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DIVUS THOMAS 5 Settembre-Dicembre 2008, 3 - Anno 111° La visibilita del Dio invisibile Contriputt di I. Agostini - F. Bellelli - G. Bendinelli - E Bertoldi FE de Carolis - F. Minoli - A. Olmi - G. Pasini B. Perazzoli - M. Rainini esp Edizioni Studio Domenicano 66M. Ramet -mpo: |’impressione é in effetti che il nostro autore non tenda a cost te gli esitis Comungue si interpretino i passaggi problematici che ho elencato, testa il fatto che Corrado di Hirsau pone in termini estremamente lucidi problema della divinita di Crist ulteriori quest incarmazione del Verbo; tutto questo, declinato su un cri rispetto al quale il nostro autore appare pitt come il testimone di una tradi- zione dalle salde radici patristiche, e a monte di queste scritturistiche, che uno spericolato innovato sono categorie legate comunque al tempo; la preoccupazione teologica di Corrado resta in ogni caso un’altra: [Anima munda] temporibus pretergredi, attendere quod templatur, ad quod facta est fixa, temporum momenta studet ig in solo Dei Verbo con- in DDC £.90r-v, of. HART, Trans rapport fra Ia prescienza i Dio e il liberorbitio, 196-198, la spiegazione del ome, dove sembra ron venire tempi, e quindi di rai particolare pp. 207. DDC. £. 146; j of. HARTL, Transkr, p. 328, 67 OLTRE LA DISTINCTIO RATIONIS. Linclusione reciproca degli attributi divini nella Scolastica moderna Icor Acosrint* 1. DISTINZIONE F INCLUSIONE Accingendosi, nella quarta delle sue Controversiae Theologicae inter S. Thomam et Scotum, ad affrontare la questione della di attributi divini, lo scotista Johannes de Rada si richiamava proprio torita principe dello schieramento avversario, Tommaso d’Aquino, per importanza del problema: «Quaestionem istam celeberrimam quasi in mearum disputationum principio collocandum censui: quia, ut ait D. Thomas [...] est tant Tomenti, ut ex ea pendeat perfect ligentia eorum, quae in primo Sententiarum tractantur».! * Centro Interdipartimentate di Studi su Descartes «il Seicento (Université del Salento). "I. DE RADA, Controversiae theologicae inter S. Thomam et Sconum, super quatuor libros Colonise Agrippinge, apud foannem Crithium sub 68 1 Agostm Ex hoc pendet fere totus intellectus eorum quae in I libro dicuntur? cosi, in effetti, scriveva Tommaso nel luogo del commento alle Sententiae di Pietro Lombardo oui si richiamava Rada, Perd, nell’opera che, di li a poco, si sarebbe sostituita proprio alle Sententiae di Pietro Lombardo, come testo di insegnamento nelle univer- sita europee, la Summa theologiae, Tommaso non aveva premesso, alla trattazione dei singoli attributi, una questione apposita: né fra la dimo- strazione dell’esistenza di Dio ¢ la determinazione della sua ess: é nello svolgimento di questa. Accade cosi che, al fine di integrare il testo della Summa, i commentatori seicenteschi debbano comunque presentare, in addizione allo schema tomasiano, una sezione apposita dedicata alla questione della distinzione: «Quandoquidem D, Thomas non tractet ex proposito de perfectioni- bas, aut attributis divini in genere, multaeque circa ea oceurrant it dignae, hine priusquam ad illa in par- us, operae praetium fuerit, quaedam in tere, et esplicaren.> Johannes Wiggers, professore di teologia a Lovanio , denunciano l'importanza che il problema della di teologia, quale necessaria discussione sugli atiributi divini considerati in articolare. La necessiti di una tale funzione propedeutica ribadira con forza, nel 1644, anche la dogmatica di Pierre Petau: «dn attibutis proprietatibusque di more intelligendi nostro ad essentiam adiunginn iplationi nostrae prius occurrit, ‘quam eorum et inter se, et ab natura ipsa distinction + ? Tuowas De AquINO, Seriptum super libros sententiarum magistri Petr Lombardi, ed nova cura R. P. Mandonnet, 4 voll, Sumptibus P. Lethellouy, Paris 1929. dist.2,q. 1,2. 