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BIB LIOTHEQUE
DE MONSIEUR LE COMTE
conEFRor DE MONTGRAND
(EDWARD EVERETTl

Bortoni

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PITTURE
ANTICHE
DE RCO LA NO
tomo primo.
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dehneaiiit
PhiUppiuJVLorghan Fiorenti.
PITTURE
ANTICHE
PERCOLANO
E CONTORNI
INCISE
CON QUALCHE SPIEGAZIONE
TOMO PRIMO.

NAPOLI MDCCLVII.
NELLA REGIA STAMPERIA.
AL RE

SIGNORE

ELL’ offerire a V. M. il primo To-


mo delle Antichità di Ercolano ,
e con-
torni , riguardante una picciola par-
te delle Pitture , Pentiamo il grande
onore , che ci viene dalla Voftra be-
nignità Tutto è
. già Voftro quello,
che Vi portiamo : Voftro è quello fteflò potere , che
V. M. ci concede , di renderle ciò , eh’ Ella ftefla
Tom.I.Pit. b ha
. , ,.

con difpendio Reale ,


rifoluto efeguito
ha penfato , ,

fomrno gufto , con amo-


con lunghiffima cura , con
patria noftra , qual e quanto
re paterno verfo la
tutti i Sovrani , a
qua 1 i

coftituifce ringoiare tra


Vi
Speriamo, che fieno dalla M.
V.
abbia ella obbedito .

compatite quelle poche parole , che or all uno , or


di noi fono ufcite di bocca in
mezzo al pia-
all’altro
le Pitture i Difegni i Rami
cere di offervare , ,

confiderati pri-
che la Voftra clemenza ha voluti da noi
ma di efporfi
Il parlarne parcamente è fentimento
.

della noftra ignoranza ,


timore di deturpare co noftri

errori la magnifica opera Voftra riverenza del Gene-

re Umano che meglio di


nel quale infiniti fon quelli ,
,

noi avranno a giudicare Veda dunque ormai 1 Euro- .

veduto il Vo-
pa una parte dell’ozio Voftro dopo aver
ftro fenno e valore nella difefa
de’ Voftri Stati , la Vo-

ftra fapienza e religione nell’ ordinar Leggi e Magi-


ftrati la fofferenza eroica de’ pericoli ,
e delle priva-
,

te e pubbliche calamità previdenza luminofa nel ri- , la

comporre un Popolo abbandonato , e formarne una Na-


zione che comparifca degnamente tra le più colte per
,

forze per arti , per commercio , per pulizia ,


per lo
,

lplendore . Confervi Dio una vita tanto fertile de’ be-


ni noftri ,
della noftra ficurezza , del noftro decoro ,

della compiacenza univerfale

IImiliffìmi Sudditi
Gli Accademici
.

PREFAZIONE
ORRE il decimonono anno da che il

Re filabili di poffare in Portici qualche


fiagione . Sentì , che in quei luoghi
alcuni negli andati tempi ffcavando ave-
rean dato in qualche pezzo di antichi-
tà Ordino la continuazione , perchè il
.

prodotto ffoffe ornamento , e jlimolo del-


la nazione Tra Portici , e Refina ritrovati teatro , tem-
.

pio ,
mobili moltiffjìmi di ogni genere , fiatile , pitture,
caffè ,

ifferizioni ,
monete portarono il ffoffpetto ,
che quell’ abiffo ffofi-

ffe la fiepolta Città d’ Ercolano , di cui gli Scrittori fan


menzione tra gli avvenimenti dell’ Impero di Tito . Tanta
fecondità non fi riputò , che di una Città ; e invogliò a cer-

carne altra , ove fiima , che fioffe l’antica Pompei.


fi
Fu
poco differente la rinfittita , e fie ne produffe la fiperanza an-
che per l’antica Stabia , ove però la copia non rifipofie
Sta in alcune danze del Palazzo Reale di Portici
la
.

PREFAZIONE.
la moltitudine infinita dì quei monumenti ,
della quale la
centefima parte baderebbe all ' ammirazione , ed è bajìata
alla JleJJa Roma.
Ouefto teforo di cui è fato avvifato il Pubblico col
,

Catalogo , fi apre ora , e fi comunica a tutti co' Rami.


Si è cominciato dalle Pitture : quefie , che fon /' invìdia de'
più illiifirì Mufei, erano con maggior impazienza dalla cu-
riofità degli Eruditi afpettate . La negligenza altrui nel
confervar quelle poche , che fi erano di tempo in tempo tro-
vate prima , rende più intereffante quefla parte dell'Opera ,
che fi dà fuora Si apprenderà da effa molto più di quan-
.

to per altri lumi fi è faputo finora della Pittura degli An-


tichi . Tutti gufi del dipingere , dì cui ci refia
i diverfi

memoria ne' libri


, fi
potranno qui riconofcere Ogni Tomo .

conterrà parte di tutti i diverfi generi delle pitture , che


finora fi fon raccolte ; e fi continuerà così nelle altre , che
dì mano in mano Le brevififme Jpie-
fi under anno a fcavare .

gazionì , che accompagnano i Rami , han per oggetto il ri-


Jvegliare alla riflejfione i Lettori , che vogliano da loro
fìeffi efaminar le cofe: le Note allevieranno la fatica di chi

fi contenti de'nofiri penfieri

TAVOLA I.
. ,

RA i quattro Monocromi W {òpra mar-


mo ,
perfettiffimi nel genere loro (3),

e per la Angolarità ineftimabili (4)


, i qua-
li , nel pubblicarti le Pitture del Muieo
Reale , fi che
è creduto efler proprio (r)

a tutte precedeflero ; il primo luogo ha


quello , che , oltre ad efferfi prima de-
gii altri {coverto ( 6 pregevole più che altro fi rende per
)
,

Tom.I. Pit. A gii

(1) Nel Catalogo n.DCCXXXV. Noi rimanderemo Pinxit & Monochromata ex albo . Sotto gl’ Imperatori
il Lettore al Catalogo in ciafcuna Pittura , perchè pof- fi ufava ancora ,
come Plinio lo attefta de' tempi fuoi
fa riconofcerne in quello i colori , e le tinte , dì cui per- XXXV. 3 Di quefta noftra fu così contento l’ Autore
.

ciò non fifa motto nelle noftre fpiegazioni . che vi pofe il fuo nome .

(2) Così gli Antichi chiamavano le 'Pitture di un (4) Queft e , per quanto fifappìa , fon le prime pittu-
colore folo. Plinio XXXV. 3 E per lo più fiferiva- re fopra marmo , che fi veggano degli Antichi
.
effendo- -,

no ne Monocromi del Cinabro Plinio XXXIII. 7. Cin- fi finora anche controvertito , fe aveffero quelli ci'o fat-
' .

nabari Veteres , quae etiam nunc vocant Monochroma- to j 0 faputofare Il Lapidem pingere di Plinio XXXV.
.

ta , pingebant : e tal fembra ejfer il colore de' noftri 1


. è tutt altro
. ’il valerfi delle vene fieffe del marmo
:

Sebbene il dipingere con un folo colore a' rozzi per imitar la pittura non è dipinger sul marino .
(ff)
principii di queft' arte appartenga -, pure nel colmo della (5) L' unita della tinta , e la fecchezza della manie-
perfezione di ejfa i più eccellenti Maefiri talora ufaro- ra fecero dubitare taluni , fe foffero difegni , 0 chiari-
no sì fatta maniera. Quintiliano Inft. XI. 3. rafferma feuri , e fe meritaffero luogo tra le pitture perfette
di Polìgnoto : e Plinio XXXV 9. di Zeifi fcrive : (6) Negli Scavi di Refina a' 2. 4. di Maggio del 1746.
. . . . .

8
TAVOLA
che
I.

delle Figure
nomi del Dipintore « , e
( )

gli
Alefiandro Atemefe dipin-
vi fi ledono Nelle parole .
:

&
la patria , e può oen
o-ca 9 abbiamo il nome (*°)
( )
,

almeno la
dirli età dell’ Artefice , inoltrandoci
ancora l’

eh’ ei vi velie alquan-


forma de’ caratteri greci fi
1
) ,

Delle cinque Eroine poi


prima dell’ Era Criftiana
to r
.

dipinte Latona
'

(li)' Nhbe fi 3) Febe fi4) ,


Uee-
quì ,

fi avea Apollo e ‘Diana. Il perche peftì dm


arcieri Nm
Sculture non e cofa ordinaria il trovarvi
.
,

( 7 ) Nelle mi Idee-nati , in un fol giorno fi


'nettarono i di lei figli ,
il nome dell’ Artefice Nelle dipinture de’ Vafi una fola
.
‘Prillata lutai
del Titt or e Apollo 1 malchi , e Diana le femmine .

fen’ e veduta , a noftra notizia , col nome m


.

maniera della fila numerofa prole


Ntobe disfacendoli ,

Neri’ Intonachi neffuna , per quel , che fifappìa .

un macigno , che m
antichi Vittori apporre 1 nomi lagrime fu convertita da Giove
(8) Fu coftume degli
,

sul monte Sipilo verfa


continuamente del pianto .Altri
alle perfone , che dipingeano : e di
Tolignoto avverte
nelle narrano con altre circoftanze la morte di quefta
Tr mct-
Taufania X. z$. , che formava i nomi a capriccio
Si vegga Apollo doro , Eliano , Taufania ,
e
pe (fa
fue pitture .
,
_ .

Ovidio , che nel VI.


AAESANAPOS A 0 HNAIO 2 EFPAcDEN .
Tlinio tutti quafi i Toeti , fpecialmente
(9) felicemente tutta la fa-
Imperator delle Trasformazioni deferive
nella dedicatoria della Storia Naturale all odiando-
Tito fcrive, che gli antichi Fittoci , e Scultori
ebbero vola Come poi Niobe e Latona , mortalmente^
.

le deft re, ciò s’inten-


in coftume nelle opere loro piu perfette concepire in tem- Jì pure in quefta pittura ftringano
,

derà dal verfio di Saffo rapportato nella Nota 17., dal


po pendente cosi : Apelles , 0 , Polyc e-
le ifcrizioni ,

come fe voleffero , che quelle opere foffero quale fi rileva , che prima erano Erette àrniche .

tus faciebat :

d>OIBH : Non fembra coftei effer- Febe , Ma-


fempre confideraté come folo cominciate , e non perfe-
r 4)
(
dre di Latona , dianzi nominata 3 ma quella piutto-
,

zionate acciocché ancor quei , che voleffero giudicarne


3
di Leiicippo , e forella d’ Ilaira , che
finiftr amente rimanejfero dal criticar colui , che pre- fto , che fu figlia
, fi
avanti accovacciata Non vi ha tra Mitologi ,
venuto dalla morte non aveffe potuto emendarle : e con-
.
le fia
chi abbia raccolte tutte le notizie che di quefle due
chiude : Tria non amplius ut opinor , abfòlute quae,
,

Ma fot èlle trovanfifparfe negli Scrittori


Noile abbiamo qui
traduntur infcripta ILLE FECIT Fidia fiotto la .
: .

brevemente riftrette Apollodoro ( che fiorì fiotto Tolo-


fatnofa Statua di Giove Olimpio pófe quefta ifcrizione:
.

faofyde Fidia fi- meo Fifcone un fecolo e mezzo prima di Cnfto e la


q>«#«£ Xapyd&s ùik ’Afyvciiog p , ,

gliuol di Carmide Ateniefe mi fece . Taufania V io. . cui Biblioteca tutto che tratti de’ tempi favolofi , pure
,

Ed oltre a quefto abbiamo noi due altri efempii di tali anticamente corfe col nome d’ Iftoria , e Scaligero affer-
ifcrizioni in tempo perfetto uno è nel Reai Mufeo , ove
: ma non poterlefi negare tal titolo , almeno in quanto alle
H parla così.
fi legge fiotto Un btifto :
ADlOAAflNIOS EF10 2E : Apol- fuc ceffoni Reali per generazioni') nel lib. III.
lonio fece L’ altro era nella dipintura di un vafo Etru-
.
Da Afareo , e da Arena figlia di Ebalo nacquero Lin-
feo del Mufeo del celebre noftro D. Giufeppe Valletta , ceo , ed Ida ,
e Pifo Da Leucippo ,
fratello

in cui fi leggea MA
2 IMOC EFPALE Maflìmo dipinfe di Afareo e da Filodice figlia d’Inaco nacquero Ilaira,
: ,

Con troppa confidenza dunque offerì Tlinio tre foli efem- e Febe ; le quali eflendo Hate rapite da Caftore , e da
pii trovarfi di sì fatte ifcrizioni Polluce (figliuoli di Leda , e di Giove ) divennero loro
.

(10) Ne Tlinio , ne altri fa menzione di quefto Alef- mogli poco dopo foggiunge : Caftore , e Polluce ef- . E
fandro , che ben meritava di effere con lode nominato fendoli invaghiti delle due figlie di Leucippo , le rapiro- .

(11) Tali fona /’Epfilon il Sigma, e ’l Phi , fatti no dalla Mefienia Onde
,
poi da Polluce , e da Febe .

all antica maniera


’ . nacque Mnefileo, e da Caftore , e da Ilaira nacque Ano-
(li) AHT12 ; Latona fu figlia di Ceo , e di Febe , gonte. Sebbene rapite in Mefienia nacquero altrove ,

entrambi figli di Urano , 0 fia del Cielo , e della Terra Stefano in Aphidna dice : Fu ancora Afidna un qual- ,

Di Latona fono piene le Carte 3 particolarmente per che caftello della Laconica che fu la patria delle
,

aver da Giove generato Apollo , e Diana : benché Ero- due Leucippidi Febe ed Ilaira : Ovidio nell’ Arte ,

doto in Euterpe , dica , eh’ Ella fu balia , e non madre v. 63 o. parla del loro rapimento e Troperzio I. El. z. :

di quefti due Numi Si veda Notai Conte IV, io,


. Non fic Leucippi’s fuccendit Caftora Phoebe ,
(13) NIOBH: Di due Niobi fi trova fatta menzione Pollucem cultu non Thelaira foror .
.

Una e nominata da Apollo doro , perchè fu la prima tra Dove è da avvertire il doppio abbaglio di Troperzio ,
le mortali donne ad effere sforzata da Giove ne que- e nel nome d’ Ilaira , e nel marito. Igino F. 80. aggiu-
:

fta con Latona ebbe punto , ne poco che fare L’ altra è gne , che quefle due Sorelle prima di effer rapite erano
, , ,

la rinomata figlia di Tantalo , e moglie di Anfione


,
Re fiate definiate fpofe d’ Ida , e di Linceo loro cugini , ,

di Tebe ,
la quale eft'endo Madre di fette figliuoli , e dì e che Febe era Sacerdotefia di Minerva Ilaira di Dia- ,

altrettante figlie ( alcuni vogliono di più ) infnperbita na Finalmente Taufania III. 1 6. dice
,
che in Spar- ,

di cotanta fecondità , comincio ad infultar Latona ta vedeafi il tempio d’ Ilaira e di Febe : cui eran con- ,
,

ne volea permettere , che fe le dejfe culto divino , che fagrate Donzelle , le quali chiamavanfi Leucippidi dal
a se credea dovuto anzi , che a quella , che due foli figli nome appunto di quefle Eroine
, . *- . . .

TAVOLA I.
3
ra 1
C 5) ed Agiata (

) , fon così poche le notizie , che
ci reftano difperfè in varii antichi Scrittori , che non ba-
llano a farci comprender, qual folle fiata l’intenzion del
Pittore nell averle unite in queflo gruppo . Il preziofb
efàmetro delia Poeteffa SafFo confermatoci da Ateneo A),
in cui fi legge
Lj atona ,
e N io Ite erano Jìrette amiche
può ben rifchiararci sull’atto compagnevole, in cui fi veg-
gono effe qui rapprefentate ma non più oltre (18) Meri- ,
,

tano rifkfTione particolare le due , che fi veggono leggia-


dramente giuocare ad una fpecie d’alioiìì , che gli Antichi
diceano Pentalitizare h?) , perchè con cinque pietruzze
foleafi
(1 IAEAIPA : JJ ortografia di queflo nome ne Agiata ,
Eufrofine , e Talia l’amabile,
due Autori Latini , i quali foli tra tutti /’ ufa- f v. 94*.

no , è diverfa ma egualmente corrotta non folo ne-


, Volcano il ciotto tolfe in moglie Agiata ,
,

gli fiammati ma anche negli ferini a penna In tut-


, Aglaia delle Grazie ultima nata .
,

ti prefio Properzio
fi legge Thelaira , e prejfo Igino (17) Nel Lib. XIII. c. 4. fi legge tal verfio di Saffo.
Laira. Ma negli Autori Greci concordemente fia Jcrit- Axtù jCj N lòfio, [j.uXa pièv epiteti frstipeti
to con fette lettere IAAEIPA Nel nofiro marmo fono Il [xh C quidem ) porta dietro afe la particella avver-
.

le fi effe lettere ma le due ,


AE
fon pofie con ordine fativa oè ( autem ) onde ftmbra probabilijfimo , che de- :

contrario EA La concordia di tutti gli Autori Gre fcriveffe poi la Poeteffa come da così fretta amicizia
. ,

ci , e de’ Manofcritti , par che debba prevalere ad un ginnfero al! eftremo delj avv afone , e nimìftà
fol marmo ,in cui per abbaglio forfè fi fura mutato (18) Piu congetture fi propofero per dar ragione
(16) delle due vocali fe pur non voglia dirfi , che dell intenzion del Pittore La. prima fu , che aven-
l’ ordine -,

.

in tutte due le maniere foffe ben fcritto Lo fpirito do forfè il nofiro Aleflandro da originali di più eccellen-
.

della prima vocale di quefto nome (. per avvertire an- ti Maefiri ritratte quefte cinque figure
, le aveffe qui

che ciò di paffaggio ) è dubbio prejfo gli Autori In pofie infieme per fervirfene come per dir così , di efem-
. ,
,

Apollodoro , e in Efichio fempre è col tenue j in Ste- piaci La feconda , che ficcome non era lecito alterare .

fano j e in P
anfania fempre coll afpro etimologia ’ . U
i volti di Giove , di Apollo , di Minerva
,
di Ercolei
può decidere la quifiione poiché non potendofi altron- così a riguardo de’ Numi meno conofciuti , le cofioro
-,

de derivare , che 0 da i'Xctog f propitius ) 0 da ii.ccpòg fembtanze folevano trarfi di là , dove quefii avevana
( hilaris ) , par che in Greco debba fcriverfi lìdsipu , culto e Tempii fingolari come in fatti Febe e Ilaira -,

e in Latino Hilaira. Si vegga il Sopingio fopra Efi- l’ avevano in Sparta ; donde probabilmente Alejfandro

chio , il quale pretende provare col principio del libro avendo ritratti i loro volti , per difiinguerli , vi fcrijfe
di Plutarco De facie in orbe Lunae , che iXasipa fia de- i nomi i e lo fteffo può dirfi delle tre altre : intanto fe-
,
rivato d’ ÌXapóg . condo l’arte,mije tutte in leggiadre azioni. cade in E
ArAAIH. Due fole Agiate fon nominate prefi acconcio quel che Paufania delle due Leucippidi , Febe
fo gir Antichi Una fu moglie di Caropo , e Madre ed Ilaira, fcrive nel citato luogo , che avendo nel Tem-
.

dì Niréo , di cui Omero così cantò nel Catalogo delle pro , che vedevafi loro in Sparta dedicato , una delle
Navi v. 178. , e fegg. loro Sacerdotejfe rinnovato il volto del fìmulacro di
Niréo da Sima conducea tre Navi una delle due Dee , fu minacciata in fogno , che non
Niréo à’ Aglaia figlio , e di Caropo, ofajfe far lo fiejfo nelj altro Jlmnlacro La terza con- .

Niréo, che, fuor d’Achille, avanzò i Greci gettura fu quefia fecondo Apollodoro III. p. 147. af- :

Tutti in beltade quanti ad Ilio furo, fégnò Erodoto a Niobe non piu , che tre figli mafehi
Sul quale luogo Eufiazio rifiette che meritamente co- e tre femmine quindi è verifimile che il Pittore rap-
,
}
si Niréo , come i fuoi Genitori fortìrono i loro nomi prefentando Latona e Niobe nel tempo in cui erano ,

fignificanti beltade . Non par ,


che quella Agiata ,
la amiche aveffe anco dipìnte le tre figlie della feconda ,
,

quale non fuperò i tempi della guerra Trojana , poffa i cui nomi noi per altro ignoti , forfè erano Febe ,
, a
trovar luogo traile altre quattro della più rimota an- Aglaia , ed Ileera La varietà del nome di quejla ul-
.

tichità .Onde converrà dire piuttofio , che la nofira tima da tutti gli Autori Greci che la chiamano Uni-,

foffe la figlia di Giove , e una delle tre Grazie , di rà , dava qualche pefo a tal p enfierò .

cui Efiodo Theog. v. 907. , e fegg. così fcrijfe. Polluce lib. IX. Sez. 116. ci fpiega minuta-
(19)
Creò a Giove Eurinomè le tre Grazie., mente quefio giuoco : Al Pentalita ( egli dice ) così
fi giuo-
, *

4
TAVOLA l

foleafi fare tal giuoco, o con cinque pezzetti di altra ma-


talvolta con officciuoli detti
propriamente ajtra-
teria, e
che fon quelli appunto , che qui fi oflervano
di-
vali 1 °) ,

pinti (»), e de’ quali nel Rea!


Mufeo molti fi conferva-
no veri , e naturali

Cinque pistruzze o calcoli o alioffi per contraria. Dì


quefto giuoco se ne fon fatti trat-
giuocava ,
Eufiazio fopra Omero : ma e ben
lì . ,

lanciavano in su , per modo tati interi dopo


dalla palma della mano fi
nel diverfo dal nofiro , che qui fi vede dipinto Bafta .

che rivoltando tolto la mano , vcnilfero a riceverli


Or quefto appunto e quel , che avvertire , che gli Artefici rapprefentava.no nelle loro
dorfo della medefima .

rac Sculture e Triture t ai giuochi. Plinio XXXIV. /.fa


fa nelnojlro marmo Ileera Quelli poi , che non fi .
,

menzione del famofo fimulacro di Tolicleto , rappre


-

coglievano sulla fi alzavan


mano da terra :
rivolta ,
fentante due ragazzi , che giuocavano agli Alioffi,
come foggiunge ‘Polluce , e come par che faccia qui an- T
chiamato perciò tal fimulacro Aftragalizontes .

Agiata. Ed era tal giuoco piu da donne , che da uo- Toli-


mini Jlefio Autore
come avverte lo fani a X. 30. riferifee , che in una pittura di
,

(po') A dragalo da' Greci , e Talus da' Latini


chia-
.

gnoto fi vedeano le due figlie di T


andar 0, cioè Camiro
piccioli e Clizia , Ttcttfficou àspctydXou; E
7 Segnino p. 13. lo
mafi quell' officemolo tolto da Agnelli , o altri
.

dicono Alioflo o Tallone o rapprefenta in una curiofa medaglia con quefia fcritta:
animali , che i Tofcani , ,

Qui arram det quod fatis eft


Talo Di quefii officciuoli valeanfi gli antichi nel Lu- ludit ,

.
, ,

dere talis che giuocare agli Alioffi



oggi dicefi ,
(ai) Oltre a' cinque Alioffi fi veggono nella noftra
,
,
pittura delle altre cofe da quelli diverfe : forfè per
L' Alioflo ha fei faccette : ma in due non potendo
ne fiegue \ che fole quattro cadute fi conti- rendere il giuoco più intrigato , e più dilettevole .

reggerfi ,

tal
no : delle quali tale aveafi per vantaggiofa , e

TAVOLA II.
* . .

fra ri: Laueg a Isjpan. deliri; Rrtic Nicolauj Vcinni Rodi: Ine id;

TAVOLA ELLA
1 1.
< 0

molto è quella pittura 0) , ed


egualmente ben confervata e liccome :

il Giovane affalitore colla vivezza dell'at-

teggiamento Tuo (3) ci dimoltra la nobi-


le fantafia dell’ Artefice (4) ; così il Cen-
tauro affali to che porta l’ardi-
nell’atto,
ta mano Donzella sbigottita , che
sulla
da se lo relpigne , ce ne fcuovre l’intenzione avendo :

forfè voluto il Pittore efprimere qualche azione che al-


,

la guerra de’ Lapiti co’ Centauri (r) abbia rapporto E


ben .

Tom.I.Pit. B verifimile

(0 Nel Catal. n. DCCXXXVII. tutti i quattro Marmi j ì quali poco tra loro differifeo-
fi) Fu quejio marmo
con gli altri due rapprefentati no di mifura . Comunque ciò fia , quefia pittura è cer-
nelle due Tavole fegiienti trovato negli Scavi di
, Refi- tamente d’ un merito fingolare
na a 14. di Maggio del 1749.
(5) Viritoo figlimi d' IJfione , Re de' Lapiti , po-
{fi)
E
tale appunto la mofiadi cofiui , qual ce la dipin- poli della Teffagita
,
avendo Jpofata Ippodamia , 0 Ip-
ge Virgilio parlando di Cor ine0 Aen. XII. 301., e fegu. podame s invitò alle fue nozze i Centauri , dell' ori-
Super ipfe fequutus, gine de quali fi parlerà, altrove Quefli rifcaldati dal
.
'
Caefariem laeva turbati corripit hollis vino tentarono violar le dotine de' Lapiti i quali col-
,
,
Jmprellòque genu nitens terrae adplicat iplum : l'ajuto di Ercole e di Tefieo parte de' Centauri ammaz-
,
Sic rigido latus enfe ferit zarono , e parte cacciarono dal lor paefie Diodoro
.

Ben pub dirfi 0 che T Voeta abbia efprefio il Vittore 0 lib. IV. , Vlutarco nella vita di Tefieo
, , ed altri Su .

-thè 7 Vittore abbia imitato il Voeta .


quefio fondamento fabbricarono poi a lor talento con
(4) Crede taluno di riconofcere lo fi efio Artefice in egual franchezza i Vittori , e i Voeti.
: . , . , ,
.. , . .. , ..

g
T A V O L A II.

che la più importante e quella ap-


verifimile ei fembra,
alla mifchia 6 liali qui
punto che diè cominciamento
( ) ,

giovane donna Ippodamia (?) fpo-


figurata . Sarà dunque la

rapire Eurito ( 8 ) Centauro , che


fa di Piritoo , cui tenta
del temerario atten-
da Tefeo (9) , o da altro Eroe , vien
(6)

tato fuo colla morte ( ) punito


I0

guerra , tentarono violar le donile de' Lapiti Soggiugne però lo


.

Ovidio eh' elegantemente deferive quejla


,
ad Plutarco eh' Er odoro narra ( verifimilmente in
cominciar dalla violenza che fece Eurito Ip- JleJfo ,
la fa ,
quei libri , che lafciò fcritti intorno alle gefia d'Èrcole')
podame. Metam. XII. zio. e feg.
che dopo efferfi attaccata la guerra de' Lapiti co' Cen-
Duxerat Hippodamen audaci Ixione natus
tauri , fopravenne Tefeo in ajuto di quelli , e che in
Nubigenafque feros , pofitis ex ordine menfis
quejla occafione conobbe egli la prima volta Ercole
Arbonbus tetto difeumbere julferat antro .

Tra quejla diverfità di opinioni può ben dirfi , che 'l


Aemonii proceres aderant aderamus & ipfi ; ,

Pittore abbia feguito il verifimile nel rapprefentar Te -


Feftaque confufa refonabat regia turba .

ignibus atria fumant & feo che uccide di fua mano il Centauro , che tenta
Ecce canunt Hymenaeon ,
,

caterva rapir la Spofa del fuo grande amico Piritoo


Cinftaque adeft virgo matrum nuruiunque
felicem diximus illa
(io) Ovidio nel luogo citato così fegue a dire:
Praefignis facie :

Forte fuit juxta fignis exftantibus afper


Coniuge Pirithoum quod pene fefellimus omeri.
:

Antiquus crater , quem valium valtior ipfe


Nam tibi , faevorum faeviflìme Centaurorum
Suftulit Aegides , adverfaque mifit in ora
Euryte, quam vino pedhis , tam virgine visà,
Sanguinis ille ( cioè Eurito ) globos pariter, cerebrum-
Ardet } & ebrietas geminata libidine regnat
Protinus everfae turbant convivia menfae :
( que, merumque,
Raptaturque comis per vim nova nupta prehenfis Vulnere, & ore vomens madida refupinus arena
ardefeunt germani caede Bimembres
Eurytus Hippodamen » alii , quam quifque probabant Calcitrat :

Aut poter ant rapiunt :captaeque erat urbis imago


,
Certatimque omnes uno ore. Arma , Arma , loquun-
Femineo clamore fonat domus ocyus omnes :
( tur
Surgimus & primus, quaete vecordia, Thefeus ,
:
Il Poeta fa morir Eurito col bacino fagliatogli da
Euryte, pulfat ? ait qui me vivente laceflas
:
Tefeo , perche così gli venne fatto di dar principio al-
Pirithoum violefque duos ignarus in uno ?
,
la zuffa , e variarne gli avvenimenti Il Pittore al .

Neve ea magnanimus fruftra memoraverit heros , contrario con una fola azione fa affalire il Centau-
Summovet inftantes raptamque fiirentibus aufert
,
ro dal fuo Eroe in quella nobile e fiudiata maniera ,
di Tefeo la chiama Deida- che qui fi offerva Tutto che niente fembri piu natu-
(7) Plutarco nella vita
.

mia; e Eroderzìo II. z. v.61. Ifcomache. rale , che l'uno e l'altro modo adoperato aveffe Tefeo ,

(8) Gli altri lo chiamano Eurizione , ma Ovidio lanciandogli prima il bacino , e , dopo averlo così fior-
V appella Eurito dito sforandogli il fianco : non altrimenti che appreffo

(9) Paufania V. io. deferivendo il tempio dì Giove Virgilio , nel luogo fopra citato , Corineo avendo prima
Olimpio , dice Combattono nella volta i Lapiti co’ Cen- tolto dall'ara un ardente tizzone
, e
gettatolo sul vi-
tauri nelle nozze di Piritoo nel mezzo è Piritoo : :
fio di Ebufo avendolo fatto sbalordire , gli fi
,
e così
prefiò a lui Ila Eurizione nell’atto di rapirgli lafpofa; avventò poi fopra nell' ingegnofa maniera deferitaci dal
e Ceneo
5
nell atto di difenderla : dall’ altra parte Te- Poeta . Ma
se fu lecito a chi narra rapprefentar ci, ,

feo colla Scure mette a morte i Centauri Plutarco , . l'una dopo l' altra le varie circofianze s il Pittore
,

nella vita di Tefeo , anche e del fentimento , che Pi- non potè appigliarfi che ad una fola v ma la più ri-
ritoo invitajfe Tefeo alle fue nozze , e che coll' ajuto cercata azione .

di quefio ammazzaffe , e difcacciajfe i Centauri ,


che

TAVOLA III.
. ,

II

TAVOLA III.
0

UESTA Pittura è fiata dal tempo co-


sìmal concia , che vi fi ravviano ap-
pena i contorni , come nell’ efattiffimo
difegno , e nel rame fi olTerva . Contri-
buifce anche ciò non poco per render-
ne la fpiegazione più malagevole Il .

Vecchio in parte nudo 2 e ricoverto ( ) ,

fembra effere ? educatore di


pelle (3) ,

quel bambino , gambe , o bambina che


che tien fra le
fia , a cui tutta la pittura ha rapporto poiché la Pafto- :

ra , o Ninfa , che dir fi voglia , la quale l’ accarezza


par che ne fia la balia ; e la maeftofa donna , che tien
per la briglia un puledro, o n’è la Madre , o certamen-
te è tale , che ne difìingue le avventure (4) Potrebbe .

dunque
(1) Nel Catal. n.'DCCXXXVI. portar la pelle.
(i) Ha egli il dejlro braccio coverto ‘Da* Greci la
.
(4) Vi fu chi penso rapprefentarfi qui Melanippe ,
tonaca , che ha manica da una fola parte , 0 , come come la chiama Euripide ne' Frammenti , detta da
avverte il Kuhnio dalla finiftra parte , chiamavafi
, altri Menalippe : la quale avendo avidi da Nettuno
èrtfopxlayjx},^1 yytùv ed era propria de' Servi
: . più figli , fece educarli tra le mandre di Eolo fuo pa-
Poll. VII. 47. dre . Igino F. 186. Ma non bafla quefla fola circo -
(3) Fuò effere cofiui un Fafiore 0 un Eroe
, Hi- . fianza a decidere dell' intenzion del Vittore perche -,

ce lo Scoliafie di Apollonio ad Argon. III. 314. ervv- vi ebbe ancora degli altri ,
che furono tragli armenti
toìg ij putrì to S'epy.xTo^ops'iv : è coflume degli Eroi occultamente allevati
. w

VX
tavola I I I.

che Pittore abbia voluto rapprefentar-


’l
H nnaiie dirli ,

ci o l’ educazioni d 'Achille (?) , o l’occultazion di Nettu-


che trasformata in giu-
no o l’arcano parto di Cerere,
( )
6
e ’l Cavallo Ariane W.
menta, generò la Dea Regina ,
incerte congetture («1;
Ma ancorché quelle non fieno che

un ovile dandolo ad
do partorito Nettuno, lo nafeofe
in
da-
qua/ì tutti , fingono , che Achille fu
I Toeti , Agnelli : in fu* vece pole avan-
educare a’Paftori tra gli :

educare al Centauro
to* dalla fina Madre Tetide ad divorato un puledro, eh cha lin-
dt Sarò per oc- ti a Nettuno per effer
Chirone, e poi trafportato nell’ Ifiola la fteffa Rea fi dice ,.che.lo-
cultamente colà trattener/: fiotto abito donnefico
. Ma fe aver partorito ficcome
dire , che re- (litui a un fallò ravvolto nelle fafee Nell Et/-
Giove
.

tutto altro racconta Omero di lui , con Arne , Ninfa nutrice di Net-
mologico V. -A fi legge :

ho nella regione di Ftia , di cui era fontano , fece


,

tuno Fu detta Arne quella Ninfa il cut veto nome ,

educar Achille firn figlio da Fenice Con nel IX.


del-
perchè prendendo da Rea ad allevar Net-
.

era Sinoefa
t Iliade v. 480. , e Jìguentì , parla que/lo fama Eroe ,
dTtypvqijaTo ) ne-
di Ftia .... tuno , quando Saturno lo ricercava , (
al firn allievo : Abitava io l’ ultimo confine Tefeo ne Corin-
c feci te o Achille , cosi grand’ uomo .
amandoti di cuo- gò di averlo in fua cura Così fcriile .

il Vecchio fa-
mangiar cofa al- tiaci al lib. III. . Su quefii racconti
re ; nè tu volevi andar con altri , nè
mie rà il Pallore , eh' ebbe in cura il pargoletto Dio .

cuna , se non quando io pollo te a federe fopra le la Ma-


ginocchia ( <? h’ iptófftv èyù yxvcum
ucélauq ) n por- AJficura egli del fuo filenzio coll’indice alzato
prefo il con- E dre Rea , rapprefentata nella maefiofa donna , che col
geva il cibo tritato , e ti dava a bere .
Calabro 111 467. feg , e cosi lo fogno fteffo dell indice , verfo lui diretto , corri-

tinuator d’Omero . .

Peleo portando, te nelle fpondendogli , ajuta molti(fimo quefia congettura .

JìeJTo Fenice dice ad Achille


:

grembo ( xoXttco é/um Il puledro , eh' ella regge per la briglia , farà quel-
fue braccia, ti collocò nel mio
impofe , ch’io di te pren- lo , che finfe di aver partorito per fofiituìrfi a Nettuno.
x<xtÉQyix£ ) e con premura m’
deflì cura ‘Due erun le farti dell' educazione , una
.
La Ninfa dietro al Vecchio , farà Arne ; la cui fe-
altra che del fegretezza volle forfè con bella fantafia efprimere
che ferviva alla formazion dello fpirito , /
F il Fittore col panno , che feendendo a tr averfo del
riguardava la cura del corpo Ne ceti e particolar- . ,

tura la bocca
mente Tragici vedono quejle due, /
parti fofienute da' collo le .

fcrive così : Dicono, che


Pedagoghi ,
che talvolta accompagna-
e dalle Nutrici , (7) Faufania Vili.
no i loro allievi anche adulti. Nel vecchio dunque fi Nettuno invaghito di Cerere fua forella , tentò violar-
ma la Dea transformolli in giumenta , e fi nalcc-
riconofcerà Fenice , che tien fra le ginocchia Achille , la :

fe tra gli armenti in Arcadia Accortofi di ciò Net-


a cui additando l' ara infirma que' fent intenti jleffi. di
.

pietà , che a lui già. adulto ripete prejfo Omero al cit. I. tuno ,
cangiollì anch’ egli in cavallo , e così prefe di

v. e feg. La
che lo accarezza , farà la
donna lei il fuo piacere ....
Cerere partorì una fanciul-
49 z. ,

religiofamcnte celavafi a’ profani ; ed


nome
Balia . E che tìen per la briglia il cavallo ,
nell'altra ,
la ,
il cui

affai bene e propriamente efprejfa verrà la region di oltre a quella un puledro , detto Arione : e per tal
Ftia , ove nacque Achille , celebre appunto per l’ abbon- caufa fu chiamato Nettuno ( VirrtM ) Equeftrc nel . E
danza de' generofi puledri chiamata perciò da Cala- ,
c. 37. fa menzione di Anito educatore della fanciul-

bro £V 7mÀ(§f Non altrimenti Fi loftrato il giovane fa


.
la , e dice chiamarfi volgarmente qttefia figlia di Cerere
nella 1 dell' Immag , in cui volendo rapprefentar l'Ifo-
. . e di Nettuno àérmoivci , Regina , non fapendofi da tut-
,

la di Sciro ,
dipinge una maeftofa donna adornata dì ti il fuo vero nome ne ofando , chi lo fapea , palefarlo
,
.

quelle cofé , onde Sciro abbonda: Vedefi , egli dice , Fotrebbe dunque fofpettar taluno , che fia Cerere la
un'Eroina coronata di giunchi ,
polla fovra un monte : donna , che tien per la briglia Arione fuo figlio , e im-
ella è rifola Sciro che ha tra le mani un ramofcel-
, pone filenzio al Faftore , e alla Ninfa , come fe occul-
lo d’olivo Nella groffa bafe di marmo eretta in Faz-
. tar voleffe il mofiruofo parto , e raccomandar fegretez-
zuoli in onor di Tiberio fi veggono fcolpite quindici za per l' arcano nome della fua figlia , eh' ella lafcia
donzelle , che co' loro fimboli corrifpondenti rapprefen- alla cura del Vecchio , e della Balìa , che della loro
tano quìndici Città dell' Afia Minore . Le Medaglie fedeltà l’ ajficurano .

ci fornifeono di altri efempj moltijfimi (8) Fregevolì/fima farebbe la nofra pittura , qua-
( 6 ) Il fiero proponimento ,
che Saturno per ragion dì lunque di quefi e tre congetture fi ammettere , per la
fiato avea fatto di ingojar tutti i fuoi figliuoli , è noto rarità dell' efprejfione : 0 nell'e dueazion di Achille rap-
egualmente , che la cura di fila moglie Rea di nafeofia- prefentata col fine ero pennello d' Omero , non co' finti
mente allevarli , con foftituìre or un fajfo , or altra cofa , colori degli altri Foetì : 0 nell ' occultazion di Nettu-
che dal marito con pari avidità , e fiupidezza era in ve- no ,
non s'incontrerà facilmente la filmile , ( come se
cui
ce loro divorata Or per falvar Nettuno , finfe aver
. »’ e veduta alcuna dell' oc cultazion di Giove ) : 0 nel
partorito un puledro , e dando quefto a mangiare al Vec- doppio parto di Cerere , cui forfè i famofi mifieri di
chio , raccomando il bambino a' Faftori d* Arcadia Cosi . quefia Dea avean del rapporto .

racconta quefi'avventura Fanfania Vili. 8. Rea aven-


. ,

TAVOLA Ili. r
3
e certamente grande il pregio del noftro marmo , qua-
lunque liane 1 intendimento La rotonda pietra colla lo- .

vrappofta ara , quale appunto in altri monumenti s’incon-


tra (9) , par che voglia dinotare rapprefentarlì
qui colà
che a Nume li appartenga

(9) Si veda Fabrettì Infirìft, c. V.f. %6o.eMmtf To.Il. Tav.g o. e 91. e ne! futflemento To. II. Ta.z;.

Tom.I. Pit. C TAVOLA IV.


. '

21

TAVOLA UESTA pittura (>) , eh’ è


VA'
una delle
più grandi (3) , che abbia il Mufeo Rea-
le, merita per ogni riguardo effere an-
noverata ancora tra le più belle (4) El- .

la era , quando fi trovò molto ben


,

conlervata , e i fuoi colori erano vivi


e
tempo ha perduto al-
frefehi ; ma col
quanto Le ligure fon ben difpofte ; e ciafcuna parte fua
.

Tom.I.Pit. D è ben
(1) Nel Cateti N. CXIV. non dipìngeano se non sulle Tavole, che
poteffero traf-
f
(2) Tra le prime felici coverte fatte negli cavi di f portarfi facilmente e agl' incenda e alle rovine
, fottrarfij
Refina fi trovo nel 1739. quefla pittura con più altre il dipingere sili mitro era
opera degli Artefici di poco
in una gran jlanza , che fu creduta un V empio di conto. Non e però
, che talora tra gl' intonachi
, non
cui fi ragionerà altrove
Vitruvio VII. 5". fpiegando
s' incontr afferò
miracoli dell ' arte
i Lo fteffo linio
. T
(3) , come alle varie XXXV. 3. parla con maraviglia dell Atalanta
,
e del-
parti degli edificii fi affegnaffero convenienti generi l Elena , antichijfime pitture che a' tempi
, fuoi fi offer-
di pitture , dice Nonnullis in locis item fignorum
:
vavano in Lanuvio traile rovine delle mura d' un
Megalographiam , habentem Deorum fimulacra
fabularum difpofitas explicationes Non minus Tro-
,
feu tempio. Tanfania pieno delle pitture , che cPolignoto i
è
.
ed altri avean fatte nelle mura de' tempii e ne' por-
janas pugnas , feu Ulyllls errationcs Da quefle pa-
.
tici della Grecia
,

Sappiamo da Vitruvio , da Lucia-


.

role par , che fi raccolga


naggi rapprefentanti 0 Dei
, che le pitture con perfo- no , e da T
linio medefimo
,
che T antico coftume di
, 0 Eroi e le loro
, fa- fingere su' pareti fi rinnovò ne' tempi di Augufio
volofe azioni , f
offero dagli Antichi comprefe fotto e fi mantenne fempre in
appreffo , come anche oggi è
,

il nomedi Megalografia a differenza delle altre pit- in ufo , ne' pubblici


,
ture ^ che coni erte ano perfonaggi a capriccio non che di
,
e ne' privati edificii Or del.

-,
gufo , e della maniera di quefla , e delle altre nofire.
quelle , ove cacce , pefche paefini architetture 0 al-
, , , pitture giudicheranno i periti nell' arte Quel . che
,
tre si fatte cofe erano efprejfe : di ciafcuna delle quali
pofjiamo noi con molta verifimiglianza affermare egli
è,
forte averemo di mano in mano occafione di far parola. ,
che se gli autori delle nofire pitture non furono tutti
(40 Avverte T
limo XXXV. 1 o. che i gran Maeflri perfetti nel lor mefliere , ebbero però quafi fempre avan-

ti
. . . ,

Ig TAVOLA IV.
no apertamente comiche b) rapprefentazioni dipinte , qui
una tragica azione
6 abbia voluto elprimere il Pitto- ( )

re ; fe pongali mente alla profonda triftezza , e


al

pianto W ed alle lunghe 8 , e liftate (?) vefti


,
le ( ) ,

quali fcendendo lino a’ piedi delle tre Figure , covrono


io )
parte ancora de’ lor calzari (

(?) Nel Catal. N. DLXXXIV. e DLXXXV.


Aefchylus , Se modicis ìnllravit pulpita tignìs,

(6) Parve a taluni di riconofcere in quefta pit-


Et docuic magnumque loqui ,
nitique cothurno .
tura qualche di tragico ‘Poeta ma temerono gli Snida però vuole che inventore delle mafichere di
/’
J,cena } ,

altri di reflringere ad un folo /oggetto ,


quel che con donne fojfie Frinico , dificepolo di Tefipi Fu propria .

pari incertezza può trarfì a molti de' Tragici tal vefle Ovidio III. Am.
, detta Palla .

La figura di mezzo è nella mojfa ifiejfa in El. I. iz. i e Virgilio Aen. XI. le dà T aggiunto
(7) ,

cui da Omero e dipinto Telemaco Od. IV. 114. 116. di lunga Pro longae
: tegmine pallae I Greci la .

A à/.pv cF àire /
3àsfidpuv x01 ^^ tturpòg àxéaug, dijfiero ovp[JLX Polluce VII. Seg.67. Marziale chia-
.

ma il Sirm* tragico , longum , e Sìdonio Apollinare


XXaTvctv TropCpvpI/fj cùvt offiuXyjfiìv àvarrg/'j
’Ap^oTÉprjo-t xepal profundum .

Dalle ciglia gittò lagrime udendo veda Polluce IV. Seg. 115. e Platone de
(9) Si
Del Padre il nome follevando agli occhi
,
Rep. Vili. : il primo numera tal vefle tra le tragi-
Con le due mani la purpurea velie che il fecondo dice ejfier propria di donne.
,

In Euripide , e negli altri Tragici Greci s' incontrano (10) Polluce tra ' calzari tragici nomina y.oSép'JXt;
delle /cene ,
Eroi e l' Eroine s'introducono
in cui gli £ IV Seg. n4 . e VII. Seg. 85-. dice èfifeafe
piangenti . Si avvertì quefio per togliere il dubbio che ,
ZVTSXèg pi£V VTtoSyj'ACi
. . Tyju (Jg iSiotn 'Aohtopvoiq tccksivoTq
’ ^
la nofira pittura dirfi Coro tragi- éoiKS gli embadi fon calzari comunali ...
fi propo/e , se dovejfe forma
:
la
co piuttofio , che Scena giacche Arifiotele Prob. XIX.
-,
loro a quella de’ baffi coturni raflòmigliafi tal for- . E
qu. 49. riflette , che le leene tragiche fon formate da ta di coturni par ch,e abbia rapprefientata qui il Di-
Eroi ,
cui fi conviene la ferietd , la gravezza , ed un pintore Se non che l' alta , e forfè non ben propor-
.

tuono fubdorico , e fub frigio j laddove al coro tragi- zionata ftatura della prima delle tre Figure Jiccome
co compoflo di gente popolana upfitgi rò yospòv , x) ìjov- ci conferma nel penfiero di efprimerfi qui tragiche per-

Xiov naì : ben li appartiene un carattere, fine delle quali era proprio l' imitar la grande
, ,
,
e
ed una melodia flebile , e tenue .
maeflofa corporatura degli Eroi , e dell Eroìne } così
(8) Delle mafichere e dell abito tragico parla Ora-

, fece credere ad altri , che veri ed alti coturni fien
zio nell' Arte v. zy'è. e feg. quefli , che dalla vefle coverti non comparifiano .
Poli hunc perfonae , pallaeque repertor honeftae

TAVOLA V.
. , ’ . ..

T A V O L A V. 23
no (
io ) . Sono
moffe con trafporti di riconofcimento,
in varie

e di piacere gentilmente dipinti i Giovanetti fiO Ateniefi,


e le Donzelle (<*) , che fi veggono ufcire dalla porta del
Labirinto (13) Giace a piedi lei Vincitore il Minotauro (h).

in

fe per farfi beffe di luì gettò nel mare un anello , di- fi arrifehiarono a decìdere . La maniera di veftire
cendo a Tefeo , che fe veramente egli era tale , qual è fimile a quella di altre donzelle Ateniefi , che
fi afferiva , aveffe ripigliata la gemma . Tefeo lanciof- in qualche monumento antico s’ incontrano preffo Mont-
fi nelle acque : e ajutato da Anfitrite ritornò coll’ anel- faucon .

lo , e con una corona , eh* egli dono ad Arianna , e (13) Il famofo di Egitto nella Città
labirinto
la quale fu poi ripofia tra le Stelle . Igino Aftron. detta de’ qual fuperava per la fua
Cocodrili ,
il

Poet. 6. e II. T
anfania I. 17. fan quefto raccon- maravigliofa coftruzione le fi effe Tir amidi , eh’ era-
to A
tal favola fi fofpettò , che ’l Tittore aveffe
. no i miracoli dell’ arte , è deferitto da Erodoto
avuto p enfierò . il Ma
dal vederfi , che la Donzella , nell Euterpe Si vuole , che Dedalo ad imitazio-
.

che ftringe la clava , abbia ancora il fimile anello , ne di quello f


aceffe in Creta l’ altro , in cui fiava
par che venga difirutta una tal congettura . trattenuto il Minotauro Si vegga Tlinio XXXVI. .

(10) A. Gellio X. io. fcrive : Veteres Graecos 13. Ovidio elegantemente lo deferive Met. Vili. iy-f.
annidimi habuiflè in digito finiftrae manus , qui mi- e feg.
nimo eft proximus ; come appunto nel nofiro Tefeo , e Deadalus ingenio fabrae celeberrimus artis
nella giovane donna fi vede . Ponit opus i turbatque notas , 8c limina flexu
(11) T
lutar co nella vita di Tefeo fcrive , che gli Ducit in errorem variarum ambage viarum .

Ateniefi mandavano fette giovanetti , ed altrettante Tutti coloro , che ammettono la favola , convengono ,
vergini da nove in nove anni fecondo il comun fen- che l’ azion di Tefeo fu dentro il labirinto , da cui
timento per effer divorati dal Minotauro nel Labi- egli ufcì poi col filo datogli da Arianna Filocoro (^pr e
fi-
.

rinto Legge afi in Diodoro IV. 61.


. iruv hntà , fio Tlutarco ) , il quale fpiega diverfamente tutta la fa-
ma fulla fede di efattiffimi Codici fu corretto dal IVe- vola e la riduce ad iftoria come a fio luogo diremo ,
, ,

feling T STtrcc , e foflituito T ivvsot Nel folo Apollo- . fcriffe , che ’l labirinto era una ficura carcere per cufto-
doro tra ’ Greci III. 14. §. 9. fi legge : sì'q òv Xufiv- dire i fanciulli , e le fanciulle , che gli Ateniefi
pivSov uccr hoq A’Grjvoiioi xépag hrà , mi xópxg rag mandavano in tributo j e che T combattimento di
ìcraq tu MivuTCtvpu fiopàv htsp,7tov : nel qual labirinto Tefeo feguì fuori di quel recinto in una pubblica
gli Ateniefi mandavano in cibo al Minotauro fette fan- piazza , in cui fi celebravano i giuochi funebri in
ciulli, ed altrettante fanciulle ogni anno. Ter conci- onore di Androgeo Ma
se così foffe fiato , avreb-
.

liare Apollodoro con gli altri Greci ,


potrebbe leggerfi be giuftamente detto Arianna a Tefeo ,
fica sdoq ex more: correzione febben facile , e da buo-
,
Non tibi , quae reditus monftrarent , fila dedilfem:
ne ragioni fofienuta , non avvertita però finora da al- come le fa dire ad altro fine Ovidio v. 103. Do-
cuno E
vero però che tra i Latini Igino Fav. 41.
. vrebbe allora crederfi con Talefato c. 2. che fu fpa-
efpr effamente fcrive , che ’l tributo mandavafi , uno- da e non filo quel che Tefeo riceve da Arianna
, .

quoque anno : ma Ovidio gli è direttamente oppofto Comunque ciò fia , le opinioni erano così diverfe , che
Metam. VIII. 170. e 171. i Tittori ebbero largo campo di rapprefentar quefta
. Aftaeo bis paftum fanguine monftrum
. imprefa a lor talento Taufania III. 29. riferifee di
.

Tertia fors annìs domuit repetita novenis . aver veduto rapprefentato Tefeo , che portava inca-
Al contrario Virgilio Aen. VI. 10. e feg. tenato il Minotauro Ora al nofiro Tittore e piaciu-
.

In foribus letum Androgeo : tum pendere poenas to di figurar qui il Minotauro uccifo da Tefeo avanti
Cecropidae jufli ( miferum ) feptena quotannis !
la porta del labirinto perche forfè così gli cadde in
,
Corpora natorum fiat duftis fortibus urna : acconcio di porre tutto in veduta .

.Servio su quefio luogo di Virgilio riferifee i nomi (14) Tafifae figlia del Sole , e di Terfeide , fu
de’ giovani , e delle donzelle Ateniefi : fecondo la moglie di Minos Re di Creta . Foffe lo fdegno di
correzione del Meurfio in Thefeo , i nomi de’ pri- Nettuno , 0 l ’ odio di Venere s’ innamorò Tafifae -,

mi fono Ippoforbante , Antimaco , Mnefieo , Fido co , d’ un giovenco Dedalo , ingegnofìffimo artefice , fab-
.

Demolione , e Terizione : delle feconde Medippe , bricò una macchina , in cui ella racchiufa potè gode-
Gefione , Andromaca , Timedufa , Europa , Melitta , re T infame congiungimento il frutto del quale fu -,

e Teribea . un moftro , eh’ era in parte uomo in parte toro ,

(12) retefero T
alcuni indovinare il nome della Così i Tocti fi /piegano Virgilio Aen. VI. .

donzella , che ftringe colla deftra la clava , e nel- Hic crude! is amor tauri , fuppollaque furto
la cui finìftra mano fi offerva l ’ anello : ed altri Pafiphae: miftumque genus, prolefque biformis
credettero di vedere in quella la fteffa Arianna a , Minotaurus ine fi , Veneris monumenta nefandae
cui Tefeo era debitore della felice riufeita in quel Tiìi chiaramente fi efprime il vecchio Filoftrato lib. I.
cimento altri immaginarono , che foffe Pcribea
:
Im. XVI. Mìnoffe per fottrarre alla vifta del pubblico
come quella , che fuperando in bellezza le altre , la fua vergogna , fece da Dedalo fabbricare il labi-
e avendo innamorato lo fteffo Minos , meritava tra rinto in cui racchiufe quel moftro Così felicemente
, .

tutte il primo luogo nella pittura i piu non . Ma Ovidio Met, Vili. ifj. e feg. fi efprime
.. a- . -,

22
TAVOLA V.
un pezzo
onde non lafcia di effer tuttavia
è ben intera :

di Tefeo
veramente ringoiare. Rapprefenta la famofa azione

in Creta M E .quefto Eroe maeftrevolmente dal dipintore


efpreffo nudo («) , e gigantefca ftatura (7) , colla
di alta

nodofa clava (
8
) ,
e coll anello (?) al dito della Anidra ma-

no
ra dì rapprefentare ì perfonaggi nelle fiatile ( che an-
ri orimali eccellenti
Gli errori , e tal volta grof-
fcmprono tra i p« che pub trarfi alla pittura ) Graeca res eft nihil vela-
folani , che in molte di effe fi
m re : Abbiamo avvertito generalmente altrove , come la
pran previ, ne Tono m
forte argomento. Non e co]
nudità del corpo convenga agli Eroi. Della nudità
pia naturale , che V efferfi imitati da dipintori de
m de* piedi conveniente ancora agli Eroi parla in partico-
nofiri ' monachi , e copiati
tutto o parte i capi m Immag. XVI. del lib. 1.
della finltura , de quali lare Filofirato Epift. 12. e nell’
d' opera della pittura , e Plutarco nella vi-
Ateniefi
la Romana potenza all' ora eh' era nel
più alto punto fi dice effier propria degli .

ricchi t efori , non che ta di Focione, e Platone nel Simpofio par , che voglian
di fua grandezza , ave a fatti andare T
de privati I per- notare ejfere fiato cofiume de Greci antichi

i pubblici luoghi , le ville ifteffe


.

che gli artefici di qae' tempi fcalzi Per quel , che riguarda la capellatura del no-,
.

fidi,fimi efemplari , punto da quella degli altri


firo Tefeo , non è diverfa
avean fiempre avanti gli occhi , dovunque fi
rivolgea-
giovanetti che gli fon dintorno avendo forfè volu-
no , dovettero certamente anche a' meno
:
abili fiommì- ,

per adornar- to il Pittore piuttofto efprimere il generai cofiume de*


nìfirar le idee e le immagini più belle
a cui par che alluda Omero Od. IV. 170. di-
,
allora do- Greci
ne ,
a feconda del gufilo , e della pafione ,

pubbliche fabbri- cendo che Telemaco era chiomato nella parte fupe-
minante , l' intere muraglie delle
,

riore della teda ) che alla p articolar ufanza di Tefeo


che e delle private
,
Bafta aver tanto qui general-
.

abbia talento , far di cui dice Plutarco , che fonduti avea i capelli nella
mente avvertito : potrà , chi ne
nell' efiame di ciaficuna pittura forma degli Abanti , detti da Omero II. II. 7 4.1. cnriQsv
ufo di que/ta njkjjìone
KoptóuVTeg chiomati dalla parte deretana del capo .
:

in particolare
Egeo Re di Atene per ragion di fato fece Che foffie poi cofa comune tra Greci portar fempre fico '

(5) verta la tejta ,fi pub vedere preffio Luciano in Anacharfi.


ammazzare Androgeo figliuol dì Minoffe Re di
Eroica di dieci cu-
Creta. Quefti per vendicar la morte del giovane prin- C 7) Della ftraordinaria ftatura
i quali fretti dal- biti , e piu , parla Filofirato Heroic. in Pr. e c. 1.
cipe porto la guerra agli Ateniefi'.
furono nella dura ne- e in Apollon. Tyan. II. 21 fi ove Oleario n. 8. ) e IV.
/’ afe dio , e opprejfi dalla pefie ,
di fermar un trattato col Re Cretefe di man-
16. e altrove Or per efprimere appunto la fmifurata
.

ceffità
dargli ogni tanto tempo un determinato numero di altezza degli Eroi , ha il Pittore rapprefentato Tefeo
così fprop or zionat amente più grande di quelle figure ,
giovanetti , e dì donzelle , che fi deftìnavano ad
ejfere infelici vittime del Minotauro
il qual mo- : che gli fi veggono intorno ad arte ancora è fatta . E
/’ infame frutto del congiungimento di la fproporzione che offiervafi tra la tejta e' l bufo ,
( eh era
' , ,
firo
pafifae , moglie di Minos , con un Toro ) teneafi fulT efempio di Lifippo : qui , dice Plinio XXXIV. 7.

racchiufo nel labirinto , luogo , in cui eran tante inter multa , quae ftatuariae arti traditur contulifle

le giravolte e gli andirivieni , che non potea piu capita minora faciendo , quam antiqui : corpora gra-
,
Già fi approffimava il tem- ciliora , ficcioraque , per quae Pignorimi proceritas
tifeir ne chi vi entrava .

po del terzo tributo quando Tefeo , figlio di Etra


,
major videtur : fi vegga Fabretti Col. Traj. p. 54.
e di Egeo ,
ejfendo da Trezene fua patria , ove erafi e

educato , venuto in Atene a ritrovar il padre , non (8) La clava onde Tefeo uccife il Minotauro , era
,

potè foffrire la deflazione di quella Città e gene- -, la fi effa , eh' ei tolta avea a Perifeta , il quale dal-
rofamente fi offerì di ejfere nel numero di coloro , che F ufo della clava ( xopvvY) j fu detto Corinete Apollodoro .

la forte avea dejtinati a quella funefla fpedìzione . III. 17. Ma


così quefto autore , come Paufania in
Giunto T
efeo in Creta innamoro in tal maniera Arian- Corinth. chiamano tal clava <n$y]pxv di ferro , e. yfik-
na figlia di Minos , che da effa gli fu infegnato il mo- xyjv di bronzo : lo fteffio Omero II. VII. 14 1. e leg.
do , onde ufeire dal labirinto , dopo che ammazzato parlando di Corinete chiama la clava di cojtui aiby]-
Catullo in Nupt. Pel. & Thet.
y
avea il Minotauro . psfyjv Sembra dunque
. che l noftro Pittore fiafi in-
,

Tutta pero quefta avventura di Tefeo e così diverfa- gannato facendola nodofa , e di legno : fe non che
mente narrata che affai più difficile imprefa farebbe
, Euftazio fui citato luogo di Omero avverte , che la
il voler accordare i varii racconti che ne fanno gli , clava di Corinete , come eh e foffie di legno , vi en dal
Scrittori ,
di quel che foffe T ufeire dagl' intrighi del Poeta chiamata di ferro perche di ferro era arma- ,

labirinto fteffio . Oltre a fiutar co


che molte opinioni , ta nell * eftremità : rjg rò t3 ZpXx ày.pn 71 crttypSv
rapporta , ne parlano con circoftanze dìverfe Apollo san Ovidio fa dire alla fieffia Arianna fcrivendo a
.

doro , Diodoro , ‘Palefato , Igino , e quafi tutti i Poeti


'
. Tefeo v. 101. e fe g.
Per tutte le altre azioni di Tefeo ,
e come
egli foffie Nec tua ma&affet nodofo ftìpite , Thefeu ,
feguace e imitatore di Ercole ,
bajla leggerne la vita Ardua parte virum dextera , parte bovem
in Plutarco
(9) Ei fu chi trovo del miftero in quefto anello.
(6) Dice Plinio XXXIV. 5. parlando della manie- Vantavafi 'Tefeo di effier figliuolo di Nettuno . Minof-
fi
. - e ,

TAVOLA V I .
(0

OMPAGNA alla precedente è que-


lla Pittura « , ed eguale nella manie-
ra (3) ; ma non n’è chiara altrettanto l’in-
telligenza . Il Bambino dalla Cerva al-
lattato e Pelefio , il quale fi vuol che
traefle appunto da quefta avventura
il fuo nome (4) . Tutte le altre figure
par , che a lui fi rapportino (j) . Ercole fuo padre , ador-
Tom.I. Pit. E no
(1) Nel Catalogo N. CXXIII. da Nauplio era condotta premuta dal dolori del
(2) Fu trovata negli /cavi di Refina infìeme col parto ritirojji
,
, , fingendo altro bifiogno , nel vicino
Tefieo
bofico prefio il monte ‘Par temo , e colà.figravatafi di un
(3) V* fi conofce la ftejfia maeftrìa nel difogno bambino ly occultò trai cefpugli , e ritornò alla fina com-
e nelle mojfie ,
e lo ftejfio gufo nel colorito . pagnia Giunta in Nauplia non fu fecondo il crude-
.
,
(+) . ‘inodoro IV. 3 3 • Jcrive , che Cor ito chiamò le comandamento del ‘Padre
il fanciullo TìjXsfiov. dito T/)q Tpefòsmqg sXdeda
fommerfa ma venduta ,
Te’efo ad alcuni pajfaggieri che faceano vela per l’ Afta .
,
dalla Cerva, che 1 avea nutrito: Apollo doro III. 9.
*
Quefii la venderono a Teatrante Re della Mifia Frat-
Igino F. 99. E ‘Paufiania IX. 31. avverte che tra le
, tanto il fanciullo Inficiato' prejfio al monte
.

altre ‘Partenìo
belle opere di eccellenti
da lui vedute artefici fu dd ‘P afiori del Re Corito ritrovato nell’ alto che
in Elicona oravi una Cerva porgente la poppa al pic- ,
una Cerva gli porgea la poppa Lo prefiero i P
colo Telefio .
afiori,.

e lo portarono al Er padrone che lo fece prejfio di se


O) Ritornando Ercole vittoriofo dalla guerra con ,
m col nome di Telefio educare Fatto egli già adulto ,
.
tro gli Spartani alloggiò in Arcadia prejfio il Re
, volle confiult ar V oracolo di Delfio per aver lume
de’
Aleo i e avendo furtivamente violata Auge
figlia fiuoi genitori ricevuta la rifpofta di dover por-
5 e
del fuo ofipite , par tifi Accortofi Aleo che fina figlia fi
.
tar da Teutr ant , fu dalla Madre
riconoficiuto , e da,
era gravida , la confiegnò a Nauplio
fino confidente , af- Teatrante dichiarato fuccejfore nel regno con avergli
,
finché l avejfie buttata in mare . Or mentre Auge data in moglie Argiope Jua figlia Così raccontatilo- .

rieamenie
. * . . . ,. , . ..
.

24 TAVOLA V.

in ifcorcio òr) d’una forma non ordinaria ( i5), e diverfa


da Quella , onde vedefi sulle medaglie (O La Dea (18), .

che fiede in alto , e tiene in mano Varco , e Sfrec-


cia (19), può dirli la protettrice di Tefeo in quella imprefà.

I due pezzetti di pittura, che rapprefentano varii pe-


fci a fior d’acqua M ,
quantunque non fieno de’ più
belli ,
tuttavolta non lafciano di avere il lor pregio («)
TAVOLA VI.

Creverat opprobrium generis j faedumque patebat fina protettrice nella imprefa di Creta Plutarco nel- .

Matrìs adulterium monftri novitate biformis la vita Tefeo : Paufania IX. e Callimaco in Hymn.
Deftinat hunc Minos thalamis refliovere pudorem in Del. v. 307. 313. raccontano quefta circoftanza
Multiplicique domo , caecifque includere tecfis . Altri foftennero , che foffe 'Diana , a cui Tefeo ereffe
Servio sul VI. dell Eneide, Palefato c. 2. ed altri^ un tempio in Trezene in memoria appunto dell ’ ajnto
fpisgano la favola con dire . che (landò infermo , 0 datogli da quefta Dea nel fornire il pericolofio combat-
lontano Minojfe , la fila moglie Pafifae s* innamorò timento nel labirinto , e nell * ufeir fulvo da quell * in-
d* un giovane chiamato Tauro , il quale , come vuole trigato luogo co* fiuoi compagni Paufania II. 31. ci .

‘Plutarco , era comandante della flotta del Re di fomminiftra quefta opportuna notìzia Li arco , le .

Creta : di coftui ebbe due figli uno fomigliante a Mi- frecce , e *1 tur caffo fon proprie itifiegne di quefta Dea
nos , T altro al padre Plutarco , sulla tefiimonianza
.
Si oppofe , che Diana è fempre rapprefentata in abito
di Filocoro , fegue a dire , che avendo Minos fii- file cinto , e colle gamie feoverte
,
come dopo gli altri
tttiti i giuochi funebri in onore di Androgeo , ficcome avverte Spanemio sulla Diana dì Callimaco e nella :

il premio del vincitore erano gli fchìavi Ateniefi , co- . noftra pittura la vefi;e della Dea giunge fino a' piedi .

sì il primo a riportar la vittoria , e T premio in Quefta oppofizione però non fi crede di gran pefo po- -,

que* giuochi fu Tauro ,


il rivale di Minos ; e con- t endofi fare anche a Venere
, che fi rapprefenti come
tro queflo Tauro combattè Tefeo ,
e avendolo uccifio ,
cacciatrice In fatti ficcome Ovid. Amor. III. El. 2 .dice,
.

con piacere dello ftejflo Re di Creta , ottenne la liber- Talia pinguntur fuccin&ae entra Dianaej
ta de fimi Cittadini , e T
affrancamento dal tributo. Dum fequitur fortes fortior ipfa feras
Paufania II. 31. dice , che colui , contro il quale così Virgilio Aen. I. 317. e feg. parla di Venere
combattè Tefeo , era figlio di Minos , chiamato Afte- . Humeris de more habilem fufpenderat arcum
. .

rione , e I. 24. egli fteffo non sa determinare , fe quello, Venatrix, dederatque comam diffundere ventis .

contro cui combattè Tefeo , foffe un uomo , 0 un mo- Nuda genti , nodoque finus collega fluentes .

firo . Tzetze ( dopo Apollodoro III. 14. ) sulla Caf- (19) Tal fu , che propofe , fe V finimen-
il dubbio
fandra dì Licofr. v. 1301. fcrive apertamente , che to , che dal fianco pender fi vede alla Dea foffe una
Aflerio era Minotauro
lo fteffo che V
f
. faretra , 0 piuttofto una tromba e sul penfiero , che .-

(15) Plinio XXXV. 11. parlando di Patifia di foffe tale , opinava , che coftei dir fi poteffe Miner-
Sicione dice Eam pi&uram primus invenit , quam
: va ,
la quale oltre ad effere il nume tutelare di Ate-
poflea imitati funt multi aequavit autem nemo : ante , ne e detta da Licofr one v. 988. tromba,
, ,
omnia , quum longitudinem bovis offendere vellet del qual cognome rende ragione Paufania II. zi. ed
adverfum eum pinxit , non tranfverfum j unde &c oltracciò le divife di Diana a Minerva fi adattano
abunde intelligitur amplitudo talvolta e Runa fi confonde talora coll ’ altra
, .

(16) Ovidio deferive il Minotauro mezzo uomo , (20) Nel Catal. Num. CCCXII. e Num. CCCII.
e mezzo bue
Quefti non hanno rapporto Tefeo e fu- alcuno col ,

Semibovemque virum femivirumque bovem , rono tolti da diverfi luoghi Effendovi moltiffimi pez- .

Euripide preffo Plutarco anche così lo figura e così meritano quali non
:
zi sì ,
fatti fpiegazione
i par-
fi vede in una gemma , fe pur è antica in cui fi rap-
, ticolare s per noti togliere al Pubblico il piacere di
pr eferita anche il labirinto , preffo T Agoftini Geni. Ant.
offetvare il gufto degli Antichi in quefto genere ,
F. II. T. 13 1. ediz. di Roma 1702. Apollodoro però
fi è ftimato con quelli riempire qualche vuoto de*
III. 1. Igino Favol. 40. ed altri dicono eh' egli , Rami Altri dì funil genere fi fon diftribuiti per Vi-
.

aveffe la fola tefta di bue ,


e T reftante corpo d* uomo gnette , e Finali delle Tavole , perchè han bifiogno
come appunto qui fi vede dipinto .
di qualche piccola illuftrazione , che fi vedrà in fine
(17) Sulle medaglie della Grecia Italica , e dì Si- del Tomo .

cilia ove credefi tal moftro rapprenfientato fi vede col


, ,
(21) Vitruvìo VII. 5. e Plinio XXXV. io. ci av-
capo umano e col corpo di bue Parata Sic.Num. e quanta parte aveffero nel dipìnger
, .
vertono quale ,
fi
Tav. 63. e 87. E Spanemio de ufu, & Praeft. Numifm.
le mura degli edificìì sì fatti fcherzi . Noi rileverei
p. 285-.
ino la- vaghezza e , la perfezione di alcuni che.
,
(18) Si propofero due congetture su quefto Nume fbìio di finiffimo gufto
ve ne , al luogo loro .
Altri credettero , che foffe Vènere prefii da Tefeo
per
. . , , ' -
.-
,
,
..

TAVOLA VI. 29

qualche altra importante circoftanza (i°) . Il giovane Fau-


no, o Pan (io, che dir fi voglia, accompagnando' quella
Donna, par che contribuifca all’individuazione di ella .

V Aquila (13) , e ’1 Leone manfueto (h) fon polli certa-


mente
lam che quefi0 artìcolo non fi trovi in tutti i MSti,
Or
dijfero : ma tutte incontrarono delle ragionevoli oppo- .

e che forfè il Porto lo trovò folamente ne’ fuoi , può am-


sizioni .' Molti con qualche verìfimiglianza foftennero
detta da' Greci xxpoTpoQog metterfi-, ma che il contenuto di ejfofia per ogni parte
che foffe la Dea Tellure ,
aufania I. xz. ne P inetto e faifio non pu'o con ficurezza avanzarfi poi-
nutrice de’ fanciulli :, Snida
e , ,
-,

A quejla Dea , che , come ognun sa ché è veriffimo , che i Latini un tempo chiamavanfi Ce-
fan menzione .

colla Gran Madre , con Opi , con ni , nome derivato da Cetthim nipote di Jafet , e pro-
fi fcambia fpejfo Di quefto nome fi fa men-
Flora ( le quali tutte un fol Nume fi vuol , fieno: che nipote di Noe . Gen. c. io.

Scoliafie di Perfio Sat. V. zione da antichi Autori . Omero Od. A. 518. e altrove
Macrobio Sat. I. io. e lo
Dio Pan
e interamente La tradi-
da Pindaro
detto Non dunque da rigettare
175. ) ben fi accoppia il
Mcapóq p.eyà’kag oTtoiSog: zione rapportata in quell articolo , tanto maggior-
feguace della Gran Madre, il '

cenale preffo Arifiotele Rhet. II. 24. lo chiama psyaXcig mente , che Plutarco nella vita di Tefeo sul princi-
$e3 xvvee ntano^ocitóv , come avverte il Weffeling ad pio fcrive , che Roma fu
così detta , fecondo alcu-

Diod. III. 58. v. 7,6. E


le conviene ancora il Leone ni , da Roma figlia di Telefo , e moglie di Enea
pacìfico Aggiugnefi a quefi 0 , che la donna di Ercole chia
Flaura } ed antichijjìmo era nel La-
(10) Vi fu , chi propofe , poter quefta Donna moffi Faula 0
r approntare la Mifia , in cui 0 nacque , 0 certamen- zio il culto della Dea Flora anche prima del- ,

te regno Telefo , e'I di cui fuolo e chiamato da Pin- la fondazion di Roma Varrone de L. L. lib. 4. .

daro I. Vili. 108. àpcTtsXÓs'j : abbondante di viti 0 e talun vuole , che NvSxact foffe l' arcano nome -,

l* Arcadia , luogo egualmente fertile , e a cui ben fi di quella Citta Or combinando infieme tutte que .

congetture , fi dicea
tmifee il Dìo Pan , fino pr incip al Nume fi e , per altro deboli .
che for- ,

(11) Il Pedo paft orale la liringa , e la pelle di fè nella


,
Donna fedente fi foffe efpreffa la Dea Flora
proprie divife del Dio col giovane Fauno creduto padre di Latino , 0 di
Pigre , 0 di Pantera erano le ,

Pan rapprefentante la Natura Si veda Nat al Conte . Telefo , ad individuare il


quale fi foffe aggiunta la
Cerva la Vittoria additaffe ad
e che la Pace 0
V- E' vero , che anche cornuto , e barbato fi rap-
6. -,
,

prefentava il Dìo Pan j non e pero , che talvolta Ercole nel figlio fuor difendenti: e che ficcome
i illufiri

confon- /’ Aquila chiariva l' intenzion del Pittore nel dimo


fenza barba ,
e fenza corna non fi figuraffe ,

dendofi Greci col Fauno de* Latini Dice


il Pan de* . firare l' origine dì quel popolo guerriero , e vittoriosi
Giuftino XLIII. 1. 6. In hujus radicibus templum così il manfueto Leone feovriffe la circofi anza de* tem-
Lycaeo , quem Graeci Pana : Romani Lupercum ap- pi de* primi Cefarì , in cui tutto il Mondo rifpettava la
pellane, conftituit. Ovidio all'incontro Fall. V. 101. potenza Romana Altri , cui parve più rngegnofo
.

Semicaper coleris cin&utis , Faune , Lupercis che verifìmile un tal penfiero , propofe , che V Pittore
Ed lib. I. Od. XVII.
Orazio aveffe voluto forfè piuttofto rapprefentarci Telefo efpo-
Velox amaenum faepe Lucretilem fto preffo al monte Partenio in Arcadia : e che ad efpri
Mutat Lycaeo Faunus. mer quejla aveffe pofio il Dio Pan vicino alle Dea Tel-
(12) Refiò qualche dubbio su quefia figura non -, lure nutrice de' fanciulli , dal fio pacifico Leone ac-
potendofi dar plaufibile ragione perche mai fe V Arca- , ,
compagnata ì la quale Dea manda la Cerva ad allat-
dia nella Donna fedente rapprefentavafi , 0 anche la tare il bambino , cui la Providenza , 0 altro fimil Nu-
Terra , fi foffe poi in forma di giovane dipinto il me mofira ad Ercole e gliene fcuovre le avventure, ,

Dio Pan Quefi 0 dubbio unito all ' altro maggiore del
.
additandogli nell Aquila la difeendenza di quefio Eroe.
vederfi nella pittura tiri Aquila , di cui riufeiva ol- Quejla feconda congettura fembr'o meno ricercata ma ,

tremodo difficile il dar conto , fece sì , che fi avan- a quejla , ed all altra fi fece l' oppofizìone , che non fo-
'

zale un' altra congettura Narra Dionifio d' Alicar- . lcano nelle pitture Greche tramifehiarfi cofe Romane.
naffo I. p. 34. " che correa in Italia uri antica tradi- Ma fi rifpofe , eh' Er colano non era una Citta pofia nel
zione , che avejfe Ercole avuto un figlio chiamato cuor della Grecia , ma vicìnijfima a Roma , cui in que*
Latino da una giovanotta Settentrionale ( ex Tivog tempi , ne' quali a un di preffo pu'o crederfi, che fien
V 7tspfiop$og xóprjg ) e che avendo data in moglie quefta fatte quefie pitture, dovea 0 per atnbizione , 0 per ne-
giovane donna a Fauno Re degli Aborigini , fi cre- cejfitaadulare : e nel profeguimento di quejla opera fi
dette Latino figlio dì Fauno Snida all incontro v. . ' vedrà che tra le nofire pitture vi fon cofe Romane
,

Acuivo fcrive così : Telefo cognominato Latino


l fi- , (13) P
aufania Vili. 31. fcrive di aver veduta
glio di Ercole fece , che fi chiamafièro Latini que’ in Arcadia , una fatua di Bacco , sul di cui tirfo
che prima diceanfi Cezii ( K vjtsol , 0 Krjrsioi ) : quelli eravì un Aquila e foggiunge d' ignorarne il perche
, .

furon poi nominati Itali da un tal Italo ; e quindi Meurfio nella Cafiàndra dì Licofrone v. 65-8. p. 78.
Eneadi da Enea e finalmente Romani da Romo-
-, avverte , che l' Aquila folca a tutti gli Eroi ge-
lo E' vero , che fcrive il Kuftero di quefi 0 luogo:
. neralmente attribuirli , forfè perche il volo altijfimo
Haec omnino funt, & ex putidis lacunis haulla;
inepta di quella efprime la natura fublime di quefti .

quibus gemina legas apud Cedrenum, & Joannem Mala- (14) Il Leone anche conviene agli Eroi per efpri-
merne
, m
, . , . . a. .

28
TAVOLA vi.

no delle proprie notifiìme divife M ,


attentamente lo
cui le
guarda mentre glielo addita una Giovanetto. ,

corona di ulivo difiinguono (V.


fpighe e la
a le \q ,

fiede coronata di fiori , con


Nella maeftofa Donna , che
alla
un paniere di frutta
8 a fianco , e coll’ afa tifica ( )

protettrice
mano ci fi vuol dimoftrare o la Deità
finiftra ,

fanciullo efpofto (9) , o tale almeno ,


che ne rilevi
del
qualche

E quante mai fatiche Ercol foftenne


riamente avventura Dìodoro IV. ìq,. Apollo-
queft’
Cantò j quelli è Pifandro da Camiro
IH. 9 vuol , che Auge nafcondejje
e
doro pero II. 7.
che la pelle del Leo-
.

Comunque egli è certo


Telefo nel tempio di
Minerva , e che ritrovato da ciò fia
,
,

clava fon così proprie di Ercole , che


le
ed Auge data a ne e la
Alea Me
elio/lo nel ‘Portento ,
Ma Strabene XIII. faette , e
,

f arco fembrin fuperfitte , ove 0 f una , 0 l


al-
Nauti, o\ perchè t uccidere .

tra di quelle fi veda . Teocrito Id. XXXII. 66.


per
che
par 61; sull’ autorità d, Euripide nfenfee ,
individuar quefio Eroe dice :
Auce e V figlio Telefo racchiufi in una cejla furo- f

che per previdenza Lippa ré &Y}pòe opuv j xsiponXriSyj rs xopwy]V.


no gettati in mare da Alee ; c 1
imboccatura del fiu- Vedendo della fiera in lui la pelle ,
di Minerva giunto il ceftello nell
me Calco , fu Auge prefa in moglie
dal Re entran- T E la clava . , eh’ empivagli la mano.
te e adottato Telefo ,
che poi gl, fuccedette nel Re- E ne ’ monumenti antichi or colf una , or colf altr
emU s ’ incontra , e fpejfijfimo con ambedue Non è però , che
Paufania Vili. 4. fi'™ awr ,
t Ecate0 .

gno ,
ma rapporta altrove le vane anche f arco , e le faette alla pelle , e alla clava non
quefta ftejfa opinione ; Tertulliano per deridere
e dice nel libro Vili. fi aggiugnejfero talvolta
tradizioni di tali avvenimenti ,
.

che in Arcadia vedeafi il fonte ,


vicino quefio Eroe famofo nelle favole , lo defignò col no-
4.7 48 e 54. num.
me di Scy talo-fagitti-pelliger de Pallio c.
da Ercole viziata ; vedeafi il tem- 3
: 4,.
alaude Ange fu pittore unite infieme tutte
yómi , così detta, perche Auge
b Avendo dunque il noftro
pio di Lucna
del parto piegoffi sulle le ciafcuna delle quali bafia a far riconofce-
infegne
quel luogo premuta dal dolori
,

partorì Telefo ; e vedeafi re da ognuno Ercole ; non altro , che quefio , ha vo-
«nocchia e in tal atto
,
così nominata perche luto certamente rapprefentarci
al centrano l’aja di Telefo ,

colà preffo al Partenio fu


dalla Madre efpofto il fan- (7} Le ale , e le corone di
rondi , 0 di fiori f
convengono a Genii : gli Scrittori le gemme , le
ciullo , e dalla Cerva nutrito .
Altri poi eredeano , ,

28. che in Mi- medaglie , i baffirilievi ce ne fomminiftrano efempii


come fi legge nello fteffo Paufania X.
Si rapprefentano i Genii fot to ambi i fejfi :
fio, partonjje Auge ingravidata da Ercole il figlio fi- infiniti .

Natal Conte IV. e Montf. T. P. II.


fi veda
3. I.
miliffimo al Padre .

e feg. non folament e .Lib. 2. c. 13. $. e nella Tav. 200. ». y. La Vit-


Efiodo nello Scudo 128.
y.
(6)
e la Fortuna alate egualmente fi rapprefenta-
da ad Ercole f ano , e le frecce , ma lo covre di toria ,

tuttiancora gli altri militari arnefi Il primo pero , . vano . Plutarco de Virt. & fort. Rom. Ovidio Trift.

che affegnaffe a quefto Eroe la clava, , e la pelle II. 169. Pacato in Panegyr. Alla Pace , oltre alla
del Leone , come proprie divife , fu V autor del poe- corona di ulivo , e le fpighe , che le fon proprie , an-
ma intitolato Eraclea. Str abone XV./. 6 88. ferivo: che f ali fi davano . Cupero Apoth. Homer. /. 178.
Il dare ad Ercole la pelle
del Leone , e la clava Si divifero in quefta incertezza i fent menti de ’ no-
è una finzione di coloro , che compofero Y Era- firi Vi fu anche chi foftenne effer Cerere e chi vol-
.
-,

clea folle Pifandro , o altri poiché le antiche : le che fojfe la Provvidenza , mojfo dalle parole di
,

Strabono XIII./. 615. (// quale raccontando f avven-


,

fiatue non rapprefentano Ercole in tal maniera Seb- .

bene pongafi qui in dubbio V autore dell Eraclea co- -, tura di Telefo dice , che NSvjvag Tcpovok , per provvi-
munemente pero fu quefio poema attribuito a ‘Pifan- denza di Minerva fu egli falvato ) e dalle parole di
dro Lo fteffo Strabone XIV. p. 655. dice: Pifandro
.
Apollodoro II. 7. il quale fcrive , che Telefo fu dal-
fcrittor dei poema d’ Eraclea fu di Rodi Snida . la Cerva nutrito , per una certa provvidenza divina
dall altr »,
in YlefouvS'pog : L Eraclea , poema di Pifandro (fu efi a opinione non era in foftanza diverfa
5
con- ,

gefta di Ercole quefio auto- che fojfe la Fortuna perche in quella , che Fortuna
tiene in due libri le :
-,

re il primo rapprefentò Ercole colla clava ‘Pau- . vien chiamata dal volgo , riconobbero i Filofofi la
fania n. 37. e vili. 22. cita ‘Pifandro Camirefe Provvidenza de’ Numi in fatti in qualche meda- . E
autor di un poema delle cofe d’ Ercole E in Teo- . glia di tempi per altro pofteriori a Tito , fi trova la
,

crito leggiamo un Epigramma in lode di quefio antico Provvidenza rapprefentata con delle fpighe

(8) Vi è dell’ uva , e delle


Poeta :
melagranate ,

Quell’ Uom , che a noi di Giove il grande illuftre (9) Quanto


mai può p enfiarfi , tutto fi propofe per
Figlio Leoni-cida , pronti-mano dar conto di quefta Ninfa , 0 Nume , che fia . Ed
Defcrifle fra Poeti antichi il primo Auge , e Lucina , e Minerva , ed altre sì fatte fi
dijfero :
. . 6 ,

33

Rapprefentata in quefta pittura , in


tutte le parti fue bella oltremodo , la

prima fatiga ( 2 ) di Ercole (3) , il qua-


le o appena nato ( come taluno , con
poca verifimiglianza per altro , preten-
de ) (4) , o bambino ancora (s) come
qui fi figura ,
Arrangola i due ferpen-
ti 6
( ) mandati da Giunone (7) per ucciderlo .Si vede

Tom.I.Pit. F Almeno,
(1) Nel Catal. N. CXIX. Ercole generato da Giove , e Ificlo da Anfitruone .

(2) Filojìrato giovane nella Immag. V. eh' e


il Ma odiando Giunone la fina rivale , cacciò nella culla
appunto HpdxÀtjg h aitctpyci'joiq , Ercole nelle fafee , di- de' gemelli due moftruofe ferpi : Ificlo fpaventojfi 5 Er-

ce: h) ystàg Y)ty ròv a 9 Xov: ed Ovidio Met. IX. 67. cole andò loro incontro , e le uccife Così fcrive Apoi- .

Cunarum labor eft angues luperare mearinn lodoro Biblioth. Lib. II. oltre a' Poeti Greci , e Lati-
Fu quefta dunque la prima fatica d' Ercole , ma non ni ,
che parlano della generazione , della nafeita , e
delle dodici famofe impoftegli da Eurifteo .
del riconofcimento di Ercole Fa quefto intrigo amoro- .

fo di Giove foggetto della prima Comedia di Plau-


(3) Trovavafi Anfitruone , per la guerra contro
il

i Teleboi , fuor di Tebe , dove tratteneaft Alcme- to , la quale piu fiotto lungamente efamineremo .
na fua fpofa Giove prefe le fembianze di quello
. , (4) Plauto Amph. A£t. V. Se. 1.
giacque con quefta una notte fola , qual notte egli (5) Apollo doro nel 1 c. vuole , eh' Ercole off
.
e già, f
prolungo in modo , eh' ebbe la durata di due , di di otto meli j e Teocrito Id. XXXI. 1. lo chiama S~e-

tre 0 fecondo le varie tradizioni


di nove notti y.ctpLYiw di dieci meli j opinioni più verifimili ,
e piu
, ,

Ritornato poco dopo Anfitruone reftò forprefo della conformi alla noftra pittura .

freddezza , con cui la moglie lo accolfe j e fen- ( ) Alterimi altera apprehendit eos manu pernici-

tendo non ejfer quello il filo primo arrivo , ne con- ter Plauto A£t. V. Se. 1 così Apollodoro , Teocrito ,
. .

fulto T indovino Tirefia , da cui rifeppe il furto di Filoflrato e gli altri e così vedefi in qualche gemma.
,
-,

comune e Ilio doro IV.


Giove ‘Partorì Alcmena a fuo tempo due figliuoli ,
. CO Qp eft« * 1“ notizia ;

9 .fcrive:
. . . -
.

T A V O L A V I.

mente dal Pittore per render più chiara la fila intenzio-


ne ma in fatti la rendono più ofcura (o)
,

Il piccolo fregio ù<9 , che riempie il vuoto di quello


Rame , comparifce nella pittura toccato appena , ma con
franchezza ('/)

merne il valore , e generalmente ne* fiepolcri degli e finalmente tutte le altre figure coronate per efipri-

uomini valor ofi fi mettea il Leone Paufiania X. 40. . mere 0 fagrificio ,


0 altra fiolennìtà di allegrezza ,

fieri ve: Vicino alla Città ( di Cheronca ) li vede il combinino col manfueto Leone poiché tutto quefio :

fcpolcro di que’ Tebani , che morirono combatten- appunto è ciò , che rende oltremodo intrigato il pen-
do contro Filippo Non vi è ifcrizione alcuna ma
. ; Jier del Pittore
foltanto un Y infegna di quella tomba,
Leone è (16) Nel Catalogo N. CCIX.
per dinotare la grandezza dell’ animo loro. Tolo- (17) Quefio fregio , che non ha col Telefo rap
meo Efeftione pre'Jfo Fozio Bib. Cod. 190. narra, porto alcuno , e che fu ritrovato in luogo diverfo , è ve-
che fintili -figure di Leoni Sepolcrali fono un fimbolo e r finii.Iment parte di un ornato di finta Architettura.
della forza di Ercole , cvfifioÀou T/jg t9 H'paxXsug dA- fembra , che’l Pittore avejfe voluto imitar gli Ar- E
Potrebbero dunque e l Aquila , e V Leone , pren-
3
yfig . chitetti in quegli ornamenti , che nelle facciate degli
3
dendofi per fimboli , convenire egualmente a Telefo , edificii poneano Erano l 3 efir entità de travi coverte .

che ad Ercole Sembrerebbe per altro in quefio fuper-


. dal triglifi : gli fpazj , che v erano tra un trigli-
fiuo il Leon vivo , ove la pelle dell altro fi vede } fo e P altro , 0 fien gP intertignii , diceanfi Metopae:
3

ma ficcome più leoni furono lice fi da Ercole , così in in quefie folean figurarfi delle tefie di bue 0 di
una Corniola prejfo P Agoflini Gemme Antiche F. II. ariete , come negli antichi edificii fi ojferva Vitru- .

T. 39. fi vede Ercole adorno della fpoglia del Leo- vio IV. x. e 3. firìve : Ita divifiones tignorum tedia
ne nell atto , che ne uccide un altro triglyph omm difpofitrone .
mtcrtignium , Se opam ha- ,

(15) Tutte le riferite congetture , ognuna delle^ bere in Doricis operibus cacpcrunt .... utraque
quali ha le fue ragioni , fan conofcere la difficoltà enim inter denticulos
, inter triglyphos quae & &
grandijfima , che s’ incontra nel determinarfi sull" in- funt intervalla, Metopae nominantur; Op*ascmm Grac-
teliigenza di quefta pittura .E
3
, se voglia confef- ci tignorum cubilia , & alferum appellant uti no- ,

farfi il vero ,
il ritrarre dall Aquila argomento per lira cava, columbaria Ita quod inter duas opas eli
.

cofie Romane ,
e troppo ricercato : il ri conofcere in intertignium , id metopa eli apud eos nominatimi
quella un fimbolo generale dell
3
Eroifmo , e troppo E nel profipetto di un tempio tetrafiilo otto appunto
femplice . Per quel che riguarda il Leone
non ,
se erano i triglifi , 0 fien l opae 3
e fette le metope .
,

fi riferisca alla Donna, fedente , ofcurijfimo ne refia Sembra dunque , che’l nofiro Pittore abbia voluto ne-
il Significato : tanto più , se riflettefi all atto pacìf- gli otto ovatini rapprefientarci P efiremità delle travi
e» i in cui è dipinto . Nè rilèva il dire ,
che la coverte dalle figurine in luogo de 3 triglifi } e ne 3 fitte
,

Dolina alata , colle fipìghe in mano , e coronata di tefichi


3
di ariete gl intertignii 0 metope Se talun
3 ,
ulivo ed Ercole fiefio nell atteggiamento di ripofo volejfe render . ragione di ciafcuna figurina duri
colla fio lit a corona dinotante 0 vittoria t 0 divinità imprefia prenderebbe certamente
, Mfilma
-, .

