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Journal of the Warburg and Courtauld Institutes
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CITAREA 'SU UNA IMPRESA DI BRONCONI'*
By Salvatore Settis
N on(1892),1
so che alcuno sia ritornato, dopo alcune pagine di Aby Warburg
sulla xilografia (P1. 35b) che illustra le ultime strofe della Giostra
di Angelo Poliziano in edizioni della fine del Quattro e del principio del
Cinquecento:2 vi e mostrato Giuliano de' Medici, protagonista dell'interrotto
poema, in ginocchio, e in atto di preghiera, in una sorta di cappelletta, dove
dietro un largo altare e posta-dentro una nicchia-la statua di una dea
che aggiunge, al suo abbigliamento in tutto femmineo, una lancia, poggiata
al suolo e sorretta con la destra. Il rapporto fra il supplice Giuliano e la
divinith implorata e sottolineato non solo dal gesto e dallo sguardo di lui,
che si alza verso il volto della dea, ma anche dalla stessa disposizione delle
figure: dentro una nicchia, si e detto, la dea, ma un'absidiola inquadra anche,
con la simmetria delle sue partiture geometriche, la figura del suo fedele:
* Publication in a foreign language is conoscevano soltanto un esemplare berlinese
not the normal policy of the Journal, but can dell'edizione del 1513, assai probabilmente
be considered only in exceptional cases such lo stesso gia noto a F. Lippmann, 'Der
as the present, where translation would italienische Holzschnitt im XV. Jahrhundert',
detract from the value and interest of the in Jahrb. d. Preuss. Kunstsamml., iii, 1882,
article.
spec. p. 187 nt. I [questo studio del Lipp-
1 Sandro Botticelli's 'Geburt der Venus' und
mann, citato anche dal Warburg, l.c., e
'Friihling'. Eine Untersuchung fiber die Vorstel-stato anche ripubblicato in inglese, come
volume,
lungen von der Antike in der Italienischen Friihre- con aggiunte e correzioni: Wood-
naissance, Hamburg u. Leipzig, 1893 [maEngraving in Italy in the Fifteenth Century,
T892: cfr. Gesammelte Schriften, cit. pidi sotto, i,London 1888; il passo e qui a p. 50 nt. I].
p. 307 ad p. I], pp. 18-21 (Die verschollene Ma che la xilografia comparisse anche in
Pallas). Queste pagine si possono vedere un'edizione, essa pure fiorentina, databile
anche nelle Gesammelte Schriften, i, Leipzig- intorno all'anno I500, . gi% noto sin
Berlin 1932, PP- 23-25, o, in italiano, in Ladall'edizione (A. Poliziano, Le Stanze, I'Orfeo
rinascita del paganesimo antico, trad. it. di E. e le Rime, Firenze 1863) di Giosue Carducci
Cantimori, Firenze 1966, pp. 23-25. Come[che segnala a p. lxxxv sg. l'edizione della
si vedra nel corso di questo lavoro, questa fine del sec. xv e a p. lxxxviii l'identith delle
xilografia e stata spesso citata o riprodotta,sue illustrazioni con quelle dell'ed. 1513], e da
ma tuttavia senza nuove proposte interpreta- P. Kristeller, Early Florentine Woodcuts. With
tive. Tutta una catena di fraintendimenti an annotated List of Florentine Illustrated Books,
sono, come si mostrerh a suo luogoLondon(note 1897, PP- I3Isg., nr. 336a. Nel 1902,
G. Guidi (L'Arte, v, 1902, p. 75 nt. I),
17, 49, 87 e p. 15I), le due pagine (182-3)
citando il lavoro del Warburg e pur non
che a questa xilografia dedica R. M. Ruggieri
nel suo lavoro, peraltro utilissimo e ricco di
conoscendo quello del Kristeller, notava che
preziose notizie e osservazioni, 'Letterati questa illustrazione 'si trova gia in edizioni
poeti e pittori intorno alla giostra di Giuliano anteriori: ad esempio in una, conservata alla
de' Medici', in Rinascimento, x, 1959, pp. 165- Palatina di Firenze, dello scorcio del sec.
96. XV'. Di questo incunabolo not6 pihU tardi
2I1 Warburg cita e riproduce (op. cit., il Warburg: Ges. Schr., cit., i, p. 312 ad p. 25.
p. 19, fig. 5 = Ges. Schr., i, p. 23 e tav. v, Indipendente e invece del tutto l'unica,
fig. 9 = La rinascita, p. 23 e fig. 9) soltanto generica illustrazione di un'edizione del
la xilografia illustrativa dell'edizione fioren- 1518 della Giostra segnalata da L. Donati
tina del 1513, che egli gia trovava riprodotta nelle sue aggiunte al Kristeller (in Maso
in L. Geiger, Renaissance und Humanismus in Finiguerra, v 1940 [1942], PP. 239-60), p. 25I e
Italien und Deutschland, Berlin 1882, Beil. fig. 14 a p. 252.
alla p. 198; sia il Geiger come il Warburg
I35
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136 SALVATORE SETTIS
dalla vetrata della finestra sovrastante
cappella la luce. Sulla faccia principale
volto, e posta, in grandi lettere, la scrit
brucia con lunghe fiamme guizzanti un
croce.
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CITAREA 'SU UNA IMPRESA DI BRONCONI' 137
nipote Piero di Lorenzo, come piii tardi, del resto, dal figlio di qu
Lorenzo duca di Urbino; 6 qualche decennio dopo, infine, il V
per decorare la 'sala di Lorenzo vecchio' in Palazzo Vecchio, in
corrispondenza del ritratto del fratello di Lorenzo Giuliano.7
Non solo, perb, a questo Giuliano e a Lorenzo di Piero collegava il Vasari
l'emblema dei bronconi ardenti: un'altra volta,8 anzi, ricorda che Sandro
Botticelli 'in casa Medici, a Lorenzo vecchio [per Vasari, il Magnifico]
lavorb molte cose: e massimamente una Pallade su una impresa di bronconi,
che buttavano fuoco; la quale dipinse grande quanto il vivo'.9 Gik H.
Ulmann'l aveva richiamato l'attenzione su questo passo vasariano, pro-
ponendo di identificare questa 'Pallade su una impresa di bronconi' con la
'figura di Pa[llade] et con uno schudo dandresse e una lancia d'archo di mano
di Sandro da Botticello' ricordata 'nella camera di Piero' dagli inventari
medicei del 1492.11 A questo 'panno in uno intavolato messo d'oro' andrebbe
poi, secondo l'Ulmann, collegata, per il tramite di un disegno botticelliano
degli Uffizi, la tappezzeria del visconte di Baudreuil (P1. 35d), pubblicata allora
da pochi anni dal Miintz,12 e Nachbildung, questa, del panno dell'inventario
mediceo, come il disegno degli Uffizi ne era uno studio preparatorio.a3 Ma,
sebbene lo stesso Miintz accogliesse con favore la tesi di Ulmann,14 non pu6
esserci dubbio, come ha mostrato il Warburg, e piti tardi Giovanni Poggi,'5
che la Minerva della tappezzeria Baudreuil e altra cosa da quella 'su una
impresa di bronconi', che doveva ad ogni modo trovarsi, secondo il suggeri-
mento di Ulmann-accolto dal Warburg e dal Poggi-'nella camera di Piero'.
6 Sappiamo anche questo dal Vasari (Le cose, e particolarmente una Pallade sop
Vite, ed. Milanesi, vi, pp. 250sg.). Questa una impresa di bronconi, che gittan fuoc
spiegazione e stata gia suggerita da G. De grande quanto il naturale'.
