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Tesina di storia greca arcaica e classica:

Le Hyakinthia

di

Francesco Donatelli

Corso di laurea magistrale in Scienze storiche e orientalistiche

a.a. 2014/2015

1
Le Hyakinthia erano una delle feste religiose più importanti a Sparta; stando a quanto ci riferisce
Policrate, citato da Ateneo nei Deipnosofisti1, nessuno Spartano poteva mancare l’occasione di
celebrare la festa e, nel momento in cui essa si spostava con una processione da Sparta ad Amyklai,
la città laconica si svuotava addirittura di tutte le sue componenti. Vi partecipava tutta la
popolazione, fra cui i πολῖται, i cittadini di età adulta, i παῖδες, i ragazzi ancora sotto l’agogè, i
νεανίσκοι, i giovani uomini, le παρθένοι, le ragazze, ma anche i δοῦλοι, gli schiavi, e gli stranieri2.
Questi ultimi sono menzionati nel passo riportato da Ateneo per tre volte con tre nomi differenti: nel
primo caso è utilizzata la parola ξένος3, senza ulteriori precisazioni; nel secondo ἐπιδηµήσαντας4,
probabilmente in riferimento agli stranieri di passaggio, giunti per assistere alla manifestazione. In
terzo luogo troviamo il termine γνώριµοι5, i conoscenti o più esattamente i notabili, la cui
interpretazione ha prodotto molteplici risposte a causa della genericità dell’espressione; è stato
infatti ipotizzato che esso si riferisse agli iloti6, ai perieci7 o semplicemente a persone provenienti da
fuori della Laconia, invitati dagli Spartani in quanto conoscenze o amici8.
Nell’impossibilità di un’interpretazione certa, sembra opportuno sottolineare la vaghezza,
probabilmente voluta, della terminologia impiegata, la cui peculiarità risiede nella capacità di

1
Cfr. Ath. IV, 139, f., Ταῦτα µὲν ὁ Πολέµων· πρὸς ὃν ἀντιλέγων ∆ίδυµος ὁ γραµµατικὸς — καλεῖ δὲ τοῦτον ∆ηµήτριος
ὁ Τροιζήνιος βιβλιολάθαν διὰ τὸ πλῆθος ὧν ἐκδέδωκε συγγραµµάτων· ἐστὶ γὰρ τρισχίλια πρὸς τοῖς πεντακοσίοις —
φησὶ τάδε« Πολυκράτης, φησί, ἐν τοῖς Λακωνικοῖς ἱστορεῖ ὅτι τὴν µὲν τῶν Ὑακινθίων θυσίαν οἱ Λάκωνες ἐπὶ τρεῖς
ἡµέρας συντελοῦσι καὶ διὰ τὸ πένθος τὸ γενόµενον περὶ τὸν Ὑάκινθον οὔτε στεφανοῦνται ἐπὶ τοῖς δείπνοις οὔτε ἄρτον
εἰσφέρουσιν 〈οὔτε〉 ἄλλα πέµµατα καὶ τὰ τούτοις ἀκόλουθα διδόασι καὶ τὸν εἰς τὸν θεὸν παιᾶνα οὐκ ᾄδουσιν οὐδ´ ἄλλο
τι τοιοῦτον [εἰσάγουσιν] οὐδὲν καθάπερ ἐν ταῖς ἄλλαις θυσίαις ποιοῦσιν, ἀλλὰ µετ´ εὐταξίας πολλῆς δειπνήσαντες
ἀπέρχονται. Τῇ δὲ µέσῃ τῶν τριῶν ἡµερῶν γίνεται θέα ποικίλη καὶ πανήγυρις ἀξιόλογος καὶ µεγάλη· παῖδές τε γὰρ
κιθαρίζουσιν ἐν χιτῶσιν ἀνεζωσµένοις καὶ πρὸς αὐλὸν ᾄδοντες πάσας ἅµα τῷ πλήκτρῳ τὰς χορδὰς ἐπιτρέχοντες ἐν
ῥυθµῷ µὲν ἀναπαίστῳ, µετ´ ὀξέος δὲ τόνου τὸν θεὸν ᾄδουσιν· ἄλλοι δ´ ἐφ´ ἵππων κεκοσµηµένων τὸ θέατρον
διεξέρχονται· χοροί τε νεανίσκων παµπληθεῖς εἰσέρχονται καὶ τῶν ἐπιχωρίων τινὰ ποιηµάτων ᾄδουσιν, ὀρχησταί τε [ἐν]
τούτοις ἀναµεµιγµένοι τὴν κίνησιν ἀρχαικὴν ὑπὸ τὸν αὐλὸν καὶ τὴν ᾠδὴν ποιοῦνται. Τῶν δὲ παρθένων αἳ µὲν ἐπὶ
καννάθρων [καµαρωτῶν ξυλίνων ἁρµάτων] φέρονται πολυτελῶς κατεσκευασµένων, αἳ δ´ ἐφ´ ἁµίλλαις ἁρµάτων
ἐζευγµένων ποµπεύουσιν, ἅπασα δ´ ἐν κινήσει καὶ χαρᾷ τῆς θεωρίας ἡ πόλις καθέστηκεν. Ἱερεῖά τε παµπληθῆ θύουσι
τὴν ἡµέραν ταύτην καὶ δειπνίζουσιν οἱ πολῖται πάντας τοὺς γνωρίµους καὶ τοὺς δούλους τοὺς ἰδίους· οὐδεὶς δ´
ἀπολείπει τὴν θυσίαν, ἀλλὰ κενοῦσθαι συµβαίνει τὴν πόλιν πρὸς τὴν θέαν
2
Cfr. Ath. IV, 139, d-f.
3
Cfr. Ath. IV, 138 e
4
Cfr. Ath. IV, 138, f
5
Cfr. Ath. IV 139, f.
6
Cfr. P. Cartledge, City and chora in Sparta: Archaic to Hellenistic, in “Sparta in Laconia: proceedings of the 19th
British museum classical colloquium held with the British School at Athens and King’s and University Colleges,
London 6-8 december 1995”, a c. di W. G. Cavanagh, S. E. C. Walker, Londra British School at Athens, 1998, p. 46,
secondo cui, a differenza delle Gymnopaidiai, dove erano invitati ospiti stranieri, alle Hyakinthia gli Iloti erano gli unici
non Spartani presenti alla festa.
7
Cfr. M. Moreno Conde, Regards sur la religion laconienne: les Hyacinthia à la lumière des textes et de
l’archeologie,Ilu. Revista de ciencias de las religiones. Anejo XXII, Madrid Publicaciones Universidad complutense,
2008, p. 43, secondo cui però potrebbe essere più prudente limitarsi a riferirsi a quegli stranieri che, al momento della
festa, si trovavano in città ed erano invitati a parteciparvi.
8
Cfr. M. Petterson, Cultus of Apollo at Sparta: The Hyakinthia, the Gymnopaidiai and the Karneia, Stoccolma Svenka
Institutet I Athen, 1992, p. 10, n. 12.

2
includere sinteticamente più categorie di individui; vi sarebbero così compresi non solo notabili
perieci e stranieri, invitati per l’occasione in quanto conoscenti di Spartani , ma anche stranieri, ai
quali, trovandosi in città al momento della festa, era offerta la possibilità di partecipare. A
differenza di quello che sappiamo sulla chiusura mentale e di approccio nei confronti degli stranieri
da parte degli Spartani, le Hyakinthia si contraddistinguono per la loro aperta predisposizione
all’ospitalità e alla partecipazione condivisa di un evento così importante per l’intera Sparta9.
La presenza di stranieri alle Hyakinthia è inoltre storicamente attestata da Tucidide10 in un passo
riguardo alla pace di Nicia, stabilita fra Ateniesi e Spartani nel 421 a.C. a conclusione della prima
parte della guerra del Peloponneso; una delle clausole prevedeva il rinnovamento annuale del patto,
per sancire il quale agli Spartani spettava recarsi ad Atene durante le Dionisie, mentre gli Ateniesi
dovevano dirigersi alle Hyakinthia.
Se sappiamo dunque con certezza che le Hyakinthia erano una festa tenuta annualmente11, le nostre
informazioni riguardo alla sua durata risultano meno chiare.
Secondo quanto ci riferisce Policrate12, la sua celebrazione durava tre giorni; il primo era dedicato
al lutto per la morte di Hyakinthos ed era caratterizzato da proibizioni e da interdizioni, all’inizio
del secondo giorno invece si compiva un cambiamento totale di registro attraverso il passaggio a
manifestazioni di gioia con danze, canti, balli, spettacoli e concorsi in onore di Apollo.
A causa dell’alto numero di riti compiuti e dell’importanza di tale festa all’interno del ciclo
spartano, alcuni studiosi hanno ritenuto opportuno, contravvenendo alle fonti per altro scarse,
aumentare i giorni della festa da tre a dieci o undici; i primi tre sarebbero così da riferirsi
esclusivamente al culto di Hyakinthos, mentre in seguito, dopo una pausa di uno o due giorni, si
sarebbe festeggiato Apollo per cinque o otto giorni13. Secondo tale teoria, avanzata da Piccirilli, il
primo giorno della festa celebrava la morte di Hyakinthos, il secondo la sua resurrezione e il terzo la

9
Cfr. M. Moreno Conde, Regards, cit., p. 43. La chiusura spartana nei confronti degli stranieri si costituì probabilmente
durante la metà del VI a.C., in collegamento con le riforme dell’eforo Chilone, compiute in seguito ai successi militari
ottenuti da Sparta. L’apertura verso gli stranieri all’interno delle Hyakinthia, come altri elementi che verranno analizzati
in seguito, fa propendere verso una data di fondazione della festa in periodi antichi..
10
Cfr. Thuc. V, 23, 4-5, ὀµοῦνται δὲ ταῦτα οἵπερ καὶ τὰς ἄλλας σπονδὰς ὤµνυον ἑκατέρων. ἀνανεοῦσθαιδὲ <τὸν
ὅρκον> κατ᾽ ἐνιαυτὸν Λακεδαιµονίους µὲν ἰόντας ἐς Ἀθήνας πρὸς τὰ ∆ιονύσια,Ἀθηναίους δὲ ἰόντας ἐς Λακεδαίµονα
πρὸς τὰ Ὑακίνθια. στήλην δὲ ἑκατέρους στῆσαι, τὴν µὲν ἐν Λακεδαίµονι παρ᾽ Ἀπόλλωνι ἐν Ἀµυκλαίῳ,τὴν δὲ ἐν
Ἀθήναις ἐν πόλει παρ᾽ Ἀθηνᾷ; Tucidide ci riferisce anche di un trattato fra Argo e Sparta, che sarebbe stato suggellato
tramite un giuramento alle Hyakinthia( V, 41, 3, τοῖς δὲ Λακεδαιµονίοις τὸ µὲν πρῶτον ἐδόκει µωρία εἶναι ταῦτα,
ἔπειτα(ἐπεθύµουν γὰρ τὸ Ἄργος πάντως φίλιον ἔχειν) ξυνεχώρησαν ἐφ᾽ οἷς ἠξίουν καὶξυνεγράψαντο. ἐκέλευον δ᾽ οἱ
Λακεδαιµόνιοι, πρὶν τέλος τι αὐτῶν ἔχειν, ἐς τὸ Ἄργοςπρῶτον ἐπαναχωρήσαντας αὐτοὺς δεῖξαι τῷ πλήθει, καὶ ἢν
ἀρέσκοντα ᾖ, ἥκειν ἐς τὰὙακίνθια τοὺς ὅρκους ποιησοµένους.).
11
Cfr. Thuc. V, 23, 4-5.
12
Cfr. Ath. IV,139, e-f.
13
Cfr. G. Fougères, Dictionnaire des antiquités grecques et romaines, III, 1, 1900, s.v. Hyakinthia, pp. 304-306; L.
Piccirilli, Ricerche sul culto di Hyakinthos, in “Studi Classici e Orientali” n° 16 1967, p. 110, a cui pare assurdo che le
Carnee, simili per importanza alle Hyakinthia, durassero nove giorni, mentre queste ultime soltanto tre.