£, u*;u,

tavola vii.
. . . . .

TAVOLA VII. 35
può farci fofpettare , che ’l noftro Pittore aveiTe in par-
te imitato un così eccellente originale . Merita partico-
lar maniera Angolare , onde è veftito An-
rifleffione la

fìtruone , con la tonaca (17), co Wepomide ( i8 ) , e col pal-


lio (19) e degni ancora di edere confiderati fono il cap-
:

pello ò°) ed i calzari di lui (*0 , e que’ di fua moglie («).


Il collare , che porta il fanciullo Ercole, moftra col fuo

colore elfer di argento (*3)

La ftrifcia (m) che termina quella Tavola , è parte


di un finimento di qualche ornato dipinto a capriccio ;

nè ha co VC Ercole alcun rapporto

pitture (de' quali forfè la firettezza dell'intonaco non Sub petafo : id fìgnum Amphitruóni non erit
era capace ) è compenfata da altre cofe , che 0 potèano Tal forta di cappello era proprio de* viandanti Plauto .

effere nel quadro di Zeufi , e che Plinio non fpiega j Mere. V. 2. e Pfeud. II. 4, E tal è quello del nofiro
o che V littore ritrajfe altronde . Anfitruone , che qui fi vede
(17) Tal forta di tonaca , che gìugnea fino a" poi- (21) I Greci per lo più andavano fcalzi dovendo *,

fi d' ambe le mani , diceafi •gsipidcoTÒg %jtuv . oline e P far viaggio foleanó tifare i calzari Omero in Hymn.
.

VII. 58. Gelilo VII. 12. Mercur. v. 86. Spanemio ad Callim. Hymn, in Apoll.
tonaca /’epomide v. 34. In quefii del nofiro Anfitruone vi fi vede dalla
(18) Alla fi 'vede fovrappofta ,

*vefie , che covre le ìpalle : dalla parte di dietro ta- parte di fiotto , che difende le piante , Un non so che di
lare , corta al dinanzi : e quefia 'e la vera forma del- mafieciò , che folea effere 0 di groffo cuojo 0 di una
,

Tt pomide , di cui finora altro non fapeafi che V nome. tejfitura di papiro }
0 di fparto , 0 anche di fugherò .

Snida in £7ruy.ìg . Polluce VII- 49. il quale per al- Senofonte Ciroped, Vili. p. 142, U
apertura poi di
tro dice ejfer tal vefie propria di donne. quella parte , che ghigne a mezza gamba , fi vede

(19} Il pallio era T


ultima delle vefti ,
che fopra chiufa con fiottili ftrifee di Cilojo
tutte le altre poneafi Nonio XIV. 2 6
. era proprio
. Ed (12) Sembrano ejfer di pelle fottilijfima , e fami-
de* Greci Suetonio Aug. c. 98. $. Omero lo dà a firn
. gliano affai alle pantofole delle noftre donne .

Eroi. Iliad.II. 43. Od. XV. 6. (23) Solèano i ragazzi ornarfi di filmili collari d'oro ,
(20) Plauto introduce nella feena il vero ,
e 7 fin- 0 d' argento . Si veda lo Schejfero de Torquibus
to Anfitruone col petafo ,
nel Prol. v. 163. e feg. (24) Nel Catal. N.CLXXX.
Tum mep patri autem torulus inejtit aurcus

TAVOLA Vili.
0 ,. . . . . . -

34 T avola vii.

Almeno, («) in una così fatta molla (9) , che n’ efpri-


me con vivezza tutto io fpavento Da una parte è di- .

pinto Giove a (Tifo in trono (») col flagello (”) alla de-
ftra , quali in atto di fcacciare i ferpenti ; e con lo

flcettro alla finiftra Dall’altra parte Anfitruone tien .

fra le braccia (13) Ificlo (h) intimorito Se quella pittu- .

ra li confronti con quella di Zelili delcrittaci da Pli-


nio (15) la gran fomiglianza che li fcorge tra elfe Ió),
; ,
(

può
9. fcrive : Giunone mandò due dragoni ad ammaz- (14) Avea giurato Alcmena di non ejfer moglie ^ fi
zare il piccolo Ercole j ma quelli ftringendo uno con non di colui che vendicava la morte de' fuoi fratelli
,

una mano ,
e 1 altro coll’ altra gli fuffocò

Per que- . uccìfi da! figli di Rterela Re de' Teleboi Anfitruone .

lla azione gli Argivi al bambino , che prima chia- per ottenerla intraprefe la guerra contro di quejti , e fog-
ma vali Alceo ,
dilfèro
(
Hja/jJa , ori $i "Hpav str/e giogolli Fra quefto mentre Giove trasformatoli in An-
.

xXs'fèf) Ercole perchè ebbe gloria per cagion di Giu- fitruone , giacque con Alcmena In fatti tutti conven- .

none . Ma
Ferectde antichijfimo Iftorico prejfo Apollo- gono , che Giove fu il primo a goderfi Alcmena e fic -,

doro •vuol , che Anfitruone cacciajfe nella culla i ferpen- coinè Apollodoro nel cit. luogo chiama Ercole più gran-
ti per riconofcere fio figlio . de di una notte d' Ificlo , così Teocrito ld. XXXI. 2.
(8) Nacquero da Rerfeo , ed Andromeda tra gli chiama Ificlo muri vecÓTspov di Ercole Il folo Riauto .

altri tre figli Alceo , Elettrione , e Stenelo : da Al- finge il contrario , feri vendo così nel Prologo dell' An-
ceo , ed lpponome nacquero Anfitruone , e fua for el- fitruone v. 1 2 1 , e 122. .

la Anajfone : di quefta , e di Elettrione fio Zio fu ( Amphitruo ) priufquam hinc abiit in exercitum
Is

figlia Alcmena ,
la quale fu moglie di Anfitruone Gravidam Alcumenam uxorem fecit fuam
fio cugino . Di
Nicippe fu figlio Eu-
Stendo ,
e di E lo ftejfo ripete Ad. V. Se. 2. v. 1340. e 47. Abbiamo
riflcp ,
che fu poi Re
,
e a cui per deftinodi Micene già avvertito , che fi oppone quefto Roeta anche al
dovette Ercole ejfer fottopofio per dodici anni e com- ,
cornuti fentimento nel fiupporre , che Ercole appena
,

pire altrettante fatiche da quello impoftegli Apollo- . nato ftrozzajfe ì ferpenti fic come Riauto in quel
. Ma
doro Bibl. lib. II. Rlutarco in Thef. e lo Scoliafie dramma fi allontana dalle ricevute tradizioni nello
di R indar Ol. VII. 49. fcrivono ,
che Alcmena fojfe efporre la favola ; così fi diparte ancora dal verifimile ,
figlia di Elettrione , e di Lifidice figlia di Relope , e dalle fevere leggi drammatiche : poiché , dove l’azion
la quale da ‘Dio doro IV. 9. e chiamata Euridice della favola non può eccedere due foli giorni , egli
(9) Filofi rato nella Imm. V. la dipinge quafi come finge al contrario che in un trinozio Ercole fi generò ,
qui fi vede : ot^dXvittoq , $ po'joyliw , àvoatoàlacicx nacque e crebbe a fegno da potere ftrangolar le fer-
,

7 >jq svvìjq , utAtco t?j xopiY] , Tàq %dpctq syjtSTdeaact pi per le quali cofe più e più mefi vi Ji richiedono
-, .

Rindaro P. IV. 305’. chiama Alcmena IXiv.oflAeZupo'j : Oltracciò mefcola egli il fiocco comico col coturno
E Stazio Thebaid. VI. 288. dice , che portava per della tragedia intitolando il fio dramma Tragi-Co-
-,

ornamento tre lune : nome da lui foggiato per notar , che gli at- media :

. .Tergemina crinem circumdata luna:


.
non fono perfine ordinarie , come ufo è della Co- tori
forfè in memoria della media j ma il fommo Giove , il Dio Mercurio , il prin-
triplicata notte nel concepi-
mento di Ercole Nella noftra pittura tutta la te-
.
cipe Anfitruone , e l' eroina Alcmena
'e
E' vero , che .

fia di Alcmena così guafia che appena fi difiinguono in quefta parte Riauto imitò forfè il Reeta Rintone
,

i contorni .
Tarentino , il quale fu il primo ad inventar /’ Ila-
(10) Il trono qui dipìnto è tale , qual fi ravvifa ro-tragedia , nome da lui dato a quelle favole
( che
nelle medaglie , e ne bajfi-rilievi '
fitron poi chiamate Rintoniche ) nelle quali mefcolò
(11) Così rapprefentavanfi gli Dei Averrunci il tragico argomento colle facezie comiche Or facen-
. .

La Chaujfe To. I. Sez. I. Tav. XXXIII. do menzione Ateneo di una favola di Rintone detta
(iz) Non è già lungo a moda di afta , e diritto Anfitruone cofa è che da
j verifimile , quefta ritraejfe
a piombo } come ne' monumenti più antichi Riauto la fua Tragi-comedia Ma non fappìam poi
fi vede i .

ma corto , e come in altri monumenti fi ojferva Si %

fe Rintone avejfe ajfaftellati tanti inverifimilt avve-


.

vegga Feizio Antiq. Homer. lib. II. c. 4. §. 4. J_, 0 nimenti


feettro è talmente proprio di Giove , che
ad ogni modo dovrà fempre aver più pefi . E
invocan- l'autorità di chi
,
fi attiene al fentimento comune che ,
dofi nel farfi la pace particolarmente Giove ,
fi tenea di chi finge a caprìccio per incontrare il ridicolo .
in mano da chi giurava , lo feettro quafi un' imma-
(17) XXXV. 9. Magnifica eli Jupiter ejus in
gine di quel Nume Servio ad Aen. XII. zo6. .
throno adllantibus diis ; & Hercules infans draco- ,

(13) Ificlo fvegliandò col vagito i fuoi genitori fu nes llrangulans Alcmena marre coram pavente. Se
,
accolto tra le braccia del padre circofianza rappor- Amphitryone :

tata da Servio
(16) La. mancanza degli altri 2tei nella noftra
pittura
*

39

N quella pittura (*) , sul merito della


quale ci rimettiamo volentieri al giudi-
zio degl’intendenti, che l’hanno riguar-
data Tempre , e la riguardano tutto gior-
no con ammirazione , fi rapprefenta il

che apprende dal


giovanetto Achilìe ,

Centauro Chìrone a Tuonar la celerà o li- ,

ra che dir fi voglia (3) Tutto è degno di eflere con at- .

tenzione oflèrvato Nel Centauro (4) , oltre alla 1110T-


.

Tom.I. Pit. G fa

(1) Nel Calai. N. CCCLXX. (4) Saturno ejfendofi congiunto con Filira , figlia
(%) Trovata negli fcavi di Refina con quella del- dell* Oceano , fu forprefo da fina moglie Rea ; on-
la Tavola fieguente nel 1739. de egli trasformojji in Cavallo , e Filira fuggitafi
(3) Ter illufirar compiutamente quefta pittura sul monte Belio partorì Chirone di figura mezzo uma-
buferebbe rimandare il Lettore all Homericus Achil- na , e mezzo cavallina .Apollonio Argon. II. faE
les di Drelincourt ,
0 al Fabretti in Tab. Iliad. tal il dolore e la vergogna eh* ebbe Filira per sì
,

pag. 3 5 5\ e Teg. 0 anche al folo artìcolo Achille di fatto parto , che non velie più fopravvivere , ed ot-
Bayle Ma il fine , a cui fon dirette quefte note
.
, tenne da Giove efier mutata in Teglia . Igino Fa-
ci obbliga a dir cofie , che a molti non giungono vol. 138. Altri vogliono , che IJfione innamoratofi di
nuove , e che ognuno può di leggieri incontrar da Giunone ebbe l* ardire di tifarle violenza : la Dea
per tutto Noi fcriviamo quefte note principalmen-
. per evitar l* incontro gli pofe avanti una nuvola , che
te per chi non pofifa , 0 non voglia nell ojfiervar * rapprefentava la fina immagine : da tal congiungi-
quefti Rami aprire altri libri non trafcurando
-, mento nacque Chirone , da cui i Centauri ebbero ori-
però di notar i luoghi degli Autori , fe mai fila- gine .Si veda Nat al Conte IV. 11. e VII. 4, Fu
vi taluno , che non •voglia ftar sulla noftra pa- egli giuftijfimo e faviijfmo :inventor della botanica
rola . e abilijfimo nella chirurgia } e quindi detto Chirone:

maefiro
. j . . ,.

TAVOLA vili. 4I
delle dita , ch’efprime del toccar le corde («) del-
l’atto

d
il
"
l’jftrtimento
delie figure

difficile (h)
1 fòndo
(.2)

non corrilpondono

.
.

de]la
Alla chiarezza , e alla perfezione

P ittura »
le fabbriche
, che fi ve-
e che ne formano tutto
(13)

I due
Itaftesull’ Iliade 131. chiamandolo
I.
, il più bello dagli autori ci vien deferitta
di tutti gli Eroi .
hb. I. la dipinge minutamente, e
Fìloflrato Imm .
X
(11) Nel fuonar la cetra fi adoperava l'tma e l’al- ne numera con efat-
tra mano : colla defira teneafi il plettro
tezza le pam
Si veda ivi Oleario
.
In un marmo .

,
colla fini- preffo lo spento Mifcell. Er. Ant.
Jlra fi toccavano le corde Afconio in Verr. I. 20. .
cetra di forma triangolare ;
p. 23. vede una /
Quum canunt cithariftae utriusque manus funguntur avverte lo Jleffo Sponio ,
che nella lettera de generib. Mufic.
attribuita a S. Gi-
officio dexrra plettro utitur
:
; hoc eft foris cane- & rolamo fi lègge , che la cetra avea la
re forma d’ un A
iìniftra digitis chordas capir
:
; hoc eft intus & con ventiquattro corde In una delle nofire pitture
canere. Si vegga Bulengero de Theat. II. .

ne Verr I. 20. parla di Afpendio


39. Cicero- che m quefio Tomo fi fpiegherà , fi vede un ifiromento
famofo fuonator di di JmU figura Del refio fi veda
cetra , il quale colla fola mano .
la Chauffe Thef. Er.
(iniflra facea tutto ; Ant, To.
onde a' ladri per la loro II. Se. IV. Ta, IV.
v. , dove raccoglie tut- c
defi rezza , e perchè fanno
occultar bene quel che fanno
te le vane
forte di fimili finimenti che ne’ monumen-
, fi
dicea per proverbio ti antichi s’ incontrano
,

Intus canere , e Afpendii Cithariftae , ed eruditamente le /piega


Per quel , che appartiene all’
12 S° n varie ifiromento qui dipinto
C ) , e molte le opinioni sull' invenzion
a propriamente nominarlo dovrebbe dirfi Forminge
della Cetra , e della Lira e se qnefie lo ,
* fielfo , o non diverfa per altro dalla cetra
; ma
diverfo ifinimento offero f
Taùfania V. 14. ferivo .
te Bulengero de Theat. II.
dì cui avver-
così : E fama tra’ Greci
che Mercurio inventaflè ,
37. sull’autorità di Efichio
che portavafi fofpefa come qui
vede
la lira , Apollo la cetra
Tlutarco de Mufica . Ma ,
fi
parlando della cetra dì Achille la
: anche Omero
p. 1131. riferifee eh' Eraclide attribuiva chiama Forminge
, ad Orfeo Me dMe P&ure ’ beU<l
l' invenzion della cetra Al contrario ° Irt
Macrobio Sac I .
, a j
tefta del Chitone e’I nudo di Achille : e se in
19. Fulgenzio Myth. I. 14. tutti Toeti
,
qual-
,
fondono l'uno , e l'altro 'frumento
i con-
dirli piutto- f
che parte fi covre alcuna mancanza
pub
, attribuendo indi-
,
fio negligenza , che errore Il giudizio degl’ inten-
fimtamente ad Apollo or la lira or la cetra Egual .

denti cornfponde all’ eccellenza


, .

è l incertezza nel- determinar il numero e alla perfezione di


delle cor- quefia pittura
de Di odoro I. 16. ferivo : Mercurio pofe e se taluno ne giudica ;
.

tre corde
dìverfamente
n ,° a Ptft’ fftra
t0r, ma rende giufiizia a
alla lira da lui trovata
, imitando le ftagioni dell’an- S
.
rare d nm
™Jl ^ m^ ,

no poiché fece tre tuoni prendendo l’acuto dall’eftà


:
‘ conofcerne tutta la bel-
il grave dall’inverno
leza
e ’l mezzo dalla primavera’
,
(i4) Effendofi congetturato che così quella,
Macrobio Sat. I. 19. e Nicomaco , co-
preffo Boezio de me la pittura della
Mufica V. danno alla lira quattro corde figliente Tavola foffero copie
,
Si vuol . difatue greche per una certa finezza di
che vi aggiugnejf? la quinta
gmde veda il Cefo in Coelo Aftron. Poet.
Si
in
Corebtt s e la fella "fa-
’pÌ m
‘ due erva
fi °JT >
rullo , che
ed (fondo tutte due della
pepa grandezza, e trovate nello
,

.Lyra Ma
Omero Hymn. in Mercur. Virgilio Jleffo luogo-, e ficco-
.

6*5 Orazio III Ode II. , f UaJi tutti


Aen VI me m quefla fi rappr efontano Achille e
Chitone, così
q fmn0 potendo forfè nell’ altra rapprefintarfi
lira di fette corde Tlutarco Symp. IX. la. Macro- . Tane, ed Olirà .
bio
po .vi fu chi moffo da tali combinazioni
Sat. I. 19. e Callimaco propofe che
Hymn. in Del. portano forfè erano
,

tre diverfe ragioni di quefio numero effe imitazioni de’ gruppi delle belle
fettenar io delle cor- fatue
greche di Achille e Chitone e
de nella lira di Apollo Fejlo Aviem di Olimpo e Tane
, che
,
.
vuol , che Mercu- vedeanfi ne’ Septi Giulii come fcrive
rio fece la lira di fette corde per Tlìnio XXXVI.
cui Maja fua madre
le fette Tleiadì , di J-. Il vederfi in
,

una gemma del Mufeo Fiorentino


era una -, e che Orfeo poi le ac- mcijo il gruppo del Centauro
crebbe a nove in onor
delle nove Mufe ammaeftrante Achille
Tlinio VII .
appunto tale qual
y«. fcrive Citharam Amphion , ut ahi Orpheus, ut
: ,fi vede nella noftra pittura con- ,

Lmus “venie Septem chordis additis Teman- fermava un tal fofpetto e f offervarfi che nella,
-,

j
.
gemma il Centauro ha voltato per lungo ,
oci- Oftavam Simonides addidit : nonam
, tutto il fian-
F',lsenzi° Mythol. I. 14,. all’incontro Timo- c° acea riflettere , che appunto ciò
naficer poteffe dal-
£
che V
la lira di Apollo avea
dieci corde
dice,
Finalmente
’J
vJ erJl copiato dalla fiejfa fatua, ma con prendere un
Taujania III. I2 racconta che Timoteo Mìlefio fu
.
.
altro punto di veduta
. E
perchè il Tittore ebbe per
da Lacedemoni punito
, avventura in p enfierò di mofirare aver lui
perchè alle fette corde de- voluto eque’
:
due gruppi ìfieffi che ne’ fepti
gh antichi ne aggiunfe altre quattro , ammiravanfi , efprimere
nella fua cete- co firn colorii aggiunfe
tu Nella nojìra pittura la cetra alle due pitture quelle fabbri-
ed ha la forma fiejfa
e di undici corde che m
fondo rapprefintanti i fepti fleffi Fu
gufata .
, ordinariamente s’ incon- tal congettura come ingegnofa ; ma incontri delle
tra sulle gemme , e m altri monumenti antichi, e che
,
oppofziom fortijfme
. -
,- ,-

4o
TAVOLA Vili
quale è co-
confiderai la pelle dalla
fa fua (j) 9 è da ,

l’erba di cui è coronato (7) ;


e foprat-
verto (<9 ; ,

tutto il plettro che tiene nella delira mano


,
In W .

Achille (?) ,
ficcome fembrano effere fuor del coftume
(io) così contrario affai proprio è il gefto
i calzari ,
ai
delle

nel parte perché non tocca dall' acqua , refiò foggetto al-
maefiro di Efculapio nella medicina , di Ercole ,
Fulgenzio Mythol. IH. 7. Servio ad Aen. VI.
ferite
e dì Achille nella mufica , di etti era
le ,
/’ aftrologia
^
57. Molte altre coffe fi finfero per
dar ragione del* no-
peritijjimo Igino Aftron. Poet. II. in Centaurus
,
.

~
Apollodoro Bibliot. III. Filojlrato Heroic. IX. dove
me di Achille , volendolo alcuni così detto quafi (éxsi
; altri quafi fi trov con dlli’
nomina gli altri Eroi da Chirone ammaefirati ,
.
ff
Snida in XetpWV dice , eh * egli il primo porto l’ ufo
genza raccolto da Bayle nel fecondo artic. Achille :
nella medicina e ne fcrijfe i precetti in eglipero nel primo articolo Achille ( dove sull auto-
dell’ erbe ,
rità di Folomeo preffo Fozio Bibliot, Cod. 190. par-
verfi ad Achille : ed avendo inventata ancora
la

medicina pe’ Cavalli , fu perciò detto Centauro Al- . la de’ molti Achilli , che vi furono oltre al figlio
di Fetide rigetta tutte quefie etimologie s e vuol
cuni vogliono , che Chirone ferito da una faetta )
d’ Ercole ne potendo curar la piaga , fe ne morifé : che Chirone nominò Achille il famofo Eroe fuo allie-
,

altri dicono eh’ egli vi applico l’ erba , detta perciò vo , perché appunto Achille chìamcjfi il maefilro dello
,

Centaurea ,
e rifanajfe . “Plinio XXV. 6. fieffo Chirone Non è però fenza controverfia , che
.

Così lo rapprefenta anche Stazio Achil. I. 127. Chirone foffe l’ edueat or del noftro Achille Noi ab- .

(y) biamo avvertito nella Tav. III. nota (f) che Omero
. imos fubmillùs in armos
. .
.

uomini , che fi efercitaffo nel- II, IX, vuol , che Achille foffe educato da Fenice :
(6) Il primo tra gli
attribuendo folamente a Chirone di avere ad Achille
la caccia fu Chirone ì e perciò par che gli convenga
,

la pelle di fiera Benché generalmente a’ Centauri


,
, infognata la notìzia dell’ erbe Iliad. XI. 877, , e feg.

effondo ejfi della compagnia dì Bacco ,


tal vefie ap- Alcuni han creduto conciliar Omero con tutti gli al-
partengafi. Buonarroti nel Carneo del trionfo di Bac- tri , che danno a Chirone tal cura ma non vi fon ;

co /. 438. riufeiti molto felicemente Si veda Bayle art Achille . ,

Quefta non ben fi difiingue : non é però ellera , rem. C. Comunque ciò fia , lo fieffo Omero Iliad. IX.
(7)
dì cui i Centauri foleano coronarfi Plinto deferivo piu .
18 6 e feg. dice , che Achille tenendofi chiufo nella
,

erbe , che dal Centauro Chirone prefero il nome nel li- : fua tenda per lo fdegno concepito d’ effergli fiata tol-
Filojlrato Heroic.- c. 19.
fonava la lira
bro XXV. 4. Tertium panacea Chironeon eognominatur ta Brifeide ,
.

ab inventore folium ejus lapatho fintile , majus tamen


:
anche la poefia ad Achil-
oltre alla miifica attribuire

&c hirfutius Quartum genus panaces ab eodem Chi-


, .
.
le Futto il di più , che fi racconta di quefto Eroe ,
.

rone repertum Centaurion eognominatur Eff Chironis . è notiffmo Non potendofi prender Froja Jénza di lui ,
.

inventimi ampelos , quae vocatur Chfionia e nello fi efi : e dovendo egli morir fiotto Froja Fetide lo volle fot- -,

fio libro cap. 6.


Centaurea curatus dicitur Chiron trarre al fio defilino con occultarlo in abito feminile
quum Herculis exqepfi hofpitio pertradanfi arma fa- preffo Licomede Re di Sciro : ma fu feoverto dall’ in-
gitta excidiflet in pedem j quare aliqui Chironion dujtria di Uliffe e dopo aver date tante pruove del fuo
-,

vocant : folia funt lata , oblonga , ferrata ambff & valore e del fuo fdegno in quella guerra , fu da Pa-
,

tu . Nel libro XXIV. 14. nomina pyxacanthon Chi- ride colla direzione di Apollo uccifio nell' atto che im-
roniam : e nel libro XXVI, 14. Herbam Chironiam palmava a Polififena figlia dì Priamo ,
,

Una di quefte ebbe forfè in mira il Pittore (io) Filojlrato Epiff. ,


XXII, dice che Achille di-

(8) Il Pignorio de Servis p, 80. rapporta le più pingeafi calzo Per altro , come che anche altri Eroi
f .
4

rare forme de’ plettri : in due bajfirilievi preffo il co’ piedi nudi fi rapprefent afferò fembrava ciò propriif- ,

Montfaucon Ant. Expl. T- I. P. I. Ta. 5-9, e 60. Si fimo in Achille , il cui fommo pregio era la velocità }
veggono plettri filmili a picciole zanne : più fomiglìan onde da Omero é chiamato fpeffo Ttófrctq WXÙg Bay- . E
te al noftro è quello , che fi 0ferva nel Buonarroti le art. Achille rem. A. n. VI. riflette , che forfè fi fin-
Offervazioni fopra i Medaglioni p, 368. fe efere fiato nutrito quefto Eroe di fole midolle di Leo-
(9) Fetide , figlia di Chirone , come fcrijfe il poe- pi ^ e di Cervi , come fi legge in S. Gregorio Nazian-
ta Epicarmo , 0 di Nereo , fecondo la tradizion cornili zeno Orat, XX. per efprimerne il carattere j quafi che
ne , efendo la più bella di tutte le donne , fu defide- per sì fatti cibi foffe divenuto Achille valorofo e pien
rata da Giove da Nettuno , e da Apollo, ma per- di Jlìzza , come un Leone , e agile nel corfo , come -,

ché Prometeo avea predetto che ’l figlio di lei fareb- Un Cervo Del refto fimilififima è la pittura del noftro
, .

be fiato più forte e più gloriofo del padre , non volle al- Achille a quella dejcrittaci da Filojlrato Imm. IL
f
cun “Dio accoppiarvi , e Giove fi ab ili , che offe moglie del libro II. il quale in Heroic. c. 19. parla minuta-
di un mortale Fu data a Pelea figlio dì Eaco , e di En-
.
mente della filatura
, e delle fattezze di lui '
un , . E
deidc figlia di Chirone Apollodoro Bibl. III. Igino Fav, grande elogio della bellezza di Achille quel
.
che
,
54- “Da Peleo , e da Fetide nacque Achille j e vo- dice Omero II, 673. dì Nireo , eh’ era il più bello
lendo la madre renderlo invulnerabile , lo tuffò nella di quanti furono a Froja , toltone Achille : ma af-
palude fiigia , tenendolo per un tallone , nella qual fai maggior è l’ idea che fa formarcene lo Sco
,

liofile
.

TAVOLA II ' 1

AUSA NI A (
2
) nel defcrivere le belle
pitture di Poiignoto eh’ ei vide in Del-
fo ,
riferifce, che in una di quelle era-
vi tra l’ altre figure il Satiro Marfia (3)

fedente fopra un fajfio , e a lui vici-


no il giovanetto Olimpo (4) nell’atto di
apprendere a fuonar la tibia (?) Non .

altro par che abbia qui voluto rapprefentarci


(5) il noftro Pit-

Tom.I.Pit. tore H
(1} Nel Calai. N. CXV. Mifia , fuonator di tibia , e poeta , difcepolo e ama-
(2) Tanfania X. 30. èrìv svi 7rérpctg y.cìQsLcpsvog fio del Satiro Marfia figlio d’Jagnide Vide Olim- .

NLzpovstg ucci (fXvpitog 7rap durov 7raiSog iftv ùpsaa po prima della guerra Trojana da lui prefe il no- :

huì dvXslv tifalopiva (ty/ipa me il monte Olimpo nella Mifia E lo fiejfo Snida .

(3) Non fon d’accordo i Mitologi nel padre di Mar- nella v. ZvvccoAcìv foggiugne che la Mufica fu ad,

fa Igino F. 165-. chiama Marfia figlio di Eagro


. . Olimpo cagione della fua difgrazia,
come lo era fia-
*Plutarco de Mufica p. 1133. lo vuol figlio d’ Jagni- ta al fio maefiro Che . Olimpo foffe fiato difcepo-
de . Apollodoro Bib. I. lo nomina figlio di Olimpo . lo di Marfia
,
convengono tutti . Filofirato I. Imm. io.
Comunque ciò fia , tutti convengono ,
che nacque e li. dipinge vagamente quefio graziofo giovanetto ,
Marfa nella Frigia ,
e eh’ efendo egli un eccellen- che fi efercita a cantare,
a fuonar e tra l'innamo-
e
te fuonator di tibia Apollo a contender feco
, sfidò rata turba de' Satiri , che in ajfenza di Marfia la-
colla cetera ; e vinto al paragone , fu da Apollo feivamente lo guardano , e lo circondano E Ovidio .

feorticato vivo ‘Niodoro III. y8. fcrive , eh’ ei


. Metam. VI. v. 393. parlando dello fc empio , che Apol-
fu compagno ìnfep arabile della Dea Cibele ,
e d’una lo fece di Marfia ,
dice ,
che lo pianfero
maravigliofa continenza , ejfendofi mantenuto cafto Et Satyri fratres , & Olympus
tunc quoque clarus .

per tutto il tempo della fua vita . E' controvertito chi fojfe il primo inventore
(4) Snida fa menzione di molti Olimpi : del no- di quefio ifiromento Igino Fav. 1 65. fcrive
. che Mi- ,

firo fcrive così : Olimpo , figlio di Meone ,


della nerva fu la prima a formarlo da un ojfo di cer-
vo ,
,

4
TAVOLA
chiudono quefta Tavola (*0
vili.

1
\ ton di (U) , che
nella fmiftra
Baccanti il primo ha :

che rapprefentino
PP
pat cì
Strumento che non e
jj a de ftra un ,

» beando tiene in una mano un


un tufo (”> •

naftro («?) ,
e nell’altra

rrrT TV CCCLV. (.«) Semita


m frumento per attizzare ,
ed ac-
, Ar ,
altana relazione', conciar la fiacca.
& ^^ effrimenti

J,r e
^/fiefiZZ i “infere
p. 43 T
feraci de’ di

Bacco convenivano a’ Baccanti le fiaccole


,
.
Bacco . Si veda Buonarroti al 1. c.
Bacco f. 431.
da Buonarroti Trionfo di

TAVOLA IX.
. . , .
.

49

ON vi farà forfè chi non intenda an-


che a prima villa tutto ciò, che in que-
fta pittura rapprefenta :
( ) ci fe fi Ma
poi fi voglia tutto quello , che qui fi
vede , più dapprefio a parte a parte
efaminare fembrera che non fi trovi
,

cofa per avventura la quale dalla tra-


,
dizion comune non fia diverfa in modo, che lenza una
diligente licerca affai difficile rielea darne ragione
il

E noto , che tra’ Ciclopi (3) il più famofò fu Polifc-


mo
(1) Nel Catal. Nnm.CCXLIX. fenza leggi
, e fenza umanità Efiodo nella Teogo-
(2) Trovata negli Scavi di Refoia
,

nia v. 14.0. e feg. così canta de ’ Ciclopi


(3) Furono i Ciclopi i primi abitatori della Sicilia: La terra al Cielo partorì
Si trattenevano ejfi ne* monti i fuperbi
,
e vive ano di quel Ciclopi Bronte
, Sterope , e ’1 grande Arge ,
che la terra da se fieffa fenza opera loro producea ,
-, Che a Giove tuono e ’l fiilmin fabbricato
il
qual forte di vita è la prima tra quelle che :

, Plato- Simili agli altri Dei erano in tutto


ne affegna a gli Uomini dopo i diluvii come avver-
te Strabone XIII.
, Ma in fronte aveano un fol occhio rotondo -,

p. 56 2. Si veda Cluverio Sic. Ant. Onde


II. 1 5 Bochart in Chan.
traflero il nome di Ciclopi
I. 30 .Vi è chi gli confide-
ri come i primi fondatori
delle focietà , e come quei
Con Efodo d' accordo Apollodoro Bibl. I. z.
e quin- E
di finfero i Poeti che i Ciclopi ab it afferò nell' lfo-
che i primi cìnfero le Città di muraglie ,
Si veda . la Vulcania preffo l' Etna con Vulcano
Nat al Conte Mythol. IX. 8. Ma i Poeti dopo Ome- con cui tra- ,

vagliavano a formar le armi degli Dei e de* li


ro Od. IX. 105-. e feg. deferivano ,
i Ciclopi come di- Eroi Virgilio Aen. Vili. 41 6. e feg. : ed è da
.
no-
fprezzatori degli "Dei e divoratori degli Uomini
, , tarfi , eh egli nomina Piracmone in luogo di Arpe
*

Bron-
. . . . . ,
3
-

46 tavola I X,

L’ornato ifteflo di architettura, che


in quella,
tore fé)

e nella precedente pittura fi


vede , inoltra apertamen-
l’una ha coll’ altra (7) ; ma
te la corrifpondenza , che
flavi rapporto
non ci rifchiara punto sul dubbio , le
8
e quale tra le Fabbriche , e le Figure (
)

1
TAVOTA X
vo ma che derifa da Giunone , e da Venere ( per- Plinio XXXVL 5. che tra le più belle fatue gre-
,

che nel fuonarlo gonfiandofele le gote , compariva de- che ,


Roma numera Olympum & Pa-
eh' erano in , ,

forme') lo getto ed avendolo trovato Marfa fi ad-


-,
na Chironemque cum Achille E poco dopo Aggiun-
,
.

ge Pana Olympum luclantes Heliodorus eodem


deftrò poi a fonarlo Ovidio Fall, VI. 69 7., e feg.
.
:
,

Altri prejfo Ateneo loco ( ne’ portici di Ottavia )


quod eli alterum in
defcrive elegantemente lo ftejfo .

IV. p. 184. attribuirono a Marfa non foto l' inven- terris fymplègma nobile. Ma effendoci ignoto qual

zione della tibia, ma ancora della firinga .Snida in corrifpondenza abbia Pane con Olimpo , e all'incon-
Mctpovotg fcrive : otig eQsvps SA yzo'inrjg avXoùg aito y.%- tro fcrivendo tutti coflantemente , che Olimpo fu di-
yjAxè ma nella v. ’OXvy.xog par che ne fcepolo di JSfarfia j 0 non poffiam trarre argomento da
^ ;

attribuita invenzione ad Jagnide


l' di cui chia- ,
queflidue luoghi dì Plinio j 0 dovrern dire , che
ma difcepolo il figlio Marfia Ter altro T opinione .
Plinio confufe il Dio Pan col Satiro Marfia . per E
piu coftante è per Jagnide , il quale fu il primo ad altro ficcome Sileno , e Marfia foleano fpejfo confon-
inventare quefto frumento e ad infegnar T arte di ,
derfi ( Str abone X. 470. Paufania II. 12. e altrove
fuonarlo agli altri . Afui. Florid, I. Marfia ,
ed anzi Erodoto VII. z6. parlando dì Marfia lo chia-
Olimpo vi fecero delle aggiunzioni ,
e ne perfezio- ma efprefi,'amente Sileno )
così attribuendo fi a Pan ,
e a
narono T ufo . In fatti Patifama X, 30,, riferifce Sileno indifiint amente l’ invenzione della firinga ,
e
che a Marfia attribuivafi yjTpusv àvtyyot : quel Tuo- M l' educazione , e l’ accompagnamento di Bacco , e le
no di tibie , che adoperava!! nelle felle della Gran orecchie di capro , e la pelle
fi Diodoro III. Nat al
Madre: e Diodoro III. ?8. dice , che avendo Cibe- Conte V. 6. 8. e 13. ) j potrebbe f uno coll' altro
le inventata la fillula compofia di piti canne unite fcambìarfi Comunque ciò.
fia , fitto l rapprefentarfì Sileno
infieme Marfia di lei feguace ne trafportò tutta T ar-
,
vecchio , calvo , carnofo , panciuto , e tutto di figura
monia sulla tibia . Plinio VII, 56. così difiingue le di- umana , fuorché nelle orecchie , che fon grandi , ed ap-
verfe invenzioni: Fiftulam Pan: monaulum Mcrcurius; puntate . Al nofiro Satiro ,
Luciano in Condì. Deor.
obliquami tibiam Midas in Phrygia geminas tibias Mar- ;
tolta la calvizie qualche altra deformità , che la
, e

fyas in eadem gente ... & Phrygios modulos ebbene . Ef vecchiaja e T ubriachezza portan ficco , conviene in
anche Olimpo pafsò per inventor della tibia (StraboneYL. buona parte quefla definizione : avendolo il Pittore ,
470. ) pure le fue invenzioni fi refir infero a miglio- per rapprefentarci Marfia efpreffo di giufi a età , e ,

rarne l ufo colle varie modulazioni , e a ftabilirne le



di ben formata figura De' Satiri , e loro origine par-
.

regole Snida in ’'OÀvy.xog y e in ’ZwxjAccj , dove efprefi


.
-
leremo altrove .

famente dice , che Olimpo lèg àvMjTixèg vóyasg èreole c che 7 Pittore ha volu-
Si vede affai chiaro
(7) ,

fypaips Ss mi SprjVYiTixèg vóyxg . ‘Per quel che riguar- to contrapporre quefti due quadri col paragone delle
da(6)le varie forte di tibie poffono vederfi Meurfio , azioni , ,
che vi fi rapprefentano
e delle figure Le .

Bartolmo •, ed altri , che ne han trattato ex profejfo , moffe nell' uno , e nell' altro fono belle , e fiudiate :
e la Chaujfe Muf. Rom. To. II. Se. IV. Tav. l e II,, che r le tefie del Centauro , e del Satiro fono eccellenti :
ha tutto raccolto ,
e illuftrato : e noi altrove av eremo l’ Achille , e f Olimpo fon di un gufo , e dì una
T occafione di dirne qualche parola . Per T intelligenza perfezione grandifiima
della noftra pittura bafta avvertire , che tibia diceafiun (8) Effendo la congettura propofta nella nota (14)
frumento da fiato , filmile al noftro flauto j e da princi- della Tavola precedente per dar ragione di quefio
pio non ebbe , che tre , 0 quattro buchi Polluce IV. .
ornato fmbrata troppo ingegnofa e ricercata se -,
,
io. 3. Ovidio nel citato luogo così la defcrive: Furono quefie due
ne propofe im' altra femplicifiìma .

Prima terebrato per rara foramina buxo. pitture trovate nello fteffo luogo 3 e ne* pezzi del
Ut daret effeci tibia longa fonos muro , che le contengono , e che furono dal reftante
Inventimi Satyrus Marfia ) primum miratur at ufunj intonaco tagliati , non termina l ornato Onde è ve-
( ; ' .

Ncfcit , &
afflatimi lenii t habere fonum rifimile , che per tutto il parete della fianza ricor
Et modo dimittit digitos modo concipit auras E
, :
reffe quell' ornato me defimo ficcome in quafi tutti .

Jamque inter Nymphas arte fuperbus erat gli edificii trovati le muraglie erano di architetture ,
La parte principale della tibia era la linguetta detta
, arabefehi , e filmili pitture ,
ricoverte e talora da
con tal nome da' Greci , e da' Latini
, perche fatta tratto in tratto vi fi vedeano delle figure fole , 0 de*
a fimilitudine della lìngua e fcrviva al fuonatore
per gruppi , che non vi aveano altra corrifpondenza , se
,

dar giufiamente il fiato all frumento Si veda


' Bar- non quella della fìmmetria , e dell ornamento del mu-
.
'

tol. de Tib. I. 5. Nella pittura


fi difiingue affai bene ro i così appunto p.otr'a dirfi dell' ornato , che dietro .

Nella nota (14) della Tavola precedente


' fi a quefie due pitture del Centauro , e del Satiro fi ve-
accenno , che vi fu chi propofe poterfi qui
rappre- de fenza che i perfonaggi abbiano a quello alcun rap-
Jentare non già Marfia 3 ma Pane , sull' autorità
di porto .
. * - ,.

TAVOLA X. 51
te (
8
) ,
colla lira (9) in mano , e in atto di ricevere
un’ amorofà lettera (*°) da un Genio 00 fòpra un
Delfi-
no (
i2
), verifimilmente fpeditogli da Galatea (13).
Tom.I.Pit. I Delle
rata s non dovea moftruofio figurarlo , ma fiotto pro- è poi la fua lira ? Un cranio di cervo fpogliato del-
prie ed limane fiembianze In fiatti Luciano nel fio- .
le fue carni : le corna fteffe fono i manubrìi vi ha :

praccitato dialogo di Doride e Galatea così fa par- egli aggiunta la traverfia , e vi ha attaccate le cor-
lar quefia del fino Ciclope : Nè poi quell’ ifpido e quel de , che non fon tefe da chiavetta alcuna : Quefia
fiero , come tu dici , fono privi in tutto del loro definizione par che convenga bene alla rozza lira
bello Ter quel , che alla filatura grande sì , ma non
. del nofiro Tolifemo , che qui fi vede : ed è da avver-
enorme appartieni , oltre al! addotta ragione , par tirfi ,che ha cinque corde : in un bafifiorilievo della
che il Tittore abbia anche avuto riguardo alla fipropor- Villa Matteì fie ne offerva una , che ha lo fieffo nu-
fsione grandijfima , che nella pittura farebbe compar- mero di corde La Chauffe Muf. Roman. Tom. II.
.

fia , se come una quercia , 0 come un cipreflo ( alle Se. IV. T. IV. ed altre in piu gemme preffo I Ago-
quali albori paragona Virgilio Aen. III. 679. i Ci- filini P. II. T. i. 3. e q.

clopi ) avefifie fatto Tolifemo dirimpetto al Delfino , ed (io) La forma bipatente 0 bivalvata di quefia ,

al piccolo Genio Quefto riguardo fi vede anche


. lettera , che 7 Genio prefienta al nofiro Ciclopo ,
nfiato dagli altri artefici nel rapprefientare i Ciclopi :
*
è propria de dittici : in quefii fioleanfi ficrivere le let-
in un bafifiorilievo nell Admir. Roman. Antiq. Tab. tere , e i biglietti : e quindi dittici amatori i chiama-
LXVI. fono i Ciclopi di filatura poco differen- ronfi i biglietti d' amore . Lo Scoliafie di Giovenale
te da quella di Vulcano ,
che infieme con ejfii fi ofi- fiopra quel verfio Sat. IX. 3 6.
fierva . . Et blandae 5
alfidue ,
denfacque tabellae
(8) Non v’ è trd Mitologi , ne tra Teeti chi non Sollicitent
dia un sol occhio al Ciclopi , e particolarmente a Toli- ficrive : blandis te epiftolis ,
& diptychis follicitet
femo , la di cui avventura con Uliffe , da noi accen- I Latini con egual efiprefifione le difièro duplices ;
nata 3 fiopra quefila circofianza fi appoggia tutta Cotne . Ovidio Amor. I. Eleg. XII. 27.
dunque il nofiro Tìttore gliene ha dati tre ? Terch 'e Ergo ego vos rebus duplices prò nomine fenfi .

egli ave a letti que* libri , che noi piu non abbiamo . (n) E' cofia ordinaria il rapprefientare i Genti ,
Servio sul III. 36. dell Eneide ci ha confiervata quefila 0 Amorini , come minifiri di quel , che
fi voglia efprimere.
notizia : Multi Polyphemum dicunt unum habuiflè (12) Molto propriamente è qui dipinto il Genio
oculum : alii duos al ii tres Bafierebbe quefilo
:
, fiopra il Delfino poiché fingendofi minifiro e meffa
-,

fiolo efiempio a far ricredere chiunque far voglia su di Galatea ninfa del mare , affai ben gli conviene
,

gli argomenti negativi piccolififilmo appoggio . per E il Delfino : in fatti Filofirato lib. II. Immag. XVIII.
quel che tocca al nofiro propofiito , quefilo efiempio ifiefi- deficrive Galatea fiopra un cocchio da quattro Delfini
fio ci dee render avvertiti , che poffono le più ricer- tirato . Ed oltracio lo Scoliafie di Teocrito sull’ Idil-
cate notizie aver fiomminiftrati cd nofitri Tittori i fiog- lio XI. nel princìpio cosi ficrive : E Filofièno intro-
getti delle opere loro ; ne piamo noi perciò da ripren- duce il Ciclopo , che parla con se fieffo intorno al
dere , se talor mettiamo avariti a' Lettori alcune fuo amore con Galatea , e che comanda a’ Delfini
troppo ripofile erudizioni per dar ragione di qualche che gli dicano 5 come egli colle mufe medichi la fua
pittura . Taufiania lì. 24. riferifce , che V fimulacro paflìone Onde con egual verifimiglianza può dirfi ^
.

di Giove Erceo anche Patrio , fituato nel-


,
detto 0 che Galatea mandi il Genio sul Delfino col bigliet-
la Regìa di Triamo avea tre occhi , due in quel- to a Tolifemo 0 che Tolifemo avendo prima invia-
-,

la parte ove gli hanno tutti gli Uomini , e ’1 terzo to I Amorino con fua lettera alla Ninfa , da quello
in fronte : e ns afifiegna quejta ragione ;
perche fi ora riceva la rifipofia di quefia.
credea che Giove regnaffè nel Cielo ,
, nella Terra , (13) Teocrito , e Ovidio che han celebrati co
*

e nel sMare
e ben potea dìrfi che un fiolo foffe il verfi loro gli amori di Tolifemo con Galatea , ci di-
Nume che reggea tutto , con tre nomi diverji rap- cono il difiprczzo e l* orrore ,
che quefia ebbe fiempre
prefientato Senza /’ importante notizia di Servio ,
. per luiOvidio Metam. XIII. yq 6 e feg. così fa par-
. .

chi non avrebbe con quefila così chiara autorità, di lar Galatea .

Taufiania decifio , che 7 nofiro Ciclopo era un Giove ? . Nec fi quaefieris odium Cyclopis, amorne
E ben fi farebbe tutto pofio in opera per adattargli Acidis in nobis fuerit praefentior , edam .
e la lira ,
e T Genio ,
e V Delfino ,
e 7 tronco albero , Teocrito poi introduce nell Idillio XI. il Ciclopo fc-
che nella pittura fi vede Nè fi potrebbe dire perciò . duto fopra una pietra in riva del mare
( come per
aver noi mancato al nofiro dovere : le congetture an- altro qui fi vede appunto
) che sfoga col canto le fue
corché fi allontanino dal vero , non laficiano di effer pene dolendofi della Ninfa che lo fuggiva pur lo . E
pplaufibili , fie fon verifimili .
fieffo Teocritopar che abbia fiommìnifirato al nofiro
(9) Concorde è il Pentimento de Toeti nel porre Tittore I argomento di quel che qui fi vede
*
Intro- .

in mano a Tolifemo la fiftula per altro proprio ifiru- , duce egli nell' Idillio VI. Dafni che parla a Dame
vnento de Tafiori , qual ei fi finge

Il fiolo per quel, . ta , da cui finge rapprefientarfi Tolifemo Dirizza .

che fila a noftra notizia , da cui gli fi dia la lira , è dunque Dafni a quefio il dificorfio , e lo avverte , che
Luciano nel piti volte mentovato dialogo di Doride Galatea lafcivetta lanciava de pomi alla fiua greg- ’

e Galatea , dove egli così fa parlar Doride ; E qual gia t e alla cagna , affinchè quefia col fuo latrare lo
rendeffe
. . . , , . ,. . . e. . ,,

_
Q
tavola x.
ed e no-
fnn nori i fuoi amori con Galatea 0) :

( \

cantare e nel fonare W Ma


Z
.

altresì l’abalità
fua nel
i „ /t- Ar,
aa nnel
quei eh e noto e tutto ciò , cno ,
lontano aliai , p:,.i n _ .

rapprefentandoci il notti» Ciclo


-,

ouì finge Pittore :


ii

non deformi fattezze M ,


con tre occhi m fron-
p'o di
(4)

mangiare ed il bevere ogni giorno ,


Pyracmon Il
Brontefque Steropefqne & nudus membra
,
vero Giove
col fulmine E di nulla attriftarfi j il
Fin fero ancora, che avendo Giove ucelfo Quello, quello è degli Uomini
fapientl
vendicar [opra quello
Efculapio ; nè potendo Apollo Pianga pure, e fi affligga, e con
ragione,
Ciclopi , che aveano
la morte del figlio , ttecifi i inventò , da cui la vita
Igino Pav. 49 -
Chi le leggi
a Giove fabbricato il fulmine .

Urani cangiamenti foffre


Uom sì
.
Dell’
e Aftron. Poet. IT. in Sagitta punita , e
Nettuno, e della Nin- Ma quefia arrogante empietà fu ben prefio
ToUfuno fu figlio di ubbr, acato il C, do-
Eu- confufa : poiché avendo Uhfe
fa Toofa come vuol Omero OdylT. I. o pur di ardente l unico occhio ,
po gli tolfe con un tizzone
,

Apollonio Argon. I.
ropa , figlia di Tizio, come ferivo gurfia avventura d, Tohfemo
di Flato , che uvea in fronte .

Altri dicono , che Tolifemo fu figlio e dopo lui dagli altri e rap-
moglie da Omero m deferitta
,

o di Amimene , e che avejfe


,
e di Stilbe nella fi efifa tragedia
e prefentata da Euripide
,

Latonome , figlia di Alcmena , e di Anfitrione , Euripide parlano degli amo-


Conte Mythol. IX. (5) Nè Omero , nè
fonila di Ercole fi veda Notai di Teociito
ri di Polifemo con Galatea. Lo Scoliafle
:

Fav. 14. tra gli Argo-


8. Benché numerando Igino
Ippea , nato sull’ Idillio VI. 7. riferifee , che avendo Polifemo
m
nauti Folifimo (figlio di Elato , e d’
la moglie Latonome par che
per la bontà de’ p afe oli , e per l’ abbondanza del lat-
Larijfa in Teffagita ) l’ Etna fiotto
te ( ydx
;

dal Ci- ) eretto un tempio prejfio


convenga a que/lo , c che quefii fia diverfo
nome di Galatea } FtloJJeno , il quale ingnor ava ciò
clopc Fu Folifimo il più famofo de Ciclopi ma non ,
quel monumento finf , che Po-
.

già loro padre , come per abbaglio dice


Nauti Conte per render ragione di
attribuendo a Tolifmo il V. 36. lifemo amata avejfe Galatea I Poeti abbracciaro- .

nel citato capir. 8.


no quefia favola , e l’ adornarono a modo loro j fa-
,

del Ciclopo di Euripide


cendo , che Galatea figlia di Nereo , e di Doride ,
Già veggo i figli pascolar gli armenti il qual ejfendo Jlato
e fi foffe amante amata di Acide ,
quali parole il ‘Poeta mette in bocca a Sileno ,
ne’ v. 27. per gelojia uccifo dal Ciclopo ,
formo col fuo fungile il
nftrifcono a" Satiri , di cui lo fi efo Sileno XIII. col folito
fiume Aci in Sicilia Ovidio Metani. .
<1 28. avea detto
della
fino brio e con tutta la vivezza Jìia fantafia
I figlimei per quelli colli menano ,

deferive lungamente le [manie amorofe di Polifemo ,


Dell’ empio Polifemo i giovanetti
e la vendetta eh’ ei prefi sul fuo rivale del deprez-
Agnelli a pafcolar , giovani anch’ ehi ,

Euripide in quefia tragedia fa fpiritofamente il ca- zo della Ninfa


dice , che Polifemo dol-
rattere de Ciclopi , introducendo lo fteffo Polifemo , (6) Teocrito Idyl. VI. 9.
che ad Uliffe , il quale gli rammentava i doveri del- cemente fonava, e Properzio III. Eleg. I. 4.6.
V Uomo , e’L rifpetto de’ Numi , cosi rifponde v. 31 y. Quin etiam ,
Polyphcme , fera Galatea fub Aetna
e ieguenti Adtua rorantes carmina flexit equos .

Doride
II Dio de’ Saggi è il Dio delle ricchezze: E se UUJfe prejfo Euripide Cycl. 424. , e

V altrecofe , Uomicciuol , fon nomi vani prejfo Luciano in Dor. , Gal. parlano con difpez- &
Ilfulmine di Giove io non pavento: zo del fino canto , e del fuo fuono ben può dirfi -,

Nè so , se Giove fia di me più forte, che quegli per odio quefia per invidia cosi ne giu-
,

Nè di lui prendo, o prenderò mai cura j


dicano .

nel defirivere Polifemo orri-


Ed eccone il perchè S’ ei : giù dal Cielo (7) Tutti convengono
Manda dirotta pioggia ; in quello monte do , deforme e moftruofio Egli fiejfo prejfo Teo-
, .

Ho io ben forte e ben coverto alloggio ; crito Idyl. XI. 31. feg. fa di se un ritratto affai <?

E un buon vitello arrofto , o qualche fiera difpiacevole e ben perj'uafi del fuo poco merito nel
•,

Mangio ,
e bevo del latte , e poi fupino fatto della bellezza , dice a Galatea : cosi brutto co-
Placidamente a ripofar mi pongo me io fono ho però mille pecore da offerirti ; Vir-
,

E co’ miéi tuoni a’ tuoni fuoi rifpondo ; gilio Aeneid. III. v. 6 5-8. in tre parole lo dipinge.
Se Borea poi l’acqua condenfi in gelo. Monftrum horrendum ,
informe , ingens
Io di ferine pelli mi ricuopro ; e per efprimere la ftatura fioggiunge .

E la neve non curo accanto al fuoco Trunca manum piaus regit , veftigia firmat &
Ma ben la terra neceflariamente Ma per giuftificare il Pittore , bafta ricordarci di
Voglia, o non voglia, l’erbe fue produce,] quel , che fcrive Efìodo da noi fiòpra citato , che
Onde s’ ingraflan le mie pecorelle ; i Ciclopi , fuorché nell’ avere un occhio filo t

Le quali a chi deggi’ io fagrificare Simili agli altri Dei erano in tutto .

Anzi che a me medefimp e a quello ventre j , E poi volendo forfè Pittore efprimere , come 0 * il

Ch’ è piu: degli Dei tutti il più gran Dio ? ora vedremo ,
che Galatea era dì Polifemo innamo-
rata ,
55

TAVOLA XI (0

UESTA per altro affai curiofà pittu-


ra fi) tanto meno par che s’ inten-
da ,
quanto più elèttamente fi efa-
mina . Tacile ne fembrerà forfè a pri-
ma villa la fpiegazione per la corri
fpondenza qualche parte di efia con
tra
molti avvenimenti e favolofi ed iftori-
ci , che poffono di leggieri alla memoria di ognuno pre-
fentarfi nell’ offervarla : ma nell’ adattar poi tutte le par-
ti fue a que’ fatti , che la Storia o la Favola ab-
,

bia fomminiftrati , fi conofcerà quanto malagevole fia


ilcompì endere 1 intenzion del Pittore Or tra le tante, .

e ben diverfè congetture , che con egual incertezza po-


trebbero proporfi quella che a nofirro credere incon-
, ,

trerebbe meno di fconvenienze , è l’avventura di Ore-


jìe (3) riconosciuto nella maniera che ci fi rapprefen-
?

(

N (3) Mentre il fiamofio Agamennone figlio di Atre
* rovata r [cavi
negli di Refina l anno 1740. tratteneafi all' ajjedto di Troja la moglie Clitennt
,
. , . .

ti-

Delle tre piccole pitture (h) ,


che chiudono quefta
eh’ è in mezzo , inerita qualche atten-
Tavola , quella ,

zione (u)

difprezzo Eh notabile per altro la premura , el anfietà


rende(fé avvertito di lei . Rifiponde Dameta ( che .

con cui Polifemo fende la mano per


pigliare il bi-
rapprefienta il Ciclopo ) aver egli ben veduto ciò ,
ma
gli fi ficorge
che fingea di non efferfiene accorto e benché egli ami
,
glietto i e un non so che di mefio , che

lei egualmente mofira non curarla per impegnarla sul volto


più nello
,

Ecco le fine parole


amore Ci 4) Nel Catalogo Num. CCLVI. CCXXXV ,
e
.

Ma bendi’ io l’ ami anch* io , di non vedere CCXXX1I. .

piccolo cocchio tirato da due


Fingo , e dico di amare un’ altra donna . (15) Rapprefienta un
Cigni , e guidato da un Amorino la fina forma ita-
Ella ciò udendo gelofia ne prende
-,
:

le che può dirfi fintile alla Conca di


Venere , in cui
E , per mia fè , tutta fi ftrugge , e fmania
Elea fofifie concepita } e di cui fier-
E nel veder eh’ io non la curo forfè , fi vuol che quefia
vivafi per navigare /ebbene E
per lo più dalle Co-
Manderà mejfio : ed io chiuderò 1 ufeio *.
.
.
^

Se dunque il Pittore a quefio luogo di Teocrito abbia lombe fi finga tirato il fitto cocchio } non e però che
non dia a quello le Paffere ed Ovidio Met. X.
avuto l' occhio , il nojtro Amorino col biglietto in Saffo ,

mano fiarà appunto quel mefio , che V Ciclopo atten- 717. e 718. / Cigni.
dea Ne per altro il fiolo Teocrito è quello
.
che fin- ,
Vefta levi curru medias Cytherea per auras
ga Galatea amorofia di Polifiimo : vi fin chi ficrìfifi ? Cypron olorinis nondum pervenerat alis .

che cofiui da Galatea ebbe anche un figlio chiamato In una gemma preffo /’ Agofit ini Parte II. Tav. 59.
e
G alato Si veda Nat al Conte IX. 8. Potrebbe dir-
. fi vede il Cocchio di Venere tirato da' Delfini ,
fi ancora , come poco fa abbiamo accennato , che
la let- guidato da Amore
tera dell' Amorino fia di eficlufione e di
rifipofia } forfie ,

TAVOLA XI;
' . , . , . . -

TAVOLA XI. 57
Nel giovane , che fiede penlolo e malinconico , ricono-
fceremo Orefte nel fuo proprio carattere (7) La Don- .

zella , che piangente (8) abbraccia coftui , vivamente efpri-

merà fua forella Ifigenia nell’ atto di riconofcerlo Dall’ al- .

'

tro giovane , che gli fede (9) dirimpetto , e avendo in


Tom.LFit. K mano
ferine in Choephor. v. 1043. a 45". far volea , effer doveano a color d' argento ,
come
Amai yvvctìxsg elide ropyóvcov dlw\v dice lo fteffo Autore , non' già a color d' oro , come
^cticoylruveg rie7c?tf)X.T0tv 2]y£VOti
qui fon dipinti . Oltracciò se voleva porre Orefie in
^
TlvxvoTg ìpaxovtriv una delle due fedie ,
dovea nell' altra fituar la Furia
O donne fon pur quelle a guifa
ferve ,
accufatrice : altrimenti fi farebbe oppofio il Pittore
Di Gorgoni coverte a nere velli a quello ,
eh' egli intendea di rapprefentar e : poiché
E di fpelfi ferpenti avvinte il crine : Efchilo nell' Eumen. 5-9 1. e feg. introduce la vecchia
e nell Eumenidi v. 48. dopo averle chiamate Gorgo- Erinni che tiene il luogo e fa le parti dell' attore .*

ni , nel v. 420. dice ,


che non avean forma umana ed Euripide nell Ifigenia in Tauri cosi fa parlar Ore-
'

Nè Dee vedute dagli Dei


tra le fte v. 961. e feg.
Nè da riporli tra le umane forme . Giunfi di Marte al monte , ed in giudizio
Stetti , occupando io 1 una fedia e 1 altra’ ’
Or fe non ve defi alcuna di quefte cofe nella nofira ,

vecchia , come pu'o dirfi mai , eh' ella fa la Furia ini- Colei , che tra 1 Erinni era più vecchia

.

mica di Orefte ? Nè vai il dire , che Paufania I. 28. (7) Orazio nell' Arte v. 124. facetido i caratteri
feriva , che le antiche fatue dell' Erinni nulla avea- delle perfine , che s' introducono nella feena , dice ,

no di orribile , effendo fiato Efchilo il primo , che le che rapprefentar fi dee : triftis Oreltes E quefto ag- .

rapprefintò con de' ferpenti Poiché il Pittore volen- giunto fteffo gli da Ovidio Trift. I. Eleg. IV. 22.
.

do far capire a chi la pittura riguardava , che quel- Ut foret exemplum veri Phocaeus amoris ,
la vecchia era una Furia , e tale , che dalle altre Fecerunt Furiae triftis Orefta , tuae , .

compagne fue già placate doveafi appunto per la rab- 'l vederfi qui ravvolto ne' panni par che gli con- E
bia , e per l' ofiin azione in perfeguitare Orefte diftin- venga , defcrivendolo in tal maniera per la continua
guere j non potea non aggiugnerle i ferpenti le fa- infermità fua coverto , Euripide nell Ifìg. in Taur.

e nell' Orefte v. 42. e 43. Siede egli forfè


ci , i flagelli 0 qualche altra cofa , onde riconofcere fi v. 312.
,

poteffe ad ogni modo impropriiffimo farebbe fiato il in atto di far preghiere e voti a' Numi
. E effendo no -,

rapprefentar la con de' pendenti all' orecchie , come qui tiffimo , che nelle fiere ceritnonie foleano gli antichi
federe. Tibullo II. El. VII. i*.
fi vede la nofira buona vecchia .

Ma pazzo fenza dubbio dovrebbe fipporfi poi il Illius ad tumulum fugiam , fupplexque fedebo
Pittore , fe per rapprefentar la Furia placata , Properzio II. El. XXI. 4?. Macrobio Sat. I. io.
avejfe voluto dipingerla in atto di piangere , e di Plutarco in Ninna : ed altri . Ed è noto egualmente ,
abbracciare Orefte come qui fi ojferva . Oltrac- che i fidili di pelle di fiere foleano covrirfi . Omero
,

ciò ignorantijjimo de' cofiumi Greci ,


e non intefo Od. XVII. 32. Virgilio Aen. Vili. 177
affatto de' Poeti , che quefia avventura di Orefie de- (8) Euripide nell' Ifigenia in Tauri così fa parlare
ferivano , farebbe fiato il Pittore , in qualunque ma- Orefte v. 79 5" - * feg.
niera confiderar fi voglia il giovane che fiede col ,
Cara forella mia , benché io ti Aringa
foglio in mano Poiché 0 fi prende pel Banditore :
.
Tra le mie braccia , io pur noi credo ancora
e chinon sa , che quefii in piedi , e non feduto fiar e v. 833. e feg.
dovea ? O fi prende per un Giudice dell' Areopago : Lagrime di dolor mifto a piacere
e non potea egli ejfer giovane , anzi giovanetto , come Le tue palpebre bagnano ,
e le mie l

qui fi dipinge ; ma di età almeno avanzata , fe non E la fteffa Ifigenia v. 827. e 28. cosi dice:
vogliam dir vecchio , come eran tutti gli Areopaghi . O caro , altro io non dico , o troppo caro
Ariftofane in Vefpis v. 195'. O finalmente per l' Ac- Che tal tu fei, io pur ti Aringo, Orefte.
cufatore j e f lafciando fiare , che 'l vecchio Tindaro Ovidio Trift. IV. El. IV.
avrebbe dovuto fofiener quefia parte ) come entrava Cum vice fermonis fratrem cognovit , illi &
cofiui a recitar fentenza al reo ? poi qual fentenza E Pro nece compie xus Iphigenia dedit
era quefia , che dovea intimarfi fcritta ad Orefie? La maniera , onde è veftita , è propriijfima , e tale ,
Efchilo nell' Eumenidi v. 741. e feg. introduce la ftef- qual fi conviene a Vergine , ed a Sacerdote(fa .

cui feduto ha il Pit-


fa Minerva ,
che pronuncia l' affoluzione di Orefie (9) Per la fteffa ragione , per
nella parità de' fijfragii .
tore rappr efintato Orefie , ha fatto ancora feder Pi-

E finalmente
, fe ì due
edili fi vogliano effer quelli f lade : e può dirfi ancora , che come vittima già defii-

della contumelia , ove l' accufatore , e dell' impudenza nata al fagrificio fia pofio fopra la facra menfa , che
dell' innocenza ) , ove l' ac cufato fedea : non po- tale appunto è quella , ove egli fiede i e nella av fe- T
C0
.

trà il Pittore non dichiararfi ignorante ad ogni mo- guente ft vedrà chiaramente , che quella , ove fia fitua-
ta la ftatua di Diana , in tutto fimile a quefia Si
do ; perchè 0 dovea far due pietre , come le chiama è .

Paufania al detto luogo j 0 fe fgabelli di metallo veda Montfaucon Ant. Expl. To. III. PI. LXXVIII.
,
n. 12.
" ' },..


TAVOLA Se ciò , che
XI.
Ifigenia (4) Tauriin .

ta da Euripide nell’
finge (5) il Poeta, con tutto ciò, che
in quella tragedia
Pittore, potrà, fenza gran fi confronti
qui efprime il ;

ftento ,
di ciafcuna parte della pittura darfi ragione

quel che
alla /ita confidenza Egifio fi-
volge ai Orefie, egli dice: Ecco adempifeo
jIra in Micene ammìfe che
a collei ho promeffo : io ti confegno la lettera ,
glio dì Tiefte Ritornato Agamennone vittor lofio por-
tra lo -
.

riamo Fojfie la gelofia , T tua forella Ifigenia ti manda Cosi riconofciuti .

tò fieco Ca/fandr a figlia di .


rapir
ro fiabbracciano : indi p enfiano al modo , come
che ri ebbe Clitennefira , fojfie l' amore per P
adultero
Perche prefenti al tut-
Egifio , unita con quefio uccife il marito e tentò an- -, fi poffa il fimulacro , efuggirfi.
Agamenno- to eran le donne del coro , e miniftre del tempio fon
cora di uccidere il pìccolo Orefie , che da
,

da Ifigenia pregate a tacere In quefio fopr aggiunge


ne avea generato . Ma
la cura di Elettra fottrajfie il
vt
.

età Toante cui dice Ifigenia , che tra' due giovani


fratello al furor della madre. Crefciuto Orefie in ,

era chi la propria madre uccifo uvea -, e perciò bifi-


'venne fconofciuto in Argo con Pilade figlio di Stro-
e coll' ajuto di quefio , e gnava la flatua vittime lavar nel mare per
e le
fio , e fio grande amico
•,

della forella Elettra uccife la madre ed Egifio per ,


efpiarle Con tal ritrovato porta sulla nave la ftatua
.

infieme con Orefie e Pilade Avvertito Toante di ciò ,


comando di Apollo Da quel momento fu. Orefie tor-
.
.

mentato fempr e dalle Furie : e ebbene offe fiato affo- f f vuole infeguirli s ma da Minerva è trattenuto , che
gli fpiega effer quefio il voler de' Fiumi Se con tal
luto in Atene , ed efpìato in Trezene ; non ceffarono
.

racconto fi paragoni la pittura , fi vedrà la corrifpon-


le Furie di agitarlo. Ma avvertito dall' oracolo
di
Apollo , che allora farebbe libero , quando r apito avef- denza , che pafià tra l' uno , e l' altra .

adoravafi j Tra le molte congetture , che fi propofero ,


fe il fimulacro di Diana , che in Tauri (6)
quell ’ inumano paefe do- tre furono , oltre al riconofeimento di Orefie , con
fi portò egli con ‘Pilade in
:

maggior attenzione efaminate noi accenneremo


ve nel punto di ejfere fagrificato a "Diana fu dalla : le

e infieme con quefia , ra- infieme colle incontrano . La pri-


difficoltà che
forella Ifigenia riconofciuto -, ,

pita la Statua , ritornò libero dalle Furie in Mice- ma fu Admeto , per cui Apollo impetrata uvea
dalle Parche la vita a condizione che un altro per
ne Le avventure di Orefie furono ilfoggetto di tut-
.

Efchilo nell ’ Eumenidi , e nelle Coefo-


Tragici luì moriffe : e la fua moglie Alcefte , che fi offerifee
ti ì .

*e Sofocle nell Elettra : Euripide nell' Orefie , nel-


:
dì morir in fua vece mentre il vecchio padre , e la
-,

/’Elettra , e nell' Ifigenia in Tauri Igino nelle Fav. 1 17. .


vecchia madre , e forfè ancor la forella ricufano tal
1x3. e 261. forte .Euripide nell' Alcefte Palefato de Incred. .

Mentre la flotta de' Greci che andavano al- cap. 27. La feconda fu Eteocle , che fede fermo nel
(4) ,

V ajfedio di Troja doveafi partire di Aulìde , fu proponimento di non voler cedere il regno di Tebe al
3

per mancanza di vento arreftata : l' indovino Calcan- fratello Polinice , che gli rammenta avanti al fimu-
te [piegò ,
che quefio accadea per lo fdegno di Diana lacro di Apollo il patto di dover a vicenda regnare j

offefa da Agamennone , il quale uveale uccifa una cer- mentre la madre Giocafta, le forelle Antigona ed Is-
va } e che per placar la Dea dovealefifagrificare Ifigenia mena col zio Creonte procurano invano di pacificarli.
figlia di Agamennone : e col pretefto di volerla dar in Sofocle nell*Edipo Colon. Efchilo ne' Sette a Tebe.
moglie ad Achille fu quefia condotta in Aulìde . Ma Euripide nelle Fenicie Igino Fav. 6 9. Ma in quejle
.

nell' atto di ejfere Ifigenia immolata fu da Diana fot- congetture ,


oltre alle altre difficoltà che incontrarono
tratta al fagrificio , e condotta in Tauri } dove fu de- fi confiderò che non potea darfi plaufibil ragione del
,

fi:
mata ad ejfere fua facerdoteffa . Euripide nell Ifi- foglio . La
terza fu il giudizio di Orefie nell' Areo*
genia in Auìide Igino Fav. 98. . pago: e da tal , che credea aver felicemente urtato
(5-) Dall ' arrivo di Orefie e Pilade in Tauri nella vera intenzion del Pittore , colla feorta di Efchi-
comincia /’ azione della tragedia di Euripide Giun- . lo nell' Eumenidi , fi foftenne , che V giovane penfofo
ti ejji colà furono da alcuni afiori coverti e pre- P f , e mejlo fia Orefie , a cui fi recita dal giovane Je àu-

fi e dal Re 'Toante mandati nel tempio di Diana per


-, to a lui dirimpetto la fentenza pronuciata dagli
effervi fagrificati , fecondo il barbaro coftume del pae- Areopaghi , de' quali uno è il vecchio * mentre Mi-
fe ove tutti i foreflieri eran vittime di quella Dea.
, nerva nella parità de' voti , efpreffa nel gefio delle
Ifigenia , a cui come facerdoteffa furono i due giova- dita, l' affolve j alla qual decifione due delle Furie
ni prefentati , non conofcendo fuo fratello , rie da que- fottomettendofi depongono il lor abito negro , e con
fio conofciuta , perche effendo Orefie ancor bambino fu fembianze amabili , e in bianche vefti comparirono
ella condotta in Aulide , e quindi in Tauri trafpor-
refi andò filamento la piu vecchia di effe ferma nel
tata } interroga il fratello di qual paefe egli fuo mal talento contro di Orefie Le oppofizioni , che
fia 5 .

e fintendo eh' egli era d' Argo gli promette la vita, ,


fi fecero a quefia fpiegazione , furono primieramente ,
purché porti in quella Città una lettera Nafce qui . che ftrafiijfima e guafta farebbe Jlata la fantafia del
,

una generofa gara tra gli amici per determinare chi Pittore ì il quale volendo rappr efintar Minerva , di-
reflar dovea al fagrificio , e chi partire Frattanto . pinta aveffe Diana per ingannar così a bella pofia gli
efee Ifigenia colla lettera e pregata da Orefie
, la dà fp et tutori. In fecondo luogo non vi e chi non deferi-
,

a Pilade j e dubitando , che quella perder va le furie di negre vefti coverte , di afpetto orribile
fi pot effe ,
gliene dice il contenuto Sorprefi Pilade allora fi ri- e deforme e di ferpenti
.
3 armate , Efchilo così le de-

feriva
. . . . . .

TAVOLA XI. 59
nanzi il Re 'Toante (
i<5
) . E finalmente il Nume coverto di

verde clamide (>7) faretra a fianco (18), che fi vede


colla
2o
come fituato in una nicchia del tempio OsO , farà la ftatua ) (

2I )
di Diana che ,
doveafi rapire (

Gli altri tre pezzetti (


22 ) di quefta Tavola, fon di un
2 s)
gufto finiffimo (

narra il finto v. 11 77. e feg. ) l* abbia piu verifimilmente rappre-


(16) O nell* atto , che Ifigenia gli
portento di ejferfi la fatua di ‘Diana da se rivolta fentato di legno dipìnto al naturale , con alluder co-
in dietro nel veder le due vittime v. 5 9 e .
H '
- sì all antichità ancora di quello , giacche fi
3

sa , che

v. 1475V gli antichtffimi fimulacri erari dì legno


( Paufania Vili.
O nell ’ atto di ejfer da Minerva arrefiato
16. Plinio XXXIV. e folcano dipingerfi (‘Plutarco
7 ) -
e feg.
Rom. ) come
appunto far oggi nelle noftre fatue
(17) che gli antichi veflivano le fatue
E" noto ,
in
di legno , 0 dì cartapefta fogliamo noi. Prejfo Paufa-
3
degli Dei : e propria fembra efiere per la Dea de bo-
fcki la clamide di color verde .
nia III. 16. e notabile quel , che fi legge dì una
ac er- f
3
dotejfa delle Leucippidi , che ad una delle
due ftatuc
(1 8) La faretra , e l arco fon le proprie infegne 3

di Apollo , e di Diana , onde dagli altri fi diftin- fece una faccia nuova in luogo dell antica
gttono (zi) Delle varie tradizioni riferite da Paufanìa y
da Igino sulla ftatua di Diana Taurica fi
.

(19) ,
che 7 Nume fiia fituato nel fon-
E' chiaro da Servio ,

do della pittura , che rapprefenta la parte interiore parlerà, nella Tav. feguente .

del tempio , e che le altre figure fieno al dinanzi: 00 Nel Catal. N. LXXX. CCLXXXXV.
appunto come
3
finge dal 'Poeta l azione , e
fi
la Sce- CCEXXXXVII.
che va
na chePittore non ha potuto in altra maniera
V (23) Nel primo e un uccello al naturale ,
per beccar due pomi j e. nell' ultimo due fichi con un
,

efprimere far vedere e Paufania V- 12.. avverte ,


.

in Zeufi dice , che quefto Pit-


,

che nel tempio di Diana Efefina il velo non calavafi grappolo d'uva Luciano .

tore fu eccellente in fimili fcherzi che venivano an-


alzavafi al difopra fiotto la fojfitta : co-
ma -,

a terra ,
che comprefi fiotto il nome di %évict . Filoftrato Imm.
me qui fi vede
(20) Il vederfi il Nume
piu alto delle altre figu- XXXI. lib. ì. e XXV.
II. Vitruvio VI. io. di lib.

re dimoftra appunto eh* egli e una fiatila fituata fo- cui altrove parleremo più a lungo Nel mezzo e un .
,

pra la fina bafie : in fatti Ovidio parlando appunto di arabefeo Furono quejli intrecci di fogliami , di tral-
.

e fimili cofe con affai acconcia voce chiamati


quefta ftatua dice de Ponto III. El. II. ci y
3
Meandri alludendofì a tortuofi giri di quel fiume
Quoque minus dubites , fiat bafis orba Dei
:
,

E fe il colorito , che fembra anzi di carne , che di Maendrum genus pitturae , dittum a fimilitudine fle-
xus amnis , qui appellatur Maeandrus dice Fejlo
fi potrebbe rifponde-
: .

pietra , facejfe dubitar taluno -,

re , che avendo il Pittore avuto riguardo alle parole Sembra , che quefta forta d' ornamenti cominciaffe
di Paufania I. 23. che chiama quefta ftatua dpxxìov dalle vefti Virgilio Aen. V. ayi.
.

jróotvov : e all ejferfi dalla fola Ifigenia prefo , e porta-


3 Vittori chlamydem auratam , quam plùrima circutn
to sulla nave quefto fimulacro ( Euripide Ifig. in
Tauri Purpura Maeandro duplici Melibaea cucurrit .

TAVOLA XIÌ.
. . . . , -

58 T A V OLA XI.

mano un foglio mezzo aperto ò°) par che nel leggerlo ad-
diti lo ftelfo Orefte, farà
rapprefentato Pilade , che fcovre

ad Ifigenia il fratello , a cui la lettera di lei dovea confe-


gnare (
ri ) . Per 1

altra giovane donna o può intendeifl la
che fi raccomanda al
fteffa Ifigenia (») figurato nel- Coro
la vecchia hi) , che il richiefto filenzio le promette (h) :

o può dirli, che nell’ una e nell’altra fi comprenda il Co-


ro (15) Col vecchio forprefo da maraviglia ci fi porrà in-
.

nanzi
n. ix. La. moffa di Pilade e bella , e molto efprimen- bium elle certiorem per literas in charta plumbea
te E' dipinto nudo per far campeggiar /’ arte e for-
.
-, exaratas ,
& ad librorum inftar convolutas Ed è .

coftume \di mandar /’ epiftole chiufie^


fè anche perche preffo ad ejfc-re fagrificato Si 'veda . noto altresì il

il feltrificio d' Ifigenia preffo Montf. To. III. Chap. XVI. e ravvolte a forma di cilindro dentro un vdp$y]%
PI. LXXXIV. 0 ferula , 0 altre fìntili cofe tutto ciò fi rac- . Da
(10) Pilade preffo Euripide nell Ifig. in Tauri

coglie come be?i convenga la forma cilindrica del no -
avendo ricevuto il foglio che Ifigenia fritto uvea a , ftro foglio qui dipinto alla lettera fcritta da Ifigenia.
fino fratello 3
rivolto ad Orefte così dice v. 79 1. e (12) Ne’ bajfirilievi e cofa ordinaria il vederfi la
792. f
fteffa perfona piu volte colpita in diverfe azioni Nel- .

Ecco a te reco e a te confegno il foglio ,


, le Immagini di Filoftrato e nelle pitture della Gre- -,

Che inviati quella tua forella ,


Orefte . cia defcrittecida Paufania fi offerva lo fteffo Non è .

E quefto e ciò , che qui ha il Pittore fpreffo affai vi- qui da tralafciarfi un fofpetto , che fi propofe , fi for-
vamente .
fè coftei effer poteffe Elettri, forella d’ Ifigenia . Ore-
(11)Si fece /’ oppofizione , che non corrifpondea la fte interrogato da Ifigenia , che volea ajficurarfi fi ve-
lettera mezzo aperta , cerne qui fi vede , alle parole ramente egli era fino fratello , le rifponde preffo Euri-
di Orefte , il quale ricevendo da Pilade il foglio pref- pide v. 81 1.
fo Euripide 793. così rifponde
v. . Quello prima d’ ogni altro or Tenti , Elettra .

Lo prendo e tralafciando ora di fciorlo ....


, 1 Commentatori varie cofe dicono per render ragione
Ma fi rifpofe , che forfè il Pittore volle piuttofto rap- del perche il Poeta nomini in quefto luogo Elettra
pr efintar la lettera aperta per ifcrivervi i nomi di Ifi- parlando dì Ifigenia Si veda il Porto e V Barnefìo
.
,

genia e di Orefte e che e il tempo ci aveffe confervati


-,
f fui detto verfi Il noftro Pittore , finza entrare in
.

que' tratti di pennello , di cui appena or


fi conofeono . critica , prefi forfè da quefto equivoco occafione dì
l’ orme , prenderebbe quefta noftra congettura forza
f
rapprefntarci le due or elle Ifigenia ed Elettra , .

maggiore Ed oltracciò bifiogna dar luogo alla fanta- e tutto il fino abbiglia-
(13) L' abito di coftei ,
.

fa del Pittore , il quale dovendo ufar mute efpreftìo- mento ben fi conviene a ferva 5
e delle Serve dì Ifige-
ni per ifpiegarft , non può fempre interamente fervire nia appunto è compofto il Coro di quella tragedia : tra
al fatto
quefte una par che 7 Poeta più delle altre faccia da
.

Non vogliamo qui tacere quel , che avvertì sul- fi Ifigenia diftinguere : poiché raccomandandofi ella al
la forma del che vedefi ravvolto a rotolo
foglio , Coro affinchè taceffe dopo aver detto v. ioyd. e
, , ,
non piegato Euripide introduce Ifigenia
ad. angoli .
, feg.
che ufeendo col foglio in mano per darlo a Pilade così
, O donne , a voi mi volgo ....
cariflime
dice v. 727. Tacete ed ajutate il fuggir noftro . . .
,
As?.T8 y.sv afte 7toXu9pooi S'icatrw/cd
così figgiugne ad una fola di effe parlando
“ESVt01$ TCCtpSLUl'J .
Poiché s’ io falverdmmi , tu farai
le quali parole così fon tradotte dal Bar ne
fio : Meco di mia fortuna a parte ancora
Literarum quidem haec loquacia volumina
E falva in Grecia tu verrai con noi
Hofpitibus adfunt
(14) L' atto di accoftar il dito alla bocca efpri
Infatti Er. Stefano sull* autorità di Euftazio in Dionyf.
me affai bene la promeffa del filenzio 3 che fa il Coro
p. 42. nel Tef. ficrive : AsÀrog Pugillares qui forma ad
, Ifigenia v. 1075. e feg.
literaeA plicabantur , feù tabellae : fed poftea S'sXrog
Penfa a falvarti fol , cara Padrona :

di£tus fuit quivis liber quacumque forma eflet


Ca- Tutto noi tacerem Ila pur ficura :

fiaubono note al Poliorcetico di Enea v. siq


nelle
(15-) E' cofa affai propria , che 7 Coro fi rappre-
xawnspoy fawpévo)/ &c. dice : Vetuftiflìmum eft in-
finti da una giovane donna , e da una vecchia Nel- .

ventum tenues e plumbo albo vel etiam quovis alio ,


la Tavola figliente fi vedrà , che due donne appunto
laminas procudere in ufum fcriptionis quas poftea
: rapprefintano le miniftre del tempio , che apparecchia-
in formam cylindri volvebant ut alia librorum vo-
lumina Auftor eft Dio lib. XLVI. Decimum
, no alla padrona le effe neceffarie al fagrificio quin- . E
di effendo E abito della giovane proprio di fagrificante
Brutum Mutinae obfeiTum de adventantc fubftdio ,
la- non le fionverrebbe .

O nel-
. ,
,
,.

TAVOLA XII. W
E nella pittura della Tavola preceden-
te rapprelèntali Orefte riconofciuto dal-
ia forella ; farà la pittura di quella Ta-
vola una continuazione M di quella
e dovrà la fpiegazione di una accop-
piarli all’ illuftrazione dell’altra. Lo ftef-
lò Euripide ,
che ci ha Ibmminiftrato
colla Tua Ifigenia in Tauri b) l’ argomento della prima
Tom. I. Pit. L ci

CO Nel Gettai. N. CCLIII. l* Autor dell Etimologico in v. "Etfyi'Jog



. L’ i/litu-
(z) Benché trovata in luogo in tempo diverfo.
,
e zione di quefti inumani fagrificii da Diodoro nel lib.
)0 Straberne XII. pag. 537. dice , che vi era II. 4 6. è attribuita alla feconda Regina delle Ama-
chi riferiva quejle avventure di Orejle , ’
Ifige- ed zoni : ma nel lib. IV. 44. egli a se Jleffo contrario attri-
nia alla Città di Cajlabala ,
pojla sedie falde del buifce la fabbrica del tempio e T introduzione de

,
monte Tauro in Cappadocia : ma quefto è un equi- fagrificii ad Ecate di Terfe Re de Tauri,
*
, figlia
voco tra il monte Tauro , e la Città di Tauri
f
moglie di Eete fio zio e madre delle amofe Circe ,
,
Tra V Tonto Enfino , e la Talude Meotide per e Medea . Ter altro non furono i Tauri nè i primi
quella parte che guarda il polo boreale , vi è una
, nè i foli 3 che fagrificajfero umane vittime a' Numi
penifola detta da' Greci Cherfonefo Taurica per- fifa efio trafporto orribile , e così vergognofo al genere
,
che abitata dal popoli della Scizia chiamati Tauri; umano fu troppo in ufo e nell 3 Oriente e nell Occi- '

i quali avendo la barbara coflumanza d’ immolare al- dente . I Fenicii , con tutte le loro innumerabili co-
la Dea Diana tutti gli Jìranieri , che colà per dif- lonie de' Tirii
,
3
de Cartaginefi , e degli altri 3 que di ’

grazia approdavano , conciliarono a quel luogo T odio- Chio , di Tenedo , di Lesbo


,
gli Spartani , i Lao-
fo nome di à^evog , 0 u%eivog inolpieale Ovidio Trift.
. dicefì, i Meffenii , i Tellei , e quafì tutti gli abi-
IV. Eleg. IV. 5 5”. e feg. Strabane VII. p. 460. tanti della Grecia : gli Aborìgini , e talvolta an-
Diodoro IV. 40. Mela I. 19. Solino cap. XXIII- e che i Romani praticavano fi fatti fagrificii j e vi
fono
. , . a
,..

TAVOLA XII.
I2
°5

fopra e vicino a quella due vafi fiacri ( )


la inenfia fi
1
),

Ecco Ifigenia nell’atto d’imporre a’ cittadini, che fi ten-


gali lontani da quella funzione , e di far alla Dea
i ie-

greti voti del meditato rapimento (>3). Ed ecco le mi-

niftre (h) della facerdotelfa ,


lampade ac-
che portano la

cedi (15) e tutti gli altri neceflarii linimenti , che fi fi-


,

gurano ripofti nella caffa .

L’altro pezzo fi
6) di quella Tavola, che prefenta ai-

occhio una graziola veduta di campagna con edificii


fi

e perfonaggi fi 7) merita di elfer ammirato, non illuftrato

gli Ermionefi Elei rejio tutti convengono , che la fojfeaccompagnata da donne : dee pero fiupporfi che ,
.
men-
T
Dea aurica fojfe Diana In fatti e da offiervarfi , .
la lampade , e i fiacri ifirumenti , di cui egli fa
giac-
che il culto di quefia Dea co medefimi riti or fian-
’ * zione non pot ejfier 0 , se non da altri portarfi
,
.

che ella portar dovea la fiatila della Dea


che non
guinofi realmente , or con fimboli , fi vede p affato ava-
rii popoli , dal quali ella ebbe varie denominazioni
di potea altri toccare Onde il pittore le ha aggiunte
.

fiupellet-
Tauropoli , di Municia , di Aricina , di Facelina , e due minifire , che /’ accompagnino colla fiacra
altre molte Si veda il Munckero ad Igino Fav. zói.
.

Nel e feguenti cosi farla Ifigenia


.

(11) Delle menfe fiacre parla Alacrobio Sat. III. n* (if) v. i22i.
Fefio dice che la menfia fiacra ne' tempii tenea
luogo di Txg F cip èxpodvovrtxg Yfir\ ÀdyaTuv èpa > ri

K cd Qscig Mtrpusg ts Xctuicdèav tcc t ciXh o(TX


ara , e chiamavafi Anclabris Si veda Scaligero a Fe- . . . ffsXotg , ,
.

Guter. de vet. jur. Pontif. III. 6. Stu- IIp8^é[M]v syu %évoicri usti 9 fi. y.ctòuptxiu .
fio in Menfa
,
.

Già veggo foreftier eh’ efeon dal tempio


ckio To. I. 1 II. c. 16. p. szo. e To. II. p. 98.
i , ,
.

(li) Uno è un fimpulo , 0 litnpuvio , e l altro Della Dea gli ornamenti , e lo fplendore
un catino Euripide v. 2,44- e in più altri luoghi
.
Della lampada , e tutte 1 altre cofe ’

di quefia tragedia chiama tali vafi da fiagrificio yjp- Le quali Hate fon da me propofte
vifizg Nel v. 1190. così Toante ad Ifigenia
.
che ,
Per render puri e gli Ofpiti , ed il Nume
uvea detto ejfier pronta a fiacrificare i due Greci , ri- (16) Nel Catalogo N. CCVII.
della Tavo-
fponde (17) Si è avvertito nella nota (20)
OvzSv èv èpya yspnfìeg , t e ttóv -, la V. , che era creduto proprio con alcune di quelle
fi
Or perchè dunque all* ordine non fono pitture , le quali non meritavano illufirazione parti-
I vafi da lavare , e la tua fpada ? colare per la fiemp licita loro , riempire qualche vuoto
y
che refiava fiotto le pitture principali incifie ne r ami y
-

Così conchiude ilfino dificorfio Ifigenia v. 1132.


(13) Ora
e
ed impiegarfi altre per le Vignette , e binali .

33 \ ,.
.

ejfiendofi cominciata la ferie delle pitture di


tal fior t
Noi faremo felici : altro io non dico ;
r approntanti Taefini ed altre diverfie vedute a buo-
Ma agli Dei ,
che conofcono più cofe , ,
-,

Ed a te Dea
cenni miei lo fcovro co’ .
na ragione avrebbe dovuto anche quefia occuparvi il
,

Or fiembra che in quefi atto appunto di Jspiegar colla


y
fitto luogo : ma la lunghezza non ha permefifo , che se

mente i fitto i voti /’ abbia efiprejfia il ^Pittore . ne fiacefifie tal ufo .

(14) Quantunque Euripide non dica , che Ifigenia

TAVOLA XIII.
. . . , . , .

Ò4
del
TAVOLA xii.

lumi neceffarii per


veder chiara l’ intendin
ci darà i
Ecco dunque Orejìe , e Ella
Pittore nella feconda M
.

Re Toante W , fo “
de, che dal fatellìte del
colle mani lega e ue »
al mare per purificarvifi ,

coronate tempia (») , come


vittime
e cinti di fafce ( 7) le
Ecco la fatua ( 9) della Dea ( )
già deftinate al facrificio .

parlar Sìnone, che dice a effer e fiata defilato al fiagri-


che gli riten-
fono anche oggi de* popoli Americani , .... mihi facra parati ,
'veda Ktpptn- fido r,
gono Eufebio ivpoit. ìvuyy. IV. 16. Si tempora intuì h V. .

