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BIB LIOTHEQUE
DE MONSIEUR LE COMTE
conEFRor DE MONTGRAND
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PITTURE
ANTICHE
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tomo primo.
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PhiUppiuJVLorghan Fiorenti.
PITTURE
ANTICHE
PERCOLANO
E CONTORNI
INCISE
CON QUALCHE SPIEGAZIONE
TOMO PRIMO.
NAPOLI MDCCLVII.
NELLA REGIA STAMPERIA.
AL RE
SIGNORE
confiderati pri-
che la Voftra clemenza ha voluti da noi
ma di efporfi
Il parlarne parcamente è fentimento
.
veduto il Vo-
pa una parte dell’ozio Voftro dopo aver
ftro fenno e valore nella difefa
de’ Voftri Stati , la Vo-
IImiliffìmi Sudditi
Gli Accademici
.
PREFAZIONE
ORRE il decimonono anno da che il
pio ,
mobili moltiffjìmi di ogni genere , fiatile , pitture,
caffè ,
ifferizioni ,
monete portarono il ffoffpetto ,
che quell’ abiffo ffofi-
PREFAZIONE.
la moltitudine infinita dì quei monumenti ,
della quale la
centefima parte baderebbe all ' ammirazione , ed è bajìata
alla JleJJa Roma.
Ouefto teforo di cui è fato avvifato il Pubblico col
,
TAVOLA I.
. ,
(1) Nel Catalogo n.DCCXXXV. Noi rimanderemo Pinxit & Monochromata ex albo . Sotto gl’ Imperatori
il Lettore al Catalogo in ciafcuna Pittura , perchè pof- fi ufava ancora ,
come Plinio lo attefta de' tempi fuoi
fa riconofcerne in quello i colori , e le tinte , dì cui per- XXXV. 3 Di quefta noftra fu così contento l’ Autore
.
ciò non fifa motto nelle noftre fpiegazioni . che vi pofe il fuo nome .
(2) Così gli Antichi chiamavano le 'Pitture di un (4) Queft e , per quanto fifappìa , fon le prime pittu-
colore folo. Plinio XXXV. 3 E per lo più fiferiva- re fopra marmo , che fi veggano degli Antichi
.
effendo- -,
no ne Monocromi del Cinabro Plinio XXXIII. 7. Cin- fi finora anche controvertito , fe aveffero quelli ci'o fat-
' .
nabari Veteres , quae etiam nunc vocant Monochroma- to j 0 faputofare Il Lapidem pingere di Plinio XXXV.
.
Sebbene il dipingere con un folo colore a' rozzi per imitar la pittura non è dipinger sul marino .
(ff)
principii di queft' arte appartenga -, pure nel colmo della (5) L' unita della tinta , e la fecchezza della manie-
perfezione di ejfa i più eccellenti Maefiri talora ufaro- ra fecero dubitare taluni , fe foffero difegni , 0 chiari-
no sì fatta maniera. Quintiliano Inft. XI. 3. rafferma feuri , e fe meritaffero luogo tra le pitture perfette
di Polìgnoto : e Plinio XXXV 9. di Zeifi fcrive : (6) Negli Scavi di Refina a' 2. 4. di Maggio del 1746.
. . . . .
8
TAVOLA
che
I.
delle Figure
nomi del Dipintore « , e
( )
gli
Alefiandro Atemefe dipin-
vi fi ledono Nelle parole .
:
&
la patria , e può oen
o-ca 9 abbiamo il nome (*°)
( )
,
almeno la
dirli età dell’ Artefice , inoltrandoci
ancora l’
dipinte Latona
'
un macigno , che m
antichi Vittori apporre 1 nomi lagrime fu convertita da Giove
(8) Fu coftume degli
,
come fe voleffero , che quelle opere foffero quale fi rileva , che prima erano Erette àrniche .
tus faciebat :
gliuol di Carmide Ateniefe mi fece . Taufania V io. . cui Biblioteca tutto che tratti de’ tempi favolofi , pure
,
Ed oltre a quefto abbiamo noi due altri efempii di tali anticamente corfe col nome d’ Iftoria , e Scaligero affer-
ifcrizioni in tempo perfetto uno è nel Reai Mufeo , ove
: ma non poterlefi negare tal titolo , almeno in quanto alle
H parla così.
fi legge fiotto Un btifto :
ADlOAAflNIOS EF10 2E : Apol- fuc ceffoni Reali per generazioni') nel lib. III.
lonio fece L’ altro era nella dipintura di un vafo Etru-
.
Da Afareo , e da Arena figlia di Ebalo nacquero Lin-
feo del Mufeo del celebre noftro D. Giufeppe Valletta , ceo , ed Ida ,
e Pifo Da Leucippo ,
fratello
in cui fi leggea MA
2 IMOC EFPALE Maflìmo dipinfe di Afareo e da Filodice figlia d’Inaco nacquero Ilaira,
: ,
Con troppa confidenza dunque offerì Tlinio tre foli efem- e Febe ; le quali eflendo Hate rapite da Caftore , e da
pii trovarfi di sì fatte ifcrizioni Polluce (figliuoli di Leda , e di Giove ) divennero loro
.
(10) Ne Tlinio , ne altri fa menzione di quefto Alef- mogli poco dopo foggiunge : Caftore , e Polluce ef- . E
fandro , che ben meritava di effere con lode nominato fendoli invaghiti delle due figlie di Leucippo , le rapiro- .
(11) Tali fona /’Epfilon il Sigma, e ’l Phi , fatti no dalla Mefienia Onde
,
poi da Polluce , e da Febe .
entrambi figli di Urano , 0 fia del Cielo , e della Terra Stefano in Aphidna dice : Fu ancora Afidna un qual- ,
Di Latona fono piene le Carte 3 particolarmente per che caftello della Laconica che fu la patria delle
,
aver da Giove generato Apollo , e Diana : benché Ero- due Leucippidi Febe ed Ilaira : Ovidio nell’ Arte ,
doto in Euterpe , dica , eh’ Ella fu balia , e non madre v. 63 o. parla del loro rapimento e Troperzio I. El. z. :
Una e nominata da Apollo doro , perchè fu la prima tra Dove è da avvertire il doppio abbaglio di Troperzio ,
le mortali donne ad effere sforzata da Giove ne que- e nel nome d’ Ilaira , e nel marito. Igino F. 80. aggiu-
:
fta con Latona ebbe punto , ne poco che fare L’ altra è gne , che quefle due Sorelle prima di effer rapite erano
, , ,
di Tebe ,
la quale eft'endo Madre di fette figliuoli , e dì e che Febe era Sacerdotefia di Minerva Ilaira di Dia- ,
altrettante figlie ( alcuni vogliono di più ) infnperbita na Finalmente Taufania III. 1 6. dice
,
che in Spar- ,
di cotanta fecondità , comincio ad infultar Latona ta vedeafi il tempio d’ Ilaira e di Febe : cui eran con- ,
,
ne volea permettere , che fe le dejfe culto divino , che fagrate Donzelle , le quali chiamavanfi Leucippidi dal
a se credea dovuto anzi , che a quella , che due foli figli nome appunto di quefle Eroine
, . *- . . .
TAVOLA I.
3
ra 1
C 5) ed Agiata (
ió
) , fon così poche le notizie , che
ci reftano difperfè in varii antichi Scrittori , che non ba-
llano a farci comprender, qual folle fiata l’intenzion del
Pittore nell averle unite in queflo gruppo . Il preziofb
efàmetro delia Poeteffa SafFo confermatoci da Ateneo A),
in cui fi legge
Lj atona ,
e N io Ite erano Jìrette amiche
può ben rifchiararci sull’atto compagnevole, in cui fi veg-
gono effe qui rapprefentate ma non più oltre (18) Meri- ,
,
ti prefio Properzio
fi legge Thelaira , e prejfo Igino (17) Nel Lib. XIII. c. 4. fi legge tal verfio di Saffo.
Laira. Ma negli Autori Greci concordemente fia Jcrit- Axtù jCj N lòfio, [j.uXa pièv epiteti frstipeti
to con fette lettere IAAEIPA Nel nofiro marmo fono Il [xh C quidem ) porta dietro afe la particella avver-
.
contrario EA La concordia di tutti gli Autori Gre fcriveffe poi la Poeteffa come da così fretta amicizia
. ,
ci , e de’ Manofcritti , par che debba prevalere ad un ginnfero al! eftremo delj avv afone , e nimìftà
fol marmo ,in cui per abbaglio forfè fi fura mutato (18) Piu congetture fi propofero per dar ragione
(16) delle due vocali fe pur non voglia dirfi , che dell intenzion del Pittore La. prima fu , che aven-
l’ ordine -,
’
.
in tutte due le maniere foffe ben fcritto Lo fpirito do forfè il nofiro Aleflandro da originali di più eccellen-
.
della prima vocale di quefto nome (. per avvertire an- ti Maefiri ritratte quefte cinque figure
, le aveffe qui
che ciò di paffaggio ) è dubbio prejfo gli Autori In pofie infieme per fervirfene come per dir così , di efem-
. ,
,
Apollodoro , e in Efichio fempre è col tenue j in Ste- piaci La feconda , che ficcome non era lecito alterare .
fano j e in P
anfania fempre coll afpro etimologia ’ . U
i volti di Giove , di Apollo , di Minerva
,
di Ercolei
può decidere la quifiione poiché non potendofi altron- così a riguardo de’ Numi meno conofciuti , le cofioro
-,
de derivare , che 0 da i'Xctog f propitius ) 0 da ii.ccpòg fembtanze folevano trarfi di là , dove quefii avevana
( hilaris ) , par che in Greco debba fcriverfi lìdsipu , culto e Tempii fingolari come in fatti Febe e Ilaira -,
e in Latino Hilaira. Si vegga il Sopingio fopra Efi- l’ avevano in Sparta ; donde probabilmente Alejfandro
chio , il quale pretende provare col principio del libro avendo ritratti i loro volti , per difiinguerli , vi fcrijfe
di Plutarco De facie in orbe Lunae , che iXasipa fia de- i nomi i e lo fteffo può dirfi delle tre altre : intanto fe-
,
rivato d’ ÌXapóg . condo l’arte,mije tutte in leggiadre azioni. cade in E
ArAAIH. Due fole Agiate fon nominate prefi acconcio quel che Paufania delle due Leucippidi , Febe
fo gir Antichi Una fu moglie di Caropo , e Madre ed Ilaira, fcrive nel citato luogo , che avendo nel Tem-
.
dì Niréo , di cui Omero così cantò nel Catalogo delle pro , che vedevafi loro in Sparta dedicato , una delle
Navi v. 178. , e fegg. loro Sacerdotejfe rinnovato il volto del fìmulacro di
Niréo da Sima conducea tre Navi una delle due Dee , fu minacciata in fogno , che non
Niréo à’ Aglaia figlio , e di Caropo, ofajfe far lo fiejfo nelj altro Jlmnlacro La terza con- .
Niréo, che, fuor d’Achille, avanzò i Greci gettura fu quefia fecondo Apollodoro III. p. 147. af- :
Tutti in beltade quanti ad Ilio furo, fégnò Erodoto a Niobe non piu , che tre figli mafehi
Sul quale luogo Eufiazio rifiette che meritamente co- e tre femmine quindi è verifimile che il Pittore rap-
,
}
si Niréo , come i fuoi Genitori fortìrono i loro nomi prefentando Latona e Niobe nel tempo in cui erano ,
quale non fuperò i tempi della guerra Trojana , poffa i cui nomi noi per altro ignoti , forfè erano Febe ,
, a
trovar luogo traile altre quattro della più rimota an- Aglaia , ed Ileera La varietà del nome di quejla ul-
.
tichità .Onde converrà dire piuttofio , che la nofira tima da tutti gli Autori Greci che la chiamano Uni-,
foffe la figlia di Giove , e una delle tre Grazie , di rà , dava qualche pefo a tal p enfierò .
cui Efiodo Theog. v. 907. , e fegg. così fcrijfe. Polluce lib. IX. Sez. 116. ci fpiega minuta-
(19)
Creò a Giove Eurinomè le tre Grazie., mente quefio giuoco : Al Pentalita ( egli dice ) così
fi giuo-
, *
4
TAVOLA l
dicono Alioflo o Tallone o rapprefenta in una curiofa medaglia con quefia fcritta:
animali , che i Tofcani , ,
.
, ,
reggerfi ,
tal
no : delle quali tale aveafi per vantaggiofa , e
TAVOLA II.
* . .
fra ri: Laueg a Isjpan. deliri; Rrtic Nicolauj Vcinni Rodi: Ine id;
TAVOLA ELLA
1 1.
< 0
Tom.I.Pit. B verifimile
(0 Nel Catal. n. DCCXXXVII. tutti i quattro Marmi j ì quali poco tra loro differifeo-
fi) Fu quejio marmo
con gli altri due rapprefentati no di mifura . Comunque ciò fia , quefia pittura è cer-
nelle due Tavole fegiienti trovato negli Scavi di
, Refi- tamente d’ un merito fingolare
na a 14. di Maggio del 1749.
(5) Viritoo figlimi d' IJfione , Re de' Lapiti , po-
{fi)
E
tale appunto la mofiadi cofiui , qual ce la dipin- poli della Teffagita
,
avendo Jpofata Ippodamia , 0 Ip-
ge Virgilio parlando di Cor ine0 Aen. XII. 301., e fegu. podame s invitò alle fue nozze i Centauri , dell' ori-
Super ipfe fequutus, gine de quali fi parlerà, altrove Quefli rifcaldati dal
.
'
Caefariem laeva turbati corripit hollis vino tentarono violar le dotine de' Lapiti i quali col-
,
,
Jmprellòque genu nitens terrae adplicat iplum : l'ajuto di Ercole e di Tefieo parte de' Centauri ammaz-
,
Sic rigido latus enfe ferit zarono , e parte cacciarono dal lor paefie Diodoro
.
Ben pub dirfi 0 che T Voeta abbia efprefio il Vittore 0 lib. IV. , Vlutarco nella vita di Tefieo
, , ed altri Su .
g
T A V O L A II.
ignibus atria fumant & feo che uccide di fua mano il Centauro , che tenta
Ecce canunt Hymenaeon ,
,
Neve ea magnanimus fruftra memoraverit heros , contrario con una fola azione fa affalire il Centau-
Summovet inftantes raptamque fiirentibus aufert
,
ro dal fuo Eroe in quella nobile e fiudiata maniera ,
di Tefeo la chiama Deida- che qui fi offerva Tutto che niente fembri piu natu-
(7) Plutarco nella vita
.
mia; e Eroderzìo II. z. v.61. Ifcomache. rale , che l'uno e l'altro modo adoperato aveffe Tefeo ,
(8) Gli altri lo chiamano Eurizione , ma Ovidio lanciandogli prima il bacino , e , dopo averlo così fior-
V appella Eurito dito sforandogli il fianco : non altrimenti che appreffo
(9) Paufania V. io. deferivendo il tempio dì Giove Virgilio , nel luogo fopra citato , Corineo avendo prima
Olimpio , dice Combattono nella volta i Lapiti co’ Cen- tolto dall'ara un ardente tizzone
, e
gettatolo sul vi-
tauri nelle nozze di Piritoo nel mezzo è Piritoo : :
fio di Ebufo avendolo fatto sbalordire , gli fi
,
e così
prefiò a lui Ila Eurizione nell’atto di rapirgli lafpofa; avventò poi fopra nell' ingegnofa maniera deferitaci dal
e Ceneo
5
nell atto di difenderla : dall’ altra parte Te- Poeta . Ma
se fu lecito a chi narra rapprefentar ci, ,
feo colla Scure mette a morte i Centauri Plutarco , . l'una dopo l' altra le varie circofianze s il Pittore
,
nella vita di Tefeo , anche e del fentimento , che Pi- non potè appigliarfi che ad una fola v ma la più ri-
ritoo invitajfe Tefeo alle fue nozze , e che coll' ajuto cercata azione .
TAVOLA III.
. ,
II
TAVOLA III.
0
dunque
(1) Nel Catal. n.'DCCXXXVI. portar la pelle.
(i) Ha egli il dejlro braccio coverto ‘Da* Greci la
.
(4) Vi fu chi penso rapprefentarfi qui Melanippe ,
tonaca , che ha manica da una fola parte , 0 , come come la chiama Euripide ne' Frammenti , detta da
avverte il Kuhnio dalla finiftra parte , chiamavafi
, altri Menalippe : la quale avendo avidi da Nettuno
èrtfopxlayjx},^1 yytùv ed era propria de' Servi
: . più figli , fece educarli tra le mandre di Eolo fuo pa-
Poll. VII. 47. dre . Igino F. 186. Ma non bafla quefla fola circo -
(3) Fuò effere cofiui un Fafiore 0 un Eroe
, Hi- . fianza a decidere dell' intenzion del Vittore perche -,
ce lo Scoliafie di Apollonio ad Argon. III. 314. ervv- vi ebbe ancora degli altri ,
che furono tragli armenti
toìg ij putrì to S'epy.xTo^ops'iv : è coflume degli Eroi occultamente allevati
. w
VX
tavola I I I.
un ovile dandolo ad
do partorito Nettuno, lo nafeofe
in
da-
qua/ì tutti , fingono , che Achille fu
I Toeti , Agnelli : in fu* vece pole avan-
educare a’Paftori tra gli :
educare al Centauro
to* dalla fina Madre Tetide ad divorato un puledro, eh cha lin-
dt Sarò per oc- ti a Nettuno per effer
Chirone, e poi trafportato nell’ Ifiola la fteffa Rea fi dice ,.che.lo-
cultamente colà trattener/: fiotto abito donnefico
. Ma fe aver partorito ficcome
dire , che re- (litui a un fallò ravvolto nelle fafee Nell Et/-
Giove
.
tutto altro racconta Omero di lui , con Arne , Ninfa nutrice di Net-
mologico V. -A fi legge :
era Sinoefa
t Iliade v. 480. , e Jìguentì , parla que/lo fama Eroe ,
dTtypvqijaTo ) ne-
di Ftia .... tuno , quando Saturno lo ricercava , (
al firn allievo : Abitava io l’ ultimo confine Tefeo ne Corin-
c feci te o Achille , cosi grand’ uomo .
amandoti di cuo- gò di averlo in fua cura Così fcriile .
il Vecchio fa-
mangiar cofa al- tiaci al lib. III. . Su quefii racconti
re ; nè tu volevi andar con altri , nè
mie rà il Pallore , eh' ebbe in cura il pargoletto Dio .
tinuator d’Omero . .
grembo ( xoXttco é/um Il puledro , eh' ella regge per la briglia , farà quel-
fue braccia, ti collocò nel mio
impofe , ch’io di te pren- lo , che finfe di aver partorito per fofiituìrfi a Nettuno.
x<xtÉQyix£ ) e con premura m’
deflì cura ‘Due erun le farti dell' educazione , una
.
La Ninfa dietro al Vecchio , farà Arne ; la cui fe-
altra che del fegretezza volle forfè con bella fantafia efprimere
che ferviva alla formazion dello fpirito , /
F il Fittore col panno , che feendendo a tr averfo del
riguardava la cura del corpo Ne ceti e particolar- . ,
tura la bocca
mente Tragici vedono quejle due, /
parti fofienute da' collo le .
pietà , che a lui già. adulto ripete prejfo Omero al cit. I. tuno ,
cangiollì anch’ egli in cavallo , e così prefe di
v. e feg. La
che lo accarezza , farà la
donna lei il fuo piacere ....
Cerere partorì una fanciul-
49 z. ,
affai bene e propriamente efprejfa verrà la region di oltre a quella un puledro , detto Arione : e per tal
Ftia , ove nacque Achille , celebre appunto per l’ abbon- caufa fu chiamato Nettuno ( VirrtM ) Equeftrc nel . E
danza de' generofi puledri chiamata perciò da Cala- ,
c. 37. fa menzione di Anito educatore della fanciul-
la di Sciro ,
dipinge una maeftofa donna adornata dì ti il fuo vero nome ne ofando , chi lo fapea , palefarlo
,
.
quelle cofé , onde Sciro abbonda: Vedefi , egli dice , Fotrebbe dunque fofpettar taluno , che fia Cerere la
un'Eroina coronata di giunchi ,
polla fovra un monte : donna , che tien per la briglia Arione fuo figlio , e im-
ella è rifola Sciro che ha tra le mani un ramofcel-
, pone filenzio al Faftore , e alla Ninfa , come fe occul-
lo d’olivo Nella groffa bafe di marmo eretta in Faz-
. tar voleffe il mofiruofo parto , e raccomandar fegretez-
zuoli in onor di Tiberio fi veggono fcolpite quindici za per l' arcano nome della fua figlia , eh' ella lafcia
donzelle , che co' loro fimboli corrifpondenti rapprefen- alla cura del Vecchio , e della Balìa , che della loro
tano quìndici Città dell' Afia Minore . Le Medaglie fedeltà l’ ajficurano .
ci fornifeono di altri efempj moltijfimi (8) Fregevolì/fima farebbe la nofra pittura , qua-
( 6 ) Il fiero proponimento ,
che Saturno per ragion dì lunque di quefi e tre congetture fi ammettere , per la
fiato avea fatto di ingojar tutti i fuoi figliuoli , è noto rarità dell' efprejfione : 0 nell'e dueazion di Achille rap-
egualmente , che la cura di fila moglie Rea di nafeofia- prefentata col fine ero pennello d' Omero , non co' finti
mente allevarli , con foftituìre or un fajfo , or altra cofa , colori degli altri Foetì : 0 nell ' occultazion di Nettu-
che dal marito con pari avidità , e fiupidezza era in ve- no ,
non s'incontrerà facilmente la filmile , ( come se
cui
ce loro divorata Or per falvar Nettuno , finfe aver
. »’ e veduta alcuna dell' oc cultazion di Giove ) : 0 nel
partorito un puledro , e dando quefto a mangiare al Vec- doppio parto di Cerere , cui forfè i famofi mifieri di
chio , raccomando il bambino a' Faftori d* Arcadia Cosi . quefia Dea avean del rapporto .
TAVOLA Ili. r
3
e certamente grande il pregio del noftro marmo , qua-
lunque liane 1 intendimento La rotonda pietra colla lo- .
(9) Si veda Fabrettì Infirìft, c. V.f. %6o.eMmtf To.Il. Tav.g o. e 91. e ne! futflemento To. II. Ta.z;.
21
Tom.I.Pit. D è ben
(1) Nel Cateti N. CXIV. non dipìngeano se non sulle Tavole, che
poteffero traf-
f
(2) Tra le prime felici coverte fatte negli cavi di f portarfi facilmente e agl' incenda e alle rovine
, fottrarfij
Refina fi trovo nel 1739. quefla pittura con più altre il dipingere sili mitro era
opera degli Artefici di poco
in una gran jlanza , che fu creduta un V empio di conto. Non e però
, che talora tra gl' intonachi
, non
cui fi ragionerà altrove
Vitruvio VII. 5". fpiegando
s' incontr afferò
miracoli dell ' arte
i Lo fteffo linio
. T
(3) , come alle varie XXXV. 3. parla con maraviglia dell Atalanta
,
e del-
parti degli edificii fi affegnaffero convenienti generi l Elena , antichijfime pitture che a' tempi
, fuoi fi offer-
di pitture , dice Nonnullis in locis item fignorum
:
vavano in Lanuvio traile rovine delle mura d' un
Megalographiam , habentem Deorum fimulacra
fabularum difpofitas explicationes Non minus Tro-
,
feu tempio. Tanfania pieno delle pitture , che cPolignoto i
è
.
ed altri avean fatte nelle mura de' tempii e ne' por-
janas pugnas , feu Ulyllls errationcs Da quefle pa-
.
tici della Grecia
,
-,
gufo , e della maniera di quefla , e delle altre nofire.
quelle , ove cacce , pefche paefini architetture 0 al-
, , , pitture giudicheranno i periti nell' arte Quel . che
,
tre si fatte cofe erano efprejfe : di ciafcuna delle quali
pofjiamo noi con molta verifimiglianza affermare egli
è,
forte averemo di mano in mano occafione di far parola. ,
che se gli autori delle nofire pitture non furono tutti
(40 Avverte T
limo XXXV. 1 o. che i gran Maeflri perfetti nel lor mefliere , ebbero però quafi fempre avan-
ti
. . . ,
Ig TAVOLA IV.
no apertamente comiche b) rapprefentazioni dipinte , qui
una tragica azione
6 abbia voluto elprimere il Pitto- ( )
pari incertezza può trarfì a molti de' Tragici tal vefle Ovidio III. Am.
, detta Palla .
La figura di mezzo è nella mojfa ifiejfa in El. I. iz. i e Virgilio Aen. XI. le dà T aggiunto
(7) ,
cui da Omero e dipinto Telemaco Od. IV. 114. 116. di lunga Pro longae
: tegmine pallae I Greci la .
A à/.pv cF àire /
3àsfidpuv x01 ^^ tturpòg àxéaug, dijfiero ovp[JLX Polluce VII. Seg.67. Marziale chia-
.
Dalle ciglia gittò lagrime udendo veda Polluce IV. Seg. 115. e Platone de
(9) Si
Del Padre il nome follevando agli occhi
,
Rep. Vili. : il primo numera tal vefle tra le tragi-
Con le due mani la purpurea velie che il fecondo dice ejfier propria di donne.
,
In Euripide , e negli altri Tragici Greci s' incontrano (10) Polluce tra ' calzari tragici nomina y.oSép'JXt;
delle /cene ,
Eroi e l' Eroine s'introducono
in cui gli £ IV Seg. n4 . e VII. Seg. 85-. dice èfifeafe
piangenti . Si avvertì quefio per togliere il dubbio che ,
ZVTSXèg pi£V VTtoSyj'ACi
. . Tyju (Jg iSiotn 'Aohtopvoiq tccksivoTq
’ ^
la nofira pittura dirfi Coro tragi- éoiKS gli embadi fon calzari comunali ...
fi propo/e , se dovejfe forma
:
la
co piuttofio , che Scena giacche Arifiotele Prob. XIX.
-,
loro a quella de’ baffi coturni raflòmigliafi tal for- . E
qu. 49. riflette , che le leene tragiche fon formate da ta di coturni par ch,e abbia rapprefientata qui il Di-
Eroi ,
cui fi conviene la ferietd , la gravezza , ed un pintore Se non che l' alta , e forfè non ben propor-
.
tuono fubdorico , e fub frigio j laddove al coro tragi- zionata ftatura della prima delle tre Figure Jiccome
co compoflo di gente popolana upfitgi rò yospòv , x) ìjov- ci conferma nel penfiero di efprimerfi qui tragiche per-
Xiov naì : ben li appartiene un carattere, fine delle quali era proprio l' imitar la grande
, ,
,
e
ed una melodia flebile , e tenue .
maeflofa corporatura degli Eroi , e dell Eroìne } così
(8) Delle mafichere e dell abito tragico parla Ora-
’
, fece credere ad altri , che veri ed alti coturni fien
zio nell' Arte v. zy'è. e feg. quefli , che dalla vefle coverti non comparifiano .
Poli hunc perfonae , pallaeque repertor honeftae
TAVOLA V.
. , ’ . ..
T A V O L A V. 23
no (
io ) . Sono
moffe con trafporti di riconofcimento,
in varie
in
fe per farfi beffe di luì gettò nel mare un anello , di- fi arrifehiarono a decìdere . La maniera di veftire
cendo a Tefeo , che fe veramente egli era tale , qual è fimile a quella di altre donzelle Ateniefi , che
fi afferiva , aveffe ripigliata la gemma . Tefeo lanciof- in qualche monumento antico s’ incontrano preffo Mont-
fi nelle acque : e ajutato da Anfitrite ritornò coll’ anel- faucon .
lo , e con una corona , eh* egli dono ad Arianna , e (13) Il famofo di Egitto nella Città
labirinto
la quale fu poi ripofia tra le Stelle . Igino Aftron. detta de’ qual fuperava per la fua
Cocodrili ,
il
Poet. 6. e II. T
anfania I. 17. fan quefto raccon- maravigliofa coftruzione le fi effe Tir amidi , eh’ era-
to A
tal favola fi fofpettò , che ’l Tittore aveffe
. no i miracoli dell’ arte , è deferitto da Erodoto
avuto p enfierò . il Ma
dal vederfi , che la Donzella , nell Euterpe Si vuole , che Dedalo ad imitazio-
.
(10) A. Gellio X. io. fcrive : Veteres Graecos 13. Ovidio elegantemente lo deferive Met. Vili. iy-f.
annidimi habuiflè in digito finiftrae manus , qui mi- e feg.
nimo eft proximus ; come appunto nel nofiro Tefeo , e Deadalus ingenio fabrae celeberrimus artis
nella giovane donna fi vede . Ponit opus i turbatque notas , 8c limina flexu
(11) T
lutar co nella vita di Tefeo fcrive , che gli Ducit in errorem variarum ambage viarum .
Ateniefi mandavano fette giovanetti , ed altrettante Tutti coloro , che ammettono la favola , convengono ,
vergini da nove in nove anni fecondo il comun fen- che l’ azion di Tefeo fu dentro il labirinto , da cui
timento per effer divorati dal Minotauro nel Labi- egli ufcì poi col filo datogli da Arianna Filocoro (^pr e
fi-
.
feling T STtrcc , e foflituito T ivvsot Nel folo Apollo- . fcriffe , che ’l labirinto era una ficura carcere per cufto-
doro tra ’ Greci III. 14. §. 9. fi legge : sì'q òv Xufiv- dire i fanciulli , e le fanciulle , che gli Ateniefi
pivSov uccr hoq A’Grjvoiioi xépag hrà , mi xópxg rag mandavano in tributo j e che T combattimento di
ìcraq tu MivuTCtvpu fiopàv htsp,7tov : nel qual labirinto Tefeo feguì fuori di quel recinto in una pubblica
gli Ateniefi mandavano in cibo al Minotauro fette fan- piazza , in cui fi celebravano i giuochi funebri in
ciulli, ed altrettante fanciulle ogni anno. Ter conci- onore di Androgeo Ma
se così foffe fiato , avreb-
.
quoque anno : ma Ovidio gli è direttamente oppofto Comunque ciò fia , le opinioni erano così diverfe , che
Metam. VIII. 170. e 171. i Tittori ebbero largo campo di rapprefentar quefta
. Aftaeo bis paftum fanguine monftrum
. imprefa a lor talento Taufania III. 29. riferifee di
.
Tertia fors annìs domuit repetita novenis . aver veduto rapprefentato Tefeo , che portava inca-
Al contrario Virgilio Aen. VI. 10. e feg. tenato il Minotauro Ora al nofiro Tittore e piaciu-
.
In foribus letum Androgeo : tum pendere poenas to di figurar qui il Minotauro uccifo da Tefeo avanti
Cecropidae jufli ( miferum ) feptena quotannis !
la porta del labirinto perche forfè così gli cadde in
,
Corpora natorum fiat duftis fortibus urna : acconcio di porre tutto in veduta .
.Servio su quefio luogo di Virgilio riferifee i nomi (14) Tafifae figlia del Sole , e di Terfeide , fu
de’ giovani , e delle donzelle Ateniefi : fecondo la moglie di Minos Re di Creta . Foffe lo fdegno di
correzione del Meurfio in Thefeo , i nomi de’ pri- Nettuno , 0 l ’ odio di Venere s’ innamorò Tafifae -,
mi fono Ippoforbante , Antimaco , Mnefieo , Fido co , d’ un giovenco Dedalo , ingegnofìffimo artefice , fab-
.
Demolione , e Terizione : delle feconde Medippe , bricò una macchina , in cui ella racchiufa potè gode-
Gefione , Andromaca , Timedufa , Europa , Melitta , re T infame congiungimento il frutto del quale fu -,
(12) retefero T
alcuni indovinare il nome della Così i Tocti fi /piegano Virgilio Aen. VI. .
donzella , che ftringe colla deftra la clava , e nel- Hic crude! is amor tauri , fuppollaque furto
la cui finìftra mano fi offerva l ’ anello : ed altri Pafiphae: miftumque genus, prolefque biformis
credettero di vedere in quella la fteffa Arianna a , Minotaurus ine fi , Veneris monumenta nefandae
cui Tefeo era debitore della felice riufeita in quel Tiìi chiaramente fi efprime il vecchio Filoftrato lib. I.
cimento altri immaginarono , che foffe Pcribea
:
Im. XVI. Mìnoffe per fottrarre alla vifta del pubblico
come quella , che fuperando in bellezza le altre , la fua vergogna , fece da Dedalo fabbricare il labi-
e avendo innamorato lo fteffo Minos , meritava tra rinto in cui racchiufe quel moftro Così felicemente
, .
tutte il primo luogo nella pittura i piu non . Ma Ovidio Met, Vili. ifj. e feg. fi efprime
.. a- . -,
22
TAVOLA V.
un pezzo
onde non lafcia di effer tuttavia
è ben intera :
di Tefeo
veramente ringoiare. Rapprefenta la famofa azione
nodofa clava (
8
) ,
e coll anello (?) al dito della Anidra ma-
’
no
ra dì rapprefentare ì perfonaggi nelle fiatile ( che an-
ri orimali eccellenti
Gli errori , e tal volta grof-
fcmprono tra i p« che pub trarfi alla pittura ) Graeca res eft nihil vela-
folani , che in molte di effe fi
m re : Abbiamo avvertito generalmente altrove , come la
pran previ, ne Tono m
forte argomento. Non e co]
nudità del corpo convenga agli Eroi. Della nudità
pia naturale , che V efferfi imitati da dipintori de
m de* piedi conveniente ancora agli Eroi parla in partico-
nofiri ' monachi , e copiati
tutto o parte i capi m Immag. XVI. del lib. 1.
della finltura , de quali lare Filofirato Epift. 12. e nell’
d' opera della pittura , e Plutarco nella vi-
Ateniefi
la Romana potenza all' ora eh' era nel
più alto punto fi dice effier propria degli .
ricchi t efori , non che ta di Focione, e Platone nel Simpofio par , che voglian
di fua grandezza , ave a fatti andare T
de privati I per- notare ejfere fiato cofiume de Greci antichi
’
che gli artefici di qae' tempi fcalzi Per quel , che riguarda la capellatura del no-,
.
pubbliche fabbri- cendo che Telemaco era chiomato nella parte fupe-
minante , l' intere muraglie delle
,
abbia talento , far di cui dice Plutarco , che fonduti avea i capelli nella
mente avvertito : potrà , chi ne
nell' efiame di ciaficuna pittura forma degli Abanti , detti da Omero II. II. 7 4.1. cnriQsv
ufo di que/ta njkjjìone
KoptóuVTeg chiomati dalla parte deretana del capo .
:
in particolare
Egeo Re di Atene per ragion di fato fece Che foffie poi cofa comune tra Greci portar fempre fico '
ceffità
dargli ogni tanto tempo un determinato numero di altezza degli Eroi , ha il Pittore rapprefentato Tefeo
così fprop or zionat amente più grande di quelle figure ,
giovanetti , e dì donzelle , che fi deftìnavano ad
ejfere infelici vittime del Minotauro
il qual mo- : che gli fi veggono intorno ad arte ancora è fatta . E
/’ infame frutto del congiungimento di la fproporzione che offiervafi tra la tejta e' l bufo ,
( eh era
' , ,
firo
pafifae , moglie di Minos , con un Toro ) teneafi fulT efempio di Lifippo : qui , dice Plinio XXXIV. 7.
racchiufo nel labirinto , luogo , in cui eran tante inter multa , quae ftatuariae arti traditur contulifle
le giravolte e gli andirivieni , che non potea piu capita minora faciendo , quam antiqui : corpora gra-
,
Già fi approffimava il tem- ciliora , ficcioraque , per quae Pignorimi proceritas
tifeir ne chi vi entrava .
educato , venuto in Atene a ritrovar il padre , non (8) La clava onde Tefeo uccife il Minotauro , era
,
potè foffrire la deflazione di quella Città e gene- -, la fi effa , eh' ei tolta avea a Perifeta , il quale dal-
rofamente fi offerì di ejfere nel numero di coloro , che F ufo della clava ( xopvvY) j fu detto Corinete Apollodoro .
Tutta pero quefta avventura di Tefeo e così diverfa- gannato facendola nodofa , e di legno : fe non che
mente narrata che affai più difficile imprefa farebbe
, Euftazio fui citato luogo di Omero avverte , che la
il voler accordare i varii racconti che ne fanno gli , clava di Corinete , come eh e foffie di legno , vi en dal
Scrittori ,
di quel che foffe T ufeire dagl' intrighi del Poeta chiamata di ferro perche di ferro era arma- ,
TAVOLA V I .
(0
altre ‘Partenìo
belle opere di eccellenti
da lui vedute artefici fu dd ‘P afiori del Re Corito ritrovato nell’ alto che
in Elicona oravi una Cerva porgente la poppa al pic- ,
una Cerva gli porgea la poppa Lo prefiero i P
colo Telefio .
afiori,.
rieamenie
. * . . . ,. , . ..
.
24 TAVOLA V.
Creverat opprobrium generis j faedumque patebat fina protettrice nella imprefa di Creta Plutarco nel- .
Matrìs adulterium monftri novitate biformis la vita Tefeo : Paufania IX. e Callimaco in Hymn.
Deftinat hunc Minos thalamis refliovere pudorem in Del. v. 307. 313. raccontano quefta circoftanza
Multiplicique domo , caecifque includere tecfis . Altri foftennero , che foffe 'Diana , a cui Tefeo ereffe
Servio sul VI. dell Eneide, Palefato c. 2. ed altri^ un tempio in Trezene in memoria appunto dell ’ ajnto
fpisgano la favola con dire . che (landò infermo , 0 datogli da quefta Dea nel fornire il pericolofio combat-
lontano Minojfe , la fila moglie Pafifae s* innamorò timento nel labirinto , e nell * ufeir fulvo da quell * in-
d* un giovane chiamato Tauro , il quale , come vuole trigato luogo co* fiuoi compagni Paufania II. 31. ci .
‘Plutarco , era comandante della flotta del Re di fomminiftra quefta opportuna notìzia Li arco , le .
Creta : di coftui ebbe due figli uno fomigliante a Mi- frecce , e *1 tur caffo fon proprie itifiegne di quefta Dea
nos , T altro al padre Plutarco , sulla tefiimonianza
.
Si oppofe , che Diana è fempre rapprefentata in abito
di Filocoro , fegue a dire , che avendo Minos fii- file cinto , e colle gamie feoverte
,
come dopo gli altri
tttiti i giuochi funebri in onore di Androgeo , ficcome avverte Spanemio sulla Diana dì Callimaco e nella :
il premio del vincitore erano gli fchìavi Ateniefi , co- . noftra pittura la vefi;e della Dea giunge fino a' piedi .
sì il primo a riportar la vittoria , e T premio in Quefta oppofizione però non fi crede di gran pefo po- -,
con piacere dello ftejflo Re di Creta , ottenne la liber- Talia pinguntur fuccin&ae entra Dianaej
ta de fimi Cittadini , e T
affrancamento dal tributo. Dum fequitur fortes fortior ipfa feras
Paufania II. 31. dice , che colui , contro il quale così Virgilio Aen. I. 317. e feg. parla di Venere
combattè Tefeo , era figlio di Minos , chiamato Afte- . Humeris de more habilem fufpenderat arcum
. .
rione , e I. 24. egli fteffo non sa determinare , fe quello, Venatrix, dederatque comam diffundere ventis .
contro cui combattè Tefeo , foffe un uomo , 0 un mo- Nuda genti , nodoque finus collega fluentes .
firo . Tzetze ( dopo Apollodoro III. 14. ) sulla Caf- (19) Tal fu , che propofe , fe V finimen-
il dubbio
fandra dì Licofr. v. 1301. fcrive apertamente , che to , che dal fianco pender fi vede alla Dea foffe una
Aflerio era Minotauro
lo fteffo che V
f
. faretra , 0 piuttofto una tromba e sul penfiero , che .-
(15) Plinio XXXV. 11. parlando di Patifia di foffe tale , opinava , che coftei dir fi poteffe Miner-
Sicione dice Eam pi&uram primus invenit , quam
: va ,
la quale oltre ad effere il nume tutelare di Ate-
poflea imitati funt multi aequavit autem nemo : ante , ne e detta da Licofr one v. 988. tromba,
, ,
omnia , quum longitudinem bovis offendere vellet del qual cognome rende ragione Paufania II. zi. ed
adverfum eum pinxit , non tranfverfum j unde &c oltracciò le divife di Diana a Minerva fi adattano
abunde intelligitur amplitudo talvolta e Runa fi confonde talora coll ’ altra
, .
(16) Ovidio deferive il Minotauro mezzo uomo , (20) Nel Catal. Num. CCCXII. e Num. CCCII.
e mezzo bue
Quefti non hanno rapporto Tefeo e fu- alcuno col ,
Semibovemque virum femivirumque bovem , rono tolti da diverfi luoghi Effendovi moltiffimi pez- .
Euripide preffo Plutarco anche così lo figura e così meritano quali non
:
zi sì ,
fatti fpiegazione
i par-
fi vede in una gemma , fe pur è antica in cui fi rap-
, ticolare s per noti togliere al Pubblico il piacere di
pr eferita anche il labirinto , preffo T Agoftini Geni. Ant.
offetvare il gufto degli Antichi in quefto genere ,
F. II. T. 13 1. ediz. di Roma 1702. Apollodoro però
fi è ftimato con quelli riempire qualche vuoto de*
III. 1. Igino Favol. 40. ed altri dicono eh' egli , Rami Altri dì funil genere fi fon diftribuiti per Vi-
.
TAVOLA VI. 29
A quejla Dea , che , come ognun sa ché è veriffimo , che i Latini un tempo chiamavanfi Ce-
fan menzione .
colla Gran Madre , con Opi , con ni , nome derivato da Cetthim nipote di Jafet , e pro-
fi fcambia fpejfo Di quefto nome fi fa men-
Flora ( le quali tutte un fol Nume fi vuol , fieno: che nipote di Noe . Gen. c. io.
Scoliafie di Perfio Sat. V. zione da antichi Autori . Omero Od. A. 518. e altrove
Macrobio Sat. I. io. e lo
Dio Pan
e interamente La tradi-
da Pindaro
detto Non dunque da rigettare
175. ) ben fi accoppia il
Mcapóq p.eyà’kag oTtoiSog: zione rapportata in quell articolo , tanto maggior-
feguace della Gran Madre, il '
cenale preffo Arifiotele Rhet. II. 24. lo chiama psyaXcig mente , che Plutarco nella vita di Tefeo sul princi-
$e3 xvvee ntano^ocitóv , come avverte il Weffeling ad pio fcrive , che Roma fu
così detta , fecondo alcu-
te regno Telefo , e'I di cui fuolo e chiamato da Pin- la fondazion di Roma Varrone de L. L. lib. 4. .
daro I. Vili. 108. àpcTtsXÓs'j : abbondante di viti 0 e talun vuole , che NvSxact foffe l' arcano nome -,
l* Arcadia , luogo egualmente fertile , e a cui ben fi di quella Citta Or combinando infieme tutte que .
congetture , fi dicea
tmifee il Dìo Pan , fino pr incip al Nume fi e , per altro deboli .
che for- ,
prefentava il Dìo Pan j non e pero , che talvolta Ercole nel figlio fuor difendenti: e che ficcome
i illufiri
Semicaper coleris cin&utis , Faune , Lupercis che verifìmile un tal penfiero , propofe , che V Pittore
Ed lib. I. Od. XVII.
Orazio aveffe voluto forfè piuttofto rapprefentarci Telefo efpo-
Velox amaenum faepe Lucretilem fto preffo al monte Partenio in Arcadia : e che ad efpri
Mutat Lycaeo Faunus. mer quejla aveffe pofio il Dio Pan vicino alle Dea Tel-
(12) Refiò qualche dubbio su quefia figura non -, lure nutrice de' fanciulli , dal fio pacifico Leone ac-
potendofi dar plaufibile ragione perche mai fe V Arca- , ,
compagnata ì la quale Dea manda la Cerva ad allat-
dia nella Donna fedente rapprefentavafi , 0 anche la tare il bambino , cui la Providenza , 0 altro fimil Nu-
Terra , fi foffe poi in forma di giovane dipinto il me mofira ad Ercole e gliene fcuovre le avventure, ,
Dio Pan Quefi 0 dubbio unito all ' altro maggiore del
.
additandogli nell Aquila la difeendenza di quefio Eroe.
vederfi nella pittura tiri Aquila , di cui riufeiva ol- Quejla feconda congettura fembr'o meno ricercata ma ,
tremodo difficile il dar conto , fece sì , che fi avan- a quejla , ed all altra fi fece l' oppofizìone , che non fo-
'
zale un' altra congettura Narra Dionifio d' Alicar- . lcano nelle pitture Greche tramifehiarfi cofe Romane.
naffo I. p. 34. " che correa in Italia uri antica tradi- Ma fi rifpofe , eh' Er colano non era una Citta pofia nel
zione , che avejfe Ercole avuto un figlio chiamato cuor della Grecia , ma vicìnijfima a Roma , cui in que*
Latino da una giovanotta Settentrionale ( ex Tivog tempi , ne' quali a un di preffo pu'o crederfi, che fien
V 7tspfiop$og xóprjg ) e che avendo data in moglie quefta fatte quefie pitture, dovea 0 per atnbizione , 0 per ne-
giovane donna a Fauno Re degli Aborigini , fi cre- cejfitaadulare : e nel profeguimento di quejla opera fi
dette Latino figlio dì Fauno Snida all incontro v. . ' vedrà che tra le nofire pitture vi fon cofe Romane
,
furon poi nominati Itali da un tal Italo ; e quindi Meurfio nella Cafiàndra dì Licofrone v. 65-8. p. 78.
Eneadi da Enea e finalmente Romani da Romo-
-, avverte , che l' Aquila folca a tutti gli Eroi ge-
lo E' vero , che fcrive il Kuftero di quefi 0 luogo:
. neralmente attribuirli , forfè perche il volo altijfimo
Haec omnino funt, & ex putidis lacunis haulla;
inepta di quella efprime la natura fublime di quefti .
quibus gemina legas apud Cedrenum, & Joannem Mala- (14) Il Leone anche conviene agli Eroi per efpri-
merne
, m
, . , . . a. .
28
TAVOLA vi.
protettrice
mano ci fi vuol dimoftrare o la Deità
finiftra ,
gno ,
ma rapporta altrove le vane anche f arco , e le faette alla pelle , e alla clava non
quefta ftejfa opinione ; Tertulliano per deridere
e dice nel libro Vili. fi aggiugnejfero talvolta
tradizioni di tali avvenimenti ,
.
partorì Telefo ; e vedeafi re da ognuno Ercole ; non altro , che quefio , ha vo-
«nocchia e in tal atto
,
così nominata perche luto certamente rapprefentarci
al centrano l’aja di Telefo ,
tuttiancora gli altri militari arnefi Il primo pero , . vano . Plutarco de Virt. & fort. Rom. Ovidio Trift.
che affegnaffe a quefto Eroe la clava, , e la pelle II. 169. Pacato in Panegyr. Alla Pace , oltre alla
del Leone , come proprie divife , fu V autor del poe- corona di ulivo , e le fpighe , che le fon proprie , an-
ma intitolato Eraclea. Str abone XV./. 6 88. ferivo: che f ali fi davano . Cupero Apoth. Homer. /. 178.
Il dare ad Ercole la pelle
del Leone , e la clava Si divifero in quefta incertezza i fent menti de ’ no-
è una finzione di coloro , che compofero Y Era- firi Vi fu anche chi foftenne effer Cerere e chi vol-
.
-,
clea folle Pifandro , o altri poiché le antiche : le che fojfe la Provvidenza , mojfo dalle parole di
,
bene pongafi qui in dubbio V autore dell Eraclea co- -, tura di Telefo dice , che NSvjvag Tcpovok , per provvi-
munemente pero fu quefio poema attribuito a ‘Pifan- denza di Minerva fu egli falvato ) e dalle parole di
dro Lo fteffo Strabone XIV. p. 655. dice: Pifandro
.
