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Introd.

+ Capitolo 1

Introduzione. Mondi al di là del mare Le motivazioni degli emigranti erano varie ...
lavorare, sfuggire alla vecchia società, fare ricchezza, motivazioni religiose ecc... Tutti loro
si ritrovarono di fronte ad una terra ignota, si trovarono a dover costruire una società
nuova ch’eppure presentavano caratteri delle loro ex società metropolitane. Il risultato fu la
creazioni di nuove società distinguibili l’un dall’altra grazie alle differenti caratteristiche
presentate dalle società metropolitane da cui provenivano. James Long dopo aver
esaminato i due imperi definì quello inglese un’impero commerciale e quello spagnolo,
un’impero di conquista. Il mutamento delle idee e delle priorità delle società coloniali si
riflettevano nei mutamenti della politica imperiale
Capitolo 1: Intrusione e Impero
Cortés e Newport: 87 anni separano la partenza di Cortes che avvenne nel 1519 da
Cuba, con l’utilizzo di dieci navi e che pose le basi all’impero spagnolo; da Newport che
invece partì nel 1606 da Londra con 3 navi. Cortes sbarco sulla terraferma messicana con
200 uomini, e qui furono ben accolti dalla popolazione locale, i totonac. Perlustrò il
territorio e attraverso una cerimonia, in presenza di uno scrivano e di molti testimoni in
nome di sua altezza ne prese formalmente il possesso. Ma Cortes( troppo ambizioso per
occupare una posizione di secondo piano, anche a causa delle sue origini) non seguì gli
ordini del suo superiore, il governatore di Cuba Velazquez( che faceva i suoi personali
interessi aspettando l’autorizzazione di fondare una colonia sotto la propria giurisdizione),
che lo limitavano ad esplorare per motivi commerciali il territorio, ma si preoccupò di
colonizzare la nuova terra ottenendo l’autorizzazione dalla Spagna grazie alle leggi della
castiglia medievale ( in determinate circostanze la comunità poteva agire contro un
ministro o monarca tirannico). il 28 giugni 1519 gli uomini di Cortes si ricostituirono
formalmente come comunità istituendo una città ( Villa Rica de vera cruz) che rifiutò
l’autorità dl governatore di Cuba nominando sindaco Cortes. Da questo moneto
quest’ultimo fu indipendente dal governatore di Cuba e perseguendo i migliori interessi del
re spagnolo si mosse verso l’interno per conquistare l’impero di Montezuma. Incontrò
Montzuma di persona, che li accolse con gran doni sottomettendosi con il suo popolo
volontariamente al re di Spagna riconoscendo quest’ultimo suo signore naturale ( M.
identificava gli spagnoli come discendenti di un grande signore, discendenti che erano
stati cacciati dalla terra dei nahul e che ora tornavano a riprendersi ciò che era loro). in
seguito a questa sottomissione volontaria Cortes sequestrò M. e lo pose in sua custodia,
questo per assicurarsi una trslatio imperii. Dopo la caduta di M. e la distruzione della città,
il Messico era diventato di nome e di fatto un possedimento della corona di Castiglia, e si
era trasformato nel primo vicereame americano della Spagna che prese il nome di Nuova
Spagna.
Intanto la notizia della conquista di Cortes arrivò anche in Inghilterra dove Enrico VII che
autorizzò Jhon Cabot a conquistare e possedere qualsiasi territorio in cui si sarebbe
imbattuto nel Nord Atlantico e con fosse già in mani cristiane. Ma in seguito alla morte di
Erico VII e la scoperta dei bacini di pesca di Terranova si ritirò a causa della mancata
prospettiva di facili guadagni. Negli anni ’50 del Cinquecento RIchard Eden tentava di
spingere i suoi compatrioti a seguire l’esempio degli spagnoli, lo stesso fece Nicholas
( mercante imprigionato in Spagna) traducendo la storia delle indie di Gomara ( tagliata e
modificata al modo inglese). Nel 1584 una spedizione inglese identificò le isole di Roanoke
come base per gli attacchi corsari alle Indie Occidentali, ma non come terra da
colonizzare. Fu il primo tentativo di colonizzazione inglese, anche se fallimentare. Questo
fallimento portò ad organizzare bene la spedizione di Newport del 1606 che fu finanziata
dalla Virginia Company ( che aveva ricevuto da Giacomo I una patente che le permetteva
di colonizzare tutta la baia del Chesapeake.
Mentre Cortes era al servizio del governatore di Cuba, Newport era un impiegato della
virginia Company. Cortes pur mancano di esperienza militare, aveva comunque sviluppato
le qualità di un capo. Newport era un avventuriero, dopo aver accumulato abbastanza
esperienza nei mari ( navi corsare, da guerra, commercianti, ecc..) fu introdotto, grazie al
suo 3°matrimonio, come socio delle più grandi società commerciali e riuscì ad avere una
nave da guerra ben equipaggiata con cui ogni anno da quel momento sosteneva un
viaggio nelle Indie Occidentali. Tra gli uomini della spedizione di Newport vi erano
gentiluomini, artigiani ed altri operai. L’equipaggio di Cortes invece aveva soldati
professionisti, religiosi, notai, ma al contrari degli uomini di Newport, quelli di Cortes erano
abituati al clima del Nuovo Mondo e non si dimezzarono quindi come quelli diNewport. Le
persone a bordo delle navi di Newport eran definiti planters, un termini che indicava lo
scopo del viaggio degli inglesi, plantation al tempo dei Tudor era un sinonimo di colony e
indicava insediamento di persone in aree non soggette ancora al governo inglese.
L’equivalente di planters in spagnolo era poblador (abitanti di un nuovo insediamento,
conquistatori). ( non si definirono colon perchè il termine indicava un lavoratore che coltiva
la terra e per la quale paga un canone, Roldan si oppose a quest’idea ripudiando il
termine). Gli inglesi al contrario degli spagnoli non furono mai conquistatori, ma gente
insediatasi in nuove terre, inizialmente non si parlò mai di conquista ( 1518 i re di sagna
autorizzò la conquista a Velazquez) tutto sarebbe dipeso dal comportamento e dalle
reazioni delle popolazioni indigene ( sbarcati sul cape henry nella baia del chaspeake,
furono subito aggrediti da 5 indigeni, gli inglesi non sapevano di non essere i primi intrusi
in quella zona).

La spedizione di Newport sbarcò nel 1607 nel punto in cui sarebbe sorta Jamestown, il
primo insediamento inglese governato da un consiglio di 7 persone nominate dalla Virginia
Company; e anche qui come in spagna, gli inglesi trovarono gli indiani ben disposti.
Newport come Cortes prese formalmente possesso dei territori, ma mentre gli spagnoli
giustificavano questa sottrazione di terra agli indiani sulla base delle bolle alessandrine del
1493 (evangelizzare gli indiani), gli inglesi inizialmente preoccupati dagli spagnoli
utilizzarono l’argomentazione della res nullis del diritto romano, che fu adottata poi anche
contro gli indiani, ma s’identificò anche come una missione per la diffusione della religione
e della civiltà. Il territorio in cui s’insediò Newport faceva parte dell’impero di Powhatan,
l’equivalente a nord dell’impero di Montezuma, però molto più piccolo. Powthan subito
comprese i benefici che poteva trarre dall’alleanza inglese e si relazionò con loro con
l’intenzione di assoggettarli come se fossero una tribù, ma lo stesso pensarono gli inglesi
che però avevano meno probabilità di riuscita dato che Powthan aveva un controllo rigido
di tutto il territorio. Solo Smith ( soldato professionista tenuto prigioniero da Powthan per
qualche tempo) che fu eletto presidente della colonia nel 1608 riuscì ad ottenere qualche
successo, ad esempio assicurò rifornimenti di cibo.... ma ciò non evitò alla colonia la crisi (
causata dalle aspettative della Virginia Company di oro e argento inesistenti, del governo
discontinuo a causa della continua partenza di Newport, il rifiuto da parte dei gentiluomini
inglesi di far lavori manuali, la dipendenza per il grano da Powthan, ecc.. Per queste ed
altre ragioni la colonia della Virginia per molti anni fu sull’orlo del disastro fino alla scoperta
del tabacco ( e non dell’oro come per la spagna);
Motivazioni e metodi: Cortés dopo esser stato scavalcato dai funzionari reali si appellò
all’imperatore che lo riconfermò capitano generale, ma nel 1540 fece ritorno in Spagna
senza tornare più nelle Indie. Anche Newport nel 1611 lasciò l’America scontento del
modo in cui la Virginia Company si occupava della colonia. Entrambi avevano posto le
basi dei rispettivi imperi. Cortés capo brillante aveva esplorato e conquistato le terre,
Newport dopo aver costruito un insediamento si era occupato di aprire una linea di
rifornimento con la madrepatria per permettere la sopravvivenza. Un impero di conqusita,
ed uno commerciale. La colonizzazione per l’Inghilterra non era nuova; le energie che
furono utilizzate per la sottomissione dell’Irlanda, ai tempi di Elisabetta, avrennero potuto
essere utilizzate per i territori oltre oceano. Così come non era nuova per la Spagna che
lottò per anni per liberare la penisola iberica dai mori, una guerra militare e religiosa, che
comportò una forte migrazione a causa della concessione di terre da parte della corona a
signori e ordini religiosi che s’impegnavano nella reconquista,
Il primo impulso che portò alla scoperta di nuove terre deriva dal bisogno di mercanti di
battere la concorrenza e quindi di creare nuovi mercati e dal bisogno dei nobili di nuove
terre e così via. Il re di Castiglia non poteva permettere che i portoghesi lo battessero sul
tempo. La partecipazione di mercanti genovesi all’impresa portoghese caratterizzò sin
dall’inizio la natura dell’impero che si mostrò commerciale, fondato nel XV secolo, esso
era costituito da una serie di fortezze, e stazioni commerciali situate sui vari porti di territori
inesplorati ( Africa, Asia, Azzorre e dal 1540 il Brasile). Gli spagnoli invece, sin da
Colombo, optarono per qualcosa in più di un impero commerciale, il loro nacque come
impero coloniale e di conquista (nel suo giornale di bordo, Colombo scrisse ai re di
Spagna che in quelle terre c’era solo da stabilirsi e comandare). Ovviamente le
motivazioni per le quali gli spagnoli andarono in questa direzione derivano anche dalla
tradizione di conquista territoriale e della colonizzazione che la reconquista aveva radicato
nei Castigliani. E nonostante anche la tradizione mercantile fosse forte nella Castiglia
tardo-medievale, i territori americani si mostrarono più adatti ( al contrario di Asia e Africa)
ad un approccio territoriale. Lo sfruttamento delle risorse minerarie richiedevano il dominio
del territorio. Ed inoltre anche le popolazioni erano differenti, le popolazioni americane
erano più vulnerabili ed inoltre non conoscevano il vangelo cristiano. Quest’ultima fu la
giustificazione utilizzata dagli spagnoli per colonizzarli. Inizialmente l’impero spagnolo
sembrò dovesse morire sul nascere, fino all’arrivo di Cortés, la scoperta del Messico ecc...
Avendo assistito alla crisi di Hispaniola e alla sua rinascita, fu attento nella riconquista del
Messico a non rifar gli stessi errori, organizzò un ripartimiento degli indiani fra i suoi
compagni che avrebbero dovuto tenerli in affidamento, promosse la fondazione e
rifondazione di città in un paese che già possedeva propri agglomerati e proprie cerimonie,
ed inoltre per incoraggiare la conversione invitò i francescani ad andare in Messico..
Conquista, conversione e colonizzazione in Spagna erano destinati a sostenersi. Ma
l’ampiezza dei territori e le risorse potenziali del continente erano troppo grandi per lasciar
la corona spagnola indifferente, quindi essa subito si preoccupò di limitare i poteri
eccessivi di Colombo e dei successivi funzionari, ed in più queste azioni furono rafforzate
dagli obblighi derivanti dalle bolle alessandrine che stabilivano che la monarchia avrebbe
dovuto sorvegliare il benessere materiale e spirituale dei suoi nuovi vassalli indiani.
Gli inglesi spesso guardarono agli spagnoli come esempio, ma anche agli stessi inglesi
che avevano combattuto per l’Irlanda ecc... Vista l’ostilità verso la Spagna e dato il
desiderio di mettere le mani sulle ricchezze delle Indie spagnole, Elisabetta s’impegnò
nella guerra di corsa. Se certo vi erano somiglianze tra inglesi e castigliani vi era una
notevole differenza, lo sviluppo in Inghilterra del pluralismo religioso che avrebbe
influenzato totalmente il carattere delle colonie inglesi. Mentre la corona inglese
autorizzava progetti e relative partenze di minoranze perseguitate, la corona spagnola
impediva la migrazione nelle Indie di ebrei, mori ed eretici. Motivazioni commerciali vi
erano anche in Spagna, anche se non eran protagoniste vi son degli esempi significativi,
come la conquista del Venezuela che fu intrapresa da una compagnia commerciale anche
se si rivelò un fallimento.In seguito alla la scoperta dei giacimento di argento, il commercio
passo in secondo piano. L’Inghilterra invece in cerca di sostegno e di giustificazione per la
sua impresa, enfatizzò in un momento in cui il paese era in cerca di mercati per
l’esportazioni, il valore delle colonie come sbocco per i prodotti interni, in più a
quest’argomentazione si aggiunse la preoccupazione per il sovrappopolamento del paese.
La colonizzazione inglese divenne quindi un rimedio per i problemi economici e sociali
della madrepatria. Inoltre la mancanza di argento e forza lavoro indigena obbligò gli inglesi
ad assumere un’atteggiamento diverso rispetto agli spagnoli, un’atteggiamento non basato
sullo sfruttamento che andava a rafforzare quindi i concetti d’indipendenza, operosità,
imprenditorialità, ecc... Ma visti i bassi profitti, la corona inglese inizialmente non si
preoccupò delle sue colonie, al contrario di quanto fece la corona spagnola che dipendeva
dall’argento americano che accresceva la sua potenza in Europa. Ma nonostante questa
differenza, le corone inizialmente affrontarono problemi simili come prendere fisicamente
possesso dei territori, costruire una comunità politica, economica e sociale all’interno di
essi, e far in modo che il tutto si mantenesse in equilibrio tra le necessità delle stesse
colonie e quelle della madrepatria.
Capitolo 2__ Occupare lo Spazio americano.