3:166, 74, WicaERs, In primam partem D. Thom. Aguinatis Commentaria de Deo uno et trin, de angelis, ibus sex dierum (1641), ex officina Bematdini Masij sub viridi 9.3 29. agicorum dogmatur tomus primus. In quo de Deo Ur ‘auibusagitur, Saroptibus Sebastian! Cramoisy, Lutetiae Parisiorom 16. Oltre la distinctio rationis 69 Questa rilevanza del tutto pec teologico dal problema della distinzio far pensare ad una sua assenza nei trattat Metaphysicae disputationes di Suatez il caso de i paradigma della dis- i subito esemplificata su Dio;s poca. ne di ragione fra gli attrib é ragionata, su un fondamento reale,” in contrapposizione alla distinzione di ragione ragionante La tesi di una distinzione di ragione fra gli attributi divini, largamente dif- fusa nella manualistica aristotelica, come attestano ad esempio i commentati di Fonseca’ o dei Conimbricenses,'® non era tuttavia la sola in gioco. Se essa poteva essere ricondotta all’autorita di Tommaso d’Aquino!" (in cui peral- disp. 7, sect 1, n. 4, in Opera omni, spud 78: XXV 251, 770, Cursus philosophicus (...] collectus per Fr. Nicolai Angeli Tinassij, § voll, Roma ' 7 Ossia, per Sudrez, eminens zione, ma & il fondamento ia, che in sé non contiene alcuna distin: ne di ragion ragionata, deta per questo ‘amen fundamentum respectu ni te cone proprias, et per se habitudines ad ficiens fundamentum diversarum locutionum» ‘metaphysicae, disp. 30, sect 6, 14, in Opera ona XXVI9: * Su cui cf, ora, S. M. KNEbeL, Enure logique mencaliste et métaphysique conceptualise: 1a distncto rationisratiocinants, «Les Eudes philosophigues> (2002), n. 2, pp. 145-168 ° P, Fonseca, Commentaria in tem secundum Disputationes 701. Acostin tro era assente, come noto, quella codificazione terminologica che, invece, ai tempi di Suarez era stata ormai allestta), i discepoli di Scoto continuava~ no a difendere, in polemiica contro la posizione tomista, la tesi della distin- Zione di formale (ossia non reale, ma precedente attivita dell intelleto).. La tendenza, presente ad esempio in Suarez, a ricondurre la posizione autentica di Scoto!? all’ortodossia della distinzione di ragion ragionatal? non aveva certo ostacolato il diffondersi, nello scotismo seicentesco, della tesi della distinzione formale;'* cid, appunto, in opposizione alla scuola "2 CE. it testo classico: «Ad quaestionem respondeo quod inter perfectiones essentiales ron est tantum differentia rationis, hoo est diversorum modorum concipiendi idem ao] Est ergo ibi distinetio praccedens intellecta omni modo, lest in re ex natura rei et bonitas in re ex natura rei — sepientia autem in re, form ron est bonitas in ren (J. Duns ScoTus, Ordinatt ist 8 pa. 1,4. 4 in Opera studio et cura commissionis scotisticae ad fidem codicum, ed, C. Balié, ‘Vatican, Civitas Vaticana 1950...-, TY 260-261). Si vede, Scoto ine! isto della non iden formale che verso quello della distinzione formale, come Jean Duns Scot, Introduction & ses positions fondamentales, Vrin, Paris 1952: 345, nota n, 2. '3 F, SuARE2, Disputationes metaphysicae, disp. 30, sect. 6, n. 4: «Quapropter credibile non est, Scotum reipsa ab hac certa doctrina discrepasse, sed Oltre Ia distinctio rationis 71 tomista, senz’altro compatta nell’ affermazione di una distinzione di ragio- ne con fondamento reale fra gli attributi divini.!> Esattamente alla meti del Seicento, Bartolomeo Mastrio osservava appunto: ««Certant intaminata i ‘ram, et scotistarum de se charitate due inclitae scholae, thomista- norm attributorum distinetione».16 D‘altra parte, la contrapposizione fra scotisti complessitd degli schieramenti coinvolti nel dibs dine francescano era andata da tempo diffon meno distante, rispetto a quella tomista, di quella sc infatti affermato che in iba Doctoris D. Thomae dio C. Paban et T. Pégues, 7 8q.4a T3736, De Universlibu,q”3: 207 "SB. MastRius, eons, et. et Mastrus expurgat a probrostsquaerels Ferchianis earumdem