Tervarent, Attributs et symboles dans l'art pro- 10 'Eine verschollene Pallas Athena des
fane, i450-i6oo. Dictionnaire d'un langageperdu, Sandro Botticelli', in Bonner Studien. Aufsdtze
Genbve 1958, col. 320sg.-Questa sorta di aus der Altertumswissenschaft, Reinhard Kekuld
'private heraldry' (1'espressione e di E. H. zur Erinnerung an seine Lehrtdtigkeit in Bonn
Gombrich, 'The Early Medici as Patrons of gewidmet von seinen Schiilern, Berlin I891,
Art: a Survey of Primary Sources', in Italianpp. 203-13. Parte di questo lavoro & ripro-
Renaissance Studies. A memorial volume for C. M. dotta, non senza varianti, in H. Ulmann,
Ady, London 1960, pp. 279-31 1, spec. p. 299:Sandro Botticelli, Mtinchen 1893, pp. I I2sgg.
ora anche in Norm and Form, London 1966, 11 E. Mtintz, Les collections des Me'dicis au
PP. 35-37, spec. p. 48) non manca di esempi XVe siecle, Paris 1888, p. 86. Per l'incom-
in casa Medici, dove pid d'una volta si prensibile 'dandresse', il Warburg ha pensato
riprendeva un emblema privato gia usato(Ges. Schr., cit., i, p. 312 ad p. 23) a 'di
qualche generazione prima: p. es. E. H. medussa', o ancora, in una nota ms alla sua
Gombrich, questo Journal VIII, 1945, p. 50, copia dell' op. cit., del Mtintz (Warburg
nt. 2 e G. De Tervarent, op. cit., c. 147sg.Institute) '& dapresso'.
Sara poi certo da tener presente, per il 12 E. Miintz, Histoire de l'Art pendant la
passaggio dell' 'impresa di bronconi' da Renaissance, Paris 1889, tav. I a colori.
Giuliano a Piero di Lorenzo, che la Pallade 13 Dopo lo studio del Warburg, l'Ulmann
del Botticelli 'su una impresa di bronconi' ha temperato (Sandro Botticelli, cit., pp. I I4sg.)
era posta, appunto, nella 'camera di Piero' questa sua affermazione.
(v. oltre). 14 Histoire, cit., ii, Paris 1891, p. 364. Per
7 G. Vasari, l.c., alla nt. 5. I'effimera identificazione di questa Pallade
8 Le Vite, ed. Milanesi, iii, p. 312. con quella, appena riscoperta, col centauro,
9Analogamente R. Borghini, II Riposo, v. la bibliografia in L'Arte, v, 1902, p. 75 e
note.
Firenze 1584, rist. anast., Milano 1967, p. 35 I:
'A Lorenzo vecchio de' Medici fece molte 15 G. Poggi, 'La giostra medicea del 1475 e
I0
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138 SALVATORE SETTIS
Corsiniana, MSL'Arte,
la "Pallade" del Botticelli', Cors. 604 = 45.E.4., fols.
v, 1902,
88r-95v;
pp. 71-77, spec. p. 74. Cfr. c) incunabolo
idem, stampato a Firenze
'A proposito
della "Pallade" del Botticelli', ibidem, cc. nel 1487 o 1488: copie a Parigi, B.N., R6s. K
407-8 (quest'aggiunta, nata da un'indi- 748 e a Roma, B.N. Vittorio Emanuele II,
cazione del Warburg, e stata poi riprodotta 70.4.F.2I (il Grant cita questo incunabolo
in Ges. Schr., cit., i, p. 59). Per notizie piui
come esistente a Napoli, B. N. Vittorio
esatte sulla tappezzeria Baudreuil, v. R. Emanuele III, ma erroneamente: cfr. Indice
Wittkower, questo Journal, II, 1938-39,
Generale degli Incunaboli delle Biblioteche d'Italia,
pp. 197-9. iv, Roma 1965, pp. 124 nr. 6765; I'errore
sart dovuto a uno scambio nel nome delle
16 Sulla giostra del 1475, cfr. in generale
I. Del Lungo, 'La giostra di Giuliano', in due Biblioteche); altre notizie in R. Truffi,
Florentia. Uomini e cose del Quattrocento, Firenze l.c.-Va pure ricordato l'epigramma De
1897, pp. 391-412; R. Truffi, Giostre e liberalitate, qua usus est Julianus AiMedices in eos,
cantori di giostre. Studi e ricerche di storia e diqui in certamen hastatorum illum sunt secuti, che
letteratura, Rocca S. Casciano 1911, pp. occupa il nr. 16 nella raccolta (N. Naldius
126-37, i lavori gia citati del Poggi e delflorentinus, Epigrammaton liber) curata da
Ruggieri, e I. Maier, Ange Politien. La A. Perosa (Budapest 1943), p. 5- (3) Lettera
formation d'un poete humaniste (1469-1480), (ma, in realth, opusculum) di Filippo Corsini,
Geneve 1966, pp. 276-9. Sono note sinora pubblicata da P. O. Kristeller, 'Un docu-
di questa giostra le seguenti descrizioni: mento sconosciuto sulla giostra di Giuliano
(1) di G. A. Augurelli: il MS presentato de' Medici', Bibliofilia, xli, 1939, PP- 405-17
dall'autore a Giuliano de' Medici ' il Laur. (rist. in Studies in Renaissance Thought and
plut. xxiv, 46; da un secondo MS, aLetters, Rimini, Roma 1956, pp. 437-50). (4) Descri-
e stata tratta una rara edizione a stampa zione anonima in prosa volgare, contenuta
(loannis Aurelii Augurelli poetae celeberrimi car- nel MS Magliabech. Strozz. II, iv, 324, fols.
mina nondum vulgata, Arimini 1818), ripro- 122-35. Inedita nel complesso, estratti ne
dotta in G. Pavanello, Un maestro del Quat- hanno dato G. Poggi, art. cit., pp. 71-73 e
trocento. G. A. Augurello, Venezia 1905, PP- 76-77; G. Mazzatinti-F. Pintor, Inventari, xi,
228-43, e in parte da I. Del Lungo, op. cit., Forli 1901, pp. 27-29; H. P. Horne, Alessandro
pp. 397-402; cfr. anche A. Della Torre, 'La Filipepi commonly called Sandro Botticelli, Lon-
prima ambasceria di Bernardo Bembo a don 19o8, p. 354; R. M. Ruggieri, art. cit.,
Firenze', Giorn. Stor. Lett. Ital., xxxv, 1900oo, p. 168; I. Maier, op. cit., pp. 276sg. nt. 16. A
pp. 258-333, spec. 265-9; G. Poggi, art. cit., queste non si pus aggiungere naturalmente
p. 75 e I. Maier, op. cit. sopra, p. 307 nt. 1OO, il poema del Poliziano, che non giunse mai a
che riproduce proprio l'epigramma con la descrivere la giostra vera e propria; ma
descrizione dello stendardo. Cfr. inoltre la un'idea del suo programma per questa parte
nt. 31. (2) di Naldo Naldi: del suo Hexa- non mai scritta del poema si pu6 ricavare dai
metrum carmen de ludicro hastatorum equitum vv. 248sgg. della Silva in scabiem pubblicata
(Roma, 1954) da A. Perosa, coi limiti da
certamine ad Julianum Medicen clarissimum cer-
taminis victorem, si e occupata spec. A. lui indicati nel commento ad loc. (p. 43)-
Hulubei, 'Naldo Naldi. lttude sur la jouteOltre ai documenti pubblicati da I. Del
de Julien et sur les bucoliques d6di6es A5 Lungo, op. cit., infine, altri ne sono noti da
Laurent des M6dicis', Human. et Renaiss., C. de Fabriczy ('A. del Verrocchio ai servizi
iii, 1936, pp. 169-86 e 309-26; e pii' dei Medici', Arch. Stor. dell'Arte, s. II, i,
recentemente W. L. Grant, 'Naldo Naldi and 1895, pp. 163-76, spec. p. 167 nr. Io e
the Volaterrais', in Rass. Volterr., xxxiii, sommarissimo commento a p. 173, ad Io) ed
1965, PP- 3-21, che ne indica (p. 9 nt. 32) E. Tedeschi (Alcune notizie florentine tratte
tre distinte recensioni: a) Parigi, B.N., nouv. dall'archivio Gonzaga di Mantova, Badia Pole-
acq. lat. 476, fols. 432-52; b) Roma, sine 1925).