Apollodoro II. 7. il quale fcrive , che Telefo fu dal-
fcrittor dei poema d’ Eraclea fu di Rodi Snida . la Cerva nutrito , per una certa provvidenza divina
dall altr »,
in YlefouvS'pog : L Eraclea , poema di Pifandro (fu efi a opinione non era in foftanza diverfa
5
con- ,
gefta di Ercole quefio auto- che fojfe la Fortuna perche in quella , che Fortuna
tiene in due libri le :
-,
re il primo rapprefentò Ercole colla clava ‘Pau- . vien chiamata dal volgo , riconobbero i Filofofi la
fania n. 37. e vili. 22. cita ‘Pifandro Camirefe Provvidenza de’ Numi in fatti in qualche meda- . E
autor di un poema delle cofe d’ Ercole E in Teo- . glia di tempi per altro pofteriori a Tito , fi trova la
,
crito leggiamo un Epigramma in lode di quefio antico Provvidenza rapprefentata con delle fpighe
33
Tom.I.Pit. F Almeno,
(1) Nel Catal. N. CXIX. Ercole generato da Giove , e Ificlo da Anfitruone .
ce: h) ystàg Y)ty ròv a 9 Xov: ed Ovidio Met. IX. 67. cole andò loro incontro , e le uccife Così fcrive Apoi- .
Cunarum labor eft angues luperare mearinn lodoro Biblioth. Lib. II. oltre a' Poeti Greci , e Lati-
Fu quefta dunque la prima fatica d' Ercole , ma non ni ,
che parlano della generazione , della nafeita , e
delle dodici famofe impoftegli da Eurifteo .
del riconofcimento di Ercole Fa quefto intrigo amoro- .
i Teleboi , fuor di Tebe , dove tratteneaft Alcme- to , la quale piu fiotto lungamente efamineremo .
na fua fpofa Giove prefe le fembianze di quello
. , (4) Plauto Amph. A£t. V. Se. 1.
giacque con quefta una notte fola , qual notte egli (5) Apollo doro nel 1 c. vuole , eh' Ercole off
.
e già, f
prolungo in modo , eh' ebbe la durata di due , di di otto meli j e Teocrito Id. XXXI. 1. lo chiama S~e-
Ritornato poco dopo Anfitruone reftò forprefo della conformi alla noftra pittura .
freddezza , con cui la moglie lo accolfe j e fen- ( ) Alterimi altera apprehendit eos manu pernici-
tendo non ejfer quello il filo primo arrivo , ne con- ter Plauto A£t. V. Se. 1 così Apollodoro , Teocrito ,
. .
fulto T indovino Tirefia , da cui rifeppe il furto di Filoflrato e gli altri e così vedefi in qualche gemma.
,
-,
9 .fcrive:
. . . -
.
T A V O L A V I.
merne il valore , e generalmente ne* fiepolcri degli e finalmente tutte le altre figure coronate per efipri-
fieri ve: Vicino alla Città ( di Cheronca ) li vede il combinino col manfueto Leone poiché tutto quefio :
fcpolcro di que’ Tebani , che morirono combatten- appunto è ciò , che rende oltremodo intrigato il pen-
do contro Filippo Non vi è ifcrizione alcuna ma
. ; Jier del Pittore
foltanto un Y infegna di quella tomba,
Leone è (16) Nel Catalogo N. CCIX.
per dinotare la grandezza dell’ animo loro. Tolo- (17) Quefio fregio , che non ha col Telefo rap
meo Efeftione pre'Jfo Fozio Bib. Cod. 190. narra, porto alcuno , e che fu ritrovato in luogo diverfo , è ve-
che fintili -figure di Leoni Sepolcrali fono un fimbolo e r finii.Iment parte di un ornato di finta Architettura.
della forza di Ercole , cvfifioÀou T/jg t9 H'paxXsug dA- fembra , che’l Pittore avejfe voluto imitar gli Ar- E
Potrebbero dunque e l Aquila , e V Leone , pren-
3
yfig . chitetti in quegli ornamenti , che nelle facciate degli
3
dendofi per fimboli , convenire egualmente a Telefo , edificii poneano Erano l 3 efir entità de travi coverte .
ma ficcome più leoni furono lice fi da Ercole , così in in quefie folean figurarfi delle tefie di bue 0 di
una Corniola prejfo P Agoflini Gemme Antiche F. II. ariete , come negli antichi edificii fi ojferva Vitru- .
T. 39. fi vede Ercole adorno della fpoglia del Leo- vio IV. x. e 3. firìve : Ita divifiones tignorum tedia
ne nell atto , che ne uccide un altro triglyph omm difpofitrone .
mtcrtignium , Se opam ha- ,
(15) Tutte le riferite congetture , ognuna delle^ bere in Doricis operibus cacpcrunt .... utraque
quali ha le fue ragioni , fan conofcere la difficoltà enim inter denticulos
, inter triglyphos quae & &
grandijfima , che s’ incontra nel determinarfi sull" in- funt intervalla, Metopae nominantur; Op*ascmm Grac-
teliigenza di quefta pittura .E
3
, se voglia confef- ci tignorum cubilia , & alferum appellant uti no- ,
farfi il vero ,
il ritrarre dall Aquila argomento per lira cava, columbaria Ita quod inter duas opas eli
.
cofie Romane ,
e troppo ricercato : il ri conofcere in intertignium , id metopa eli apud eos nominatimi
quella un fimbolo generale dell
3
Eroifmo , e troppo E nel profipetto di un tempio tetrafiilo otto appunto
femplice . Per quel che riguarda il Leone
non ,
se erano i triglifi , 0 fien l opae 3
e fette le metope .
,
fi riferisca alla Donna, fedente , ofcurijfimo ne refia Sembra dunque , che’l nofiro Pittore abbia voluto ne-
il Significato : tanto più , se riflettefi all atto pacìf- gli otto ovatini rapprefientarci P efiremità delle travi
e» i in cui è dipinto . Nè rilèva il dire ,
che la coverte dalle figurine in luogo de 3 triglifi } e ne 3 fitte
,
£, u*;u,
tavola vii.
. . . . .
TAVOLA VII. 35
può farci fofpettare , che ’l noftro Pittore aveiTe in par-
te imitato un così eccellente originale . Merita partico-
lar maniera Angolare , onde è veftito An-
rifleffione la
pitture (de' quali forfè la firettezza dell'intonaco non Sub petafo : id fìgnum Amphitruóni non erit
era capace ) è compenfata da altre cofe , che 0 potèano Tal forta di cappello era proprio de* viandanti Plauto .
effere nel quadro di Zeufi , e che Plinio non fpiega j Mere. V. 2. e Pfeud. II. 4, E tal è quello del nofiro
o che V littore ritrajfe altronde . Anfitruone , che qui fi vede
(17) Tal forta di tonaca , che gìugnea fino a" poi- (21) I Greci per lo più andavano fcalzi dovendo *,
fi d' ambe le mani , diceafi •gsipidcoTÒg %jtuv . oline e P far viaggio foleanó tifare i calzari Omero in Hymn.
.
VII. 58. Gelilo VII. 12. Mercur. v. 86. Spanemio ad Callim. Hymn, in Apoll.
tonaca /’epomide v. 34. In quefii del nofiro Anfitruone vi fi vede dalla
(18) Alla fi 'vede fovrappofta ,
*vefie , che covre le ìpalle : dalla parte di dietro ta- parte di fiotto , che difende le piante , Un non so che di
lare , corta al dinanzi : e quefia 'e la vera forma del- mafieciò , che folea effere 0 di groffo cuojo 0 di una
,
Tt pomide , di cui finora altro non fapeafi che V nome. tejfitura di papiro }
0 di fparto , 0 anche di fugherò .
Snida in £7ruy.ìg . Polluce VII- 49. il quale per al- Senofonte Ciroped, Vili. p. 142, U
apertura poi di
tro dice ejfer tal vefie propria di donne. quella parte , che ghigne a mezza gamba , fi vede
Eroi. Iliad.II. 43. Od. XV. 6. (23) Solèano i ragazzi ornarfi di filmili collari d'oro ,
(20) Plauto introduce nella feena il vero ,
e 7 fin- 0 d' argento . Si veda lo Schejfero de Torquibus
to Anfitruone col petafo ,
nel Prol. v. 163. e feg. (24) Nel Catal. N.CLXXX.
Tum mep patri autem torulus inejtit aurcus
TAVOLA Vili.
0 ,. . . . . . -
34 T avola vii.
pinto Giove a (Tifo in trono (») col flagello (”) alla de-
ftra , quali in atto di fcacciare i ferpenti ; e con lo
può
9. fcrive : Giunone mandò due dragoni ad ammaz- (14) Avea giurato Alcmena di non ejfer moglie ^ fi
zare il piccolo Ercole j ma quelli ftringendo uno con non di colui che vendicava la morte de' fuoi fratelli
,
una mano ,
e 1 altro coll’ altra gli fuffocò
’
Per que- . uccìfi da! figli di Rterela Re de' Teleboi Anfitruone .
lla azione gli Argivi al bambino , che prima chia- per ottenerla intraprefe la guerra contro di quejti , e fog-
ma vali Alceo ,
dilfèro
(
Hja/jJa , ori $i "Hpav str/e giogolli Fra quefto mentre Giove trasformatoli in An-
.
xXs'fèf) Ercole perchè ebbe gloria per cagion di Giu- fitruone , giacque con Alcmena In fatti tutti conven- .
none . Ma
Ferectde antichijfimo Iftorico prejfo Apollo- gono , che Giove fu il primo a goderfi Alcmena e fic -,
doro •vuol , che Anfitruone cacciajfe nella culla i ferpen- coinè Apollodoro nel cit. luogo chiama Ercole più gran-
ti per riconofcere fio figlio . de di una notte d' Ificlo , così Teocrito ld. XXXI. 2.
(8) Nacquero da Rerfeo , ed Andromeda tra gli chiama Ificlo muri vecÓTspov di Ercole Il folo Riauto .
altri tre figli Alceo , Elettrione , e Stenelo : da Al- finge il contrario , feri vendo così nel Prologo dell' An-
ceo , ed lpponome nacquero Anfitruone , e fua for el- fitruone v. 1 2 1 , e 122. .
la Anajfone : di quefta , e di Elettrione fio Zio fu ( Amphitruo ) priufquam hinc abiit in exercitum
Is
figlia Alcmena ,
la quale fu moglie di Anfitruone Gravidam Alcumenam uxorem fecit fuam
fio cugino . Di
Nicippe fu figlio Eu-
Stendo ,
e di E lo ftejfo ripete Ad. V. Se. 2. v. 1340. e 47. Abbiamo
riflcp ,
che fu poi Re
,
e a cui per deftinodi Micene già avvertito , che fi oppone quefto Roeta anche al
dovette Ercole ejfer fottopofio per dodici anni e com- ,
cornuti fentimento nel fiupporre , che Ercole appena
,
pire altrettante fatiche da quello impoftegli Apollo- . nato ftrozzajfe ì ferpenti fic come Riauto in quel
. Ma
doro Bibl. lib. II. Rlutarco in Thef. e lo Scoliafie dramma fi allontana dalle ricevute tradizioni nello
di R indar Ol. VII. 49. fcrivono ,
che Alcmena fojfe efporre la favola ; così fi diparte ancora dal verifimile ,
figlia di Elettrione , e di Lifidice figlia di Relope , e dalle fevere leggi drammatiche : poiché , dove l’azion
la quale da ‘Dio doro IV. 9. e chiamata Euridice della favola non può eccedere due foli giorni , egli
(9) Filofi rato nella Imm. V. la dipinge quafi come finge al contrario che in un trinozio Ercole fi generò ,
qui fi vede : ot^dXvittoq , $ po'joyliw , àvoatoàlacicx nacque e crebbe a fegno da potere ftrangolar le fer-
,
7 >jq svvìjq , utAtco t?j xopiY] , Tàq %dpctq syjtSTdeaact pi per le quali cofe più e più mefi vi Ji richiedono
-, .
Rindaro P. IV. 305’. chiama Alcmena IXiv.oflAeZupo'j : Oltracciò mefcola egli il fiocco comico col coturno
E Stazio Thebaid. VI. 288. dice , che portava per della tragedia intitolando il fio dramma Tragi-Co-
-,
ornamento tre lune : nome da lui foggiato per notar , che gli at- media :
fia di Alcmena così guafia che appena fi difiinguono in quefta parte Riauto imitò forfè il Reeta Rintone
,
i contorni .
Tarentino , il quale fu il primo ad inventar /’ Ila-
(10) Il trono qui dipìnto è tale , qual fi ravvifa ro-tragedia , nome da lui dato a quelle favole
( che
nelle medaglie , e ne bajfi-rilievi '
fitron poi chiamate Rintoniche ) nelle quali mefcolò
(11) Così rapprefentavanfi gli Dei Averrunci il tragico argomento colle facezie comiche Or facen-
. .
La Chaujfe To. I. Sez. I. Tav. XXXIII. do menzione Ateneo di una favola di Rintone detta
(iz) Non è già lungo a moda di afta , e diritto Anfitruone cofa è che da
j verifimile , quefta ritraejfe
a piombo } come ne' monumenti più antichi Riauto la fua Tragi-comedia Ma non fappìam poi
fi vede i .
(13) Ificlo fvegliandò col vagito i fuoi genitori fu nes llrangulans Alcmena marre coram pavente. Se
,
accolto tra le braccia del padre circofianza rappor- Amphitryone :
tata da Servio
(16) La. mancanza degli altri 2tei nella noftra
pittura
*
39
Tom.I. Pit. G fa
(1) Nel Calai. N. CCCLXX. (4) Saturno ejfendofi congiunto con Filira , figlia
(%) Trovata negli fcavi di Refina con quella del- dell* Oceano , fu forprefo da fina moglie Rea ; on-
la Tavola fieguente nel 1739. de egli trasformojji in Cavallo , e Filira fuggitafi
(3) Ter illufirar compiutamente quefta pittura sul monte Belio partorì Chirone di figura mezzo uma-
buferebbe rimandare il Lettore all Homericus Achil- na , e mezzo cavallina .Apollonio Argon. II. faE
les di Drelincourt ,
0 al Fabretti in Tab. Iliad. tal il dolore e la vergogna eh* ebbe Filira per sì
,
pag. 3 5 5\ e Teg. 0 anche al folo artìcolo Achille di fatto parto , che non velie più fopravvivere , ed ot-
Bayle Ma il fine , a cui fon dirette quefte note
.
, tenne da Giove efier mutata in Teglia . Igino Fa-
ci obbliga a dir cofie , che a molti non giungono vol. 138. Altri vogliono , che IJfione innamoratofi di
nuove , e che ognuno può di leggieri incontrar da Giunone ebbe l* ardire di tifarle violenza : la Dea
per tutto Noi fcriviamo quefte note principalmen-
. per evitar l* incontro gli pofe avanti una nuvola , che
te per chi non pofifa , 0 non voglia nell ojfiervar * rapprefentava la fina immagine : da tal congiungi-
quefti Rami aprire altri libri non trafcurando
-, mento nacque Chirone , da cui i Centauri ebbero ori-
però di notar i luoghi degli Autori , fe mai fila- gine .Si veda Nat al Conte IV. 11. e VII. 4, Fu
vi taluno , che non •voglia ftar sulla noftra pa- egli giuftijfimo e faviijfmo :inventor della botanica
rola . e abilijfimo nella chirurgia } e quindi detto Chirone:
maefiro
. j . . ,.
TAVOLA vili. 4I
delle dita , ch’efprime del toccar le corde («) del-
l’atto
d
il
"
l’jftrtimento
delie figure
difficile (h)
1 fòndo
(.2)
non corrilpondono
.
.
de]la
Alla chiarezza , e alla perfezione
P ittura »
le fabbriche
, che fi ve-
e che ne formano tutto
(13)
I due
Itaftesull’ Iliade 131. chiamandolo
I.
, il più bello dagli autori ci vien deferitta
di tutti gli Eroi .
hb. I. la dipinge minutamente, e
Fìloflrato Imm .
X
(11) Nel fuonar la cetra fi adoperava l'tma e l’al- ne numera con efat-
tra mano : colla defira teneafi il plettro
tezza le pam
Si veda ivi Oleario
.
In un marmo .
,
colla fini- preffo lo spento Mifcell. Er. Ant.
Jlra fi toccavano le corde Afconio in Verr. I. 20. .
cetra di forma triangolare ;
p. 23. vede una /
Quum canunt cithariftae utriusque manus funguntur avverte lo Jleffo Sponio ,
che nella lettera de generib. Mufic.
attribuita a S. Gi-
officio dexrra plettro utitur
:
; hoc eft foris cane- & rolamo fi lègge , che la cetra avea la
re forma d’ un A
iìniftra digitis chordas capir
:
; hoc eft intus & con ventiquattro corde In una delle nofire pitture
canere. Si vegga Bulengero de Theat. II. .
tre corde
dìverfamente
n ,° a Ptft’ fftra
t0r, ma rende giufiizia a
alla lira da lui trovata
, imitando le ftagioni dell’an- S
.
rare d nm
™Jl ^ m^ ,
.Lyra Ma
Omero Hymn. in Mercur. Virgilio Jleffo luogo-, e ficco-
.
tre diverfe ragioni di quefio numero effe imitazioni de’ gruppi delle belle
fettenar io delle cor- fatue
greche di Achille e Chitone e
de nella lira di Apollo Fejlo Aviem di Olimpo e Tane
, che
,
.
vuol , che Mercu- vedeanfi ne’ Septi Giulii come fcrive
rio fece la lira di fette corde per Tlìnio XXXVI.
cui Maja fua madre
le fette Tleiadì , di J-. Il vederfi in
,
Lmus “venie Septem chordis additis Teman- fermava un tal fofpetto e f offervarfi che nella,
-,
j
.
gemma il Centauro ha voltato per lungo ,
oci- Oftavam Simonides addidit : nonam
, tutto il fian-
F',lsenzi° Mythol. I. 14,. all’incontro Timo- c° acea riflettere , che appunto ciò
naficer poteffe dal-
£
che V
la lira di Apollo avea
dieci corde
dice,
Finalmente
’J
vJ erJl copiato dalla fiejfa fatua, ma con prendere un
Taujania III. I2 racconta che Timoteo Mìlefio fu
.
.
altro punto di veduta
. E
perchè il Tittore ebbe per
da Lacedemoni punito
, avventura in p enfierò di mofirare aver lui
perchè alle fette corde de- voluto eque’
:
due gruppi ìfieffi che ne’ fepti
gh antichi ne aggiunfe altre quattro , ammiravanfi , efprimere
nella fua cete- co firn colorii aggiunfe
tu Nella nojìra pittura la cetra alle due pitture quelle fabbri-
ed ha la forma fiejfa
e di undici corde che m
fondo rapprefintanti i fepti fleffi Fu
gufata .
, ordinariamente s’ incon- tal congettura come ingegnofa ; ma incontri delle
tra sulle gemme , e m altri monumenti antichi, e che
,
oppofziom fortijfme
. -
,- ,-
4o
TAVOLA Vili
quale è co-
confiderai la pelle dalla
fa fua (j) 9 è da ,
Achille (?) ,
ficcome fembrano effere fuor del coftume
(io) così contrario affai proprio è il gefto
i calzari ,
ai
delle
nel parte perché non tocca dall' acqua , refiò foggetto al-
maefiro di Efculapio nella medicina , di Ercole ,
Fulgenzio Mythol. IH. 7. Servio ad Aen. VI.
ferite
e dì Achille nella mufica , di etti era
le ,
/’ aftrologia
^
57. Molte altre coffe fi finfero per
dar ragione del* no-
peritijjimo Igino Aftron. Poet. II. in Centaurus
,
.
~
Apollodoro Bibliot. III. Filojlrato Heroic. IX. dove
me di Achille , volendolo alcuni così detto quafi (éxsi
; altri quafi fi trov con dlli’
nomina gli altri Eroi da Chirone ammaefirati ,
.
ff
Snida in XetpWV dice , eh * egli il primo porto l’ ufo
genza raccolto da Bayle nel fecondo artic. Achille :
nella medicina e ne fcrijfe i precetti in eglipero nel primo articolo Achille ( dove sull auto-
dell’ erbe ,
rità di Folomeo preffo Fozio Bibliot, Cod. 190. par-
verfi ad Achille : ed avendo inventata ancora
la
medicina pe’ Cavalli , fu perciò detto Centauro Al- . la de’ molti Achilli , che vi furono oltre al figlio
di Fetide rigetta tutte quefie etimologie s e vuol
cuni vogliono , che Chirone ferito da una faetta )
d’ Ercole ne potendo curar la piaga , fe ne morifé : che Chirone nominò Achille il famofo Eroe fuo allie-
,
altri dicono eh’ egli vi applico l’ erba , detta perciò vo , perché appunto Achille chìamcjfi il maefilro dello
,
Centaurea ,
e rifanajfe . “Plinio XXV. 6. fieffo Chirone Non è però fenza controverfia , che
.
Così lo rapprefenta anche Stazio Achil. I. 127. Chirone foffe l’ edueat or del noftro Achille Noi ab- .
(y) biamo avvertito nella Tav. III. nota (f) che Omero
. imos fubmillùs in armos
. .
.
uomini , che fi efercitaffo nel- II, IX, vuol , che Achille foffe educato da Fenice :
(6) Il primo tra gli
attribuendo folamente a Chirone di avere ad Achille
la caccia fu Chirone ì e perciò par che gli convenga
,
Quefta non ben fi difiingue : non é però ellera , rem. C. Comunque ciò fia , lo fieffo Omero Iliad. IX.
(7)
dì cui i Centauri foleano coronarfi Plinto deferivo piu .
18 6 e feg. dice , che Achille tenendofi chiufo nella
,
erbe , che dal Centauro Chirone prefero il nome nel li- : fua tenda per lo fdegno concepito d’ effergli fiata tol-
Filojlrato Heroic.- c. 19.
fonava la lira
bro XXV. 4. Tertium panacea Chironeon eognominatur ta Brifeide ,
.
rone repertum Centaurion eognominatur Eff Chironis . è notiffmo Non potendofi prender Froja Jénza di lui ,
.
inventimi ampelos , quae vocatur Chfionia e nello fi efi : e dovendo egli morir fiotto Froja Fetide lo volle fot- -,
vocant : folia funt lata , oblonga , ferrata ambff & valore e del fuo fdegno in quella guerra , fu da Pa-
,
tu . Nel libro XXIV. 14. nomina pyxacanthon Chi- ride colla direzione di Apollo uccifio nell' atto che im-
roniam : e nel libro XXVI, 14. Herbam Chironiam palmava a Polififena figlia dì Priamo ,
,
(8) Il Pignorio de Servis p, 80. rapporta le più pingeafi calzo Per altro , come che anche altri Eroi
f .
4
rare forme de’ plettri : in due bajfirilievi preffo il co’ piedi nudi fi rapprefent afferò fembrava ciò propriif- ,
Montfaucon Ant. Expl. T- I. P. I. Ta. 5-9, e 60. Si fimo in Achille , il cui fommo pregio era la velocità }
veggono plettri filmili a picciole zanne : più fomiglìan onde da Omero é chiamato fpeffo Ttófrctq WXÙg Bay- . E
te al noftro è quello , che fi 0ferva nel Buonarroti le art. Achille rem. A. n. VI. riflette , che forfè fi fin-
Offervazioni fopra i Medaglioni p, 368. fe efere fiato nutrito quefto Eroe di fole midolle di Leo-
(9) Fetide , figlia di Chirone , come fcrijfe il poe- pi ^ e di Cervi , come fi legge in S. Gregorio Nazian-
ta Epicarmo , 0 di Nereo , fecondo la tradizion cornili zeno Orat, XX. per efprimerne il carattere j quafi che
ne , efendo la più bella di tutte le donne , fu defide- per sì fatti cibi foffe divenuto Achille valorofo e pien
rata da Giove da Nettuno , e da Apollo, ma per- di Jlìzza , come un Leone , e agile nel corfo , come -,
ché Prometeo avea predetto che ’l figlio di lei fareb- Un Cervo Del refto fimilififima è la pittura del noftro
, .
be fiato più forte e più gloriofo del padre , non volle al- Achille a quella dejcrittaci da Filojlrato Imm. IL
f
cun “Dio accoppiarvi , e Giove fi ab ili , che offe moglie del libro II. il quale in Heroic. c. 19. parla minuta-
di un mortale Fu data a Pelea figlio dì Eaco , e di En-
.
mente della filatura
, e delle fattezze di lui '
un , . E
deidc figlia di Chirone Apollodoro Bibl. III. Igino Fav, grande elogio della bellezza di Achille quel
.
che
,
54- “Da Peleo , e da Fetide nacque Achille j e vo- dice Omero II, 673. dì Nireo , eh’ era il più bello
lendo la madre renderlo invulnerabile , lo tuffò nella di quanti furono a Froja , toltone Achille : ma af-
palude fiigia , tenendolo per un tallone , nella qual fai maggior è l’ idea che fa formarcene lo Sco
,
liofile
.
TAVOLA II ' 1
AUSA NI A (
2
) nel defcrivere le belle
pitture di Poiignoto eh’ ei vide in Del-
fo ,
riferifce, che in una di quelle era-
vi tra l’ altre figure il Satiro Marfia (3)
Tom.I.Pit. tore H
(1} Nel Calai. N. CXV. Mifia , fuonator di tibia , e poeta , difcepolo e ama-
(2) Tanfania X. 30. èrìv svi 7rérpctg y.cìQsLcpsvog fio del Satiro Marfia figlio d’Jagnide Vide Olim- .
NLzpovstg ucci (fXvpitog 7rap durov 7raiSog iftv ùpsaa po prima della guerra Trojana da lui prefe il no- :
huì dvXslv tifalopiva (ty/ipa me il monte Olimpo nella Mifia E lo fiejfo Snida .
(3) Non fon d’accordo i Mitologi nel padre di Mar- nella v. ZvvccoAcìv foggiugne che la Mufica fu ad,
per tutto il tempo della fua vita . E' controvertito chi fojfe il primo inventore
(4) Snida fa menzione di molti Olimpi : del no- di quefio ifiromento Igino Fav. 1 65. fcrive
. che Mi- ,
4
TAVOLA
chiudono quefta Tavola (*0
vili.
1
\ ton di (U) , che
nella fmiftra
Baccanti il primo ha :
che rapprefentino
PP
pat cì
Strumento che non e
jj a de ftra un ,
naftro («?) ,
e nell’altra
J,r e
^/fiefiZZ i “infere
p. 43 T
feraci de’ di
TAVOLA IX.
. . , .
.
49
Bron-
. . . . . ,
3
-
46 tavola I X,
1
TAVOTA X
vo ma che derifa da Giunone , e da Venere ( per- Plinio XXXVL 5. che tra le più belle fatue gre-
,
IV. p. 184. attribuirono a Marfa non foto l' inven- terris fymplègma nobile. Ma effendoci ignoto qual
zione della tibia, ma ancora della firinga .Snida in corrifpondenza abbia Pane con Olimpo , e all'incon-
Mctpovotg fcrive : otig eQsvps SA yzo'inrjg avXoùg aito y.%- tro fcrivendo tutti coflantemente , che Olimpo fu di-
yjAxè ma nella v. ’OXvy.xog par che ne fcepolo di JSfarfia j 0 non poffiam trarre argomento da
^ ;
fyas in eadem gente ... & Phrygios modulos ebbene . Ef vecchiaja e T ubriachezza portan ficco , conviene in
anche Olimpo pafsò per inventor della tibia (StraboneYL. buona parte quefla definizione : avendolo il Pittore ,
470. ) pure le fue invenzioni fi refir infero a miglio- per rapprefentarci Marfia efpreffo di giufi a età , e ,
famente dice , che Olimpo lèg àvMjTixèg vóyasg èreole c che 7 Pittore ha volu-
Si vede affai chiaro
(7) ,
fypaips Ss mi SprjVYiTixèg vóyxg . ‘Per quel che riguar- to contrapporre quefti due quadri col paragone delle
da(6)le varie forte di tibie poffono vederfi Meurfio , azioni , ,
che vi fi rapprefentano
e delle figure Le .
Bartolmo •, ed altri , che ne han trattato ex profejfo , moffe nell' uno , e nell' altro fono belle , e fiudiate :
e la Chaujfe Muf. Rom. To. II. Se. IV. Tav. l e II,, che r le tefie del Centauro , e del Satiro fono eccellenti :
ha tutto raccolto ,
e illuftrato : e noi altrove av eremo l’ Achille , e f Olimpo fon di un gufo , e dì una
T occafione di dirne qualche parola . Per T intelligenza perfezione grandifiima
della noftra pittura bafta avvertire , che tibia diceafiun (8) Effendo la congettura propofta nella nota (14)
frumento da fiato , filmile al noftro flauto j e da princi- della Tavola precedente per dar ragione di quefio
pio non ebbe , che tre , 0 quattro buchi Polluce IV. .
ornato fmbrata troppo ingegnofa e ricercata se -,
,
io. 3. Ovidio nel citato luogo così la defcrive: Furono quefie due
ne propofe im' altra femplicifiìma .
Prima terebrato per rara foramina buxo. pitture trovate nello fteffo luogo 3 e ne* pezzi del
Ut daret effeci tibia longa fonos muro , che le contengono , e che furono dal reftante
Inventimi Satyrus Marfia ) primum miratur at ufunj intonaco tagliati , non termina l ornato Onde è ve-
( ; ' .
Ncfcit , &
afflatimi lenii t habere fonum rifimile , che per tutto il parete della fianza ricor
Et modo dimittit digitos modo concipit auras E
, :
reffe quell' ornato me defimo ficcome in quafi tutti .
Jamque inter Nymphas arte fuperbus erat gli edificii trovati le muraglie erano di architetture ,
La parte principale della tibia era la linguetta detta
, arabefehi , e filmili pitture ,
ricoverte e talora da
con tal nome da' Greci , e da' Latini
, perche fatta tratto in tratto vi fi vedeano delle figure fole , 0 de*
a fimilitudine della lìngua e fcrviva al fuonatore
per gruppi , che non vi aveano altra corrifpondenza , se
,
TAVOLA X. 51
te (
8
) ,
colla lira (9) in mano , e in atto di ricevere
un’ amorofà lettera (*°) da un Genio 00 fòpra un
Delfi-
no (
i2
), verifimilmente fpeditogli da Galatea (13).
Tom.I.Pit. I Delle
rata s non dovea moftruofio figurarlo , ma fiotto pro- è poi la fua lira ? Un cranio di cervo fpogliato del-
prie ed limane fiembianze In fiatti Luciano nel fio- .
le fue carni : le corna fteffe fono i manubrìi vi ha :
praccitato dialogo di Doride e Galatea così fa par- egli aggiunta la traverfia , e vi ha attaccate le cor-
lar quefia del fino Ciclope : Nè poi quell’ ifpido e quel de , che non fon tefe da chiavetta alcuna : Quefia
fiero , come tu dici , fono privi in tutto del loro definizione par che convenga bene alla rozza lira
bello Ter quel , che alla filatura grande sì , ma non
. del nofiro Tolifemo , che qui fi vede : ed è da avver-
enorme appartieni , oltre al! addotta ragione , par tirfi ,che ha cinque corde : in un bafifiorilievo della
che il Tittore abbia anche avuto riguardo alla fipropor- Villa Matteì fie ne offerva una , che ha lo fieffo nu-
fsione grandijfima , che nella pittura farebbe compar- mero di corde La Chauffe Muf. Roman. Tom. II.
.
fia , se come una quercia , 0 come un cipreflo ( alle Se. IV. T. IV. ed altre in piu gemme preffo I Ago-
quali albori paragona Virgilio Aen. III. 679. i Ci- filini P. II. T. i. 3. e q.
clopi ) avefifie fatto Tolifemo dirimpetto al Delfino , ed (io) La forma bipatente 0 bivalvata di quefia ,
egli ave a letti que* libri , che noi piu non abbiamo . (n) E' cofia ordinaria il rapprefientare i Genti ,
Servio sul III. 36. dell Eneide ci ha confiervata quefila 0 Amorini , come minifiri di quel , che
fi voglia efprimere.
notizia : Multi Polyphemum dicunt unum habuiflè (12) Molto propriamente è qui dipinto il Genio
oculum : alii duos al ii tres Bafierebbe quefilo
:
, fiopra il Delfino poiché fingendofi minifiro e meffa
-,
fiolo efiempio a far ricredere chiunque far voglia su di Galatea ninfa del mare , affai ben gli conviene
,
gli argomenti negativi piccolififilmo appoggio . per E il Delfino : in fatti Filofirato lib. II. Immag. XVIII.
quel che tocca al nofiro propofiito , quefilo efiempio ifiefi- deficrive Galatea fiopra un cocchio da quattro Delfini
fio ci dee render avvertiti , che poffono le più ricer- tirato . Ed oltracio lo Scoliafie di Teocrito sull’ Idil-
cate notizie aver fiomminiftrati cd nofitri Tittori i fiog- lio XI. nel princìpio cosi ficrive : E Filofièno intro-
getti delle opere loro ; ne piamo noi perciò da ripren- duce il Ciclopo , che parla con se fieffo intorno al
dere , se talor mettiamo avariti a' Lettori alcune fuo amore con Galatea , e che comanda a’ Delfini
troppo ripofile erudizioni per dar ragione di qualche che gli dicano 5 come egli colle mufe medichi la fua
pittura . Taufiania lì. 24. riferifce , che V fimulacro paflìone Onde con egual verifimiglianza può dirfi ^
.
la parte ove gli hanno tutti gli Uomini , e ’1 terzo to I Amorino con fua lettera alla Ninfa , da quello
in fronte : e ns afifiegna quejta ragione ;
perche fi ora riceva la rifipofia di quefia.
credea che Giove regnaffè nel Cielo ,
, nella Terra , (13) Teocrito , e Ovidio che han celebrati co
*
e nel sMare
e ben potea dìrfi che un fiolo foffe il verfi loro gli amori di Tolifemo con Galatea , ci di-
Nume che reggea tutto , con tre nomi diverji rap- cono il difiprczzo e l* orrore ,
che quefia ebbe fiempre
prefientato Senza /’ importante notizia di Servio ,
. per luiOvidio Metam. XIII. yq 6 e feg. così fa par-
. .
chi non avrebbe con quefila così chiara autorità, di lar Galatea .
Taufiania decifio , che 7 nofiro Ciclopo era un Giove ? . Nec fi quaefieris odium Cyclopis, amorne
E ben fi farebbe tutto pofio in opera per adattargli Acidis in nobis fuerit praefentior , edam .
e la lira ,
e T Genio ,
e V Delfino ,
e 7 tronco albero , Teocrito poi introduce nell Idillio XI. il Ciclopo fc-
che nella pittura fi vede Nè fi potrebbe dire perciò . duto fopra una pietra in riva del mare
( come per
aver noi mancato al nofiro dovere : le congetture an- altro qui fi vede appunto
) che sfoga col canto le fue
corché fi allontanino dal vero , non laficiano di effer pene dolendofi della Ninfa che lo fuggiva pur lo . E
pplaufibili , fie fon verifimili .
fieffo Teocritopar che abbia fiommìnifirato al nofiro
(9) Concorde è il Pentimento de Toeti nel porre Tittore I argomento di quel che qui fi vede
*
Intro- .
in mano a Tolifemo la fiftula per altro proprio ifiru- , duce egli nell' Idillio VI. Dafni che parla a Dame
vnento de Tafiori , qual ei fi finge
’
Il fiolo per quel, . ta , da cui finge rapprefientarfi Tolifemo Dirizza .
che fila a noftra notizia , da cui gli fi dia la lira , è dunque Dafni a quefio il dificorfio , e lo avverte , che
Luciano nel piti volte mentovato dialogo di Doride Galatea lafcivetta lanciava de pomi alla fiua greg- ’
e Galatea , dove egli così fa parlar Doride ; E qual gia t e alla cagna , affinchè quefia col fuo latrare lo
rendeffe
. . . , , . ,. . . e. . ,,
_
Q
tavola x.
ed e no-
fnn nori i fuoi amori con Galatea 0) :
( \
altresì l’abalità
fua nel
i „ /t- Ar,
aa nnel
quei eh e noto e tutto ciò , cno ,
lontano aliai , p:,.i n _ .
Apollonio Argon. I.
ropa , figlia di Tizio, come ferivo gurfia avventura d, Tohfemo
di Flato , che uvea in fronte .
Altri dicono , che Tolifemo fu figlio e dopo lui dagli altri e rap-
moglie da Omero m deferitta
,
Doride
II Dio de’ Saggi è il Dio delle ricchezze: E se UUJfe prejfo Euripide Cycl. 424. , e
V altrecofe , Uomicciuol , fon nomi vani prejfo Luciano in Dor. , Gal. parlano con difpez- &
Ilfulmine di Giove io non pavento: zo del fino canto , e del fuo fuono ben può dirfi -,
Nè so , se Giove fia di me più forte, che quegli per odio quefia per invidia cosi ne giu-
,
Ho io ben forte e ben coverto alloggio ; crito Idyl. XI. 31. feg. fa di se un ritratto affai <?
E un buon vitello arrofto , o qualche fiera difpiacevole e ben perj'uafi del fuo poco merito nel
•,
Mangio ,
e bevo del latte , e poi fupino fatto della bellezza , dice a Galatea : cosi brutto co-
Placidamente a ripofar mi pongo me io fono ho però mille pecore da offerirti ; Vir-
,
E co’ miéi tuoni a’ tuoni fuoi rifpondo ; gilio Aeneid. III. v. 6 5-8. in tre parole lo dipinge.
Se Borea poi l’acqua condenfi in gelo. Monftrum horrendum ,
informe , ingens
Io di ferine pelli mi ricuopro ; e per efprimere la ftatura fioggiunge .
E la neve non curo accanto al fuoco Trunca manum piaus regit , veftigia firmat &
Ma ben la terra neceflariamente Ma per giuftificare il Pittore , bafta ricordarci di
Voglia, o non voglia, l’erbe fue produce,] quel , che fcrive Efìodo da noi fiòpra citato , che
Onde s’ ingraflan le mie pecorelle ; i Ciclopi , fuorché nell’ avere un occhio filo t
Le quali a chi deggi’ io fagrificare Simili agli altri Dei erano in tutto .
Anzi che a me medefimp e a quello ventre j , E poi volendo forfè Pittore efprimere , come 0 * il
Ch’ è piu: degli Dei tutti il più gran Dio ? ora vedremo ,
che Galatea era dì Polifemo innamo-
rata ,
55
TAVOLA XI (0
(
/À
N (3) Mentre il fiamofio Agamennone figlio di Atre
* rovata r [cavi
negli di Refina l anno 1740. tratteneafi all' ajjedto di Troja la moglie Clitennt
,
. , . .
ti-
zione (u)
Se dunque il Pittore a quefio luogo di Teocrito abbia lombe fi finga tirato il fitto cocchio } non e però che
non dia a quello le Paffere ed Ovidio Met. X.
avuto l' occhio , il nojtro Amorino col biglietto in Saffo ,
mano fiarà appunto quel mefio , che V Ciclopo atten- 717. e 718. / Cigni.
dea Ne per altro il fiolo Teocrito è quello
.
che fin- ,
Vefta levi curru medias Cytherea per auras
ga Galatea amorofia di Polifiimo : vi fin chi ficrìfifi ? Cypron olorinis nondum pervenerat alis .
che cofiui da Galatea ebbe anche un figlio chiamato In una gemma preffo /’ Agofit ini Parte II. Tav. 59.
e
G alato Si veda Nat al Conte IX. 8. Potrebbe dir-
. fi vede il Cocchio di Venere tirato da' Delfini ,
fi ancora , come poco fa abbiamo accennato , che
la let- guidato da Amore
tera dell' Amorino fia di eficlufione e di
rifipofia } forfie ,
TAVOLA XI;
' . , . , . . -
TAVOLA XI. 57
Nel giovane , che fiede penlolo e malinconico , ricono-
fceremo Orefte nel fuo proprio carattere (7) La Don- .
'
vecchia , come pu'o dirfi mai , eh' ella fa la Furia ini- Colei , che tra 1 Erinni era più vecchia
’
.
mica di Orefte ? Nè vai il dire , che Paufania I. 28. (7) Orazio nell' Arte v. 124. facetido i caratteri
feriva , che le antiche fatue dell' Erinni nulla avea- delle perfine , che s' introducono nella feena , dice ,
no di orribile , effendo fiato Efchilo il primo , che le che rapprefentar fi dee : triftis Oreltes E quefto ag- .
rapprefintò con de' ferpenti Poiché il Pittore volen- giunto fteffo gli da Ovidio Trift. I. Eleg. IV. 22.
.
do far capire a chi la pittura riguardava , che quel- Ut foret exemplum veri Phocaeus amoris ,
la vecchia era una Furia , e tale , che dalle altre Fecerunt Furiae triftis Orefta , tuae , .
compagne fue già placate doveafi appunto per la rab- 'l vederfi qui ravvolto ne' panni par che gli con- E
bia , e per l' ofiin azione in perfeguitare Orefte diftin- venga , defcrivendolo in tal maniera per la continua
guere j non potea non aggiugnerle i ferpenti le fa- infermità fua coverto , Euripide nell Ifìg. in Taur.
’
poteffe ad ogni modo impropriiffimo farebbe fiato il in atto di far preghiere e voti a' Numi
. E effendo no -,
rapprefentar la con de' pendenti all' orecchie , come qui tiffimo , che nelle fiere ceritnonie foleano gli antichi
federe. Tibullo II. El. VII. i*.
fi vede la nofira buona vecchia .
Ma pazzo fenza dubbio dovrebbe fipporfi poi il Illius ad tumulum fugiam , fupplexque fedebo
Pittore , fe per rapprefentar la Furia placata , Properzio II. El. XXI. 4?. Macrobio Sat. I. io.
avejfe voluto dipingerla in atto di piangere , e di Plutarco in Ninna : ed altri . Ed è noto egualmente ,
abbracciare Orefte come qui fi ojferva . Oltrac- che i fidili di pelle di fiere foleano covrirfi . Omero
,
qui fi dipinge ; ma di età almeno avanzata , fe non E la fteffa Ifigenia v. 827. e 28. cosi dice:
vogliam dir vecchio , come eran tutti gli Areopaghi . O caro , altro io non dico , o troppo caro
Ariftofane in Vefpis v. 195'. O finalmente per l' Ac- Che tal tu fei, io pur ti Aringo, Orefte.
cufatore j e f lafciando fiare , che 'l vecchio Tindaro Ovidio Trift. IV. El. IV.
avrebbe dovuto fofiener quefia parte ) come entrava Cum vice fermonis fratrem cognovit , illi &
cofiui a recitar fentenza al reo ? poi qual fentenza E Pro nece compie xus Iphigenia dedit
era quefia , che dovea intimarfi fcritta ad Orefie? La maniera , onde è veftita , è propriijfima , e tale ,
Efchilo nell' Eumenidi v. 741. e feg. introduce la ftef- qual fi conviene a Vergine , ed a Sacerdote(fa .
E finalmente
, fe ì due
edili fi vogliano effer quelli f lade : e può dirfi ancora , che come vittima già defii-
della contumelia , ove l' accufatore , e dell' impudenza nata al fagrificio fia pofio fopra la facra menfa , che
dell' innocenza ) , ove l' ac cufato fedea : non po- tale appunto è quella , ove egli fiede i e nella av fe- T
C0
.
trà il Pittore non dichiararfi ignorante ad ogni mo- guente ft vedrà chiaramente , che quella , ove fia fitua-
ta la ftatua di Diana , in tutto fimile a quefia Si
do ; perchè 0 dovea far due pietre , come le chiama è .
Paufania al detto luogo j 0 fe fgabelli di metallo veda Montfaucon Ant. Expl. To. III. PI. LXXVIII.
,
n. 12.
" ' },..
5Ó
TAVOLA Se ciò , che
XI.
Ifigenia (4) Tauriin .
ta da Euripide nell’
finge (5) il Poeta, con tutto ciò, che
in quella tragedia
Pittore, potrà, fenza gran fi confronti
qui efprime il ;
ftento ,
di ciafcuna parte della pittura darfi ragione
quel che
alla /ita confidenza Egifio fi-
volge ai Orefie, egli dice: Ecco adempifeo
jIra in Micene ammìfe che
a collei ho promeffo : io ti confegno la lettera ,
glio dì Tiefte Ritornato Agamennone vittor lofio por-
tra lo -
.
mentato fempr e dalle Furie : e ebbene offe fiato affo- f f vuole infeguirli s ma da Minerva è trattenuto , che
gli fpiega effer quefio il voler de' Fiumi Se con tal
luto in Atene , ed efpìato in Trezene ; non ceffarono
.
pita la Statua , ritornò libero dalle Furie in Mice- ma fu Admeto , per cui Apollo impetrata uvea
dalle Parche la vita a condizione che un altro per
ne Le avventure di Orefie furono ilfoggetto di tut-
.
Mentre la flotta de' Greci che andavano al- cap. 27. La feconda fu Eteocle , che fede fermo nel
(4) ,
V ajfedio di Troja doveafi partire di Aulìde , fu proponimento di non voler cedere il regno di Tebe al
3
per mancanza di vento arreftata : l' indovino Calcan- fratello Polinice , che gli rammenta avanti al fimu-
te [piegò ,
che quefio accadea per lo fdegno di Diana lacro di Apollo il patto di dover a vicenda regnare j
offefa da Agamennone , il quale uveale uccifa una cer- mentre la madre Giocafta, le forelle Antigona ed Is-
va } e che per placar la Dea dovealefifagrificare Ifigenia mena col zio Creonte procurano invano di pacificarli.
figlia di Agamennone : e col pretefto di volerla dar in Sofocle nell*Edipo Colon. Efchilo ne' Sette a Tebe.
moglie ad Achille fu quefia condotta in Aulìde . Ma Euripide nelle Fenicie Igino Fav. 6 9. Ma in quejle
.
fi:
mata ad ejfere fua facerdoteffa . Euripide nell Ifi- foglio . La
terza fu il giudizio di Orefie nell' Areo*
genia in Auìide Igino Fav. 98. . pago: e da tal , che credea aver felicemente urtato
(5-) Dall ' arrivo di Orefie e Pilade in Tauri nella vera intenzion del Pittore , colla feorta di Efchi-
comincia /’ azione della tragedia di Euripide Giun- . lo nell' Eumenidi , fi foftenne , che V giovane penfofo
ti ejji colà furono da alcuni afiori coverti e pre- P f , e mejlo fia Orefie , a cui fi recita dal giovane Je àu-
una generofa gara tra gli amici per determinare chi Pittore ì il quale volendo rappr efintar Minerva , di-
reflar dovea al fagrificio , e chi partire Frattanto . pinta aveffe Diana per ingannar così a bella pofia gli
efee Ifigenia colla lettera e pregata da Orefie
, la dà fp et tutori. In fecondo luogo non vi e chi non deferi-
,
a Pilade j e dubitando , che quella perder va le furie di negre vefti coverte , di afpetto orribile
fi pot effe ,
gliene dice il contenuto Sorprefi Pilade allora fi ri- e deforme e di ferpenti
.
3 armate , Efchilo così le de-
feriva
. . . . . .
TAVOLA XI. 59
nanzi il Re 'Toante (
i<5
) . E finalmente il Nume coverto di
2I )
di Diana che ,
doveafi rapire (
di Apollo , e di Diana , onde dagli altri fi diftin- fece una faccia nuova in luogo dell antica
gttono (zi) Delle varie tradizioni riferite da Paufanìa y
da Igino sulla ftatua di Diana Taurica fi
.
(19) ,
che 7 Nume fiia fituato nel fon-
E' chiaro da Servio ,
do della pittura , che rapprefenta la parte interiore parlerà, nella Tav. feguente .
del tempio , e che le altre figure fieno al dinanzi: 00 Nel Catal. N. LXXX. CCLXXXXV.
appunto come
3
finge dal 'Poeta l azione , e
fi
la Sce- CCEXXXXVII.
che va
na chePittore non ha potuto in altra maniera
V (23) Nel primo e un uccello al naturale ,
per beccar due pomi j e. nell' ultimo due fichi con un
,
che nel tempio di Diana Efefina il velo non calavafi grappolo d'uva Luciano .
a terra ,
che comprefi fiotto il nome di %évict . Filoftrato Imm.
me qui fi vede
(20) Il vederfi il Nume
piu alto delle altre figu- XXXI. lib. ì. e XXV.
