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Tavola rotonda a inviti – Organizza e modera EDUfashion

Moda critica e micro-economie


Dopo il primo incontro di marzo 2010 a “Fa’ la cosa giusta” continuiamo la discussione
intorno alle caratteristiche di una “microeconomia di moda” (realtà a metà tra l’artigi-
anato e la piccola casa di moda) per individuarne le caratteristiche comuni, i valori,
punti di forza, debolezze ma anche le problematiche comuni e le possibili soluzioni.

Interverranno
Adam Arvidsson (sociologo)
Marianna D’Ovidio (ricercatrice)
Alberto D'Ottavi – (Docente nuovi media NABA)
Giada Gaia Cicala - Ecologina
Michela Cittadino, Lavinia Vicenzi - Laboratorio Lavgon
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Guya Manzoni - Responsabile comunicazione Isola della Moda
Annalisa Messina - Laafia
Serpica Naro Crew
Bertram Niessen (ricercatore)
Stefania Riboni - Stefierre
Zoe Romano ( coordinatrice progetto EDUfashion/Openwear)
Eleonora Ricca - Vectorealism
Sara Savian (project assistant Isola della Moda)
Cinzia Tonin (Formaper – Camera di Commercio)
e altri.

Insieme affronteremo 3 questioni principali:

A partire dal documento bozza in allegato cercheremo di delineare le caratteristiche e i confini


della moda critica.
- Cosa vuol dire moda critica?
- Esiste un sistema di valori unitari?
- Come vediamo lo sviluppo di questo modello nel futuro?

- Quali possono essere le pratiche per andare incontro a questi bisogni di sostenibilità?
- In che modo le Istituzioni riescono o meno ad andare incontro alle esigenze di queste modal-
ità di produzione?

La moda critica sta creando una sorta di microcosmo in cui si muovono una quantità di figure
professionali (fotografi, webdesigners, cartamodellisti, sarti, etc) freelance
- Come si configura questo indotto? Chi ne fa parte? Come si può potenziare collettivamente
questo network in divenire e con un indirizzo sostenibile?

Martedì 28 settembre
h.15-17
SPAZIO AG22
via Alserio 22
Milano
LA MODA SI FA CRITICA

Un nuovo “sistema moda”

Per moda critica si intende l’insieme di produzioni indipendenti che si inseriscono criticamente
nell’attuale “sistema moda”, per poterlo ripensare e strutturare secondo parametri di
responsabilità sociale e ambientale.
La moda critica si compone, ed è rappresentata, da quei soggetti che propongono percorsi e
modalità di produzione, distribuzione e consumo alternative all’odierno sistema moda.

L’utilizzo di materiali riciclati, filati e tessuti bio, tutela dei diritti dei lavoratori, sostenibilità ambi-
entale della produzione e distribuzione, produzioni artigianali, trasparenza nel prezzo di
vendita al consumatore: questi alcuni dei parametri che identif icano le produzioni di moda crit-
ica.

Nella maggior parte dei casi la moda critica riunisce le produzioni di singoli stilisti e designers,
artigiani, imprese familiari, etc.., valorizzando la “micro” e piccola economia del sistema moda
attraverso modalità economiche e di relazione che privilegiano il recupero di passate tradizioni
ripensate secondo necessità e visioni contemporanee.

Il valore aggiunto di una filiera trasparente e sostenibile

Il concetto di “artigianato” viene riconsiderato e ricontestualizzato in chiave attuale: il prodotto


proposto non è mai in serie, prodotto in modo industriale, ma “fatto a mano” attraverso il
recupero di capacità manuali e creative (quella sartoriale innanzitutto, ma anche altre tecniche
di
lavorazione) che nelle lavorazioni industriali vengono perdute e dimenticate.
E lo si affianca all'utilizzo sia di nuove tecnologie di produzione “on demand” come le
macchine di taglio laser e le stampanti 3d, sia alla sperimentazione di nuovi strumenti dai co-
dici
aperti come per esempio telai e programmi open-source per i cartamodelli.

Anche se si avvale di una produzione “in serie limitata” lo fa seguendo canoni ben precisi:
laboratori di confezione italiani, oppure produzioni inserite in progetti di sviluppo internazionale
e commercio equo, che garantiscono una filiera produttiva ambientalmente e socialmente re-
sponsabile, il cui primo obiettivo è il sostegno e sviluppo dei lavoratori del Sud del mondo.

Particolare attenzione è data alla creazione di capi accessibili nel prezzo, mediante la ricerca
di
canali di vendita alternativi e soluzioni innovative sia nel recupero delle materie prime che
nella ricerca dei fornitori.

Si valorizza il concetto di “rete” vs. il concetto di concorrenza: per posizionarsi all’interno del
mercato della moda, saturo e sovralimentato, queste piccole realtà hanno deciso di lavorare
insieme, collaborando in Italia e all'estero. Ecco quindi un modo nuovo e “alternativo” di pro-
porsi
nel contesto moda, sulla base di valori sociali e umani condivisi.

Il Made in Italy acquista un nuovo valore attraverso la possibilità di un contatto diretto con chi
crea
e produce capi “fatti a mano in Italia”.

Le modalità di produzione si rinnovano attraverso la condivisione di saperi diversi: la


produzione
diventa “open-source”, condivisa e partecipata.

Per un consumatore attivo e responsabile

La moda critica arriva al consumatore attraverso percorsi coerenti con i propri valori produttivi:
i
progetti di moda critica prediligono un contatto diretto e trasparente con il consumatore,
che acquista in tal modo “un prodotto” con una storia e non l’immagine/status symbol a cui
richiama.
Il valore economico che viene dato al capo non deriva da speculazioni o da campagne di mar-
keting, ma è un valore “reale” che viene dato al bene sulla base di criteri tangibili (i materiali, il
lavoro artigiano, i costi di produzione).
Il plus valore economico dei capi viene così sostituito da un plus valore di natura sociale, dove
per
sociale si intende l’insieme di pratiche e abitudini che tutelano i diritti umani e ambientali.

Sempre nell’ottica di restituire al consumatore il proprio potere in termini di scelta responsabile


dei propri acquisti, i progetti di moda critica “vendono” e danno visibilità ai propri prodotti in
contesti “pubblici”, perché il consumatore possa toccare con mano il prodotto e soprattutto en-
trare in contatto con il produttore, di modo da instaurare e valorizzare il rapporto umano che
può venirsi a creare fra chi produce e chi indossa.
Sfilate pubbliche, fiere, eventi dedicati sono i luoghi privilegiati della moda critica.

Testo a cura di:


Guya Manzoni, Responsabile Isola della Moda - laboratorio di autoproduzione nato per dare spazio e
visibilità a progetti di moda critica, ma anche per supportare giovani stilisti e fashion designer emergenti
nello start up del proprio progetto.

Zoe Romano, Coordinatrice EDUfashion, piattaforma collaborativa per la creazione di moda e form-
azione continua sulla base della condivisione di capacità e branding etico.

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