3
sua apoteosi o ascesa al cielo14; invece la parte dedicata successivamente ad Apollo comportava un
sacrificio ad Apollo Amyklaio, il peana, la kopis e il rinnovo del chitone sacro15.
A favore dell’ipotesi di una durata di dieci e undici giorni si suole anche servirsi di un passo di
Erodoto16, in cui lo storico parla dell’arrivo di ambasciatori ateniesi a Sparta nella primavera del
479 a.C. per chiedere aiuto militare contro il nemico persiano; in tale circostanza gli efori
ritardarono la loro decisione di ben dieci giorni, adducendo come motivazione la celebrazione delle
Hyakinthia. Il rinvio nella risoluzione e la conseguente partenza dell’armata spartana, quando ormai
la partecipazione alla festa non era più obbligatoria, hanno fatto propendere maggiormente gli
studiosi per la possibilità di un prolungamento della festa17.
Ciò nonostante, alcuni studiosi si dimostrano favorevoli a mantenere la data tradizionalmente
proposta di tre giorni; tale tesi si basa sul tentativo di rimanere fedeli a Policrate e sul postulato
della non necessaria connessione nella religione greca fra importanza della festa e lunghezza della
sua durata18.
Un tentativo di conciliazione fra le due opposte teorie è stato tentato da Richer, che ha ipotizzato
una diversa durata della festa a seconda dei vari periodi storici; nell’epoca classica, di cui ci narra

14
Per un’interpretazione opposta cfr. M. Moreno Conde, Regards , cit., p. 21, n. 48, secondo cui la resurrezione sembra
totalmente assente dal mito di Hyakinthos e secondo cui l’inserimento dell’apoteosi nel mito risale solamente all’epoca
ellenistica in parallelo con l’accostamento al fiore giacinto, nato dal sangue del’eroe ucciso da Apollo.
15
Cfr. G. Fougères, Dictionnaire , cit. , s.v. Hyakinthia, pp. 304-306; L. Piccirilli, Ricerche, cit., p. 112.
16
Cfr. Hdt. IX, 7, οἱ γὰρ δὴ Λακεδαιμόνιοι ὅρταζόν τε τοῦτον τὸν χρόνον καί σφι ἦν Ὑακίνθια, περὶπλείστου δ᾽ ἦγον τὰ
τοῦ θεοῦ πορσύνειν; Hdt. IX, 8, 1, ὡς δὲ ἄρα ἤκουσαν οἱ ἔφοροι ταῦτα, ἀνεβάλλοντο ἐς τὴν ὑστεραίην ὑποκρίνασθαι,
τῇδὲ ὑστεραίῃ ἐς τὴν ἑτέρην: τοῦτο καὶ ἐπὶ δέκα ἡμέρας ἐποίεον.
17
Cfr. N. Richer, The Hyakinthia of Sparta, in “Spartan Society”, a c. di T. J. Figueroa, Swansea Classical press of
Wales, 2004, pp. 80-81, secondo cui a rafforzare l’ipotesi della durata della festa di almeno dieci giorni vi è pure
l’episodio, riportato da Pausania (IV, 19,3-4, Λακεδαιµόνιοι δὲ — ἐπῄει γὰρὙακίνθια — πρὸς τοὺς ἐν τῇ Εἴρᾳ
τεσσαράκοντα ἐποιήσαντο ἡµερῶν σπονδάς: καὶαὐτοὶ µὲν ἀναχωρήσαντες οἴκαδε ἑώρταζον ), che narra di una tregua
di quaranta giorni stipulata fra Spartani e Messeni di Eira, per permettere i festeggiamenti delle Hyakinthia; L. Bruit,
The meal at the Hyakinthia, ritual consumption and offering, in “Sympotica. A symposium on the Symposion”, a c. di
O. Murray, Oxford Clarendon Press, 1990, p. 166; C. Nobili, Performances of girls in the Spartan festival of the
Hyakinthia, in “Mädchen im Altertum / Girls in antiquity”, a c. di S. Moraw, A. Kieburg, Monaco-New York
Waxmann, 2014, p. 136, secondo cui una durata di almeno dieci giorni è verosimile se paragoniamo le Hyakinthia a
altre feste in onore di Apollo, come le Gymnopaidiai, per quanto però rimanga impossibile ricostruire cosa accadesse
nei restanti sette giorni; contra cfr. M. Moreno Conde, Regards , cit., p. 20, n. 47, a cui sembra azzardato poter
concludere dalla lettura del passaggio di Erodoto una durata di dieci giorni o più della festa; per la studiosa questo
sarebbe solo uno stratagemma utilizzato dagli efori per ottenere una proroga per una decisione così importante e
delicata; M. Nafissi, La stele di Damonon (IG V, 1213 = Moretti, IAG 16), gli Hekatombaia (Strabo 8, 4, 11) e il
sistema festivo della Laconia d’epoca classica, in “Aristonothos (La cultura a Sparta in età classica)” n° 8 2013, pp.
144-145, secondo cui i tre giorni citati da Policrate in Ateneo si riferirebbero soltanto ai sacrifici compiuti, a cui
andrebbero aggiunti ulteriori giorni per lo svolgimento degli agoni. D’altra parte però lo studioso non ritiene che da
Erodoto si possa comprendere l’effettiva durata delle Hyakinthia, sia poiché secondo lui gli Ateniesi erano arrivati
quando la festa si stava svolgendo, sia poiché dallo storico di Alicarnasso non vengono bene presi in considerazioni i
tempi per gli spostamenti effettivi.
18
Cfr. M. Petterson, Cultus of Apollo, cit., p. 10, n. 11; M. Moreno Conde, Regards , cit., p. 21, che cita come esempi di
feste brevi ma importanti le Targelie, le Tesmoforie e le Antesterie, svolte a Atene e della durata la prima di due giorni
e la seconda e la terza di tre; C. Calame, Les choeurs de jeunes filles en Gréce archaïque. I, Mophologie, function
religieuse et sociale, Roma Edizioni dell’Ateneo & Bizzarri, 1977, pp. 305-306; I. Chirassi, Elementi di culture
precereali nei miti e riti greci, Roma Edizioni dell’Ateneo, 1968, pp. 169.

4
Erodoto, si sarebbe trattato di una celebrazione di dieci giorni, invece in epoca ellenistica, di cui è
testimone Policrate, presumibilmente vissuto nel I a.C., ci sarebbe stata una diminuzione della
durata a causa, per esempio, dell’endemica mancanza di uomini sperimentata a Sparta durante il V e
il IV a.C.19.
Le nostre informazioni riguardo al periodo dell’anno in cui si svolgevano le Hyakinthia si
dimostrano di altrettanto difficile interpretazione anche a causa dell’incertezza sulla disposizione
dei mesi Spartani20. Da un lemma di Esichio21, confermato, almeno apparentemente da
un’iscrizione frammentaria dall’Amyklaion22 di tardo II d.C., apprendiamo che le Hyakinthia si
tenevano nel mese di Hekatombeus; d’altra parte un’iscrizione23 trovata a Sparta, probabilmente di
epoca imperiale, attesta l’esistenza di un mese denominato Hyakinthios, presente fra l’altro in varie
città di origine dorica fra cui Gythion, Bisanzio, Kalymna, Cnido, Kos, Rodi, Thera e Creta24.
Per risolvere la questione è stato allora ipotizzato da Pareti25 un errore di Esichio, dovuto a una
confusione fra mesi attici e mesi spartani; non esisterebbe dunque a Sparta nessun mese
Ἑκατοµβεύς. In tempi più recenti Nafissi si è esposto a riguardo26, riportando in auge la teoria,
legata a un passo di Strabone27, di una possibile corrispondenza fra gli Hekatombaiai e le
Hyakinthia. Lo studioso ipotizza la possibilità che per un certo periodo Amyklai e Sparta avessero
avuto un calendario diverso o che con il cambiamento del rituale, avvenuto nel momento in cui la
festa perse il suo carattere regionale, fu modificato conseguentemente anche il nome del mese.
In un’iscrizione di Thera la corrispondenza fra il venticinque di Hyakinthios e il diciotto di luglio
ha portato alcuni studiosi a ritenere che le Hyakinthia dovessero essere collocate in piena estate fra
giugno e luglio28, ma tale equazione è lungi dal risultare chiarificatrice data la non omogeneità

19
Cfr. N. Richer, The Hyakinthia, cit., p. 81.
20
Cfr. A. E. Samuel, Greek and roman chronology, calendars and years in classical antiquity, Monaco C. H. Beck,
1972, pp. 92-94.
21
Cfr s.v. Ἑκατοµβεύς· µὴν παρὰ Λακεδαιµονίοις, ἐν τὧ τὰ Ὑακίνθια.
22
Cfr. IG V, 1, 511, [— — — — — — — — — — — — — — — —] | [— — — — —] ∆εξιµάχου Ἀµυκ[λαίου —] |
[— — — — —]ου Ἑκατονβέο[ς — — — —] | [— — — — — — —]νει ἀπ[ὸ τῶν ἱερῶν] | [τοῦ Ἀπόλ]λωνος
προσόδ<ω>[ν ἀνέθηκε] | vac.? κατὰ τὸν νόµον.
23
Cfr. IG V 1, 18, l. 8, Ἀ̣γριανίου ιϛʹ µέχρι Ὑακινθίου εʹ ἱσταµένου ἐπιµελήσονται οἱ νοµοφύλακες.
24
Cfr. M. Petterson, Cultus of Apollo, cit., p. 10, n. 9; M. Moreno Conde, Regards , cit., p. 49, secondo i quali le
denominazioni dei mesi derivano dai nomi dei più importanti culti che si tenevano in quel determinato mese; N.
Robertson, Festivals and Legends: the formation of greek cities in the light of public ritual, Toronto University of
Toronto press, 1992, pp. 152-154.
25
Cfr. L. Pareti, Note sul calendario spartano, in “Studi minori di storia antica 2. Storia greca”, Roma Edizioni di
Storia e Letteratura, 1961, pp. 222-223.
26
Cfr. M. Nafissi, La stele di Damonon, cit., pp.142-143; contra, N. Robertson, Festivals and Legends, cit., pp. 152-
154, secondo cui invece le Hekatombaia sarebbero l’antico nome delle Gymnopaidiai.
27
Cfr. Strab. VIII, 4, 11, τὸ δὲ παλαιὸν ἑκατόµπολίνφασιν αὐτὴν καλεῖσθαι, καὶ τὰ ἑκατόµβαια διὰ τοῦτο θύεσθαι παρ᾽
αὐτοῖς κατ᾽ ἔτος.
28
Cfr. I. Chirassi, Elementi di culture precereali, cit., pp. 171-172, secondo cui la festa è in rapporto con le cerimonie
agrarie dell’estate e specialmente con la maturazione e la raccolta dei cereali.

5
presente nei diversi calendari greci29. Da un passo delle Elleniche di Senofonte apprendiamo che
durante una campagna condotta da Agesilao contro Corinto e Argo nel 390 a.C. fu duramente
sconfitta una µόρα lacedemone, che poco prima aveva accompagnato a casa i soldati di Amyklai
affinché fosse loro data la possibilità di cantare il peana in onore di Apollo alle Hyakinthia30. Tale
vicenda, temporalmente collocata poco dopo i giochi Istmici31, permette di ipotizzare una vicinanza
nella celebrazione delle due manifestazioni, però tale paragone risulta inutile, poiché persistono
incertezze cronologiche anche per quanto riguarda i giochi Istmici32.
Dal passo sopra riportato di Tucidide33 sappiamo che la pace di Nicia era rinnovata annualmente
alle Dionisie e alle Hyakinthia. Per quanto riguarda le Dionisie siamo a conoscenza del fatto che si
tenevano alla metà del mese di Elafebolione, corrispondente ai nostri Marzo o Aprile. Da tale fatto,
anche in considerazione del fatto che sembra logico giurare il rinnovamento di un patto all’inizio
del periodo della campagna militare, parrebbe logico ipotizzare che le Hyakinthia si tenessero in un
momento dell’anno similare34. Tale dato però contrasta con le informazioni riportate da Erodoto35;
lo storico di Alicarnasso ci narra infatti che in seguito alla notizia dell’arrivo di Mardonio in Beozia
fu inviata da parte di Atene verso Sparta un’ambasceria e che questa, a causa della celebrazione
delle Hyakinthia, dovette attendere per dieci giorni circa il responso degli efori su un eventuale
aiuto spartano alla ripresa delle operazioni militari contro i Persiani. Dato che l’arrivo di Mardonio
in Beozia è attestato per il giugno del 479 a.C.36, si può ipotizzare che le Hyakinthia si svolgessero
proprio durante quel mese dell’anno37.

