α − ẋ) + k(r − l sin α)lα̇ cos α =
2
1
= lα̇ (−mg cos α − 2kx sin α + 2kr cos α) − k ẋ(x − l cos α)
2
Per il principio dei lavori virtuali W a è nulla per qualunque velocità virtuale,
cioè per qualunque valore di α̇ e ẋ. Ciò comporta il seguente sistema:
(2kr − mg) cos α − 2kx sin α = 0
x − l cos α = 0
che è è lo stesso sistema per gli equilibri già ricavato nella soluzione dell’e-
sercizio 14.3 e dà quindi gli stessi risultati.
Bibliografia