Et falfae fruges & circuiti


. .

di una
gio Ant. Rom. I. 6. §. 11. Tal fu la forza
,

hoftia gefli Si ve-


15-6.... vitt acque Deum, quas
.

delle genti che bufava


/alfa religione fallo fpirito ,

0 di un fem- da Floro IV. 2. ...


folo nome di un Dio immaginario , Euripide nel- f
il coronare
plice Eroe , perche le Nazioni più calte , e più
man- (8) Soleanfi le vittime doven-
che Calcante
incrudelire contro i loro V 16i. in Alide v. xf « 7 dice , -

fuete , f
re caffero a pregio l *

di cui le più feroci befiie do agrificar Ifigenia xpxTct i


f ei-sipai xopr/s: le corono
:

fonili con una fierezza ,


11
non fon capaci che Lacedemo-
Qual fia r intreccio della Tragedia e tutto (9 )°V«/«ix in. 1 6. ficrive ,
i

(4)
ni credeano vera fiatila rapita da Orefte
tener la
quel , che vi fi rapprefnta /’ abbiamo già avvertito
da Ifigenia in Tauri ; e che
chiamavano ejji quel-
nella nota (f) della Tavola precedente
In quefta . e
Diana òftlctv e Xvyófiser[MV , perche fu tro-
Dea
pittura par che abbia voluto efpr intere il Pittore quel- la
intralciati , che la
il Poeta che vata tra certi frutici così tra loro
la parte dell' azione in cui finge Ifi-

genia per falvar Orefte e


,

Eliade fa credere a Toan-


,

(tatua manteneafi diritta dovendo T ara di quel . E


,
umano prima se le
te, che la Dea nel prefentarlefi le due vittime , erafi Nume effer bagnata di /angue ,

offeriva un uomo , che fi


cacciava a forte Ala Li- .

da se rivolta indietro e uvea thiiifi gli occhi per


batteffero de* fanciulli avanti
,
contaminati di parrici- curgo fiabili , che fi
non veder que* due giovani
compiere il fagri-
dio : e che per purificare la fiatila e le vittime , bifo- quell* ara, bafiando quel /angue a
gnava condurle al mare e bagnar vele : alla qual fun- fir'io Or mentre i ragazzi eran battuti , dalla fa-
era xSQov uno
,

teneafi il fmulacro ; il quale


zione da far in folitario luogo non dovea alcuno in-
fi
cerdoteffa
dagli ffutìtoóvqrog leggiero per la piccolezza : ma se colo-
tervenire . Toante credendo alla facerdoteffa ,
ragazzi, davano leggiere per coffe ,
che batteano
ordini corrifpondenti a tutto ciò , che quella gl* im-
i
ro ,

la 'fiatila allora diventava


grave a tal fiegno che la
pone Nello fpiegar di mano in mano ciafcuna parte
,

vedere come ben fi accordino facerdoteffa non potea più foftenerla


La defrizione .

della pittura ,
faremo ,
bene colla fiatila ,
il Poeta e 7 Pittore . di Paufania par che convenga affai
dipinta FI da notarfi però la diver -
(5) La prima difpofizions d* Ifigenia fu , che i che qui fi ^ede -

e nella grandezza
che fi offerva e nell abito ,

due giovani fi legaffero , e fi conducejfero cosi cufto- fifa
rapprefient ala nella pit-
diti da alcune guardie del corpo Ilìgen. in Taur. v. . tra ’quefia , e i’ altra fiata*
Si può [cogliere il duo-
1204. e 1207. e 1319. Mofitra all* abito quefta figura tura della Tavola precedente
.

tradizioni sulla fatua


effer follato j e fe non ha armi , anche ciò fi uni- bio rifletta alle varie
se fi
forma a quel , che dice Euripe v. 1367. e feg. di Diana Taurica ftejfo Paufania
. Lo oltre alle al- ,

Poiché non avean armi effi ( Pilade e Orefte ) nè tre opinioni ,


piu luoghi riferifee , fenve nel
che in
noi libro I. cap. 33 .che in Braurone , luogo dell Attica, *

eravi già uri antica fatua di Diana , che fi


dicea
(6) Così appunto gli rappref nta Euripide 456. e
57. e v. 1333. e 34. Ovidio de Ponto III. El. II. 71. effer la ftejfa , che
rapita avea Ifigenia da Tauri.
defcrivendo lo ftejfo fatto dice che Orefte e Pilade Igino Fav. 261. e Servio riferifeono , che Orefte por-
,

vicino Roma )
eran condotti tò la fiatila da Tauri nell* Ariccia (
geminas ad fua terga manus
Evinciti dove anche un tempo per ciò fi fecero de* fagrificii uma-
Per altro era folenne la cofiumanza dì legarfi colle ni Poteano dunque ì due Pittori feguire opinioni di-
.

mani dietro là gente prefa Omero Iliad. XXI. 17. . verfe e ad ogni modo , se volle l uno effer attac-
-,
*

a 31. Plutarco in Philop. Suetonio in Vitell. XVII. cato ferupolofamente alila tradizione , perchè gli tor-
(7) Ovidio nella citata El. II. 73. e feg. nava anche in acconcio colla proporzione delle altre
Sparfit aqua captos luftrali Graja facerdos figure non era certamente vietato all altro di far
}

ufo di fua fant afta ,


Ambiat ut fulvas infida longa comas . lìbero anche forfè per adattarfi
Dumque parat facrum , dum velat tempora vittis . grandezza degli altri perfonaggi del quadro
alla
E Trift. IV. El. IV. 78. parlando della ftejfa cofa (io) Erodoto IV. 103. ficrive , che gli umani
Cinxerat & Grajas barbara vitta comas. fiagrifidi in Tauri s* iftituirono in onore d* una Ver-
Era cofiume ornar le tempia delle vittime con lunghe gine che que* popoli credeano effer Ifigenia fteffa fi-
,
fafce , dette infulae , e vittae. Varronc de L. L. IV.
3 Fefto in Infula Virgilio Aeneid. II. 133. così fa
glia di Agamennone Per altro Paufania II. 35 .
a . f
.
. menzione del tempio di Diana detta Ifigenia prejfo
gli
, , ,-

TAVOLA XIII .
0


ISTRUMENTO , che ha tra le mani
la donna rapprelentata in quella pittu-
ra 2 quantunque alla prima occhiata
( )
,

fembrar potrebbe tutt’ altro ,


è certa-
mente una fpcicla dentro alla guai-
(3)

na (4) e ; in quella è da confiderarlì


l’ eftremità limile a un fungo (?) . Or
dalla Ipada , che ftringe , e dall’ atto di eltrema dìfpe-
Tom.I. Pit. M razione
(1) Nel Catalogo N. CCXVI. vallo gli cadde il fungo della guaina della fpada , la
(2) Trovata negli fcavi di Refina . quale rimafta nuda gli ferì la cofcia Sembra dunque .

(3) Nella pittura fi vede ajfiai chiaro il fodero che T eftremità inferiore della guaina fojfe guarnita
che termina appunto laddove e la tr averfa . e coverta da un pezsSo di metallo , 0 di legno , a giù

(j,) Nello feudo di argento ( che rapprefenta la fa di un fungo , che perciò fungo appunto chiamavafì.
generofa azione di Scipione Africano nel rendere la Raufania II 16. dice , che Rerfeo edificò Micene in
bella prigioniera di Cartagena al fio fpofo ) pubblica- quel luogo , ove eragli caduto il fungo della fpada:
to dallo Sponio Mifc. Erud. Antiq. Sedi. IV. p. tS %'<pug yàp ivTavQa èfyhc&rev è [mjxyis civw : e foggiun-
e in altri monumenti riportati dal Montfaucon Ant. ge , che altri credeano ejfer così detta Mic'ène , perchè
Expl. To. I. P. II. PI. CXCIV. e PI. CCX. * al- Rerfeo in quel luogo raccolfe [MJX.Y)Tot sic t rjg yrjg un
trove fi vedono de' parazomi , e delle fpade colle loro fungo da terra Lo Scoliafte di Nicandro al v. 103. così
.

guaine fimili alla qui dipinta . fpiega il f/VKY]g della fpada : M


vnyjg , Kvplug tò àxpov t9

(5) Erodoto nel lib. III. cap. 6 4. narra , che V fyftdg , to' KonauXslov rrjv BYjMjV : Fungo , propriamente è
Re di Rerfia Cambife partendo da Egitto per giu- 1’ eftremità della fpada , cioè quella parte che chiu-
gnere fr et 1 0 lofamente in Sufi a difcacciar dal fuo de il fodero Efichio però par che T intenda altrimen-
.

regno il famofo Riago R feudo- Smerdi , ctvo&Spucrxoy- ti : Mur/jg t9 fytpxg ò noctà r y}v Xctfirjv XDatnjt^.g xtzXJ-
ti hi lèv ÌTtTTov ra y.xXsS tS tyfisog ò pvìtrig axonfaTSt, (jisvog e poi ftrett amente Snida in
:
uw/TOiM $ XaQfì :

yvy.mQsv ès tò %(@og iterisi tòv pnqpóv : nel montare a ca- tS %<pug : la pr&fa della fpada E in quefio fignifica-
.

to
. -. . . ,

TAVOLA XIII. 71

te dal Pittore ,
potrebbero aver forfè del rapporto a Ve-
nere ,
e Bacco (17)

oflerva gentilmente efprelìo


Nell’altro pezzetto fi») fi

un ramufcello con delle frutta J


( 9)

mano delle Baccanti , e fi sa quanta parte


7 Tittore fervendo al fito , ove tiffimi in
(17) Tuo dirfi , che
i compartimenti del ma-
avejfero negli orgj di Bacco: Eufebio , Clemente Alef-
dipinger dovea abbia divifi
fandrino , Arno b io ne parlano : ed Ateneo nella pom-
,
certo nel
ro con quefte due fafce fenza aver penfiero
pa di Bacco V. 7. nomina ancora il Caduceo Sotto .

dipingerle : come veggiam tutto giorno , che foglion fa- eran


Sfingi in un quadretto fono due mafehere
:
pareti di filmili le
re inofri Ornamentifti nel ricovrire le ornarne gli
egli avuto quefte dette Ofcilli , e foleano le Baccanti
fregi a capriccio Tuo dirfi ancora , che abbia
.

alberi. Virgilio Georg. II.


riguardo alla proprietà del luogo con adattare in quefte tibique
come in Et te Bacche, vocant per carmina laeta ,
due fafce de’ fimboli corrifpondenti a quello -, ,

pitture foleano corn- Ofcilla ex alta fufpendunt mollia pinu


fatti avverte Vitruvio , che le ani-
faceano Finalmente fi veggono due Grifi quefti favolofi :

fpondere alla qualità del luogo , in cui fi ve-


idea altri vorrebbe r icona mali aveano anche luogo tra i fimboli di Bacco : fi
lib. VII. cap. 1 f. Su quefta
de' fimboli appartenen- da il Buonarroti nel c. Son terminate quefte due fa-
1 .

fcere in quefte due lift e tfprejft e con


a Bacco , 0 a' mifteri Iftaci Si veggono in
primo fce da due figure : uri alata col calato in tefta ,
un c archefio 0 altra fpecie di cantaro in mano T
.
ti al- :

quali non
luogo nel primo , <? terzo feftone due vafi ,
,

ha un prefericolo alla deftra e nel-


tra oltre al calato ,

può dubitarfi , che convengono a Bacco. Ne’ tre fen-


Gatti , la finiftra una calfettinji Tuo dirfi , che rappr efesi-
detti bislunghi vi fono tre tefte che fembr ano di
.
,
Bac-
nella menfa Ifiaca s’ incontrano ed ave ano no quefte due figure Ofiride , ed Ifide , 0 anche ,
i quali -,

e Venere , che vai lo fteffo Nè le ali difeonver-


Egitto p articolar culto Erodoto in Euterpe co .

in . ,

anfania III. 19. parla di Bacco


T
ejft
che fien tefte rebbono a Bacco:
Eufebio Praep. Ev. II. 1. Se fi voleffe ,
Pfila , cioè alato: MXu ydp xuXSfiv ol A
upiétg ru kts-
di Leone fe ne troverà anche la fpiega preffo il
Ti-
,
pd &tclipei re udì avcoosfifiei yvuytfVj
gnorio nella Menfa Ifiaca pag. 66. e nella pompa di

‘àvSp'jÓTru? Se oìiiog

éSév ti yjacov y) opv&ag 71 vspd : poiché ( fiegue egli


a di-
Bacco deferitta da Ateneo lib. V. cap. 7 fi vedeano .
vino
Sotto il primo feudetto fi vedono re ) ^IXct chiamano i Dorici le ale : mentre il
anche i Leoni .

folleva gl’ uomini , e rende agile la mente


loro
due Colombi : Erano quefti , come ognun sa dedicati veda an-
niente meno che le ali gli uccelli Si .

a Venere , la quale , al dir di Apulejo era la fteffa y ,

pitture che a fio luo- che Efichio in irlÀT/.u Terminano quefte due figure .

che Ifide : e in una delle noftre ,

go farà fpiegata , fi vede Ofiride coronato di ellera a guifa d* Erme una , e T altra in un fogliame fa-
,
-,

così quafi T ufficio di una (cariatide , e


di un
ed Ifide colla ferula in mano , e una colomba tra lo- cendo doven-
aver qui tanto accennato
Tra quefti due Colombi pende una fiftula a più can- Telamone Bafta .
,
ro .

dar conto della maggior parte di> quefti


ne: quefta conveniva a Tan 0 Sileno , che fe ne di- dofì appreffo
,
incon-
fimboli nelT illuftrare altre pitture , dove ejfi s
cono gl * inventori , e fi vogliono educatori di Bacco
trano
Sotto i Colombi dentro un feftone fi vede fofpefo un
.

Corno era quefto infegna propria di Bacco , avvalen-


:
(18) Nel Catalogo N. CCXVI.
rapporto alcuno colle
dofene gli Antichi per finimento da
bere Sotto il (19) Quefto pezzetto non ha
.

due lifte, ne colla Didone , ficcome quefta non ha col-


fecondo feudetto pende tal cofa , che potrebbe dirfi un
le lift e relazione effendofi quefte tre cofe
trovate in
cembalo: era quefto /’ finimento proprio delle Baccanti.
-,

luoghi diverfi e generalmente ripetiamo , che ove da


y

E' quefto iftrumento fra due Sfingi : s incontrano fpeffo :

noi non fi avverta il contrario s* intende fempre che


ne* monumenti Bacchici le Sfingi : fi veda il Buonar-
,

ì pezzi aggiunti ne' rami nulla


han che fare colle fi-
roti nel Trionfo di Bacco dopo i Medaglioni p. 4x9.
T ra le Sfingi veggon due Serpi : quefti fon frequen- gure principali.
fi

TAVOLA NIV.
. , . . . . . . . ,.,

tavola XIII.

razione donna qui dipinta , non è diffici-


,
in cui è la

le il riconofcere in effa una di quelle,


di cui fappiam
Il meno inve-
che fi fodero da loro ftelfe ammazzate (<*) .

rifimile penfiero riguarderebbe l’ abbandonata


Didone h )

La fafcetta , che le circonda la fcompofta chioma W ;


l’ abito a lunghe maniche (?) , e ’l color rojjn fi°) di que-
llo , e della lopravefte : l’età ancora e
Jlatura (") , la

le converrebbono . Il volto poi niello infieme e fiero


e gli occhi torvi M : e la fpada chiufa nel fodero (>3):
e ’l vederli predò a’ gradini ,
per cui fi afcende a una
porta (h): tutto feinbra confermarla per Didone (o)

Si veggono in quella Tavola due fafce piene di fi


6
)

[imboli, limili in tutto fra loro ; e che ,


qualora fi vo-
gliano a parte a parte efaminare , e crederli fatti ad ar-

te
to lo prendono comunemente gl' Interpetri Or come in . feg. parlando di Enea dice
tal fenfo poffa il pvy.Yjg adattarfi al fatto di Erodo- . . . Tyrioque ardebat murice laena
to , noi noi veggiamo .
Demidà ex humeris ,
dives quae munera Dido
(6) Igino Fav. 143. ne teffe il catalogo. Ovidio Fecerat
Epift. XI. v. 98. e feg. così fa dire a Canace ,
che (11) Virgilio Aen. I. 498. e feguenti così defcrive
fcrive al fratello Macareo nell' atto di dover fi ucci- Didone
dere colla fpada mandatale da Eolo fuo padre ,
per Qualis in Eurotae ripis , aut per juga Cynthi
l' incefi0 commejfo con quello. Exercet Diana choros quam mille iequutae ;

Scimus ,
&
utemur violento fortiter enfe : Hinc atque hinc glomerantur Oreades illa pharetram :

Pedtoribus condam dona paterna meis . Fert humero , gradienfque Dcas fupereminet omnes.
(7) Son troppo noti gli amori di Enea e di bi- Talis erat Dido .'

done , e i moti della furiofa pajfione di quefta con Per altro generalmente l '
Eroine fi rapprefent avano
tanta vivezza efpreffi dal gran Virgilio Rafia fio lo . di maeftofa Jlatura .

avvertire , che Macrobio Sat. V. 17. Icrive , che fo- (12) Virgilio nello fiejfo lib. IV. v. 642. a 44.
lcano i Pittori ,
e altri artefici far [oggetto delle così ci rapprefenta ’
Didone già rifoluta di ucciderfi
opere loro le avventure di cofiui Ut pidtores , fi£to- At trepida ,
& caeptis immanibus edera Dido
refque , qui figmentis liciorum contextaS imitantur Sanguineam volvens aciem maculifque trementes
,
efììgies ,
hac materia ( fabula Didoni s ) vel maxime Interfufa genas , & pallida morte futura
in efficiendis fmiulacris tamquam unico argumento (13) Virgilio nel c. 1 . v. 646.
decoris utantur .... enfemque recludit
(8) E noto , che le tenie,ofafcette erano le'tnfe- Dardanium .

gne degli antichi Re ,


e delle Regine , che fervevano
(14) Delle porte clatrate , 0 con cancelli non fi
loro di diadema Erano anche ( e fono oggidì ) un fem-
.
trova menzione in Vitruvio Si offervino i fuoi Com- .

plice ornamento ,
di cui fi fervevano le donne per tene- mentatori sul lib. IV. cap. VI. v. Ceroftrota Si veg- .

re fretti i capelli Varrone de L. L. IV. 19. Fafcio-


.
ga Vojfio Etymol. nelle parole Cancelli , Clathri
la
,
qua capillum in capite colligarent ben con- . E e Tranfenna , ove rapporta i luoghi di Nonio , di
viene la fcompofta chioma a Didone che fui far Polibio , e di Caffo doro al propofito di sì fatte porte.
,
del giorno vedeìido partir Enea dal Udo dà nelle [ma-
(15) Può dirfi, che V Pittore abbia avuto il pen-
nie Aen. IV. 58 9. e feg.
fiero a quelle parole del Poeta Aen. IV. v. 645".
Terque quaterque manti pe&us percuflà decorum, Interiora domus irrumpit limino, ....
Flaventefque abfcida comas Poiché le donne teneano i loro letti nella parte
(9) Era proprio de Cartaginefi l' abito a lunghe fuptriore della cafa , detta vnspuov Omero parlando .

maniche Ennio prejfo Gellio VII. 12. dì Penelope Od. IV. 751
.
. e feguenti, e XV. 516.
(10) Efprime affai bene quefto colore la porpora e di Elena II. III. 423. lo
Jpiega : e nell' Od. I.
di Tiro che conviene alle vefti di “Didone fecondo
, 426. lo chiama 7cep(miSTnov
Tufo e cofiume Fenicio Virgilio Aen. IV. 262. e Nel Catalogo N. CXLV.
, .
(16) e CXLVL
Può
. . .

75

UTTQ ciò , che fi vede in quefta


pittura ri) , dimoftra edere quivi rap-
prefèntata una cena (3) dorneftica (4) :

e tutto merita , che fi oflervi con ri-

fleflione . Il letto (5) ricoverto di bian-


ca coltre ri) : la vejle (7) del giovane ,

che po vi
a del mede- giace , e la fi tur
fimo che fi
, foftiene a mezza vita sul gomito Anidro (s)
;

Tom.I.Pit. N e’1
(1) Nel Catalogo N. CCXIII. ove Servio Varrone de L. L. lib. IV. Dopo fi co-
.

00 Trovata negli fcavi di Refina . minciarono a tifare i letti nella menfa


Ò 3 incontrano delle altre fimili cene familiari
in varii antichi monumenti riportati dal Montfaucon
(6) Solcano quefte coltri ejfer di porpora , e di al-
tri preziofi arredi Apulejo nell’ Afino d’ oro lib. X.
.

To. III. Part. I. liv. III. eh. VII. PI. LVII. e LVIII.
Ledtus Indica teftudine perlucidus plumea congerie ,

(4) Delle varie forte di Cene pojfono vederfi il tumidus velie ferica floridus Si veda Ateneo II. 9.
, .

Bulengero il Ciac conio , lo Sticchio


, ed altri Non , . dove avverte , che le coltri fon dette da Omero arpa-
folamente prejfo gli Egizii , gl’ Indiani , i Lacede- p.onct A irà , cio'e bianche e femplici
moni ( fi veda Erodoto Mela , Strabone , Plutarco )
, -,
(j) Quefta fembra che Jìa la Cenatoria , 0 Sintefi,
ma anche prejfo i Romani era per legge fiabilito , che la quale cingeva tutta la perfona come fi vede nel
,

fi mangiale , e fi cenaffe a porte aperte Ma que- . Triclinio rapportato dal- Mercuriale Art. Gymn. I. ir.
fio cofiume andò poi in difufo Si veda Macrobio
. ma lafciavafi poi nel fervo r della cena cader dalle
Sat. III. 17. ,
e Valerio Majfimo II. 1. fpalle come qui , e in un altro monumento prejfo
,

Cf) -Anticamente fi mangiava fedendo Infatti gli . Fulvio Orfino ( ad Ciaccon. Triclin. ) fi offerva
Eroi y.uSéfpncu h rotg SìI-k'jolq , é y.ctTot,y.éx.\mca , co- (8) Da quefta pofitura fi conofce la maniera , co-
me avverte Ateneo I. 14. e fi offerva in pilo luoghi me gli antichi fi adatt afferò sul letto a mangiare:
d’ Omero Virgilio Aen. VII.
.
febbene , quando eran poi fiat olii , fi difendevano in-
Perpetuis Politi patres confidere menfis : teramente fupini , pofando il capo fopra un guanciale :
nel
. . ,

T A V O L A XIV. 77

va (17) : la rotonda menfa (


i8 )
, e '1
colatoio fi 9) e tre va-
2I di
fi (20),che fopra di quella fon fituati e fiori : i ( ) 5

cui è fparfa la menfa , e finalmente il pavimento 22 ( )

tavola xv.
quando erano al fine della cena , in cui beveano a mente ufo quando ì letti faceanfi a fmicerchio , det-
,

‘Diogene Laerzio in Anacharfi Ate- ti Stibadia e Sigmata al concavo de' quali poteano
-,
difmifura :
: ,

sì fatte menfe acconciamente adatt arfi Marziale XIV-


neo I. 18. ) perche credeano che gli unguenti impedìfi- .

fero i vapori del vino Ateneo XV. 13 Eravi anco- .



Ep. 77.
ra il coftume di mifchiare gli unguenti medefimi col- Accipe lunata fcriptum teftudine figma :
vino della qual co fa prefifo i Greci fa menzione
-,
OTo capit

Etiano Var. Hift. XII. 31. * prefifo* Romani li- E Si veda Bulengero de Conviv. lib. I. cap. 38.
mo XIII. Giovenale Sat. VI. Potrebbe dunque ’ ("19) Si fer vivano gli Antichi del colatojo per rìn-
3.
dirfi , che fiafì in quella cajfettina voluto rappre- frefear infieme , e temperar il vino : poiché pofia in
quello una giufta quantità dì neve , verfavano poi del
fientare il myrothecium , che da Plinio VII. 30. e
XIII. 1. e detto unguentorum fcrinium Si propofie . vino al di fopra , il quale unitamente coll ' umore del-
ancora per avventura il Pittore avejfe avuto il la difciolta neve per gli forami del colatojo feorrea
, fie
p enfieròal coftume , di cui fa motto Caftan borio nel- nella coppa preparata di fiotto Ve ri erano di rame , .

le note a Suetonio in Vitell. cap. II. dove dicendo lo e di argento ancora Pomponio nella L. in argento 23.
.

Storico , che V padre dell' Imperat or ViteIlio portava Tit. II. Lib. XXXIV. de' Digefti . E dell' una ,
e del-

fempre in petto una pantofola di Meffalina ^ per adu-


'
1 ' altra materia ne Mufieo Reale Polluce X. 24,.
ha il .

larla : riflette il Commentatore ,


che grande era il lujfo Marziale XIV. Epig. ioz. ed altri antichi Autori fan
e la delicatezza donne per le fcarpe , fino a
delle
menzione de' coli Aulìfio , Venuti , e altri dotti an-
.

confervarle , e farfiele portar da' Servi in caffettine . tiquarii ne hanno pienamente trattato .

E lauto nomina le Serve Sandaligerulae Trin. A£t. II. (20} Quefili tre vafi ( che
al color di quello , eh:
pieni di vino )
Se. I. 22. ed e noto il coftume , che aveano gli antichi dentro vi fii , fi rapprefentano
vede ci

di torfi le fcarpe nel metterfi a menfa , e confegnarle fi potrebbero forfè riferire al coftume degli antichi
a' Servi } e richiederle dopo la cena Menandro prefifo .
Greci , che nelle cene foleano apporre tal numero di
Polluce X. feg. fo. nomina cotyd'c&.oQìjxcee , dejiinate fimili vafi in onor di Mercurio , delle Grazie , e di

a quell' ufo , e fpiegate da Bald. de Cale. c. 12. ‘Per Giove Conférvatore , a nome de' quali , e di altri
altro filando la cena in sul fine , e vedendofi la nofira Dei ancora erano folìti di bere fìccome ciò faceafi . E
donna fcalza , e in atto quafi di alzarfi da federe verfo fine della cena particolarmente , così quefia
il

0 da giacere sul letto , le fcarpe potrebbono adatt arfiele terminava colle libazioni , e fopra tutto con quella fat-
(ij ^ I fervi , e le ferve fi di ceano da' Latini ad ta a Mercurio autor del fonno , a cui confacravafi
pedes , perche nelle cene filavano a’ piedi de' convita- l' ultimo bicchiere , come leggefii in Omero OdyfT. VII.

ti 0 de padroni
,
Seneca de Benefic. III. 27. Servus,
. 137. Si veda Bulengero III. i^. e Stuckio II. cap. ult.
qui coenanti ad pedes fteterat , narrat quae inter eoe' , p. 440. e feg. i quali fpiegano lungamente quefito co-
nani ebrius dixifiet ; Marziale V. Epig. 19. e XII. ftume Or non vedendofi nella cena preferite alcuna
.

Epig. 88. ,
forta di cibi , ma tutte cofe appartenenti al bere ;

(18) Le menfe diceanfi 'tùccKsftai } quafi


TSTpaicsfcti, fembra affai verifìmile , che abbia il Pittore voluto
perche aveano ordinariamente quattro piedi , ed eran rapprefentar la cena in sul fino terminare , e vicina
quadrate , e così furon fatte da principio nè Gmero -, al tempo delle libazioni .

ne riconofce di altra figura Euftazio ad Omero OdyfT. . (21} De fiori fi adornavano nelle cene il petto
I. v. 138. Soleano talvolta averne tre , e fi chiamavano il collo -, e foprattutto il capo , perfuaft di poter con
rphcfeg Ateneo II. io. porta ì luoghi di
. fio do , di E tai mezzi ovviare all' ubbriache zza ,
come nota Piu
Senofonte , di Ariftofane , e di altri molti , che par- turco III Sympof. qu. I. ed Ateneo XV. 5".
lano di sì fatte menfe a tre piedi Si veda il Ca- . (22) E
i letti , e la menfa , e 'l pavimento fpar-
faubono ivi . Orazio lib. I. Sat. III. gevanfi di fiori. Sparziano in Aelio Vero dice: Jam
. . modo fit mihi menfa tripes 5 & illa frequentantur a nonnullis ,
quod & accubationes
Concha falis puri & menfas de rofis , ac liliis fecerit , Se quidem pur-
E finalmente fe ne formarono ad un piede fio lo , chia- gati . E
7 Nazianzeno nspl fiuXoTCTUX- così parla .

mate monopodia w Liv. XXXIX. 6. Plin, XXXIV. .


Bifogna covrire il noftro pavimento di fiori odorife-
3. Lo filefifo Ateneo XI. iz. p. 4 ^ 9 dice , che gli - ri , e più volte e anche fuor di ftagione
-, Plu- . E
antichi fecero le menfe rotonde per efprimere il Mon- tarco I. Symp. Prob. I. ferivo , che J'pargeano il pa-
do eh' effi credeano sferico a fomìglianza del Sole , vimento d' acque odorifere Si veda Stuckio IL 14. .
,

e della Luna . Ebbero le menfe rotonde particolar-


. . . ,

76
TAVOLA XIV.
in mano in
e’1 vafo a forma di corno (9) che ha egli
I2 )
bere I0 ) la pioverne donna i
11 ) che fiede (
atto di ( •

sulla fponda anteriore del letto (T e la vefte fi 4) di lei


.

e la retecolor d’ oro (o) , a onde ha coverta la tefea .

la cajfettina (16) , che fi prelenta a coftei da una j'er-

va

(11) Può rapprefentare egualmente una


moglie
convitati nel Tri-
3 ,
nel qual (ito fi vedono alcuni de
3

clinio del Mercuriale fopraccennato .


e un amica .

3
(n) Il cofiume de
3
Greci e de Romani era che
Avverte il Montfaucon nel cit. c. VII. , che la pili , ,

perche gli antichi lafciata la manie- le donne fedevano a menfa : In ipfis le£tis curii vii is
verifimil ragione
feminae fedentes caenitabant : dice Va-
,

ra di mangiar fedendo , ajfai più comoda , fi fojfero cubantibus


lerio Mafilmo lib. II. cap. I. il qual foggiunge ,
che
appigliati al mangiar giacendo fia quella , che ap- -,
3
3

porta il Mercuriale , cio 'e che introdotto V ufo de ba- tal cofiume ritenne ne lettifternii , ne quali agli
fi
gni da quefti fi pajfava al letto ,
e alla tnenfa . P lu- Dei preparavanfi i letti
e
,
e alle Dee le fedie .

tar co però VII. Sympof. Problem. 11. pretende ,


che 7 O ferva il Montfaucon nel 1 . c. ,
che la donna feder
talvolta fi vede sulla fponda del letto in maniera che
letto fia comodo della fedia : qual fentimento è
più 3
tocchi il pavimento talvolta fi offerva
con più ragioni confermato dallo Stuckio Antiq. Con- co piedi -, e

vivai. lib. II. cap. XXXIV. p. 417. giacer interamente sul letto PI. LVII. e LVIII. dove è
corna degli ani- da riflettere che la donna fedente è calzata , le gia-
(9) Gli antichi fi fervivano delle
mali per bicchieri Così di un tal cofiume fcrive .
centi sul letto hanno ì piedi nudi
Ateneo XI. 7. fi vuole , che gli antichi bevefiero (13) Quefti letti , che fervivano alle cene , furo-
un tempo nelle corna de’ buoi Si conferma ciò . no cognominati tricliniares , a diftinzìone degli altri
da quello che anche oggidì il mifchiarfi 1* acqua
,
deflirtati al ripofo , che fi di(fero cubiculares Urfin. .

col vino dicefi KSpuaat ;


e ’l bicchiero chiamafi xpx- de Triclin. p. aio.
3
E
non di rado que primi fi nomi-
TYjp quali xsp&njp aitò tS xsparog ,
dal cofiume di por- navano affolutamente triclinia Varrone de R. R. III. .

fi nel corno quel che bee fi . E realmente i Traci , 13 febbene quefto nome fi deffe fpefiìfilmo al luogo ftef-
.

3
gli Arabi ,
Pafiagoni , ed altri faceano ufo del
i fo della cena: nato dall ordinario cofiume d’ adope- .

corno nel bere : e gl' Indiani adoperavano le corna rarfi tre letti. Servio ad Aen. I. v. 698. Si veda
degli Afini felvaggì Ctefia Indie, e i popoli Orien-
. l
3
Alejfandro Gen. Dier. V. ri. e ivi Tiraquello v.
tali quelle
3
de buoi falvatichi . Plinio XI. 37. Quin- Aut tricliniis 8rc. Ma
perchè alle volte due foli let-
3 3
di a Bacco fi attribuìfee il corno per infogna par- ti fi tifavano
, s inventò l altra voce biclinium Plau- .

ticolare, ed è perciò chiamato voSjpoq } ficcome col to Bacch. IV. 4.


3
nome fteffo eran denominati i coppieri dagli Efe- (14) Oltre alla fintefi ha un altra vefte , che fenden-
fini Si veda Ezechiele Spanemio de Ufu
. , & do dal defiro omero le gira intorno , fermata con una
Praeft. Numifm. poi introduce , diflert. V. Il luffa fibbia fopr a il finifiro braccio quefia forfè potrebbe dirfi :
3
che fi adoperaffero per bere vafi d argento , e d' oro
3
effere il fupparum de Latini. Nota il Ferrari Part. I.

a forma di corno , e fpejfo ancor di vetro , come se de Re veftiar. lib. III. 20. , che 7 fupparum era cap.
ne conferva uno nel Mufeo Reale , benché non in- una vefte da donna , che fovrapponevafi agli altri abi-
tero nella part£ aguzza ti : ed era dì una materia fiottile e leggiera ; appun- ,

(10) La maniera di bere ,


facendo fcorrere il vi- tavafi con una fibbia , e lafciavafi cadere dagli ome-
no in bocca , fenza accoftarvi le labbra è efprejfa da ri ,
e fventolare . Così la deferive Sidonio Carni. II.

S. Ambrogio de EI. & Jejun. Per cornu edam fluen- v. 32 3 - - e fe g-


tia in fauces hominum vina decurrunt : & fi quis Perque humeros teretes , rutilantes perque lacertos
refpiraverit,
commifiùm flagitium , foluta acies loco Penduta gemmiferae mordebant fuppara bullae .
,
motus habetur Il tracannare una gran tazza di vi-
.
Lucano II. 362. e feg.
no in tal modo a un fiato ftimavafi una prodezza : humerifque haerentia primis
. . .

3
e diceafi da Greci upcoglfieiv , e 7t(vsiv cbcvewl Si ve- . Suppura nudatos cingunt angufta lacertos .

da Ateneo lib. X. ed Arifiofane in Acharn. A eh V. Refi ar ebbe però da efaminare , fe tal vefte fia propria
Se. II. v. 39. perchè in E filmili occafionì ado- di donzella 0 convenga anche a donna
,
Dice Fefto .

peravano bicchieri molto più ampii degli ordina- fupparum dicebatur puellare veftimentum lineum , quod
rli j quindi è ,
che la fteffa voce àfivrig fi adattò & fubucula appellabatur e foggiunge : Mulier videtur :

parimente a fignificare una tazza affai grande . On- puella fupparo induta , ut Afranius ait: Puella non
de Callimaco prejfo Ateneo XI. 7. funi fupparo fi induta finn Si veda anche Nonio XIV. .
,

Non volle ei per la piena ami(li Tracia, 20. il quale lo chiama veftem muliebrem.
Che d’ un piccol ciffìbio dilettavafi .
(iy) Giovenale Sat. II. 9 6.
E propriamente T amifiide è detta Tracia , 'sì perchè Redculumque comis auratum ingentibus implet.
i Traci tifavano il bere ad un
fiato , e perchè erano effi (16) Quefi a cajfettina par che debba aver rappor-
gran bevitori Ateneo X. 1 1. Orazio lib.I. Od. XXXVI. 3
.
to al vino di cui è fornita la menfa
, Non v ha .

Neu multi Damalis meri dubbio , che gli antichi nelle cene faceano grande ufo
Ballimi Threicia vincat amyftide degli unguenti odorofi , ungendofme il capo
( foprattutto
. s ,,

8i

TAVOLA X V. (,)

UESTA pittura ri) di eccellente colo-


rito, e di affai buona maniera ci rappre-
lenta in moffe ftudiate molto ed inge-
gnofe un giovane Fauno (3) che bacia
una Baccante (4) nell’ atto di rovefciar-
la a terra : il rimoto e fòlitario luogo
ove fi finge , che ’1 Fauno fòrprenda la
Baccante nel punto che quella (4) è per montare su certe
Tom. I. Pit. O balze.
(1) Nel Catalogo N. CCXXXVl. Ha:c loca capripedes Satyros , Nymphafque tenere
(2) Trovata negli fcavi di Refina Finitimi fìngunt , &
Fauno elle loquuntur .

(3) 1 Fauni fi credeano difcefi da Fauno figlio di dove efprejfamente dice e nella figura ,
e in fofianza ejfer
Fico Re de Latini : Il Bochart in Can. 1 33. enei Hieroz. . gli fiejfi i Satiri ,
e i Fauni . Si veda Nonno in Dio-
P. IL lib. VI. cap. VI. fiofiiene , che 7 Fauno de Latini ’ nyfiac. XIV.
130. e feg. e Scaligero Poet. I. 17.
v.
era lo fiejfio che 7 Fan de’ Greci : e noi lo abbiamo già che difiinguono varie forte di Satiri Or febbene nefi .

avvertito altrove . I Satiri fi voleanó anche figli di funa differenza pongafì dagli Autori tra i Fauni , e i
Fauno . E Jebbene Euripide nel Cicl. li chiami figli Satiri i nondimeno gli Antiquarii chiamano Fauni
di Sileno ,
e lo Scoliafie di Nicandro efprejfamente quei , che hanno l’ intera figura umana , fuorché riel-
dica che i Sileni ,
eran gli fiejfi
e i Satiri -, ad ogni le orecchie caprigne
,
e nella coda : chiamano Satiri
modo ,
fecondo il fentìmento di quei che di Fan e di poi quei j che oltracciò hanno le corna , e i piedi 0 tut-
'
,

Sileno fanno un fol nume ,


i Satiri e i Fauni avreb- ta la mezza vita di capro Lo avverte Montfaucon
.

bono la medefima origine Comunque ciò fia , e quelli


. T. P. IL liv. I. eh. XXIII. e
I. XXV. Del lafcivo
e quefli ci fi deferivano dal Foeti e da’ Mitologi del- carattere di tutta quefta turba di Numi campagnuoh ,
la ftejfa maniera. Ovidio Fall. II. v. 361. e Ep. V. v. 137. e bofcloerecci fi parlerà nella Tavola figliente .

chiama i Faimi cornipedi , e cornigeri Luciano in . E' noto che Ofiride feorfa l’ Etiopia , /’ India
,

Concil. Deor. dà le corna a’ Satiri, : e Lucrezio IV. e la Tracia portandovi l’ ufo del vino da lui trova-
*84. e feg. to j
e del grano inventato da Ifide fina forella 3
e mo-
glie;
. s ' . . ,

T A V O L A XV. 83

un nafìro (8) di color rodo ( 9) Amile alla vefi e di lei . Vi è il

cembalo (
I0 ) intorniato di fonagli (
i:
) , nel cui fondo ap-
par dipinto un fijlro hh E in qualche diftanza fi offerva .

un altro cerchio fenza fondo (13) , che può alla Bac-


cante egualmente, che al Fauno appartenere Grande fu .

la paffione degli Antichi per filmili poco onefte rappre-

fentazioni (h) ; e fe ne incontrano delle ofcenifiìme, par-


ticolarmente sulle gemme.

Così Virgilio Seneca , Euripide chiamano il tirfo


j
p. 43<5. , e lo conferma coll' efempio dì un cembalo
cufpide , telo ,
coverta di edera poi lo ftejfo
afta . Ma portato dal Battoli Delle Lucerne Part. IL n. 23. Del
,

Bacco tolfe loro l* afta , e ordino che portajfero ma


averemo occafione di riparlare cembalo , e de' fonagli

ferula ‘Diodoro IV. 4. il quale ne rapporta quejìa


.
Tav. XIX. nelle note sulla

graziofa ragione : perche da principio bevendofi il vi- (12) Nel fondo del cembalo del Battoli fi vedea
no non innacquato / feguaci di Bacco facilmente fi
,
anche figurata una tigre , come nel nofiro un fifiro Il .

Ubriacavano , e co ' bafioni 0 fien tirfi che avean fifiro era proprio delle pompe Ifiache , e conveniva
, ,

per le mani , fi toccavano alla peggio Vedendo Bac- anche agli Orgii di Bacco , come fi dirà altrove
.

co che V giuoco andava male , in vece del duro legno (13) Vi fu chi propofe poterfi dire , che fia for-
diede loro la ferula Ne' monumenti Bacchici è fre- fè quefio ifirumento il rombo
.
che tra gli arredi ,

qucntijfimo il tirfo colla punta coverta d' ellera , 0 in- delle Baccanti è nominato nel fopraccitato Epigramma
tralciato di frondi di vite . dell Antologia
Il tirfo , come facro ifirumento , fi trova ador- Xrpstctòv BurcapixS pópQov Ouzffoio fwmot .
(8)
no di vitte , e naftri Bacco ifieffo fi cingea di bende
. Il tondo rombo , che i Baccanti incita

la fronte per refifiere alla forza del vino Diodo- . Sì veda il Voffio Etym. in Trochus , 0 in Rhombus
ro IV. 4. e Mercuriale Art. Gymn. III. 8. Altri , e forfè con
Baccante fon biondi e la ve- più ragione } firmò che fi doveffe dire un cembalo fenza
(9) I capelli della ,

fte e di un rojfo cupo Convenivano alle fefte di . pelle , 0 fia un femplice cerchio con de' fonagli intor-
Bacco sì fatti colorì : Luciano in Bacco dice , che no : foleano le Baccanti farne ufo , fcuotendolo in
quefio Dio era vefiito femminilmente sv Tioptpvpfài , noi aria , come fi offerva in un fiacrifido di Friapo del
Xpvafj ipifidìi Le vefii ufate dalle Baccanti erano la
. Boiffart , riportato anche dal Montfaucon To. I. P. II.
Crocota di color del zafferano., e la Bafiara del color liv. I. eh. XXVIII. PI. CLXXXI. Si veda l' Agofii-

dilla volpe Benché Clemente Aleffandr ino Paed. II. io.


. ni Parte I. Tav. u. dove fiotto la tefia di un Fauno
generalmente attribuifea alle Baccanti le vefii fimili oltre alla ffiula , fi offerva un altro ifir omento fi-
d fiori mile al nofiro , in cui quel dotto antiquario ricono-
(10) Il Cembalo era un cerchio con una pelle tira- fee un tympanum con delle laminette attaccate nel
tavi fopra . Così lo deferive Euripide Bacch. v. 114. giro .

BupaÓTQVOV Kvxùupix TÓÒ (14) Si parlerà lungamente nella feguente Tavola


Quello cerchio col cuojo ben diftefo . dell' ufo di tali r apprefent azioni Bafia avvertire quel
.

e nel v. 5"
13 . che fi percuotea colla che fcrive FIinio
egli fieffo ci dice ,
io. parlando di Farrafio : XXXV.
mano : lo che fa vedere che tympanum propriamente pinxit minoribus tabellis libi dine s : eo genere petu- &
diceafi quefio ifirumento Si veda il Buonarroti nel lanti
. joci se reficiens e nel lib. XXXIII. cap. 1. ave a -,

Carneo di Bacco p. 436. e 37. detto : auxere vitiorum irritamenta : in poculis li- &
(11) Sole ano attaccarfi al giro de' cembali alcune bidines caelare juvit quefia forta dunque di pit- . A
laminette , come appunto anche oggi fi tifa , affinchè ture , chiamate libidini , per le imrnodefie rapprefen-

fi accrefceffe e fi variaffe lo firepito nel fonar l’ ifiru- tazioni , che conteneano , poffono ridurfi e qttefie , e
mento Lo avverte lo fieffo Buonarroti alla detta più altre feguenti.
.

TAVOLA XVI.
-, . ,

82 TAVOLA XV.
Preffo
balze conviene affai bene al lor coftume (s) .

,
e la
alFauno fi veggono il ricurvo b afone paftorale ,
Mula con lette canne ( 6 Al piede della Baccante è ) .

tir Co (7) colla punta involta di ellera ,


e avvinto da
il

un
le Menadi antiche che lo accompagnavano . Ta-
glie } e obbligando colla ,
che vi fi oppo- forza quei ,

Egitto col vinci in li erano firane contorfioni de' loro corpi , che dice
le
neano , a riceverli : ritorno
S. Agallino de Civ. Dei VI- 9. Sic Bacchanalia
fiamma
tor efercito compoflo di varii popoli e d' ogni fiefio ,
coverti di pelli di pan- celebrantur infama , uti Varrò ipfie confiteatur a Bac-
i quali coronati di ellera ,

tere dì tigri e di cervi e armati di ferole ,


e chantibus talia fieri non potuifle , nifi mente com-
, , ,

tirfi accompagnavano il trionfo di lui con canti , /‘no- mota. Degli abbigliamenti , e finimenti loro Ovid.
ni e balli . Fu poco dopo Ofiride fatto in pezzi da Metam. IV. v. 7. e feg.
,

congiurati : Ifide raccolfe le fparfe membra ,


e non Pecora pelle tegi , crinales folvere vittas ,
avendo potuto trovar la parte , onde Ofiride era uomo , Serta coma, manibus frondentes fumere thyrfos.

fece farne T immagine di legno e volle , che fi por- -,


e v. 28. e feg.
Quacumque clamor juvenilis , & una
ingrederis
tale follennemente nelle fefie da lei ifiituite in ouor ,

di fino marito , le quali con certi occulti riti ordino Foemineae voces impulfaque tympana palmis
,
•,

che fi celcbrafferò ‘Diodoro I. 17. e feg. Dal trion- .


Concavaque aera fionant , longoque foramine buxus.
Si veda Euripide nelle Baccanti Tutto quel , che
fo di Ofiride ebber origine i Baccanali , e dalle fefie^
.

ifiituite da Ifide vennero gli orgii di Bacco, e


gli altri può farfi da una compagnia d' uomini , e donne ub-
infierì , che aveano con quelli corrifpondenza ‘Poiché . briache , imitavafi e faceafi da cofioro con quella sfre-

paffato tal culto in Grecia, fi finfi , che Sem eleavendogli


(figlia di natezza che la libidine accefa dal vino porta fico .
,

Cadmo fondat or di Tebe') ingravidata da Giove , Oltre a Tertulliano , Clemente Aleffandrino , S. Epi-
chiefioingrazia , chefioffe a lei venuto , come fi accoftava fanio , ed altri Padri , gli fieffi Gentili parlano delle
a Giunone refiò morta dal fulmine Giove diede anutrir e
,
. ofeenità de' Baccanali
il di lei figlioBacco alle Ninfe in Ntfa nell* Arabia. (5) Convenivano sì fatti luoghi agli orgii di Bac-
Quefii meno la prima età tra le donne in balli , in giuo- co Óreos Liber pater , dice Fefio , ut & Orcades
.

chi , e in piaceri Ed avendo trovato l'ufo del vino .


Nymphae appellantur , quod in montibus frequenter
volle farfi adorar per Dio ,
e ifiituì alcune fefie in appareant E lo Stuckio Antiq. Conv. I. 33. p. 194.
.

fio onore E radunato un . efercito di donne fi die- dice ,


che gli orgii forfè erari detti dico tuv opuv da*
de a ficorrere per tutta la Terra , infignando la ma- monti , in quibus praecipue celebrabantur Si veda .

niera di premer T uva , e introducendo i fuoi orgii Euripide m


Bacchis il quale parlando delle Baccan-:

in ogni parte , con debellar coloro , che vi fi oppone a- ti dopo aver dato v. 218. e feg.
710 Se orfa in tal maniera T India , e la Tracia en-
. Le noftre donne negli ombrofi monti
tro trionfante in Tebe perche durò la fina fpe- . E Van quefto Dio novello a celebrare .

dizione tre anni le fiue fefie furon dette Trieteridi , foggiunge v. 222. e feg.
che di tre in tre anni fi celebravano Diodoro I. 22. . . . . «AArfj F ciXh.eE sii epìificw
III. 6 2. e IV- 2. e feg. Bafia aver tanto ricordato , fin- Ylvfcrcwav evveug dpcrévuv v/cr/persiv ,
za entrar qui nelle afirufe ricerche del numero de' Bac- Hpófictatv y-èv <àg b/j Mrjvdìag Ùvocr/Jag

chi della diverfa loro mitologìa , della varietà del-


, T’jjvF 'Appoblrrj'j npévS deyeiv tS B acuiti . 1 '

le file fefie fuoi mifieri , e degli altri,


, e de' riti de' Ed altra in altra folitaria parte
fimili a quefiì nelle varie nazioni sulle quali cofe : Corre , e va traile braccia del fuo vago :

pojfon vederfi coloro , che ne hanno compofio interi Fingon di Bacco celebrar le felle ,
trattati I Romani chiamarono le fefie di Bacco
. Ma onoran poi più Venere, che Bacco.
Baccanalia , e Liberalia perche Bacco e Libero era (6) Il pedo convengono a Pane ,
,
e la fifiula
,
lo fieffo Dio : fibbene in diverfi tempo ,
e in maniera e a' fuoi compagni Fauni , e Satiri
difeendenti e .

differente fi celebraffero i Baccanali , e i Libera- I monumenti fon pieni di Fauni con tali fimboli .

li talché fi proibirono quelli , e quefii fi ritennero


-, . Preffo il Maffei fi vede un albero con gli ofcilli bac-
Chiamar orfi dunque Baccanti le nutrici di Bacco , chici , e al piede dell ' albero la fifiula , e V pedo .

e tutte donne che lo feguirono : nella cui compa-


le
(7) Tirfo diceafi un lungo ' bufone con un cono in
gnia fi annoverarono anche t Satiri , i Sileni , i Fau- punta a guifa di pina Nell Epigr. dell' Antolog. .

ni , i Pani , i Titiri , e i Centauri , come fi dirà a filo rapportato dal Kuftero a Snida in 9iacrog fi legge .

luogo Si veda Str abone lib. X. pag. 45" 8. oltre a


. Kcd Bvpcrx gXospòv mvoféópov mpium
Nonno , Artemidoro , ed altri Baccanti anco- . E («Del tirfo il verde conifero ramo.
ra fi differo tutte quelle che le fefie di Bacco ce- ,
Altri vuole , che tirfo propriamente fila il pino fieffo .

lebravano Delle Baccanti così ficrive Diodoro IV.


. Bochart in Canaan. I. 18. Comunque fia ciò , Dio-
3 . Si celebrano i Baccanali dalle donne -, e alle vergi- doro III. 6 2. ficrive , che Bacco armò le fine
fi-
ni è folenne il portar il tirfo e P infuriare gridan- gliaci di un' afta , la cui punta ferrata era tutta
, ,

do Evo e , nell’ onorar il donne poi a drappel-


Dio : le coverta e naftafi a tra T ellera afta lo chiama . E
li fanno i fagrifìcii ,
e gridano cantando lodi in onor Ovidio Met. III. 667.
di Bacco , come fe foffe preferite , ad imitazione del- Pampineis agitat velatam frondibus haftam .

Cosi
-
,

87

GUALE precedente nell’eccellen-


alla

za del colorito , e nella maniera è que-


lla pittura 0) , lèmbrando e luna e l’al-
tra efler opere della ftefla mano Cor- .

rilponde alla perfezione dell’arte la chia-


rezza dell’ intenzion dell’ artefice e la ,

femplicità del lignificato . Rapprefenta-


li un nudo e barbuto (3) Fauno , che tenta (4) bacia-
Tom.I. Pit. P re
(1) Nel Catalogo N. CCXXXVII. experti dlent , de quorum fide dubitandum non eli
ÒO Trovata negli fcavi di Refina coll ’ antece- audifle confirmant, Sylvanos 5c Faunos , quos vulgo
dente . Incubos vocant , improbos faepe extitillè mulieribus
(3) V
2 filmili Fauni , e Satiri a lunga barba se & earum appetiifle ac peregifie concubitgm & quos- :

ne incontrano molti ne' monumenti antichi e voglio- -, dam daemones quos Dufios Galli nuncupant , hanc
,

no , che debban chiamarfi propriamente Sileni Si ve- . affi due immunditiem tentare &
efficere , plures ta-&
da il Montfaucon To. I. Part. II. liv. I. Ch. XXIII. lesque afièverant ut hoc negare impudentiae vi-
,

f XXIV. deatur Anche Faufania I. 23 racconta , che nel-


. .

(4) Eufebìo nella Prep. Evang. lib. III. cap. XI. l' ifiole Satiridi eranvi abitanti di forma filmile al

fcrive ,
che fiotto l' immagini de' Satiri , e loro filmi- l' umana con una lunga coda al di dietro e dì una ,

li fi voleano efipr intere gl' impeti della pajfione fienfiua- furiofia libidine : e crede egli , che quei fofifiero veri Sa-
le Ha dìmofirato Bochart Hieroz. Part. II. lib. VI.
. tiri . Ma ficcome ognuno vede , che tali befiie altro
cap. VII. che tutto il genere de' Fani , de' Fauni , de' non erano , che fimie così i più. ac cor ti credono ,
-,

Satiri , de' 'Dufii , de' Silvani , e di altre deità di che i Fauni , e gli altri mofiri di forma ircina non
*
forma filmile alla caprigna , fila 0 fi finga portata vio- mai abbiano avuta efifilenza , che nella fiantafìa de
lentemente alla venere Si veda S. Agofitino de Civ. Dei
. Foeti Lo avverte lo fiefifio Bochart. nel c. 1 ficriven-
. .

XV. 23. il quale ficrififie francamente : Quoniam creberri- do : Abfit interim ut ex his locis quifquam colligat ul-
,

ma fama eli, multique se expertos ,


vel ab eis ,
qui los aut jam extare ,
aut unquam extitillè in reruin
natura
. . . ,

TAVOLA XVI 89
furore delle paffioni foftenute e guidate da una fal-

fà religione (9) , condufle il cieco gentilefimo (1°)

fexus pube ,
Panifc orimi èc Nympharum habìtu t cono in fomma ad alcuni piccoli Bei Pani cori
(9) I ''Pittori e gli altri artefici col pretefio di
, delle ignude donzelle ed a certi Satiri ubbriàchi
*

rapprefintar i loro ‘Dei , e le azioni de' medefimi , che fanno pompofa moftra della loro incontinènza.
figuravano con tutta la vivezza della loro fantafià In fine voi non folo non vi arroflite di veder efporte
gli oggetti del lor piacere Taziano 7tpòg eXXvj'Jxg p.n$8<
. al pubblico le figure della più laida, impudicizia ma
,
e feg. rinfacciando a gentili le loro difonefia ci da anzi le corifervate in eminenti luoghi difpòfte de-
' i
*
un lungo catalogo di molti famofi pittori e fiatuarii 3 dicando nelle pròprie Cafe le rapprefehtànze de’ vo-
i quali fi avean prefo il piacere di formar fotto la ftri Dei 5 come tante bali della sfrenatezza e di-
*
c
divifia delle Dee varie favorite donne de ' tempi lo- pingendo con eguale indifferenza le azioni di Erco-
ro . Arnobio Adv. Gent. VI, e Clemente Aleffandrind le ,
e i varii modi venerei della voftra Fileni
7tporps7CT. p. 3 y. dicono , che fotto la forma di Vene- (io) Là Chauffe Thefi. Er. Ant. To. II. Sédt. VII.
re nuda fi v ede an figurate le famofe Cratina 3 e Frine. dove tratta de Mutini Sirriulacris giùfiifica se 3 e gli
Plinio XXXV. io. Fuit &
Arcellius Celebris, Romae altri , che han pubblicati gli ofeeni monumenti del
paullo ante divum Auguftum ,
nifi flagitio infigni gentilefimo j col rapportar la condotta tenuta dall * Im-
corrupifiet artem , femper alicujus amore feminae peraior Teodofió j e da Teòfilo Veficovò di Atejfandria ,
flagrans, Se ob id deas pingens 3 fed dile£tarum ima- i quali dovendo difirtlggere te fiatile e le altre me-
gine Itaque in pintura ejus fcòrta iiumerabàntur
. morie de* gentili 3 vollero confi ivate 3 ed efpotre al
Lo Clemente Aleffandrino nel citato libro p. 39,
fiejfo pubblico le più oficene 3 per far vedere tutto il ridi-
dopo aver detto , che i Poeti , gli Statuarii , e i colo e V infame di quella faifa religióne
} e tenderla ,

Pittori unicamente per compiacere al fenfo aveano in tal maniera /’ abominio e V ludibrio di tutti Si .

introdotte le ìmmodefte immagini de' Satiri } e delle veda Sozomeno VII. 15. e Socrate V. 1 6. In fatti ,
Ninfe ; lafciando di mira i tempi antichi così par- come avverte lo fiejfo Signor della Chauffe 3 i più fe-
la a quelli del fio fecola : I voftri popoli avendo rii e cóftumati uomini 3 trai quali molti Ecclefìafii-
,

deporta ogùi verecondia dipingono nelle proprie cafe ci di efemplar vita 3 non hanno avuta difficoltà dì
gl’ infami congreifi delle divinità geniali , che demo- produrre fimili pezzi dì anticaglie 3 e illufiraili , sul-
nii fi appellano: e compiacendoli di certe impudiche f
/’ e empio appunto de' Santi Padri
3
che nelle opere
pitture fofpefe in alto per ornamento delle Camere
,
loro hanno con tutta la chiarezza parlato delle lordure
riuzziali quali che 1* intemperanza fofiè uni religio-
i del gentilefimo Il dottò Leonardo Agofiini dedico al
.

fa operazione , vanno a giacerli in que’ letti , ne’ Sommo Pontefice Aleffandro Vii. le file Gemme anti-
quali guardano gli abbracciamenti delle ignude Ve- che j tra le quali se ne vedono molte che rappr efinta-
neri per imitarli Le altre voftre immagini fi ridu-
, no Priapi j e Falli , e Veneri ignude .

TAVOLA XVII.
. , . l
,- , ,

gg
TAVOLA XVI.
forza per
anche ignuda (<f) la quale fa
re una Ninfa (?) ,

refpingerlo, e ufcirgli dalle mani.


Quella, e le altre fimi-

lafcive immagini (7) nelle quali par che i Pittori ab-


li (
impegnato tutto valore de’ lor pennelli per
biano il

obbligarci in tal maniera ad ammirare e commendar


quell’ arte , di cui non polliamo nel tempo ftefiò non
condannar che fi fono efpolie ned antece-
1’ abufò )
dente , e che fi efporranno in piu favole figlien-
ti : fan fovvenirci del vergognofo eccedo (s) , ove il
furore

natura Satyros daemones Satyrorum fpecie ho- celebre Parrafio folea dipingere in piccolo delle figure
; feci
minum oculis illudentes . Si sa per altro quanto Infurio ofeene chiamate perciò con particolar nome libidini )
(
,
in atteggiamenti lafcivi : e nel cap. 9. di Zeufi nar-
fo animale fia il capro : onde e da quefto , e dalle fimie
egualmente portate all' intemperanza può dir'fi , che pren- ,
ra , che per formar una perfetta pittura prefe per

dejfero gli antichi l' immagine per efprimere ne' loro bo- efemplari cinque Vergini nude Sappiamo dallo fieffo .

fcherecci numi la forza del naturale appetito del ef- f Plinio XXXV. 7. che antichijfimo in Italia , e an-
come che prima della fondazione di Roma , era il co[lume di
fo , non moderato dall ' educazione ,
ne' fielvag-

gi , e ne' bruti fi offerta .


dipingere donne ignude anche ne pubblici luoghi nar- \

quelle , che rando egli , che fino cC fuoi tempi fi vedeano sulle
(5) Ninfe propriamente fi chiamavano
fommini[ir avano gli umori alla vegetazione delle pian- mura di un diruto tèmpio di Lanuvio dipinte le- E
te e delle altre cofe : e perciò furon dette figlie del na ed Atal’anta ignude , e d' una bellezza ta-
l'Oceano i madri de' fiumi , abitatrici de' fonti educa- ,
le ,
e così ben confiervate ,
che vi fu chi ac cefo
trici di Bacco , e di Cerere Orfeo Hym. Nymph. .
di libidine volea torle di ma quel vecchio in-
là ,

Ninfe dell’ Occan figlie gentili tonaco non lo permife . In Roma veramente da prin-
Che di bei fiori ,
e d’ erbe ornate i prati > cipio fi ojfervò molto contegno per sì fatte intmodefie
Che empite : (8)
dipinture ma di mano in mano rilanciato il cofiume
la terra di piante e frutti j

Che a noi con Bacco e Cerer mantenete fi gmnfe all' eccejfo . Properzio II. El. V. v. 19. e feg.
La vita , e vita a ogni animai portate ci attejla che le mura delle cafe anche onefle fo-
,

E quindi nacquero i nomi , e le diverfe fpecie di lean ricoprirfi di fimili laidezze ;


Ninfe Oreadi ne' monti , Amadriadi nelle felve Na- ,
Quae manus obfcenas depinxit prima tabellas
jadi ne' fiumi , Nereidi nel mare , ed altre fimili ne' Et pofuit calla turpia vifa domo ;
corrifpondenti luoghi Or gl' infidiatori di quefle va-
. puellarum ingenuos corrupit ocellos
Illa
ghe abitatrici delle campagne ,
e de' bofchi erano Nequitiaeque fuae noluit effe rudes . . .

i Fauni ,
i Satiri ,
e gli altri rufiici numi . Prejfo Non iflis olim variabant tefla figuris,
i Poeti se ne pojfono leggere gli efempii , e nel Mont- Quum paries nullo crimine piélus erat
faucon To. I. P. CI. eh. XXV. PI. CLXXIII. se ne Troviamo ancora fatta fpejfo menzione delle oficenìjfime
vede qualche altro monumento pitture , che rapprefent avano quel che Elefantide , e Fi-
(6) ‘Può dirfi che fia la nofira una Fauna , ìn- leni , e le altre donne nominate da Efichio aveano
contrandofene delle fimili nelle gemme , e ne' baffiri- efprejfo ne loro verfi . Marziale XII. Epigr. 43. e ivi
lievi . La parte ,
onde cofiei dovrebbe ejfer donna , e i Commentatori Si veda Pitifco a Suetonio in Ti-
.

ricoperta dia tale


, che moftra fejfo diverfo Cr edea- . ber. XLIII. z. not. 12. e 13.
no gli antichi , e vi e chi anche oggi lo creda Lafciando ftare tutti gli altri efempii , bafla il
potere nell ' umana fpecie trovar quella mfcolanza Tiberio a far vedere fin dove pojfa giungere il
fi fio lo
di ftjfiche in molti bruti fi ojferva
, Ma i piu ac- . trafporto della libìdine Suetonio nella vita di que-
.

corti ciavvertono , che se ciò nelle d,onne tal volta Imperatore , dopo aver detto , che avea egli fi-
fio
comparifca non fia veramente altro che un allunga-
, utata nella [ita fianza una eccellente dipintura di
mento di parte femminile Noi avremo occafone di .
Parrafio in cui fi rapprefentava Atlanta nell ' at-
,

ragionarne piti a lungo fopra una bella pittura di un to dì compiacere a Meleagro , viene a deferìvere
Ermafrodito Avvifano i medici , che [la ciò nelle
.
qual fojfe il fuo infame diporto nell' fola di Ca-
donne un argomento di natura focofa e lafciva . pri : e dice , che vi ebbe egli varie [ìanze ornate
(7) Nella Grecia era frequente l ' ufo di fimili di pitture e dì fiatuette di lafcivilfime rapprefen-
rapprefent azioni e nelle fatue ,
e nelle pitture . Son tanze , co' libri della poetejfa Elefantide , in cui
famofe le Veneri di Cipro ,
e di Guido ,
e le nove quanto ha di piu ficoncio la sfrenatezza , vedeafi fi-
Mufe , dette le Tefpiadi . Plinio XXXVI. 5*. il qua- gurato : e conchiude nel cap. 43. In fylvis quo-
le nel lib. XXXV. io., come abbiamo già detto nella que ac nemoribus pafllm venereos locos commentus eft,
nota ultima Tavola precedette avverte , che '
della , proftantefque per antra cavas rupes &
ex utriufque ,
fexus
e . ,

93

TAVOLA XVII. w
E contengono
dodici pitture , che fi

in quefta e nelle undici Tavole foguen-


ti , di grandezze uguali alle originali

furono trovate tutte in un luogo b) :

tutte fono della fìefla perfezione e bel-


lezza ; e ficcome par che fieno com-
prefe tutte lòtto il medefimo genere (3),
così potrebbero ridurli ancora ad un folo argomento (4)
Tom.I. Pit. Q, Noi
(1) Nel Catalogo N. 7) XXXI. 4. (4) Si propoflro due JiJletnì per dare una ragione
(z) A 18. di Gennaro dell' anno 1749. negli fla- generale di tutte quefle dodici pitture Il primo fu . -,

vi della Torre dell * Annunciata in un luogo detto che la Jlanza , onde effe furono tratte , fojfe un cu-
f
Civita , dove a un di prejfo pub crederfi che offe flit na- biculo , 0 camera da letto
,
ne' cui pareti foleano sì
ta T antica Pompei , Ji trovo una Jlanza , dalle cui fatte immodejle rappreflnt azioni dipignerji Il fecondo .

mura Ji trajfero oltre alle dodici mentovate pitture fentimento , più verifimile forfè , fu , che quella Jlan-
altri tredici pezzi , ciò fono fli fafle di arabeflhi za era un triclinio Ma
su quejlo fentimento Ji divi-
.

con un cupido in mezzo e fette ballerini che dan-


-, fero i pareri .Altri volle , che non qualunque tricli-
zano sulla corda tutto in campo negro Di quefia
: . nio , ma tale particolarmente et foJJ , che altramente
Jlanza fi darà altrove la defcrizione , e la mifura . Venereo (ì dìcea In fatti Ateneo V. io. p. 107. nella
.

TDe' ballerini con altri di Jìmil genere Ji vedranno i defcrizione che fa della gran nave di Cerone Ti-
,
rami , e le fpiegazioni nel fecondo Tomo. ranno di Siracufa , dice , che i in quella , oltre gli al-
(3) Tlinio XXXIII. 1. e XXXV. io. le di cui tri luoghi di delizia
,
erav't A’^poalmov , un Afrodifio,
parole abbi am tr aferitte nella nota (14) della Tavo- fornito di tre letti e ornato di pitture c di ftatue
,

la XV. Allo Jleffo genere di pitture , ch'egli chia- e di vafi da bere . A quejlo luogo dunque defiinato
ma libidines , e al quale abbiam ridotte le due delle a' piaceri di Venere e di Bacco fi dicea fomighante
Tavole XV. e XVI. ,
potrebbero con eguai ragione la Jlanza delle nofire pitture Altri però fojienne , .

riportarji anche quefle . che la camera , di cui Ji quiftionava , fojfe un empii- f


te
,

97

TAVOLA XVIII. «
ON può ammirarli a baftanza quefla
pittura . O fi confideri la maeftria del
difegno , o la gentilezza del colorito
o la leggiadria dell’ atteggiamento : tut-
to fa riconofcere la finezza dell’arte,
e la perfezione dell’opera . Sembra que-
lla bella e delicata figura b) eflere in
moffa di ballare (3) : e le accrefcono grazia oltre alle fina-
niglie
(1) Nel Catalogo N. ‘DXXXI. j. popolo de* movimenti ,
e de* gefii ofcenijfimi . Valerio
(z) Altri fifienne , che fife una Venere j ed al- Majfimo lib. II. cap. X, Lattanzio I. iz.
n. 8.
tri volle , che rapprefentajfe una di quelle lafcive (3) Il ballo conviene a Venere : Luciano de Sal-
bailatrici , che talor nude comparivano . ET una . tat. n, io. e 11. atte a
fi , che gli Spartani nel danza-
e Taltra congettura conveniva al genere delle libidi- re cantavano alcune canzoni » con cui invitavano Ve-
nes , a cui fi riduceano tutte quefie pitture . E
la fe- nere , e gli Amori a ballar con loro Orazio I. Od.IV..

conda era proprìiffima pel fifiema di colui , che ricono- Jam Cytherea choros ducit Venus imminente Luna,
fcea in quefie dodici pitture altrettante perfine , che Junttaeque Nymphis gratiae decentes
avean ufo nella cena ‘Poiché Ateneo IV. 13. p. 17 3.
. Alterno terram quatiunt pede .

e XII. 3. p. 5-17. sull'autorità di Timeo riferifce che Ed Apulejo nell* Afino d’oro lib. VI. parlando, del con-
i Tofcani tifavano ne* lor conviti
farfi firvir e da don- vito nuzziale di P
fiche , dice : Venus fuavi muficae
zelle ignude .In un marmo prejfo il Tommafini rap- fuper ingrelfa , formofa faltavit In fatti ne convi-
. *

portato anche da Kippingio fi offerva un convito con ti era follenne il danzare Omero , Cicerone , Lucia-
.

donzelle , e ragazzi nudi , che fervono . Si veda il no , ed altri ne parlano Ateneo nel libili. cap.XVlI.
.

Pignorio de Scrvis p. 91. e 91. Nè filtanto ne* pri- p. 97. avverte , che in tutte le cene fuorché in quel- ,
vat i divertimenti ma anche ne pubblici teatri com-
, le de favii e dotti uomini i quali co* loro eruditi
* * ,
parivano le donne ignude : nelle fefie Florali le mere- difeorfi fanno far lieta la compagnia , s* introduceano
trici fi fpogliavano sulla feena e faceano a vifia del dontie che ballavano e cantavano : e nel lib. IV.
, ,

cap. II,
. . . . .

94
TAVOLA
quel , che
xvii.
Noi di mano in mano anderemo avvertendo
meritar rifleffione In quefta pri-
in ognuna ci fembrerà
.

una
ma fi veggono due ballatrici , che rapprelentano
graziola fvolta folita a praticarli nelle noftre contradan-
,

fono propriiffime e ne’ colori ) , e nel-


6
ze b) . Le velli (

la finezza b) : ed egualmente proprii fono gli altri ab-


8
bigliamenti ( )

Le due Tigri (9) che fiutano i cimbali (1°), fono de-


gne di olfervarfi per V efprelfione pittorefca .

B
TAVOLA XVIII.
graditi alle donne lib. I. de Nupt.
Marziano Capella
ce ed ufual triclinio defiinato alle cene : e fi avanzo .

a volerci provare , che fojfe un triclinio d'inverno , e Mere. & Floridam difcoloremque veftem
Philol. dice :

che le pitture aveffero del rapporto alle cene me de[ime. herbida palla contexuerat. Dell’ orlo , che intorno
in atto di toccarfi le mani , mentre a quefta , ed altre vefii fi vede , fi parlerà appreffo .

(T) Sono effe


(7) La vefie della prima donna qui dipinta
com-
una firinge gentilmente coll' indice e col pollice il
dito di mezzo all' altra Luciano de Saltat. ci dice , . parifee trafparente Di fimili vefii avremo occafione di
.

che gli Spartani ufavano una forta di ballo , in cui fi parlar altra volta Qui avvertiamo , che ben fi conve-
.

cominciava da uno intreccio a guifa di lotta , affer- niva tale all' agilità neceffaria ne' balli , e per non im-
randofi coll ' eftremità delle dita : qual atto diceano pedire la fveltezza de alti Follile e IV. fegm. 104.f .

dypogeipurp.óyArrigo Stefano nella v. xeipxipla col-


.
ci fa fapere , che i Ballerini nel danzare ufavano vefii

1 autorità di
'
, Tlutarco
e di Galeno , fcrive , che 'l diafane dette Tarantinidie dall'ufo , e dal lujfo de' Ta-
toccamento delle mani , 0 fia il manutigio ( così rantini , come fpiegafi egli ftefo Vll.feg.i 7 Forfè era- .

traduce egli la parola tfipaijd* ) era una fp ecie no di quella Lana penna ( anche oggi famofa e tifata in
di tfercizio di palefira : e 'l ballo , particolarmente quella Città ) eh' e una lanugine , la quale fi racco-
preffo gli Spartani , conveniva colla palefira , ejfendo glie da certa conchiglia nominata daf Greci , e da La-
ordinato a dilettare infieme , e ad efercitare il cor- tini Pinna Pro copio fa menzione di tal lana e S.Ba-
. -,

po .Che la qui efpreffa danza fi fac effe con forza filio la chiama lana d’oro Cafaubono ad Ateneo III. 1 1. .

grande , fi pub congetturare dal vederfi una delle p.i7x. lungamente parla della lana penna, e fuo ufo
ballatrici colle labbra chiufie Luciano de Saltat. dan- .
(8) Ha la prima donna avvolto il capo di una
doci appunto la ragione del perche coloro ,
che dan- larga fafeia , 0 velo , a guifa di un berrettone , che
zavano ,
tenejfero la bocca chiufa contro il coftume a più rivolte le cinge le tempia Ter la grandezza, .

antico di ballare infieme e di cantare ( Gelilo XX. x. ) e groflèzza fua vi fu chi diffe che potreoùe raffomi-
dice , eh' effendofi introdotti i balli , in cui doveafi gliarfi forfè a quel genere di corone , che da Efichio
far vani coll'v')
fi dicono è'A.'/.otEs’ol ( altri fcrive
raggirare il corpo con moltijfima arte e sy.x.vXizol szCfict-
,

movimenti faticofi con certe regole e a tempo mifura- voi ,


cioè ,
come egli fpiega ,
[xsysixoi ,
dSpoì . In fatti
to i riufciVa impoffibile il potervi accoppiare il canto , Giovanni Alberti commentando quefio luogo di Efichio ,
fenza ufeir di battuta , e fenza romper la voce , e nota così ( pag.1138. dell'ultima edizione del 1746. )
render così difpiacevole il canto : e quindi
fi divife rette explicat àbpol : faepius enim complicata convo- &
T una dall' altra azione ,
cantando altri , e altri dan- luta quae funt ,
crafsa videntur . Nleandro però prtjfo Eu -

zando cadenze del fuono e della voce.


alle fiazio ILE, e preffo Ateneo XV. 7. p.t>78. fcrive: .

(6) Una delle due vefii è gialla l' altra e verde è/xuXlrioL rtfizvoi pAxiga ol in póSu'j : fatte per lo più
,

con orlo vermiglio Apollonio Tianeo ( prefio Filoftrato


. di rofe e un antico ‘Poeta preffo lo fi efio Ateneo: :

lib. IV. cap. xi. della vita di lui') dopo aver riprefo gli trjy.'jjv kvXitòv rtfictvov Ateneo medefimo mofira di .

Ateniefi che con effeminatezza cantavano , e danza-


, non faperne la forma Si veda Cafaubono ad Ate- .

vano foggiunge: Onde avete voi la velie gialla, e ver- neo XV. 7. e II. io. Quindi fembro ad altri non po-
,

miglia , e la tintura di zafferano? Chiamacafi la ve- terfi ammettere tal congettura : baftando che fi avver-
fie gialla propriamente Crocota , 0 Crocotula dal cro- tijfe con Ifidoro aver gli antichi ufate per corone fa-
co 0 zafferano, ond'era tinta . Aveano particolar luo- fee di lana : &
in potando mota vino capita vincirc
go donne t e degli uomini effeminati
traile vefii delle fafciolis. Siveda Stuckio A. C. III. 16. p. $66. e Bu-
,
le verdi , dette erbide , dal colore , e da' fughi del- leng. de Conv. III. X4. Le folee delle due noftre donne
l' erbe , in cui
fi tinge ano Stazio lib. II. Sylv. I. v. 133.
.
faranno fpiegate nelle note della Tav. XIX.
Nunc
Murice
herbas imitante fimi, nunc dulce rubenti
(9) Nel Catalogo N. 1V. D
(10) Di quefti frumenti fi parlerà in una nota
S. Cipriano de
hab. Virg. e Tertulliano de
difcipl. & della Tav. XX. Bafta avvertir qui , che erano tra
habit. mulieb. inveendo contro il lujfo nominano par- gl' frumenti delle Baccanti 9 e perciò ben
fi veggono
-
,
ticolarmente i colori vermiglio e verde come i più colle Tigri accoppiati
,
, , e,

IOI

A giovane donna, che in quefta pittu-

ra ci fi rapprefenta ,
gareggia colla pre-
cedente in tutte le parti Tue . Belli
egualmente e gentili fono i delineamen-
ti del volto : e biondi ancora i capel-
li, e gialla la fottiliffima vefie W , che
con vago panneggiare le vela piuttofto
che cuopre alcuna parte del corpo lafciando ignuda la ,

Tom. I. Pit. R mezza

(i) Nel Catalogo N. E) XXXI. x. quefta , e la precedente figura fi veggono , un gran


(x) Polluce IV. 95•.parlando del ballo detto delle velo , 0 palla a cui corrifponde il fiaphacnv del Poe-
,
'

Grazie , porta quefio verfo di Euforìone ta Seneca de Benef. I. 3 dice , che le Grazie fi di-
. .

’O PXP[ASVÒV XCtpiTUV <P%pSSGtTlV ÒpXYjSé'JTCt pingeano folutae ,


ac pellucida vefte . E Ovidio
fecondo la correzione del Kuhnio , che così lo fpiega : Faft. V.
l’Orcomeno ballato colle vefti delle Grazie e avverte
: Conveniunt piftis incinftae veftibus Horae,
che prejfo gli Orcomenii nella Beozia fu iftituito da che taluni confondono colle Grazie Senofonte nel Con-.

prima il culto delle Grazie In fatti febbene Orazio


. viviofa ancor menzione del ballo delle Grazie , fcri-
dica lib. IX. Ode VII. vendo che V convito r infero a più graziofo , fe fi bal-
,

Grazia cum Nymphis , geminisque fororibus audet lava con quelle figure , e pofizioni , in cui le Grazie
Ducere nuda choros le Ore , le Ninfe fi dipingono Or che le Ore , e le
,

al contrario Paufania IX. 35. fcrive , che non fapea Ninfe e le Grazie
,
dipingejfero appunto nude con una
fi
egli chi avcjfe il primo rapprefentate nude le Grazie , pannatura fimìle alla naftra qui efprejfa j può ritrarfi
f f
giacche gli antichi cult ori , e pittori le accano vejlite. dalla maniera , onde Venere dì cui ejf? fono miniftr ,
,

Quindi potrebbe taluno congetturare , che V ballo delle e compagne , ci fi deferive da Apulejo Metam. X.

Grazie rapprefentavafì da donzelle ignude , che t enea- Qiialis fuit Venus cum fuit
,
virgo , nudo & inte&o
no foltanto 5 in atteggiamenti fimi li a quello , in cui corpore pcrfectam formofitatem profefla j nifi quod
tenui
. .. . . . . . . .

f>8 TAVOLA
OLA XVIII.
ni die d’oro M e al monile W ,
quell’ intreccio di per-
8
biondi
e di bianchi naflri (?) , onde ha
( )
legati i
le (ó)
di color giallo oliata
capelli ; e la leggiera e fottìi vejìe
la qual velie fvo-
di una fafcetta a color turchino (9) ;
lazzando ricuopre piccola parte dell’ ignudo ( I0 coipo. )
r r l'AUOTi YTY
flavus crims fed
cap. II. p. 130. defcrivendo un convito dice: dopo il fcrive : Matronae nunquam datus ,

niger tantum contra flava coma dabatur meretricibus


coro de’ mufici entrarono le ballerine , altre in abito
:

l’ Imperatri-
di Nereidi altre abbigliate da Ninfe .
Infatti Giovenale Sat. VI. defcrivendo
,
della mere-
di bronzo del Mu- ce Meffalina , che fiotto le mentite divifie
(4) In una bellijjìma ftatuetta
trice Licifica profiituivafi , dice
feo Reale rapprefentante una genere ignuda , fi vedo-
no le armille d’ oro non a ’ polfi , ma alle giunture del- Et nigrum flavo crinem abfcondente galero
le braccia , e de* piedi Si ojfervi Bartol. de Arni. §. 2.
.
Intravit calidum veteri centone lupanar .

piamen-
Virgilio Aeneid. I. 655. Quindi Boeti danno la chioma bionda non
i
(y) parlando
. . . colloque monile Baccatum te alle donne di partito , come fa Orazio

ed all’incontro lo fiejfo Virgilio Aen.V. a Birra I. Ode. V.


. . . it pe£tore fummo Cui fiavam religas comam ?
Flexilis obtortiper collum circulus auri ma a tutte quelle altresì , che fi Inficiarono fedirne
eh’ e propriamente il torquis : benché fpejfo il torquis, da’ loro amanti , 0 in qualunque altra maniera furo-
e ’l monile fi confondano Si veda lo Scheffero de .
no fop rajfatte nell’ onore Così Euripide Ele£tr. V. 1071.
.

Torquifcus cap. io. e 11. a Clitennefira famofa per 1 adulterio con Egifto : così

Erari le perle proprio ornamento di Venere , che Virgilio a Didone Aen. v. 590. per gli amori con
(6)
di margarite: Enea così Catullo ad Arianna in Nupt. Pel. & Thet.
fi votea nata nel mare in una conchiglia
:

quindi leggiamo fpejfo donate alle fatue di quefla E) ea per la fua fuga con Tefeo Offerii ano però gli Erudi-
.

preziofe perle . ‘Plinio IX. 3 y. e Macrobio Sat.III.17. ti , che la rifleffìone di Servio non fiempre fi trova ve-

ci afficurano , che la bellijjìma perla compagna del- ra : dicendo Ovidio di Lucrezia Faftor. II. v. 783.
1 ’ altra , che ave a disfatta Cleopatra nell’ aceto , fu Forma placet , niveufque color , fiavique capilli
divifa in due parti per farne gli orecchini alla fiatua e Virgilio di Lavinia XII. 605.
di Venere Lampridio fcrive , che l’ Imperador Alefi-
. Filia prima marni flavos Lavinia crines .

fandrò Severo fece porre alla fiatila della fiejfa "Dea Si veda Tiraquello ad Alex. Gen. Dier. V. 18. v.
duegroffe perle , eh’ erano fiate donate all’ Imperatrice Merctrices flavum &c. Comunque ciò fia , Valerio MaJ-
di lui moglie Bercio le donne , che feguivano il me-
. fimo lib. II. cap. I. y. e lo fiejfo Servio sull ’ autorità
ftìer di Venere , amantiffime erano di adornarfene . di Catone avverte : matronas flavo cinere comas un*
Broperzio III. Eleg. X. ttitafle , ut rutilae elfent Ber altro non e ancor de-
.

Quaeritis unde avidis non fit pretiofa puellis.


, cifo , se i capelli biondi 0 i negri fieno i più belli
,

Et Venere exhauftae damna querantur opes ? Anacreonte , ed Orazio ne’ ragazzi commendano la
Certe equidem tantis caulfa eli manifella ruinis: chioma nera ,
e gli occhi neri
Luxuriae nimium libera fadta via eli (9) Si è già avvertito altrove , che le lafcive don-
Inda cavis aurum mittit formica metallis : ne amavano le vefti a color de’ fiori : in quejta pittura
Et venit è rubro concha Erycina falò potrebbe dirfi efiprejfo il color de’ giacinti , se vogliam
Marziale IX. Epigr. III. fieguire S. Girolamo in Ezech. cap. 16. n. io e cap. ,

Splendet Erythraeis perlucida maecha lapillis zy. n. 14. ,


che chiama il color de’ giacinti ceruleo.
Bajìa legger Blinio IX. 35”. per vedere fin dove giun- (10) Blutarco Conv. qu. IX. Prob. 17 .parlando del-
to foffe in Roma il tuffo dette Piarne sul fatto delle le tre parti del ballo ( moto , figura , indicazione ) di-
perle: dice tra le altre aver veduta Lollia Baolina: ce che la figura era la pofitura , in cui la ballante
,
fmaragdis margaritifque opertam , alterno textu ful- reftava per poco immobile dopo il falto , corrifpondente
gentibus toto capite crinibus , fpiris , auribus collo, , al perfonaggio di deità 0 di Baccante , che rappre-
,
manibus , digitifque Si veda Bartol. de Inauribus . fientava . Buò dunque la noftra ballante figurar una
cap. 6. e 7. Venere in atto difeovrirfi. E quefi’ atto fa fiov venir-
(7) Albrico de Deor. Imagin. deferivo Venere con ci di quel , che dice Curzio V. 1. 38. , che nella §
una ghirlanda di rofe bianche e porporine , Nelle me- Berfia le donne ne’ conviti comparivano modefiamente
daglie s’incontra la di lei tefia adorna di nafiri vejtite avanzando^ la cena , incominciavano a le-
:
,

e tal volta con monile di perle al collo Vaillant in .


varfi gli abiti efleriort , e a profanare la verecondia :
Famil. Caecil. n. 40. e 43. Avercamp. nella Jteffa finalmente rifcaldate dal vino fi fnudavano interamen-
Fam. Tav. III. n. 4. y. e 6. Bellore in Jul. Caef. n.
7. te : e che quefto fi praticava non foto dalle donne di
(8) Servio sul IV. dell* Eneide al verlo Mondo } ma dalle Matrone ancora e dalle Vergini le ,

Nondum illi flavum Proferpina vertice crincm . quali fi diceano ufar cortefia , ed effer gentili ,
nel
Abftulcrat compiacere fienza riferva a chi le richiedea
. . . ,,
.

io5

ON meno bella delle due precedenti


nè meno immodella è quella pittura La .

giovane donna , che vi fi rapprefenta


è figurata in modo , che lembra voler-
ci efprimere una Baccante b) Poiché .

ella è nuda fino a mezza vita ha fciol-


(3 ) :

ti , ma non fcarmigliati i capelli 4 tie- ( ) :

ne colla finillra mano levato alto un cembalo intorniato (?)


di
(1) Nel Catalogo N. DXXXI. 3. che dovean fare quelle ,
che fi ac cìngeano agli orgii
(2) Sul p enfierò di rapprefentarfi in quejle dodici di Bacco ,
numera : crinales Polvere vittas Virgi- . E
pitture perfonaggi appartenenti a convivii , ben po- lio Aen. VII. 404.
trebbe dirfi , che quejla Cembaliftria , o Timpaniftria , Solvite crinales vittas capite orgia mecum
,
che 'voglia dirfi , fiafi difguifata in Baccante Sido- Ne' marmi gemme
.
,
e sulle fi ojfervano fipefifo le
nio Apollinare lib. IX. Epifl. XIII. deficrivendo un Baccanti nell ’ atteggiamento , in cui le deficrive Catullo
convivio , tra le altre perfone , che fiervivano a for- Ubi capita Maenades vi jaciunt hederigerae :
y
marne il divertimento , e l allegria , numera le don- e Virgilio Aen. VII. 395'.
ne che imitavano le Baccanti negli abiti
, ,
e nelle .... ventis dant colla, comafque.
azioni Ed tal mojfia è quella rapportata dallo Sponio
in
Juvat & vago rotatu Mifc. Erud. Ant. p. zi. Tab. XLVI. col cembalo
Dare franta membra ludo : traile mani La nofira e più compofia , e meno agitata.
.

Simulare vel trementes


(?) Abbiamo già avvertito , che quefio ifirumen-
Pede, voce Bacchas
velie, . to chiamavafi dagli antichi tympanum , e corrifpon-
(3) Le Baccanti ne monumenti antichi ci fi de a quel , che cembalo dicono i Toficani ,
e noi nel-
prefontano per lo più qnafi nude , e coverte appena la nofira lingua comunale Tamburello Snida in ivy.-
.

in qualche parte da pelli dì fiere , 0 di fiottili vefii itccjov


, ficrive : quello illrumento , che portavano le
(4) Ovidio Metam. IV. sul principio , tra le coje , Baccanti , fi facea con pelli , e fi percoteva colle
mani
. . . , ,,.

102 TAVOLA XIX.


mezza vita dalia cintura in fòpra (3) , non meno ,
che

i piedi (4). il nafiro , che le ftringe la fronte W ,


è di
6) difco
color celefte . La molla è altresì di ballante ( . Il

a che fofciene colla finiftra al fian-


color di argento ,

co , potrebbe aver forfè qualche rapporto al ballo (7) ,


fembrando ad ogni modo , che ’l Pittore abbia voluto
con quello elprimere un contralfegno per far riconolce-
re il carattere del 10 dipinto (
8)

tenui bombycino inumbrabat fpectabilem pu-


pallio faltatur Venus , & per efFeShis omnes meretriciae vili-

bem .... autem color Deae diverfus in fpeciem


ipfe ; tatis impudica exprimitur imitatione bacehari Si ve- .

corpus candidum , quod caelo demeat ; amiftus caeru- dano S. Agofiino de C. D. VII. 1 6. e S. Girolamo
lus , quod mari remeat Egli fpiega altresì , come il ven-
.
in Epift. ad Marc, e in Epift. de Hilar.
dice , eh’ eravi un bal-
to movea dolcemente fcherzando quel fottìi velo Que- , (7) Polluce IV. feg. 103.
detto in cui le ballerine e i ballanti
fla defcrizione conviene ajfai bene alla
nojlra ballante, lo 7ti'jay.fàsg , ,

é avvertito nelle note portavano in mano de’ piatti , 0 difei 'Di un fimil
(3) Oltre a quello 3 che fi
.

della Tav. XVI. veda Macrobio Sat, IL io. il qua- ballo fi parlerà in una nota della Tav. XXIII.
fi
le fcrive che a' fitto i tempi Q fiotto Teodofio il gio- (8) Colui , che fofienne il fifiema di rapprefentarfi
,

vane ) non eravi più V ufo di ammetter ballerine e can- qui perfine appartenenti alle cene , riconobbe in quefia
tanti 0 immo defi amente vefiite , 0 nude nelle cene ; non altro , che una mìnifira , che portava un piat-
in fatti quefio durò fino a tempi di Teodofio il grande ,
’ to . Ne
credette ofiargli il vederfi in atto di bal-
che lo proibì . Si legga il dottijfimo Gotofiredo sulla lare fapendofi da Petronio , che ’l lujfo , e la delica-
,

L. io. Tit. VII. Lib. XV. del Cod. Teodof. Si veda tezza prefio i Romani era giunta a fegno , che i mi-
Bulengero de Conv, III. 30. e 7 Pignorio de Servis nifiri delle cene faceano le loro funzioni alla cadenza

181. e 82. (he lo accennano


p. (6) .
degl ’ finimenti : fi vedano i fuoi Commentatori sul cap.

(4) Venere è detta dpyvpÓTcefoi ,


da’ bianchi pie- XXXVI. Giovenale Sat. V. v. 121. e feguenti
di : e per lo piu le Ninfe , le Grazie , e le Ore fi Stru&orem interea ,
ne qua indignalo defit

rapprefintano ficalze Saltantem fpectas Se chironomonta volanti


,

'Potrebbe chiamarfi tenia 0 vitta . Virgilio Cultello , donec peragat mandata maghiti
($) ,

Aeneid. V. 2,68. Omnia : nec minimo fané diferimine refert


Jamque adeo donati omnes , opibufque fuperbi Quo geftu lepores , & quo gallina fecetur :

Puniceis ibant evinéti tempora tacniis ; 11 qual luogo nell’ Etimologico in Chiro-
dal VoJJlo
e Ovidio Metani. II. nomus così e fpiegato Stru&or :ex pantomimorum ,

Vitta coercuerat negleftos alba capillos arte faltans ,


cibos menfae infert ( unde infertorem
benché ftrettamente parlando dijfierificono : offendo la interpretatur Juvenalis Scholiaftes ) idemque,
yetus
tenia parte della vitta Virgilio Aen, VII, , in cibis carpendis vel fcjndendis , certa lege mani-
fit longae taenia vittae bus gefticulatur Il Pignorio de Servis p. 120. e 12 1.
.

Montfaucon To. I. P. II. liv.


Prejfio il I. eh. XIX. PI. difiingue quefii tifile ii Dell * arte , e della finezza
.

CLXII. 3 fi vede una tefta di Bacco


. 3
la cui fronte tifata nel trinciare 3 enelfervire a menfa , al fuono de-
è cinta nella ftejfa maniera . gli finimenti parla Seneca in più luoghi , Marziale ,
Tra gli altri balli ofeeni , che i Santi Padri ed altri Si ojfervi Lipfio Sat. II. 2. Per altro folcano
.

y
rimproverano al fi mette a conto quello det-
Gentili , anche remigare ad rythmum Si veda Vofilo nell ec- .

to la Venere. Arnobio IV. adv. Gent. dice: Amans cellente trattato de Poemat. cantu , Se viribus rythmi.

TAVOLA XX.
- . . . , .

TAVOLA XX. 107

orlatura rolla ( Ji )
; e la patinatura è bene intelà . I /an-

elali (
IZ ) fon legati da rojfi naftri

Altri ficcome in primo luogo s'irn- rojfo era proprio delle Baccanti , così prejfo i Naucra-
fece interamente .

titi nel follennizarfii Baccanali


fi covrivano tutti
di
pegnò a far vedere , che non fu mai coftante , ne
comune e generale la coft amanza di veflir bianco
,
bianche vefii Ateneo IV. iz. . finalmente conchiu- E
nel lutto i così poi dimofirò , che tutte que(le di- fe , che per la fteffa ragione , per cui Apulejo Met.
(Unzioni di vefii , ed abbigliamenti tra le Matto- Vili, dice, che tra i Minifiri della T>ea Cibele alcuni
ne e le donne di teatro , e di partito fi erano vefiivano tunicas albas purpura circumfluente * anche
tratto tratto tolte dall ' abufo Ter altro prejfo Turpi-
. fi vedea con palla bianca orlata di rojfo la nofira
lio riferito da Nonio Marcello cap. z. n. 497- una Baccante
Matrona fi lagna appunto ,
che le meretrici vefiite (11) Limbus, dice Nomo muliebre veftimentum, ,

con abiti matronali oceano f Tertulil lof mefiiere : e quod purpuram in imo habet E Ifidoro XIX. 33.
liano Apolog. cap. 6. Video inter matronas at- & , limbus quem nos ornaturam dicimus falciola con-
,
:

habitu diferimen rett&um texta ex filis , aut auro adfutaque extrinfecus in ex»
que proftibulas nullum de . ,

più lungamente de cultu feminar. cap. iz. Aut trema parte veftimenti Eie enfi anche inftita Ora -
E 19.
: .

quid minus habent infelicilfimae publicarum libi- zio I. Sat. II.