29
Cfr. M. Moreno Conde, Regards , cit., p. 49.
30
Cfr. Xen. Hell. IV, 5, 11, οἱ Ἀµυκλαῖοι ἀεί ποτε ἀπέρχονταιεἰς τὰ Ὑακίνθια ἐπὶ τὸν παιᾶνα, ἐάν τε
στρατοπεδευόµενοι τυγχάνωσιν ἐάν τε ἄλλωςπως ἀποδηµοῦντες. καὶ τότε δὴ τοὺς ἐκ πάσης τῆς στρατιᾶς Ἀµυκλαίους
κατέλιπε µὲνἈγησίλαος ἐν Λεχαίῳ.
31
Cfr. Xen. Hell. IV, 5, 1, Ἀγησιλάου καὶ τότε ἡγουµένου. καὶ πρῶτον µὲνἦλθεν εἰς Ἰσθµόν: καὶ γὰρ ἦν ὁ µὴν ἐν ᾧ
Ἴσθµια γίγνεται, καὶ οἱ Ἀργεῖοι αὐτοῦἐτύγχανον τότε ποιοῦντες τὴν θυσίαν τῷ Ποσειδῶνι, ὡς Ἄργους τῆς Κορίνθου
ὄντος.
32
Cfr. N. Richer, The Hyakinthia, cit., p. 85, i giochi Istmici possono infatti situarsi nei mesi di Aprile, Maggio, Giugno
o Luglio, anche se molto più probabilmente si tenevano in Aprile o Maggio. in considerazione di un passo nelle
Elleniche di Senofonte (IV, 5, 4), in cui l’espressione οἷα δὴ θέρους σπειρία indicherebbe che ancora l’estate non era
iniziata.; M. Moreno Conde, Regards , cit., p. 48, secondo cui i giochi Istmici oscillano fra la prima metà di maggio e
l’inizio dell’estate.
33
Cfr. Thuc. V, 23, 4-5.
34
Cfr. N. Richer, The Hyakinthia, cit., p. 86, il quale, per corroborare tale ipotesi, aggiunge un passo dalle Metamorfosi
di Ovidio (X, 164-166), dove l’equinozio di primavera corrisponderebbe alla nuova nascita di Hyakinthos come pianta.
Inoltre secondo lo studioso a Sparta l’equinozio di primavera corrisponderebbe all’inizio del nuovo anno e ciò
renderebbe maggiormente chiaro il motivo di scelta delle Hyakinthia per il rinnovo dei patti fra Spartani e Ateniesi.
35
Cfr. Hdt. IX, 6, ἐπεὶ δὲ οἳµὲν µακρότερα καὶ σχολαίτερα ἐποίεον, ὁ δὲ ἐπιὼν καὶ δὴ ἐν τῇ Βοιωτίῃ ἐλέγετο εἶναι,οὕτω
δὴ ὑπεξεκοµίσαντό τε πάντα καὶ αὐτοὶ διέβησαν ἐς Σαλαµῖνα, ἐς Λακεδαίµονάτε ἔπεµπον ἀγγέλους ἅµα µὲν
µεµψοµένους τοῖσι Λακεδαιµονίοισι ὅτι περιεῖδονἐµβαλόντα τὸν βάρβαρον ἐς τὴν Ἀττικὴν ἀλλ᾽ οὐ µετὰ σφέων
ἠντίασαν ἐς τὴν Βοιωτίην.
36
In un passo precedente Erodoto (IX, 3) afferma che Mardonio compì l’ultima spedizione contro la Grecia nella
seconda guerra Persiana dieci mesi dopo la presa di Atene da parte del re Serse, avvenuta nell’agosto del 480 a.C.
37
Cfr. L. Pareti, Note, cit. pp. 222-223, secondo cui le Hyakinthia si svolgevano a Hyakintios, l’undicesimo mese
dell’anno, preceduto da Agranio e seguito da Carneo;contra, N. Richer, The Hyakinthia, cit., pp. 95-95, n. 139, secondo

6
La contraddizione all’interno delle informazioni da noi possedute, dovuta probabilmente anche alla
loro disparità nel tempo e nello spazio, non ci permette dunque di precisare con certezza i giorni in
cui doveva tenersi la celebrazione delle Hyakinthia e rende preferibile imporre una certa prudenza
nell’esporsi a riguardo38.

1)Il ruolo di Amyklai nelle Hyakinthia

Le poche fonti di cui disponiamo non chiariscono in maniera sufficientemente adeguata il luogo
dove si tenevano le Hyakinthia; molto probabilmente si svolgevano in un primo momento e per
brevissimo tempo a Sparta, poi, attraverso una processione che passava per la Ὑακινθὶς ὁδός39, il
baricentro della festa si spostava ad Amyklai40. Il riferimento di Policrate a un teatro nel quale
alcuni giovani correvano su cavalli bardati a festa, sembra rafforzare l’ipotesi di un’iniziale
presenza della festa a Sparta, giacché ad Amyklai gli scavi non hanno riportato alla luce nessuna
traccia di un possibile teatro41. D’altra parte sorgono problemi anche nel caso in cui Policrate si
riferisca al teatro di Sparta, giacché questo fu costruito soltanto in epoca ellenistica, troppo
recentemente rispetto alla data di nascita della celebrazione: dove si sarebbero svolte
precedentemente tali esercitazioni equestri? Secondo Moreno Conde si potrebbe ipotizzare la
costruzione nei pressi di Amyklai di una struttura smontabile in legno, costruita per l’occasione al
fine di ospitare i vari atti liturgici del programma; tale congettura però si scontra con la morfologia
della collina dell’Amyklaion, che si adatta male a ricevere una struttura di tale genere, tanto che
anche in tale circostanza sembra prudente evitare di esporre giudizi troppo affrettati.42.

cui dal passo di Erodoto si evincerebbe la celebrazione delle Hyakinthia del 479 a.C. nel mese di maggio in
considerazione dell’aggiunta di un mese intercalare, che le avrebbe fatte slittare rispetto ad Aprile. Tale ipotesi è da
rigettare, in quanto si basa sull’assunto dell’invio degli ambasciatori Ateniesi prima dell’inizio della spedizione di
Mardonio, mentre lo stesso Erodoto afferma che essa partì soltanto quando Mardonio giunse in Beozia.
38
Cfr. M. Moreno Conde, Regards , cit., p. 49.
39
Cfr. Athen. IV, 173 f, ∆ηµήτριος δ´ ὁ Σκήψιος ἐν ἑκκαιδεκάτῳ Τρωικοῦ διακόσµου ἐν τῇ Λακωνικῇ φησιν ἐπὶ τῆς
ὁδοῦ τῆς καλουµένης Ὑακινθίδος ἱδρῦσθαι ἥρωας Μάττωνα καὶ Κεράωνα ὑπὸ τῶν ἐν τοῖς φιδιτίοις ποιούντων τε
τὰς µάζας καὶ κεραννύντων τὸν οἶνον διακόνων.
40
Cfr. N. Richer, The Hyakinthia, cit., p. 82, secondo cui il trasferimento a Amyklai avveniva a metà del secondo
giorno della festa; M. Moreno Conde, Regards, cit., p. 46; contra, C. Calame, Les choeurs de jeunes filles, cit., pp. 307-
308; M. Petterson, Cultus of Apollo, cit., p. 19, n. 84; M. A. Flower, Spartan religion and Greek religion, in “Sparta,
Comparative Approaches”, a c. di S. Hodkinson, Swansea The Classical Press of Wales, 2009, p. 207, secondo i quali la
celebrazione delle Hyakintia probabilmente si svolgeva soltanto a Amyklai.
41
J. Ducat, Spartan education. Youth and society in the classical period, Swansea The Classical Press of Wales, 2006,
p. 263.
42
Cfr. M. Moreno Conde, Regards, cit., p. 46, secondo cui comunque resta ancora da capire se la presenza di questo
“teatro” facesse parte integrante della festa fin dai primordi o se fu introdotto in un secondo periodo, nel momento di
ingrandimento del luogo.

7
Amyklai era un piccolo insediamento che faceva parte insieme a Pitana, Mesoa, Cinosura e Limne,
di uno dei cinque villaggi che formavano la città di Sparta, pur essendo situato a circa cinque
chilometri di distanza43. Secondo quanto ci riferisce Pausania nella Periegesi44, in tale località si
veneravano Apollo Amyklaio e Hyakinthos in onore dei quali era stato costruito un santuario, il più
famoso della Laconia45 per permettere lo svolgimento dei sacrifici a loro rivolti46. Tale struttura era
formata da un altare, che serviva da base per il sostegno di un trono o di un’enorme sedia, su cui era
seduta l’immagine di Apollo.
La statua misurava quindici o sedici metri di altezza47, vestiva un elmo e teneva in mano una lancia
e un arco; le mani, i piedi e le braccia erano lavorate, ma il resto della statua somigliava ad un
pilastro di bronzo. Indossava inoltre un chitone48, tessuto ogni anno all’interno di una camera
chiamata Chiton dalle sacerdotesse delle Leucippidi, figure mitologiche figlie di Apollo e spose dei
Dioscuri49. Le fonti non ci hanno tramandato con precisione in quale momento dell’anno avvenisse

