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I PRINCIPI di Origene ACURA DI MANLIO SIMONETTI ee ~Toare UNIONE TIPOGRAFICO-EDITRICE TORINESE, I, IL TESTO DEI PRINCIPE 1. I «PRINCIPL» E LA CONTROVERSIA ORIGENIAN, Leesposizione sullo stato in cui ci sono giunti i Principi di Origene e sui criteri per restituire, nei limiti del possibile, il testo originario comporta un sia pur breve cenno preliminare sulla varia vicenda in cui opera fu coinvolta durante lo svolgimento della controversia origeniana}, Bastera ricordare che gid al momento della pubblicazione (220 ca.) Vopera dovette suscitare qualche perplessiti. Sappiamo infatti che Origene scrisse al vescovo di Roma, Fabiano, per discolparsi in proposito, facendo ricadere sull’amico Ambrogio la responsabilita di aver pubblicato cid che era destinato a restare inedito (Hier, Ef. 84, 10}, mentre in una lettera che ci é in parte pervennta (presso Rur., De adult, libr. Orig., 7) egl rigetta Vaccusa di aver scritto che il diavolo si sarebbe salvato®, Non sembra comunque che si sia trattato di accuse di peso rilevante; e nella successiva controversia col vescovo alessandrino Demetrio, che costrinse Origene a lasciare Alessandria, esse possono aver avuto soltanto influenza indiretta. Ma solo poco tempo dopo va morte di Origene, le sue dottrine sulla preesistenza delle anime e sulla resurrezione e aloune interpretazioni allegoriche dei primi capitoli della Genesi furono criticate da Metodio d’Olimpo, espo- nente della tradizione asiatica cost difforme da quella alessandrina De ereat., 2; GCS XXVIT, 494; De resur., T, 4. 20. 29. 32. 33. 1, Per ampia trattazione sulla controversia cfr. Drexaur, Die orige- sistischon Streitigheiton i VI Jakrhundert und das fisfte allgemeine Concil, Minster, 1899; Cavatupra, Saint Jésdme, , Patis, 1922; Fait, 5. v. Ori- sénisme, in DTC, XI, 1565 segg.; GuiLiaumowr, Les hephalaia gnostica PEvapre le Pontique, Paris, 1963. 2 Ma off. De Pr., Tl, 8, 3 ‘Malgrado le varie condanne, “rigene continue ae ee D1 in Oriente® — come del resto in Occidente ~, soprattutto in Pale~ stina fra i monaci, dove, soprattutto per influsso di Evagrio Pontico, i punti pit controversi della dottrina del maestro ven- nero ancor pitt radicalizzati: unita iniziale e finale indifferenciata delle creature razionali fra loro e con il logos divino, forma sferica del corpo che risorgera, ecc. Ma solo nei primi decenni del vr secolo la diffusione dell’origenismo negli ambienti monastici comincid fa suscitare contrasti accesi, che spinsero T'una contro T'altra le fazioni dei monaci pro e contro Origene e alla lunga finirono per provocare l'intervento di Giustiniano. Questi in una lettera indirizzata a Mena, patriarca di Costantinopoli (543), condanna e confuta varie dottrine origeniane, corredando il suo scritto con 24 passi tratti dai Princip e concludendolo con dieci anate- ‘matismi in cui viene sintetizzata la condanna ai danni di Origene (cfs. Manst, Concil,, IX, 488 sege.). Ma il decreto di Giustiniano non riuscl a debellare del tutto Yorigenismo palestinese, che per di pitt si divise in varie fazioni in lotta fra loro, Tl protrarsi di questa situazione di intrigo e disordine spinse Giustiniano a investire della questione il concilio ecumenico che si radund a Costantinopoli nel 553 per decidere sui contrasti fra monofisiti e difisiti e specificamente sulla cosid- detta questione dei Tre Capitoli. La dottrina origeniana, soprat- ‘tutto nella forma estremista che aveva assunto in quegli ultimi anni in Palestina, fu oggetto di dettagliata condanna, che si co- cretd in 15 anatematismi (eft. Mawst, IX, 396 segg,). Le sanzioni applicate manu militari ai monaci palestinesi che non vollero sottoscrivere la condanna conciliare provocarono 1a fine del movimento origenista. A tali avvenimenti e soprattutto alla condanna conciliare ed imperiale si deve imputare la perdita del testo originale dei Principi cosl come di gran parte delle opere i Origene. Per quanto riguarda specificamente la nostra opera, Ia perdita anche della traduzione geronimiana, oltre che del testo greco, 8, Perfino Teofilo si sarebbe continuato a dilettare della lettura di Origene, Feonoscendo il molto di buono che cera nelle. sue opere: cir. Sock. if. E., VI, 17. In effetto Teofilo fu mosso ad attaccare Origene Eoltanto per il contrasto con i monaci egiziani e non perehé fosse convinto Setwutiee della campagna antiorigeniana di Epifanio, Percid I'assecond® solo nché gli foce comodo. fa sl che essa, nella sua integrita (0 quasi), sia conosciuta sol- tanto dalla traduzione, dichiaratamente infedele, di Rufino. Fortu- aatamente disponiamo di una cospicua, anche se non sempre del tutto fededegna, tradizione indiretta, che, opportunamente nessa a frutto, permette di correggere e integrare parzialmente 1 testo rufiniano. Esaminiamo in breve le pitt importanti testi- monianze in proposito. 2. La TRapuzions pr RUFINO. Per valutare esattamente carattere e valore della traduzione 4i Rufino* dobbiamo tener distinti due punti: x) valutazione della traduzione in generale; 2) valutazione specifica dei passi dottrinalmente impegnati. Quanto al primo punto, si tenga presente che Vesercizio del tradurre ricadeva in antico sotto precise norme di carattere retorico, la cui enunciazione ed applicazione Cicerone aveva rese canoniche nella scuola: si pensi alle sue traduzioni di Platone. Al tempo di Rufino la questione era stata riproposta, in ossequio alla tradizione scolastica, da Girolamo che nella lettera $7 aveva siaffermato Yopportunita che il traduttore non si limitasse ad ‘una versione ad lifteram ma, fedele al senso dell’opera da tradurre, zon trascurasse di elaborare retoricamente la traduzione: in altre parole, pid che di una tradusione come intendiamo noi moderni, si doveva trattare di una vera e propria parafrasi. Il raffronto con i due lunghi passi delVoriginale greco dei Principi tramandati nella Philocalia permette di accertare che proprio questo era il carattere della versione di Rufino: e il carat- tere dei due passi, privi in buona parte di punti dottrinalmente pericolosi, ci garantisce che 'andamento parafrastico @ dovuto soltanto a ossequio alle norme del genere letterario. La libert’ i Rufino & giunta al punto di sopprimere qualche passo, ritenuto poco significativo, per motivi di brevita , e di apportare invece piccole aggiunte, soprattutto ai fini di collegare meglio i vari exgomenti (espressioni introduttive, ricapitolative, di trapasso) e i chiarire qualche passo troppo pregnante"*, In questo senso 9. Per ampio ed equilibrato esame di questa traduziono cfr. Baoy, Recherches suy 'hisoive du toxle ef des versions latines du De Principite Origins, Patis, 1923. 