Lo spazio americano variava enormemente dal punto di vista fisico e climatico, queste
caratteristiche determinavano anche lo sviluppo di differenti tipi d’insediamento e di
sfruttamento. Gli spagnoli si trovarono ad affrontare differenti climi, mentre nell’america
centrale il clima era costante, in quella del sud gli sbalzi erano violenti ( dalla vegetazione
tropicale all’arida steppa, o all’altopiano vulcanico del Messico). Il dominio dell’America
realizzato dagli europei si sviluppò in tre momenti: la presa di possesso del territorio,
l’occupazione fisica del territorio che comportò l’espulsione degli indigeni e il popolamento
del territorio da parte dei coloni e i loro discendenti in numero sufficiente da soddisfare le
necessità e le abitudine alla maniera degli europei. Occupazione simbolica. Il primo
momento, cioè la presa di possesso del territorio, sia per gli inglesi che per gli spagnoli,
era in primo luogo un atto simbolico che si differenziava a seconda delle tradizioni
nazionali. Così come gli inglesi, anche gli spagnoli sfruttarono il principio del res nullis del
diritto romano, secondo il quale qualsiasi terra non occupata rimaneva proprietà comune
dell’umanità finché non fosse stata messa a frutto ed il primo che avrebbe fatto ciò ne
sarebbe diventato il proprietario. In verità gli spagnoli non avevano bisogno di servirsi di
questo principio per legittimare il loro diritto dato che eran già giustificati dalle bolle
alessandrine. Al contrario gli inglesi sfruttarono questo principio per rivendicare i territori
sia nei confronti degli altri europei, sia nei confronti degli stessi indigeni che non avevano
saputo metter a frutto le loro terre. Vi eran molti modi di prender possesso dei territori,
dalla solenne incoronazione, l’innalzazione di croci, o semplicemente ribattezzandoli
( come usava fare Colombo). Spesso i nomi dati dagli indigeni ai vari luoghi erano troppo
lunghi e incomprensibili, anche per questa ragione i coloni preferirono cambiarli, tra gli
spagnoli era più comune scegliere nomi di santi. Anche la cartografia era una presa di
possesso simbolica, in Spagna, nel 1571, fu creata proprio la carica del primo cosmografo
delle Indie. Ma a causa dell’ossessione della corona spagnola di nascondere tutto ai propri
rivali, tutte le cartografie fatte in quegli anni rimasero negli archivi. In Inghilterra solo dopo
Utrecht si ebbe un reale interesse, ma sta volta le mappe furono rese pubbliche dato che
sarebbero state a parer di Smith un ottimo strumento per promuovere la colonizzazione e
attirare nuovi emigranti.
Occupazione fisica. C’eran vari modi di legare i coloni alla terra: la distribuzione di lotti di
terra, il rilascio di privilegi a gruppi che si costituivano in compagnie ( come successe in
Inghilterra con la Massachusetts Bay Company; o in Spagna con due agenti di Siviglia
della casa commerciale dei Welser per la colonizzazione del Venezuela). Nell’America
britannica il processo di colonizzazione fu, comunque, più casuale di quello dell’America
spagnola. Gli spagnoli e gli inglesi pensavano che ricostruire la società civile europea su
quelle terre fosse il presupposto necessario per l’occupazione permanente di quelle terre.
Ma ben presto si accorsero che la vastità dei territori non lo permisero sempre, e vi furono
diverse reazioni che le differenziarono dalle società europee, creando società americane.
Le differenti caratteristiche eran dovute oltre che alle circostanze locali, alle tradizioni della
madrepatria. Malgrado le enormi distanze, le condizioni ambientali e climatiche disastrose
gli spagnoli riuscirono ad estendersi sul tutto il territorio nel giro di una generazione,
mentre gli inglesi che godevano di condizioni geografiche più benevoli preferirono restar
raggruppati vicino alla costa atlantica. La determinazione degli spagnoli di percorrere in
lungo e largo il continente può essere dovuta alla loro ambizione, alle loro aspettative o
alla loro fame di ricchezza. I coloni del New England scrive Wood non badavano alle
ricchezze ma alla sobrietà del vivere. Gli spagnoli consideravan la terra un bene molto
meno desiderabile rispetto ai coloni inglesi, essi preferivano terre densamente popolate in
cui vi potevano sfruttare gli indigeni, che rappresentavano una scorciatoia per la ricchezza.
Gli insediamenti spagnoli in America sono quindi basati sul dominio delle popolazioni, che
implicava la presa di possesso di vaste porzioni di territorio, n cui i coloni si raggruppavano
formando città. Per gli spagnoli era normale vivere nelle città, proprio per questo Cortés
sbarcato in Messico organizzò subito la vita urbana, anche perchè sin dai tempi dei romani
le città erano considerate segni visibili di un impero. Ed inoltre Cortés si trovò di fronte
aree urbane del grande impero di Montezuma, ciò non accadde nel Nord America dove le
popolazioni indiane non vivevano in città. La città divenne così base del dominio spagnolo
dell’America, a volte esse erano città rimodellate su quelle degli antichi imperi, a volte di
nuova fondazione. La corona intanto insisteva sulla formazione di una società stabile, gli
spagnoli non sarebbero dovuti tornare in patria ma avrebbero dovuto costruirsi famiglia in
America, o far trasferire anche la loro famiglia dalla Spagna. Se essi si sarebbero registrati
come cittadini avrebbero avuto un lotto di edifici e delle terre da coltivare alla periferia della
città. Ai cittadini americani più importanti venivano assegnati anche degli indiani in
ripartimiento o encomendia. Il sistema dell’encomendia fu utilizzato spesso per dare ai
conquistatori la loro parte di bottino sotto forma di lavoro indiano. Gli encomendieros in
cambio di questo lavoro avrebbero dovuto istruirli alla fede e trattarli bene. Ma la corona
spaventata dal forte declino di questa popolazione, perferì trasformare le pesanti
prestazioni di lavoro degli indiani in tributi. Preoccupata anche della formazione di
un’aristocrazia di tipo europeo impedì che l’encomendia si trasmettesse per via ereditaria (
era la corona a decidere di volta in volta) e che gli encomendieros vivessero nelle città e
non nelle loro terre. I privilegi di questi comunque li portarono a comprare vasti
appezzamenti di terreno che sarebbero andati a caratterizzare la vita spagnola americana
fondata sulle città e la proprietà rurale. Inoltre lo sviluppo del maggiorascato, cioè la
trasmissione della proprietà come eredità inalienabile a un singolo erede favorì la
concentrazione di poderi più piccoli in grandi tenute; ma comunque la città rimase il
sistema centrale. In seguito ad un’attacco indiano in Virginia, la Virgini Company fece
riferimento alle città spagnole in una lettera al governatore e al consiglio in cui scriveva
dell’importanza di raggrupparsi e vivere in abitazioni una vicina all’altra per una migliore
difesa. Ma era evidente che non si sarebbe mai potuto creare un sistema basato sulle
encomendias, qui, dove gli indiani non erano disposti nè a lavorare, nè a versare tributi.
Inoltre con la scoperta delle potenziali piantagioni di tabacco, i coloni si stabilirono nelle
proprie terre e costruirono più fortezze alle frontiere che avrebbero difeso la colonia dagli
attacchi indiani. La società virginiana era composta da grandi proprietà nelle quali
risiedevano gli stessi proprietari, i membri della colonia per incontrarsi utilizzavano chiese
e tribunali posti in punti facilmente raggiungibili da tutti, e non le città. La vita comunitaria
fu abbandonata in Virginia dopo il fallimento di Jamestown, diversamente invece accadde
nel New england dove le township consistevano in lotti di terra concessi ad un gruppo di
persone, con un villaggio collocato al centro che disponeva di una chiesa e dei terreni di
proprietà comune. Come in Spagna ai coloni era concessa una terra da coltivare al di fuori
del centro abitato, a condizione che fosse migliorata e messa a frutto. Verso la fine del
XVII secolo In America britannica si eran costituitui innumerevoli villaggi e cittadine, e
molte città lungo la costa atlantica: Boston, Newport, New York, Filadelfia e Charles Town.
Se paragonata all’America spagnola, l’America britannica rimase una società
fondamentalmente rurale, ma si dimostrò molto più mobile a livello geografico, man mano
che gli attacchi indiani diminuivano si aveva una migrazione verso la frontiera agricola
occidentale. Questo però non valse per la Virginia che invece per soddisfare la sua
continua necessità di coloni applicò il sistema dello headright ( ad ogni persona trasportata
nelle colonie corrispondeva una concessione territoriale). I primi immigrati nella baia del
Chespeake erano perlopiù scapoli, mentre in New England( comunità puritana) perlopiù
famiglie. Il sistema di distribuzione della terra della township impedì la creazione di una
classe di grandi proprietari terrieri in New England. Anche in Nuova OLanda ( New York) la
compagnia olandese delle indie occidentali per risollevare le sue fortune assicurò ai nuovi
immigrati appezzamenti di terra da mettere a frutto, facendo sviluppare anche qui una
classe di patroons. Ed anche gli inglesi quando presero possesso della città, si
dimostrarono generosi con le terre come i loro precedenti. Mentre il New England restò
stabile ed unito grazie alla sua fedeltà costante a quegli ideali orginari, Penn non riuscì a
realizzare il suo progetto a causa della diluizione degli ideali quaccheri, la scarsità
d’insediamenti indiani e l’abbondanza di terre favorì il popolamento della Pennsylvania, un
popolamento che però non fu di soli fedeli come accadde per il New England.Un
popolamento che andò a creare una situazione d’instabilità alla quale si aggiunse
l’immigrazione dal XVII secolo in poi di immigrati non più solo inglesi, ma scozzesi,
irlandesi, tedeschi, ecc... In America spagnola grazie alla vita cittadina regolata da leggi e
autorità i coloni si riuscirono a legare a luoghi singoli. Ma successivamente nel momento in
cui le società coloniali si consolidarono fu difficile trovar un impiego per i nuovi immigrati,
ai quali dal XVI secolo si unirono meticci, neri e mulatti. Nell’America britannica ad
ostacolare una vera e propria espansione fu la mancanza di una guida decisa da parte
della corona nei primi anni di colonizzazione, lo scontro con gli indiani ed in più il
coinvolgimento degli inglesi nelle rivalità fra le diverse tribù indiane. Nelle prime fasi della
colonizzazione gli inglesi arrivarono addirittura a negoziare l’acquisto di terre con gli indiani
per paura di sconfinare nei loro territori In più il pensiero dei coloni era diviso tra due
interpretazioni di quella natura selvaggia che da un lato poteva sembrare oscura e
pericolosa, dall’altro richiamava un luogo di ritiro e rifugio dove i fedeli sarebbero stati
messi a dura prova. Come gli spagnoli che sostenevano che l’uomo deve vivere dove vi è
civiltà, anche gli inglesi si preoccuparono di combattere la terra selvaggia con leggi ( difatti
nel M. si legiferò che non si potevan costruire case a più di mezzo miglio di distanza dalle
chiese).
Popolare il territorio. Per stabilire una presenza permanente nel Nuovo Mondo,
inizialmente spagnoli e inglesi dipesero da un flusso costante di immigrati. Il tasso di
mortalità tra i nuovi arrivati era molto alto a causa del clima, dell’ambiente e del cibo, e
rimase tale finchè le rispettive corone nn presero provvedimenti.Per affrontare il pericoloso
viaggio vi era bisogno di buone motivazioni o una pressione in patria o il richiamo di nuove
ricchezze e compensi nel Nuovo Mondo. I resoconti delle ricchezze nelle Indie spagnola e
la promessa di ricompense ai nuovi immigrati fu un buon incentivo. La corona spagnola
attraversò la Casa de Contraction organizzò un controllo delle immigrazioni per far sì che
arrivassero nelle Indie soggetti più affidabili che semplici avventurieri, quella spagnola,
quindi , sin dall’inizio fu una migrazione controllata, bisognava ricevere una licenza reale e
gli stranieri ne erano esclusi. La corona britannica invece fu incapace di controllare il
flusso, nonostante si cercò di registratre tutti gli emigranti al porto di Londra. Certo anche
in Spagna i documenti potevano essere falsificati, ma comunque si ebbe un limitato
successo. Si propose anche il trasporto gratuito di famiglie povere in cambio di un periodo
di lavoro coatto nelle Indie, questo sistema ebbe un buon successo nel mondo
angloamericano, mentre in spagna la corona fu restia ad approvare il sistema.
Per quanto riguarda gli sforzi ufficiali per ristabilire l’equilibrio dei sessi, Filippo II dovette
sospendere nel 1575 l’emigrazioni di donne nubili a causa delle lamentele del Perù in cui
troppe donne stavano rendendo instabile la vita familiare e la moralità pubblica. Nelle fasi
iniziali della colonizzazione ci fu una forte preponderanza di uomini, ma la situazione si
stabilì nei decenni successivi, e ad emigrare furon sempre più famiglie finchè la possibilità
d’impiego fu sempre minore a causa della forza lavoro indigena. Vi era infatti anche un
significativo movimento di riflusso dall’America Spagnola di gente che aveva finito il
proprio incarico o di persone deluse dalle illusorie aspettative sul Nuovo Mondo. Mentre
nel Nord America le prospettive di lavoro erano assai migliori ed inoltre a quel tempo gli
inglesi pensavano che l’Inghilterra soffrisse di un problema di sovrappopolazione, fu quindi
più forte l spinta verso l’emigrazione in Inghilterra. Qui all’inizio del XVII secolo il principale
deterrente fu il fatto che fosse molto più facile emigrare in Irlanda, era quindi offrire
incentivi sostanziali. I promotori e i proprietari terrieri per favorire gli insediamenti nelle
colonie sfruttarono la possibilità di pubblicare opuscoli promozionali ( terre in abbondanze,
pochi indiani, ecc...), un genere che non esisteva nell’America spagnola. La motivazione
religiosa ebbe successo ( oltre che in america spagnola con gli ordini religiosi) in Virginia
per i puritani, e nel Maryland che offriva rifugio ai cattolici. Il costo base dalle otto-dodici
settimane di traversata atlantica era circa lo stesso in entrambi i paesi 5 sterline o 20
ducati. Ma dato che l’america britannica aveva più bisogno di coloni lo sforzo per
finanziare la traversata di emigranti indigenti furono più intensi e sistematici: lavoro coatto,
sistema dell’headright in Virginia. Risultato che buona parte della popolazione immigrata
dall’Inghilterra aveva un contratto di lavoro coatto. Dal 1650 la popolazione del New
England riuscì a mantenersi stabile grazie alla sola riproduzione. Mentre nelle regioni
basso costiere il tasso di mortalità era ancora alto a causa delle varie epidemie. L’effetto
dell’alto tasso di mortalità e lo squilibrio dei sessi avrebbe fatto della Virginia e del
Maryland delle società instabili.