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CITAREA 'SU UNA IMPRESA DI BRONCONI' 139
II
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140 SALVATORE SETTIS
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CITAREA 'SU UNA IMPRESA DI BRONCONI' 141
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142 SALVATORE SETTIS
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CITAREA 'SU UNA IMPRESA DI BRONCONI' 143
nelle Stanze, che alza gli occhi al sole della Gloria (ii 31, v. I), un
nello stendardo, faceva invece 'la sopradecta Pallas', che, appunt
fisamente nel sole che era sopra a llei'.30
Ecco, dunque, che la 'figura grande simigliata a Pallas' non e so
ne solo Simonetta; ma, in qualche maniera, anche Iulio: o, detto
l'immagine della dea antica, una volta che i suoi attributi siano
di un significato certo, e spogliata di ogni precisa presenza uman
senso 'pagano'), e diventa per dir cosi 'disponibile', fermo restand
generale, a variazioni, allusioni, interpretazioni. L'immagine e
sua immediatezza e pregnanza, non solo piacevole oggetto a
spunto per discorsi sull 'immagine, discorsi che, anche se allusion
o descrizioni, saranno sempre, in un qualche senso, interpretazion
interpretare
multi multa ferunt, eadem sententia nulli est,
pulchrius est pictis istud imaginibus:
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144 SALVATORE SETTIS
Era la sopradecta coverta ricamata d'un
decta coverta, del quale ramo caschava
Tutta quest'ariosa e superba cavalca
suoi protagonisti, un suo specifico pro
s'intende dalla consuetudine cortese di
loro signore: ma, qui, l'impresa che ad
non e quella di casa Medici-presente,
bettieri, e in campo per6 'di rami d'uliv
emblema di Giuliano, leitmotiv del c
ferisce una sua unitas intorno alle fi
la dea schiaccia nello stendardo, sdegno
e, dunque, Pallade o Pallade-Simonett
cavaliere che si avvia al combattimento
armi e attributi, come a suggerire u
Pallade-Giuliano: la dea infatti 'teneva... nella mano diricta una lancia
da giostra et nella mano mancha lo scudo di Medusa': e non avev
questo scudo Giuliano a ornamento del proprio cavallo?
Le immagini dunque del Poliziano, il suo 'figurato' giocare di tras
d'abiti e d'emblemi, e rivestire dell'armi di Pallade ora Simonetta o
hanno nella mossa e sapiente orditura della cavalcata-vivo, mirab
tacolo nel ricordo dei poeti, dei cronisti e degli altri, ad Florentinaru
magnificentiam demonstrandam34-come un suo costante suggerimen
lo stendardo e si punto culminante e centrale, ma non il solo.
straordinario evento festivo, centro, per volonth di Giuliano e di
dell'attenzione di ognuno che fosse in Firenze, con tutto il suo fastoso d
cavalieri e figure di stendardi e nobili imprese e motti francesi e lat
stesso-effimero, si, pil di sculture o affreschi; non piu, ad esem
apparato teatrale-materia non 'solo di distesa narrazione poetica di
ma altresi-per Poliziano almeno-fonte di immagini, 'modello' v
meglio punto di riferimento per giochi di parole e di metri che sup
pero sempre una mobile esperienza di immagini e di colori della
sara qui inutile riassumere quanto piu volte 6 stato scritto del '
"pittorico" della poesia polizianesca'.35
Se si legge Poliziano in questa prospettiva, il 'rapporto a due'
diceva ridiventera un 'rapporto a tre': nei versi della Giostra potre
non solo 'riscoprire' il programma iconografico dello stendardo o d
di Giuliano (leggerli, cioe, come pura didascalia), ma anche var
allusioni fatte sul mondo di immagini offerto dal festivo, magnifico sp
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--- ----c-Spes nel verso di una
medaglia di Nonina Strozzi.
Firenze, Bargello (p. 16o)
d ------- ----
dP
.... ... .
Museo Poldi-Pezzoli, Milano Museo Pold
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CITAREA 'SU UNA IMPRESA DI BRONCONI' 145
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146 SALVATORE SETTIS
legarlo vidi e farne quello strazio
che bast6 ben a mille altre vendette;
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CITAREA 'SU UNA IMPRESA DI BRONCONI' I47
S'io vidi drento alle tue armi chiusa
la sembianza di lei che me a me fura;
s'io vidi il volto orribil di Medusa
far lei contro ad Amor troppo esser dura;
se p oi mie mente dal tremor confusa
sotto il tuo schermo divent6 secura;
s'Amor con teco a grandi opre mi chiama,
mostrami il porto, o dea, d'eterna fama. (II 42)
Che Iulio avesse visto Simonetta chiusa 'drento alle... armi' di Minerva,
sapevamo; e sapevamo come, piu tardi, egli stesso (la sua ment e) rivestisse
le armi di Minerva Mens, sicuro sotto il suo schermo. Quanto per6 ad Amore,
aveva cominciato per verith, nel sogno, non col chiamare a grandi opre,
con Pallade, lulio, ma piuttosto col chiederne l'aiuto contro la dea:
'Miserere mei! / Difendimi, o bel lulio, da costei!' (ii 29, vv. 7-8). Ma
all'incertezza, alla 'mente confusa' (ii 3o, v. 2) di lulio ('Come poss'io ci6 far,
dolce mio donno?': ii 3o, v. 3), Cupido aveva risposto esortandolo ad alzare
gli occhi al sole della Gloria (quello a cui, nello 'stendardo di taffecta alexan-
drino', guardava Simonetta-Pallade): 'con essa [la Gloria], a guisa di semplice
damma, / prenderai questa...' cio' Simonetta (ii 31, vv. 5-6).