centurie pars prior, apud Franciscumn Succivm, Ferarae 1650, expurg, 5: 202 72 1. Acostmt bensi una perfecti 1eta re et ratione.!” Ora, una tale dottrina’® una larga affermazione in Europa: ad esempio a Parigi, ; 0 ad Oxford, con Adam Wodeham; o in Germania, Si tratta di personaggi di orientamento spiccatamante. ‘occamista’” ma é significativo come la medesima dottrina, sempre a Pa- tigi, prima che da Pietro d’Ailly, fosse stata difesa da un autore in cui influenza di Ockham si accompagna a forti motivi agostiniani, quale Gre~ gorio di Rimini;" fatto, quest'ultimo, che ritengo importante sottolineare, "G., De Ockstam, Seriptum in librum primum Sententiarum, dist. 2, 9.2, in Opera philo- sophica theologica ad fidem codicum manoscriptorum edita, 17 voll., University t. Bonaventure, NY 1967-1988: Op. Th, 1 63. analoga # quella di Ockham aveva sostenuto un autore che, one di ragione fra gli ati iarum, ed. by E. dist. 8, q.23,a.6: 1 CEP. AnLY, Quaestiones super libros sententiarum, Strassburg 1490 (ri Minerva, Frankfurt Main 196% st 3,4. 6; A. WODHEAM, Lectura s . University Press, St, Bonaventure, NY 199 dist. 6, q. 2, § 2: UL 314 883 G. Bret, Collectorium circa quattuor libros senten- iarum. Prologus et liber primus, J. C.B. Moke (Paul Siebeck), Tubingen 1973, 4202114 ‘insistenza, da parte della letteratura specialistica, di non nto cosi composite qual enth-Century England, University Press, Princeton 1987, pp. 217-218. 7" Cf, GREcoRIUS ARIMINIENSS, Lectura super primum et secundum Sententiarum, Tvoll, Walter de Gruyter, Berlin/New York 1981-1987, lib. 1, dist. 8, q 1, a 2: 132, le possibilita di una predicazione in guid tertio modo degli attributi fia loro e con Pessenzz ‘mancheranno, e non senza stupor, di rilevare fF, SuAREZ, es, dem sen lla posizione di Gregorio: 1. 7; «Et quod mirabile tanec ratione distingui» e8p. i Gregori [..] eum alias teneat ec at dato che proprio Gregorio, quentemente richiamate, nella Scolastica dell’eta modema, a sostegno della tesi dell’identita re et ratione fra gli attributi di Dio. A questo partto, por minoritario legherd un gesuita come tentativo di inzione di ragione (esemplificata da Vazquez ¢ da Tommaso) ¢ la dottrina nominalista,2? seconclo una suggestione che era stata, peraltro, avanzata da Suére2,® cui Hurtado si richiamava.* L'impressione pi forte che si ricava da una let- ‘ura delle Dispurationes de universa philosophia, nondimeno, & quel non proprio ortodossa della dottrina tradizionale, ricondotta ad una distinzione di ragione senza fondamento reale; questo, almeno, fa un giudizio diffuso fra gli autori dell’ epoca, che si trova ad esempio tanto (in Opera omnia, cit: 1426); G. VAzque, Commentariorum ae disputation in pri ‘mam partem S. Thomae, Martini Nut ct Ioannis Hertsroy, Ingolstadii 1609, q, 28,2. 2, disp. 118, cap. 2: «lmo et Gregor. in. d. 8. q. 2, art, 2. cum doceat,aitributa non distinguiratione, hoc est perfectiones in Deo, quasi ipse appellatattributals: et solum di ibuta per connotata;affirmat nifilominus, unum de alo formaliter non universa philosop! 5p. 6, sect. 4, subsect. 1 ‘Tommaso, sul problema delle distinzione degl baserebbe su un’esegési scoretta del enfatizzano invece il contraso fa le due prospett ‘osophie médiévale. Etudes thomistes, scotstes, occamiennes et grégoriennes, Br Leiden/New Yori/Koln 1993, p, 178 ed A. Maurer, The Philosophy of William Ockham in the Light of ls Principles, Pontifical Institute of Medizeval Studies, Toronto 1999, p. 197 * Cf. P, HURTADO DE MENDOZA, Disputationes de universa philosophia, cit., tom. 3, isp. 6, sect. 4, subsect 1, § 32: 1126; §40: 1129. 