II. Vitruvio VI. io. di lib.
re dimoftra appunto eh* egli e una fiatila fituata fo- cui altrove parleremo più a lungo Nel mezzo e un .
,
pra la fina bafie : in fatti Ovidio parlando appunto di arabefeo Furono quejli intrecci di fogliami , di tral-
.
E fe il colorito , che fembra anzi di carne , che di Maendrum genus pitturae , dittum a fimilitudine fle-
xus amnis , qui appellatur Maeandrus dice Fejlo
fi potrebbe rifponde-
: .
re , che avendo il Pittore avuto riguardo alle parole Sembra , che quefta forta d' ornamenti cominciaffe
di Paufania I. 23. che chiama quefta ftatua dpxxìov dalle vefti Virgilio Aen. V. ayi.
.
TAVOLA XIÌ.
. . . . , -
58 T A V OLA XI.
mano un foglio mezzo aperto ò°) par che nel leggerlo ad-
diti lo ftelfo Orefte, farà
rapprefentato Pilade , che fcovre
nanzi
n. ix. La. moffa di Pilade e bella , e molto efprimen- bium elle certiorem per literas in charta plumbea
te E' dipinto nudo per far campeggiar /’ arte e for-
.
-, exaratas ,
& ad librorum inftar convolutas Ed è .
il feltrificio d' Ifigenia preffo Montf. To. III. Chap. XVI. e ravvolte a forma di cilindro dentro un vdp$y]%
PI. LXXXIV. 0 ferula , 0 altre fìntili cofe tutto ciò fi rac- . Da
(10) Pilade preffo Euripide nell Ifig. in Tauri
’
coglie come be?i convenga la forma cilindrica del no -
avendo ricevuto il foglio che Ifigenia fritto uvea a , ftro foglio qui dipinto alla lettera fcritta da Ifigenia.
fino fratello 3
rivolto ad Orefte così dice v. 79 1. e (12) Ne’ bajfirilievi e cofa ordinaria il vederfi la
792. f
fteffa perfona piu volte colpita in diverfe azioni Nel- .
E quefto e ciò , che qui ha il Pittore fpreffo affai vi- qui da tralafciarfi un fofpetto , che fi propofe , fi for-
vamente .
fè coftei effer poteffe Elettri, forella d’ Ifigenia . Ore-
(11)Si fece /’ oppofizione , che non corrifpondea la fte interrogato da Ifigenia , che volea ajficurarfi fi ve-
lettera mezzo aperta , cerne qui fi vede , alle parole ramente egli era fino fratello , le rifponde preffo Euri-
di Orefte , il quale ricevendo da Pilade il foglio pref- pide v. 81 1.
fo Euripide 793. così rifponde
v. . Quello prima d’ ogni altro or Tenti , Elettra .
maggiore Ed oltracciò bifiogna dar luogo alla fanta- e tutto il fino abbiglia-
(13) L' abito di coftei ,
.
fa del Pittore , il quale dovendo ufar mute efpreftìo- mento ben fi conviene a ferva 5
e delle Serve dì Ifige-
ni per ifpiegarft , non può fempre interamente fervire nia appunto è compofto il Coro di quella tragedia : tra
al fatto
quefte una par che 7 Poeta più delle altre faccia da
.
Non vogliamo qui tacere quel , che avvertì sul- fi Ifigenia diftinguere : poiché raccomandandofi ella al
la forma del che vedefi ravvolto a rotolo
foglio , Coro affinchè taceffe dopo aver detto v. ioyd. e
, , ,
non piegato Euripide introduce Ifigenia
ad. angoli .
, feg.
che ufeendo col foglio in mano per darlo a Pilade così
, O donne , a voi mi volgo ....
cariflime
dice v. 727. Tacete ed ajutate il fuggir noftro . . .
,
As?.T8 y.sv afte 7toXu9pooi S'icatrw/cd
così figgiugne ad una fola di effe parlando
“ESVt01$ TCCtpSLUl'J .
Poiché s’ io falverdmmi , tu farai
le quali parole così fon tradotte dal Bar ne
fio : Meco di mia fortuna a parte ancora
Literarum quidem haec loquacia volumina
E falva in Grecia tu verrai con noi
Hofpitibus adfunt
(14) L' atto di accoftar il dito alla bocca efpri
Infatti Er. Stefano sull* autorità di Euftazio in Dionyf.
me affai bene la promeffa del filenzio 3 che fa il Coro
p. 42. nel Tef. ficrive : AsÀrog Pugillares qui forma ad
, Ifigenia v. 1075. e feg.
literaeA plicabantur , feù tabellae : fed poftea S'sXrog
Penfa a falvarti fol , cara Padrona :
O nel-
. ,
,
,.
TAVOLA XII. W
E nella pittura della Tavola preceden-
te rapprelèntali Orefte riconofciuto dal-
ia forella ; farà la pittura di quella Ta-
vola una continuazione M di quella
e dovrà la fpiegazione di una accop-
piarli all’ illuftrazione dell’altra. Lo ftef-
lò Euripide ,
che ci ha Ibmminiftrato
colla Tua Ifigenia in Tauri b) l’ argomento della prima
Tom. I. Pit. L ci
,
monte Tauro in Cappadocia : ma quefto è un equi- fagrificii ad Ecate di Terfe Re de Tauri,
*
, figlia
voco tra il monte Tauro , e la Città di Tauri
f
moglie di Eete fio zio e madre delle amofe Circe ,
,
Tra V Tonto Enfino , e la Talude Meotide per e Medea . Ter altro non furono i Tauri nè i primi
quella parte che guarda il polo boreale , vi è una
, nè i foli 3 che fagrificajfero umane vittime a' Numi
penifola detta da' Greci Cherfonefo Taurica per- fifa efio trafporto orribile , e così vergognofo al genere
,
che abitata dal popoli della Scizia chiamati Tauri; umano fu troppo in ufo e nell 3 Oriente e nell Occi- '
i quali avendo la barbara coflumanza d’ immolare al- dente . I Fenicii , con tutte le loro innumerabili co-
la Dea Diana tutti gli Jìranieri , che colà per dif- lonie de' Tirii
,
3
de Cartaginefi , e degli altri 3 que di ’
TAVOLA XII.
I2
°5
L’altro pezzo fi
6) di quella Tavola, che prefenta ai-
gli Ermionefi Elei rejio tutti convengono , che la fojfeaccompagnata da donne : dee pero fiupporfi che ,
.
men-
T
Dea aurica fojfe Diana In fatti e da offiervarfi , .
la lampade , e i fiacri ifirumenti , di cui egli fa
giac-
che il culto di quefia Dea co medefimi riti or fian-
’ * zione non pot ejfier 0 , se non da altri portarfi
,
.
fiupellet-
Tauropoli , di Municia , di Aricina , di Facelina , e due minifire , che /’ accompagnino colla fiacra
altre molte Si veda il Munckero ad Igino Fav. zói.
.
(11) Delle menfe fiacre parla Alacrobio Sat. III. n* (if) v. i22i.
Fefio dice che la menfia fiacra ne' tempii tenea
luogo di Txg F cip èxpodvovrtxg Yfir\ ÀdyaTuv èpa > ri
Guter. de vet. jur. Pontif. III. 6. Stu- IIp8^é[M]v syu %évoicri usti 9 fi. y.ctòuptxiu .
fio in Menfa
,
.
(li) Uno è un fimpulo , 0 litnpuvio , e l altro Della Dea gli ornamenti , e lo fplendore
un catino Euripide v. 2,44- e in più altri luoghi
.
Della lampada , e tutte 1 altre cofe ’
di quefia tragedia chiama tali vafi da fiagrificio yjp- Le quali Hate fon da me propofte
vifizg Nel v. 1190. così Toante ad Ifigenia
.
che ,
Per render puri e gli Ofpiti , ed il Nume
uvea detto ejfier pronta a fiacrificare i due Greci , ri- (16) Nel Catalogo N. CCVII.
della Tavo-
fponde (17) Si è avvertito nella nota (20)
OvzSv èv èpya yspnfìeg , t e ttóv -, la V. , che era creduto proprio con alcune di quelle
fi
Or perchè dunque all* ordine non fono pitture , le quali non meritavano illufirazione parti-
I vafi da lavare , e la tua fpada ? colare per la fiemp licita loro , riempire qualche vuoto
y
che refiava fiotto le pitture principali incifie ne r ami y
-
33 \ ,.
.
Ed a te Dea
cenni miei lo fcovro co’ .
na ragione avrebbe dovuto anche quefia occuparvi il
,
TAVOLA XIII.
. . . , . , .
Ò4
del
TAVOLA xii.
Re Toante W , fo “
de, che dal fatellìte del
colle mani lega e ue »
al mare per purificarvifi ,
di una
gio Ant. Rom. I. 6. §. 11. Tal fu la forza
,
fuete , f
re caffero a pregio l *
(4)
ni credeano vera fiatila rapita da Orefte
tener la
quel , che vi fi rapprefnta /’ abbiamo già avvertito
da Ifigenia in Tauri ; e che
chiamavano ejji quel-
nella nota (f) della Tavola precedente
In quefta . e
Diana òftlctv e Xvyófiser[MV , perche fu tro-
Dea
pittura par che abbia voluto efpr intere il Pittore quel- la
intralciati , che la
il Poeta che vata tra certi frutici così tra loro
la parte dell' azione in cui finge Ifi-
della pittura ,
faremo ,
bene colla fiatila ,
il Poeta e 7 Pittore . di Paufania par che convenga affai
dipinta FI da notarfi però la diver -
(5) La prima difpofizions d* Ifigenia fu , che i che qui fi ^ede -
e nella grandezza
che fi offerva e nell abito ,
’
due giovani fi legaffero , e fi conducejfero cosi cufto- fifa
rapprefient ala nella pit-
diti da alcune guardie del corpo Ilìgen. in Taur. v. . tra ’quefia , e i’ altra fiata*
Si può [cogliere il duo-
1204. e 1207. e 1319. Mofitra all* abito quefta figura tura della Tavola precedente
.
vicino Roma )
eran condotti tò la fiatila da Tauri nell* Ariccia (
geminas ad fua terga manus
Evinciti dove anche un tempo per ciò fi fecero de* fagrificii uma-
Per altro era folenne la cofiumanza dì legarfi colle ni Poteano dunque ì due Pittori feguire opinioni di-
.
mani dietro là gente prefa Omero Iliad. XXI. 17. . verfe e ad ogni modo , se volle l uno effer attac-
-,
*
a 31. Plutarco in Philop. Suetonio in Vitell. XVII. cato ferupolofamente alila tradizione , perchè gli tor-
(7) Ovidio nella citata El. II. 73. e feg. nava anche in acconcio colla proporzione delle altre
Sparfit aqua captos luftrali Graja facerdos figure non era certamente vietato all altro di far
}
TAVOLA XIII .
0
’
ISTRUMENTO , che ha tra le mani
la donna rapprelentata in quella pittu-
ra 2 quantunque alla prima occhiata
( )
,
(3) Nella pittura fi vede ajfiai chiaro il fodero che T eftremità inferiore della guaina fojfe guarnita
che termina appunto laddove e la tr averfa . e coverta da un pezsSo di metallo , 0 di legno , a giù
(j,) Nello feudo di argento ( che rapprefenta la fa di un fungo , che perciò fungo appunto chiamavafì.
generofa azione di Scipione Africano nel rendere la Raufania II 16. dice , che Rerfeo edificò Micene in
bella prigioniera di Cartagena al fio fpofo ) pubblica- quel luogo , ove eragli caduto il fungo della fpada:
to dallo Sponio Mifc. Erud. Antiq. Sedi. IV. p. tS %'<pug yàp ivTavQa èfyhc&rev è [mjxyis civw : e foggiun-
e in altri monumenti riportati dal Montfaucon Ant. ge , che altri credeano ejfer così detta Mic'ène , perchè
Expl. To. I. P. II. PI. CXCIV. e PI. CCX. * al- Rerfeo in quel luogo raccolfe [MJX.Y)Tot sic t rjg yrjg un
trove fi vedono de' parazomi , e delle fpade colle loro fungo da terra Lo Scoliafte di Nicandro al v. 103. così
.
(5) Erodoto nel lib. III. cap. 6 4. narra , che V fyftdg , to' KonauXslov rrjv BYjMjV : Fungo , propriamente è
Re di Rerfia Cambife partendo da Egitto per giu- 1’ eftremità della fpada , cioè quella parte che chiu-
gnere fr et 1 0 lofamente in Sufi a difcacciar dal fuo de il fodero Efichio però par che T intenda altrimen-
.
regno il famofo Riago R feudo- Smerdi , ctvo&Spucrxoy- ti : Mur/jg t9 fytpxg ò noctà r y}v Xctfirjv XDatnjt^.g xtzXJ-
ti hi lèv ÌTtTTov ra y.xXsS tS tyfisog ò pvìtrig axonfaTSt, (jisvog e poi ftrett amente Snida in
:
uw/TOiM $ XaQfì :
yvy.mQsv ès tò %(@og iterisi tòv pnqpóv : nel montare a ca- tS %<pug : la pr&fa della fpada E in quefio fignifica-
.
to
. -. . . ,
TAVOLA XIII. 71
te dal Pittore ,
potrebbero aver forfè del rapporto a Ve-
nere ,
e Bacco (17)
quali non
luogo nel primo , <? terzo feftone due vafi ,
,
in . ,
pitture che a fio luo- che Efichio in irlÀT/.u Terminano quefte due figure .
go farà fpiegata , fi vede Ofiride coronato di ellera a guifa d* Erme una , e T altra in un fogliame fa-
,
-,
TAVOLA NIV.
. , . . . . . . . ,.,
tavola XIII.
te
to lo prendono comunemente gl' Interpetri Or come in . feg. parlando di Enea dice
tal fenfo poffa il pvy.Yjg adattarfi al fatto di Erodo- . . . Tyrioque ardebat murice laena
to , noi noi veggiamo .
Demidà ex humeris ,
dives quae munera Dido
(6) Igino Fav. 143. ne teffe il catalogo. Ovidio Fecerat
Epift. XI. v. 98. e feg. così fa dire a Canace ,
che (11) Virgilio Aen. I. 498. e feguenti così defcrive
fcrive al fratello Macareo nell' atto di dover fi ucci- Didone
dere colla fpada mandatale da Eolo fuo padre ,
per Qualis in Eurotae ripis , aut per juga Cynthi
l' incefi0 commejfo con quello. Exercet Diana choros quam mille iequutae ;
Scimus ,
&
utemur violento fortiter enfe : Hinc atque hinc glomerantur Oreades illa pharetram :
Pedtoribus condam dona paterna meis . Fert humero , gradienfque Dcas fupereminet omnes.
(7) Son troppo noti gli amori di Enea e di bi- Talis erat Dido .'
done , e i moti della furiofa pajfione di quefta con Per altro generalmente l '
Eroine fi rapprefent avano
tanta vivezza efpreffi dal gran Virgilio Rafia fio lo . di maeftofa Jlatura .
avvertire , che Macrobio Sat. V. 17. Icrive , che fo- (12) Virgilio nello fiejfo lib. IV. v. 642. a 44.
lcano i Pittori ,
e altri artefici far [oggetto delle così ci rapprefenta ’
Didone già rifoluta di ucciderfi
opere loro le avventure di cofiui Ut pidtores , fi£to- At trepida ,
& caeptis immanibus edera Dido
refque , qui figmentis liciorum contextaS imitantur Sanguineam volvens aciem maculifque trementes
,
efììgies ,
hac materia ( fabula Didoni s ) vel maxime Interfufa genas , & pallida morte futura
in efficiendis fmiulacris tamquam unico argumento (13) Virgilio nel c. 1 . v. 646.
decoris utantur .... enfemque recludit
(8) E noto , che le tenie,ofafcette erano le'tnfe- Dardanium .
plice ornamento ,
di cui fi fervevano le donne per tene- mentatori sul lib. IV. cap. VI. v. Ceroftrota Si veg- .
maniche Ennio prejfo Gellio VII. 12. dì Penelope Od. IV. 751
.
. e feguenti, e XV. 516.
(10) Efprime affai bene quefto colore la porpora e di Elena II. III. 423. lo
Jpiega : e nell' Od. I.
di Tiro che conviene alle vefti di “Didone fecondo
, 426. lo chiama 7cep(miSTnov
Tufo e cofiume Fenicio Virgilio Aen. IV. 262. e Nel Catalogo N. CXLV.
, .
(16) e CXLVL
Può
. . .
75
che po vi
a del mede- giace , e la fi tur
fimo che fi
, foftiene a mezza vita sul gomito Anidro (s)
;
Tom.I.Pit. N e’1
(1) Nel Catalogo N. CCXIII. ove Servio Varrone de L. L. lib. IV. Dopo fi co-
.
To. III. Part. I. liv. III. eh. VII. PI. LVII. e LVIII.
Ledtus Indica teftudine perlucidus plumea congerie ,
(4) Delle varie forte di Cene pojfono vederfi il tumidus velie ferica floridus Si veda Ateneo II. 9.
, .
fi mangiale , e fi cenaffe a porte aperte Ma que- . Triclinio rapportato dal- Mercuriale Art. Gymn. I. ir.
fio cofiume andò poi in difufo Si veda Macrobio
. ma lafciavafi poi nel fervo r della cena cader dalle
Sat. III. 17. ,
e Valerio Majfimo II. 1. fpalle come qui , e in un altro monumento prejfo
,
Cf) -Anticamente fi mangiava fedendo Infatti gli . Fulvio Orfino ( ad Ciaccon. Triclin. ) fi offerva
Eroi y.uSéfpncu h rotg SìI-k'jolq , é y.ctTot,y.éx.\mca , co- (8) Da quefta pofitura fi conofce la maniera , co-
me avverte Ateneo I. 14. e fi offerva in pilo luoghi me gli antichi fi adatt afferò sul letto a mangiare:
d’ Omero Virgilio Aen. VII.
.
febbene , quando eran poi fiat olii , fi difendevano in-
Perpetuis Politi patres confidere menfis : teramente fupini , pofando il capo fopra un guanciale :
nel
. . ,
T A V O L A XIV. 77
tavola xv.
quando erano al fine della cena , in cui beveano a mente ufo quando ì letti faceanfi a fmicerchio , det-
,
‘Diogene Laerzio in Anacharfi Ate- ti Stibadia e Sigmata al concavo de' quali poteano
-,
difmifura :
: ,
Etiano Var. Hift. XII. 31. * prefifo* Romani li- E Si veda Bulengero de Conviv. lib. I. cap. 38.
mo XIII. Giovenale Sat. VI. Potrebbe dunque ’ ("19) Si fer vivano gli Antichi del colatojo per rìn-
3.
dirfi , che fiafì in quella cajfettina voluto rappre- frefear infieme , e temperar il vino : poiché pofia in
quello una giufta quantità dì neve , verfavano poi del
fientare il myrothecium , che da Plinio VII. 30. e
XIII. 1. e detto unguentorum fcrinium Si propofie . vino al di fopra , il quale unitamente coll ' umore del-
ancora per avventura il Pittore avejfe avuto il la difciolta neve per gli forami del colatojo feorrea
, fie
p enfieròal coftume , di cui fa motto Caftan borio nel- nella coppa preparata di fiotto Ve ri erano di rame , .
le note a Suetonio in Vitell. cap. II. dove dicendo lo e di argento ancora Pomponio nella L. in argento 23.
.
Storico , che V padre dell' Imperat or ViteIlio portava Tit. II. Lib. XXXIV. de' Digefti . E dell' una ,
e del-
confervarle , e farfiele portar da' Servi in caffettine . tiquarii ne hanno pienamente trattato .
E lauto nomina le Serve Sandaligerulae Trin. A£t. II. (20} Quefili tre vafi ( che
al color di quello , eh:
pieni di vino )
Se. I. 22. ed e noto il coftume , che aveano gli antichi dentro vi fii , fi rapprefentano
vede ci
di torfi le fcarpe nel metterfi a menfa , e confegnarle fi potrebbero forfè riferire al coftume degli antichi
a' Servi } e richiederle dopo la cena Menandro prefifo .
Greci , che nelle cene foleano apporre tal numero di
Polluce X. feg. fo. nomina cotyd'c&.oQìjxcee , dejiinate fimili vafi in onor di Mercurio , delle Grazie , e di
a quell' ufo , e fpiegate da Bald. de Cale. c. 12. ‘Per Giove Conférvatore , a nome de' quali , e di altri
altro filando la cena in sul fine , e vedendofi la nofira Dei ancora erano folìti di bere fìccome ciò faceafi . E
donna fcalza , e in atto quafi di alzarfi da federe verfo fine della cena particolarmente , così quefia
il
0 da giacere sul letto , le fcarpe potrebbono adatt arfiele terminava colle libazioni , e fopra tutto con quella fat-
(ij ^ I fervi , e le ferve fi di ceano da' Latini ad ta a Mercurio autor del fonno , a cui confacravafi
pedes , perche nelle cene filavano a’ piedi de' convita- l' ultimo bicchiere , come leggefii in Omero OdyfT. VII.
ti 0 de padroni
,
Seneca de Benefic. III. 27. Servus,
. 137. Si veda Bulengero III. i^. e Stuckio II. cap. ult.
qui coenanti ad pedes fteterat , narrat quae inter eoe' , p. 440. e feg. i quali fpiegano lungamente quefito co-
nani ebrius dixifiet ; Marziale V. Epig. 19. e XII. ftume Or non vedendofi nella cena preferite alcuna
.
Epig. 88. ,
forta di cibi , ma tutte cofe appartenenti al bere ;
ne riconofce di altra figura Euftazio ad Omero OdyfT. . (21} De fiori fi adornavano nelle cene il petto
I. v. 138. Soleano talvolta averne tre , e fi chiamavano il collo -, e foprattutto il capo , perfuaft di poter con
rphcfeg Ateneo II. io. porta ì luoghi di
. fio do , di E tai mezzi ovviare all' ubbriache zza ,
come nota Piu
Senofonte , di Ariftofane , e di altri molti , che par- turco III Sympof. qu. I. ed Ateneo XV. 5".
lano di sì fatte menfe a tre piedi Si veda il Ca- . (22) E
i letti , e la menfa , e 'l pavimento fpar-
faubono ivi . Orazio lib. I. Sat. III. gevanfi di fiori. Sparziano in Aelio Vero dice: Jam
. . modo fit mihi menfa tripes 5 & illa frequentantur a nonnullis ,
quod & accubationes
Concha falis puri & menfas de rofis , ac liliis fecerit , Se quidem pur-
E finalmente fe ne formarono ad un piede fio lo , chia- gati . E
7 Nazianzeno nspl fiuXoTCTUX- così parla .
76
TAVOLA XIV.
in mano in
e’1 vafo a forma di corno (9) che ha egli
I2 )
bere I0 ) la pioverne donna i
11 ) che fiede (
atto di ( •
va
3
(n) Il cofiume de
3
Greci e de Romani era che
Avverte il Montfaucon nel cit. c. VII. , che la pili , ,
perche gli antichi lafciata la manie- le donne fedevano a menfa : In ipfis le£tis curii vii is
verifimil ragione
feminae fedentes caenitabant : dice Va-
,
porta il Mercuriale , cio 'e che introdotto V ufo de ba- tal cofiume ritenne ne lettifternii , ne quali agli
fi
gni da quefti fi pajfava al letto ,
e alla tnenfa . P lu- Dei preparavanfi i letti
e
,
e alle Dee le fedie .
vivai. lib. II. cap. XXXIV. p. 417. giacer interamente sul letto PI. LVII. e LVIII. dove è
corna degli ani- da riflettere che la donna fedente è calzata , le gia-
(9) Gli antichi fi fervivano delle
mali per bicchieri Così di un tal cofiume fcrive .
centi sul letto hanno ì piedi nudi
Ateneo XI. 7. fi vuole , che gli antichi bevefiero (13) Quefti letti , che fervivano alle cene , furo-
un tempo nelle corna de’ buoi Si conferma ciò . no cognominati tricliniares , a diftinzìone degli altri
da quello che anche oggidì il mifchiarfi 1* acqua
,
deflirtati al ripofo , che fi di(fero cubiculares Urfin. .
fi nel corno quel che bee fi . E realmente i Traci , 13 febbene quefto nome fi deffe fpefiìfilmo al luogo ftef-
.
3
gli Arabi ,
Pafiagoni , ed altri faceano ufo del
i fo della cena: nato dall ordinario cofiume d’ adope- .
corno nel bere : e gl' Indiani adoperavano le corna rarfi tre letti. Servio ad Aen. I. v. 698. Si veda
degli Afini felvaggì Ctefia Indie, e i popoli Orien-
. l
3
Alejfandro Gen. Dier. V. ri. e ivi Tiraquello v.
tali quelle
3
de buoi falvatichi . Plinio XI. 37. Quin- Aut tricliniis 8rc. Ma
perchè alle volte due foli let-
3 3
di a Bacco fi attribuìfee il corno per infogna par- ti fi tifavano
, s inventò l altra voce biclinium Plau- .
a forma di corno , e fpejfo ancor di vetro , come se de Re veftiar. lib. III. 20. , che 7 fupparum era cap.
ne conferva uno nel Mufeo Reale , benché non in- una vefte da donna , che fovrapponevafi agli altri abi-
tero nella part£ aguzza ti : ed era dì una materia fiottile e leggiera ; appun- ,
3
e diceafi da Greci upcoglfieiv , e 7t(vsiv cbcvewl Si ve- . Suppura nudatos cingunt angufta lacertos .
da Ateneo lib. X. ed Arifiofane in Acharn. A eh V. Refi ar ebbe però da efaminare , fe tal vefte fia propria
Se. II. v. 39. perchè in E filmili occafionì ado- di donzella 0 convenga anche a donna
,
Dice Fefto .
peravano bicchieri molto più ampii degli ordina- fupparum dicebatur puellare veftimentum lineum , quod
rli j quindi è ,
che la fteffa voce àfivrig fi adattò & fubucula appellabatur e foggiunge : Mulier videtur :
parimente a fignificare una tazza affai grande . On- puella fupparo induta , ut Afranius ait: Puella non
de Callimaco prejfo Ateneo XI. 7. funi fupparo fi induta finn Si veda anche Nonio XIV. .
,
Non volle ei per la piena ami(li Tracia, 20. il quale lo chiama veftem muliebrem.
Che d’ un piccol ciffìbio dilettavafi .
(iy) Giovenale Sat. II. 9 6.
E propriamente T amifiide è detta Tracia , 'sì perchè Redculumque comis auratum ingentibus implet.
i Traci tifavano il bere ad un
fiato , e perchè erano effi (16) Quefi a cajfettina par che debba aver rappor-
gran bevitori Ateneo X. 1 1. Orazio lib.I. Od. XXXVI. 3
.
to al vino di cui è fornita la menfa
, Non v ha .
Neu multi Damalis meri dubbio , che gli antichi nelle cene faceano grande ufo
Ballimi Threicia vincat amyftide degli unguenti odorofi , ungendofme il capo
( foprattutto
. s ,,
8i
TAVOLA X V. (,)
(3) 1 Fauni fi credeano difcefi da Fauno figlio di dove efprejfamente dice e nella figura ,
e in fofianza ejfer
Fico Re de Latini : Il Bochart in Can. 1 33. enei Hieroz. . gli fiejfi i Satiri ,
e i Fauni . Si veda Nonno in Dio-
P. IL lib. VI. cap. VI. fiofiiene , che 7 Fauno de Latini ’ nyfiac. XIV.
130. e feg. e Scaligero Poet. I. 17.
v.
era lo fiejfio che 7 Fan de’ Greci : e noi lo abbiamo già che difiinguono varie forte di Satiri Or febbene nefi .
avvertito altrove . I Satiri fi voleanó anche figli di funa differenza pongafì dagli Autori tra i Fauni , e i
Fauno . E Jebbene Euripide nel Cicl. li chiami figli Satiri i nondimeno gli Antiquarii chiamano Fauni
di Sileno ,
e lo Scoliafie di Nicandro efprejfamente quei , che hanno l’ intera figura umana , fuorché riel-
dica che i Sileni ,
eran gli fiejfi
e i Satiri -, ad ogni le orecchie caprigne
,
e nella coda : chiamano Satiri
modo ,
fecondo il fentìmento di quei che di Fan e di poi quei j che oltracciò hanno le corna , e i piedi 0 tut-
'
,
chiama i Faimi cornipedi , e cornigeri Luciano in . E' noto che Ofiride feorfa l’ Etiopia , /’ India
,
Concil. Deor. dà le corna a’ Satiri, : e Lucrezio IV. e la Tracia portandovi l’ ufo del vino da lui trova-
*84. e feg. to j
e del grano inventato da Ifide fina forella 3
e mo-
glie;
. s ' . . ,
T A V O L A XV. 83
cembalo (
I0 ) intorniato di fonagli (
i:
) , nel cui fondo ap-
par dipinto un fijlro hh E in qualche diftanza fi offerva .
graziofa ragione : perche da principio bevendofi il vi- (12) Nel fondo del cembalo del Battoli fi vedea
no non innacquato / feguaci di Bacco facilmente fi
,
anche figurata una tigre , come nel nofiro un fifiro Il .
Ubriacavano , e co ' bafioni 0 fien tirfi che avean fifiro era proprio delle pompe Ifiache , e conveniva
, ,
per le mani , fi toccavano alla peggio Vedendo Bac- anche agli Orgii di Bacco , come fi dirà altrove
.
co che V giuoco andava male , in vece del duro legno (13) Vi fu chi propofe poterfi dire , che fia for-
diede loro la ferula Ne' monumenti Bacchici è fre- fè quefio ifirumento il rombo
.
che tra gli arredi ,
qucntijfimo il tirfo colla punta coverta d' ellera , 0 in- delle Baccanti è nominato nel fopraccitato Epigramma
tralciato di frondi di vite . dell Antologia
Il tirfo , come facro ifirumento , fi trova ador- Xrpstctòv BurcapixS pópQov Ouzffoio fwmot .
(8)
no di vitte , e naftri Bacco ifieffo fi cingea di bende
. Il tondo rombo , che i Baccanti incita
la fronte per refifiere alla forza del vino Diodo- . Sì veda il Voffio Etym. in Trochus , 0 in Rhombus
ro IV. 4. e Mercuriale Art. Gymn. III. 8. Altri , e forfè con
Baccante fon biondi e la ve- più ragione } firmò che fi doveffe dire un cembalo fenza
(9) I capelli della ,
fte e di un rojfo cupo Convenivano alle fefte di . pelle , 0 fia un femplice cerchio con de' fonagli intor-
Bacco sì fatti colorì : Luciano in Bacco dice , che no : foleano le Baccanti farne ufo , fcuotendolo in
quefio Dio era vefiito femminilmente sv Tioptpvpfài , noi aria , come fi offerva in un fiacrifido di Friapo del
Xpvafj ipifidìi Le vefii ufate dalle Baccanti erano la
. Boiffart , riportato anche dal Montfaucon To. I. P. II.
Crocota di color del zafferano., e la Bafiara del color liv. I. eh. XXVIII. PI. CLXXXI. Si veda l' Agofii-
e nel v. 5"
13 . che fi percuotea colla che fcrive FIinio
egli fieffo ci dice ,
io. parlando di Farrafio : XXXV.
mano : lo che fa vedere che tympanum propriamente pinxit minoribus tabellis libi dine s : eo genere petu- &
diceafi quefio ifirumento Si veda il Buonarroti nel lanti
. joci se reficiens e nel lib. XXXIII. cap. 1. ave a -,
Carneo di Bacco p. 436. e 37. detto : auxere vitiorum irritamenta : in poculis li- &
(11) Sole ano attaccarfi al giro de' cembali alcune bidines caelare juvit quefia forta dunque di pit- . A
laminette , come appunto anche oggi fi tifa , affinchè ture , chiamate libidini , per le imrnodefie rapprefen-
fi accrefceffe e fi variaffe lo firepito nel fonar l’ ifiru- tazioni , che conteneano , poffono ridurfi e qttefie , e
mento Lo avverte lo fieffo Buonarroti alla detta più altre feguenti.
.
TAVOLA XVI.
-, . ,
82 TAVOLA XV.
Preffo
balze conviene affai bene al lor coftume (s) .
,
e la
alFauno fi veggono il ricurvo b afone paftorale ,
Mula con lette canne ( 6 Al piede della Baccante è ) .
un
le Menadi antiche che lo accompagnavano . Ta-
glie } e obbligando colla ,
che vi fi oppo- forza quei ,
Egitto col vinci in li erano firane contorfioni de' loro corpi , che dice
le
neano , a riceverli : ritorno
S. Agallino de Civ. Dei VI- 9. Sic Bacchanalia
fiamma
tor efercito compoflo di varii popoli e d' ogni fiefio ,
coverti di pelli di pan- celebrantur infama , uti Varrò ipfie confiteatur a Bac-
i quali coronati di ellera ,
tirfi accompagnavano il trionfo di lui con canti , /‘no- mota. Degli abbigliamenti , e finimenti loro Ovid.
ni e balli . Fu poco dopo Ofiride fatto in pezzi da Metam. IV. v. 7. e feg.
,
di fino marito , le quali con certi occulti riti ordino Foemineae voces impulfaque tympana palmis
,
•,
Cadmo fondat or di Tebe') ingravidata da Giove , Oltre a Tertulliano , Clemente Aleffandrino , S. Epi-
chiefioingrazia , chefioffe a lei venuto , come fi accoftava fanio , ed altri Padri , gli fieffi Gentili parlano delle
a Giunone refiò morta dal fulmine Giove diede anutrir e
,
. ofeenità de' Baccanali
il di lei figlioBacco alle Ninfe in Ntfa nell* Arabia. (5) Convenivano sì fatti luoghi agli orgii di Bac-
Quefii meno la prima età tra le donne in balli , in giuo- co Óreos Liber pater , dice Fefio , ut & Orcades
.
in ogni parte , con debellar coloro , che vi fi oppone a- ti dopo aver dato v. 218. e feg.
710 Se orfa in tal maniera T India , e la Tracia en-
. Le noftre donne negli ombrofi monti
tro trionfante in Tebe perche durò la fina fpe- . E Van quefto Dio novello a celebrare .
dizione tre anni le fiue fefie furon dette Trieteridi , foggiunge v. 222. e feg.
che di tre in tre anni fi celebravano Diodoro I. 22. . . . . «AArfj F ciXh.eE sii epìificw
III. 6 2. e IV- 2. e feg. Bafia aver tanto ricordato , fin- Ylvfcrcwav evveug dpcrévuv v/cr/persiv ,
za entrar qui nelle afirufe ricerche del numero de' Bac- Hpófictatv y-èv <àg b/j Mrjvdìag Ùvocr/Jag
pojfon vederfi coloro , che ne hanno compofio interi Fingon di Bacco celebrar le felle ,
trattati I Romani chiamarono le fefie di Bacco
. Ma onoran poi più Venere, che Bacco.
Baccanalia , e Liberalia perche Bacco e Libero era (6) Il pedo convengono a Pane ,
,
e la fifiula
,
lo fieffo Dio : fibbene in diverfi tempo ,
e in maniera e a' fuoi compagni Fauni , e Satiri
difeendenti e .
differente fi celebraffero i Baccanali , e i Libera- I monumenti fon pieni di Fauni con tali fimboli .
ni , i Pani , i Titiri , e i Centauri , come fi dirà a filo rapportato dal Kuftero a Snida in 9iacrog fi legge .
Cosi
-
,
87
ne incontrano molti ne' monumenti antichi e voglio- -, dam daemones quos Dufios Galli nuncupant , hanc
,
no , che debban chiamarfi propriamente Sileni Si ve- . affi due immunditiem tentare &
efficere , plures ta-&
da il Montfaucon To. I. Part. II. liv. I. Ch. XXIII. lesque afièverant ut hoc negare impudentiae vi-
,
(4) Eufebìo nella Prep. Evang. lib. III. cap. XI. l' ifiole Satiridi eranvi abitanti di forma filmile al
fcrive ,
che fiotto l' immagini de' Satiri , e loro filmi- l' umana con una lunga coda al di dietro e dì una ,
li fi voleano efipr intere gl' impeti della pajfione fienfiua- furiofia libidine : e crede egli , che quei fofifiero veri Sa-
le Ha dìmofirato Bochart Hieroz. Part. II. lib. VI.
. tiri . Ma ficcome ognuno vede , che tali befiie altro
cap. VII. che tutto il genere de' Fani , de' Fauni , de' non erano , che fimie così i più. ac cor ti credono ,
-,
Satiri , de' 'Dufii , de' Silvani , e di altre deità di che i Fauni , e gli altri mofiri di forma ircina non
*
forma filmile alla caprigna , fila 0 fi finga portata vio- mai abbiano avuta efifilenza , che nella fiantafìa de
lentemente alla venere Si veda S. Agofitino de Civ. Dei
. Foeti Lo avverte lo fiefifio Bochart. nel c. 1 ficriven-
. .
XV. 23. il quale ficrififie francamente : Quoniam creberri- do : Abfit interim ut ex his locis quifquam colligat ul-
,
TAVOLA XVI 89
furore delle paffioni foftenute e guidate da una fal-
fexus pube ,
Panifc orimi èc Nympharum habìtu t cono in fomma ad alcuni piccoli Bei Pani cori
(9) I ''Pittori e gli altri artefici col pretefio di
, delle ignude donzelle ed a certi Satiri ubbriàchi
*
rapprefintar i loro ‘Dei , e le azioni de' medefimi , che fanno pompofa moftra della loro incontinènza.
figuravano con tutta la vivezza della loro fantafià In fine voi non folo non vi arroflite di veder efporte
gli oggetti del lor piacere Taziano 7tpòg eXXvj'Jxg p.n$8<
. al pubblico le figure della più laida, impudicizia ma
,
e feg. rinfacciando a gentili le loro difonefia ci da anzi le corifervate in eminenti luoghi difpòfte de-
' i
*
un lungo catalogo di molti famofi pittori e fiatuarii 3 dicando nelle pròprie Cafe le rapprefehtànze de’ vo-
i quali fi avean prefo il piacere di formar fotto la ftri Dei 5 come tante bali della sfrenatezza e di-
*
c
divifia delle Dee varie favorite donne de ' tempi lo- pingendo con eguale indifferenza le azioni di Erco-
ro . Arnobio Adv. Gent. VI, e Clemente Aleffandrind le ,
e i varii modi venerei della voftra Fileni
7tporps7CT. p. 3 y. dicono , che fotto la forma di Vene- (io) Là Chauffe Thefi. Er. Ant. To. II. Sédt. VII.
re nuda fi v ede an figurate le famofe Cratina 3 e Frine. dove tratta de Mutini Sirriulacris giùfiifica se 3 e gli
Plinio XXXV. io. Fuit &
Arcellius Celebris, Romae altri , che han pubblicati gli ofeeni monumenti del
paullo ante divum Auguftum ,
nifi flagitio infigni gentilefimo j col rapportar la condotta tenuta dall * Im-
corrupifiet artem , femper alicujus amore feminae peraior Teodofió j e da Teòfilo Veficovò di Atejfandria ,
flagrans, Se ob id deas pingens 3 fed dile£tarum ima- i quali dovendo difirtlggere te fiatile e le altre me-
gine Itaque in pintura ejus fcòrta iiumerabàntur
. morie de* gentili 3 vollero confi ivate 3 ed efpotre al
Lo Clemente Aleffandrino nel citato libro p. 39,
fiejfo pubblico le più oficene 3 per far vedere tutto il ridi-
dopo aver detto , che i Poeti , gli Statuarii , e i colo e V infame di quella faifa religióne
} e tenderla ,
Pittori unicamente per compiacere al fenfo aveano in tal maniera /’ abominio e V ludibrio di tutti Si .
introdotte le ìmmodefte immagini de' Satiri } e delle veda Sozomeno VII. 15. e Socrate V. 1 6. In fatti ,
Ninfe ; lafciando di mira i tempi antichi così par- come avverte lo fiejfo Signor della Chauffe 3 i più fe-
la a quelli del fio fecola : I voftri popoli avendo rii e cóftumati uomini 3 trai quali molti Ecclefìafii-
,
deporta ogùi verecondia dipingono nelle proprie cafe ci di efemplar vita 3 non hanno avuta difficoltà dì
gl’ infami congreifi delle divinità geniali , che demo- produrre fimili pezzi dì anticaglie 3 e illufiraili , sul-
nii fi appellano: e compiacendoli di certe impudiche f
/’ e empio appunto de' Santi Padri
3
che nelle opere
pitture fofpefe in alto per ornamento delle Camere
,
loro hanno con tutta la chiarezza parlato delle lordure
riuzziali quali che 1* intemperanza fofiè uni religio-
i del gentilefimo Il dottò Leonardo Agofiini dedico al
.
fa operazione , vanno a giacerli in que’ letti , ne’ Sommo Pontefice Aleffandro Vii. le file Gemme anti-
quali guardano gli abbracciamenti delle ignude Ve- che j tra le quali se ne vedono molte che rappr efinta-
neri per imitarli Le altre voftre immagini fi ridu-
, no Priapi j e Falli , e Veneri ignude .
TAVOLA XVII.
. , . l
,- , ,
gg
TAVOLA XVI.
forza per
anche ignuda (<f) la quale fa
re una Ninfa (?) ,
natura Satyros daemones Satyrorum fpecie ho- celebre Parrafio folea dipingere in piccolo delle figure
; feci
minum oculis illudentes . Si sa per altro quanto Infurio ofeene chiamate perciò con particolar nome libidini )
(
,
in atteggiamenti lafcivi : e nel cap. 9. di Zeufi nar-
fo animale fia il capro : onde e da quefto , e dalle fimie
egualmente portate all' intemperanza può dir'fi , che pren- ,
ra , che per formar una perfetta pittura prefe per
dejfero gli antichi l' immagine per efprimere ne' loro bo- efemplari cinque Vergini nude Sappiamo dallo fieffo .
fcherecci numi la forza del naturale appetito del ef- f Plinio XXXV. 7. che antichijfimo in Italia , e an-
come che prima della fondazione di Roma , era il co[lume di
fo , non moderato dall ' educazione ,
ne' fielvag-
quelle , che rando egli , che fino cC fuoi tempi fi vedeano sulle
(5) Ninfe propriamente fi chiamavano
fommini[ir avano gli umori alla vegetazione delle pian- mura di un diruto tèmpio di Lanuvio dipinte le- E
te e delle altre cofe : e perciò furon dette figlie del na ed Atal’anta ignude , e d' una bellezza ta-
l'Oceano i madri de' fiumi , abitatrici de' fonti educa- ,
le ,
e così ben confiervate ,
che vi fu chi ac cefo
trici di Bacco , e di Cerere Orfeo Hym. Nymph. .
di libidine volea torle di ma quel vecchio in-
là ,
Ninfe dell’ Occan figlie gentili tonaco non lo permife . In Roma veramente da prin-
Che di bei fiori ,
e d’ erbe ornate i prati > cipio fi ojfervò molto contegno per sì fatte intmodefie
Che empite : (8)
dipinture ma di mano in mano rilanciato il cofiume
la terra di piante e frutti j
Che a noi con Bacco e Cerer mantenete fi gmnfe all' eccejfo . Properzio II. El. V. v. 19. e feg.
La vita , e vita a ogni animai portate ci attejla che le mura delle cafe anche onefle fo-
,
i Fauni ,
i Satiri ,
e gli altri rufiici numi . Prejfo Non iflis olim variabant tefla figuris,
i Poeti se ne pojfono leggere gli efempii , e nel Mont- Quum paries nullo crimine piélus erat
faucon To. I. P. CI. eh. XXV. PI. CLXXIII. se ne Troviamo ancora fatta fpejfo menzione delle oficenìjfime
vede qualche altro monumento pitture , che rapprefent avano quel che Elefantide , e Fi-
(6) ‘Può dirfi che fia la nofira una Fauna , ìn- leni , e le altre donne nominate da Efichio aveano
contrandofene delle fimili nelle gemme , e ne' baffiri- efprejfo ne loro verfi . Marziale XII. Epigr. 43. e ivi
lievi . La parte ,
onde cofiei dovrebbe ejfer donna , e i Commentatori Si veda Pitifco a Suetonio in Ti-
.
corti ciavvertono , che se ciò nelle d,onne tal volta Imperatore , dopo aver detto , che avea egli fi-
fio
comparifca non fia veramente altro che un allunga-
, utata nella [ita fianza una eccellente dipintura di
mento di parte femminile Noi avremo occafone di .
Parrafio in cui fi rapprefentava Atlanta nell ' at-
,
ragionarne piti a lungo fopra una bella pittura di un to dì compiacere a Meleagro , viene a deferìvere
Ermafrodito Avvifano i medici , che [la ciò nelle
.
qual fojfe il fuo infame diporto nell' fola di Ca-
donne un argomento di natura focofa e lafciva . pri : e dice , che vi ebbe egli varie [ìanze ornate
(7) Nella Grecia era frequente l ' ufo di fimili di pitture e dì fiatuette di lafcivilfime rapprefen-
rapprefent azioni e nelle fatue ,
e nelle pitture . Son tanze , co' libri della poetejfa Elefantide , in cui
famofe le Veneri di Cipro ,
e di Guido ,
e le nove quanto ha di piu ficoncio la sfrenatezza , vedeafi fi-
Mufe , dette le Tefpiadi . Plinio XXXVI. 5*. il qua- gurato : e conchiude nel cap. 43. In fylvis quo-
le nel lib. XXXV. io., come abbiamo già detto nella que ac nemoribus pafllm venereos locos commentus eft,
nota ultima Tavola precedette avverte , che '
della , proftantefque per antra cavas rupes &
ex utriufque ,
fexus
e . ,
93
TAVOLA XVII. w
E contengono
dodici pitture , che fi
vi della Torre dell * Annunciata in un luogo detto che la Jlanza , onde effe furono tratte , fojfe un cu-
f
Civita , dove a un di prejfo pub crederfi che offe flit na- biculo , 0 camera da letto
,
ne' cui pareti foleano sì
ta T antica Pompei , Ji trovo una Jlanza , dalle cui fatte immodejle rappreflnt azioni dipignerji Il fecondo .
mura Ji trajfero oltre alle dodici mentovate pitture fentimento , più verifimile forfè , fu , che quella Jlan-
altri tredici pezzi , ciò fono fli fafle di arabeflhi za era un triclinio Ma
su quejlo fentimento Ji divi-
.
TDe' ballerini con altri di Jìmil genere Ji vedranno i defcrizione che fa della gran nave di Cerone Ti-
,
rami , e le fpiegazioni nel fecondo Tomo. ranno di Siracufa , dice , che i in quella , oltre gli al-
(3) Tlinio XXXIII. 1. e XXXV. io. le di cui tri luoghi di delizia
,
erav't A’^poalmov , un Afrodifio,
parole abbi am tr aferitte nella nota (14) della Tavo- fornito di tre letti e ornato di pitture c di ftatue
,
la XV. Allo Jleffo genere di pitture , ch'egli chia- e di vafi da bere . A quejlo luogo dunque defiinato
ma libidines , e al quale abbiam ridotte le due delle a' piaceri di Venere e di Bacco fi dicea fomighante
Tavole XV. e XVI. ,
potrebbero con eguai ragione la Jlanza delle nofire pitture Altri però fojienne , .
