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Quale?
Negli ultimi anni la stampa mondiale ha dato un risalto veramente eccezionale ai delitti compiuti da
sacerdoti, come la pedofilia e le debolezze riguardanti la mancata osservanza del celibato. Queste
cose sono successe. E chi si è macchiato di crimini è giusto che venga sottoposto alla giustizia
ecclesiastica e civile. Ossia deve essere giudicato e punito, secondo le leggi vigenti. Ma è bene
ricordare che questi tristi casi riguardano una quota veramente minima dei sacerdoti. Veramente si
tratta di qualche punto in percentuale, non di più. Mentre la stragrande maggioranza, la
grandissima maggioranza, vive fedelmente il proprio ministero, svolgendo anche un servizio
prezioso per la società in campi come l’educazione, l’assistenza, l’aiuto ai poveri. E questo bisogna
dirlo ad alta voce. L’anno sacerdotale serve anche a questo. Rincuorare i sacerdoti e spronarli a
continuare nel loro servizio per la Chiesa e per tutta l’umanità.
E come?
È sempre necessario che ogni sacerdote possa continuamente vivere l’incontro personale con
Gesù Cristo, nella Parola di Dio e nell’Eucarestia. Solo così il sacerdote può affrontare le sfide del
mondo e proporsi come testimone credibile del Vangelo. Per ottenere questa grazia, è sempre
necessario pregare per i sacerdoti e con i sacerdoti. Altrettanto necessario è poi approfondire
l’identità sacerdotale, che non è quella dei laici. I laici sono importantissimi, ma non possono
sostituirsi ai sacerdoti.
È più grave la carenza di clero che si registra in non poche zone della cattolicità o la diffi-
coltà che i sacerdoti a volte incontrano nel vivere il ministero?
I numeri sono importantissimi. Ci sono zone in cui si assiste a un drammatico calo del numero dei
sacerdoti, come in Europa e nel mondo occidentale. Speriamo e preghiamo che il Signore non
faccia mancare operai in queste parti della sua Vigna. Ma più importante ancora è il modo in cui il
sacerdote vive la propria condizione. Nella stragrande maggioranza i sacerdoti sono contenti della
loro vita. Ma non manca che vive difficoltà. È importante che i sacerdoti vivano gioiosamente il
proprio ministero. Quando i sacerdoti sono felici, tutta la comunità lo avverte e anche le vocazioni
possono fiorire più facilmente. Fermo restando che il Signore può suscitare – e suscita – chiamate
alla vita sacerdotale anche nelle situazioni più difficili e impensate.
Recentemente sono state rese note nuove procedure per ridurre allo stato laicale i sa-
cerdoti che, di fatto, abbandonano il sacerdozio. È un fenomeno in crescita?
È un problema che risale agli anni successivi al Concilio. Al riguardo non abbiamo statistiche
complete. Questi ultimi provvedimenti non vogliono avere una connotazione punitiva, ma sono uno
strumento di misericordia per riammettere a pieno titolo nel corpo ecclesiale quei sacerdoti che si
sono allontanati dal loro ministero e che, per varie ragioni, non hanno chiesto la dispensa o la
dimissione dallo stato clericale. Bisogna sempre ricordare che la legge suprema della Chiesa,
anche nelle norme canoniche, è la salvezza delle anime, anche se da parte dei beneficiari dei
provvedimenti da lei citati non c’è sempre una buona disposizione.