Capitolo 3__Affrontare i popoli americani
Un mosaico di popoli. L’america incontrata da spagnoli ed inglesi era costituita da una
moltitudine di micromondi, ognuno con caratteristiche geografiche e climatiche proprie e
con rispettive differenti popolazioni. Colombo inizialmente non percepì molte differenze
sociali, politiche e culturali. Ma in seguito nonostante gli spagnoli usavano classificarli
discriminatamente tutti come indiani erano consapevoli delle loro differenze etniche e
culturali dati i problemi linguistici che incontrarono. Cortés riuscì ad entrare in contatto con
i mexica grazie alla lingua maya imparata da un suo collaboratore fatto prigioniero da
questi ultimi, ma comunque si trattava di uand elle lingue parlate da loro dati poi i differenti
dialetti. Anche in America del Nord i coloni incontrarono la stessa difficoltà ( i coloni di
Jamestown scambiarono u ragazzo inglese con un servitore di Powthan in modo da far
imparare la lingua ai due). Queste differenze culturali suscitarono una curiosità negli
europei che cominciarono ad ipotizzare varie fasi di sviluppo dei popoli del mondo. Gli
europei arrivarono a mettere in discussione l’idea convenzionale di barbarie, le
popolazione di inca ed aztechi nonostante non conoscessero il cristianesimo erano
comunque a conoscenza della scrittura e vivono civilmente. Inoltre gli spagnoli rimasero
sconcertati anche dalla complessità sociale e politica dello yucatan ( 18 comunità politiche
separate in guerra tra loro) che rese la conquista lenta e scoraggiante. Nel nord America vi
era lo stesso mosaico di popoli circa 500 gruppi tribali differenti. Ma al contrario degli
spagnoli, gli inglesi nelle prime fasi della colonizzazione non incontrarono città e
attribuirono agli indiani più facilmente lo stereotipo europeo del barbaro e selvaggio. Smith
sostiene che gli inglesi non riuscirono a sottomettere le tribù d’indiani perchè incapaci di
organizzare una forza ben disciplinata come quella di Cortés, inoltre c’è da dire che agli
inglesi mancò l’effetto sorpresa che enfatizzò la superiorità degli spagnoli con armi da
fuoco e cavalli di fronte agli indiani. Smith sostiene che un impero come quello dei mexica
centralizzato era una preda più vulnerabile per gli europei rispetto ai raggruppamenti tribali
sparsi nello yucatan e nel nord America, una volta catturata la figura suprema dell’autorità,
in gran parte grazie all’aiuto di popolazioni ostili alle dominazioni di inca e mexica,
potevano sostituire alla vecchia autorità la loro. Fallirono anche le speranze iniziali di una
coesistenza pacifica a causa dell’avidità della terra e dell’oro degli europei. Il
comportamento degli spagnoli provocò una rivolta indiana nel 1541 che scosse la Nuova
Spagna, e una volta sedata la rivolta si dovette trovare il modo di difendere gli
insediamenti spagnoli che cominciavano a sorgere, come accadde in Virginaia dopo il
massacro del 1644, così gli spagnoli dovettero costruire una linea di fortini, i presidios. In
precedenza erano stati gli encomienderos a difendere i confini delle regioni dove avevano
le loro encomendias, ma la costruzione dei presidios comportò la necessità di stanziare
una guarnigione permanente e quindi di soldati professionisti. I primi reparti di soldati
professionisti , costituiti perlopiù da creoli, si vennero a formare negli anni ’60 del 1500 in
seguito alla guerra di frontiera causata dai guerrieri chimichea. Ma dato che la corona
spagnola non aveva intenzione di finanziare questa guerra, le guarnigioni di frontiera
cominciarono a vendere come schiavi i prigionieri di guerra chemichei ( un trattamento
legale secondo le regole della guerra giusta). Ma quanto più la guerra si trasformava in
un’affare lucroso minore era la volontà di concluderla. Anche nei fortini in Virginia vi era lo
stesso problema, e i rivoltosi cercarono di risolverlo allo stesso modo degli spagnoli
facendo razzie negli insediamenti indiani. La terza guerra tra inglesi e powthan si concluse
pacificamente, la tribù indiana accettò di pagare un tributo annuo di 20 pelli di castoro e
furono cacciati dai loro territori e spostati in una riserva a nord del fiume York.

I coloni pian piano divennero sempre più autosufficiente ed ebbero sempre meno bisogno
degli indiani, al contrario quest’ultimi dipendevano sempre di più dagli europei. Le diverse
reazioni delle diverse tribù indiane all’invasione europea mostrano come le diverse culture
han determinato la conclusione dei vari scontri. Gli stessi scontri ai margini degli
insediamenti europei innescarono un processo di acculturazione reciproco ( soprattutto
alla guerra.... gli indiani inizialmente spaventati dalle armi da fuoco ben presto le
desiderarono e le ebbero). Comunque gli alleati più efficienti che aiutarono gli europei ad
imporre la loro supremazia furono le malattie del Vecchio Mondo importate dagli stessi
immigrati. Negli anni successivi al primo contatto si ebbe un calo della popolazione
indigena pari al 90%. Contribuirono anche lo sfruttamento e il maltrattamento da parte dei
coloni, o l’impatto psicologico sulle popolazioni indiane che videro improvvisamente
distrutto il loro mondo (riflessione nata dall’osservazione delle aree spagnole in cui crebbe
il fenomeno dell’alcolismo). Zorita sostiene che la loro suscettibilità alle malattie era il
risultato della demoralizzazione causata dalla conquista e lo sfruttamento. Ma in america
del nord le malattie sterminarono la popolazione ancora prima che arrivassero gli inglesi.
Cristianesimo e cvilità Gli inglesi percepirono comunque la loro missione in America
come gli spagnoli < condurre i popoli alla conoscenza e alla comprensione della vera fede,
se necessario anche con la costrizione>. GLi spagnoli essendo i primi dovettero tentare
una serie di politiche e pratiche per vedere fino a che punto queste popolazioni ( sebbene
alcune già civilizzate) avrebbero dovuto essere ridotte alle norme di comportamento
europeo e svilupparono anche un programma di conversioni. Ovviamente nell’America del
Nord non si ebbe nulla di simile, dato che l’intenso sforzo degli spagnoli nel fare ciò si può
comprendere solo nel contesto dell’euforia spirituale del Xv secolo nella penisola iberica.
La presenza dei religiosi nei territori spagnoli poneva sotto controllo le azioni dei coloni nei
confronti delle popolazioni indigene .Nel 1511 un domenicano pronunciò un sermone in cui
pose sotto accusa i coloni che maltrattavano gli indigeni, il sermone rieccheggiò
oltreoceano ( influenzò Las Cacas), e portò Ferdinando a riunire teologi e funzionari che
crearono il primo codice legislativo generale delle Indie spagnole nel 1512. La giunta non
condanno l’encomendia, ma stabilì che gli indiani dovessero essere trattati come persone
libere e istruite alla fede cristiana. Ancora una volta la corona riaffermava il proprio
impegno nell’evangelizzazione, rafforzato dalla costruzione di una chiesa americana sotto
il diretto controllo della corona spagnola. Furono gli ordini religiosi a condurre la campagna
di conversione degli indiani e Cortès profondamente sospettoso della corruzione del clero
secolare scrisse in una lettera di affidare l’evangelizzazione dei popoli del Messico, ai frati.
Arrivarono in seguito domenicani e agostiniani, si costruirono chiese che nel 1559
ammontavano a 160. I religiosi in America nutrirono molte speranze per il futuro...qui tra i
popoli incorrotti e innocenti c’era l’opportunità di ricreare una chiesa simile a quella
primitiva dei primi apostoli. Il programma godette il pieno sostegno della corona che
finanziava i viaggi dei religiosi. Il doctrinero era un programma d’indottrinamento ai
fondamenti della cristianità cattolica, esso sollevò questioni sulla capacità di comprensione
della nuova fede da parte degli indiani e sulla profondità delle conversioni. I popoli andini
si mostrarono, ad esempio, molto restii ad abbondare il loro culto. In seguito ad una serie
di fallimenti alcuni religiosi provvidero a bruciare i testi sacri indiani mentre altri si
preoccuparono di comprendere il loro culto per poi estirparlo. Molti frati per presentare il
vangelo avevano imparato molte lingue nativi. I frati cercarono di riempire il vuoto
spirituale creato dalla distruzione dei vecchi idee, fu poi fondamentale cambiare alcune
delle abitudini indiane in conformità alla religione cristiana. Per quanto i frati lottarono per
evitare che anche gli indiani adottassero i vizi europei, fu inevitabile, cristianesimo e civiltà
divennero due concetti irrimediabilmente legati. Nel momento in cui arrivò la seconda
generazione di frati imbevuti da idee agostiniane ( periodo della riforma) e dal peccato
originale, si ebbe una visione più pessimistica della natura degli indiani; il collegio di Santa
cruz chiuse l’accesso agli indiani per il sacerdozio. Se Las Cacas vedeva l’indiano come
una tabula rasa, altri ora lo vedevano come una creatura per natura incline al vizio. Agli
occhi degli europei gli spagnoli avevano fatto un buon lavoro, William Strachey lo utilizzò
come esempio quando intrapresero la colonizzazione della Virginia. Certo gli inglesi
avevano meno mezzi a causa della riforma in Inghilterra non vi erano più ordini religiosi,
nnè la chiesa anglicana aveva la forza per promuovere un programma d’evangelizzazione.
A livello istituzionale non vi fu nessun trasferimento di autorità da parte della chiesa
d’Inghilterra ( non si ebbe un vescovo prima della rivoluzione); al contrario dell’america
spagnola, quella britannica sarebbe diventata un’arena per fedi in competizione. Tutto ciò
non precludeva l’attività missionaria nella wildrness, difatti sullo stemma della M.Bay
Company vi era raffigurato un indiano con un nastro in bocca sul quale era scritto <<vieni
e aiutaci>> che prometteva più di quanto alla fine mantenne. Nei primi anni ci fu carenza
di pastori anche per provvedere ai bisogni dei coloni, in più vi era anche la difficoltà della
lingua. Ma in seguito al trionfo dei parlamentaristi nella guerra civile si creò un clima
ufficiale più favorevole all’impresa missionaria puritana al di là del mare. Difatti nel 1649 il
Rump Parlament approvò la nascita della “Società per la propagazione del Vangelo nel
New England”, per promuovere la conversione degli indiani attraverso la raccolta e la
distribuzione fondi. L’iniziativa dipendeva quindi dai contributi volontari dei fedeli, in riflesso
alla tendenza inglese di affidarsi ai privati per iniziative che nel mondo ispanico erano
affidate alla corona. Quest’impegno, come in Spagna, prevedeva la traduzione di testi
sacri, l’istruzione dei bambini indiani ( fu fondato di fatti nel 1655 l’Indian College ad
Harvard), la creazione delle reeducionnes ( chiamate così in Spagna, città preghiera) per
rendere più semplice l’indottrinamento degli indiani che se fossero stati concentrati in
grandi insediamenti, invece che sparsi, sarebbe stato più facile proteggerli dalle influenze
corruttrici del mondo esterno. Spesso questo esperimento fallì, gli indiani fuggirono alla
prima occasione. Mentre la chiesa spagnola si disinteressò all’ordinamento dei sacerdoti
indiani, gli inglesi riuscirono ad educare al ministero diversi convertiti che a loro volta
partirono per portare il vangelo nelle tribù non convertite. Per gli inglesi fu comunque molto
più complicato il compito anche a causa della loro religione, il puritanesimo. Esso era una
forma di religione esclusiva ( e non onnicomprensiva), la conversione dipendeva dall’opera
della grazia di Dio. Inoltre era una fede complessa, semplice nella forma ( priva di
cerimonie e immagini che al contrario affascinarono molto i nativi del sud) che esigeva
cambiamenti nel comportamento sociale più severi di quelli richiesti dal cattolicesimo.
Las Cacas cercò di porre fine all’oppressione degli indiani lavorando per l’abolizione
dell’encomienda, e sostenendo che gli indiani sono propensi spiritualmente ad assimilare il
vero cristianesimo se solo fossero stati tolti dalle mani degli encomenderos; al contrario
Sepuvelda ( che non aveva conosciuto gli indiani da vicino, ma aveva letto Aristotele)
sosteneva la loro inferiorità e giustificava il fatto che si facesse loro la guerra. Quegli
indiani che si ritrovarono a vivere all’interno dei confini degli insediamenti inglesi furono
Inseriti gradualmente nell’ambito legislativo delle società coloniali, inizialmente si cercò di
riservare loro un trattamento equo, ma in seguito alla guerra di re Filippo nel 1675 i diritti
legali degli indiani furono erosi sempre di più. La guerra rovinò gran parte del lavoro fatto
da Eliot ( quella di Eliot, nel mondo britannico sembra essere stata l’unica voce ad alzarsi
contro l’oppressione e l’inferiorità degli indiani), e aumentò nei coloni la convinzione
dell’inferiorità e la degenerazione degli indiani.
Coesistenza e segregazione Non fu per il colore della pelle che i coloni giudicarono i
popoli nativi americani (dato che la classica teoria che faceva dipendere il colore della
pelle da spiegazioni climatiche, non era più molto realistica dato che sulla stessa latitudine
si potevano trovare popoli di differente colore), ma per il grado di la civiltà. All’arrivo in
America, gli inglesi si ritrovarono ad affrontare un popolo selvaggio ( come successe in
Irlanda) e le vecchie paure di degenerazione culturale in una terra straniera, li spinsero a
stabilire ancora una volta una forma di segregazione ( in New England non si ha notizia di
matrimonio tra un inglese ed un’indiana sino al 1676; mentre in Virginia una legge del
1691 che vietava matrimoni misti, suggerisci che tali unioni in realtà avvennero). In
Spagna invece gli uomini spagnoli furono spinti ad unirsi con donne indiane, per facilitare il
processo di civilizzazione e d’indottrinamento. Quando nacque la prima generazione di
meticci, si ebbe il problema della categorizzazione in una società organizzata
gerarchicamente. Se si era nati da genitori sposati, allora si era considerati creoli
( spagnoli nati in America), se si era nati al di fuori del matrimonio si adottava la
classificazione del genitore a cui erano affidati, ma vi era poi il problema per i meticci
ch’erano rifiutati da entrambe le parti. Nell’America britannica non si ebbe nessuno di
questi problemi, se ci furono convivenze o nascite di meticci, questi non son stati
documentati. In Paraguay invece a causa del reciproco bisogno degli spagnoli da parte
degli indiani e viceversa si ebbe un estremizzazione del processo: gli indiani donarono le
loro donne agli spagnoli come mogli, amanti e serve, in cambio della loro alleanza. Ciò
portò alla creazione della più grande società meticcia. Nel 1550 la corona spagnola per
abbattere le barriere linguistiche decretò che i frati dovessero insegnare il castigliano agli
indiani; nel 1578 Filippo II istituì una cattedra di lingue indigene presso l’università di Lima
sulla base del fatto che la conoscenza della lingua comune indiana servisse a insegnare
loro la dottrina cristiana. Nell’America britannica furono in seguito gli indiani che dovettero
imparare l’inglese, requisito fondamentale per essere soggetti al loro dominio ed entrare a
far parte delle loro società, quindi qui non ci fu mai tra i coloni una diffusione delle lingue
indigene. Ma questi indiani che entrarono a far parte delle comunità coloniali trassero il
peggio dato che non si assimilarono ma perserò anche la loro identità collettiva. Inoltre la
corona inglese, al contrario di quella spagnola che pensava in termini di società organica
che col tempo avrebbe realizzato i benefici del cristianesimo, non si preoccupò di attuare
un piano per convertire gli indiani, non esisteva per loro una via di mezzo tra
anglicizzazione ed esclusione. Dato che molti indiani sembravano resistere
all’assimilazione, per molti coloni fu preferibile sbarazzarsene ( una risposa dettata anche
dalla paura).