97
TAVOLA XVIII. «
ON può ammirarli a baftanza quefla
pittura . O fi confideri la maeftria del
difegno , o la gentilezza del colorito
o la leggiadria dell’ atteggiamento : tut-
to fa riconofcere la finezza dell’arte,
e la perfezione dell’opera . Sembra que-
lla bella e delicata figura b) eflere in
moffa di ballare (3) : e le accrefcono grazia oltre alle fina-
niglie
(1) Nel Catalogo N. ‘DXXXI. j. popolo de* movimenti ,
e de* gefii ofcenijfimi . Valerio
(z) Altri fifienne , che fife una Venere j ed al- Majfimo lib. II. cap. X, Lattanzio I. iz.
n. 8.
tri volle , che rapprefentajfe una di quelle lafcive (3) Il ballo conviene a Venere : Luciano de Sal-
bailatrici , che talor nude comparivano . ET una . tat. n, io. e 11. atte a
fi , che gli Spartani nel danza-
e Taltra congettura conveniva al genere delle libidi- re cantavano alcune canzoni » con cui invitavano Ve-
nes , a cui fi riduceano tutte quefie pitture . E
la fe- nere , e gli Amori a ballar con loro Orazio I. Od.IV..
conda era proprìiffima pel fifiema di colui , che ricono- Jam Cytherea choros ducit Venus imminente Luna,
fcea in quefie dodici pitture altrettante perfine , che Junttaeque Nymphis gratiae decentes
avean ufo nella cena ‘Poiché Ateneo IV. 13. p. 17 3.
. Alterno terram quatiunt pede .
e XII. 3. p. 5-17. sull'autorità di Timeo riferifce che Ed Apulejo nell* Afino d’oro lib. VI. parlando, del con-
i Tofcani tifavano ne* lor conviti
farfi firvir e da don- vito nuzziale di P
fiche , dice : Venus fuavi muficae
zelle ignude .In un marmo prejfo il Tommafini rap- fuper ingrelfa , formofa faltavit In fatti ne convi-
. *
portato anche da Kippingio fi offerva un convito con ti era follenne il danzare Omero , Cicerone , Lucia-
.
donzelle , e ragazzi nudi , che fervono . Si veda il no , ed altri ne parlano Ateneo nel libili. cap.XVlI.
.
Pignorio de Scrvis p. 91. e 91. Nè filtanto ne* pri- p. 97. avverte , che in tutte le cene fuorché in quel- ,
vat i divertimenti ma anche ne pubblici teatri com-
, le de favii e dotti uomini i quali co* loro eruditi
* * ,
parivano le donne ignude : nelle fefie Florali le mere- difeorfi fanno far lieta la compagnia , s* introduceano
trici fi fpogliavano sulla feena e faceano a vifia del dontie che ballavano e cantavano : e nel lib. IV.
, ,
cap. II,
. . . . .
94
TAVOLA
quel , che
xvii.
Noi di mano in mano anderemo avvertendo
meritar rifleffione In quefta pri-
in ognuna ci fembrerà
.
una
ma fi veggono due ballatrici , che rapprelentano
graziola fvolta folita a praticarli nelle noftre contradan-
,
B
TAVOLA XVIII.
graditi alle donne lib. I. de Nupt.
Marziano Capella
ce ed ufual triclinio defiinato alle cene : e fi avanzo .
a volerci provare , che fojfe un triclinio d'inverno , e Mere. & Floridam difcoloremque veftem
Philol. dice :
che le pitture aveffero del rapporto alle cene me de[ime. herbida palla contexuerat. Dell’ orlo , che intorno
in atto di toccarfi le mani , mentre a quefta , ed altre vefii fi vede , fi parlerà appreffo .
che gli Spartani ufavano una forta di ballo , in cui fi parlar altra volta Qui avvertiamo , che ben fi conve-
.
cominciava da uno intreccio a guifa di lotta , affer- niva tale all' agilità neceffaria ne' balli , e per non im-
randofi coll ' eftremità delle dita : qual atto diceano pedire la fveltezza de alti Follile e IV. fegm. 104.f .
1 autorità di
'
, Tlutarco
e di Galeno , fcrive , che 'l diafane dette Tarantinidie dall'ufo , e dal lujfo de' Ta-
toccamento delle mani , 0 fia il manutigio ( così rantini , come fpiegafi egli ftefo Vll.feg.i 7 Forfè era- .
traduce egli la parola tfipaijd* ) era una fp ecie no di quella Lana penna ( anche oggi famofa e tifata in
di tfercizio di palefira : e 'l ballo , particolarmente quella Città ) eh' e una lanugine , la quale fi racco-
preffo gli Spartani , conveniva colla palefira , ejfendo glie da certa conchiglia nominata daf Greci , e da La-
ordinato a dilettare infieme , e ad efercitare il cor- tini Pinna Pro copio fa menzione di tal lana e S.Ba-
. -,
po .Che la qui efpreffa danza fi fac effe con forza filio la chiama lana d’oro Cafaubono ad Ateneo III. 1 1. .
grande , fi pub congetturare dal vederfi una delle p.i7x. lungamente parla della lana penna, e fuo ufo
ballatrici colle labbra chiufie Luciano de Saltat. dan- .
(8) Ha la prima donna avvolto il capo di una
doci appunto la ragione del perche coloro ,
che dan- larga fafeia , 0 velo , a guifa di un berrettone , che
zavano ,
tenejfero la bocca chiufa contro il coftume a più rivolte le cinge le tempia Ter la grandezza, .
antico di ballare infieme e di cantare ( Gelilo XX. x. ) e groflèzza fua vi fu chi diffe che potreoùe raffomi-
dice , eh' effendofi introdotti i balli , in cui doveafi gliarfi forfè a quel genere di corone , che da Efichio
far vani coll'v')
fi dicono è'A.'/.otEs’ol ( altri fcrive
raggirare il corpo con moltijfima arte e sy.x.vXizol szCfict-
,
(6) Una delle due vefii è gialla l' altra e verde è/xuXlrioL rtfizvoi pAxiga ol in póSu'j : fatte per lo più
,
lib. IV. cap. xi. della vita di lui') dopo aver riprefo gli trjy.'jjv kvXitòv rtfictvov Ateneo medefimo mofira di .
vano foggiunge: Onde avete voi la velie gialla, e ver- neo XV. 7. e II. io. Quindi fembro ad altri non po-
,
miglia , e la tintura di zafferano? Chiamacafi la ve- terfi ammettere tal congettura : baftando che fi avver-
fie gialla propriamente Crocota , 0 Crocotula dal cro- tijfe con Ifidoro aver gli antichi ufate per corone fa-
co 0 zafferano, ond'era tinta . Aveano particolar luo- fee di lana : &
in potando mota vino capita vincirc
go donne t e degli uomini effeminati
traile vefii delle fafciolis. Siveda Stuckio A. C. III. 16. p. $66. e Bu-
,
le verdi , dette erbide , dal colore , e da' fughi del- leng. de Conv. III. X4. Le folee delle due noftre donne
l' erbe , in cui
fi tinge ano Stazio lib. II. Sylv. I. v. 133.
.
faranno fpiegate nelle note della Tav. XIX.
Nunc
Murice
herbas imitante fimi, nunc dulce rubenti
(9) Nel Catalogo N. 1V. D
(10) Di quefti frumenti fi parlerà in una nota
S. Cipriano de
hab. Virg. e Tertulliano de
difcipl. & della Tav. XX. Bafta avvertir qui , che erano tra
habit. mulieb. inveendo contro il lujfo nominano par- gl' frumenti delle Baccanti 9 e perciò ben
fi veggono
-
,
ticolarmente i colori vermiglio e verde come i più colle Tigri accoppiati
,
, , e,
IOI
ra ci fi rapprefenta ,
gareggia colla pre-
cedente in tutte le parti Tue . Belli
egualmente e gentili fono i delineamen-
ti del volto : e biondi ancora i capel-
li, e gialla la fottiliffima vefie W , che
con vago panneggiare le vela piuttofto
che cuopre alcuna parte del corpo lafciando ignuda la ,
Grazie , porta quefio verfo di Euforìone ta Seneca de Benef. I. 3 dice , che le Grazie fi di-
. .
Grazia cum Nymphis , geminisque fororibus audet lava con quelle figure , e pofizioni , in cui le Grazie
Ducere nuda choros le Ore , le Ninfe fi dipingono Or che le Ore , e le
,
al contrario Paufania IX. 35. fcrive , che non fapea Ninfe e le Grazie
,
dipingejfero appunto nude con una
fi
egli chi avcjfe il primo rapprefentate nude le Grazie , pannatura fimìle alla naftra qui efprejfa j può ritrarfi
f f
giacche gli antichi cult ori , e pittori le accano vejlite. dalla maniera , onde Venere dì cui ejf? fono miniftr ,
,
Quindi potrebbe taluno congetturare , che V ballo delle e compagne , ci fi deferive da Apulejo Metam. X.
Grazie rapprefentavafì da donzelle ignude , che t enea- Qiialis fuit Venus cum fuit
,
virgo , nudo & inte&o
no foltanto 5 in atteggiamenti fimi li a quello , in cui corpore pcrfectam formofitatem profefla j nifi quod
tenui
. .. . . . . . . .
f>8 TAVOLA
OLA XVIII.
ni die d’oro M e al monile W ,
quell’ intreccio di per-
8
biondi
e di bianchi naflri (?) , onde ha
( )
legati i
le (ó)
di color giallo oliata
capelli ; e la leggiera e fottìi vejìe
la qual velie fvo-
di una fafcetta a color turchino (9) ;
lazzando ricuopre piccola parte dell’ ignudo ( I0 coipo. )
r r l'AUOTi YTY
flavus crims fed
cap. II. p. 130. defcrivendo un convito dice: dopo il fcrive : Matronae nunquam datus ,
l’ Imperatri-
di Nereidi altre abbigliate da Ninfe .
Infatti Giovenale Sat. VI. defcrivendo
,
della mere-
di bronzo del Mu- ce Meffalina , che fiotto le mentite divifie
(4) In una bellijjìma ftatuetta
trice Licifica profiituivafi , dice
feo Reale rapprefentante una genere ignuda , fi vedo-
no le armille d’ oro non a ’ polfi , ma alle giunture del- Et nigrum flavo crinem abfcondente galero
le braccia , e de* piedi Si ojfervi Bartol. de Arni. §. 2.
.
Intravit calidum veteri centone lupanar .
piamen-
Virgilio Aeneid. I. 655. Quindi Boeti danno la chioma bionda non
i
(y) parlando
. . . colloque monile Baccatum te alle donne di partito , come fa Orazio
Torquifcus cap. io. e 11. a Clitennefira famofa per 1 adulterio con Egifto : così
‘
Erari le perle proprio ornamento di Venere , che Virgilio a Didone Aen. v. 590. per gli amori con
(6)
di margarite: Enea così Catullo ad Arianna in Nupt. Pel. & Thet.
fi votea nata nel mare in una conchiglia
:
quindi leggiamo fpejfo donate alle fatue di quefla E) ea per la fua fuga con Tefeo Offerii ano però gli Erudi-
.
preziofe perle . ‘Plinio IX. 3 y. e Macrobio Sat.III.17. ti , che la rifleffìone di Servio non fiempre fi trova ve-
ci afficurano , che la bellijjìma perla compagna del- ra : dicendo Ovidio di Lucrezia Faftor. II. v. 783.
1 ’ altra , che ave a disfatta Cleopatra nell’ aceto , fu Forma placet , niveufque color , fiavique capilli
divifa in due parti per farne gli orecchini alla fiatua e Virgilio di Lavinia XII. 605.
di Venere Lampridio fcrive , che l’ Imperador Alefi-
. Filia prima marni flavos Lavinia crines .
fandrò Severo fece porre alla fiatila della fiejfa "Dea Si veda Tiraquello ad Alex. Gen. Dier. V. 18. v.
duegroffe perle , eh’ erano fiate donate all’ Imperatrice Merctrices flavum &c. Comunque ciò fia , Valerio MaJ-
di lui moglie Bercio le donne , che feguivano il me-
. fimo lib. II. cap. I. y. e lo fiejfo Servio sull ’ autorità
ftìer di Venere , amantiffime erano di adornarfene . di Catone avverte : matronas flavo cinere comas un*
Broperzio III. Eleg. X. ttitafle , ut rutilae elfent Ber altro non e ancor de-
.
Et Venere exhauftae damna querantur opes ? Anacreonte , ed Orazio ne’ ragazzi commendano la
Certe equidem tantis caulfa eli manifella ruinis: chioma nera ,
e gli occhi neri
Luxuriae nimium libera fadta via eli (9) Si è già avvertito altrove , che le lafcive don-
Inda cavis aurum mittit formica metallis : ne amavano le vefti a color de’ fiori : in quejta pittura
Et venit è rubro concha Erycina falò potrebbe dirfi efiprejfo il color de’ giacinti , se vogliam
Marziale IX. Epigr. III. fieguire S. Girolamo in Ezech. cap. 16. n. io e cap. ,
Nondum illi flavum Proferpina vertice crincm . quali fi diceano ufar cortefia , ed effer gentili ,
nel
Abftulcrat compiacere fienza riferva a chi le richiedea
. . . ,,
.
io5
corpus candidum , quod caelo demeat ; amiftus caeru- dano S. Agofiino de C. D. VII. 1 6. e S. Girolamo
lus , quod mari remeat Egli fpiega altresì , come il ven-
.
in Epift. ad Marc, e in Epift. de Hilar.
dice , eh’ eravi un bal-
to movea dolcemente fcherzando quel fottìi velo Que- , (7) Polluce IV. feg. 103.
detto in cui le ballerine e i ballanti
fla defcrizione conviene ajfai bene alla
nojlra ballante, lo 7ti'jay.fàsg , ,
é avvertito nelle note portavano in mano de’ piatti , 0 difei 'Di un fimil
(3) Oltre a quello 3 che fi
.
della Tav. XVI. veda Macrobio Sat, IL io. il qua- ballo fi parlerà in una nota della Tav. XXIII.
fi
le fcrive che a' fitto i tempi Q fiotto Teodofio il gio- (8) Colui , che fofienne il fifiema di rapprefentarfi
,
vane ) non eravi più V ufo di ammetter ballerine e can- qui perfine appartenenti alle cene , riconobbe in quefia
tanti 0 immo defi amente vefiite , 0 nude nelle cene ; non altro , che una mìnifira , che portava un piat-
in fatti quefio durò fino a tempi di Teodofio il grande ,
’ to . Ne
credette ofiargli il vederfi in atto di bal-
che lo proibì . Si legga il dottijfimo Gotofiredo sulla lare fapendofi da Petronio , che ’l lujfo , e la delica-
,
L. io. Tit. VII. Lib. XV. del Cod. Teodof. Si veda tezza prefio i Romani era giunta a fegno , che i mi-
Bulengero de Conv, III. 30. e 7 Pignorio de Servis nifiri delle cene faceano le loro funzioni alla cadenza
'Potrebbe chiamarfi tenia 0 vitta . Virgilio Cultello , donec peragat mandata maghiti
($) ,
Puniceis ibant evinéti tempora tacniis ; 11 qual luogo nell’ Etimologico in Chiro-
dal VoJJlo
e Ovidio Metani. II. nomus così e fpiegato Stru&or :ex pantomimorum ,
y
rimproverano al fi mette a conto quello det-
Gentili , anche remigare ad rythmum Si veda Vofilo nell ec- .
to la Venere. Arnobio IV. adv. Gent. dice: Amans cellente trattato de Poemat. cantu , Se viribus rythmi.
TAVOLA XX.
- . . . , .
orlatura rolla ( Ji )
; e la patinatura è bene intelà . I /an-
elali (
IZ ) fon legati da rojfi naftri
Altri ficcome in primo luogo s'irn- rojfo era proprio delle Baccanti , così prejfo i Naucra-
fece interamente .
con abiti matronali oceano f Tertulil lof mefiiere : e quod purpuram in imo habet E Ifidoro XIX. 33.
liano Apolog. cap. 6. Video inter matronas at- & , limbus quem nos ornaturam dicimus falciola con-
,
:
habitu diferimen rett&um texta ex filis , aut auro adfutaque extrinfecus in ex»
que proftibulas nullum de . ,
più lungamente de cultu feminar. cap. iz. Aut trema parte veftimenti Eie enfi anche inftita Ora -
E 19.
: .
bufque feminis ufque ad errorem dignofeendi coaequa- rane V. de L. L. ) toga eft alba purpureo praetexta
vit . E abufo non fu tolto , che da Teodofio il
quefto limbo . U
favano anche le donzelle tal vefi e , finche
grande L. X. e XI. Cod. Theod. nel cit. tit. de
.
prendeano marito onde Fefto: Nubentibus , depofitis
:
era proprio arrefiarfi nell* efame di sì fatte cofe , non clamabantur: e perciò il parlar preteftato , e le par 0-
potendofene trar mai certi argomenti finalmen- . E le preteftate dinotano il parlar , e le parole difonefle
Ety-m. Si veda Polluce VII.
in Praetexta
te altri credette, che fenza entrare in quefie ricerche, Vojfio .
e lafciando flar tutto ciò , eh' era fuor del cafo , ba- cap. 13. dove nel fegm. 52. nomina lyaTiot nepiXsvm ,
che la vefie della nofira Cemba- ciò erano te vefii di porpora 0 di altro colore orlate
fiafe il riflettere ,
,
non era femplicemente bianca , ma orlata di di bianco : e al contrario nel fegm. 63 . chiama Iujxticì
lifiria
rojfo ed oltracciò non era una tonaca ,
ancora :
ma Tsepifopfijpoi ,
le vefii \ che avean l'orlo di porpora.-
10 6
TAVOLA XX.
delira percuote-
che moftra voler colla
di fonagli ,
re
accompagnare col luono il ballo fi) Ha
(tf) nell’atto di
giro di /maniglie , che
un bel monile al collo , e doppio
paion
1 J
(8) La (?) velie è bianca
di perle
con
finiffima
"
M
orlatura
ri ,
Tadre Orazio lib. I, Sat. II. vii. parlan-
e lo Sponio nel c. 1 Nel Muf. del Santo :
fervis p. 168. e feg. ,
.
),
da tutttsiv , bus nihil eli, quo defendi aut corpus , aut deniquepu-
Pluto , fu derivare la parola Vjyatoiyo'J
dor pòTlìt quibus fumtis , mulier parimi liquido nu-
percuotere, appunto perchè colle mani il timpano
leg- :
e con b oni il grave fi batteva Altri vo- . darci se non Haec ingenti fumma ab igno-
efiè jurabit .
giero , af
che venga tal voce dal Siriaco e da quefta -, tis etiam commercium gentibus accerfuntur , ut
ad
gliono ,
matronae noftrae ne adulteris quidem plus fui in cu-
nazione credono introdotti in Roma tali iftrumen\i
.
renza tra il tympanum , e ’l cymbalum Si è già . fii trafparenti Gli artefici di sì delicate robe fi difi
.
accennato altrove , che l'Agofiini Gem. Ant. P, I. p. 30, fero l£7rTèspyol , e Tenuiarii : in Reinefio Ciaf. XI.
dijlingue due forte di timpani leggieri , 0 fien cemba- 77. fi legge Textrix veftiaria tenuiaria fi veda ivi
: :
laminette di rame , che fi veggono nel cerchio ( co- bianco : Imperatori particolarmente fu ricevu-
fiotto gl’
me nella nofira pittura ) ritratte , e negli antichi to un tal u/o } e per altro in tutta la fi ori a de’ tem-
marmi de’ Baccanti In un cembalo di una pittura
.
pi di mezzo Bianca fignifica vedo va pel perpetuo lutto
del Sepolcro de’ Nafpni preffo. il Santi B art oli Tav, che vefiiva . Di più gli Ateniefi aveano una legge di
XXXIII. fi offervano anche i fonagli . Zaleìtco , con cui fi ordinava , che le donne ingènue
(7) Sidonio Apollinare IX. Epili. 13. e T lutar co e onefte compariffero in pubblico veftite bianche , e le me-
IXÌ Symp. qu. 15. già da noi /opra citati fan men- retrìci doveffero tifar abiti colorati Snida in ’&rctipw , e .
zione del ballo delle Baccanti Tintone VII. de LL. . in Xctlsuxog. E lo fieffo offervavafi in Siracufa come av- ,
e Luciano de Salt. parlano de’ balli Bacchici Euri- . verte Ateneo XÌI. 4, Da tutto ciò parea che non ,
pide in Bacchis v. 377 - 0 78. tra le qualità di /offe propria di una falt office e d’ una cembali- ,
in Acharn. A£t. IV. Se. VII. v. 23. deferivendo 0 fi volea feguire il. fent mento del Ferrari , il qual
r apparecchio del convito per le fefie di Bacco no- foftiene che le dame Romane vefiivano fempre di por-
,
mina anche le belle faltatrici . Si veda ivi lo Sco- pora e facile allora era il dire , che effe fio It unto
-,
pondera e collo dominarum auro pendeant , ut in v. 83. del III. della Georgica , dice : aliud eli can-
fomno ( altri legge fono ) quoque unionum confcien- didum eftè , idell quadam nitenti luce perfufum;
tia adfit Seneca de Benef. VII. 9. anche declama
.
aliud album quod pallori conftat eftè vicinum
,
contro il luffa delle Signore Romane nelle perle Del- . Benché a dir vero una tal diftinzione nè pur foddis-
fece
. ,
,.
Ili
fi) Nel Catalogo N. Pi XXXI. 7. HI. 767. e Tegnenti, vuol , che le Ninfe educatrici di
(x) Era folienne a quei , che celebravano le fifi è Bacco per fottrarlo alle ricerche della gelofa Giunone ,
di Bacco coronarfi di ellera
, Euripide in molti luo
. *
lo nafeofero tra le fiondi d'edera'.
ghì delle Baccanti , e particolarmente v. 1 76. e 177.) Cur hedera cindta eft ? Hedera eli gratilfima Bacche
dove Tirefia efortando Cadmo a follennìzar gli orgii Hoc quoque cur ita fit , diccre nulla mora eft .
di Bacco così preferivo quel che fi ha da fare Nyfiades Nymphae puerum quacrente noverca,
,
Qvpcr8i àvctTtrèiv , yeti vsfipfiv Sopdi I%siv , Hanc frondem cunis appofuere novis
2.ts@mSvt$ xpccra niffulvoig fìXttzripcto-i'j . Altri ne portano altre ragioni Si legga Plutarco
.
Portar il tirfo , e de’ cerbiatti avere Sympof. IIL qu. 1. e 2. dove lungamente ragiona dì
Le pelli ,
e coronar d’ edera il capo . quefla pianta , e del perche se ne coronaffero i bevi-
Luciano in Tragopodag. difiingue i Sacerdoti di Bac- tori dì v ino .
Liberum patrem primum omnium impofuilTe capiti fuo li fono atnicijfmi del vino Si veda Filofirato I. .
va ad Ofiride , 0 a Bacco /' invenzione dell * edera : che ne ajfegnano altre ragioni Soleano anche portare .
i perciò ayea ufo nelle fefie di lui Ovidio FaftoL pelli di cervi giovani , 0 di daini t quali pelli fi
.
diceano
.. . . . ,-,
Virgo fuit , fpccies dederat cui candida nomen, de Arte III. 173. tra i colori graditi dalle donne met-
Candida , diverfis fat bene comta comis te in primo luogo il celefte .
Huic ego per totum vidi fplendentia corpus Aeris ecce color ,
tunc quum fine nubibus aer
Cymbala multiplices edere pulfa fonos e poco dopo
Hanc ego faltantem fubito correptus amavi Hic undas imitatur habet quoque riomen ab undis:
Or Jic come la bella Candida del Toeta portava ben ac- Crediderim Nymphas hac ego velie tegi.
concia la capellatura così la nofira parimente : e co- Credono gli Eruditi , che quejto fia il color de IT acqua
,
sì ancora le tre prejfo lo Sponio le mojfe delle quali marina Jimìle al color dell ’ aria Chiamavafi propria- .
,
non fono meno sforzate di quella , eh* e qui dipinta. mente cumatilis Nonio XVI. 1 Cumatilis.
aut mari- . ,
folo braccio : i Sabini ufavano portarle al JìniJlro Li- . ttuum fit fimilis fluttus enim graece
: mpxrct dicmitur.
n. 14. Sul princìpio folamente gli nomini le portava- color delle fcarpe , ordinariamente era negli Uomini
no ed era un dono che i Soldati riceveano in pre- negro , nelle donne bianco folea anche effer roJJ'o , -,
, ,
lio cap. 4. armillis , quas ex virorum fortumi donis omnibus tulit , mulieribus reliquit Il color della ce- :
ipfae quoque matronae temere ufurpaffent , omnium ra vergine è giallo Apulejo Metam. Vili. p. 260. .
le anche al collo del piede : e allora diceanfi fpecial- trahuntur , ut conftrigantur ; unde & nominantur .
parola armillae per dinotare filmili ornamenti , in qua- mato da firifee di cuojo , 0 fimil cofa : differiffe pe-
lunque parte effi fojfero Si veda Voffio Etym. in Ar-
.
ro nella figura , e nella dilicatezza poiché ficcome -,
millae e Bart olino de Armillis §. z. In una pit- il calceo avea la punta lunghetta , e rivolta all' in-
,
tura del Sepolcro de’ Nafoni Tav. XI. fi vedono due sù , e cìngea non folo il piede ,
ma anche quafi la
Ninfe co ' braccialetti a' polfi } ed alle parti fuperiori mezza gamba : al contrario il fandalo era Jìmile in
d' ambe le braccia .
tutto alla folea ,
ed egualmente dilicato j e tale in fom-
(8) Oltre la già detta firifeia di pelle , come una ma ,
quali appunto fon le pantofole delle nofire donne .
fafeia j che appoggia sulla fpalla finifira , e traver an- f Il Salmafio , il Nigrono , e ’l Ruben non difiinguono
dò la perfona fvolazza fiotto il braccio defiro , ha cofiei il fandalo dalla folea , volendo , che 'l fandalo foffe
ancora la palla , 0 T amiculo ; vejli , che conveniva- fempje feoverto Noi avremo apprejfo occafone in
.
no a donne di teatro , e a ballanti Si veda il Ferra- . più luoghi , e particolarmente nell' illufirare una bot-
ri nel cit. lib. III. cap. 18. e 19. il quale fi maraviglia , tega di calzolajo ,
di parlare piu lungamente di que
perche i ballanti ufajfero tante vejli ,
e lunghe fino al Jla materia .
piedi ,
quando doveano anzi ejfere in abiti
112
con bat-
TAVOLA XXL
li che tiene nelle mani in atto di fonarli
(4) ,
potrebbero farcela chiamar
tere 'uno contro l’altro (5) :
d’oro
le due offa del becco fa fuono Tiìi generalmen-
dieeano vsfìpfàg: 0 anche dì capra alluce IV. Seg.118. . T tendo .
come fi è già da noi avvertito. (y) S. Gregorio Niffeno in Pfalm. cap. 9 .y rS nvy.-
panum degli antichi :
del IV. dell* Eneide fìdXii Ttpèg tò y.vpfictXov ovvoSòg: la collifione del cimbalo
In fatti Servio sul v. 6 4.
col cimbalo Nella moffa in cui fi vede la no-
fcrive : cymbala Umilia flint hemicyclis coeli quibus
. ifieffa ,
,
bala inviceni se tangunt , ut fonent . ideo a quibuf- rapprefentate altre filmili donne in più marmi preffo
comparata funt Catullo così di- lo Sportio p. ai. Tav. XL. XLI. e XLII. e in quefi* ul-
dam labiis noftris .
(linzue l * uno dall * altro finimento de Berecynt. & tima maniche fono due anelli , come nella nofira
le
pittura nelle altre due fono a modo di croce
;
in :
Att. v. 29.
Leve tympanum remugit: cava cymbala recrepant. altri marmi non fi veggono manichi , ma tutto l* emisfe-
tra mani Si veda Lampe II.
E Lucrezio IV. ria fi tiene fretto le il .
a Vopifco in Carin. cap. 15). Lampe de Cymbal. eos deducere in locum , qui circumfonet ululatibus ,
Vet. II. cap. 1. e feg. Lo Sponto Mifcel. Er. Ant. cantuquc fymphoniae , cymbalorum , Se tympano- &
Sett.I. Art. VI. riprende il Gruferò , che chiamo crota- rum , ne vox quiritantis , quum per vini ftuprum in-
la i cimbali: e V Tignorio al c. 1 p.173. nota An- .
feratur , exaudiri poflet Benché l*ufo generalmente.
tonio Agoftini che J'piegò col nome dì crotalo il tim- di quefii ifirumenti nelle fefte di Bacco , e di Cibe-
,
pano. Strettamente i crotali fi diftinguono dagli altri le , aveffe rapporto al ballo Luciano de Saltat. An- .
cavare da un luogo dì Tlinio IX. 35. dove dice hos Graeci dicunt cymbala ballematica Ubi ( foggiun- .
(margaritarum elenchos faftigata longitudine alaba- , ge il Voffio Etymol. in cymbalum ) ballematica dixit
ftrorum figura in pleniorem orbem definentes ) digitis
,
faltatoria , five faltationi idonea Sane pofterio- .
fufpendere ,
& binos ac ternos auribus ,
feminarum res Graeci fixXìJtyiv dixere prò àXXsNbca Gloflae .
crotalia appellant , ceu fono quoque gaudeant , Se mis ad Ifidori locùm illuftrandum facit , apud Suidam
collifu iplo margaritarum Tarla dunque Tlinio del- . legas fìoùA'Cpi'j , td xu p.($aXct '/.rvdsiv , xuì zpòg tÒ'J
:
0 ( per dirlo alla nofira maniera ) a una pera , 0 a Ter ciò potrebbe dirfi quefia nofira una fonatrice , e bal-
ma pina : e foggrunge che quefie perle chiamavanfi larma , che fiotto le divifie di Baccante ci fi prefenti
dalle Dame Romane crotalia ,
cioè piccoli crotali: Nè monterebbe il non portar ella fciolti i capelli ,
La ragione di ciò era , diceafi , perche se una di que- eh* è pur imo de* caratteri Bacchici , come abbiamo
fie perle fi fojfe fegata per lungo , avrebbe formato un altrove accennato : poiché primieramente il Bellori
pajo di piccoli crotali \ Ter una fimile confider azio- fpiegando le Pitture del fepolcro de’ Nafoni , nella
ne lo fiejfo Tlinio nel medefimo cap. dice , che altre Tav. XXXIII. dove fi vede una Ninfa colla chioma
margarite diceanfi timpani : fcrivendo : quibus una non fciolta , e coronata d* edera che fuona un cem- ,
Tofia quefia fpiegazione(chefuJfifia') differivano i crota- un cembalo , ove è efpreffa una Tigre , dice effer co-
li da* cimbali foltanto in ciò che la figura de* primi
, ftei fenza dubbio una Baccante Oltracciò molte fimi- .
era bislunga ,
e filmile ad una mezza pera 3 i fecondi li donne s incontrano ne* monumenti antichi
*
, che ficca-
erano perfettamente rotondi . Generalmente pero fiotto rne agli altri fimboli fi riconofcono per Baccanti non ,
nome di crotali fi comprendono tutti gli finimenti , che han però fciolti i capelli Comunque ciò fia , le don-.
fanno fiuono percotendofi Il Voffio Etymol. in crota- . ne che fonavano sì fatti ifirumenti , e che aveano
lum lo fa derivare da xporéa pulfo Il Sarisberienfe . luogo ne* convivii , diceanfi Cymbaliftriae Tetr.onio .
Policr. Vili. i%. Croton graece pulfus dicitur: Se inde cap .XXII. quum intrans ( nel triclinio ) cymbaliftria.
cymbala fic dicuntur vel muficum notat inftrumentum,: Se concrepans aera omnes excitavit Cornelio Gallo .
'
quod in fono vocem cicoiiiae imitatur In fatti la . (0 altri che fia l* autore de* verfi , che portano il fuo
Cicogna da T. Siro chiamafi crotaliftria , perche bat nome ) così deferive una di quefie graziofe fonatrici
EUV.
II 7
TAVOLA XXII .
0
121
Etunìus paìnvNéapolit:
TAVOLA XXIII. (0
(1) Nel
Catalogo N. T)XXX. Alba decent fufcas : albis ,
Cephei , placebas
(V) Altri non vi riconobbe , che fila di fillira tan- Tibullo IV. Eleg. I.
Amor. III. El. X. 36. (4) Potrebbe dirfi fimile al color di porro , 0 praf*
Deciderant longae fipicea ferta comae . fino , il quale corrifponde anche a quello della ver-
deggiante biada Era praffino famofo tra le di vife
(3) Era fiollenne nelle fefie Cereali vefiir di bian- . il
co. Ovidio Faftor. IV. 619. delle fazioni circenfi : E' nota la pajfione degli anti-
Alba decent Cererem ; veftes Cerealibus albas chi per gli giuochi circenfi , e T impegno di favorir-
Sumite ne le partite , che da' colori fi dtfiinguevano • Nè
T)el generalmente ne’ convìvii , e in altre occa-
refio foltanto nel circo , ma nel teatro ancora , e sulle
fioni di allegrezza fi tifavano candide vefii Si ve- . feerie ebbe luogo quefta diftinzion di colori , e di fa-
tori ,
e de' Signori Romani i minifiri erano albati Bulengero de Circ. cap. 4-8. e 49. Anzi era giunto
Suetonio in Domit. e ivi i commentatori Tra' colori . a tal fegno il lor furore , che ne' conviti fi vedeano
tifati dalle delicate donne ne' loro abiti enumera Ovi- difiinti i minifiri di quelli colle divife delle fazioni
dio de Art. III. v. 183. albentes rolas . E lo fiejfo /addette Seneca Epift. XCV. e de brevit. vìtaecap.V II.
.
n8 T A V O L A XXII.
cingono biondi capelli l’ orciuo-
ghette u,
gucitc (5) ,
che le i
cio deliro (
io ) : e le fiolee a’ piedi (").
e nelle jlatue
ludantes vinda papillas : quentifflmo e rincontro ne' baffìrilìevi ,
Nec tereti ftrophio
velo , che covriva, il petto (5-) Sembrano di canne , 0 di altra fimìl pianta
dove di(lingue il fiottìi ,
nova
li
)
calthulam, &
crocotulam Nonio fipiega: calthulam .
Ma incontrò quefia opinione degli ofiacoli
Antiquarii quejlo vafo
Se crocotulam: utrumque a generibus fiorimi trans- (6) Prefericolo chiamano gli ,
parlando delle Ninfe , che intrecciavano infieme varii e Montfaucon To. II. liv. ìli. eh. IV.
azzurro (7) Apulejo Metani. II. caenarumque reliquiis di-
fiori : ed e notabile l ' unione del giallo coll'
carico , 0 violetto che conviene alle vejli della nojlra feus ornatus .
,
interpreta la calthula ( fecondo la corre- da' Lacedemoni fu detto ’S.vx.Ityis Ateneo III. 5;. :P an-
fiejfio Nonio
.
no II.
,
362. nata . E
vi fu ancora chi vi riconobbe una ballante :
....
humerifque haerentia primis del qual p enfierò Jì parlerà in una nota della Tav.
Suppara nudatos cingunt angufta lacertos .
feguente
e Varrone lo chiama un vejlimento da donna , quod (10) Oltre a quel , che abbìam notato in piu luo-
petftus capiebat Si veda il Manuzio de Tunica Ro-
.
ghi può vederfi il Buonarroti ne' vali di vetro p. 199.
man; Ma ne pur quejlo fodisfece : ficcome fu anche (11) Il Salmafio ad Tertullian. de Pallio v. cal-
rigettata la fafeia lata di Ovidio de Arte III. : nota , che la fiefifa differenza , che prejfio ceos
Qiias tegat in tepido fafeia lata finu Latini era tra il calceo , e la folea , correa prejfio i
de LL. IV. 30. Capitium ab eo, quod capit pedus che 'l calceo e l ' ipodema firett amente dinotano quel : ,
e lo Jlejfo prejfio Nonio : ex pedore , ac lacertis erant calzare , che covriva tutto il piede via folea, e'I Man-
apertis , nec capitia habebant Si veda il Vojjìo de dalo vefiivano la fola pianta
. refiando feoverta la ,
Vit. ferm. I. 29. Ma ben fi vide , che l'incertezza era parte fuperiore Gellio XIII. 20. definifce le folee ejfer: .
ralmente alla palla , 0 ad altra fimile fopravvefie don- fimae teguntur j cetera prope nuda , teretibus ha- &
nefea cinta in tal
,
modo per efprimerfi quefia donna benis vinda funt Convenivano propriamente alle don- .
fopraccitate *&//’ Aulularia , e dell' Epidico , per ejfer e per lo più i Toeti le chiamavarto ajfolutamente vin-
convinti della nojlra ignoranza sul fatto delle vejli de- cula Tibullo El. V. lib. I. efagerando i fervizii , che .
gli antichi : ne le ricerche , e le controverfie degli Eru- fa l' amante povero alla fitta donna , dice
diti in quejlo genere han prodotto altro , che maggior Vinclaque de niveo detrahet ipfe pede .
lo
C1) rtpog0 N pxxxi. - femplìce tenia Tertulliano pero de veland. Virgin, cap. 17
. .
C3) Quefia figura è così ben compofia , e mode- quefia e la calantica fojfero talvolta lo
fiejfo , e corri
,
fi amente vefiita , che non può ridurfi al genere delle fpondejfero alle noftre cuffie covrendo tutta la tefia
,
libidini , il quale par che nè pur convenga alle due II Giunto vuol , che la calyptra generalmente dinotajfe
precedenti Vi fu pero
. chi fofienne il contrario s e
, qualunque covrimento di tefia donne co altri vogliono , f :
00 Molte erano le maniere , con cui le donne ac- Illad. 2, dice , che T x.prjò'spyov era un covrimento della
conciavano il capo e molti i veli , onde covrivano i tefia delle donne , che feendea fino agli omeri , e
fi le-;
capelli Sfittefio legame annodato sulla fronte fembrauna gava con una
.
fafcetta intorno al capo: Snida pereto lo
chiama
. . 7 . ’ ,
,
ta la vefte
(<5) non ha però , come quella , i fondali a’
:
TAVOLA XXIV.
r ejfer diftìntì ì fervi co ’ varìì colori delle fazioni cir- Haec movet arte latus , tunicifque fluentibus auras
censi crede il Ferrari I. de re velliar. III. 4. ejfer nato Excipit
il coftume delle livree né" noftri fervitori : e po- alle quali corrìfpondono i fluitantes amictus di Fru-
trebbe anche dìrfì quello degli uniformi militari "Del re- denzio ( fi veda però su ciò Gronovio II. Obf. 7. e a
.
Codice Teodofiana ( e ivi il dottijfimo commentatore') e deftinate al piacere conveniva la tunica recinga
le leggi dagl Imperatori fatte per reprimere in parte ,
'
0 foluta , di cui Ovidio negli Amori , e nell' Ar-
e por freno alle fpefe eforbitanti che fi faceano nel te fa fpejfo menzione
,
Oltracciò altri dijfe la vefte di .
regalare , e proteggere gli Agitatori del circo , e le don- quefta noftra figura , e dell’ altra compagna non poter-
ne di teatro . Ma
poco giovarono le leggi : il favore fu
fi con certezza dir tunica ma 0 doverfi ridurre -,
fazioni cireenfi . Si veda la Cron. Aleflandr. Efichio , e Folluce nell Efomide , ( dicendo , eh’ era
(5-) Vi fu chi ritrovo in quefta , e nella prece- una vefte comica , e da fervi , e avea una fola ma-
dente due ballerine. F
oline e IV. 103. dice io so nica da una parte con un pallido aggiunto
: e chìa- ,
bene 5 che ’l ballo detto cernoforo faceafi da’ faltato- mavafì efomide perche non covriva le palle ) : O pu- f
(6) ,
ri , che teneano in mano de’ vali, che chiamavanfi re doverfi generalmente chiamar palla fciolta , e difcìn-
;iépvcc . Ateneo XI. 7. anche parla de’ Cernoforì e ’l ta ( come , lafdando fiar gli altri efempii , nelle fi-
Cafaubono fcrìve così : fiatile vas fuit multos coty- gure di Bacco e delle Baccanti vediamo ne mo-
lifco§ in se continens quos fello die quodam fru£li- numenti antichi
, } j e que ’ veli di altro colore po-
bus omne genus implebant , &
ex religionis avitae terfi dir fafee pettorali , 0 omerali , che convenivano ap-
ritibus ad facra deferebant , proprium id fuit minifle- punto a' miniftrì de convivii Si veda Alberto Ru- .
rium eorum , quos vocabant cernophoros Or fìccome , ben de re velliar. I. 13. Cade qui in acconcio di av-
.
dìcea coflui , i Cernoforì portavano tal vafe con delle vertire , che non dee recar maraviglia in quefie
, fe
frutta : e F
oline e , Efichio , ed Ateneo ci fan fapere
,
note fi portano tante diverfe congetture , fenza per
che molti balli fi faceano con fìmili cofe alla mano , ben 10 più decider nulla Foìch'e altro non contenendo .
potrebbe dirfi , che quefie due donne fieno ballanti col quefie note , che i difeorfi fra noi temiti nell ’ ojfer-
dìfeo , e co’ vafi , e panieri traile mani Si veda var le pitture
. ficcome pochijfime fono fiate le co- :
Meurfio in Orcheftra in iicùdi'Jiog fe , che fien p affate fenza contradizione s così nel
Il vederfi quefla , e la precedente figura difein- tempo fteffo , che fi fono prodotti al Mondo erudito
te , fece , che taluni opponeffero a colui , che le fo- 1 Rami con pìccole e femplicì fpiegazioni , fi è
fienea per due minifire del convivio } ejfer ciò contra- creduto anche proprio , pel fine già di fopra ac-
rio al noto cofiume de’ miniftrì convivali eh’ erano cennato , accompagnarvi le rijlejfioni di ciafcuno fen-
, ,
fempre praecinfri , e alte cindti Si veda lo Stuckio
. za a lor modo.
togliere agli altri la libertà di penfare
Ant. Conviv. II. 22. e ’l Fignorio de fervis p. 104. ( ) Il Balduino de Cale. gap. XIV. p. 139. ba-
dove avverte , che i noftri Diaconi ajfifievano , e mi- xeae &
crepidae integumenta receperunt , quae E
,
niftr avano alla fagra cena , colle tonache fcìolte , e taluni excipias, pedes totos operirent j e nel cap. XVI.
calate fino a' piedi , appunto per difiinguerfi da’ fer- pag. 164. diftingue i Tocchi dalle crepide in que-
vi . Rifpofe egli a quefta oppofizione primieramente fto ,che i primi covrivano tutto il piede le feconde -,
,
che non fempre , ne tutti i miniftrì convivali eran fer- lafciavano nudo il tallone , come qui
fi vede . Ma
vi : e che anche quefti talvolta erano difeinti Apulejo . 11 Nigrono , e ’l Ruben fanno le crepide fempre fimi-
Met. II. p. 53. e Flauto Poem A&- V. Se. V. ove i li alla folce cioè aperte al di fopra.
3
commentatori In fecondo luogo
. che febbene ordina-
,
(8) I Latini diceano expapillare brachium per de-
riamente gli uomini , e le donne foleano firignere con nudare il braccio fino al petto Fefto : expapillato .
lando di Mecenate , a cui tal cofa imputavafi a renudato. Alberto Ruben nel cit. lib. I. cap. 1
7. feri-
mollezza , dice ne ut toga dexterum humerum excludebat , ita Itola
:
Invide quid tandem tunicae «nocuere folutae exclufo quoque eodem humero in finillrum brachium
3 ,
Aut tibi veptofi quid nocuere fipus ? rejieiebatur Ma par che
. quefto fi. opponga ad Ora-
e oltre a quefta zìo , che dice
Lydia te tunicas juflìt lafciva fluentes Matronae ( di cui era propria la, ftola
Inter lanificas ducere faepe fuas ) praeter
Ovidio ancora Art. III. 301. C faciem nil cernere poflìs.
Si veda il Ferrari in Analed. cap.
24.
. . .
le fconvenga . Or nell' uno e nell' altro fiftema di ejfer vertì , che V vederfi le figure nelle mojfe che fem- ,
la fi anza di quefi pitture un cubiculo , 0 un triclinio , bran di ballanti , non è Jegno , che fieno veramente
e
Luna , e V altra Dea era ben fituata in quel luogo , tali : ma quefio piuttofio è un artificio de* pittori per
qualora fi voglia riferire a nozze . Ter altro fi ri- dar piìi leggiadria alle figure , ove non fiavi dipinto
flette ,
che Venere , e Giunone fi confondono , e fon la fuolo . E
poi generalmente le donne delicate cammina-
fieffa cofa , per riguardo alle nozze : e le donne folca- vano mimicamente , e quafi ballando Ovidio Art. III. .
no a Venere far voti , e fagrificii per impetrare al- 300. e feg. ove il Burmanno .
E sul penfiero , che foffe cofiei Venere pronuba , o ma non ficure interamente : e ficcome le libidini , e V
maritale 5 fi dijfe , che ben le conveniva lo fcettro in convivio , e tutte le altre rifiejfioni efpofie di mano in
fegno del dominio , che avea la moglie nelle cofe mano j così anche quefte ultime non furono efenti da
domefiiche : onde allorché entrava la fpofa in cafa molte oppofizioni non potendofi mai formar fifiema
: ,
del marito , fe le confegnavano le chiavi Fefio v. . che regga per ogni parte , particolarmente falla ca-
Clavis Si ojfervì Arifiofane Concion. v. i8z. e
. priccìojà fantajìa de' pittori
feg. Ea quefio propofito fi avvertì il cofiume degli
12.6
tavola 6)
XXIV.
capelli H ramufcel-
i biondi i
in cui fono avvolti
.
lo (j) ,
pendenti , che fembran cedri (7) , il
lo colle due frutta
8 a color d’ oro (p),
quale ha nella delira; e lo fcettro
( )
che
non fola di T)ei
confonda poi col mafo- benché lo la fcettro ni? primi tempi un’ infegnu
chiama xe@ctl.lfcafu»
Re , ma ancora di trionfatori , come Jpeffo
; nel-
derivar e di
rio. Il Menagio nell' Orig. della ling. irai, fa Or volle dir taluno , che
‘Plauto , e da Giove- le medaglie offerva .
efattezza le pitture
dove nel riconofcere con pili , fi
Ner. cap. 14. Ma non parve ciò detto fenza
ferito
è trovata qualche diverjità tra quejle , e'I Catalogo: appartenerfi
V* fu chi credette il nofiro fcettro
0 dove fi è creduto , che 7 color delle vefii potejfe (9)
alla Race 'la quale in piu d'una medaglia apertamente
gio vare alla intelligenza della figura ,
avendo potuto il pittore su tal campo far neri i ca- v. 417. e feguenti così canta di Bacco
'Ó ìodpiuv ò àicg nottg
pelli
Clemente Aleffandrmo tn xporp. Xodpst [Lv SaAauny ,
(7 ) Orfeo preffo è'
1
cedri afferma che quejìe frutta chiamavanfi da' po- sì perche Orazio ode 17. inculca ne' conviti la
lib. I.