3 ir Cir HE, Ye 1V, 1-3 passim, ricordiamo anche la cura con cui Rufino é solito riportare termini tecnici greci nella lingua originale, facendoli poi seguire dalla traduzione 0 parafrasi latina, mentre come esempio della ten- denza ad ornare il testo ricordiamo svariati riecheggiamenti virgitiani # ¢ 'inserzione di locuzioni che chiaramente arieggiano lo stile Titurgico*. Occorre aggiungere che a questo impegno sul piano retorico non si accompagna altrettanta capacita nel tra- durre locuzioni e concetti filosofici espressi da Origene in termi- nologia tecnica: troppo spesso qui Rufino riesce ad essere solo generico e approssimativo: cfr. p. es., III, x, 1 segg. Pit difficile riesce invece la valutazione dei passi in cui l'alte- razione di Rufino rispetto alloriginale & dovuta a preoccu- pazioni di carattere dottrinale, tanto pitt che a questo proposito Ja possibilita di confronto ci @ offerta quasi soltanto da passi tramandati da Giustiniano e da Girolamo, cio’ da fonti pregiu- dizialmente ostili ad Origene e interessate a presentare il suo pensiero nell’aspetto pitt sfavorevole. Rufino nelle prefazioni preposte ai libri I e TIT chiarisce su questo punto i criteri seguiti nella traduzione: egli dice di aver soppresso e modificato cid che gli era sembrato in contrast con la retta fede, ritenendolo corrotto o interpolato da avversari di Origene, e nella seconda delle due prefazioni precisa di aver tralasciato di modificare 0 sopprimere i passi relativi alla pree- sistenza delle anime rispetto ai corpi, in quanto considerava la questione non ancora dogmaticamente definita, e percid. non necessario eliminare quanto a titolo di proposta personale Origene aveva affermato su questo punto, Dichiara anche di aver inte- grato, valendosi di altre opere di Origene, passi di contenuto troppo pregnante percid oscuri per il lettore latino. r2, Cir, pes, La, 5) 0, 21% Le 4. gil 5 5: Th 3 6: Th 7. 4 U1, 11, 6; Lit, 5, 4. Quast mite { casi di parole greche Fportate nella lingua “originale e poi chiosate si trovano nei primi due libri, che sappiamo essere Stati seriti-con pit fretta degli altri due (ctr. la Prefazione di Rufino al fibro I11). 1 Bardy, cui rimando per un elenco completo di questi termini (pp. t2r seg), pensa che proprio da questa certa fetta potrebbe esser dipesa In tendensa di Rufino a trascrivere © chiosare, senza impegnarsi in un tentativo pid personale di traduzione. 23. Off, p. es. HL, 2, 10; WL, 1, 12; TT, 1, 2 IV, 2, 95 IV. 3 3 ‘Tutti questi tiecheggiamenti si trovano negli ultimi due libri: segno ~ io credo ~ di maggior cura nella composizione. Per un elenco completo ft. Findice sv. © BAxbY, op. cif, pp. 126 segs. 14. Cie. T, 6,2; 11,7, 3 I, 7, 11, 9,4, eee; BARD, op. ct. pp. 128 segg. In questa sede non interessa discutere il tentativo rufiniano di far passare per interpolati e corrotti i luoghi di Origene in contrasto con la retta fede ensi come si era venuta precicando nel corso del 1v secolo: bastera ricordare che Rufino aveva dedi- ato alla questione un intero trattatello aggiunto in appendice alla traduzione dell'Apologia di Panfilo. La documentazione che qui viene addotta a suffragare Iaffermazione non @ priva di significato ¥, ma in complesso il tentativo di Rufino non incontrd sucesso neppure nell'antichita. Quanto alle aggiunte tratte da altre opere origeniane, la scarsezza di mezzi di controllo non consente di individuarne con sicurezza neppure una Qualcosa di pitt preciso si pud invece concludere in merito alle alterazioni © modificazioni di passi ritenuti dottrinalmente pericolosi, sulla base del confronto con quanto ci hanno lasciato Girolamo e Giustiniano. Da tale confronto emerge con una certa chiarezza che le preoccupazioni di Rufino ebbero come oggetto soprattutto i passi dei Principi in cui Origene prospettava i rapporti fra le tre persone divine in forma accentuatamente subordinazionista: e cid & pitt che ‘naturale perché era ancora recente il ricordo della controversia ariana, e proprio la controversia aveva favorito tale approfondimento dei termini della questione che essa ormai era stata dogmaticamente definita, e in alcuni punti in maniera difforme da come l'aveva trattata Origene. Percid i passi orige- niani pit pericolosi in questo senso risultano o soppressi o modifi- cati, anche se nelle linee generali V'atteggiamento di Origene risulta abbastanza scoperto”. Pit incerto si presenta invece il comportamento di Rufino in merito ai molti punti in cui Origene presentava, sia pur a titolo di proposta personale, la sua dottrina in merito allorigine 15. Rufino riporta un piasso di lettera in cui Origene lamenta che il eretici avevano in un palo dt circostanze alterato 0 falsificato fl reno" conto di pubblici dibattti Che egli aveva avuto con loro. Sono anche addotti fesempi di falsi verificatisi durante Ia controversia atiana: cit. De adull Wp. Orig., 7 © xr 066, 16. Cir.’ comunque T, 1, 8 in nota, 17. Cr. I, 2 e 3, passim. L’animosita e talvolta anche la mala fede con cui gli avversari impugnavano le opere di Origene portavano a tavvii sareerrori anche ld dove non c'erano: cfr. p-es.,T, 1, 8¢ nota. Si tenga anche presente che Timpostazione di carattere prevalentemente statico che il problema trinitario aveva ricevuto durante la controversia ariana portava facilmente a fraintendere il carattere dinamico della concesione tiinitaria origeniana. x6 INTRODUZIONE, dell'anima, alla resurzezione del corpo, alla corporeit degli esseri ‘azionali, Si trattava di questioni fino allora 0 non definite © reiiothe soltanto. nelle Tinee general: e questo punto {afte sears come abbiamo accennato, nella seconda, prefazione Drakes parte non gli sfuggiva che certe soluzioni proposte da Origene, p. eS. sulla preesistenza delle anime rispetto ai corpi, caged gia suscitato contrasti e prese di