Capitolo 4___ Sfruttare le risorse americane
Saccheggio e miglioramento Il sud America offriva non solo oro e argento, ma anche la
possibilità di sfruttare la manodopera indigena. L’ambiente del nord aveva poco da offrire
se non le pellicce che sarebbero diventate la fonte di un fiorente commercio indiano-
europeo, certo lo stile di vita più agricolo degli indigeni produsse un’eccedenza di cibo che
salvò la vira a molti coloni nella prima fase della colonizzazione, ma lo spostamento dei
loro villaggi in base alle stagioni e alla fertilità del suolo rese difficile lo sfruttamento della
loro manodopera come al sud. Al contrario al sud le popolazioni indigene erano
organizzate in società, che seppur strane riuscivano a lavorare e andare oltre alla
produzione di beni per la sussistenza. Quindi, gli spagnoli subentrati al posto della vecchia
élite, s’impadronirono subito del loro sistema economico e tributario. Inizialmente i
conquistatori del Messico e del Perù portarono avanti una forma di economia di
saccheggio e sfruttamento, mascherandola con il sistema dell’encomendia che permetteva
lo sfruttamento e l’oppressione degli indigeni. L’obiettivo dei coloni spagnoli era di
condurre uno stile di vita come quello dei privilegiati in patria. mentre gli inglesi mostrarono
più adattabilità, gli spagnoli pretendevano comunque di avere prodotti europei, per questo
motivo anche i paesaggi americani furono cambiati, fu introdotto bestiame europeo, ed in
seguito al fallimento della coltura del grano si optò per il frumento che serviva a soddisfare
solo i coloni dato che gli indigeni continuarono a seguire la loro dieta a base di mais.
Anche se queste colture resero sempre di più indipendenti i coloni dalla madrepatria,
furono sempre soggetti ad essa per quanto riguarda altre merci e dovettero quindi trovare
un modo per ripagarle; per gli spagnoli non fu un grande problema( al contrario degli
inglesi), se la cavarono con l’esportazione di oro, perle, cacao, coloranti, ed in seguito
zucchero. Dopo l’investimento iniziale spagnolo ed europeo per la scoperta dei Caraibi, gli
sviluppi successivi dipesero solo dalle risorse locali. Il grande cambiamento si ebbe con la
scoperta di giacimenti d’argento nel Messico settentrionale; anche se i territori oltremare
appartenevano alla corona, il bisogno urgente d’argento da parte di quest’ultima la
costrinse a concedere permessi a privati per la scoperta di nuovi giacimenti e per
l’estrazione, in cambio questi ultimi dovevano riservare parte del tesoro alla corona
spagnola. Il rapido sviluppo dell’economia mineraria della Nuova Spagna fu dovuto proprio
alla rinuncia da parte della corona. Importanti sviluppi si ebbero anche per quanto riguarda
le tecniche di estrazione ( grazie al mercurio). Inoltre la corsa ai nuovi giacimenti d’argento
fu un incentivo per la creazione di nuovi insediamenti nel Messico settentrionale, Potosì
divenne una delle più grandi città del mondo occidentale, essa aveva una popolazione
superiore ai 100.000 abitanti. Nel 1536 fu istituita una zecca a Città del Messico
autorizzare a coniare monete di rame ed argento, essa durò fino al 1565 quando fu
scoperto che gli indiani le usavano impropriamente. Lo stesso anno ne fu fondata una a
Lima. La mancanza di argento nelle colonie inglesi non permise tutto ciò, dagli anni venti
del seicento la moneta corrente del Chesapeake era il tabacco, anche se i conti erano
tenuti in pound. Anche se circolavano monete eran troppo poche ed utilizzate per pagare
le importazioni britanniche. Nel XVII secolo la cartamoneta divenne il mezzo di scambio
più diffuso. Nell’America spagnola intanto il credito ebbe un gran ruolo, ed in mancanza
d’istituzioni bancarie, mercanti e chiese divennero le principali fonti di credito. Al di fuori
delle regioni argentifere, bisognava trovare una coltura adatta per l’esportazioni. Il
Chesapeake si occupò di zucchero e tabacco; l’America spagnola del cacao; la Virginia
del tabacco; nell’isola di Barbados zucchero e cotone( lo zucchero sarebbe diventato per
la colonia come l’argento per il Messico).
Forza lavoro I sistemi di lavoro sviluppatisi in america furono fortemente condizionati da
quanto i territori erano popolati da indiani che potevano lavorare per i coloni. Gli spagnoli
furono fortunati perchè le regioni argentifere presentavano una buona popolazione
indigena, mentre gli inglesi non potettero far affidamento su di essi a causa dei loro
spostamenti continui. Inizialmente Ferdinando e Isabella sostennero che in quanto vassalli
della corona, gli indigeni non potevano essere ridotti in schiavitù, nel 1503 permise la
messa in schiavitù dei cannibali dei Caraibi a causa dei crimini commessi, inoltre ripresero
le regole medievali della guerra giusta che permetteva di rendere schiavi chi si opponeva
alla legge cristiana. Gli abusi furono molti, e non diminuirono con l’introduzione della
lettura ad alta voce del requierimento che Las Cacas definì- una forma legale che
permetteva di commettere atti illegali-. Nel 1542 Carlo V legiferò a loro favore ordinando
che nessun indiano potesse essere messo in schiavitù, anche se essi fossero stati
catturati durante una guerra giusta. Il declino della seconda metà del secolo fu causato
dall’estinzione della parte della popolazione potenzialmente schiava. La schiavitù continuò
ai margini dell’impero, dove i funzionari erano disposti a chiudere un occhio o dove la
corona era troppo debole. Non essendo più possibile il sistema schiavile, si dovettero
escogitare nuovi modi per sfruttare la manodopera indigena, ci si riuscì attraverso
l’encomendia che fu sostituita gradualmente ed in alcuni luoghi dai ripartimientos
(assegnazione di indiani per un tempo determinato ai non encomendieros, per varie
prestazioni obbligatorie). Nel 1569 il viceré del Perù escogitò un modello simile al mita
utilizzato dagli inca :un settimo di maschi adulti delle zone andine a rotazione doveva
essere reclutato per un anno, i myatoys venivano pagati così come i mingas, cioè i
volontari. Ma la diminuzione continua della popolazione indigena portò all’importazione di
forza lavoro coatta dall’Africa nera. Inizialmente gli schiavi inviati nell’America spagnola
provenivano dalla penisola iberica, nel 1518 Carlo ( futuro imperatore) concesse una
licenza di 8 anni per l’importazione di schiavi neri nelle Indie, da allora il traffico di schiavi (
che divenne diretto dall’Africa alle Indie) assunse una nuova dimensione. Nel 1695 un
nuovo contratto di monopolio tra la corona spagnola e un mercante portoghese determinò
un’improvvisa impennata degli africani imbarcati per l’America. Una volta giunti in America
venivano smistati tra Città del Messico e Lima, ma in seguito schiavi e neri liberi furono
impiegati anche come domestici, nelle campagne, nella ricerca dell’oro o divennero
artigiani specializzati. Nelle isole Caribiche e nella Nuova Spagna furono impiegati nella
coltivazione di canna da zucchero. Ben presto divennero indispensabili all’economia
americana, ma le spese erano troppo alte (nelle miniere conveniva impiegare gente del
posto che pagare la tratta agli schiavi africani). La maggior concentrazione di africani si
aveva nelle Antille, in Nuova Granada e nel Venezuela. Nel corso del XVII secolo le
colonie inglesi in mancanza di una politica imperiale sulla schiavitù, di preoccuparono
singolarmente di favorire la schiavitù degli indigeni. Rispolverarono anche loro la guerra
giusta, comprarono anche schiavi di altre tribù, modificarono i codici legali aumentando
condanne ai lavori forzati per crimini e debiti. Nei primi 50 anni di vita delle colonie furono
ridotti in schiavitù dai 30.000 ai 50.000 indiani. Altra forza lavoro la trovarono nei servi a
contratto, ma dato che questi erano pochi così come gli indigeni, anche gli inglesi furon
costretti ad importare schiavi dall’Africa nera. Nel 1616 s’importarono i primi schiavi neri,
verso il 1710 essi costituivano il 20% della popolazione virginiana. Per evitare qualsiasi
alleanza tra servi bianchi, indiani o neri, era nell’interesse dei coloni dividere la società, di
conseguenza si diffuse nell’America britannica l’idea di schiavi neri come beni mobili che
andarono a favorire lo sviluppo dell’economia basate sul sistema di piantagione. Fu il
Brasile e non i Caraibi spagnoli a mostrare quale ricchezza si poteva produrre grazie alle
piantagioni, esso diventò il primo fornitore mondiale di zucchero. Ben presto i virginiani
cominciarono ad imitare i portoghesi ( la parola plantations non significava più semplice
insediamento, ma insediamento oltreoceano che produceva raccolti per l’esportazione). Le
caratteristiche uniformemente barbare del commercio degli schiavi erano le stesse per
quanto riguarda portoghesi, olandesi spagnoli e inglesi. Per coloro che sopravvivevano
alla tratta e alle malattie del Nuovo Mondo le prospettive erano cupe. Essi erano tratta
disumanamente, tuttavia nell’America spagnola sembra abbiano avuto più opportunità di
avanzamento ( rispetto a quelli sfruttati nell’americabritannica), gli spagnoli considerandoli
una minaccia minore perchè lontani da casa tendevano ad usarli come capisquadra o
ausiliari quando c’era da trattare con la manodopera indiana, innalzandoli di uno scalino
nella gerarchia etnica e sociale. CIò era dovuto anche alla lunga esperienza degli spagnoli
in materia di schiavitù, il codice legislativo adottato in Spagna ( la Siete Partidas) tendeva
a mitigare la sorte degli schiavi, ed inoltre dava la possibilità di affrancarsi sia dai padroni
che dallo stato, agli schiavi. Nell’America spagnola non fu facile far rispettare lo stesso
codice, in quanto cristiani godevano della protezione della chiesa e in quanto vassalli della
corona potevano cercare di ottenere risarcimenti dalla giustizia reale. Essi ereditavano il
proprio status dalla madre.
Era più probabile ottenere l’affrancamento nell’America spagnola che in quella britannica.
Molti nel sud comprarono la libertà con i loro risparmi...la popolazione nera libera crebbe
sempre di più affiancando nel lavoro schiavi e bianchi.
Economie transatlantiche La mutua necessità di europa e Nuovo Mondo favorì lo
sviluppo della rete commerciale transatlantica. La prima rotta fu quella scoperta da
Colombo che andava dall’Andalusia ai Caraibi e s’impiegavano 91 giorni all’andata e 28 al
ritorno. Mentre per quanto riguarda quella che univa Londra e Jamestown s’impiegavano
50 giorni ad andare 40 a tornare. Per motivi logistici si diede preferenza al porto di Siviglia
nella prima fase dell’espansione oltremare, per quanto riguarda il controllo della
navigazione per le Indie fu creata nel 1503 la Casa de Contraction. In seguito per
neutralizzare il pericolo della pirateria si adottarono delle scorte armate e si organizzarono
viaggi di galeoni che partivano ad aprile e dopo essersi incontrati all’avana facevano
insieme il viaggio di ritorno. Nel 1543 i mercanti di Siviglia furono incorporati in un
Consulado che insieme ai funzionari della Casa de Contraction ed il Consiglio delle Indie
avrebbero voluto detenere il controllo di tutto il commercio spagnolo, ma non vi riuscirono
a causa dei mercanti stranieri ( genovesi) che trovarono innumerevoli modi per infiltrarsi
nel sistema. Sulla base di un mutuo accordo tra corona e comunità mercantili si riusciva
ad avere un risultato: Siviglia manteneva il monopolio, in cambio la corona raccoglieva i
suoi dazi. La varietà delle rotte che univano l’America britannica all’Inghilterra non
consentì di pensare ad un sistema di convogli annuali stabiliti, solo durante le guerre
francesi del XVII secolo furono costretti a viaggiare con flotte armate in date prestabilite.
Per la corona inglese inoltre fu difficile stabilire un controllo uniforme a causa della
concessione di patenti a privati per la creazione delle colonie. Ma verso la metà del XVII
secolo lo zucchero di Barbados e il tabacco della Virginia fecero rivalutare l’importanza dei
territori d’oltremare alla corona inglese. La creazione di una marina inglese nel 1649
seguita dal Navigation Act del 1651 permise di rafforzare la potenza marittima della
nazione, che diede già risultati durante le guerre anglo-olandesi del 1652-1653, e sulle
basi della repubblica Carlo II continuò introducendo i Navigation acts e istituendo nel 1660
un Council for Trade and Plantations. Mentre la Spagna si occupò di controllare i
possedimenti oltreoceano subito 10 anni dopo la scoperta, l’Inghilterra fece passare quasi
mezzo secolo. In parte fu una necessità della Spagna in seguito alla scoperta di oro e
argento, in parte fu l’incapacità dei Tudor e dei primi Stuart di sviluppare un buon apparato
burocratico.
impero di Montzuma = Nuova spagna Norumbega = New England

PARTE SECONDA: Consolidamento


Capitolo 5__ Corona e coloni
La struttura dell’impero Il 13 maggio del 1625 Carlo I stabilì che la Virginia, le isole
Somers e il New England facevano parte di diritto dell’Impero reale d’Inghilterra ( il nostro
impero reale). Nel 1533 Enrico VIII aveva proclamato il regno d’Inghilterra, Impero per
rivendicare l’autorità territoriale rispetto ai vicini dell’Inghilterra. Ma Carlo I probabilmente
con Impero intendeva tutti i territori che in quel momento erano stati conquistati
dall’Inghilterra, territori che però non erano sotto un’impero vero e proprio dato che ognuno
di questi aveva una propria cultura tradizione e forma di governo ( le colonie erano
governate da compagnie ). Più che Impero l’Inghilterra era una monarchia composita. La
corona comunque volle che i colonizzatori potenziali e gli investitori privati si assicurassero
una concessione da essa per mantenere sempre un controllo generale. In seguito al
fallimento della compagnia con l’esperimento della Virginia, si comprese che si era più
tendenti a creare colonie proprietarie, cioè a determinati proprietari veniva affidata una
colonia e s’investiva loro di poteri quasi regali. La mancanza di uniformità di governo nelle
colonie fu dovuta alla debolezza della corona e alla debolezza delle economie delle stesse
colonie che impedivano l’imposizione di un governo centrale. Solo nel momento in cui la
Gran Bretagna si affermò come potenza marittima durante il periodo della Commonwealth
e poi della Restaurazione, si poté pensare di sviluppare una politica imperiale e si
cominciò a parlare di Impero inglese in America. I territori transatlantici della Spagna
sebbene non costituissero un impero, erano collocati all’interno della monarchia spagnola.