43
Cfr. M. Petterson, Cultus of Apollo, cit., pp. 109-110; P. Cartledge, City, cit., p. 44; C. Nobili, Performances , cit., p.
136.
44
Cfr. Paus. III, 19, 1-5, τοῦ θρόνου δὲ ᾗ καθίζοιτο ἂν ὁ θεός, οὐ διὰ παντὸς κατὰ τοῦτο συνεχοῦς ὄντος ἀλλὰκαθέδρας
παρεχοµένου πλείονας, παρὰ δὲ καθέδραν ἑκάστηνὑπολειποµένης καὶ εὐρυχωρίας, τὸ µέσον ἐστὶν εὐρυχωρὲς µάλιστα
καὶ τὸ ἄγαλµαἐνταῦθα ἐνέστηκε.µέγεθος δὲ αὐτοῦ µέτρῳ µὲν οὐδένα ἀνευρόντα οἶδα, εἰκάζοντι δὲ καὶ τριάκονταεἶναι
φαίνοιντο ἂν πήχεις. ἔργον δὲ οὐ Βαθυκλέους ἐστίν, ἀλλὰ ἀρχαῖον καὶ οὐ σὺντέχνῃ πεποιηµένον: ὅτι γὰρ µὴ πρόσωπον
αὐτῷ καὶ πόδες εἰσὶν ἄκροι καὶ χεῖρες, τὸλοιπὸν χαλκῷ κίονί ἐστιν εἰκασµένον. ἔχει δὲ ἐπὶ τῇ κεφαλῇ κράνος, λόγχην
δὲ ἐν ταῖςχερσὶ καὶ τόξον.τοῦ δὲ ἀγάλµατος τὸ βάθρον παρέχεται µὲν βωµοῦ σχῆµα, τεθάφθαι δὲ τὸνὙάκινθον
λέγουσιν ἐν αὐτῷ, καὶ Ὑακινθίοις πρὸ τῆς τοῦ Ἀπόλλωνος θυσίας ἐς τοῦτονὙακίνθῳ τὸν βωµὸν διὰ θύρας χαλκῆς
ἐναγίζουσιν: ἐν ἀριστερᾷ δέ ἐστιν ἡ θύρα τοῦβωµοῦ. ἐπείργασται δὲ τῷ βωµῷ τοῦτο µὲν ἄγαλµα Βίριδος, τοῦτο δὲ
Ἀµφιτρίτηςκαὶ Ποσειδῶνος: ∆ιὸς δὲ καὶ Ἑρµοῦ διαλεγοµένων ἀλλήλοις πλησίον ∆ιόνυσοςἑστήκασι καὶ Σεµέλη, παρὰ
δὲ αὐτὴν Ἰνώ.πεποίηται δὲ ἐπὶ τοῦ βωµοῦ καὶ ἡ ∆ηµήτηρ καὶ Κόρη καὶ Πλούτων, ἐπὶ δὲ αὐτοῖςΜοῖραί τε καὶ Ὧραι, σὺν
δέ σφισιν Ἀφροδίτη καὶ Ἀθηνᾶ τε καὶ Ἄρτεµις: κοµίζουσι δ᾽ ἐςοὐρανὸν Ὑάκινθον καὶ Πολύβοιαν, Ὑακίνθου καθὰ
λέγουσιν ἀδελφὴν ἀποθανοῦσανἔτι παρθένον. τοῦτο µὲν οὖν τοῦ Ὑακίνθου τὸ ἄγαλµα ἔχον ἐστὶν ἤδη γένεια, Νικίαςδὲ
ὁ Νικοµήδους περισσῶς δή τι ἔγραψεν αὐτὸν ὡραῖον, τὸν ἐπὶ Ὑακίνθῳ λεγόµενονἈπόλλωνος ἔρωτα ὑποσηµαίνων.
πεποίηται δὲ ἐπὶ τοῦ βωµοῦ καὶ Ἡρακλῆς ὑπὸ Ἀθηνᾶς καὶ θεῶν τῶν ἄλλων καὶοὗτος ἀγόµενος ἐς οὐρανόν. εἰσὶ δὲ καὶ
αἱ Θεστίου θυγατέρες ἐπὶ τῷ βωµῷ, καὶΜοῦσαί τε καὶ Ὧραι. περὶ δὲ ἀνέµου Ζεφύρου, καὶ ὡς ὑπὸ τοῦ Ἀπόλλωνος
Ὑάκινθοςἀπέθανεν ἄκοντος, καὶ τὰ ἐς τὸ ἄνθος εἰρηµένα τάχα µὲν ἂν ἔχοι καὶ ἄλλως, δοκείτωδὲ ᾗ λέγεται.
45
Cfr. Pol. V, 19, 2-3, αἱ δ᾽ Ἀµύκλαι καλούµεναι τόπος ἐστὶ τῆς Λακωνικῆς χώρας καλλιδενδρότατος
καὶκαλλικαρπότατος, ἀπέχει δὲ τῆς Λακεδαίµονος ὡς εἴκοσι σταδίους.ὑπάρχει δὲ καὶ τέµενος Ἀπόλλωνος ἐν αὐτῷ
σχεδὸν ἐπιφανέστατον τῶν κατὰ τὴνΛακωνικὴν ἱερῶν.
46
Cfr. C. Calame, Les choeurs de jeunes filles, cit., p. 313; M. Petterson, Cultus of Apollo, cit., pp. 21-25; N. Richer,
The Hyakinthia, cit., pp. 79-80; M. Moreno Conde, Regards, cit., p. 17. In onore di Apollo si compiva un θυσία, cioè un
sacrificio tipicamente offerto a un dio immortale, mentre nei riguardi di Hyakinthos si effettuava un ἑναγισµός, cioè un
sacrificio offerto a un eroe mortale.
47
Cfr. I. B. Romano, Early Greek cult images, Ann Arbor University Microfilms International, 1980, p. 101, secondo
cui il dato riportato da Pausania è esagerato e molto probabilmente comprende l’altezza non solo della statua, ma anche
della base.
48
Cfr. Paus. III, 16, 2, ὑφαίνουσι δὲ κατὰ ἔτος αἱ γυναῖκες τῷ Ἀπόλλωνι χιτῶνα τῷ ἐν Ἀµύκλαις, καὶ τὸοἴκηµα ἔνθα
ὑφαίνουσι Χιτῶνα ὀνοµάζουσιν; Cfr. Cfr. C. Calame, Les choeurs de jeunes filles, cit., p. 310; I. B. Romano, Early, cit.,
p. 103, secondo cui era difficile che fosse tessuto un nuovo chitone ogni anno considerate le dimensioni della statua.
Secondo la studiosa rimane inoltre l’incertezza se questa pratica fosse iniziata in epoca arcaica o se sia nata soltanto in
epoca più tarda.
49
Cfr. C. Nobili, Performances , cit., p. 138.

8
tale offerta, ma gli studiosi moderni50 hanno creduto di vedervi un collegamento con le Hyakinthia;
è probabile che durante la loro celebrazione una processione, partita da Sparta passando dalla
Ὑακινθὶς ὁδός, portasse il chitone al santuario dell’Amyklaion. Questo è l’unico esempio di
un’immagine di culto di Apollo che riceveva vestiti reali51, ma l’offerta di abiti a divinità, sia
maschili sia femminili, durante grandi feste è frequentemente attestata in Grecia: un caso esemplare
è quello delle Panatenee, in occasione delle quali era portato in processione ad Atena il peplo
tessuto da donne o da fanciulle di nobile o almeno di libera condizione52.
L’altare fu costruito nella metà del VI a.C., da Baticle di Magnesia, autore di cui non si conosce
praticamente nulla, successivamente all’erezione della statua di Apollo53, in un momento in cui si
realizzavano maestosi impianti architettonici atti a conservare le immagini di culto54. Secondo
quanto continua a affermare Pausania, all’interno dell’altare, ricoperto da rilievi raffiguranti dei e
eroi, era presente la tomba di Hyakinthos, nella quale i sacerdoti preposti entravano, passando dalla
porta di bronzo situata alla sinistra dell’altare, per compiere riti sacrificali in suo onore durante le
Hyakinthia.
Una complessa questione legata a Amyklai, della quale si sono occupati molti studiosi, è legata al
rapporto fra Hyakinthos e Apollo, due figure indissolubilmente legate non solo all’interno del
santuario dell’Amyklaion, ma anche all’interno della celebrazione delle Hyakinthia. Tale tema è
inoltre in rapporto con la data di origine della festa, con la presenza dei Micenei e con la conquista
del territorio da parte dei Dori.
Grazie ai vari reperti archeologici ritrovati, possiamo affermare che il santuario dell’Amyklaion si
sviluppò e si affermò come centro cultuale già nella tarda età del bronzo, più precisamente, secondo
Petterson, alla fine dell’LH III B (1200 a.C. circa), in seguito alla distruzione del Melanion e quindi
alla cessazione di un potere miceneo centralizzato in Laconia55. L’antichità e l’importanza di
Amyklai è inoltre ben testimoniata da un passo del catalogo delle navi di Omero, in cui è citata fra i
paesi sotto il dominio di Menelao56. Nonostante la mancanza di ritrovamenti archeologici in

50
Cfr. C. Calame, Les choeurs de jeunes filles, cit., pp. 309-310.M. Moreno Conde, Regards, cit., p. 32, con annessa
bibliografia.
51
Cfr. I. B. Romano, Early, cit, p. 103.
52
Cfr. P. Brulé, Fêtes grecques: Périodicité et initiations. Hyakinthies et Panathénées, in “Les rites d’adolescence et les
mystères. Seminaire d’ètude des mentalités antiques: études rassemblées par Alain Moreau, Montpellier Universite Paul
Valery, 1992, pp. 30-31.
53
Cfr. I. B. Romano, Early, cit., p. 104, secondo cui l’immagine di culto in onore di Apollo, eseguita con la tecnica
dello spyhrelaton, fu costruita con molta probabilità alla fine del VII a.C. o all’inizio del VI a.C.
54
Cfr. I. B. Romano, Early, cit, p. 109; C. Calame, Les choeurs de jeunes filles, cit., pp. 311-312.
55
Cfr. M. Petterson, Cultus of Apollo, cit., pp. 92-93; B.C. Dietrich, The Dorian Hyacinthia: a survival from the Bronze
Age, in “Kadmos” n° 14 1975, pp. 138, secondo cui le prime attestazioni di insediamento nella collina di Amyklai
devono essere datate all’incirca al 2000 a.C.; C. Calame, Les choeurs de jeunes filles, cit., pp. 310.
56
Cfr. Hom. Il. II, 584, οἵ τ᾽ ἄρ᾽ Ἀµύκλας εἶχον Ἕλος τ᾽ ἔφαλον πτολίεθρον. Bisogna comunque stare attenti nel
conferire eccessiva rilevanza a questo passo, sia poiché si tratta quasi sicuramente di un’inserzione della fine del VII

9
ceramica dall’inizio dell’XI a.C. alla metà del IX a.C., si ritiene che, dopo la caduta dei Micenei, il
santuario dell’Amyklaion continuò a fiorire, diventando un punto di coesione e di riferimento per la
cittadinanza e soprattutto per la nuova elite che si andava formando57.
Secondo la tradizione, i Dori, giunti intorno al 950 a.C. dopo una lunga migrazione, avrebbero
portato un’innovazione e una rottura in Laconia, imponendosi come gruppo dominante rispetto alla
popolazione indigena. Erodoto tratta di tale avvento in due passi inconciliabili: nel primo58 narra di
una lunga erranza di popoli stranieri e di un loro finale arrivo nel Peloponneso, dove furono
definitivamente chiamati Dori, nel secondo59 descrive invece la storia mitica del ritorno degli
Eraclidi, autoctoni tornati dopo un lungo esilio.
Secondo la tradizione storiografica, con il loro ingresso nel Peloponneso i Dori avrebbe apportato
enormi cambiamenti all’interno delle Hyakinthia; essi avrebbero infatti unito al culto di Hyakinthos,
dio della vegetazione di origini preelleniche e bambino divino60 venerato fin dall’età del bronzo,
quello di Apollo, definito come il dio dorico per eccellenza. Tale ipotesi dimostra però tutta la sua
inconsistenza a causa della scarsità di prove sull’origine dorica di Apollo61 e della probabile origine
dorica di Hyakinthos già dalla tarda età del bronzo62, provabile grazie all’esistenza diffusa in varie
città, fra cui anche Sparta, di un mese dorico chiamato Hyakinthos e di phylae, istituzioni
tipicamente doriche, con il nome di Hyakinthos63. Risulta quindi privo di senso parlare di una netta
divisione fra fase micenea e fase dorica all’interno dello sviluppo delle Hyakinthia e di una diversa
componente etnica fra i celebranti della festa64.

a.C. o dell’inizio VI a.C., posteriore rispetto al periodo di scrittura della maggior parte dell’Iliade, sia poiché vi si
trovano degli errori, come l’inserzione di strutture triadiche tipicamente doriche in epoca troiana, e delle assenze
importanti, come quella dei Tessali in qualità di ethnos.
57
Cfr. M. Petterson, Cultus of Apollo, cit., pp. 103-104, B.C. Dietrich, The Dorian, cit., p. 138; contra, A. Brelich,
Paides e Parthenoi, Roma Edizioni dell’Ateneo, 1969, pp. 177-179, secondo cui non esiste prova della continuità del
culto fra il tardo-elladico III C e l’età arcaica.
58
Cfr. Hdt. I, 56.
59
Cfr. Hdt. IX, 26.
60
Tale ipotesi si basa sull’utilizzo nel nome Hyakinthos del suffisso νθ, cfr. N. Richer, The Hyakinthia, cit., p. 78; B.C.
Dietrich, The Dorian, cit., p. 135, secondo cui deriverebbe da una lingua mediterranea, probabilmente indoeuropea; L.
R. Farnell, Cults of the Greek states, Oxford Clarendon Press, 1907, p. 127, secondo cui probabilmente si tratta di un
nome proveniente dalla Caria.
61
Cfr. I. Chirassi, Elementi di culture precereali, cit., pp. 168-169, secondo cui il termine pa-ia-wo-ne, leggibile in una
tavoletta cnossia, potrebbe corrispondere all’epiteto apollineo παιάν; B.C. Dietrich, The Dorian, cit., p. 134; M. Moreno
Conde, Regards , cit., p. 22, secondo cui un giorno potrebbe essere trovato il nome di Apollo nelle tavolette di lineare
B.
62
Cfr. M. Petterson, Cultus of Apollo, cit., p. 108.
63
Cfr. B.C. Dietrich, The Dorian, cit., p. 141, sono state conservati i nomi di tribù chiamate Hyakinthios a Tenos e a
Lyttos nell’isola di Creta.
64
Cfr. B.C. Dietrich, The Dorian, cit., p. 141.