posizione negative. Sa in generale, il modo stesso seguito da Origene, di presentare vn varie questioni pit soluzioni alternative, discutendone il pro contro, era tale da sconcertare Io sprovveduto lettore latino © Mia confonderne le idee: basti pensare alla discussione sulla fraamigrazione delle anime che chivdeva il bro I, Tp tale situa- sm Rafino ha adottato una via di mezzo, limitandost a Sof primere solo qualche passo, a modificarne qualche altro cercando Bevuesamme Te punte pit periclose, 2 presentare qualche discus- saan maniera da orientare il lettore verso quella delle soluzioni proposte che eli sembrava pi accettabile ¢ mene soggetta a possibili critiche ®. Il risultato di questo lavore @ stato di alterare Postscare in pill punti Ja Tinea dell’argomentazione origeniane « oinl complesso essa si lascia individuare con suficente preci- Tone anche senza ausilio della tradizione indiretto. Pea na puntualizzazione storica basteri aceennare che nel gecole seorso'e nei primi decenni del nostro, di pari passe St sereMoterione nogativa dell’operato di Rufino nella controverstt Grigeniana, @ stata predominante la convinaione ¢'6 i lavoro di co aasione apportato da Rufino sul testo origeniano fosse stato modifetcale da. svisario completamente 1A dove essa. tra\fat Geile questioni pid dibattute~, Ma da alcuni decenn ha comin- dele Quist strada un apprezzamento pit equilibrato della part® ficoperta da Rufino nella controversia™, ¢ parallelamente 1a ricoperjone che Te modifcazioni da lui apportate a! testo di Origene siano state, anche se notevoll, non ‘ali da sfigurare le ve, La stessa onervasone 8 nel Apologia ag Anastasio (6) Se atoning Gefanima, com siprese i quanto Origens avers seritto aT, Graaf, 5 dei Princip 5get PMSA, 1, 6 TL, ap ME 6 passim, Tales Pe con rauZicel Rosh dottsina che Origene presentava 3m SWSNESTS rautonth di omic ace a gencriche terze persone: cf Ts 3° 3 © nol auvra, Ring Tngue di procedimento gib orgesiano: TV, 4: © ratte, cOmUDGNS Sone del Ds Fave, Origene, HL, Paris 1970 © acl Koen tae questa base he fondato 1a reostrusione motti punt Bal testo dei Principi: ett. infra. testo. dei Gpera del Cavallera ricordata a nots 1 ENTRODUZIONE y linee fondamentali di pensiero*. L’autore di queste pagine, pur non condividendo certi tentativi di rivalutazione troppo radicale dell’operato di Rufino, si allinea in complesso su questa seconda posizione. Per i riflessi che questa posizione ha riguardo alla ricostruzione del testo origeniano cfr. il § 6 di questo capitolo, Il testo della traduzione di Rufino ci @ stato tramandato, insieme con la traduzione dell’Apologia di Panfilo, da numerosi manoscritti, che testimoniano 'interesse di cui fu oggetto Origene nel Medioevo in Occidente nonostante le varie condanne ufficiali. Essi si suddividono in due famiglie « e y: i principali_mss. della prima famiglia sono 'Augiensis CLX del sec. x; il Bam- bergensis BIV 27 del sec. x1; il Casinensis 343 del sec. xu; della. seconda famiglia ricordiamo il Parisinus Sangermanensis 12125 del see. 1%; il Metensis 225 del sec. x; l'Aurelianensis 222 del sec. x: il Parisinus Sorbonicus 16322 del sec. xu. Ambedue le famiglie rimontano ad un archetipo comune, scritto con ogni probabilita nel see. V-vI e che & stato chiamato codex Lucullanus da Castel- Jum Lucullanum in quel di Napoli, dove probabilmente fu scritto. Per pitt ampia descrizione di tutti i mss. rimando all'Introdu- sione dell'ed. dei Principi curata dal Koetschau: cfr. il § 6 di questo capitolo. 3. I PASS DELLA « PHILOCALIA». La Philocalia® & un’antologia i passi scelti dalle opere di Origene, compilata da Gregorio Nazianzeno e da Basilio di Cesarea probabilmente nel 358 (Grrc., Ep. 113). A differenza delle opere complete di Origene che a causa della condanna del $53 sono quasi tutte andate perdute negli originali, la Philo- calia, dato il carattere frammentario e soprattutto Yautorita dei due compilatori, continud ad essere letta e trascritta in etd bizantina, sl che di essa ci sono restati numerosi mss. *. Dobbiamo a quest’opera la conoscenza di parecchi passi di opere andate altrimenti perdute. Non & questo il caso dei passi 22. B questa la convinsione che il Bardy ricava dall'analisi delle varie tastimonianze su cui fondiamo la nostra conoscenza dell’opera di Origone: ef. lo seritto citato a nota 9. 23. Cir. BARDY, op. cit, pp. 36 seeg. 24, Cle, ed. dei Robinson (Cambridge, 1893) e lo studio del Koetschau in TU V1, 1. 18 iNTRODUZIONE, trascritti dai Principé, data Vesistenza della traduzione di Rufino: ma non per questo i passi in questione sono meno importanti, in quanto costituiscono un importante, anzi i pit importante, mezzo di controllo della traduzione latina di cui noi disponiamo. T passi trascritti sono soltanto due (III, x IV, 1-3); in com- ppenso perd sono molto lunghi, e abbracciano complessivamente {quasi un sesto delVintera opera: essi trattano rispettivamente del ibero arbitrio e della interpretazione della sacra scrittura. T motivi che hanno spinto a scegliere proprio questi passi a prefe~ renza di altri sembrano abbastanza evidenti: da una parte sta Vintrinseca. importanza degli argomenti trattati e Ieccellenza della trattazione origeniana, che fa di ei due testimonianze esemplari, difficilmente sostituibili nell’ambito dell'intera Tette- ratura cristiana antica; dall’altra parte sta il fatto che in essi Yortodossia @ messa raramente e solo marginalmente in pericolo; e su questo punto a meta del 1v secolo si era gid diventati molto esigenti. Tl confronto con il testo rufiniano permette di accertare, in linea generale, il carattere parafrastico della versione latina di cai abbiamo gid parlato. Qui @ pitt interessante rilevare che Tispetto al testo latino quello greco presenta: 1) un Iungo passo in pitt; 2) parecchi passi in meno, di dimensione molto varia; 3) alcuni passi in cui, pur nella fondamentale convergenza, la Gifferenza fra la versione latina e il testo greco eccede i limiti che si possono concedere anche alla pit libera parafrasi. Tl primo ‘unto (IV, 3, 7) non pone difficolt&: un excerplor diffcilmente 2 interpolatore; e Ia soppressione é chiaramente imputabile a Rufino, che I'ha fata per brevita. Pitt complessa ¢ di pitt diff cile soluzione si presenta Ja