Quarum fubfuta talos tegit infinta vette


dinum vidimae ? Quas fi quae leges a matronis ,
dove Acrone inftita 7tspi7toS'iov tenuifilma falciola,
& matronalibus decoramentis coercebant ; jam certe :

Praetexta ( fcrive Var-


. . .

feculi improbitas quotidie infurgens honeftiflìmis qui- quae praetexcae adjiciebatur .

bufque feminis ufque ad errorem dignofeendi coaequa- rane V. de L. L. ) toga eft alba purpureo praetexta
vit . E abufo non fu tolto , che da Teodofio il
quefto limbo . U
favano anche le donzelle tal vefi e , finche
grande L. X. e XI. Cod. Theod. nel cit. tit. de
.
prendeano marito onde Fefto: Nubentibus , depofitis
:

Scaenic. ove il Gotofredo Quindi conchiufe , che non


.
praetextis , a multitudine puerorum oblcaena verba

era proprio arrefiarfi nell* efame di sì fatte cofe , non clamabantur: e perciò il parlar preteftato , e le par 0-
potendofene trar mai certi argomenti finalmen- . E le preteftate dinotano il parlar , e le parole difonefle
Ety-m. Si veda Polluce VII.
in Praetexta
te altri credette, che fenza entrare in quefie ricerche, Vojfio .

e lafciando flar tutto ciò , eh' era fuor del cafo , ba- cap. 13. dove nel fegm. 52. nomina lyaTiot nepiXsvm ,
che la vefie della nofira Cemba- ciò erano te vefii di porpora 0 di altro colore orlate
fiafe il riflettere ,
,

non era femplicemente bianca , ma orlata di di bianco : e al contrario nel fegm. 63 . chiama Iujxticì
lifiria
rojfo ed oltracciò non era una tonaca ,
ancora :
ma Tsepifopfijpoi ,
le vefii \ che avean l'orlo di porpora.-

un femolice manto , 0 palla ; e perciò volle , che fic- e da T


lutar co in Rom. così e detta la pretefi a Li- .

vio lib. II. decad. III. Hifpani lineis praetextis pur-


come Omero OdylT E. dice
dpyvpeov (Jxpog yJyx bwro Nvpvpìj ,
pura tunicis candore miro fulgentibus , conftitcrant .

così Tittore avejfe dato a cofiei il manto bian-


il Si veda Baifio de Re veftiar. cap. X.
co . E
trovò anche del rapporto a Bacco nell' unione (12) E
e* Sandali parleremo nelle note delle Tavo-

de' due colori bianco , e rojfo : poiché ficcome il color le feguenti

Tom.I. Pit. S TAVOLA XXI.


. . , . . ,
:, .

10 6
TAVOLA XX.
delira percuote-
che moftra voler colla
di fonagli ,

re
accompagnare col luono il ballo fi) Ha
(tf) nell’atto di
giro di /maniglie , che
un bel monile al collo , e doppio
paion
1 J
(8) La (?) velie è bianca
di perle
con
finiffima
"
M
orlatura

filze dì perle fi fa parola


da Scevola L. %6.
'Dagli Eruditi fi dijlingue il timpano gra-
le
mani
ad Leg. Falcid. Lineam margaritorum trigintaquinque
.

ne dal leggiero : quello era talvolta di bronzo -

legavit Capitolino in Maxim, jun. c, 2. nomina mo-


coverto con pelli , ed avea ufo nella guerra ,
co- .

nolinum de albis un filo di perle : e nelle G loffie fi


me lo ha oggi il Tamburo , e V Timballo : il leggiero gemmariura
parte con pel- legge TSTpcchyov quadrifilum .

era un cerchio di legno coverto da una ,

qual e appun- (9) S. Girolamo in Helvid. Ingrediuntur expolitae


le e r affornigli avafi ad un crivello ,
e
,
Molti fono i luoghi degli Auto- libidinis victimae ,
&
tenuitate veftium nudae impro-
to il nofiro cembalo .

de oculis ingeruntur Ne quefta è una e/agtrazione


onde quejlo fi prova : fi vedano il Tignano
bis ,

ri ,
Tadre Orazio lib. I, Sat. II. vii. parlan-
e lo Sponio nel c. 1 Nel Muf. del Santo :
fervis p. 168. e feg. ,
.

Tav. VII. e Vili, fono raccolte, do delle donne di piacere


Rom. To. II. Se. IV.
pene videre eli
e di cembali con Altera nil obftat : Cois tibi
e fpiegate varie forte di timpani ,

laminette ancora in alcuni ,


come nel noftro , Ut nudani . . .
delle
Lo fieffo dice Seneca de Benef. VII. 9 - delle Matrone
altri
e con de’ campanelli in .

Video vocandae funt


fericas veftes in qui- veftes
(,6
dopo lo Scpliafie di Arifiofane nel
Snida ,
fi ,

),
da tutttsiv , bus nihil eli, quo defendi aut corpus , aut deniquepu-
Pluto , fu derivare la parola Vjyatoiyo'J
dor pòTlìt quibus fumtis , mulier parimi liquido nu-
percuotere, appunto perchè colle mani il timpano
leg- :

e con b oni il grave fi batteva Altri vo- . darci se non Haec ingenti fumma ab igno-
efiè jurabit .

giero , af
che venga tal voce dal Siriaco e da quefta -, tis etiam commercium gentibus accerfuntur , ut
ad
gliono ,
matronae noftrae ne adulteris quidem plus fui in cu-
nazione credono introdotti in Roma tali iftrumen\i
.

Si veda il Foffio Etymolog. in Tympanum,


e l’
Off
biculo ,
quam in pubico oftendant Chiamavanfi sì fat- .

manna nella v. Tympanum Noi diremo su ciò


fiejfa .
te vejti Multicia . Lo Scoliafie di Giovenale alla Sat.

qualche parola nell’ illufirazione di alcune


pitture II. v. 66 . Multicia , veftes molli intextas fubftamine
quibus folent uti puellae Si veda Demjìero a Rofi-
rapprefaitanti cofe , che appartengono al culto d’ Ifide:
.

e nelle note sulla Tav. feguente


/piegheremo la diffe- noV. 31. sulla varietà ve- , e sull’ u/o di tutte quefte

renza tra il tympanum , e ’l cymbalum Si è già . fii trafparenti Gli artefici di sì delicate robe fi difi
.

accennato altrove , che l'Agofiini Gem. Ant. P, I. p. 30, fero l£7rTèspyol , e Tenuiarii : in Reinefio Ciaf. XI.
dijlingue due forte di timpani leggieri , 0 fien cemba- 77. fi legge Textrix veftiaria tenuiaria fi veda ivi
: :

di cuojo il dotto commentatore


li , dicendo , che alle volte avea il fondo
.

e fi percoteva colla palma : alle volte fi fcoteva in (10) lutar co T


nelle queftioni Romane probi.
aria a vuoto , al fuono di quelle mobili e ftrepitofe XXVI. che le donne nel lutto vefiivano di
fcrive ,

laminette di rame , che fi veggono nel cerchio ( co- bianco : Imperatori particolarmente fu ricevu-
fiotto gl’

me nella nofira pittura ) ritratte , e negli antichi to un tal u/o } e per altro in tutta la fi ori a de’ tem-
marmi de’ Baccanti In un cembalo di una pittura
.
pi di mezzo Bianca fignifica vedo va pel perpetuo lutto
del Sepolcro de’ Nafpni preffo. il Santi B art oli Tav, che vefiiva . Di più gli Ateniefi aveano una legge di
XXXIII. fi offervano anche i fonagli . Zaleìtco , con cui fi ordinava , che le donne ingènue

(7) Sidonio Apollinare IX. Epili. 13. e T lutar co e onefte compariffero in pubblico veftite bianche , e le me-

IXÌ Symp. qu. 15. già da noi /opra citati fan men- retrìci doveffero tifar abiti colorati Snida in ’&rctipw , e .

zione del ballo delle Baccanti Tintone VII. de LL. . in Xctlsuxog. E lo fieffo offervavafi in Siracufa come av- ,

e Luciano de Salt. parlano de’ balli Bacchici Euri- . verte Ateneo XÌI. 4, Da tutto ciò parea che non ,

pide in Bacchis v. 377 - 0 78. tra le qualità di /offe propria di una falt office e d’ una cembali- ,

Bacco numera il carolare ,


1
f / fonare Arifiofane . firia vefi e sì fatta Ma fi rifiettea al contrario che .
,

in Acharn. A£t. IV. Se. VII. v. 23. deferivendo 0 fi volea feguire il. fent mento del Ferrari , il qual
r apparecchio del convito per le fefie di Bacco no- foftiene che le dame Romane vefiivano fempre di por-
,

mina anche le belle faltatrici . Si veda ivi lo Sco- pora e facile allora era il dire , che effe fio It unto
-,

liajle Clemente Aleffandrino


. Paed. II. 4. nume- nel lutto ufafferò vefii bianche . Ferrari P. I. de Re
ra tra le altre cofe , che volea bandite dalle cene , veft. III. O
pure che attenendofi al fentimento di
17.
le timpanilirie , e le crotali lirie Arnobio generalmen- .
Torfirioye sul v. 3 6. della Sat. II. lib. I. di Orazio:
te rimprovera al Gentili le ofeenità , che da tali don- candido videtur mihi dixifie ;
( Albi autem non prò
ne nel ballare con filmili frumenti alla mano .fi com- quum utique polli nt Se vulgares mulieres , etiam me-
metteano retrices candidae elle : fed ad veliera albam , qua
(8) Oltre a quel , che fi è avvertito sulla Tav. matrone maxime utuntur , relatum eli ) dijtinguer fi
XVIII. dice Tlinio XXXIII. 3. Inferta margaritaruni potea tra album & candidum In fatti Servio sul .

pondera e collo dominarum auro pendeant , ut in v. 83. del III. della Georgica , dice : aliud eli can-
fomno ( altri legge fono ) quoque unionum confcien- didum eftè , idell quadam nitenti luce perfufum;
tia adfit Seneca de Benef. VII. 9. anche declama
.
aliud album quod pallori conftat eftè vicinum
,

contro il luffa delle Signore Romane nelle perle Del- . Benché a dir vero una tal diftinzione nè pur foddis-
fece
. ,
,.

Ili

APPRESENTA anche quella figura


una giovane e ben formata donna, che
balla , e fuona La corona di ellera b)
.

dalla quale ha circondati i capelli per


,
altro non difciolti ; e la pelle di pan-
tera , o altra sì fatta 0) , che le pende
dalla finiftra Ipalla , e attraverfando la
perfona le fvolazza fotto il braccio deftro ; e i cimba-
li

fi) Nel Catalogo N. Pi XXXI. 7. HI. 767. e Tegnenti, vuol , che le Ninfe educatrici di
(x) Era folienne a quei , che celebravano le fifi è Bacco per fottrarlo alle ricerche della gelofa Giunone ,
di Bacco coronarfi di ellera
, Euripide in molti luo
. *
lo nafeofero tra le fiondi d'edera'.
ghì delle Baccanti , e particolarmente v. 1 76. e 177.) Cur hedera cindta eft ? Hedera eli gratilfima Bacche
dove Tirefia efortando Cadmo a follennìzar gli orgii Hoc quoque cur ita fit , diccre nulla mora eft .

di Bacco così preferivo quel che fi ha da fare Nyfiades Nymphae puerum quacrente noverca,
,
Qvpcr8i àvctTtrèiv , yeti vsfipfiv Sopdi I%siv , Hanc frondem cunis appofuere novis
2.ts@mSvt$ xpccra niffulvoig fìXttzripcto-i'j . Altri ne portano altre ragioni Si legga Plutarco
.

Portar il tirfo , e de’ cerbiatti avere Sympof. IIL qu. 1. e 2. dove lungamente ragiona dì
Le pelli ,
e coronar d’ edera il capo . quefla pianta , e del perche se ne coronaffero i bevi-
Luciano in Tragopodag. difiingue i Sacerdoti di Bac- tori dì v ino .

co dagli altri al filo contrajfegno dell* edera . Bacco Bacco


t è 0)
le fue Ninfe fi veggono coverte di
Beffo coronavafi d' ellera ‘Plinio XVII. 4. : anti- pelli di pantere
0 perche le Nutrici fieffe di Bac-
.
:
quitus corona nulli , nifi Deo dabatur feruntque co
furon Mutate in pantere : 0 perchè quefii anima-
-,

Liberum patrem primum omnium impofuilTe capiti fuo li fono atnicijfmi del vino Si veda Filofirato I. .

ex hedera fD io doro I. 17. riferifee


. che fi attribui- Inim. XIX. , e Fornutù de nat. Deor. in Baccho
,

va ad Ofiride , 0 a Bacco /' invenzione dell * edera : che ne ajfegnano altre ragioni Soleano anche portare .

i perciò ayea ufo nelle fefie di lui Ovidio FaftoL pelli di cervi giovani , 0 di daini t quali pelli fi
.

diceano
.. . . . ,-,

TAVOLA XXI. 113

d’oro (7) . Le vejli (


8)
fon da offcrvarfi . I calzari di
color giallo (9) , e fermati da legami (1°) dello ftefiò colore
fembrano fintili alle nolire pantofole (»)

El. IV. 7. e feg. e fpediti . Quefia palla è di color turchino Ovidio


.

Virgo fuit , fpccies dederat cui candida nomen, de Arte III. 173. tra i colori graditi dalle donne met-
Candida , diverfis fat bene comta comis te in primo luogo il celefte .

Huic ego per totum vidi fplendentia corpus Aeris ecce color ,
tunc quum fine nubibus aer
Cymbala multiplices edere pulfa fonos e poco dopo
Hanc ego faltantem fubito correptus amavi Hic undas imitatur habet quoque riomen ab undis:
Or Jic come la bella Candida del Toeta portava ben ac- Crediderim Nymphas hac ego velie tegi.
concia la capellatura così la nofira parimente : e co- Credono gli Eruditi , che quejto fia il color de IT acqua
,

sì ancora le tre prejfo lo Sponio le mojfe delle quali marina Jimìle al color dell ’ aria Chiamavafi propria- .
,

non fono meno sforzate di quella , eh* e qui dipinta. mente cumatilis Nonio XVI. 1 Cumatilis.
aut mari- . ,

a u% nus, aut caeruleus Trattimi a graeco, quafi qui flu-


(7) Anticamente le armille foleano portarfi
.

folo braccio : i Sabini ufavano portarle al JìniJlro Li- . ttuum fit fimilis fluttus enim graece
: mpxrct dicmitur.

vio I. 11. gli Orientali al defiro Ezechiele cap. zi. .


(9) Il Balduìno de Cale. cap. 8 prova , che il .

n. 14. Sul princìpio folamente gli nomini le portava- color delle fcarpe , ordinariamente era negli Uomini
no ed era un dono che i Soldati riceveano in pre- negro , nelle donne bianco folea anche effer roJJ'o , -,
, ,

mio del lor XIX. 31. Dopo comin-


valore. Ifidoro giallo,
0 verde Vopifco in Aureliano fcrive : cal-
.

ciarono donne 'Tertulliano de Pal-


ad addobbarfene le .
ceos mulleos , cereos , albos Se hederaceos viris ,

lio cap. 4. armillis , quas ex virorum fortumi donis omnibus tulit , mulieribus reliquit Il color della ce- :

ipfae quoque matronae temere ufurpaffent , omnium ra vergine è giallo Apulejo Metam. Vili. p. 260. .

pudendorum confcias manus inferit Cominciarono le .


parlando de ’ mìnifiri della Dea Cibele dice : quidam
donne dal portarle anelo' effe ad un fol braccio poi ne :
tunicas albas in modum lanceolarum quoquoverfum
caricarono anche T altro : e finalmente ne cinfero due fluente purpura depittas ,
cing.ulo fubligati pedes lu- ,

per braccio Dell' abufo , che le donne Romane fa-


.
teis induti calceis .

ce an dell * oro per adornarfene ogni parte parla li- ,


È (10) Ifidoro XIX. 34. Obftrigilli funt , qui per
mo XXXV. 3. Ter altro foleano portar le armil- plantas confuti funt ,
Se ex fuperiori parte corrigia

le anche al collo del piede : e allora diceanfi fpecial- trahuntur , ut conftrigantur ; unde & nominantur .

mente compedes fi veda il Ferrari de Re Veli. III.


:
Il Vojfio in Obftrigillo fcrive : antiqui obftrigillos
17. Talvolta alle giunture delle braccia , e non ed vel obftrigilla dixere vincula focculorum ,
vel calceos
polfi : come nella fopr adetta Venere di bronzo del Mu- amentatos
feo Reale fi offerva Sembra che allora potrebbero dir-
. (n) Lo fieffo Balduino al cap. 12. crede , che da
fi propriamente brachialia , come le chiama Tlinio principio il fandalo era feoverto ; ma poi foffe dive-
XXVII. 6. : benché indiftintamente fi trovi ufata la nuto fimile al calceo nell' effer tutto coverto ,
e fer-

parola armillae per dinotare filmili ornamenti , in qua- mato da firifee di cuojo , 0 fimil cofa : differiffe pe-
lunque parte effi fojfero Si veda Voffio Etym. in Ar-
.
ro nella figura , e nella dilicatezza poiché ficcome -,

millae e Bart olino de Armillis §. z. In una pit- il calceo avea la punta lunghetta , e rivolta all' in-
,

tura del Sepolcro de’ Nafoni Tav. XI. fi vedono due sù , e cìngea non folo il piede ,
ma anche quafi la
Ninfe co ' braccialetti a' polfi } ed alle parti fuperiori mezza gamba : al contrario il fandalo era Jìmile in
d' ambe le braccia .
tutto alla folea ,
ed egualmente dilicato j e tale in fom-
(8) Oltre la già detta firifeia di pelle , come una ma ,
quali appunto fon le pantofole delle nofire donne .

fafeia j che appoggia sulla fpalla finifira , e traver an- f Il Salmafio , il Nigrono , e ’l Ruben non difiinguono
dò la perfona fvolazza fiotto il braccio defiro , ha cofiei il fandalo dalla folea , volendo , che 'l fandalo foffe
ancora la palla , 0 T amiculo ; vejli , che conveniva- fempje feoverto Noi avremo apprejfo occafone in
.

no a donne di teatro , e a ballanti Si veda il Ferra- . più luoghi , e particolarmente nell' illufirare una bot-
ri nel cit. lib. III. cap. 18. e 19. il quale fi maraviglia , tega di calzolajo ,
di parlare piu lungamente di que
perche i ballanti ufajfero tante vejli ,
e lunghe fino al Jla materia .

piedi ,
quando doveano anzi ejfere in abiti

Tom. I. Pit. T TAVOLA XXII.


: - - .

112
con bat-
TAVOLA XXL
li che tiene nelle mani in atto di fonarli
(4) ,
potrebbero farcela chiamar
tere 'uno contro l’altro (5) :

Baccante 6 ) Le raddoppiate Jmaniglie fono a color


(

d’oro
le due offa del becco fa fuono Tiìi generalmen-
dieeano vsfìpfàg: 0 anche dì capra alluce IV. Seg.118. . T tendo .

Buo- Eufiazio ad Iliad. A. p. 773. dice chiamarfi cro-


deve i Commentatori Si vMa il dotto Senator
te
.

talo un vafo di creta 0 di legno , 0 di bronzo ,


narroti nel Cammeo del trionfo di Bacco p. 438.
,

che tiene traile mani per far fuono Ateneo XIV.


(4) Avverte il Ruben de Re
.
veftiaria II. cap. ult. fi
accenna Si veda il Lampe nel c. , e*l Tigno
che taluni confondono malamente il cembalo col cym-
1
9. lo . .

e nella Menfa Iliaca p .67.


balum corrifpondendo il cembalo de' Tofcani al tym- rio nel cit. 1.
:

come fi è già da noi avvertito. (y) S. Gregorio Niffeno in Pfalm. cap. 9 .y rS nvy.-
panum degli antichi :

del IV. dell* Eneide fìdXii Ttpèg tò y.vpfictXov ovvoSòg: la collifione del cimbalo
In fatti Servio sul v. 6 4.
col cimbalo Nella moffa in cui fi vede la no-
fcrive : cymbala Umilia flint hemicyclis coeli quibus
. ifieffa ,
,

un pezzo coll altro , fon


S. Agoftino in Pfalm. CXXX. cym-
di toccare
cingitur terra: E fira Cimbalifiria
*

bala inviceni se tangunt , ut fonent . ideo a quibuf- rapprefentate altre filmili donne in più marmi preffo
comparata funt Catullo così di- lo Sportio p. ai. Tav. XL. XLI. e XLII. e in quefi* ul-
dam labiis noftris .

(linzue l * uno dall * altro finimento de Berecynt. & tima maniche fono due anelli , come nella nofira
le
pittura nelle altre due fono a modo di croce
;
in :

Att. v. 29.
Leve tympanum remugit: cava cymbala recrepant. altri marmi non fi veggono manichi , ma tutto l* emisfe-
tra mani Si veda Lampe II.
E Lucrezio IV. ria fi tiene fretto le il .

Tympana tenta fonant palmis ,


&c concava circum cap. 3-
Cymbala ..... (6) §}ual ufo aveffero nelle eft e di Bacco i cim- f
Si veda Tignorio de Servis p.163. a 168. Salmafìo
il bali timpani , lo fpiega Livio XXXIX. cap. io.
,
e

a Vopifco in Carin. cap. 15). Lampe de Cymbal. eos deducere in locum , qui circumfonet ululatibus ,
Vet. II. cap. 1. e feg. Lo Sponto Mifcel. Er. Ant. cantuquc fymphoniae , cymbalorum , Se tympano- &
Sett.I. Art. VI. riprende il Gruferò , che chiamo crota- rum , ne vox quiritantis , quum per vini ftuprum in-
la i cimbali: e V Tignorio al c. 1 p.173. nota An- .
feratur , exaudiri poflet Benché l*ufo generalmente.

tonio Agoftini che J'piegò col nome dì crotalo il tim- di quefii ifirumenti nelle fefte di Bacco , e di Cibe-
,

pano. Strettamente i crotali fi diftinguono dagli altri le , aveffe rapporto al ballo Luciano de Saltat. An- .

ifirumenti Apulejo Metam.IX. p.x7o. cum crotalis ,


.
& zi Ifidoro III. ai. efpreffamente dice : ditta cymbala,
cymbalis Vi fu chi penso poterfi la loro vera figura ri-
.
quia cum ballematica fimul percutiuntur Ita enim .

cavare da un luogo dì Tlinio IX. 35. dove dice hos Graeci dicunt cymbala ballematica Ubi ( foggiun- .

(margaritarum elenchos faftigata longitudine alaba- , ge il Voffio Etymol. in cymbalum ) ballematica dixit
ftrorum figura in pleniorem orbem definentes ) digitis
,
faltatoria , five faltationi idonea Sane pofterio- .

fufpendere ,
& binos ac ternos auribus ,
feminarum res Graeci fixXìJtyiv dixere prò àXXsNbca Gloflae .

gloria eli Subeunt luxuriae ejus nomina


.
fiquidem . . . Graecolatinae fiaLXitfi , falto :
Imo quod in pri- .

crotalia appellant , ceu fono quoque gaudeant , Se mis ad Ifidori locùm illuftrandum facit , apud Suidam
collifu iplo margaritarum Tarla dunque Tlinio del- . legas fìoùA'Cpi'j , td xu p.($aXct '/.rvdsiv , xuì zpòg tÒ'J
:

le perle lunghe e grandi fintili V vafi di unguento


, , , èyelmv yj'/pv òpysìc^ai . E
quindi è detto il ballo .

0 ( per dirlo alla nofira maniera ) a una pera , 0 a Ter ciò potrebbe dirfi quefia nofira una fonatrice , e bal-
ma pina : e foggrunge che quefie perle chiamavanfi larma , che fiotto le divifie di Baccante ci fi prefenti
dalle Dame Romane crotalia ,
cioè piccoli crotali: Nè monterebbe il non portar ella fciolti i capelli ,
La ragione di ciò era , diceafi , perche se una di que- eh* è pur imo de* caratteri Bacchici , come abbiamo

fie perle fi fojfe fegata per lungo , avrebbe formato un altrove accennato : poiché primieramente il Bellori
pajo di piccoli crotali \ Ter una fimile confider azio- fpiegando le Pitture del fepolcro de’ Nafoni , nella
ne lo fiejfo Tlinio nel medefimo cap. dice , che altre Tav. XXXIII. dove fi vede una Ninfa colla chioma
margarite diceanfi timpani : fcrivendo : quibus una non fciolta , e coronata d* edera che fuona un cem- ,

tantum eft facies , &


ab ea rotunditas , averfis plani- balo , mentre balla con lei un giovane con un tirfo in
ties , ob id tympania nominantur dopo lui Ifido- . E mano , dice rapprefentarfi due Baccanti V Mont- . E
ro III. ai. tympanum autem dittum , quod medium faucon To.I. Part.II. liv. I. eh. XX. Planch. CLXIII. 3.
eft: unde Se margaritum medium tympanum dicitur. d'una donna , che ha i capelli ben ravvolti e fuona ,

Tofia quefia fpiegazione(chefuJfifia') differivano i crota- un cembalo , ove è efpreffa una Tigre , dice effer co-
li da* cimbali foltanto in ciò che la figura de* primi
, ftei fenza dubbio una Baccante Oltracciò molte fimi- .

era bislunga ,
e filmile ad una mezza pera 3 i fecondi li donne s incontrano ne* monumenti antichi
*
, che ficca-

erano perfettamente rotondi . Generalmente pero fiotto rne agli altri fimboli fi riconofcono per Baccanti non ,

nome di crotali fi comprendono tutti gli finimenti , che han però fciolti i capelli Comunque ciò fia , le don-.

fanno fiuono percotendofi Il Voffio Etymol. in crota- . ne che fonavano sì fatti ifirumenti , e che aveano
lum lo fa derivare da xporéa pulfo Il Sarisberienfe . luogo ne* convivii , diceanfi Cymbaliftriae Tetr.onio .

Policr. Vili. i%. Croton graece pulfus dicitur: Se inde cap .XXII. quum intrans ( nel triclinio ) cymbaliftria.
cymbala fic dicuntur vel muficum notat inftrumentum,: Se concrepans aera omnes excitavit Cornelio Gallo .
'

quod in fono vocem cicoiiiae imitatur In fatti la . (0 altri che fia l* autore de* verfi , che portano il fuo
Cicogna da T. Siro chiamafi crotaliftria , perche bat nome ) così deferive una di quefie graziofe fonatrici
EUV.
II 7

TAVOLA XXII .
0

i vede quella leggiadra e gentil figura


coverta di una lunga e fòttiliffima ve-
lie a color paonazzo W Ha la lpalla, .

e braccio deliro ignudo (3) , a cui li


’1

avvolge affai vagamente un finiffimo ve-


lo giallo (4) , che girandole pel petto ,

e poggiando sulla lìnilhra lpalla fvolaz-


za in parte al di dietro . Le fi ondi fiottili , e lun-
ghette
(1) Nel Catalogo N. eDXXXI. 1. na : perche favoleggiarono i ‘Poeti
sì che la
,
ÒO Plauto
nell' Aulular ia At. III. Se. V. introdu- terra produjfe la prima volta le viole per fervir di
ce il vecchio Megadoro a defcrtv ere gl' incomodi gra- pafcolo alla giovanetta Io cangiata in vacca , la qual
vijfimi che portan feco le doti grandi , il quale nel-
,
fi credea la JleJfia , che Ifide ì e sì perche le Ninfe
l' efagerare graziofamente le
fpefe intolerabili , che nell' fonia donarono da prima a Giove le viole . Altri
dee foffrire il marito per contentare la vanità della Inficiando Jlar le allufioni avvertì con Ovidio III. de
moglie , numera tutti i mefiieri eh' erano impiegati Arte che quanti
, , ha fiorì la terra , dì tanti colori
per fervir e al luffo delle donne Tra quefti nominai eran le
.
vefti delle delicate donne : e ricordò ,
che
violarii come fpiega
, cioè , il Ferrari I. de Re ve- Marziale lib. II. Epigram. XXXIX. fpecialmente at-
ftiar. III. ii. eos
qui violae colore veftes tingerent.
, tribuire alle donne galanti la vefie paonazza.
Plinio nel libro XXI. cap. VI. dice : Violis honor Cuccina formofiae donas , ianthina maechae. &
proximus . . Ex iis quae purpureae folaequc
.
,
. . . .
(3) Se crediamo ad Ovidio , degno per altro di
graeco nomine a ceteris diftinguuntur , appellata la fede in quefli affari la parte , che piu attira gli
, ,

ut ab his ianthina vellis Non è per altro veramente


. fguardi degli amanti è nelle donne quella , che uni-
,
t v
porporino il lor colore
,
ma 7topQruposifeg , comel' lw9o» fce l' omero al braccio : così egli dice de Arte III.
fi_chiama da Efichio Lo fteffo Plinio XXXIII. 13.
. v. 307. e feg. alle fue difcepole:
fcrive che gli antichi imitavano il turchino colle vio- Pars humeri tamen ima tui , pars fumma lacerti
le Onde S. Girolamo confonde il color violaceo col-
.
Nuda lit , a laeva confipicienda manu *
l' azzurro Virgilio al contrario chiama nere le vio-
.
Hoc vos praecipue , niveac , decet ....
le , che piegano al cupo Vi fu chi trovò del mi-
.
(fi) Catullo in nupt. Pel. Thetid. &
fiero in quefio colore della vefie della nofira don- Non contesa levi velatum pe&us amichi.
Nec
. . . ,

121

Etunìus paìnvNéapolit:

TAVOLA XXIII. (0

EMBRA quella donna efler compa-


gna della precedente nell’ efpreflìone :

benché differifca poi ne’ contraffegni


che la diftinguono dall’ altra nel carat-
tere La corona par che ha di fie-
.

grano b) la velie è bianca (3)


li di :

e ’l velo è di un verde cupo (4) nella :

mano delira ha un paniere , e nella lìniltra un di-


Tom.I. Pit. V fco

(1) Nel
Catalogo N. T)XXX. Alba decent fufcas : albis ,
Cephei , placebas
(V) Altri non vi riconobbe , che fila di fillira tan- Tibullo IV. Eleg. I.

to tifate nelle corone convivali Gli fieli del grano


. Urit, feu Tyria voluit procedere palla:
aveano rapporto alle fefie di Cerere 3 di cui Ovidio Urit , feu nivea candida velie venir .

Amor. III. El. X. 36. (4) Potrebbe dirfi fimile al color di porro , 0 praf*

Deciderant longae fipicea ferta comae . fino , il quale corrifponde anche a quello della ver-
deggiante biada Era praffino famofo tra le di vife
(3) Era fiollenne nelle fefie Cereali vefiir di bian- . il

co. Ovidio Faftor. IV. 619. delle fazioni circenfi : E' nota la pajfione degli anti-
Alba decent Cererem ; veftes Cerealibus albas chi per gli giuochi circenfi , e T impegno di favorir-
Sumite ne le partite , che da' colori fi dtfiinguevano • Nè
T)el generalmente ne’ convìvii , e in altre occa-
refio foltanto nel circo , ma nel teatro ancora , e sulle
fioni di allegrezza fi tifavano candide vefii Si ve- . feerie ebbe luogo quefta diftinzion di colori , e di fa-

da Stuckio A. C. II. z6. E


nelle cene degl' Impera- zioni Caffiodoro lib. I. Epilt. 2. 27. e 33. Si veda
.

tori ,
e de' Signori Romani i minifiri erano albati Bulengero de Circ. cap. 4-8. e 49. Anzi era giunto
Suetonio in Domit. e ivi i commentatori Tra' colori . a tal fegno il lor furore , che ne' conviti fi vedeano
tifati dalle delicate donne ne' loro abiti enumera Ovi- difiinti i minifiri di quelli colle divife delle fazioni

dio de Art. III. v. 183. albentes rolas . E lo fiejfo /addette Seneca Epift. XCV. e de brevit. vìtaecap.V II.
.

Ovidio de Arte III. 19 1. Tetronio cap. XXVIII. ,


dove i commentatori . E dal-
l’ejfer
. . . . .

n8 T A V O L A XXII.
cingono biondi capelli l’ orciuo-
ghette u,
gucitc (5) ,
che le i

che tiene colla delira mano e ’l difco , o baci-


lo « ,
:

quale fono tre


no (7) , che foftiene colla finiltra , e nel
altrettanti difiintivi del fuo ca-
fichi ( ) ; par che fieno
8

rattere (9) Ha una jmaniglia a color d’ oro al brac-


.

cio deliro (
io ) : e le fiolee a’ piedi (").

e nelle jlatue
ludantes vinda papillas : quentifflmo e rincontro ne' baffìrilìevi ,
Nec tereti ftrophio
velo , che covriva, il petto (5-) Sembrano di canne , 0 di altra fimìl pianta
dove di(lingue il fiottìi ,

T acquatica Quejlo fece dire a taluno , che fiofé una


dalla fiaficetta , che Jlringea le mammelle enfiane .
.

Najade Erano le Ninfe nella comitiva dì Bacco :


'Plauto Epid. Ad. II. Se. 1 l. parlando del lufifio
.
prejfio
e Tibullo III. El. VI. v. 5-7. così canta
delle donne , le quali ogni anno inventavano nuove
Najada Bacchus amat Ceflas , o lente minifter?
mode di abiti ( quae velli quotannis nomina inveniunt
.

nomina moltijfiane vejli donnefiche , tra le qua-


Tempcret annofum Martia lympha merum .

nova
li
)
calthulam, &
crocotulam Nonio fipiega: calthulam .
Ma incontrò quefia opinione degli ofiacoli
Antiquarii quejlo vafo
Se crocotulam: utrumque a generibus fiorimi trans- (6) Prefericolo chiamano gli ,

latum a caltha , &


croco Or Virgilio da alla caltha .
benché diverfa fìa la deferizione di Fefio , eh' efipref-
famente dice : vas aeneum fine anfa , patens fummum,
l'aggiunto di gialletta Ecl. II. 5-0.
ut pelvis Si veda la Chauffe To. II. Sed. III. Eab. III.
Mollia luteola pingit vaccinia caltha
:
,

parlando delle Ninfe , che intrecciavano infieme varii e Montfaucon To. II. liv. ìli. eh. IV.
azzurro (7) Apulejo Metani. II. caenarumque reliquiis di-
fiori : ed e notabile l ' unione del giallo coll'
carico , 0 violetto che conviene alle vejli della nojlra feus ornatus .
,

donna Vi fu . però chi avvertì ,


che Varrone prejfio lo (8) Ritrovator de * fichi credeaji Bacco donde -,

interpreta la calthula ( fecondo la corre- da' Lacedemoni fu detto ’S.vx.Ityis Ateneo III. 5;. :P an-
fiejfio Nonio
.

zione del Ferrari nel cit. lib. III. cap. io. ,


leggen- fani a I. fcrive , che Cerere diede la femenza a ìta- F
comunemente caftula ) così palliolum breve : . . .
lo fuo albergatore
dofi
quo nudae infra papillas praecinguntur quo mulie- , (9) Da tutto ciò , che fi é notato ,
vi fu chi
magis utuntur poftquam fubuculis defie- volle poterfi dire abbia del rapporto a' Bac- che cofiei
res nunc eo ,
,

canali in cui fi mafeher a vano


, e dijguifavano tutti in
runt . E
quindi dedujfe , che 0 la calthula differiva j

dalla caftula 0 certamente quefia non conveniva al-


-,
varie forme : e che finta fi joffe una , che offerifea a
la nojlra pittura Onde altri ricorfero al fupparum ,
.
Bacco le primizie de' fichi Altri non ritrovava in .

di cui come abbiamo altrove cennato ,


dice Luca- quefia } che una mìniflra della cena in tal modo ador-

no II.
,

362. nata . E
vi fu ancora chi vi riconobbe una ballante :
....
humerifque haerentia primis del qual p enfierò Jì parlerà in una nota della Tav.
Suppara nudatos cingunt angufta lacertos .
feguente
e Varrone lo chiama un vejlimento da donna , quod (10) Oltre a quel , che abbìam notato in piu luo-
petftus capiebat Si veda il Manuzio de Tunica Ro-
.
ghi può vederfi il Buonarroti ne' vali di vetro p. 199.
man; Ma ne pur quejlo fodisfece : ficcome fu anche (11) Il Salmafio ad Tertullian. de Pallio v. cal-
rigettata la fafeia lata di Ovidio de Arte III. : nota , che la fiefifa differenza , che prejfio ceos
Qiias tegat in tepido fafeia lata finu Latini era tra il calceo , e la folea , correa prejfio i

i Greci tra l ipodema , e V fandalio : e foggìunge ,


'
Si nomino anche il capitium di cui fcrive Varrone ,

de LL. IV. 30. Capitium ab eo, quod capit pedus che 'l calceo e l ' ipodema firett amente dinotano quel : ,

e lo Jlejfo prejfio Nonio : ex pedore , ac lacertis erant calzare , che covriva tutto il piede via folea, e'I Man-
apertis , nec capitia habebant Si veda il Vojjìo de dalo vefiivano la fola pianta
. refiando feoverta la ,

Vit. ferm. I. 29. Ma ben fi vide , che l'incertezza era parte fuperiore Gellio XIII. 20. definifce le folee ejfer: .

la (lefa Finalmente fi dijfie


.
che potèa ridurfi gene- Omnia id genus , quibus plantarum calces tantum in-
,

ralmente alla palla , 0 ad altra fimile fopravvefie don- fimae teguntur j cetera prope nuda , teretibus ha- &
nefea cinta in tal
,
modo per efprimerfi quefia donna benis vinda funt Convenivano propriamente alle don- .

piu fpedita al fuo minijlerìo 0 anche per capriccio ne Manilio lib. V.


-, .

del pittore Ter altro bajla leggere le due feene da noi


. Femineae veftes , nexae fine tegmine plantae :

fopraccitate *&//’ Aulularia , e dell' Epidico , per ejfer e per lo più i Toeti le chiamavarto ajfolutamente vin-
convinti della nojlra ignoranza sul fatto delle vejli de- cula Tibullo El. V. lib. I. efagerando i fervizii , che .

gli antichi : ne le ricerche , e le controverfie degli Eru- fa l' amante povero alla fitta donna , dice
diti in quejlo genere han prodotto altro , che maggior Vinclaque de niveo detrahet ipfe pede .

confujione , e incertezza , anche in quelle , di cui fre-


-.

UESTA pittura non inferiore in parte


alcuna alla bellezza e perfezione delle
altre compagne fue , ci prefenta una
donna coverta da bianca tonaca ( 0 ,

e da una fopravvefte di color turchi-


no , orlata da un lembo di color rof-
5
fo (3 . Oltre a pendenti dà perle y ed ol-
tre a' fondali \ è da confiderai’!! la fafcetta di color roffo ,
che le cinge la fronte ,
e ftringe il velo M di color gial-

lo

C1) rtpog0 N pxxxi. - femplìce tenia Tertulliano pero de veland. Virgin, cap. 17
. .

C2 ) UJ° “ e e "tanche veftì nelle donne fi ferivo: Mitris, &


lanis quaedam non velane caput , ied
, ,
e in più luoghi parlato : bajla qui avvertire che conligant , a fronte quidem protedlae qua proprie au-
,
:

aUa Pace davafi bianco vefiire


:
. Tibullo lib. II. El. X. tem caputeli, nudae. Aliae modice linteolis nec ad
,
nel fine aures ufque demilfis
,
cerebro tenus operiuntur . Si veda
At nobis , Pax alma , veni ,
fpicamque teneto , il Ramando de Pileo, & cet. cap. teg. fedi. VI., il qua-
Perfluat &
pomis candidus ante finus le nel portare i varii fignificati della mitra vuol che
.

C3) Quefia figura è così ben compofia , e mode- quefia e la calantica fojfero talvolta lo
fiejfo , e corri
,

fi amente vefiita , che non può ridurfi al genere delle fpondejfero alle noftre cuffie covrendo tutta la tefia
,
libidini , il quale par che nè pur convenga alle due II Giunto vuol , che la calyptra generalmente dinotajfe
precedenti Vi fu pero
. chi fofienne il contrario s e
, qualunque covrimento di tefia donne co altri vogliono , f :

di quefia ne formo anche una Venere : il qual penfie- che


fi apparteneffe propriamente alle Regine. 'Turnebo fpie-
ro fi /piegherà apprejfo . ga il caliendro per la calyptra delle Dee Eufiazio ad .

00 Molte erano le maniere , con cui le donne ac- Illad. 2, dice , che T x.prjò'spyov era un covrimento della
conciavano il capo e molti i veli , onde covrivano i tefia delle donne , che feendea fino agli omeri , e
fi le-;
capelli Sfittefio legame annodato sulla fronte fembrauna gava con una
.
fafcetta intorno al capo: Snida pereto lo
chiama
. . 7 . ’ ,
,

132 TAVOLA XXIII.


fco (5) .
precedente , fciolta e difcin-
Ha ella ,
come la

ta la vefte
(<5) non ha però , come quella , i fondali a’
:

piedi , ma le pianelle 7 ) e tiene la fpalla delira , e l’ in- ( :

tero braccio nudo fino al petto (


8
).

TAVOLA XXIV.
r ejfer diftìntì ì fervi co ’ varìì colori delle fazioni cir- Haec movet arte latus , tunicifque fluentibus auras
censi crede il Ferrari I. de re velliar. III. 4. ejfer nato Excipit
il coftume delle livree né" noftri fervitori : e po- alle quali corrìfpondono i fluitantes amictus di Fru-
trebbe anche dìrfì quello degli uniformi militari "Del re- denzio ( fi veda però su ciò Gronovio II. Obf. 7. e a
.

in fatti alle donne non onefie ,


fi 0 P°Jfotl vederfi ne’Fvc. V. VII. <?IX. del lib. XV. del Fedro V. Fab. I. )
:

Codice Teodofiana ( e ivi il dottijfimo commentatore') e deftinate al piacere conveniva la tunica recinga
le leggi dagl Imperatori fatte per reprimere in parte ,
'
0 foluta , di cui Ovidio negli Amori , e nell' Ar-
e por freno alle fpefe eforbitanti che fi faceano nel te fa fpejfo menzione
,
Oltracciò altri dijfe la vefte di .

regalare , e proteggere gli Agitatori del circo , e le don- quefta noftra figura , e dell’ altra compagna non poter-
ne di teatro . Ma
poco giovarono le leggi : il favore fu
fi con certezza dir tunica ma 0 doverfi ridurre -,

lo fteffo Si avverte dagli Storici , come circofianza no-


,
al genere delle tuniche palliate , che aveano l’ ufo
tabile , che Marciano fu follevato all ’ impero dalle e di tunica e di pallio infieme : come lo fpìegano ,

fazioni cireenfi . Si veda la Cron. Aleflandr. Efichio , e Folluce nell Efomide , ( dicendo , eh’ era
(5-) Vi fu chi ritrovo in quefta , e nella prece- una vefte comica , e da fervi , e avea una fola ma-
dente due ballerine. F
oline e IV. 103. dice io so nica da una parte con un pallido aggiunto
: e chìa- ,

bene 5 che ’l ballo detto cernoforo faceafi da’ faltato- mavafì efomide perche non covriva le palle ) : O pu- f
(6) ,

ri , che teneano in mano de’ vali, che chiamavanfi re doverfi generalmente chiamar palla fciolta , e difcìn-
;iépvcc . Ateneo XI. 7. anche parla de’ Cernoforì e ’l ta ( come , lafdando fiar gli altri efempii , nelle fi-
Cafaubono fcrìve così : fiatile vas fuit multos coty- gure di Bacco e delle Baccanti vediamo ne mo-
lifco§ in se continens quos fello die quodam fru£li- numenti antichi
, } j e que ’ veli di altro colore po-
bus omne genus implebant , &
ex religionis avitae terfi dir fafee pettorali , 0 omerali , che convenivano ap-
ritibus ad facra deferebant , proprium id fuit minifle- punto a' miniftrì de convivii Si veda Alberto Ru- .

rium eorum , quos vocabant cernophoros Or fìccome , ben de re velliar. I. 13. Cade qui in acconcio di av-
.

dìcea coflui , i Cernoforì portavano tal vafe con delle vertire , che non dee recar maraviglia in quefie
, fe

frutta : e F
oline e , Efichio , ed Ateneo ci fan fapere
,
note fi portano tante diverfe congetture , fenza per
che molti balli fi faceano con fìmili cofe alla mano , ben 10 più decider nulla Foìch'e altro non contenendo .

potrebbe dirfi , che quefie due donne fieno ballanti col quefie note , che i difeorfi fra noi temiti nell ’ ojfer-
dìfeo , e co’ vafi , e panieri traile mani Si veda var le pitture
. ficcome pochijfime fono fiate le co- :

Meurfio in Orcheftra in iicùdi'Jiog fe , che fien p affate fenza contradizione s così nel
Il vederfi quefla , e la precedente figura difein- tempo fteffo , che fi fono prodotti al Mondo erudito
te , fece , che taluni opponeffero a colui , che le fo- 1 Rami con pìccole e femplicì fpiegazioni , fi è
fienea per due minifire del convivio } ejfer ciò contra- creduto anche proprio , pel fine già di fopra ac-
rio al noto cofiume de’ miniftrì convivali eh’ erano cennato , accompagnarvi le rijlejfioni di ciafcuno fen-
, ,
fempre praecinfri , e alte cindti Si veda lo Stuckio
. za a lor modo.
togliere agli altri la libertà di penfare
Ant. Conviv. II. 22. e ’l Fignorio de fervis p. 104. ( ) Il Balduino de Cale. gap. XIV. p. 139. ba-
dove avverte , che i noftri Diaconi ajfifievano , e mi- xeae &
crepidae integumenta receperunt , quae E
,

niftr avano alla fagra cena , colle tonache fcìolte , e taluni excipias, pedes totos operirent j e nel cap. XVI.
calate fino a' piedi , appunto per difiinguerfi da’ fer- pag. 164. diftingue i Tocchi dalle crepide in que-
vi . Rifpofe egli a quefta oppofizione primieramente fto ,che i primi covrivano tutto il piede le feconde -,
,
che non fempre , ne tutti i miniftrì convivali eran fer- lafciavano nudo il tallone , come qui
fi vede . Ma
vi : e che anche quefti talvolta erano difeinti Apulejo . 11 Nigrono , e ’l Ruben fanno le crepide fempre fimi-
Met. II. p. 53. e Flauto Poem A&- V. Se. V. ove i li alla folce cioè aperte al di fopra.
3
commentatori In fecondo luogo
. che febbene ordina-
,
(8) I Latini diceano expapillare brachium per de-
riamente gli uomini , e le donne foleano firignere con nudare il braccio fino al petto Fefto : expapillato .

qualche legame nel mezzo la tonaca 1 più delicati


però le portavano fcìolte: così Fedone Albinovano par-
-, bracino , exerto ; quod quum fit papilla nudatur , . E
Nonio expapillato bracino , quafi ufque ad papillam
:

lando di Mecenate , a cui tal cofa imputavafi a renudato. Alberto Ruben nel cit. lib. I. cap. 1
7. feri-
mollezza , dice ne ut toga dexterum humerum excludebat , ita Itola
:

Invide quid tandem tunicae «nocuere folutae exclufo quoque eodem humero in finillrum brachium
3 ,
Aut tibi veptofi quid nocuere fipus ? rejieiebatur Ma par che
. quefto fi. opponga ad Ora-
e oltre a quefta zìo , che dice
Lydia te tunicas juflìt lafciva fluentes Matronae ( di cui era propria la, ftola
Inter lanificas ducere faepe fuas ) praeter
Ovidio ancora Art. III. 301. C faciem nil cernere poflìs.
Si veda il Ferrari in Analed. cap.
24.
. . .

TAVOLA XXIV. 127

che tiene colla fìniftra ,


fono i flioi diftintivi (
Io
) ; ben-
ché non tali ,
che baftino a dichiararci interamente , e a
toglierci dalla dubbiezza (n)

Poiché fi vuol che in Cipro Citerea


,
Egizii , prejfo i quali la moglie comandava nelle co-
Quell’ albero piantò , quell’ arbor folo fe private al marito , e quefio negli fponfali promet-
Lo fcettro ben conviene a Venere , frequentemente tea di ubbidire a quella Si veda il Lorenzi de
.

da' Greci e da' Latini poeti chiamata Regina ( co-


,
fponf. & nupt. cap. II. Si foggiunfe ancora ,
che le
me per altro eran tutte le Dee ) , e talvolta sy incon- altre figure delle Tavole precedenti
( le quali non
tra ancora collo fcettro rapprefentata L’ammìtto ceru- . eran poi dell ’ ultima ofcenità ) corrifpondeano a un
leo abbiam già altrove detto con Apulejo ejfer proprio tal penfiero .

di Venere nata dal mare e da quel , che fopra fi e


: (10) Vi fu chi volle ad ogni modo riconofcere
notato , fi vede come /’ acconciatura della tefia non anche in cotefia donna una ballante Ma altri av- .

le fconvenga . Or nell' uno e nell' altro fiftema di ejfer vertì , che V vederfi le figure nelle mojfe che fem- ,

la fi anza di quefi pitture un cubiculo , 0 un triclinio , bran di ballanti , non è Jegno , che fieno veramente
e
Luna , e V altra Dea era ben fituata in quel luogo , tali : ma quefio piuttofio è un artificio de* pittori per
qualora fi voglia riferire a nozze . Ter altro fi ri- dar piìi leggiadria alle figure , ove non fiavi dipinto
flette ,
che Venere , e Giunone fi confondono , e fon la fuolo . E
poi generalmente le donne delicate cammina-
fieffa cofa , per riguardo alle nozze : e le donne folca- vano mimicamente , e quafi ballando Ovidio Art. III. .

no a Venere far voti , e fagrificii per impetrare al- 300. e feg. ove il Burmanno .

le figlie buon marito Si veda Nat al Conte II. 4.


. (11) Parvero tutte quefie congetture plaufibili ,
!

E sul penfiero , che foffe cofiei Venere pronuba , o ma non ficure interamente : e ficcome le libidini , e V
maritale 5 fi dijfe , che ben le conveniva lo fcettro in convivio , e tutte le altre rifiejfioni efpofie di mano in
fegno del dominio , che avea la moglie nelle cofe mano j così anche quefte ultime non furono efenti da
domefiiche : onde allorché entrava la fpofa in cafa molte oppofizioni non potendofi mai formar fifiema
: ,

del marito , fe le confegnavano le chiavi Fefio v. . che regga per ogni parte , particolarmente falla ca-
Clavis Si ojfervì Arifiofane Concion. v. i8z. e
. priccìojà fantajìa de' pittori
feg. Ea quefio propofito fi avvertì il cofiume degli

Tom. I.Pit. X TAVOLA XXV.


. . , . . . , . , -

12.6
tavola 6)
XXIV.
capelli H ramufcel-
i biondi i
in cui fono avvolti
.

lo (j) ,
pendenti , che fembran cedri (7) , il
lo colle due frutta
8 a color d’ oro (p),
quale ha nella delira; e lo fcettro
( )

che
non fola di T)ei
confonda poi col mafo- benché lo la fcettro ni? primi tempi un’ infegnu
chiama xe@ctl.lfcafu»
Re , ma ancora di trionfatori , come Jpeffo
; nel-
derivar e di
rio. Il Menagio nell' Orig. della ling. irai, fa Or volle dir taluno , che
‘Plauto , e da Giove- le medaglie offerva .

la cuffia da fcaphium , tifato da fi


come egli vuole dopo il Turnebo la donna qui efpreffa abbia mano lo fcettro , per m
nale in tal fenfo Infatti nella pom-
aver quello del rapporto a Bacco
,
.

già difcorfo a baftan-


(5) dii quejlo colore fi è da Ateneo V. 6.
pa Bacchica dì Tolomeo defcrittaci
za nelle vefli , e negli altri addobbi donnefchi Aven- .

con una mano una


ci rimet- vedetti una donna , che portava
do avvertito noi sul principio , che pe colori Qolmog che potrebbe a
corona coll ' altra pd
parrà forfè imitile la cura , che * ,
teamo al Catalogo -,
,
.piu monumenti
quejlo e in molti altri buona ragione dirfì uno fcettro: e in
ci abbiam prefa di notarli in mano a forma m
antichi fi trova Bacco col baftone
luoghi Ma è ben che noti , aver noi ciò fatto,
.
fi die enfi Sueton. in
di fcettro , il quale anche baculus
.

efattezza le pitture
dove nel riconofcere con pili , fi
Ner. cap. 14. Ma non parve ciò detto fenza
ferito
è trovata qualche diverjità tra quejle , e'I Catalogo: appartenerfi
V* fu chi credette il nofiro fcettro
0 dove fi è creduto , che 7 color delle vefii potejfe (9)
alla Race 'la quale in piu d'una medaglia apertamente
gio vare alla intelligenza della figura ,

ramo in una mano , e nell'altra con uno


E
-

(6) notabile , che tutte le figure dì qilejle fi vede con un


abbiano ca- fcettro fwiìliffimo a quello della no(Ir a donna ,
a cui
donne dalla Tav. XVII. fino alla prefente
Vi fu , chi avvertì non ad al- è anche fimile negli abiti , e nell' acconciatura della
pelli di color biondo .

tro dover forfè ciò fi


attribuire che al fondo negro ,
tefta . E fi
fioggiunfe che bene aver luogo dovea nel ,

non triclinio perche Euripide in


la Race sì Bacchis
su cui tutte quejle figure eran dipìnte :
otto :

avendo potuto il pittore su tal campo far neri i ca- v. 417. e feguenti così canta di Bacco
'Ó ìodpiuv ò àicg nottg
pelli
Clemente Aleffandrmo tn xporp. Xodpst [Lv SaAauny ,
(7 ) Orfeo preffo è'
1

tra le altre cofe confagrate a Bacco numera


O/Atf c?fioSÓTSipxv sìprj-

MfaaTS yjpfoecù xaM irup E ffnepiSbv XiyvfM


e
vccj , xxporpófijy Qeuv.

Anche i bei pomi d’ oro deli’ Efperidi Quello figliuol di Giove


Che la lor voce in dolci note fciolgono Ama i lieti conviti

Or che quefti pomi d'oro non foffero altro , che


cedri, Ed ama inlìem la Race
lo dice apertamente Ateneo III. 7. coll ' autorità di Datrice di ricchezze
Giuba Re della Mauritania ,
il quale parlando de' De’ gióvani nutrice .

cedri afferma che quejìe frutta chiamavanfi da' po- sì perche Orazio ode 17. inculca ne' conviti la
lib. I.
,

poli della Libia pomi dell’ Efperidi , che da Ercole pace , e proibifee le riffe , che dice effer proprie de'
furono in Grecia trafportati , e detti d’ oro a cagio- Barbari ; avendo forfè riguardo alla cena de' Lapitì.
ne del lor colore per la loro rarità non fi foleano
. E Si accordò , che forfè non era inverifimìle poter que
ne' primi tempi adoperar per cibo , come nello fieffo fa figura efprimere la Race , convenendole general-
Ateneo dichiara uno de' convitati effere fiato cofiume mente ogni fiorta di pomi } ma fi avvertì , che' Ira-
de' lor antenati : e di un fiecolo prima l' attefia Rlu- mo , il quale fi offerva sulle medaglie in mano della
tar co ì ma
fi confervavano nelle caffè
per mantener Race , ordinariamente e creduto di ulivo .

le vefii illefe dalla tignola , e odorofe Non 'e dunque . I pomi d' oro fecero formare due altre congetture
maraviglia , fe appo gli Spartani fi offeri fiero agli fopra coflei , volendola alcuno per Giunone , altri per
Dei , come avverte Timachide preffo il me defimo Ate- Venere Il primo confiderava , che lo fieffo Ateneo .

neo , e fe foffero con p articolar culto dedicati a Bac-nel cit. cap. 7. p. 83. dice che racconta Afclepiade
co } il quale celebravafi per autore di tutte le frut- aver la terra prodotto /’ albero , che facea tali frutta,
ta. Si veda Spanemio de U. & P. Numifm. diflert. IV. nelle nozze di Giove con Giunone : alla quale anche

(8) E quejlo nella


' parte fiperiore ornato di un i Mitologi particolarmente affegnano i pomi d' oro .

fregio fimile a un capitello in cima del quale ve- Lo fcettro è fpecial (imbolo di Giunone Regina de-
,
fi
de un globo S' incontrano Jpeffo de' fimili fcettri or-
. gli Dei 5 e collo fcettro fpcfiìffimo ne' monumenti s' in-

nati nello fieffo luogo di fregi sì fatti Lo fcettro di . contra . Il diadema , 0 faffetta ,
che le cinge la
Giove avea in cima un' aquila. Raufanìa V. n. fronte ,
per la fieffa ragione le vìen dato dagli ar-
e tale era lo fcettro dato in dono da' Tofcani al Re tefici j
e da' poeti. Apul. Met. X. Il velo di color
Tarquinio ,
il quale rimafe poi cC Confoli : Giovenale giallo corrifponde al flammeo , eh' era quel velo , di
Sat. X. v. 38. Lo fcettro di Giunone , di cui fa cui le fpoff covrivano il capo : e perciò proprio di
menzione Raufanìa avea in punta un cucu- Giunone dea delle nozze La, fiopravefte azzurra con-
II. 17. , .

lo , fitto la figura del quale Giove la prima volta viene alla dea dell ' aria , qual e Giunone detta da
gode la forella Nella menfa Ifiaca Ofiri , ed Oro
.
Orfeo Hymn, in Junon. dspópiopfog Il fecondo con .

tengono i loro fcettri che terminano in tefie dì fpar- egual felicità attribuiva tutto a Venere : poiché lo
,
-

vieri e quello d' Ifide nel fior di loto


: Finalmente fieffo Ateneo p. 84. riferifee i verfi di un antico .

in una medaglia preffo Antonio Agofiini dial. V. Cibe- poeta il quelle parlando de' pomi d' oro e de' ce-
, ,
U ha un fcettro fimiliffimo al nofiro qui dipinto Era dri , dice .

Poiché
, .

TAVOLA XXV ."

L Centauro , la cui parte umana è di


carnagione abbronzata , e la parte ca-
vallina è di un color limile alla cene-
re 0) ha le mani legate dietro, ed è
,

in mofla di correre portando sulla grop-


pa una Baccante mezzo ignuda , che
5
lo tien prefo pe capelli (3) colla fini-
5
lira nell’atto di volerlo percuotere coll alla del tirfo (4),

che
(1 ) Nel Catalogo N. DXXIX. ne la debolezza corrifpondenté all * atto in cui fi ,

00 Virgilio Geòrgie. III. v. 83 .parlando del mali' vede di effer da una donna legato Dice in fatti .

to de Cavalli , dice

Virgilio
. .bonetti.
.... color eli deterrimus albis *
Spadices ,
glaucique .' color eli deterrimus albis Et gilvo
Et gilvo .... dove nota il Daniello : altri Dofolini fii appellano }
dove nota Servio : gilvus eli color melinus : ma piti è fono di due forti * cioè bigi , e cervàtti i primi :

chiaramente Ifidoro XII. i. gilvus eli color melinuS fonò di muri valore poco i fecondi fi apprezzano <
;
fubalbidus ; effendó il colo? gilvo lo JleJJ'o , che V ceneri- Galeno III. de ufii paftium ojferva , che fon generofe le
no detto perciò da * Greci (fnichot; , OTtobictiog * e trito -- cavalle che han bianchi i piedi , Noi in una nota
*
bbstòjg . Lo JleJJ'o Ifidoro nel c. 1. par chè lo confonda della Tav. XXVI. famineremo V
e opinione di Virgilio
col dofinus , fcrivendo del color dé cavalli : dofinus ' sul manto bianco de i Cavalli .•

diiSlus , quod fit color ejus de afino.' idem cine- & (}) I Capelli del Centauro fon biondi * ficcarne e
reus . Sunt autem hi de agrelli genere orti quos equi* biònda ancor là chiòma della Baccante * difciolta
*
Jeros dicinius , &
proinde ad urbanam digflitatem e fparfa in modo
*
che fembra effer fpinta in dietro
tranfire non pofllmt . E
quindi per efp rimere forfè la dal Vento * corrifpondente così alla mojfa del Centau-
falvatica , e rujlìca natura de * Centauri ha datò a ro s che corre .

quejlo il pittore tal manto o anche per dmojlrar- -A quefio Jegnó fi riconofee la donna
(4) una
:
effere
Bac-
.

TAVOLA XXV. 133


tro par che abbia un non so che di più vago e di più
efpreffivo

per efprimere la pazienza fervile degli amanti nel Inter Joniacas calathum tenuifle puellas
fojfrire l imperiofe donne
’ . Altri poi volle , che in &
Diceris , dominae pertimuiflè minas .

quefla pittura fi rapprefentajfe forfè qualche Bac- e v. 81. e 82. (/è pur quefii due ver fon di Ovidio)
fi
cante amata dal Centauro , che lo cavalca nella Crederis, infelix, fcuticae tremefa&us habenis
fiejfa maniera ,
che Achille prejfo Filofirato II. Im- Ante pedes dominae procubuiflè tuae.
mag. II. , e prejfo Tzetze Chil. VII. 19 4. caval- Altri generalmente avvertì , che Etimo XXXVI. nu-
ca il fuo maefiro Chirone . E
se coftei lo tien pe’ merando i miracoli della finltura , che a’ fuoi tempi
capelli , e legato lo guida e col manico del tir- fi vedeano in Roma
, ,
dice , che tra i beltijfimi pezzi
fo ( non già colla punta , come avrebbe dovuto raccolti da Afinio Bollione vi erano : Centauri Nym-
figurarfi , se fi foffe voluto efprìmerla nemica ) lo phas gerentes Archefitae . E foggiunfe , che qualche
percuote non per ucciderlo , ma per guidarlo a fuo Mitologo nel raccontare il fatto di Neffo , che nel tra-
modo j e correggerlo par che fi figuri in uri azio- ghettare Dejanira pel fiume Eveno volle ufarle vio-
-,

ne filmile al penfiero di Ovidio Epiftol. IX. v. 73. e lenza , nota , che i Centauri foleano fiare alle rive
74. dove d' Ercole fottopofio al comando della bella de’ fiumi per traghettar le donne , e abufarne.
loie così dice

Tom.I.Pit. Y TAVOLA XXVI.


. .

132
-TAVOLA
L A XXV.
che ha Nota è poi 1’ attenenza , che han-
nella deftra .

egualmente , e con Ve-


no i Centauri W con Bacco
(*)

delle rap-
nere (7) e i monumenti antichi ci fornifcono
:

prefentazioni Umili (
8
) a quefta pittura, la quale (9) per al-

la feconda, perchè fc rive il Sarisberienfe Policrat. I.


Baccante non avendo altro di particolare , che la
che tra gli allievi di Chirone fi numerava anche
,

diftingua -, potendo la fciolta chioma convenire a ogni 4..

Bacco .
Ninfa .
Centauri portati con eguale intem-
Si fingono i
(?) come abbiamo altrove accennato , in-
IJfone j
(7)
gra- peranza al vino libidine : e ficcome abbiane
e alla
vaghitofi della Regina de Cieli , e dimentico della
,
* y y

ac- offervato che ne Fauni , e ne loro fimili , fi figurava-


titudine , che dovea a Giove , da cui era flato
con no gli aftuti infidi at ori delle Ninfe onde Orazio III. -,

colto generofamente , ebbe V ardire di [piegarfi


Giunone : quefta , col configlio del marito , gli pofie
Ode XVIII.
Faune Nympharum fugientum amator
avanti una nube , che rapprefentava efatt amente la , :
y
così forfè ne Centauri fi voleano efprimere i feroci
di lei figura da quefto congiungimento nacque un
:

e brutali violatori , e rapitori delle medefiline . Infat-


figlio con fiuperbo , e [graziato , che fu T
odio degli

uomini e degli 'Nei . Cofiui fu dato ad educare alle ti la favola ci fornifie degli efempii moltiffmi in que-
,
nella Teffaglia , e da "effe fu fto genere Oltre alla violenza , e rapina tentata da?
Ninfe sul monte Belio .

nominato Centauro Quefti efifendofi accoppiato alle


.
Centauri ubbriachi nelle nozze di Biritoo da noi già
giumente di quel luogo diede /’ origine a que moftri , in altro luogo defcritta ed oltre al noto ardimento
,

che aveano la parte fiuperiore ài uomo , la parte infe- di Neffo j che volea su gli occhi di Ercole far vergo-
rior di cavallo Cosi e riferita quefta avventura da
.
gna a Nejanira moglie di quefto , da cui fu perciò [net-
Dio doro IV. 69. e 70., ed elegantemente defcritta da tato: narra Nio doro IV. 12. che lo ftefifo Ercole uc-
B induro Pyth. Od. II. S impegna Galeno III. de ufu cife il Centauro Omado per aver violentata Alcione
y

parrium a far vedere , che non pub convenire col- forella di Eurifteo Apollodoro III. 9. racconta , che
-,

y
la natura sì fatta unione , conchiudendo , che a Boo- la vergine Atalanta uccife i Centauri Reto , ed Ileo ,
ti è lecito tutto Molti procurano di ridurre la favola
. che avean voluto affalirla nell * onore: e Tolomeo Efe-
alla fioria Tzetze vuol , che una Regina di Egitto
: ftione prefi 0 Fozio Cod. 190. riferifee che le Sirene ,

y
per fottrarfi all importune richiefie di un ofpite di furono dette Centauricide , perchè ammazzati aveano
y

fuo marito fece accoglierlo in fino luogo da una fer- molti Centauri , ch erano di effe invaghiti Or dun- .

y
va chiamata Aura Balefqto all incontro penfa , che . que se i Centauri erano del coro Bacchiso , e così portati
un luogo della Teffaglia detto Nube
y
certi giovani d alla intemperanza del vino , e alla sfrenatezza [enfia-
le: facile e il concepire , perche Agragante intagliaffé ne*
( vefjèhYj } che furono i primi a montare fi,opra ca-
valli nell’ infeguire alcuni tori diedero oc cafone bicchieri Baccanti unite a Centauri : Blinio XXXIII.
(6),
a farfì credere mezzo uomini , e mezzo cavalli , e 12. e perche in una gemma del Mufeo Carpegna ripor-
origine alla favola de* Centauri , cioè pungitori di tata dal Buonarroti nel cit. 1 p. 43 6 fi veda un Cen- . .

tori Altri fimplicemente firivono


. che gT Ippocen- ,
tauro con un tirfo alla mano , e con una Baccante ad-
f
tauri altro non offero , che ì primi , i quali aveffero doffo , che fembra far forza per fottrarfi dal braccio ,
domati cavalli , e fattone ufo nelle battaglie , e per- con cut quel moftro la tiene avvinta
ciò detti l7rttcyfvTopsg .
(8) Nel
Nel gruppo della villa Borghefe efpofto dal
refto è famofa la contefa
tra gli antichi greci Maffei tra le Statue Tav. LXXII. a LXXIV.y? rap-
, e romani ,
[acri e profani
Scrittori sulla fifica , 0 favolofa efiftenza di filmili pr efinta un Ceutauro colle mani legate in dietro , con
moftri di cui può vederfi il dotto Bochart Hieroz.
, Amore coronato di ellera , in groppa , che lo prende
y
P. II. lib. VI. cap. io. p. 833. a 84.0. Ber altro
fi di- pe capelli
Una corniola del Mufeo Barberino portata .

ce , che V cavallo dì Cefare avefife i piedi di avanti dal Signor de la Chaujfe Thef. Er. Ant. To. I. Seft.I,
fimili agli umani Blinio VIII. 42. e Suetonio Caef. c.61.
. Tab. LI. efprime lo ftefifo se non che Amore non ha ,

B
Anche anfani a V. 19 fa menzione dy un y antica [cultu- la corona di edera
..
Il Maffei , e la Chaujfe lo [pie- .

y
ra , in cui vedea un Centauro co piedi di avanti uma- gano allegoricamente per la potenza di Amore fiopra
fi
ni , e con que di dietro foltanto di cavallo Ne’ mo- tutti , anche [opra gli animi più rozzi , e ferini . .

numenti , che ci refi ano , coftantemente


fi offerva , (9) Sembrò ad alcuni , che [offe la noftra pit-
come qui fi vede tura dello ftefifo genere del Centauro fi,opra mentovato
Ne monumenti antichi , che a Bacco appar- della villa Borghefe e ficcome in quel gruppo lo [cultore
y

-,

tengono , fpejfo s'incontra quefto Nio su cocchio tira- ha efprejfo Amore ifteffo , che unitamente con Bacco
to da Centauri : bafta accennar per tutti il bellijfimo fimboleggiato nell edera ) lega il Centauro , e ne ’
(
cammeo del Mufeo Carpegna illufirato dal dotto Sena- trionfa : così il noftro pittore [pieghi qui il
medefi-
tor Buonarroti , il quale porta due principali ragioni
mo penfìere colla bella Baccante fi ricordò a pro- . E
di quefta attenenza dì Bacco co' Centauri : la prima
posto quel che dice Tibullo I. El. 9.
perche ejfi fi fingono arnìcijfimi del vino onde Nonno Ipfa Venus magico religatum brachia nodo
;
m Dionyf. XIV. 167. dice di un dì loro Perdocuit multis non fine verberibus
.

Kuì ZxTvpw 7:0X1) ptuXXov èxw 7ró9 a


E del vili dolce ghiotto più che
0 og oha e Broperzio III. 24.
:

, i Satiri ; Vindhis eram verfas in mea terga manus :

per
i . . ,

1
37

Et it/ttusJtabU'Jfea/toRti

TAVOLA A bella Centaurejfa


XXVI. w
(
2
) , che vagamente
ci fi preferita in quella pittura porta
,
sulla groppa una donzella coverta da
gialle velli (3) la quale al tirfo che :
,

foftiene colla finiftra mano, e a’ capelli


in parte fciolti , e in parte annodati
fi ri cono Ice fàcilmente per
una baccan-
te (4) . Nella Centaura , oltre al panno verde che dalla
,

finiftra
CO Nel Catalogo N. HXXIX. 1. da* faggi O in vero dalle Cavalle
.
colle quali di-
CO II primo
che rapprefentaffe Centaurejfe
,
, fu ce , che fi folle congiunto il figlio
, fi

Zevjì. Era quefio eccellente dipintore portato alla no-


d’ Ilfione da cui -,

nacquero i Centauri di doppia natura Ma elfi han-


l'ità : non impiegava i fuoi pennelli in argomenti co- no le madri della ftelTa genia
.

ma e le mogli ancora, e
munali , ufava tutta T arte ne
y
foggetti non ordi- 1 figli e le cafe fijuafi che
,

narli e pellegrini Tal è il carattere che ne fa Lu-


, .
foffe nuovo , e ignoto ,
.
, che i Centauri aveffero tra loro le femmine
ciano nel Zeufi , dove defcrive minutamente Ter al- .

il quadro tro gli antichi


di lui , nel quale vedeafi una Centaurejfa
Toc ti non ne fan menzione Il pri- .

, che latta- mo tra * Latini che ne abbia parlato , par che fia
va i fuoi figli : e conchiude , che fu ammirata Ovidio Met. XII.
,

fopra 404. e feguenti


tutto quefia pittura per la novità dell’invenzione,
e Multae illum petiere fua de gente
pel foggetto fino a quel tempo non conofciuto j fed una
hq- :
Abftulit Hylonome qua nulla nitentior inter
yó'J Sé jjdXi<rct 7cctVTSg jijg hivolctq rò
,
gsW
xctì TYjv ym- Sennferos altis habitavit femina filvis
:

pr;v Ttjg ypaffig ùg védv mi


Tdig sy.ttpoaQsv ìjyyoyjyér/jv,
,
ècnxv . Halle quali parole par che 0) Anche un tal colore conveniva al vefiir delle
fi ricavi , che non Baccant , come abbiamo già avvertito altrove Non- .
fidamente egli fu il primo a dipignerle ma anche
, a no Dionyf. XIV. v. 160. dice che Bacco trasforma-
immaginarle In fatti Filoflrato comincia T Immag.
.
,
II. to in donzella comparve coverto di gialle
del lib. II. ( dove appunto defcrivendo le vefii .

par che faccia


Centaureffe M xpoxÓ7t£7tXog iv sfidai (pdlvero Msptj .

il fuo
lavoro fallo fieffo quadro di
Zeufi ) con quefie parole : Credevi tu certamente CO Virgilio defcrivendo Hidone vefiita da caccia-
,
trice , Aen. IV. 138. dice crines nodantur in
che la razza Centaurefca folle nata dalle . . . .

querce , c aurum . L' avvolgere pero i lunghi capelli , e firignerli


in
',

TAVOLA XXVI. 139

geme quefta a armacollo (8). Se non fi dica l’accoppia-


mento di quelle due figure un capricciofo fcherzo (9)

del pittore , non par che fia facile comprenderne altri-

(8)
menti l’intenzione M.
Livio lib. I. cap. Z3. e ‘Plutarco in Camillo voglio- hodie fic gellant , geftaruntque olim feminae , ad
no che V primo , il quale ufaffe cavalli sì fatti ne imitationem forlan phalerarum .

trionfi , fojfe Camillo . (9)Si potrebbe ricorrere generalmente al Centau-


Que' forti che pendeano dal collo avanti al ri Nymphas gerentes di Afinio Politone ,
0 ad altra
,

petto ,
vxoQvp.ictS'sc chìamavanfì ,
di cui fa menzione fimil cofa .

accoppiamento di Nettuno tras-


Plutarco Sympof. III. qu. 1., e Ateneo XV. p. 678. (10) Siccome per l'

Cerere , partorì quefta un


e 688. dette ( fecondo alcuni da effi riferiti , e ri- formato in cavallo con
,
che dal congiungimento
provati per altro ) da 6vy.og , perche nel cuore ripo- cavallo i così vi fu chi penso ,
neano la fede dell' anima Il Buonarroti sul Cam-
.
dì un Uomo con una Centaurejfa fiafi potuto fingere ge-
meo del trionfo di Bacco p- 447 porta un baffori- nerato un feto di forma
-
tutta umana : volendo con-
lìevo , in cui fi vede M. Antonio travefiito da Bacco chiudere che la donzella che porta in groppa la no-
,

con una collana fintile alla nojlr a a armacollo Lo Se bef- fira Centaurejfa , fojfe fila figlia
.
Anzi credette egli .

còlla pittura dì Zeufi Dice Lu-


ferò però de Torquib. cap. XI. crede , che tali collane poter ciò confermare
.

corrifpondano alle phalerae : Noi traferiveremo qui le ciano che la Centaurejfa tenea uno de' figli traile
,

che lattava fecondo cofiume umano la don-


fue parole , che poffono fervire ad illufirare quel , che braccia il
,

abbiamo detto Quamquam inter phaieras , torquefque


: nefea poppa mentre V altro a guifa di puledro le fa-
,

Se illa fuifle differentia videtur ,


quod quum torques va fiotto la pancia ficchi andò il latte dalla poppa
ab utraque colli parte demitterentur in peftus , pha- cavallina . E
poi foggìunge : di quelli due infanti
lerae demiflae efient tantum ab altera , fub ala & uno , felvaggio come il padre , e in quella tenera età
feu brachio , more balthei , clauderentur Extant . già terribile Da ciò egli volle dedurre , che de due
.

enim pruno quaedam in columnaTrajana imagines cum figli della Centaurejfa di Zeufi uno avejfe forma tut-
tali ornamento quod phaieras fuifiè puto Deinde . ta umana , l' altro mezzo cavallina quefio pen- . Ma
,
e fi av-
imitatur Liber Pater in ferto ex floribus ,
cujus ef- fiero incontrò delle rifpofie ajfai fùngenti:
figies eli in tabula marmorea Romae , Se cum ab aliis, vertì , che il Gronovio corregge quel luogo di Lucia-
no in modo , che dica : uno , e altro parto nella
Luca Guarinoni eruditorum bono publicata , 1’ 1’
tiim a
quam inter alia rariora antiquitatum monumenta fer- tenera età già fiero e terribile e così fvanìfee ogni :

vo . Catenas quoque aureas viri praefertim militares dubbio , e ogni fofpetto di differenza .

Tom.I.Pit. Z TAVOLA XXVII.


' . . ,

J 3g
TAVOLA
T Aw — V x. XXVI.
M fon da
fcendendo le attraverfa le reni ,
fin idra inaila
orecchie 'appuntate e
cavalline ;
il color
le
W
offervarfi
parte non umana e 1 fettone, o col- -,

bitmcbijjltno (7) della


che fembra terminare 1
due piccoli manichi , ofi-
lana
fervandofi nell’ eftremità
due bottoncini , de quali uno
e in quello
due ftrifce , o nato) tiene fi vedono
( che
mano alzata e l’ altro colla delira ,
ella colla finiftra ,

braccio della donzella :


quali che voglia cui-
Daffa fiotto il
“ geme

come dovrebbono eJfer quelle de Satiri e come ab-
muoio , proprio de’ Germani
Quid capillum ingenti diligentia
« comis ? quum tllum
. Seneca EpHt. IM-
biam veduto ne' due Fauni delle Tav.
,

XV. e XVI.
e nel Satiro della Tav. IX.
vel Germanomm no-
vel efttideris more Parthorum , Filofirato feguitando a parlar delle Centau-
German. cap 38. dice (7)
do vinxeris Tacito de mot .

dìfiingue tre manti , e dice Altre fono unite


della nazione : Gioii male
.
reJJ'e ,
anello il difiintivo
cavalle candide ; altre a bionde : ed in altre ufeir
etTer
loda ne’ Tedefchi gli occhi a
Sat. XIII. v. 1 64, e 6 5. donna da una negra giu-
capelli attortigliati fi vede una bianchiflìma
azzurri la chioma bionda , e i
,

Amphith. Ep. III. chiama , capei- menta Il Daniello commentando quel verfo di Vir-
.

in nodo Marziale in .

tortos , e ò enee a de gilio nelle Georg. III. v. 82.


li così lesati crines in nodum
Or vi fu chi penso , color eft deterrimus albis
Ira III 26. in nodum coa&os
. . .
.

attorti i capelli conven- Et gilvo


che’l portare in tal maniera
acconciatu- eh' egli traduce
ga alle Baccanti , quafi che una sì fatta
che dà loro Ora- .... il bianco è pefilmo , e ’l cervatto .

ra fi accofli al nodo viperino ,


piegatura quel fcrive Prima è da Papere che i Cavalli non r0fi-
zio lib II. Ode XIX. , imitando filmile
: ,

altre cofe ) fi ap- come molte


nodo che di se fa la ferpe
,
Si legga però su i no- . fi ì bianchi , o neri (
Ovidio IX. 86. e pellano j ma i primi bai fecondi leardi , e i terzi i
di de capelli V Einfio ad
Epilt. ,

Art. IH. 139 refio il portar i


capelli o in-
-
morelli fi chiamano dopo aver fatte più fotto- . E
divifioni de' tre mantelli principali , foggiunge
: come
teramente fciolti o in trecce fparfi pel collo crede,
fe oggi da tutti gene-
f
può dirfi efler peflimo bianco
il Cafiellani de Feft. Graec. in Atatua e ’l Buonar- . ,
il ,

Medaglioni p. yy. eJfer cosl proprio delle


ne
ralmente il fecondo luogo di bellezza , e bontà al
roti
Baccanti , che non fi vedano ejfe mai colla chioma leardo fi attribuifee ? Onde par , che ’l Poeta a se
che lodando egli nell’ Eneide
contraddica
raccolta : ma già fi e accennato altrove non efferfi ciò
Iteflò ,

dicendo , che colla bianchezza de’ cor-


fempre offervato dagli artefici j incontrandofi , per
la- i leardi , e
Mufeo pi loro vinceano la neve e col cono i venti, qui
tra quefte pitture del
,
feiar gli altri efempii
donne co capelli raccolti
,

che pure al
' ora li biafimi , peffimi chiamandoli Ma è da confi- .

Reale delle ,
dello ftal-
tirfio o a qualche altro [eguale fi riconofcono per Bac- derai- diligentemente , che in quel luogo
lone non parla come fa ora in quello , ove un
,
per-
canti . Si veda il Muf. Rom. To. I- Sect. II. Ta. IX. ,

bella e per-
XI. Ber altro le vere Menadi aveano i capelli fciol- fettiliìmo ne deferive ; perchè a voler far
e
cavalle bai
fetta razza , bifogna che gli (talloni , e
le
ti , come efprejfamente Euripide , Virgilio e Ovidio ,

ofeurì o bai chiari fi eleggano Se bafii ciò a con- .


lo dicono ,

con se e con gli altri 0 fi abbia


(y) più ì Centauri erano ammantati da
Ber lo ciliar Virgilio fiejfo ,

pelli di fiere , come abbiam veduto nel Chìrone Ovi- . a ricorrere alla difiinzione di Servio tra T albo ,
e l

Si
dio Met. XII. parlando della bella Centaureffa Ilono- candido o ad altra rifleffione : altri lo efamini
:
.

me dice v. 414. e fcg. veda Bochart Hieroz. P. I. lib. IL c. 7. Egli e cer-


cavalli di man-
Nec , nifi quae deceant , ele£larumque ferarum , to j che fempre fono fiati fiimati ì
Aut humero , aut lateri praetendat veliera laevo to candido. Omero Iliad. X. 438.

(6) Luciano nella deferìzione della pittura di ASVUOTSCOl 'plQVQQ ,


SsfelV U'JSp.OUTl'J O[J.0L0l ,

'Zeufi dice rapprefentava nella


, che la Centaureffa I Cavalli più bianchi della neve
parte inferiore una cavalla bellifilma , quali per lo più E nel correr veloci a par de’ venti :

fon quelle della Teppaglia la parte fuperiore era dì -, imitato da Virgilio Aeneid. XII. v. 84.
donna , e di donna bellijfinia interamente , fuorché Qui candore nives anteirent , curfibus auras :

nelle orecchie : le quali fole erano ,


come quelle de’ e lo Virgilio Aeneid. IV. y 37 e feguenti dice, che
fiejfo
-

Le Cen- nivali eran proprii per la guerra epel


Satiri . Fìloftrato però non fa tal difiinzione :
i cavalli candore ,

taurefle
( egli dice ) , fe non fi guardi la parte car trionfo. Infatti Servio ivi sul v. yq3 .fcrive: qui
vailina ,
fon fimiliflime alle Najadi fe infieme con : autem triumphat albis equis utitur quatuor Il co-,
,
.

quella fi ccnfiderino ,
rafìomigliano alle Amazoni. fiume di ufiar nella quadriga trionfale cavalli bianchi ,
Nella noftra pittura le orecchie , con piu proprietà Rroperzio IV. El. I. 32. lo ripete da Romulo
per altro 3 fon di cavalla , non di capra , 0 d' irco , Quatuor hinc albos Romulus egit equos .

Livio
.

143

Nicolaiu Vanni Rom: Ine id:


Fran: Lauega [spam. Min: firtic.

UESTO Centauro , quantunque per


avventura fembrar poffa, a chi voglia sul
volto fòlo giudicarne, efferfi dal dipintore
rapprefentato attempatetto piuttofto, che
giovane; li vede nondimeno lènza bar-
ba (
2
) : I capelli al contrario fono irfu-
ti , e rabbuffati (3) Dal tirfo , che . tie-
ne sulla fpalla , e dal cembalo , che pende con un lac-
cio

(0 Nel Catalogo N. <D XXIX. 2. Neronis principatu primutn arbitror Offentabat cer- .

(O Ordinariamente i Centauri ci fi rapprefenta- te hermaphroditas fubjuges carpento fuo equas , in


710 barbuti: e Nonno Dionyf. XIV. v. 2.65. deferi- Treverico Galliae agro repertas : ceu piane vifen-
re Centauro di Bacco così
il :
da res effet , principem terrarum infidere porten-
K od
XciCiYjv KÉnavpog ìyp.
w fipfoaucrctv ihnjyyjv tis . Ma fi riconobbe sull ’ originale che V fejfo nel
E ’l Centauro , eh’ ha un’ irta orrida barba . noftro Centauro era affai manifefio . Onde altri vol-
E Zeufì dipinfe il marito della fila Centaurejfa A d- le ,
che fi fojfe dal pittore efprejfa così la debolez-
Giov rù noXXà come fpiegafì Luciano nel Zeufi
, Non . za di coftui , e V incontinenza . Si veda Galeno
è pero ,
che anche talora non fileno efprejfi fenza bar- lib. II. de ufu part.
ba Il Centauro della Tav. XXV. è tale : e in una
.
Nacque dubbio ancora e non piccolo se
(3) , ,
Corniola riportata nel Muf. Rom. To. I. Sez. I. Tav. avejfe egli quefio Centauro delle corna in tefia come
;
LII. fi vede un Centauro giovane
, e fenza
barba con per altro Nonno Dionyf. V. parlando de Centauri
uri afia sulla fpalla e con celata in tefia Il qui . di Cipro nati da Giove nell’ atto che rolea unirfi
, ,

dipìnt 0 ha la faccia piuttofio fenile , e. fmunta ,• a Venere , la


quale sfuggì V
incontro , dice v. 6 iy.
ma non ha barba Vi fu chi credette quefio Cen-
. Qyjpuv èvAspduv Sl&jpaxpoog YjvSss (putito).
tauro ermafrodito 5 e quindi ricordo quel che feri- Germogliò
delle fiere ben cornute
re Blinio XI. 49. Sicut hermaphroditis utriufque La generazion , che ha due colori
fexus quod edam quadrupedum generi accidiflè
C comunemente fpiegafi ìidvy.óxpoog per bicOlor qui
:
;

per
,

*4 7

I MHJ

> b/mw jiàlm Jfeapolil,

TAVOLA XXVIIL W
UPERA di molto quella pittura le
tre altre compagne Tue , le quali fono
anche belle e gentili, e fembrano ope-
ra della ftefia mano . Tutto nella Cen-
,
taurefla è graziofo
e delicato e tut- :

to merita di edere con particolare at-


tenzione riguardato L’ attaccamento .

e la commefìura , dove la parte umana colla cavalli-


na fi unifce , è certamente ammirabile diftingue 1’ oc- :

chio la morbidezza della bianca


nella don- carnagione
na dalla nitidezza del candido manto nella bellia ma fi
;

confonde poi nel determinarne i confini L’atteggia- M .

Tom.I. Pit. Aa mento


(i) Nel Catalogo N. <DXXIX. 3 . fottentri all* altro Tutta la deflrezza dell* artefice
.

CO Nelle tre altre Jì offerva anche una gran in quefio attacco dovea impiegarfi : come lo avverte
maejtria in quefia parte ma
qui è fomma la finez-
:
Filofirato nel fio Chirone lib. IL Imm. II. Il dipi-
za dell ’ arte , con cui dalla carnagione donnesca gnere ( ei dice
) un cavallo commefio e congiunto
Ji p affa infenfibilmente al pelame cavallino Luciano . a un uomo j non è cofa Angolare Ma il combina-
.

nel Zeufi §. 6. così ferine di quefla parte della pit- re , e 1 unire


*
,
c ’l dare a ciafcuno il finire e ’l co-
tura di quello : L’unione e la commeflura de’ cor- minciare in modo , che sfugga dall’ occhio , dove
,

pi 3
dove fi congiugne e fi attacca al corpo donne- termini 1’ uomo ; quefio io giudico che fia cofa da
fico il cavallino è infenfibile e ’l pafiàggio è tale, gran pittore Quefia finezza
,
, .
,
e quefii tratti maeflri
che inganna 1’ occhio , nè fi conofce , dove V uno di pennello a che da volta in volta s’ incontrano nel-
le
. . . . . . , ,
. . , , .,

144
tavola XXVII.
quello riconofce egli agevolmente da
ciò folbefo da ,
fi

baccante Nella parte cavallina e bajo W


orni uno per
.

fonar
chiaro Egli è in atto d’ mfegnare a
W .

e il quale
a un novanetto ,
che la tiene in mano , .

da lui. Il panno , che pen-


vien foftenuto leggiermente
fpalla del Centauro ,
e la vette del gio-
de dalla finiftra

vanetto fon di color paonazzo


TAVOLA XXVIII.
tutti buoni Se veda
tradurjt di due pelli , Generalmente ì cavalli bai fon
pero potrebbe fon più proprietà dove dot-
lignificando la il Bochan Hieroz. P. I. lib. H. cap. VII. ,
di due figure , di due immagini ; ragiona de' mantelli de cavalli
o citte de corP*J' t amente e lungamente
1voce YPÓu talvolta la fuperficie , parole di Virgilio nel
Ma col rifcontrar la pittura fi
vide che nell ejattij- Il D aniello commentando le
honetti
li-

amente quella rao- bro III. delle Georgiche v. 82. . - •

fimo difegno erafi ritratta fcrupolof Spadices , glaucique , r


bujfata ed ifpida chioma
,
è fimile al frutto
Igino Aftron. Poet. 111m . ferivo , che T mantello de' primi
(fi) Il Centauro celefie eh’ è il bajo ofeuro
borraccia pendente dal della palma cioè al dattilo ,
fi vede con una
,
XXXVII. Glauco e
la cui punta di ferro che bajo caftagno parimente fi chiama Il .

deliro braccio e con un' afta


-,
( que
ma fcoverta ) sulla pal- quel colore , che aver fi veggono le cortecce di
non e intralciata di foglie una
rametti di falci , co’ quali le viti fi legano , e ad
,

la Tracio chiama Qvp<ròXoyx°V , alt ri Jemp Vee-


la
eh’ è propriamente quello , che

Centau- fi ftringono infieme ,


mente tirfo . Scoliafte di Germanico in
Lo
arbitrante tenere in noi bajo chiaro diciamo
lo deferivo : Quidam
.

rus così
dextra vero Converrebbe queflo sfinimento col p enfierò di
finiftra manu arma , Se leporem ; in (6)
nelle Note
quae lìipfaf appellatur , 8c. fivpcrzy , ìdelt effer qnefio Centauro Chirone , avendo già
beftiolam ,
laciano della Tav. Vili, avvertito , che n era egli perìtiffimo ,
utrem vini plenum, in quo iibabat Diis in
.

Manilio Aftron. e ne infegnò tutte le finezze ad Achille. vi fu , Ma


Sia dunque per quefie cofi o perche -,

a chi parve flrano il veder la lira in mano a un


bac-
I. 407. e feg. dice
Et Phaebo facer Ales : Si una gratus Jiccho cante : fapendofi , che quefta 0 fu inventata ,
0 tifa-

ta particolarmente da Orfeo qual appunto perchè il


Crater Se duplici Centaurus imagine fulget : ,
:

contrario a Bacco fu dalle Baccanti fatto in


pezzi .

molti han creduto ,


che T Centuaro celefie fojfe at-
tenente a Bacco . Ór Ovidio Faftor. V. 379 - e ‘ e_ In fatti Ovidio Met- XI. sul principio deferivendo
che dì Orfeo fecero le Baccanti , contrap-
guenti ejprejfamente dice effer coftuì Chirone Germa- . lo fiempio ,

nico nella traduzione di Arato in Centaurus:


pone gl' iftrumenti bacchici alla lira , dicendo :

inflato Berecynthia tibia cornu


Hic erit ille pius Chiron , juftilfimus omnes . .

Inter nubigenas , magni dottor Achillis & Tympanaque ,


plaufufque , Bacchaei ululatus &
Tutto ciò Obftrepuere fono citharae
Igino 38. porta la ftejfa opinione
lib. II. .