10
Tale conclusione si scontra con le fonti in nostro possesso, che parlano di una lotta all’ultimo
sangue per l’egemonia nell’VIII a.C. fra i Dori di Sparta e gli Achei di Amyklai65 con la finale
vittoria dei Dori e l’inizio del definitivo dominio spartano nella Laconia. Secondo quanto ci
riferiscono le fonti, a tale impresa partecipò anche Timomaco, membro degli Aegeidae, una tribù di
Tebe, probabilmente imparentata con quella di Sparta66, a cui furono conferiti grandissimi onori per
il suo apporto nella campagna militare, fra cui anche l’esposizione del suo pettorale di bronzo
durante le Hyakinthia67. Secondo Petterson, la soluzione a questo problema può essere trovata nella
creazione da parte dell’aristocrazia allora dominante di un’identità dorica fittizia, favorita
dall’esistenza di un comune dialetto e dall’istituzione di tradizioni mitiche comuni, con lo scopo di
giustificare e glorificare il loro potere e di garantire alle alleanze fra le famiglie dominanti una rete
di fondamento ideologico su base sia locale che interregionale. Secondo tale teoria, il mito del
ritorno degli Eraclidi serviva per legittimare l’egemonia politica dell’aristocrazia all’interno delle
diverse parti del Peloponneso; allo stesso modo l’opposizione fra Dori e Achei aveva lo scopo di
concettualizzare la lotta per la dominazione della Laconia durante l’VIII a.C. e di giustificare la
vittoria del gruppo dominante68.
Una volta conquistato, il santuario dell’Amyklaion non funzionò più soltanto come luogo di culto,
di devozione e di pellegrinaggio, ma assunse, in quanto entità politica, insieme ai perieci,
posizionati in prima linea, anche il compito di limitare e di proteggere il territorio interno di
Sparta69. La sua posizione distaccata di cinque chilometri rispetto alla città permise inoltre di far sì
che potesse mettere in relazione campagna e città e che fosse il simbolo del rapporto fra
adolescenza selvaggia e domestica maturità civica e potesse segnalare, nonché distinguere il
territorio cittadino da quello perieco70. A Sparta a costruzione di mura, anche a costo di lasciarvi

65
Cfr. Paus. III, 2, 6, Ἀρχελάου δὲ ἦν Τήλεκλος: ἐπὶ τούτου πόλεις Λακεδαιµόνιοι τῶν περιοικίδωνπολέµῳ
κρατήσαντες ἐξεῖλον Ἀµύκλας καὶ Φᾶριν καὶ Γεράνθρας, ἐχόντων ἔτι Ἀχαιῶν.τούτων Φαρῖται καὶ Γερανθρᾶται τὴν
ἔφοδον τῶν ∆ωριέων καταπλαγέντεςἀπελθεῖν ἐκ Πελοποννήσου συγχωροῦνται ὑπόσπονδοι: τοὺς δὲ Ἀµυκλαιεῖς οὐκ
ἐξἐπιδροµῆςἐκβάλλουσιν, ἀλλὰ ἀντισχόντας τε ἐπὶ πολὺ τῷ πολέµῳ καὶ ἔργα οὐκ ἄδοξαἐπιδειξαµένους.
66
La famiglia degli Aigeidai di Sparta, collegata al culto di Apollo Karneios era presente nella lotta per la conquista del
potere insieme a Agiadi, stabiliti a Pitana e incaricati del culto di Atena Chalkioikos (Paus. III, 14, 2) e Euripontidi,
stanziati a Limnai e delegati del culto di Artemide Orthia (Paus. III, 17, 1-2). Di questa famiglia è inoltre ricordato
l’importante ruolo avuto nella colonizzazione di Thera, verso cui emigrò in gran numero probabilmente a causa del
malcontento per la nuova situazione di Sparta.
67
Cfr. Arist. fr. 532 (Rose).
68
Cfr. M. Petterson, Cultus of Apollo, cit., pp. 108-111; C. Calame, Les choeurs de jeunes filles, cit., pp. 311-312,
secondo cui, pur non potendo parlare dei Dori come realtà fittizia, il senso originario del culto Amyklaio sarebbe stato
modificato dopo la sconfitta e la fine dell’autonomia politica con l’integrazione nella vita cultuale spartana contra, P.
Cartledge, Sparta and Lakonia. A regional history 1300-362 BC, Londra Routledge, 1979, p. 96, secondo cui, non
potendo mettere in dubbio la realtà storica dei Dori, ritiene che Amyklai fosse abitata da una popolazione non dorica,
ma già con ampi segni di dorizzazione; E. Baltrusch, Sparta, Bologna Il Mulino, 2002, pp. 12-14.
69
Cfr. P. Cartledge, City, cit., p. 43, secondo cui gli Spartani avrebbero sempre odiato e mai desiderato avere delle mura
intorno alla città sia in rispetto della tradizione sia perché questo era visto come segno di effeminatezza.
70
Cfr. P. Cartledge, City, cit., p. 44.

11
fuori Amyklai, centro politico e simbolico di rilevante importanza, divenne una necessità impellente
e non un mero lusso, solo nel II a.C., nel momento in cui gli Iloti e i Perieci ottennero
l’indipendenza e quindi il territorio della città laconica fu ridimensionato al livello delle altre
normali poleis greche ed ebbe così bisogno di un’ulteriore protezione.
All’interno dello stato spartano, si può dunque ipotizzare che durante la celebrazione delle
Hyakinthia il cammino centrifugo da Sparta verso Amyklai71 lungo la Ὑακινθὶς ὁδός
simboleggiasse non soltanto l’unità di Sparta, ma anche la diversità di identità fra Sparta e Amyklai;
così tale festa, pur essendo a carattere nazionale, manteneva un gusto locale, risalente
probabilmente alla divisione dell’VIII a. C. Si può quindi affermare che le Hyakinthia, a differenza
delle altre festività greche in cui si celebrava un’armoniosa simbiosi politica, erano disegnate per
enfatizzare e per rinforzare la separazione del centro da una periferia gerarchicamente dominata72.
Date tali informazioni, a quando possiamo dunque far risalire l’inizio delle Hyakinthia? Il terminus
ante quem per la loro istituzione è ricavabile da un passo di Strabone73, in cui viene narrata la storia
dei partheniai74, i bastardi concepiti dall’unione di donne spartiate e Iloti durante la prima guerra
messenica; a causa della mancata concessione del diritto completo di cittadinanza, questi nel 706
a.C. durante le Hyakinthia avrebbero deciso di tramare una congiura contro la propria patria, fallita
la quale sarebbero emigrati in Italia, dove avrebbero fondato la colonia di Taranto, l’unica costituita
da Sparta. Per quanto si tratti di una ricostruzione posteriore, tale racconto, nella sua
verosimiglianza con la realtà dei fatti, dimostra l’importanza delle Hyakinthia, scelte per la congiura
a discapito di altre feste o avvenimenti, già a fine VIII a.C. e lascia quindi presupporre una loro
origine anteriore a tale data75. Per quanto sia stato ipotizzato un loro inizio alla fine dell’età del
bronzo in correlazione con l’inizio del culto nel santuario dell’Amyklaion76, in considerazione delle
fonti e dei dati archeologici a nostra disposizione, mi sembra anche in tale circostanza più prudente

71
Cfr. P. Brulé, Fêtes grecques, cit., p. 29, secondo cui tale carattere è completamente opposto rispetto a quello delle
Panatenee a Atene, dove si osserva un movimento centripeto.
72
Cfr. P. Cartledge, City, cit., p. 46; Cfr. M. Petterson, Cultus of Apollo, cit., pp. 120-122, secondo cui una festa in cui
prevale il concetto di unità sono le Panatenee a Atene.
73
Cfr. Strab. VI, III, 2, περὶ δὲ τῆς κτίσεως Ἀντίοχος λέγων φησὶν ὅτι τοῦ Μεσσηνιακοῦ πολέµου γενηθέντοςοἱ µὴ
µετασχόντες Λακεδαιµονίων τῆς στρατείας ἐκρίθησαν δοῦλοι καὶ ὠνοµάσθησανΕἵλωτες, ὅσοις δὲ κατὰ τὴν στρατείαν
παῖδες ἐγένοντο, Παρθενίας ἐκάλουν καὶἀτίµους ἔκριναν: οἱ δ᾽ οὐκ ἀνασχόµενοι (πολλοὶ δ᾽ ἦσαν ἐπεβούλευσαντοῖς
τοῦ δήµου[…] συνέκειτο µὲν δὴ τοῖς Ὑακινθίοις ἐν τῷ Ἀµυκλαίῳ συντελουµένου τοῦἀγῶνος; contra, Strab. VI, III, 3,
che, citando un passo di Eforo, asserisce che la congiura dei partheniai fu effettuata nell’ agora di Sparta; vedi . M.
Moreno Conde, Regards, cit., p. 24, n. 58, secondo cui, anche a causa dell’interdizione per i minori di trenta anni di
recarsi in agora ( Plut. Lyc. 25,1) è da preferire porre la congiura durante la celebrazione delle Hyakinthia.
74
In realtà l’identità di tali individui non è chiara. In Strab. VI, III, 2 infatti vengono definiti Iloti i Lacedemoni che
avevano deciso di non partecipare alla guerra, in Strab. VI, III, 3, si riferisce invece che i padri dei partheniai erano
invece i giovani spartiati che non vincolati dal giuramento di dover rimanere in Messenia, furono rimandati a casa per
dare alla città la progenie necessaria alla sopravvivenza della città.
75
Cfr. M. Moreno Conde, Regards, cit., p. 24; C. Calame, Les choeurs de jeunes filles, cit., pp. 312-313, secondo cui
tale episodio segnala l’assai rapida integrazione delle Hyakinthia all’interno dello stato spartano.
76
Cfr. M. Petterson, Cultus of Apollo, cit., pp. 92.

12
lasciare la domanda senza una risposta definitiva e sottolineare soltanto che il suo inizio quasi
sicuramente debba risalire a un’epoca antica77.

2) Il banchetto e le sue interdizioni

Prima di trattare in maniera specifica dei pasti consumati durante le Hyakinthia è necessario
effettuare la descrizione di quelli spartani, divisi in due gruppi maggiori: i phiditia e le kopides78. I
phiditia erano i pasti comunitari che, proverbialmente poveri, consistevano in maiale bollito
accompagnato da zuppa, integrato all’occorrenza da olive, formaggio, fichi e talvolta con portate
supplementari di pesce, lepre o piccione; comprendevano anche l’ἐπάικλον (una specie di dessert),
a cui dovevano contribuire a turno tutti i partecipanti con i prodotti della caccia o della loro terra
con lo scopo di dimostrare il loro valore e la loro beneficienza. Si trattava di pasti socialmente e
topograficamente chiusi, dato che potevano parteciparvi, dopo aver superato una prova di ingresso,
soltanto gli homoioi all’interno di sale chiuse da porte79. Le kopides invece erano pasti rituali tenuti
in occasioni di grandi feste, consistenti in carne proveniente da capre sacrificate, ma talvolta anche
maiale, insieme a pane dalla forma particolare (φυσίκιλλος) molto simile a un dolce fatto di olio e
miele chiamato ἐγκρίς, sanguinaccio, salsicce, formaggio fresco e, come dolci (τραγήµατα), fichi
secchi e fave. Si trattava di pasti ricchi, forniti abbondantemente di cibo, a cui potevano partecipare
non soltanto i cittadini, ma anche agli stranieri e i passanti; si svolgevano fuori dalla città, in tende o
rifugi fragili e provvisori, all’interno dei quali erano posti tavoli, divani in paglia e tappeti80.
Secondo quanto ci riferisce Policrate, citato da Ateneo, durante le Hyakinthia si svolgevano due
pasti; il primo in onore di Hyakinthos era caratterizzato dall’assenza di pane di grano, di dolci, di
vari accompagnamenti (τὰ ἀκόλουθα) e da una grande moderazione, nel secondo invece era
permesso sacrificare numerose vittime e invitare conoscenti e schiavi81. Tale passo è inserito
all’interno di un lungo discorso contenente le citazioni di vari autori che descrivono una kopis
celebrata a Sparta, tanto che si può presupporre che i pasti consumati durante la celebrazione delle
Hyakinthia fossero di tale tipo82.