discussione sugli altri due punti. ‘Alcuni passi che il latino presenta in pit del testo greco, in cui si tratta — alla fine di III, 1 e a IV, 3 ~ della dottrina della preesistenza dell'anima, gid in considerazione della pericolosita Gell'argomento facilmente fanno pensare a soppressioni operate prudenzialmente dall’excerptor greco. Il fatto che di aleuni di ssi esiste anche la versione di Girolamo elimina ogni possibile dubbio®. Di contro @ facile individuare una nutrita serie di sicure interpolazioni rufiniane: si tratta, come accennavamo prima, Gi espressioni introduttorie, conclusive, di transizione; a volte di amplificazioni di carattere retorico (III, x, x0. x6), @ volte di 25, Cfr. UI, 2, 23; IV, 3, 10. ENTRODUZIONE 39 i, Ma non mancano alcuni casi di fronte a cui si resta dubbiosi: il fatto che essi non trovino corrispondente nel greco e che non ¢ alcun motivo che possa spiegare una loro prudenziale eliminazione porta stibito a pensare che si possa trattare di interpolazioni operate da Rufino come in tanti altri casi. Ora perd si tratta, a differenza dei casi sopra accennati, di passi o tali da integrare il contesto meglio di quanto non faccia il testo greco 0 comunque esprimenti concetti cosh tecnici ¢ in forma cosi precisa che & molto difficile pensare che essi pos- sano provenire dalla penna di Rufino, cos poco a suo agio nel ragionamento filosofico anche quando si tratta solo di tradurre. In qualche caso non sono alieno dal considerare autentico il testo latino, in altri si resta assolutamente indecisi*. Analoga situazione presentano vari passi in cui al testo greco fa riscontro una traduzione latina molto difforme; qui non ci troviamo di fronte alle solite banalita che contraddistinguono Yapporto personale di Rufino, bens! di fronte ad argomenti ben calzanti col contesto, a volte acuti e ben condotti al punto da far risultare la traduzione latina non solo pitt esplicita e chiara del testo greco, ma addirittura pitt rigorosamente logica e conse- guente®: non credo di valutare Rufino al di sotto delle sue effettive capacita, se lo considero incapace di esprimersi in forma cosh pertinente e rigorosa. Se ammettiamo che, oltre i punti in cui la Philocalia abbrevia per motivi di prudenza, ce ne sono anche altri in cui la versione latina si presenta come autentica o nell’aggiungere rispetto al testo greco o nell’esprimersi in maniera diversa, possiamo, sl, in linea di massima far ricadere la responsabilita dell'alterazione sull'excerptor della Philocalia, ma non possiamo pero neppure trascurare altre due possibilita: x) alcune omissioni potrebbero essersi verificate meccanicamente nel corso della tradizione mano- scritta; 2) alcune omissioni e alterazioni potrebbero addirittura rimontare ad un periodo anteriore alla compilazione dell’anto- logia, si che l'excerplor avrebbe lavorato su un testo gid qua e La diverso da quello di cui si sarebbe di a poco servito Rufino 26. Cir, p. es IIL, x, x0 e TV, 3, 10, dove Koetschau, contro Robin- son, considera’ autentica Taggiunta fornita da Rufino; © inoltre IIL, 1, 27. Che, p. es., HT, x, 9, 17. 23. 24 28. Cf, p. es., le banali omissioni di qualche parola nelle citazioni seritturistiche di TIN, 1, 10. 27 per la traduzione. Tl particolare carattere dell'opera origeniana, tanto soggetta a censura, e le dispute che su di lei si erano accese facilmente possono essere state d'incentivo ad operare arbitrariamente sul testo. 4. T PASSE TRAMANDATI DA GIROLAMO E DA GIUSTINIANO”, Abbiamo gid accennato alle circostanke che indussero Giro- lamo ad opporre alla traduzione rufiniana dei Principi un‘altra traduzione rigorosamente letterale, si da mettere in evidenza tutto cid che di erroneo e di inaccettabile per la fede conteneva, Jo scritto origeniano: in tal modo V’adesione alle file del fronte antiorigeniano e V'asprezza della polemica lo spingevano a rinne- gare quello che fino allora era stato il suo metodo di tradurre Origene: liberamente e in maniera da attenuare le affermazioni pitt pericolose. A stare a quanto Girolamo scrive nell’Ep. 124 (ca. 470), la traduzione sarebbe stata oggetto di strani maneggi e anche di alterazioni. Essa comunque dovette avere diffusione molto minore di quella rufiniana, come dimostra il fatto che di lei si perse quasi immediatamente ogni traccia: connessa stretta~ mente con la controversia origeniana, non riuscl a sopravviverle, Ma fortunatamente per noi, nella citata Ep. 124 all’amico Avito che gli aveva chiesto ragguagli su Origene e sui Principi, Giro- Jamo riassume in forma abbastanza analitica il contenuto dello scritto origeniano, corredando l’esposizione con frequenti citazioni Gi brani tratti dalla sua traduzione®, Tutta 'esposizione gero- nimiana mira a mettere in risalto quanto di pit inaccettabille per la fede c’é nell’opera di Origene, e i passi addotti letteralmente sono stati tutti scelti in base a questo intendimento: non v'e percid alcun dubbio che la lettera dia un’immagine unilaterale deformata del contenuto dei Principi, si che il suo impiego al fine della ricostruzione del testo originale va fatto con grande precauzione. Sotto questo punto di vista facciamo precisa distinzione fra la lettera considerata nel suo complesso e i passi che dichia- 29, Cr. Banpy, op. cil., pp. "54 68g: 49 S288. Jo, Liesposicione & fatta sequendo sistematicamente l'ordine del opera ai Origene, on Vinserzione delle citazioni letterali a mano a mano che Girolamo ie incontrava nel testo della sua traduzione. Questo procedi- Shento permette di individuare quasi sempre con notevole approssimazione HT punto dellopera in cui inserire 1 passi tiportati da Girolamo che invecs Rufino aveva prudensialmente omess0. ents mmo eich comme witexhes ietieel, Questo ale lettera, la scoperta passionalitA con cui essa é redatta ha fatto |. ai che il pensiero di Origene risulti spesso - in buona o in cattiva | fede - deformato. Si tenga presente il carattere di proposta con {cl carte dttrine son presentate da Origene in forma alternativa: bastava porre J'accento sull'una invece che sull’altra per far st che Origene si esprimesse in forma apodittica invece che dubi- tativa su punti pericolosi di dottrina. Si veda I'esposizione, corre- data di citazioni, che Girolamo fa dei capitoli dei Principi