Aftron. Poet.
volle promuovere il dubbio , se Si rifpofe però da alcuni , che [ebbene Igino
fi avvertì da tal , che sulla caufa della
mai il pittore avejfe qui voluto rapprefentare fiotto II. 7. tra le opinioni , che riferisce
per co-
divi dì baccante il faggio Chirone 0 per un capric- morte di Orfeo , dica che ciò fojfe fiato fatto
fi era
cio difua fantafia , 0 anche per dimofirare , che gli mando di Bacco degnato con Orfeo , perchè nonf
Ovidio ,
uomini faggi fono anch ejfi amici dì Bacco Si ve- ' . dato da quello lodato tutto altro però vuole :

Scrivendo nel detto lib. XI. Fab. II. , che


Bacco fiefo
da a qnefio propofito lutar co in Catone T
vendicò lo fi empio fatto di Orfeo , con trasformar
le
(f Ovidio nel cit. 1 così deferive il Centauro .

femmine in varii arbori-.


Chirone .
micidiali
Notte minus quarta promet fua fiderà Chiron Non impune tamen feelus hoc finit ire Lyaeus
Semifer , Se flavi corporc miftus equi Amifloque dolens facrorum vate fuorum
Il noftro inchinando al rojfaftro , non può dirfi pro- Protinus in filvis matres Aedonidas omnes
priamente flavus , eh' e il color del mele , e donde Quae ,
torta radice ligavit
fecere nefas
Da 23. e altrove
Diodoro a?iche fappiamo , che
forfè e detto il falb de' Tedefihi , e'I falbo degl ' Ita- I. -,

dall' Egitto nella Grecia


liani -y benché altri lo derivi da fulvus , eh' e il gial- p affarono gli Orgii di Bacco ’

per mezzo di Orfeo appunto Si portarono delle alti


e
lo [curo , 0 lionato a cui fi vuol che corrifiponda Nè
,
.
.

ragioni ancora e fi avvertì , che ad ogni modo


non e
può dirfi al contrario veramente badius , eh' è il co- :

e
ciore tra 'l rofi'o , e T
nero , e corrifponde al cafia- nuovo il vederfi la cetera in mano delle Baccanti ,
gno i sì che il Tuffo dice Centauri particolarmente
de' che tirano il carro di ,

Bajo è caftagno , onde Bajardo è detto Bacco Montfancori To. II. Part. 1 1 III. c.i 7.
. Treffo il . .

Ter ciò fi da noi chiamato bajo chiaro , effendo va-


è PI. LXXXVI. a LXXXVIII. fie ne poffono ojfervare de
rii i gradi del bajo } fecondo è pih 0 meno carico . belli monumenti .
,

TAVOLA XXIX .
0

ONO oltremodo , e graziole


belle
e di affai buona maniera nel genere lo-
ro , e di ottimo colorito le due pittu-
re W incile ne’ rami, che li contengono
in quella Tavola Rapprefentano effe .

due nobili e maeftofe fedie , le quali


eomparifcono artificiofamente , e con
fomma dilicatezza lavorate Poffono lenza controverfia :

alcuna , e con ficurezza chiamarli due troni (3) co’ loro


-predellini
(1) Nel Catalogo N. CCCCLXV. fea. 'O 9póvog eXsvQépióg hi xceSsfya ovv vitoitoSiip oitsp
,
(z) Furono tratte dallo fieffo luogo a 31. Agofio QpyjvvvxxXScn , urtò tS OpfasecrSzr tot hi y.uUtftòca.
1748. negli [cavi di Rejina. 'Oòs y.Xtcruòg wspirroTspug y.sy.cup^rca uvcaOfasi . tìstuv
.

(3) Omero diflingue tre forte di fedie , il trono, Ss svisXsg'spog Yjy 0 Sifpog Il trono è una fedia nobi-
:

tl clifmo ,
il difro Il trono conveniva alle perfine^
. le col fuppiede , il quale chiamano treno , dalla parola
cui voleva farfi onore e difiinzione j ed era così al- 9p 7j(70tv9 a.i ^ federe . Il clifmo è fatto con indultriolo lavoro
to , che dovea porvifi un panchetto fotto per appog- per ripofarvi e reclinarvi!! Di quelle più lem-
.

giarvi i piedi
Il clifmo era pili baffo del trono ,
. plice , e di minor prezzo Ateneo avea
il difro .

e la fna fpalliera era alquanto piegata {non diritta detto lo fieffo nel cap. 4. pag. iyz. dove pero
lib. V.
come nel trono ) per reclinare il doffo ,
e ripofarvifi . Il par che confonda Qpóvov , e Gpfjrjv In Efichio fi con-
.

dilo finalmente era una panca , 0 uno fgab elio proprio fonde y.Xsiayèg ,e Qpovog Si veda anche /'Etimologico in
.

delle perfine vili . Telemaco Ody IT.


T. io 3. e feguen- yXiayóg: e ‘Polluce III. 90. e X. 47. Non fon co- ,

** fa fi der Minerva nel trono , mentre egli fi adagia flauti per altro tali difi inzioni tra quefie tre fedie in
sul clifmo e al contrario ad Uliffe
: che comparve da
!
, Omero poiché Iliad. XXIV. confonde efpreffamente
:
mendico avanti a Proci , gli fi affegna Odyff. XVII. il trono col clifmo e dopo aver detto
,
v. 330. e feg. il difro. Eufiazio sul IV. dell' Odif- Eviti fato Qpóvv moto ,
Achille
. . . . ::

g
TAVOLA XXVIII.
con cui tocca le corde del-
della finiftra mano
mento ,
e quel-
la lira (3)
è vago ; ed egualmente leggiadro,
parte del am-
la onde inoltra voler toccare con una
bulo W, che tiene nella
deftra, l’altra parte, che con
fantafia veramente nobile e
pittorelca fi è pofta dall ar-
colla bni-
tefice deftra del giovanetto ; il quale
nella
della donna , e rielce sul-
ftra , che palla fiotto il braccio
la fipalla di lei {Lettamente fi abbraccia La vefte del ,
.

giovanetto è paonazza e giallo è il panno , che fivo- :

e in que-
lazza pendente sul braccio della Centaura
:

della 'tetta (fi,


lla fon da oflervare ancora l’acconciatura
6)
le jmaniglie , e la collana (

le n oJlre pitture , ci fan confermare nel f enfierò , fa Ilonome di pettinarfi , ed acconciarfi la chioma per
ignora- comparir più bella a gli occhi del fuo vago Cillaro
che molti degli artefici che le faceano , non
E' mirabile qui l' artificio del nofiro pittore
vano /’ arte , ma per lo più la traforavano , ne fi (6)
nell' aver fatta tal collana , che a' Cavalli egual-
prendeano fempre la pena di correggere i primi trat-
come potean ben fare , offer- mente e a donna convenga. Virgilio Aen. VII. 178.
ti de' lor pennelli -, ,

sull ' intonaco . parlando de' Cavalli da Latino mandati in dono ad


vandofi talvolta più firati di colori
(3) filmile E
in tutto a quella della precedente Enea dice
Aurea pecloribus demifia monilia pendent
pittura. Si veda la nota (n) della Tav. Vili.
cimbali a color d' oro , come per Crede il Lipfio de Milit. Rom. V. dial. 1 7 , che le
(4) Sono quefii
-

falere fi difiinguejfero dalle collane appunto perche


altro fono anche qne’ , che nelle precedenti pitture ,

abbiamo incontrati Dicearco de Graeciae ritibus pref-


.
phalerae demifiae ad pedhis pendebant -, torques ftrin-

fo Ateneo XIV. 9. p. 63 6. ferivo


: Sono i crembali gebant magis ,
& ambiebant ipfum collimi Giovena- .

alcuni finimenti ufiualiflìmi , adattati al ballo , e al le Sat. XVI. v. ult. parlando de' doni , che aveano i Sol-
quali polli tra le dita fanno dati in premio del lor valore dice
canto delle donne
:
, i ,

un grato ftrepito. Di quelli fi fa menzione nell’Inno Ut laeti phaleris omnes ,


& torquibus omnes

di Diana ,
dove lì dice : E Sìlio Italico XV. 2 SS- e allo fi effo propofito dì-

avendo traile mani


Altri cantava fi ingue così :

I crembali di bronzo , ed indorati : . . .


phaleris hic pedlora fulget:
Alcuni credono , che crembali Hic torque aurato circumdat bellica colla.
Fin qui Ateneo . i

fieno le caftagnette confondono co' timpani:


: Lo Schefiero , come abbiam notato altrove , vuol le
altri li

altri co' cimbali Cafaubono ad Ateneo V. falere fimi li a' battei Non e però ficuro tra gli Eru-
. Si veda il .

4. e Sponio Mifc. Er. Ant. Sedi. I. art. VII. Tab. diti a qual parte de' cavalli corrifpondano le falere :
XLIV. p. Comunque fia bafia al nofiro pro- volendo altri , che fieno un ornamento della fronte ,
,

pofito che sì fatti iftrumenti di bronzo foleano in-


,
detto da limo propriamente frontalia : altri del pet- E
dorarfi Ifidoro avverte , che fi faceano ancora di varii
.
to , e allora cor ridonderebbero al monilia dì Virgilio
metalli fufi infieme , per renderne il fuono più grato ed altri l' intero guarnimento della tefia , del dor-.

(5) Si veda Ovidio Met. XII. 409. a 41 1. dove fo e del petto de' cavalli ,
.

defcrive la cura 9 che avea l' innamorata Centauref-

TAVOLA XXIX.
’ . .. . à
. . . . . ..

TAVOLA XXIX. 153


che cuopre la fpaìliera della Tedia , e gli appoggiatoi ,
è di color verde cangiante (13) : il piumaccio ha un color
rojjo cupo (h) . Il fecondo trono appartiene a Marte
L’elmo hs)qq lo dimo- col Tuo cimiero e pennacchio ,

ftra : Lo
che foftiene il Genio a man deftra
feudo (17), ;

e ’1 fejìone , il qual fembra formato di gramigna (18), che


l’ altro Genio a finiftra mantiene lo confermano Ne’ ; .

quattro Genii (19) fon da oflervarfi i raddoppiati monili ,


e i braccialetti ,
e i cerchietti a’ piedi : tutto a color
Tom.I.Pit. Bb d oro’

T imperio fopra tutte le piante ,


gli animali ,
gli Uo- Da Folluce I. cap. io. e chiamato vuMTivofìcitfiYji;
mini , e gli Dei . Abbiamo anche in altro luogo no- I primi a tifarlo furon que’ della Caria Flinio VII. .

tato ,
quanto ben le convenga feettro lo 6. Onde da Alceo è detto Xof/og KapiyJg
5" Da prin- .

(13) Omero Od. I. 130. dice parlando di Miner- cìpio fifervivano per elmo delle pelli degli animali ;
va ,
che Telemaco quindi refiò , che 7 cimiero fofea farfi di crini di cavallo.
A ’irrrjv «T eg Qpóvov sTcrsv a,yav utrò Ara 'KBTÓ.aaaq Speffo vi aggìugneano tre penne diritte , e alte piu delle
Lei conducendo collocò sul trono altre Si veda Fottero Ardi. Graec.lII.4. Dice Folibio
.

Difendendovi l'otto de’ tapeti ; VI. 21., che V pennacchio ferviva per ornamento di
e nell Iliade XXIV. 644. e feg. chi lo portava , e per terrore di chi lo guardava >
. . . K ai prg/ect y.ctXà facendo comparir la perfona più grande e maefiofa .

IlopQvps sy.fciXssco ,
sopiti cu t epjTtepQs TUTtY/Taq (17) Virgilio Aeneid. XII. 33.
I bei panni di porpora fpiegarvi, Sanguineus Mavors clypeo increpat.
E difendervi poi fopra i tapeti. Quefia forte di feudo propriamente chìamavafi Cly-
Avverte Ateneo II. 9. p. 48. , che Omero difiingue peus Varrone lo chiama rotondo, e concavo. Ovi-
.

Xlrot , e pìjysct , facendo femplici i primi , perche fo- dio paragona T occhio di Folìfemo a un clipeo Me-
no spcópiaroi y.aruTèpa , che fi pongon l'otto belli , e co- -, tani XIII. 851.
lorati 1 fecondi , che fono 7tspispùy.cact , diftefi intorno, Unum eli in media lumen mihi fronte, fed inftar
e fofpefi In fatti Eufiazio sul detto luogo di Omero
. Ingentis clypei :

vuole propriamente fieno (ScatTà lyccTiot , yj


che pijysct cosi anche Virgilio III. 636. e feg. Omero
, Iliad. V.
v(pday.ot.Tcc y.cd céÀÀcog ree 7t£pispwycact
,
Yj
,
ycù Ttdcnci 7 45A • chiama i Clipei ivy.vy.Xdg àmtloc/.g .
7 primi ,
fiotmee vefti,
panni ,
arazzi , e ogni altra cofa tinta che l’ nfafferò , furono gli Argivi nella battaglia
(14,) Cicerone Verr. V. 11. Lectica oftophoro fere- tra Freto ,
ed Acrifio . Faufania II. 15. Si veda
batur , in qua erat pulvinus perlucidus , rofa fartus : il Fottero nel cit. cap. 4.
Si avvertì quejlo da taf che volle fofpettare efferfi fi- (18) Fropriamente a Marte conveniva la Grami-
gurato il noflro cufcino trafparente , e ripieno dì rofe , gna , da cui fecondo alcuni fu detto Gradivo Servio .

dedicate particolarmente a Utnere Fulgenzio Myth. . ad Aeneid. I. 29 6. fcrive: Mars appellatus eli Gradivus
III. 4. S. Girolamo nell’ Epiftole dice: Hi norunt, quod a gradiendo in bello . Sive a vibratione haft ae
. .
. .

flos Veneris rofa eli , quia fub ejus purpura multi la- Vel ,
ut alii dicunt ,
quia a gr amine fit ortus infatti . E
tent aculei ficcome Efìodo nella Teogonia lo vuol figlio di Giove ,
(15) Albrico de Deor. Imaginib. in Marte tra le e di Giunone così al contrario Ovidio ne racconta altra
-,

armi ojfenfive , e dìfenfive gli dà anche galeam in ca- origine . Dice egli Fafor. V. v. 231. e feguenti che
,
pite Nelle medaglie , e ne' baffirilievi fempre ci fi
. dolente Giunone per aver Giove generata Minerva fen-
rappr eferita elmo in tefia Era egli il Dio
coll' . za marito j e dubitando ella poter effer quefto efempio
delle armi , e della guerra Diodoro V. 74. affer- . dell' ultima importanza per le mogli volle anelo ' efifa
,
ma ^ che a lui fi attribuiva l' invenzione di tutta T ar- tentar di fare de' figli fenza opera del marito . La
matura militare Flinio pero VII. vuole , che gli
. Ninfa Cloride l ' appagò , tnofirandole un fiore , che al
Spartani mventaffero l’ elmo: e Apollodoro I. 4 fcri- . folo toccarfi , rendea gravide le donne . Lo prefe Giu-
ve , che i Ciclopi lo fabbricaffero da prima a Fiutone , none , e così divenne madre di Marte
il quale per altro non fittole coll' elmo in tefia incontrar^
(19) Sono con proprietà impiegati qui gli Amori-
mai Frequentiamo però ad ogni modo e il vederfi
. ni nel fofiener i [imboli dì Marte , e di Venere della
,
Marte colla celata , feudo ,
collo e coll ' afia . quale , come dice Orfeo
(16) E dì color fanguìgno : affai propriamente Ttdvieq
,

Virgilio Aeneid. IX. v. fo. ’Adctvaroi 7TTspósnBg ctvsfixdswao "Epursg


.criftaque tegit galea aurea rubra
. Figli fon tutti gli Amorini alati
c v. 271. De’ Genii ,
e loro miniflerio fi parlerà nelle note del-
. , ipfum illuni clypeum , criftasque rubentes . le Tav. feguenti
. . , . -. -., .

TAVOLA XXIX.
predellini M : tutto a color d’oro W . Il primo appavtie-

ne a Venere W . La colomba M ,
che fi vede pofar sul

argomento certiflìino altri Oli


rullino (
8)
.
n’è un .

Cmboli corrifpondono Poiché ed il fefione , c ìe da .

e che fembra effer


Genio a man diritta è foftenuto ,
(•) , che ha traile mani 1 al-
di mirto 9 ) ; e lo feettro (

quella Dea (»>) 11 panno,


tro Genio , convengono a
.

» che
Cras Dione jura dicit fulta fublimi throno
Achille falcò fubito dal trono £' noto , che le colombe eran confagrate a
(7)
foppiunne dello fìeffo Achille
Venere Ovidio Metam. XV. 386. le chiama Cythe-
, ,

fh Lem «&* «*?>> .

'itero
«a .fato.
rr
reiadas e altrove parlando di quefia Dea
Tornò a feder nel clifmo , end’ ,

Ettore sul difro . Si noto Perque leves auras junitis inveita columbis.
e nell’ Iliad. VII. fa feder
Greci fornendo le cofe Ro- Da Marziale Vili. Epigr. 38. le colombe fon dette
ancora, che gli Autori
curale Smda in Spo- Paphiae per la fiejfa ragione Fulgenzio Mythologic. .

mane chiamano It/ffi» la Tedia In Veneris etiam tutelam columbas


parola trono fi dinota la de- lib. II. 4. dice :

vog avverte , che per la


‘Dei , e gli Eroi ponunt quod hujus generis aves fint fervidae Si .

onità Reale . In fatti , dopo gli


,

quelli fi uguagliano ) veda ivi il Mancherò Nell' Etimologico fi legge ,


alle fole perfine Reali ( che a
.

In un bajforilievo riportato dal che la colomba è detta Ttepisepà nupà rò nspitraug


fi vede dato il trono .

èpv.v , dall' amare ftraordinariamente j e che perciò è


Montfaucon nel fupplem. To. I. L. II. Ch.
VII. PI-
dedicata a Venere Fornato al contrario in Venere
XXVI. fi offerva un trono filmile a' nofin qui ejprej-
.

rito vuole Dea fi compiaccia tra gli uccelli


che quefia
fi , il
quale al tridente , e agli altri fimboli fi ,

foprattutto delle colombe per la purità loro


per quello di Nettuno. In più medaglie del-
.

nofee
Vofifio Etym. in Pulvinar , il pul-
una , e dell altra Faufiina prejfo il Mezzabarba (8) Difiingue il
V '

un pavone rapprefentante vino dal pulvinare ; voletido che ' l primo fierviffe per
fi vede il trono con fopra
,

Giunone , col motto Junoni Reginae 7 rapprefin- . E federvi , il fecondo -per appoggiarvi il capo non . Ma
e frequente fempre è vera quefia difiinzione Apulejo Metam.
tarfi le deità per mezzo fimboli
de loro .

Se ne pojfono veder gli efempii tra gli altri prejfo


il X. p. 336. Il pulvinar par che conveniffe Jlrettamen-
Mezzab. in Antonino Pio : e nel Numif. max. mod. te a' foli Dei S. Agofiino de C. D. III. 17. fembra
.

che voglia confondere il pulvinar col lectifternium


Ludov. XIV. Tab. Si ojfervi Taufania Vili. 30.
1 9. ,

In Omero dove fi nomina trono , fi vede cioè col letto fiejfo , dove fi pone ano le fiatue degli
(4) ,

panchetto con quefie 3 0 filmili parole, Dei nel follenne pranzo , che fi apprefiava loro Ser- .

fpejfo foggiunto il
virò Sè Oprjwg xocrh rjsv vio Georg. III. 533 Pulvinaria , proprie leituli , qui
.

E lotto i piedi v’ era lo fgabello Itemi in quibufdam templis confueverunt Acrone . E


Taufania deficrivendo il Giove Olimpico di Fidia V ad Orazio I. 17. Pulvinaria dicebantur ledi Deorum.
To Sè to' Otto t 9 Ateg roig ycoaìv , Altri gli difiinguono , come la parte dal tutto Mol- .
11. dice : \ hóQyìfJLOt

virò tuv h ttj A’rTixjj xctàé[jisvov Opavlov : La bafe , ti confondono il lettifternio colla fedia , 0 trono :

eh’ è fotto i piedi di Giove , la quale nell’ Attica potrebbe ciò intenderfi ne' troni delle Dee , alle qua-
chiamali Qpuvlov . Si veda il Buonarroti ne Meda- ’
f
li ne' agri pranzi fi apprefiavano le fi die , non i letti -,

glioni p. conchiude col Chimentelli , che


ny. dove fecondo l'antico coftume , che le donne fedeano a men-
tal predellino foffe un onor particolare degli Dei , e fa , non fi poneano sul letto . Valerio Mafifmo II. 1.
delle perfine illufirì Benché vi fu tra noi chi pre-
.
lo attefia diGiunone , e Minerva Comunque ciò fila , .

tefi che la predella foffe appunto il difiintivo del


,
j aveano ufo noti filo pel capo ne' letti , ma
cufeini
trono , il quale fenza quella non piu trono , ma al anchefuor di letto e per federe , e per appoggiare i piedi.
tra forta di fi dia dovefife chiamarfi : e crede fonda- (9) E" noto , che 7 mirto era confiagrato a Ve-
re il fuo credere colle parole di Ateneo , e di Eu- nere . Virgilio Ecl. VII.
fiazio di fopra traferitte , i quali definifeono il tro- Populus Alcidae gratiffima, vitis Jaccho,
no xasSéSpotv ovv ùttoitoSm una Tedia colla predella e : Formofae Veneri myrtus , lua laurea Phaebo.
confermarlo con gli aggiunti di fublime , e di alto Le ragioni fi vedano ne' Mitologi In Roma adoravafi .

che fpejfo s* incontrano dati al trono , e con altre fil- Venere Murtia , 0 Myrtia, che fi vuol così detta dal mirto.
mili ragioni (10) Grande è la diverfiìtà degli feettri , che s'in-
(?) Virgilio Aen. X. 115-. contra negli antichi monumenti Si veda Montf. fup- .

.... Solio tum Jupiter aureo plem. T.I. PI. XXI. e XXVIII. Majfiei Racc. di ftatuC
Surgit Tav. XXVII. e Admir. Rom. Antiq. Tab. XXVIII. In
E yjfiffsov Qpóvov lo chiama anche Omero Iliad. XIV. titano a Giove nella Tav. VII. ,
e in mano alla don-
2-38., il quale fpejfo gli dà aggiunto di ,
Scu- V na della Tav. XXIV. anche ne abbiamo veduti due
SctXéa , bello ben lavorato ; come fono i due qui dipinti. diverfi tra loro e da quefto .
, ,

(fi) Si legge nel Pervigilium Veneri» (11) Omero nell' Inno a Venere dà a quefia Dea
firn-

x
. . ,. ,

TAVOLA XXX. w

E pitture ,
che in quefìra (ù e in più
Tavole feguenti fi comprendono fono ,

di un gufto particolare Rapprefentano .

putti ni alati o Genii (3) che voglian ,

dirli ; de’ quali altri fi efercitano al bal-


lo e al fuono , altri fanno de’ giuochi
fanciullefchi ,
altri s’ impiegano in varie
arti ,
ed altri nella caccia occupano, altri nella pefca.
fi

Nel primo rame di quefta Tavola uno de’ due ragazzi


che vi fi veggono , è in moda di ballare (4) tenendo in
mano
CO Nel Catal. N. CCCCLXVI. 4. CCCCLXVII. 3 v. 166. Scrive Luciano de Saltat. che gl' Indiani ap-
(2) Furono trovate quefte due pitture a 7. Set- pena alzati da letto la mattina adoravano il Sol na-
tembre 1 748 negli fcavi di Refina
. fcente , ballando , e imitando co' loro falti il moto di quel
(3) Altri dt/fero , che il pittore avea forfè voluto Tianeta e lo fteffo facean la fera verfo il Sole che
-,
,

rapprefentare in quefii putti l’educazione de' fanciulli tramontava Soggiugne poi degli Etiopi , che non com-
.

e i loro diverfi efercizii


. Altri credettero , che fi fofi batte ano e/fi fenza ballo , ne vi era tra loro chi lan-
fero in quefii efprejfi i Genii di quelle cofe , alle qua- ciajfe dardo , fe prima non faceffe un falto con cui
,
li fi figurano qui applicati : quefto penfiero farà /pie- atterriva il nemico . Ma lafc’tando ftar gli altri po-
gato in una nota delle Tavole feguenti poli, certamente i Greci , favii/fma e cultijfima gen-
(4) Il ballo prejfo tutte quafi le nazioni fu tenu- te ,
credettero
che fojfe , il ballo un efercizio lodevo-
to in pregio grandi/fmo , ed tifato comunemente Ter . le , e degno di ogni uomo che fia ben coftuniato An- .
,
quel , che riguarda le danze [acre , e convivali degli zi Tindaro tra i pregi di Apollo numera ancora il
Ebrei , Exod. XXII. 19. e XXXII. 6 fi veda lo Spanemio
.
ballo , e un altro Toeta dice che anche
,
a Callimaco Hymn. in Apollin. v. 12. e in Dian. . . . ùpxeìlTo 7TUTÌjp dvb'puvrs Qsuvts
,

Degli
, . ,, ’ ^ ] . . .

o tavola X XX.
laccata L’ altro colle due mani fi

mano una canna Jpaccau (5) :

accomo da
, , •
• flato in moda così che le donzelle , e i fan-
il ballo ,

Degli uomin ballò d


padre, e <mgii
enjavano ejji p

^ a/// onorat j no bili andavano nelle fcuole ad ap-
ì
e
Ateneo I. iB. ^ 19- Ir
ballo nato fife con Amore
anche danza]] ero ,
<

primo autore del tutto


, °
^
e rprenderlo
^
-,

Sat IO> ^ ^
eli nomini ferii pero difapprov avano fem-
n
ni su
/c
/ corpi celefii

peir efempìo
pali da principio per onorar off g
lem. mi
befferò evenute
]
,

0r 0 ni. Ode VI.


Mottis doceri gaudct
B Ionicos
J
Cicerone fi rilafcib di nuovo quell ' antica fev era di-

trMfero. Si -veda Me,irfio ad Anfiofenoi. Matura virgo


in AntlioL. uii-
.

mon. f 7 dottiamo Benedetto Averant Si veda però T Aver ani nella cit. dilT. XVIII. e XVII.
fr« le prime e
fertat. XVIII.. Comunque pero ciò fia
apprendere a loro Jigu Se pur non voglia difiinguerfi tra i balli ferii e gra-
principali cofe , che /accano vi , come eran quei de Lacedemoni » e i molli ed
L la mufica, e' l ballo : quella
te , qutp a render il corpo
a ben formar men-
agile e ben compojlo
nel
U
effeminati quali erano gli fonici , ed altri sì fatti :
,
'

come vedendofi per altro che anche preffo Omero II. XXIV. ,
e robufto ;
muoverfi e nel camminare, e fermo eh' erano
,
lodava grandemen- z6i. ‘Priamo rimprovera a’ fio i figli ,

tonfava Socrate, il pale non filo


anche appren- Bravi ballanti , e delle danze amici
il ballar bene negli altri, ma volle
te
benché già vecchio Senofonte nel Convivio
E di quefia fior t a di balli intendono forfè parlar le
derlo ,
.

che li proìbifeono e i Santi Padri , che li


leggi
^Diogene Laerzio in Socrate,
lutar co de famt. tuen. T ,
-,

e XIV. 6. p. 6i«. Lucano


nel cit. 1. condannano . E
fe i balli fi erano ridotti a Baccana-
Ateneo I. 17.
li , come fin dal tempi fuoi avverte Ateneo nel
cit.
per addentrar 1
Credeafi ancora che ’l ballo firvijfe
Socrate prejjo Ate- cap. 6. e per lo piu firnilì a quei , che deferive
giovani agli efircizj della guerra
,
:

S. Ambrogio de Jejun. cap. 18. ,


a ragione fi di-
neo nel cit. cap. 6. „
mXXitot 9sèg TipBcriv , api<roi fapprovavano .

Oidi? xopolg
(T) KpóraXov ib'iug o truffòy,svog mXapiog ,
mi m-
’Ev TtoXép.CO .

TtttTY.&jctSpixivoq iithifisg ugs Strie ccutòv Povofy


Quei, che con danze onorano gli Dei,
, Yi'/fiv ,

raì'g
X £P^ XGcQd7t£p xpórov ànoTeXw : Il crotalo pro-
Son nella guerra ancor Tempre i migliori j

priamente è una canna ipaccata, e acconciata in mo-


E non [blamente è lodata in Omero la deftrezza dì
Merìone qual efendo ottimo ballante feppe fcher-
il
do, che faccia Tuono, le alcuno colle mani la fcuo-
,
r t .7.1..: c..„: -C,,..-
r r
come voglia
chi -irrifrlÌT (or rlHln
far irrcnifo
dello ftrepito •
rnst
così dtep
dice lo
.n
mìrfi dall afta di Enea

ma anche altri Eroi furo- :
.
ta :

tra quali Pirro , figlio di Scoliafte di Arijtofane in Nubib. e con lui Suida in
no eccellenti nel ballo -,

coltivò tanto queft arte , che fu inventore ’ xpÓTttXov . Macrobio Sat. II. io. riprende il coftume
Achille ,
Luciano nel de ’ Romani di mandar i figli e le figlie a fcuola di
del ballo detto dal filo nome Pirrichio . ,

XIV. il quale attribuifee ballo colle parole di Scipione Africano Emiliano Eunt
cit. 1. Si veda Ateneo 6. ,
,

in ludum faltatorium inter cinaedos virgines puerique


T invenzione di quefio ballo a Picrico Lacedemone ,

Erano come e noto .gli Spartani non fo lo feverifimi e ingenui. Haec mihi quum quifquam narrabat
,
.9 rr% m
. rii ........
poteram «
animimi liKAfAC fuos
inducere ea liberos
.. : nAITIr
IllftC homines no-
guerrieri , ma rigidi ancora fino all eccefo nell'
*
,

educazione de' figli Si racconta dì efi , che fecero


.
biles docere Sed quum dutìais funi in ludum faltato-
.

foggi licer e a una taglia il loro Re Archìdamo per aver rium plus medius fidius in eo ludo vidi pueris virgi-
,

nibufque quingentis In his unum ( quo me Reip.


prefa una moglie piccola , dicendo , che coftei avrebbe
.

fatti de' Re Plutarco nel trattato dell


anche piccoli .
maxime mifertum eft ) puerum bullatum petitoris ,

Educazion de’ figli,- Lo fteffo negli Apoftegmi fcrive , filium , non minorem annis duodecim cum crotalis ,

che 1' Eforo Eteocle non volle ad Antipatro dar cin- faltare quam faltationem impudicus fervulus honefte
:

quanta ragazzi per oftaggi , sul motivo , che fuori del- faltare non pollet

la patria fi farebbero male educati ; ed offerì in luo- Ecco i ragazzi , che ballavano co' crotali . Se ì cro-

go di quefti un doppio numero di donne , o di vecchi : tali fignificafferò fempre le canne , o legni fefiì ; fareb-
ne volle colle piu afpre minacce rimuoverfi dal fuo be chiaro , che ’/ noftro pattino fi prepari ad un ballo
fentimento Aveano anche una legge di Licurgo gli non onefto
.
benché da Clemente Aleffandrino , . Ma
Spartani , per cui ogni dieci mefi tutti i ragazzi fi altri fi difiinguano i crotali da cimbali , e da timpa-
prefent avano agli Efori , i quali , se li trovavano piu ni-, fempre è vero però che fatto nome di crotali
graffi del dovere , li batteano Si veda il Lorenzi de s'intendano molti e diverfi finimenti , come abbiamo al-
.

Natalit. ScConviv. cap. IV. Or quefio popolo così attento trove avvertito-, e perciò non può affermarfi con ficurez-
alla cura de' giovani credea efere una parte necejfaria za , che ì crotali nominati da Scipione e dagli altri , ,

della loro buona educazione il ballo Ateneo dice nel che gli unificano al balli impudici , fieno le canne , che
.

cit. c. 6. che in Sparta tutti dopo il quinto anno impa- in quefte pitture fi vedono Ed ad ogni modo , fe han .

rano a ballare il Pirrichio: e poi foggiunge altre forte di quegli autori intefio parlar di canne , o di legnisi fatti ;
balli da ejfi tifati Tutto diverfamente da' popoli della può fempre dirfi , che convenivano bene per la femp licita
.

Grecia penfavano i Romani , i quali credeano il ballo loro a qualunque ballo donnefeo , o puerile , allegro e
una cofa vergognofa , e da pazzo , e non degna dì uomo fcherzevole , benché non ofeeno Comunque ciò fìa , ,
.

o donna onefia Cicerone prò Muraena dice : Nemo


.
fe Clemente Aleffandrino parla delle canne feffe l' ori- ,

fere faltat lobrius , nifi forte infanit : neque in folitu- gine di tale frumento fi dee a’ Siciliani , a cui attri-
dine , neque in convivio honefto Intempeftivi con- buifee egli T invenzione de' crotali , che difingile da'
.

viva , amaeni loci , multarum deliciarum comes eft cimbali , e da' timpani I crotali , che fi offervano trai- .

extrema faltatio . E
Jebbene per qualche tempo fòffe le mani della doma preffo lo Sponio Mifcellan. Erudir.
Ant.
, . . , ,..,

TAVOLA XXX. 159


accomoda sulla fella una corona (<9 di mirto ( 7 )
, di cui
parimente è coronato il primo
Il fecondo rame contiene due altri
puttini uno di efll :

ha parimente in mano una canna Jpaccata ; l’altro tiene


sulla Ipalla finiftra una lunga afta , verfb la cui punta fi
oflerva un pomo , o palla W e colla delira mano , fo-
ftiene un frumento che pende fofpefo da un laccio (?).

Ant. Tab. XLIII. p. zi .fembrano alquanto diverfi da brio Altri vi riconobbe un’ afta da lanciare , filmile
.

quefti
( deferitia da Servio sul IX. dell Enei-
. alla falarica ’

(6) Clemente Alejftandrìno Stromat. VII. dice : de e da Ifidoro XVIII. 7. che aveva tra il ferro
,

Vi fono nella Chiefa , come ne’ ginnici , le coro- e Tlegno il qual era lungo e ben tirato
, una maf-
,
ne de’ vincitori , e de’ ragazzi Si vedono prefifo lo
.
fa ,quafi una sfera , con del piombo per accrefcerne ti
Sponio Mifc. Er. Ant. p. 218. più ragazzi occupati pefo ) : O un pilo , 0 fpicolo ( Vegezio II. 15. ) 0 altra
in varit giuochi : uno di que* ragazzi
fi mette in te- [imil forta di ftromento da lanciarfi
fi volle da . E
fta una corona , e tiene in mano un ramo , quafi in coftui , che nel noftro pattino 7ion già un ballo , ma
fegno della fua vittoria Jn una medaglia degli Era-
. piuttofto fi rapprefentajfe /’ dxóyrtcrpa , eh* era uno de
*

cleoti portata dal Fabretti Colum. Trajan. pag. (9) efercizii della ginnaftica comprefi nel noto ver-
cinque
175%
fi vede Ercole , che da se medefimo fi corona per , fo dell Antologia I. 1. Epig. 8.

v
efprimerfi forfè che il vero merito pub render giufti- AXp.ci , 7ToSaxefyv à'a/.ov , detona
, 7taXyjv , .

zia a se ftejfo Fotrebbe


. dirfi dunque , che V noftro E l'alto , e corlò , e difco , ed alla e lotta ,

pattino fi coroni da se ftejfo , quafi che avefife già in cui confifiea il famofo pentatlo 0 quinquerzio
,
vinto nel ballo . Ma
vedendofi il fuo compagno anche Ma
fi videro le difficoltà , che tutto ciò incontrava
coronato , più proprio e il dire che accingendofi al Onde fi difife , che al più potèa fofpettarfi fe mai
,
,
ballo fi ponga la corona ejfendo noto il co[lume di vi era qualche rapporto alla Pirrica fopra mentovata
,
coronarfi nel ballare Ed è notabile il gefio del primo cF era un ballo il qual fi facea anche dal ragazzi ,,
.
,

pattino , che tiene la mano Jlefa verfo il fecondo coll' afte, ed altre armi alla mano in vece delle quali
, ,
quafi in atto di sfidarlo al paragone : ejfendo lo fen- poi
fi teneano delle ferule , e de tirfi , e delle lampa-

der la mano il fegno di chi volea entrar nell impe- *


rie efprimendo non già una battaglia , come prima
, ,
gno ( promittere manum dice Stazio in quefto ma le azioni di Bacco. Ateneo XIV. p. 63 1.
fignì-
jicato , e i Greci
yfi‘pag dva,Tslvscr9at ) ; al contrario di
chi le tene a dimejfe e fpenzolate
f
Volle alcuno , che offe un difco, non di quei
( Teocrito in que- che deferive Luciano de Gymnafiis ma dell ’ altra
,
fto fenfo dice yfìpcuf ) ,
in fegno di ricufar fpecie ,
di cui parla Eufiazio , che aveano un loro
la disfida , 0 di dichiararfi vinto j come offerva il 0 legame filmile in mezzo , onde potefifero facilmente lan-
Fabri Agoni!!. I. 8. e 9. ejfere fiato il cojtume de- ciarfi Altri credette veder sulla .
pittura non uno , ma
gli Atleti propriamente nel pugilato 0 nel pancra- due pezzi pendenti dallo ftejfo laccio e volle dir che
,
zio .Ed Ateneo XIV. pag. 631. fcrive , che nella offero qué" contrappefi ( che fi teneano, in mano dal, fi,ai-
f
Ginnopedica i giovanetti ballavano nudi , imitando tatoci
) detti dkrrjpsg , i quali come fon deferitti da
,
colle loro pofizioni e movimenti delle mani
,
e de
*
F
aufiània erano di figura ovale, e aveano delle ma-
,

piedi gli efercizii della lotta 0 del pancrazio . nichette , in cui fi metteano le dita per maneggiarli
,

(7) Convengono le corone di mirto agli Amorini Si veda Fottero Arch. Gr. II. zi. Altri finalmente
Figli di Venere . E
generalmente il mirto è proprio difife j eh* era una fpecie di crotali 0 anche un cem-
,
del divertimento , e dell * allegria : avendo tal proprie- balo
( e volle parimente che /’ frumento , che tiene
tà , che chi lo tiene in bocca , ride benché non ne sulla fpalla , fojfe un tirfo
,
) , ricordando generalmen-
abbia talento , come dice Ariftofane : e perciò chi te le tre note di forte balli ufati dagli antichi tragici,
amava una vita cafia e fevera , abboniva il mirto comici , e fatirici , delle quali poi altre erano gra-
Si veda Lorenzi Varia Sacra Gentil, cap. III.
il vi , altre giocofe ; altre armate , altre femplici Si ve- .

(8) Sembro ad alcuni , che fojfe di quelle afie , da Scaligero de Com. & Trag. cap. XIV. e V Averani
le quali fervivano nel ballare a mantener l’ equili- in Anthol. di!E XVI.

Tom. I. Pit. Cc TAVOLA XXXI.


, e

163

Vaimi Deliri-'

TAVOLA XXXI. (,)

EL primo rame di quella Tavola (2) fi


rapprefentano parimente due pattini ,
de’ quali uno ha traile mani due flau-
ti o tibie (i) , che vogliati dirli , (le
quali fìccome è noto , che furono in
fommo pregio , ed ebbero ufo grandif
fimo preflò gli antichi così frequen- :

temente s’incontrano da per tutto) fonandole ad un fia-


to
(1) Nel Catalogo N. CCCCLXVI. 2. e 1. fcrive Gelilo No£t, Attic, I. n. Auflor hifioriae
(z) Furono trovate negli JleJJi fcavi di Rejina Graecae gravifiìmus Thucydides guer-
( nel V. della
quefle due pitture colle due precedenti
) Lacedaemonios , fummos bella-
. ra del Peloponn.
(3) ‘Dell' invenzione delle tibie fi e parlato altro- tores non cornuum , tubarumque fignis , fed ti-
,

ve Del pregio grandijfimo


. in cui fu quefto fru-
, biarum modulis in praeliis ufos eflè refert Lo fiejfo .

mento prejfo gli antichi , fon pieni gli Autori Sap- . fcrive Marziano Capella lib. IX. delle Amazoni Fol- .

piamo da Ateneo IV. 25. p. 184. che non vi fu po- lile IV. 5 5 sull * autorità di Ariflotele attefla , che
< .

polo nella Grecia , che non apprendejfe T arte di fo- i Tirreni non folamente combatteano
,
ma anche flagel-
narlo : e prejfo lo fiejfo XIV. 2. p’. 617. un antico lavano i rei , e cucinavano al fuori del flauto : tuy.tsvx-
poeta chiama quefi ’ arte 7TspidsioTUTCtv diviniffima In . vi'jvt: , y.cd pug-iySai , mi òipo-oiSci Ter quel .

fatti par che non vi fujfe azione fagra 0 profana , che all ' educazione de* giovani fi appartiene , flappia-
feria 0 giocofa , di allegria 0 di lutto , in cui non mo da Fiatone in Alcibiade , e da Ariflotele de Rep.
adoperaffero le tibie Lafciando fare tutte le altre
. Vili. 6 , che prejfo i Greci tra le difcipline che fi ap-
.

funzioni , ove quelle fi tifavano con particolarità , e prenaeano dal giovanetti nobili , eravi /’ arte di fonar
notabile fopr attuti 0 il coftume de* Lacedemoni , i quali il flauto qual coftume pero sull efempio di Alcibia-
: ’

in luogo delle trombe e degli altri militari finimenti


, de fi tolfe dopo in Atene Gelilo XV. 17. Alcibiades
.

fervivanfi di quelle nella guerra Oltre a Folibio ,


. Athenienfis , quum apud avunculum Periclem puer ar-
Fiutarlo 3 Ateneo 3 ed altri che lo avvertono , così
. tibus ac difciplinis liberalibus erudiretur : & arcefiì
Pcricles
. . ,. * . . . ,. ,

ló4 tavola XXXI.


pivoli is) foliti
to e in quelle fon da offervarfi i
( 4)

per altro a vederfi fopra tali


;
ftrumenti altro è in : V
e tie-
moda di ballare o faltare fopra un piede folo
(«) ;

ne sulla fpalla o canna che fia CO un fottìi baftone ,

ha sulla
De’ due pattini del fecondo rame il primo
fpalla un lungo bajlone , che lembra
elfere nell ellremità
anello , o ferma-
fuperiore fpaccato (*) con offervarvifi un
glio in mezzo L’ altro ragazzo lòftiene una ceter a (9C .

de' pezzi antichi , ove fi vedono


da un fol tu-
Antigonidam tibicinem juflìflet ut eum ca- vano
Pericles ,
do- a cui fi mettea la bocca , ufeir due tibie . E
nere tibiis quod honeftiflimum tum videbatur ,
bo ,

l Averani in Anthol. dilf. LX.


,
ove porta le diverfi
ceret j traditas libi tibias ,
quum ad os adhibuiflet ’

pudefaftus oris deformitate abjecit in- opinioni sulle tibie de (tre e finfire , pari ed impari
inflafletque ,
que-
Speffo anche s ' incontrano delle tibie con
,

fregitque . Ea res quum percrebuilfet ,


omnium Athe- (f)
tibiis canendi deferta eli fti pivoli i quali fer vivano a variarne la modula-
nienfium confenfu difciplina ,

che avejfe fatto Miner- zione otturandoli con queflì i buchi dell finimento
Lo fteffo dicono i Mitologi ,
,

Si veda il Barto-

ed aprendofì , fecondo il bifogno


va per la fteffo, ragione Benché Arifot eie nel cit.
1 .
.
.

la tibia gonfian- lino de Tib. Vet. lib. I. cap. 5.


penfi , che Minerva non tanto perche
ma che piut- (6)Il ballare fopra un piede folo diceafi dcyjfXiù-
dole 'le gote la faceffe comparir deforme ,
perché nulla contenea di vir- fsiv IX. 12 1. e foleafi contendere 0 nell" altez-
Follile e
tofio V avejfe gettata ,
,

tuofo quefio finimento Fiatone III. de Rep. lo ban-


.
za , 0 nel numero de' alti } 0 vero uno così falt ol-f
perché trafportava l' animo iando dovea infeguire e raggiugnere gli altri , che
dì dalla fua Repubblica ,
I Ro- fuggivano a due piedi. Sì veda Mercuriale A.G. II. 11.
fuor di se fiejfo , * moveva p affieni
violente .

né del (7) Altri volle che foffe un' afta faltatoria per
mani generalmente né del canto , né del fuono , ,

avendo tutte quefte per non equilibrare il corpo nel ballo : Altri , che foffe un
ballo fecero gran conto ,

grave , come tra poco avver- baftone paftorale quafìchè il pattino , che qui fi ve-
degne di un uomo ferio e ,

de ballaffe da contadino .
tiremo .
,

(8) che potea ejfere un legno fpaccato ,


Si diffe
(4) Teocrito
,

e quel cerchio fer viva a tener ferme


# ? } __

Nvpupdv Slàv[Mi$ dvXoiaiv usiceli come un crotalo j


A>fc itoti Toiv ,
le due parti del legno , perché non fi fendeffe tutto
’Aài ti y.oli

Vuoi, per le Ninfe, qualche dolce cofa Si diffe ancora , che forfè potea aver del rapporto
Sulla gemina tibia ora cantarmi al ballo , 0 per equilibrio del corpo , 0 per giocarlo
19. in Joann. fi unus flatus in- nel rappr efintar un baccante , 0 altro fintile carattere.
S. Agoftino tradì.
duas tibias non poteft unus fpiritus implere Follilee IV. 105-. dice , eh' era una fpecie di danza
flat ,
duae confonant? Mar- tò (ryloTceg eXxeiv Affilia trahere : Alcuni han voluto ,
duo corda, fi uno flatu tibiae
f
che offero de' legni feffi , come i crotali : ma par ,
ziale
.... madidis tibicina buccis , che foffe tutt ' altro .

Saepe duas pariter , faepe monaulon habet (9) Gl’ finimenti vilificali preffo gli antichi 0 era-

Il Monaulo , 0 femplice tibia die enfi Titirina , come no di fiato 0 di corde , 0 di femplice percuffione . Si
vuole Ateneo IV. p. 17 6. e 182. benché Efichio , ed Bu- veda il Voffio de quat. art. popul. cap. IV. Di quefio
azio chiamino rlrvpov propriamente il calamo , di cui terzo genere erano i timpani , i cimbali , e generalmente
fi
i paflori fervivanfi per zufolare , detti perciò anelo efi
tutte le fpecie di crotali benché non erano gli finimen- -,

ti , che percoteanfi di molto ufo nella Mufica , ejfen-


y?Titiri. Si veda Bari olino de Tib. Vet. I. 6 Fre- .

quentijfimo del refio era /’ ufo di fonar due tibie ad do piuttofto adattati a far uno flrepito , che un con-
un fiato , e fpejfifiìmo fe ne incontrano gli efempii cento 1 piu ftimati erano la tibia , e la cetera : ed
.

né monumenti antichi Crede il Montfaucon To. III.


'

’ .
un poeta prejfo Ateneo XIV. p. 618. parla dell' ac-
P. II. liv. V. eh. 2. che foffero le due tibie che ,
coppiamento di quefti due ftrumenti :
ad un fiato fi fonavano , fep arate , e che i due Comune , o giovanetto , al piacer noltro
tubi fi uniffero in bocca del fonatore , tenendofi eia E' delle tibie e della lira il fuono :
feuno da una mano . Fier Vittori Var. ledt.38. lib. Poiché qualora infiem fi accordin bene
cap. 22. vuole , che le tibie delire ,
e finiftre tanto Nafce fommo piacer da quel concento
In due finimenti Greci erudivano principalmen-
fi chiamaffero così , perché la de-
i
tifate nel teatro ,
quefti

ftra fi tenea colla deftra mano , la finiftra colla fini* te i loro fijrli . Frinico preffo Ateneo IV. p. 184.

fira , e fi adattaffero alle corrifpondenti parti della ov tìstO'A ylvroi cù y.iGctpfsiv 7voTè
,
dvXeìVT :

bocca : e fi dicea caliere tibiis dextris Se fìnifbris , non hai tu infegnato a collui a fonar la cetera ,

quando ad un fiato fi fonavano tutte due Si veda . o la Freffo Fiatone nell' Alcibiade Socrate di-
tibia .

pero il Bartolino I. il quale avverte ,


che fi tra* ce a quefio : Tu apprenderti a leggere , e a fcrivere
f.
. . . ,
.

TAVOLA XXXI. 165


di cui , toccandone colle mani graziolàmente le corde
accompagna il Tuono col ballo b°)
Tom.I. Pit. Dd TAVOLA XXXII.
e a fonar la estera -, ma non volefti adattarti a fo- jo, e Sallufiio in Catilin. e Macrobio Sat.III. io. ; non
nar la tìbia Nell ’ . educazione degli Eroi anche furono però mai quefte cofe approvate e ficevute co-
,
aveano luogo gl ’ ijlrumenti Muficali . La deftrezza munemente , anzi da' ferii e faggi uomini riprovate
di Achille nella cetera ,
e notijjima . Di Ercole dice Se pur non voglia dirfi che non mai l' ufo ma ,
,
Teocrito Idyll. XXXI. 103. e feg. che tra gli altri fempre l abufo della mufica fu condannato in Roma .

maeftri ebbe anche Eumolpo Filammonide , da cui ap- Si veda l' Averani in Anth. DifT. XVIII. Onde Ci-
prefe V arte di fonar la cetera IJ ufo , e T efficacia.
cerone II. de Leg. ammette nella Citta la
mufica:
della Cetra era lo fteffio , che quello della tibia Ate- . cantu , voce , fidibus , ac tibiis ; dummodo ea mo-
neo XIV. p. 627. dice I fortiflìmi Lacedemoni com-
:
derata fint ,
uti lege praeferibitur . Ebbero anche i

batteano al fuono della tibia i Cretefi al fuon del-


,
Romani il Collegio de' Tibie ini ,
e de' Fidicini
( (la-
la cetera . Anche nella campagna e tra gli armen- ,
bi lìtoda Numa con gli altri collegii degli artefici ,
ti ufavafi la cetera ( Omero Iliad. XVIII. qj 6. e 569. di cui parlaremo altrove
_)
: ed O vidio Fafi. VÌ. v.
e feg. ) egualmente che ne ' conviti , e nelle regie . Omero 657. e feg. dice .

Od. XVII. 270. e altrove Ufavafi nel cantar le ge- . Temporibus veterum tibicinis ufus avo rum
Jla degli Eroi , e i delirii degli amanti Omero Iliad. . Magnus , & in magno femper honore fuit :

IX. 189. £ Iliad. III. 54,. Dice Quintiliano IX.4. Pytha- appunto , perche avean le tibie ufo in tutte le fagre fun-
goreis certe moris fuit , quum evigilalfent , ani- & zioni , nelle pubbliche fefie , ne' conviti e in altre co- ,

mos ad lyram excitare quo eflent ad agendum ere- fe Ma è vero ancora


,
che furono fempre i tibici- .
,

étiores & quum fomnum peterent ad eandem prius ni in poco conto Si quefiiona se fojfero fiati effi
-,
, .
,

lenire mentes ut fi quid fuiflet turbidiorum cogita-


,
Romani 0 foreftieri anzi se lìberi 0 fervi , -, , .

tum , componerent Credeano in fatti non folamente E ad ogni modo


. se erano Cittadini erano del- , ,

i Pitagorici , ma le intere nazioni foprattutto in Gre- la più 'vile , e abietta plebe ,


mer cenarii ,
e viziofi ;
cia , che il fuono della cetera particolarmente , e del- così che diceafi in proverbio : tibicinis vitam vivere
,
la tibia , potejfe fanar la pefie , e molte altre malat- e mufice vitam agere di coloro , che viveano lauta-
tie non che muovere , e fedare qualunque paffione
-, mente , ma a
Si veda Bart olino de tib.
Jpefe altrui .

negli animi umani , e nelle befiie ancora In Plato- .


II- 7 - e che febbene i Romani fa-
HI. 1. Quindi e ,
ne , Plutarco , Ateneo , Cicerone , e in altri fe ne ceffiero mufica , non ne ebbero mai però
tifo della
incontrano le ragioni , e gli efempii qriella fiima , che ne faceano i Greci : e se vedeano

(to') La mufica fi raggira nel canto, e nel fuono. 1 profeffori della


mufica pieni di vìzii , doveano cre-
Polluce IV. cap. 13. vi aggiunge anche il ballo , con- dere , che produr negli altri non poteffe di ver effetti .
fi
fiderandolo , come parte di quella j benché altri lo fac- Non erano però effi al contrario perfuafi , come i Gre-
ciano parte della palefira. Generalmente la Mufica , an- ci i del gran poter della mufica sugli animi Ci- .

che comprefovi il ballo ( il quale è certamente compa- cerone deride il timore dì Damone prejfo Platone
,
gno di quella ) fu tenuta in pregio grandiffimo da tut- che temea fi mutaffie lo fiato della Città, fe muta-
fi
te le nazioni culte e polite . Per gli Arcadi , che fi va il genere di mufica tifato , credendo al contrario
vantavano di più antichi popoli della terra ,
effiere i Cicerone , che mutato il coftume della Città
fi muti
così fcrive Polibio IV- Gli Arcadi , benché feve-
lib. anche la mufica In fatti Polibio nel cit. 1 avverte . .
,
riflìmi in tutte le altre loro coftumanze , fanno dalla che i Cinetefi , popoli dell ' Arcadia , non poterono mai
prima infanzia apprendere a’ loro figli la mufica , e co- ujfuefarfi alla mufica perche tal era il lor clima e /’ in- , ,

sì gli educano fino all’ età di trent’ anni dole loro , che non era capace dì ricevere balli e fuoni.
, volendo che ,
ogni anno i fanciulli e i giovani ne’ teatri celebrino i Degli Egi zzii anche e dubbio fe aveffero coltivata la
,

Baccanali con canti , e balli al fuon di flauti Predò .


mujica Dìodoro I. 80. apertamente dice
.
che non at-
,
di efli fe uno non sa altra difciplina non è vergogna: nè alla palefira
, nè alla mufica } perchè tendeatio effi ,

ma fommo difonor è il non faper la mufica Per al- credeano quella noti giovevole al corpo quefta nociva .
,

tro in tutta la Grecia era vergognofo il non faper bal- al coftume non fembra ciò in tutto vero , leggen- . Ma
lare , fonare , e cantare Ne conviti fi portava intor- dofi di Mose prejfo Filone , che in Egitto avejfe apprefo
. '

no la cetera , e doveano su quella i convitati cantare tutta la mufica Comunque ciò


fia , il fuono e 'I ballo . ,

Cornelio Nipote racconta , che fu dato a vergogna a era efer citato in Roma dalle ragazze di Menfi : co-
Temifiocle , il non faper fonare ; e che tra le virtù di me le chiama Petronio e da' ragazzi Egizzii Gli , .

Epaminonda contavafi il ballare , il cantare , e V fo- altri due Satìrici Orazio , e Giovenale parlano delle
nar la cetera , e la tibia , e foggiunge Haec ad no- tibicine Soriane dette con nome Siro Ambubajae
.
:
,
ftram confuetudinem funt levia, &
potius contemnen- fi veda il Voffio Etymolog. in Ambubajae : e lo
da : at in Graecia utique magnae laudi erant Infat- Spanemio a Callimaco Hymn. in Del. v. 25" 3. Ed è .

f
ti prejfo i Romani , ebbene da prima : mos fuit epu- qui da avvertire
, che generalmente in Roma le tibi-
larum , ut deinceps qui accumberent , canerent ad ti- cine , e le Pfaltrie 0 fidicìne erano dell’ infima gente
,
biam clarorum virorum laudes , atque virtutes , come di- e più vile e fvergognata delle quali
, fi fervivano ne*
ce Cicerone IV. Tufcul. quaeft. sul principio e eb- conviti Sotto gl' Imperatori crefciuto il lujfo fu il
-,
f .

bene le dame Romayie ammaefiravano le loro figlie nel ballo , il fuono e ’l canto efercizio comune : ma ri-
,
canto , nel ballo e nel fonar la cetera , come di Cor- provato da' Santi padri da’ Savii fi effi del genti-
, e
,

nelia figlia di Metello avverte Plutarco in Pompe- lefimo .


,.

TAVOLA XXXIIT
ONO veramente belle e graziofe mol-
to le mode
due gentili e delicate delle
figure
, fi vedono nella prima pit-
che
tura ) di quella Tavola elprelfe con
(

un gufto non inferiore alle altre com-


pagne Uno de’ due pattini foftiene
.

sulla finillra /palla un ijìrumento a più


corde (3) le quali egli tocca colla deftra mano (4), e
balla
(1) Nel Cat. N.CCCCLXFI. 3 e CCCCLXFIII.3 quale da Rorfirione
. .
e detta iftrumento triangolare
CO Fu trovata quefia pittura a 7. Settembre 1748. colle corde dilagnali in lunghezza , e in groflèzza Si
negli JleJJì fcavi di Rejina: 1 ' altra fu trovata a 13. veda il dotto Bulengero de Theat. II. 4 6. e
.

47. e l’in-
Agofio dello JteJfo anno negli fcavi ma non già comparabile Spanemio a
ftejfi , Callimaco Hymn. in Del. v.
nel luogo medejìmo .
153. In mano a una donna prejfo lo Sponio Mifc. Er. Ant.
(3) Ateneo IV. zy. p. 182. e 183. nomina molti p.zi.Tab. XLVUl.fi ojferva un frumento con cor de
ìjlr amenti mnficali con corde : e R
oline e lib. IV. cap. di forma triangolare
, e ch'ufo da tutti tre i lati
,

IX. fez. yp. e feguenti ne nomina anche fnoltijjlmi. Lo Sponio fcrive così Citharam cernis , triangulari
.

L’uno e V altro numerano tra qnefii il trigono 0 trian- Forma , qualis deferibitur in Epiftola
,
,
quae Hierony-
golo che dir fi voglia Sofocle prejfo Ateneo chiama
. mo tribuitur , de generibus muficorum : Cithara autem
il trigono Frigio. Ed uno de’ convitati prejfo lo fiefi inquit de qua fermo eli , Ecclefia eli fpiritualiter
,

fo Ateneo dice , che un certo Aleffandro Alejfandrino quae cum XXIV» fenìorum dogmatibus trinam for-
fonava con bene quefiof rumento , che avendo pubbli- mam habens , quali in modum A literae &c. Rer altro
camente fatto in Roma faggio dell* arte fuA 4 rendette tutti gl’ frumenti con corde potean ridurfì alla cete-
i Romani innamorati della mufica fino al furore. Riu ra con cui vediamo dal Roeti particolarmente confufa
ì
che tanto non fappiamo del trigono Far che il noftro non filo la lira ma la teftudine ancora
.
, , e’I barbi-
potrebbe così chiamarfi , benché non abbia il terzo la- to quantunque fir ettameni e fojfero diverfi frumenti.
,
to Si dfingue da Ateneo il trigono dalla Sambuca la
.

,
(4) Gl’ frumenti con corde folcano per lo piu toc-
carfi
. , , 1 e ,..

jj Q 'p A V O L A XXXII.
balla neltempo Hello. Al medelìmo Tuono par che balli
mani
anche l’altro ragazzo, tenendo con ciafcuna delle
due chiodi (?) ; Te pur quefti non fieno frumenti
an-

che percotendofi infieme facciano Tuono


6 ( ) .
eli’ efiì,

Nella feconda pittura tre ragazzi fanno tal giuoco (7)


che uno di effi tenendo colle due mani una fune, attac-
cata per un capo ad un chiodo ficcato in terra , proccura
tirarla a se ; mentre 1’ altro ragazzo tira la
fteflà fune per

lo contrario dalla Tua parte con una mano , e


coll altra

tiene una verga : il terzo tiene anch’ egli in mano una


bacchetta e moftra voler con quella sferzare il primo (»)
,

come abbiamo 'veduto nel Chirone ce : La Dielcìftinda fi fa per lo più nelle paleftre ,
carfi col plettro ,

donna ftopra mentovata prejfio lo comechè foglia farli anche altrove Sono due partiti
e coinè fi vede nella
.

3
Sponio : e infiniti fono i luoghi de ‘Poeti Greci , e La- di ragazzi, che li tiran l’un l’altro in parti oppoftej

tini che lo atteflano


,
Ed avverte P lutar co negli
.
e vincono quei , che tirano i co'ntrarii alla parte loro
Apoftegmi Laconici che gli Spartani , religiofi ofier- Nel Segm. 1 6. foggiunge : La Scaperda è quella :
,

vatori in tutto delle antiche coftumanze , punirono un Piantano in mezzo un palo perforato: pel buco fan
fonaior di celerà perche non fervivafi del plettro , palfare una fune , a un capo della quale 'fi lega uno
,

ma colle mani toccava le corde Era per altro mag- .


colle fpalle rivolte al palo e 1’ altro fa forza per ti-
-,

gior finezza di arte il fonar colle dita , e forfè il fuo- rarlo nell’ altq del palo le collui fa falir su il com-

ko riufeiva piu grato .


pagno , vince : e quello diceli tirar la Scaperda Ome- .

per ro Illiad. P. deferivendo il contrafto tra i Greci e i


(f) Uno fpetto
fio ejfer quefti chiodi fimbolici ,
Amore 0 an- Trojani nel tirar ciafcuno a fe il cadavere di Patro-
rapprefintarcifi forfè qualche miftero d’ ,

che un più rimoto e più fublime arcano penfarono . Ma clo , li paragona a quei , che fan quefto giuoco Eufia- ,•

gli altri con maggior fèmplicità . zio ivi deferive l ’ Elciftinda , e la Scaperda , e fa que-
(6) Altri non vollero , cioè fojfero chiodi , ma of- fi a parte di quella. Il Meurfio diftingue l’ elciftinda
della dièlcillinda , che fembra un fol gioco j come av-
fe 'doli , 0 filmili cofe , le quali percotendofi infieme fa-
ceffero del fuono : e credettero poterfi ridurre ad una verte il Jungertnanno e /’ Emfterufio nota , che quan-
:

fpecie di cruinati Quei , che fi vedono traile mani del


.
do faceafi col palo , diceafi Scaperda , quando faceafi
giovane prejfio lo Sponio Tab. XLIV. p. 2,1. e eh' ei fenza palo chiamavafi Elciftinda , o DiSlciftinJa fin- .

chiama crumafi , fon per altro diverfi da quefti . che Platone nel Teeteto parla di quefto gioco Si ve- .

(7) “Plutarco nel trattato dell ’ Educazione de’ da il Mercuriale Art. Gymn. lib. IH. cap. 5. Si veda
figli fa vedere che fi dee al ragazzi permettere , che
,
anche il Cafaubono a Perfio Sat. V. dove riduce al-
/’ elciftinda il Ducere funem contentiofum , 0 funem
allè applicazioni intr amettano de’ giuochi corrifponden-
ti all ’ età. La cura de’ direttori de’ giovani era poi contentionis , che dicefi per adagio comune Deferive .

il farli esercitare in giuochi tali , che 0 alla fermez- Polluce nel medefimo cap. nel Segm. 115. la Schenofilin-
za e robuftezza del corpo 0 alla formazion dello
,
da così : Si fiede in giro da molti uno tiene una fune,
:

spirito potejfero condurre Abbiamo due trattati di


. e di nafeofto cerca deporla prellb alcuno di quelli Se .

giuochi fanciullefihi degli antichi , uno del fopr amen- coftui non fe ne accorge , fi fa correre intorno , ed è bat-
tovato dottiffimo Gefuita Bulengero , e l’altro del noto tuto Se se ne accorge , corre ed è battuto colui , che
.

e non mai lodato a baftanza Giovanni Meurfio volea lafciargli la fune Non fi determinò a quale di
.

(8) Polluce IX. cap. Vili. , dove deferive appun- quefti giuochi poteffe riportarfi il noftro , e fe a tutti
to i varii giuochi degli antichi , nel Segm. 1 iz. di- due infieme uniti ,
0 ad un terzo giuoco .

TAVOLA XXXIII.
, , . ,

ELLE due pitture fi) di quella Tavo-


la fono rapprefentati ancora giuochi fan-
ciullefchi Nella prima fi vede un car- .

niccio (3) a due ruote (4) col filo timo-


ne (s), che ha punta un altro legno
in
ritondo (
6
) a cui fono attaccati due pàt-
tini , che fan le veci de’ cavalli , e firn
guidati da un terzo pattino , che tiene le redini col-
Tom.I. Pit. fi e le

(0 Nel Catalogo N. CCCCLXVII. 2. e 1. no in città per lo piu , e per andar r ipofiato , e con agio.
(2) Furono trovate negli fcavi di Refina l' anno Il Cifio corrifiponde al noftro Caleilè : e in qualche mo-
1748. quefia a 31. Agofio , e la feguente a 7. Set- numento antico fi trova colle ftanghe , tali quali le
tembre .
hanno i nofiri . Si veda lo Scheffero de re vehicul.
0) La figura e fimìle in tutto a quella de'
fitta II. 17. e 18. e per tutto .

cocchi ufiati ne' giuochi Circenfi , come ne marmi Ufavano gli antichi tanti timoni , quante
, '
(fi)
e nelle monete fi vede j a differenza degli altri , paja di animali tiravano il cocchio Ifidoro XVII. .

eh' eran chìufi anche ne' lati e di quei , eh' era-


-,
35. Quadrigarum currus duplici temone erat Seno- .

no a forma di botti , chìufi da per tutto e le -, fonte nella Ciroped. VI. dice Il cocchio di Abra- :

cui immagini fi vedono fipeffo nelle medaglie ,


e ne- date avea quattro timoni , e otto cavalli Dal nu- .

gl' intagli . mero delle befiie che tiravano il cocchio diceafi Bi-
(4) N
cocchio a due ruote generalmente da' Gre- ga , 0 Quadriga Si metteano fino a fiedici cavalli ,
.

ci diceafi ànpo-xpv : ne' Latini ritrovafi anche Birota 0 dicendo Senofonte ,


che il carro di Ciro avea otto ti-

Birotum . Ordinariamente per correre fi tifavano i coc- moni ,


aver dovea otto paja di cavalli
e perciò
chi n due ruote , e ' l Vofiìo crede detto il Cifio da (6) A
quefio legno fi legava il giogo , 0 ima
caedo , qitafi fioffe una meta del Currus , 0 Carruca, fune detta Ampro Suida in dpJtpsvonsg
. Efichio .

che avea quattro ruote , come la Rheda , il Pilentum ed Eufiazio ad Iliad. Z. p. 476. intendoyio per Am-
il Petorritum e V Carpentum talvolta j che fi ufiava- pro j
quella fune ,
che fiacea le veci talvolta del timone.
3
. - . ,

J 74
tavola XXXIII.

le due mani, e fa da cocchiere (7).

ragazzi , che fi traltulJano


U altra pittura dimoftra tre
Le mofle W
al giuoco detto volgarmente a nascondere f

tre figurine fono tutte leggiadre ed


efpreffive (9).
delte

mofica di bronzo cacciare. Gli altri rifpondono : La


EJfendo i Giuochi Ciroenfi in una filma gran-
(7) caccerai manon la prenderai E frattanto lo sferza-
ragazzi da' lo-
.

dìjfima , fii avvezzavano


volentieri i ,

no finché egli ne chiappi uno Efichio ed Enfia-


. ,
Si veda il Rodigino lib. 18.
ro tenitori a qtiefio giuoco .
,
Bollu-
Nomocanone Tit. XIII. numera rlo anche parlano di quefio , e della Muinda .

cap 26 Fozio nel di


xim £vXm , Equeftres ligneos, ce nel §egm. 113. par che deferiva molte fipecie
tra' giuochi proibiti ,
Muinde , dicendo , fie condo V emendazione dell' Em-
liti

come L. 3. C. de Aleatoribus Il Bal-


dicono nella .

fi
fierufio ( la quale noi ,
benché non in tutto , abbia-
di Fozio ferivo
fdmone commentando il detto luogo
,

giuoco chiamato mo fieguita ) , così : La Muinda è quando uno tenendo


m
che nacque dubbio su quefio
;

a
òv, e alcuni vollero , che fojfie
farfi da’ ragazzi
il giuoco folito

quali nell’ efercizio di cocchio


, i
chiufi gli occhi grida Guardati e le prenderà
di quei che fcappano
, ,

O
:
alcuno

pure così Colui , che ha gli oc-


:

gli farà fubito in fuo luogo

fi fervono degli
uomini in luogo de’ cavalli poi . Ma chiuder gli occhi .
:

chi chiufi dee cercare gli altri , che fi nafeondono


/’ intende,ano per un' altra fior j
degne a dire , che altri
fegm. 168. parla del carnic- 0 anche prendere un tale , che lo tocchi .
vero O
ta di giuoco Voline X. .
che gli fono intorno
cui 1 ragazzi fioleano indovinare chi di coloro
àpuo^iQ , àpAliov ) con
,
cio (
moltri lui poi dito.
divertirfi , e giocare
Uno de' ragazzi é in piedi , e fi figura den-
.

IX. cap. VII. Seg. 11 7 cosi de- -


(9)
f8) Folluce nel
lib.

L’ Apodidraficinda è quella : Uno


tro una (lanza luminofia , tenendo gli occhi colle ma-
scrive quefio gioco :

occhi chiufi , o che un al- ni coperti , e colle fipalle rivolte agli altri , per
fiede nel mezzo con gli
gli altri vanno a nafconderii. dar loro luogo di naficonderfi Un altro , che fi è già
.

tro glie li tenga chiufi:


mezzo e va cercando 1 nafeoftì, naficofio dietro l' uficio d' una fiqnza più oficura fa
Si alza quel di ,
il ca-
fuo luogo Simile a que- mofitra di fipiare di fioppiatto , cacciando appena
dee trovar ciafcuno al .
e
e la La pri- po mentre il terzo e in mofifia di camminar fr etto-
erano anche Muto
:

llo ,

Seg. 12.3. Nel- iofornente per andarfi a naficondere , e sul dubbio di


ma così e deficrìtta da ‘Polluce 1 . c.

ragazzi bendano gli occhi poter ejfiere dal primo ojfiervato volta in dietro la
la Mofica di bronzo i
,

volta in giro gridando Io la tefia a vedere , fie quello lo guardi


ad uno , e quello fi
:

TAVOLA XXXIV.
. . . ’

TAVOLA XXXIV. w
E’ tre puttini , che fi vedono nella pri-
ma pittura D
di quefta Tavola , uno
tiene traile mani una mafchera (3) ; e al-
la veduta di quefta ( benché non fia
delle piu deformi orribili traile mol- , ed
te, che ne aveano gli antichi (4)
) in-
timorito un altro fi ofterva figurato in
una molla quanto bella e graziola , altrettanto naturale
ed
(1) Nel Catal. N.CCCCLXX. * CCCCLXV1II. , furon
3 . 1 tichi quelle che dijfero yopysìx 0 yopyóvsiot.
,
CO Quefta a 24. Agofto , e la fegnente a 13. del- Son nominate da ‘Polluce , da Efichio , dall’ Autore
lo fteffo mefe dell anno 1748. furono trovate negli dell Etimologico
,
e da Snida in yópytct , e pofie tra
fcavi di Refina.
le mafchere tragiche Furono così dette dalle Gorgoni,
.

(3) Si vuole che


t villani dejfero la prima idea
le quali aveano così orrido volto che ne refava mor- ,
delle mafchere nellevendemmie tingendofi il volto colle to chi le guardava Si veda lo Seoliafe d’ Ariflofa-
.

vinacce , perun&i faecibus ora , dice Orazio nell’ Arte, né in Ran. e Snida in yópyoveg Si racconta , che .

o covrendofi di cortecce d’ alberi Virgilio Georg. IL


:
avendole la prima volta introdotte nella feena Efchi-
v. 387. lo , le donne gravide
fi abbortirono in mirarle Si .

Oraque corticibus fumunt horrenda cavatis. veda Marefcotti nel cit. 1 cap. 1. Terribili ancora .

Altri ne fanno inventore Tefpi altri Oberilo altri erano le mafchere dette pop poùv usta
, ,
( 0 poppoHj'/.ict )
Efchilo
.

altri Mefone Si veda Scaligero Poet. I. 13.


, .
Efichio generalmente chiama Mormolicie le mafchere
Bulengero de Teat. I. 2. e Marefcotti de Perfon. & de ?
tragici Si danno di quefia voce varie ragioni
.
.

Larv. cap. 2. EH quefia invenzione pero verrà /’ oc- Il Bulengero nel cit. cap. z. la deriva da poppoysveiv,
cafone altrove di ragionare nell’ efp orfi le pitture , eh’ egli J'piega con Polluce ,
portar il drama nel
in cui fon rapprefentate mafchere diverfe e tragiche mormo
, Il Alormo era un chiufo di reti fopra un
.

e comiche carro In queflo carro , come fi ha da Luciano ,


.

(4 ) Le mafchere più orribili


,
che avejfero gli an- e dallo Scoliafle di Arifiofane , giravano le mafehera-
.. . , . . . .

A V O L A XXXIV.
178
efpreffiva mentre un terzo è in atto di Roda- (?)
ed :

re, il mimo , e di foccorrere il fecondo


Genti (*> , ch’efercita-
Rapprefenta l’altra pittura due
fon da offervarfi nella botte-
no 1’ arte de’ falegnami i»
sa

notando i difetti degli altri. e T inclinazioni , e il genio ( come dir comunemente


motteggiando e Si vedano i belli
te ,
fopra Tanvi- anche noi fogliamo ) dì ognuno .

Il Tinelli nella giunta all' virgoli Socrate , e degli Ora-


trattati di Plutarco dei Genio di
(
crede
,1,0 de Lud. Circenf. IL i. V. ) Son noti i verfi di Monandro
coli e d’ifi. e di Ofiride .

nata quella parola da Mormone , donna brutta ,


tw yevoyévo)
ognuno l affiet- è?torni S'alyuv dvìpì
e deforme a fogno , che ne fchifava
Kitoartcg eti yv^oèyuyos tS fila .

to Un commentator di Polluce X. i6j. JoJpet-


.
ogni uom che nafce un demone fi accoppia j
A
che così fi chiamajfero
’ propriamente le ma-
ta
del lupo Sa- Che in tutta la fua vita lo governa
fchere , che rapprefent avano la figura
.

Cenforino de die natali cap. 3 dice :


Genius eft Deus .
-,

conforme in parte al p enfierò di Euftazio


cujus in tutela, ut quifque natus eft, vivit ; live, quod
rebbe ciò
2 nyo. che la deriva dal terrore di Mor-
Iliad
ut generemur , curat ; live quod una genitur nobi-
p.
mone e dalla forza del lupo . Comunque ciò fia ,

quefie parole fcum five edam quod nos genitos fufcipit , ac tue-
per quel ,
che
Mormolicio fi diceano
fa al nofiro propofito ,

dalle balie a ra- tur


>
a Genendo Genius appellatur
: certe fiegue a . E
Mormone , e
Euclide credea che ad ogni uomo fi ac-
che
Id. XV. dire ,

gazzi per metter loro timore In Teocrito . ,

compagnavano due Genii , il buono , che ad operar


uno fpauracchio gli
lo. una madre per fare al figlio
'Dice Clemente Aleffandrino: bene il malo , che al mal fare piegava T animo uma-
,
dice-, fioppuò bìxnvsi XirKoq .

no : come dice anche Servio falle parole di Virgilio :


molti fpaventano al fentir la filofofia de’ gentili ,
fi
Onde generalmente il quifque fuos patimur manes : benché altri ammetten-
come i putti al mormolicio .

te due Genii foltanto in quella cafa , il cui padrone


mormolicio fi prende per qualunque cofa , che at-
per quelle ma- avea moglie Al propofito della nofira pittura Filo-
. ,

terrila i fanciulli i e particolarmente


o tragiche , o comiche , alla cui vedu- firato I. Imm. 6. fcrive : Nvyfiuv ydp 1xouìsg §
fchere brutte ,
itoXXoì Slà ttoX-
ylyvovTOti to Or/jTÒ)/ àitco) xufiépvuvrsg •

impaurifcono come dice lo Scolìafie d’ Ari-



,
ta e ili s’ >
che qui ve-
Aa uv epuviv uvdpumi Gli Amorini
Si vede lo ftejfo in Acharn. e in Equit.
: ;

ftofane in Pace .

quefie cor- A di fon figli delle Ninfe , e governano tutto il


j* Etimologico, e Suida in piopy.oXvy.sict. ,

Lamiae , Ma- genere de’ mortali Sono eflì molti e diverfi, perchè
rifpondeano le mafchere dette da’ Latini
.

Lo Scolìafie di Perfio Sat. molte , e diverfe fon le cofe , le quali amano , e a cui
niae , Manduci , e fimili .

perfonae fon portati gli uomini Si avvertì ancora al propofito


VI. v. 56. Maniae dicuntur indecori vultus
.

generalmente Giovenale E de' nofiri Genii , che i Collegii delle Arti ( di cui
quibus pueri terrentur .
parleremo nella nota feguente ) aveano ciafcuno i fuoi
Sat. in. quali
perfonae pallentis hiatum
Dei particolari ,
e protettori del mefiiere : i

ifcrizioni fi vedono chiamati Genii : cosi pref-


nelle
In gremio matris faftidit rufticus infans
fo Reinefio Cl. I. n. 167. s' incontra: Genio
Colle-
perche aveano per lo più grandi boccacce , e denti
or- .

e da Accio gi. Tibicinum Romanorum Q. S. P. P. ( prejfo il


ribili : da Lucilio fon dette oxyodontes j
.

Gruferò p. 177. fi legge Tibicines Romani. Qui. .

diftortae oribus Le figure fi pojfion vedere prejfo il


.

Sacris Publicis Praeft Sunt ) Nello fiejfo Reinefio


Ficoronì delle Mafchere Vi erano anche delle mafche-
.
.
. .
.

Tal e Cl. I. n. 3oa. Genio Colleg. Cent. ( i Centonarii


re fatte al naturale con qualche caricatura
.
.

dì cui parla Marziale lib. XIV. erano del corpo de' Falegnami ) : e n. 160. Genio.
quella del Baravo ,

CLXXVI. Collegi. Peregr. Crede V erudito Eineccio de Coll.Opif.


Epig.
Sum figlili lufus ,
rufi perfona Batavi : § VI ( nel To. II. Ex. IX. ) che i Falegnami ve-
m

Quae tu derides haec timet ora puer nerajfero particolarmente il Dio Silvano : leggendofi
,
Dendrophoro
il Marefcotti nel cit. cap. 1. e T Argoli a
in ima ifcrizione : Silvano
Sì veda
0 manuali ipyet-
Panvinìo nel cit. cap. z. v. Manduci quefio ge- . A (7) Chiamavanfi l' arti fabrili ,

nere par che fi potrebbe ridurre la qui dipinta , al erica , come avverte 1 Ammoni ad Tit. III. 8., dove '

cui a[petto fi tramortire il nofiro pattino S. Paolo chiama y.oùd spyci , onorate opere sì fatte

Tutto merita attenzione in quefio ragazzo ,


arti: e ad Theffal. III. ia. dice, che bifogna trava-
(fi)
non ejfendovi parte che non fia efprejfia con grazia ,
gliare per vìver quieto , e mangiare il pane proprio
,

e con proprietà .
Diflingue lo Scheffero ( in ind. Gr. ad Ael. v. /3 tzvoaj-
goq Tsypjyj ) tra l' arti meccaniche e le fordide e fellu-
(6) Qual fojfie la Teologìa
de ' Gentili intorno al-
Si veda però ivi il Kuhnio
la natura de' Genii , fi vedrà in una nota delle Ta- larie (
fìdvavaoi, èittàltppioi ) :

vole feguenti: bafta qui avvertire , che credeano ejjt , in add. I Lacedemoni aveano ma legge di Licurgo ,
che

che tutte azioni dì ogni uomo fojfero regolate da


le proibiva loro di applicarfi ad arte fervile , anzi ne pure
un Genio , il quale dal momento , che ciafcuno veni- all' agricoltura , a cui deftinati erano i fervi , 0 co-

va al Mondo fino all' ultimo della fua vita lo diri- loni detti Iloti Plutarco Inft. Lacon. Diverfa però.

gea in tutto: e corrifpondenti alla qualità del Genio prejfo gli altri Popoli della Grecia era T educazione
dominante (
giacche diverfa fingeafi T indole , la for- de' giovani , i quali comunemente 0 apprendeanG qual-
za l' intelligenza de' Genii ) erano le operazioni , che arte manuale , fe erano poveri , 0 fi applicavano
,
, . -,-

TAVOLA XXXIV. I 79
ga gli arredi
fega (9) , e ’l pancone col ferro un- (
8
) : la

cinato per tenervi ferme le tavole da lavorarfi Sotto


(io)
.

al pancone evvi il martello (“), e una c


affetta, forfè per
riporvi dentro gl’ iftromenti dell’arte, come appunto fo-
glion praticare i noftri legnajuoli . Affida al muro fi ve-
de una menfula con topra un vafe , forte con olio per
,
ungere i ferri fi*) .

all’ agricoltura , alla mercatura ,


0 ad altra fimile in- ti ludicre, puerili, e liberali, dice Vulgares
, fordi- : &
dufiria ,
se erano ricchi . In Atene vi erano su ciò dac opificum , quae manu conflant , ad inftruendam &
leggi faviiffime ‘Primieramente era proibito ad ognuno
. vitam occupatae lunt, in quibus nulla decoris nulla
,
lo fare oziofo , e dovca dar conto al Magijlrato del- honefti fimulatio eft Non è però , che la ne ceJfitd ,
.

la fua applicazione a qualche cofa Laerzio in Solo- . e V bifogno che di quelle fi avea , non facefie meritare
,

ne . Ma
tion era poi permefio ad alcuno di efer citar due a' collegii degli Artegiani anche in Roma più efenzio
arti nel tempo JleJfo > perche per lo più chi vuol far ni , e privilegii Si veda la L. 6. de jur. immun. com-
.

molto , fa tutto male Si veda il Petit ad Leg. At- .


mentata da Pancirolo. Si vedano i Tit. de privil corp.
tic. V. 6. Finalmente gli artefici infigni erano alimenta- lib. XI. T. XIV. del Cod. Giuftin. e lib. XIV. T. II. del
ti dal pubblico j e aveano il primo luogo ne teatri ' Cod. Teod. ove il Gotifredo. Fuori di Roma per l' Ita-
e Concioni
nelle Petit luogo citato, Studiofijfimi . lia , e altrove , particolarmente nelle Città Greche fiori-
,
delle arti meccaniche par che fiati fojfero gli Egizii rono molto quefie compagnie , e furono in fommo pregio
prefio i quali era fi abilito per legge , che il figlio le arti Si veda Cicerone prò Archia Poeta Per quel
.
.
t
dovea applicarfi al meftiere del padre 0 de' parenti: , che tocca al collegio de' Falegnami fu de' più confide ,
poco tempo alle lettere attendeano , e a quelle fole rubili e in Roma , e fuori :
,
fi comprendeano in quello ,
che poteano efiere d' ufo alla meccanica Si veda . i Fabri tignarii centonarii dendrofori , dolabrarii
, ,
Diodoro I. 80. a 82. Erodoto però II. 42 fcrive , che . fcalarii de' quali tutti fi trova menzione ne' marmi
,
dopo i Sacerdoti i più fiimati prefio gli Egizii erano riportati da Grutero , da Reinefio , e da altri raccogli-
i Militari , a cui era proibito l' appl'tcarfi ad arti ma- tori Si trova in quefii marmi menzione
.
de' tempii
nuali i le quali generalmenteprefio i barbari eran poco proprii dove i Falegnami fi univano a tener le loro
,
prezzate Prefio i Romani da principio Romolo
.
congregazioni e far le conclufioni toccante il lor meflie-
prò ibi a Cittadini di efer citar le arti fabrili e re , egli affari del Collegio
'
, Pancirolo in Append. ad .

manuali , come quelle che avvilivano lo fpirito , e Not. Imp. Occid.


fi
opponevano al fine eh' ei fi avea propofio di for-
,
, (8) Polluce X. 146. nomina molti finimenti de'
mare un popolo guerriero e perciò volle , che i fervi e i :
Falegnami in più marmi prefio Grutero
: il e in due
forefiieri foltanto vi s' impiegafiero . D ionifio Alicarnaf- Montfaucon To. III. P. II.
preffo il PI. CLXXIX.y^w-
feo Ant. Rom. lib. II. Numa all incontro

che pensa- , dono quafì tutti [colpiti .

va di efiinguere l' ardor militare , e introdurre una ci-


(9) ‘Phnio VII. 56. attribuire a Dedalo non foto
vtl difcipltna in quella rozza e feroce gente , fiabili in V invenzione di quefio finimento , ma di tutta l ' ar-
Roma le arti , e fondò diverfi Collegii de' più utili e no- te materiaria Igino però Fav. 174. vuole, che Per
.

cefiarii meftieri , tra quali fi numerò quello de' Falegna- dice nipote di Dedalo sull' efempio della fpina del pe-
mi . Plutarco in Numa. ebbero quefii corpi varia Ma fee ritrovafie- la fega .

fòrte e fiotto i Re , e nella Repubblica , e fiotto gl' Im- (10) Oltre al pancone aveano anche gli antichi
peratori efiendo fiati ora aboliti ora rimejfi La fio- legnajuolii Canterii
, , .
, 0 fieno i Cavalli , ( come an-
ria e le ragioni politiche di tali vicende pofion vederfi che oggi fon chiamati da' nofiri
) dove metteano i le-
,

in Eineccio nella Efercit. de


cit. coll. Se corp. Opif. gni, che dovean fegare Nelle lo
fé fi legge: Can-
. G
La prima idea però di difprezzo che Romolo ìmprefie , t’nerus , ?.yfdX>ct]q y.7}^n/.óq . VoJfio Etym. in Can-
negli animi de’ Romani per le arti meccaniche , non fi therius In un marmo Grutero fi vede un
.
prefio il
cancellò mai : fempre fitron chiamate fervili e credute finimento fimile al ferro qui dipinto
,

non proprie di un uomo ingenuo , e per lo più efer cita- (11) Il martello conveniva d Ferrari egualmen-
te da fervi e da forefiieri
, 0 dalla più vile e abiet- , te , ed agli altri artefici di metalli :
fpefiìfilmo s' in-
ta plebe Livio Vili. 20. Opificum vulgus, Se fellula-
.
contra V
deano con quefio finimento in mano In .

rios , minime idoneum militiae genus Cicerone de offic. . una ifcrizìone fi legge Malleatores monetae Il Voffio .

I. 42. Opifices omnes in fordida arte verfantur nec -, in Malleus .

vero quidquam ingenuum poteft habere officina. Sene- (12) Si veda Plinio XVI. 40. e 43.
ca Epift. 88. difiinguendo quattro forte di arti , vulga-

T om. I. Pit. Ff TAVOLA XXXV.


, ' . -
.
,

i83

TAVOLA XXXV. (0
(

A pittura W , che fi vede incifà nel


primo rame , è vera-
di quefta Tavola
mente di un pregio Angolare, metten-
doci lòtto gli occhi più cole , di cui
ofcuriffima , o neflùna menzione s’ in-
contra negli antichi autori ,
che abbia-
mo delle materie della campagna (3)
Il ruftico firettojo (4) , che vi A rapprefenta , merita di
edere
Nel Cataloga N. CCCCLXVII1 4. e %. altre nazioni che han trattato degli affari della
fi) .
,

(i)Negli fcavi di Refina V anno 1748. fa tro- campagna : tra quali ,


oltre adue gran Poeti Efio-

vata quefta a 13. Agofto , e la fegnente a 17. do ,


e Virgilio ,
bello è il vedere i due gran Gener a-
Senofonte , e Magone ; e i Re ancora Gerone , Fi
(3) E' noto in qual pregio fojfe tenuta dagli an- li

tichi r agricultura Lafdando fiar gli Ebrei e gli


.
lometore , Aitalo , ed Archelao Era celebre il Col- .

Eroi, in tutto /’ oriente generalmente i Re fiejfi avea- legio de* Capulatori in Roma , e per le Provin-
Capulatores fi credono in Catone Columella
no cura delle opere ruftiche : anzi fappiamo da Ero- cie . ,

e Plinio effer chiamati i cuftodi de torchi da pre-


doto e da Eliano che chi fapeva meglio coltivare la


,

campagna era preferito agli altri per ajfumere la mer le olive . Eineccio nella cit. Eferc. IX. 23.
fi.
,
degnità Reale Lo fieffo Romulo , che proibì, a fuoi fpiega
.
’ qui torcularibus , vino oleoque exprimcndo
:

praeerant : e fa menzione de marmi portati dal Gru-


*

Cittadini ogni arte manuale , permife loro l' agricol-


nominati In altre
tura , Dionigi Alicarnaffeo lib. II. La ragione la dà Ca- ferò , e dal Reinefio , dove fon
.

tone : ex agricolis &


viri fortiflimi , &
milites ftre- ifcrizioni fi parla del Collegio de' Vinarii ; come av-

nuifGmi gignuntur : e fon noti gli efempii di que


' verte lo fieffo Eineccio §. 12. e §. 20. Lamprìdio
Scrive di quefio Imperatore :
che dall * aratro p affavano alla dittatura , e che dal co- in Alex. Sev.
cap. 3 3 -

vinariorum di quefio Ma
mando degli eferciti ritornavano alla coltura delle corpora conftituifle omnium
.

loro ville .Fanone , e Columella , e ‘Plinio ci danno luogo di Lampridio parleremo nella nota (20}

Latini Torcular e Torcularium
il catalogo di tutti gli autori Romani , (4) Diceafi da'
Greci , e di ,

a cor-
, . . -

i 84 TAVOLA XXXV.
effere con particolar attenzione offervato . Due graffi le-

gni perpendicolarmente conficcati in terra (5), e fermati


mella parte fuperiore da un terzo egualmente graffio e roz-
zo trave ( 6 alcune traverse (7) parallele e più conii ( 8 ) ) : :

anche di legno , formano tutta la macchina Le ?nazzo- .

le (9) che hanno in mano i due Genti in atto di percuo-


tere in parti oppofte le zeppe ; par che dimoftrino il
gioco , e 1 ufo delle travede , e de’ conii O) Nel pic- ’
.

ciolo

a torquendo -, ed era così chiamata non fola la mac- latufque quo arbor
inferitur cardini , aut fuae bafi :
E
,

china ,
ma do ve fi fa la vendemmia
anche il luogo ,
. da avvertire che Catone vuol , che i travi , e
,
Topma de Inftr. Fundi cap. XI. Il torchio da Gre- gli Jlipiti fien di rovere , 0 di pino Arbores ftipi- :

ci 'e detto XYjvòg j onde Bacco Xyycù'oq , XYjyìq la baccan- tefque robufias facito , aut pineas .

te $ e XYivdia , le fefie di Bacco: e un tal ballo , che 6


( ) Catone così fcrive : Infuper arbores ftipitefque
foleafi fare , in cui rappr efintavano la vendemmia , arborem planam imponito latam P. II. longam P.
detto perciò btO^yioq . Si veda Menrfio in Orcheft. XXXVII. vel duplices i,ndito , fi folidam non habe-
in quefta voce Avea lo (Irettojo , come lo ha anche . bis . Forfè intefe di queflo trave tranfverfale , il qua-
oggi , ufo nello fchiacciare le uve , e le olive per . E le in ogni torchio è neceffario .
quel , che fia a nofira notizia , di due fole forti di (7) Ordinariamente ne' torchi a vite un folo 'e il

torchi fanno menzione gli autori
, che ci refi ano del- preio , 0 fia trave che fcende a premer T uva : ne,

le cofe ruftiche uno era a viti , T altro era a fe-


-, torchi a pefo , quantunque fia anche un folo il trave
,
fo . Vitruvio VI. 9. par , che non ne ammetta al- f
che chiaccia T
uva , vi fono però neceffarie le tra
tri : Ipfum autem torchiar , fi non cochleis torque- verfe , che premendo]! T una l' altra faccian poi cade-
tur .-
fed ve Elibus , & preio premimi- ;•
e fiegue a dar re tutto il pefo sull' ultimo legno , che tocca l’ uva.
le mifure corrifpondenti a quefte due fpezie di tor- Queflo legno dicefi dal latini prelum quafi premu- ,
culari , fenza accennare altra Belliffimo e il luo- . lum . Si veda Voffio Etym. in quefia voce . 1 Greci
go di Plinio XVIII. 31. dove parlando delle leggi
! lo dìffero TOTtelov 0 tottlov) e Òpoq Si veda Arpocra-
( .

della vendemmia , parla de' varii torchi , e della lo- '


zione . Dice Catone cap. 19. Inter arbores quod ,
ro invenzione Antiqui funibus , vittifque loreis pre-
: erit medium ,
id ad mediam collibrato ubi porculum ,
la detrahebant veft-ibus ( di cui parla Catone nel & fìgere oporteat, ut in medio prelum refte fitum fiet.
cap. 18. ) Intra C, annos inventa Graecanica, mali Lingulam quum facies , de medio preio collibrato ,
ut
rugis per cochleàs bùllantibus , palis affixa arbori inter arbores bene conveniat digitum pollicem laxa- ,
ftella a palis arcas lapidum attollente fecum arbore ,
, menti facito . Spiega il Topma : Lingula eft noviffi-
quod maxime probatur ( di quefti fi dee intendere che ma pars preli quae inter duas arbores re£tas inferi-
,
parli Vitruvio , e Columella ) . Intra XXII. hos an- tur in modum
linguae Nel torchio qui dipinto , fup- .

nos inventum parvis prelis , minori t or ciliari , aedi- & ponendo , che le traverfe faccian tutte T officio di pre-
ficio breviore , malo in medio decreto , tympana & li , devono dirfi così anche fatte
,
come or ora spie-
impofita vinaceis , fupernc foto pondere urgere
,
& gheremo .

fiiper prela conftruere congeriem . Tutti pero fi ridu- (8) Nomina anche Catone Cuneos , ma par che
1
cono a suite , 0 a pefo . In fatti anche oggi il trave , fieno defiinati ad altro ufo diverfo da quello , a cui
y
che preme l uva
mojfo 0 dalla vi- , 0 T olive , è qui fi vedono impiegati Nelle vicinanze di Tortici .

te , 0 da lunghi travi , nell' eflremitd de' quali anche oggi fi ufa un tale torchio fimile al qui dipinto %
fi appendono de' pefi Catone de Re Ruft. cap. 18. .

ma in vece de' conii adopranfi de' moggiuoli per pre-
defcrive la maniera di far il torchio antico : ma è mere le traverfe
cosi 0fi tira , che il Turnebo avverte che avrebbe bi- La figura di quefti magli è tale , che fece
(9)
fogno di un dotto ed ingegnofo architetto per inten- credere ad alcuni fervir pìuttojlo qui per tagliar la
derfi i e V
Topina a vendo tentato di fpiegarlo
, fi vinaccia , come veggi amo farfi da' noflri vignajuoli
arrefiò conofcendo di non poterfi con parole illufirare sul torchio Varrone de Re Ruft. I. 5-4. Cum deflit
.