77
Cfr. N. Richer, The Hyakinthia, cit., p. 88.
78
Cfr. M. Moreno Conde, Regards, cit., p. 28; L. Bruit, The meal, cit., pp. 163-164.
79
Cfr. Plut. Lyc. XII, 1-12; Ath. IV, 141 a-e.
80
Cfr. Ath. IV, 138 e-f, 139 a-b, 140 a.
81
Cfr. Ath. IV, 139, e-f.
82
Cfr. M. Petterson, Cultus of Apollo, cit., p. 16; Cfr. M. Moreno Conde, Regards, cit., pp. 29-30. Il primo passo da
prendere in considerazione è Ateneo IV, 138, e-f, in cui Polemone, nel commentare un passo di Senofonte riguardante
carri di vimini, cita un passo dei Πλοῦτοι di Cratino, che menziona una festa a Sparta chiamata kopis, famosa per la

13
Questa interpretazione è però resa problematica dalla descrizione di Policrate sui divieti imposti
durante il primo banchetto, poiché lo rendono troppo dissimile rispetto a una normale kopis. A
rendere ancora meno chiara la questione, troviamo nello stesso brano la parola τὰ ἀκόλουθα che
ignoriamo a cosa si riferisca: potrebbe alludere alla carne, in quanto strettamente associata con il
pane, o ai τραγήµατα, cioè frutta e verdura usate in qualità di dolcetti. Nel primo caso, tralasciando
che si tratterebbe di un’espressione inusuale, la mancanza della carne significherebbe l’abbandono
del tipico modo di commensalità spartano e si tratterebbe di un pasto davvero misero, forse
simboleggiante un’epoca precerealicola; nel secondo caso si tratterebbe di un banchetto tipicamente
spartano, seppur ridotto ai minimi termini, molto simile a un phidition83.
Come risolvere allora il problema? Molto probabilmente la diversità dei cibi utilizzati nei due
banchetti risiede nella differente situazione in cui i due pasti sono consumati. Nel primo caso,
durante la cena del primo giorno, le proibizioni sono dovute alla celebrazione di cerimonie di lutto
compiute per un’esorcizzazione nei confronti del defunto Hyakinthos, simboleggiante uno stato di
brutalità, capace di minacciare i ritmi della vita umana e di distruggere l’intera comunità84. Nel
secondo caso invece, poiché il rito ha avuto successo e il pericolo è stato evitato, all’interno della
parte dedicata a Apollo tutto può tornare alla normalità: con la cessazione delle proibizioni, non
solo può finalmente iniziare la parte gioiosa e piacevole della festa, ma può anche essere consumato
il banchetto tipicamente festivo85. Possiamo dunque osservare all’interno delle Hyakinthia una
caratteristica struttura duale esemplificabile anche all’interno delle due kopides, i due pasti

ricchezza del banchetto e per la numerosa partecipazione di stranieri. Oltre alle informazioni forniteci dal comico
ateniese, che ben si adattano alla nostra festa, il collegamento con la festa delle Hyakinthia è dato soprattutto dal passo
di Senofonte, tratto dall’Agesilao (VIII, 7, πειράσθω δὲ θεάσασθαι τὴν ἔνδον κατασκευήν,ἐννοησάτω δὲ ὡς ἐθοίναζεν
ἐν ταῖς θυσίαις, ἀκουσάτω δὲ ὡς ἐπὶ πολιτικοῦκαννάθρου κατῄει εἰς Ἀµύκλας ἡ θυγάτηρ αὐτοῦ), in cui lo storico
ateniese riferisce dell’utilizzo da parte della figlia del re e generale spartano Agesilao di un carro pubblico per dirigersi
a Amyklai in quella che pare essere con molta probabilità, pur non essendo presente un riferimento diretto, la sfilata
delle giovani spartane sopra carri addobbati durante le Hyakinthia. A rafforzamento di tale interpretazione possiamo
inoltre servirci dello stesso Ateneo (IV, 139, d), che riferisce di una contraddizione fra il brano di Polemone sulla kopis
e quello di Policrate sulle Hyakinthia; se esiste un collegamento fra i due autori, è evidente che questo sia relativo alla
kopis, chiaramente presente durante le Hyakinthia. Infine a favore di tale connessione vi è un passo della commedia
Κωραλίσκος di Epilico (Ath. IV, 140, a), in cui il commediografo attesta la presenza di una kopis servita al santuario di
Apollo a Amyklai.
83
Cfr. L. Bruit, The meal, cit., p. 165.
84
Cfr. L. Bruit, The meal, cit., p. 166; M. Petterson, Cultus of Apollo, cit., p. 16; contra, A. Brelich, Paides, cit., pp.
142-148, secondo cui le proibizioni presenti all’interno delle Hyakinthia, soprattutto quella legata al pane,
indicherebbero una tipica fase delle feste di rinnovamento, caratterizzata dall’inversione dell’ordine usuale e da un
ritorno temporaneo a una condizione anteriore, che in tale circostanza si riferirebbe ad un’età precerealicola; I.
Chirassi, Elementi di culture precereali, cit., pp. 170, secondo cui il pane è proibito in quanto risulterebbe estraneo al
momento culturale a cui appartiene Hyakinthos, eroe di un’epoca precedente alla sua scoperta.
85
Cfr. M. Moreno Conde, Regards, cit., p. 30; L. Bruit, The meal, cit., p. 166.

14
sacrificali, molto probabilmente ricordati da Ateneo proprio per le peculiarità che li
contraddistinguevano86.
La stessa considerazione può essere considerata valida anche per quanto riguarda la proibizione,
sempre durante il primo giorno, di indossare corone durante i pasti: la loro assenza simboleggiava
infatti uno stato negativo, connesso al lutto per la morte di Hyakinthos e al pericolo incombente; la
loro presenza a partire dal secondo giorno invece dimostrava non solo il cambiamento compiuto,
ma anche l’avvenuto contatto con la sfera divina, in questo caso particolare con Apollo, e quindi la
sua presenza in qualità protettore all’interno della città87.

3)La partecipazione dei ragazzi e delle ragazze

Secondo quanto ci riferisce Policrate88, a partire dalla metà del secondo giorno, al termine del culto
di Hyakinthos, i giovani occupavano un ruolo fondamentale all’interno delle Hyakinthia. Erano
presenti ragazzi (παῖδες) in tuniche succinte, chiamate chitoni, che suonavano la kithara e
cantavano in onore di Apollo, accompagnati dall’aulos, in ritmi anapestici e tonalità acute, mentre
altri correvano per il teatro con cavalli bardati a festa; partecipavano anche cori di giovani
(νεανίσκοι), che cantavano canzoni nazionali e entravano nel luogo dell’esibizione insieme a
danzatori, che eseguivano danze in stile antico, accompagnati dall’aulos e dal canto. Erano presenti
anche le ragazze (παρθένοι), alcune trasportate su carri (κάνναθρα) riccamente adorni, altre portate
in corteo su carri trainati da due cavalli, coi quali gareggiavano.
Di quale fascia di età facevano parte i παῖδες e i νεανίσκοι citati nel passo di Policrate? In
considerazione di un passo della vita di Licurgo di Plutarco, da confrontare con il nostro, in cui si
afferma che i παῖδες fino all’età di dodici anni vestivano il chitone89 e in considerazione dell’alto

86
Cfr. M. Moreno Conde, Regards, cit., pp. 30-31; contra, L. Bruit, The meal, cit., p. 166-167, secondo cui, invece,
proprio per le caratteristiche fondamentali che lo contraddistinguono ( le proibizioni e la moderazione), il primo pasto
potrebbe essere un phidition.
87
Cfr. M. Petterson, Cultus of Apollo, cit., p. 17-18, secondo cui durante la festa attica delle Oscoforie, similarmente a
quanto avveniva alle Hyakinthia, vi era il costume di non indossare corone a causa del lutto e della tristezza; C. Calame,
Les choeurs de jeunes filles, cit., pp. 320-312, il quale inoltre, paragonando le Hyakinthia alle Pianopsie, festa tenuta ad
Atene anch’essa in onore di Apollo, ritiene che il consumo della frutta durante la kopis sottolineerebbe la fine della
stagione dei raccolti; I. Chirassi, Elementi di culture precereali, cit., pp. 170-171, secondo cui l’impossibilità nel primo
giorno della festa da parte dei partecipanti di vestire corone deriverebbe dal fatto che Hyakinthos nel rito è appena
morto e quindi il fiore che lo rappresenta, il giacinto, e in generale tutti i fiori non sono ancora apparsi.
88
Cfr. Ath. IV, 139 e-f.
89
Cfr. Plut. Lyc. 16,11-12, secondo cui passavano a dodici anni abbandonavano l’utilizzo della tunica e vestivano
soltanto l’himation, cioè il mantello.

15
grado di controllo sul vestiario a partire dall’inizio del processo educativo90, si può ipotizzare con
molta probabilità che essi fossero quei ragazzi che si trovavano nella fascia di età fra i sette e i
dodici anni91. Per quanto invece concerne i νεανίσκοι, probabilmente si trattava di coloro che, non
essendo più παῖδες, cioè avendo più di diciassette anni92, erano in procinto, terminata l’agogè, di
entrare a far parte del gruppo d’età degli eirenes93 e di diventare così membri effettivi
dell’esercito94.
Sappiamo con certezza che nell’antica Grecia i cori, la musica e le danze erano strettamente
collegati alla religione e rappresentavano uno dei mezzi, insieme ai sacrifici, per onorare gli dei95.
Tale aspetto rivestiva un ruolo particolarmente importante all’interno delle feste; ciò vale anche per
le Hyakinthia, e soprattutto a Sparta96, dove veniva conferito minor risalto ai sacrifici pubblici97,
alla distribuzione gratuita di carne e erano totalmente assenti rappresentazioni di tragedie e
commedie98.
Dalla fonti antiche apprendiamo che la choreia, cioè la combinazione di danza e canto, svolgeva
una parte essenziale nell’educazione dei ragazzi99, in quanto permetteva ai giovani di imitare il retto
comportamento dei cittadini e di creare così un legame di lealtà e obbedienza fra i futuri cittadini e
la città100. La choreia inoltre era molto probabilmente in grado di stabilire un contatto fra mondo
umano e divino e di far vivere ai partecipanti, attraverso il distacco dalla quotidianità, l’esperienza
della dimensione sacra, culturalmente interpretata come percezione del potere divino101. In cosa
dovevano dunque consistere i canti nazionali e le danze in stile antico, di cui ci offre riscontro
Ateneo? In considerazione della scarsità di fonti non possiamo saperlo con certezza, ma possiamo
ipotizzare, almeno per quanto riguarda i canti nazionali, che si trattasse di opere di autori del VII