in cui Origene trattava della corporeita o meno delle creature razio- nali ¢ della resurrezione dei corpi prospettando due diverse pos- sibili soluzioni: mentre Rufino tende nella sua traduzione a presentare Origene come fautore della dottrina della corporeita iniziale e finale delle creature intelligenti, Girolamo senz’altro gli fa propugnare la dottrina dell'incorporeita (cfr. II, 3 e IIT, 6). Ne consegue che solo con estrema prudenza ci si pud valere, per la ricostruzione del pensiero e del testo gemuino dei Principi, dei passi in cui Girolamo ne riferisce solo in forma libera riassuntiva. Diverso' & invece Vapprezzamento sui passi in cui Girolamo tiporta il testo dei Principi in forma letterale. Anche qui & ‘opportuno far uso di una certa cautela perché il confronto con superstiti passi in greco® permette di constatare che neppure la traduzione di Girolamo in fondo era cosi letterale come la presenta 'autore 8, Soprattutto non si deve trascurare il fatto che talvolta poteva bastare qualche leggera alterazione o ten- denziosa interpretazione suggerita, anche involontariamente, dal malanimo perché il complesso e problematico pensiero di Origene risultasse distorto. Ma in generale & fuor di dubbio che la ver- sione di Girolamo era pitt letterale di quella di Rufino, si che i passi superstiti, staccati dal contesto tendenzioso in cui sono , permettono di correggere pitt volte il testo rufiniano 3r, Si veda anche, p. e&., la maniera tendenziosa con exi Girolamo presenta la discussione origeniana sulla tresmigrazione delle anime ~ dot- trina da Origene sempre rifutata ~ a Ep. 124, 4 © 7. 532. Sfortunatamente i riscontri sono sporadici: infatti Girolamo riporta sempre passi in cui Origene esponeva dottrine pericolose, 1A dove nella Philocatia sono stati riportati proprio 1 passt meno esposti a risehi sul piano dottrinale. '33. Cf. gli esompi cho roca il Bardy a pp. 182 segg. Si tratta comunque ai vatiaziont di poco conto: percid riteniamo superfiuo riportare i passl in esteso. i integrarlo 14 dove, soprattutto verso Ia fine dell’opera, esso risulta notevolmente lacunoso. Queste stesse considerazioni possono valere sostanzialmente anche nei confronti della lettera inviata nel 543 da Giustiniano a Mena, patriarca di Costantinopoli, tenendo perd presente che qui la prudenza deve essere anche maggiore. La tendenziosita che ha ispirato sia la lettera in cui vengono addotti ¢ confutati gli errori di Origene sia la silloge dei 24 passi tratti dai Principi, Gi cui la lettera & corredata, & la stessa che aveva ispirato la Ep. 124 di Girolamo, aggravata dal fatto che ormai le lince genuine del pensiero origeniano cominciavano ad essere svisate f alterate dalle speculazioni degli imprudenti monaci palestinesi, aumentando il carico a danno del maestro™. Percid anche {questo caso un effettivo contributo per la ricostruzione del genuino contenuto dei Principi si potra ricavare soltanto dai passi che ‘vengono espressamente addotti come citazioni letterali. Si tratta di un florilegio di 24 passi brevi ed elencati disordinatamente, talvolta corredati da indicazione sbagliata del libro dei Principi da cui sono stati tratti. Non si trata di una silloge preparata ‘personalmente da Giustiniano, ma fattagli pervenire dai monaci palestinesi antiorigeniani: e il passaggio da una trascrizione al’altra non ha certo giovato alla esattezza delle citazioni. Non si pud neppure escludere che qualcuno degli estratti sia lacunoso, nel senso che di tn passo origeniano sarebbero state trascritte soltanto alcune espressioni 3, D'altra parte non abbiamo possi pilita di vagliare la esattezza delle citazioni, perché i diversi ceriteri che hanno guidato questo excerptor e quello della Philocalia fanno si che i casi di riscontro siano limitati ad uno solo (LV, 3, 2) € poco significative, Ma nonostante queste riserve ¢ le altre che ‘a4: Si fa carico, p. 6s., ad Origene di sostenere la forma sferica del compe nella resurrezione, ‘che sombra essere dottrina, non origeniana. Gomungue la lettera del 543 fondamentalmente prende di mira il genuino Snsierg di Osigene, anche se interpretato ix malam fariem. Tnvece git BeRtematismi del coneitio di Costantinopoli del 553 hanno senza dubbio Ents Oggetto le dottrine del monact origenisti (cfr. Guntaunoxr, op. eit. fp. 140 seg): per tal motivo essa non ci & di alcun aiuto. Per il testo BP ibetere it Grastiniano © degli Anatematismi del 553 cfr. Manst, Concil, TS, pp. 488 segg., 396 seag. i FP pits. ii. 8 proviene dal libro T e non dal IV; il fr. 15 proviene dal Hiro T'e'non dal IL, Altre volte il titolo che corzeda il frammento Soh corrisponde al contenuto del frammento stesso: cfr. i fr. 5 © 8. 36 Cir IL, 1, 1; IL, 9, ¥ potremmo ancora avanzare, il florilegio giustinianeo in pitt di un caso permette di acquisire elementi utili ai fini della nostra ricerca, 5, TESTIMONIANZE sINORI*, Dell’Apologia scritta in favore di Origene dal martire Panfilo i Cesarea agl'inizi del rv secolo in 6 libri possediamo solo il T nella traduzione di Rufino, anteriore solo di pochissimo alla traduzione dei Principi. Il criterio di Panfilo era stato quello di difendere Origene con Origene, riportando le varie accuse che ali venivano mosse e facendole seguire da passi di scritti orige- niani tali da escludere la fondatezza dell’accusa. Fra i passi tiportati da Panfilo nel libro I ce ne sono parecchi tratti dai Principi, di cui percid c’é rimasta la traduzione rufiniana. Si tratta di traduzione nella massima parte coincidente con quella dell’opera integrale, oltre tutto perché evidentemente Rufino ’ha tenuta sott’occhio quando ritraduceva quei passi per la seconda volta: eppure il confronto con Panfilo qualche volta é utile, non soltanto perché permette di correggere qualche errore prodottosi nella tradizione latina dei Principi ma anche perché in qualche punto Rufino ritraducendo ha cambiato un po’, e proprio la prima traduzione si rivela pit: fedele della seconda, Fozio conosceva altre Apologie in difesa di Origene, oltre quella di Panflo (Biblioth., cod. 118), e ci ha lasciato alcune notizie su uno scritto anonimo di un fedele origeniano, proba- bilmente dell'inizio del sec. 1v, il quale cercava di giustificare le espressioni pit reprensibili di Origene spiegandole o come afiermazioni fatte a mo’ di proposta personale, per esercizio, ‘ovvero come interpolate da altri, sulla base della lettera di Origene i cui appresso si sarebbe servito Rufino per suffragare la stessa tesi. L'interesse, anche se modesto, che questo scrittore presenta ai nostri fini sta nel fatto che Fozio ci ha tramandato 15 obie- zioni antiorigeniane che egli aveva addotto per confutarle: e qualcuna di esse ha Iaspetto di essere stata dedotta ad litteram © quasi dal testo dei Principi*. +37. Non si pub certo escludere la possibiliti ai qualche interpotazione «e altzrazione volontaria. 