E' certo pero , come nota lo ftejfo Topma , che 'l tor-
chio di Catone e differente da quel di Vitruvio
fub preio fluere ,
quidam circumcidunt extrema , &
,
rurfus premunt : &: rurfus cum expreffum circumcift-
e da que' , che oggi fono in ufo N'e pare , qhe al tum
.
appellami ; ac feorfum fervant 3
quod rèfipit fer-
qui dipinto p offa in qualche maniera riferir rum Ma la moffa
fi offen- : . -, in cui fono i Gemi , moflra tutt' altro.
do il nojìro femplìcijjlmo e quello affai cotnpoflo Il meccanifino
, , (10) di queflo torchio potrebbe così
e intrigato
concepirfi: Le traverfe fi fuppongono Jciolte ne' due ca-
(f) Dice Catone nel cit. 1 Ibi foramen pedici- . :
pi , / quali fi adattano ne' canaletti che hanno nella
,
nis duobus facito Ibi arbores pedicino in lapide fta- .
parte interiore i due travi perpendicolari per tutta la
tuito : fpìega il, Topina: Pedicinus eft pes tenui*
edo- loro lunghezza , affinchè le linguette 0 capi delle
,
traverfe
, . . . . 0

TAVOLA XXXV. ig 5

dolo campo («) di legno fi diftingue l’uva ('2); e nel rof-


fo liquore , che pel canale (13) fcorre nel fottopofto va-
fo (h) fi riconofce il mojìo hr) Il vafo che fi olferva .
,

in dilparte sulla fornace accedi , con un Genio , il qua-


le con una meftola b <9 di legno in mano va rimeftando il li-
quore, che vi è dentro par che abbia rapporto all’ufo ;

di cuocer il mofto b?)


Non meno bella , nè meno inferefiante è l’ altra pit-
tura , che ci prefenta una bottega di calzolajo Se- .

Tom.I. Pit. Gg dono


traverfe poffano lìberamente calare a piombo ,' e fiali- Il Gefnero vuol che fia lo fieffo che 7 7rpaTpo7tov s
re ,1 comi oppojl amente collocati traile traverfe , /pin- ma fe l’ uva
fi calcava prima di premerli col prclo j
ti dalle mazzuole de’ Genìi , coll * inzepparfi premono par , che fien diverfi III. Tortivum finalmente è ,
.

sulle traverfe in modo , che tutta la forza di linea in quod poft primam prefluram vinaccorum circumcifo
lìnea puffi ad efercitarfi sull ultima , che tocca l' uva ,

pede exprimitur . Columella XII. 3 6.
e la fchiaccia /premendone il fugo . (1 6) Quefiocon cui fi vede il Genio
bafione ,

(11) Il campo , 0 parte del torchio , dove fi met- mefeere , mofio nella caldaja , diceafi
e rivoltare il
te V uva , chiamafi Forum ‘P opina Forum eli pars
. : rutabulum Columella XII. 20. e 23. rutabulo ligneo
.

torcularis, in quam uva defertur, ut preio fubjiciatur: agitare , permifeere : parlando appunto del cuocere il
Varrone de Re Ruft. I. 54,. lo chiama forum vinarium. mofio : e nel cap. 4.1. parlando dello fi efio : fit puer 9
Si veda pero l' Index Script. Rei Ruft. del Gefine- qui fpatha lignea , vel annidine permifeeat
to in quefia v. Forum. (17) I Greci
folcano cuocere i vini : onde prejfio
(12) Varrone I. 54,. dice t Qiiae calcatae uvae Ateneo I. p. 31- il poeta Umane chiama Hitvpov il A
crunt, earum feopi cum folliculis fubjiciendi fub pre- vino de’ cinque colli , prejfio Sparta , cioè , come /pie-
lum ut fi quid reliqui habeant muftì , exprimatur in ga Ateneo , 8% iipypteyov
,
E/ptino yip ècpSctg ouoig : non
cundem lacum Columella de Re Ruft. XII. 29. Ante- cotto poiché ubavano i
. :
vini cotti I Romani per fa-.

quam vinacea fubjiciantur


preio ‘Di quefia parola . re i vini fimili a’ Greci ,
particolarmente al Coo , coce-
vinacea fi veda il Gefnero nel cit. Indice vano il mofio , 0 vi mifichiavano l’ acqua marina , Si
(13) Ne’ torchi , che oggi ufiamo , tale appunto e veda Catone cap. XXIV. e cap. CV. Elini XIV. 8.
il foro ( che chiamano i nofiri vignajuoli letto ) tale e Ealladio XI. 14. Eolluce VI. 17. nomina tra gli al-
il canale , e tale il vafo , 0 tinaccio , dove fcorre tri vini dolci quel , che ajfolut amente chiamavaji S'fid-
e fi raccoglie il vino . [icc , eh’ è ’l vino cotto a fegno che diventi dolce :

(14) Abbiamo già veduto nella nota (12) che Var- oitsp i<rlv oT'joq éipqylyog slg y}:MVT/}TU benché confonda :

rone lo chiama lacum. Columella XII. 18. Tum lacus poi l’ epfema , 0 vino cotto coll obóysXi , 0 mulfo eh’ 'e ’

vinari i , & torcularii , & fora . L’ Urfino legge & tor- il vino conciato col mele Nomina anche il Sifereo ( chia-
. .

cularia: il Gefnero nota potuerunt tamen effe edam


:
muto da Efichio ,
e anche da Galeno Ms0 . depctic. lib. II.
lacus torcularii a vinariis diverfi E' nominato uriche .
(rlpaiov
) , che deferivo ejfier il mofto cotto fino a di-
da Ulpiano L. 27. §. 35". ad L. Aquil. dove crede il Bu- ventar dolce. Elinio XIV. 9. confonde V epfema, e’I
deo doverfi leggere laccum Si veda Cujacio X. . fireo de’ Greci colla fapa de’ Latini : Siraeum , quod
Obf. 9. ali i hepfiema , noftri fiaparn appellant , ingenii non na-

(15) Muftum propriamente diceano i Latini qua- turae opus eft, multo ufque ad tertiam partemmcnfij-
lunque cofa novella Nonio : Muftum non folum vi-
. rae deco diro Quod ubi
fadtum ad dimidiam eft , defru-
.

mini , veruni novellum quicquid eft , recte dicitur On- . tum vocamus Se dunque il mofto coceafi fino alla me-
.

de Nevio dice Utrum eft melius virginemne , an vi-


: tà faceufi il defruto , fe fino a due terze parti , la Pa-
,

duani uxorem ducere ? Virginem , fi mufia eft Cato- . pa } fe fino a un terzo filo , diceafi careno Cataenum, .

ne cap. ixo. Muftum fi voles totum annum habere, in cum tertia perdita , duae partes remanfcrint dice Eal- :

amphoram muftum indito , & corticem oppicato di- , ladio XI. 18. Si veda il Gefnero nel c\t. Ind. v.Carenum.
mittito in pifeinam , poft XXX. diem eximito To- . La maniera di cuocere il mofio per far quefti vini ,
tum annum muftum crit Si veda Columella XII. 29.. è deferitta da Columella XII. 19. e feguenti, dove è no-
che dice ad un di prejfio lo fi efio . Ear ,
che gli anti- tabile per la noftra pittura quel che dice a principio :

chi I. Protopum: di-


difiinguefifero tre forti di mofti . muftum, quod defluxit, ante quam preio pes eximatur,
ce Elinio 9. Protropmn appellatur a quibufdam
XIV. fatis de lacu in vafa defrutaria deferemus , lenique pri-

muftum fpontc defluens , antequam calcentur uvae : mum igne &


tenuibus admodum hgnis , quae cr ernia
,

così anche Efichio , e T oline e II. Lixivum Colu- . . rullici adpellant fornacem incendemus Solcano per la .
,
mella XII. 17. Lixivum , h. e. , antequam preio dolcezza , e fragranza porvi de’ pomi , e degli aromi:
preffium fit , quod in lacum muftì fluxerit , tollito e per la durevolezza vi mifichiavano pece , terebinto
,

Sfili
' . . ' .

ig6
tavola XXXV.
L
^
l8 ),in-
fenza fpalliere
due G®'i fopra /gabelli
(

h
meftiere (»>:
foTo ad una in atto (.,) di fare il ior
piccolo frumento rotondo («).
Sulla tavola fi vede un
(») con fopra delle ,/c^r-
Affida al muro evvi una tavola
armario con vane
™ dall’altra parte fi oflèrva un
(23):
quali vi fono delle
cofe attenenti all’ arte , tra le
(24) di legno, e d e’vafi forfè
con varii colori (>5), onde fo-

lcano tingali i calzari

piede "Polluce VII.


comodar la fcarpa calzata sul
.

e altre cofe sì fatte Collimila , ‘Plinio ,


cenere .
de Calzolai:
cap xi. nomina più frumenti
<?e(fo , ,

'Palladio ne cit. 1 che riguarda 1 w#* oggi da


òttima, munite: tifati anche
£> , .

TOfiroftais,
"vicinanze del Vèfuvio , fi veda Strabono V. p. 43
2 - -

Plinio XIV. i.fó. rtW così ferri e deri ini di


calzolai per
* 2.47.
Tale appunto ufano anche oggi ì
Pompei Pompejanis fummum X. annorum
incremen-
:
riporre le fcarpe già. compite : e nella noftra pittura
tumeft, nihil fenc&a conferente. Dolore etiam
ca-
paja ripofie , e già terminate
fi vedono due
.

pitati in fextam horam diei fequentis infetta depre- di fcarpe ufiate da-
henduntur Son note le lodi , che a vini, e all ' (13) Diverfie erano le forte
per uomini , altre per donne , altre
.

gli antichi altre


'

t a del Vefwvio , e de' contorni


da Marziale IV. Ep. 44. ,

che a quefte e a quelli convenivano Orazio parlando .

(18) Quefte feggiuole ,


da Latini dette fellulae,
de' calcei Senatorii I. Sat. VI. dice
ufano anche oggi da' Calzolai Forfè perciò furori .
.

fi
Ut quifque infanus nigris medium, impediit crus
dette quefte arti felluiariae, èrtiSdpfoi
proprii gli atteggiamenti di Pellibus
(19) Son belli , e Tertulliano de Pallio cap. generalmente de' calcei
Il primo par% che voglia colla defra
4.
quefti due Gemi .

che dice lo fiejfG I Peroni proprii de' ruftici , e dì cui


firare , forfè sulla forma , la pelle della ficarpa ,
.
,

Marziale IX. f. efprime la comunemente fervivanfi i Romani in c ampagna , e per


tìen ferma colla finifra .

Città ancora i Plebei giugneano anche a mezza gamba.


maniera più ufata da' Calzolai in far quefo :
-,

Sidonìo Apollinare lib. IV. Ep. 20. 1 Greci tifavano


Dentibus antiquas folitus producere pelles .

ì Fecafii di cui per altro e affai controvertita la for-


Plinio XXXV. io. parla di Pireico , il quale ton- ,

ftrinas futrinafque pinxit


ina I Coturni non fol da' Tragici Attori , ma fi tifa-
.

vano ancora fuor della fcena: Virgilio Aen. I. v. 3 4 1 *


,

(2,0) Tra i collegii ifituiti in Roma da Numa vi


Plutarco anche quello de' calzolai Ma dà i Coturni alle Cacciatici e ’l Balduino de cale, -,

fi numera da
.

c. vuole che altro non fojfero che ì calzari da cac-


5\
ebbe le fieffe vicende degli altri : onde fiotto Aìeffandro 1 ,

cia anche alti a modo di Jlivaletti Pojfono le fcar- .

Severo fi vede infieme con quelli delle altre arti riforto, ,


e ad al-
cap. Eum
corpora con- pe qui dipinte a tutte quefte fipecie riferirfi:
dicendo Lampridio nel cit. 3 3 -

tre ancora traile molte nominate da


Polluce WS. c. 22.
ftituifTe omnium vinariorum ,
lupinariorum ( il Cafau-
21. dice che gli antichi
bono popinariorum ) caligariorum ,
legge omnino & (24) Polluce VII. cap.
omnium artium , hifque ex fe defenfores dedifle Abi- .
chiamavan le forme xct?d?ToSìxg , e così a firn tempi
anche diceanfì Galeno così le nomina lib.
IX. Therap.
tavano in Roma i Calzolai nella IV. Regione, ove era .

onde l interpetre di Orazio II. Sat. III. v. 106.


le
il vico Sandaliario , di cui fi fa menzione nelle ifcri-
'

zioni preffo al Pancirolo , e al Guàio Si veda anche .


dice calopodia Orazio però nel detto verfo le chia-
.

G ellio XVIII. 4. e Seneca Epift. 113. Plinio Da ma Formas , e così anche Ulpiano L. 5. §. 2.. ad L.
VII. 56. fi attribuire l' invenzione di quefl' arte a un Aquil. m .

tal Boezio Del refio antichiffimo è T ufo delle ficar-


. (2f) Atramentum futorium nominato da Plinio
adoperava per tinger fcarpe in nero
le :

pe : Mose ed Omero ne fanno menzione e 7 Balduino


,
: e quel , che fi
di cui foleano tingerfi Si
de Cale. cap. 1. fuppone ufato dallo ftejfo Adamo , se degli altri colori .
e così ,

non le fcarpe formate , un riparo almeno contro le fpine. veda S. Giovan Crìfofiomo Homil. XXVII*
(11) E
filmile a quello , che oggi fi ufa per ac-

TAVOLA XXXVI.

V
.

TAVOLA XXXVI .

ON par , che fia facile il determinare


a qual meftiere fieno applicati i tre Ge-
mi , rapprelèntati nel primo rame di
quella Tavola b) . La macchina, intorno
a cui fono occupati fembra a prima vi- ,

lla un telajo (3) ; e potrebbe credere


per avventura taluno , che ’l pittore ab-
bia'voluto elprimerci de’ tejfitori (4) Ma , oltre al non .

effervi poi alcuno degli linimenti , che a tal arte fon

neceffarii
(1) Nel Catalogo N. CCCCLXX. 4. e 2. fi che fi figurajfe 0 la maniera di far delle ve-
difife ^
{%) Fu trovata la prima a 13. Agofto , e /’ altra fii villofienominate da Plinio Vili. 48. : ovvero h
a Z4. anno 1748. negli fcavi di Refina
nell * modo di tejfier le reti E
fi avvertì quel , che ficrive
, .
.

(3) Nel Montfaucon To. III. p. 358. fi ojfiervano Plinio XIX. 1. dove parlando delle varie forte di li-
due telai ricavati da due miniature , una del celebre no dice EH fua gloria & Cumano (
, .
lino ) in Cam-
codice Vaticano di Virgilio e /’ altra di un commen- pania ad pifcium &
-,

tario fiopra Giobbe , che fi crede del X. Secolo Ma fo-


alitum capturam Eadem pla- .
&
. gia materia Sed Cumanae plagae concidunt apros,
. . .

no ben diverfi da quefio . & hae , caflefve ferri aciem vincunt Vidimufquc .

(4) Quefia congettura parea , che poteffe prender jàm tantae tenuitatis , ut anulum hominis cum epidro-
qualche fuffificnza dall ofifiervarfi , che 7 legno a cui

mis tranfirent uno portante multitudinem qua
}
,
fal-
tien la mano il terzo Genio , non fi ferma sul piede tus cingercntur Nec id maxime mirum , fed fingula
.

del quadrilungo , come gli altri , ma fcende fino a ter- earum llamina centeno quinquageno filo conflare :

ra ^ e a quefio fa unito per un capo lo fgabello , che P)el refto delle maniere di tejfiere degli antichi
fi ve-
fi vede fiotto al telajo'. onde par che il Genio tirando da il Ferrari Anal. de Re velliar. cap. 13. il Brami
a se quefio lungo legno dia moto anche allo figabello . de Veli, faccrd. Hebr. ed altri
Sul penfiero dunque , che fofij'ero quefti Gemi tefiìtori ,
, ,,*

I9 o TAVOLA XXXVI.
neceflarii fi) ;
uno degli Amorini moftra piuttofto voler
6) quello (lame, che fi vede fofpefo ad. uno de-
filare (

uncinetti che fono nelle traverfe fuperiori . Quel


gli ,
ha traile mani
che fi faccia 1’ altro Amorino, che anche
un fimile ftame, non ben fi conofce per altro è la pit- :

tura affai mal concia, e molto perduta.


Nel campo ,
che fi vede in difparte , forfè eranvi dipinti de’ gomito-
li della materia, che ferviva al lavoro ( 7 ).

Quanto graziofa ,
altrettanto è chiara 1’ azione efpreffa
nella feconda pittura, dove fi vedono due Amorini che ,

pefcano 8
( ) colla canna ( 9 ), e coll Amo fi°) ; e vi fi offerva-

no de’ pelei già prefi, e altri comparir fotto f acqua fi 4.


TAVOLA XXXVII.
Gl’ finimenti de' TeJJltori fono deferìttì da va da' Poeti attribuita fpecìalmente Plinto nel eie.
.
(5)
IP alluce VII. 3 6. Si veda Seneca Ep. 90. ‘Plinio VII. cap. 5 6. vuole ,
che l' inventar del fufo fojfe Clojlere
5'6. attribuifee l' invenzione del tejfere agli Egizii . Co- figlio di Aracne ì e quefia vuol , che la prima filajfe il
munemente Je ne dà la gloria a Minerva , a cui per al- lino Si vede in Omero
. che P Eroìne aveano a fara-
,

tro tutte V arti anche fon date Onde dagli Ateniefi fu


. ma gloria il filar bene : e Teocrito Id. XVIII. v. 32.
detta ipydvYjg : P anfani al. 24. e altrove Tra gliefer cizìi
. e fé*, per dare una gran lode ad Elena dice , eh ,

dell ' Eroine più commendato e il tejfere Eufiazio


il . ella filava meglio di tutte le fine compagne Prejfo .

Iliad. I. 31. pag. 30. Si veda Pottero IV. 13- Erodo- i Romani di quanto pregio fojfe alle Piarne il filare
to II. 3 5. tra le altre firane
cojl amanze degli Egizii è noto da Varrone , Plinio , Suetonio , e Plutarco. Si
numera anche quefia : al pj yjvotCy.es àyopuQscn y.oà veda 'Tìraquello de LL. Conn. 1 io. n. 38. .

xct7CY)Xevim ol òè avfieq , xar óuusg èioneq ,


vfiuivxcn : (8) Plutarco nel trattato de Sollert. Anim. porta
donne negoziano in piazza, e tengono le bettole; le ragioni contro , e a favor della pefea 0 nò
le , fe fia

gli uo min Hanno in cala a tefiere.


i efercizio lodevole e nota , che Platone
:
( nel lib. VII.
(6)Altri pensò dal vederfi quefio , che potejfe qui delle Leggi ) nel tempo fiejfo , che lode? , ed eforta
rapprefentafi il filare , 0 attortigliare colla lana le la- giovani alla caccia , vieta loro la pefea
i Non è .

minette d'oro E
avvertì , che Plinio XXXIII. 3. dice,
. però , che in Omero non fi legga anche ufata la pe-
che oltre alla nuova invenzione di far drappi tejfuti fica , come avverte Ateneo I. p. 13. Si veda Feizio III.
d' oro puro, vi era anche l' antica di filarlo intejfuto cap. q. e IV- cap. II. 4. Notano però Platone III.
c per meglio dire intorcigliato colla mano: e che con- de Rep. Plutarco Symp. Vili. 8. e Ateneo I. p. 25”.
fermavaji ciò da Sidonio Appollinare Carni. 22. v. 199. che gli Eroi non mangiavano pefei Tra le altre ra- .

. Vei flamine fulvo


. . gioni fi porta anche quefia , perche è un cibo troppo
Praegnantes fufi mollitum nefie metallum . delicato , e proprio da' ghiotti Grazìofi fono i verfi .

E davagli anche pefo il vederfi il filo divifo , e sfioccato di PDifilo , di Senarco , di Filotebeo , e di altri Poe-
in più capi , de' quali tino poteafi dir d' oro gli altri ti prejfo Ateneo VI. p. 22 5. , in cui maledicono i Pe-
,
di lana , che s' intorcigliano tra loro a mano . E
V fcatori , che vendono i pefei a carijfimo prezzo , e per
telajetto lo volle adoperato per raccogliere i briccioli lo piu puzzolenti .

delle laminette , perche non cadejfero a terra Parve (9) Gl' ifirumenti della pefea fon numerati da
.

ingegnofio un tal p enfierò mafoggettoapiìioppofizioni.


, Polluce X. 132. e 133., tra' quali le canne e gli
(7) Catullo in Nupt. Pel. & Thet. deferive coll' ami Plutarco de Sol. Animai, fcrive come ha da efi .

ulfima eleganza la Parca che fila come /'amo, e'I laccio.


fiere la cannuccia de' pefcatari ,
:

Laeva colum molli lana retinebat amiftam* Nel Montefaucon Tom. III. p. 332.. Tav. 18 q.fivedo-
Dextera tum leviter deducens fila liipinis no raccolti pezzi antichi rapprefentanti tal pefea In .

Formabat digitis: tum prono in pollice torquens altre nofire pitturefi vede quefia , e altre forti di pefea.
Libratimi tereti verfabat turbine fidimi: (i°) Molte erano le marnere di far la pefea , co-
Atque ita decerpens aequabat femper opus dens me da Polluce nel c. 1 da Filofiratol. Ini. 13 .da Eliano .
,
Laneaque aridulis haerebant morfa labellis , H. A. XII. 43 e da altri fi raccoglie Ovidio anche dice . .

Quae priu? in lini fuerant extantia filo Hi j aculo pifees illi capiuntur ab hamis ,
. ,

Ante pedes autem candentis mollia lanae Hos cava contexto retia fune trainine
Veliera virgati cuftodiebant calathifci,
(11) Filojirato nella cit. Ini. XIII. deferive con vi-
<éL invenzione del filare la lana fu anche a Miner - vezza i pefei che comparirono
3 fotta l' acqua del mare.
x
93

T A V OLA XXXVII. ’
UTTO è bello, naturale, ed eipreffivo
nella pittura fi) che fi vede incifa nel
primo rame di quefta Tavola , in cui ci
fi rapprefenta una caccia
Viviffimo (3 ) .

e graziole» è 1’ attegiamento del Genio :

La molla delle ali , e lo Ivolazzar del


panno ( che girandogli intorno al collo
gli fi avvolge al braccio ']
corrilpondono all’azione, ch’ei
Tom. I. Pit. Hh fa
(0 Nel
Catalogo N. CCCCLXIV. 1. e 2. a Diana infame , ed Apollo Senofonte nel trattato
.

u trovata la prima e la feconda pittura negli


r (v f della Caccia. Benché piu Comunemente alla fola Dia-
Jcayi di Refina al 6. di Agofio del 1748. na fi dia tal gloria Lafcìando fiar tutti gli altri.
,

(3j
Gli uomini per difendere fe effi e le cofe loro Grazio Palifico nel poemetto della Caccia v. 13. e fe o-,
fi ,
dalla fierezza , e dalle infidie delle befiie felvagge Tu trepidam bello vitam, Diana ferino
, .
,
dovettero da principio a viva forza combatterle ed Qua prirnam quaerebat opera , dignata repertis
,
ucciderle , 0 prenderle con
aguati Quefta fu l’ orìgine
. Protegere auxiliis , orbemque hac Polvere noxa .
della caccia , * della guerra mfieme Si veda Lucrezio. Da Diana e da Apollo apprefe queft' arte Chirone, e
V. 964. e feguenti , e Ariftotele Polit. I, 8. Quindi fi l infegno agli altri. Senofonte nel c. 1 Si veda però.

acenfiarono gli Eroi tanta gloria e furono creduti Oppiano Cyn, II. v. io. a 19, che dìftingue le inveii -
,
1 benefattori del
genere umano per aver diftrutte le fie- aioni delle varie maniere di cacciare Non
fi trove-
.

re, che devaflavano i campi veda ’P aufuma I. 27. rà forfè nazione


fi :
,
che non avejfe tenuta in fummo
Ed offerva Strabene XV. p. 704. che i cacciatori prefi pregio la caccia Lafcìando fiate i popoli meno coni-
.

fio gl '
Indiani fono alimentati dal Re, perchè libera- fidati e meno culti , Strabone XV. p. 734. parlan-
do 1 lemmari dalle belile, e dagli uccelli. Or quel, do dell ' educazione de1 ‘Perfiani dice , che da' an-
,
che la necejfità uvea introdotto fu dall’ utile, e dal que fino a' ventiquattro anni dove a no ogni giorno efer-
,
piacere che fe ne rìcevea , ridotto ad arte Virgilio citarfi alla caccia fenza che poteffero della preda
.
, fat-
Georg. I. v. 139. e 40. L’ invenzione ne fu attribuita ta mangiare . ESenofonte Cyrop. I .ferine, che’l Re
di
. ,. , .

194
TAVOLA un dardo M , tenendone
XXXVII.
fa di lanciare colla delira roano
eie molle de’Cc™ (,)
La ri
che a queft. tengono d,e-
colla fmiftrJ. Le forme,
che fuggono, e de’C«i «fi ,
„-o , fono ancor con
vivezza, e con proprietà figurate.
benché con fantafia piu capuc-
Nè con meno gufto ,
ciola.

Copra mentovato di cui dice Ovidio ,


cacciatore doven- ,
Ter f!a doma opre perfettivo
:

Aptaque venanti Gratius arma


di dabit
Juddui nella
do eoli , come è condottiero de firn
'
del dardo ,
nella caccia, acuì Or colini v. 122. * 23. così parla
guerra così e far parimente lor capo jaculis habilem perpendmius ufum
,
che tutti attendano, t a-
Quocirca & :

crìi fedamente invigilar dee,


che Vonone Re de’ farti fu
odia- Neu leve vulnus eat , neu fit brevis impetus fili .

cito Ann. II. riflette , particolarmente confagrati a ‘Dia-


collume de loro mag-
1
rft\ j Cervi erano
to da’ fudditi perche coluta il
* io 6 le da il
,
Ter quel, che riguar- na. Callimaco nell’Inno in Dian. v. 99.
giori rare volte ufeiva a caccia .
colle corna d’ oro òi
ma cocchio tirato da quattro Cerve
.

da i Greci, fin dal tempi di Omero


era la caccia
veda sul v. 102. Spanemio , Anna Fabra , egli
altri
educazione della gioventù
delle parti principali dell’ che anche Pinda-
lutare» dell’ Educa- T commentatori : i quali avvertono ,

come avverte Ateneo I. p. x 4 « -

che han da fare i gio- ro Anacreonte e altri Poeti danno alle cerve le
e
zione de’ figli tra gli efiercizii ,
,

corna contro il fentimento di Arifiotele e degli altri


vani , vi numera la caccia.
Vegli antichi popoli dell ,

Scrittori dell ’ Iftoria naturale che vogliono da’ fo-


Italia , Virgilio Aen. VII. e nel
IX. ,

li cervi averfi le corna . Avvifa anche ivi v. 106.


Venatu invigilant pueri , fylvafque fatigant
Spanemio , che fpejfo sulle medaglie s’ incontra Dia-
da Grazio tra gli altri Numi , che prefiedono
lo
Anzi
na 0 fopra cocchio tirato- da cervi , 0 fedente fopra un
alla cacciti , e invocato
.... Latii cilltor qui Fauuus amaeni: cervo . E
fembra , che particolarmente fi foJJ'e quefta
Ter gli- Romani baflerebbe T efempio del folo Scipio- Dea compiaciuta della caccia de’ Cervi , de’ Lepri ,
damme e di altre fimili timidette belve : onde
di cui Polibio racconta , che impiegava
nella cac- delle ,
ne
nome di benché Omero 7j. 104.
i momenti , che gli avvanzavano
dalla guer- ebbe il èXafirifióXog :
cia tutti
XVIII. non chiamale la caccia aggiunga a’ cervi anche i cignali , e generalmente
ra } fe Orazio I. Epift.
Romanis follemne opus , utile famae
viris Ovidio Fall. II. 163.
Mille feras Phaebe fylvis venata redibat:
Vitaeque, & membris:
e nell’ Antologia IV. cap. 12.7? legge di Diana.
facendo in poche parole il vero elogio di quefto vera-
Huca. xQùv òXlyov t xS's nvniyÉaiov
mente nobile eftercizio il quale a ragione è chiamato •,

Poca caccia è a coftei tutta la terra


da Polluce V. in praef. efercizio da Eroi , e da Re:
.

15’**
ed a cui dice guidamente Euripide in Supplic. v. 88 f. Si veda Spanemio nel cit. Inno v. 2. v. 12. e v.
e feg. che biftogna avvezzarci quel corpo , il
quale Comunque fa , ave ano altri Numi anche V ingerenza
Poiché ( come dice nella caccia Oltre a Fauno , a Bacco , e a Silvano
Voglia elfer utile alla Repubblica .
.

Senofonte nel fuo trattato della Caccia p. 995-. ) colo


~ invocato da Grazio , ed ad Apollo ( invocato da Er-
cole , prejfo Efchilo , nello fioccar la fiaetta
contro un
ro che vi fi efer citano , non {blamente acquietano una
,

uccello s’ invocava anche Arilleo da


coloro , che col-
valida fanità ,
e buona vifta, e miglior udito, e tardi J *

invecchiano -, ma s’iltruifeono ancora , e li alfuefanno le folle,


0 co’ lacciuoli tendono infidìe agli orfi , e a

alla difciplina militare . ‘Platone ,


Polibio ,
Cicerone ,
lupi poiché egli il primo invento tal forta di cac-
-,

cia , come fi legge in Plutarco in Erotico In fatti .

Plutarco ,
e tutti i grandi uomini parlano allo fteffo
modo . BeUiJfime fono le parole di Plinio a Trajano : varie e diverfie erano le forte di cacce prejfo gli an-
,

genere degli animali che fi caccia-


Qiiando hai tu lpedita la calca degli affari , Itimi un tichi fecondo il ,

vano , fecondo la maniera di cacciarli Si vedano


follievo il cangiamento della fatiga Poiché qual è il .
e .

Oppiano Nemefìano e gli altri anti-


tuo fpaffo fe non Tempre vifitare le felve , cacciare
,
Senofonte , , ,

da’lor covili le fiere , forpaflare gli afpri gioghi de’mon- chi Scrittori della caccia . Pericolofijfima era la cac-
cia de’ Leoni, delle Tigri s nè e di fimili bejiie feroci
ti e lugli orridi fcogli portare il piede , lenza l’ aju-
,
,

to di mano , o di guida altrui ? Quella un tempo era par che conveniffe a donne se pur non fojfe qualche Ci- -,

1’ efperienza della gioventù quella il piacere : in que- rene , 0 Atalanta 0 altra fimile Eroina fuperiore
,
al
,

lle arti fi erudivano coloro , che doveano comandare fejfo. L’ altra detta propriamente
Venatio da’ Lati-
agli eferciti nel contendere colle:fugaci fiere nel cor- ni da’ Greci , che intorno a’ cervi ,
e Y.WYiyè'riY.fj
,

fo colle audaci nella forza ,


colle maliziofe nell’ allu- e altre sì fatte fugaci belve , e dove non altro ,
ad
zia
,

,
con quel ,
che fegue. E noto fin dove ghigneffe in che ’l piacere , e efercizio T
e la deft rezza del ,

Roma il gufto per la caccia ne' pubblici fipett acoli Si . corpo ha luogo ,
par che fojfe più propria per le

veda il Bulengero de Venatione Circi Tra le pitture . Ninfe feguaci di Diana . L’ uccellare è ammejfo da
del Bellori fi vedono le cacce degli Orfi , de’ Leoni , Platone VII. de Leg. in fecondo luogo : e fu d^gli
e delle Tigri , di cui parleremo apprejfo Eroi anche tifato come avverte Ateneo I. p. 25.
,

(+) De’ varii frumenti della caccia parla Pol- (6) Seneca X. Ep. 77. così diftingue le tre pro-
luce , Oppiano , ed altri ,
e fpecialmente tra gli Autori , prietà de’ cani di caccia : In cane fagacitas prima
che han fatti trattati della caccia ,
Grazio da noi eli , fi invelligare debet feras curfus , fi confequi , -,

audacia.
, , . ,

TAVOLA XXXVII. 195


dola, fono nell’ altra pittura efprdfi due Genii (7) fopra
cocchi tirati da
vedere i delfì-
delfini (
8
) . Graziofo è il

ni fotto al giogo (9) e pittorefco egualmente e gentile :

è lo fcherzo , onde uno de’ Genii è dipinto addormenta-


to , e in atto di cader nell’ acque (1°)

audacia, fi mordere, & invadere. ‘Dice Grazio v. if 4. fervato ,


particolarmente dedicati a Venere : e nell
7
An-
tologia fi legge , che Amore fa condurfi da delfini per
7

Mille canum patrie ,


du&ique ab origine mores
Cuique fua. efprimere il Juo potere anche sul mare Della natu- .

Oltre agli antichi fuddetti , vi e il bel poemetto di rale inclinazione di quefto pefce per gli uomini , e fo-
Fracajloro de cura canum , e V trattato di Giovan- prattutto per gli ragazzi , e per le vergini , fi veda
ni Cajo de Canibus Britannicis Si veda anche Gio-.
Fiutar co De induftr. animai, ed altri.
vanni Ulizio nella prefazione a Grazio . BelliJfima , (<f) Nelle quadrighe , dove quattro cavalli erano
e adattata alla noftra pittura e la defcrizione del fituati di fronte , due di mezzo diceanfi jugales
i
7

perfetto cane da caccia di Nemefiano v. 108. e feg. perche uniti fotto il giogo de refianti due uno era il
:

7
funalis dexter l altro funalis finifter Si veda lo
Sit cruribus altis,
.
. . ,

multamque gerat fub peftore lato


Sit rigidis, Scoliafie di Arifiofane iti Nub. In un diafpro rojfo
y
Coftarum fub fine decenter prona carinam prejfo l Tav. 59 fi vede un fimil
Agoftini P. II. .

cocchio tirato da Delfini , e guidato da un Amo-


7

Qùae fenfim rurfus ficca fe colligat alvo:


Renibus ampia fatis vadis , didu&aque coxas rino colle redine ,
e colla frufta in mano , ma fen-

Cuique nimis molles fìuitent in curfibus aures . za il giogo , come qui con bella e graziofa fantafia
incontrano ne marmi , e nelle gemme
7
7
fi ojfervan dipinti .

( 7 ) Speflb s 7
Noc-
Se (io) Molte cofe fi differo fulla diligenza de
fimili Genii alati fopra cocchi , 0 in terra 0 per mare .

•non voglia ricorrerji all idea generale , già fopra da


7
noi chieri : e fi rammento Falimiro ,
che vinto dal forno
accennata , potrebbe dirfi efpreffa nelle ale la veloci- precipito nelle acque : Lafciando da parte tutte le
Talvolta nel Circo così comparivano i allufoni e i fimboli s è certamente quefto uno fcherzo
tà del corfo .

7
graziofifiìmo del pittore.
condottieri de cocchi .

(8) Sono i delfini ,


come abbiamo anche altrove of-

TAVOLA XXXVIII.
, ,

TAVOLA XXX Vili .'


0

ON può la pittura b) incifa nel pri-


mo rame di quella Tavola dirli delle
più finite , e delle migliori nel colorito
e nel difegno: belliffima è però per la
vivacità e per la grazia del penderò,
e per una certa vaghezza e leggiadria
nella difpofizione e nelle molle delle fi-

gure Vi
vede rapprefentato un Amorino (3), che Tuo-
. fi

na colle dita (4) una lira (j). Egli è leduto lòpra un eoe-
Tom.I.Pit. li
"
chio

(1) Nel Catalogo N. CCCCLXVII. 4. conveniva piattofio xi 9 zpàv pisrcc yppdi'j dpdffffsiv come
,
(2) Fu trovata a 7. Settembre 1748. negli fcavi appunto di luì fi legge in Orfeo , 0 altro che a Ar-
fi ,
di Reflua .
gon. v. 380. Ma fiando Chitone in quella pittura
(3) Faufania II. 2 7. fa menzione di uri antica pit- nelF atto d' infegnare dovea ejprimsrfi con gli fru-
,
tura di Ranfia in cui
fi vedea Amore , che gettato menti proprii del carattere di maeftro : nelle altre pit-
F arco , c le fiaette
,
terna in mano la lira . In un ture , in cui fi fuppongono qae y
che fonano già per-
, ,
bellijjimo Cammeo col nome del Greco artefice prejfio
fetti nell ’ arte , fi figurano fenza plettro . Ter altro
F Agofiini Gem. Ant. P. II. Tav. fi vede Amore Apollo fiejfo fi vede col plettro , e fenza .

colla lir a in mano fopra un Leone Nel Begero Thef,


.
(5) Cr e deano i Gentili che la mufica rendeffe lo-
Pai. Sei. Sedi. I. c. I. n. XVI.
fi ojferva in una gem- ro benevoli i Numi con raddolcirne la collera Cenfo-
.

ma Amore ^ che fuona parimente la lira. 7 ino de die nat. cap. 13. Arnobio lih. VII. adv. Gent.
Cd) Tutte
le molte e diverfe cetere , che finora Onde , come abbiamo altrove avvertito non eravi ne
,

abbiamo incontrato in quefie pitture vedono tocca- tra Greci , ne prejfo i barbarifollennità fagra fenza ma-
*
, fi

te colle dita j fuorché quella di Achille ammaefirato


fieali finimenti. Strabone X. p. 467. Ojferva Fiutar co
da Chitone , dove fi ojferva il Centauro col plettro in nel trattato della Mufica , che nel fimulacro di Apol-
mano : e pure a coftui
, come ad eccellente fonatore
c
lo in Delo fi vedeano in mano alle tre Grazie la fi-

ftula
, ,

200 T avola xxxviii.


vengono per
da due Griffoni M ; I quali
le
chìo W tirato
Amorino, che tiene nefia finidra
rei e guidati da un altro
ZZI bacile pieno di fruita
(»> Ne fondo fi offerva
verde con due fiocchi
palli nel
alzato un gran panno
riconofcetvi fimboleggiato
mezzo (?) Se taluno volelfe mai .

fProcomefio poeta II Bo-


e la cetera eh' erma i tre principali ,
a cui fu untore Arifteo
VI. c. 2. crede , che « Griffoni,
ftuk la tibia
chart Hieroz. P. IL Hb.
, ,
,

e pia antichi frumenti


Antichijfima , perche pt f a gh Ebrei de mangiare , a tro
i quali Mose proibire
.

plice, fu la fiftula ( Callimaco


in Dian.v.244. Hymn ma
fpeck di
a ciu fff ce- noi fieno , che
e 4J. ) nude cedette il luogo aliatimi,
u - molto adunco . dette perno
da Efchilo , e da Ar Ma-
dette la cetera , più compofla ,
più difficile , e pac ne vernate™ . F, loftrato
nella vita di Ajmllomo Tia-
i* 4 hn fitti Ariftofane credeano 1 Griffoni fagn al
hile ancora. Ateneo IV. p.
-

Inni , f erch neo III 48. dice , che fi


QtffMip, la cetera madre degl
chiama . fL pittori Indiani r apprefent avano il
degli Dei Sole e che pereto i
particolarmente fi cantavano le lodi quadriga di Griffoni . Benché pero qiieffli
alleila
bandi dalla fina Citta le ti- Sole’fopra ma
‘Platone III. de Rep. particolarmente affegnati al Sole
cetera , come virtuojo , ed utile favolofì animali fieno
hìe e vi ritenne la medaglie, e a' marmi,m cmjpeffo J in-
ifirumcnto , Efchilo preffo
Ateneo XIV. P. « 3 ». chia-
e filofofi Ateneo ftefi
( onde oltre alle
contra quello ‘Dìo co’ Grifi, fi
vede mm
antica pittu-
ma i fonatori di cetera tnQlrts , Agamennone prefjo ra preffo il Fabbretti Apollo tra un Griffone
a man ritta,
Col v 14. , foggiugnendo , che aDiana a Bac-
per cafiode di fila mo- e la lira a finiftra)', anche a Nemefi, ,

Omero lafiiò un di coftoro Buonarroti ne Me-


cantando egli le lodi delle co e a Minerva fi trovano miti Il .

glie Clitemeftra, a cui «I Cammeo di


finche da Egifto daglioni p. 13 6. a 142- ' altrove
onefe dome , la mantenne cafia , giudtziofe
grande de Juot Bacco p. 429. ha raccolto, e colle fohte fue
per toglier così /’ ojlacolo ptu
Jfu ticcifo riftefiìoni illuftrato tutto
ciò, che riguarda quefii moftn.
avvanz amenti nel cuore di quella Non e
pero , che .

anche frumento d amore. Aria- La nofira pittura e affai pregevole , vedendovi^ dati
la cetera non foffe Bar , che l Grifo
non fapea fonar altro, quelli animali anche ad Amore .

creonte dice , che la fua lira mafchto


aride falla cetera fua cantava canzo-
T a delira fiafi voluto co’ crini efprimer
Convengono bene i frutti ai Amore . F loft
che amore ; e t ra-
cuori delle donne , e gua- CÌ )
nette proprie per fedurre i del lib. I. deferive una turba di
dagnarne gli affetti: psty ^ixind , v.'À
olxalpSLU yv- to ruW Imm. VI.
nudi ed alati che colgono delle frutta , e le
Amorini
mi
Qstyeiv come piega Eliano H. IX. fó. f ,
vctUus fi aver detto , che due
ripongono ne' caneftri : e dopo
, ,

Anzi Eufiazio vuole che la cetera fia detta quafi


,
di efii fi gettano a vicenda un
pomo , cosi foggmgne:
xivutra o xsvdiso'tz spuTd , che muove , o che contiene in dimoftrano il prin-
Quei che fcherzano col pomo ,
se amore . E Cajfiodoro crede così chiamate le corde,
Onde uno getta il pomo , avendo-
cuori Son falfe è vero quefie eti- cipio dell’ amare :

perche muovono i riceve:


l’altro colle mani lupine lo
,

mologie alludono però bene e provano affai V ef- lo prima baciato ;


,
,
ed è chiaro , che ricevutolo
anch’ egli lo ribacera,
ficacia di quefio finimento Òr
a qual ufo fia defila-
fono , luoghi di
.

vedrà e cosi lo rigetterà al primo. Infiniti


ta la cetera del noflro Genio qui dipinto , fi Ovidio e di altri , ove
Teocrito , di Virgilio , di
nella nota (io) .
dalle Ufi, vette Ninfe
Simili cocchi eran propriì pel corfo , come già quefio appunto fi vede fatto
(6) Bell,filma
dalle paftorelle co’ loro pafton
amanti
fi è notato :
ne par , che aueffero , o poteffero avere e
m Nub.
di Anftofane
cajfetta , nè fedia ejfendo tale la forma , che V coc-
-,
a quefio propofito 'e l’ efpreffione
Se. III. V. 3 J- eleg-
chiere non potea farvi altrimenti che in piedi per Aft. III. . ,

guidare i cavalli. Il noftro pittore avendo pofio in ma-


MijT eli òf^plS-oi eìaiém , ’ùx pi xpeg ravra
MijAsj BAqSel; viti mpnSbs vm èvuAetois dmSpzvoSij;.
no all ’ amorino la cetera , e perciò non potendo quefii
,

Ne tu devi accodarti a ballerina,'


governar le redini lo ha fituato ancora a federe a ro-
-,

quede cofe,
Se non vuoi , nel gir dietro a
vefeio , con figurare una traverfa nella parte anteriore
del cocchio Del capfus , o ploxemus , o Tedile de' coc- Edere dal pomo della meretrice
.

e perder tutto il tuo buon


nome.
chi fi veda lo Schejfero de Re vehic, II. i. a 4. e*l Colpito
MuA<#*tóV- ài a-fifoSlaia ol-
Hon. Bifel. c. 24, •Dove fpiega lo Scoliafle :
Chimentelli de
(7) Eliano V, H. IV.
27. così deferive il Griffone: Aectfet v. ^ 1.
265-. che
E' un quadrupede dell’ India , fimile al Leone e ha, (9) Crede il Buonarroti ne Medaglioni p.
che ì Griffoni e gli altri favolofì
come quello , le unghie fortiffime : nel dorfo ha nere ficcome l’opinione ,

ha le ali bian- nell' India , forfè era nata dal


penne ,
nella parte davanti le ha roffe : animali nafeeffero
e ripieni di fi-
che e la faccia aquilina. Tlinio X. 49. gli aggiugne vedere i drappi Indiani tutti teffuti
,
così anche forfè i pittori
le orecchie lunghe, chiamandolo auritum Conviene . rn, lì moftri , e bizzarrie ,
antichi vollero nel dipinger le mura
imitar 1 panni
molto con quefie definizioni la nofira pittura Erodoto ,

le ca-
III. 11 6. IV. 13. nomina i Grifi , che cufiodifcono l'oro, ricamati a quella ttfanza , fingendone parate
e combattono con gli Arimafpi , popoli che hanno un mere Ed in conferma di ciò nota, che Filofirato
.
-

ad Ma IL Imm. 32. parlando delle vefli de’ ‘Perfiani dice


:
fol occhio i quali cercano toglier e(fi l' oro .
,

crede favolofo un tal racconto. Le modruofe figure di animali con cui i barbari va-
lo fieffo Erodoto ,
riamente
-- , .

TAVOLA XXXVIII. 201


qualche imiterò di Amore (io)
avrebbe per avventura
,
onde trarne argomento (u).

Nell’
riamente dipingono
oggtugnerfi ‘Polluce VII. cap. 13. e cap.
,
o lavorano le vedi . A cui tuo dovea certamente contenere non
filamenti la Venere
nomina, le veftt Teree e Zoote , così
i 7
dette dalle
. ,
dove Amica, ma anche la Maritale,
che dece, l poeta Filetero nella
notabile pero quel, E
,
Jiere e dagli animali Cacciatrice pre/To Ate-
, , che vi erari tejfuti : Clemen-
te Aleffiandrino Paed. II. io., che
anche le deferivo :
11
V
17 Uccmte le due *Vì [addette.
C
'
v
Falfiffima e fetocca farebbe la ragione, che
Teofrafio Char. cap. 6 , ove parla degli arazzi con porta il Fotta
.
Amfiprefo lojeffo Ateneo p. y ; 9 . nerijjìma , e eiu- Ma
si fatti favoloji animali
generalmente fon noti . E Jta c la nflejfione dì Flutarco nel trattato
dell ’ Amore
i tapeti e i periflromi Aleffiandrini
, , e Babilonici , che ’l fimmo bene nel matrimonio altro
in cui fi ve deano non e , che la
,
come oggi nelle galanterie Cinejì congiunzione degli animi , onde i mariti
, e le mogli
rapprefcntate frane e capricciofe figure ,
, non a Venere , ma ad Amore debbono fdgrijicare e
... quicquid inane & gitene , che divinamente da Omero è chiamata l’
fig-
mime
Nutrit Judaicis quae pingitur India velis,
come dice Claudiano in Eutrop. I. v. 357. Or su que
maritale amicizia , e da indar o e da è detta F Saffo
grazia j dovendo come riflette lo fteffo Filofofo nel
fio penfiero potrebbe dirfi , che V nofiro pittore abbia Convito
,

,
e ne’ Precetti Coniugali per effetto di que-
voluto figurare in quefto panno ,
( il cui fondo e verde fta unione comunicar.fl e trasfonder
a color d erba ) un arazzo con sì fatto capricciofo , fi negli animi del-
la doma uomo tutti jcambievolmente i loro affet-
, e dell’
fcherzo de' due Amorini colla biga de' Grifi Che se ti
.
, e le loro
paffwni Sì celebravano in Tefpi di cinque in
.

ciò non foddisfaccia interamente forfè perchè le


, figure cinque anni le fede di Amore, spùria dì cui
fan men-
fi veggono alquanto difiaccate dal panno ( lo che per
,
zione lo Scoliafle di Fìndaro , Faufania Ateneo
altro sulla pittura non ,
,
ed
fi difiingue con chiarezza ) } Euftazio Crede il Fafoldi de Fed. Graec. VI. Fed.IX.
.

potrebbe all' ora penfarfi , se qualche pompa


,
0 trion- che foffe
tal fefla comune alle Mnfe e ad Amore
, Il
'

fo ,
0 altra tale folennita indicar volejfe quefio pe-
Meurflo Graec. Fed, in E’pSrix vuole, che
.

riftroma , 0 auleo , che piaccia dirlo : folendofi in foffero due


fi- fefte diverfe Comunque ciò fia , egli è certo
.
come
ntili occafioni parar le mura di drappi e panni pre~
,
, apertamente lo dice Flutarco nel cit. tratt. Amatorio,
ziofi , come anche a dì nofiri
fi pratica Si veda Vale- .
che fi celebravano quefie fefte in Tefpi in onor di
rio Majfimo IX. 1. Servio sul v. 701. del I. deirZnei- Amo-
re per placare ì diffida tra i mariti e le mogli : e fa
,
de Spejfo s' incontrano de' marmi , in cui le {lonze tri
.
menzione delle contefe mufiche in cui i Citaredi
cliniari e i letti fiefii vedono con , fo-
, fi sì fatti veli cir- navano , e cantavano a gara Julia edera
condati e nelle pompe Bacchiche anche fi '
Vedremo .

i offervano . nella nota feguente qual fina di Amore abbia


voluto
(io) Scrive Fanfania I. 43. , che fi vedeano in qui rapprefentarci il pittore
Megara tre fatue di Scopa
xcaà tocutù rolg ovófiacri , ned
Siafflpó, eVi
: E pug , xoù "lp,spog , y.uì Tló- (11) E
notìffimo quel , che gli antichi pen]
afferò
, sull' origine dell * Amore Si veda Fiatone nel Con- .
rà epya afflai Erote e Imero e Boto differenti nel-
.
, :
viv.^ Flutarco de Plac. phil. I.
4 * de Gen. Soc. *
,
.
la forma , come diverfi fono ne’ nomi e nelle opere
nell' Erot. I Foeti chiamarono Venere la
bellezza 0 fia
ciafcuno di eili Or quefii tre diverfi nomi efprìmono
.
T ordine fmmetria delle partì dell' univerfo
e la
,

, e
tutti lo fteffo Amore , fiotto quefie tre differenti
-,

figu- Amore , quella forza, che fpingea le cofe alla


re rapprefentato dìfpofizio-
Fornuto al cap. 25-. della natura de-
.
ne , e al fiftema fipuefta era la Venere
figlia del Gior- ,

gli Dei ci da ragione


di quefie tre denominazioni I no , quefto T A?nore nato dal Caos Si veda Fornuto .
.

Latini lo differo Cupidine dal deftderio e Amore dall' cap.


, 2.4. e 25-, Se noi vogliamo paragonare
quel , che gli
unione Si veda il Vojfio Etymol. in Amo
.

fimo , che Amore fi finga figliuol di Venere : perche la


notif- antichi Foeti han detto dì Amore .

,
E
e del Sole } dovre-
mo c onfèfiare eh' efil ere de ano effer quefii due la
foltezza genera e produce negli attimi il defiderio di cofa\ giacché fteffo,
riconoftcono egualmente l' uno che l' al-
se Sì vuol che duefoffero gli Amori perchè due era-
. , tro per autor del tutto e per padre degli
,
,
no le Veneri Si veda Fiatone nel Convivio Benché uomini e
.
, Dei e degli ,

( eh' è ciò che più fa al nofiro propofito')


.
,

egli fteffo diftingua poi tre forte di Amori : Il divino per governator de’ Cieli
, diret t or delle sfere e rego-
,
,
che fi occupa tutto nella contemplazione della bellezza latore della
celefte armonìa Si veda Notai Conte IV. ,
spirituale : Il fecondo , contrario direttamente a quefto
, 13 14- f V- 17. e l' Aver ani in Anthol. diflèrt. - <?

e rivolto interameìite al fenfo , e al guafto piacere della XX. XLVII. e LV. Quindi non pare che difficile
beltà corporale: Il terzo unifce in se i due eftremi e sa fia
, l' intelligenza di quefta pittura e poffia darfi qual- -,

accoppiare la virtù colpiacere il fenfo e la ragione Ri- che ragione della lira
,
de' Grifi del cocchio , de*
.

ferì]ce F
anfania IX. 16. che in Tebe vedeanfi tre antiche pomi e de' due Amori
,

che vi fi rapprefentano ,
,

,
fatue dì legno rapprefentanti tre Veneri : KcìàSci Se O’v- Flutarco de procreat. anim,
fcrìve , che gli anti-
poa/loat
,
rrjv Se àvruv HchS/jfiov mi Aito<rpofflbtv r/jv rpl- chi pone ano in mano alle fatue degli Dei gl'
,

?rjv . Enota altrove I. 22. , che Tefeo introduffe il menti di


mufica , non perchè credeffiero , eh' effi
{fini-

culto di Venere Popolare in Atene avendola ridotta divertivano a fonar la cetera, fi


, 0 la tibia ma per- -,

in forma dì Citta con aHjer riuniti in un fol popolo chè


ninna cofa più conviene alla natura divina
gli abitatori dìfperfi per gli villaggi : volendo a no- quanto l' armonia, e la fìnfonia Or
, fopra tutti gli .

Jtro credere , con ciò dìmoftrare


,
che i matrimoniì af- altri Dei dee ciò dirfi di Amore a cui la
,
f
mufica per
ferò il legame della Cittadinanza In fatti fe la Ve- ogni riguardo
,
.
fpecialmente conviene , 0 che fi voglia in-
nere Popolare dinotava la Venere lecita e permeila. tendere del generale appetito della natura portata all *

ordine
. . . ,,

20J TAVOLA vede una rotonda ara


XXXVIII.
<)> , m-
Nell’altra pittura (>0 fi

torno cui ravvolto un ferpente


V e h pan-
M che ha la [chiena

bianchiccio con macchie ofeure ,


tinta di color
cia ói un turchinetto
chiaro con mezze
tinte galle M
c in,
medaglie, e ne marmi. Diverfa
a particola- ne incontrano filile
: o che fi nfenfta e par che i Greci anche t no-
'

ardine e alla fmmetria


era anche l’altezza ;

re defiderio dell’ animo


umano verft la bellezza pre- fiero Si veda il Patterò tg-
mi Prettamente difihngue
da a ogni modo ‘Poiché non filo all amor.
celelte
rhaeol II a Anche ‘ Lat, ’“ t rot rulmmte d,fi
-
m
alla retta difpofi- da Servw
conviene l’ armonia corrifpondente dagli Altari: Fanone (
riferito
nel Timeo e nei Cero le’ Are
Platone altana, terreftnbus aras,
zìone dell’animo (/ veda Fcl V. ) a [legna fuperis
Conv ma anche all’ amor volgare
Infogna Amor la roufica
Euripide dece.
anche a’rozzi:
.

inferni ficos- Ma f
Latini fi vedon offervate.
efi e d‘fi'mzio,n n e ? r
T
Lo ; f
fieffo Vi travio
1 Grm ’

da Plutarco Symp. I. qp.V. E ficca-


n'e preffo i
lo che e fpìegato atto , che ne mfegna la dif-
o ì lafiiva-, cosi può conve-
non vi fa dijlinzione nell’
e virtuofa dunque filar le parole e certo
rne la muffa o ,

ferenzi. Lardando
dalla ragione e allo fregolato altez-
nire all’amore diretto degli ‘Dei era diverfa
,

calda natura fin dedi- loro che fecondo la qualità


I Grifi per la
ficcarne ordinariamente giugneffe all umbt-
za delle Are benché
cati al Sole ( fi
veda il Buonarroti ne' Medaglioni figrificavano Si veda il Sau-
lico di coloro , che vi
.

ragione convengono
t, ,,5 e feg. ) <wi per la ftejfa de iy.
Sacrific. cap.
vederfi quefii ammali tirare il bert
anche ad Amore : e ’l
(ip) Tutto quel , che potrebbe airfii
della natura
Amare, o dinota il dominio d Amore {opra
cocchio d’
de’ Serpenti ; delle prodìgio fe qualità , che loro fi at-
gli amanti generos e di
tutta la natura; o efprime per cui fagri
Il cocchio par che dima- tribnifeono ; e delle ragioni mijleriofe ,
fublime e virtuofa indole
.

e divini furori creduti : o è filato


da altri dottamen-
nell’ amante , e nell amato ,
gri r
unione degli animi
te avvertito , o e così noto ,
che non fappiamo , fe
egualità degl, affetti: onde da
e la corrifpondenza ed Bajla ricordar qui , che
era detta appo: carro per vi fa chi pofifa ignorarlo .

‘Delfici la Eenere coniugale onde gli uomini fi mof-


ma- tra le molte altre rìflejfioni ,
tal ragione Plutarco in Eroi. Da’ Romani ,1 notabile quella
fero a creder divino il Serpente , e
.

rito , e la moglie eran


detti Conjuges, perche fi fia-
il giogo fi- che fi legge preffo Eufebio I. 7 de Praep. Evang._, -

cca la formatiti di porfi amendue fitto


.

camìnarc velociffimamente jja-


dare IX. cap. ult. 1 pomi
convengono a renere e a
Amore per molte ragioni generali . Se fi voleffe
ma
cioè
pls
il
TnSZne
muoverfi
,
,
e ’l
'

ned x£lPS)l > $ àM>1 T,w 5 e Ssv ™ & >.

potrebbe airji ì £» uà Soma Ufi*ras u meis imeivcu , fenza piedi , e


ragione per V amor conjugale ,
p articolar
unione Sembra pe- fenza mani o altra cola efteriore , con cui gli altri
,

che dinotino la feconditi di quefia


.
che fembr'o ma-
il diftmtivo di uno ammali fanno i loro movimenti Lo .

ro più proprio , che fieno qui Proverb. cap. XXX. 19.


vogliano efpr inte- ravigliofi allo fieffo Salomone
degli Amori , ne’ qual, par , che fi offervazione sul per-
da Si farà nella nota (17) qualche
re due parti
le che compongono il terzo Amore Gemo de luoghi , e
che foffe il Serpente riputato il
,

Platone chiamato mirto , come abbiamo fopra offerva- medicina


perchè attribuito al Dio della
Nel primo Amorino , che tiene in ma mano
le
to lib. III. cap. 14.
due Grifi , fimbra (Ty) Il Bochart Hieroz. P. II.
frutta , e coll’ altra le redini de' non hanno ne piedi , ne ale,
che tira gli amanti fa ved-re , che i Draghi
rapprefentato il fiinfilale appetito dagli altri Serpenti fuorché Jo-
chiamando e che non differifeano
al godimento del piacere efpr effe ne’ pomi
:

pratutto nella grandezza , e a


qualche altra partico-
un poeta preffo Plutarco in Erot. ptijSoii y/.v/v , dolce grande , il collo fquam-
Nel fecondo Amorino che larità , come farebbe la bocca
pomo il diletto amorofi .

barba 0 una certa promi-


e fuona la lira par che fi figuri mofo , 0 pelofo ; e la ,
fede sul carro ,
modo di barba ; co-
nenza nella malcerta inferiore , a
,
cuori , regola-
miei piacere , che nafte dall' unione de’ a tali fegni , che nel E
dal ftnfi E me li deferiva Avicenna .

to dalla ragione , la quale fa fervirfi «{fervano , pili que-


chi ben lo efamina
da fi
così fi fpìega ancora il penfiero
di Platone nel Conv., nofi.ro

fto riconofeerfi
per Drago . Lagr andezza de draghi
che chiama V amor volgare cwep/h ajutante e fervo ni vi
Arabi fi fa fterminata
da’ Greci , e dagli ,

del celefte „ miglia


N manca , chi affiati efferne veduti di otto
.

DXXXVIE
.

(iz) Nel Catalogo Fu trovata


Avicenna fcrive , che in alcuni luoghi la maggior
negli fcavi di Rejina l anno i
7 49 •

notabile quel E
che innalzale
tra gli uomini lunghezza non eccede quattro cubiti .

(13) Il primo , che ì draghi non han


Gen. cap. Vili. 20. Gli Autori geri- che dice Lucano nel lib. IX.
Are fu Noè .

veleno , fuorché nell’ Affrica


, .

tra loro convengono in quefto che


tili fono •uàrii : ,

Vos quoque qui cunctis innoxia nuniina tcnis


da principio le Are s’ inalzarono su monti , perche ,

Serpitis aurato nitidi fulgore dracones .

da prima gli uomini su i monti fagrific arano , e fe-


del qual coftume par- Peftiferos ardens facit Africa
cero le loro preghiere a Numi -,

Dr agoni dagli Autori 0 neri 0


leremo appreffo Fra i Greci il primo , che crgejfe Are
Ordinariamente i ,
.
carico , 0 anche ceneric-
dì color giallo più 0 meno
fu Cecrope Eufebio Chron. lib. in
II.
agli Dei .
,
Are fon deferitti ‘Ber quel , che più fa al nofiro
proocm. Diverfa era la figura delle preffo gli ci .

così fcrive del Serpente di Epidauro ‘P


eu-
antichi : effondo triangolari ,
bislunghe ,
quadrate ,
propofito ,

28. Afitaoras Sè oi è-oiml ned ’hiptn)


fonia
e rotonde fe di qUefie ultime due forme fpejjìjfimo fe II,
-. , ,-

TAVOLA XXXVIII, 203


e in atto di mangiare alcune frutta che fono sull’ara (i<s).

Nell’angolo vicino al ferpente fi legge ; GENIVS (>/) HVIVS


Tom. I.Pit. Ivk LOCI
*£ TÒ fy'forspov psTTovrsg ypèotg
, Ispoì [.lèv tS ’A oìOq- parte della pittura vi fu chi riflette , che’l fer- . Ma
7u'a vopMfinca , mi sieri» dvQpuxoig tfjjispoi : Tutti i pe attortigliato a una
colonna
Dragoni e particolarmente quella fpecie ( come non di rado
,
,
che ha s incontra ) è creduto per lo piu fimboleggiare il Dio
il colore di giallo più carico, fi ftimano fagri ad Efculapio , 0 anche il vero ferpe Efculapio
rapprefen-
Efculapio > e fono famigliati con gli uomini Plinio tare : volendofi
( maggiormente qualora il Serpe sul- . !

XXIX. 4. parlando della fteffa razza di ferpenti l’ara fi vede mangiar qualche cofa al cofpetto
, di al-
dice Anguis Aefculapius Epidauro Romani advectus tra figura
:

) che così un fagrificio alla falute quafi


e ft , vulgoque pafeitur in domibus &
ac nifi incen- fempre fi efprima Onde combinando egli il
:
ferpe rap- .

diis lemina exurerentur non eflèt fccunditati eorum prefentante il Genio del luogo col ferpe che ad
,
Efcu- ,
refiftere . Adorava/! in Epidauro ,
come è notijjìmo ,
lapio. appartienfi , crede trovar del miftero nella pit-
Efculapio fotto la forma di un ferpente , il quale perciò tura e formi) de’ penfieri che non furono da tutù
fi i ,

, e fu trafportatoin Roma , e ve-


dij]"e ferpente Efculapio interamente approvati
Diffe egli dunque , che la .

nerato fotto tal forta di ferpenti l’ anno di Romani. prima idea della divinità nelle
menti degli uomini
0 4.62. ( non 478. come -per abbaglio fcrive l’ Ardui- offufeati dall’ ignoranza e dal peccato fu quella di
) ; La caufa , e la maniera
no al cit. 1 di Tlinìo .
dare un’ anima alle cofe create j e non folamente negli
della venuta di tal ferpente in Roma e deferitta afri , e ne’ corpi grandi del Mondo , ma in ogni picca-
,
poeticamente da Ovidio Metani. XV. v. 630. e feg. la ancora e particolar parte della terra
,
, fupporre
e narrata da Livio lib. X. cap. ult. e da Valerio un’ anima , ed un principio di moto e di confervazio
MaJJimo I. 8. §. a. Or nacque il dubbio , fe il fer- ne , quafi in quel modo fteffo , eh’ è l’ anima al
pente qui. dipinto foffe della razza degli Efculapii corpo umano Lercio
. credettero effer i Gemi le in -
Ala fi avverti che Lampridio nella vita di Elaga- telligenze abitatrici e mo venti
, delle parti del Mon-
balo fcrive , che coftui Aegyptios dracunculos Ro-
, do . E
in fomma intende ano per Genio la natura
ftefi-
mae habuit, quos illi agathodaemonas vocant. Ser- E fa operante colle fue forze in cìafcuna cofa : e a que-
vio sul III. delle Georgiche a quelle parole di Vir-
fta davano poi corpo e figura Or effendofi in ogni .

gilio, caelumque exterrita fugit , nota : idei! te&is tempo fiaputa , quanto vaglia nella guarigione de’ mor-
gaudet ut funt dycéoì S'alp.ovsg , quos latine Ge-
, bi In natura , vale a dire quella naturai forza ajutante
nios vocant Quefti tali ferpenti 0 piccoli Dragoni
. se fteJJa i infitti nel corpo di ogni uomo
; riconobbefi
Algizj par che foffero diverfi dalle Serpi Epidau-
, in quefta il Genio ,
e la tutela noftra . E quefta non
rie, 0 Efculapie : e in fatti prejj'o Eufebio nel cit.
fi credette poterfi meglio figurar , e rapprefientare se
I.
fi legge : QohiHSg fè" avrò ( parla del ferpente ) non nel Serpente , che fioprattutto dimoftra una for-
dya&ò» Mpiova mAsaL opLoCug ài mi Alyu7crioi Krìjp •
za vivente ne’ fuoi memori , i quali anche disgiunti
'

'htdvopÀlfitji Fenici chiamano quefto animale Agat ode-


: I e troncati feguono per molto tempo a sbatterfi
,
e a
mone ( Genio buono ) , e gli Egizii parimente lo nomina- vibrarfi Il neceffario concorfo dunque della forza na-
,

no Cnef Vi fu chi noto ancora , che ne all’ Epidau-


. turale dell’ infermo all’ arte Efculapia fece
, ,
che al
rio ,
ne all Egizio potè(J, quefio della pittura r ferir
' Dio di quefta fi acconciaffe il ferpente Così pari-
e .

fi > giucche R uno e' l’ altro


,
come fi e veduto , fon , mente conofcendo gli uomini di qual importanza
foffe
del genere de’ famigliari , e de’ domefiici e ’l noflro per la finità , e per la vita il clima
:
, e le acque ,
è figurato certamente in campagna , e forfè filila ci- e la qualità del terreno che abitava
, fi , e donde
ma , falde del Monte , e in luogo remoto :
0 filile tr aeaft l’ alimento venerazione ebbero ancora
-, fomma
ejfendo per altro proprietà de’ Draghi ryjy èpv)[Atzv Ttpò pel Genio del luogo vale a dire per
, quella naturai
7uv dsvmv Slarplpsiv come noto Eliano VI. 63. H. temperie di aria , e proprietà del terreno
,
,
e delle ac-
A. Qualunque fia il pefo di quefie difiinzioni , que di ciafcun luogo Vitruvio L 4. ci fcuopre il ve-
fi ve- .

drà appreffo come fi applic afferò a tre diverfe con-


, ro princìpio dell ’ arufpicina e de’ fagrificii , ficri-
,
getture , che fi formarono su quefta pittura . vendo che gli uomini nel giugnere a un luogo prima
,
(id) Sono le ferpi ghiottijfime del mele e di di fiffarvi l’ abitazione i efaminavano lo fiato delle
,
ogni altro dolce : tali appunto fon le frutta che vificere degli animali per riconoficere in quelle gli ef-
,

qui full’ ara fi veggono j fembrando fichi , e dattili : fetti de' cibi j e delle acque del luogo : vale a dir
ed a’ ferpenti fagri quefti , 0 filmili cibi fi apprefta- gli effetti del clima e dell ’ indole del luogo su i cor-
,
vano . pi viventi Quefto . 'e dunque il Genio del luogo ,
(17) Ci fi /piega in quefta ìfcrizìone i che’l fer* eh' ejfi veneravano e ’l cui volere diceano con gli
*
pente ravvolto alla colonna che qui fi vede , fia il , aufpicii di efaminare di renderfi propizio co' fa-
e
*
Genio di quel luogo del monte , ove fituata era la grificii Quefta
. interna virtù della terra , e quefto
pittura. Non 'e nuovo , che i ferpenti eran creduti Genio del luogo 3 non poteano ejfi poi meglio efpri-
1 Genii de’ luoghi ove annidava no Enea in Virgilio , . merlo , Che nel ferpente Abita la ferpe nelle vifeere ;

( Acn. V. v. 97. ) vedendo ufeir dalla tomba di An- della terra 3 non fe ne parte
3
e coft antemente vi re-
chife un ferpente entra nel dubbio , fe quello era il fia : così che pub dirfi propriametite l’ animale patrio,
Genio del luogo , 0 il miniftro de’ paterni Mani /’ autoctone ; e in confeguenza propriiftìmo a
figura-
Incertus Gemutane loci , famulumne parenti® re il Nume del luogo 3 /’ ingenito

1 indigena , il ,

Efie putet. genio in fomma Aggiunfie a quefto , che Efculapio


.

Facilijfima dunque farebbe l’ intelligenza di quefta ed Igiea fiua figlia altro non era , che l aria , la '

tonti
, . . . e . ,

2 o4 tavola xxxviii.
dell’ ara
LOCI (18) MONTIS fi?) . Dall’ altra parte fi of-

un Giovanetto 2o ) coronato di fron-


ferva rapprefentato (

uomini defonti Tutte quefie cofe fon not , e s' incontrano


bontà della quale producca la Sanità, negli
.

[pie- da pertutto da altri raccolte , e riferite.


e in tutti gli altri animali: come efpr eoamente lo frizioni , in cui fi trova no-
ga anfani a VII. 2 3 Da tutto ciò conchiudea egli , che
L ^18) Molte fono le i
.

il Genio del luogo con quefie


parole ifteffie di
in- minato
ejfendo di egual importanza nella medicina e la
LXXIV.
Genio hujus loci. Così Grutero p. IX. e p.
terna forza naturale del corpo , e la virtù e l effi-
così preffio altri raccoglitori . Dreffio tl Boiffiard fi
cacia del clima , e della terra : a buona ragione ve
-•
e
vede un' ara votiva alle Acque ,
0 Linf? , 0 Ninfe ,
deafi qui , dove un fagrificio alla falute efprimeafi , con quefta finzione
che tutto è lo fteffio, di un colle ,
il ferpente , che l' una e l* altra cofa rapprefentava
:

colle funt arulam &c. veda il


Volendo così , che V genio del luogo [offe anche il
Nymphis, quae fub , fi

ferpente Efculapio Senza far qui a r apportare le op-


Montfaucon To. II. P. II. DI. XLIX.
.
loro pre-
pofìzìoni , che incontrò tutto quefto difeorfo , reftrin- Ci 9) Da prima gli uomini faceano le

loro farrificii a' Numi filile cime de' mon-^


geremo in breve quel , che altri avvertì sul perchè ghiere ,
e i
perche
Xéuv èfyxpOsv Myuffiv otGsol,
tuv
gli antichi figur afferò né" Serpenti i Gemi de luoghi. ti: ori
da vicino
'Tutto quel eh' egli diffie , 0 che dir fi potrebbe di là gli Dei ricevono le preghiere più
onde lafciando fare se come dice forfè fcherzando Luciano : benché anche
su i Genii . è notiffimo : ,
pre-
da Zoroaftre , 0 dagli Egizii fòffe venuto il lor Tacito parlando di alcune alte montagne feriva ,
audiri . Se
culto e come nafeeffe dalla Sagra Scrittura male ces mortalium a Deo nufquam propius
,
*
che i Genii furono da veda il 'Lotterò Arch. II. 2. Comunque fia ciò ,

intefa , buferà ricordare ,


Epodo , il Lerfiani ritennero coftantemente quefto coftume ,
come
per tutto in fomma venerazione tenuti .

quale tra' Greci il primo ne parlò con difinzione , lo nota Senofonte parlando di Ciro lib. Vili, che fa-

dividendo le nature intelligenti in Dei , in Ge- grificò A il 7TurpuM uoà H'AA) , kciì roìg àXkoìq Qsoìq hi

nii , in Eroi , e in Uomini , e ammettendo tra ruv datpuv , a? Tiferai Quixri , a Giove Patrio , al Sole , c
e un certo agli altri Dei nelle fommità de’ monti , come i Per-
quefie fpecie una certa comunicazione ,

alcune nature pofie tra fiani fagrificano Onde lo Scoliafie di Sofocle in Tra-
puffaggio : definì effiere i Genii
.

così che ferviffero di mezza- chin. nota che ogni monte e [agro a Giove: e Ome-
la divina , e l'umana ,

ni tra gli Dei , e gli Uomini , portando ì voti e


le ro Hymn. in Apollin. dice ,
che a quefto Dio
e gli oracoli doni Ha<7 xi Ss M<moLt rs (flXai uaì 1vpùoveg ày.pai
preghiere di quefli a quelli s ,
i , ,

e i a quefli
caf ighi di Ogni Dio uvea ilquelli .
'TiptjÀun èpéùìv

fio Genio di cui operava ; e ogni uomo ,


,
per mezzo Amiche fon tutte le vette ,
e cari

e ogni altra cofa il fio , da cui era confervata ,


e Son gioghi degli eccelfi monti
gli alti

diretta In fomma i Genii erano i minifri della di-


.
E avverteLotterò , che generalmente i Monti eran
il

vinità nel governo , e nella confervazìone della na- creduti fagri agli Dei , perchè le are prima , e poi
tura Quindi fi divife tutto T efercito de' Genii in
.
i tempii fi fecero fiòpra i monti lo Spanemio a Cal- . E
tre fchiere : altri aveano cura degli afri , altri del- limaco Hym. in Del. v. 70. riflette , che nella Scrittu-
fon chiamati Dei delle montagne :
onde.
1 ' aria ,
altri della terra : e tutto ciò , che in quefie ra i falfi Dei
1. dice , che da Dio , non
attribuiva a' Ge- Davide Pf. CXXI. da'
tre parti della natura faceafi , fi
nti . E
perciò tutte le cofe f 0 naturali , 0 fatte dal- monti afpetta egli l' ajuto Anzi da altri luoghi del- .

la Scrittura fi ricava , che gl' Idolatri adoravano


gli
l'arte ) fi credea che per opera di un Genio partico-
lare fojfcro prodotte , 0 formate e che da quefto Ge- -,
ftejfi monti . Ed efpreffiamente Luciano de fagrific. v.cà

nio offero confervate , e cuftodite , finche dur afferò gli altri monti meritarono dagli
Or
f opri ctvéGsactv. fie

I Greci differo ì Genii Scdp.ovuq forfè dal fapere per- , ftolti Gentili T
onore d' effier creduti partecipi di qual-
che erano gl' ifpettori di tutte le cofe Da' Latini fi . che divinità j il noftro Vefiuvìo ( lafciando ftar gli effetti
II. 6 Str abone V.
chiamarono Genii per la ragione altrove detta , e anche del fuo [degno fi veda Eitruvio
.
-,

Praeftites , perche , come nota Marziano Capella : prae- p. 247. e ivi Cafaubono ) , e per la fertilità del
fuo ter-
funt gerundis ( 0 genundis ) rebus omnibus Or ficcome . reno , e per la bontà del clima dobbiamo credere ,
il Genio univerfiale della terra tutta ,
detto Megalode- che lo meritaffie ancora Della falubrità del fuvio
. V
mone ,
0 Gran Genio ,fi credea che abitaffe nelle vi- parla Varrone de Re R. I. 6 generalmente , e oltre .

feere della terra ,


e quella cufio diffie , e confervaffie : a Tacito , Llinio , Stazio , Marziale , Galeno e no- -,

cosìGenti de' luoghi particolari della terra , anche


i tabile quel , che Lrocopio Bel. Goth. lib. II. dice , che fi
medefima , nel difiretto , per dir
nelle vifeere della mandavano ne' luoghi di quefto monte per rifanarfi degli
così , alla cura e tutela di ciafcuno , affiegnato , fifiup- attacchi di petto gli ammalati Eo in monte aer qui- .

ponea , che fi tratteneffiero ..E perciò naturaliffima cofa dera nitidiflimus , &
fuapte natura omnium faluberri-
era il penfare , che i Genii de' luoghi [offero i fierpen- mus Ad hunc montóni Se Medici diutina tabe affefros
.

ti , vedendoli fempre dalle buche e dalle fottcrranee , tranfmittunt Strabone nel cit. 1 . dice particolarmente
.

caverne ufeire e in quelle ritornare , e anni dar


,
fi di Er colano ,
che falubre n’ era 1
*
abitazione : ma di
Se pur non voglia dirfi ^ che i Genii de' luoghi altro non quefto fi parlerà diftint amente altrove quefta falu- . E
[offero , che quefli mani appunto , detti ancora Dii brità d' aria appunto fece credere , che la noftra pit-
Patrii , Indigenae : e che gli antichi nel veder ufeir tura rapprefentaffie un fagrificio alla falute in que-
dalle tombe de' morti i ferpenti , potèano immaginar
fto luogo ricuperata .
quelli le anime , 0 per meglio dire , i mani de'
effier
(20) Si propofero tre congetture su quefta pittura .

Vi
.

T A VOLA XXXVIII. 205


de ùO ,
con un ramo («) nella delira , e in atto di ac-
codar il dito della finiftra alla bocca (23) Quella pittu-
.

ra per può andar del pari


la Angolarità Tua co’ quattro
Monocromi fopra marmo ; e dee con ragione contarli tra
le più care e preziofe gioje del ricchiffimo telòro del
Mufeo Reale (h) .

Vi fu , chi 'volle che vi fi rapprefentaffe un fagrificio fofpettare ,


che forfè potea dirfi colui , che aveva
alla falliteci e riconofcendo nel "Drago uno de* ferpen- fatta l* offerta de* frutti sull * ara .

ti Efculapii ,
e ne* frutti la fagra libazione , volle (21) L*
effer coronato è proprio de* agrificanti f
che *1 Giovane foffe 0 il minifiro del fagrificio , 0 Anzi Efculapio , e la fieffa Dea Igiea nel Muf.
E infermo fiejfo già rifanato , e fagrificante , il quale Rom. To. I. T. IX. e X. fi vedono coronati
Sez. I. .

chiamato aveffe col fifchio il divino ferpente , e col- (2 2) Il ramo conviene generalmente a* fagrifican-
la verga lo incantale : giacche il fifchio , e la ver- ti i e fpecialmente e a chi fagrifica alla falute , e a*
ga fono le due cofe , che a comandare a* ferpi fi of- Sacerdoti di Efculapio .

fervano ufate dagli antichi Altri volendo , che *1 fer-


.
(23) fipuefio gefio efprime per lo piu filenzio :
pente foffe il Buono Genio , 0 fia il Cnef Egizio , e perciò fi vede fempre Arpocrate in tal atteggia-
non ebbe difficoltà di dichiarare il Giovane per Ar- mento , e la Dea Angerona anche così s* incontra
p ocrate : il quale per altro fpeffo s* incontra nella ma- efpreffa : fi veda Muf. Rom. To. I. Sedi. II. Tab.
niera appunto , che qui fi vede , così coronato , col XXXIII. XXXIV. * XXXV.
ramo in mano e vicino a un* ara , a cui fi avvitic-
, (24) L* ifcrizione , che fi vede in quefia pittura ,
chia un ferpente Gli altri ficcome convennero nel dire
. la rende prege voliffima Non e però il folo intonaco ,.

che *1 ferpe rapprefentava non altro che il Genio


, che abbia il Mufeo Reale con ifcrizioni : Ve ne fon
di quel luogo del monte , chiaramente dalla ifcri- molti con delle ifcrizioni rariffime , e veramente fin-
zione dinotato per tale 3 così non vollero arrifchiar golari .

giudizio sul Giovane : ma alcuni inclinarono folo a

TAVOLA XXXIX
Jimgi'mmim pa/n,. Rom:

TAVOLA XXXIX.
N quella (A e nelle altre pitture fimi-
li , che rapprefentano finte architetture,
è generalmente da avvertirti , che i pit-
tori , o ornamentifti , che vogliati dir-
ti (3) , altro per avventura non ebbero
in mente
nel farle , che di coprire
con una certa vaghezza di compofizio-
ne, e di colori le mura date loro a dipignere (4) ; fen-
Tom.I.Pit. LI za
(1) Nel Catalogo N. L XVI. che più antiche de* fuoi tempi . Ecco le Jue parole:
(2) Quefta ,
e le altre foglienti furori trovate in Ceteris conclavibus , i.e. vernis , autumnalibus , acfti-
vani fìti negli fcavi di Refina. vis , edam atriis , & periftyliis ,
conftitutae funt ab an-
(3) Vitruvio nel lib. VII. c. 5. chiama Expolitio- tiquis rationes pidurarum .... Ex eo an-
certae
nes quefie decorazioni . tiqui qui initia expolitionibus inftituerunt , imitati
,

(4) ‘Plinio XXXV. 4. ferivo Non fraudando : & funt primum cruftarum marmorearum varietates col- &
Ludio Divi Augufti aetate , qui primus inftituit amoe- locationes j deinde coronarum , filaceorum , minia- &
nitìimani parietum piduram , villas , & porticus ,
ac ceorumque cuneorum inter se varias diftributiones . Po-
topiaria opera con quel che fiegue
,
Ludio dunque . ftea ingrefii ut edam aedificiorum figuras , co-
funt ,

a' tempi di Augufto introduce , non già il dipigner fui liimnarumque &
faftigiorum eminentes projeduras imi-
muro , ( e fendo ciò antichijfimo e in Italia e in Gre- tarentur : patentibus autem locis , uti excdris , propter
cia , come lo fteffo Plinio nel medefimo luogo avverte )
‘ amplitudine ra' parietum -feenarum frontes defigna- . . .

ma sì bene il gufo f
di r appr e evitar de portici ; de' vi- rent ambulationibus vero propter fpatia longitudini,
:

ticci j
ed altri ornati de' giardini ; de' paefini ; ed al- varietatibus topiorum ornarent . E poi foggiunge : fed
tre pitture di tal genere . Sinché Vitruvio 1. c. che fcrijfe haec quae a veteribus ex veris rebus exempla fume-
,

fotto Augufto , parla dì tal forta di dipinture : ma par bantur nunc iniquis moribus improbantur Come dun-
,
.

f
che le dijììngua dalle- empiici vedute di architetture que fu Ludio l' inventore dì tal genere di pitture .?
e fe fi vuol j che le confonda , le crede certamente an- Potrebbe dirfi , che Ludio introdujfe il dipignere fui
gufo
. . -

210
TAVOLA
1A XXXIX
... V
ver, o quali
r
veri
pena d’ idear piante di ,
za darli la
giufto progetto anzi lènza ne

edificU per metterle in
di offervar fempre lo fteffo
;

“curarB ne’ loro capricci


lo fteffo punto
di veduta, la fteffa diftanza (sì.
orizonte ,
malagevole imprefa fembra che
E auindi è, che troppo
a immagini di colè
fia il voler
ridurre pitture si fatte
le parti coll’ efattezza del-
vere o il volerne eternare
capncciofe
atte

Non è però all’ incontro , che per
quelle pitture , non abbiano effe
e sregolate che lieno
loro pregio , e talora non
piccolo Poiché .

nondimeno il

vi fi contengono certamente
lafciando ftar tutt’ altro (9,
che poflono iftruirci Noi noteremo
fpeflo delle cofe
.

in ciafcuna quel,
che fembrerà meritare particolar riflef-
fione. In quella prima
troveremo molto da apprendere.
E per incominciarla a efaminare, ficcome vede ognuno,
agevolmente a pri-
che non è intera ; così conofcendo
mo colpo d’occhio , che ’l Tuo mezzo è quel colonnato
tutto quel , che
rotondo , troverà che manca alla finiftra
fi vede di più alla delira . E confiderando poi tutto in-
tero il quadro , altro non vi conolcera , che un complel-
fo di diverfi colonnati ( 7) graziofamente compolli più da
pittore.

sa quella maniera di rap - in ogni parte a quefte inferiori . E


veramente in tutto
enfio delle grottefche , cioè di profpet-
delle vere , mette nojlre fi vede ima certa intelligenza
prefentar le cofe ideali e frane in luogo gli errori, che
Ma ne pur ciò può affermarfi , defvìven- (iva , la qual fa com/fiere, che nafte ono
0 verifmili
non da generale ignoranza negli an-
,

Vitruvio la feena ideata da Apaturio su vi fi enervano ,


do lo fteffo
ma anzi dalla articolar negligenza degli orna-
quefto gufto appunto Onde a ogni modo par , che ne
,
tichi , f
delle re-
mentifii nella ricerca e nella efatta efecuzione
refti incerto /’ inventore Se pur non
voglia rifponderfi,
,

gole vere , da' buoni pittori fapute lafciando ftar Ma


Unto intenda dire , che Ludio non inventò , ma
R .

che
ciò da parte , ogni ’ntendente non negherà di ricono
introdujfe in Roma il primo tal gufto di dipignere :
di idee , un fare
E ciò rende affai ver fimi le il fub Augnilo di R li- fiere in quefte pitture una vivacità
uno fpirito
quel follecito , ima franchezza di pennello , e
mo , Noi fpiegheremo appreffo su quefta noftra
lumi, che vo-
tale ne' tocchi fpecialmente de' chiari , o
che Vitruvio condanna in fìmili dipinture
Vitruvio nel cit. 1 dà la colpa di tal corru- gliavi dire, che nonpuò efiere a meno, che non piaccia-
(5O .

no a ogni modo Vitruvio parlando appunto del fare


zione nella pittura alla ignoranza degli ornamentai , .

di Apaturio dice: Quum afpe&us ejus feenae


proptet
1 quali fenza curarfi deir arte , faceano fol
pompa di
Un contrappofto , e vaghezza di colori : Quod enim an- afperitatem ebhindirerur omnium vifus volendo inten- :

tiqui infumentes laborem &


indullriam , probare con- der forfè per afprezza quefto finito e rifatto, che nel-
tendebant artibus s id nunc coloribus & eorum elegan- le noftre pitture fi ofierva .
1

a qualche cofa rafiomigliarft po-


ti fpecie confequuntur (7) Se pur volefie
trebbe forfè jvegliarci V idea dì un profpetto finale
di
(6) Chi voglia confrontare le pitture di fimìl ge-
nere , che oggi dal noftri ornamentali non po- giardini, che 1 Francefi dicono Treillage Le piante , .

fi fanno
-,

trà dire , che fieri migliori di quefte nelle regole della che fi vedono per gli vani tramezzar da per tutto,
profpettiva ; ma confejferà anzi , che moltijfime fieno ajuterebbono un tal penftero .
-
. , ,.