,
poli della Libia pomi dell’ Efperidi , che da Ercole pace , e proibifee le riffe , che dice effer proprie de'
furono in Grecia trafportati , e detti d’ oro a cagio- Barbari ; avendo forfè riguardo alla cena de' Lapitì.
ne del lor colore per la loro rarità non fi foleano
. E Si accordò , che forfè non era inverifimìle poter que
ne' primi tempi adoperar per cibo , come nello fieffo fa figura efprimere la Race , convenendole general-
Ateneo dichiara uno de' convitati effere fiato cofiume mente ogni fiorta di pomi } ma fi avvertì , che' Ira-
de' lor antenati : e di un fiecolo prima l' attefia Rlu- mo , il quale fi offerva sulle medaglie in mano della
tar co ì ma
fi confervavano nelle caffè
per mantener Race , ordinariamente e creduto di ulivo .
le vefii illefe dalla tignola , e odorofe Non 'e dunque . I pomi d' oro fecero formare due altre congetture
maraviglia , fe appo gli Spartani fi offeri fiero agli fopra coflei , volendola alcuno per Giunone , altri per
Dei , come avverte Timachide preffo il me defimo Ate- Venere Il primo confiderava , che lo fieffo Ateneo .
neo , e fe foffero con p articolar culto dedicati a Bac-nel cit. cap. 7. p. 83. dice che racconta Afclepiade
co } il quale celebravafi per autore di tutte le frut- aver la terra prodotto /’ albero , che facea tali frutta,
ta. Si veda Spanemio de U. & P. Numifm. diflert. IV. nelle nozze di Giove con Giunone : alla quale anche
fregio fimile a un capitello in cima del quale ve- Lo fcettro è fpecial (imbolo di Giunone Regina de-
,
fi
de un globo S' incontrano Jpeffo de' fimili fcettri or-
. gli Dei 5 e collo fcettro fpcfiìffimo ne' monumenti s' in-
nati nello fieffo luogo di fregi sì fatti Lo fcettro di . contra . Il diadema , 0 faffetta ,
che le cinge la
Giove avea in cima un' aquila. Raufanìa V. n. fronte ,
per la fieffa ragione le vìen dato dagli ar-
e tale era lo fcettro dato in dono da' Tofcani al Re tefici j
e da' poeti. Apul. Met. X. Il velo di color
Tarquinio ,
il quale rimafe poi cC Confoli : Giovenale giallo corrifponde al flammeo , eh' era quel velo , di
Sat. X. v. 38. Lo fcettro di Giunone , di cui fa cui le fpoff covrivano il capo : e perciò proprio di
menzione Raufanìa avea in punta un cucu- Giunone dea delle nozze La, fiopravefte azzurra con-
II. 17. , .
lo , fitto la figura del quale Giove la prima volta viene alla dea dell ' aria , qual e Giunone detta da
gode la forella Nella menfa Ifiaca Ofiri , ed Oro
.
Orfeo Hymn, in Junon. dspópiopfog Il fecondo con .
tengono i loro fcettri che terminano in tefie dì fpar- egual felicità attribuiva tutto a Venere : poiché lo
,
-
in una medaglia preffo Antonio Agofiini dial. V. Cibe- poeta il quelle parlando de' pomi d' oro e de' ce-
, ,
U ha un fcettro fimiliffimo al nofiro qui dipinto Era dri , dice .
Poiché
, .
che
(1 ) Nel Catalogo N. DXXIX. ne la debolezza corrifpondenté all * atto in cui fi ,
00 Virgilio Geòrgie. III. v. 83 .parlando del mali' vede di effer da una donna legato Dice in fatti .
to de Cavalli , dice
’
Virgilio
. .bonetti.
.... color eli deterrimus albis *
Spadices ,
glaucique .' color eli deterrimus albis Et gilvo
Et gilvo .... dove nota il Daniello : altri Dofolini fii appellano }
dove nota Servio : gilvus eli color melinus : ma piti è fono di due forti * cioè bigi , e cervàtti i primi :
chiaramente Ifidoro XII. i. gilvus eli color melinuS fonò di muri valore poco i fecondi fi apprezzano <
;
fubalbidus ; effendó il colo? gilvo lo JleJJ'o , che V ceneri- Galeno III. de ufii paftium ojferva , che fon generofe le
no detto perciò da * Greci (fnichot; , OTtobictiog * e trito -- cavalle che han bianchi i piedi , Noi in una nota
*
bbstòjg . Lo JleJJ'o Ifidoro nel c. 1. par chè lo confonda della Tav. XXVI. famineremo V
e opinione di Virgilio
col dofinus , fcrivendo del color dé cavalli : dofinus ' sul manto bianco de i Cavalli .•
diiSlus , quod fit color ejus de afino.' idem cine- & (}) I Capelli del Centauro fon biondi * ficcarne e
reus . Sunt autem hi de agrelli genere orti quos equi* biònda ancor là chiòma della Baccante * difciolta
*
Jeros dicinius , &
proinde ad urbanam digflitatem e fparfa in modo
*
che fembra effer fpinta in dietro
tranfire non pofllmt . E
quindi per efp rimere forfè la dal Vento * corrifpondente così alla mojfa del Centau-
falvatica , e rujlìca natura de * Centauri ha datò a ro s che corre .
quejlo il pittore tal manto o anche per dmojlrar- -A quefio Jegnó fi riconofee la donna
(4) una
:
effere
Bac-
.
per efprimere la pazienza fervile degli amanti nel Inter Joniacas calathum tenuifle puellas
fojfrire l imperiofe donne
’ . Altri poi volle , che in &
Diceris , dominae pertimuiflè minas .
quefla pittura fi rapprefentajfe forfè qualche Bac- e v. 81. e 82. (/è pur quefii due ver fon di Ovidio)
fi
cante amata dal Centauro , che lo cavalca nella Crederis, infelix, fcuticae tremefa&us habenis
fiejfa maniera ,
che Achille prejfo Filofirato II. Im- Ante pedes dominae procubuiflè tuae.
mag. II. , e prejfo Tzetze Chil. VII. 19 4. caval- Altri generalmente avvertì , che Etimo XXXVI. nu-
ca il fuo maefiro Chirone . E
se coftei lo tien pe’ merando i miracoli della finltura , che a’ fuoi tempi
capelli , e legato lo guida e col manico del tir- fi vedeano in Roma
, ,
dice , che tra i beltijfimi pezzi
fo ( non già colla punta , come avrebbe dovuto raccolti da Afinio Bollione vi erano : Centauri Nym-
figurarfi , se fi foffe voluto efprìmerla nemica ) lo phas gerentes Archefitae . E foggiunfe , che qualche
percuote non per ucciderlo , ma per guidarlo a fuo Mitologo nel raccontare il fatto di Neffo , che nel tra-
modo j e correggerlo par che fi figuri in uri azio- ghettare Dejanira pel fiume Eveno volle ufarle vio-
-,
ne filmile al penfiero di Ovidio Epiftol. IX. v. 73. e lenza , nota , che i Centauri foleano fiare alle rive
74. dove d' Ercole fottopofio al comando della bella de’ fiumi per traghettar le donne , e abufarne.
loie così dice
132
-TAVOLA
L A XXV.
che ha Nota è poi 1’ attenenza , che han-
nella deftra .
delle rap-
nere (7) e i monumenti antichi ci fornifcono
:
prefentazioni Umili (
8
) a quefta pittura, la quale (9) per al-
Bacco .
Ninfa .
Centauri portati con eguale intem-
Si fingono i
(?) come abbiamo altrove accennato , in-
IJfone j
(7)
gra- peranza al vino libidine : e ficcome abbiane
e alla
vaghitofi della Regina de Cieli , e dimentico della
,
* y y
uomini e degli 'Nei . Cofiui fu dato ad educare alle ti la favola ci fornifie degli efempii moltiffmi in que-
,
nella Teffaglia , e da "effe fu fto genere Oltre alla violenza , e rapina tentata da?
Ninfe sul monte Belio .
che aveano la parte fiuperiore ài uomo , la parte infe- di Neffo j che volea su gli occhi di Ercole far vergo-
rior di cavallo Cosi e riferita quefta avventura da
.
gna a Nejanira moglie di quefto , da cui fu perciò [net-
Dio doro IV. 69. e 70., ed elegantemente defcritta da tato: narra Nio doro IV. 12. che lo ftefifo Ercole uc-
B induro Pyth. Od. II. S impegna Galeno III. de ufu cife il Centauro Omado per aver violentata Alcione
y
parrium a far vedere , che non pub convenire col- forella di Eurifteo Apollodoro III. 9. racconta , che
-,
y
la natura sì fatta unione , conchiudendo , che a Boo- la vergine Atalanta uccife i Centauri Reto , ed Ileo ,
ti è lecito tutto Molti procurano di ridurre la favola
. che avean voluto affalirla nell * onore: e Tolomeo Efe-
alla fioria Tzetze vuol , che una Regina di Egitto
: ftione prefi 0 Fozio Cod. 190. riferifee che le Sirene ,
y
per fottrarfi all importune richiefie di un ofpite di furono dette Centauricide , perchè ammazzati aveano
y
fuo marito fece accoglierlo in fino luogo da una fer- molti Centauri , ch erano di effe invaghiti Or dun- .
y
va chiamata Aura Balefqto all incontro penfa , che . que se i Centauri erano del coro Bacchiso , e così portati
un luogo della Teffaglia detto Nube
y
certi giovani d alla intemperanza del vino , e alla sfrenatezza [enfia-
le: facile e il concepire , perche Agragante intagliaffé ne*
( vefjèhYj } che furono i primi a montare fi,opra ca-
valli nell’ infeguire alcuni tori diedero oc cafone bicchieri Baccanti unite a Centauri : Blinio XXXIII.
(6),
a farfì credere mezzo uomini , e mezzo cavalli , e 12. e perche in una gemma del Mufeo Carpegna ripor-
origine alla favola de* Centauri , cioè pungitori di tata dal Buonarroti nel cit. 1 p. 43 6 fi veda un Cen- . .
ce , che V cavallo dì Cefare avefife i piedi di avanti dal Signor de la Chaujfe Thef. Er. Ant. To. I. Seft.I,
fimili agli umani Blinio VIII. 42. e Suetonio Caef. c.61.
. Tab. LI. efprime lo ftefifo se non che Amore non ha ,
B
Anche anfani a V. 19 fa menzione dy un y antica [cultu- la corona di edera
..
Il Maffei , e la Chaujfe lo [pie- .
y
ra , in cui vedea un Centauro co piedi di avanti uma- gano allegoricamente per la potenza di Amore fiopra
fi
ni , e con que di dietro foltanto di cavallo Ne’ mo- tutti , anche [opra gli animi più rozzi , e ferini . .
-,
tengono , fpejfo s'incontra quefto Nio su cocchio tira- ha efprejfo Amore ifteffo , che unitamente con Bacco
to da Centauri : bafta accennar per tutti il bellijfimo fimboleggiato nell edera ) lega il Centauro , e ne ’
(
cammeo del Mufeo Carpegna illufirato dal dotto Sena- trionfa : così il noftro pittore [pieghi qui il
medefi-
tor Buonarroti , il quale porta due principali ragioni
mo penfìere colla bella Baccante fi ricordò a pro- . E
di quefta attenenza dì Bacco co' Centauri : la prima
posto quel che dice Tibullo I. El. 9.
perche ejfi fi fingono arnìcijfimi del vino onde Nonno Ipfa Venus magico religatum brachia nodo
;
m Dionyf. XIV. 167. dice di un dì loro Perdocuit multis non fine verberibus
.
per
i . . ,
1
37
Et it/ttusJtabU'Jfea/toRti
finiftra
CO Nel Catalogo N. HXXIX. 1. da* faggi O in vero dalle Cavalle
.
colle quali di-
CO II primo
che rapprefentaffe Centaurejfe
,
, fu ce , che fi folle congiunto il figlio
, fi
ma e le mogli ancora, e
munali , ufava tutta T arte ne
y
foggetti non ordi- 1 figli e le cafe fijuafi che
,
, che latta- mo tra * Latini che ne abbia parlato , par che fia
va i fuoi figli : e conchiude , che fu ammirata Ovidio Met. XII.
,
il fuo
lavoro fallo fieffo quadro di
Zeufi ) con quefie parole : Credevi tu certamente CO Virgilio defcrivendo Hidone vefiita da caccia-
,
trice , Aen. IV. 138. dice crines nodantur in
che la razza Centaurefca folle nata dalle . . . .
(8)
menti l’intenzione M.
Livio lib. I. cap. Z3. e ‘Plutarco in Camillo voglio- hodie fic gellant , geftaruntque olim feminae , ad
no che V primo , il quale ufaffe cavalli sì fatti ne imitationem forlan phalerarum .
petto ,
vxoQvp.ictS'sc chìamavanfì ,
di cui fa menzione fimil cofa .
con una collana fintile alla nojlr a a armacollo Lo Se bef- fira Centaurejfa , fojfe fila figlia
.
Anzi credette egli .
corrifpondano alle phalerae : Noi traferiveremo qui le ciano che la Centaurejfa tenea uno de' figli traile
,
enim pruno quaedam in columnaTrajana imagines cum figli della Centaurejfa di Zeufi uno avejfe forma tut-
tali ornamento quod phaieras fuifiè puto Deinde . ta umana , l' altro mezzo cavallina quefio pen- . Ma
,
e fi av-
imitatur Liber Pater in ferto ex floribus ,
cujus ef- fiero incontrò delle rifpofie ajfai fùngenti:
figies eli in tabula marmorea Romae , Se cum ab aliis, vertì , che il Gronovio corregge quel luogo di Lucia-
no in modo , che dica : uno , e altro parto nella
Luca Guarinoni eruditorum bono publicata , 1’ 1’
tiim a
quam inter alia rariora antiquitatum monumenta fer- tenera età già fiero e terribile e così fvanìfee ogni :
vo . Catenas quoque aureas viri praefertim militares dubbio , e ogni fofpetto di differenza .
J 3g
TAVOLA
T Aw — V x. XXVI.
M fon da
fcendendo le attraverfa le reni ,
fin idra inaila
orecchie 'appuntate e
cavalline ;
il color
le
W
offervarfi
parte non umana e 1 fettone, o col- -,
XV. e XVI.
e nel Satiro della Tav. IX.
vel Germanomm no-
vel efttideris more Parthorum , Filofirato feguitando a parlar delle Centau-
German. cap 38. dice (7)
do vinxeris Tacito de mot .
Amphith. Ep. III. chiama , capei- menta Il Daniello commentando quel verfo di Vir-
.
in nodo Marziale in .
che pure al
' ora li biafimi , peffimi chiamandoli Ma è da confi- .
Reale delle ,
dello ftal-
tirfio o a qualche altro [eguale fi riconofcono per Bac- derai- diligentemente , che in quel luogo
lone non parla come fa ora in quello , ove un
,
per-
canti . Si veda il Muf. Rom. To. I- Sect. II. Ta. IX. ,
bella e per-
XI. Ber altro le vere Menadi aveano i capelli fciol- fettiliìmo ne deferive ; perchè a voler far
e
cavalle bai
fetta razza , bifogna che gli (talloni , e
le
ti , come efprejfamente Euripide , Virgilio e Ovidio ,
pelli di fiere , come abbiam veduto nel Chìrone Ovi- . a ricorrere alla difiinzione di Servio tra T albo ,
e l
Si
dio Met. XII. parlando della bella Centaureffa Ilono- candido o ad altra rifleffione : altri lo efamini
:
.
fon quelle della Teppaglia la parte fuperiore era dì -, imitato da Virgilio Aeneid. XII. v. 84.
donna , e di donna bellijfinia interamente , fuorché Qui candore nives anteirent , curfibus auras :
taurefle
( egli dice ) , fe non fi guardi la parte car trionfo. Infatti Servio ivi sul v. yq3 .fcrive: qui
vailina ,
fon fimiliflime alle Najadi fe infieme con : autem triumphat albis equis utitur quatuor Il co-,
,
.
quella fi ccnfiderino ,
rafìomigliano alle Amazoni. fiume di ufiar nella quadriga trionfale cavalli bianchi ,
Nella noftra pittura le orecchie , con piu proprietà Rroperzio IV. El. I. 32. lo ripete da Romulo
per altro 3 fon di cavalla , non di capra , 0 d' irco , Quatuor hinc albos Romulus egit equos .
Livio
.
143
(0 Nel Catalogo N. <D XXIX. 2. Neronis principatu primutn arbitror Offentabat cer- .
per
,
*4 7
I MHJ
TAVOLA XXVIIL W
UPERA di molto quella pittura le
tre altre compagne Tue , le quali fono
anche belle e gentili, e fembrano ope-
ra della ftefia mano . Tutto nella Cen-
,
taurefla è graziofo
e delicato e tut- :
CO Nelle tre altre Jì offerva anche una gran in quefio attacco dovea impiegarfi : come lo avverte
maejtria in quefia parte ma
qui è fomma la finez-
:
Filofirato nel fio Chirone lib. IL Imm. II. Il dipi-
za dell ’ arte , con cui dalla carnagione donnesca gnere ( ei dice
) un cavallo commefio e congiunto
Ji p affa infenfibilmente al pelame cavallino Luciano . a un uomo j non è cofa Angolare Ma il combina-
.
pi 3
dove fi congiugne e fi attacca al corpo donne- termini 1’ uomo ; quefio io giudico che fia cofa da
fico il cavallino è infenfibile e ’l pafiàggio è tale, gran pittore Quefia finezza
,
, .
,
e quefii tratti maeflri
che inganna 1’ occhio , nè fi conofce , dove V uno di pennello a che da volta in volta s’ incontrano nel-
le
. . . . . . , ,
. . , , .,
144
tavola XXVII.
quello riconofce egli agevolmente da
ciò folbefo da ,
fi
fonar
chiaro Egli è in atto d’ mfegnare a
W .
e il quale
a un novanetto ,
che la tiene in mano , .
rus così
dextra vero Converrebbe queflo sfinimento col p enfierò di
finiftra manu arma , Se leporem ; in (6)
nelle Note
quae lìipfaf appellatur , 8c. fivpcrzy , ìdelt effer qnefio Centauro Chirone , avendo già
beftiolam ,
laciano della Tav. Vili, avvertito , che n era egli perìtiffimo ,
utrem vini plenum, in quo iibabat Diis in
.
Aftron. Poet.
volle promuovere il dubbio , se Si rifpofe però da alcuni , che [ebbene Igino
fi avvertì da tal , che sulla caufa della
mai il pittore avejfe qui voluto rapprefentare fiotto II. 7. tra le opinioni , che riferisce
per co-
divi dì baccante il faggio Chirone 0 per un capric- morte di Orfeo , dica che ciò fojfe fiato fatto
fi era
cio difua fantafia , 0 anche per dimofirare , che gli mando di Bacco degnato con Orfeo , perchè nonf
Ovidio ,
uomini faggi fono anch ejfi amici dì Bacco Si ve- ' . dato da quello lodato tutto altro però vuole :
e
ciore tra 'l rofi'o , e T
nero , e corrifponde al cafia- nuovo il vederfi la cetera in mano delle Baccanti ,
gno i sì che il Tuffo dice Centauri particolarmente
de' che tirano il carro di ,
Bajo è caftagno , onde Bajardo è detto Bacco Montfancori To. II. Part. 1 1 III. c.i 7.
. Treffo il . .
TAVOLA XXIX .
0
(3) Omero diflingue tre forte di fedie , il trono, Ss svisXsg'spog Yjy 0 Sifpog Il trono è una fedia nobi-
:
tl clifmo ,
il difro Il trono conveniva alle perfine^
. le col fuppiede , il quale chiamano treno , dalla parola
cui voleva farfi onore e difiinzione j ed era così al- 9p 7j(70tv9 a.i ^ federe . Il clifmo è fatto con indultriolo lavoro
to , che dovea porvifi un panchetto fotto per appog- per ripofarvi e reclinarvi!! Di quelle più lem-
.
.è
giarvi i piedi
Il clifmo era pili baffo del trono ,
. plice , e di minor prezzo Ateneo avea
il difro .
e la fna fpalliera era alquanto piegata {non diritta detto lo fieffo nel cap. 4. pag. iyz. dove pero
lib. V.
come nel trono ) per reclinare il doffo ,
e ripofarvifi . Il par che confonda Qpóvov , e Gpfjrjv In Efichio fi con-
.
dilo finalmente era una panca , 0 uno fgab elio proprio fonde y.Xsiayèg ,e Qpovog Si veda anche /'Etimologico in
.
** fa fi der Minerva nel trono , mentre egli fi adagia flauti per altro tali difi inzioni tra quefie tre fedie in
sul clifmo e al contrario ad Uliffe
: che comparve da
!
, Omero poiché Iliad. XXIV. confonde efpreffamente
:
mendico avanti a Proci , gli fi affegna Odyff. XVII. il trono col clifmo e dopo aver detto
,
v. 330. e feg. il difro. Eufiazio sul IV. dell' Odif- Eviti fato Qpóvv moto ,
Achille
. . . . ::
g
TAVOLA XXVIII.
con cui tocca le corde del-
della finiftra mano
mento ,
e quel-
la lira (3)
è vago ; ed egualmente leggiadro,
parte del am-
la onde inoltra voler toccare con una
bulo W, che tiene nella
deftra, l’altra parte, che con
fantafia veramente nobile e
pittorelca fi è pofta dall ar-
colla bni-
tefice deftra del giovanetto ; il quale
nella
della donna , e rielce sul-
ftra , che palla fiotto il braccio
la fipalla di lei {Lettamente fi abbraccia La vefte del ,
.
e in que-
lazza pendente sul braccio della Centaura
:
le n oJlre pitture , ci fan confermare nel f enfierò , fa Ilonome di pettinarfi , ed acconciarfi la chioma per
ignora- comparir più bella a gli occhi del fuo vago Cillaro
che molti degli artefici che le faceano , non
E' mirabile qui l' artificio del nofiro pittore
vano /’ arte , ma per lo più la traforavano , ne fi (6)
nell' aver fatta tal collana , che a' Cavalli egual-
prendeano fempre la pena di correggere i primi trat-
come potean ben fare , offer- mente e a donna convenga. Virgilio Aen. VII. 178.
ti de' lor pennelli -, ,
alcuni finimenti ufiualiflìmi , adattati al ballo , e al le Sat. XVI. v. ult. parlando de' doni , che aveano i Sol-
quali polli tra le dita fanno dati in premio del lor valore dice
canto delle donne
:
, i ,
di Diana ,
dove lì dice : E Sìlio Italico XV. 2 SS- e allo fi effo propofito dì-
altri co' cimbali Cafaubono ad Ateneo V. falere fimi li a' battei Non e però ficuro tra gli Eru-
. Si veda il .
4. e Sponio Mifc. Er. Ant. Sedi. I. art. VII. Tab. diti a qual parte de' cavalli corrifpondano le falere :
XLIV. p. Comunque fia bafia al nofiro pro- volendo altri , che fieno un ornamento della fronte ,
,
(5) Si veda Ovidio Met. XII. 409. a 41 1. dove fo e del petto de' cavalli ,
.
TAVOLA XXIX.
’ . .. . à
. . . . . ..
ftra : Lo
che foftiene il Genio a man deftra
feudo (17), ;
tato ,
quanto ben le convenga feettro lo 6. Onde da Alceo è detto Xof/og KapiyJg
5" Da prin- .
(13) Omero Od. I. 130. dice parlando di Miner- cìpio fifervivano per elmo delle pelli degli animali ;
va ,
che Telemaco quindi refiò , che 7 cimiero fofea farfi di crini di cavallo.
A ’irrrjv «T eg Qpóvov sTcrsv a,yav utrò Ara 'KBTÓ.aaaq Speffo vi aggìugneano tre penne diritte , e alte piu delle
Lei conducendo collocò sul trono altre Si veda Fottero Ardi. Graec.lII.4. Dice Folibio
.
Difendendovi l'otto de’ tapeti ; VI. 21., che V pennacchio ferviva per ornamento di
e nell Iliade XXIV. 644. e feg. chi lo portava , e per terrore di chi lo guardava >
. . . K ai prg/ect y.ctXà facendo comparir la perfona più grande e maefiofa .
IlopQvps sy.fciXssco ,
sopiti cu t epjTtepQs TUTtY/Taq (17) Virgilio Aeneid. XII. 33.
I bei panni di porpora fpiegarvi, Sanguineus Mavors clypeo increpat.
E difendervi poi fopra i tapeti. Quefia forte di feudo propriamente chìamavafi Cly-
Avverte Ateneo II. 9. p. 48. , che Omero difiingue peus Varrone lo chiama rotondo, e concavo. Ovi-
.
Xlrot , e pìjysct , facendo femplici i primi , perche fo- dio paragona T occhio di Folìfemo a un clipeo Me-
no spcópiaroi y.aruTèpa , che fi pongon l'otto belli , e co- -, tani XIII. 851.
lorati 1 fecondi , che fono 7tspispùy.cact , diftefi intorno, Unum eli in media lumen mihi fronte, fed inftar
e fofpefi In fatti Eufiazio sul detto luogo di Omero
. Ingentis clypei :
dedicate particolarmente a Utnere Fulgenzio Myth. . ad Aeneid. I. 29 6. fcrive: Mars appellatus eli Gradivus
III. 4. S. Girolamo nell’ Epiftole dice: Hi norunt, quod a gradiendo in bello . Sive a vibratione haft ae
. .
. .
flos Veneris rofa eli , quia fub ejus purpura multi la- Vel ,
ut alii dicunt ,
quia a gr amine fit ortus infatti . E
tent aculei ficcome Efìodo nella Teogonia lo vuol figlio di Giove ,
(15) Albrico de Deor. Imaginib. in Marte tra le e di Giunone così al contrario Ovidio ne racconta altra
-,
armi ojfenfive , e dìfenfive gli dà anche galeam in ca- origine . Dice egli Fafor. V. v. 231. e feguenti che
,
pite Nelle medaglie , e ne' baffirilievi fempre ci fi
. dolente Giunone per aver Giove generata Minerva fen-
rappr eferita elmo in tefia Era egli il Dio
coll' . za marito j e dubitando ella poter effer quefto efempio
delle armi , e della guerra Diodoro V. 74. affer- . dell' ultima importanza per le mogli volle anelo ' efifa
,
ma ^ che a lui fi attribuiva l' invenzione di tutta T ar- tentar di fare de' figli fenza opera del marito . La
matura militare Flinio pero VII. vuole , che gli
. Ninfa Cloride l ' appagò , tnofirandole un fiore , che al
Spartani mventaffero l’ elmo: e Apollodoro I. 4 fcri- . folo toccarfi , rendea gravide le donne . Lo prefe Giu-
ve , che i Ciclopi lo fabbricaffero da prima a Fiutone , none , e così divenne madre di Marte
il quale per altro non fittole coll' elmo in tefia incontrar^
(19) Sono con proprietà impiegati qui gli Amori-
mai Frequentiamo però ad ogni modo e il vederfi
. ni nel fofiener i [imboli dì Marte , e di Venere della
,
Marte colla celata , feudo ,
collo e coll ' afia . quale , come dice Orfeo
(16) E dì color fanguìgno : affai propriamente Ttdvieq
,
TAVOLA XXIX.
predellini M : tutto a color d’oro W . Il primo appavtie-
ne a Venere W . La colomba M ,
che fi vede pofar sul
» che
Cras Dione jura dicit fulta fublimi throno
Achille falcò fubito dal trono £' noto , che le colombe eran confagrate a
(7)
foppiunne dello fìeffo Achille
Venere Ovidio Metam. XV. 386. le chiama Cythe-
, ,
'itero
«a .fato.
rr
reiadas e altrove parlando di quefia Dea
Tornò a feder nel clifmo , end’ ,
Ettore sul difro . Si noto Perque leves auras junitis inveita columbis.
e nell’ Iliad. VII. fa feder
Greci fornendo le cofe Ro- Da Marziale Vili. Epigr. 38. le colombe fon dette
ancora, che gli Autori
curale Smda in Spo- Paphiae per la fiejfa ragione Fulgenzio Mythologic. .
nofee
Vofifio Etym. in Pulvinar , il pul-
una , e dell altra Faufiina prejfo il Mezzabarba (8) Difiingue il
V '
un pavone rapprefentante vino dal pulvinare ; voletido che ' l primo fierviffe per
fi vede il trono con fopra
,
Giunone , col motto Junoni Reginae 7 rapprefin- . E federvi , il fecondo -per appoggiarvi il capo non . Ma
e frequente fempre è vera quefia difiinzione Apulejo Metam.
tarfi le deità per mezzo fimboli
de loro .
In Omero dove fi nomina trono , fi vede cioè col letto fiejfo , dove fi pone ano le fiatue degli
(4) ,
panchetto con quefie 3 0 filmili parole, Dei nel follenne pranzo , che fi apprefiava loro Ser- .
fpejfo foggiunto il
virò Sè Oprjwg xocrh rjsv vio Georg. III. 533 Pulvinaria , proprie leituli , qui
.
virò tuv h ttj A’rTixjj xctàé[jisvov Opavlov : La bafe , ti confondono il lettifternio colla fedia , 0 trono :
eh’ è fotto i piedi di Giove , la quale nell’ Attica potrebbe ciò intenderfi ne' troni delle Dee , alle qua-
chiamali Qpuvlov . Si veda il Buonarroti ne Meda- ’
f
li ne' agri pranzi fi apprefiavano le fi die , non i letti -,
che fpejfo s* incontrano dati al trono , e con altre fil- Venere Murtia , 0 Myrtia, che fi vuol così detta dal mirto.
mili ragioni (10) Grande è la diverfiìtà degli feettri , che s'in-
(?) Virgilio Aen. X. 115-. contra negli antichi monumenti Si veda Montf. fup- .
.... Solio tum Jupiter aureo plem. T.I. PI. XXI. e XXVIII. Majfiei Racc. di ftatuC
Surgit Tav. XXVII. e Admir. Rom. Antiq. Tab. XXVIII. In
E yjfiffsov Qpóvov lo chiama anche Omero Iliad. XIV. titano a Giove nella Tav. VII. ,
e in mano alla don-
2-38., il quale fpejfo gli dà aggiunto di ,
Scu- V na della Tav. XXIV. anche ne abbiamo veduti due
SctXéa , bello ben lavorato ; come fono i due qui dipinti. diverfi tra loro e da quefto .
, ,
(fi) Si legge nel Pervigilium Veneri» (11) Omero nell' Inno a Venere dà a quefia Dea
firn-
x
. . ,. ,
TAVOLA XXX. w
E pitture ,
che in quefìra (ù e in più
Tavole feguenti fi comprendono fono ,
rapprefentare in quefii putti l’educazione de' fanciulli tramontava Soggiugne poi degli Etiopi , che non com-
.
Degli
, . ,, ’ ^ ] . . .
o tavola X XX.
laccata L’ altro colle due mani fi
accomo da
, , •
• flato in moda così che le donzelle , e i fan-
il ballo ,
Sat IO> ^ ^
eli nomini ferii pero difapprov avano fem-
n
ni su
/c
/ corpi celefii
peir efempìo
pali da principio per onorar off g
lem. mi
befferò evenute
]
,
mon. f 7 dottiamo Benedetto Averant Si veda però T Aver ani nella cit. dilT. XVIII. e XVII.
fr« le prime e
fertat. XVIII.. Comunque pero ciò fia
apprendere a loro Jigu Se pur non voglia difiinguerfi tra i balli ferii e gra-
principali cofe , che /accano vi , come eran quei de Lacedemoni » e i molli ed
L la mufica, e' l ballo : quella
te , qutp a render il corpo
a ben formar men-
agile e ben compojlo
nel
U
effeminati quali erano gli fonici , ed altri sì fatti :
,
'
come vedendofi per altro che anche preffo Omero II. XXIV. ,
e robufto ;
muoverfi e nel camminare, e fermo eh' erano
,
lodava grandemen- z6i. ‘Priamo rimprovera a’ fio i figli ,
Oidi? xopolg
(T) KpóraXov ib'iug o truffòy,svog mXapiog ,
mi m-
’Ev TtoXép.CO .
raì'g
X £P^ XGcQd7t£p xpórov ànoTeXw : Il crotalo pro-
Son nella guerra ancor Tempre i migliori j
tra quali Pirro , figlio di Scoliafte di Arijtofane in Nubib. e con lui Suida in
no eccellenti nel ballo -,
coltivò tanto queft arte , che fu inventore ’ xpÓTttXov . Macrobio Sat. II. io. riprende il coftume
Achille ,
Luciano nel de ’ Romani di mandar i figli e le figlie a fcuola di
del ballo detto dal filo nome Pirrichio . ,
XIV. il quale attribuifee ballo colle parole di Scipione Africano Emiliano Eunt
cit. 1. Si veda Ateneo 6. ,
,
Erano come e noto .gli Spartani non fo lo feverifimi e ingenui. Haec mihi quum quifquam narrabat
,
.9 rr% m
. rii ........
poteram «
animimi liKAfAC fuos
inducere ea liberos
.. : nAITIr
IllftC homines no-
guerrieri , ma rigidi ancora fino all eccefo nell'
*
,
foggi licer e a una taglia il loro Re Archìdamo per aver rium plus medius fidius in eo ludo vidi pueris virgi-
,
Educazion de’ figli,- Lo fteffo negli Apoftegmi fcrive , filium , non minorem annis duodecim cum crotalis ,
che 1' Eforo Eteocle non volle ad Antipatro dar cin- faltare quam faltationem impudicus fervulus honefte
:
quanta ragazzi per oftaggi , sul motivo , che fuori del- faltare non pollet
la patria fi farebbero male educati ; ed offerì in luo- Ecco i ragazzi , che ballavano co' crotali . Se ì cro-
go di quefti un doppio numero di donne , o di vecchi : tali fignificafferò fempre le canne , o legni fefiì ; fareb-
ne volle colle piu afpre minacce rimuoverfi dal fuo be chiaro , che ’/ noftro pattino fi prepari ad un ballo
fentimento Aveano anche una legge di Licurgo gli non onefto
.
benché da Clemente Aleffandrino , . Ma
Spartani , per cui ogni dieci mefi tutti i ragazzi fi altri fi difiinguano i crotali da cimbali , e da timpa-
prefent avano agli Efori , i quali , se li trovavano piu ni-, fempre è vero però che fatto nome di crotali
graffi del dovere , li batteano Si veda il Lorenzi de s'intendano molti e diverfi finimenti , come abbiamo al-
.
Natalit. ScConviv. cap. IV. Or quefio popolo così attento trove avvertito-, e perciò non può affermarfi con ficurez-
alla cura de' giovani credea efere una parte necejfaria za , che ì crotali nominati da Scipione e dagli altri , ,
della loro buona educazione il ballo Ateneo dice nel che gli unificano al balli impudici , fieno le canne , che
.
cit. c. 6. che in Sparta tutti dopo il quinto anno impa- in quefte pitture fi vedono Ed ad ogni modo , fe han .
rano a ballare il Pirrichio: e poi foggiunge altre forte di quegli autori intefio parlar di canne , o di legnisi fatti ;
balli da ejfi tifati Tutto diverfamente da' popoli della può fempre dirfi , che convenivano bene per la femp licita
.
Grecia penfavano i Romani , i quali credeano il ballo loro a qualunque ballo donnefeo , o puerile , allegro e
una cofa vergognofa , e da pazzo , e non degna dì uomo fcherzevole , benché non ofeeno Comunque ciò fìa , ,
.
fere faltat lobrius , nifi forte infanit : neque in folitu- gine di tale frumento fi dee a’ Siciliani , a cui attri-
dine , neque in convivio honefto Intempeftivi con- buifee egli T invenzione de' crotali , che difingile da'
.
viva , amaeni loci , multarum deliciarum comes eft cimbali , e da' timpani I crotali , che fi offervano trai- .
extrema faltatio . E
Jebbene per qualche tempo fòffe le mani della doma preffo lo Sponio Mifcellan. Erudir.
Ant.
, . . , ,..,
Ant. Tab. XLIII. p. zi .fembrano alquanto diverfi da brio Altri vi riconobbe un’ afta da lanciare , filmile
.
quefti
( deferitia da Servio sul IX. dell Enei-
. alla falarica ’
(6) Clemente Alejftandrìno Stromat. VII. dice : de e da Ifidoro XVIII. 7. che aveva tra il ferro
,
Vi fono nella Chiefa , come ne’ ginnici , le coro- e Tlegno il qual era lungo e ben tirato
, una maf-
,
ne de’ vincitori , e de’ ragazzi Si vedono prefifo lo
.
fa ,quafi una sfera , con del piombo per accrefcerne ti
Sponio Mifc. Er. Ant. p. 218. più ragazzi occupati pefo ) : O un pilo , 0 fpicolo ( Vegezio II. 15. ) 0 altra
in varit giuochi : uno di que* ragazzi
fi mette in te- [imil forta di ftromento da lanciarfi
fi volle da . E
fta una corona , e tiene in mano un ramo , quafi in coftui , che nel noftro pattino 7ion già un ballo , ma
fegno della fua vittoria Jn una medaglia degli Era-
. piuttofto fi rapprefentajfe /’ dxóyrtcrpa , eh* era uno de
*
cleoti portata dal Fabretti Colum. Trajan. pag. (9) efercizii della ginnaftica comprefi nel noto ver-
cinque
175%
fi vede Ercole , che da se medefimo fi corona per , fo dell Antologia I. 1. Epig. 8.
’
v
efprimerfi forfè che il vero merito pub render giufti- AXp.ci , 7ToSaxefyv à'a/.ov , detona
, 7taXyjv , .
pattino fi coroni da se ftejfo , quafi che avefife già in cui confifiea il famofo pentatlo 0 quinquerzio
,
vinto nel ballo . Ma
vedendofi il fuo compagno anche Ma
fi videro le difficoltà , che tutto ciò incontrava
coronato , più proprio e il dire che accingendofi al Onde fi difife , che al più potèa fofpettarfi fe mai
,
,
ballo fi ponga la corona ejfendo noto il co[lume di vi era qualche rapporto alla Pirrica fopra mentovata
,
coronarfi nel ballare Ed è notabile il gefio del primo cF era un ballo il qual fi facea anche dal ragazzi ,,
.
,
pattino , che tiene la mano Jlefa verfo il fecondo coll' afte, ed altre armi alla mano in vece delle quali
, ,
quafi in atto di sfidarlo al paragone : ejfendo lo fen- poi
fi teneano delle ferule , e de tirfi , e delle lampa-
’
piedi gli efercizii della lotta 0 del pancrazio . nichette , in cui fi metteano le dita per maneggiarli
,
(7) Convengono le corone di mirto agli Amorini Si veda Fottero Arch. Gr. II. zi. Altri finalmente
Figli di Venere . E
generalmente il mirto è proprio difife j eh* era una fpecie di crotali 0 anche un cem-
,
del divertimento , e dell * allegria : avendo tal proprie- balo
( e volle parimente che /’ frumento , che tiene
tà , che chi lo tiene in bocca , ride benché non ne sulla fpalla , fojfe un tirfo
,
) , ricordando generalmen-
abbia talento , come dice Ariftofane : e perciò chi te le tre note di forte balli ufati dagli antichi tragici,
amava una vita cafia e fevera , abboniva il mirto comici , e fatirici , delle quali poi altre erano gra-
Si veda Lorenzi Varia Sacra Gentil, cap. III.
il vi , altre giocofe ; altre armate , altre femplici Si ve- .
(8) Sembro ad alcuni , che fojfe di quelle afie , da Scaligero de Com. & Trag. cap. XIV. e V Averani
le quali fervivano nel ballare a mantener l’ equili- in Anthol. di!E XVI.
163
Vaimi Deliri-'
mento prejfo gli antichi , fon pieni gli Autori Sap- . fcrive Marziano Capella lib. IX. delle Amazoni Fol- .
piamo da Ateneo IV. 25. p. 184. che non vi fu po- lile IV. 5 5 sull * autorità di Ariflotele attefla , che
< .
polo nella Grecia , che non apprendejfe T arte di fo- i Tirreni non folamente combatteano
,
ma anche flagel-
narlo : e prejfo lo fiejfo XIV. 2. p’. 617. un antico lavano i rei , e cucinavano al fuori del flauto : tuy.tsvx-
poeta chiama quefi ’ arte 7TspidsioTUTCtv diviniffima In . vi'jvt: , y.cd pug-iySai , mi òipo-oiSci Ter quel .
fatti par che non vi fujfe azione fagra 0 profana , che all ' educazione de* giovani fi appartiene , flappia-
feria 0 giocofa , di allegria 0 di lutto , in cui non mo da Fiatone in Alcibiade , e da Ariflotele de Rep.
adoperaffero le tibie Lafciando fare tutte le altre
. Vili. 6 , che prejfo i Greci tra le difcipline che fi ap-
.
funzioni , ove quelle fi tifavano con particolarità , e prenaeano dal giovanetti nobili , eravi /’ arte di fonar
notabile fopr attuti 0 il coftume de* Lacedemoni , i quali il flauto qual coftume pero sull efempio di Alcibia-
: ’
ha sulla
De’ due pattini del fecondo rame il primo
fpalla un lungo bajlone , che lembra
elfere nell ellremità
anello , o ferma-
fuperiore fpaccato (*) con offervarvifi un
glio in mezzo L’ altro ragazzo lòftiene una ceter a (9C .
pudefaftus oris deformitate abjecit in- opinioni sulle tibie de (tre e finfire , pari ed impari
inflafletque ,
que-
Speffo anche s ' incontrano delle tibie con
,
che avejfe fatto Miner- zione otturandoli con queflì i buchi dell finimento
Lo fteffo dicono i Mitologi ,
,
Si veda il Barto-
’
né del (7) Altri volle che foffe un' afta faltatoria per
mani generalmente né del canto , né del fuono , ,
avendo tutte quefte per non equilibrare il corpo nel ballo : Altri , che foffe un
ballo fecero gran conto ,
grave , come tra poco avver- baftone paftorale quafìchè il pattino , che qui fi ve-
degne di un uomo ferio e ,
de ballaffe da contadino .
tiremo .
,
Vuoi, per le Ninfe, qualche dolce cofa Si diffe ancora , che forfè potea aver del rapporto
Sulla gemina tibia ora cantarmi al ballo , 0 per equilibrio del corpo , 0 per giocarlo
19. in Joann. fi unus flatus in- nel rappr efintar un baccante , 0 altro fintile carattere.
S. Agoftino tradì.
duas tibias non poteft unus fpiritus implere Follilee IV. 105-. dice , eh' era una fpecie di danza
flat ,
duae confonant? Mar- tò (ryloTceg eXxeiv Affilia trahere : Alcuni han voluto ,
duo corda, fi uno flatu tibiae
f
che offero de' legni feffi , come i crotali : ma par ,
ziale
.... madidis tibicina buccis , che foffe tutt ' altro .
Saepe duas pariter , faepe monaulon habet (9) Gl’ finimenti vilificali preffo gli antichi 0 era-
Il Monaulo , 0 femplice tibia die enfi Titirina , come no di fiato 0 di corde , 0 di femplice percuffione . Si
vuole Ateneo IV. p. 17 6. e 182. benché Efichio , ed Bu- veda il Voffio de quat. art. popul. cap. IV. Di quefio
azio chiamino rlrvpov propriamente il calamo , di cui terzo genere erano i timpani , i cimbali , e generalmente
fi
i paflori fervivanfi per zufolare , detti perciò anelo efi
tutte le fpecie di crotali benché non erano gli finimen- -,
quentijfimo del refio era /’ ufo di fonar due tibie ad do piuttofto adattati a far uno flrepito , che un con-
un fiato , e fpejfifiìmo fe ne incontrano gli efempii cento 1 piu ftimati erano la tibia , e la cetera : ed
.
’ .
un poeta prejfo Ateneo XIV. p. 618. parla dell' ac-
P. II. liv. V. eh. 2. che foffero le due tibie che ,
coppiamento di quefti due ftrumenti :
ad un fiato fi fonavano , fep arate , e che i due Comune , o giovanetto , al piacer noltro
tubi fi uniffero in bocca del fonatore , tenendofi eia E' delle tibie e della lira il fuono :
feuno da una mano . Fier Vittori Var. ledt.38. lib. Poiché qualora infiem fi accordin bene
cap. 22. vuole , che le tibie delire ,
e finiftre tanto Nafce fommo piacer da quel concento
In due finimenti Greci erudivano principalmen-
fi chiamaffero così , perché la de-
i
tifate nel teatro ,
quefti
ftra fi tenea colla deftra mano , la finiftra colla fini* te i loro fijrli . Frinico preffo Ateneo IV. p. 184.
fira , e fi adattaffero alle corrifpondenti parti della ov tìstO'A ylvroi cù y.iGctpfsiv 7voTè
,
dvXeìVT :
bocca : e fi dicea caliere tibiis dextris Se fìnifbris , non hai tu infegnato a collui a fonar la cetera ,
quando ad un fiato fi fonavano tutte due Si veda . o la Freffo Fiatone nell' Alcibiade Socrate di-
tibia .
maeftri ebbe anche Eumolpo Filammonide , da cui ap- Si veda l' Averani in Anth. DifT. XVIII. Onde Ci-
prefe V arte di fonar la cetera IJ ufo , e T efficacia.
cerone II. de Leg. ammette nella Citta la
mufica:
della Cetra era lo fteffio , che quello della tibia Ate- . cantu , voce , fidibus , ac tibiis ; dummodo ea mo-
neo XIV. p. 627. dice I fortiflìmi Lacedemoni com-
:
derata fint ,
uti lege praeferibitur . Ebbero anche i
Od. XVII. 270. e altrove Ufavafi nel cantar le ge- . Temporibus veterum tibicinis ufus avo rum
Jla degli Eroi , e i delirii degli amanti Omero Iliad. . Magnus , & in magno femper honore fuit :
IX. 189. £ Iliad. III. 54,. Dice Quintiliano IX.4. Pytha- appunto , perche avean le tibie ufo in tutte le fagre fun-
goreis certe moris fuit , quum evigilalfent , ani- & zioni , nelle pubbliche fefie , ne' conviti e in altre co- ,
étiores & quum fomnum peterent ad eandem prius ni in poco conto Si quefiiona se fojfero fiati effi
-,
, .
,
che comprefovi il ballo ( il quale è certamente compa- cerone deride il timore dì Damone prejfo Platone
,
gno di quella ) fu tenuta in pregio grandiffimo da tut- che temea fi mutaffie lo fiato della Città, fe muta-
fi
te le nazioni culte e polite . Per gli Arcadi , che fi va il genere di mufica tifato , credendo al contrario
vantavano di più antichi popoli della terra ,
effiere i Cicerone , che mutato il coftume della Città
fi muti
così fcrive Polibio IV- Gli Arcadi , benché feve-
lib. anche la mufica In fatti Polibio nel cit. 1 avverte . .
,
riflìmi in tutte le altre loro coftumanze , fanno dalla che i Cinetefi , popoli dell ' Arcadia , non poterono mai
prima infanzia apprendere a’ loro figli la mufica , e co- ujfuefarfi alla mufica perche tal era il lor clima e /’ in- , ,
sì gli educano fino all’ età di trent’ anni dole loro , che non era capace dì ricevere balli e fuoni.
, volendo che ,
ogni anno i fanciulli e i giovani ne’ teatri celebrino i Degli Egi zzii anche e dubbio fe aveffero coltivata la
,
ma fommo difonor è il non faper la mufica Per al- credeano quella noti giovevole al corpo quefta nociva .
,
tro in tutta la Grecia era vergognofo il non faper bal- al coftume non fembra ciò in tutto vero , leggen- . Ma
lare , fonare , e cantare Ne conviti fi portava intor- dofi di Mose prejfo Filone , che in Egitto avejfe apprefo
. '
Cornelio Nipote racconta , che fu dato a vergogna a era efer citato in Roma dalle ragazze di Menfi : co-
Temifiocle , il non faper fonare ; e che tra le virtù di me le chiama Petronio e da' ragazzi Egizzii Gli , .
Epaminonda contavafi il ballare , il cantare , e V fo- altri due Satìrici Orazio , e Giovenale parlano delle
nar la cetera , e la tibia , e foggiunge Haec ad no- tibicine Soriane dette con nome Siro Ambubajae
.
:
,
ftram confuetudinem funt levia, &
potius contemnen- fi veda il Voffio Etymolog. in Ambubajae : e lo
da : at in Graecia utique magnae laudi erant Infat- Spanemio a Callimaco Hymn. in Del. v. 25" 3. Ed è .
f
ti prejfo i Romani , ebbene da prima : mos fuit epu- qui da avvertire
, che generalmente in Roma le tibi-
larum , ut deinceps qui accumberent , canerent ad ti- cine , e le Pfaltrie 0 fidicìne erano dell’ infima gente
,
biam clarorum virorum laudes , atque virtutes , come di- e più vile e fvergognata delle quali
, fi fervivano ne*
ce Cicerone IV. Tufcul. quaeft. sul principio e eb- conviti Sotto gl' Imperatori crefciuto il lujfo fu il
-,
f .
bene le dame Romayie ammaefiravano le loro figlie nel ballo , il fuono e ’l canto efercizio comune : ma ri-
,
canto , nel ballo e nel fonar la cetera , come di Cor- provato da' Santi padri da’ Savii fi effi del genti-
, e
,
TAVOLA XXXIIT
ONO veramente belle e graziofe mol-
to le mode
due gentili e delicate delle
figure
, fi vedono nella prima pit-
che
tura ) di quella Tavola elprelfe con
(
47. e l’in-
Agofio dello JteJfo anno negli fcavi ma non già comparabile Spanemio a
ftejfi , Callimaco Hymn. in Del. v.
nel luogo medejìmo .