38. Cir. BARDY, op. cit, pp. 20 segs. bo. C&T, 8, 43 1, 3, 42.Cle, p. eo Ie obiesiont 2 (— De Pr La, 23) 23 15 (= 1, 26). 1 8); oO ave oe: Ve pinesss G2 mndor), piu ammenti vatt su Luca e Matteo; nella traduzione latina di Rufino ci restano 36 Omelie sulla Genesi, 13 sull’Esodo, 16 sul Levitico, 28 sui Numeri, 25 sa Giosué, 9 sui Giudici e 9 sui Salmi 36, 37 € 38. Girolamo ci ha lasciato la traduzione latina di 2 Omelie sul Cantico, 9 su Isaia, 14 su Ezechiele, 39 su Luca. Possediamo ancora una anonima traduzione latina di una Omelia su I Sam., x2 e frammenti vari. Anche delle Omelie molto é confluito nelle Catene, Ma se si considera che si conoscevano ben 574 Omelie di Origene, cid che & rimasto si rivela ben poca cosa’, Non & stato ancora pubblicato il testo molto mal ridotto di due Omelie sulla Pasqua scoperte a Toura nel ro4r. Il vertice dellv'attivita esegetica di Origene fu rappresentato dai Commentari, interpretazioni sistematiche e diffuse a diversi livelli (interpretazione letterale, tipologica, morale, ecc.) di interi libri della scrittura o vaste sezioni di essi. La vastita di queste opere ha fatto ostacolo alla loro conservazione, e solo poco di esse ci @ restato. Del Commento a Matteo, composto a Cesarea verso il 246, ci sono rimasti 8 libri su 25, dal X al XVIT su Mt., 13, 36-22, 33. Un’anonima traduzione (e riduzione) latina ci ha conservato il commento di Mt, 16, 13-27, 65 (Series in Mathacum). Del Commento a Giovanni, iniziato ad Alessandria. dal 225 in poi e terminato, a partire dal libro VI, a Cesarea, ci 2 restato poco pitt di 8 libri su 32, esattamente i libri I, IT, VI, X, XII, XIX (non completo), XX, XXVIII, XXXII, cui vanno aggiunti molti altri frammenti, spesso molto importanti. ‘Una libera traduzione di Rufino ci ha conservato i primi quattro libri del Commento al Cantico dei Cantici composto verso il 240 in zo libri, che Girolamo considerava come il capolavoro dell'attivita esegetica origeniana. Ancora Rufino ci ha conservato in zo libri buona parte del Commento ai Romani composto in 435 libri forse un po’ prima del 244. Si trata, per ammissione del traduttore, di traduzione particolarmente libera e riassuntiva: ma tion infedele nello spirito, come risulta dal confronto con vasti frammenti dell’originale’ trovati a Toura. Sappiamo che Origene compose Commenti sui primi capitoli della Genesi, sui Salmi, sa Isaia, sulle Lamentazioni, su Ezechiele, sui profeti minori, su Luca, sui Galati, Ejesini, Filippesi, Tessalonicesi, 2, Senza dubbio enorme vastita dell'opera di Origene fa ‘mento alla sopravvivenza; e per tempo si deve essere’ arrivati in am- Diente monastico a fare selezioni nella gran massa degli scriti, soprattutto dei Commentari. Comungue la causa fondamentale della quasi complete perdita dellopera di Origene in lingua greca fu dovata alle condanne emanate ripetutamente af suoi danni, sansionate ufficialmente ¢ defniti- vamente dal concilio eastantinopolitano del 555. Colossesi, Ebrei, Tito ¢ Filemone. Di essi ci son rimasti solo fram- menti, pia o meno copiosi, tramandati da Panfilo, Eusebio, Epifanio ovvero dedotti dalle Catene. Un commento in tre libri a Giobbe conservato in traduzione latina non @ autentico. Fra le superstiti opere non di argomento esegetico fa spicco, oltre i Principi, il Contro Celso composto in 8 libri verso il 246, su richiesta dellamico Ambrogio, per confutare il Discorso Veri- tiero seritto contro i Cristiani dal filosofo medioplatonico Celso verso il 178. L’accuratezza della confutazione, sistematicamente condotta seguendo lo scritto di Celso passo passo, permette di Hicostruire questa opera, altrimenti andata perduta, quasi nella sua totaliti. Ancora a’ richiesta di Ambrogio Origene scrisse intorno al 233 un trattato Sulla Preghiera, in cui fra Yaltro fa un commento dettagliato del Padre Nostro; e quando Ambrogio fu imprigionato a Cesarea durante la persecuzione di Massimino Trace (235) Origene gli invid una Bsortasione al martirio, Tutti 2 tre questi testi ci sono pervenuti in greco; ¢ ad essi va aggiunto I Dialogo con Evaclide, scoperto a Toura, in cui 2 riportata fedel- mente la disputa svoltasi verso il 245 in una chiesa di Arabia fra Origene ed alcuni vescovi la cui dottrina 0 era in sospetto {Eraclide) © aveva bisogno di chiarimenti (Dionigi e Demetric). E unico esempio superstite di una serie di dispute, stenografate 2 diffuse per iscritto, che sappiamo sostenute da Origene in difesa delortodossia. Del ‘copioso epistolario sono restate una lettera 4 Gregorio Taumaturgo e tna molto importante a Giulio Afticano sul valore da attribuire allepisodio di Susanna compreso nel libro di Daniele in greco ma mancante nel testo ebraico. Ci & restata anche la cortispondente lettera di Giulio Africano: Ja controversia fra i due rappresenta quanto di pit acuto e profondo ei abbia lasciato Vantichita in metito alla flologia e alla critica biblica. Sappiamo ancora di lettere indirizzate a Filippo YArabo ¢ alla. moglic, ¢ al vescovo di Roma Fabiano. Rufino (De adult litr. Orig, 7) e Gisolamo (C. Ruf, TT, 38) ci hanno conservato parte di una lettera in cui Origene lamenta che gli eretici avevano Interpolato e alterato qualche suo scritto, Fra le opere perdute ricordiamo due libri Sulla Resurresione e due dialoghi sullo stesso argomento, di cui ci son restati solo due ampi frammenti, e 20 libri di Stromatels (= Tappexzeri), opera miscellanea su que di vario argomento concernenti soprattutto i rapporti fra 1 cristianesimo e la filosofia greca: ce ne restano pochi brevissimi frammenti, La prima opera fa composta verso il 230. forse prima, Valtra sotto Yimpero di Alessandro Severo. Le varie