TAVOLA XXXIX. 211


pittore, che da architetto Vago è l’ intreccio de’ fedo- .

ni,
che con vario capriccio van campeggiando , e unen-
do i diverfi pezzi del fìnto edifìcio L’ ordine fòmiglia .

all’ Ionico ; ma gli errori e i difetti fon tali , che lo de-


formano . Benché poi quella ifleffa deformità renda la
pittura pregevoliffima : mettendoci fotto gli occhi quella
maniera
(8)
di dipingere ,
contra cui Vitruvio , vedendola
ufata a’ fuoi tempi ,
tanto inveifce ( 8) . Le fproporziona-
te colonne (9) ci prefentano i Candelabri ò°) da quel dot-
to
‘Dopo aver detto Vitruvio nel cit. c. V. La (9) Son note
le ordinarie mifure de* fiifìi delle
pittura è un’ immagine di ciò , eh’ eftfte s o può colonne : sa che nell ordine Ionico l* altezza lo-
e fi ’

cfìflere,
d’ come
uomini edificii , navi e così fat-
, , ro contiene otto diametri del più. mafftccio del fufto
te cofc Jìegue a raccontare
.* come gli ornamentifti , Ma le qui dipinte contengono il lor diametro fino
cominciarono prima dal rapprefentare sulle mura co* a fedici e dàcia/fette volte
, E
vero , che nelle me-
.

loro colori le crufte di marmo : poi fi avanzarono daglie fpeffo fi rapprefenta qualche tempietto qual-
, 0

a dipignervi le figure di edificii , e di colonnati che Ciborio ( cosi chiamavafi un cuppolino foflenuto
colle parti corrifpondenti e porti , e fiumi , e monti ,
, da colonne forfè dalla forma fimile alla fava Egizzia
,

g paefi j e fomiglievoli cofe: imitando fempre il vero , detta Ciborio ) ficcome pure nelle Chiefe antiche de* Cri-
0 il verifimiti Quindi foggiugne
. Sed haec , quae : ftiani anche s* incontra tal cuppolino
, ed è detto Con-
a veteribus ex veris rebus exempla fumebantur , nunc feffio j eche ivi fogliono effere le colonne alte più del
iniquis moribus improbantur Nam pinguntur te- . dovere ( fi veda la Ta. IV. To, II, del fupp. di Mont-
ttoriis monftra potius , quam ex rebus finitis ima- faucon ) non giungono pero all ’ enorme altezza di
gines certae Pro columnis enim ftatuuntur calami ,
. quelle , che in quefta , e in altre pitture noftre
fi ve-
prò faftigiis Harpaginetuli fidati cum crifpis foliis dono Lo ftejfo potrebbe dirfi delle colonne , che
.
fi ve-
& volutis Item candelabra aedicularum fubflinentia
. dono traile rovine di Paimira : ma , oltre a quefto ti
,
figuras &c. Profeguendo a fare un vivo ritratto di loro altezze fono varie fecondo ti varie mifure che
,
quelle , che furono poi dette grottefche Servirà a que- . ce ne han date : e ti ultime ti ci prefentano di una
fto luogo di Vitruvio la nojtra pittura di commento , lunghezza non fuori del regolare Si veda il , libro in-
come onderemo avvertendo nelle note feguenti Qui . Les Ruines de Pafrayre
titolato
farà bene il dir qualche cofa su quefie grottefche , contro (10) Tra ti franezze del gufto grottefeo
Crede il Sig?ior Permuti nelle note sul cit. luogo di cui fi fcaglia Vitruvio , ei nota , che in vece di colonne
Vitruvio , che avendo quefto Autore Inficiata mia vi- fi ve deano canne , e candelieri Quemadmodiim enim .

va deferizione delle Grottefche a fol fine di abolir- poteft calamus vere fuftincre teélum , aut candela-
ne l* abufo , lungi dallo efiirparlo , lo trafmife anzi brum aediculas & ornamenta faftigii ? Come mai di
(
a' pittori de* nojtri tempi j poiché fenza l* efatto mo- ce egli ) può nei vero una canna foftenere un tet-
dello da lui la/,'datone a nejfuno farebbe mai venuto to ; o un candeliere foftener tempietti , ed ornamen-
,

in mente il dipignere a grottefche Ma quefto pen ti del faftigio ? Che ti colonne fvelte e fiottili fi di-
.

fiero fi oppone al fatto ‘Poiché primieramente potreb-


. ceffero canne da Vitruvio s'intende: ma non era al- ,

be provarfi che quefta maniera di dipingere non fi In- trettanto chiaro , perche ti chiamajfe anche candelie-
ficio mai E in vero noi ne troviamo una chiara e lu- ri Quefta pittura ce ne fa veder la ragione Non vi
. , .

cida teftimonianza in S. Bernardo , riprendendo egli ha , chi non abbia o/fervata la forma de* Candelabri
1 Monaci di Clugnt , che a fino tempo fcandatizza- Nel Mufeo Reale fe ne offerva un numero non picco-
vano il Mondo col dipingere di grottefche le pareti lo , e fon tutti di bronzo Sono eftì compofti di tre ,

de* loro Chioftri poi . E


fenz* altro dire , l* etimolo- parti : della bafe , che poggia su tre piedi di un fa-
,

gia fteffa ce ne addita la forgiva Nelle Lezioni llo alto fino al petto di un uomo : e del catino Or
.
,

del Varchi a carte 21 6. fi legge : Delle Pitture ( an- la bafe e l catino fon piccoliftìma cofa : ma non , *

tiche ) non è rimafa in piè neflìina se non se alcu- così il fufto , il quale per lo piu e lavorato a for-
ne nelle Grotte di Roma , che hanno dato il nome ma di una colonna fcanalata $ ed è fiottilifilmo ,
a quelle , che oggi fi chiamano Grottefche E
Raf- giacche l* altezza del fufto conterrà qvafi trenta
.

faello Borghini nel Ripofo cart. 491. ferine : Tali diametri Or chi confronti i fufti di quefti candelie- ,

forte di Pitture per eflérfi trovate in quelle Grotte, ri co* fufti delti colonne qui dipinte , riconofcerà fit-
da allora in qua Grottefche fi fono chiamate , Ecco bito nelle colonne i candelabri : e così intenderà , per-
dunque che dagli originali ftejfidegli antichi , e non che candelabri fìen da Vitruvio chiamate Si avver- .

dagli fcritti di Vitruvio fono fiate imitate da* no- tì a quefto propofito , che quefti fcapi , 0 fufti di can-
,

Jlri Pittori ti Grottefche . delieri fi lavoravano in Taranto perfettamente , e di



,

212 tavola XXXIX.


to Architetto
condannati , e i rampini («) che qui fi ve-
arpaginetuli (-) nominati da lui
dono ci firn capire gli
Son ancora in quella pittura le due bugole , per
notabili
fcompartimento che vi fi olferva (13).
]o ,

XXXIV. 3. frigo Si veda il Leflìco Vitruviano in Harpaginetuli.


mandavtmfi negli altri paefi. Tlmio
.


dedurre, che forfè bttruvio nel Lafciando dunque fiar gli altrui fofpettì da parte -,

•Da ciò li volle anche


lung oe e Jca - fimbra che quejla pittura ne fomminijlrì lume piu chia-
chiamar Candelabri le colonne fittili , ,

ro per illuftrar sì fatto ofcurijfimo luogo < Dice Vitru-


nfato volgarmente s
nàtati , fi fierviffe di un termine
Candelabri vio Pro columnis ftatuuntur calami , prò faftigiis har-
poiché verifilmile copi è , che comunemente
:

paginetiili ftriati ciim crifpis foliis , & volutis Or fi


f“>li comfoneano la
.

quelli i
fi chianiajfero fufli ,
confideri il colonnato principale della noftra pittura : su
parte principale del candeliere .

pu acconcia quefio non fi vede già un tholus , o fia ciborium , va-


(n) Non par chi fi {offa con altra le a dire quel cuppolino , che comparifce nelle medaglie
voce la parola harpaginetuli . £ noto e
tee
fipiegare
rampino Or egli e chiaro che Har- della T>ea Vefia -, ma un so che altro dì forma circo-
hafpago vuol dir . ,

lare e fir aordinari a inteffuto tutto di certi lavori un-


paginetulus fia diminutivo di harpago
,
.

di Vitmvio, cinati attìffimi ad afferrare e tirarfi dietro qualun-


(li) Confettino tutti i Commentatori ,

parola. Il hi- que cofa , non altrimenti che gli Harpagones , o fieno
che di ofcurijfimo fignificaio firn qnefta
egli ne pur potè Jo- que ferri di punta adunca , con cui fi afferrano i na-

landro ingenuamente confejfa , eh’


f
e l’ arpagmetulq : vìgli o altra cofa Quefii dunque , che nella pittura
fpettare qual fotta di ornato fi off
, .

aneti aggiugne dì avere con diligenza


effaminate le pit- fi vedono tener luogo di faftigio , par che rappr efinti-
nelle vil- no bene quel , che Vitruvio ha voluto fpiegarci
ture antiche degli fcavi di Roma , e di Tivoli
.

le di Adriano Manlio Vopiffco


e dì e della nafte a , ( 13 ) Lafdavano gli antichi al telar o fuperiore
,
che agli due parti , e tre a quello dì fitta Itnpagibus diftrj-
‘Pozzuoli , fe per avventura in qualche coffa
:
,

Arpaginetuli dì Varava poteffe dar lume , fi offe im- f butiones ita fiant , uti divifis altitudinibus in partes

battuto : ma il tutto in vano Altri ricorffero alle va-


.
quinque duae fuperiori tres inferiori défignentur 3 di-
, , ,

d' in- ce Vitruvio IV. 6,


rie lezioni , e col mutar la parola cercarono itfcir

TAVOLA XL.
. . . 5

21

T A VOLA XL. ()

NCHE quella pittura è sul gufto del-


la precedente; ed è ancora mancante.
Ha lòtto una fafcia , che a fìmilitudine
d’ un cornicione formava forte il zoc-
colo della ftanza
quello divitò in . E
tre parti.
prima che fa da architra- La
ve , e ornata di ale , e viticci vicende-
volmente regiftrati Quella di fopra , che fembra la cor-
.

nice ( o , per dir meglio , un femplice gocciolato


) è an-
jo
che graziofamente ornata. La parte di mezzo, eh’ è affai
più larga delle altre due può a buona ragione
, fre- dirti
gio , o col termine antico , zoforo (ò perchè ornata ap-
,
punto d animali. Alcune tefe (?) a timmetria ditpolle den-
tro alcuni ornati, raffiguranti a modiglioni, come a metope
quegli uccelletti (4) , e que’ cigni , che con divedi tcherzi
Tom.I.Pit. Mm reggono

CO Nel Catalogo N. CV. 0) Si credettero poter efere mafchere


(
z) Si veda il filandro al cap. 3. lib. III. di Vi - (4} Furori creduti colombi
tru iio
. . .

21 6 T A V OLA X L.
uni, or gli altri una
cormcmu, quell, su d un
reeaono or gli
conchiglia
Jìulmie e quefti fopra una
? veggono a finiftra dello fteffo tre/M-
Nel quadro poi «
uno in mezzo quadrilatero, piu
iHììmì, per cosi dirli:
alto e due a fianchi filmili fra loro ,
pm
grande e pii. ,

Niccoli, e triangolari.
Quel di mezzo moto fole cinque
ma perche è veduto in angolo &
dall orlo del- ,
colonne ;
che dietro a quelle fie ne
la copertura cougbietturare ,

altre. Le colonne (
fatte sul gufilo de can-
secondano tre
delabri ) indicano un
Jomco , fenza bafe (0 Tofano ma .

il quale tiene alcune aperture , e ter-


sn d’un bafamento ,
modiglio-
mina con un corindone , il cui fregio è ornato di
fin fiotto il gocciolatojo.
ni veduti di fianco, che fi ftendono
Quello portico quadrilatero ottaftilo dee
confiderarfi
veggono con
come il mezzo di tutto il quadro, perchè fi
delira alla finiftra: Co-
euritmia corrifipondere le parti della
sì in fatti i due portici laterali triangolari fono in tutto

filmili
anche quefti su d’ una continuazio-
tra loro: Pollino
vedono di
ne dello fteffo primo bafamento , in cui fido fi
fronte que’ piccioli modiglioni, eh ivi fi
vedono di fianco.
principio di un
Dittante da quefti tre porticati fi vede il
altro ficoprendofiene filo una colonna
con un contropìlujti o,
,

polirti lòpra un bafamento alquanto di ver


lo dal piimo, ma

anche con tre aperture come fineftre


II vano fra quefti lo ha il pittore
occupato con una lpe;
eie di padiglione, o lia palco ornato in fronte d’un
riqua-
6 ). Legano tutte
dro con una figura d’un animale marino (

le parti di quella pittura alcuni capricciofi intrecci fe-

Jlloni .

'TAVOLA YF T

(f) Quefto in 'vera architettura non fi 'vide che di tempio in quefi porticati: e da gli uccelli , dal Grif-
nel Teorico . fone , e dall animale marino fi volle nominar Ifide
’ ,

0 Venere Altri vi raffigurarono altre immagini


e difi
Si vede fotto quejlo palco fofpefa una cifta , 0
-,

(
6) .

di legno fianalate
fero , che le colonne fimbravan
e co’
vanno , che fa , 0 altra cofa tale Or quefta fece fo-
. ,

fpettare a taluno , che forfè fi accennale qualche parte capitelli i a fomiglianza di colonne vere
TAVOLA I vede in quella pittura
X L I. w
un intrico ca-
pricciofo che fembra a prima villa pro-
,

mettere un ben ordinato edificio ma :

fé vi fi fermi poi attentamente lo /guar-


do ; vi fi confonde l’occhio nell’efami-

narne le parti , e nel ricercarne la fim-


metria . Si figura un porticato avvanzato
a quattro colonne ( sul fare però de’ candelabri ) , d’ or-
dine piuttofto Compofito, se fi riguardi folo il capitello , e
la fua forma e proporzione. Hanno le bafi Attiche, e po-
làno su d’ un zoccolo o balàmento ornato in parte, a foggia
,

di piediftallo, con una grande apertura orizzontale nel mez-


zo Moftra chiudere quefto portico un riparo ( 2 , o fia
. )

parapetto di legno di mediocre altezza Con degrada- .

zione

(i) Nel Catalogo N. XLIX. teis marmoreis ,


five ex interino opere fa&is interclu-
da) Chiamai anjì quejli ripari Plutei , e [oleari farjì dantur, ita ut fores habeant per quas itinera Tronao
,

di marmo 0 dì legno. Vitruvio IV. 4.: Item interco- fiant. Si 'veda anche Varrone de Re R. Ili, 1.
lumnia tria, quae erunt inter antas, & columnas , piu-
. .

220 TAVOLA XLI.

zione vede dietro un altro porticato , ma d' ordine Jo-


fi

nico. il Cornicione,
benché di gufto grottefco , pende
più al Dorico , che
ad altro , perchè è ornato di certa
Sbecie di Triglifi , e Metope
Lega al folito tutto i! co- .

lonnato un fefione a deftra e un che par-


altro a finiftra ,

tono o per dir meglio, fono attaccati alla foffitta del por-
,

tico pofteriore, facendo quivi


corona a un rotellino , o fal-
della , che dir fi voglia (3) Se fi prefcinde da tutto ciò
di’ è trafcuraggine o ignoranza (come farebbe il non corri-
ipondere le altezze delle colonne, nè gli architravi, nè le
cornici ) potrebbe fofpettarfi, che ’1 pittore avelie avuto il
penfiero di fìngere un Pronao , o fia veftibulo di tem-
pio (4) ferrato attorno dal folito riparo di legno con unirvi :

la veduta d’una porzione di foro , di cui loleano i tempii

accompagnarli C s)

(3') E' noto l’ufo di fofpender patere , 0 feudi alle tero Arch. II. z. dove parla de’ tempii ,
e loro parti ,

porte de’ tempii Si vedano le note della


.
Tav. XLVIII. (f) Si veda Palladio nel lib. IV. cap. 8. e 9.

Leffic. Vitruv. tn Pronaos : e T Tot-


(4) Si veda il

TAVOLA XLII.
.

TAVOLA XLII. ()

ON TIENE quella Tavola due pezzi


di pitture, come diverfe tra loro, così
mancanti ambedue Di quelle la prima,.

fe mai fi voglia a qualche cofa ralfomi-


gliare , potrebbe figurare un magnifico
vejlibulo di cala nobile b) . Poiché fe
,

fi eccettua quella prima colonna ifolata


e grande (3) , ornata d’ un mojìro marino e di altri ca-
,

pricci del pittore veggono a delira del quadro tre co-


; fi

lonne (comprelavi anche la più avvanzata, lòmigliante


a un
Fermine , o a una Cariatide e quelle ne fuppongono )
altrettante a finillra : tutte fei dellinate a reggere il gran
Tom.I. Pit. Nn palco ,

(0 Nel Catalogo N. CXXXVI. e CCLXX. Obf. XIV. 1. To. III. E


certo , che'l vejli-
p. 390.
(2) Vitruvio VI. 8. Nobilibus facienda funt vefti- bulo era fuor della porta verfo la firada
,
e tal volta
bula regalia alta atria
, periftylia ampliflima Si 've- era cinto da’ portici E' notabile che quel che Baulo
, .

E
.
,
da anche il cap. 2. del lib. I. nota la controversa nomina vellibulo L. 19. §. 1. Comm. div. Nerazio chia-
tra gli JleJJi antichi sulla differenza dell * Atrio e del ma Portico L.47. de damno inf.
Vejlibulo: e le contrarie opinioni de Giureconfulti fe V
, (3) E
noto , che fio leanfi porre delle fiat uè , e del-
f
vejlibulo offe ,
0 no parte della cafa. Si veda A. Gel- le colonne ne * veftiboli , e avanti le porte de* gran pa-
ilo N. A. XVI. 5-. e ivi Gronovio
.Si veda anche Bu- lazzi Sì veda Suetonio in Ner. c. 31. e Cedreno ad
.

de 0 sulla L. 245’. de V. S. e Cujacio sulla Jleffa L. 245". A. XIV. Maurit. Si veda lo Sviterò in v. TtpoccvXiov
& sulla L. 157. e T, nel To. Vili,
p .599. e 574. e
. ' . . .

224
at'
I Aa \r
v O L A XLII.
.

r
n rhe vi fi o {ferva .
Mentano attenzione il capitello

rnmnofito il cornicione , e foprattutto il belliffimo fre-


0 di quello veflibulo Pel vano
poi della fi tra-
.
/ww
fede un Jonico, che fveglia l’idea d’un
Qpefta pittura e per ogni riguardo con-
o fia Gnaato (4) •

apertamente conofcere colla degra-


fiderabile , facendoci
col comfpondente indebolimen-
dazione degli oggetti , e
gli antichi intendeano piu , che
altri
to delle tinte , che
non crede quella fcienza
(s)
,
.
_

tra loro diltinte.


L’altra pittura par che abbia tre parti

Poiché le non avendo corrifpondenza nè d’eu-


tre colonne

ritmia , nè di fimmetria
non poflono effer confiderate per ,

parti dell’ interno edificio ;


ma fembran co fé del tutto di-
pittore accozzate per buon
ftaccate , e di capriccio del
effetto della compofizione Per quel , che riguarda poi .

l’edificio, par che lo dichiarino


per un Pronao i tr e /ca-
tini (6), e ’l pluteo, o parapetto ,
che vi fi vede, colia bif-
anche meiita
a , o porta che fia, nel mezzo, la quale
fi)!
attenzione b)

pnmus gradus adfeendatur itena


(4.)
Siccome avanti la porta al di fuori reflava il quum dextro pede ponendus
,

h
porta al di dentro feguiva in fummo tempio primus erit
mjlibulo , così dopo vate
Scrive Vitruvio IV. d. , che le porte vai
r Atrio , che par che Vitruvio VI. 3. 8. confonda col C7)
che qui fi vede ) aperturas habent in
Cavedio Si veda il Leffico Vitruv. v. Atrium e v. , ( come è quella
.

exteriores partes .
Nota il Sagittario de Jan. Vet.
Cava aediuna Tempii, le
cap IV. § I. che le valve convenivano a'
(f) Si vedranno ne feguenti Tomi altre pitture ,
Si veda anche Cu-
cui porte doveano aprirfi in fuori
.

che decideranno chiaramente quefio dubbio così depu-


Obf. XIII. 17. T. III. p. 378. falla differenza
tato tra i moderni . Jjacio primi aprivano le porte
tra i Romani , e i Greci : i
(6) ‘Dice Vitruvio ITI. 3. Gradus in
fronte ita
all’ infuori
femper impares namque delle cafe all' indentro , i fecondi
fune conitimendi ,
uri fiat :

TAVOLA XL1II.
. .

227

Et Uniti* paini: Neapo/ll:

TAVOLA XLIII. ()

ON può non guardarli con piacere que-


lla pittura . Sopra un porticato !» Joni-
co (
di cui loltanto li veggono i capi-
telli, e ’l cornicione col fregio ornato di
Delfini , ài Tritoni, e di qualche altro
moflro marino ) appoggia un edificio di
legno , mezzo chiulo e mezzo aperto.
Quefta feconda parte può indicare una loggia 0) Il ca- .

pitello ha piuttollo del Corintio Il cornicione , il fronte- .

fpizio , e 1 tetto hanno del vago e del capricciofo Di .

fianco lì ftacca un pezzo di limile lavoro , confluente in


due pilaf ri di legno, che trapaflàno in giù; e l’ citerio-
re di quelli regge un’ anfora Dall’altra parte compari- .

fce un altro edificio , ed una colonna lunghiffima , su cui


per

(i) Nel Catalogo N. LXXIV. fi) Si veda Vitruvio lib. II. cap.
8. dove par-

(fi)
ZT noto il 'vario ufo de'* Tortici prefifo ì Gre- lando della necejftd di far più piani nelle cafe per la
ci , e prefifo i Romani j e come foleano efifer congiunti moltitudine degli abitanti , dice: Altitudines extru&ae,
a Tempii ,
a Teatri , ed ad altri pubblici , e privati contignationibus crebris coaxatae , &
caenaculorum fum-
tdifcii ancora mas utjjitates perficiunt, & dejpetfationes
,

228 T A V O L A XLIII.

per ornamento è pofto un vafe Da tutto ciò potrebbe .

nafcere il iòfpetto, che avelie qui voluto il pittore rap-


prefentare un cenacolo, o anzi una torre con fimil edificio (4)

fopra l’alto d’ un atrio di villa: Gli alberi , che con ca-


pricciofo gufto del pittore (tendono rami per entro l’edi- i

ficio fuperiore darebbono qualche pelò a un tal fofpet-


,

to (5). E da oflervarfi il folito feflotte , fofpefo dal rotelli-


no (< 0 . La veduta della campagnola co’ divelli animali (7),

è graziofa.

(4) Si veda Plinio Epift. 1 7- lib. II. Scena Comica Si veda Vitruvio V. 8. Tanto più
.

(f) Vitruvio lib. VI. c. 8. Ruri vero ..." atria f


che gli umbro di vedere , che 7 pittore aveffe ten-
habentia circum porticus pavimentatas , fpedtantes ad tato d' indicare pel vano dell * accennata loggia il
paleftras, &
ambulationes Si veda Plinio l.V. Ep. 6.
. porticato vero fuperiore della gradazione del Teatro
,

Per altro ne* palazzi nobili eranvi fempre : fìlvae , il quale era ornato di colonne s e qui ne compariro-
ambulationefque laxiores ; dice Vitruvio VI. 8. Si ve- no cinque ,
e fono foniche .

da anche V. 2. e 9. (7) Nel Catàlogo N. LXXIII.


(6) Quefia pittura /vegliò in taluno l' idea d'ima

Va „niDcln, Stala unius paini. Rem Ceppami! il

Et uniti; palni. Nc apolli

TAVOLA XLIV.
.

231

<- (caia /,'/////.

Si- ttsutt*? fa/-Jfettfo/

TAVOLA XLIV. W
A prima pittura, che ci fi preferita in que-
lla Tavola , non è inferiore alle altre
nel capriccio, che non è poi fcevero in
tutto da una certa vaghezza Par
che fi- .

guri un 'Polo 0 ), o anche un


Mefìibulo ( 3 ),
o che altro egli fìafi (4) e potrebbe
;
quel quadrilungo di mezzo indicar
l’en-
trata maggiore, e i due
laterali due piccole porte
(;)>
Le colonne che fono , sul folito gufto
, Joniche , e fen-
za bali ; ne follengono la covertur
a , e ’1 cornicione , il
Tom.I.Pit. oo quale
Ìm‘l ' JÌ&mU ml Catah&'! pittura una filmile fiera
ILCXXXlX fipetto : e fi die ea
, accreficeva molto pefio al fio-
Altri 1ii riconobbe una fipecie di , che fiebbene il Vojfio corregga in
(2) Tholus Ser- . Servio Tholus Panthei in luogo di Pantherae
vio sul IX. deir En. a quelle parole , la -,
fufpendive tho- nofira pittura potè a far vedere
10 dice : Tholus proprie eli veluti ,
che non era necejfia-
fcutum breve ria tal correzione
quod in medio teélo eli in quo trabes , rapprefientando appunto un tetto
, coeunt , ad fienza pareti fiofienuto da colonne con una
quod dona fufpendi confueverunt Alii tholum
pantera
aedium facrarum dicunt genus fabricae
. . . .
in mezzo Ma
quefio penfiero
.
rigettato. fu
Tantherae Alii te cium fine parietibus
Veflae & (3) Della magnificenza de ’ Vejlibuli de' tempii
}
.
colimnis fub- e delle
nixum Or febbene il Tholus di Vejla
.
cafiefi e già parlato fiopra .

era rotondo Altri volle , che fiojfie una di quelle tribune


come dice lo fiejfio Servio e Ovidio
,
(4)
, Fall. lib. VI. non che fi veggono nel mezzo
e pero che l Tolo non potere ,
0 nel fine de' viali de'
,
anche ejfiere d' altra figu- Giardini .
ra : fcutum certamente è un
quadrilungo Il nominar-
Ji da Servio Tholus Pantherae
.
CO dlll' idea , che fiojfie un veftibulo , be nijfimo
e 7 vederfi nella
, corrifpondea quefio penfiero: fiapendofi
, che nelle cafie
Grechet
,

XLIV
T A V O L A
'

332
n ni.iftofìro Dorico e per gli quafi
par
quale per ateo P
che vi fi ravvino.
« P er B J*.»
triglifi .] folto fcjtonc
a che fc ; e
,

La LeoneJJa , 0 >1 ^rc0 a color argen-


intrecciato co’ na
n r
riem pi re quel vano , e per
,

tino: tutto fembra


dare

Ottura come
fpirito
P
e legami o

quafi
>

un
alla PJttu

fregio
pittura. Merita attenzione

o finimento, ehe
^ ^^ voglia

di i due
pezzetti di quella Tavola ,
Dè g1 fdtfquattro cupo che pofano fopra
TriSm coloriti di un roJJÒ

^
cina
frammenti di cornicione,
(9) e
fonando c.afcuno una bue-
tenendo una cefi a di frutti
coll’ altra mano
e fembrano effere quelli
tutto fra loro
fono fimili

due pezzi refidui d’una


in
fteffa pittura. Nell’altro
qua-
;

M
bullo di una donna di piacevo-
dretto fi vede il mezzo
di fronde \
le e maellofo
afpetto , colla tefta coronata
feopre parte di un’altra tejìa.
Non, aven-
e a fianco vi fi
Pao-
mai darne conto? I
do diftintivo alcuno, chi faprebbe
pezzetto («) , fono dipinti
ni che fi vedono nell’altro
bianc 1.
al pofano fopra alcuni gambi di fiori
naturale, e
. „„ ubi fecit nobilem Parhalum , &
propylaeon P
Greche e nelle che ritennero la for-
Scene Romane , uag qu idam Naufrcaam vocant ,
la porta principale
Hammoniada , q 1
nuae piAores
via delle cafe Greche , una era naves longas in us , quae Pittore,

padrone di caja adiecerit parvulas


che introducea all' abitazione del veda anche Vitruvìo IX. cap.
che conduceano agli parerga appellane. Si
e a fianco vi erano le porte ,
ve-
appartamenti degli Ofpiti , o fieno Forefterie Si
Nel Catal.NCCCXXXVn.eCCCXXXVIII
.

da Vitruvìo V. 7- e VI. io.


“'m Ap°l-
Met. v. 3 3J- « fe g-. f
Si veda Ovidio I.

(fi) E ma veduta di mare con editìcu


Nel-
, e per-
1 V IV Aruon che defienvono i Tritoni tali ,

foraggi , e una barca con dentro de' remiganti ,


nella forma e nel colorito
alali pii fi veggono
e
le Tavole feguenti fi vedranno delle
navi più grandi.
del tempio di Saturno era col-
quadretto volle annoverarfi tra le Z Roma sul faftigio
Sjpefio
mine grandmo
(7 )
Parerga Propriamente parerga diceanfi nelle pitture
.

che aggìugneano per ornamento e per


tato un
quando tirava vento . Si veda Nata l Conte Vili. 3-1
quelle cofie . fi
vani del quadro benché non fojfiero al-
riempire i ,
"VioV Nel Catal. N. CCCXXXI.
Plinio parlando di C N.VCCXXIV.
azione principale necejfiarie
$
.
l'
Argumentum quod Nel Catal.
Protogene XXXV. io. dice : eli , (
quum Athenis celeberrimo loco Minervae delubro

TAVOLA XLV.
,

I veggono nella pittura b) incilà nel pri-


mo rame di quella Tavola due Navi
da guerra (3) ,
sulle quali li offerva un
combattimento ; ed un’ altra
oftinato
o rotta nel majfo che le Ha vicino , o
mandata a fondo da’ nemici , ed incen-
,

diata , così che fe ne ravvilino appena


5
le reliquie notanti sull onde e traila fiamma , e l’ acqua :

comparifce una figura , che fcmbra di donna Sorge nel .

5
mezzo un ifioletta con un ara , e con un piccolo tempio 5

tra due alberi ove Nettuno è rapprelèntato col fuo tri-


dente W. Vicino al lido lì fcorge coll’ elmo in fella e col-

lo

(1) Nel Catalogo N.


CCCCXCVII. e 111 *
0X . ma loro erari chiamate longae ,
e quajì fempre da fo-

(V) Quefta fu trovata negli fcavi di Civita a 13, li remi eran moffe . Tlinio VII. 56. riferifce le va -
Luglio 1748. } e a 6. dello Jlejfo mefe nel luogo me- rie fuW invenzione delle navi da guerra ,
opinioni
defimo fi era trovata la feguente . che a Giafone , altri a Semiramide , altri ad
altri

(3) A due forti poffono principalmente ridurfi le altri attribuivano : de bafiimenti di trafporto fu in
* -

Navi , che adoperavano gli antichi : altre fervivano ventore Ippo di Tiro .

d i comodo del commercio , altre per Tufo della guer- (4) E" queflo il notijfimo diftintivo del Dìo del

ra . Le prime eran dette onerariae , e per lo più af- mare .

fai larghe , e di fole vele fornite . Le altre dalla far-


, , s e,

236 T A V O L A X L V.

lo feudo e un Giovane e predò a quello un al-


coll’ afta ;

tro uomo che non ben fi diltingue armato ancora di feu- ,

do , e che fembra avanzarli nel mare Quantunque non .

fa la pittura molto ben confervata e inoltri oltraciò il ,

pittore non edere ftato de’ più eccellenti egli è però :

tale quefto pezzo, che merita di edere con attenzio-


ne offervato E notabile in tutte le tre navi .che ,

fembrano remi b) partir tutti dalla ItelTa linea M


i

lafciando però luogo a fofpettare , fe fieno elfi in


più ordini divifi (7) . Son da confiderarfi ancora gli feu-

di

(5-) E' troppo famofa la. controversa , che pende re e dccìfive , che non ammettono luogo da dubitar
,
ancora indecifa , fe
gli antichi avejfero navi a più che gli antichi avejfero navi a due a tre a quattro
,

ordini di remi . A
due poffono ridarfi ì Sentimenti de-
,
e fino a cinquanta ordini di remi l' uno all'
,

altro Su-
I. Alcuni han creduto
gli eruditi .
( e quefii formano il periore } ed oltracciò la Colonna Trajana così ci rap-
numero maggiore ) che le biremi avejfero due ordini prefenta. le triremi , e così nelle medaglie e ne' baf-
,
di remi , /’ uno fuperiore all altro 3 le triremi tre , e firilievi ci fi fan veder le biremi
'
e le triremi , e le
,
così delle altre fino alle cinquantiremi , di cui fi tro- quadriremi Tutto fi trova raccolto in Montfaucon .

va menzione negli autori antichi Non tutti però To. IV. P. II. lib. II. cap. IV. * XI. * nelle Tav.
.

coloro , che fono di quefto avvifo , penfano ad un CXXXVI. a CXXXVIII. Ma fe al contrario fi voglia
modo Altri non ne ammettono che due , altri
. rintracciar la maniera , come ciò
fi foffe fatto , 0 con-
tre , altri quattro , altri cinque 3 altri fette , al- fultar la pratica
3 fi vedrà che fia poco meno che
tri nove , altri finalmente fidici e non oltre EH più impojfioile il darne conto Tutti gli argomenti e le
.
.

fon vani nello Spiegare , come quefii ordini di remi ragioni , che ci portano a dubitar del fatto fono ar-
, fi
f offero fituati : volendo alcuni , che T un remo all al- te efpofie dal Signor e slande s nell' Elfai fur la ma-
'
E
tro fovraftajfe a piombo 3 ed altri difp unendogli in rine des Anciens Non è però , che non fi voglia ciò .

triangolo , ed altri finalmente quafi per una linea diago-


nale collocandogli II. La feconda opinione è di coloro,
non ofiante , che iti Genova
fi offero fabbricate delle f
.
bir ani , e in inezia le quinqueremi E) es lande p. nò. V .

i quali non potendo accordare colle regole della mec- Il Zeno Annui. >//> Eloquenza Ital. del Fontanini
canica , e colla pratica V enorme altezza delle navi To. I. p. n. 6. per nun. rarowew». i
, Jl(temi :

e la lunghezza inconcepibile de' remi e l' intrigo ine- del Vojfio , del Mcibomio , dello Scheffero del Tal
5 ,

vitabile nella mojfa di ejfi ,


e V impofiìbìlita del ma- mìeri ,
del Fabbretti , e degli altri .

neggiarli e tante altre difficoltà graviffme 1 buchi , che qui jì vedono


credono , , e per cui fi cac-
, 3 (6)
che unfil ordine avejfe ogni nave anche quefii , . Me ciavano i remi, fi dieeano TpijfiZTCt , Tpv7njy.ctTot , ò@Qot\-
che ciò dicono , fi dividono in due partiti ed altri : y.ol generalmente 'èymitct Si veda Lotterò Arch. IIl.i .

, p.
penfano , che per remo intendafi il remigante iftejfo Vi furono tre Sentimenti Altri vollero , che
^ , (7) .

cosi che la bireme avra due uomini per ciafcuri remo


una trireme tre , e così fino a quaranta : altri non
} foffero le qui dipìnte quinqueremi , perche diceano
ejfi ) nella nave incendiata , e eh' c in atto di Jòm-
vede?ido , come pojfa un remo ejfer maneggiato da
qua- mergerfi , fi riconofcono chiaramente cinque remi l' uno
ranta uomini di linea fuppongono ejfervi
, fiati nelle fuperiore all' altro 3 nelle tre altre poi il pittore non
navi , degli antichi tre ponti 0 fieno tre piani
, diffe- ha difiìnti gli ordini } ma foltanto ha accennata la
renti lungo la nave l'uno piu alto dell' altro in
^ , divijione . Altri poi non vi ritrovarono , che due or-
tal maniera che i remiganti a prora fede(fero più dini foli di remi 3 uno nella linea , in
,
cui fi vedo-
baffo di quei del mezzo della nave , e quefii in luo- 710 ì remi ,
e l' altro indicato dalla linea fuperiore
go meri alto di quei della poppa : e difiinguono le bi- ove i fòli fori fi offer vano: avvertendo , che nel-
remi , triremi , e le altre
le fituando i remi a due
, l'atto del combattimento il primo ordine de' remi
a due a tre a tre , e così di mano in mano fi
,

qual dovrebbe fupporfi la lunghezza delle


. Ma togliea come fi ricava da Fiutar co in Antonio Fi-
, .

navi in nalmente altri un ordine filo fiftennero che foffe


qtiefio JìJlema per fituare quattrocento ;
, 0 mille e fei- e credettero che poteano quejle navi chiamarfi Libur-
cento , e fino a quattromila remiganti
to di quel che in Plinio
( per dar con- ne Si veda Vegezio IV. 53. e 37.
.
notò che E fi
,
in ozio , e in Ateneo

fi
E quefie da' Greci pofier lori furono poi dette Galee ter-
,

) lungo i due lati della nave ? In fomma fe fi


gendoli nelle Tattiche: yuXcdccq piovypiot: Galee navi
cerchi (blamente il ,
fatto , par che non pojfa contro- di un ordine di remi Si veda Scaligero Adnot Eu-
vertici. Le tefimonianze .

degli autori fono così chia- feb. ad Ann. MCXXX.


, . . .

di (che fi vedono appefi ne’ fianchi delle navi: e le va


8
),

rie macchine (?) , e le armi de’ combattenti (io) Nella


nave di mezzo , oltre alla torre fio a poppa e a’ due ,

lunghi travi 00 a prora; è degna di elfere olTervata l’infe-


gna coll’ aquila 03 ) , ed un piccolo padiglione (14) ed al-
cune donne (15) .

(11)
Nella feconda pittura fon rapprefentati pefci di forti di-
verfe .

(8) Lo JlejJ'o fi offerta, nelle navi rapprefentate nel- fiuefie torri foleano alzarfi nell' atto del com-
la Tavola feguente, dove fi parlerò, del cofiume di fo- battimento su i tavolati delle navi e di ciò attribui-
-,

fpendere gli feudi eC fianchi delle navi filai bafia of- .


fcefi r invenzione ad
Agrippa Ordinariamente foleano
.

fervare , che 7 fofpendere lo feudo dalle na vi era il , farfi alla poppa talvolta anche alla prora Si veda il
: .

fegno del combattimento ‘Plutarco in Lyfandro


. . Lorenzi de variet. Nav. In alcuni bajfirilievi pubbli-
(9) Le navi da guerra eran coverte al di fopra cati dal Montfaucon To. II. P. II. PI. CXLH. in cui
con un tavolato , il eguale rendea ficuri i remiganti fi rapprefenta un combattimento navale , fi vedono le
eh ’ erano fotto tal covertura e fopra di quello i fi-
-, torri nel mezzo delle navi Potrebbe la torre , che
.

dati combatteano Diceafi X 06TU<rpuya , xo6TÓ.(@puyy.ot ;


.
fi vede in quefia nave indicarla per la Pretoria , 0 Ca-
,

onde le navi così coverte fi chiamavano xc6Tcd@pcxy.Tot. pitana ; giacche le navi Pretorie foleano per lo piu
ef-
In Omero fi chiamano ìxpìot vy/uv Ma ne’ tempi della . fer turrite , come avverte lo fieffo Lorenzi
guerra Trojana filamento la prora e la poppa eran co- (ii) Lo fieffo fi offerva in una delle navi della
verte , e da quelle parti fi combattea I Tafii i primi . Tav. feg. dove fi veda la nota (7)
covrirono tutta la nave Plinio VII. 56. Vi eran anche
.
(13) Quefia fece credere ad alcuno ( non molto pro-
degli altri ripari perche i foldati fojfero al coverto
, priamente per altro ) che potejfe qui rapprefentarfi la fa-
dalle armi e dalle macchine nemiche Vi era ancora il . mofa battaglia ad Azzio , 0 quella tra Sefio Pompcjo
Gupccxiov , fatto a modo di torre donde i foldati lan-
, ed Agrippa tra Melazzo e V promontorio Peloro Al- .

ciavano dardi ed altro filile navi contrarie Si veda


, . tri non vi riconobbero che un capriccio del pittore
,
il Pottero 1 cit. cap. 1 6. e 17.
.
(14) In una delle navi de bajfirilievi del Mont-

(10) Oltre a gli feudi , di cui fi vedono forniti faucon fi vede un fimile padiglione .

i combattenti
,
vi fi difiìngiiono le lunghe afte dette da
f
(15) Anche le donne talvolta alivano fulle navi
Fiacco tela trabalia , e da Omero puxxpcc SipccTU Si ve- . da guerra come avverte lo Scheffero de Mil. Nav.
,

da Vegezio IV. 44. lib. II. cap. ult.

M-afo/.

Tom.I. Pit. Pp TAVOLA XLV1.


,

241

TAVOLA XLVL W
OLTE e diverfè , e tutte belliffime
fono le vedute , che ci prefenta la pit-
tura incifa nel primo rame di quella
Tavola Comparifce di prima veduta sul
.

lido un edificio ( ) , al deliro lato del qua-

(
le fòrgono più alberi ed al finiftro è eret-
to un Pilaf ro affai fvelto (3) , avanti a cui
fta un uomo , che guarda verfo il mare In quefto fi veggono .

quattro Navi cariche di varii arnefi (4) , e di foldati (5) . Più


cofe fon da offervarfi in quefte navi. Tutte prore hanno le

la forma o di un volto umano, o di un fembiante moftruo-

fo (<9. Nella prora della prima poi fi riconofcono due pun-


te
Nel Catalogo N. ‘DCXCVIII. mente , che i Corintii furono i primi ad ufar le Si ve- .

(1)
(i) Par che altro non fia , che una cafetta . Vi da Salmafìo Ad jus At. & Rom. p. 693.
di fpoglie forfè ne-
fu però , chi vi riconobbe un tempio .
(T) Sembra , che fieno ripiene
Si crede , che poteffe effere un Faro per dar miche : e vi fi offer vano de rialti ì?t mezzo , come
*

(3)
lume a naviganti di notte : Il globo , che nella fim- in quelle della Tav. precedente.

mità di quello fi offerva , potrebbe dirfi ctì era defti


-
(fif) Nelle prore fileano gli antichi 0 dipignere ,
ani-
nato a contenere il lume Per altro la grojfezza non
.
0 fcolpire j 0 foprapporre figure di uomini , 0 di
-
corrifponde all* altezza Altri lo volle un’Ara.
.
mali : e quefte effigie fervivan fopr atutto per contraffie
da taluno riconoscer gno della nave , onde poteffe ognuna da* marinai e
(4) Si vollero anche in quefle
piu ordini di remi : Ma 0 non fi diflinguono , 0 e un da* foldati fuoi riconofcerfi tra una numerofa quadra. f
Quefte immagini davano poi il nome alle navi : ond
è
ordine filo. Si avvertì , che l* invenzione delle trire-
mi da Plinio VII. 56. è attribuita ad Amino eie ,
ci- che fpeffio ritrovanfi denominate Tori , Capri , Mon-
nomi così da Virgilio
tando Tucidide. Ma Tucidide lib. I. §. 13- dice fila- toni 3 e con fimi li difiinte :

Aen.
. , . ,

242- T AVOLA XL VI.


te di travi fi) ; e nella ftefla una tal figura , che raflbmiglia
a un collo d’oca W. Nella poppa della medefima fi alza un ra-
mo, che par d alloro’ (9). Su quel riparo tirato per lungo sulle
pareti di quefta , e delle altre navi fi°) , fi vedono fofpefi de-

gli feudi (”), come anche nella precedente pittura fi è ofler-


vato. L’altra lpiaggia offerifee all’occhio in un’ameniflìma
proiettiva colline ,
campagne ,
ed edìficii in varii luoghi,

e in diverfe diftanze fituati fi 2) . Fra quefti è degno di


particolare attenzione il piu grande con un lungo portico
loftenuto
) da numeralo ordine di colonne , e con due, fia-
tile pofte fulle loro bufi dì).

Degli altri tre pezzetti di quefta Tavola il primo (h)


ha dipinti due uccelli di color verde col petto rofifo . Nel
fecondo fi 5 ) vi fon de? fichi, dell’ uva , e delle altr e frutta .

Nell’ ultimo fifi) evvi una pernice che bezzica un’ erba
;

ed un uccello in atto di pigliare una farfalla .

TAVOLA XLVII.
Aen. V. e X. fon variamente nomate Eiftrice , Chi- ma i roftri faceanfì alti , e lunghi , dopo fi fecero piu
mera , Scilla , Centauro , TigrP, e Tritone Si veda corti , e più fermi , e nella parte più bajfa della prora
.

,
anche il Baifio e V Montfaucon
, che han raccolto perché feriffero le navi nemiche in parti vicine all ac-
, ’

i pezzi antichi , in cui fi vedono filmili immagini qua e piu difficili a ripararfi , .

falle firore delle Navi Diverfa da quefta infegna (8) Diceafi Chenifco da yf\'j oca e fi ponea talfe-
.
:

( 7tafi:cYj[j.o'j ) era la Tutela ; Ovidio Tr. ì. El. ÌX. gno per augurio di profpera navigazione , Scheffero 11 6 . .
Efi: mibi
,
fitque precor flavae tutela Minervae
(9) ' E
noto il coftume di coronar le navi di
Navis } Se a pitta cafifide nomen habet alloro nelle vittorie Nota lo Scheffero IV. 2. che .

T oich 'e , oltre all infegna nella prora foleano effigiar


'
, fi mandava avanti una nave col ramo di alloro per
nelle poppe delle navi immagini di Dei alla cura
, dar Tavvìfo
e protezzion dè quali ajfidavanfi
'
dtverfi erano . E
(10) Quefto riparo diceafi appunto rsìgog muro
fecondo i diverfi popoli gli Dei , che davanfi per perché era come un parapetto ricoperto di pelli
,
,
0 in-
enftodi a' navigli Così parimente a riguardo de’ dif- tejfuto di altra materia per riparar la gente da' col-
.

ferenti mefitieri , differenti Numi a quelli pi


affegnavanfi: delle navi nemiche ,
e anche dall empito delle on- '

alle navi de’ Mercatanti Mercurio


,
a quelle de’ Sol- de , come offerva il Cafaubono a Eolieno lib. III.
dati Marte . E
aride dice ad Elena , che la fua na-
(11) Si diffe , che qui 0 poteano effer e gli fendi
ve era governata da Venere Si veda Pottero III. 15-. tolti al nemici 0 pure che fi riportaffe ciò al coftu-
.
-,

(7 Si diffe , che poteano effer quefte T hmìbtg, me di appiccare le proprie armi a’ lati , ed alle pop-
di cui fi fa menzione dagli autori:
poiché rapprefen- pe delle navi Si veda lo Scheffero III. 3. Si veda
.

tando la prora una faccia


quefte avean tal nome ,
, anche Aleffandro G. D. VI. 32.
quafi corrifpondeffero all' orecchie Si veda lo S
chef-
.
(12) Sembrarono le tante Torri , che qui fi vedo-
fero de Mil. Nav. II. 5 e V Pottero III.
.
1?l Ma fi con- no , poterfi dire efferfi così figurate per indicar /’ ufo
getturò , che all' Epotidi corrifpondeano ,
piuttofto i due che delle Torri faceafi , vale a dire , per offervar
travi , che fi vedono in una delle
navi della prece- /’ arrivo de nemici e darne l' avvifo per mezzo del-
'
,
dente pittura : fervendo quefti due
travi per riparar le fiaccole accefe : infatti le Torri per tal cagione
e tener lontana la nave da fu-
colpi de’ roftri delle navi
'
rori chiamate da' Greci (ppvy.Tupix , e perciò fon detti
nemiche Altri diffe , eh' era uno fcherzo del pittore
.

di aver così efpreffo il roftro


tai fuochi ignes praenunciativi da limo E .

fteffo , come due corna in f


mezzo alla fronte figurata in quefta prora (13) Sembrò che offe un Pretorio , 0 fia ima ma-
un filmile fcherzo ( ficcome gnifica cafa di campagna Ma di ciò fi parlerà altrove. .

fi vede nel roftro di una delle navi


de LI altra pittura') e (14) Nel Catalogo N. DCXCVII.
foggiunf? , che proprio era il luo-
(15) Nel Catalogo N. DCXCfiJ.
}
go , m cui quefto roftro vedeafi
giacché dove da pri-
:
(16) Nel Catalogo N. DCXCVII.
. ,

TAVOLA XLVIL M
AR che non abbiano bilogno di fpie-
gazione alcuna le due pitture, che fi ve-
dono rame di quefta Tavola.
incife nel
E così chiaro quel
, che vi fi rapprefen-

ta , che può da ognuno agevolmente


riconolcerfi a prima viltà . E chi pur vo-
s
con occhio più curiolo trattenervi!],
avra occafione di ammirare il gufto e
’l capriccio del di-
pintore Nella prima fi) fi oflerva con bella fantafia
.

gra-
ziofàmente figurato un P appagallo (3) che tira
, un picco-
Tom.I.Pit.
Q_q ]o
CO Nel Catalogo N. CCCIV. che ancora nella Siria vi foffero de'Pappagallì : ma nota
fi) Fu trovata a io. Ottobre 174*. negli flavi ivi il WeJfeling. , che debba quel luogo
di Rejìna intenderfi del-
l Allìria, ne' confini della quale eravi la Città det-
(3) Plinio X. 41. così deferire i Pappagalli: Su- ta Sittace , 0 Pfittace eh* egli crede così chiamata
,
per omnia humanas voces reddunt Pfittaci Se qui-
appunto dal nome di quefii uccelli benché il Vojfio
dem fermocinantes India avem hanc mittit Pfitta-
.
: Etym. in Pfittacus fofpetti
:

che l'uccello avejfe il


cen vocant , viridem toto corpore torque tantum mi- ,
nome dal luogo , e fojje detto Sittaco perche la pri-
,
niato in cervice diftinftam ,
Tale appunto e il qui
.
ma volta venne dalle contrade di Sittaca Comun- .
dipinto. Gli antichi par che non conofceffero altra
, que ciò fia ì Arriano in Indicis fcrive , che Nearco
fpecie di Pappagalli , fuorché gl * Indiani : leggendofi il quale milito con Ale([andrò
y

,
narra come una cofa
cofianternente chiamato quefto uccello Indiano da Cte- portentofa che nell' India nafea l' uccello Sittaco
, il
fìa , da Arijlotele , da Eliano , da Paufania e da- quale e[prima la voce umana
, .Onde nota il Bochart
gli altri prejfo il Bochart Hierozoic P. II. lib. II. che in quei tempi non erano in Grecia ne
.
men per fa-
cap. XXX. p. 341. In Diodoro II. p. 9 5. fi s
ma conofcinti. Callijfeno Rodio citato da Ateneo ÌX.
p.387.
. B , . a.

2 . tavola xlvil
W tiene col-
è guidato da un
Grillo eliie
7o cocchio M, ed icherzi,
redini. Non e nuovo il vedeie si fatti
b0cca le
]a
M che voglian dirfi , sulle gemme M , e nelle
O aUufioni ,
8
medaglie ancora ( )
. . - . , .

di vane forti (?).


L’altra pittura contiene de’ pefà

Gryllum ridiculi habitus pinxit . Un-


Filadelfo fu- iocofo nomine
p ,87 che a' tempi di Tolommeo vocantur Vuole ivi
dice
de hoc genus pidurae Grylli
.
,
Istujui, come una
rono- veduti in Alejfandriu 0)5 fliy* da Antifilo fife un
Pavoni , » Fag ia ”’ P Arduino , che 7 Grillo dipintonome anche gUuom-
gran maraviglia i Pappagalli , * uomo. Per altro ebbero quefto
Var-
e Atri rari uccelli In Roma erano a tempi d, 7 figlio di Senofonte cos,
ni , e fon famofi il padre , e
.

ve egli de Re Rutt.
rone cono/.ciati , ma Tariffimi : fin chiamati .Non è pero , che non Ji poffa totem
lib. III. cap. 9. parlando di
ima fitta di Galline non onde le pittar eca-
anche dell anìmaletto Gryllus
:

folent poni cura p/t-


ordinarie: In ornatibus publicis di Grilli Crede il Menagi


pricciofi ave/fero il nome
.

aids id genus rebus m


ac merulis albis , item grillo fintimeli,
tacis ,
P Orig. Lmg. Irai. v. Grillo , che
inufitatis.Anche O vidio piangendo la morte del ap- .

ghiribizzi fi dica dal


Amor. II. El. 5 lo chiama to di fantafie , e Jlravaganti
pannilo della fia Corinna
<
anìmaletto, che 0 j al-
.

r * grillo appunto JlravagantìJfimo


extremo munus ab orbe datura dice dalle /tra-
ta , 0 fia fermo : ficcome Capriccio fi
_

'pero già rendati meno


rati fitto Aug «fio da tal,
Eranfi
VI. « vaganze della capra. Tutto quefto fi avverti
Onde e quel , che dice Plinio
notabile
29-
per Grylli an-
Siene a Meroe de- che volle foftenere , che Plinio intenda
Oliale nel riferire l’itinerario da ,
qual genere è
da Nerone , dtfinvendo che quei che fon detti cavallette , del
mandati
lti efploratori
Inde primum vifas aves quello , che qui fi vede . Ma
tutto ciò , eh egli dijfe ,
P fila Gagaude ,
dice :
non fu interamente approvato
una
(6) Pensò taluno , che potejfe ejfer quejta
degne di o/fervarfi in quefto cocchio
le ‘

Sono qualche fatto


come l abbia fatira parlante , che avejfe allusone a
flanelle Ed e graziefi il vedere , del Grillo*
particolare , con efprimerfi fotto la figura
.

collare del Pappagallo


pittore attaccate al
.

e tur effe il de
e del Pappagallo i caratteri de’ due perfonaggi ,

U) Il Bocbartnel Hieroz. lib. IV. cap. I, a del fecon-


le fpecie di Locu/te,
quali il primo aveffie il dominio sull ’ animo
Vii! parla dijfufimente di tutte do , con averfi forfè anche rapporto a’
nomi loro Si .

delle loro proprietà , e de’


vani nomi prejjo gli
venefi-
tra quejle al cap.I. fece menzione a quefto propofito della famofia
Ebrei gli Arati , e i Greci : e avvalfie per
il Grillo I Greci chiamano ca chiamata Locufta , di cui Nerone fi
p. nei numera anche
.

avvelenar Claudio , e Britannico > e molte donne


Ro-
di quello : benché Tpv
TpvhXov il porco dal gr unnico manti
qualunque co
anche chiamino
piccola. Snida Ppu.
fa m mane se ne fervirono per avvelenare i loro

Si veda Tacito Annal. XII. 66. e XIII. i?. e Gio-


Crede fiderò XII. 3che Gryllus fia coti detto dal
-

I. v. 69. a 7z,
che fa Parla erti del Or •&"«*+'
venale Sat.
fieno, 0 /Iridare ,
In una gemma prejfio l’ Agoftini P. IL Tav.
.

inalo, di cui firive ancheP limo


nel fine del llb.XXIX. (7)
illitus Magnani au- & 143 fi vede un carro tirato da due Galli , che fon
Grvllus cura fua terra effoffus .

tra le zampe le re-


animali perhibet Nigidius : majorem guidati da una Volpe , che tiene
toritatem huic
Magi quoniara retro ambulet terramque terebret dini .
. ^ __
,
,
jV veda, Volfiango Lazio Graec. Ant. lib. II,
ftridat nodibus . Venantur eum formicae circumligato
ejus conjeftae etilato prius pul- cap. II. Tab. V. n. 9.
capillo in cavemam ,
Catalogo N. CCC. Abbiamo già
& ita formicae complexu (9 ) Si veda il
vere ne sese condat :
,
avvertito altrove quel che dice Plinio di filmili
extrahitur . Lo Jle/fo Plinio XXXV. 4. parlando di
,

Antifilo Egizio difiepolo di Ctefidemo dici : Idem pitture .

TAVOLA XLVIII.
’ .

Scala, intuii p alm-Rom: Cep parati li

Etunius palmNcapotib:

TAVOLA XLVIII .
1

L campo di quefta pittura (») è divifo


in due partimenti. La veduta fuperiore è
molto lemplice, fe fi confronti coll’in-
feriore ,
la quale per varietà e per la
la
novità degli oggetti riefce affai grata
all’ occhio . Nella prima pende fofpefo
con un najìro di color paonazzo , come
fi ravvifa da’ due capi che comparifcono un Clipeo (3) o ,

fia rotella di color d’oro, in cui fta effigiata la tefta di


Medufa (4). Nel mezzo forge una quercia. Preffo al pe-
dale
(i) Nel Cataloga N. ‘DLXXFII, ornò le Curie di tali Clipei che rapprefent avano ì
,
Ò) Fu trovata colla feguente negli fcavì di Re- volti di coloro che nelle arti della pace , 0 in guer-
,
fina .
ra fi erano fegnalati Erano quefii feudi alle volte
.

{3) Soleano gli antichi da principio fofpendere ne nudi , e fenza immagine alcuna , ed alle volte , oltre
tempii gli feudi , e le arme de ’ -vinti nimici E) a que- . alla effigie il nome di chi dedicavali ;
conteneano
,

Jlo coftume ne nacque un altro affai diverfo , e fu come fi vedrà nella nota feguente
quello di porre ne ’ tempii gli feudi , in cui 0 le im-
(4) Baufania V. io. riferifee , che nel tempio di
magini degli antenati , 0 di altri uomini illuftri fi Giove Olimpio eravi affifio uno feudo d’ oro , in cui
-vedeano Si veda il Buonarroti ne’ Medaglioni p. 9.
.
era intagliata la tefta di Medufa dcnrlq dvdnetTou
XP vrf> :

e feg. Comunque ciò fia ,


fi foleano certamente nelle Méfeauv TYj'j yopyóvct ìypvtx. £X£ipyao-y.évìjv che vi . E '

cafe e ne’ tempii


in altri pubblici luoghi fofpen-
e
, ,
fi leggeano quefii quattro verfi
dere per ornamento feudi d' oro , e d’ argento , e di Naòq (Ej (pidXuv yjpwiccj ìysi $s Tavdypuq ,
h
altro metallo : ed effigiavano in quefti gli antichi 0 i T Acca&cap.mloiq avp.\JJXyjhq ys Tsdh
% r

volti de’ loro maggiori ,


e qualche Nume . Augufio àupov ,
dot ’Apysiuv mi KQy)'ju(m mi lìujw y
, , . . .

25 ° TAVOLA XLVIII.
dale di quella fi leva su una Ninfa fi) , la quale ha in ma-
no una e dal pettignone in giù , in vece della
jiure (<s)
,

mezza vita , fi ftende , fecondo il gufto rabefco (7), in


più radici , che di qua e di là fi allungano, e fi attorci-
gliano. A’ due lati della quercia fono due arbofcelli di
Palma (
8
) . Nell’ altra veduta , eh’ è un quadretto bislun-
go , fi oflerva in primo luogo un Tempietto , a cui fi afeen-
de per cinque gradini (9) La porta è ornata da un fe- .

done Nel fregio sull’ architrave havvi un mezzo bu-


:

fo ù°) ; e fui faftigio un ferpe bO a color di bronzo Affian- .

chi della porta fono due baf lunghe , che foftengono due
Coccodrilli di) anche a color di bronzo Dietro al Coc- .

codrillo ch’è a man finiftra del,


tempio , fopra un’altra ba-

fe piu alta, fi feorge dentro una nicchia un Idolo Egi-


zio (13): Dietro alla nicchia fi vede un edificio ( parte an-
cora del tempio ) , sul cordone del quale fiede Ambi (h).

Si vedono poi più perfonaggi in varie molle . Tra quelli


uno.
T à'j SSmToaf vfactg s'ivem r£i itolipan . lunque altro albero Sì veda anche Ateneo III. p. 78.
.

tosi tradotti dall ' Amafeo (fi)


La Scure in mano a quefia Ninfa è ingegno-
Ex auro phialam capta pofuere Tanagra famente pofia dal pittore per dinotare , che le Dria-
Juverat haec bello quod Lacedaemonios di aveano la cuftodia de' loro alberi : e vendicavano
Cecropidae , Argivique duces , Jonica proles & gli oltraggi , che a qttefii fi faceffero Si veda in .

Viàores, partis de fpoliis decimam. Apollonio Argon. II. come una Ninfa fi vendìcaffe
Avverte ivi il Kuhnio , che V Amafeo fi e inganna- per tal cagione e nello Scoliafie
: al v. 478. come

to nel dire , che gli Atenieji , come vittoriofi figli uri altra foffe grata a chi confervò la fua quercia
Spartani quello feudo avean pofio poiché anzi gli
,
:
(7) Si è già avvertito in altro luogo quel , che
Spartani furon vincitori come dice Plutarco e i , , fcrive Vitruvio fu tal forta di pittura Benché qui .

Tanagrei loro confederati pofero lo feudo dalle fpoglie par che alluda piuttoflo all unione dell ' albero colla
'

de vinti nemici : e riflette giuftamente , che non con-


' Ninfa i 0 per dir meglio alla generazione della Nin-
viene agli foni il dialetto dorico , in cui fono frit- fa figlia della quercia : poiché come nota Spane- ,

ti i verfi Ma lafciando ciò da parte è notabile , che


. mio nel cit. 1 fi credeano le Ninfe nate dagli al-
.

P anfania chiami àmfòct feudo quel che T epigram- , beri .

ma dice (fiiuXciv ,
tazza . Se fi riflette alla figura e (8) Nella nofira pittura non vi fi offervano frut-
alla forma del Clipeo ,
eh' e rotondo e concavo ; fi ti . dove lungamente parla di que-
Plinio XIII. 4.
vedrà che pojfa indifferentemente dirfi e clipeo e taz- ft'
albero , avverte , che in Italia , e in tutta T Eu-
za Ariftotele Poet. cap. XXI. efpreffamente nota
. ropa piantate non producono frutto .
V
che poJJ'a egualmente bene dirfi : dffvìg QidXrj Apeoig , (9) E' notabile } come anche fopra fi è avvifato ,
acci (pici}:/) daitig Atovvffu : lo feudo tazza di Marte 5 il numero non pari ne gradini de' tempii .
'

e la tazza feudo di Bacco . Quindi s' intende ancora (10) D/d Greci chiamafi icpoTopc/j
lo fcherzo di colui , che chiamava la fua tazza (11) Forfè per dinotare il Genio del luogo .

feudo di Minerva . (ix) Si parlerà nelle note della Tav. L. di que-


(f) E' noto , che le Driadi , e Amadriadi così fia beflia fagra preffo gli Egizii .

chìamavanfi dalle querce dette da' Greci Spusg per- -,


(13) S’ incontrano fpejfijfimo fimi li pezzi rappre-
,
che fi credea che inficine con quelle arbori nafeeffero ,
, fentanti Numi di Egitto . Luciano nel Concilio de-
e mancando quelle moriffero fi veda Callimaco Hymn. : gli Dei graziofamente li deride
in Pai. v. 81. 83. ove il dottiffimo Spanemio , il qua- (14) E' notiffimo quefio Dio degli Egizii : da
le avverte , che &pvg diceafi generalmente ancora qua- Vtrgilio è chiamato : Latrator Anubis .
0

TAVOLA XLVIII. 251

uno ,
più che gli altri , merita particolar attenzione . Me-
na egli innanzi a se un fomajo
carico di vafi di vetro ,
come fi argomenta dal tralparire il rojjo del liquore che
contengono (15) : Non può non ammirarli la vivezza , con
cui è efprefiò V Afina] in atto di tirare con tutta la fua
forza ( ió ) per la coda il iomaro per lalvarlo dalle fauci di
un Coccodrillo , che fta sulla riva del fiume quale a tal
, il

diftintivo ( fe tutt’ altro mancafle ) fi riconofce elfere il


Nilo (17).

(15-) Sebbene Erodoto nel lib. II. feriva , che in de , eh' erano generalmente da tutti venerati , come
Egitto non allignavano vitti foggiugne però egli fief- fcrive Erodoto II. 42. e Damafcio prejfo Fozio Cod.
fo, che quella indufiriofa gente f'apea fupplire la man- 2.42.. i ogni villaggio avea poi il fio Dio particola-

canza de* vini con altri liquori medicati . Si veda re .Si credette verifimile , che poteffe dirfi dedicato
anche Diodoro I. 34. a ‘Perfeo , di cui racconta Erodoto II. 91. che avendo
(16) E
tale la forza , che fa cofilli , eh' efee portato dalla Libia in Egitto il tefehio di Medufa
afatto di piombo , e non cade , perche l' afmo non da lui uccifa , ( di cui fi veda la favola in Ovidio ,
arrendendofi ne fofiiene tutto il pefo . e in altri') gli fu edificato un tempio nella Città di

(17) Plinio XXXV. 11. commenda fommamente


!
Chemmi ,
circondato da un palmeto, e con due grandi
Nealce , il quale avendo dipinta la battaglia nava- /fatue avanti la porta . Il faperfi oltraciò , che in
le tra i Perfiani , e gli Egizii ; per dimofirare che Egitto non fi tenea conto de* Greci , fuorché da' foli
nel Nilo era ficeeditta V azione , Afellum in litore Chemmiti , tal congettura era di qualche pefo La quer- .

bibentem pinxit Crocodilim infidiantem ei


, &: che : cia dedicata a Giove , padre di Perfio , e lo feudo
appunto e quello , che qui fi vede Or ciò pofto , fi .
colla tefia di Medufa davano anche a quefio penfiero

dijfe ,
che V tempietto pofio lungo la riva di quefio qualche verifimiglianza . Ma
il vederfi nella pittura

fiume era forfè dedicato ad uno de tanti. Numi , che della Tav. feg. quefie fi effe cofe fece fofpendere il giu-
*

avea l’ Egitto j poiché a riferva di Ofiride , e d'Ifi- dizio fui nume di quefio tempio .

Tom. I. Pit. Rr TAVOLA XLIX


. ,

-SS

TAVOLA XLIX. ( >

La pittura india nel rame di quella Ta-


vola compagna di quella che fi è ve- ,

duta nella Tavola precedente Il ilio .

campo è divifo parimente in due parti.


La fiiperiore è fimiliffima al fuperior par-
timento dell’altra pittura, iè non quan-
to è ancora più femplice: non contenen-
do
(2) altro
, che lo Scudo colla tefta di Medufa e la quercia
colle due palme laterali , ma fenza la Driade Diveria poi, .

e forfè anche alquanto più vaga della inferior veduta dell’al-


tra pittura è la parte inferiore di quella Si ofierva in primo .

luogo una conferva d’acqua ( 2 ) difeia da un recinto orna-,

to di merli o palizate che fieno e una macchina per at-


,
:

tigner l’acqua (3) colla forfecchia-. iJuomo , che l’attigne,


è limato lòtto una gran tenda (4) formata di varii pezzi.
E' fo-

(0 Nel Catalogo N. SDLXXF. (3) La maniera , con cut fi vede qui attigner
‘Per la mancanza piovane era co-
delle acque V acqua , fi ufi anche oggi fra noi *, con una macchi*
fumé degli Egizii derivare dal Nilo , e raccogliere na molto fimile .

per mezzo de canali l* acqua nelle cifterne (4) Il Fabretti sulla Col. Traj. cap. VII. p. 214.
parla
. ,

0-6
'*"'0
TAVOLA xlix.
E' fofpefa la tenda ad una croce (s) ed è per gli altri capi
attaccata ad un arbore. Sieguono diverfi edificii
con torri ,
una quadrata , altre rotonde , e polle (<0 in varie dillanze,
fi mi li dime in tutto a
quelle , che noi oflerviamo ne’ noftri
villaggi Più in dentro evvi una villa ( 7 murata , che ter-
.
)

mina in un casamento di varii piani Finalmente in lonta- .

nanza havvi una cafetta forfè diftinta per officina della


macina , come par che dimoftri la ruota W , che vi fi ve-
de 9 Vi fono varii personaggi in diverfe azioni Merita
( ) .
.

particolar attenzione quello, che armato di lancia e dàfeudo


fa la caccia a un Coccodrillo fi°) ch’è sulla riva del fiume (»).

parla della tejftura dì quefte tende , e con molta eru- da Latini propriamente diceanfi Horti Avremo nella .

dizione fa vedere , eh' erano cucite di piu pezzi di fpiegaezìone delle Vignette, e delle Finali occafione di
cuojo Ter ciò gli artefici di sì fatte tende faron det-
.
ragionarne .

ti cxqvoppcéfiot ; e da Snida MVjvccpuCPos è Spiegato ò Sép- (8) Vitruvio X. io. Tlinio XVIII. io. e Talla-
cucitor di pelli S. Taolo fu
[AXTtt ovppst7truv .
applicato dio 41. parlano delle ruote de' molini ad acqua.
I.

al meftiere di lavorar tende , come fi narra negli At- Totrebbe dirfi , che la noftra ruota fia di quelle a tal
ti degli Apoftoli cap. XVIII. dove fi dice , che lavo- ufo def iliate : e fe non vi fi offervano tutte le parti
ro in Corinto in cafd dì Aquila e di Trifcilla , eh* ncceffane , 0 naftee ciò per ejfere la pittura patita in
erano <TM)Voiroiól rf ti'/yrfr . ‘Plinio XIII. 4. dice , che quefta parte 0 per dinotar la lontananza , in cui 'e fi-
-,

lefoglie delle palme , ad funes vitiliumque nexus , & tuata la ruota , il pittore non l' ha diftinta Tuo an- .

capitimi levia umbracula ( forfè fimili a noftri cap- che dirfi una macchina, da attigner l' acqua , come in
paglia ) finduntur ; ed è nolo , che fe ne fervi-
pelli di altra pittura fi vede dove fi noterà qualche cofa
, .

vano anche per far delle vefii. 00 Ejfendo come fi è detto , e come fi vede pati-
, ,

($r) Tertidliano Apoi. cap. XVI. rinfaccia d Gentili ' ta la pittura in quel luogo non vi fi diftingue l' ac-
,

piu rincontri adoravano la croce fenza accor-


eh* elfi in qua , che dovea toccar la ruota.
gercene e dopo più efempii foggiunge : fuppara illa ve-
, (10) Tarla Erodoto cap. 70. p. 117. della
II.

xillorum & labarorum rtolae ( ornamenti ) crucium


,
caccia che faceafi del Coccodrillo 5 ma la maniera è
,

fune E' notijfirna filile medaglie , e ne' bajfirilievi la


.
affai diverfa da quefta Diodoro I. 37. riferifee tre
.

figura del Labaro E' qui da offervarfi foltanto , che


: diverfe maniere di far tal caccia. Atteftano i Viag-
ancora le tende fojfero concegnate allo fteffo modo giatori, che oggi la caccia del Coccodrillo fi fa colla picca.

(fi) Non vi 'e quafì pittura alcuna di fimili ve- Si veda Leone Ajfricano lib. IX. p. %^ 6 e' l Signor .

dute di paefini , in cui non vi fieno delle torri Di- . di Maillet Defcrizion dell* Egitto lett. IX. p. 31.
remo su quefte appreffo qualche parola. (11) Al fegno del Coccodrillo fi riconofce ejfere il
(7) Quefti dipartimenti di terreni eran quelli ,
che Nilo ,
come fi è notato anche fopra .

TAVOLA L.
2

TAVOLA L.
()

ONTIENE quella Tavola (


2) tre rami,
e le tre pitture, che vi fi vedono inci-

le lembra che tutte fieno rapprefentan-


,

ze Nella prima par che


di cole Egizie .

il pittore altro non abbia voluto efpri-


merci , che la veduta d’ un rufìico edi-
ficio (3) filila riva del Nilo . Gli animali
che vi fon dipinti ,
certamente a quel fiume appartengo-
no: e la figura del Coccodrillo (4) è nota egualmente che

quella dell "Ippopotamo (?) . Vicina all’ Ippopotamo fi vede


Tom.I. Pit. Ss un’

fi) Nel Catalogo N. LXXII , * DXLIV. ti.t.ez.


.
e i 'Pittóri ,
gli Scultori per fingolar difiintivo dan-
(x) Furono troiate negli fcavi di Rejina quefta , e no al Nilo il Coccodrillo La forma di quefto animale
.

le Ce nienti due pitture V anno 1748. e noftjfma: s’ incontra anche nelle Medaglie per notare

(3) Altro non par che fa , se fi confiderà


quel l' Egitto , come nell' AEGTP'TO CAPTA
di Aiigufio.

tetto che ferhbra fatto di canne , e quel rinchiufo (jf) Che l'Ippopotamo fia animai del Nilo lo dice ,
,
Paufania nel c. \,e Filofir. I. Ini. 5. e Luciano in Rhet.
e quella torretta, che vi fi offerva j e tutto fembra di
legno 0 di canne . Si vegga Eliodoro Aeth. I. Dio- praec. danno per difiintivi al Nilo i Coccodrilli , e'gl lp-

doro I. 3 (>. Altri vi riconobbero Un tempio ad ogni modo popotami Erod.ll.71. Diodoro I- 35 -f ‘Punto VllLx 5. lo
.
.

qualche
Gì) Non è il filo Nilo , che abbia de CocCodril- defcri vono , come qui fi vede , come s' incontra in
34. da i Coccodrilli anche all'Indo medaglia. Spanemio de V. & P.N .p. 7 ^DiJJerifcequefio
'lì : Paufania IV.
:

Cavallo ™frino. Si veda


Strabone XX. p. 696. XVII. p. 826. all' Idafpe , dall' Ippocampo , 0 fia dal
l Oleario a hilofirato Her. c. 19, n..
imo
e a' fiumi della Mauritania : E li ano H. A. XII \\.al Gan-
.

gli Egizn prefero dall Ippopotamo*


ge e Stefano e Plinio ad altri fiumi ancora Nondimeno c. 16. nota , che
: .
. . .- 0 -,,,

2 6o TAVOLA l.

mi Anatra o un’Oca i6) Negli alberi, e nell’ erbe, che vi .

fi oflervano ,
febbene vi fia del capricciofo ; vi fi ravvifa
però della fimiglianza in alcuna con qualche pianta Egi-
zia (7)

Nelle altre due pitture par , che fi figurino le due princi-


pali Deità di Egitto Ijide , e Ofiride 8 ) con alcuni de’ loro (

{imboli Nella prima fi vede Ófiride a delira colla tefta di


.

e {òpra quefta fior di loto (1°)e con un


Jpaniere (9), il :

afta Cu) in mano. A finiftra fi oflerva un’altra Deità (T, che


oltre al loto in tefta, e a un ferpe fi 3) nella mano , ha vol-

to virile e lunga barba fi 4) In mezzo evvi un’ ara : e


{òpra

V ufo del falaffo . Hippopotamus in quadam mcdendi zìi ,


nel modo fieffo , che 7 lauro ,
e la quercia preffo
parte etiam magifter extitit aflidua namque fatietate : ì Greci , e t Romani Profpero Alpini e lo Spane
. ,

obefus exit in litus , recentes arundinum caefuras per- mìo han raccolto quanto può dirfi sull'ufo proprietà , ,

fpeculatus 3 atque ubi acutifilmum videt ftipitem , im- e mifteri di quefia pianta .

primens corpus venam quandam in crure vulnerat -,


(11) Si volle, che fojfe una ferula, di cui abbon-
atque ita profluvio fanguinis morbidum alias corpus dantifilmo era l'Egitto 3 dove le ferule arrivavano ad
exonerat , & piagarti limo rurfus obducit altezza fir aordinaria .PlinioYAW. zz. Bacco , ch'era lo
(6) Si crede ejfer T anatra il fimbolo dell ' inver- fieffo , che Ofiride , con una ferula in vece di afta
no Si veda la Chauffe To. II. Se£t. V. Tab. XX.
.
particolarmente fi vedea difiinto I Genti benefici , e .

Or vi fu chi volle dire , che il pittore avejfe qui po- gli Dei Avvemmci , che allontanavano i mali , fi figu-
Jia T anatra col coccodrillo per efprimere , che que- ,
ravano con flagelli , e con bafioni in mano : e così ci
Jla beftia i quattro mefi d' inverno non mangia af- fi rapprefenta Ifide , OJìride , Anttbì , ed altri Dei be-
fatto , come dice ‘Plinio Vili. 25". ed Erodoto II. 68. nefici dell'Egitto nella Menfa Ifiaca , e in altri fimili
Altri dijfe che V anatra di fua natura amfibia ( Un-
, E monumenti : fi veda la Chauffe To. I. Seft.I. Tab. 33.
no H. A. V. 33. ) dinoti qui, che abbian la Jlejfa e nella Seft. II. Tab. XL. e XLII.
natura gli altri due animali con ejfa injieme dipinti . (12) I fimulacri d' Ifide erano dagli Egizii coro-
Ma ne T uno ne T altro penfìero fodisfece Si volle . nati di ferpi Eliano de A. XVII. y. ed è notìjfimo Tufo
.

da altri che fojfe un' Oca la quale s'incontra , nella delle ferpi nelle pompe e ne' mifieri Ifiaci Si volle .

Menfa Ifiaca , e in altri monumenti Egizii non di ra- f


che qui offero (imboli della fallite , e che quefi e due pit-
do . E porrebbe qui dinotare la creduta divinità del ture efprimeffero forfè nn voto Per altro Tibullo par- .

Coccodrillo ,
e dell' Ippopotamo ,
ejfendo l ’ Oca fpecial- lando di Ifide dice
rnente addetta ad ejfer vittima ne' fagrificii Erodoto . . nani polle mederi
. .

I. avverte, che in Egitto- potèano folament e im-


45-. Pidta docet templis multa tabella tuis :

molarfi i porci , / buoi e i vitelli mondi , e le Oche. e Giovenale


,

(j) Gli alberi fono Palme . Et quum votiva teflantur fana tabella
(8) Tra le molte divinità Egizie , Ofride ed Plurima ,
pifrores quis nefeit ab Ifide pafei?
Ijide germani e fpofì, furono le principali Si veda Ero- .
(13) Ifide era chiamata e creduta Tlav tutto; e per-
doto 11.41. Diodoro I. 13. e Plutarco de Ifide , &Ofir. ciò fiotto moltijfime forme e diverfe era rapprefentata
ect altri , che /piegano tutta la mitologia di quefte due e detta Myrionyma nomi Si veda il VoJfio
,
di mille .

divinità . Idolol. II. y6. e'I Rigalzio ad Minuc. Oftav. p. 216.


(9) Tra gli animali fagrì di Egitto, vi fi nume- Apule/ Met. XI. dice di lei : Cujus numen unicum
rava anche lo Sparviere Eliano H. A. X. 14. e 24. . multiformi fpecie , ritu vario , nomine multijugo totus
Ofiride , eh' era lo fieffo , che V Sole ,
di cui quefio uc- veneratur Orbis.
cello era immagine , adoravafi tal volta fiotto l ' in-
l'
(14) Si volle che fojfe un' Ifide E" però affai no- .

tiera forma d* uno Sparviere e talvolta colla folate- -,


tabile il vedprfi qui barbata Si dijfe traile altre mol- .

fia di quefio animale , come è figurato nella Menfa Ifia- te ragioni , che forfè ciò alluder poteffe alla Luna
ca fi veda il Pignorio p. 62.
: 0 a Venere ; giacche Ifide era creduta e la Luna e Ve-
(10) Ed noto , che V difiintivo principale delle nere parimente Era la Luna rapprefentata in figura
.

divinità di Egitto era il loto , in cui ejfi tanti di donna egualmente e di uomo onde anche diceafì'Ln-
mifieri ritrovavano . E
quindi non folo per ornamen- nus
,

Si veda lo Sponio Mifc. Er. A. p. 2. e 7 Pigno-


.

to degli Dei, ma anche de' loro Eroi , di' Re e delle rio Menf. If
, p. 2 5”. Adoravafi anche in Cipro Venere
Reine , e de' Magifirati ferviva il loto preJJ'o gli Egi barbata . Servio Aen. II. 632. Suida in ’(ppo$itr} E A
deve
, . . ,

TAVOLA L. 261

fopra un vafo hs) Nella feconda pittura poi fi vede Ofiri-


.

de barbuto e coronato di ellera ió e Ifide che al folito ha


, ( )

volto donnefco hi) e così quella , come Ofiride tengono


nella deftra mano un’ afta , e nella finiftra una tal colà
che non ben fi diftingue i8 In mezzo havvi una menfa h 9 ), ( ) .

jfopra la quale è una colomba Gli abiti delle due Dei- M


tà fon limili a quelli ,
con cui fi vedono figurate nella men-
(19)
fa lfiaca , e in altri filmili monumenti PO

dove nota , che da? lombi , e nel di fopra figuravafi ma - mano ad Ifide riconobbe un fecchiello , il quale per
fchio e barbuto s nel di fotto donna . altro anche le conviene , come fi vede nella Menfa Ifia-

(15-) Frequentarne fono quefiè are con tali vaji ca,


e preffo la Chauffe To. I. Se£t. II. Tab. 42.

nella Menfa lfiaca ,


ed in altri monumenti Egizii . Delle menfe fagre fi è accemiato altrove

Il Tignorio il Kirker , il Chijfiet ne danno le fpie- qualche cofa : che può dirfene , è no-
e tutto quel s
,

gazioni .
tifilmo Il colore di quefia potrebbe farla credere
.

L' convenendo a Bacco 5 conviene an-


ellera rapprefentata di argento e tale conveniva a Venere ,
-,

(16)
che ad Ofiride : ed oltraci'o ‘Diodoro I. 17. dice , eh' era la fi efifa che Ifide , come fi e già detto.
che Ofiride trovo quefia pianta , e ne mofirò V ufo , (io) La Colomba a Venere era fagra , e potea con-
e che perciò chiamavafi in Egitto la pianta di Ofiride. venire ad Ifide j di cui eran propie le Rondinelle .
C
ign. P
(17) Effendo rapprefentato Ofiride co fimboli di
* M. I. p. 67.
vedano raccolte tutte quefie cofe nel
Bacco i potrebbe qiù dirfi in Ifide figurata Venere .
(7,1) Si
To. La
(18) Si credette > che foffe l'Ermetica croce detta Montfaucon To. II. P. II. e nel fuppl. II.

lfiaca , e anfata , che qtiafi fempre nelle mani di Ofi- Chauffe nella 3 3 rendendo ragione di un fimil
cit. Ta. .

ride e d' Ifide negli antichi monumenti fi vede : e a vefiito reticulato che ha Ifide in una gemma , dice , che
,

cui tanta virtù dagli Egizii fi attribuiva Altri in . ciò dinoti la connefiìone e la concatenazione delle cofe.

ALCUNE
. .

alcune 2.6 5

OSSERVAZIONI.
UESTE olfervazioni conterranno tre
cofe : Una piccola fpiegazione delle Te-
late , e de’ Finali occuperà il primo
luogo : poi fi difcorrerà brevemente sul
merito di tutte le Pitture del Mufeo ge-
neralmente, ed in particolare di quelle
pubblicate in quello Tomo e finalmente :

fi darà ragione dell’ordine da noi tenuto in


tutta l’Opera.
E per quel che tocca la prima parte, fcorrendo per tut-
ti i fregi e’ finimenti , avvertiremo di tratto in
tratto qual-
che colà traile molte , che ognuno può da se Hello of-
fervare
Prefazione . Non è neceflario avvertire , che ’l Vesu-
vio, e l’ Ercole ,i quali fervono a quefta di fregio e di fi-
nimento , non fieno antichi Si fono aggiunti que’ due
.

rami per alludere coll’ Ercole alle favolofe tradizioni sull’


origine di Ercolano , di Pompei , e de’ contorni e per
;

inoltrar nel Nefuvio , la cui orgogliola telta (0


(
Non cejja ancor di minacciar rovina')
1’ autore del feppellimento di tanti bei luoghi, la fcoverta
de’ quali era riservata alla felicità del nollro fecolo per . E
metter fotto gli occhi de’ Foreltieri tutta la noltra riviera,
e quelle parti di quella, dove fi fanno gli fcavamenti, il
Tom.I.Pit. Tt cui
(i) Stazio parlando appunto del Vefuvio lib. IV. . . . necdum lethale minari
Syl. 4. Cclìat apex
0 . . -.

2 6ó ALCUNE OSSERVAZIONI
reggetta di queft’ opera ; fi è creduto
cui prodotto è il

proprio aggiugnervi ancora il rame del Cratere


e de jina.i
Tav.I, Nella maggior parte delle tejìate ,
(
2
)

delle Tavole fi rapprefentano


vedute diverfe di ville , per

10 più fulla riva del


mare, E' noto fin dove giugneffe pref-
fo gli ludo in quello genere di piacere ( 3
antichi il
) :

funtuofe delizie de Ro-


che ’1 teatro delle
e fi sa ,
il noftro ame-
mani era , più che ogni altro luogo
(4) ,

niffimo. Cratere Se in quelle dunque e nelle altre pit- W ,

che i nollri li-


ture limili le vedute appunto de’ Cafoni ,
di cingeano , fi fodero efprefie ;
non può veramente af-

fermarti • Si potrebbe ,
forfè non fenza qualche verifimi-

glianza in più d’ una fofpettar ciò ; in altre raffigurare


,

qualche cofa Egizia-, e in molte la fola fantafia del pit-

tore riconofcere , che or alcuna, or tutte infieme le


par-

formate (6) , abbia voluto


ti , di cui loleano le ville efler

figurare Negli edifocu , che fi vedono in quella prima


.

tefoata ,
par che fieno accennate le tre parti di una vil-

la . Son graziofe le molle de’ due animali (7) ,

Tav.II.
Nel Catal.N.CCLXXXIII.e N.CCCCLXX.i. &<popi$y£vog ùnto dxporyploig (frhwi npòg fisnji^ploaf
(f) ,

>3 ) Varrone de Re
Rult,I. 13. parlando delle vii- Ture Me<np$ noti tw ’toptctfy A
àrrocg ó eri mie- •

le degli antichi , e de ’ tempi firn : Illi faciebant


ad a /.evoca[xévog , tSto pèv roag ncteaiv àg eQotpev , tSto 8
fruduum rationem, hi faciunt ad libidines indomitas; rotCg oluSbpfw Wpjjemg , dì per ufov <jweye ig vacci
Itaque illorum villae rufticae erant majoris quam ur- piictg 7roXeug eiptv Tcctpsypyroti Qui finifee il feno , che
banae , quae nunc pleraeque contra Orazio H, Ode . XV . chiamali Cratere : chiufo tra due promontorii , che

Tarn pauca aratro jugera regiae guardano a mezzo giorno, di Mifeno 9 e di Minerva.
Moles relinquunt Tutto è cinto così dalle fopraddette Città ( Baja,
Si veda il Grenio de Ruftic. & vili. Ver. II. 3 . Lipfoo de Rozzuoli Napoli , Er colano , Rompei , Surrento ) co-
,

Magnit. Rom. HI, 14. e T Leifero Jus Georg. I. 6. me da edificii , e da piantate: e tutte quelle cofe fon tal-
e III. 7. dove parla anche delle altre nazioni . mente continuate , che par che formino una fola Città
11 lujfo tra* Romani nelle fabbriche delle ville par - (6) Re R. I. 6. Modus autem mem-
Columella de
ticolarmente sul mare , par che /’ introducete Lucullo , brorumque numerus aptetur univerfo confepto ; & di-
detto perciò Serfe Togato da Rompe] ,
come dice il vidatur in tres partes Urbanam , Rufticam , & Fru-
Rater colo II. 33, q da Tuberone ,
come vuole Fiutar - ftuariam Quindi fiegue a deferivere i membri , e la
.

co in Lucullo .
Jituazione di queft e tre parti La parte urbana , 0 no .

Son notijfmi i Cafoni a Baja , al lago Lu- bile , detta Pretorio da Ralladio , e da altri comune-
(4)
crino a Rozzuoli , e per tutta la riviera Si ve-
,
. mente e da
-, R
limo V. Ep. 19. Cafa : era defoinata
da Seneca Ep. 71. e de Ira III. 2 x. dove parla della all' abitazione del Radrone La ruftica era occupata
.

bellijfoma villa di C Cefare preffo Ercolano .Marziale dal villico e dagli altri lavoratori : e comprendea an-
.

Epig. 44. lib. IV. Stazio in Surr, Politi, e in Herc. che le Halle per gli animali La fluttuarla ferviva .

Surrent. Il Grenio nel cap. \.e z. lib. II. enumera quafo per riporre le provìfooni necejfarie , e le produzio-
ni te le ville che adornavano que' luoghi ni di quel terreno Sopra queft e tre parti della Villa
. .

(5) StraboneV p. 247. così lo deftrive : Msypi y.sv fi veda il Leifero nel cit. cap. 6. e cap. 4. 5. e 7.
.

'
ìevpo ìgst véXog ò xótong ò K pctrrip 7cpoauyopevóp.svog Si volle , che fojfe il più grande un Afinel-
(7)
, -,,. , .. ,,

ALCUNE OSSERVAZIONI. 267


Tav, II, (8) Ne’due primi perfonaggi di quefta teftata fi
vedono chiaramente i calzoni (9). La torre con fineflre
,
che par deflinata ad ufo di abitazione (1°), ilnobil edificio,
che pofa fopra archi (1?) dentro P acqua (u) e’I ponte (13)
,
fon da notarli Si vedono con degradazione in diftanza ,

altri edificii tra quali


?
una piramide ( h ) ,

Tav. Ili, (i
5) E vaga
per le diverfo cofe, che la teftata

ne occupano il campo. Traile balze li vede un termine :

folla porta fi offerva una rotella dentata (17)

Tav. IV.

lo : e infatti Jì legge preffo Varrone de Re R. III. Seneca Cont. V. $ dice : Maria fummoventur projeftis
.

z. che non meritava il nome di Villa quella , ove molibus Così parla anche Salluftio , e Petronio Pii ce
, .

mancava quefto animale Ma parvero piuttofto un. Suetonio di Caligola cap. 17, In exftru&ionibus praeto-
Giovenco , ed un Cane : animagli egualmente ne ceffa- rforum , & villarum jecit moles infello ac
, . , . ,
ta , e ricercati nelle ville Varrone de Re R. I. 21 , profondo mari, Orazio II. Ode, 18.
e 18. Columella VII. 12. Marifque Baiis obllrepentis urge?
(8) Nel Catalogo N, CCLXXXII. Sununovere litora.
(9) L' ufo
Calzoni e antichiJJ'mo : lafdando fa
de’ Parimi loguples continente fina ».

re Adamo ,
gli Sciti
,
i Perfìani e i Medi l' ufavano ,
:
E IH. Ode 1.
e una parte della Gallia dal portarli fu detta Braccata, Contraila pifees aequora fentiunt
1 Greci , e i Romani par che non ne ave(fero l'ufo da Ia&is in altum molibus .

prima. Vero 'e , che Cicerone de off. L dice: fcenicorum Or di quefti archi , che qui fi vedono , può intenderfi
quidem mos tantam habuit a vetere difciplina verecun- Sidonìo Apollinare Ep, I. 5. Ponte? quos antiquitas
,
diam , ut in leena fine fubligaculo prodeat nemo . E a fondamentis ad ufque aggerem calcatili filice cru-
Ateneo XIII. p. 6 oy. K cd cd OsttuXcù òpgiytpfàg , Y.ct- ftatum crypticis ar cubus fornicavit Non par che fia da .

OctTisp àvTcà'g è dog èfiv


,
h TUÌ'g S'iafyót7@sag yvpctl wo%sv- confonderfi con quefie fiftruzioni il Criptoportico
70: e le ballerine della Teflaglia fecondo il loro coltu- di cui parla Plinio V. Ep, 6. fubefl cryptoporticus
me ballavano nude colle dìazosfe
, crede il Bai Ma
Chiamavafi così un lungo portico
, fubterra'neae flmilis .

fio de Re Veli. cap. 20., che V fubligacolo , la diazos- , coverto e chiùfio con finefire da defBinato al pajfeggio ,

perizoma non covrijfero , che le fole parti vergo -


fa , il una parte e dall' altra come lo deferive lo ftejfo :

gnofe , non già le cofee come le bracae , e 1‘ àvafgtpvS'sg.


, Plinio IL Ep, 17, Si veda però Cafaub in Lhdrian. p. 20. ,

Suetonio parlando di Auguflo cap. 82. dice , che femi- (12) Non folamente fui mare ma anche fu i fiu- ,

nalibus 3 & tibialibus muniebatur Ma anche quefie fi mi , e fu i laghi edificavano le loro ville E grande
.
,

vuol che foffero fafee non brache 0 calzoni Lampri- era l' ufo
, che faceano dell acqua ,Si veda Columel-
, ' .

dio di Alejfandro Severo c. 40. dice che usò le brache la I, f, Varrone III. 2. e 5. e Val, Maff, IX- 1, §,1.
Si veda ivi il Salmaflo "Da Onorio fu proibito in Cit-
.
(13) Varrone de Re Ruft, III. 5. Qiium habeam
tà portar calzoni'. L. 2. C. Th. de habitu quo uti fub oppido Cafmo flumen quod per villani Ruat
,
oport. int. Urb. ove il Gotofredo Columella XI. 1, liquidimi , & altum ,marginibus lapideis , latum pe-
,
dice , che la famìgli rufiica era vefiita T inverno des LVII. & e villa in villani pontibus tranfeatur
pellibus manicatis & fagatis cugulbs Ad ogni mo-
,
(14) Si volle che foffe un fepolcro
, Per altro , ,

do e chiaro da quefia pittura , che in campagna ufa- nelle ville vi erano fepolcri Scipione fu fepolto nel- ,

vanfi i calzoni attempi di Tito , 0 anche prima la fua Villa , e Adriano nella villa di Cicerone in
.

(10) Vedremo fpeffo delle fìmili Torri in quefie Pozzuoli Si veda il Leifero I. 7. .

pitture : frequentijfimo in fatti ri era l' ufo nelle


( 1 5-) Nel Catal, N. CCLXXIV, e N. CCLXXVI.
ville . Seneca ,
‘Plinio ,
Giovenale ne parlano ,
come (16) E' noto ,
che Numa ordinò ,
che fi difiin-
under emo notando a' loro luoghi Qui fembra deflinata . gueffero preffo i Romani le poffejftoni co' Termini ,
all abitazione del Villico
' 0 anche per ufo di grana-,-, mettendovi, delle Giove Terminale
pietre fagre a .

jo dice Columella I. 6 Sed granaria , ut dixi fcalis


: .
, ‘Dionìfio Alicarnaff. lib, II, Si fingea il Pàio Termine
adeantur , &
modicis fenefiellis aquilonibus infpirentur, con faccia, barbuta , 0 una femplice pietra , 0 una co-
(n) Così quefto come il precedente , e molti al-
, lonnetta di legno 0 di marmo ,
Si veda Apulcjo -

tri feguenti edificii nobili 0 urbani , 0 preterii che , Florid. 1, Ovidio Fall. IL 641.
vogliamo dire , fi vedono alzati fopra un terrazzo , Termine , five lapis ,
five es defolfos in agris
che pofa fopra archi grandi gettati dentro l' acqua Stipes ,
ab antiquis tu quoque numen habes
Quefto era il gufo de* Romani nell ' edificar le Ville .
(17) Si volle ,
che foffe una ruota per attìgner
l' acqua «
' . . . , . . .