153. In mano a una donna prejfo lo Sponio Mifc. Er. Ant.
(3) Ateneo IV. zy. p. 182. e 183. nomina molti p.zi.Tab. XLVUl.fi ojferva un frumento con cor de
ìjlr amenti mnficali con corde : e R
oline e lib. IV. cap. di forma triangolare
, e ch'ufo da tutti tre i lati
,
IX. fez. yp. e feguenti ne nomina anche fnoltijjlmi. Lo Sponio fcrive così Citharam cernis , triangulari
.
L’uno e V altro numerano tra qnefii il trigono 0 trian- Forma , qualis deferibitur in Epiftola
,
,
quae Hierony-
golo che dir fi voglia Sofocle prejfo Ateneo chiama
. mo tribuitur , de generibus muficorum : Cithara autem
il trigono Frigio. Ed uno de’ convitati prejfo lo fiefi inquit de qua fermo eli , Ecclefia eli fpiritualiter
,
fo Ateneo dice , che un certo Aleffandro Alejfandrino quae cum XXIV» fenìorum dogmatibus trinam for-
fonava con bene quefiof rumento , che avendo pubbli- mam habens , quali in modum A literae &c. Rer altro
camente fatto in Roma faggio dell* arte fuA 4 rendette tutti gl’ frumenti con corde potean ridurfì alla cete-
i Romani innamorati della mufica fino al furore. Riu ra con cui vediamo dal Roeti particolarmente confufa
ì
che tanto non fappiamo del trigono Far che il noftro non filo la lira ma la teftudine ancora
.
, , e’I barbi-
potrebbe così chiamarfi , benché non abbia il terzo la- to quantunque fir ettameni e fojfero diverfi frumenti.
,
to Si dfingue da Ateneo il trigono dalla Sambuca la
.
,
(4) Gl’ frumenti con corde folcano per lo piu toc-
carfi
. , , 1 e ,..
jj Q 'p A V O L A XXXII.
balla neltempo Hello. Al medelìmo Tuono par che balli
mani
anche l’altro ragazzo, tenendo con ciafcuna delle
due chiodi (?) ; Te pur quefti non fieno frumenti
an-
come abbiamo 'veduto nel Chirone ce : La Dielcìftinda fi fa per lo più nelle paleftre ,
carfi col plettro ,
donna ftopra mentovata prejfio lo comechè foglia farli anche altrove Sono due partiti
e coinè fi vede nella
.
3
Sponio : e infiniti fono i luoghi de ‘Poeti Greci , e La- di ragazzi, che li tiran l’un l’altro in parti oppoftej
vatori in tutto delle antiche coftumanze , punirono un Piantano in mezzo un palo perforato: pel buco fan
fonaior di celerà perche non fervivafi del plettro , palfare una fune , a un capo della quale 'fi lega uno
,
gior finezza di arte il fonar colle dita , e forfè il fuo- rarlo nell’ altq del palo le collui fa falir su il com-
che un più rimoto e più fublime arcano penfarono . Ma clo , li paragona a quei , che fan quefto giuoco Eufia- ,•
gli altri con maggior fèmplicità . zio ivi deferive l ’ Elciftinda , e la Scaperda , e fa que-
(6) Altri non vollero , cioè fojfero chiodi , ma of- fi a parte di quella. Il Meurfio diftingue l’ elciftinda
della dièlcillinda , che fembra un fol gioco j come av-
fe 'doli , 0 filmili cofe , le quali percotendofi infieme fa-
ceffero del fuono : e credettero poterfi ridurre ad una verte il Jungertnanno e /’ Emfterufio nota , che quan-
:
chiama crumafi , fon per altro diverfi da quefti . che Platone nel Teeteto parla di quefto gioco Si ve- .
(7) “Plutarco nel trattato dell ’ Educazione de’ da il Mercuriale Art. Gymn. lib. IH. cap. 5. Si veda
figli fa vedere che fi dee al ragazzi permettere , che
,
anche il Cafaubono a Perfio Sat. V. dove riduce al-
/’ elciftinda il Ducere funem contentiofum , 0 funem
allè applicazioni intr amettano de’ giuochi corrifponden-
ti all ’ età. La cura de’ direttori de’ giovani era poi contentionis , che dicefi per adagio comune Deferive .
il farli esercitare in giuochi tali , che 0 alla fermez- Polluce nel medefimo cap. nel Segm. 115. la Schenofilin-
za e robuftezza del corpo 0 alla formazion dello
,
da così : Si fiede in giro da molti uno tiene una fune,
:
giuochi fanciullefihi degli antichi , uno del fopr amen- coftui non fe ne accorge , fi fa correre intorno , ed è bat-
tovato dottiffimo Gefuita Bulengero , e l’altro del noto tuto Se se ne accorge , corre ed è battuto colui , che
.
e non mai lodato a baftanza Giovanni Meurfio volea lafciargli la fune Non fi determinò a quale di
.
(8) Polluce IX. cap. Vili. , dove deferive appun- quefti giuochi poteffe riportarfi il noftro , e fe a tutti
to i varii giuochi degli antichi , nel Segm. 1 iz. di- due infieme uniti ,
0 ad un terzo giuoco .
TAVOLA XXXIII.
, , . ,
(0 Nel Catalogo N. CCCCLXVII. 2. e 1. no in città per lo piu , e per andar r ipofiato , e con agio.
(2) Furono trovate negli fcavi di Refina l' anno Il Cifio corrifiponde al noftro Caleilè : e in qualche mo-
1748. quefia a 31. Agofio , e la feguente a 7. Set- numento antico fi trova colle ftanghe , tali quali le
tembre .
hanno i nofiri . Si veda lo Scheffero de re vehicul.
0) La figura e fimìle in tutto a quella de'
fitta II. 17. e 18. e per tutto .
cocchi ufiati ne' giuochi Circenfi , come ne marmi Ufavano gli antichi tanti timoni , quante
, '
(fi)
e nelle monete fi vede j a differenza degli altri , paja di animali tiravano il cocchio Ifidoro XVII. .
no a forma di botti , chìufi da per tutto e le -, fonte nella Ciroped. VI. dice Il cocchio di Abra- :
gl' intagli . mero delle befiie che tiravano il cocchio diceafi Bi-
(4) N
cocchio a due ruote generalmente da' Gre- ga , 0 Quadriga Si metteano fino a fiedici cavalli ,
.
che avea quattro ruote , come la Rheda , il Pilentum ed Eufiazio ad Iliad. Z. p. 476. intendoyio per Am-
il Petorritum e V Carpentum talvolta j che fi ufiava- pro j
quella fune ,
che fiacea le veci talvolta del timone.
3
. - . ,
J 74
tavola XXXIII.
fi
fierufio ( la quale noi ,
benché non in tutto , abbia-
di Fozio ferivo
fdmone commentando il detto luogo
,
a
òv, e alcuni vollero , che fojfie
farfi da’ ragazzi
il giuoco folito
O
:
alcuno
fi fervono degli
uomini in luogo de’ cavalli poi . Ma chiuder gli occhi .
:
occhi chiufi , o che un al- ni coperti , e colle fipalle rivolte agli altri , per
fiede nel mezzo con gli
gli altri vanno a nafconderii. dar loro luogo di naficonderfi Un altro , che fi è già
.
llo ,
ragazzi bendano gli occhi poter ejfiere dal primo ojfiervato volta in dietro la
la Mofica di bronzo i
,
TAVOLA XXXIV.
. . . ’
TAVOLA XXXIV. w
E’ tre puttini , che fi vedono nella pri-
ma pittura D
di quefta Tavola , uno
tiene traile mani una mafchera (3) ; e al-
la veduta di quefta ( benché non fia
delle piu deformi orribili traile mol- , ed
te, che ne aveano gli antichi (4)
) in-
timorito un altro fi ofterva figurato in
una molla quanto bella e graziola , altrettanto naturale
ed
(1) Nel Catal. N.CCCCLXX. * CCCCLXV1II. , furon
3 . 1 tichi quelle che dijfero yopysìx 0 yopyóvsiot.
,
CO Quefta a 24. Agofto , e la fegnente a 13. del- Son nominate da ‘Polluce , da Efichio , dall’ Autore
lo fteffo mefe dell anno 1748. furono trovate negli dell Etimologico
,
e da Snida in yópytct , e pofie tra
fcavi di Refina.
le mafchere tragiche Furono così dette dalle Gorgoni,
.
vinacce , perun&i faecibus ora , dice Orazio nell’ Arte, né in Ran. e Snida in yópyoveg Si racconta , che .
Oraque corticibus fumunt horrenda cavatis. veda Marefcotti nel cit. 1 cap. 1. Terribili ancora .
Altri ne fanno inventore Tefpi altri Oberilo altri erano le mafchere dette pop poùv usta
, ,
( 0 poppoHj'/.ict )
Efchilo
.
Larv. cap. 2. EH quefia invenzione pero verrà /’ oc- Il Bulengero nel cit. cap. z. la deriva da poppoysveiv,
cafone altrove di ragionare nell’ efp orfi le pitture , eh’ egli J'piega con Polluce ,
portar il drama nel
in cui fon rapprefentate mafchere diverfe e tragiche mormo
, Il Alormo era un chiufo di reti fopra un
.
A V O L A XXXIV.
178
efpreffiva mentre un terzo è in atto di Roda- (?)
ed :
quefie parole fcum five edam quod nos genitos fufcipit , ac tue-
per quel ,
che
Mormolicio fi diceano
fa al nofiro propofito ,
ftofane in Pace .
Lamiae , Ma- genere de’ mortali Sono eflì molti e diverfi, perchè
rifpondeano le mafchere dette da’ Latini
.
Lo Scolìafie di Perfio Sat. molte , e diverfe fon le cofe , le quali amano , e a cui
niae , Manduci , e fimili .
generalmente Giovenale E de' nofiri Genii , che i Collegii delle Arti ( di cui
quibus pueri terrentur .
parleremo nella nota feguente ) aveano ciafcuno i fuoi
Sat. in. quali
perfonae pallentis hiatum
Dei particolari ,
e protettori del mefiiere : i
dì cui parla Marziale lib. XIV. erano del corpo de' Falegnami ) : e n. 160. Genio.
quella del Baravo ,
Quae tu derides haec timet ora puer nerajfero particolarmente il Dio Silvano : leggendofi
,
Dendrophoro
il Marefcotti nel cit. cap. 1. e T Argoli a
in ima ifcrizione : Silvano
Sì veda
0 manuali ipyet-
Panvinìo nel cit. cap. z. v. Manduci quefio ge- . A (7) Chiamavanfi l' arti fabrili ,
nere par che fi potrebbe ridurre la qui dipinta , al erica , come avverte 1 Ammoni ad Tit. III. 8., dove '
cui a[petto fi tramortire il nofiro pattino S. Paolo chiama y.oùd spyci , onorate opere sì fatte
e con proprietà .
Diflingue lo Scheffero ( in ind. Gr. ad Ael. v. /3 tzvoaj-
goq Tsypjyj ) tra l' arti meccaniche e le fordide e fellu-
(6) Qual fojfie la Teologìa
de ' Gentili intorno al-
Si veda però ivi il Kuhnio
la natura de' Genii , fi vedrà in una nota delle Ta- larie (
fìdvavaoi, èittàltppioi ) :
vole feguenti: bafta qui avvertire , che credeano ejjt , in add. I Lacedemoni aveano ma legge di Licurgo ,
che
va al Mondo fino all' ultimo della fua vita lo diri- loni detti Iloti Plutarco Inft. Lacon. Diverfa però.
gea in tutto: e corrifpondenti alla qualità del Genio prejfo gli altri Popoli della Grecia era T educazione
dominante (
giacche diverfa fingeafi T indole , la for- de' giovani , i quali comunemente 0 apprendeanG qual-
za l' intelligenza de' Genii ) erano le operazioni , che arte manuale , fe erano poveri , 0 fi applicavano
,
, . -,-
TAVOLA XXXIV. I 79
ga gli arredi
fega (9) , e ’l pancone col ferro un- (
8
) : la
la fua applicazione a qualche cofa Laerzio in Solo- . e V bifogno che di quelle fi avea , non facefie meritare
,
ne . Ma
tion era poi permefio ad alcuno di efer citar due a' collegii degli Artegiani anche in Roma più efenzio
arti nel tempo JleJfo > perche per lo più chi vuol far ni , e privilegii Si veda la L. 6. de jur. immun. com-
.
cefiarii meftieri , tra quali fi numerò quello de' Falegna- dice nipote di Dedalo sull' efempio della fpina del pe-
mi . Plutarco in Numa. ebbero quefii corpi varia Ma fee ritrovafie- la fega .
fòrte e fiotto i Re , e nella Repubblica , e fiotto gl' Im- (10) Oltre al pancone aveano anche gli antichi
peratori efiendo fiati ora aboliti ora rimejfi La fio- legnajuolii Canterii
, , .
, 0 fieno i Cavalli , ( come an-
ria e le ragioni politiche di tali vicende pofion vederfi che oggi fon chiamati da' nofiri
) dove metteano i le-
,
non proprie di un uomo ingenuo , e per lo più efer cita- (11) Il martello conveniva d Ferrari egualmen-
te da fervi e da forefiieri
, 0 dalla più vile e abiet- , te , ed agli altri artefici di metalli :
fpefiìfilmo s' in-
ta plebe Livio Vili. 20. Opificum vulgus, Se fellula-
.
contra V
deano con quefio finimento in mano In .
rios , minime idoneum militiae genus Cicerone de offic. . una ifcrizìone fi legge Malleatores monetae Il Voffio .
vero quidquam ingenuum poteft habere officina. Sene- (12) Si veda Plinio XVI. 40. e 43.
ca Epift. 88. difiinguendo quattro forte di arti , vulga-
i83
TAVOLA XXXV. (0
(
Eroi, in tutto /’ oriente generalmente i Re fiejfi avea- legio de* Capulatori in Roma , e per le Provin-
Capulatores fi credono in Catone Columella
no cura delle opere ruftiche : anzi fappiamo da Ero- cie . ,
campagna era preferito agli altri per ajfumere la mer le olive . Eineccio nella cit. Eferc. IX. 23.
fi.
,
degnità Reale Lo fieffo Romulo , che proibì, a fuoi fpiega
.
’ qui torcularibus , vino oleoque exprimcndo
:
vinariorum di quefio Ma
mando degli eferciti ritornavano alla coltura delle corpora conftituifle omnium
.
loro ville .Fanone , e Columella , e ‘Plinio ci danno luogo di Lampridio parleremo nella nota (20}
“
Latini Torcular e Torcularium
il catalogo di tutti gli autori Romani , (4) Diceafi da'
Greci , e di ,
a cor-
, . . -
i 84 TAVOLA XXXV.
effere con particolar attenzione offervato . Due graffi le-
ciolo
a torquendo -, ed era così chiamata non fola la mac- latufque quo arbor
inferitur cardini , aut fuae bafi :
E
,
china ,
ma do ve fi fa la vendemmia
anche il luogo ,
. da avvertire che Catone vuol , che i travi , e
,
Topma de Inftr. Fundi cap. XI. Il torchio da Gre- gli Jlipiti fien di rovere , 0 di pino Arbores ftipi- :
ci 'e detto XYjvòg j onde Bacco Xyycù'oq , XYjyìq la baccan- tefque robufias facito , aut pineas .
nos inventum parvis prelis , minori t or ciliari , aedi- & ponendo , che le traverfe faccian tutte T officio di pre-
ficio breviore , malo in medio decreto , tympana & li , devono dirfi così anche fatte
,
come or ora spie-
impofita vinaceis , fupernc foto pondere urgere
,
& gheremo .
fiiper prela conftruere congeriem . Tutti pero fi ridu- (8) Nomina anche Catone Cuneos , ma par che
1
cono a suite , 0 a pefo . In fatti anche oggi il trave , fieno defiinati ad altro ufo diverfo da quello , a cui
y
che preme l uva
mojfo 0 dalla vi- , 0 T olive , è qui fi vedono impiegati Nelle vicinanze di Tortici .
te , 0 da lunghi travi , nell' eflremitd de' quali anche oggi fi ufa un tale torchio fimile al qui dipinto %
fi appendono de' pefi Catone de Re Ruft. cap. 18. .
•
ma in vece de' conii adopranfi de' moggiuoli per pre-
defcrive la maniera di far il torchio antico : ma è mere le traverfe
cosi 0fi tira , che il Turnebo avverte che avrebbe bi- La figura di quefti magli è tale , che fece
(9)
fogno di un dotto ed ingegnofo architetto per inten- credere ad alcuni fervir pìuttojlo qui per tagliar la
derfi i e V
Topina a vendo tentato di fpiegarlo
, fi vinaccia , come veggi amo farfi da' noflri vignajuoli
arrefiò conofcendo di non poterfi con parole illufirare sul torchio Varrone de Re Ruft. I. 5-4. Cum deflit
.
E' certo pero , come nota lo ftejfo Topma , che 'l tor-
chio di Catone e differente da quel di Vitruvio
fub preio fluere ,
quidam circumcidunt extrema , &
,
rurfus premunt : &: rurfus cum expreffum circumcift-
e da que' , che oggi fono in ufo N'e pare , qhe al tum
.
appellami ; ac feorfum fervant 3
quod rèfipit fer-
qui dipinto p offa in qualche maniera riferir rum Ma la moffa
fi offen- : . -, in cui fono i Gemi , moflra tutt' altro.
do il nojìro femplìcijjlmo e quello affai cotnpoflo Il meccanifino
, , (10) di queflo torchio potrebbe così
e intrigato
concepirfi: Le traverfe fi fuppongono Jciolte ne' due ca-
(f) Dice Catone nel cit. 1 Ibi foramen pedici- . :
pi , / quali fi adattano ne' canaletti che hanno nella
,
nis duobus facito Ibi arbores pedicino in lapide fta- .
parte interiore i due travi perpendicolari per tutta la
tuito : fpìega il, Topina: Pedicinus eft pes tenui*
edo- loro lunghezza , affinchè le linguette 0 capi delle
,
traverfe
, . . . . 0
TAVOLA XXXV. ig 5
sulle traverfe in modo , che tutta la forza di linea in quod poft primam prefluram vinaccorum circumcifo
lìnea puffi ad efercitarfi sull ultima , che tocca l' uva ,
’
pede exprimitur . Columella XII. 3 6.
e la fchiaccia /premendone il fugo . (1 6) Quefiocon cui fi vede il Genio
bafione ,
(11) Il campo , 0 parte del torchio , dove fi met- mefeere , mofio nella caldaja , diceafi
e rivoltare il
te V uva , chiamafi Forum ‘P opina Forum eli pars
. : rutabulum Columella XII. 20. e 23. rutabulo ligneo
.
torcularis, in quam uva defertur, ut preio fubjiciatur: agitare , permifeere : parlando appunto del cuocere il
Varrone de Re Ruft. I. 54,. lo chiama forum vinarium. mofio : e nel cap. 4.1. parlando dello fi efio : fit puer 9
Si veda pero l' Index Script. Rei Ruft. del Gefine- qui fpatha lignea , vel annidine permifeeat
to in quefia v. Forum. (17) I Greci
folcano cuocere i vini : onde prejfio
(12) Varrone I. 54,. dice t Qiiae calcatae uvae Ateneo I. p. 31- il poeta Umane chiama Hitvpov il A
crunt, earum feopi cum folliculis fubjiciendi fub pre- vino de’ cinque colli , prejfio Sparta , cioè , come /pie-
lum ut fi quid reliqui habeant muftì , exprimatur in ga Ateneo , 8% iipypteyov
,
E/ptino yip ècpSctg ouoig : non
cundem lacum Columella de Re Ruft. XII. 29. Ante- cotto poiché ubavano i
. :
vini cotti I Romani per fa-.
(14) Abbiamo già veduto nella nota (12) che Var- oitsp i<rlv oT'joq éipqylyog slg y}:MVT/}TU benché confonda :
rone lo chiama lacum. Columella XII. 18. Tum lacus poi l’ epfema , 0 vino cotto coll obóysXi , 0 mulfo eh’ 'e ’
vinari i , & torcularii , & fora . L’ Urfino legge & tor- il vino conciato col mele Nomina anche il Sifereo ( chia-
. .
(15) Muftum propriamente diceano i Latini qua- turae opus eft, multo ufque ad tertiam partemmcnfij-
lunque cofa novella Nonio : Muftum non folum vi-
. rae deco diro Quod ubi
fadtum ad dimidiam eft , defru-
.
mini , veruni novellum quicquid eft , recte dicitur On- . tum vocamus Se dunque il mofto coceafi fino alla me-
.
duani uxorem ducere ? Virginem , fi mufia eft Cato- . pa } fe fino a un terzo filo , diceafi careno Cataenum, .
ne cap. ixo. Muftum fi voles totum annum habere, in cum tertia perdita , duae partes remanfcrint dice Eal- :
amphoram muftum indito , & corticem oppicato di- , ladio XI. 18. Si veda il Gefnero nel c\t. Ind. v.Carenum.
mittito in pifeinam , poft XXX. diem eximito To- . La maniera di cuocere il mofio per far quefti vini ,
tum annum muftum crit Si veda Columella XII. 29.. è deferitta da Columella XII. 19. e feguenti, dove è no-
che dice ad un di prejfio lo fi efio . Ear ,
che gli anti- tabile per la noftra pittura quel che dice a principio :
così anche Efichio , e T oline e II. Lixivum Colu- . . rullici adpellant fornacem incendemus Solcano per la .
,
mella XII. 17. Lixivum , h. e. , antequam preio dolcezza , e fragranza porvi de’ pomi , e degli aromi:
preffium fit , quod in lacum muftì fluxerit , tollito e per la durevolezza vi mifichiavano pece , terebinto
,
Sfili
' . . ' .
ig6
tavola XXXV.
L
^
l8 ),in-
fenza fpalliere
due G®'i fopra /gabelli
(
h
meftiere (»>:
foTo ad una in atto (.,) di fare il ior
piccolo frumento rotondo («).
Sulla tavola fi vede un
(») con fopra delle ,/c^r-
Affida al muro evvi una tavola
armario con vane
™ dall’altra parte fi oflèrva un
(23):
quali vi fono delle
cofe attenenti all’ arte , tra le
(24) di legno, e d e’vafi forfè
con varii colori (>5), onde fo-
TOfiroftais,
"vicinanze del Vèfuvio , fi veda Strabono V. p. 43
2 - -
pitati in fextam horam diei fequentis infetta depre- di fcarpe ufiate da-
henduntur Son note le lodi , che a vini, e all ' (13) Diverfie erano le forte
per uomini , altre per donne , altre
.
fi
Ut quifque infanus nigris medium, impediit crus
dette quefte arti felluiariae, èrtiSdpfoi
proprii gli atteggiamenti di Pellibus
(19) Son belli , e Tertulliano de Pallio cap. generalmente de' calcei
Il primo par% che voglia colla defra
4.
quefti due Gemi .
fi numera da
.
G ellio XVIII. 4. e Seneca Epift. 113. Plinio Da ma Formas , e così anche Ulpiano L. 5. §. 2.. ad L.
VII. 56. fi attribuire l' invenzione di quefl' arte a un Aquil. m .
non le fcarpe formate , un riparo almeno contro le fpine. veda S. Giovan Crìfofiomo Homil. XXVII*
(11) E
filmile a quello , che oggi fi ufa per ac-
TAVOLA XXXVI.
V
.
TAVOLA XXXVI .
neceffarii
(1) Nel Catalogo N. CCCCLXX. 4. e 2. fi che fi figurajfe 0 la maniera di far delle ve-
difife ^
{%) Fu trovata la prima a 13. Agofto , e /’ altra fii villofienominate da Plinio Vili. 48. : ovvero h
a Z4. anno 1748. negli fcavi di Refina
nell * modo di tejfier le reti E
fi avvertì quel , che ficrive
, .
.
(3) Nel Montfaucon To. III. p. 358. fi ojfiervano Plinio XIX. 1. dove parlando delle varie forte di li-
due telai ricavati da due miniature , una del celebre no dice EH fua gloria & Cumano (
, .
lino ) in Cam-
codice Vaticano di Virgilio e /’ altra di un commen- pania ad pifcium &
-,
no ben diverfi da quefio . & hae , caflefve ferri aciem vincunt Vidimufquc .
(4) Quefia congettura parea , che poteffe prender jàm tantae tenuitatis , ut anulum hominis cum epidro-
qualche fuffificnza dall ofifiervarfi , che 7 legno a cui
’
mis tranfirent uno portante multitudinem qua
}
,
fal-
tien la mano il terzo Genio , non fi ferma sul piede tus cingercntur Nec id maxime mirum , fed fingula
.
del quadrilungo , come gli altri , ma fcende fino a ter- earum llamina centeno quinquageno filo conflare :
ra ^ e a quefio fa unito per un capo lo fgabello , che P)el refto delle maniere di tejfiere degli antichi
fi ve-
fi vede fiotto al telajo'. onde par che il Genio tirando da il Ferrari Anal. de Re velliar. cap. 13. il Brami
a se quefio lungo legno dia moto anche allo figabello . de Veli, faccrd. Hebr. ed altri
Sul penfiero dunque , che fofij'ero quefti Gemi tefiìtori ,
, ,,*
I9 o TAVOLA XXXVI.
neceflarii fi) ;
uno degli Amorini moftra piuttofto voler
6) quello (lame, che fi vede fofpefo ad. uno de-
filare (
Quanto graziofa ,
altrettanto è chiara 1’ azione efpreffa
nella feconda pittura, dove fi vedono due Amorini che ,
pefcano 8
( ) colla canna ( 9 ), e coll Amo fi°) ; e vi fi offerva-
Iliad. I. 31. pag. 30. Si veda Pottero IV. 13- Erodo- i Romani di quanto pregio fojfe alle Piarne il filare
to II. 3 5. tra le altre firane
cojl amanze degli Egizii è noto da Varrone , Plinio , Suetonio , e Plutarco. Si
numera anche quefia : al pj yjvotCy.es àyopuQscn y.oà veda 'Tìraquello de LL. Conn. 1 io. n. 38. .
minette d'oro E
avvertì , che Plinio XXXIII. 3. dice,
. però , che in Omero non fi legga anche ufata la pe-
che oltre alla nuova invenzione di far drappi tejfuti fica , come avverte Ateneo I. p. 13. Si veda Feizio III.
d' oro puro, vi era anche l' antica di filarlo intejfuto cap. q. e IV- cap. II. 4. Notano però Platone III.
c per meglio dire intorcigliato colla mano: e che con- de Rep. Plutarco Symp. Vili. 8. e Ateneo I. p. 25”.
fermavaji ciò da Sidonio Appollinare Carni. 22. v. 199. che gli Eroi non mangiavano pefei Tra le altre ra- .
E davagli anche pefo il vederfi il filo divifo , e sfioccato di PDifilo , di Senarco , di Filotebeo , e di altri Poe-
in più capi , de' quali tino poteafi dir d' oro gli altri ti prejfo Ateneo VI. p. 22 5. , in cui maledicono i Pe-
,
di lana , che s' intorcigliano tra loro a mano . E
V fcatori , che vendono i pefei a carijfimo prezzo , e per
telajetto lo volle adoperato per raccogliere i briccioli lo piu puzzolenti .
delle laminette , perche non cadejfero a terra Parve (9) Gl' ifirumenti della pefea fon numerati da
.
Laeva colum molli lana retinebat amiftam* Nel Montefaucon Tom. III. p. 332.. Tav. 18 q.fivedo-
Dextera tum leviter deducens fila liipinis no raccolti pezzi antichi rapprefentanti tal pefea In .
Formabat digitis: tum prono in pollice torquens altre nofire pitturefi vede quefia , e altre forti di pefea.
Libratimi tereti verfabat turbine fidimi: (i°) Molte erano le marnere di far la pefea , co-
Atque ita decerpens aequabat femper opus dens me da Polluce nel c. 1 da Filofiratol. Ini. 13 .da Eliano .
,
Laneaque aridulis haerebant morfa labellis , H. A. XII. 43 e da altri fi raccoglie Ovidio anche dice . .
Quae priu? in lini fuerant extantia filo Hi j aculo pifees illi capiuntur ab hamis ,
. ,
Ante pedes autem candentis mollia lanae Hos cava contexto retia fune trainine
Veliera virgati cuftodiebant calathifci,
(11) Filojirato nella cit. Ini. XIII. deferive con vi-
<éL invenzione del filare la lana fu anche a Miner - vezza i pefei che comparirono
3 fotta l' acqua del mare.
x
93
T A V OLA XXXVII. ’
UTTO è bello, naturale, ed eipreffivo
nella pittura fi) che fi vede incifa nel
primo rame di quefta Tavola , in cui ci
fi rapprefenta una caccia
Viviffimo (3 ) .
(3j
Gli uomini per difendere fe effi e le cofe loro Grazio Palifico nel poemetto della Caccia v. 13. e fe o-,
fi ,
dalla fierezza , e dalle infidie delle befiie felvagge Tu trepidam bello vitam, Diana ferino
, .
,
dovettero da principio a viva forza combatterle ed Qua prirnam quaerebat opera , dignata repertis
,
ucciderle , 0 prenderle con
aguati Quefta fu l’ orìgine
. Protegere auxiliis , orbemque hac Polvere noxa .
della caccia , * della guerra mfieme Si veda Lucrezio. Da Diana e da Apollo apprefe queft' arte Chirone, e
V. 964. e feguenti , e Ariftotele Polit. I, 8. Quindi fi l infegno agli altri. Senofonte nel c. 1 Si veda però.
acenfiarono gli Eroi tanta gloria e furono creduti Oppiano Cyn, II. v. io. a 19, che dìftingue le inveii -
,
1 benefattori del
genere umano per aver diftrutte le fie- aioni delle varie maniere di cacciare Non
fi trove-
.
fio gl '
Indiani fono alimentati dal Re, perchè libera- fidati e meno culti , Strabone XV. p. 734. parlan-
do 1 lemmari dalle belile, e dagli uccelli. Or quel, do dell ' educazione de1 ‘Perfiani dice , che da' an-
,
che la necejfità uvea introdotto fu dall’ utile, e dal que fino a' ventiquattro anni dove a no ogni giorno efer-
,
piacere che fe ne rìcevea , ridotto ad arte Virgilio citarfi alla caccia fenza che poteffero della preda
.
, fat-
Georg. I. v. 139. e 40. L’ invenzione ne fu attribuita ta mangiare . ESenofonte Cyrop. I .ferine, che’l Re
di
. ,. , .
194
TAVOLA un dardo M , tenendone
XXXVII.
fa di lanciare colla delira roano
eie molle de’Cc™ (,)
La ri
che a queft. tengono d,e-
colla fmiftrJ. Le forme,
che fuggono, e de’C«i «fi ,
„-o , fono ancor con
vivezza, e con proprietà figurate.
benché con fantafia piu capuc-
Nè con meno gufto ,
ciola.
che han da fare i gio- ro Anacreonte e altri Poeti danno alle cerve le
e
zione de’ figli tra gli efiercizii ,
,
15’**
ed a cui dice guidamente Euripide in Supplic. v. 88 f. Si veda Spanemio nel cit. Inno v. 2. v. 12. e v.
e feg. che biftogna avvezzarci quel corpo , il
quale Comunque fa , ave ano altri Numi anche V ingerenza
Poiché ( come dice nella caccia Oltre a Fauno , a Bacco , e a Silvano
Voglia elfer utile alla Repubblica .
.
Plutarco ,
e tutti i grandi uomini parlano allo fteffo
modo . BeUiJfime fono le parole di Plinio a Trajano : varie e diverfie erano le forte di cacce prejfo gli an-
,
da’lor covili le fiere , forpaflare gli afpri gioghi de’mon- chi Scrittori della caccia . Pericolofijfima era la cac-
cia de’ Leoni, delle Tigri s nè e di fimili bejiie feroci
ti e lugli orridi fcogli portare il piede , lenza l’ aju-
,
,
to di mano , o di guida altrui ? Quella un tempo era par che conveniffe a donne se pur non fojfe qualche Ci- -,
1’ efperienza della gioventù quella il piacere : in que- rene , 0 Atalanta 0 altra fimile Eroina fuperiore
,
al
,
lle arti fi erudivano coloro , che doveano comandare fejfo. L’ altra detta propriamente
Venatio da’ Lati-
agli eferciti nel contendere colle:fugaci fiere nel cor- ni da’ Greci , che intorno a’ cervi ,
e Y.WYiyè'riY.fj
,
,
con quel ,
che fegue. E noto fin dove ghigneffe in che ’l piacere , e efercizio T
e la deft rezza del ,
Roma il gufto per la caccia ne' pubblici fipett acoli Si . corpo ha luogo ,
par che fojfe più propria per le
veda il Bulengero de Venatione Circi Tra le pitture . Ninfe feguaci di Diana . L’ uccellare è ammejfo da
del Bellori fi vedono le cacce degli Orfi , de’ Leoni , Platone VII. de Leg. in fecondo luogo : e fu d^gli
e delle Tigri , di cui parleremo apprejfo Eroi anche tifato come avverte Ateneo I. p. 25.
,
(+) De’ varii frumenti della caccia parla Pol- (6) Seneca X. Ep. 77. così diftingue le tre pro-
luce , Oppiano , ed altri ,
e fpecialmente tra gli Autori , prietà de’ cani di caccia : In cane fagacitas prima
che han fatti trattati della caccia ,
Grazio da noi eli , fi invelligare debet feras curfus , fi confequi , -,
audacia.
, , . ,
Oltre agli antichi fuddetti , vi e il bel poemetto di rale inclinazione di quefto pefce per gli uomini , e fo-
Fracajloro de cura canum , e V trattato di Giovan- prattutto per gli ragazzi , e per le vergini , fi veda
ni Cajo de Canibus Britannicis Si veda anche Gio-.
Fiutar co De induftr. animai, ed altri.
vanni Ulizio nella prefazione a Grazio . BelliJfima , (<f) Nelle quadrighe , dove quattro cavalli erano
e adattata alla noftra pittura e la defcrizione del fituati di fronte , due di mezzo diceanfi jugales
i
7
perfetto cane da caccia di Nemefiano v. 108. e feg. perche uniti fotto il giogo de refianti due uno era il
:
7
funalis dexter l altro funalis finifter Si veda lo
Sit cruribus altis,
.
. . ,
Cuique nimis molles fìuitent in curfibus aures . za il giogo , come qui con bella e graziofa fantafia
incontrano ne marmi , e nelle gemme
7
7
fi ojfervan dipinti .
( 7 ) Speflb s 7
Noc-
Se (io) Molte cofe fi differo fulla diligenza de
fimili Genii alati fopra cocchi , 0 in terra 0 per mare .
7
graziofifiìmo del pittore.
condottieri de cocchi .
TAVOLA XXXVIII.
, ,
gure Vi
vede rapprefentato un Amorino (3), che Tuo-
. fi
na colle dita (4) una lira (j). Egli è leduto lòpra un eoe-
Tom.I.Pit. li
"
chio
(1) Nel Catalogo N. CCCCLXVII. 4. conveniva piattofio xi 9 zpàv pisrcc yppdi'j dpdffffsiv come
,
(2) Fu trovata a 7. Settembre 1748. negli fcavi appunto di luì fi legge in Orfeo , 0 altro che a Ar-
fi ,
di Reflua .
gon. v. 380. Ma fiando Chitone in quella pittura
(3) Faufania II. 2 7. fa menzione di uri antica pit- nelF atto d' infegnare dovea ejprimsrfi con gli fru-
,
tura di Ranfia in cui
fi vedea Amore , che gettato menti proprii del carattere di maeftro : nelle altre pit-
F arco , c le fiaette
,
terna in mano la lira . In un ture , in cui fi fuppongono qae y
che fonano già per-
, ,
bellijjimo Cammeo col nome del Greco artefice prejfio
fetti nell ’ arte , fi figurano fenza plettro . Ter altro
F Agofiini Gem. Ant. P. II. Tav. fi vede Amore Apollo fiejfo fi vede col plettro , e fenza .
ma Amore ^ che fuona parimente la lira. 7 ino de die nat. cap. 13. Arnobio lih. VII. adv. Gent.
Cd) Tutte
le molte e diverfe cetere , che finora Onde , come abbiamo altrove avvertito non eravi ne
,
abbiamo incontrato in quefie pitture vedono tocca- tra Greci , ne prejfo i barbarifollennità fagra fenza ma-
*
, fi
ftula
, ,
anche frumento d amore. Aria- La nofira pittura e affai pregevole , vedendovi^ dati
la cetera non foffe Bar , che l Grifo
non fapea fonar altro, quelli animali anche ad Amore .
quede cofe,
Se non vuoi , nel gir dietro a
vefeio , con figurare una traverfa nella parte anteriore
del cocchio Del capfus , o ploxemus , o Tedile de' coc- Edere dal pomo della meretrice
.
le ca-
III. 11 6. IV. 13. nomina i Grifi , che cufiodifcono l'oro, ricamati a quella ttfanza , fingendone parate
e combattono con gli Arimafpi , popoli che hanno un mere Ed in conferma di ciò nota, che Filofirato
.
-
crede favolofo un tal racconto. Le modruofe figure di animali con cui i barbari va-
lo fieffo Erodoto ,
riamente
-- , .
Nell’
riamente dipingono
oggtugnerfi ‘Polluce VII. cap. 13. e cap.
,
o lavorano le vedi . A cui tuo dovea certamente contenere non
filamenti la Venere
nomina, le veftt Teree e Zoote , così
i 7
dette dalle
. ,
dove Amica, ma anche la Maritale,
che dece, l poeta Filetero nella
notabile pero quel, E
,
Jiere e dagli animali Cacciatrice pre/To Ate-
, , che vi erari tejfuti : Clemen-
te Aleffiandrino Paed. II. io., che
anche le deferivo :
11
V
17 Uccmte le due *Vì [addette.
C
'
v
Falfiffima e fetocca farebbe la ragione, che
Teofrafio Char. cap. 6 , ove parla degli arazzi con porta il Fotta
.
Amfiprefo lojeffo Ateneo p. y ; 9 . nerijjìma , e eiu- Ma
si fatti favoloji animali
generalmente fon noti . E Jta c la nflejfione dì Flutarco nel trattato
dell ’ Amore
i tapeti e i periflromi Aleffiandrini
, , e Babilonici , che ’l fimmo bene nel matrimonio altro
in cui fi ve deano non e , che la
,
come oggi nelle galanterie Cinejì congiunzione degli animi , onde i mariti
, e le mogli
rapprefcntate frane e capricciofe figure ,
, non a Venere , ma ad Amore debbono fdgrijicare e
... quicquid inane & gitene , che divinamente da Omero è chiamata l’
fig-
mime
Nutrit Judaicis quae pingitur India velis,
come dice Claudiano in Eutrop. I. v. 357. Or su que
maritale amicizia , e da indar o e da è detta F Saffo
grazia j dovendo come riflette lo fteffo Filofofo nel
fio penfiero potrebbe dirfi , che V nofiro pittore abbia Convito
,
,
e ne’ Precetti Coniugali per effetto di que-
voluto figurare in quefto panno ,
( il cui fondo e verde fta unione comunicar.fl e trasfonder
a color d erba ) un arazzo con sì fatto capricciofo , fi negli animi del-
la doma uomo tutti jcambievolmente i loro affet-
, e dell’
fcherzo de' due Amorini colla biga de' Grifi Che se ti
.
, e le loro
paffwni Sì celebravano in Tefpi di cinque in
.
fo ,
0 altra tale folennita indicar volejfe quefio pe-
Meurflo Graec. Fed, in E’pSrix vuole, che
.
, e
tutti lo fteffo Amore , fiotto quefie tre differenti
-,
,
E
e del Sole } dovre-
mo c onfèfiare eh' efil ere de ano effer quefii due la
foltezza genera e produce negli attimi il defiderio di cofa\ giacché fteffo,
riconoftcono egualmente l' uno che l' al-
se Sì vuol che duefoffero gli Amori perchè due era-
. , tro per autor del tutto e per padre degli
,
,
no le Veneri Si veda Fiatone nel Convivio Benché uomini e
.
, Dei e degli ,
egli fteffo diftingua poi tre forte di Amori : Il divino per governator de’ Cieli
, diret t or delle sfere e rego-
,
,
che fi occupa tutto nella contemplazione della bellezza latore della
celefte armonìa Si veda Notai Conte IV. ,
spirituale : Il fecondo , contrario direttamente a quefto
, 13 14- f V- 17. e l' Aver ani in Anthol. diflèrt. - <?
e rivolto interameìite al fenfo , e al guafto piacere della XX. XLVII. e LV. Quindi non pare che difficile
beltà corporale: Il terzo unifce in se i due eftremi e sa fia
, l' intelligenza di quefta pittura e poffia darfi qual- -,
accoppiare la virtù colpiacere il fenfo e la ragione Ri- che ragione della lira
,
de' Grifi del cocchio , de*
.
ferì]ce F
anfania IX. 16. che in Tebe vedeanfi tre antiche pomi e de' due Amori
,
che vi fi rapprefentano ,
,
,
fatue dì legno rapprefentanti tre Veneri : KcìàSci Se O’v- Flutarco de procreat. anim,
fcrìve , che gli anti-
poa/loat
,
rrjv Se àvruv HchS/jfiov mi Aito<rpofflbtv r/jv rpl- chi pone ano in mano alle fatue degli Dei gl'
,
ordine
. . . ,,
inferni ficos- Ma f
Latini fi vedon offervate.
efi e d‘fi'mzio,n n e ? r
T
Lo ; f
fieffo Vi travio
1 Grm ’
ferenzi. Lardando
dalla ragione e allo fregolato altez-
nire all’amore diretto degli ‘Dei era diverfa
,
ragione convengono
t, ,,5 e feg. ) <wi per la ftejfa de iy.
Sacrific. cap.
vederfi quefii ammali tirare il bert
anche ad Amore : e ’l
(ip) Tutto quel , che potrebbe airfii
della natura
Amare, o dinota il dominio d Amore {opra
cocchio d’
de’ Serpenti ; delle prodìgio fe qualità , che loro fi at-
gli amanti generos e di
tutta la natura; o efprime per cui fagri
Il cocchio par che dima- tribnifeono ; e delle ragioni mijleriofe ,
fublime e virtuofa indole
.
fto riconofeerfi
per Drago . Lagr andezza de draghi
che chiama V amor volgare cwep/h ajutante e fervo ni vi
Arabi fi fa fterminata
da’ Greci , e dagli ,
DXXXVIE
.
notabile quel E
che innalzale
tra gli uomini lunghezza non eccede quattro cubiti .
XXIX. 4. parlando della fteffa razza di ferpenti l’ara fi vede mangiar qualche cofa al cofpetto
, di al-
dice Anguis Aefculapius Epidauro Romani advectus tra figura
:
diis lemina exurerentur non eflèt fccunditati eorum prefentante il Genio del luogo col ferpe che ad
,
Efcu- ,
refiftere . Adorava/! in Epidauro ,
come è notijjìmo ,
lapio. appartienfi , crede trovar del miftero nella pit-
Efculapio fotto la forma di un ferpente , il quale perciò tura e formi) de’ penfieri che non furono da tutù
fi i ,
nerato fotto tal forta di ferpenti l’ anno di Romani. prima idea della divinità nelle
menti degli uomini
0 4.62. ( non 478. come -per abbaglio fcrive l’ Ardui- offufeati dall’ ignoranza e dal peccato fu quella di
) ; La caufa , e la maniera
no al cit. 1 di Tlinìo .
dare un’ anima alle cofe create j e non folamente negli
della venuta di tal ferpente in Roma e deferitta afri , e ne’ corpi grandi del Mondo , ma in ogni picca-
,
poeticamente da Ovidio Metani. XV. v. 630. e feg. la ancora e particolar parte della terra
,
, fupporre
e narrata da Livio lib. X. cap. ult. e da Valerio un’ anima , ed un principio di moto e di confervazio
MaJJimo I. 8. §. a. Or nacque il dubbio , fe il fer- ne , quafi in quel modo fteffo , eh’ è l’ anima al
pente qui. dipinto foffe della razza degli Efculapii corpo umano Lercio
. credettero effer i Gemi le in -
Ala fi avverti che Lampridio nella vita di Elaga- telligenze abitatrici e mo venti
, delle parti del Mon-
balo fcrive , che coftui Aegyptios dracunculos Ro-
, do . E
in fomma intende ano per Genio la natura
ftefi-
mae habuit, quos illi agathodaemonas vocant. Ser- E fa operante colle fue forze in cìafcuna cofa : e a que-
vio sul III. delle Georgiche a quelle parole di Vir-
fta davano poi corpo e figura Or effendofi in ogni .
gilio, caelumque exterrita fugit , nota : idei! te&is tempo fiaputa , quanto vaglia nella guarigione de’ mor-
gaudet ut funt dycéoì S'alp.ovsg , quos latine Ge-
, bi In natura , vale a dire quella naturai forza ajutante
nios vocant Quefti tali ferpenti 0 piccoli Dragoni
. se fteJJa i infitti nel corpo di ogni uomo
; riconobbefi
Algizj par che foffero diverfi dalle Serpi Epidau-
, in quefta il Genio ,
e la tutela noftra . E quefta non
rie, 0 Efculapie : e in fatti prejj'o Eufebio nel cit.
fi credette poterfi meglio figurar , e rapprefientare se
I.
fi legge : QohiHSg fè" avrò ( parla del ferpente ) non nel Serpente , che fioprattutto dimoftra una for-
dya&ò» Mpiova mAsaL opLoCug ài mi Alyu7crioi Krìjp •
za vivente ne’ fuoi memori , i quali anche disgiunti
'
qui full’ ara fi veggono j fembrando fichi , e dattili : fetti de' cibi j e delle acque del luogo : vale a dir
ed a’ ferpenti fagri quefti , 0 filmili cibi fi apprefta- gli effetti del clima e dell ’ indole del luogo su i cor-
,
vano . pi viventi Quefto . 'e dunque il Genio del luogo ,
(17) Ci fi /piega in quefta ìfcrizìone i che’l fer* eh' ejfi veneravano e ’l cui volere diceano con gli
*
pente ravvolto alla colonna che qui fi vede , fia il , aufpicii di efaminare di renderfi propizio co' fa-
e
*
Genio di quel luogo del monte , ove fituata era la grificii Quefta
. interna virtù della terra , e quefto
pittura. Non 'e nuovo , che i ferpenti eran creduti Genio del luogo 3 non poteano ejfi poi meglio efpri-
1 Genii de’ luoghi ove annidava no Enea in Virgilio , . merlo , Che nel ferpente Abita la ferpe nelle vifeere ;
( Acn. V. v. 97. ) vedendo ufeir dalla tomba di An- della terra 3 non fe ne parte
3
e coft antemente vi re-
chife un ferpente entra nel dubbio , fe quello era il fia : così che pub dirfi propriametite l’ animale patrio,
Genio del luogo , 0 il miniftro de’ paterni Mani /’ autoctone ; e in confeguenza propriiftìmo a
figura-
Incertus Gemutane loci , famulumne parenti® re il Nume del luogo 3 /’ ingenito
‘
1 indigena , il ,
Facilijfima dunque farebbe l’ intelligenza di quefta ed Igiea fiua figlia altro non era , che l aria , la '
tonti
, . . . e . ,
2 o4 tavola xxxviii.
dell’ ara
LOCI (18) MONTIS fi?) . Dall’ altra parte fi of-
quale tra' Greci il primo ne parlò con difinzione , lo nota Senofonte parlando di Ciro lib. Vili, che fa-
dividendo le nature intelligenti in Dei , in Ge- grificò A il 7TurpuM uoà H'AA) , kciì roìg àXkoìq Qsoìq hi
nii , in Eroi , e in Uomini , e ammettendo tra ruv datpuv , a? Tiferai Quixri , a Giove Patrio , al Sole , c
e un certo agli altri Dei nelle fommità de’ monti , come i Per-
quefie fpecie una certa comunicazione ,
alcune nature pofie tra fiani fagrificano Onde lo Scoliafie di Sofocle in Tra-
puffaggio : definì effiere i Genii
.
così che ferviffero di mezza- chin. nota che ogni monte e [agro a Giove: e Ome-
la divina , e l'umana ,
e i a quefli
caf ighi di Ogni Dio uvea ilquelli .