L'esortazione di Cupido, che nella preghiera di lulio a Minerva e l'ultima
ad esser ricordata, e dunque in realta il momento intermedio fra Simonetta-
Pallade e lulio-Pallade: Amore, con la sua invocazione, ad additare a lulio
la Gloria, che lo rivestira, lasciando Simonetta 'in bianca gonna', delle armi
di Minerva. Una volta indossatele, ora che la sua mente non e pil 'dal
tremor confusa', lulio pub dunque invocare, accanto a Minerva, non solo la
Gloria (ii 43), ma anche Amore: il suo 'furore' e divenuto ormai 'santo furore'
(ii 45, v. 5), come 'Vergine santa' e Minerva' (ii 41, v. 5); e, santificato, questo
furore amoroso-non pih 'lascivia umana' (i II, v. 7) o 'lussuria' (i 21, v. 7)-
si e fatto degno di unirsi al pensiero non pii confuso di lulio:
Fa sl del tuo furor mio pensier pregno
che spirto di pieta nel cor li crei. (II 44, vw. 5-6)
Amore, ora, e dunque, per lulio, causa di elevazione morale:
Ma se mi presti el tuo santo furore
leverai me sovra la tua natura;
e farai come suol marmorea rota
che lei non taglia e pure il ferro arruota. (II 45, VV. 5-8)
Amore, che e da solo lussuria, lascivia umana, dopo la lotta con Minerva si e
dunque santificato: castith/ragione e amore, riconciliati, possono cosi additare
insieme a lulio la via della gloria.44 La direzione e quella indicata dal
Simposio platonico, ma si va qui ben oltre la sola distinzione di un Eros nobile
da uno volgare:45 il trapasso dall'una all'altra forma di Amore non avviene
qui soltanto invocando o scoprendo un altro Amore pid nobile; 6 lo stesso
44 Per quest'interpretazione, seguo sostan-45 Su questo passo del Simposio platonico ho
zialmente R. Wittkower, art. cit., pp. 200sg.
svolto alcune considerazioni in XeXdcv . Saggio
Alle tavv. 37a e 37b di questo articolo, due
sull'Afrodite Urania di Fidia, Pisa 1966, pp.
rappresentazioni di Minerva riconciliata con
97-107.
Cupido.
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148 SALVATORE SETTIS
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CITAREA 'SU UNA IMPRESA DI BRONCONI' 149
ogni convenzione disegnativa, quello della dea che gli e eff
Dunque, Venere armata?
Lo stesso Warburg, a poche pagine di distanza,50 ricorda una
quattrocentesca dove a una dea in costume di cacciatrice si ac
virgiliano Virginis os habitumque gerens et virginis arma (Aen. i, 3
dunque che appare a Enea travestita da Diana. Il motivo, du
noto all'arte del Quattrocento: ma e legato qui, come in un c
poco pih sotto dal Warburg, dove e riprodotto in un pih am
narrativo, a un preciso episodio dell'Eneide, come la citazion
vuole espressamente sottolineare.51 Altro e il sapore della nost
dove il tema della dea armata, chiuso nella sua nicchia, non e che un
contrappunto al protagonista della giostra, che, inginocchiato li davanti,
brucia sull'altare i suoi simbolici bronconi.
Un sacrificio di tal sorta non si trova solo su questa xilografia: che anch
Poliphilo poteva cogitare tra se di una 'veneranda ara degli mysterio
sacrificii et sacre fiamme overamente la statua dilla divina Venere overo il
suo sanctissimo aphrodisio et dil suo arcigero et sagittante filiolo'.52 Q
come nella xilografia della Giostra, la fiamma che brucia sull'altare e, per un
sorta di 'riduzione', indicazione compendiaria del sacrificio 'pagano
'sostitutiva' della vittima vera e propria. Ma una vittima di Venere brucia
sul suo altare, davanti alla dea stessa, vediamo in una piccola serie di monu
menti, raccolti ed interpretati da A. Chastel.53 Qui e una figura umana, l
mani legate dietro la schiena,54 che le fiamme di Venere, attizzate da u
Cupido, consumano; e una volta, in una medaglia di Bertoldo (P1. 35c), son
sparsi in esergo 'archo, turcasso et saecte' non solo, ma anche le ali di u
Amore, ultimo segno, come nello stendardo di Giuliano de' Medici, di una
battaglia perduta. Non saprei per6 credere, con lo Chastel, che 'la vittim
posta sull'altare e lo stesso Eros o Cupido, un fratello del carnefice, che e eg
stesso Eros o Cupido, che attizza il fuoco':55 basta uno sguardo a convincer
che la vittima e, invece, un uomo adulto, diversissimo dal piccolo Eros non
il Ruggieri abbia potuto scrivere di G. Pozzi e L. A. Ciapponi. II passo citato e a
'un'immagine femminile che sta sul punto p. 51 didel vol. i, contenente il testo. Per
uscire da una nicchia ricavata nella parete',
'aphrodisio' [statua di Venere], cfr. vol. ii,
e che 'incede verso il piano di un altare'nota
(art.9 ad p. 51-
cit., p. 182; cfr. p. 183 'sembra che la dea53 si op. cit. alla nt. 38, pp. 269-72 e tavv.
avvii, camminando verso il piano dell'altare,
lx-lxii; trad. it., pp. 273-6 e figg. 105-8. Ma
a calpestarlo'). Su questa linea di totale alcuni di questi monumenti trovo gia raccolti
fraintendimento dell'immagine, il Ruggieri e interpretati in uno studio di A. Scharf, Zu
riesce persino a vedere, sotto i piedi della dea, einem Gemdlde des Piero di Cosimo in der Wallace
'un prato fiorito' (p. 182). Collection, contenuto alle pp. 189-94 dei
50 op. cit., p. 26 = Ges. Schr., i, p. 30 e tav. dattiloscritti Essays Presented to Fritz Saxl
vii, fig. 12 = trad. it. p. 30 e fig. 12. Cfr. E. (biblioteca del Warburg Institute), dove
Wind, op. cit., p. 75. l'interpretazione si discosta da quella dello
51 I1 significato pub esser suggerito, comeChastel specialmente in cib, che la figura
gia segnalava il Warburg (Ges. Schr., i, pp. femminile che assiste al 'sacrificio' non e per
312sg.) da un passo di Cristoforo Landino: lo Scharf Venere Urania, ma Castitas
Disputationes Camaldulenses, p. H vir-v del- triumphans.
l'edizione di Strasburgo del 1508. Cfr. E. 54 Cfr. in gen. E. Panofsky, 'Der gefesselte
Wind, 1.c. Eros (Zur Genealogie von Rembrandts
52 Cito dall'edizione che dell'IHypneroto- Danae)', in Oud-Holland, 1, 1933, PP. 193-217.
machia Poliphili hanno dato (Padova 1964) 55 trad. it. cit., p. 274.
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CITAREA 'SU UNA IMPRESA DI BRONCONI' 151
IV
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CITAREA 'SU UNA IMPRESA DI BRONCONI' 153
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154 SALVATORE SETTIS
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CITAREA 'SU UNA IMPRESA DI BRONCONI' F55
piuttosto di una trasformazione, giocosa, dell'aculeo posto ad orn
difesa del frontale, com'era abitudine diffusa nell'armeria del sec
Generica illustrazione, dunque, di un mondo cavalleresco 'tipic
servizio ora della caratterizzazione che del cavaliere-come delle altre
categorie sociali-dava fra' Jacopo de Cessolis nella sua predica m
di una pii sfumata, remota allusione al mondo di cavalleresche vir
presupposto del voler giostrare.81
Ancora un immaginato sfondo montuoso domina la terza xilografia
dove, a fianco di una snella fontana eretta su un piede tortile, in u
arabescato di erbette e, oltre il breve steccato, pochi alberi a foglie
si fronteggiano due uomini. L'uno, seduto su una panca di pietr
posta sulla facciata di un palazzo, ha in testa una sorta di cappello
accoglie con le braccia aperte, e come in atto di sbigottito stupore, l'alt
nobilmente ammantato, leva la destra benedicente e posa la sinist
braccio del personaggio seduto, avanzandosi verso di lui con pig
Non trovando alcun rapporto fra questa xilografia e le due ott
sovrastano (i 79-8o), dove sono descritte erbe e fiori che p
'dilettoso monte' di Venere, il Pernicone ha pensato di riferirla
dascalia ' 'Iulio ritorna al palazzo's2-alle stanze 65-67 del li
stabilire un rapporto col testo di queste stanze non e, davvero, pos
lulio, 'arrivato alla magion soletto' (i 65, v. 4), entra-da nessun
nel palazzo, dov'e poi raggiunto (i 65, vv. 7-8) da 'tutta la compagn
di doglia', e lietissima poi del vederlo salvo. Nella xilografia, al co
scena si svolge all'esterno, e protagonisti non ne sono certo giovani
ma, a me parrebbe, piuttosto un santo e un re o principe, che ne stia r
benedizione o guarigione o miracolo. Questo legno-riadoperat
mente, nello stesso torno di tempo, e con altrettanto poca aderenz
per il Morgante Maggiore83-sara stato dunque, forse, intagliato in
una delle molte Sacre Rappresentazioni delle quali abbiamo, p
'in una
cit., c. 1524, fig. 13) come un cavaliere ricca sedia' (xvi 5, v. 7), attorniata da