90
Cfr. D. Ephraim, Dress in Spartan Society, in “Ancient Society” n°19 1989, p. 4, secondo cui tale controllo perdurava
per tutta la vita di ogni cittadino spartano.
91
Cfr. M. Petterson, Cultus of Apollo, cit., p. 87-88; M. Moreno Conde, Regards, cit., p. 35.
92
Cfr. M. Moreno Conde, Regards, cit., p. 36, secondo cui, senza alcuna specificazione ulteriore, i παῖδες sarebbero
nella fascia di età fra i sette e i diciassette anni.
93
Cfr. M. Petterson, Cultus of Apollo, cit., p. 88; contra, M. Moreno Conde, Regards, cit., p. 36, secondo cui il termine
νεανίσκοι è riferibile a coloro che erano nella fascia di età fra i venti e i trenta anni.
94
Cfr. Xen. Rep. Lac. 11, 3, che ci informa inoltre sull’equipaggiamento posseduto dal soldato, comprendente un
mantello rosso e uno scudo in bronzo.
95
Cfr. M. Petterson, Cultus of Apollo, cit., p. 52.
96
Le esibizioni di danzatori e cantanti non erano presenti soltanto alle Hyakinthia, ma si svolgevano anche durante le
altre due feste più importanti della comunità spartana, le Gymnopaidiai e le Karneia. Durante le Gymnopaidiai si
eseguivano non soltanto danze in onore di Apollo (cfr. Paus. III, 11, 9), ma si cantavano canzoni che commemoravano
spedizioni militari di successo e che trasmettevano alle nuove generazioni i valori della polis (cfr. N. Robertson,
Festivals and Legends, cit., pp.156-158). Alle Karneia invece, secondo un passo di Ellanico, citato da Ateneo ( XIV,
635, c-f), si sarebbe svolta addirittura una gara musicale, di cui Terpandro sarebbe stato il primo vincitore.
97
Cfr. Plut. Lyc. 19, 8.
98
Cfr. M. A. Flower, Spartan religion, cit., p. 207.
99
Cfr. Pl. Leg. II, 672 e.
100
Cfr. M. Petterson, Cultus of Apollo, cit., pp. 49-50.
101
Cfr. M. Petterson, Cultus of Apollo, cit., pp. 54-55.

16
a.C., cioè del momento di maggior fioritura dell’arte spartana, create con lo scopo di aumentare la
gloria di Sparta e dei suoi dei e proprio per questo conservate attraverso la rappresentazione in uno
dei momenti fondamentali per l’intera cittadinanza102.
Secondo quanto ci riferiscono diverse fonti antiche, l’aulos era lo strumento bellico per eccellenza,
utilizzato insieme ai canti guerreschi (ἐµβατηρίοι), costituiti da strofe in ritmo anapestico103, per
cadenzare la marcia della falange oplitica104 e per infonderle coraggio e valore105. Secondo quanto
ci riferisce Aristotele nella Politica106, a differenza di altri strumenti di tipo ethikos e quindi rivolti
all’educazione e all’ispirazione di comportamenti virtuosi, l’aulos, così come anche la kithara,
eccitando la parte passionale dell’uomo, svolgevano una funzione catartica. Tale strumento
svolgeva inoltre un ruolo fondamentale nell’educazione spartana, anche se probabilmente era
limitato e finalizzato a un apprendimento specifico, legato alle necessità del cittadino-soldato
inserito all’interno della comunità, che quindi mai doveva approdare al professionismo, in quanto
considerata pratica ignobile107.
Possiamo comprendere l’importanza del peana all’interno della celebrazione delle Hyakinthia da
un passo di Senofonte, in cui apprendiamo del ritorno degli abitanti di Amyklai in patria proprio per
poterlo cantare108. Solitamente accompagnato dalla kithara o dalla phorminx, era associato
particolarmente a Apollo109, ma poteva essere cantato prima e dopo delle battaglie, in occasione di
matrimoni, di simposi e in associazione con vittorie110; in quanto si credeva che avesse poteri di
guarigione e di ripristino dell’ordine perturbato111, veniva inoltre intonato durante i momenti di crisi
di una comunità112. Nel primo giorno delle Hyakinthia a causa della situazione di impurità e di
pericolo era vietato il peana, ma nella seconda parte esso faceva il suo ingresso in un clima pieno di

102
Cfr. M. Petterson, Cultus of Apollo, cit., pp. 52-53; C. Calame, Les choeurs de jeunes filles, cit., pp. 306-307,
secondo cui i canti nazionali, in quanto locali, avevano lo scopo di rafforzare l’elemento di “appartenenza geografica”
da parte dei cittadini coinvolti.
103
Cfr. B. Scandigli, a c. di, Plutarco, Licurgo e Numa, Milano BUR Rizzoli, 2012, p. 328.
104
Cfr. Thuc. V, 70; Xen. Hell. IV, 3, 21; Xen. Lac. 13, 8.
105
Cfr. Lyc. In Leoc. 106-107.
106
Cfr. Ar. Pol. 1341 a 18-42.
107
Cfr. F. Berlinzani, La musica a Sparta in età classica. Paideia e strumenti musicali, in “Aristonothos (La cultura a
Sparta in età classica)” n° 8 2013, pp. 230-231; J. Ducat, Spartan education, cit., pp. 263-264, secondo cui
l’insegnamento di uno strumento musicale avveniva non all’interno dell’istruzione pubblica e obbligatoria, ma
all’interno della sfera privata da parte degli appartenenti all’elite sociale.
108
Cfr. Xen. Hell. IV, 5, 11.
109
Cfr. A. Fairbanks, A study of the Greek Paean, Ithaca Press of Andrus & Church, 1900, p. 35-40, secondo cui però
non si trattava di un’associazione esclusiva, dal momento che poteva apparire durante i culti di altre divinità.
110
Cfr. M. Petterson, Cultus of Apollo, cit., pp. 19-20.
111
Cfr. M. Petterson, Cultus of Apollo, cit., p. 20.
112
Cfr. Hom. Il. I, 472-474, in cui viene narrato dell’utilizzo del peana da parte degli Achei con lo scopo di placare l’ira
del dio Apollo; Soph. OT 5, in cui il peana è associato ai sacrifici compiuti per evitare la pestilenza e per allontanare
tutto il male dalla città.

17
gioia e di divertimento; serviva a comunicare con il dio e a richiamarne la presenza113, cantato non
soltanto dai παῖδες, ma anche da adulti guidati da maestri di coro114, durante la processione sacra
che conduceva ai sacrificio in onore di Apollo, i θυσίαι 115.
Secondo quanto ci riferisce sempre Policrate, all’interno delle Hyakinthia anche le ragazze, le
παρθένοι, occupavano un ruolo di primo piano; durante la festa alcune erano trasportate su carri
(κάνναθρα), costituiti da giunchi o canne intrecciate, riccamente adorni con figure di animali o di
bestie mitologiche116, altre portate in corteo su carri trainati da due cavalli, coi quali gareggiavano.
Tale informazione, unita ai ritrovamenti nel Menelaion di Terapne di molte terrecotte tardo-antiche
raffiguranti donne a cavallo, ci permette di supporre che a Sparta, a differenza del resto del mondo
greco, le donne avessero una certa confidenza con il mondo ippico117. Grazie anche al ritrovamento
di due epigrafi di epoca romana, in cui sono menzionate due donne, Pompeia Polla e Memnia
Xenocratia, insignite con le cariche a vita di archeis (“guida”) e di théoros ( “rappresentante
ufficiale delegata ad assistere ai giochi") “del santissimo agone delle Hyakinthia”118, è stato
ipotizzato che le giovani durante la celebrazione della festa non soltanto avessero la possibilità di
guidare i carri in direzione del santuario dell’Amyklaion, lungo la Ὑακινθὶς ὁδός119, ma anche di
gareggiare con essi dinanzi agli occhi di tutta la cittadinanza e anche degli stranieri lì riuniti per
l’occasione120. Tale congettura è certamente affascinante, ma, in considerazione della scarsità e

113
Cfr. M. Petterson, Cultus of Apollo, cit., p. 21.
114
Cfr. Xen. Ages. 2, 17, καὶ ἀναπετάσας τῆς Πελοποννήσου τὰς πύλας οὕτωςοἴκαδε ἀπελθὼν εἰς τὰ Ὑακίνθια ὅπου
ἐτάχθη ὑπὸ τοῦ χοροποιοῦ τὸν παιᾶνα τῷθεῷ συνεπετέλει, in cui lo storico ateniese riferisce che, in tale circostanza,
addirittura il re e generale Agesilao, mettendo da parte il suo potere e i suoi privilegi, si sottomise alla volontà del capo
coro, prendendo il posto che gli era assegnato; contra, J. Ducat, Spartan education, cit., p. 263, secondo cui i παῖδες non
avrebbero cantato il peana, in quanto sarebbe stato un compito esclusivo degli uomini adulti.
115
Cfr. A. Fairbanks, A study, cit., p. 32; . M. Petterson, Cultus of Apollo, cit., p. 22-25. Anche i θυσίαι avevano la
funzione di mettere in relazione il mondo umano con quello divino ed erano contrapposti all’ ἑναγισµός, il sacrificio,
citato da Pausania ( III, 19, 3), compiuto in onore del defunto Hyakinthos attraverso la porta nell’altare dove si credeva
fosse sepolto, che creava all’interno della cerimonia quella condizione negativa di pentimento e lamentazione, di cui le
varie proibizioni erano il simbolo più evidente.
116
Cfr. Plut. Ages. 19, 7-10, secondo cui potevano essere raffigurati cervi o grifoni.
117
Cfr. G. Arrigoni, Donne e sport nel mondo greco. Religione e società, in “Le donne in Grecia, a c. di G. Arrigoni,
Roma-Bari Editori Laterza, pp. 92-93, secondo cui un segno del fatto che l’equitazione fosse riservata agli uomini è
dato dall’inesistenza della parola “cavallerizza” nel mondo greco-romano. Le terrecotte trovate a Terapne inoltre
potrebbero significare non solo la presenza di un culto nei confronti di Elena, ma anche di gare di corsa a cavallo ad
esso intimamente legate.
118
Cfr. IG V, 1, 586, ἡ πόλις | Μεµµίαν Ξενοκράτιαν | ∆εξιµάχου τέκνων δίκαιον | [ἔ]χ̣ουσα̣[ν], ἑστίαν πόλεως,[ἱ]έρ̣- |
[εια]ν κατὰ γένος, ἀρχηΐδα καὶ | [θεω]<ρ>ὸν <δ>ιὰ <β>ίου τοῦ σεµνοτά̣- | [του] ἀγῶνος τῶν Ὑακιν<θ>ί̣<ω>ν,ων […];
IG V, 1, 587, ἡ πόλις | Ποµπηΐαν Πῶλλαν Θε- | οξένου τὴν ἀρχηΐδα καὶ | θεωρὸν διὰ βίου τοῦ σεµνο- | τάτου ἀγῶνος
τῶν Ὑακινθί- | ων [...].
119
Cfr. Xen. Ages. 8, 7.
120
Cfr. G. Arrigoni, Donne e sport, cit., p. 94; I. Chirassi, Elementi di culture precereali, cit., pp. 173, secondo cui
l’elemento agonistico era uno dei momenti caratteristici della festa; J. Ducat, Spartan education, cit., p. 264, secondo
cui però non si tratterebbe di corse di cavalli, ma piuttosto, in considerazione delle pratiche e delle abitudini greche, di
muli.