74 1. Acostt in un tomista come Jean-Bapt come Jacob Revius.2* La scelta di campo di questo novus hujus temporis Nominalis,2” come lo definira proprio Gonet, aveva suscitato scalpore: questo perché la gran parte della Scolastica gesuita era rimasta sostanzialmente fedele a jone di una distinzione di ragione fra gli attrib cid di cui i contemporanei non mancheranno, naturalmente, di Prendere atto: «Eidem sententiae — e cioé alla tesi della distinzione di ragion ragionata fra gli attributi di Dio ~ adaeret maior, et melios pars Soci registrera puntualmente un domenicano come Godoy.2? Lasserzione, pero, di una distinzione di ragione con fondamento reale fia gli attribut ancorché largamente condivisa, ben al di fuori della scolastica gesuita,” non si accompagnava, anche, ad un accordo completo te Gonet,** quanto in un teologo riformato Batavorum 1643, 2 bi: 80a, % CF, solo ad esempio, L. Moumva, Commentaria in primam Divi Thomae partem, in duos tomes divisa (1592), sumptibus Ludoviei Prost, Lugduni 1 401a - 402b; G. Vazquez, Commentaria ac disput STh 398), 2 voll, Martini Nuti et Toannis Hertsroy, Ingo ‘586; P. DE ARRUBAL, Commentariorum ac dis parte Divi Thomae, 2 voll., Matrti, apud Thomam Iuntam (I), apud Ludovicum Sanctium (11), 1619-1622, disp. 10, 13:1 87b; M, BEcaNUs, Summa theologiae scho. lasticae. De Deo, attributisque divinis, Sanctissima Trinitat operibus sex dierum, ac statu innocentiae, Pars prima jotte, Lugduni 1620, tract, 1, ©. 1, g. 2: 15-16; A. TaXNER, Uni Practica, ad methodum S. Thomae, quatuor tomis comprel 84, 3 voll, typis Guilielmi Ederi, Ingolstadii 1626-1627, disp. 2, q. 2, dub. 3.1 196. 197; D. Ruiz De Montova, Commentaria ae disputationes in primam partem Sanct Thomas. De voluntate Dei, et propriis actibus eius, Sumptibus lacabi Andreae, Matthaci Prost, Lugdunil630, dsp. 1, sect. 3:96, 3 Cf P. de Goooy, Disputationes theologicae in primam partem, ci * Solo per fare alcuni esempi, ef. prima di Sudrez, F. Zuneet, Jn tem commentaria (1590), apud Floravantem Pratur, Vee Dopo Suérez, J. WicaERS, Jn primam partem, cit, q. 3, dub. 2: 33a, disp. 5, § 1: 10a, Oltre la distinctio rationis 75 sul modo specifico in cui intendere questa stessa distinzione. Si spiega cosi larticolarsi della questione della distinzione in una serie di problemi cui uno in particolare acquisira un’importanza sempre che gli attrib ivini non si distinguono realmente né fra ‘essenza di Dio, sono essi, anche, inclusi concettualmente tr0?3) 2. LA POSIZIONE DEL PROBLEMA DELL’INCLUSIONE TN BARTOLOMEO TORRES La storia della Scolastica dell'eta modema é segnata profondamente da tale questione. Dalla sua soluzione, peraltro, non dipendeva solo il modo di intendete la tesi della distinzione di ragione fa gli attributi divini, ma anche la possibilita stessa di tenere ferma tale distinzione senza che questa si dissolvesse in un’identita non solo reale, bensi anche razionale, analoga a quella asserita dai nominalisti. Lautore che impose wzione la questione fu Bartolomeo Torres, vescovo delle Canarie,® autore di alcuni Commentaria al De Tri ‘Tommaso, motto influenti all'epoca. A Torres si richiamera, fra lo stesso Suérez, allorché, nel De Divina Substantia, si impegnera in una sistematizzazione, che avra larga influenza, delle posizioni gia avanzate Metaphysicae disputationes. get del presente saggio, rinvio al capitol iguer en Dieu) i dottorato di J. ScaMutz, La querelle des possibles. Recherches philosoph les sur la métaphysigue jésuite espagnale, 1540-1767, Thi 76 I. Acostm Al termine della seconda disputazione del commento alla questione ven- tisettesima dei suoi Commentaria li Tommaso d'Aquino, Torres impostava in questi termini il problema dell’inclusione: Ma, quanto al nostro imperfetto modus concipiendi, gli attributi non includono formalmente Vessenza divina: postrum concipiendi modum 107 CE. A. TauneR, Universa sheologia scholasica, cit, disp. 2, a 2, dub. 5:1 208 ss. 8 Cr. Ibid, dub. 6: 215 ss. 108 id: nna read es sententaram varetas, quam in pracedente dio reli» (2 me laxta nostram tamen imperfectum concipiendi modi 1 Bhi, dub. 6 \cributa divina, secundum imperfectum nostrum coneipiendi modum, essentiam