coraz-
zato e armato. Orlando, Rinaldo, Chiariella, Luciana,
80 Esempi se ne possono vedere Copardo.
in G.Comparendo
F. a mezzo il discorso
di Antea
Laking, A Record of European Armour ai paladini, poco prima della sua
and Arms
sfida 1920,
through seven Centuries, iii, London a Rinaldo,
pp.l'illustrazione p u 0 esser stata
I 78sgg. e dappertutto altrove. riferita appunto a questo momento del
81 Che per questo sia stato scelto Morgante
il legno
[c'e in effetti, in essa, un palazzo,
e c'5 un personaggio seduto, e c'b un colloquio
del Cessoles per le Stanze pu6 bastantemente
mostrarlo la sua stessa posizionefra questo e del
all'inizio un altro personaggio in piedi]:
poema, prima della lettera dedicatoria, ma il legame e in ogni caso-per sesso e
come a 'introduzione' visiva a un mondo, vestimento dei protagonisti, e ambientazione
appunto, di cavalleresca prodezza. -tenuissimo. Ringrazio il Dr. Peter Dreyer
82 Ed. cit., tav. iv. che ha molto gentilmente esaminato per me
83 Qui l'illustrazione compare al f. 88v questo rarissimo incunabolo del Morgante
(numerazione moderna) al di sotto dell'ottavanella copia del Kupferstichkabinett di Ber-
9 del libro xvi. L'episodio al quale essa lino. Il contesto (miracolo, apparizione
andrebbe dunque riferita e il colloquioprodigiosa
di o simili) in cui inserire questo
Antea figlia del Soldano con i paladini; ma
legno pu6 esser definito dal confronto con
nulla di questa xilografia corrisponde real-
alcune xilografie delle gid citate Epistole et
mente al testo, dove la scena e supposta 'nel
Evangeli: P. Kristeller, op. cit., figg. 85, 87,
palazzo maggiore' (xvi 5, v. 6), dunque 88, 89.
all'interno, e Antea in abito di guerriera siede
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156 SALVATORE SETTIS
scorcio del Quattrocento fiorentino, u
mentaria. E, se esso fu scelto per un'ed
merito della sua fontana, e del giardino
illustrata e, dunque, quella che immedia
Mai rivesti di tante gemme l'erb
la novella stagion che '1 mondo a
Sovresso il verde colle alza supe
l'ombrosa chioma u' il sol mai no
e sotto vel di spessi rami serba
fresca e gelata una fontana viva
con si pura tranquilla e chiara ve
che gli occhi non offesi al fond
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CITAREA 'SU UNA IMPRESA DI BRONCONI' 157
disegnano intorno alle due figure sospese a mezz'aria tutto uno s
di sogno: un'apparizione dunque, come apparizione e il Cristo in
scenario di nubi, in un incunabolo della storia De duobus amant
II (P1. 36d).85 Sara, allora, si Iulio il giovane guerriero; ma non certo
la dea che gli appare. Sara questa piuttosto, solo che si legga i
Stanze, la Gloria, che appare a Iulio proprio 'drento all'info
(ii 43, v. i), ad infiammarlo (ii 43, v. 5), 'folgorando ardent
(ii 32, v. 2), o, come aveva detto Amore,
.....................quella fiamma
che co m e u n sol col suo splendor t'adombra,
.... colei che l'alte menti infiamma (II 31, vv. 1-3).
Un sogno dunque davvero, il profetico sogno di Iulio: il moment
sentato e quello in cui la Gloria, privata Simonetta dell' 'armi di
di sue spoglie armava tutto, e tutto fiammeggiar lo facea d'auro' (ii 3
e Iulio, rivestito ormai delle armi fiammeggianti, ascolta, nella x
parole della Gloria, che lo incitano a guadagnarsi 'trionfal palma'
non so se pid pregnante sia il gesto della dea, che con la destra ad
il luogo dove Iulio potra, li in basso, sulla terra, coprirsi di onor
Diversissima e, dunque, la storia delle prime tre xilografie de
stampate dal Tubini: la prima e la terza tratte da legni preparati p
destinazione, e poi forzatamente adattati al testo del Poliziano sul
analogie, la seconda invece, se si vuole accettare ci6 che di sopra si
preparata si per un'edizione delle Stanze, ma qui collocata in
completamente sbagliato, quasi al principio del libro i (st. 37-38)
che quasi alla fine del ii (st. 32-33). Ben conosciamo questo proce
libreria fiorentina sulla fine del Quattrocento, nell'agitato sfondo
cittadina di quel tempo: libri che si mettevano insieme alla rinfus
cura al testo e illustrazioni raccattate qua e la; gran circolare di le
tipografia all'altra, adoperati per testi disparatissimi, or sacri or
buoni cosi per raffinate edizioni (come il Morgante o il Giuoc
ricordati), come per improvvisate, effimere stampe popolari. In q
testo ha il suo posto giusto il nostro incunabolo, poiche il testo ne e
pari dall'edizione bolognese del 1494, come ho detto, e cosi pure
marginali di entrambi i libri; e trasferitevi, da due volumi diversi, l
prima e terza (e un'altra almeno, si e pure visto, ad illustrazione
Tutta particolare e invece, in un tal contesto, la posizione de
xilografia, del cui rapporto con il testo delle Stanze non c'b ragione d
ma che e stata collocata, nella stampa del Tubini, in un luogo be
quello al quale era stata destinata in origine, e distante anzi da q
poche pagine. Concepita dunque si dall'ignoto disegnatore 'bot
85 p. Kristeller, op. cit., p. 129 e fig. 78.