Questa monarchia era costituita da due tipologie di domini e regni: quelli conquistati che
sottostavano alla legge dei conquistatori e quelli acquisiti o per via ereditaria o per unioni
dinastiche e questi ultimi continuavano ad essere governati secondo le leggi che v’erano
in vigore prima dell’unione. I territori americani erano conquistati, inizialmente Isabella e
Ferdinando decisero di incorporarli alla corona di Castiglia e non di Aragona perché
l’Andalusia da cui Colombo partì era territorio castigliano. Ogni ulteriore conquista
americana era considerata quindi un’estensione del regno di Castiglia e i territori
americani potevano essere governati a piacimento dei re. I territori americani non ebbero
mai le proprie Cortes come i conquistatori divennero semplici sudditi castigliani. Questo
accadde perché la posta in gioca era troppo alta e i re si preoccuparono subito di fornire a
quei territori strutture governative e amministrative per assicurarsi il controllo ( nelle prime
spedizioni di conquista vi erano anche funzionari che avevano il compito di pensare agli
interessi della corona). Nel 1517 nacque il Consiglio delle Indie ( composto da alcuni
consiglieri del Consiglio di Castiglia) ch’era il responsabile principale del commercio, del
governo e dell’amministrazione della giustizia delle Indie. Un organo del genere in
Inghilterra non si ebbe fino alla costituzione del Board of Trade che però si occupava solo
del commercio. La necessità primaria della corona spagnola era sottrarre il controllo ai
conquistatori ( Cortés e Pizarro furono ricompensati con la nomina di marchese e vasti
territori) e agli encomenderos e riempire il vuoto con istituzioni già testate in patria. La
primaaudiencia (era modellata sulle cancellerie in patria, ma aveva poteri
amministrativi( che prima eran affidati a governatori, sioè spesso conquistatori) oltre che
giudiziari) fu istituita nel 1511 a Santo Domingo, verso la fine del secolo vi erano nel
Nuovo Mondo una decina di audiencias. Ma la suprema istituzione nelle Indie spagnole fu
il vicereame, che sospeso dopo il fallimento ad Hispanola di Colombo fu reintrodotto nel
1535 in Nuova Spagna e poi in Perù e Nuova Granada. Il viceré doveva essere l’alter ego
del re, lo specchio del suo governatore, generalmente era scelto tra i grandi casati nobili
della Spagna e attraversava l’Atlantico. L’arrivo del viceré nel Nuovo Mondo prevedeva un
rituale ben programmato ( cammino solenne sino a Città del Messico). Il viceré godeva
inoltre di una piccola corte che riprendeva in piccolo le usanze della corte reale. Esso non
solo era il governatore supremo, ma anche il presidente dell’Audincia, il capo del tesoro e
capitano generale dell’intero territorio. Dopo il viceré vi erano i governatori delle varie
province del vicereame, insieme ai funzionari del governo locale. E infine vi erano i
cabildos, cioè consigli municipali. Se per stato moderno si definisce lo stato che possiede
strutture istituzionali capaci di trasmettere i comandi ad un’autorità centrale, si può dire
che le Indie spagnole erano più moderne della stessa Spagna ( dal Consiglio delle Indie ai
viceré sino ai funzionari e governatori locali). Le azioni di questa burocrazia giuridica ed
amministrativa erano governate da un insieme di leggi sviluppate in Castiglia ed adattate
alle Indie, ma ben presto il Consiglio dovette prendere nuovi provvedimenti perchè quelle
leggi non potevano tener conto di tutte l’eventualità della vita in America. La legislazione
indiana sopravvisse per quanto riguarda la regolarizzazione delle dispute fra indiani. Il
mondo ispanico era governato da una serie di leggi e provvedimenti che andavano a
costituire un groviglio confuso di leggi, questo perchè, indagò il consigliere de Ovando, nè
nel Consiglio né nelle Indie vi era alcuna informazione riguardante il modo in cui quei
governi erano retti. Nel 1680 fu compilata una “Ricompilazione delle leggi delle Indie” ed in
seguito una corrispondente “ Ricompilazione delle leggi di Castiglia”, per mostrare le
differenti leggi.... ogni territorio pian pinao nelle Indie si ritagliava un proprio corpo
legislativo a seconda delle esigenze. Così come i funzionari arrivarono dopo i
conquistatori, così il clero secolare dopo i frati... la Chiesa nelle Indie era sotto il patronato
della corona, tutte le nomine erano fatte dal re su indicazione del Consiglio che si occupò
anche di dividere il territorio in diocesi.
Autorità e resistenza. Spinta dal desiderio di metalli preziosi e dagli obblighi verso i nuovi
vassalli, la corona spagnola ebbe un’approccio interventista, essa cercò di modellare le
società coloniali in base alle proprie aspirazioni convinta che la propria autorità, ordinata
da Dio, dovesse per natura dominare ogni cosa. Ma nel realizzare istituzionalmente le sue
aspirazioni trovò resistenza per gli altri che ne avevano diverse: ad esempio i frati che
vedevano nel Nuovo Mondo la nuova Gerusalemme o i conquistatori che avrebbero voluto
creare un’aristocrazia terriera ereditaria. Perciò la corona fu costretta a scendere a
compromessi. Si diffuse la convinzione che il benessere della comunità dipendesse dal
corretto funzionamento di un rapporto tra governanti e governati. Le dottrine
contrattualistiche insite nelle teorie spagnole dello stato permisero tre livelli di resistenza:
obbedisco, ma non eseguo, una formula che mostrava il rispetto per l’autorità reale ed
evitava sfide aperte. Anche il diritto di appellarsi al re era fondamentale in questa società e
costituì un buon meccanismo per la risoluzione dei conflitti. La difesa del bene comune
riuscì a scemare anche la possibile rivolta degli encomendieros causata dalle leggi del
1542 che impedivano la creazione di nuove encomndias e prevedeva il ritorno di esse alla
corona in seguito alla morte del proprietario. Gli encomendieros si appellarono al re che
revocò le leggi. Per quasi tre secoli questo accordo tra monarca e sudditi assicurò un buon
livello di osservanza degli ordini della corona, i coloni rimasero fedeli al re che credevano
avesse risposto e posto rimedio a tutte le loro proteste. la combinazione di una stuttura
statale burocratica con una cultura della lealtà, che permetteva di opporre resistenza entro
i limiti comprensibili, dette all’America spagnola l’aspetto di una società solida.
Per quanto riguarda l’America britannica, qui ci fu una libertà d’azione maggiore per
l’esercizio indipendente di un potere politico effettivo, una società in cui era più possibile
che le istituzioni amministrative si sviluppassero dal basso piuttosto che imposte dall’alto,
una società figlia di una cultura politica le cui radici affondavano nelle idee di
rappresentatività. La mancanza di controllo ravvicinato da parte della corona permise alle
persone o alle imprese coinvolte nella colonizzazione di creare istituzioni e forme di
governo più appropriate ai vari stili di vita, però sempre nei limiti stabiliti dalle patenti reali
(difatti nella patente della Virginia Company si specificò che coloni e discendenti
avrebbero avuto diritto alle libertà, franchigie e immunità che dava la legge inglese).
Furono costituite assemblee per far si che tutti gli uomini dessero il loro consenso alle
decisioni politiche, e rispettassero di conseguenza le leggi approvate da loro stessi.
Bisognava coinvolgere la nazione politica ( cioè i proprietari terrieri). La rappresentanza
nelle assemblee istituzionalizzate fu qualcosa che non poté nascere nell’America
spagnola, probabilmente fu una pratica che si diffuse insieme alla votazione grazie alle
compagnie che usavano per consuetudine questo metodo per eleggere ogni anno il
governatore. Nel momento in cui il parlamento d’Inghilterra si trovò in serie difficoltà con
Carlo I che cercava di governare senza quest’ultimo, si cominciarono a creare anche nelle
colonie organismi rappresentativi (nel 1640 ve n’erano 8). I coloni cominciarono a
considerare la presenza di un’assemblea rappresentativa come una garanzia delle libertà
inglesi che il Nuovo Mondo non avrebbe potuto sottrarre ai coloni. Queste assemblee
erano utili anche per la risoluzione di dispute o per coinvolgere i coloni nel finanziamento e
nella difesa della stessa colonia. I coloni britannici respinsero lo status di territori
conquistati pretendendo gli stessi privilegi e le libertà di cui avrebbero goduto se fossero
rimasti in patria (gli spagnoli rivendicavano invece i loro privilegi in quanto discendenti dei
conquistatori), essi fondavano la loro argomentazione sul fatto che i territori occupati erano
terre vacanti e quindi on erano state conquistate. Gli inglesi al contrario degli spagnoli non
potevano sfruttare la formula <obbedisco ma non eseguo>, ma potevano rifiutarsi di
obbedire al re giustificando ciò con una cattiva informazione da parte del re. Un
governatore dell’America britannica aveva meno potere di quelli spagnoli, essi avevano
potere di nomina e di concessione di terre, essi non vivevano nella ricchezza però erano
consapevoli come gli spagnoli di impersonare la persona del re sul solo americano. La
corona spagnola non tollerò la nomina dei coloni a capo dei governi coloniali (al contrario
dell’America britannica) per paura delle aspirazioni creole, i Borboni però al contrario degli
Asburgo furono più propensi a nominare persone della piccola nobiltà o delle classi
professionali che si erano distinti nel servizio militare o nell’amministrazione. Dato che
c’era troppa ricchezza in gioco Filippo II vietò matrimoni di viceré e giudici dell’audencias
con donne creole, per paura di un’alleanza tra questi che sarebbe andata favore dei creoli.
Anche i funzionari spagnoli in America erano sottoposti a controlli da parte di inviati della
corona, ed in più alla fine del loro mandato erano sottoposti ad una residencia, cioè una
revisione giudiziaria della loro condotta durante il periodo di carica. I governatori inglesi
non erano sottoposti a tutto ciò, ma il loro potere era di gran lunga minore ed inoltre esso
erano svantaggiati a livello finanziario. Nell’America spagnola l’amministrazione reale era
finanziata dal quinto reale sulla produzione dei metalli preziosi, dal tributo annuo degli
indiani, dai dazi imposti sul commercio transatlantico e da varie imposte indirette ( es:
l’alcabala, una tassazione sulle vendite del 2%), ma anche nelle colonie come nella stessa
Spagna, la corona si rivolse a mercanti-banchieri per anticipare fondi delle entrate ancora
da riscuotere. Per gestire il tutto fu costituita una rete di uffici regionali del tesoro, le cajas
reales, con funzionari reali che controllavano e registravano le entrate sotto la
supervisione di una tesoriera dislocata nella capitale del viceregno. Al contrario l’America
britannica non aveva una struttura fiscale forte e indipendente, a causa della mancanza di
ricchezza e di una popolazione indigena stabile che pagasse le tasse, a finanziare la
colonia erano gli stessi coloni. I governatori erano costretti a rivolgersi alle assemblee per i
soldi e per i loro stessi salari, ma le assemblee per lungo tempo furono soggette al potere
dei governatori e dei loro consigli, ma la possibilità del conflitto era permanente a causa
della disonestà dei governatori e delle sempre più alte spese di amministrazione. Nel XVIII
secolo seguendo il modello delle Camere dei comuni, le assemblee cercarono di garantirsi
l’autorità esclusiva sugli aumenti e sull’erogazione del gettito fiscale, erodendo
gradualmente il potere legislativo dei consigli dei governatori. E dato che l’America
britannica non poteva godere dello stesso flusso di funzionari, dovette affidarsi all’élite
locale, il problema era che in molti luoghi non vi era un’élite locale già costituita con
esperienza amministrativa e giudiziaria. In Virginia dopo lo spostamento di alcuni coloni
che provocò problemi di comunicazione furono create 8 contee che divennero 20 verso il
1668 grazie al grande flusso migratorio che si ebbe. Ogni contea aveva il proprio tribunale,
con giudici e sceriffi, non essendoci tribunali ecclesiastici, quelli normali acquisirono molte
più funzioni dei tribunali inglesi. Sia in Spagna che in Inghilterra vi era un pluralismo
legale, ogni tribunale aveva la propria specifica giurisdizione ( ecclesiastici,
d’ammiragliato, mercantili, locali, feudali e privilegiati). E mentre la corona spagnola si
precipitò per organizzare la vita legale delle colonie, i coloni inglesi dovettero pensare da
loro stessi all’organizzazione legale, amministrativa e giudiziaria. Non sorprende quindi
che al pluralismo legale i coloni inglesi avessero preferito un sistema unificato. Ogni
colonia plasmò un proprio sistema di leggi che rispondesse ai propri bisogni. In seguito
alla rivoluzione inglese furono aboliti in Inghilterra i tribunali particolari, ne rimasero solo
alcuni e si diffuse il diritto comune, che di conseguenza arrivò anche nelle colonie dove la
sua diffusione comportò l’aumento dei costi delle cause. Inoltre quest’ultimo non
contemplava i problemi di schiavitù, di distribuzione delle terre, ecc.. e su queste materie
ogni colonia tendeva a sviluppare le proprie regole e pratiche, continuando quindi con un
certo grado di pluralismo. Ben presto però anche i coloni videro nel diritto comune una
garanzia delle libertà inglesi ( tra cui quella fondamentale era di essere giudicati da propri
pari). Nel 1606 il processo con giuria ( diritto fondamentale inglese) fu esteso anche alla
Virginia, anche se era costoso mantenere una giuria ben presto per paura di perdere le
libertà, queste furono isitiuite in tutte le colonie inglesi e utilizzate più che in Inghilterra.
Tutte opportunità (far parte di giurie, ricoprire cariche locali, votare per un’assemblea ed
esserne membri ) che offrirono ai coloni una maggior partecipazione agli affari delle
colonie, rispetto ai creoli. Quest’ultimi riuscirono ad infiltrarsi nell’amministrazione reale
grazie alla vendita delle cariche pubbliche nel XVII secolo, anche se però occuparono
sempre posizioni riguardanti questioni municipali e quindi ebbero sempre i poteri limitati
dai rispettivi governatori. Nell’America britannica comunque la partecipazione al governo
variò da colonia a colonia ad esempio nelle colonie del sud il governo era nelle mani
dell’élite proprietaria. Ma la combinazione d’indipendenza comunitaria e di doveri
individuali era destinata a creare problemi nel momento in cui le autorità reali cercarono di
intervenire nella vita coloniale. La prima guerra civile inglese e l’esecuzione del re portò i
coloni a riflettere sul loro rapporto con la madrepatria, e comportò la divisione in fazioni
delle colonie: chi rimase fedele al re ( Virginia), e chi si schierò con il Parlamento
( Maryland). Il Massachusetts approfittò della guerra per godere della piena libertà
d’azione e promosse la creazione di nuovi insediamenti formando una Confederation of
the United Colonies of New England per la mutua difesa. Ma nel 1643 il Long Parliament
istituì una commissione per tenere sotto controllo gli affari coloniali. La fedeltà a CarloII da
parte di alcune colonie innervosì il Parlamento che istituì una legge in cui si dichiarava che
le colonie ( fondate con il sacrificio del popolo inglese) erano soggette alle leggi della
nazione e quindi al parlamento. Le colonie uscirono relativamente illese dalla guerra civile,
ma la crescente importanza economica di queste ultime spinse Carlo II a rivalutarle
progettando un sistema imperiale, razionale e ben ordinato che gli permettesse di trarre
più benefici. Intanto i coloni che fino ad allora avevan goduto della loro libertà, si
ritrovarono a fare i conti con uno stato invadente. Tuttavia l’atteggiamento dei coloni fu ben
disposto verso la corona in seguito alla guerra di re Filippo, alla minaccia francese e grazie
ai legami tra i commercianti con la madrepatria. La decisione di consolidare le colonie del
New England in un singolo dominio sottoposto a un governatore reale era un tentativo da
parte della corona di risolvere tutte le problematiche coloniali che l’avevano preoccupata
dai tempi della Restaurazione ( la mancanza di rispetto verso il re da parte del
Massachusetts, gli ammanchi perenni nelle entrate reali, il desiderio di imporre un
controllo più stretto sul commercio atlantico, ecc..). La costituzione del Dominion of New
England del 1686 prevedeva l’introduzione della libertà di religione, l’abolizione delle
assemblee rappresentative e aumento delle tasse, un progetto che però falli grazie allo
scoppio della Gloriosa Rivoluzione che provocò sommosse anche nelle colonie. La
rivoluzione mostrò le divisioni politiche che abitavano nella società inglese e che
ostacolavano il perseguimento di una politica coerente progettata per rafforzare il controllo
nelle colonie. La rivoluzione dell’88 inoltre riaffermò la rappresentanza su entrambe le
sponde e assicurò l’accettazione del pluralismo religioso come componente necessaria
all’ordinamento politico e sociale della comunità atlantica britannica.