notizie sulle opere di Origene derivano, oltre che da Eusebio, dall'Ep. 33 di Girolamo, che fornisce un Tungo indice di scritti, B. Stewie, Neue Untersuchungen zu Origenes’ Peri Archon, in «Zeitschr. £. neut. Wiss. », 1941, pp. 236 segg. H, Jonas, Origenes Peri Archon ein System patristischer Gnosis, in «Theol. Zeitschr. », 1948, pp. Tor segg. Tb., Gnosis und spatantiker Geist, TT, x, Gottingen, 1954, pp. 275 ‘egg. A. Onse, Havia la primera teologia de la procesion del Verbo, Roma, 1958, pp. 165 segg.; 431 segg.; 674 segg. M. Smtonetrt, Osservasioni sulla struttura del De Principiis di Origenc, in « Riv. Fil. Class. , 1962, pp. 273 segg.; 372 seg. Ip., Due note sull'angelologia origeniana, in «Riv. Cult. Class. € Med. », 1962, pp. 165 segg. Ip., Sullinterpretasione di un passo del De Principiis ai Origene , 3, 5-8), in «Riv, Cult. Class. e Med. », 1964, pp. 15 segg. ‘M. Hart, Recherches sur le Peri Archon en oue dune nowelle ition: la division en chapitres, in «Studia Patristica », TIT (TU LXXVIIN), pp. 57 segg. E, v. Ivanxa, Plato Christianus, Einsiedeln, 1964, pp. ror segg. (dove sono ripubblicati articoli precedentemente pubblicati in «Scholastik », 1960, pp. 481 segg. e « Byzant. Zeitschr. », 195, Pp. 297 segg.). H. A. Wotrson, The Philosophy of the Church Fathers, Cam- bridge Mass., 1964, pp. 270 segg.; 392 segg. F. H. Kerrcer, Der wrspriingliche Sinn der Dogmatik des Origenes, Berlin, 1966. Una ricostruzione del testo dei Principi in traduzione tedesca, @ stata pubblicata a Stuttgart nel 1835 da K. Fr. ScHNiTze! molte delle soluzioni qui proposte sono state accettate dal Koet schau. Una traduzione inglese condotta sulla base del testo del Kostschau é stata pubblicata a Londra nel 1936 da G. W. Bur- ‘erwortH. Dei Principi si trata variamente nelle monografie elencate nelle altre parti della Nota bibliografica: si vedano soprat- tutto Caprov, La jeunesse d’Origéne e Dz Fave, Origéne, vol. TI. Sulla questione origeniana si vedano: FR, Digxanr, Die origenistischen Sireitigheiten im sechsten Jahr- hundert und das fiinfte allgemeine Concil, Minster, x899. G. Fritz, Origénisme, Dictionnaire de Théologie Catholique, XI, 1565 Segg. A. Gumttaumionz, Les kephalaia gnostica d’Evagre le Pontique, Paris, 1963. NOTA AL TESTO ‘A nessuno sfugge quanto Io stato della documentazione in nostro possesso renda difficile la ricostruzione del testo dei Prin- cipi. E una traduzione presenta ancora pitt difficolta che una edizione: infatti per lo pitt alleditore basta affiancare alla tradu- zione latina di Rufino le altre testimonianze greche e latine, € solo in casi limitati egli deve intervenire direttamente sul testo latino per cercare di colmame le lacune, Invece in una tradu- zione non avrebbe senso affiancare tradotti due passi che nella sostanza si corrispondono quasi in tutto (anche se spesso la traduzione di Rufino si presenta parafrastica rispetto al testo greco in nostro possesso € ai passi tradotti da Girolamo) e di cui solo poche espressioni divergenti per il senso possono meri- tare di essere tradotte separatamente, Per tale motivo il lavoro di traduzione implica cernita del materiale a nostra disposizione, salvo ad integrare in nota la documentazione. Poiché in tale cernita la preferenza va data ai documenti che pitt da vicino rispecchiano il testo originale, si collocano in particolare evidenza i due passi tramandati nella Philocalia, come quelli che, pur con omissioni (¢ alterazioni), ci restituiscono il testo originale di due lunghi tratti in sé completi (IU, 1, 124; IV, 1-3, 13). Li abbiamo percid presi come base per la traduzione, ma li abbiamo integrati inserendovi fra paren- tesi angolate quanto, in essi assente, compare nella traduzione di Rufino. Sappiamo che tali aggiunte sono di ineguale valore: alcune ci restituiscono il testo autentico, omesso dall’excerptor per prudenza e forse anche talvolta per brevita; altre invece si pre- sentano come sicure ¢ banali aggiunte di Rufino; su altre si resta indecisi: abbiamo preferito abbondare nell'inserirle, ben ricono- scibili, nel testo per un criterio di omogeneita e per non appe- santire troppo T'apparato delle note: a queste si rimanda sempre per i necessari chiarimenti. Per lo stesso criterio di omogeneit& Ynian Wv) ONS) La letteratura apocrifa attribuita a Giacomo a Nag Hammadi (NHC 12; V,3; V.4) Che alla figura di Giacomo detto il Giusto! fosse ricono- scjuta una particolare autorita all'interno della tradizione gno- stica, si poteva intuire gia dalle testimonianze patristiche. Una tradizione attribuita a « presbiteri», riportata da Clemente Alessandrino nei libri VI € VIT delle sue [potiposi e a noi tra- mandata da Eusebio, testimonia della particolare importanza che rivestiva Giacomo, insieme a Giovanni e a Pietro, nella tra- smissione di insegnamenti esoterici: Pietro, Giacomo e Gio- vanni sarebbero stati particolarmente onorati dal Signore nel periodo postpasquale (ds: éy zal ixb rob awrioos xporeraune= vyoug ); in particolare, dopo la risurrezione, Giacomo, Giovanni e Pietro avrebbero ricevuto dal Signore la « gnosi » (‘Iaxd8o i Buualep val "Todo ual Ilérp@ werk thy dvkoraniy mapBaxey hy yar 6 xbpioe); gnosi che essi, a loro volta, avrebbero tra- smesso agli altri apostoli e questi ultimi ai settanta?, Inoltre, Tel NT & chiamato «Giacomo, fratello del Signore» (TéxoBov, ‘xiv dbsigin 705 Suplous Gal 116). L'appellativo dl « glusto = (6 States) Pnvtestto sopraituite nella Wadiioue gudeoecistlana, (et Tegesippus, Hiypomnemata’ V, spud Es. Wish. eect W123; IW224; Ev. Hebr. 1, apud Hieron, De virs it. 2; etc) e gnostica (cf. EvThons log. 12; 1 Apcfac ~ NHC Va: 3023; 2Apclac ~ NHC VA: MISISIB; 60,12; 61,14; ete). Per {nformazioni di carattere generale sul personagaio, ef. K. Niederwimmer, art. ‘LivoGos, in Exegetisches Worterbuch zum "Neuen Testament, 1 Stuttgart 198i, 411-5; A. Meyer-W. Bauer, «The Relatives. of Jesus in E. Hennecke-W. Schneemelcher, New Testament Apocrypha, tr. ingl, London 1965, I, pp. 18-25. Per uno studio globale delle tradiziont relative 2 Giacomo, rimandiamo a S.K. Brown, James. A Religiohistorical Study Of the Relations between Jewish, Gnostic and Catholic Christianity in ‘he Early Period through on Investigation of the Traditions about James, the Lord's