P. Kristeller, op. cit., p. xxv. Dell'illustrazione
86 Che i legni della Giostra mostrassero fiorentina del periodo 1490-1500 i nove
analogie stilistiche col fare del Botticelli era decimi sono da attribuire, secondo il Berenson,
stato accennato gia genericamente da F. al suo 'Alunno di Domenico' [cioe Bartolomeo
Lippmann, art. cit. alla nt. 2, p. 189, in undi Giovanni]: B. Berenson, 'Alunno di
passo messo pii' tardi in rilievo (per le ragioni,Domenico', in Burlington Mag., i, 1903, pp.
cfr. la nt. 17) dal Warburg, 1.c.; cfr. anche6-20, spec. 18-20. Sull'influenza del Botticelli
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158 SALVATORE SETTIS
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CITAREA 'SU UNA IMPRESA DI BRONCONI' 159
(per chi guarda), fino all'angolo, dove incontra il muro laterale; men
sinistra s'interrompe subito, dopo una zona di ombreggiature oblique, c
una linea verticale, che uno spazio bianco separa dal margine del riq
istoriato. Com'b ovvio, questa striscia bianca e del tutto incoerente col
del disegno,88 e ne impedisce anzi una piana lettura; che sara possibile i
solo che la si voglia 'espungere' dalla xilografia (P1. 37a): il muro del sac
cosi, com'era liberth del disegnatore, semplicemente interrotto. Ma al
questo goffo margine bianco (cm. I, 3) indichera che di questo legno fu
in un primo tempo un riquadro pii ristretto (cm. 8, 2 x 6, 2); e, in un se
momento-quello, si pub suggerire, della stampa del Tubini-vi fu aggiu
con la cornice,89 la larga striscia bianca sul margine sinistro: a dar
xilografia dimensioni che corrispondessero press'a poco a quelle delle altr
volume, o all'estensione del testo nella pagina.90 Se ne pu6 concludere
nostro legno non solo non fu concepito-esso neppure-per l'edi
tubiniana delle Stanze, ma nemmeno per l'altra-non piii fatta, o per
per cui, si e di sopra supposto, era stato inciso il legno dell'apparizione
Gloria a Iulio, diversissimo per dimensioni (mm. 81, 5 x 57).
Diverse dunque per dimensioni, le xilografie seconda e quarta del n
incunabolo, e diverse anche per soggetto, I'una legata a un luogo preciso
Stanze (e sia pure mal collocata dallo stampatore), l'altra invece inserit
illustrazione del medesimo poema, ma al di fuori, come si e visto, di o
riferimento puntuale al testo. Ma, cid malgrado, i punti di contatto fra
legni non mancano, ni sono limitati a generiche somiglianze iconograf
o parentele di stile: vi e, di piu, un comune legame al mondo, letterar
d'immagini, che sta intorno alla giostra di Giuliano de' Medici: un com
protagonista, Giuliano/Iulio, qui supplice davanti a una Venere Celes
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16o SALVATORE SETTIS
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CITAREA 'SU UNA IMPRESA DI BRONCONI' 161
sacre e profane stampate nei secoli XV e XVI, che alle pp. I043-110o contiene appunto un
Firenze 1852 (rist. anast. Milano 1958), lungo elenco delle Sacre Rappresentazioni
p. 24, nr. x e poi da A. Cioni, Bibliografia delle stampate con illustrazioni xilografiche, ne
Sacre Rappresentazioni, Firenze 1961, pp. 90-92, infine A. W. Pollard, 'Florentine Rappresen-
nr. xi (questa, al nr. 4, P- 91). Sulle xilografie tazioni and their Pictures', in The Pageant,
nelle stampe di sacre rappresentazioni fioren- 1896, pp. 163-83. Per la formazione della
tine, si pu6 vedere anche C. Molinari, Spettacoli Raccolta Giuntina, cfr. M. Sander, op. cit.,
fiorentini del Quattrocento. Contributi allo studio
iv, p. II 04 e A. Cioni, op. cit., pp. 24sgg.
delle Sacre Rappresentazioni, Venezia 1961, pp. 93 M. Sander, op. cit., i, p. 193 nr. o1091 .
Io3sgg. (su quella di S. Apollonia, pp. 83 e 94 P. Kristeller, op. cit., pp. xxii e xxiii;
106, i 12sgg.), che per6 non conosce i repertori
M. Sander, op. cit., i, p. 193, nt. I; A. M. Hind,
sopra ricordati ne quello del Sander, op. cit.,
op. cit. alla nt. 89, ii, pp. 530sg.
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162 SALVATORE SETTIS
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CITAREA 'SU UNA IMPRESA DI BRONCONI' 163
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164 SALVATORE SETTIS
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CITAREA 'SU UNA IMPRESA DI BRONCONI' 165
nicchia o abside?) che le sta dietro le spalle. Ma tuttavia ques
con passiva fedelta al modello, riprodotta, al di fuori di ogni sua
descrittiva. Pih ancora pub insegnare l'osservazione delle omb
tutte adoperate con discrezione e precisione nella xilografia dell
rendere la profondith della nicchia e dell'absidiola, l'angolo dest
di fondo della cappelletta, la conclusione del muro sinistro contr
margine del riquadro istoriato. Queste sottili ombreggiature sono
pesanti come cortine, nella xilografia della Teseida, dove, esse
l'angolo visuale, non sarebbero egualmente necessarie; e in speci
destra (per chi guarda), se nel legno delle Stanze aveva la fu
rendere la visione in iscorcio dell'angolo della cappelletta, non h
significato nella visione frontale dell'illustrazione della Teseida.
Ma, se l'incisore di questa non ha in alcun modo tradotto la lar
bianca al margine sinistro del riquadro, di cui sopra s'e discusso
tal contesto, perche essa o mancava nel suo modello, G, se vi er
mentalmente 'espunta', vuoi per consapevolezza precisa della
(cfr. P1. 37a) vuoi soltanto perche incoerente col resto del disegn
'illeggibile'.98 Di pih, la statua e posta qui sopra l'altare-le cui m
sono fedelmente riprodotte dalla xilografia delle Stanze-, accen
l'unita fra il simulacro divino e l'altare che e suo: ecco dunque un
di pih per sostenere che, anche nel legno delle Stanze, la dea
nicchia dev'esser la stessa a cui l'altare 6 dedicato: poiche co
quest'immagine, nella stessa Firenze e non molti anni dopo, un
legni.
Ma il significato generale della scena e reso, nell'illustrazione alla Teseida,
pit perspicuo: non solo il gesto di offerta di Giuliano e tradotto qui in uno di
preghiera, le mani giunte; ma il rapporto col testo illustrato assicura che i
bronconi ardenti sono intesi appunto (P1. 37a) almeno qui, come indicazione
di una precisa offerta sacrificale, e dunque come tale potevano esser letti
anche nella xilografia della Giostra: non soltanto, dunque, 'parole di lulio a
Venere', ma anche offerta di un sacrificio (P1. 37b). Tanto pih e evidente
questo significato, dal momento che, nel testo del Boccaccio, il sacrificio e
reso a Diana secondo l'autentico 'modo antico', bruciando sui due roghi 'di
grasso pin' le vittime: se dunque questa descrizione, che occupa due intere
ottave della Teseida, ha potuto esser tradotta in un'offerta di soli bronconi
ardenti, sara proprio perchi, nella xilografia delle Stanze, gli sterpi brucianti
posti sull'altare potevano esser letti come offerta di lulio a Citarea.
Il legno della Teseida appare dunque, per cosi dire, il prodotto di un
'incrocio' fra un testo (che richiedeva per se 1'immagine di un duplice
sacrificio, di tortorelle e agnellette, di Emilia a Diana) e un'immagine, la
xilografia delle Stanze: la quale, una volta scelta a modello per I'illustrazione
di q u e 1 passo della Teseida, viene letta in corrispondenza al testo boccaccesco,
e ritradotta, in visione frontale, mutandone consapevolmente pochi
elementi (Citarea diventa Diana, con mutar d'attributi; Iulio, Emilia; il
98Naturalmente, da inodello pub aver ampliata. In ogni caso, all'incisore 'della
servito, anziche una stampa delle Stanze, o Teseida' dovette risultare chiaramente l'es-
del legno originario, se mai e esistita, il legno traneitai della striscia bianca alla redazione
stesso, nella sua versione originaria o in quella genuina del suo modello.