Capitolo 6___ L’ordinamento della società
Gerarchia e controllo La famiglia ordinata sotto il controllo del capofamiglia, era una
struttura diffusa nell’America spagnola, in Virginia e nel New England puritano. Per tutto il
periodo coloniale ci fu una tensione continua tra un’immagine tradizionale di società
ordinata e le pratiche e gli accomodamenti sociale che derivavano dalle condizioni della
conquista e della colonizzazione. Tra gli immigrati spagnoli non c’era nessuna volontà di
attuare quegli ideali communitari che si stavano diffondendo in europa (con le dottrine
radicale ed egualitarie), ma la loro aspirazione era lo status e non la sua abolizione (es: il
titolo don in Castiglia era riservato alla nobiltà titolata, ma nelle Indie si diffuse l’usanza di
chiamare don i conquistatori più in vista). Era più probabile che le idee radicali ed
egualitarie si potessero diffondere nell’America britannica, ma comunque la paura di
mettere sotto una cattiva luce le colonie agli occhi dei sostenitori in patria soffocò anche
qui un possibile esperimento comunitario. Ma la guerra civile inglese portò nuovamente
alla luce tutte queste teorie, e nonostante Cromwell soppresse i levellers il danno era fatto.
Il rigido controllo religioso del Massauchettes portò i nuovi immigrati a stabilirsi in colonie
più tolleranti. I quaccheri portarono con sé una nuova disciplina familiare che dava più
autorità alla donna all’interno della famiglia, ed inoltre Penn mostrò come l’egualitarismo
spirituale e la gerarchia sociale potessero essere compatibili. Solo il New England, nei
primi anni di colonizzazione, riuscì a replicare qualcosa di somigliante alla struttura
familiare delle società da cui provenivano proprio perché la maggior parte degli immigrati,
qui, erano gruppi familiari o donne. Nel Chesapeake e nell’America spagnola il problema
dello squilibrio dei sessi rese più lento e più difficile il processo di ricostruzione di una
struttura familiare simile a quella europea. Le colonie nord-orientali dell’America britannica
erano invece un mondo costituito da famiglie (gestite secondo una struttura gerarchica
patriarcale) che rispettavano un modello secondo il quale solitamente al figlio maschio
andavano tutti i beni, mentre le figlie femmine si univano in matrimonio e lasciavano la
casa, il risultato che si aveva era una società composta da una rete familiare estesa. Nel
Maryland e nel Chesapeake il tasso di mortalità era ancora alto, nel primo la maggior parte
dei maschi moriva scapolo, nel secondo invece il tasso di illegittimità era alto a causa della
morte anche in caso di matrimonio di uno dei due coniugi. Una situazione simile vi era
nell’America spagnola delle prime fasi della colonizzazione, insieme al problema di
integrare i meticci nella società ( un problema che non ci fu nell’America britannica dato
che gli illegittimi erano solitamente mulatti che acquisivano lo status dalla madre,
divenendo schiavi). Entrambi i mondi si affidarono alle relazioni di potere insite nel sistema
patriarcale per far si che la famiglia restasse l’unità di base della società. Nell’America
britannica: a livello finanziario le mogli dipendevano dai mariti; le vedove avevano diritto ad
un terzo delle proprietà del marito; la distribuzione delle proprietà tra i figli dipendeva dalla
decisione del padre. Anche la legge castigliana dava autorità ai genitori sui figli fino al
matrimonio, ma le donne spagnole erano più favorite: le figlie femmine come i maschi
avevano diritto a parte dell’eredità, e le vedove si riprendevano al dote, l’arras e metà dei
beni acquisiti durante la vita coniugale. Nel controllo della divisione dei beni gli spagnoli
erano più equi per quanto riguarda i sessi, anche se per evitare la frammentazione del
patrimonio si diffuse nella Nuova Spagna all’inizio del ‘600 il maggiorascato ( sia per
femmine che maschi) tra le famiglie più facoltose. Ma la corona spagnola fu molto attenta
a a non concedere licenze per il maggiorascato, per impedire lo sviluppo di un’aristocrazia
americana. Offriva però un’alternativa al maggiorascato, la mejora, cioè l’accrescimento
del patrimonio di un figlio. Mentre in America britannica per l’eredità erano preferiti figli
maschi dato che avrebbero potuto trasmettere il cognome ( nell’America spagnola sia la
madre che il padre potevano trasmettere il cognome), anche qui si diffuse la pratica del
maggiorascato. Comunque in entrambi i mondi l’autorità paterna era suprema, anche se le
vedove guidavano molte famiglie ( in Spagna potevano avere il loro patrimonio anche
senza l’approvazione delle autorità, cosa invece proibita nell’America britannica). La ricca
vedova nel mondo ispanico rimaneva una figura eccezionalmente potente. Per quanto
riguarda il matrimonio dei figli, mentre le chiese protestanti cercarono di rafforzare
l’autorità dei genitori, la Chiesa di Roma dopo il concilio di Trento si schierò contro il
consenso vincolante dei genitori, lasciando così la scelta definitiva del coniuge ai figli
stessi ( lo stesso fece la chiesa anglicana). Le leggi e l’insistenza sul matrimonio servivano
a limitare matrimoni segreti fa servi, ma comunque riuscirono ad abbassare i tassi
d’illegittimità e gravidanze prematrimoniali. Nel mondo ispanico qualunque figlio nato
prima del matrimonio veniva legittimato se fosse stata fatta la promessa verbale, la
palabras de consentimiento. Per limitare queste nascite illegittime Carlo III emanò una
legge nel 1776 che richiedeva il consenso dei genitori per i matrimoni tra spagnoli al di
sotto dei 25 anni, e la giurisdizione sulle controversie matrimoniali fu tolta ai tribunali
ecclesiastici e data a quelli civili. I genitori avevano molti modi informali per influenzare i
figli, il diseredo, e in più gli spagnoli potevano rinchiudere le figlie in convento.
I primi coloni erano ansiosi di avvicinare le loro neo colonie alle società che avevano
conosciuto in patria. Per quanto riguarda l’America spagnola, in cima ad una società
gerarchicamente organizzata vi sarebbe dovuta essere una nobiltà titolata, che però non
partecipò alla conquista americana, ed inoltre la corona impedì un suo possibile sviluppo
ed in più negò lo status di hidilgos ai conquistatori in ricompensa ai servizi offerti. Anche se
i primi conquistatori divennero encomendieros costituendo una sorta di aristocrazia
naturale, dimostrarono di essere un’aristocrazia con grandi difficoltà a sopravvivere a
causa di ritorni in Spagna ed alti tassi di mortalità. lo stesso valse per la Virginia dove i
primi gentiluomini morirono in poco tempo. Le gerarchie se quindi furono ricreate, si
svilupparono secondo modalità tali da differenziarle da quelle della madrepatria, i membri
dei ceti sociali alti erano troppo pochi per replicare la situazione, vi eran più che altro
uomini in cerca di ricchezza e di un’avanzamento di status. Una situazione che provocò
una ricerca spasmodica di status symbol per distinguere i ceti in una società dove era
facile confonderli.
Antagonismo sociale ed élite emergenti. L’ineguaglianza abbondava nelle società
coloniali così come il risentimento, era ovviamente improbabile che i coloni arrivati nel
Nuovo Mondo in cerca di una vita migliore si rassegnassero di fronte a nuove opportunità.
Un esempio del risentimento economico e sociale accumulato trovò sfogo nella ribellione
di Bacon avuta inizio nel 1675 in occasione dello scontro tra gli indiani sequehenna e le
popolazioni di confine del Maryland-Virginia. Il governatore della Virginia, Berkeley, si
rifiutò di mobilitare risorse della colonia per andare in loro aiuto, e i coloni trovarono aiuto
nel giovane Bacon e con lui si mobilitarono compiendo un massacro di indiani. Bacon morì
di dissenteria inaspettatamente e tornò Berkley che fu sorpreso nel 1677 da tre
commissari reali venuti dall’Inghilterra, a compiere una serie di esecuzioni vendicative.
Bacon nonostante godeva di favori dal governatore, criticò immediatamente la nuova élite,
si trattava di una nuova generazione che stava rimpiazzando i primi gentiluomini che non
erano riusciti a trasmettere il comando ad una seconda generazione ( morirono tutti
abbastanza precocemente). Gli anni ’40 del 1600 avevano portato nel Chesapeake lo
schieramento perdente della guerra civile, figli cadetti delle famiglie della gentry, cavalieri
diseredati, ma anche molti mercanti e imprenditori imparentati con gentry dell’Inghilterra
meridionale. Questi spesso sposavano quei proprietari di piantagioni sopravvissuti dalla
prima generazione, andando così a formare la nuova élite che acquistò nuove terre e
assunse il controllo del governo locale. La crisi degli anni ’60 del 1600 acutizzò ancor di
più le divisione sociali fomentando il risentimento, Bacon ne approfittò e assumendo le
parti di uomini liberi e insoddisfatti andò contro la nuova élite e più precisamente contro la
cricca di Berkley che era ritenuta responsabile della corruzione, delle tasse alte, della
guerra contro gli indiani e delle difficoltà economiche. Fu una rivolta per la restaurazione
del buon governo, anche se infine la reclutazione di servi e neri gli costarono l’appoggio
dei proprietari terrieri. Nella relazione consegnata a Carlo II la colpa fu data al cattivo
governo di Berkley, e il re pensò di ricostruire l’amministrazione della Virginia ponendola
sotto un maggiore controllo della corona. Alla fine del XVII secolo l’assemblea della
Virginia vietò ai padroni di liberare i neri ( a causa del numero sempre in aumento), inoltre
anche la popolazione nativa diminuì dato che si decise che tutti gli indiani catturati fossero
ridotti in schiavitù a vita equiparati ai neri. Intorno al 1700 quindi nacqueuna nuova linea
sociale divisoria, quella tra bianchi e neri, mentre i bianchi cominciavano ad uniformarsi
grazie anche alla cultura condivisa dai maschi bianchi, cioè gioco d’azzardo, corse dei
cavalli e taverna. Quella che si sviluppò poi, fu una società patriarcale guidata da un’élite
seria nel lavorare e benevola nei confronti dei socialmente inferiori. Ma fu la diffusione
della schiavitù ad unire ancor di più i bianchi, privilegiati e non uniti dal disprezzo e dalla
paura dei neri. La società del Chesapeake stava divenendo anch’essa una società
schiavista come quelle delle isole caraibiche britanniche. Gli investimenti in schiavi su
larga scala non facevano altro che consolidare ricchezza e potere della classe dei
proprietari terrieri al vertice della società. L’ordine sociale spagnolo era molto più
complesso, innanzitutto la corona spagnola fece di tutto per impedire la formazione di
un’aristocrazia anche nel Nuovo Mondo perché questa avrebbe solo reso instabile l’ordine
politico e sociale, ed inoltre nell’America spagnola coesistevano due ordini sociali paralleli,
uno indiano e l’altro spagnolo. Dal punto di vista giuridico la nobiltà indiana aveva gli stessi
privilegi della nobiltà spagnola anche se questi nel corso del XVI secolo andarono a
ridursi. Le barriere tra le due repubblcihe si sgretolarono quando un gran numero degli
indiani si trasferì nelle città spagnole. I coloni di discendenza ispanica erano chiamati
creoli, ed essi si contraddistinguevano dalla popolazione indiana tributaria perchè erano
esonerati dal pagamento di tasse. La ricerca ossessiva dei creoli di un segno esteriore di
distinzione sociale ( come l’appellativo don) rifletteva la loro necessità di elevarsi
socialmente in quanto discendenti dei conquistatori. Ma verso la fine del XVII secolo la
divisione sociale cominciò ad offuscarsi a causa del mescolamento razziale ( meticci,
mulatti e zambos). Con il moltiplicarsi delle combinazione, la bianhcezza divenne in teoria
l’indicatore di posizione nella scala sociale. Anche nelle colonie come nella penisola
cominciava a farsi sentire l’ossessione della limpieza de sangre, che divenne un
meccanismo per il mantenimento del controllo del potere, anche se vi era una possibilità
molto alta per i meticci bianchi o quasi bianche di spacciarsi per creoli e godere quindi di
tutti i loro diritti. Ma la corrispondenza tra colore e status sociale non era sempre assoluta,
ad esempio gli indiani di sangue puro che vivevano nelle loro comunità in teoria erano
superiori agli schiavi neri, che però di fatto nelle case dei creoli e nelle haciendas erano
considerati un gradino al di sopra dei primi per le loro occupazioni. Per quanto riguarda la
sfera religiosa, era meglio essere indiani dato che questi al contrario di creoli e meticci non
erano sotto ila giurisdizione dell’Inquisizione. Anche se gli indiani rappresentavano il
grosso dei rivoltosi, al loro fianco vi erano anche neri e bianchi, si trattava di quel substrato
sociale costituito da più razze con difficoltà sociali ed economiche. Ciò porto la società
spagnola a distinguere anche tra i bianchi due fasce: bianchi rispettabili e plebe, cioè
bianchi poveri. Le difficoltà economiche portavano la coalizzazione di neri, indiani e
bianchi poveri anche se la coscienza di casta e colore assicurava la debolezza e
l’instabilità di questa coalizione. L’insurrezione a Città del Messico del 1692, come quella
di bacon in Virginia, fu incapace di minacciare quell’élite ormai consolidata che teneva il
potere. La nuova ricchezza proveniva dalle miniere e dal commercio, ma a causa della
caduta in rovina di alcune famiglie creole e per far si che il governo rimanesse imparziale
agli affari coloniali dei creoli, i nuovi immigrati spagnoli erano preferiti per l’assegnazione di
cariche pubbliche, ma sempre più spesso questi ultimi sposarono esponenti di famiglie
creole per arricchirsi apportando vantaggi da entrambi i lati. Dal 1559 furono messe sul
mercato quasi tutte le cariche locali, dal 1663 quelle del tesoro e dal 1689 anche quelle più
alte, ne approfittarono subito le famigli creole per rafforzare il loro dominio economico e
sociale. Nacque così una rete d’interessi che legava le famiglie più importanti
dell’amministrazione reale, alla chiesa, alle miniere e al commercio. I commercianti più
ricchi invece rimasero una classe a sè e non riuscirono a penetrare nel livello più alto della
società coloniale, mentre i creoli durante il XVII secolo furono ammessi negli ordini militari
e cominciarono ad ottenere anche titoli nobiliari. L’impero americano spagnolo fu così
mantenuto insieme da una rete transcontinentale di famiglie collegate, in più
l’onnicomprensiva struttura del governo reale contribuì a dare un’omogeneità che
nell’America del Nord non v’era. Nell’America britannica le comunità erano chiuse, questo
anche a causa delle diverse spinte immigratorie, delle credenze e pratiche religiose
diverse che andarono a creare un mosaico di comunità che s’insediarono in tempi e modi
differenti e a causa dell’assenza una struttura di controllo uniforme da parte della corona
che lasciò che le colonie si sviluppassero autonomamente. L’uniformità ad alcune
comunità la diede l’idea religiosa ( Massachusetts), ma anche quello fu un problema a
causa dei mercanti infastiditi dall’autoritarismo restrittivo dei ministri di culto. I mercanti del
New England però non furono mai ostacolati da una classe di coloni che traevano
ricchezza da proprietà e cariche( come nel mondo ispanico), e furono quindi liberi di
influenzare politicamente e non solo gli ideali della società a cui appartenevano. I fatti che
precedettero la gloriosa rivoluzione e la stessa provocarono varie rivolte nelle colonie,
sconvolgimenti sociali soprattutto a Boston e a New York, questo perché il tutto accadde in
un periodo di acuto antagonismo sociale, nel momento in cui l’élite stava rafforzando il
proprio potere sulla vita municipale e locale, scoprendo però di essere minacciata dalla
classe di mercanti e da una classe inferiore indignata dal dominio di pochi privilegiati. Per
gli immigrati andati nel Nuovo Mondo per una vita migliore, che si ritrovarono di fronte ai
vecchi sistemi di privilegi e gerarchia la delusione fu molta, anche se il Nord America
comunque dette più libertà e più opportunità rispetto a quella spagnola dove non si poteva
far altro che scendere in piazza e gridar lunga vita al re e abbasso il cattivo governo. Nel
Nord America per poter votare all’elezioni delle assemblee a livello provinciale bastava
una proprietà che di valore pari a 40 sterline, era in questo modo probabile che tutti
trovassero il modo far sentire la loro voce e se ciò non bastava si potevano affiancare
coloro che non avevano diritto al voto in piazza. Verso l’inizio del XVIII secolo, in America
del Nord, l’unione di idee e pratica avevano messo in moto una dinamica che avrebbe
potuta lanciare una sfida all’esercizio del potere e al privilegio dei pochi.