formaliter non includunb» 1216). "'2 jbid: «Ateibuta divina, secundum imperfectum nostrum concipiendi modum, non juntformaliter se mutuo» (1217), "0 Sull'Universa thealogia di Tanner come fonte dei Commentaria di Wiggers mi per- metto di rinviere aT AGosmint Aibatito da Suérez a Caterus 5s 96 1. AGostm La soluzione di Wiggers, cosi come quella di Tanner, andava risoluta- mente in una direzione opposta rispetto alla strada tracciata da Suarez, al quale, peraltro, questi autori non avevano esitato a conformarsi, in merito ad altre questioni, anche al prezzo di allontanarsi dalla lettera di Tommaso d’Aquino.'"” E un fatto, perd, che stavolta, a proposito del problema del- inclusione, il tomismo di scuola sara compatto nell’asserire la tesi del- inclusione essenziale, palesando pertanto un’indubbia convergenza ‘tiva con I’insegnamento suéreziano, 5. GRANADO E ARRIAGA D'altro canto, nel ‘Tanner, la tesi de stessa scuola gesuita, nonostante l'opposizione di ‘nzione razionale degli attributi non compromette in alcun modo la semplicita divina, che esclude ogni composizione di ragione, |, ancorché razionalmente di T, RAYNAUDUS, Theologia natural abstructionem ex naturae lumine Lugduni 1637, dst. 6,q.2,a 120. CET. GRaNat 1am theologicam Sancti Thomae (1623), 2 voll, sumptibus S. Cramoisy, Mussiponti 1624, tom. 1, tract. 2, disp. 3:1 68, Oltre la distinetio rationis 97 cssentia, ac per- ‘esset compositus . 191 poid: «Denique, quod addi, unum attribatum esse de essentiaalterius ‘mis noscatur,ibi cognoscetur alterum; hoc, inquaro, leet verum znamn idem in ereaturis cernitur. Si enim mea animalitas intimius penetretur, ibi nosce- ‘tut mea rationals; unde ipse docet, per cognitionem intuitivams non posse fieri prac cisionem etiam in creatis; et tamnen omnes, et ipse Granadus cum eis, merita conce- ‘compositionem rationis inter ea duo creata: ergo debet eodem mado concedere tr divina attibuta cum essentia, De qua re fusius ubi supra» (pp. 47-48), D. BaREs, Scholastica commentaria, cit, q. 28, a. 2:1 774 1. Acostmsr Proprio Granado, peraltro, rilevava come una tale tesi, ancorché gia presente in Tommaso e nei suoi commentatori, Cajetano Ferrarese, aves- se ricevuto una vera e propria sistematizzazione solo successivamente, a partire da Baiies, appunto, Torres, Molina e, naturalmente, Suarez. Ma quel che mi sembra altretanto rilevante é il successo che una tale importanti presenza nel tomismo di scuol Gli attrib i, osservera Giovanni di san Tommaso in polemica jelusi nell’ essenza divina e reciprocamente: 10 unum attributum in ali ceptus actus pi questa inclusione implicita che consente secondo Giovanni di san ‘Tommaso di asserire la contraddittorieta della distinzione formate. Poiché — osservera anche Pierre Labat ~ gli attributi si includono for- malmente, € contraddittorio ammettere tra di essi una distinzione «ex natura «Attributa divina sese formaliter includunt, saltem implicite, ergo repugnat importare distinctionem ex natura Una volta, perd, chiarito il rapporto tra gli attributi divini nel senso dell’inclusione, é la stessa nozione di distinzione di ragione a configurar- in un senso ben preciso: una \guono realmente, ma si includono una distinzione di ragion ragionata in cui per praecisio totalis ma, appunto, in termi ico atributa distingu natam, nimirum pen: autem per praecisionem totalem unius ab JoHanwes « SaNcTO THOMA, Cursus theologi tumdam Solesmensium O'S.B. ed ‘monachorum quo- i-Romae, typis 1931-1964, 4.3, disp. 4, 6 134. Lapar, Theologia scholastica, 135 bid, §3: 137. Oltre la distinctio rationis 101 Lresempio, ancora, & quello di misericordia e giustizia: 1em, neque indistinctionem, actu importa A fondamento della tesi de zione che autori come Tanner e 10 voluto concedere a Suarez, € cio’ che ogni attributo fosse infinito non solo secundum quid, bensi simpliciter: <

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