'TiptjÀun èpéùìv
vinità nel governo , e nella confervazìone della na- creduti fagri agli Dei , perchè le are prima , e poi
tura Quindi fi divife tutto T efercito de' Genii in
.
i tempii fi fecero fiòpra i monti lo Spanemio a Cal- . E
tre fchiere : altri aveano cura degli afri , altri del- limaco Hym. in Del. v. 70. riflette , che nella Scrittu-
fon chiamati Dei delle montagne :
onde.
1 ' aria ,
altri della terra : e tutto ciò , che in quefie ra i falfi Dei
1. dice , che da Dio , non
attribuiva a' Ge- Davide Pf. CXXI. da'
tre parti della natura faceafi , fi
nti . E
perciò tutte le cofe f 0 naturali , 0 fatte dal- monti afpetta egli l' ajuto Anzi da altri luoghi del- .
nio offero confervate , e cuftodite , finche dur afferò gli altri monti meritarono dagli
Or
f opri ctvéGsactv. fie
I Greci differo ì Genii Scdp.ovuq forfè dal fapere per- , ftolti Gentili T
onore d' effier creduti partecipi di qual-
che erano gl' ifpettori di tutte le cofe Da' Latini fi . che divinità j il noftro Vefiuvìo ( lafciando ftar gli effetti
II. 6 Str abone V.
chiamarono Genii per la ragione altrove detta , e anche del fuo [degno fi veda Eitruvio
.
-,
Praeftites , perche , come nota Marziano Capella : prae- p. 247. e ivi Cafaubono ) , e per la fertilità del
fuo ter-
funt gerundis ( 0 genundis ) rebus omnibus Or ficcome . reno , e per la bontà del clima dobbiamo credere ,
il Genio univerfiale della terra tutta ,
detto Megalode- che lo meritaffie ancora Della falubrità del fuvio
. V
mone ,
0 Gran Genio ,fi credea che abitaffe nelle vi- parla Varrone de Re R. I. 6 generalmente , e oltre .
ponea , che fi tratteneffiero ..E perciò naturaliffima cofa dera nitidiflimus , &
fuapte natura omnium faluberri-
era il penfare , che i Genii de' luoghi [offero i fierpen- mus Ad hunc montóni Se Medici diutina tabe affefros
.
ti , vedendoli fempre dalle buche e dalle fottcrranee , tranfmittunt Strabone nel cit. 1 . dice particolarmente
.
Vi
.
ti Efculapii ,
e ne* frutti la fagra libazione , volle (21) L*
effer coronato è proprio de* agrificanti f
che *1 Giovane foffe 0 il minifiro del fagrificio , 0 Anzi Efculapio , e la fieffa Dea Igiea nel Muf.
E infermo fiejfo già rifanato , e fagrificante , il quale Rom. To. I. T. IX. e X. fi vedono coronati
Sez. I. .
chiamato aveffe col fifchio il divino ferpente , e col- (2 2) Il ramo conviene generalmente a* fagrifican-
la verga lo incantale : giacche il fifchio , e la ver- ti i e fpecialmente e a chi fagrifica alla falute , e a*
ga fono le due cofe , che a comandare a* ferpi fi of- Sacerdoti di Efculapio .
TAVOLA XXXIX
Jimgi'mmim pa/n,. Rom:
TAVOLA XXXIX.
N quella (A e nelle altre pitture fimi-
li , che rapprefentano finte architetture,
è generalmente da avvertirti , che i pit-
tori , o ornamentifti , che vogliati dir-
ti (3) , altro per avventura non ebbero
in mente
nel farle , che di coprire
con una certa vaghezza di compofizio-
ne, e di colori le mura date loro a dipignere (4) ; fen-
Tom.I.Pit. LI za
(1) Nel Catalogo N. L XVI. che più antiche de* fuoi tempi . Ecco le Jue parole:
(2) Quefta ,
e le altre foglienti furori trovate in Ceteris conclavibus , i.e. vernis , autumnalibus , acfti-
vani fìti negli fcavi di Refina. vis , edam atriis , & periftyliis ,
conftitutae funt ab an-
(3) Vitruvio nel lib. VII. c. 5. chiama Expolitio- tiquis rationes pidurarum .... Ex eo an-
certae
nes quefie decorazioni . tiqui qui initia expolitionibus inftituerunt , imitati
,
(4) ‘Plinio XXXV. 4. ferivo Non fraudando : & funt primum cruftarum marmorearum varietates col- &
Ludio Divi Augufti aetate , qui primus inftituit amoe- locationes j deinde coronarum , filaceorum , minia- &
nitìimani parietum piduram , villas , & porticus ,
ac ceorumque cuneorum inter se varias diftributiones . Po-
topiaria opera con quel che fiegue
,
Ludio dunque . ftea ingrefii ut edam aedificiorum figuras , co-
funt ,
a' tempi di Augufto introduce , non già il dipigner fui liimnarumque &
faftigiorum eminentes projeduras imi-
muro , ( e fendo ciò antichijfimo e in Italia e in Gre- tarentur : patentibus autem locis , uti excdris , propter
cia , come lo fteffo Plinio nel medefimo luogo avverte )
‘ amplitudine ra' parietum -feenarum frontes defigna- . . .
ma sì bene il gufo f
di r appr e evitar de portici ; de' vi- rent ambulationibus vero propter fpatia longitudini,
:
ticci j
ed altri ornati de' giardini ; de' paefini ; ed al- varietatibus topiorum ornarent . E poi foggiunge : fed
tre pitture di tal genere . Sinché Vitruvio 1. c. che fcrijfe haec quae a veteribus ex veris rebus exempla fume-
,
fotto Augufto , parla dì tal forta di dipinture : ma par bantur nunc iniquis moribus improbantur Come dun-
,
.
f
che le dijììngua dalle- empiici vedute di architetture que fu Ludio l' inventore dì tal genere di pitture .?
e fe fi vuol j che le confonda , le crede certamente an- Potrebbe dirfi , che Ludio introdujfe il dipignere fui
gufo
. . -
210
TAVOLA
1A XXXIX
... V
ver, o quali
r
veri
pena d’ idear piante di ,
za darli la
giufto progetto anzi lènza ne
“
edificU per metterle in
di offervar fempre lo fteffo
;
nondimeno il
vi fi contengono certamente
lafciando ftar tutt’ altro (9,
che poflono iftruirci Noi noteremo
fpeflo delle cofe
.
in ciafcuna quel,
che fembrerà meritare particolar riflef-
fione. In quella prima
troveremo molto da apprendere.
E per incominciarla a efaminare, ficcome vede ognuno,
agevolmente a pri-
che non è intera ; così conofcendo
mo colpo d’occhio , che ’l Tuo mezzo è quel colonnato
tutto quel , che
rotondo , troverà che manca alla finiftra
fi vede di più alla delira . E confiderando poi tutto in-
tero il quadro , altro non vi conolcera , che un complel-
fo di diverfi colonnati ( 7) graziofamente compolli più da
pittore.
che
ciò da parte , ogni ’ntendente non negherà di ricono
introdujfe in Roma il primo tal gufto di dipignere :
di idee , un fare
E ciò rende affai ver fimi le il fub Augnilo di R li- fiere in quefte pitture una vivacità
uno fpirito
quel follecito , ima franchezza di pennello , e
mo , Noi fpiegheremo appreffo su quefta noftra
lumi, che vo-
tale ne' tocchi fpecialmente de' chiari , o
che Vitruvio condanna in fìmili dipinture
Vitruvio nel cit. 1 dà la colpa di tal corru- gliavi dire, che nonpuò efiere a meno, che non piaccia-
(5O .
fi fanno
-,
trà dire , che fieri migliori di quefte nelle regole della che fi vedono per gli vani tramezzar da per tutto,
profpettiva ; ma confejferà anzi , che moltijfime fieno ajuterebbono un tal penftero .
-
. , ,.
ni,
che con vario capriccio van campeggiando , e unen-
do i diverfi pezzi del fìnto edifìcio L’ ordine fòmiglia .
cfìflere,
d’ come
uomini edificii , navi e così fat-
, , ro contiene otto diametri del più. mafftccio del fufto
te cofc Jìegue a raccontare
.* come gli ornamentifti , Ma le qui dipinte contengono il lor diametro fino
cominciarono prima dal rapprefentare sulle mura co* a fedici e dàcia/fette volte
, E
vero , che nelle me-
.
loro colori le crufte di marmo : poi fi avanzarono daglie fpeffo fi rapprefenta qualche tempietto qual-
, 0
a dipignervi le figure di edificii , e di colonnati che Ciborio ( cosi chiamavafi un cuppolino foflenuto
colle parti corrifpondenti e porti , e fiumi , e monti ,
, da colonne forfè dalla forma fimile alla fava Egizzia
,
g paefi j e fomiglievoli cofe: imitando fempre il vero , detta Ciborio ) ficcome pure nelle Chiefe antiche de* Cri-
0 il verifimiti Quindi foggiugne
. Sed haec , quae : ftiani anche s* incontra tal cuppolino
, ed è detto Con-
a veteribus ex veris rebus exempla fumebantur , nunc feffio j eche ivi fogliono effere le colonne alte più del
iniquis moribus improbantur Nam pinguntur te- . dovere ( fi veda la Ta. IV. To, II, del fupp. di Mont-
ttoriis monftra potius , quam ex rebus finitis ima- faucon ) non giungono pero all ’ enorme altezza di
gines certae Pro columnis enim ftatuuntur calami ,
. quelle , che in quefta , e in altre pitture noftre
fi ve-
prò faftigiis Harpaginetuli fidati cum crifpis foliis dono Lo ftejfo potrebbe dirfi delle colonne , che
.
fi ve-
& volutis Item candelabra aedicularum fubflinentia
. dono traile rovine di Paimira : ma , oltre a quefto ti
,
figuras &c. Profeguendo a fare un vivo ritratto di loro altezze fono varie fecondo ti varie mifure che
,
quelle , che furono poi dette grottefche Servirà a que- . ce ne han date : e ti ultime ti ci prefentano di una
fto luogo di Vitruvio la nojtra pittura di commento , lunghezza non fuori del regolare Si veda il , libro in-
come onderemo avvertendo nelle note feguenti Qui . Les Ruines de Pafrayre
titolato
farà bene il dir qualche cofa su quefie grottefche , contro (10) Tra ti franezze del gufto grottefeo
Crede il Sig?ior Permuti nelle note sul cit. luogo di cui fi fcaglia Vitruvio , ei nota , che in vece di colonne
Vitruvio , che avendo quefto Autore Inficiata mia vi- fi ve deano canne , e candelieri Quemadmodiim enim .
va deferizione delle Grottefche a fol fine di abolir- poteft calamus vere fuftincre teélum , aut candela-
ne l* abufo , lungi dallo efiirparlo , lo trafmife anzi brum aediculas & ornamenta faftigii ? Come mai di
(
a' pittori de* nojtri tempi j poiché fenza l* efatto mo- ce egli ) può nei vero una canna foftenere un tet-
dello da lui la/,'datone a nejfuno farebbe mai venuto to ; o un candeliere foftener tempietti , ed ornamen-
,
in mente il dipignere a grottefche Ma quefto pen ti del faftigio ? Che ti colonne fvelte e fiottili fi di-
.
be provarfi che quefta maniera di dipingere non fi In- trettanto chiaro , perche ti chiamajfe anche candelie-
ficio mai E in vero noi ne troviamo una chiara e lu- ri Quefta pittura ce ne fa veder la ragione Non vi
. , .
cida teftimonianza in S. Bernardo , riprendendo egli ha , chi non abbia o/fervata la forma de* Candelabri
1 Monaci di Clugnt , che a fino tempo fcandatizza- Nel Mufeo Reale fe ne offerva un numero non picco-
vano il Mondo col dipingere di grottefche le pareti lo , e fon tutti di bronzo Sono eftì compofti di tre ,
gia fteffa ce ne addita la forgiva Nelle Lezioni llo alto fino al petto di un uomo : e del catino Or
.
,
del Varchi a carte 21 6. fi legge : Delle Pitture ( an- la bafe e l catino fon piccoliftìma cofa : ma non , *
tiche ) non è rimafa in piè neflìina se non se alcu- così il fufto , il quale per lo piu e lavorato a for-
ne nelle Grotte di Roma , che hanno dato il nome ma di una colonna fcanalata $ ed è fiottilifilmo ,
a quelle , che oggi fi chiamano Grottefche E
Raf- giacche l* altezza del fufto conterrà qvafi trenta
.
faello Borghini nel Ripofo cart. 491. ferine : Tali diametri Or chi confronti i fufti di quefti candelie- ,
forte di Pitture per eflérfi trovate in quelle Grotte, ri co* fufti delti colonne qui dipinte , riconofcerà fit-
da allora in qua Grottefche fi fono chiamate , Ecco bito nelle colonne i candelabri : e così intenderà , per-
dunque che dagli originali ftejfidegli antichi , e non che candelabri fìen da Vitruvio chiamate Si avver- .
dagli fcritti di Vitruvio fono fiate imitate da* no- tì a quefto propofito , che quefti fcapi , 0 fufti di can-
,
là
dedurre, che forfè bttruvio nel Lafciando dunque fiar gli altrui fofpettì da parte -,
quelli i
fi chianiajfero fufli ,
confideri il colonnato principale della noftra pittura : su
parte principale del candeliere .
parola. Il hi- que cofa , non altrimenti che gli Harpagones , o fieno
che di ofcurijfimo fignificaio firn qnefta
egli ne pur potè Jo- que ferri di punta adunca , con cui fi afferrano i na-
’
Arpaginetuli dì Varava poteffe dar lume , fi offe im- f butiones ita fiant , uti divifis altitudinibus in partes
TAVOLA XL.
. . . 5
21
T A VOLA XL. ()
21 6 T A V OLA X L.
uni, or gli altri una
cormcmu, quell, su d un
reeaono or gli
conchiglia
Jìulmie e quefti fopra una
? veggono a finiftra dello fteffo tre/M-
Nel quadro poi «
uno in mezzo quadrilatero, piu
iHììmì, per cosi dirli:
alto e due a fianchi filmili fra loro ,
pm
grande e pii. ,
Niccoli, e triangolari.
Quel di mezzo moto fole cinque
ma perche è veduto in angolo &
dall orlo del- ,
colonne ;
che dietro a quelle fie ne
la copertura cougbietturare ,
altre. Le colonne (
fatte sul gufilo de can-
secondano tre
delabri ) indicano un
Jomco , fenza bafe (0 Tofano ma .
filmili
anche quefti su d’ una continuazio-
tra loro: Pollino
vedono di
ne dello fteffo primo bafamento , in cui fido fi
fronte que’ piccioli modiglioni, eh ivi fi
vedono di fianco.
principio di un
Dittante da quefti tre porticati fi vede il
altro ficoprendofiene filo una colonna
con un contropìlujti o,
,
Jlloni .
'TAVOLA YF T
(f) Quefto in 'vera architettura non fi 'vide che di tempio in quefi porticati: e da gli uccelli , dal Grif-
nel Teorico . fone , e dall animale marino fi volle nominar Ifide
’ ,
(
6) .
di legno fianalate
fero , che le colonne fimbravan
e co’
vanno , che fa , 0 altra cofa tale Or quefta fece fo-
. ,
fpettare a taluno , che forfè fi accennale qualche parte capitelli i a fomiglianza di colonne vere
TAVOLA I vede in quella pittura
X L I. w
un intrico ca-
pricciofo che fembra a prima villa pro-
,
zione
di marmo 0 dì legno. Vitruvio IV. 4.: Item interco- fiant. Si 'veda anche Varrone de Re R. Ili, 1.
lumnia tria, quae erunt inter antas, & columnas , piu-
. .
nico. il Cornicione,
benché di gufto grottefco , pende
più al Dorico , che
ad altro , perchè è ornato di certa
Sbecie di Triglifi , e Metope
Lega al folito tutto i! co- .
tono o per dir meglio, fono attaccati alla foffitta del por-
,
accompagnarli C s)
(3') E' noto l’ufo di fofpender patere , 0 feudi alle tero Arch. II. z. dove parla de’ tempii ,
e loro parti ,
TAVOLA XLII.
.
TAVOLA XLII. ()
E
.
,
da anche il cap. 2. del lib. I. nota la controversa nomina vellibulo L. 19. §. 1. Comm. div. Nerazio chia-
tra gli JleJJi antichi sulla differenza dell * Atrio e del ma Portico L.47. de damno inf.
Vejlibulo: e le contrarie opinioni de Giureconfulti fe V
, (3) E
noto , che fio leanfi porre delle fiat uè , e del-
f
vejlibulo offe ,
0 no parte della cafa. Si veda A. Gel- le colonne ne * veftiboli , e avanti le porte de* gran pa-
ilo N. A. XVI. 5-. e ivi Gronovio
.Si veda anche Bu- lazzi Sì veda Suetonio in Ner. c. 31. e Cedreno ad
.
de 0 sulla L. 245’. de V. S. e Cujacio sulla Jleffa L. 245". A. XIV. Maurit. Si veda lo Sviterò in v. TtpoccvXiov
& sulla L. 157. e T, nel To. Vili,
p .599. e 574. e
. ' . . .
224
at'
I Aa \r
v O L A XLII.
.
„
r
n rhe vi fi o {ferva .
Mentano attenzione il capitello
ritmia , nè di fimmetria
non poflono effer confiderate per ,
h
porta al di dentro feguiva in fummo tempio primus erit
mjlibulo , così dopo vate
Scrive Vitruvio IV. d. , che le porte vai
r Atrio , che par che Vitruvio VI. 3. 8. confonda col C7)
che qui fi vede ) aperturas habent in
Cavedio Si veda il Leffico Vitruv. v. Atrium e v. , ( come è quella
.
exteriores partes .
Nota il Sagittario de Jan. Vet.
Cava aediuna Tempii, le
cap IV. § I. che le valve convenivano a'
(f) Si vedranno ne feguenti Tomi altre pitture ,
Si veda anche Cu-
cui porte doveano aprirfi in fuori
.
TAVOLA XL1II.
. .
227
TAVOLA XLIII. ()
(i) Nel Catalogo N. LXXIV. fi) Si veda Vitruvio lib. II. cap.
8. dove par-
(fi)
ZT noto il 'vario ufo de'* Tortici prefifo ì Gre- lando della necejftd di far più piani nelle cafe per la
ci , e prefifo i Romani j e come foleano efifer congiunti moltitudine degli abitanti , dice: Altitudines extru&ae,
a Tempii ,
a Teatri , ed ad altri pubblici , e privati contignationibus crebris coaxatae , &
caenaculorum fum-
tdifcii ancora mas utjjitates perficiunt, & dejpetfationes
,
228 T A V O L A XLIII.
è graziofa.
(4) Si veda Plinio Epift. 1 7- lib. II. Scena Comica Si veda Vitruvio V. 8. Tanto più
.
Per altro ne* palazzi nobili eranvi fempre : fìlvae , il quale era ornato di colonne s e qui ne compariro-
ambulationefque laxiores ; dice Vitruvio VI. 8. Si ve- no cinque ,
e fono foniche .
TAVOLA XLIV.
.
231
TAVOLA XLIV. W
A prima pittura, che ci fi preferita in que-
lla Tavola , non è inferiore alle altre
nel capriccio, che non è poi fcevero in
tutto da una certa vaghezza Par
che fi- .
XLIV
T A V O L A
'
332
n ni.iftofìro Dorico e per gli quafi
par
quale per ateo P
che vi fi ravvino.
« P er B J*.»
triglifi .] folto fcjtonc
a che fc ; e
,
Ottura come
fpirito
P
e legami o
quafi
>
un
alla PJttu
fregio
pittura. Merita attenzione
o finimento, ehe
^ ^^ voglia
di i due
pezzetti di quella Tavola ,
Dè g1 fdtfquattro cupo che pofano fopra
TriSm coloriti di un roJJÒ
^
cina
frammenti di cornicione,
(9) e
fonando c.afcuno una bue-
tenendo una cefi a di frutti
coll’ altra mano
e fembrano effere quelli
tutto fra loro
fono fimili
M
bullo di una donna di piacevo-
dretto fi vede il mezzo
di fronde \
le e maellofo
afpetto , colla tefta coronata
feopre parte di un’altra tejìa.
Non, aven-
e a fianco vi fi
Pao-
mai darne conto? I
do diftintivo alcuno, chi faprebbe
pezzetto («) , fono dipinti
ni che fi vedono nell’altro
bianc 1.
al pofano fopra alcuni gambi di fiori
naturale, e
. „„ ubi fecit nobilem Parhalum , &
propylaeon P
Greche e nelle che ritennero la for-
Scene Romane , uag qu idam Naufrcaam vocant ,
la porta principale
Hammoniada , q 1
nuae piAores
via delle cafe Greche , una era naves longas in us , quae Pittore,
•
TAVOLA XLV.
,
5
mezzo un ifioletta con un ara , e con un piccolo tempio 5
lo
(V) Quefta fu trovata negli fcavi di Civita a 13, li remi eran moffe . Tlinio VII. 56. riferifce le va -
Luglio 1748. } e a 6. dello Jlejfo mefe nel luogo me- rie fuW invenzione delle navi da guerra ,
opinioni
defimo fi era trovata la feguente . che a Giafone , altri a Semiramide , altri ad
altri
(3) A due forti poffono principalmente ridurfi le altri attribuivano : de bafiimenti di trafporto fu in
* -
Navi , che adoperavano gli antichi : altre fervivano ventore Ippo di Tiro .
d i comodo del commercio , altre per Tufo della guer- (4) E" queflo il notijfimo diftintivo del Dìo del
236 T A V O L A X L V.
di
(5-) E' troppo famofa la. controversa , che pende re e dccìfive , che non ammettono luogo da dubitar
,
ancora indecifa , fe
gli antichi avejfero navi a più che gli antichi avejfero navi a due a tre a quattro
,
ordini di remi . A
due poffono ridarfi ì Sentimenti de-
,
e fino a cinquanta ordini di remi l' uno all'
,
altro Su-
I. Alcuni han creduto
gli eruditi .
( e quefii formano il periore } ed oltracciò la Colonna Trajana così ci rap-
numero maggiore ) che le biremi avejfero due ordini prefenta. le triremi , e così nelle medaglie e ne' baf-
,
di remi , /’ uno fuperiore all altro 3 le triremi tre , e firilievi ci fi fan veder le biremi
'
e le triremi , e le
,
così delle altre fino alle cinquantiremi , di cui fi tro- quadriremi Tutto fi trova raccolto in Montfaucon .
va menzione negli autori antichi Non tutti però To. IV. P. II. lib. II. cap. IV. * XI. * nelle Tav.
.
coloro , che fono di quefto avvifo , penfano ad un CXXXVI. a CXXXVIII. Ma fe al contrario fi voglia
modo Altri non ne ammettono che due , altri
. rintracciar la maniera , come ciò
fi foffe fatto , 0 con-
tre , altri quattro , altri cinque 3 altri fette , al- fultar la pratica
3 fi vedrà che fia poco meno che
tri nove , altri finalmente fidici e non oltre EH più impojfioile il darne conto Tutti gli argomenti e le
.
.
fon vani nello Spiegare , come quefii ordini di remi ragioni , che ci portano a dubitar del fatto fono ar-
, fi
f offero fituati : volendo alcuni , che T un remo all al- te efpofie dal Signor e slande s nell' Elfai fur la ma-
'
E
tro fovraftajfe a piombo 3 ed altri difp unendogli in rine des Anciens Non è però , che non fi voglia ciò .
i quali non potendo accordare colle regole della mec- Il Zeno Annui. >//> Eloquenza Ital. del Fontanini
canica , e colla pratica V enorme altezza delle navi To. I. p. n. 6. per nun. rarowew». i
, Jl(temi :
e la lunghezza inconcepibile de' remi e l' intrigo ine- del Vojfio , del Mcibomio , dello Scheffero del Tal
5 ,
, p.
penfano , che per remo intendafi il remigante iftejfo Vi furono tre Sentimenti Altri vollero , che
^ , (7) .
fi
E quefie da' Greci pofier lori furono poi dette Galee ter-
,
(11)
Nella feconda pittura fon rapprefentati pefci di forti di-
verfe .
(8) Lo JlejJ'o fi offerta, nelle navi rapprefentate nel- fiuefie torri foleano alzarfi nell' atto del com-
la Tavola feguente, dove fi parlerò, del cofiume di fo- battimento su i tavolati delle navi e di ciò attribui-
-,
fervare , che 7 fofpendere lo feudo dalle na vi era il , farfi alla poppa talvolta anche alla prora Si veda il
: .
onde le navi così coverte fi chiamavano xc6Tcd@pcxy.Tot. pitana ; giacche le navi Pretorie foleano per lo piu
ef-
In Omero fi chiamano ìxpìot vy/uv Ma ne’ tempi della . fer turrite , come avverte lo fieffo Lorenzi
guerra Trojana filamento la prora e la poppa eran co- (ii) Lo fieffo fi offerva in una delle navi della
verte , e da quelle parti fi combattea I Tafii i primi . Tav. feg. dove fi veda la nota (7)
covrirono tutta la nave Plinio VII. 56. Vi eran anche
.
(13) Quefia fece credere ad alcuno ( non molto pro-
degli altri ripari perche i foldati fojfero al coverto
, priamente per altro ) che potejfe qui rapprefentarfi la fa-
dalle armi e dalle macchine nemiche Vi era ancora il . mofa battaglia ad Azzio , 0 quella tra Sefio Pompcjo
Gupccxiov , fatto a modo di torre donde i foldati lan-
, ed Agrippa tra Melazzo e V promontorio Peloro Al- .
(10) Oltre a gli feudi , di cui fi vedono forniti faucon fi vede un fimile padiglione .
i combattenti
,
vi fi difiìngiiono le lunghe afte dette da
f
(15) Anche le donne talvolta alivano fulle navi
Fiacco tela trabalia , e da Omero puxxpcc SipccTU Si ve- . da guerra come avverte lo Scheffero de Mil. Nav.
,
M-afo/.
241
TAVOLA XLVL W
OLTE e diverfè , e tutte belliffime
fono le vedute , che ci prefenta la pit-
tura incifa nel primo rame di quella
Tavola Comparifce di prima veduta sul
.
(
le fòrgono più alberi ed al finiftro è eret-
to un Pilaf ro affai fvelto (3) , avanti a cui
fta un uomo , che guarda verfo il mare In quefto fi veggono .
(1)
(i) Par che altro non fia , che una cafetta . Vi da Salmafìo Ad jus At. & Rom. p. 693.
di fpoglie forfè ne-
fu però , chi vi riconobbe un tempio .
(T) Sembra , che fieno ripiene
Si crede , che poteffe effere un Faro per dar miche : e vi fi offer vano de rialti ì?t mezzo , come
*
(3)
lume a naviganti di notte : Il globo , che nella fim- in quelle della Tav. precedente.
Aen.
. , . ,
Nell’ ultimo fifi) evvi una pernice che bezzica un’ erba
;
TAVOLA XLVII.
Aen. V. e X. fon variamente nomate Eiftrice , Chi- ma i roftri faceanfì alti , e lunghi , dopo fi fecero piu
mera , Scilla , Centauro , TigrP, e Tritone Si veda corti , e più fermi , e nella parte più bajfa della prora
.
,
anche il Baifio e V Montfaucon
, che han raccolto perché feriffero le navi nemiche in parti vicine all ac-
, ’
i pezzi antichi , in cui fi vedono filmili immagini qua e piu difficili a ripararfi , .
falle firore delle Navi Diverfa da quefta infegna (8) Diceafi Chenifco da yf\'j oca e fi ponea talfe-
.
:
( 7tafi:cYj[j.o'j ) era la Tutela ; Ovidio Tr. ì. El. ÌX. gno per augurio di profpera navigazione , Scheffero 11 6 . .
Efi: mibi
,
fitque precor flavae tutela Minervae
(9) ' E
noto il coftume di coronar le navi di
Navis } Se a pitta cafifide nomen habet alloro nelle vittorie Nota lo Scheffero IV. 2. che .
(7 Si diffe , che poteano effer quefte T hmìbtg, me di appiccare le proprie armi a’ lati , ed alle pop-
di cui fi fa menzione dagli autori:
poiché rapprefen- pe delle navi Si veda lo Scheffero III. 3. Si veda
.
TAVOLA XLVIL M
AR che non abbiano bilogno di fpie-
gazione alcuna le due pitture, che fi ve-
dono rame di quefta Tavola.
incife nel
E così chiaro quel
, che vi fi rapprefen-
gra-
ziofàmente figurato un P appagallo (3) che tira
, un picco-
Tom.I.Pit.
Q_q ]o
CO Nel Catalogo N. CCCIV. che ancora nella Siria vi foffero de'Pappagallì : ma nota
fi) Fu trovata a io. Ottobre 174*. negli flavi ivi il WeJfeling. , che debba quel luogo
di Rejìna intenderfi del-
l Allìria, ne' confini della quale eravi la Città det-
(3) Plinio X. 41. così deferire i Pappagalli: Su- ta Sittace , 0 Pfittace eh* egli crede così chiamata
,
per omnia humanas voces reddunt Pfittaci Se qui-
appunto dal nome di quefii uccelli benché il Vojfio
dem fermocinantes India avem hanc mittit Pfitta-
.
: Etym. in Pfittacus fofpetti
:
,
narra come una cofa
cofianternente chiamato quefto uccello Indiano da Cte- portentofa che nell' India nafea l' uccello Sittaco
, il
fìa , da Arijlotele , da Eliano , da Paufania e da- quale e[prima la voce umana
, .Onde nota il Bochart
gli altri prejfo il Bochart Hierozoic P. II. lib. II. che in quei tempi non erano in Grecia ne
.
men per fa-
cap. XXX. p. 341. In Diodoro II. p. 9 5. fi s
ma conofcinti. Callijfeno Rodio citato da Ateneo ÌX.
p.387.
. B , . a.
2 . tavola xlvil
W tiene col-
è guidato da un
Grillo eliie
7o cocchio M, ed icherzi,
redini. Non e nuovo il vedeie si fatti
b0cca le
]a
M che voglian dirfi , sulle gemme M , e nelle
O aUufioni ,
8
medaglie ancora ( )
. . - . , .
ve egli de Re Rutt.
rone cono/.ciati , ma Tariffimi : fin chiamati .Non è pero , che non Ji poffa totem
lib. III. cap. 9. parlando di
ima fitta di Galline non onde le pittar eca-
anche dell anìmaletto Gryllus
:
e tur effe il de
e del Pappagallo i caratteri de’ due perfonaggi ,
I. v. 69. a 7z,
che fa Parla erti del Or •&"«*+'
venale Sat.
fieno, 0 /Iridare ,
In una gemma prejfio l’ Agoftini P. IL Tav.
.
TAVOLA XLVIII.
’ .
Etunius palmNcapotib:
TAVOLA XLVIII .
1
{3) Soleano gli antichi da principio fofpendere ne nudi , e fenza immagine alcuna , ed alle volte , oltre
tempii gli feudi , e le arme de ’ -vinti nimici E) a que- . alla effigie il nome di chi dedicavali ;
conteneano
,
Jlo coftume ne nacque un altro affai diverfo , e fu come fi vedrà nella nota feguente
quello di porre ne ’ tempii gli feudi , in cui 0 le im-
(4) Baufania V. io. riferifee , che nel tempio di
magini degli antenati , 0 di altri uomini illuftri fi Giove Olimpio eravi affifio uno feudo d’ oro , in cui
-vedeano Si veda il Buonarroti ne’ Medaglioni p. 9.
.
era intagliata la tefta di Medufa dcnrlq dvdnetTou
XP vrf> :
25 ° TAVOLA XLVIII.
dale di quella fi leva su una Ninfa fi) , la quale ha in ma-
no una e dal pettignone in giù , in vece della
jiure (<s)
,
chi della porta fono due baf lunghe , che foftengono due
Coccodrilli di) anche a color di bronzo Dietro al Coc- .
Viàores, partis de fpoliis decimam. Apollonio Argon. II. come una Ninfa fi vendìcaffe
Avverte ivi il Kuhnio , che V Amafeo fi e inganna- per tal cagione e nello Scoliafie
: al v. 478. come
to nel dire , che gli Atenieji , come vittoriofi figli uri altra foffe grata a chi confervò la fua quercia
Spartani quello feudo avean pofio poiché anzi gli
,
:
(7) Si è già avvertito in altro luogo quel , che
Spartani furon vincitori come dice Plutarco e i , , fcrive Vitruvio fu tal forta di pittura Benché qui .
Tanagrei loro confederati pofero lo feudo dalle fpoglie par che alluda piuttoflo all unione dell ' albero colla
'
ma dice (fiiuXciv ,
tazza . Se fi riflette alla figura e (8) Nella nofira pittura non vi fi offervano frut-
alla forma del Clipeo ,
eh' e rotondo e concavo ; fi ti . dove lungamente parla di que-
Plinio XIII. 4.
vedrà che pojfa indifferentemente dirfi e clipeo e taz- ft'
albero , avverte , che in Italia , e in tutta T Eu-
za Ariftotele Poet. cap. XXI. efpreffamente nota
. ropa piantate non producono frutto .
V
che poJJ'a egualmente bene dirfi : dffvìg QidXrj Apeoig , (9) E' notabile } come anche fopra fi è avvifato ,
acci (pici}:/) daitig Atovvffu : lo feudo tazza di Marte 5 il numero non pari ne gradini de' tempii .
'
e la tazza feudo di Bacco . Quindi s' intende ancora (10) D/d Greci chiamafi icpoTopc/j
lo fcherzo di colui , che chiamava la fua tazza (11) Forfè per dinotare il Genio del luogo .
uno ,
più che gli altri , merita particolar attenzione . Me-
na egli innanzi a se un fomajo
carico di vafi di vetro ,
come fi argomenta dal tralparire il rojjo del liquore che
contengono (15) : Non può non ammirarli la vivezza , con
cui è efprefiò V Afina] in atto di tirare con tutta la fua
forza ( ió ) per la coda il iomaro per lalvarlo dalle fauci di
un Coccodrillo , che fta sulla riva del fiume quale a tal
, il
(15-) Sebbene Erodoto nel lib. II. feriva , che in de , eh' erano generalmente da tutti venerati , come
Egitto non allignavano vitti foggiugne però egli fief- fcrive Erodoto II. 42. e Damafcio prejfo Fozio Cod.
fo, che quella indufiriofa gente f'apea fupplire la man- 2.42.. i ogni villaggio avea poi il fio Dio particola-
canza de* vini con altri liquori medicati . Si veda re .Si credette verifimile , che poteffe dirfi dedicato
anche Diodoro I. 34. a ‘Perfeo , di cui racconta Erodoto II. 91. che avendo
(16) E
tale la forza , che fa cofilli , eh' efee portato dalla Libia in Egitto il tefehio di Medufa
afatto di piombo , e non cade , perche l' afmo non da lui uccifa , ( di cui fi veda la favola in Ovidio ,
arrendendofi ne fofiiene tutto il pefo . e in altri') gli fu edificato un tempio nella Città di
dijfe ,
che V tempietto pofio lungo la riva di quefio qualche verifimiglianza . Ma
il vederfi nella pittura
fiume era forfè dedicato ad uno de tanti. Numi , che della Tav. feg. quefie fi effe cofe fece fofpendere il giu-
*
avea l’ Egitto j poiché a riferva di Ofiride , e d'Ifi- dizio fui nume di quefio tempio .
-SS
(0 Nel Catalogo N. SDLXXF. (3) La maniera , con cut fi vede qui attigner
‘Per la mancanza piovane era co-
delle acque V acqua , fi ufi anche oggi fra noi *, con una macchi*
fumé degli Egizii derivare dal Nilo , e raccogliere na molto fimile .
per mezzo de canali l* acqua nelle cifterne (4) Il Fabretti sulla Col. Traj. cap. VII. p. 214.
parla
. ,
0-6
'*"'0
TAVOLA xlix.
E' fofpefa la tenda ad una croce (s) ed è per gli altri capi
attaccata ad un arbore. Sieguono diverfi edificii
con torri ,
una quadrata , altre rotonde , e polle (<0 in varie dillanze,
fi mi li dime in tutto a
quelle , che noi oflerviamo ne’ noftri
villaggi Più in dentro evvi una villa ( 7 murata , che ter-
.
)
parla della tejftura dì quefte tende , e con molta eru- da Latini propriamente diceanfi Horti Avremo nella .
dizione fa vedere , eh' erano cucite di piu pezzi di fpiegaezìone delle Vignette, e delle Finali occafione di
cuojo Ter ciò gli artefici di sì fatte tende faron det-
.
ragionarne .
ti cxqvoppcéfiot ; e da Snida MVjvccpuCPos è Spiegato ò Sép- (8) Vitruvio X. io. Tlinio XVIII. io. e Talla-
cucitor di pelli S. Taolo fu
[AXTtt ovppst7truv .
applicato dio 41. parlano delle ruote de' molini ad acqua.
I.
al meftiere di lavorar tende , come fi narra negli At- Totrebbe dirfi , che la noftra ruota fia di quelle a tal
ti degli Apoftoli cap. XVIII. dove fi dice , che lavo- ufo def iliate : e fe non vi fi offervano tutte le parti
ro in Corinto in cafd dì Aquila e di Trifcilla , eh* ncceffane , 0 naftee ciò per ejfere la pittura patita in
erano <TM)Voiroiól rf ti'/yrfr . ‘Plinio XIII. 4. dice , che quefta parte 0 per dinotar la lontananza , in cui 'e fi-
-,
lefoglie delle palme , ad funes vitiliumque nexus , & tuata la ruota , il pittore non l' ha diftinta Tuo an- .
capitimi levia umbracula ( forfè fimili a noftri cap- che dirfi una macchina, da attigner l' acqua , come in
paglia ) finduntur ; ed è nolo , che fe ne fervi-
pelli di altra pittura fi vede dove fi noterà qualche cofa
, .
vano anche per far delle vefii. 00 Ejfendo come fi è detto , e come fi vede pati-
, ,
($r) Tertidliano Apoi. cap. XVI. rinfaccia d Gentili ' ta la pittura in quel luogo non vi fi diftingue l' ac-
,
(fi) Non vi 'e quafì pittura alcuna di fimili ve- Si veda Leone Ajfricano lib. IX. p. %^ 6 e' l Signor .
dute di paefini , in cui non vi fieno delle torri Di- . di Maillet Defcrizion dell* Egitto lett. IX. p. 31.
remo su quefte appreffo qualche parola. (11) Al fegno del Coccodrillo fi riconofce ejfere il
(7) Quefti dipartimenti di terreni eran quelli ,
che Nilo ,
come fi è notato anche fopra .
TAVOLA L.
2
TAVOLA L.
()
le Ce nienti due pitture V anno 1748. e noftjfma: s’ incontra anche nelle Medaglie per notare
tetto che ferhbra fatto di canne , e quel rinchiufo (jf) Che l'Ippopotamo fia animai del Nilo lo dice ,
,
Paufania nel c. \,e Filofir. I. Ini. 5. e Luciano in Rhet.
e quella torretta, che vi fi offerva j e tutto fembra di
legno 0 di canne . Si vegga Eliodoro Aeth. I. Dio- praec. danno per difiintivi al Nilo i Coccodrilli , e'gl lp-
doro I. 3 (>. Altri vi riconobbero Un tempio ad ogni modo popotami Erod.ll.71. Diodoro I- 35 -f ‘Punto VllLx 5. lo
.
.
”
qualche
Gì) Non è il filo Nilo , che abbia de CocCodril- defcri vono , come qui fi vede , come s' incontra in
34. da i Coccodrilli anche all'Indo medaglia. Spanemio de V. & P.N .p. 7 ^DiJJerifcequefio
'lì : Paufania IV.
:
2 6o TAVOLA l.
fi oflervano ,
febbene vi fia del capricciofo ; vi fi ravvifa
però della fimiglianza in alcuna con qualche pianta Egi-
zia (7)
obefus exit in litus , recentes arundinum caefuras per- mìo han raccolto quanto può dirfi sull'ufo proprietà , ,
fpeculatus 3 atque ubi acutifilmum videt ftipitem , im- e mifteri di quefia pianta .
Or vi fu chi volle dire , che il pittore avejfe qui po- gli Dei Avvemmci , che allontanavano i mali , fi figu-
Jia T anatra col coccodrillo per efprimere , che que- ,
ravano con flagelli , e con bafioni in mano : e così ci
Jla beftia i quattro mefi d' inverno non mangia af- fi rapprefenta Ifide , OJìride , Anttbì , ed altri Dei be-
fatto , come dice ‘Plinio Vili. 25". ed Erodoto II. 68. nefici dell'Egitto nella Menfa Ifiaca , e in altri fimili
Altri dijfe che V anatra di fua natura amfibia ( Un-
, E monumenti : fi veda la Chauffe To. I. Seft.I. Tab. 33.
no H. A. V. 33. ) dinoti qui, che abbian la Jlejfa e nella Seft. II. Tab. XL. e XLII.
natura gli altri due animali con ejfa injieme dipinti . (12) I fimulacri d' Ifide erano dagli Egizii coro-
Ma ne T uno ne T altro penfìero fodisfece Si volle . nati di ferpi Eliano de A. XVII. y. ed è notìjfimo Tufo
.
da altri che fojfe un' Oca la quale s'incontra , nella delle ferpi nelle pompe e ne' mifieri Ifiaci Si volle .
Coccodrillo ,
e dell' Ippopotamo ,
ejfendo l ’ Oca fpecial- lando di Ifide dice
rnente addetta ad ejfer vittima ne' fagrificii Erodoto . . nani polle mederi
. .
(j) Gli alberi fono Palme . Et quum votiva teflantur fana tabella
(8) Tra le molte divinità Egizie , Ofride ed Plurima ,
pifrores quis nefeit ab Ifide pafei?
Ijide germani e fpofì, furono le principali Si veda Ero- .
(13) Ifide era chiamata e creduta Tlav tutto; e per-
doto 11.41. Diodoro I. 13. e Plutarco de Ifide , &Ofir. ciò fiotto moltijfime forme e diverfe era rapprefentata
ect altri , che /piegano tutta la mitologia di quefte due e detta Myrionyma nomi Si veda il VoJfio
,
di mille .
fia di quefio animale , come è figurato nella Menfa Ifia- te ragioni , che forfè ciò alluder poteffe alla Luna
ca fi veda il Pignorio p. 62.
: 0 a Venere ; giacche Ifide era creduta e la Luna e Ve-
(10) Ed noto , che V difiintivo principale delle nere parimente Era la Luna rapprefentata in figura
.
divinità di Egitto era il loto , in cui ejfi tanti di donna egualmente e di uomo onde anche diceafì'Ln-
mifieri ritrovavano . E
quindi non folo per ornamen- nus
,
to degli Dei, ma anche de' loro Eroi , di' Re e delle rio Menf. If
, p. 2 5”. Adoravafi anche in Cipro Venere
Reine , e de' Magifirati ferviva il loto preJJ'o gli Egi barbata . Servio Aen. II. 632. Suida in ’(ppo$itr} E A
deve
, . . ,
TAVOLA L. 261
dove nota , che da? lombi , e nel di fopra figuravafi ma - mano ad Ifide riconobbe un fecchiello , il quale per
fchio e barbuto s nel di fotto donna . altro anche le conviene , come fi vede nella Menfa Ifia-
Il Tignorio il Kirker , il Chijfiet ne danno le fpie- qualche cofa : che può dirfene , è no-
e tutto quel s
,
gazioni .
tifilmo Il colore di quefia potrebbe farla credere
.
(16)
che ad Ofiride : ed oltraci'o ‘Diodoro I. 17. dice , eh' era la fi efifa che Ifide , come fi e già detto.
che Ofiride trovo quefia pianta , e ne mofirò V ufo , (io) La Colomba a Venere era fagra , e potea con-
e che perciò chiamavafi in Egitto la pianta di Ofiride. venire ad Ifide j di cui eran propie le Rondinelle .
C
ign. P
(17) Effendo rapprefentato Ofiride co fimboli di
* M. I. p. 67.
vedano raccolte tutte quefie cofe nel
Bacco i potrebbe qiù dirfi in Ifide figurata Venere .
(7,1) Si
To. La
(18) Si credette > che foffe l'Ermetica croce detta Montfaucon To. II. P. II. e nel fuppl. II.
lfiaca , e anfata , che qtiafi fempre nelle mani di Ofi- Chauffe nella 3 3 rendendo ragione di un fimil
cit. Ta. .
ride e d' Ifide negli antichi monumenti fi vede : e a vefiito reticulato che ha Ifide in una gemma , dice , che
,
cui tanta virtù dagli Egizii fi attribuiva Altri in . ciò dinoti la connefiìone e la concatenazione delle cofe.
ALCUNE
. .
alcune 2.6 5
OSSERVAZIONI.
UESTE olfervazioni conterranno tre
cofe : Una piccola fpiegazione delle Te-
late , e de’ Finali occuperà il primo
luogo : poi fi difcorrerà brevemente sul
merito di tutte le Pitture del Mufeo ge-
neralmente, ed in particolare di quelle
pubblicate in quello Tomo e finalmente :
2 6ó ALCUNE OSSERVAZIONI
reggetta di queft’ opera ; fi è creduto
cui prodotto è il
fermarti • Si potrebbe ,
forfè non fenza qualche verifimi-
tefoata ,
par che fieno accennate le tre parti di una vil-
Tav.II.
Nel Catal.N.CCLXXXIII.e N.CCCCLXX.i. &<popi$y£vog ùnto dxporyploig (frhwi npòg fisnji^ploaf
(f) ,
>3 ) Varrone de Re
Rult,I. 13. parlando delle vii- Ture Me<np$ noti tw ’toptctfy A
àrrocg ó eri mie- •
Tarn pauca aratro jugera regiae guardano a mezzo giorno, di Mifeno 9 e di Minerva.
Moles relinquunt Tutto è cinto così dalle fopraddette Città ( Baja,
Si veda il Grenio de Ruftic. & vili. Ver. II. 3 . Lipfoo de Rozzuoli Napoli , Er colano , Rompei , Surrento ) co-
,
Magnit. Rom. HI, 14. e T Leifero Jus Georg. I. 6. me da edificii , e da piantate: e tutte quelle cofe fon tal-
e III. 7. dove parla anche delle altre nazioni . mente continuate , che par che formino una fola Città
11 lujfo tra* Romani nelle fabbriche delle ville par - (6) Re R. I. 6. Modus autem mem-
Columella de
ticolarmente sul mare , par che /’ introducete Lucullo , brorumque numerus aptetur univerfo confepto ; & di-
detto perciò Serfe Togato da Rompe] ,
come dice il vidatur in tres partes Urbanam , Rufticam , & Fru-
Rater colo II. 33, q da Tuberone ,
come vuole Fiutar - ftuariam Quindi fiegue a deferivere i membri , e la
.
co in Lucullo .
Jituazione di queft e tre parti La parte urbana , 0 no .
Son notijfmi i Cafoni a Baja , al lago Lu- bile , detta Pretorio da Ralladio , e da altri comune-
(4)
crino a Rozzuoli , e per tutta la riviera Si ve-
,
. mente e da
-, R
limo V. Ep. 19. Cafa : era defoinata
da Seneca Ep. 71. e de Ira III. 2 x. dove parla della all' abitazione del Radrone La ruftica era occupata
.
bellijfoma villa di C Cefare preffo Ercolano .Marziale dal villico e dagli altri lavoratori : e comprendea an-
.