Brother, PhD. dssert,, Brown Univ., Providence, Rhode Island Ws}, 1972 PCE Eus, Hist eccl. 11134. Eusebio sottolinea espressamente che si uatta di Giacomo il Gisslo. (Taza8or & Buzais2), Giacomo, fratello Gel Signore (Liab: ‘eveloy beysueos dbeig02). St nett Fordine fm cul't tre nom! compaiono in 1114. (Giacomo, Giovanni, Pietro), che uz cuxorro 4 ; secondo la testimonianza di Ippolito, i Naasseni avrenpe sostenuto che le dottrine segrete di cui erano depositart see state loro tramandate da Giacomo, fratello del Signore LxoBoy 205 woeloy chy a8cd9bv) attraverso Mariamne (Se Val). ; Quanto da queste brevi ¢ frammentarie notizie d tate dalla tradizione patristica si poteva soltanto intuire, confermato e piit ampiamente illustrato dai testi di Nag madi. Il Vangelo degli Egiziani (NHC M112 € 1V.2) annove Giacomo tra le potenze celesti che salvano?. Il’ Vangeto 1 Tommaso (NHC 11,2), poi, attesta in modo ancora pitt perey torio la straordinaria autorita che doveva essere riconosciy a Giacomo presso certi gruppi gnostici. Ai discepoli che g domandano chi « diventeré grande su di loro» (NIM M€ eTMaF Ng e2Pal €XUN) dopo che egli li avr’ lasciati definitivement vale a dire chi gli dovra succedere alla guida della comunit Gesit risponde: «Dovungue voi siate, andrete da Giacomo il Giusto (wa % kw0c nAIKAIOC) per il quale sono stati fatti il cielo ¢ terra‘, U1 prestigio ¢ 'autorita di Giacomo all'interno della tradizion gnostica, sanciti in modo paradigmatico dal logion del Vangel di Tommaso, sono confermati dai tre scritti della bibliote copta di Nag Hammadi che ci sono stati tramandati sotto | suo nome. Si tratta della cosiddetta Epistola apocrifa di Gis como (NHC 1,2) e delle due Apocalissi dé Giacomo (NHC V,34) Sembra Indicare un primato di Giacomo rispetto agli altri due (ct. Ga 2 MTdnabioc nal Rogie val Tadnona, of Boxatorees oninct sl) Fh NHC TH2: 6413 (TaKWBOC MNOS) /// NHC 1V.2: 7528 (ning Takwa), Sulla divergenza TaKweoc-IAKWB, cf. A. Bohlig-F. Wiss Naz Hammad? Codices 1112 and IV.2i The’ Gospel of the Egyptian Leiden 197, p. 16. Lidentifeazione i questo Giacomo it Grande non immediatamentc chiara. Per analozia con le altre font gnostiche, Iecito supporre che anche qui si tratti di Giacomo il Gusto. E quan sembrano sotntendsre anche A. Bohlla F. Wisse, op. cit, p. .1 lun succezsivo articolo, perd, Bohlig ha avarzato Vipotesi che questi facciano riferimento non a Giacomo, bensi a Giacobbe; ci. A. Bohl Jecob as an Angel in Gnosticism and Manichelom, ig BR. MeL. Wilko (ed), Nag Hammadi and Gnosis, Leiden 1918, pp.” 1213. “ EvThom log. 12 (NHC T12: 822530) SNH T2 non ha titolo; St & comunque convenuto di chiamay Episiola apocrifa di Giacomo (= Eplac) o piu semplicemente Apoct 4! Giacomo, dalla forma in evi si presenta (lettera) ¢ dagli insesnamen sPocnIFt ATTaIBUITI A GrAcomo us grmalmente, Eplac ¢ 1 Apclac sono da classificarsi tra fi « dialoghi di rivelazione », una forma letteraria con Garatteristiche molto diffusa tra gli scritti gnostici. vee si presenta invece come un racconto del proceso € iro di Glacomo, allinterno del quale Giacomo stesso ue ¢ discorsi di rivelazione » a lui rivolti dal Salva- a Biter corso di apparizioni postpasquali®, Da un punto di Ham. SRE strettamente dottrinale, é difficile classificare questi scrit- eee Eo stati suggeriti paralleli con la tradizione giudeocri- (0 dt fee Migen? e con le scuole valentiniane'. Si tratta comunque sem- crea Bei paralleli che riguardano punti teologici specifici, propri Br anto a qualcuno dei tre scritti e che quindi servono piut- Fnevom) che alferma di contenere; Giacomo qui compare eae heano; la sia identiieaione nowt duiedl immed 2PPkiara noi comungue concordiamo con | responabil delleditio “p. aur cl, infra) nellidenticare 4 Giacomo ai NHC 12 con Peiusto: NHC V3'e 4 portano ambedue titolo " Queste rivelazioni potranno essere trasmesse soltanto attra- verso una precisa catena di « tradenti », tutti bene identificati (NHC V;3: 36,15-38,11): Addai, Levi, una donna di Gerusalem- me, un giovane di diciassette anni". Quest'ultimo soltanto potra proclamare pubblicamente le rivelazioni, diventando «seme» (6PA¢) della stirpe gnostica. In 2ApeJae mancano espliciti riferimenti alla segretezza della trasmissione, in quanto & Giacomo stesso che racconta, durante il suo proceso, le rivelazioni ricevute da Gesit nel corso di apparizioni post-pasquali. Liinsistenza qui & piuttosto sul carattere esclusivo delle rivelazioni ricevute da Giacomo, rivelazioni riservate a lui solo, e a nessun altro (NHC V4: 46,6-47,19). Tutti questi elementi — coordinate spazio-temporali, pre- cauzioni, raccomandazioni —, che appartengono alla cornice narrativa dei nostri tre scritti, sono certo dei topoi letterari, caratteristici della paradosis esoterica; ma @ altrettanto evi- dente che qui essi assumono una particolare colorazione po- lemica. Come abbiamo gia accennato, il fatto stesso di privilegiare i periodo post-pasquale come momento iniziale della trasmis- sione della « gnosi» da parte del SalvatoreRivelatore sotto- lineava gia una forte contrapposizione tra la tradizione gno- stica e quella della Grande Chiesa, che invece si appellava so- prattutto agli insegnamenti del Gesti prepasquale, contenuti nei Vangeli 8. Ma qui c’é di pit. Giacomo, il destinatario delle rivelazioni, € un non-apostolo, uno che non fa parte del gruppo dei dodici. La dignita di ricevere la gnosi gli & riconosciuta per il fatto che & «fratello del Signore», In J Apclac, Gia- como @ esplicitamente chiamato « fratello» da Gesit: NAC V3: 3613-18 1 TI testo’e molto mal conservato. E’ probabile che ci fossero anche i nomi propri det due ultim! tradenti w'Sccondo it NT, Gest, durante le apparizionl postpasquali non trasmette insegnamenti particolari; Tobiettivo di tali racconti & piuttosio Guello i attestare, riconoscere Ta. realtA della risurrezione di Gest! che Come nota, non & descritta dai Vangeli Mf Analogo il caso ai Tommaso, conosciuto allinterno della tradiziont ‘gnostica come «gemello» del Signore (cf. LibThom - NHC TL: 13878 RTox MACOGIY AYU NAYBPAMHe). Si veda a questo proposito 1D. Turner, The Book of Thomas the Contender, Missoula 1915, p. 125. APOCRIFE ATTRIBUITY 4 xAcoMo aut

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