Capitolo 7__ l’America come spazio sacro
Il disegno provvidenziale di Dio Sia per i protestanti che per i cattolici l’America aveva
un posto speciale nel disegno provvidenziale di Dio. Per Cotton Mather la coincidenza
della scoperta della Riforma della religione in Europa con la scoperta dell’America era
parte del piano di Dio. Giovanni Botero invece sostenne che era stata la provvidenza
divina a far rinunciare ai sovrani di Francia e Inghilterra, paesi che in seguito erano caduti
in preda alla suprema eresia calvinista, la proposta di Colombo. I francescani invece
consideravano la conversione del Nuovo Mondo come ricompensa agli sconvolgimenti del
Vecchio Mondo. Cortés era considerato il nuovo Mosé che aveva aperto la strada di una
nuova terra promessa. Essi si consideravano eredi di una tradizione apocalittica, secondo
la profezia di Gioacchino da Fiore all’età del padre e del figlio sarebbe seguita l’età dello
Spirito Santo che sarebbe iniziata con la conversione dell’intero mondo e la costruzione di
una Nuova Gerusalemme sulla terra. Ma questa visione non era condivisa da tutti i
francescani, molti erano scettici sulla conversione e la comprensione della fede da parte
degli indiani. Con la fine del XVI secolo le aspettative scemarono quella che sarebbe
dovuta essere la Nuova Gerusalemme ( Città del Messico) era caduta nella corruzione e
nei vizi dei conquistatori. Ma il progetto più ambizioso dell’America spagnola fu quello dei
gesuiti che con le loro missioni riuscirono a stabilire comunità di indiani che resistettero per
un secolo che oltre ad apportare una ricchezza spirituale fornirono anche floride entrate ai
gesuiti. Al contrario gli indiani rimasero fuori dall’esperimento britannico, cioè fare del New
England puritano, la città su una collina. Molti padri spirituali spagnoli rimasero però
frustrati dalla mancanza di miracoli come ricompensa ai loro sforzi. Per Mather e i suoi
colleghi invece quello non era un mondo di miracoli, ma di speciale assistenza divina, tutto
era scritto nel disegno provvidenziale, il loro compito era di fondare una nuova Britanni in
un nuovo mondo. Il voler costruire la città sulla collina nel New England, rifletteva il
fallimento dei puritani che non erano riusciti a piegare la chiesa anglicana ai propri desideri
e costruire una società come volevano in patria, per questo motivo Dio avrebbe punito
l’Inghilterra per i suoi peccati, l’America diventava quindi un rifugio per coloro che Dio
voleva salvare. Sia per protestanti che ai cattolici l’America aveva un posto preciso nel
grande dramma del giudizio e della salvazione, am se i francescani si riferivano alla
conversione degli indiani, i puritani solo alla salvazione degli eletti. Può darsi che
comunque i ministri inglesi avessero qualche attenzione per gli indiani dato che nacque
una polemica sulla discendenza degli indiani dalle tribù perdute d’israele, una riflessione
dovuta alle somiglianze trovate dai francescani tra i riti indiani e quelli degli israeliti come
descritti nella Bibbia. Cotton ed Eliot cominciarono a pensare agli indiani non come
pagani, ma discendenti degli ebrei, credevano che la conversione era vicina, ed in più
l’esecuzione di Carlo I sembrò essere lo scenario d’inaugurazione del nuovo ordine
millenario. Eliot nel 1651 stabilì la sua prima comunità indiana, ma la restaurazione della
monarchia in Inghilterra mise in dubbio l’avvento del nuovo ordine. Altri non crebbero mai
a queste profezie, e videro nelle pratiche indiane solo la manifestazione del diavolo. Per
mettere in guardia in convertiti da Satana scrissero manuali e organizzarono campagne
nelle quali s’impegnavano a distruggere i luoghi sacri indiani ed erigere al loro posto, una
chiesa, una croce o un santuario. Il ricorso alla magia era un modo per assicurarsi
l’accesso e il controllo delle forze occulte che operavano nell’universo, per questo motivo
queste pratiche si diffusero nel new england puritano ed in altri insediamenti britannici.
Mentre la magia tra i creoli fu materia dell’Inquisizione. In New england la magia fu
considerata opera del diavolo, anche se erano più inclini a considerarla come frutto
dell’ignoranza più che come un peccato premeditato. Inoltre i ministri puritani videro la loro
autorità scemare a causa della forza crescente di quaccheri, battisti e anglicani, la
preghiera e il pentimento erano gli unici strumenti per combattere tutto ciò.
Il villaggio di Salem intorno al 1691 fu protagonista di una persecuzione ed una caccia alle
streghe a cui conseguirono una serie di persecuzioni, denunce e processi, ma dopo il
volgere del secolo tutto andò a scemare( dopo il 1600). Un simile evento accadde nella
rispettiva America spagnola, a Queretarò dove si stabilì un nuovo ramo dell’ordine dei
francescani che impose alla città un regime puritano, entrambi i sessi ne furono influenzati,
ma in particolar modo le donne che si diceva mostrassero segni di possessione diabolica.
I due drammi mostrano somiglianze per quanto riguarda la suscettibilità delle donne ai
messaggi di ammonimento e per le accuse di possessione diabolica dei bambini che
ebbero un peso importantissimo nei processi di Salem. Inoltre in entrambi i luoghi le
accuse coincidono con le campagne per aumentare il livello di religiosità e moralità. Gli
inquisitori di Quaretaro sembravano ansiosi di tutelare la credibilità di un demonio
malvagio piuttosto che quella di un Dio giusto. Mentre nel New England a preoccupare i
ministri più che la figura del diavolo, erano le apparizioni spettrali. Come in Spagna, anche
nelle Indie spagnole le città una volta cristianizzate cominciarono ad adottare propri
patroni particolari: culto della Vergine di Guadalupa in Messico; il culto di santa Rosa da
Lima (una donna visionaria che aveva lottato contro il demonio). La sacralizzazione dello
spazio che si rifletteva nel fatto che località si appropriavano di santi ed effigi, fu
accompagnata da una sacralizzazione del tempo, festività, manifestazioni di devozione
popolare ecc... I ministri di culto anglo-americani non si sforzarono però di adattare ad uso
cristiano i posti venerati dagli indiani; il paesaggio anglo-amricano spoglio di santi, luoghi e
immagini sacre rifletteva la Riforma protestante, così come l’America spagnola rifletteva la
Controriforma.
La Chiesa e la società I due sogni più estremi di conquista spirituale dell’America furono:
una chiesa cristiana primitiva costruita su fondamenta indiane da parte della prima
generazione di frati nelle Nuova Spagna ; e una repubblica di santi da parte delle comunità
puritane stabilitesi in New England. In entrambi casi ci sarebbe voluta disciplina e
sorveglianza che si potevano avere solo attraverso l’istituzionalizzazione che però avrebbe
smorzato il fervore dello spirito. L’autorità degli ordini mendicanti nella Nuova Spagna era
destinata ad essere contrastata dalla Chiesa di Stato, mentre i puritani si ritrovarono a
combattere con anglicani ed altri gruppi religiosi che rivendicavano al propria rivelazione.
Filippo II nella veste di vicario di cristo istituì la Chiesa di Stato sotto il controllo della
corona che avrebbe eletto i vescovi e fondata sui decreti tridentini, ma purtroppo non riuscì
a tenerla sotto il suo controllo come avrebbe voluto. Vi era una spaccatura tra clero
secolare e ordini religiosi e relative tradizioni, nel XVI secolo la corona nominò i vescovi
esponenti di ordini religiosi, nel 1600 la situazione si equilibrò fino al 1700 quando la
corona affidò la chiesa al clero secolare.
Il consolidamento della società creola nei vicereami della Nuova Spagna e del Perù alla
fine del XVI secolo permise la creolizzazione delle istituzioni sia religiose che politiche,
difatti i ranghi più bassi e intermedi dell’apparato ecclesiastico nelle Indie furono occupati
dai creoli, mentre i vescovi continuarono ad essere spagnoli fino al regno di Filippo III.
Nacquero nuove case religiose e monasteri per le figlie femmine di ricche famiglie creole.
Mentre per quanto riguarda il rapporto tra creoli e ordini religiosi fu più difficile perchè gli
ordini avevano un sistema che prevedeva l’invio di missionari dalla Spagna, essi non si
fidavano dei colleghi americani dato che la loro preparazione lasciava molto a desiderare,
sostenevano. Ed in ciò si ebbe il primo scontro tra creoli e nativi spagnoli. La ricchezza
generata dalle miniere consentì la costruzione di chiese. Gli ordini dipendevano da carità,
beneficenza e donazioni varie. Il desiderio di sovvenzionare un culto, un ordine era
espressione di devozione o un investimento spirituale che prometteva benefici a lungo
termine ( preghiere costanti dopo la morte per la salvezza delle loro anime). Inoltre in una
società dove le spese appariscenti determinavano lo status e la reputazione, quindi pie
donazioni facevano acquisire alla famiglia non solo benefici spirituali ma anche prestigio
sociale. Spesso però le istituzioni religiose si trovarono con fondi in sovrappiù rispetto ai
loro bisogni, così nel corso del ‘600 trovarono un modo per investirli, divenendo fornitori di
credito in una società a corto di liquidi, e dato che la chiesa non permetteva l’usura, i
debitori s’impegnavano a versare una rendita annua all’istituzione e la garanzia era
costituita da proprietà immobiliari, il mancato pagamento di una rata poteva portare il
passaggio delle proprietà in mano alla chiesa. Il reddito generato da queste varie attività
servì a finanziare anche ospedali, scuole, collegi. Il sistema educativo era quasi
completamente in mano alla chiesa, la prima università fu fondata dai domenicano a Santo
Domingo nel 1538, costruita sul modello di quella di Salamanca comprendeva facoltà di
teologia, lettere e medicina. L’educazione e il confessionale permisero al clero regolare e
agli ordini religiosi, con l’aiuto dell’Inquisizione, di controllare i movimenti di pensiero. La
prima tipografia apparve nel 1539 a Città del Messico, ma si dedicava unicamente alla
stampa di manuali religiosi, catechismi, dizionari tutte opere necessarie
all’evangelizzazione degli indiani. Mentre il pubblico continuò a dipendere
dall’importazione di libri dalla Spagna, che era ovviamente regolato a Siviglia, anche se
comunque nelle Indie riuscirono a far circolare libri anche proibiti. Gli scritti protestanti a
meno che non fossero utilizzati a scopo di studio per la confutazione, erano proibiti così
come la Bibbia in vernacolo, anche se la Bibbia in generale fu il libro meno richiesto.
Una pluralità di credi. L’autorità che caratterizzava il volto dell’America spagnola non
aveva equivalenti nell’America del nord che fu caratterizzata da varie fedi e confessioni
che nacquero in contrapposizione alla chiesa di Roma. Due religioni rivendicarono il
riconoscimento ufficiale: gli anglicani in Virginia e i congregazionalisti in New England, ciò
non fu permesso al Maryland dove i cattolici erano una minoranza troppo esigua per
imporre la loro fede. Nonostante l’anglicanesimo fosse la religione ufficiale della Virginia
qui fu impossibile istituzionalizzare la religione a causa della debolezza della gerarchia
anglicana, la vita religiosa era regolata da un’unione tra stato e chiesa; erano i laici e non i
pastori a doversi occupare della vita spirituale che prendevano una salario ricavato da una
tassa ecclesiastica imposta a tutta la colonia. Nel 1693 su licenza reale fu fondato il
collegio di William e Mary, un seminario dedito alla formazione del clero alla maniera
episcopale e all’istruzione dei laici. Esso riuscì a formare i giovani maschi della Virginia,
ma come seminario non ebbe il risultato sperato. Nel New England invece fu fondato
l’Harvard College nel 1636 che produsse ministri puritani sin dalla sua fondazione. I
puritani portarono con sè un’idea ben chiara delle comunità che avrebbero voluto fondare.
I ministri di culto non avrebbero dovuto esercitare il potere temporale e la chiesa doveva
passare alcune funzioni allo stato come la regolarizzazione di matrimoni e testamenti.
Mentre il governo del Massuchettes avrebbe avuto ampia giurisdizione su reati religiosi e
morali e non avrebbe interferito sulla disciplina del clero. La disciplina era fondamentale
ma non era chiaro in che modo doveva essere mantenuta come non era chiaro il rapporto
tra ministri di culto e laici. Inoltre la scomunica non aveva comportava punizioni civili.