Epig. 44. lib. IV. Stazio in Surr, Politi, e in Herc. che le Halle per gli animali La fluttuarla ferviva .
Surrent. Il Grenio nel cap. \.e z. lib. II. enumera quafo per riporre le provìfooni necejfarie , e le produzio-
ni te le ville che adornavano que' luoghi ni di quel terreno Sopra queft e tre parti della Villa
. .
(5) StraboneV p. 247. così lo deftrive : Msypi y.sv fi veda il Leifero nel cit. cap. 6. e cap. 4. 5. e 7.
.
'
ìevpo ìgst véXog ò xótong ò K pctrrip 7cpoauyopevóp.svog Si volle , che fojfe il più grande un Afinel-
(7)
, -,,. , .. ,,
Tav. Ili, (i
5) E vaga
per le diverfo cofe, che la teftata
Tav. IV.
lo : e infatti Jì legge preffo Varrone de Re R. III. Seneca Cont. V. $ dice : Maria fummoventur projeftis
.
z. che non meritava il nome di Villa quella , ove molibus Così parla anche Salluftio , e Petronio Pii ce
, .
mancava quefto animale Ma parvero piuttofto un. Suetonio di Caligola cap. 17, In exftru&ionibus praeto-
Giovenco , ed un Cane : animagli egualmente ne ceffa- rforum , & villarum jecit moles infello ac
, . , . ,
ta , e ricercati nelle ville Varrone de Re R. I. 21 , profondo mari, Orazio II. Ode, 18.
e 18. Columella VII. 12. Marifque Baiis obllrepentis urge?
(8) Nel Catalogo N, CCLXXXII. Sununovere litora.
(9) L' ufo
Calzoni e antichiJJ'mo : lafdando fa
de’ Parimi loguples continente fina ».
re Adamo ,
gli Sciti
,
i Perfìani e i Medi l' ufavano ,
:
E IH. Ode 1.
e una parte della Gallia dal portarli fu detta Braccata, Contraila pifees aequora fentiunt
1 Greci , e i Romani par che non ne ave(fero l'ufo da Ia&is in altum molibus .
prima. Vero 'e , che Cicerone de off. L dice: fcenicorum Or di quefti archi , che qui fi vedono , può intenderfi
quidem mos tantam habuit a vetere difciplina verecun- Sidonìo Apollinare Ep, I. 5. Ponte? quos antiquitas
,
diam , ut in leena fine fubligaculo prodeat nemo . E a fondamentis ad ufque aggerem calcatili filice cru-
Ateneo XIII. p. 6 oy. K cd cd OsttuXcù òpgiytpfàg , Y.ct- ftatum crypticis ar cubus fornicavit Non par che fia da .
fio de Re Veli. cap. 20., che V fubligacolo , la diazos- , coverto e chiùfio con finefire da defBinato al pajfeggio ,
Suetonio parlando di Auguflo cap. 82. dice , che femi- (12) Non folamente fui mare ma anche fu i fiu- ,
nalibus 3 & tibialibus muniebatur Ma anche quefie fi mi , e fu i laghi edificavano le loro ville E grande
.
,
vuol che foffero fafee non brache 0 calzoni Lampri- era l' ufo
, che faceano dell acqua ,Si veda Columel-
, ' .
dio di Alejfandro Severo c. 40. dice che usò le brache la I, f, Varrone III. 2. e 5. e Val, Maff, IX- 1, §,1.
Si veda ivi il Salmaflo "Da Onorio fu proibito in Cit-
.
(13) Varrone de Re Ruft, III. 5. Qiium habeam
tà portar calzoni'. L. 2. C. Th. de habitu quo uti fub oppido Cafmo flumen quod per villani Ruat
,
oport. int. Urb. ove il Gotofredo Columella XI. 1, liquidimi , & altum ,marginibus lapideis , latum pe-
,
dice , che la famìgli rufiica era vefiita T inverno des LVII. & e villa in villani pontibus tranfeatur
pellibus manicatis & fagatis cugulbs Ad ogni mo-
,
(14) Si volle che foffe un fepolcro
, Per altro , ,
do e chiaro da quefia pittura , che in campagna ufa- nelle ville vi erano fepolcri Scipione fu fepolto nel- ,
vanfi i calzoni attempi di Tito , 0 anche prima la fua Villa , e Adriano nella villa di Cicerone in
.
(10) Vedremo fpeffo delle fìmili Torri in quefie Pozzuoli Si veda il Leifero I. 7. .
tri feguenti edificii nobili 0 urbani , 0 preterii che , Florid. 1, Ovidio Fall. IL 641.
vogliamo dire , fi vedono alzati fopra un terrazzo , Termine , five lapis ,
five es defolfos in agris
che pofa fopra archi grandi gettati dentro l' acqua Stipes ,
ab antiquis tu quoque numen habes
Quefto era il gufo de* Romani nell ' edificar le Ville .
(17) Si volle ,
che foffe una ruota per attìgner
l' acqua «
' . . . , . . .
una torre 2 3 ) (
Tav. VII. (m) Nella pittura del finale par che fi rappre-
fenti un tempietto , e le due palme potrebbero indicare
qualche cofa Egizia.
Tav. Vili. i 2 $) Nella pittura della tefiata fi rapprefenta
anche una gran villa ( 2Ó sul mare , in cui ) fi vede una
9
barca a vele 67)
Tav. IX.
V acqua come Jì e incontrata nella pittura della
,
ti , fianze , 0 pajfeggi che fioffero ( detti hypaethra,
0
Tav. XLIX. defcritta da Vitruvio X. 9. e di cui 0 hypaethria) con veli. Così Ulpiano nella L. XII. de
lungamente ragiona il Salmajio a Vopifco Bon. c.iy. fundo inftr. vel inftr. leg. Itaque neque fpecularia,
p. 478 .detta Lucrezio V. 5 17.
da' Latini ancia, e rota .
neque vela , quae frigoris vel umbrae caufla in domo
Utfluvios vcrfare rotas , atque hauftra videmus: funt , deberi ... Vela autem cilicìa inftrumenti elle Caflius
e ave a tale iflrumento anche ufo ne' fruttini ad ait :
quae ideo parantur , ne aedificia vento , vel plu-
acqua , detti dal Greci 'Tàpcttércu Si veda Salmafìo .
via laborent De velis , quae in hypaethris extendun-
. . .
a Solino p- y8t). b. A. e a Lampridio Heliog. p. 193. tur idem de iis , quae funt circa columnas , Celfus
:
Cafaubono , e ‘Palmerio a Str abone XII. p. 834. Ma fcribit magis fupelle&ili annumeranda : ita Sabinum, &
vedendofi la (beffa rota in altre pitture anche in par- & Cafllum pittare Dove diflingue l' ufo diverfo che
. ,
ti lontane dall' acqua eh' er a anzi un faceafi de' veli e anche la materia era diverfa Si
fi conobbe
-, .
, ,
di legno forfè , avanti le porte 0 altre aperture gnorio de Servis p. 468. a 478. e'I Grenio II. 6.
,
(18) Nel Cat. N. CDV. 2. e N. DCCLXXXI. Nella Tavol.XLIX. pag. 257 .fi vede un fimil velo.
Il Cat.finifce al NfDCCXXXVIII.fi veda la nota (86). Celfo Cittadini nella differ fazione dell’ antichità del-
armi gentilizie , fpiega che ne' tempi di mezzo fi
(19) ‘Degli Orti flint uofijfimi de ' Romani , de'
le
veda Leifero III. 7. Anticamente per Horti inten- lingua Italiana pendoni , 0 pennoni . La cavertuta ,
deafi tutto il predio ruftico ,
e in tal fenfo fi prende che qui fi vede , fembra finta di tavola .
nelle leggi delle XII. Tavole . (24) Nel Cat. N. 4. e N. CCLXXIX. CDV
(20) Potrebbe dirfi forfè un Ercole Si veda Stazio . (27) Nel Catal. N. CDV. 3- e N.CCLXXXI.
nell Ercole Surrentino , che ne deferive il tempio su (2 6} Oltre al Portici , e a' Criptoportici , fe vo-
quel Udo Potrebbe ejfere anche il Dio de' Pefcatori
.
glian così dirfi que' due lunghi porticati coverti , e con
Glauco ì ovvero Palemone, 0 fia Portunno 0 lo fteffo ;
gran finefironi ,
che fi offervano in diverfe vedute al-
Nettuno i avendo forfè il tempo fatto fvanir e le punte la man finiftra della pittura i è notabile il pilaftro al-
del forcone di cui refia folamente l'afa. Le figure
,
tiJfimo fabbrica che fia quella , che fi vede
, 0 altra
(23) Ufavano gli antichi di covrire i luoghi aper- fondenti le parti di sì fatte navi
. . . . ,.
duta evvi un’ altra torre con fejìoni nelle due aperture
che comparirono , e fon chiufe da balaujìri Nell’ altra
pittura oltre ad alcuni altri edificii fi vede in lontanan- ,
bile j
che Jien due ne' due ejtremi : Seneca Epift.
le torri Qx) Totrebòe anche dirfiun Criptoportico , 0 fia un
86. parlando della villa di Scipione : Turres quoque
in propugnaculum villae utrimque fubre&as
P aJJe£&° lungo , diritto , e coverto , e forfè non chiufo ,
Anche . ma riparato ne' lati come lo defcrive Sidonio lib. II.
,
Tlinio II. Ep. 17. nella defcrizione del fuo Laurenti- Ep. 2. difiinguendolo «sW/’Ipodromo ; come legge ivi il
na nomina due torri Hic turris erigitur fub qua diae-
.
Sirmondo Aveano gli antichi fimilì luoghi do ve 0 paf-
, .
,
tae duae : totidem in ipfa ; praeterea caenatio quae , feggt avano , 0 fi facean portare , detti Ambuiationes
,
latiffimum mare , longiffimum litus amaenilfimas, vil- 0 Gellationes
s ed erano 0 fcoverte , e fiancheggiate da
:
27 o alcune osservazioni .
nimbo che
Nella pittura del fecondo rame e notabile
il ,
le ( 40 ).
Tav. XIV, T) L’ Edificio a man fmiftra di quella pit-
tura potrebbe edere un tempietto 4 ?) ; e pilajìro o ara che (
’1
,
Tav,XV,
Jlìani refi
J affé
diadema de' Santi Si veda anche il
per .
e LCJ-eAAA.f'll. C a-V,
r -ir r J- -
V II Priapo fui lido e notabile : era egli il anche una Medea con tal fregio
p 147
che fi
fÒio tutelare degl, orti Colimi. X. 3 1. e feg. lo deferì-
. (36) Molte cofe fi differo su quefii edifici, ,
vollero dì legno con veli, a gufa di barracene, 0 ten-
ve-, e HUnio XIX, 4. avverte , che febbene gli orti fof-
ie™ fotta la cura di Venere , nondimeno cantra il fafei- torli fi
: veda Servio sul v. 701. Aen. I. fi penso E
no vi ri metteano Satyrica Ugna per la ftefifa ragia - . E che fojfero gli afpariamenti de' piacer, di Tiberio, e che
le due figure co' nimbi foffero due delle dorme, eh et fa-
ne dice S. Agofitno C. D. VII. 14- che i Gentili facean
cea traveftir da Ninfe, Penfiero affai lontano Altri
federe le fpofe full’ Itifallo: benché altri credano cibfat-
,
to per augurio dì fecondità ; e per tal riguardo era volle che fojfe un capriccio del pittore per effimere
qualche cofa Egizia Si veda la nota della Iav,3
Priapo il Genio delle donne , anche onefte , che ne por- (9; , 8,
t avano T immagine ,
0 dì bronzo fo-
d' oro ,
d' argento p, 200.
fpefa al collo , 0 negli anelli, come nota anche la Chaujfe (37) Nel Catalogo N, C ES. a,
To. II. Seift. VII. Tab. III. In quefia pittura altri pensò (38) Nel Catalogo N, CDX. 3.
infami piaceri di Tiberio le (3 9 Son dì quelle cafe di cui dice Stazio Hcrc,
che il Priapo alludejfe all' , ; ,
donar. cap. 33. Altri per un Erma femplicemente lo fero III. 16,
confiderò , incontrandofene fpeffo de' fimili , La Chaujfe (40 Ael Catal. N. CD X. x.
loro animali fimbolici fimili difichi di luce ; e crede, che At pius Aeneas ingenti mole fepulcrum
dagli Egizi i pajfajfe a’ Romani il cofiume dì porre in- Imponit , fuaque arma viro remumq-, tubamq-,
torno alle tefte delle immagini degli Dei i nimbi : e che Monte fub aerio , qui nunc Mifenus ab ilio
un tal cofiume fi efiendeffe poi alle immagini degl'Impe- Dicitur,
rotori , e delle Imperatrici ; e che finalmente tra' Cri-
7 . . . . . '
I. 80.
quefii Sacerdotifi veda-
e 81.
conda pittura ,
0”0 NelCat. N.DCCLXIX. e N.DCCLXXXV
(45 ) Nel Catal. N. DCLX. 1. e N. DCCXLII. (S*) Nel Catalogo N. LXV.
(4 6) Potrebbe un Gutto, ovvero un Urceolo.
dirfi Si e già avvertito il cofiume di
( 53
) fabbricar
Si veda il Baifio de V afcul. e 'l Kobierzyck de Lu- su i laghi Sìdonio II. Ep. 2. Ex hoc triclinio fit
.
xu Roman. in
II. io. diactam , feu caenaculum tranfitus
, cui fere totus la-
(4 ) Fefio : Pancarpiae dicuntur coronae ex vario cus, quaeque tota lacui patet. Dell'
ufo delle Torri ne
genere florum fa&ac luoghi paludofi
fi veda Strabone IV. p. 184.
(48) E' notabile qttejla menfa [agra
forma
, fer la fita 04 *
(49) ‘Potrebbe effer la ‘Dea de laghi , detta ' vanfi que' facehi di canape 0 di cuojo per riporre
,
Juturna dal Latini , e finta forella di Turno : Virgilio vino , olio , 0 grano. Nelle L. 12. de fundo
inftr. L.
Aen. XII. v. 138. e feg. 17. de ann. leg. §. 1. e L. ult. §. fin. de pign.
a fh.fon
Extemplo Turni fic eft affata fororem 7iommati Fefio in Culiola dice : Culiola cortices nu-
.
Diva Deam , ftagnis quae ffuminibufq-, fonoris cum viridium a fimilitudine culeorum Si diffe da al- .
.
y
nolv'fiypc, ryV <rj>ng colonne grandi e molte , e di tulliano de Tallio cap. Vili, che
, Ort enfio il primo
più ordini: Quindi foggiugne di. aver vedute in Elio- pavum cibi cauffa occidit ,
^
II'X
alcune osservazioni.
grotte trìglie im) che fi vedono sulla
della teflata le due
flH petti vede una more
r lv XXL (58) Tra gli altri
(*).
fi
r e Jimbolu
oleribufque minutatìm concifis In Apicio fi
Fin dove gtugneffe il gufo de' Romani
per & ificiis
.
de in
16. e Mevrfio Ro. Lu- fie due voci
da Bulengero d? Conv, II.
Nel Catal. N. CDXC.
(63)
Nel Catal. e N.CXXXVII,
N.T>CXXXV
(c 8) Nel Catalogo N- DCLXXVIII 3 (6 fi)
Si fono ojfervati in più pitture quejh fetto-
era anche grandemente filmato, (65-)
(59) àuefto pefee ni Crede il Filandro , che corrifpondano a quei ,
cap. 5. .
in Napoli
(50) Si tifano anche oggi
“DCLX. Struppi vocantur in pulvinaribus fafciculi de veibe-
(51) Nel Catalogo N- facti qui prò Deorum capitibus ponuntur . E prir
falliate nis
(Si) Qui vedono chiaramente le , fi- ,
fi
ma avea apud Falifcos idem feftum
detto Itaque
tnili nella figura alle nofire Ne aveano gli antichi di :
nioltìjfime fpecìe
Tufculania , quod pulvinari imponatur ,
,
quod milites a Lucanis didicerunt , qui & in oc cafone di fejta , o di allegrezza Virgilio ,
dicunt
Aeneid. II. Stazio Herc. Sur. y. 6$>, Si veda il Ber-
,
taldo de J
Ara cap. 3. S. Gregorio volle introdotto
quod non ut reliquae partes fed ex una parte fola ,
pite apcx .
Amobio lib. VII. Nella nota (2.) della Tav. XLIV. Ji fono portati
,
ctac , quod prius in Lucania tictac font Farci per lo più i Foli ejfer foleano : benché potejfro ejjere .
di que
Itinum farciatur impleatur cum aliarum rcrum IV- 7. e VII. 5. Altri volle , che fojfe un
,
h. e.
tempietti che fi erige ano in mezzo alle firude come
commixtione . Minutai vocatum, quod fiat de pifeibus, ,
era
, . . . .
Pervius exiguos hàbitabas ante penates , irebbe crederfi -, che il Nume tutelare della Villa qui
Plurima qua medium Roma tenebat iter. dipinta fia Apollo: quey due rami forfè di lauro , lo
E Servio VII. Aen. v. 607. Si veda Nardino Rom. farebbero fofpettare E' noto , che gli antichi aveano
.
Vet. III. 14,. I Griffoni , che fi vedono fai faftigio po- nelle ville i tempii di quegli D
et , a citi aveano pat-
x
irebbero indicare , che fia dedicato al Sole , a cui titolare divozione Si veda il Le fiero L7. 3 e l Gre-
.
Sole fi fiaccano i tempii J'coverti . Vitruvio I. 2. (68) Nel Catalogo N.CCXII. e N.DCCLXXXI. 2.
(66) Nel Cat. N. XXVIII. CLXXIX. DLXX.
(69) Si diftingue così poco quefita immagine , che
e
(67) E" notabile la groffa chiave che ha in ma- non pub farfiene un' idea chiara
, Potrebbe, dirfi ima .
ni? ritorna all* abitazione cogli altri lavoratori dal ni p. IX. nel Proemio, dove fpiega mia filmile immagine
travaglio Sì noto ancora quel colonnato, rotondo , e [òpra una colonna in un medaglione di marmo Potrebbe
. .
coverto al difopra , che fi dijfe da alcuni un to- anche dirfi la Fortuna fteffa , fé /’ frumento y che ha
lo : da altri un tripode Si veda lo Sponìo Mif.
. in mano , fi difiingueffe per un timone
Er. Ant. p. 118. e feg. Nella villa , che fi ve- (7-0) Nella nave [ì vede chiaro un ordine di remi.
. , . .
a 74 ALCUNE OSSERVAZIONI.
ardire e precipitazione che attenzione e perizia, un bre-
derli
(71) ‘Dipingenti» anche sulle pelli: Plinio XXXV. o cretula, la qual era quell * imprimitura che fi dava
11. draconem in longiffima membrana pittum cir-
Illi sulle tavole ,
e fi da oggi sulle tele j e in cui già ra-
cumdedere loco E lo Jtejfo Plinio ci fa fapere , che
. \ feiuttata fi dìpingea
dipinfero ancora sulle tele: fcrive egli così XXXV. 7. (75'} Sulla calce fi adoperavano , come fi fa anche
Nero Princeps juflerat colloflèum se pingi CXX. pe- oggi , i colori fciolti nell * acqua : nel dipinger
dinai in linteo , incognitum ad hoc tempus Ea pittura a tempera fi ftemperavano i colori con un certo
:
quum peratta ellet in Marianis hortis , accenfa fulmi- glutine , di cui parla ‘Plinio XXVIII. 17. Glu-
ne cum optima hortorum parte conflagravi. tinum praeflantiflimum fìt ex auribus taurorum ,
(72) Si veda ilVafari Vite de' Pittori #t?//’Introduz. genitalibus &
Nec quicquam efficacius prodefl am- .
(73) Nel lib. VII. cap. 3. infogna la maniera di buflis fed adulteratur nihil aeque , quibufvis pellibus :
far r intonaco , e di darvi poi fopra ì colori: Colores inveteratis , calceamentifque edam decottis Rhpdia- .
autein lido tettorio quum diligentcr funt indutti, ideo cum vero fideliflimum ; eoque pitètores medici utun- &
non remittunt fed funt perpetuo permanentes quod tur : id quoque quo candidius eo probatius Si fer-
,
, , .
redigitur , uti fui generis proprias videatur habere qua- brarium perficitur gummi ; tettorium glutine ad-
litates Itaque tettoria
. quae rette funt fatta ncque mixto
, Vitruvio VII. io. Inde colletta ( fuligo )
: E
vetullatibus fiunt horrida ncque , quum extergentur partim componimi- ex gummi Ribatto ad ufum atramen-
,
remittunt colores , nifi fi parum diligenter & in arido ti librarii reliqua teftores glutinum admifeentes in
,
:
fuerint indutti Quum ergo ita in parietibus tettoria parietibus utuntur Si veda ivi il Filandro Aveano
. .
. .
poterunt habere.
(76) Gli Eruditi non parlano che del" dipingere ,
(74) Nel lib. XXXIII. cap.ult. parlando di una fpe- degli antichi a frefeo fulle mura Le pitture del fe - .
eie di color ceruleo dice Ufus in creta , calcis impa- polcro di C. Cefiio fi vuol da alcuno , che fieno anche
:
tiens : e nel lib. XXXV. cap. 7. Ex omnibus coloribus a frefeo Noti è però , che in tante altre pitture antiche .
cretulam amant , udoque illini recufant purpuriflum , in- fopra intonaco non
fi fojfe già conofcìuto , che non era
dicum , caeruleum melinum auripigmentum , appia- la fola maniera a frefeo quella che gli antichi ufavano
, , .
,
nimi, cerulla. Dijlingue egli dunque il dipingere sulla
(77) Di alcune , non di molta importanza per al-
calce, in udo cioè a frefeo, dal dipinger» in creta, tro può creder che a
, , fi , fieno frefeo.
. .
E qui
(78) Nella nota (73) fi vedano le parole di Vi- (80) Si veda il luogo di ‘Plinio nella nota (74).
truvio su quefio Anche oggi la biacca , e 7
cinabro , e altri colori fi
(79} Si vedano i luoghi di ‘Plinio , e di Vitru- sa che non pojfono adoperarfi sul frefco
, .
vio nella nota (75) full ’ ufo del glutine nel dip igne- (81) Tal e un certo rollò cupo , e vivo , e un
re fulle mura che confermano quefio p enfierò Si . tal violaceo , che fpejfo s’ incontra nelle nofir e pitture
, .
potrebbe anche fiofpettare , che gli antichi non dipi- (8 a) ‘Plinio XXXIII. 3. In parietes quoque, qui
gnejfero a frefco figure ,
mafoltanto tingejfero a fre- jam & ipli tamquam vafa inaurantur E Coggiunge : .
fco le mura di un fol colore , come fi e detto i 0 al Marmori , & iis , quae candelieri non pofliint , ovi
più facefero firifce , 0 qualche rabefco . Si legga Vi- candido illinitur Parla Plinio in quefio luogo del va-
.
che parla egli delle fafce appunto e delle filmili co- niera di adoperarlo così sul legno sul bronzo
, , , ,
sul
fit o non già di figure . marmo , ed altrove come per diverfe altre tra le
j cofe ,
quali
,
27 6 ALCUNE OSSERVAZIONI.
E' qui da avvertirli ancora,
che quando le pitture efco-
cosi belli e vivi
no di fotterra , i colori per lo più fono
hanno invidia alle migliori pitture moderne
. Ma
che non
qualche
dopo edere Rate alcun tempo all’ aria foffrono
mutazione, alcune più (83), alcune meno Ve
ne fono pe- .
e collet-
Ildifegno non {blamente per lo più in tutte
to ; ma in alcune vi fi offervano delle finezze ,
che gl in-
oggi di
tendenti proteftano , che non vi fi ghignerebbe
leggieri da’ più eccellenti maeftri.
Generalmente ( a riforva di alcune poche , che fono
evidentemente cattive e groflolane in tutte fi ricono- )
foe una mano dotta , efperta e maeftra ; e in tutte fi ri-
trova la vivezza e ’l penfiero In quelle, ove le ultime .
feorge quanto erano avanti gli antichi in quefia parte, a confervarle j e può dirfi , che la maggior parte 0 pò*
(83) Cosi le Navi della Tav.XLV. dopo pochi giorni, co 3
0 nulla han perduto .
. . .
derni ;
ma fatte con franchezza , e per lo più folamente
accennate
Orè procurato in quefto primo Tomo di dare al Pub-
fi
La degradazione de* colorì e degli oggetti in Namque primum Agatàrchus Athenis * Aefchylo do--
(8 y) ,
quafi tutte è ojfervata con efattezza così in quefia^ , E eente tragoediàm 3 fcenam fecit , &
de ea commenta-
come nell * altra parte della profpettiva potremmo dire i rium reliquit Ex eo moniti Demoeri tus , Se Anaxa-
.
che le nofire pitture darebbono gran lume per decidere goras de eadem re fcripferunt quemadmodum opor-
,
la controverfia agitata tra gli Eruditi , fe gli antichi teat ad aciem oculorum , radiorumque extenfionem i cer-
ne avefero cognizione . Ma
i luoghi degli antichi au- to loco centro confi ititi: 0
,
lineas rat mie naturali re-
alle altre cofe da altri già raccolte , fi ojfervi quel 3 mo occafione di efaminar e quefii due luoghi , che bafid
che dice Vttruvio nel libro I. capit. II. Item Scenogra- aver qui folamente traferitti .
ogni tomo ,
fole ventifei fi fono adoperate in quello;
il quale però ad ogni modo contiene in tutto centotrenta-
fei pezzi divedi di pitture antiche ; e può ricompen-
làre ballantemente la lunga elpettazione del Pubblico
e l’ impaziente curiofità in parte appagare colla varietà,
e col
•
del Mufieo , che contengono quafi tutti i v arii gufii del ti da Tlinio nel cit. 1 . Grilli, di cui fa inventore An-
dipignere degli antichi cóme di mano in mano abbiam
-,
tifilo Egizio > e faciles argutiae ,
facetiffimi fales ,
nel-
notato Non farà forfè inutile il refirignerli qui tutti
. le quali cofe commenda Ludio . Lo ftejfo Tlinio ivi lo-
infieme Monocromati diconfi le pitture di un fol colo- da il medefimo pittore per le vedute diverfe , che di-
.
Poli. XVI. alla vita di Zeufi La Megalografia , come lidi talvolta con perfonaggi in varie azioni
.
, , 0 di
vien defcritta da Vitruvio VII. 7. contiene le immagi- cacciatori ,
0 di pefcatori , 0 di vendemmiatori : come
ni e le favolofe azioni degli Dei e degli Eroi , e altresi dì ville e di paefini Si veda anche Vitruvio
fi- , .
milì argomenti di cofe grandi La Riparografia al con- . VII. p. che deferive le fiejfe e fimi li cofe , come fono
trario rapprefenta al dir di Tlhiio XXXV. io. cofe tempietti, greggi, pallori . Siegue Tlinio a parlare ,
baffe ed umili , per efempio botteghe di artefici afi- lodando fempre le opere di Ludio , delle vedute de
,
nelli ,
comeflibili : in quefte fu eccellente Tireleo , come Giardini, e de* loro ornati diverfi , detti topia, e to-
nota anche Tlinio Si riducono allo (loffio genere le Xenia
. piaria opera Si veda il LelT. Vitruv. in Topium Dei-
.
.
così deferitte da Vitruvio VI. io. Nel primo giorno le architetture capricciofe e delle Grottefche fa un vi-
(egli dice ) i Greci invitavano gli ofpiti a cena ; nel- vo ritratto Vitruvio VII. 7. I Rabefchi poffiono fpie-
l’ultimo mandavan loro polli , uova , ortaggio , frutta , garfi col nome di Meandri , che dall* ago paffiarono for-
e fimili cole : perciò i Pittori imitando quelle cofe
fe al pennello Si veda il Buonarroti ne* Medaglioni .
,
che fi mandavano
agli ofpiti, differo Xenia le pitture
p. 92. a 94. e fi confronti anche con quel che dice nel-
sì fatte Si veda Filofirato I. Imm. 31. e II. Imm. 26.
.
la p. 140. e p.iéJp. dove riconofce nelle Grottefche la
Le libidini, le quali dice Tlinio nel cit. 1 che Zeufi fiejfa origine Or di tutti quefii generi di pitture e
. .
fi
folea dipignere minoribus tabellis , fon pitture di cofe dato un faggio in queflo Tomo : e l'ordine da noi tenuto 'e
non onefie , e petulanti joci, come fpiegafi Tlinio Le fiato quefio Dopo 1 Monocromi fi fon pofte le pitture
. .
caricature , e gli altri fcherzi di fimil genere fon det grandi prima e poi le mezzane efprimenù favole quindi
-
. .
le altre anche di figure rapprefentanti i varii eferci- Catalogo , il qual e difpofto fecondo i numeri delle
zii 0 di piacere 0 d' indufiria il terzo luogo fi è da-
:
Cadette , in cui fon ripofii i pezzi delle pitture nel
to alle profpettive, e alle altre vedute diverfe , e agli Mufeo . Ed è ancora da avvertire che per dare al
,
rabefehi . E
perche potejfe ognuno , cui fiojfe a grado , teliate e ne' finali ,
e fon quelli ,
che hanno il nume-
riconofcere facilmente le originali pitture nel Mu- ro , che oltrepajfa il ‘DCCXXXFI1I.
ffo -, è a ciafcun pezzo aggiunto il numero del
fi
INDICE
. . . . . . . . . .. ,. .
A
Admeto
Afrodifìo
.
Chillc figlio di Tetide, c di Peleo pag. 4,0.
nota 9. fua educazione .p.12. n.j. e p.4o.»4.
c perchè dipinto fcalzo
p. 5 6 n 6.
p.
.
94
, p. 40. n. io. luo nu-
trimento, ivi. rapprefentato
p. 43
.
». 4.
.
. Arufpicina , fuo vero principio
Afte. p. 159. ». 8. p. 164.
Aftragali
Reale
p. -2.3,
fi
».
p. 203. ». 17.
p. 4. ». 20.
vedono
11.
.
giuochi diverfi
p. 4. rapprefentati
i
.
Aglaja, madre diNireo. p. 3. n. 16. diverfa dalla Gra- Atramentum futorium, p. 186. ». 27.
zia ivi
rapprefentata p. f.
,
. Averrunci Dei, come rapprefentati.
Agricultura , fuo pregio p. 183. n.3. autori che ne han p. 34. ». 17.
.
Àuge p. 27. ». 7,
trattato ivi .
p. 8 1 ». 4. fue orgie .
Amore ,
fuo potere p. 1 3 2. ». 9. colla lira p. 1 99. ». 3 . Ballo, onde detto, p. 112. ». 6. fue parti,
p. 98.». io.
.
frutti gli convengono, p. 200.». 8. tre ftatue de’tre fue divifioni. p. 15-9. ». 9. fua origine
p. 15-7. ». 4.
Amori 20 1 ». io. onde detto ivi tre forti ivi.
.
p. . : . : fuo ufo predo .le varie nazioni . ivi fc dilàppro-
.
conciliarfi coloro mariti ivi lo fteflo che il Sole : Ballo, di Donne nude. p. 97. ». 2. da chi proibito,
,
p. 201. ». 11. infegna la mufica: ivi . p. 102. ». 3.
Ampro forta di fune. p. 173. ». 6. Ballo delle Grazie, p. 101. ». 1. con piatti in mano,
Anelli portati nella mano ftniftra. p. 23.». io.
p. 102. ». 7. delle Baccanti, p. 107. ». 2. di Ve-
Anfitruone marito di Alcmcna. p. 33. ». 3. p. 34. ». 8. nere p. 102. ». 6. cernoforo p. 122. ». 5. laccali
.
.
e 14. colla bocca chiufa p. 94. ». 5. infieme ool canto»
Angérona Dea come efprefla. p. zoj. ». 23. ivi . fopra un lol piede, p. 174. ». 6.
.
fue lodi
fua origine p. 193.0. 3. fuc forti , c in-
.
,
iftriunenti diverfi .
p.
.
194.
». 4. lùoi varii Numi. p. 194. ». 5.
Armi , cd amori , perchè uniti da’ poeti .
p. 154. ». 23, Cacciatrici ninfe p. 2.94. ». $•
,
Armille, loro ufo.p. 98. ». 4. p. 113.». 7. Calcei 186.
, ». 23. p. 113. ». 9. p. 118. n. 11 *
p.
Arne , nutrice di Nettuno, perchè cosi detta . p. 12. Caleffb corrifpondc al Cifio p. 173. ». 4.
fe
, .
». 6. Calopodia p. 18 6. ». 24.
.
Arpocrate come rapprefentato. p, 205 ». 23. '. Caltula forta di vefte p. 118. 0. 4. .
Arti, quattro forti p. 179. n.7 manuali onorate, . Calzolai, loro collegio in Roma. p. 1 S6. n. 20. lo*
p. 178. ». 7. come dette: ivi: loro collegii .
p.178. ro iftrumenti. p. 186. ». 19. e fcg. loro arte da
». 6. e 7. iftituiti daNuma. p. 179. ». 7. reftituiti chi inventata, p. 186- ». 20.
aCoM.LPlT. Zz? Candelabri
. . . . . .. . .
. ,
I N D 1 C E
Candelabri, per colonne, loro
forma, p. m.n.io. Ciclopi . p. 49. n. 3.
perfettamente , tvt . Cigni p. 41. n. 1 5.
loro fufti dove fi lavoravano .
Clifmo. p. iji. » 3.
Capfus p. ioo. ». 6.
Clypeus p. 73- » J 7
.
-
Capulatores p. 183. ». 3. .
.
loro manti, p. 131. ». 2. e p. 138. ». 7. p. 144. leo p. 113. ». 8. bianco diverfo dal candido
.
.
Cembalo, p. 83. ». io. p. 107. ». 5-. differifee da Cym- Corna, ufate per bicchieri, p. 76. ». 9.^
balum. p. 11 2. ». 4. Cornelia , dama Romana riprefa ,
perchè fapea trop-
Cenacoli , su le torri p. 269. ». 30. .
po ben cantare e ballare, p. 167. ». io.
Cenacolo p. 228. ». 5..
Coro tragico , differifee dalla feena. p. 18. «.7.
Cenatoria velie p. 77. . ». 7- Corone, di fiori, e di frutta p. 94. ». 8. date a .
a menfa movendofi alla cadenza degl’ iftromenti Coturni, p. 18. ». io. p. 186. ». 23.
,
Cetera, ed altri iftrumenti di mufica perche in mano che fiano propriamente, p. 178. «.7.
degli Dei . p. 200. ». 7. fuo ufo diverfo . ivi. Crumati p. 170. ». 6. .
onde detta ,
ivi . Cuffie , varie forte ,
e nomi diverfi . p. 127. ». 4.
p. 94. ». 7.
.
i latini, p. 29. ».
p. 242. ». 8.
12.
D fculture
Efrutum
Dei , loro
. p.
. p. 177. ». 17.
volti inalterabili nelle pitture
2. ». 18.
,
e ncjlc
"XeipiàuTÒg ,
fpecie di velie, p. 37. ». 17. Delfini, dedicati a Venere, e ad Amore, p. 197. »• 8-
Chirone p. 144. ». 7. p. 39- »• 4- perchè detto cen-
.
e 9.
tauro. p. 40. ». 4. allevò Bacco, p. 132. ». 6. LzXtoq , fila forma, p. 78. ».n.
Chirone, fonava la cetera colle mani. p. 199. ». 4. ù&anoivot ,
dea figlia di Cerere . p. 12. n. 7.
perchè nella nollra pittura col plettro , ivi Diaconi ,
colle tonache fciolte , e perchè . p. 122.
Ciborio, che fia p. 211. ». 9. fua forma, ivi. preflò . ». 6.
i Criltiani confeffio ,
ivi Diadema antico, che folle, p. 70. n. 8.
Diana
. . . . .. . . , . .
E’xxuXtg’oì forra di corone, p. 94. ». 8. Filale, ufato dalle Dame Romane, ivi .
,
da chi inven-
Egitto, non vi allignavano viti, p. 271. ». 17. tato p. 190. ». 7.
.
Egizii Sacerdoti, loro abitazioni, p. 271.». 70. Filil a mutata in teglia p. 39. ». 4.
, .
Elciftinda, forta di giuoco, p. 170. ». 8. Fiori, davano i nomi alle vefti. p. 118.
». 4.
Elettra, dorella d’ Ifigenia, p. 78. ». 12. Flora che
, la fletta la Terra . p. 29. ». 9. fuo culto
Elmo, da chi inventato, p. 173. ». 17. antichiftìmo . p. 29. ». 12.
Embadi deferitti p. 18. , . ». io. Fluentes tunicae . p. 122. n.6.
Epomide, forta di vefte . p. 37. ». 18. rapprefentata Fortuna alata, p. 28. ». 7.
P -3 7 - Forum, nel torchio p. 187. ». 11. .
EVwtj'i&s . 242. ». 7.
p. Forma, delle fcarpe. p. 186. ». 24.
Epfema . p. 187. ». 17. Frontalia p. 148. ». fi.
.
Eraclea ,
poema di chi . p. 28. ». fi. perchè dette le torri, p. 242.
Q>pvx.Tupi<x
, ». 12.
Erbe , eh’ ebbero il nome da Chirone p. 40. ». 7. Ftia , abbondante di cavalli
.
p. 12. ». 7. .
Erbide , vefti così dette onde p. 94. ». 6. Fungo della fpada p.fi9. ». 7.
. .
Ercole , fuo vero nome Alceo , perchè detto H'póxJyg. Fufo , da chi trovato p. 190. ». 7. .
Eroi, fe s’introducono piangenti sulla feena tp.i8- Genii, figli delle Ninfe, p. 178. »• 6. governano tut-
Eroi , veftiti di pelle p. 11. ». 3. te le cofe , ivi delle arti ivi . alati perchè p. 1 9 7,
.
. ,
Eroi , loro ftatura p. 22. 71.7 . . ». 7. rapprefentati da’ ferpenti. p. 203. ». 17. per-
Efomide, forta di vette, p. 122. ». fi. chè , ivi
Genii
. . . . . . . . . ,
I N D I C E
e p- 204. n 18. L
Gemi de’ luoghi, p. «i-
Genius, onde detto p. 178. « 6 Genius loci moli-
.
Abari
tis ,
rapprefcntato
Ginnadica, fue parti, p. 15-9. ». ».
Ginnopedica p. 179-
.
p. 107.
L ».
Labirinto ,
,
. .
Lacus vinarii p. 187. ». 14.
,
& torCularii .
p. 3. ».i6.
nemica di Niobe. p. 2. ». 13- e P- 3- n J 7-
.
-
Lettere , o
Grillo, capriccio, onde detto . p. 276. ». 7.
ivi. Letti per le menfe, detti tricliniares differenti da’ letti
Grillo, varie lpecie p. 24 6 . ». 7- onde detto, .
H
Horti
Arpaginetuli
.
da harpago
p. 256. ». 7.
,
,
che fieno, p.212.
zw
c p. 2(58. ». 19-
coverti con veli, ivi
». 11. 12- detti Liberalia, e Bacchanalia differenti, p. 81. »-4-
Libidines, forta di pittura, p. 83. ». 14. p. 93.
Liburne , forta di navi. p. 236. ». 7.
Limbus, che fia p. 107. ». il-
Hypaethra . p. 268. ». 23. .
Ifigenia, adorata come Dea. p. 64. ». io. Lunus, c Luna. p. 260. ». 14.
Igiea , che lignifichi . p. 203. ». 17- coronata . p. 205.
». 21. M
ortografia del fuo nome p.3. ». 17. fua mi-
lleera
Indita
,
tologia. p. 2. ». 4. rapprefentata. p. 7.
Ilonome, CentaurclTà
p. 107. .
». 11.
.
giuoco fofiè
p- 137*
.
M p. 179. ».
Manti
Anduci
Mani
6
.
.
p. 178. ». 4.
(tenderle
131. ». 2.
,
o abbacarle , che dinotate .
Ippodamia ,
fuoi nomi diverfi p. 8. » . 7. Ipofa di Pi- e con Sileno .
p. 46. ». 6 fue invenzioni p. 47. . .
velie reticulata , che dinoti, p. 261. ».2i.la dc(Ta, Mafchere di donne, da chi inventate, p. 18. ». 8.
che Venere e la Luna . p. 260- ». 14. Mafchere loro origine p. 177. ». 3. fpecie diverfe. .
Iftramenti di mufica, loro divifione . p. 164. ». io. Meandri, forta di pittura . p. 79. ». 23. fregi delle
Ifiriiracnti di falegnami . v. falegnami . bacchici , vedi , ivi
p. 144. ».<5, Megalografia, che fia. p. 21. ». 3.
Jutunia Dea de’ laghi .
p. 270. ». 49. Melanippe*, o Menalippe figlia di Eolo. p. 11. ». 4.
,
Menfe ,
loro figure diverfe . p. 77. ». 18. codume di fe-
dere a menfa. p. 77. ». 7. e ». 8- ufo de’ letti nel-
la menfa ,
ivi .
Mercurio
.. . .
». io.
P Pace, vellita di bianco
Pace amica di Bacco p. 126. .
.
».
p. 125-. n.
9.
2.
Monti {agri a Giove , e ad altri Dei » p. 204, •», 19, Pappagalli* p. 243. ». 3. fe gli antichi ne conofceflèro
adorati, ivi. altri , fuorché gl’ Indiani , ivi perchè detti pfitta- »
Mormo ,
carro su cui giravano le mafeherate* p* 177* ci , ivi .
conofciuti in Roma prima di Nerone
», 4, p. 246. ». 3.
Mormolicic • p. 177.», 4, Parerga, che follerò nelle pitture, p. 232, ». 7.
Mormone, p, 178, ». 4, Parrafìo pittore, p, 83. ». 14.
Mofca di bronzo , forta di giuocó ivi . . Pavoni , chi avelfe uccifo il primo per mangiarli .
p. 271.’
Molli varie forti e loro nomi p, 18 y. , ,
». i fi n, 5-5-*
p. 236. ». y. parti delle navi da guerra, p. 237. Pefca , fuo ufo. p. 190. ». 8. varie maniere, p. 190.
». 9; quelle da ehi coverte interamente , ivi ; ». io. illrumenti. p. 190. »•. 9.
Nettuno fua occultazione , p. 12. ». 6. cangiato in Pefcatori , loro Dio p. 2 66. », 20, .
,
cavallo sforza Cerere fua forella, p;i2, «.7, dettò Pefci, non mangiati dagli Eroi. p. 190. ». 8.
equeltre perchè , ivi ,
Petafo ,
forta di cappello, p. 35'. ». 20. rapprefenta-
,
Nilo indicato col Coccodrillo p, 241, n-. ifi , .
to -
P 37 ; -
.
Nimbo p. 269. ». 3 .
Phalerae e torques ,
in che dilferifcano . p. 139.». 8.,
Ninfe , loro nomi divertì p.88. »; $'• che follerò , ivi-. ;
e fe fieno fintili a* baltei .
p. 148. ». 6.
rapprefentata . p. 4,
Pittori eccellenti fe dipingelfero fulle mura . p. 21.
Nireo ,
figlio di Aglaja . p, 3, », 1 6, ». 4.
nomi delle pedone dipinte, p. z> », 8. Pittori e Scultori perchè iieìle opere foro metteano
faciebat, e non già fecit p. 2. ». 9. elcmpj col fc-
.
O cit ,
ivi t
O p.
Efirigilli
4 6.
Olimpo
». 6.
t
,
p, 11 3. »* io,
difcepolo di Marita , p- 4f- n-. 4. e
antichi, p.
p,
Pitture coi
273. » ;
273. e
73, 74,
nomi delle perfone dipinte, p.
»* 71;
2. ».
21
8.
». luo carattere . p. 57. ». 7. p, 63, e 64, e 8. rapprefentate in eflè le divinità del Gentilcfi-
f. ,
Pitture ,
pubblicate fa quello
INDICE
Tomo ,
loro numero . nomi , ivi di pavoni afgano il primo luogo, ivi,
Sandaligerulae. p. 76. ». 16.
p. 277. loro merito, ivi
Sandalo p. 113. ». 11.
pivoli Tulle tibie, p. 164. ». 7. rapprefentati p. .
1 67. .
occhi avelie, p. 71. ». 8. rapprefcntato con tre. Saturno padre di Chirone p. 39. ». 4. .
Pomi convengono ad amore p. 200. ». 8. che dino- Scarpe di varj colori, p. 113. ». 9. di forte diverfe..
.
Proiettiva , Tua fetenza conofciuta dagli antichi . p. 203. ». 17. familiari, ivi.
p. 276. ». 8f. fe nc vedono accennate le regole Servi , loro abiti diftinti fecondo i colori delle fazioni
nelle pitture del Mufeo ,
ivi . Circenfi . p. 122. ». 4, onde l’origine delle livree , ivi.
Provvidenza, come rapprefentata p. 28. ». 7. .
Servi praecinèti nelle cene p. 122. ». 6. .
Pfila v. Bacco .
. Sigma, fpecie di letto tricliniare p. 77. ». 18. .
Solea . p. 11 3. ». 11.
R Egina Dea
Remiganti
finimenti, p. 102.
.
,
p. 12. ». 7.
moveano
». 8.
i remi alla cadenza degli
Sparviero, facro animale di Egitto, p. 260. n.9. fotto
la Tua forma rapprefentato Ofiride
Spiche, fimbolo della Pace.p. 28. ». 7.
ivi . .
Reticulum . p, 76, ». 1 f , rapprefentata , p. 79. Stanghe ne’ cocchi, p. 246. ». 4. fi vedono, p. 247.
Rintone poeta , inventore dell’ Il aro-tragedia , p. 34, Statue greche, nude. p. 22. ». 6.
». 14. Statue veftite 79. ». 17.
. p,
Rintoniche ,
favole da lui dette , ivi . Statura degli eroi ftraordinaria p. 22. ». 7. .
Tempii, loro fcalini . p. 114. ». <5. Venere , talvolta confida con Giunone, p. 127.». 9.
Tende, di che fatte . p. 2 76. ». 15A. «.4. Venere fuo impero fopra tutte le cole
, p. 2 5 2. .
Terra , detta xupoTpoQog p. 29. ». 9, la ftella che la . Venere , tre ftatue in Teb^. p, 201. ». io. popo-
gran madre , ivi . lare , ivi amica , ivi maritale , ivi
. come detta . .
Tibicini ,
loro collegio in Roma. p. i6y ». io. fe da- Vedi bianche, ufate nelle fede di Cerere, p. 121.
mato prellb i Romani il lor meftiere ,
ivi ». 33.
Tibie ,
loro ufo diverfo . p. 163. ». 3. varie fpecie . Vedi fciolté ,
proprie degli effeminati, p. 122. ». 6.
p. 164. ». 4. Vedibulo ,
se differifea dall’ atrio p. 223. ». 2. ,
Timoni loro ufo , e numero . p. 173. ».
, y e pag. 224. ». 4.
Timpani diverfe fpecie ,p. 106. ». f. .
Vefuvio, p. 265". ». 1.
Tvy.Tca.voy , fua etimologia, p. 106. », 6. p. 112. v. 4. Ville, aveano de’ tempietti, p, 272. ». 67.
differente dal cymbalum, ivi . Ville, lulfo degli antichi in quede .
p. 2 66. ». 3.
Triremi, da chi inventate, p. 241.». 4. Volti, di ciafcun nume fatti fempre dagli artefici ad
Tritoni, loro forme, e colori, p, 232. ». 9. un modo p. 3. ». 18. .
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V
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Ad
7Ó.».20.
p. 278. ». 23.
,
tre fi foleano porre nella menfa, perchè . p.
X 'Tlepuov. p. 70. ».
YnoSvpudà'Eg p.
15”.
139.
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». 8.
4. e 7.
Z ».
Eufi pittore
dipinfe
2.
il primo
,
fua pittura deferìtta
le Centaurefl'c , c
.
come
p. 34. ». if.
. p. 147.
Venere, detta ’Apyvponéfa. p. 102. ». 4. fuo ball# Zoote, vefti . 201. ».p.
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