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166 SALVATORE SETTIS
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CITAREA 'SU UNA IMPRESA DI BRONCONI' 167
VI
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168 SALVATORE SETTIS
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CITAREA 'SU UNA IMPRESA DI BRONCONI' 169
memore, insieme, di un luogo dell'Iliade (V, vv. 428-30), dove Ze
ammonisce Afrodite ferita appena da Diomede: 'oV -rot, -rEKvov
-rroEsPiica E pya, che e certo, a me pare, la fonte immediat
dell'epigramma del Poliziano ~iva&o -r-r' o0 oot 880o'Ta TroAePjf
il pEvaoa(at) alludera dunque proprio all'affettuoso rimprov
nell'Iliade, e insieme alla 'memoria omerica' del poeta. Che
davvero, nella tradizione degli epigrammatisti antichi, tutti
mente memori d'Omero: e ad essi non meno che ad Omero si rif
Poliziano.104 Ma aver vestito le armi di Ares non e pii, nel poeta
vanto della dea e indicazione della sua potenza (se cosi su un
sugli uomini?: APlan., epp. 171, I77): Venere spoglia qui Ma
armi, ma per tenerselo avvinto, dimentico delle battaglie. Al
subentrato un contenuto tutto umanistico-e, ancora una volta,
la vittoria di Venere-Humanitas sul feroce Marte.105
Ma quest'Afrodite del Poliziano greco e armata si, non per6 Citarea, ma
TTacia (v. i), Kirnrpts (v. 8)":106 nessun legame diretto e dunque possibile
con la xilografia della Giostra, ma solo pu6 dedursene un preciso interesse
del Poliziano-e, dunque, non di lui solo-per il tema di Venere armata.
KuOEpEas torna invece, nel gruppo di epigrammi dell'Anthologia Planudea,
tre volte (171, v. I; 173, v. I; 174, v. i), ma come epiteto generico, non
puntuale indicazione di 'geografia sacra'; che anzi in uno di questi
epigrammi (il 174), la dea e, insieme, Cipride (v. 2). Certo, gli epigrammi
nel loro insieme-l'esistenza del topos, la sua fortuna-sono sicuramente
un'eco non solo dei versi omerici, ma anche di una ben nota-e pur rara-
iconografia della dea, di una sua statua precisa: ma direi quella di Sparta, a
cui anzi esplicitamente si riferiscono l'ep. 173 e il 176, che riprendono
entrambi un tema divulgato da Plutarco,l07 il convenire all'indole degli
Spartani che persino Afrodite sia, nella loro cittat, tutta in armi.08s Una
volta, per verit" (ep. 173, v. 5) le armi della dea, e della dea di Sparta, son
dette 6-TrcX Kueiprns, di Citera dunque: il riferimento all'isola di Afrodite,o09
introdotto probabilmente per ragioni soltanto metriche, non esclude per6
103 Non citata dall'Ardizzoni. e i limiti del 'platonismo' del Poliziano (sui
104 L'idea generale (ammonimento ad Afro-
lavori di A. Ferruolo, cfr. la nt. 46) paiono a
dite perche non combatta, ma si occupi mesoloda accogliersi le osservazioni di I. Maier,
delle nozze) e gi" omerica, e ripresa nell'ep.
Ange Politien, cit., p. 323-
I71; il richiamo alle attivit" abituali di 106 Nel v. 8, peraltro, K67npLq non 6 appel-
Afrodite si ritrova pil esplicitamente nell'ep. lativo della dea, quanto espressione figurata
177, donde e tolto il movimento iniziale ('E: per dire 'amore' o sim.
L ... .vkauS Poliz. Iv, vv. 1-2: cfr. APlan. iv 107 Inst. Lac., 28 (Moral., 239 a).
177, v. 5 s 71 .. . vkEus). Il motivo 10s Un aition di questa iconografia di Afro-
dell'elenco delle armi di Afrodite era offerto dite a Sparta raccoglie Lattanzio (de falsa
al Poliziano dall'ep. 176, vv. 3-4; il fattorel.,
che 2o).
sia Afrodite stessa a rispondere pu6 esser 109 Non importa qui la questione del col-
stato suggerito dall'ep. 174, dove Atena chiede
legamento fra K60-pc e Ku6'peLO, gia avver-
ad Afrodite se, cosi armata, vuol combatteretita, per la differente quantith della seconda
contro di lei; e Afrodite risponde: 'se ti ho dagli antichi grammatici (cfr. Prehn,
sillaba,
vinto nuda, come non sapr6 farlo ora che Realenzyklopddie,
ho xii, I [1924], cc. 217sg.),
le armi?' Quest'ultimo epigramma fuma tra-
non certo presente alla coscienza dell'au-
dotto in latino da Ausonio (Ep. 64, Peiper).tore dell'epigramma, ni, pii' tardi, al
105 E. H. Gombrich, art. cit. in questo
Poliziano.
Journal, VIII, 1945, PP- 46sgg. Sul significato
12
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170 SALVATORE SETTIS
una qualche consapevolezza che anche
E non e forse un caso che anche l'alt
dell'Acrocorinto,1?0 fosse ricondotta a
che da Citera appunto vuol trasportata
Di questo duplice riferimento a Citer
oltre la pura forza dell'epiteto-pub da
che noi abbiamo sul tempio e sulla st
passo del periegeta Pausania (III 23, I)
della dea come armato (ccOrT fi OEi j 6
come Afrodite Urania, ma si preoc
di Citera e 'il pih santo e il pii antic
sono fra i Greci'.112 Con quest'ultima
tema gia erodoteo113-e si capisce cosi c
nella successiva tradizione erudita, co
armata, quello che aveva influenzato
conferiva loro in pari tempo autorita e
che so, il solo testo antico a noi noto c
Citera (non pih, dunque, soltanto 'Cit
zione come Urania.114 Tanto il dato i
(Urania) tornano altre volte nella tr
testimonianza che accoppi queste due n
al simulacro della dea che era venerato
inoltre, come a dare a quest'antica
particolarissima, la remota antichith d
per i Greci.
Ecco dunque, per la nostra xilografia, una fonte possibile: dove
l'attenta curiosith di un dotto fiorentino per gli aspetti meno familiari delle
divinith pagane, la tendenza, comune al suo tempo e al suo ambiente, a
ricercare (o ricreare) un significato 'filosofico' delle immagini o dei miti
tramandati dagli antichi, pu6 aver trovato uno spunto prezioso, una Venere
Celeste-quella del piu santo tempio della dea che ci fosse fra i Greci-e
110 Paus. ii, 5, I. Per tutta la questione, orientaux dans la religion grecque ancienne, Paris
cfr. spec. V. O. Broneer, The 'armed Aphrodite' I960, p. 73. E ancora: L. Curtius, 'Zum
on Acrocorinthus and the Aphrodite of Capua, Antikenstudium Tizians', Arch. f. Kulturgesch.,
Univ. of California Publ. in Class. Archaeol., xxviii, 1938, pp. 233-41, spec 236sg.
i, 2 (1930), pp. 65-84; E. Will, Korinthiaka. 111 III, 60
Recherches sur I'histoire de la civilisation de 112' r6 U sp'y vr% Oupvlwaqg QCYLd o xCrOV x
tepC0v 6x6ao 'Apposr%- nap' "EXX-aLv eartv
Corinthe des origines aux guerres me'diques, Paris
1955, PP- 225-8. Afrodite pub essere armata
&pXOCOLbroOV.
anche altrove (p. es. a Mantinea, Paus. 113 Hdt. I, I05. Sugli studia herodotaea di
viii 9, 6), ma in pochissimi casi, e tutti meno Pausania ho dato indicazioni in Ann. Scuola
famosi nell'antichith dei tre di Citera, di Atene, xlv-xlvi, 1967-68, p. 367; sul rapporto
Corinto e di Sparta. Cfr. in gen. L. R. fra Hdt. i, I05 e Paus. i 14, 7 (dove '
Farnell, Cults of the Greek States, ii, Oxfordtracciata tutta una storia del culto di Afrodite
1896, p. 654; D. Le Lasseur, Les diesses armiesUrania, e di nuovo menzionata la dea Urania
di Citera), si veda il mio libro citato alla nt.
dans l'art classique grec et leurs origines orientales,
Paris 1919, pp. 187-9 e 338sg; M. Bernhart, 45, PP- I I7sgg.