Spesso Le congregazioni si affidarono ai ministri di culto come guida e di conseguenza
molti ministri si ritrovarono a dominare le loro chiese. I ministri erano eletti dalle
congregazioni. La presenza in New England di una minoranza presbiteriana alimentò la
paura che la forma congregazionalista potesse essere sostituita da un sistema
presbiteriano. Le divergenze dottrinali, le faide e le liti ebbero come risultato la diminuzione
dei fedeli dovuta anche all’aumento della popolazione e agli ostacoli posti dalle chiese a
chi vi volesse entrare a farne parte. I nuovi ministri si ritrovarono ad affrontare da un lato
l’indifferenza religiosa di molti nuovi immigrati, dall’altro il pluralismo religioso. negli anni
’30 del 1600 Roger Williams abbandonò il Massuchettes per fondare una colonia a Rhode
Island che permetteva la libertà di coscienza, perch’egli sosteneva che solo questa
avrebbe garantito la separazione tra chiesa e stato. Un altro gruppo di presbiteriani si
spostò a New York. Le licenze reali che permettevano di fondare nuove colonie fornirono
aperture alle confessioni minoritarie. L’esperimento di Penn che mirava a costruire una
colonia ben ordinata, ma libera, fu destinato a fallire perché i quaccheri come il resto dei
coloni di fronte a grandi distese di terra ricche e fertili cedettero alla frenesia
dell’accaparramento e della speculazione terriera costituendo un’élite di mercanti e grandi
proprietari terrieri. Inoltre ci furono faide tra quaccheri e anglicani e tra élite e coloro che
scoprirono comunque che non vi era un’eguaglianza sociale. La Pennsylvania divenne
una colonia pronta ad accogliere tutti coloro che volevano sfuggire alle restrizioni del
Vecchio mondo senza differenza di fede e nazionalità. Appena la notizia si diffuse in
europa un flusso di immigrati sbarcò a Filadelfia: quaccheri britannici e olandesi, ugonotti,
luterani, calvinisti tutti coloro che avrebbero per la prima volta potuto professare la loro
fede senza essere perseguitati. Nel Maryland in seguito alla Gloriosa Rivoluzione i cattolici
romani furono espulsi dalla vita pubblica e persero il diritto di voto, così anche in
Pennsylvania insieme agli ebrei e ai non credenti.Gli ebrei si trasferirono dal 1658 a
Newport. Dopo l’unione tra Spagna e Portogallo nel 1580 la politica di esclusione di
stranieri fu inapplicabile, così anche gli ebrei riuscirono a stabilirsi nell’America del sud
almeno fino alla rivoluzione portoghese del 1640. Il pluralismo religioso del Nord America
contribuì a rafforzare la diversità politica: nelle Middle Colonies la diversità religiosa
contribuì all’instabilità politica dell’intera regione.

Questo pluralismo religioso fece sì che l’America del Nord si trovasse in continuo tumulto,
ma questi scontri erano anche frutto di un costante rinnovamento spirituale, solitamente la
soluzione si trovava nelle scritture, perchè la Bibbia era comune a tutte queste
confessioni. La lingua e la cultura delle colonie erano pervase da espressioni e riferimenti
biblici continui. La stessa cultura biblica incoraggiò l’alfabetizzazione. Nel Massuchettes
l’educazione primaria spettava alle famiglie, mentre in Virginia l’alfabetizzazione era
misurata in base alla capacità di firmare piuttosto che mettere una croce, ed arrivò al 62%
intorno al 1710. Anche il New England aveva lo stesso sistema e nel 1660 contava il 60 %
negli uomini e il 30% per le donne. Mentre per l’alfabetizzazione creola non abbiamo dati.
La cultura biblica incentivò anche la massa ad accedere al mondo della stampa ( molti
partecipavano alle funzioni religiose seguendo i brani dai propri libri). I contatti tra i due
mondi s’intensificarono grazie anche alla stampa, Cotton Mather si ritrovò a leggere un
libro di Gage dove descriveva la vita nella Nuova Spagna. Cotton di conseguenza nel
1702 scrisse “la religione pura” al fine di portar la luce del vangelo al popolo immorale
degli spagnoli. I contatti tra i due mondi non significarono quindi una maggior
comprensione. D’altronde l’uniformità di fede aveva dato alle colonie spagnole una
coesione interna che mancava alle colonie britanniche.
Capitolo 8___ Impero e identità
Comunità atlantiche Nel 1697 Samuel Sewall ( stesse idee di Mather) raccontò di un
incontro a colazione con un vicegovernatore della Spagna, in occasione di una sua visita
nei domini spagnoli per una riconversione. Questo incontro tra i due mondi era il segnale
di quel vasto processo ch’era già in corso: la creazione di un mondo atlantico integrato.
Intanto in Europa dalla metà del XVII secolo l’equilibrio delle grandi potenze cambiò: la
Spagna s’indeboliva a causa delle rivolte di Portogallo, Sicilia, Catalogna e Napoli, della la
firma della pace dei Pirenei che sancì la nascita della grande potenza europea francese di
Luigi XIV ed in più il trattato di Madrid del 1670. Agli occhi degli osservatori inglesi questo
declino spagnolo era dovuto ad una mancata comprensione della natura della relazione
tra popolazione, prosperità e libertà. La potenza inglese invece tendeva ad aumentare
anche grazie alle colonie americane, alla rapida crescita del mercato coloniale e l’impulso
economico scaturito dal commercio transatlantico. In più la Gloriosa Rivoluzione fornì
nuove idee: l’imprenditorialità commerciale, il protestantesimo e la libertà erano parti
costituenti di un ethos nazionale. Negli anni seguenti alla Gloriosa Rivoluzione Londra era
troppo impegnata a pensare ai problemi europei per poter perseguire una politica coerente
nelle colonie, ma comunque la creazione nel 1696 del Board of Trade and Plantations era
la prova della sua determinazione a rafforzare il controllo su di esse, questo fu
accompagnato, inoltre, dall’istituzione di tribunali per perseguire reati contro gli atti di
navigazione. Le aspre faide tra tory e whig diedero la possibilità alle coloni di sfruttare le
divisioni politiche per i loro scopi. Inoltre le singole colonie avevan cominciato a seguire
l’esempio del Massuchettes nominando un rappresentante da mandare a Londra per tener
sotto controllo la situazione. Il processo di integrazione imperiale era fortemente guidato
dall’espansione del commercio transatlantico e anche favorito dalla guerra, in particolare
dallo scontro globale contro la Francia che si dilagò sulle sponde americane (1689-1713)
dove i coloni inglesi si combatterono al fianco della madrepatria, una guerra che rese
consapevoli i coloni della loro dipendenza dalla madrepatria a causa della necessità di
armi, di flotte per proteggere il commercio, ecc.. Mentre l’Inghilterra assunse sempre
maggior controllo, la debolezza economica e militare della Spagna comportò
l’allentamento del controllo delle colonie americane, di questa debolezza ne approfittarono
commercianti, bucanieri e piantatori che accordavano per spogliare l’impero spagnolo del
suo patrimonio, la Giamaica era in posizione perfetta, dislocata al centro dei Caraibi
spagnoli, per gestire la razzia collettiva del patrimonio d’oltremare spagnolo. Nel 1717 la
corona spagnola rese ufficiale lo spostamento della Casa de Contraction e del Consulado
da Siviglia a Cadice. Non solo francesi, inglesi e olandesi avevan approfittato
dell’incapacità del Consulado di tenere il controllo del commercio spagnolo americano, ma
anche i creoli. Inoltre l’apertura alla fine del xv secolo della rotta commerciale da Acapulo a
Manila offrì nuove opportunità ai creoli e beni di lusso orientali. La forza delle comunità
mercantili dei vicereami americani, lo sfruttamento delle risorse minerarie, lo sviluppo di
agricoltura e manifatture e lo sviluppo di un commercio interregionale, contribuirono ad
allentare la dipendenza economica delle colonie dalla Spagna. Se però le colonie non
avevano bisogne della madrepatria, la Spagna aveva bisogno di esse a causa delle
difficoltà fiscali che assillavano al corona spagnola a metà del XVII secolo. Quanto più
l’economia delle due sponde si diversificava più era complicato raccogliere un gettito
maggiore in una società dove la popolazione bianca e meticcia era esente dalla
tassazione. PIù le richieste di denaro della corona aumentarono e più cariche si misero in
vendita provocando gravi conseguenze, cioè meno controllo sulle colonie alla corona. I
beneficiari di questo processo furono i creoli, in America al passaggio della corona a
Filippo V non si ebbero rivolte come in Spagna ( a causa della creazione di uno stato
nominalmente unificato e centralizzato sotto il controllo di Madrid) dato che la metà del
potere reale era già nelle mani dei creoli. Certo gli spagnoli non avevano limiti sul
commercio come le colonie inglesi, ma queste ultime di contro potevano contrastare
l’intervento dello stato imperiale attraverso le istituzioni rappresentative. I cambiamenti
introdotti da Filippo V nelle Americhe quando avvennero furono solo risposte a problemi
immediati, le cariche continuarono ad essere messe in vendita per consentire alla Spagna
di partecipare alle varie guerre. Mentre il dominio francese fu sempre più minacciato dai
britannici che ottennero l’asiento de negro, precedentemente detenuto da portoghesi e
francesi. Alla sempre più indipendenza delle colonie spagnole si aggiunse il fatto che gli
inglesi avanzando con gli insediamenti sempre più a sud crearono una serie di opportunità
per un commercio illecito tra i territori delle due potenze imperiali. La guerra dell’orecchio
di Jekins del 1739 provocata dal tentativo degli spagnoli di combattere il contrabbando
nelle Indie Occidentali cominciò come un conflitto navale anglo-spagnolo nei Caraibi prima
di essere assorbita nel conflitto europeo per la successione austriaca. Nella comunità
britannica questo scontro diede l’idea ai coloni di partecipare ad un’impresa congiunta,
protestante e libera. Mentre nelle comunità spagnolo lo scontro portò alla concessione
dell’autorizzazione che permetteva alle singole navi, e non flotte, di attraversare l’Atlantico.
Comunità creole. I discendenti dei coloni inglesi dell’America si definivano inglesi proprio
come i coloni spagnoli, ma anche coloro che potevano vantare una discendenza spagnola
pura erano considerati imbastarditi da parte dei peninsulari. Il termine creolo acquisì
comunque una serie di connotazioni negative. L’idea che coloro che si stabilivano nelle
colonie americane corressero il rischi di degenerare non era un’idea solo spagnola, ma
anche inglese. Questa degenerazione, sostenevano, era dovuta alla vicinanza agli indiani,
ma anche il clima e le costellazioni erano ritenute responsabili diretti dei difetti percepiti nei
creoli. Tutti questi stereotipi avevano come punto di partenza una differenza, che era più
culturale che razziale, anche se gli europei erano convinti che con il tempo si sarebbe
mostrata anche una reale diversità fisica. Fu in risposta a queste teorie che scrittori creoli
nel XVII secolo svilupparono teorie razziali sugli indiani ( era la natura che li rendeva così,
e la natura avrebbe fatto in modo che gli spagnoli rimanessero tali anche in territorio
americano). Il termine americano non comparve nel dizionario del 1726, da ciò si deduce il
raro utilizzo del termine dovuto anche spesso all’identificazione dell’americano con
indiano. Solo alla fine del XVII secolo i creoli cominciarono ad utilizzare il termine
americano come segno di pregio. A differenziare le società americane da quelle europee
non era solo la presenza di indiani e neri, ma le differenti caratteristiche che presentavano.
Mentre i coloni inglesi si ritrovarono continuamente a difendersi dalle accuse di esser
diversi, gli inglesi della madrepatria cominciarono criticando la loro origine ( persone
violente che in patria sarebbero state impiccate), poi lo stile di vita adottato dai coloni di
sregolatezza e stravaganza. I coloni rispondendo alle critiche spesso si soffermavano a
riflettere su ciò che poteva essere vero. I coloni inglesi come quelli spagnoli pretendevano
gli stessi diritti dei loro connazionali che abitavano in patria. Le accuse d’inferiorità erano
particolarmente offensive per quei creoli discendenti da conquistatori che cercavano
ricompensa e onori per le gesta dei loro antenati, ma furono ignorati e inoltre si ritrovarono
a dover combattere contro i peninsulari che erano preferiti a loro nella nomina delle
cariche. L’America britannica non poteva rivendicare un’élite di conquistatori, ma
comunque i piantatoti della Virginia cercarono in qualche modo di fondare le loro pretese
di rango sul modello della gentry inglese, spesso egli usavano mandare i propri figli in
Inghilterra al fine d’istruirli come veri gentiluomini ( il caso di William Byrd II che si trovò a
metà tra i due mondi senza appartenere davvero a nessuno dei due). L’orgoglio del luogo
era il fondamento del patriottismo creolo, essi eran convinti che la loro patria era favorita
dalla provvidenza, e vi era una tendenza ad enfatizzare la continuità tra il vecchio e nuovo
dell’America stessa, come mostrava lo stesso stemma della città. Ci fu questo processo di
appropriazione di alcune caratteristiche del mondo azteco e incorporazione nella storia
della patria creola, gli indiani pericolosi e bellicosi erano ormai lontani nello spazio e nel
tempo, e potevano essere quindi assimilati nella mitologia patriottica dei creoli.
Nell’America britannica ciò non fu possibile dato che gli indiani erano troppo vicini, i
puritani del N.E nel descrivere le guerre nel XVII secolo si definivano in relazione ai loro
avversari: gli indiani pagani e i francesi papisti; solo durante il XVIII secolo c quando gli
indiani cominciarono a diminuire inserirono nel loro immaginario gli indiani come esempio
di uomo allo stato di natura. Fu più difficile per le colonie britanniche costruirsi un’identità
patriottica: il New England poteva giustificarsi sulla base della sua missione, cioè essere la
città sulla collina, dando quindi forti connotati provvidenziali e religiosi al patriottismo
locale; mentre le altre colonie si giustificarono usando il linguaggio del miglioramento
(delle terre che avevano avuto in dono), quindi operosità. I coloni inglesi delle isole
caraibiche cercarono di emulare il più possibile la società inglese per dimostrare di non
esser corrotti dai climi tropicali, si trattava di un bisogno psicologico collettivo che
dimostrava anche ai coloni stessi che avevano trionfato sulle barbarie del Nuovo Mondo.
Comunità culturali. La colonizzazione spagnola che fu guidata dal desiderio di innalzare
il livello di civiltà degli indiani a quello degli europei, dette all’impresa coloniale spagnola
sin dall’inizio una dimensione fortemente culturale e religiosa. Nel 1700 l’America
spagnola poteva vantare 19 università contro i 2 college dell’America britannica, ma
tuttavia sembra che i meriti dei creoli laureati furono ignorati dalle autorità di Madrid che
probabilmente pensava che solo l’università di Salamanca fornisse i requisiti necessari a
prestare servizio per lo stato e la chiesa. La cultura spagnola si trasmetteva all’America
attraverso pittori, architetti e artigiani che attraversavano l’Atlantico, ma anche grazie alle
immagini diffuse attraverso libri importati, ovviamente però vi era uno sfasamento
temporale. Nel XVI secolo gli artigiani indiani si appropriarono dei modelli europei per
reinterpretarli secondo il loro gusto. Ma tra la fine del 1600 i creoli riuscirono a creare una
specifica cultura ispano-americana, si trattava di una cultura d’esibizione in cui il
linguaggio visivo serviva a promuovere aspirazioni sociali e politiche di quelle comunità
sempre più complesse; i senso del drammatico era ovunque, essenzialmente urbana e
molto religiosa. Niente di simile vi era in Nord America che però sentì l’influenza barocca. Il
morboso e il miracoloso erano caratteristiche anche della cultura del New England, che
però al contrario degli spagnoli fu ostile al teatro come i quaccheri. Il fatto che l’America
britannica non aveva una cultura come quella spagnola è dovuto alla mancanza di
coesione politica e religiosa. Le colonie inglesi erano ancora nella fase imitazione e
dovevano ancora elaborare le influenze metropolitane secondo stili specifici e originali.
Una cultura anglo-americana cominciò a svilupparsi alla fine del XVII secolo ed era una
cultura di moderazione, il loro gusto andava verso la semplicità, la praticità e la comodità.
Mancava alla cultura anglo-americana il sostegno che la chiesa e le corti dei vicereami
fornivano in alla cultura dell’America spagnola.

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