18
della posterità delle fonti a nostra disposizione, non possiamo affermarne la veridicità con certezza,
soprattutto in riferimento all’epoca arcaica e classica121.
Nella biografia di Agesilao122 Senofonte, per dimostrare la modesta condizione di vita del famoso
re e generale spartano, in contrapposizione ai nuovi costumi dei suoi concittadini, ci riferisce che
sua figlia fu portata a Amyklai con un κάνναθρον appartenente alla comunità. Da tale passo si
ricaverebbe l’esistenza di carri pubblici, usati per trasportare le ragazze indigenti123, anche se, molto
probabilmente, si deve ritenere in realtà più plausibile che partecipassero quasi esclusivamente le
ragazze provenienti da famiglie dell’élite e soprattutto quelle i cui padri detenevano importanti
cariche all’interno della città124. Non abbiamo invece alcuna testimonianza di carri da corsa
pubblicamente posseduti, perciò è plausibile che fossero proprietà delle ragazze provenienti dalle
famiglie più ricche e che perciò la loro ostentazione durante le feste ne dimostrasse lo status125.
Molto probabilmente il ruolo delle παρθένοι durante la celebrazione delle Hyakinthia non
terminava con l’espletamento di tali compiti. Da Euripide126 apprendiamo che, nella notte fra il
primo e il secondo giorno della festa127, le donne partecipavano a feste notturne chiamate pannychis
e a dei κῶµοι in commemorazione della morte involontaria di Hyakinthos. Tale momento della festa
è ricordato anche da San Girolamo128 che in un passo legato al rapimento di un coro di giovani
vergini al tempo della seconda guerra messenica, riferendosi alla pannychis, la chiama nocturna
sacra. Inoltre in un papiro danneggiato del II d.C. è conservato un frammento di un’opera molto
probabilmente di Alcmane, intitolata “Hyakinthia”, la cui importanza, confermata da un passo di
Stazio129, consisterebbe nel fatto che sarebbe stata scritta dall’autore di elegie corali al fine di essere
cantata da un coro di donne durante le Hyakinthia130.
Dagli studiosi è stato così ipotizzato che le ragazze agissero durante la celebrazione della festa
attraverso canti e danze, in maniera molto simile ai παῖδες e ai νεανίσκοι, ma in onore non di
Apollo, ma di Dioniso131. La loro partecipazione sarebbe legittimata dal termine κῶµοι, utilizzato

121
Cfr. G. Arrigoni, Donne e sport, cit., p. 94.
122
Cfr. Xen. Ages. 8, 7.
123
Cfr. G. Arrigoni, Donne e sport, cit., p. 94.
124
Cfr. J. Ducat, Spartan education, cit., p. 264.
125
Cfr. J. Ducat, Spartan education, cit., p. 264; C. Calame, Les choeurs de jeunes filles, cit., pp. 306-307.
126
Cfr. Eur. Hel. 1465-1475, ἦ που κόρας ἂν ποταµοῦ | παρ᾽ οἶδµα Λευκιππίδας ἢ πρὸ ναοῦ | Παλλάδος ἂν λάβοις |
χρόνῳ ξυνελθοῦσα χοροῖς | ἢ κώµοις Ὑακίνθου | νύχιον ἐς εὐφροσύναν, | ὃν ἐξαµιλλησάµενος | τροχῷ τέρµονα δίσκου
| ἔκανε Φοῖβος, τᾷ Λακαί- | νᾳ γᾷ βούθυτον ἁµέραν: | ὁ ∆ιὸς δ᾽ εἶπε σέβειν γόνος: | µόσχον θ᾽, ἃν οἴκοις | ἔλειπες,
Ἑρµιόναν, | ἇς οὔπω πεῦκαι πρὸ γάµων ἔλαµψαν.
127
Cfr. P. Brulé, Fêtes grecques, cit., p. 29; . M. Moreno Conde, Regards, cit., p. 39, secondo cui sarebbe avvenuta
dopo la dispersione degli uomini che avevano partecipato al pasto sacrificale in onore di Hyakinthos.
128
Cfr. Hieron. Adv. Jov. I, 41.
129
Cfr. Stat. Silv. V, 3, 156, in cui il poeta latino accenna al fato che le canzoni di Alcmane erano cantate ad Amyklai.
130
Cfr. C. Nobili, Performances , cit., p. 138.
131
Cfr. S. Constantinidou, Dionysiac elements in Spartan cult dances, in “Phoenix” n° 52 1998, pp. 15-30; C. Nobili,
Performances , cit., p. 141; C. Calame, Les choeurs de jeunes filles, cit., pp. 310-311, secondo cui tale dato sarebbe

19
da Euripide nell’”Elena”, che conferirebbe connotazioni bacchiche alle danze notturne compiute
dalle giovani ragazze spartane132, e dalla presenza attiva delle Leucippidi, tessitrici del chitone sacro
indossato da Apollo, ma anche partecipi insieme al collegio delle Dionysiades al culto di Dioniso
Kolonatas133. A ulteriore rafforzamento del collegamento fra Dioniso e Hyakinthia, si potrebbe
inoltre citare un passo di Macrobio, il quale ci riferisce che durante la celebrazione di tale festa
erano indossate corone di edera, tipicamente associate al dio in contrapposizione all’alloro
consacrato a Apollo, secondo un Bacchico ritu134, e pure menzionare un brano dalle “Dionysiaca”
di Nonno di Panopoli, in cui il poeta bizantino riporta un breve inno cantato a Amyklai in onore di
Hyakinthos e Dioniso135. Il dio, in possesso secondo Filostrato136 a Amyklai di una delle statue più
antiche della Grecia, rivestirebbe così un’importante presenza all’interno del santuario di Apollo e
Hyakinthos a Amyklai e gli sarebbe attribuito, a partire dal secondo giorno, un ruolo di estrema
importanza all’interno delle Hyakinthia, essendo venerato e onorato dalle ragazze137.
Per concludere, alla luce delle testimonianze e dei dati sopra elencati, che ruolo avevano dunque
ragazzi e ragazze all’interno delle Hyakinthia? Secondo alcuni studiosi, le Hyakinthia risulterebbero
dei riti di iniziazione, cioè riti di ingresso all’interno della condizione adulta: i ragazzi, attraverso
azioni rituali quali il canto del peana, le danze e l’ostentazione del pettorale di Timomaco,
dimostrerebbero il loro ingresso nel nuovo status di guerrieri e quindi di cittadini, pur con diritti
parziali138; invece le ragazze, attraverso il percorso compiuto sopra i carri addobbati, e le danze in
onore di Dioniso, proverebbero la loro disposizione a compiere il passo del matrimonio,
preparandosi così a integrarsi definitivamente anch’esse all’interno della società139. Secondo altri
studiosi invece la partecipazione attiva dei ragazzi e delle ragazze celebrerebbe la perenne

confermato dalle scoperte archeologiche sul sito di Amyklai di numerose figurine femminili in terracotta e di una stele
di III a.C. , che riproduce cinque donne, fra le quali si troverebbero una danzante, una suonatrice di flauto e una che
tiene il plettro; I. Chirassi, Elementi di culture precereali, cit., pp. 172-173, la quale non collega la presenza di κῶµοι a
Dioniso, ma alla commemorazione dell’uccisione di Hyakinthos da parte di Apollo durante una gara del disco; in tale
momento la festa raggiungerebbe il suo acme e avrebbe il significato di liberazione delle forze feconde della
vegetazione.
132
Cfr. N. Richer, The Hyakinthia, cit., p. 84.
133
Cfr. C. Nobili, Performances , cit., p. 139.
134
Cfr. Macr. Sat. I, 18, 2, Apud Lacedaemonios etiam in sacris quae Apollini celebrant, Hyacinthia vocantes, hedera
coronantur Bacchico ritu.
135
Cfr. Nonn. Dion. XIX, 104-105.
136
Cfr. Philostr. VA III, 14.
137
Cfr. C. Nobili, Performances , cit., p. 140.
138
Cfr. Plut. Lyc. 25, 1, in quanto, per esempio, a coloro che non avevano compiuto il trentesimo anno di età non era
permesso scendere nell’agorà.
139
Cfr. M. Petterson, Cultus of Apollo, cit., p. 88; C. Nobili, Performances , cit., p. 143; P. Brulé, Fêtes grecques, cit., p.
31; M. Moreno Conde, Regards, cit., p. 42, secondo cui non si tratterebbe di rito prenuziale, che sarebbe piuttosto
collegato alle corse a piedi, quanto invece un’esibizione di ragazze, che raggiunta l’età adulta, erano in procinto di
sposarsi; C. Calame, Les choeurs de jeunes filles, cit., pp. 354-356, secondo cui le Hyakinthia sarebbero strettamente
collegate, in quanto rito di iniziazione femminile, ai riti dedicati a Artemide Orthia, a Artemide Limnatis e Artemide
Caryatis, ai culti delle Leucippidi e di Elena e molto probabilmente anche con la festa delle Titenidi; I. Chirassi,
Elementi di culture precereali, cit., p. 174.

20
perpetuazione della comunità e la salvaguardia e il rispetto delle antiche tradizioni140, in quella che
potrebbe essere definita una festa di rinnovamento141.

Conclusioni

Il presente elaborato ha permesso di mettere a fuoco le caratteristiche principali delle Hyakinthia


una celebrazione festiva e religiosa complessa, a tal punto da portare gli studiosi moderni a
interrogarsi su quale fosse la sua funzione e a dare risposte assai diverse fra di loro. È stato
ipotizzato che si trattasse di una festa di rinnovamento dell’intera comunità e del nuovo anno142 o
che esprimesse l’unione, avvenuta nell’VIII a.C., fra il centro città e una periferia gerarchicamente
dominata143; è stata sottolineata la contrapposizione fra adolescenza e maturità, età precerealicola e
cerealicola, fra cultura primitiva e cultura attuale144 ed è stato sostenuto che consistesse nel
momento finale di “un’iniziazione tribale”, in cui la celebrazione della resurrezione di Hyakinthos
costituiva la ripetizione rituale di un atto che salvaguardava le tradizioni e il futuro della
collettività145. E’ stato ipotizzato infine che le Hyakinthia avessero lo scopo di assicurare
l’integrazione dei giovani e delle giovani all’interno della comunità e che, insieme a Gymnopaidiai
e Karneia, costituissero un coerente insieme secondo il modello dei riti di passaggio di Van
Gennep146.
I pasti, i riti sacrificali in onore di Apollo, Hyakinthos e forse anche Dioniso, l’attiva
partecipazione dei ragazzi e delle ragazze attraverso danze, canti e sfilate, lasciano a noi lettori
moderni una vivida immagine di quella che rappresenta una tipica festa nell’antica Grecia. Tali
eventi creavano una forte esperienza emozionale collettiva, tanto da riuscire a superare le divisioni
fra individui e fra sottogruppi, servivano a rinforzare i costumi collettivi e comuni147 e si
mostravano capaci di insegnare ai giovani, attraverso un processo osmotico dovuto alla

140
Cfr. N. Richer, The Hyakinthia, cit., p. 88.
141
Cfr. A. Brelich, Paides, cit., pp. 143-146.
142
Cfr. A. Brelich, Paides, cit., pp. 143-146; J. Ducat, Spartan education, cit., p. 265.
143
Cfr. P. Cartledge, City, cit., p. 46.
144
Cfr. I. Chirassi, Elementi di culture precereali, cit., pp. 174-175.
145
Cfr. C. Calame, Les choeurs de jeunes filles, cit., pp. 317-318; P. Brulé, Fêtes grecques, cit., p. 30.
146
Cfr. M. Moreno Conde, Regards, cit., p. 54; M. Petterson, Cultus of Apollo, cit., p. 73-76. La teoria di Van Gennep
prevede che nei momenti di cambiamento, quindi solitamente di pericolo, la società si serva di meccanismi rituali, i riti
di passaggio, attraverso i quali la vita dell’uomo viene classificata e quindi regolamentata e scandita. Essi sarebbero
costituiti da tre fasi: separazione, marginalità e reincorporazione. In tale schema la prima parte delle Hyakinthia
corrisponderebbe alla fase di separazione, mentre la seconda parte insieme alle Gymnnopaidiai alla marginalità; con le
Karneia finalmente si avrebbe invece la reincorporazione all’interno della società.
147
Cfr. M. A. Flower, Spartan religion, cit., p. 207.

21
partecipazione attiva alla vita religiosa148, uno degli aspetti fondamentali della vita di un cittadino
greco, cioè il rispetto degli dei aviti, delle cerimonie ad essi rivolte e dei valori e degli ideali
cittadini, e ciò è tanto più vero per Sparta grazie al numero poco elevato dei cittadini e al ruolo di
legittimazione e di validazione avuto dalla sua religione, dovuto all’ordinamento del suo sistema
tramite la sanzione divina di Apollo149.

148
Cfr. J. Ducat, Spartan education, cit., p. 277.
149
Cfr. M. A. Flower, Spartan religion, cit., p. 216-217.

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