Aphrodite auf griechischen Miinzen. Eine numis-114 Che e ripetuta, per l'Afrodite di Citera,
matische Materialsammlung, Miinchen [1936], da un epigramma dell'Anthologia Palatina (vi
pp. 29sgg. e 47sg; H. Herter, in Elements
206, v. IO).
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CITAREA 'SU UNA IMPRESA DI BRONCONI' 171
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172 SALVATORE SETTIS
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CITAREA 'SU UNA IMPRESA DI BRONCONI' 173
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174 SALVATORE SETTIS
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CITAREA 'SU UNA IMPRESA DI BRONCONI' I75
stato non un 'manuale' come quello del Cartari (che utilizzava probabilmente
a sua volta la traduzione latina della Periegesi di Romolo Amaseo), ma un
umanista che conoscesse il testo greco di Pausania al punto di saperne
estrarre, al servizio di un preciso programma iconografico-e all'interno di
un gioco di allusioni al mondo della giostra di Giuliano-una Venere Celeste,
Citarea e armata.
VII
Venere non era del tutto assente, in veritY, dai versi delle Stanze, p
dominati-e dominato Iulio-ora da Simonetta ora da Minerva, e, semmai,
dalla Gloria o da Amore. Amore e il dio al quale il poeta rivolge la sua
invocazione iniziale (i 2-3), e aleggia dappertutto nelle Stanze, non dimentico
perb mai della madre, al cui regno anzi si affretta dopo aver fatto sul nemico
Iulio 'la sua bella vendetta' (i 68, v. I): e alla descrizione del regno e sito di
Venere e dedicato il tratto lunghissimo che comprende le stanze 69-118 del
libro i, mentre le seguenti (iI 19-25 e ii 1-22) descrivono l'incontro, in
quella cornice cosi lungamente dipinta, di Venere col figlio, che essa chiama
'sola mia potenzia ed armi' (i 125, v. 8). E su Iulio aveva gia meditato il
poeta, quando narrava l'incontro con Simonetta: 'non s'accorge che Amor 11
drento e armato' (i 42, v. I). 'Li drento', dentro la bella ninfa: 'Ch'io gli ho
nel cor diritto una saetta/dagli occhi della bella Simonetta' (ii, I o, vv. 7-8).
Cosi pub Venere mandar gi' a Firenze una turba di amorini armati d'arco e
di quadrelle (ii 17, v. I), o-messaggera 'Pasitea... del Sonno sposa'
(ii 22, v. I)-'gli scelti Sogni' (ii 25, v. 7): l'ottava seguente (ii, 26) e tutta
un paragone di questi Sogni con soldati, ben adatta dunque a introdurre le
metafore che, in sogno, stanno per visitare Iulio. Armi dunque, per scon-
figgere il selvaggio Iulio, 'a mirar ... fera cosa' (i 33, v. I), simile in tutto al
'Centaur' che 'per la nevosa selva / di Pelio o d'Euro va feroce in caccia' (ii
I I, v. 3): come 'feroce in caccia' (ii I I, v. 3) e Iulio, nella descrizione che
Amore (gia vittorioso, e perci6 sorridente) fa alla madre dell'impresa
compiuta:
Pur mo lo vidi si feroce in caccia,
che parea il bosco di lui paventoso:
tutta aspreggiata avea la bella faccia,
tutto adirato, tutto era focoso:
tal vid'io te 1 sopra il Termodonte
cavalcar, Iulio, e non con esta fronte (II I I, v. 3-8).
'Esta fronte', quella che Amore vede fare ora a Marte, piegato da Venere e
rovescio nel suo grembo (i 122, v. 3), secondo un tema antico che nel
Poliziano non solo, ma nel Botticelli e in tutta la Firenze 'platonica' del
Quattrocento ha una sua non casuale fortuna.134 Non occorreri insistere
pii oltre sul tema di Iulio-Marte o di Iulio-Centauro (anche qui, il rimando al
Botticelli 6 ovvio),135 nb certo indicare, come da molto tempo ha fatto E. H.
Gombrich, la stretta connessione che l'interpretazione di questi temi ha col
134 E. H. Gombrich, art. cit. in questoIulio C 'Marte nell'armi, Amore nel volto'
Journal, VIII, '945, PP. 46sgg. e P. McNair, nelle parole celebrative dell'Augurelli (cfr. le
'The Bed of Venus', Ital. Stud., xxv, 1970,nt. 16 e 31), citate e tradotted a I. Del Lungo,
pp. 40-8. Florentia, cit., p. 399-
135 E. H. Gombrich, art. cit., pp. 46sgg.
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176 SALVATORE SETTIS
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CITAREA 'SU UNA IMPRESA DI BRONCONI' 177
raggiunge il suo momento pih esplicito-e pour cause-nel fina
sogno di lulio.
Eco dunque, le Stanze col loro risonar d'armi, della giostra
spettacolo che era stata la sfilata di Giuliano e degli altri, e la fin
del Medici; e 'citazione' consapevole, insieme, di temi tratti dal
iconografico (o si vorrai dire dalla scenografia) di quello spettac
punto culminante specialmente, lo stendardo cosi intessuto d
quale, coerente dunque-nel senso che si e detto-coi versi del poe
egualmente la nostra xilografia: dove il tema delle armi, attr
Pallade, poi di Pallade-Simonetta e di Pallade-Iulio nel poem
rispettivamente 33; cfr. ancora 42), diventa con ulteriore variaz
mento di Venere, anzi di Pallade-Venere, segno qui dunque
virth e di amore uranio. E sull'altare, segno che il 'furore' di Iu
reso sacro, sono bruciati e offerti i bronconi, gia emblema di u
giostrante-nello spettacolo reale del 29 gennaio I475 138 e dunqu
simbolo di tenero ardente amore, ma anche 'feroce' araldica
battaglia.
Chi, se questo significato non fosse risultato comprensibile a tutti, pulchrius
est pictis istud imaginibus.139
[Nota aggiuntiva a p. i49: Sull'origine dello schema iconografico della medaglia di Bertoldo
pu6 aver influito l'esempio di Didone, che pone sul rogo l'effgies di Enea (Aen. iv, v. 508);
l'interpretazione 'magica', gia di Servio (ad loc., iii, p. 416 ed. Harv.) corrisponde a ci6 che
Didone vuol far credere, non alle sue intenzioni reali: che la regina effigiem toro locat haud ignara
futuri, e dunque per brucia re con essa; siamo allora pii'ttosto sulla linea di un funus ductum
imagini (Hist. Aug., Sever., vii, 8; per l'immagine cerea di Cesare posta sulla sua bara, App.,
B. civ., ii, 147 e Plut., Caes., lxviii, I), e insieme, tragicamente, alla suicida Didone: cosi un sol
fuoco brucerai i due amanti.
Per il tema poi dell'amore legato, nuovi esempi e dati ha offerto G. Schizzerotto, La
commedia nuova di Piero Francesco da Faenza, Ravenna 1969, pp. ix-xxiv.]
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