26g ALCUNE OSSERVAZIONI


Tav. IV. (
l8 ) Ci fi preferita nella prima pittura una ma-
o orti che vogliati dirfi (*9): sulla riva fi ve-
gnifica villa , ,

de una jìatua M fopra un’alta ha/è.


Tav. V. (
2I ) Si vedono varii edificii ,
che formano un
piccolo villaggio.
Tav. VI. («) Nella tejlata è da offervarfi la tenda o co-

pertura , che fi vede foltenuta da di colonnette sull’ alto

una torre 2 3 ) (

Il tralcio , che forma la pittura del finale , è di


una bellezza
tale , che fòrprende gl’intendenti ed è l’invidia de’Profeffori

Tav. VII. (m) Nella pittura del finale par che fi rappre-
fenti un tempietto , e le due palme potrebbero indicare
qualche cofa Egizia.
Tav. Vili. i 2 $) Nella pittura della tefiata fi rapprefenta
anche una gran villa ( 2Ó sul mare , in cui ) fi vede una
9
barca a vele 67)
Tav. IX.
V acqua come Jì e incontrata nella pittura della
,
ti , fianze , 0 pajfeggi che fioffero ( detti hypaethra,
0
Tav. XLIX. defcritta da Vitruvio X. 9. e di cui 0 hypaethria) con veli. Così Ulpiano nella L. XII. de

lungamente ragiona il Salmajio a Vopifco Bon. c.iy. fundo inftr. vel inftr. leg. Itaque neque fpecularia,
p. 478 .detta Lucrezio V. 5 17.
da' Latini ancia, e rota .
neque vela , quae frigoris vel umbrae caufla in domo
Utfluvios vcrfare rotas , atque hauftra videmus: funt , deberi ... Vela autem cilicìa inftrumenti elle Caflius
e ave a tale iflrumento anche ufo ne' fruttini ad ait :
quae ideo parantur , ne aedificia vento , vel plu-
acqua , detti dal Greci 'Tàpcttércu Si veda Salmafìo .
via laborent De velis , quae in hypaethris extendun-
. . .

a Solino p- y8t). b. A. e a Lampridio Heliog. p. 193. tur idem de iis , quae funt circa columnas , Celfus
:

Cafaubono , e ‘Palmerio a Str abone XII. p. 834. Ma fcribit magis fupelle&ili annumeranda : ita Sabinum, &
vedendofi la (beffa rota in altre pitture anche in par- & Cafllum pittare Dove diflingue l' ufo diverfo che
. ,

ti lontane dall' acqua eh' er a anzi un faceafi de' veli e anche la materia era diverfa Si
fi conobbe
-, .
, ,

riparo 0 cancello 0 balauftro ,


che voglia dirfi veda Budeo alla L. Ex fylva caedua De ufufr. Pi- .
,

di legno forfè , avanti le porte 0 altre aperture gnorio de Servis p. 468. a 478. e'I Grenio II. 6.
,

(18) Nel Cat. N. CDV. 2. e N. DCCLXXXI. Nella Tavol.XLIX. pag. 257 .fi vede un fimil velo.
Il Cat.finifce al NfDCCXXXVIII.fi veda la nota (86). Celfo Cittadini nella differ fazione dell’ antichità del-
armi gentilizie , fpiega che ne' tempi di mezzo fi
(19) ‘Degli Orti flint uofijfimi de ' Romani , de'
le

Greci de' Perfiani degli Ebrei ,


degli altri fi
e chiamarono non veli , ma labari dal pendere , e nella
, ,

veda Leifero III. 7. Anticamente per Horti inten- lingua Italiana pendoni , 0 pennoni . La cavertuta ,
deafi tutto il predio ruftico ,
e in tal fenfo fi prende che qui fi vede , fembra finta di tavola .

nelle leggi delle XII. Tavole . (24) Nel Cat. N. 4. e N. CCLXXIX. CDV
(20) Potrebbe dirfi forfè un Ercole Si veda Stazio . (27) Nel Catal. N. CDV. 3- e N.CCLXXXI.
nell Ercole Surrentino , che ne deferive il tempio su (2 6} Oltre al Portici , e a' Criptoportici , fe vo-
quel Udo Potrebbe ejfere anche il Dio de' Pefcatori
.
glian così dirfi que' due lunghi porticati coverti , e con
Glauco ì ovvero Palemone, 0 fia Portunno 0 lo fteffo ;
gran finefironi ,
che fi offervano in diverfe vedute al-
Nettuno i avendo forfè il tempo fatto fvanir e le punte la man finiftra della pittura i è notabile il pilaftro al-
del forcone di cui refia folamente l'afa. Le figure
,
tiJfimo fabbrica che fia quella , che fi vede
, 0 altra

foffon dirfi i Lavoratori ,


di cui e il capo il Villico, all' angolo filila man deftra del quadro : e la torre
cioè colui ,
che ha in mano le chiavi Columella IX. . rotonda full' altro angolo alla finifira . Potrebbe dirfi
1. §. 1 7. Si veda Pignorio de Servis p. 49 a 498. quefi' ultima verifimilmente una fpecola .

(21) Nel Catalogo N. CDV. 1. (27) Si vedano il Baifio


Doleti de Re Na- ,
e 7
(22) Nel Catal. N.DXCIX. e N. DCLVI. vali , eh' enumerano , e chiamano co' nomi antichi coni-

(23) Ufavano gli antichi di covrire i luoghi aper- fondenti le parti di sì fatte navi
. . . . ,.

ALCUNE OSSERVAZIONI. 269


Tav. IX. (*s) In quella pittura che rapprefènta pari-
,

mente parte di una villa , e in molte altre pitture è no-


tabile quella pertica da cui pende per mezzo
, di un un-
cino o di un laccio un pefo
, .

Tav. X. te) Nella prima pittura di quella te


fiat a fi
vede in lontananza una gran villa sul mare , nelle due
eflremità della quale fon due torri (3°) e di prima ve- ;

duta evvi un’ altra torre con fejìoni nelle due aperture
che comparirono , e fon chiufe da balaujìri Nell’ altra
pittura oltre ad alcuni altri edificii fi vede in lontanan- ,

za una , che racchiude un


villa feno di mare , e a’ due
capi di un ponte ha due torri (3 ). 1

Nella terza pittura che ferve di finimento a quella Ta- ,

vola, fi vede accennato un pezzo di una parte di atrio (3*).


Tav. XI. (33) Nella prima delle tre pitture unite nel
primo rame ,
fi rapprefentano vedute di mare con due
barchette a remi : in mezzo evvi un antro con edificio
non ignobile , e vi fi olferva una Ninfa , o Dea che
Tom.I. Pit. Vu fia
(28) Nel Catalogo N. <DCXI.II. <Del refio i luoghi per cenare eran fempre nella parte piu
(29) Nel Cat. N. <DCCX. e DCCXIII. e N.LV. amena della cafa ed eran
, diverfi , come anche gli ap-
(30) Unitezza di quefie torri e notabile. Lampri- partamenti fecondo le fagiani
fi veda il Grenio II. 4. f
, :
dìo Heliog. c. 33. Orazio III. X9. Seneca Confol. ad e 6. e l Leifero I. 7. il quale nota
, che le cucine eran fì-
Helv. cap. 9. Ter altro le ville fi effe erano di altezza tuate prejfo a' cenacoli; come crede anche il Minutali de
fir aordinaria: Giovenale Sat. XIV.
Roman, dom. Sedi. 2. p. 86. nel Thef. Ant. Rom. del
Aedificator erat Cetronius , modo curvo & Sallengre To. I. dove nella p. 88. a 91. lungamente efa-
Litore Cajetae, furnma nunc Tiburis arce, mina ancor a , se gli antichi avefiero fumajuoli e con-
Nunc Praeneftinis in montibus alta parabat chiude che
,

, i Greci gli aveano


, ma non già i Romani
Culmina villarum contro Pentimento del Barbaro , e del Ferrari che
il
,
nel qual luogo e da avvertire ancora che i Romani
ave ano ville in piu luoghi : Cicerone
, indifiint amente gli ammettono . Ma
di ciò fi dirà altro-
,
che non era ve .Nella pittura della prima tellata fi ofierva tal
de' piu e che talvolta declama contro il bif-
ricchi cofa , che potrebbe dir
fi fummajuolo
,

fo de ' fuoi tempi nelle ville , ne uvea diciotto , come


(3 0Dell' ufo di edificar full' acque
fi veda la
vuole il Servilio de Adm. Ant. Op. II. 47. nota- E nota (ix) Si veda anche il Leifero III. 14.
.

bile j
che Jien due ne' due ejtremi : Seneca Epift.
le torri Qx) Totrebòe anche dirfiun Criptoportico , 0 fia un
86. parlando della villa di Scipione : Turres quoque
in propugnaculum villae utrimque fubre&as
P aJJe£&° lungo , diritto , e coverto , e forfè non chiufo ,
Anche . ma riparato ne' lati come lo defcrive Sidonio lib. II.
,
Tlinio II. Ep. 17. nella defcrizione del fuo Laurenti- Ep. 2. difiinguendolo «sW/’Ipodromo ; come legge ivi il
na nomina due torri Hic turris erigitur fub qua diae-
.
Sirmondo Aveano gli antichi fimilì luoghi do ve 0 paf-
, .
,
tae duae : totidem in ipfa ; praeterea caenatio quae , feggt avano , 0 fi facean portare , detti Ambuiationes
,
latiffimum mare , longiffimum litus amaenilfimas, vil- 0 Gellationes
s ed erano 0 fcoverte , e fiancheggiate da
:

las profpicit Eli. &


alia turris : in hac cubiculum , in Ciprejfi , e da altre arbori fimilì ; 0 coverte , come qui
quo Ibi nafcitur , occidit &
Infatti nelle noflre due
. e nel precedente finale Cicerone XIII. Ep. 29. ad Att,
.
,

torri dd gran fenejlroni 0 colonne


,
che vi fi diftinguo-
710 , fi vedono accennati cenacoli. Giovenale Sat. VII.
Tedia ambulutiuncula addenda eli Tlinio IX. Ep. 7. . E
Redla gellatio longo limite fuper litus extcnditur Si .

Parte alia longis Numidarum fulta columnis veda il Grenio II. 8.


Surgat , &c algentem rapiat caenatio folcili
(3 3 ) Nel Catalogo N. CCLXXXV1II. CCLXXXV.
e CCLXXXV1I.
, , ,

27 o alcune osservazioni .

in lontananza altri edificii . Le altre due pitture


fia ( 34) :

nimbo che
Nella pittura del fecondo rame e notabile
il ,

fivede intorno alle tefte delle due figure , che potrebbe-


Dee u35si
due JDee
effere ciue notabili ancora le tende ,
Son iww
osm
ro eìlere ( ) .
,

o che altro effe fieno colf Idoletto ,

Tav, XII. 37 e Tav, XIII. 38 ) Son vedute di mare ( )


( ,

con edificii ( 39 e in tutte due fi vede una baica a ve- )

le ( 40 ).
Tav. XIV, T) L’ Edificio a man fmiftra di quella pit-
tura potrebbe edere un tempietto 4 ?) ; e pilajìro o ara che (
’1
,

fìa , ne indicherebbe forfè il nume ,


fe fi diftingueffero i

fmboTt , che vi fono accennati A man delira in lonta- .

nanza fi vedono due ordini di portici con Jelva .

Tav,XV,
Jlìani refi
J affé
diadema de' Santi Si veda anche il
per .

e LCJ-eAAA.f'll. C a-V,
r -ir r J- -

Buonarroti nell Offervazioni fopra 1 Vali antichi di ve-


1

(34) che foffe Diana a quel fegno , che


Si 'volle ,
tro p. S9 a 61 il I mle avverte, che traile•pitture anti-
ha in tetta-, altri 'per debolìffime congetture vollero , che
Minerva , il cui che frefe dalle Terme di Tito, e incije dal Santi Bar-
foffe Circe : Altri tentarono , che fojfe
foli fi vede un Afollo col nimbo e in ima patera
tempio ditterò effer quivi accennato Si veda Strabene
-,
.

V II Priapo fui lido e notabile : era egli il anche una Medea con tal fregio
p 147
che fi
fÒio tutelare degl, orti Colimi. X. 3 1. e feg. lo deferì-
. (36) Molte cofe fi differo su quefii edifici, ,
vollero dì legno con veli, a gufa di barracene, 0 ten-
ve-, e HUnio XIX, 4. avverte , che febbene gli orti fof-
ie™ fotta la cura di Venere , nondimeno cantra il fafei- torli fi
: veda Servio sul v. 701. Aen. I. fi penso E
no vi ri metteano Satyrica Ugna per la ftefifa ragia - . E che fojfero gli afpariamenti de' piacer, di Tiberio, e che
le due figure co' nimbi foffero due delle dorme, eh et fa-
ne dice S. Agofitno C. D. VII. 14- che i Gentili facean
cea traveftir da Ninfe, Penfiero affai lontano Altri
federe le fpofe full’ Itifallo: benché altri credano cibfat-
,

to per augurio dì fecondità ; e per tal riguardo era volle che fojfe un capriccio del pittore per effimere
qualche cofa Egizia Si veda la nota della Iav,3
Priapo il Genio delle donne , anche onefte , che ne por- (9; , 8,

t avano T immagine ,
0 dì bronzo fo-
d' oro ,
d' argento p, 200.

fpefa al collo , 0 negli anelli, come nota anche la Chaujfe (37) Nel Catalogo N, C ES. a,

To. II. Seift. VII. Tab. III. In quefia pittura altri pensò (38) Nel Catalogo N, CDX. 3.

infami piaceri di Tiberio le (3 9 Son dì quelle cafe di cui dice Stazio Hcrc,
che il Priapo alludejfe all' , ; ,

veda Sue- Surr. v. 4. tcéhmique vagis habitabile nautis.


e nel fetale, difegnate . Si
cui delizie volle qui
. ,
. ,
,

ton Tib c 43 numero tra gli Dei marini


. Altri lo (4°) Soleano le vele ejfere 0 quadre , o triangola- -,

veda Tomafino de' « rotonde: veda il Giraldi de Navig. c. 14. e pot-


giacchè a luì fi offerivano i pefei Si ri fi .

donar. cap. 33. Altri per un Erma femplicemente lo fero III. 16,
confiderò , incontrandofene fpeffo de' fimili , La Chaujfe (40 Ael Catal. N. CD X. x.

1 c. Tab. I (d 1 ) Sembra di que’ tempietti , dì cui Stazio


Servio al En. v, 37. Nimbo effiil-
II. dell' Herc. Surr. v. 82. a Sfi. dice
(37)
gens : nube divina : eft enim fluidum lumen , quo Stabat dieta tenuis caia
fiacri nomine templi
Deorum capita cinguntur : fiic etiam pingi folent . E Fluftivagos nautas ,
fcrutatoresque profondi

lo Jbeffo III. Aeneid. v. fi fi Proprie nimbus eft , qui .


Vix operire capax
Deorum vel Imperatorunt capita quali clara nebula Alcuni riconobbero nd fimboli dell’altro edificio un re-
,

nubere fingitur . Il Pignorio nota nella Menili Iliaca mo ,


e una tromba e vollero ritrovarvi il fepolcro di
,

p. 4 6. e 47. filila tefla degli


degli Egizi i , e de’ Dà Mifeno , di cui dice Virgilio Aen. VI. a 3 v. e feg.
,

loro animali fimbolici fimili difichi di luce ; e crede, che At pius Aeneas ingenti mole fepulcrum
dagli Egizi i pajfajfe a’ Romani il cofiume dì porre in- Imponit , fuaque arma viro remumq-, tubamq-,
torno alle tefte delle immagini degli Dei i nimbi : e che Monte fub aerio , qui nunc Mifenus ab ilio
un tal cofiume fi efiendeffe poi alle immagini degl'Impe- Dicitur,
rotori , e delle Imperatrici ; e che finalmente tra' Cri-
7 . . . . . '

ALCUNE OSSERVAZIONI. 2?I


Tav. XV. (43) Le due pitture di quefto rame fono an-
che vedute di edificii e di mare (44)
, .

Tav. XVI. (4?) Par che rapprefenti la pittura della tettata


tempietti e altri
edificii in luogo paludofo , come i
fruti-
ci e le oche dimoftrano fopra un arco che
,
( fembra ftar :

dentro V acqua fi vede un vafe (¥) con una ) corona di


fori (47) . Sopra un altare , o menfa di pietra (4
s) fi vede
la ftatua di un Nume (49)

lunt uofò edificio a più ordini di portici della


Il
pittura
del finale potrebbe anche dinotare una villa
: fon però da
confiderarfi le vefii delle e lunghi rami
figure , i
, che
hanno in mano b°)
Tav. XVII. bO Son due pitture fimili d erbette e
, fio-
ri full’ acqua con oche, e anatre.
Tav. XVIII. (v) Par, che fia un lago o una palude cinta
da
torri (53) Vi fi vedono varie erbe, e diverfi
.
uccelli d'acqua.
Tav. XIX. (s 4) Son da notarli quelle due cole, che
fi
vedono a traverfo sulla finejlra a canto al Pavone
(«)
Tav. XX. b«) Meritano riflelfione nella terza pittura
della
(43) Nel Catal. N. CCLXXX. e N. CCLXXXIV, fcriverne l’antico ifiituto Di
(44) Sembra anche m tempietto quello della fe- Erodoto II. 37. e Diodoro
.

I. 80.
quefii Sacerdotifi veda-
e 81.
conda pittura ,
0”0 NelCat. N.DCCLXIX. e N.DCCLXXXV
(45 ) Nel Catal. N. DCLX. 1. e N. DCCXLII. (S*) Nel Catalogo N. LXV.
(4 6) Potrebbe un Gutto, ovvero un Urceolo.
dirfi Si e già avvertito il cofiume di
( 53
) fabbricar
Si veda il Baifio de V afcul. e 'l Kobierzyck de Lu- su i laghi Sìdonio II. Ep. 2. Ex hoc triclinio fit
.

xu Roman. in
II. io. diactam , feu caenaculum tranfitus
, cui fere totus la-
(4 ) Fefio : Pancarpiae dicuntur coronae ex vario cus, quaeque tota lacui patet. Dell'
ufo delle Torri ne
genere florum fa&ac luoghi paludofi
fi veda Strabone IV. p. 184.
(48) E' notabile qttejla menfa [agra
forma
, fer la fita 04 *

) Nel Catalogo N. DCLXXVJIJ. 2.


(55) Vi fu chi volle dire effer culei : così chtarna-
.

(49) ‘Potrebbe effer la ‘Dea de laghi , detta ' vanfi que' facehi di canape 0 di cuojo per riporre
,
Juturna dal Latini , e finta forella di Turno : Virgilio vino , olio , 0 grano. Nelle L. 12. de fundo
inftr. L.
Aen. XII. v. 138. e feg. 17. de ann. leg. §. 1. e L. ult. §. fin. de pign.
a fh.fon
Extemplo Turni fic eft affata fororem 7iommati Fefio in Culiola dice : Culiola cortices nu-
.

Diva Deam , ftagnis quae ffuminibufq-, fonoris cum viridium a fimilitudine culeorum Si diffe da al- .

Pracfidet hunc illi Rex aetheris altus honorem


:
tri , che poteano effer e de' Sanguinacci
, 0 piuttofio
Jupiter crepta prò virginitate facravit. delle Murtate , 0 delle Salficce 0 di altra filmile fpecie
0 altro Nume delle acque palufiri di cui molte ne aveano gli antichi Si veda la nota
,

.
y

(50) 'Parche rapprefenti un Convitto di Sa-


, (62) Avverte il Bulengere de Conviv. II. 24. che le
,

cerdoti Egizii , Strabone XVII. p. 80 6. parla degli falfiicce di P


avoni aveano il primo luogo poi quelle
,
edificii Egizii , e dice che aveano fisycb.xg , mi 1toX- di Faggiani e il terzo quelle di Conigli
, Dice Ter- .

nolv'fiypc, ryV <rj>ng colonne grandi e molte , e di tulliano de Tallio cap. Vili, che
, Ort enfio il primo
più ordini: Quindi foggiugne di. aver vedute in Elio- pavum cibi cauffa occidit ,

poli le grandi cafe , in cui abitavano i Sacerdoti


,
co’ (56) Nel Catal. N. CCXCIV CCCV CCCVII
quali convivettero Platone, e Eudoflo ; e fiegue a de- e N. CCLXXXIX.
. , ,- . , -,

^
II'X
alcune osservazioni.
grotte trìglie im) che fi vedono sulla
della teflata le due
flH petti vede una more
r lv XXL (58) Tra gli altri
(*).
fi

E' da notarfi quella fpor iella


na 0») i
delle frutta , e appele
Tav. XXII. («0 Qui fi vedono
al muro alcune /alfiere («d .
.

Son /><?/« diveifi.


Tav. XXIII. (63) e Tav, XXIV. (
6 fi>

ài quefta ultima è una


veduta di un fieno di mare:
y-oi
Il finale*
T.

lontananza falla riva, e folle «/««fi offervano cafmr.


in
di prima veduta comparifce un tempietto con fejtom l sì

r e Jimbolu
oleribufque minutatìm concifis In Apicio fi
Fin dove gtugneffe il gufo de' Romani
per & ificiis
.

(f 7) leggono le falficce di pefei : ma non offendo quel libro


quello pefice può vederfi in Varrone de He Ruft. III. Eliogabalo f'offe l in-
18. che nell’Ep. 5. av- del vero Apìcio ,puo crederfi, che
\ 7 e in Seneca Nat. Qu. IH. 9
Lampridio Heliog. m
ventore di tali falficce di pefei
.
.

verte , che una triglia fi vende


cinquemila fejlerzii :
ì Greci pojienon
fejlerzii , vale a dire cap. 19. ove il Cafaubono. Del refio
e un’ altra fu venduta ottomila acthalma : voci prefe da' Latini:
Tlìnio IX. 17 fio chiamano lama, lai/.ta
,
circa duecento ducati , come nota legge : iute-
In Acrone a Orazio lib. II. Sat. IV. fi
nel c. cap. 17. nota parimente chele
triglie
ftcjfio Tlinio
Sat. IV. V. tfr Itinum falfum, vel , ut alii dicunt, fartum falficium
di rado pajfano le due libre Giovenale .
crede dette le lai-
Onde il Vojfio Et. in Ificium ,
un tale
dice di
ficee quafi falfa ificia Si veda il Bulengero de Con-
mullum fiex millibus emit ,

viv. II. cap. 23. dove parla delle


Lucaniehe e delie va-
Aequantem fané paribus feftertia libris .

quali erano dilleatijjfimi


il preg„ gran- rie farti dell' Ificie, tra le
Lampridio Heliog. cap. io. fc faterei que. m
fi veda anche
il Vojfio
pcjc, i, ve- i Tuceti, e i Botuli -,

cui fi tentano le barbe di quefii


.

de in
16. e Mevrfio Ro. Lu- fie due voci
da Bulengero d? Conv, II.
Nel Catal. N. CDXC.
(63)
Nel Catal. e N.CXXXVII,
N.T>CXXXV
(c 8) Nel Catalogo N- DCLXXVIII 3 (6 fi)
Si fono ojfervati in più pitture quejh fetto-
era anche grandemente filmato, (65-)
(59) àuefto pefee ni Crede il Filandro , che corrifpondano a quei ,
cap. 5. .

fa veda Bulengero nel eit.


1 .

che Vitruvio IV. i. chiama Encarpi Fefto dice : .

in Napoli
(50) Si tifano anche oggi
“DCLX. Struppi vocantur in pulvinaribus fafciculi de veibe-
(51) Nel Catalogo N- facti qui prò Deorum capitibus ponuntur . E prir
falliate nis
(Si) Qui vedono chiaramente le , fi- ,
fi
ma avea apud Falifcos idem feftum
detto Itaque
tnili nella figura alle nofire Ne aveano gli antichi di :

quia coronati ambu-


,

Vairone de L. L. lib.IV. Inficia, ab efiè quod vocetur Jlriippearia -,

nioltìjfime fpecìe
Tufculania , quod pulvinari imponatur ,
,

Saliorum eli , lent Se a


co qupd infesta caro , ut in calmine
:

ftruppum vocari “Del rejlo è noto il cojìume di ador*


quod in extis dicitur Profeftum. Murtatum amyrto,
.

nar con fimili fejloni , o fondi le cafe , e 1 f empii


qnod eo large fartum inteftmum craffum Lucantm .

quod milites a Lucanis didicerunt , qui & in oc cafone di fejta , o di allegrezza Virgilio ,

dicunt
Aeneid. II. Stazio Herc. Sur. y. 6$>, Si veda il Ber-
,

a Faleriis Falifcum ventrem Fundulum a fondo .

taldo de J
Ara cap. 3. S. Gregorio volle introdotto
quod non ut reliquae partes fed ex una parte fola ,

coftnme fi efio tra ì Crìfiiani Regiftr. lib. 1,


ab hoc Graecos puro TutJUòv empm appel-
.
quefto
apertura :

lane . Ab eadem fartura Farcimina in extis appella- epift. 71. H


tempietto aperto in tutti i lati fu cre-
1
duto ejfiere un Tolo Stazio nell Ercole Sorrentino
eo tenuiilìmum inteftinum fartura,
.

ta.' a quo, quod in


Hila ab hilo ditta ,
idei! minimo . . .
Quod in hoc v. 3.

farciniine ab eo quod in ca-


fummo quiddam eminet, Quod coleris majpre tholo
dirfi , che Stazio prenda la parte pel tutto
Apexabo ditta Tertium fartum eit Longa- fe non voglia
.

pite apcx .

Amobio lib. VII. Nella nota (2.) della Tav. XLIV. Ji fono portati
,

bo , quod longius quam duo hila .

i varii fignifìcati della voce Tholus colle parole di


quid inquam , fibi haec volunt , apexabo , ificìa
nomina , Se farcimi- Servio', efiè avvertito che V Tolo di Vejta , e
del
filicernia , longabo ? Quae font
congettura della Pantera non fu credu-
num genera , hit quitto alia fianguine , comminutis alia Tanteo ( la come
inculcata pulmonibus Ifidoro XX. 2. Lucanicae di- ta di alcun pefo , nè fu ammeJJ'a') era rotondo
.
,

ctac , quod prius in Lucania tictac font Farci per lo più i Foli ejfer foleano : benché potejfro ejjere .

Si veda Filandro a Vitruvio


men caro concifa , Se minuta , ditta , quod ea inte- anche di altra figura ’
,

di que
Itinum farciatur impleatur cum aliarum rcrum IV- 7. e VII. 5. Altri volle , che fojfe un
,
h. e.
tempietti che fi erige ano in mezzo alle firude come
commixtione . Minutai vocatum, quod fiat de pifeibus, ,
era
, . . . .

ALCUNE OSSERVAZIONI. 273


e [imboli : vi fon delle figure in molle diverfe
Tav. XXV. (66) Il finale *di quella Tavola è belliffimo:
. 'V
comparifoono di prima veduta più figure con rami in mano:
fi offerva un trìpode alto con due rami nel mezzo (67):
quindi feguono più e dìfidi :e in lontananza fi vede una
fuperba villa fui mare.
Tav. XXVI. (68) Nel finale di quella Tavola fi vede
fopra un’alta bafo una fatua che fombra della Fortuna (69)
In mare fi offerva una nave (7°) : e in lontananza com-
parifce appena accennata una villa .

Tanto aver detto intorno al lignificato


balli de’ Fre-
gi ,
e de’ Finimenti palliamo ora a confiderar . gli origi-
nali così di quefti , come degli altri rami
Non da prima noflro penderò
fu il dar giudizio sul
merito delle pitture del Mufeo Reale credendo che ba- :

ftafle Pubblico diregnate ed incife fedel-


prefentarle al

mente , con dire al più qualche parola sulla confervazio-


ne e sul colorito, per porre ognuno nello flato di efarni-
narle da se . Ma la fretta, e la vanità di chi ha voluto par
lame (o fenza veder nè le originali pitture nè rami, o i

con aver il guflo affai corrotto) per farne una fvantaggio-


fa prevenzione; ci ha obbligati a produrre, per difingan-
nr) di chi confidaffe in alcuni libercoli dati fuora con più
Tom.I.Pit. Xs. ardire
era l'arco quadrifronte di Giano ,
dì cui farla Mar- de tra le pitture del Santi Bar t oli ,
creduta la Re-
gnale X. Ep. 28. già di Apollo , fi offerva un fimil trìpode ‘Po - .

Pervius exiguos hàbitabas ante penates , irebbe crederfi -, che il Nume tutelare della Villa qui
Plurima qua medium Roma tenebat iter. dipinta fia Apollo: quey due rami forfè di lauro , lo
E Servio VII. Aen. v. 607. Si veda Nardino Rom. farebbero fofpettare E' noto , che gli antichi aveano
.

Vet. III. 14,. I Griffoni , che fi vedono fai faftigio po- nelle ville i tempii di quegli D
et , a citi aveano pat-
x
irebbero indicare , che fia dedicato al Sole , a cui titolare divozione Si veda il Le fiero L7. 3 e l Gre-
.

quelli eran fagri , come altrove fi e detto : benché al nio II. 7.


.

Sole fi fiaccano i tempii J'coverti . Vitruvio I. 2. (68) Nel Catalogo N.CCXII. e N.DCCLXXXI. 2.
(66) Nel Cat. N. XXVIII. CLXXIX. DLXX.
(69) Si diftingue così poco quefita immagine , che
e

(67) E" notabile la groffa chiave che ha in ma- non pub farfiene un' idea chiara
, Potrebbe, dirfi ima .

no la donna di prima veduta Si volle , che [offe co-


. Leucotea( 0 fia la Matuta de'’ Latrai ) , cV era la Dea
fiei la villica , di cui parlano Varrone , e Columella y della marinar efe a Si vedati Buonarroti ^Medaglio- .

ni? ritorna all* abitazione cogli altri lavoratori dal ni p. IX. nel Proemio, dove fpiega mia filmile immagine
travaglio Sì noto ancora quel colonnato, rotondo , e [òpra una colonna in un medaglione di marmo Potrebbe
. .

coverto al difopra , che fi dijfe da alcuni un to- anche dirfi la Fortuna fteffa , fé /’ frumento y che ha
lo : da altri un tripode Si veda lo Sponìo Mif.
. in mano , fi difiingueffe per un timone
Er. Ant. p. 118. e feg. Nella villa , che fi ve- (7-0) Nella nave [ì vede chiaro un ordine di remi.
. , . .

a 74 ALCUNE OSSERVAZIONI.
ardire e precipitazione che attenzione e perizia, un bre-

ve rifchiaramento su quel , eh’ è certo per fatto , e che


da chiunque ha offervate con occhio curiofo e intenden-
te quelle pitture, non fi controverte.
Era noto, che gli antichi dipigneflero sulle mura, e sul-
le tavole (7 ed era certo ancora , che u follerò elfi il dipi-
1
) :

gnere afrefeo , e a guazzo o a tempera che voglia dirfi (72).


Vitruvio (73) e Plinio (74) non lafciano luogo a dubitar-

ne (75) . Si controvertiva Riamente, fe avellerò gli antichi uba-


to il dipignere a tempera anche bulle pareti (7O Le pitture del .

Mufeo Reale ci rifehiarano su quello ancora interamente:


Poiché o tutte o quali tutte (77) fono incontrallabilmente di-
pinte a tempera Lalciando Rare la maniera del pennelleg-
giare , che al dipigner sul frefeo non può convenire , di-
mollrano ciò apertamente due cofe La prima è il ve- :

derli

(71) ‘Dipingenti» anche sulle pelli: Plinio XXXV. o cretula, la qual era quell * imprimitura che fi dava
11. draconem in longiffima membrana pittum cir-
Illi sulle tavole ,
e fi da oggi sulle tele j e in cui già ra-
cumdedere loco E lo Jtejfo Plinio ci fa fapere , che
. \ feiuttata fi dìpingea
dipinfero ancora sulle tele: fcrive egli così XXXV. 7. (75'} Sulla calce fi adoperavano , come fi fa anche
Nero Princeps juflerat colloflèum se pingi CXX. pe- oggi , i colori fciolti nell * acqua : nel dipinger
dinai in linteo , incognitum ad hoc tempus Ea pittura a tempera fi ftemperavano i colori con un certo
:

quum peratta ellet in Marianis hortis , accenfa fulmi- glutine , di cui parla ‘Plinio XXVIII. 17. Glu-
ne cum optima hortorum parte conflagravi. tinum praeflantiflimum fìt ex auribus taurorum ,
(72) Si veda ilVafari Vite de' Pittori #t?//’Introduz. genitalibus &
Nec quicquam efficacius prodefl am- .

(73) Nel lib. VII. cap. 3. infogna la maniera di buflis fed adulteratur nihil aeque , quibufvis pellibus :

far r intonaco , e di darvi poi fopra ì colori: Colores inveteratis , calceamentifque edam decottis Rhpdia- .

autein lido tettorio quum diligentcr funt indutti, ideo cum vero fideliflimum ; eoque pitètores medici utun- &
non remittunt fed funt perpetuo permanentes quod tur : id quoque quo candidius eo probatius Si fer-
,
, , .

calx , in fornacibus exeofto liquore fatta raritatibus &


vivano anche della gomma Plinio XIII. 11. Fit & :

evanida jejunitate coatta corripit in se quae res for-


, ex Sarcocolla ( ita vocatur arbor ) gummi utiliffimum
te eam contigerunt mixtionibufque ex aliis poteRati- pittoribus , ac medicis
: limile pollini thuris , ideo : &
bus collatis feminibus feu principiis , una folidefeendo candidum quam rufum melius E' notabìlijfimo quel, .
,
in quibufeumque membris eli formata quum fit arida,
,
che dice lo Jlejfo Plinio XXXV. 6 Atramentum li- .

redigitur , uti fui generis proprias videatur habere qua- brarium perficitur gummi ; tettorium glutine ad-
litates Itaque tettoria
. quae rette funt fatta ncque mixto
, Vitruvio VII. io. Inde colletta ( fuligo )
: E
vetullatibus fiunt horrida ncque , quum extergentur partim componimi- ex gummi Ribatto ad ufum atramen-
,

remittunt colores , nifi fi parum diligenter & in arido ti librarii reliqua teftores glutinum admifeentes in
,
:

fuerint indutti Quum ergo ita in parietibus tettoria parietibus utuntur Si veda ivi il Filandro Aveano
. .
. .

fatta fuerint uti fupra fcriptum efl, & fìrmitatem


, &
dunque gli antichi i' ufo di dipìnger fulle pareti
fplendorem &
ad vetuftatem permanentem virtutem anche a tempera
,

poterunt habere.
(76) Gli Eruditi non parlano che del" dipingere ,

(74) Nel lib. XXXIII. cap.ult. parlando di una fpe- degli antichi a frefeo fulle mura Le pitture del fe - .

eie di color ceruleo dice Ufus in creta , calcis impa- polcro di C. Cefiio fi vuol da alcuno , che fieno anche
:

tiens : e nel lib. XXXV. cap. 7. Ex omnibus coloribus a frefeo Noti è però , che in tante altre pitture antiche .

cretulam amant , udoque illini recufant purpuriflum , in- fopra intonaco non
fi fojfe già conofcìuto , che non era
dicum , caeruleum melinum auripigmentum , appia- la fola maniera a frefeo quella che gli antichi ufavano
, , .
,
nimi, cerulla. Dijlingue egli dunque il dipingere sulla
(77) Di alcune , non di molta importanza per al-
calce, in udo cioè a frefeo, dal dipinger» in creta, tro può creder che a
, , fi , fieno frefeo.
. .

ALCUNE OSSERVAZIONI. 2?5


cleri! dal ,
tempo e
umidità fiaccati e portati via i co-
dall’
lori fuperiori, e fcoverti quei di lotto lenza fcrollarll
l’in-
tonaco ; la qual colà nelle pitture a frefco è imponibile
ad accadere, perchè attraendo!! i colori dalla calce umi-
da, e facendo col muro qual! un lòl corpo, non poffo-
no quelli andar via fe
non cadendo 1 intonaco ’
(78) . Da
quella offervazione par che fi potrebbe dedurre che di-
,

pingeflero gli antichi sul muro nella fteffa maniera che


,

dipingeano Tulle tavole Infatti li vede , che quafi tutte


.

quelle pitture abbiano la prima tinta di un sol colore,


per lo più rolfo , giallo , o verde ; e su quello campo fon
dipinte con altro colore o fafce, o rabefchi o figure: e in
alcune li diftinguono fino a tre ftrati, per dir così di co-
,

lori diverlì : vale a dire prima tinta di tutto l’intonaco,


la
per efempio , gialla ; poi una fafcia rolfa , e su quella una
fronda , o una figura d’ altro colore cofichè fvanito in al- ;

cuni luoghi il terzo colore refta il fecondo, e fcoverto


anche quello, rimane la prima tinta (79 ). L’altra prova di
elfere le noftre pitture dipinte a tempera è il riconofcer-
,

vili adoperati indifferentemente


, e partico- tutti i colori
larmente quelli , che alla calce frefca non refillono (8°)
E per quel , che riguarda i colori , è chiaro , che non
Ibi am ente vi fono tutti con tutte quelle mezze tinte e
de-
gradazioni , che l’arte più raffinata adopera a’ noftri gior-
ni; ma ve n’ è tale, che oggi non li faprebbe fare (§0.
In alcune pitture li vede ulàto anche V oro .

E qui
(78) Nella nota (73) fi vedano le parole di Vi- (80) Si veda il luogo di ‘Plinio nella nota (74).
truvio su quefio Anche oggi la biacca , e 7
cinabro , e altri colori fi
(79} Si vedano i luoghi di ‘Plinio , e di Vitru- sa che non pojfono adoperarfi sul frefco
, .

vio nella nota (75) full ’ ufo del glutine nel dip igne- (81) Tal e un certo rollò cupo , e vivo , e un
re fulle mura che confermano quefio p enfierò Si . tal violaceo , che fpejfo s’ incontra nelle nofir e pitture
, .

potrebbe anche fiofpettare , che gli antichi non dipi- (8 a) ‘Plinio XXXIII. 3. In parietes quoque, qui
gnejfero a frefco figure ,
mafoltanto tingejfero a fre- jam & ipli tamquam vafa inaurantur E Coggiunge : .

fco le mura di un fol colore , come fi e detto i 0 al Marmori , & iis , quae candelieri non pofliint , ovi
più facefero firifce , 0 qualche rabefco . Si legga Vi- candido illinitur Parla Plinio in quefio luogo del va-
.

travio nel cit. cap. 3 con attenzione


. e fi vedrà , rio ufo che faceano gli antichi dell ’ oro s e della ma-
, ,

che parla egli delle fafce appunto e delle filmili co- niera di adoperarlo così sul legno sul bronzo
, , , ,
sul
fit o non già di figure . marmo , ed altrove come per diverfe altre tra le
j cofe ,

quali
,

27 6 ALCUNE OSSERVAZIONI.
E' qui da avvertirli ancora,
che quando le pitture efco-
cosi belli e vivi
no di fotterra , i colori per lo più fono
hanno invidia alle migliori pitture moderne
. Ma
che non
qualche
dopo edere Rate alcun tempo all’ aria foffrono
mutazione, alcune più (83), alcune meno Ve
ne fono pe- .

fenza punto al-


rò di molte , che fi mantengono viviffime
terarli .
_

e collet-
Ildifegno non {blamente per lo più in tutte
to ; ma in alcune vi fi offervano delle finezze ,
che gl in-
oggi di
tendenti proteftano , che non vi fi ghignerebbe
leggieri da’ più eccellenti maeftri.
Generalmente ( a riforva di alcune poche , che fono
evidentemente cattive e groflolane in tutte fi ricono- )
foe una mano dotta , efperta e maeftra ; e in tutte fi ri-
trova la vivezza e ’l penfiero In quelle, ove le ultime .

finiture, e pennello fono fvaniti , vi


gli ultimi tocchi di

fi ravvila da’ Profeflòri un buono , che a gli occhi de-


gl’ignoranti, o di quei, che non fon molto avanti nel me-
ftiere , non comparifce E per addur qualche efempio .

fui particolare delle pitture di quello primo Tomo ,


quel-

le di figure grandi hanno gran nobiltà nella maniera , e un


tocco di pennello franco e maeftrevole , e Tempre pre-
fentano all’occhio qualche finezza, che compenfa i difet-

ti , che in alcuna s’incontrano. Così nel Telefo non fo-

no tutte le tefie delle figure egualmente belle ,


ma buo-
nifiìmo n’ è il difogno ; ed eccellenti fon poi e perfettilli-
mi la cerva, l’aquila, e’1 Leone . Nel Tefoo vi è mol-
to da apprendere e da ammirare ; e ’l Minotauro è con
incomparabile
quali dice Superque omnia nctur , & -texitur lanae
: eh’ eran ufcitc da fotterra , fi perderono quafi del tutto.
modo ,
&fine lana Nos vidimus Agrippinam
. . . Or nafeendo ciò dalle varie qualità, 0 del fov erchio umi-
Claudii Principis , indutam paludamento auro textili do del terreno , 0 del fov erchio calore delle ceneri
fine’ alia materie Nel Mufeo Reale fi confervan due
. del Vefuvio , e delle materie bituminofe , che han fi-
pezzi di un tal teffut0 d'oro puro fenz' altra materia Si . coverte quejle pitture , non e facile darvi un riparo
veda la nota (6) della Tav. XXXVI. p.190. "Da ciò fi che bafti Vi fi ufa pero tutta la diligenza pojfibile
.

feorge quanto erano avanti gli antichi in quefia parte, a confervarle j e può dirfi , che la maggior parte 0 pò*
(83) Cosi le Navi della Tav.XLV. dopo pochi giorni, co 3
0 nulla han perduto .
. . .

ALCUNE OSSERVAZIONI. 277

incomparabile intelligenza dilegnato e dipinto . Se nel


Chirone qualche cola a correggere, vi fon per Toppo-
vi è
fto tante bellezze, che incantano: L’Achille è ìa più bella,
e più delicata figura , che pofla immaginarli quella grandio- :

fità di maniera, che diftingue Tempre l’antico dal moderno,

rende quella figura inimitabile La teda della Didone, agli .

occhi degl’ intendenti , è opera di gran maeftro Le altre .

pitture non lafciano molto a defiderare Maravigliofo fo- .

no le due Ninfe abbracciate da’ Fauni (84) : Perfettiffimi


i quattro piccoli Centauri , e le altre otto figurine in cam-
po nero: Grazioli i Puttini.
Per quel che riguarda le profpettive , se ne riconofoono
per lo più accennate le regole ma non efeguite (85) ,

I Fogliami , le frutta , e gli animali fono tutti di fom-


ma e di un gufto e di una finitura ammirabile.
perfezione ,

ì Paefìni , e le Campagne fon toccate con fpirito e con

leggiadria non fon così terminate , come quelle de’ mo-


:

derni ;
ma fatte con franchezza , e per lo più folamente
accennate
Orè procurato in quefto primo Tomo di dare al Pub-
fi

blico parte di tutti quelli generi di pitture , che fono nel


Mufeo Reale ,
come fi era già da noi promeflò nella Pre-
fazione : e di dargliene colla miglior maniera (Btf)
,
e nel
Tom. I. Pit. Yy numero

fhiefte fi pot debbono uguagliare alle piu belle


Luogo forfè non avvertito da quei , che han promofa
(84)
opere del Caracci tanto rajfomigliano a quello
: ile ,
f quefta quiftione Egualmente chiaro par che fia P altro
.

luogo dello fiejfo Autore nella prefazione del lib. VII.


e a quella dilicatezza .

La degradazione de* colorì e degli oggetti in Namque primum Agatàrchus Athenis * Aefchylo do--
(8 y) ,

quafi tutte è ojfervata con efattezza così in quefia^ , E eente tragoediàm 3 fcenam fecit , &
de ea commenta-
come nell * altra parte della profpettiva potremmo dire i rium reliquit Ex eo moniti Demoeri tus , Se Anaxa-
.

che le nofire pitture darebbono gran lume per decidere goras de eadem re fcripferunt quemadmodum opor-
,

la controverfia agitata tra gli Eruditi , fe gli antichi teat ad aciem oculorum , radiorumque extenfionem i cer-
ne avefero cognizione . Ma
i luoghi degli antichi au- to loco centro confi ititi: 0
,
lineas rat mie naturali re-

tori su qiiefio par che fieno così chiari , che fa ma


- fpondere : uri de incerta re certae imagines aedificioruni
r aviglia , come fi fia pofio in dubbio Si veda per quel .
in feenarum pi£hiris redderent fpeeiem > quae in&
che riguarda la prima parte Filoftrato nel lib.L Im.IV.
,
dire&is planisque frontibus fint figurata 3 alia abfce-
e XIII. e nel lib.II. Im. XX. e per la feconda , oltre dentia , alia prominentia elle videantur Altrove avre- .

alle altre cofe da altri già raccolte , fi ojfervi quel 3 mo occafione di efaminar e quefii due luoghi , che bafid
che dice Vttruvio nel libro I. capit. II. Item Scenogra- aver qui folamente traferitti .

phia eli frontis , &


laterum abfcedentium adqmbratio, (86) Abbiam promejfo nella prefazione di dare al
ad circinique centrum omnium lineatura refponfus 'Pubblico parte di tutti i diverfi generi delle pitture
del
. ,
*

278 ALCUNE OSSERVAZIONI


numero maggiore che fi è potuto poiché nel dilporre i , :

Rami fi è tenuto conto della grandezza delle pitture


fenza trafcurar l’ordine delle cofe , che vi fi rapprefenta-
no ; e nel formarli fi fon tramezzati ( nel vuoto che tal-
volta le principali pitture lalciavano ) alcuni pezzetti di-
verbi di tali cofe , le quali effondo di chiariffimo ligni-
ficato dilettano l’occhio per la varietà loro , e non confon-
dono , nè diftraggono l’attenzione Da quello genere illeffo .

di pitture diverfe e di non difficile Ipiegazione , fe ne fo-


no fcelte alcune per fervir di Tefiate in ogni Tavola , e al-
tre per Finali Vero è , che non effendo facile il rin- .

venirne moltiffime delle sì fatte , la cui mifura corrifpon-


da a tal ufo ; ed all’ incontro , come fono ancora aper-
ti gli Icavamenti , non làpendofi fin dove giunger
pollano i Rami per dar fempre nuove Vignette in :

ogni tomo ,
fole ventifei fi fono adoperate in quello;
il quale però ad ogni modo contiene in tutto centotrenta-
fei pezzi divedi di pitture antiche ; e può ricompen-
làre ballantemente la lunga elpettazione del Pubblico
e l’ impaziente curiofità in parte appagare colla varietà,
e col

del Mufieo , che contengono quafi tutti i v arii gufii del ti da Tlinio nel cit. 1 . Grilli, di cui fa inventore An-
dipignere degli antichi cóme di mano in mano abbiam
-,
tifilo Egizio > e faciles argutiae ,
facetiffimi fales ,
nel-
notato Non farà forfè inutile il refirignerli qui tutti
. le quali cofe commenda Ludio . Lo ftejfo Tlinio ivi lo-
infieme Monocromati diconfi le pitture di un fol colo- da il medefimo pittore per le vedute diverfe , che di-
.

re : Tlinio XXXIII. 7. e altrove Si veda il Dati pingea sulle mura


. di bofchi, di colline, di fiumi , di ,

Poli. XVI. alla vita di Zeufi La Megalografia , come lidi talvolta con perfonaggi in varie azioni
.
, , 0 di
vien defcritta da Vitruvio VII. 7. contiene le immagi- cacciatori ,
0 di pefcatori , 0 di vendemmiatori : come
ni e le favolofe azioni degli Dei e degli Eroi , e altresi dì ville e di paefini Si veda anche Vitruvio
fi- , .

milì argomenti di cofe grandi La Riparografia al con- . VII. p. che deferive le fiejfe e fimi li cofe , come fono
trario rapprefenta al dir di Tlhiio XXXV. io. cofe tempietti, greggi, pallori . Siegue Tlinio a parlare ,
baffe ed umili , per efempio botteghe di artefici afi- lodando fempre le opere di Ludio , delle vedute de
,
nelli ,
comeflibili : in quefte fu eccellente Tireleo , come Giardini, e de* loro ornati diverfi , detti topia, e to-
nota anche Tlinio Si riducono allo (loffio genere le Xenia
. piaria opera Si veda il LelT. Vitruv. in Topium Dei-
.
.

così deferitte da Vitruvio VI. io. Nel primo giorno le architetture capricciofe e delle Grottefche fa un vi-
(egli dice ) i Greci invitavano gli ofpiti a cena ; nel- vo ritratto Vitruvio VII. 7. I Rabefchi poffiono fpie-
l’ultimo mandavan loro polli , uova , ortaggio , frutta , garfi col nome di Meandri , che dall* ago paffiarono for-
e fimili cole : perciò i Pittori imitando quelle cofe
fe al pennello Si veda il Buonarroti ne* Medaglioni .
,
che fi mandavano
agli ofpiti, differo Xenia le pitture
p. 92. a 94. e fi confronti anche con quel che dice nel-
sì fatte Si veda Filofirato I. Imm. 31. e II. Imm. 26.
.
la p. 140. e p.iéJp. dove riconofce nelle Grottefche la
Le libidini, le quali dice Tlinio nel cit. 1 che Zeufi fiejfa origine Or di tutti quefii generi di pitture e
. .

fi
folea dipignere minoribus tabellis , fon pitture di cofe dato un faggio in queflo Tomo : e l'ordine da noi tenuto 'e
non onefie , e petulanti joci, come fpiegafi Tlinio Le fiato quefio Dopo 1 Monocromi fi fon pofte le pitture
. .

caricature , e gli altri fcherzi di fimil genere fon det grandi prima e poi le mezzane efprimenù favole quindi
-
. .

ALCUNE OSSERVAZIONI. 279


e col numero, che anche fblo uguaglia quali tutte infie-
me le altre pitture antiche trovate finora in altri luoghi:
e colla confervazione e colla bellezza , nelle quali due co-
le molte delle nofitre non cedono ad alcuna , e quali
tutte alla maggior parte delle altre fono fuperiori

le altre anche di figure rapprefentanti i varii eferci- Catalogo , il qual e difpofto fecondo i numeri delle
zii 0 di piacere 0 d' indufiria il terzo luogo fi è da-
:
Cadette , in cui fon ripofii i pezzi delle pitture nel
to alle profpettive, e alle altre vedute diverfe , e agli Mufeo . Ed è ancora da avvertire che per dare al
,

fcherzi pittor efebiIn fine fi fon fituate le cofie Egizie


: ‘Pubblico alcuna delle pitture trovate dal 1 7 f4. a que-
Fra tutte quefie clajfi fi fon tramezzati de’ pezzi di fia parte , vale a dire dopo terminata /’ edizion del
architetture , di uccelli e di frutta , e di
di paefini Catalogo ,
se ri e tramezzato qualche pezzo nelle
,

rabefehi . E
perche potejfe ognuno , cui fiojfe a grado , teliate e ne' finali ,
e fon quelli ,
che hanno il nume-
riconofcere facilmente le originali pitture nel Mu- ro , che oltrepajfa il ‘DCCXXXFI1I.
ffo -, è a ciafcun pezzo aggiunto il numero del
fi

INDICE
. . . . . . . . . .. ,. .

indice PELLE COSE NOTABILI.


A da Aleflàndro Severo p.i83.». preflò i Romani
3 .
.

dette lervih , e poco prezzate ivi,

A
Admeto
Afrodifìo
.
Chillc figlio di Tetide, c di Peleo pag. 4,0.
nota 9. fua educazione .p.12. n.j. e p.4o.»4.
c perchè dipinto fcalzo

p. 5 6 n 6.
p.
.

94
, p. 40. n. io. luo nu-
trimento, ivi. rapprefentato
p. 43
.

». 4.
.
. Arufpicina , fuo vero principio
Afte. p. 159. ». 8. p. 164.
Aftragali
Reale

p. -2.3,
fi

Ateniefi, loro tributo a


.

».
p. 203. ». 17.

p. 4. ». 20.
vedono

11.
.
giuochi diverfi
p. 4. rapprefentati
i
.

Cretefi, fe folle ogni anno,


: ivi
.
p. 7.
. nel Mufeo

Aglaja, madre diNireo. p. 3. n. 16. diverfa dalla Gra- Atramentum futorium, p. 186. ». 27.
zia ivi
rapprefentata p. f.
,
. Averrunci Dei, come rapprefentati.
Agricultura , fuo pregio p. 183. n.3. autori che ne han p. 34. ». 17.
.
Àuge p. 27. ». 7,
trattato ivi .

Alberi , da eflì nate le Ninfe p. 25-0. n. .


5. B
Alcmcna ,
madre di Ercole . p. 3 3. ». 3. p. 34. ». 8. «
,
n. 14. ornamento della fua fella p. 34. ». 9. Accanali , loro origine p. 82. ». 4.
.

Ale a quali Numi convengono, p. 28. n.y. .

Baccanti , nudrici di Bacco, e fue feguaci p. 82.


Aleflàndro Ateniefe pittore non nominato dagli anti-
.

, ». 4. loro abbigliamenti ivi velli p. 83. ». 5?. non : .


.
chi. p. 2. ». io.
fempre con capelli fciolti p. 112. ». 6.
Aliofliche fieno p. 4. ». 20. forte di gioco . ; ivi. Bacco , lo fteflo che Ofiride
.

p. 8 1 ». 4. fue orgie .

Altare, fe diverfo dalle are. p. 202. ». .

13. p. 82. ». 7. detto Oreos : ivi aumr/jg


Amadriadi p. 250. n. 7. p. 118. », 8. .

Tavpog p. 76. ». 9. alato 71. 17. nafeofto


.
.
. p. ».
Ambubaiae p. \67.n. io. .
nell’edera, p. in. ». 1. coverto di pelle di pan-
Amicalo lorta di vefte p. 113.». . 8. tera o di cervi giovani
, p. 1 1 1 . ». 3
,
Amiftide forta di bicchiere detta Tracia, Bajo, p. 144. ». 6
p. 76. ». io. .

Amore ,
fuo potere p. 1 3 2. ». 9. colla lira p. 1 99. ». 3 . Ballo, onde detto, p. 112. ». 6. fue parti,
p. 98.». io.
.

frutti gli convengono, p. 200.». 8. tre ftatue de’tre fue divifioni. p. 15-9. ». 9. fua origine
p. 15-7. ». 4.
Amori 20 1 ». io. onde detto ivi tre forti ivi.
.
p. . : . : fuo ufo predo .le varie nazioni . ivi fc dilàppro-
.

à lui fagrificavano le mogli nelle fuc felle per ri-


vato da’ Romani . ivi .

conciliarfi coloro mariti ivi lo fteflo che il Sole : Ballo, di Donne nude. p. 97. ». 2. da chi proibito,
,
p. 201. ». 11. infegna la mufica: ivi . p. 102. ». 3.
Ampro forta di fune. p. 173. ». 6. Ballo delle Grazie, p. 101. ». 1. con piatti in mano,
Anelli portati nella mano ftniftra. p. 23.». io.
p. 102. ». 7. delle Baccanti, p. 107. ». 2. di Ve-
Anfitruone marito di Alcmcna. p. 33. ». 3. p. 34. ». 8. nere p. 102. ». 6. cernoforo p. 122. ». 5. laccali
.
.
e 14. colla bocca chiufa p. 94. ». 5. infieme ool canto»
Angérona Dea come efprefla. p. zoj. ». 23. ivi . fopra un lol piede, p. 174. ». 6.
.

Anubi p. 25-0. ». 14. Baie, di marmo, in Pozzuoli,


.
p. 1 2.0.5’,
Apodidrafcinda forta di giuoco, p. 174. ». 8. Bafìara, forta divelle
. p. 83.». 9.
Apollodoro , fua Biblioteca p. 2 .». 14. quando fiorific: Bere, maniere diverfe. p. 76. ». io.
.

ivi Bicchieri, a forma di corna di varie materie,


p. 76.
Apollonio fcultore .
p. 2. ». 9.
». 9. gli ultimi tre nella cena in onor di chi fi bo
Aquila conviene a tutti gli Eroi.p. 29.». 13. veano p. 77. ». 20.
Ara rapprefentata . p. 15.
.

Arco quadrifronte di Giano, p. 272.». 6 7.


Are, da chi prima inalzate, p. 202. ». 13. dove. ivi.
C
loro forma diverfa. ivi fpecie diverfe. ivi.
Areopaghi p. 5-7. ». 6. .

Arianna, fua corona, p. 22. «.9.


Arione cavallo .p. 12. ». 7.
C Accia

fue lodi
fua origine p. 193.0. 3. fuc forti , c in-

.
,

venzioni diverfe , ivi ufo prellb le nazioni ivi


p. 194. ri. 3.

iftriunenti diverfi .
p.
.

194.
». 4. lùoi varii Numi. p. 194. ». 5.
Armi , cd amori , perchè uniti da’ poeti .
p. 154. ». 23, Cacciatrici ninfe p. 2.94. ». $•
,
Armille, loro ufo.p. 98. ». 4. p. 113.». 7. Calcei 186.
, ». 23. p. 113. ». 9. p. 118. n. 11 *
p.
Arne , nutrice di Nettuno, perchè cosi detta . p. 12. Caleffb corrifpondc al Cifio p. 173. ». 4.
fe
, .

». 6. Calopodia p. 18 6. ». 24.
.
Arpocrate come rapprefentato. p, 205 ». 23. '. Caltula forta di vefte p. 118. 0. 4. .

Arti, quattro forti p. 179. n.7 manuali onorate, . Calzolai, loro collegio in Roma. p. 1 S6. n. 20. lo*
p. 178. ». 7. come dette: ivi: loro collegii .
p.178. ro iftrumenti. p. 186. ». 19. e fcg. loro arte da
». 6. e 7. iftituiti daNuma. p. 179. ». 7. reftituiti chi inventata, p. 186- ». 20.
aCoM.LPlT. Zz? Candelabri
. . . . . .. . .
. ,

I N D 1 C E
Candelabri, per colonne, loro
forma, p. m.n.io. Ciclopi . p. 49. n. 3.
perfettamente , tvt . Cigni p. 41. n. 1 5.
loro fufti dove fi lavoravano .

Cimbali, con maniche ,


e fenza p. 112. ». f. ufati .

quelle li rapprefentano p. 2,13.


p. I la. ». 6. loro figura, p. 1 12.
.

194- nelle felle di Bacco


Cani di caccia ,
loro proprietà , e figura .
p. .

4. differenti dal cembalo , e


71.
da’ crotali , ivi
». 6.
ne’ conviti 97. ». 3. p. 165. ». io. appre-
Cimiero, p. if3- » itf.
Canto .
p.
Circe, p. 269. n. 34.
fo dalle dame Romane , ivi
Circenfi fazioni p. 1 2 1 ». 4.
Capelli annodati, p. 13B. », 4. biondi a chi conven-
.
, .

gono. p. 98. ». 8. Cifio. p. 173- ». 4-


clava di Tefeo, se fufle di ferro p. 22. ». 8. da chi
Capitium p. 11 8. ». 4.
.
.

Capriccio, p. 246.». 7. primo data ad Ercole p. 28. ». 6. .

Clifmo. p. iji. » 3.
Capfus p. ioo. ». 6.
Clypeus p. 73- » J 7
.
-
Capulatores p. 183. ». 3. .
.

Caratteri greci , prima dell’ era Criltiana p. 7 . ,


c p. 2 Cocchio ,
varie forti p. 173- 4- .
»
.

». 11. Coccodrilli in varj fiumi, p. 279. ». 4.


Caraenum. Coccodrillo, fegno del Nilo. p. ifi.». 17- fua caccia
p. 1 8 5'. ». 17.
Carniccio, giuoco che li faceva con quello .p. 174. ». 7. antica, e moderna, p. 276.». io.
Colatojo loro ufo, e materie diverfe p. 77- *• ! 9- .
Cartaginefi ,
loro abito . p. 70. ». 9. s

Cafe degli antichi a più piani, p. 227. ». 3. Collegi! ,


delle arti aveano i loro Genii p. 178. .

Cafette di pefeatori p. 270. ». 39. ». 6.


Colombe , perchè dedicatea Venere, p. 172.
.
». 7.
Cafìni , nella nollra riviera p. 266. ». 4. .

Callore , e Polluce p. 2. ». 14. .


Colonne , v. Candelabri
Callida p. 11 8. ». 4.
Colori , che non pofiòno adoperarfi a frefeo p. 274. .

Cavalle ermafrodite p. 143. ». 2. .


Colori e rollo convengono alle velli de’bac-
,
giallo ,

violaceo p. 117. ». 2. ceru-


Cavalli, loro medicina inventata da Chirone.p. 40. ». 4. canti. p. 83. ». 9. .

loro manti, p. 131. ». 2. e p. 138. ». 7. p. 144. leo p. 113. ». 8. bianco diverfo dal candido
.
.

p. io 6.llemperati dagli antichi con un glu-


». io.
». 7.
Cavedio, p. 224. ». 4. tine p. 274. ». 77. ». io. e con gomma, ivi
.

Cedri, se fieno i pomi dell’ Efperidi p. 126. ». 7. .


Conjuges , perchè detti, pag. 202. ». 11.
Cembalillria p. 109. Corde ,
onde dette p. 200. ». 7. .
.

Cembalo, p. 83. ». io. p. 107. ». 5-. differifee da Cym- Corna, ufate per bicchieri, p. 76. ». 9.^
balum. p. 11 2. ». 4. Cornelia , dama Romana riprefa ,
perchè fapea trop-
Cenacoli , su le torri p. 269. ». 30. .
po ben cantare e ballare, p. 167. ». io.
Cenacolo p. 228. ». 5..
Coro tragico , differifee dalla feena. p. 18. «.7.
Cenatoria velie p. 77. . ». 7- Corone, di fiori, e di frutta p. 94. ». 8. date a .

Cene, varie fpecie p. 75”. »• 4. loro Miniitri fervivano ragazzi p. 1 72. ». 6. .


.

a menfa movendofi alla cadenza degl’ iftromenti Coturni, p. 18. ». io. p. 186. ». 23.
,

p. 102. ». 4. Cratere , feno del noftro mare descritto . p. 2 66.

Centaureflè, da chi prima immaginate, p. 13 7- n • 2 - ». 7.


Crembali, forta di llromento p. 148. ». 4. fc fieno
deferitte , ivi rapprefentate p. 141. e p. 14 9. . .

Centauri , loro origine e nome .


p. 1 3 2 . ». 7 . forma , ivi. le noftre Callagnette . ivi .

compagni di Bacco, p. 132. ». 6. barbuti, p. 143. Crepide, 122. ». 7. , e p. 123.p.


». 2. di Cipro cornuti, p. 143- » 3- rapitori delle Criptici, arcus p. 2 67. ». 11. .

Ninfe, p. 13 2. ». 7. come rapprefentati p. 132. ». 7. .


Criptoportico, p. 2 67. ». n.
e feguentì : difficili a dipingerfi p. 147. ». 2. ce- yipoa. p. 144. ». 4.
.

lelle . p. 144. ». 4. Croce, ermetica, o iliaca, p. 2 di. ». 18.

Cerve , confagrate a Diana, p. 194. ». 7 finte, erap. Crocotula, forta di velie, p. 9 4. ». 6.

prefentate colle corna , ivi . Crotalia, forta di perle, p. 112. ». 4.

Cervi , loro pelli ufate dalli baccanti .


p. 1 1 1 . ». 3 Crotali, onde detti, p. 112. ». 4. varii fignificati ,
ivi.

Cetera, ed altri iftrumenti di mufica perche in mano che fiano propriamente, p. 178. «.7.
degli Dei . p. 200. ». 7. fuo ufo diverfo . ivi. Crumati p. 170. ». 6. .

onde detta ,
ivi . Cuffie , varie forte ,
e nomi diverfi . p. 127. ». 4.

Cetera, se convenga manie- a’ baccanti .


p. 144. ». 6. onde dette .
p. 126. ». 4.
ra di fonarla p. 41. ». 12. fua invenzione, ivi .
.

se differiflè dalla lira , ivi ». delle fue corde , ivi . . D


fue varie fpecie. p. 169. ». 3.
Cetii ,
detti
Chenifco, nelle navi
'Xeipafyiu .
un tempo

p. 94. ». 7.
.
i latini, p. 29. ».

p. 242. ». 8.
12.
D fculture
Efrutum
Dei , loro
. p.
. p. 177. ». 17.
volti inalterabili nelle pitture
2. ». 18.
,
e ncjlc

"XeipiàuTÒg ,
fpecie di velie, p. 37. ». 17. Delfini, dedicati a Venere, e ad Amore, p. 197. »• 8-
Chirone p. 144. ». 7. p. 39- »• 4- perchè detto cen-
.
e 9.
tauro. p. 40. ». 4. allevò Bacco, p. 132. ». 6. LzXtoq , fila forma, p. 78. ».n.
Chirone, fonava la cetera colle mani. p. 199. ». 4. ù&anoivot ,
dea figlia di Cerere . p. 12. n. 7.
perchè nella nollra pittura col plettro , ivi Diaconi ,
colle tonache fciolte , e perchè . p. 122.
Ciborio, che fia p. 211. ». 9. fua forma, ivi. preflò . ». 6.
i Criltiani confeffio ,
ivi Diadema antico, che folle, p. 70. n. 8.
Diana
. . . . .. . . , . .

DELLE COSE NOTABILI.


Diana, detta sfatiffypoXog p. 194. n.7. , Efperidi loro pomi. p. 12 fi. ».
,
7.
Diana , fe fi rapprefenti fempre in abito fuccinto
tiepoimxj&og , forte di vefte p. 11. . ». 2.
p. 24. ». 18. Eumenidi , v. Furie .
Diana Taurica . p. 63. ». 3. fue ftatue p. 64. ». Eurito Centauro , uccido da Tefco e come
9.
p. 8. ».fi.
fuo culto e nomi p. 67. ». io. e io,
, .

Didone, p. 70. ». 7. Expapillare brachium.


p. 122. ». 8.
Aià>y.óxpoog p. 143. ». 3.
Dielciftinda , fe diverfa dall’ elciftinda
Difro p.171. ». 3.
. p. 170. ». 8. F
.

Difco p. 15-5). ». 9. Abri


F diverfi
.
, . p. 179. ». 7.
Dittici , loro forme . p. 71. ». io. amatorii ivi F alarica forta d’afta
, .
, . p. 179. ». 8.
rapprefentati p. 73 Falbo, mantello di cavallo
Donne, ammazzate da loro
.

Falegnami , loro collegio


. p. 144. ». ^
flette. p. 70 ». fi. .
. p. 178. ». 6. veneravano il
Donne, fedevano a menfa p. 76. ». 12., talvolta vi Dio Silvano , ivi
. arte loro da chi inventata, p.179.
giacevano ivi ». 9. loro iftrumenti
,
. p, 179. ».8.
Donne Perdane loro ufo di difnudarfi ne’ conviti, Fafcette di lana,ufate da’ bevitori di
,
vino. p.94. »,8.
p. 98. ».io. predò gli Egizii negoziavano, e gli uo- Faune, come rapprefentate p. 88. ». fi.
.
mini tedèvano. p. 190. ». 7. Fauni da Fauno, p. 81. ». 3. in che convenga-
difeefi
,
Donne , fulle navi da guerra, p. 237. ». 17. no , ed
in che diffèrifeano da’ Satiri ivi .
,
Donne , perchè fieno portate per gli uomini di guer- Fauni barbuti , detti Sileni p. 87. ». 3. .

ra . p. 15-4. 71. 122. Fauni, amanti delle ninfe p. 132. , ». 7.


Donne ,
cambiavano quali ballando . p. 147. ». io. Favole Rintoniche , v. Rintone
Draghi fe abbiano ale, e piedi, p. 202. ». 17. loro Fazioni Circenfi, diftintc per colori
,
.
p. 121. ». 4.
grandezza ,
ivi . diftintivi ivi . Febe, madre di Latona
,
. p. 2. ».I2. diverfa dalla figlia
Drappi Indiani , teifuti con figure bizzarre . p. 200. di Leucippo . p. 2. ». 14.
». 9. Febe , figlia di Leucippo, fua mitologia p. 2. ». 14. .

Driadi , onde dette


p. 2 70. ». 7. , figlie degli alberi, - rapprefentata. p.7.
ivi . e ». 7. aveano in cuftodia gli alberi , ivi ». 6. . Fecafii , forta di fcarpe. p. i8fi. ». 23.
Apvg j
prefa per qualunque albero, p. 270. n.y. Fenice, educator di Achille p. 12. ». 7. .

Ferola a che altezza arrivi in Egitto .p.2fio. ».n.


E Ferola , ufata per Tirfo p. 83. ». 7. .

Fettoni , detti encarpi p. 272. ». fi 7. loro ufo ivi . ,


Dera conviene a Bacco ed Baccanti p.m.
E ».
'Eym-KOL. p. 236. ». fi.
,
2. ritrovata da Ofiride ,
alle
ivi. e p. 260. ». 17.
. da chi introdotti tra
Fichi, da chi ritrovati
Fidia fcultore . p. 2. 71.9.
.
i Criftiani
p. 118. ». 8.
,
ivi .

E’xxuXtg’oì forra di corone, p. 94. ». 8. Filale, ufato dalle Dame Romane, ivi .
,
da chi inven-
Egitto, non vi allignavano viti, p. 271. ». 17. tato p. 190. ». 7.
.

Egizii Sacerdoti, loro abitazioni, p. 271.». 70. Filil a mutata in teglia p. 39. ». 4.
, .

Egizii, fe coltivafiero la unifica p. 167. ». io. Fiori, ufati nelle cene


. p. 77. ». 22. .

Elciftinda, forta di giuoco, p. 170. ». 8. Fiori, davano i nomi alle vefti. p. 118.
». 4.
Elettra, dorella d’ Ifigenia, p. 78. ». 12. Flora che
, la fletta la Terra . p. 29. ». 9. fuo culto
Elmo, da chi inventato, p. 173. ». 17. antichiftìmo . p. 29. ». 12.
Embadi deferitti p. 18. , . ». io. Fluentes tunicae . p. 122. n.6.
Epomide, forta di vefte . p. 37. ». 18. rapprefentata Fortuna alata, p. 28. ». 7.
P -3 7 - Forum, nel torchio p. 187. ». 11. .

EVwtj'i&s . 242. ». 7.
p. Forma, delle fcarpe. p. 186. ». 24.
Epfema . p. 187. ». 17. Frontalia p. 148. ». fi.
.

Eraclea ,
poema di chi . p. 28. ». fi. perchè dette le torri, p. 242.
Q>pvx.Tupi<x
, ». 12.
Erbe , eh’ ebbero il nome da Chirone p. 40. ». 7. Ftia , abbondante di cavalli
.
p. 12. ». 7. .

Erbide , vefti così dette onde p. 94. ». 6. Fungo della fpada p.fi9. ». 7.
. .

Erceo , v. Giove Erceo . Furie p. 70. ». 6. come rapprefentate , ivi


. . con fer-
Ercolano, fua abitazione falubre. p. 204. ». 19. penti la prima volta da Efchilo-, ivi .

Ercole , fuo vero nome Alceo , perchè detto H'póxJyg. Fufo , da chi trovato p. 190. ». 7. .

P- 33 n 7 fua clava , e altre divide


- - p. 28. ».
-
. fi.

lua prima fatica p/33. ». 3. v. Auge. v. Telefo. . G


Ercole, di che età ftrangola i ferpenti p. 33. ». . 7.
figlio di Giove ,
e di Alcmena p. 33. ». 3 . fotto- AXca'cu. p.tp,6.n.7.
pofto ad Eurifteo per dettino p. 34. ». 8. durata Galatea
.
,
perchè cosi detta p. 70. ». 7. ama-
.

della notte di fua generazione p. 3 3 ». 3 ta da Polifemo amante del medefimo


p. 70. ivi
. .
.
:

Ercole, fue divide p. 28, ». fi. n.y. . p. 71- 0-13.


Erma. p. 269. ». 34. Genii alati, e coronati di fronde e di fiori, p. 28.
Ermafroditi , fe vi fieno p. 88. ». fi. »• 7. rapprefentati fotto ambi i felli, ivi.
.

Eroi, fe s’introducono piangenti sulla feena tp.i8- Genii, figli delle Ninfe, p. 178. »• 6. governano tut-
Eroi , veftiti di pelle p. 11. ». 3. te le cofe , ivi delle arti ivi . alati perchè p. 1 9 7,
.
. ,
Eroi , loro ftatura p. 22. 71.7 . . ». 7. rapprefentati da’ ferpenti. p. 203. ». 17. per-
Efomide, forta di vette, p. 122. ». fi. chè , ivi
Genii
. . . . . . . . . ,

I N D I C E
e p- 204. n 18. L
Gemi de’ luoghi, p. «i-
Genius, onde detto p. 178. « 6 Genius loci moli-
.

che foffero ne’ tempi di mezzo p. 268.


.

Abari
tis ,
rapprefcntato
Ginnadica, fue parti, p. 15-9. ». ».
Ginnopedica p. 179-
.
p. 107.
L ».
Labirinto ,
,

23. loro figura,


che folle ,
c da chi
p. 2 76. ». 7.
fatto, p. '23. ». 13.

Giogo, che dinoti, p. 202. ». li.


.

. .
Lacus vinarii p. 187. ». 14.
,
& torCularii .

8. e perche tvt. Laghi 270. »• 49-


loro Dea p.
Giove Erceo con tre occhi p. 71. »• , .
,
.

e Lamie, forte di maschere p. 178- ». 4.


Giunone, rapprefentata collo icettro. p. 126. ». 9. .

Lana penna p. 94. ». 7.


col diadema , ivi .
.

Lnpidem pingere , che fia. p. 1. ». 4*


Giuochi divedi, p. 170. ». 8.
8- rapprcfentato Latini, chiamati Cedi . p. 29. ». 12.
Giuoco a nafcondere p. 174. .
».
Latino, figlio di Ercole, p. 29. ». 11. se fia lo ftef-
p.177.
fo che Telefo , ivi
Glutine , v. colori
Latona , madre , o balia di Apollo e di Diana, ,
Gomma v. colori
p. 7. amica , e poi
,
p. 2. ». 12. rapprefentata
Grazie, loro nomi
.

p. 3. ».i6.
nemica di Niobe. p. 2. ». 13- e P- 3- n J 7-
.
-

Grazie , loro velli p. 101. ». 2. per lo più nude , tvt.


Leone pacifico, (imbolo della terra, p. 29. ». 9.
.

Grazie, dipinte (calze p. 102- ». 4. .

22. Leone (imbolo generale del valore ne’ lèpolcri de-


Greci (calzi per lo più, c colla teila (coverta, p. ,

gli Eroi p. 30. ». 14. conviene ad Ercole fpecial-


». 6
.
.

21. mente ivi


Greci, fi calzavano in tempo di viaggio, p- 35. ». ,

Griffone defcritto p. 200, ». 7. fagro al Sole. ivi.


A£ 7CTvpyoì . p. io 6 ». 9. .

epiftole loro forma cilindrica, p.78. ». n.


.

Lettere , o
Grillo, capriccio, onde detto . p. 276. ». 7.
ivi. Letti per le menfe, detti tricliniares differenti da’ letti
Grillo, varie lpecie p. 24 6 . ». 7- onde detto, .

p. 242. ». 7- di ripo(o detti cubiculares. p. 7 6. ». 13.


Grylli, forta di pitture .

p. 211. ». 8. loro in- Lettidernio, che fo(fe p. 172. ». 8.


Grottefche, perchè così dette . .

ivi dcfcritte da Vitruvio, ivi • Leucippidi , figlie di Leucippo , fpofe di chi , e da


troduzzione, .

chi rapite, p. 2. ». 14. loro fimulacri p. 3. ». 18. .

H altre donzelle così dette , c perchè p. 2. ». 14. .

Leucotea, Dea de’ marinari, 69. p. 273. ».

H
Horti
Arpaginetuli

.
da harpago
p. 256. ». 7.
,

,
che fieno, p.212.
zw
c p. 2(58. ». 19-
coverti con veli, ivi
». 11. 12- detti Liberalia, e Bacchanalia differenti, p. 81. »-4-
Libidines, forta di pittura, p. 83. ». 14. p. 93.
Liburne , forta di navi. p. 236. ». 7.
Limbus, che fia p. 107. ». il-
Hypaethra . p. 268. ». 23. .

Livree, loro ufo onde nato. p. 122. ». 4.


I Lixivum v. modi .

Loto, ornamento de’ Numi ,


c de’ grandi perfonag-
Anthina gi di Egitto, p. 260. ». io.
. p. 117. ». 2.
di Anfitruone, e di Alcmena Lucina, detta èv yóvouri. p. 28. ». 7.
J Melo
». 3. e p. 34* «• r 4-
,
figlio .
p-3 3*
Lucullo detto Serie togato . p. 2 66-
Ludio pittore di mura. p. 209. 4.
» 3.'

Ifigenia , riconofce Orelle in Tauri p. 76- »• 4. c 7. .


».

Ifigenia, adorata come Dea. p. 64. ». io. Lunus, c Luna. p. 260. ». 14.
Igiea , che lignifichi . p. 203. ». 17- coronata . p. 205.
». 21. M
ortografia del fuo nome p.3. ». 17. fua mi-
lleera

Indita
,

tologia. p. 2. ». 4. rapprefentata. p. 7.
Ilonome, CentaurclTà
p. 107. .
». 11.
.

giuoco fofiè
p- 137*
.

M p. 179. ».
Manti
Anduci
Mani

diverfi de’ cavalli


,

6
.

.
p. 178. ». 4.
(tenderle

131. ». 2.
,
o abbacarle , che dinotate .

Xttklkòv tvXivov , che . p. 174. n.j. .


p.
tirrtloq detto Satèrno perchè . p. 12. ». 7. Marfia Satiro .
p. 47. e feg. confufo col Dio Pan
». 3.
,

Ippodamia ,
fuoi nomi diverfi p. 8. » . 7. Ipofa di Pi- e con Sileno .
p. 46. ». 6 fue invenzioni p. 47. . .

ritoo violentata da Eurito Centauro . p. 8. ». 6 . ». 4. e 7.

Ippopotamo . p. 25-9.». 7. diverfo dall’ippocampo , tvt.


Marte, fue armi. p. 173. ». 17. fuo adulterio con Ve*
da lui apprelò il falallò p. 260. ». 7. nere .
p. 1 74. ». 22.
.

Ificia . v. fai ficee .


Marte Gradivo, nato dalla gramigna, p. 173- ». 18.
Ifide, fuoi nomi, e forme diverfe p.260. ». 12. fua .
o da Giunone , e come , ivi .

velie reticulata , che dinoti, p. 261. ».2i.la dc(Ta, Mafchere di donne, da chi inventate, p. 18. ». 8.
che Venere e la Luna . p. 260- ». 14. Mafchere loro origine p. 177. ». 3. fpecie diverfe. .

Iflione. p, 39. »• 4. ivi. ». 4.

Mone, padre de’ Centauri, p. 132. ». 7. Maflìmo , pittore antico .


p. 2. ». 9.

Iftramenti di mufica, loro divifione . p. 164. ». io. Meandri, forta di pittura . p. 79. ». 23. fregi delle
Ifiriiracnti di falegnami . v. falegnami . bacchici , vedi , ivi
p. 144. ».<5, Megalografia, che fia. p. 21. ». 3.
Jutunia Dea de’ laghi .
p. 270. ». 49. Melanippe*, o Menalippe figlia di Eolo. p. 11. ». 4.
,
Menfe ,
loro figure diverfe . p. 77. ». 18. codume di fe-
dere a menfa. p. 77. ». 7. e ». 8- ufo de’ letti nel-

la menfa ,
ivi .

Mercurio
.. . .

DELLE COSE NOTABILI.


Mercurio ,
in filo onore fi bevea 1

ultimo bicchiere Oro ,
ufo diverfo ,
che ne faceano gli antichi .
p. 275.
p. 76. ». io. »• 82.
Meretrici , diftinte dalle donne onefle nel vcftire .
Ofiride ,
lo lidio che Bacco p. 81. ». 4. .

p, IOÓ. », IO, Ofiride ed Ifide adorati in tutto l’ Egitto . p- x6o.


Minerva , detta Tromba p. 24. », 19. confufa con .
». 8.
Diana alle volte ivi. Epydvrj p. 190. ». 5'. , .

Minotauro, tradizioni diverte, p. 23. ». 14. Tua figura. P


p. 24. » 16. rapprefentato p. 24. ;
.

Mirto confagrato a Venere AeCj fuoi fimboli. p. 28. ». 7.


p. 15-2. ». 9.
Mirto, fua proprietà, p. 159. ». 7.
Mifia , abbondante di viti, p. 29.
.

». io.
P Pace, vellita di bianco
Pace amica di Bacco p. 126. .
.

».
p. 125-. n.

9.
2.

M vkyg 30. p. 69. ». 5. Palla, forte di velie propria de’tragici p. 18, ». 8.


.

Myrothecium . p. 76.», 16. Pallio proprio de’ Greci, p. 34, ». 19.


Moglie, preflò gli Egizii comandava al marito nelle Pan ,
compagno madre , fuoi fimboli p,2p.
della gran ,

cofe domeftiche ». li. lo Hello che Fauno } ivi.


p 107. «.9, .

Monocromi, pitture di un fol colore, p. 1. 2. loro Pancarpiae . p. 270. ». 47.


ufo . p. 1. », 3. i noflri quando , e dove trovati, Pandaro ,
fue figlie . p. 4. ». 20.
p. 1. ». 6. p. 7. », 2. Pantere, loro pelli ufatc da’ Baccanti p. iti. ». 3. .

Monolinum de albis, p. 106, », 8, Pantofole, rapprefentatc p. 37. p. ny. .

Monti {agri a Giove , e ad altri Dei » p. 204, •», 19, Pappagalli* p. 243. ». 3. fe gli antichi ne conofceflèro
adorati, ivi. altri , fuorché gl’ Indiani , ivi perchè detti pfitta- »

Mormo ,
carro su cui giravano le mafeherate* p* 177* ci , ivi .
conofciuti in Roma prima di Nerone
», 4, p. 246. ». 3.
Mormolicic • p. 177.», 4, Parerga, che follerò nelle pitture, p. 232, ». 7.
Mormone, p, 178, ». 4, Parrafìo pittore, p, 83. ». 14.
Mofca di bronzo , forta di giuocó ivi . . Pavoni , chi avelfe uccifo il primo per mangiarli .
p. 271.’
Molli varie forti e loro nomi p, 18 y. , ,
». i fi n, 5-5-*

Muinda varie forti di giochi Così detti*


, p. 174, ». 8. Paufia pittore, p. 24. ». iy.
Multicia, forta di velie, p. 106, ». 9, Pedicinus .
p. 184. ». 5.
Mufica, fue parti, p. ióf. ». io, fe da Romani tenu- Pendoni, detti labari, p. 268. n- 23,
ta in pregio , ivi * placava la collera de Numi
1
Pennàcchio, p.* 1J3. ». 16.
p. 199. ». y* Pentalita : forta di giuoco . p. 3. e 4., c p. 3. ». Ì9,
Perillromi 143. ». 13. .
p.
N Perle confagrate a Venere * p. 98. n. 6. luflb del*
le dame Romane nelle perle . p. 98. ». 6. c p.
Ajadi , compagne di Baccd p. ii 8 hi 7, .
,
106. ». 8. filze di perle di una, o di più file, ivi.

Navi , loro Ipecie p. 237. ». 3 loro inventori * ;


; Peroni, p; 186. ». 23.
ivi le gli antichi ne avellerò a più ordini di remo,
.
Perlèo fuo tempio in Chemini p. 251. », 17.
, .

p. 236. ». y. parti delle navi da guerra, p. 237. Pefca , fuo ufo. p. 190. ». 8. varie maniere, p. 190.
». 9; quelle da ehi coverte interamente , ivi ; ». io. illrumenti. p. 190. »•. 9.

Nettuno fua occultazione , p. 12. ». 6. cangiato in Pefcatori , loro Dio p. 2 66. », 20, .
,

cavallo sforza Cerere fua forella, p;i2, «.7, dettò Pefci, non mangiati dagli Eroi. p. 190. ». 8.
equeltre perchè , ivi ,
Petafo ,
forta di cappello, p. 35'. ». 20. rapprefenta-
,
Nilo indicato col Coccodrillo p, 241, n-. ifi , .
to -
P 37 ; -
.

Nimbo p. 269. ». 3 .
Phalerae e torques ,
in che dilferifcano . p. 139.». 8.,
Ninfe , loro nomi divertì p.88. »; $'• che follerò , ivi-. ;
e fe fieno fintili a* baltei .
p. 148. ». 6.

Niobe , fu la prima tra le donne violata da Giove Pilade p. 46. ». . 4. 3


e. p. 57. ». io.
p, 2, ».• 13. diverfa dalla figlia di Tantalo ivi -,
. Piritoo. p. 7. ». 5.
Niobe , figlia di Tantalo amica e poi nemica di La- Pirrica , forta di ballo, p. 15. «.4. e p. 149. ». 8.
tona p.r. ».i3- fuoi figli e iiglie ivi , e p.3; »,i8. Pifandro poeta, autor dell’ Eraclea p. 28. ». 6. .
. $

rapprefentata . p. 4,
Pittori eccellenti fe dipingelfero fulle mura . p. 21.

Nireo ,
figlio di Aglaja . p, 3, », 1 6, ». 4.

Nodo viperino p. 138. ». 4. .


Pittori e Scultori mettevano il lor nome nelle opere
Nomi degli artefici polli nelle opere loro p» 2, », 7, loro p. 2. ». 7. .
.

nomi delle pedone dipinte, p. z> », 8. Pittori e Scultori perchè iieìle opere foro metteano
faciebat, e non già fecit p. 2. ». 9. elcmpj col fc-
.

O cit ,
ivi t

Pitture , su varie materie ,


c di varie maniere degli
a frefeo , c a tempera -

O p.
Efirigilli

4 6.
Olimpo
». 6.
t

,
p, 11 3. »* io,
difcepolo di Marita , p- 4f- n-. 4. e
antichi, p.
p,
Pitture coi
273. » ;
273. e
73, 74,
nomi delle perfone dipinte, p.
»* 71;

2. ».
21
8.

Orcomeno ballo, p, 102. ». 2. Pitture fulle mura , loro ufo antichifììmo .


p. . ». 4.

Ore con velli, e fenza p. 101. ». 2.


Pitture in ifcorcio, da chi inventate, p. 24. ». iy.
, .

Tauri p. fd. Pitture ofeene , loro ufo antichifììmo p. 88. ». 7.


Orellc p; 55. ». 3., fua avventura in
.
.
.

». luo carattere . p. 57. ». 7. p, 63, e 64, e 8. rapprefentate in eflè le divinità del Gentilcfi-
f. ,

Orgie eli Bacco . p. 82. ». y. mo . p. 89. ». 9,


Tom.I. Pit. A aa Pitture*
. . . . ,. . . . ..

Pitture ,
pubblicate fa quello
INDICE
Tomo ,
loro numero . nomi , ivi di pavoni afgano il primo luogo, ivi,
Sandaligerulae. p. 76. ». 16.
p. 277. loro merito, ivi
Sandalo p. 113. ». 11.
pivoli Tulle tibie, p. 164. ». 7. rapprefentati p. .
1 67. .

Sandalotheca , caffetta per confervar le fearpe


Plauto, Tuo Anfitruone notato, p. 34 ». 14. - . p. 76,
». 16.
Plettro, Tuo ufo nella cetera . p. 169. ». 4.
Plettro, rapprefentato . p. 43. Sapa . p. 8f1 . ». 17.
Plutei, p. 219. ». 2. Satiri, efprcffa in elfi l’incontinenza, p. 87. ». 4. che-

Polifemo Ciclopo p. 70. ». 4. amante di Galatea. p. 70.


.
follerò , ivi. fe efifteffero , ivi p. 81. ». 3.

n. 7. amato dalla medefima p. fi. ». 13. quanti .


Saturno, ingoja i fiioi figli p. 12. ». 6. .

occhi avelie, p. 71. ». 8. rapprefcntato con tre. Saturno padre di Chirone p. 39. ». 4. .

Scalini de’ tempii, di numero non pari 224.


p. 73. fonava anche la lira. p. fi. ». 9, .
p. ». 6,

Pomi dell' Efperidi , fe fieno i cedri, p. 126. ». 7. Scaperda. p. 170. ». 8.


confagrati a Bacco, ivi , e a Venere. p. 12 6. ». 9. Scaphium , Torta di cuffia, p. 1 26. ». 4.
e a Giunone , ivi .
Scarpe rapprefentate p. 37. .

Pomi convengono ad amore p. 200. ». 8. che dino- Scarpe di varj colori, p. 113. ». 9. di forte diverfe..
.

tano, ivi e p. 202. ». 11. p. 11 3. ». 11.


Ponto Eufino , perchè così detto, p. 73. ». 3. Scena tragica, in che differifea dal coro. p. 18. ». 7.
Porte valvate . p. 224. ». 7. fi aprivano all’ infuo- Scene Romane , lo ftefiò che le cafe Greche - p.232.».f.
ri ,
ivi. Scettro, conviene propriamente a Giove .p. 34. ». 12,
Porte de’ Tempii aprivano in fuori, p. 224. ». 7.
fi Scettro, rapprefentato . p. 129. in mano alla Pace fui- .

nelle cafe differivano i Greci da Romani , ivi le medaglie . p. 12 6. ». 9,


Porte delle cafe greche tre. p. 232. ». f. Sciro, ifola, come rapprefentata p. 12. ». f. .

Praetexta p. 107. ». ri.


.
Scudi, fofpefi alle navi, che dinotaflero. p. 237. ». 8.
Pralfino, colore, p. 12 1. ». 4. fazione Circcnfe, ivi Scudi, appefi ne’ tempii, p. 249. ». 3.
Predella fotto il trono, p. 152. ». 4. Scudo , colla tella di Medula nel tempio di Giovo-
Prefericolo Torta di vafo p. 118. ». 6. .
Olimpio da chi pollo p. 249. », 4. .

Prefiche, Ior mefliere p. 17. ». 2. .


Scudo , e tazza fi confondono, p. 270. ». 4.
Preio p. 184. ». 7.
.
Scytalo-fagitti-pelliger ,
detto Ercole p. 28. ». 6. .

Pretorio, p. 266. ». 6. Secchiello in mano d’Ifide. p. 261. ». 18.


Priapo. p. 269. ». 4. Sedili delia contumelia , e dell’ impudenza nell’ Areo-.
Prore , immagini di animali fii quelle per infegna pago . p. 77. ». 6.
p. 241. », 6 . infegne loro diverfe dalla tutela . Sega, trovata da chi p. 179. ». 9. .

p.242. ». 6. Serpenti fagri d’ Epidauro p. 202. ». 1 7. Efculapii .

Proiettiva , Tua fetenza conofciuta dagli antichi . p. 203. ». 17. familiari, ivi.
p. 276. ». 8f. fe nc vedono accennate le regole Servi , loro abiti diftinti fecondo i colori delle fazioni
nelle pitture del Mufeo ,
ivi . Circenfi . p. 122. ». 4, onde l’origine delle livree , ivi.
Provvidenza, come rapprefentata p. 28. ». 7. .
Servi praecinèti nelle cene p. 122. ». 6. .

Protropum v. Molli Servi ad pedes, perchè detti p. 77. ». 17.


.

Pfila v. Bacco .
. Sigma, fpecie di letto tricliniare p. 77. ». 18. .

Pulvinar e Pulvinus p, 172. ». 8. c p. 173.». 14. ,


Simulacri antichifiimi erano di legno, p. 79. ». 20.
folcano dipingerli , ivi
a Sindcfi, Torta di velie, p. 77. ». 7.
Sinoefià detta Arne. p. 12. ». 6.
Uerce . p. 270. ». f. da quelle natele Ninfe, Sirene, dette centauri cidc , e perchè .p. 132. ». 7.
ivi Sireo, o fifereo vino p. 187. ». 17. .

R Solea, in che differifea dal calceo p. 118. ». il.


.

Solea . p. 11 3. ». 11.

R Egina Dea
Remiganti
finimenti, p. 102.
.

,
p. 12. ». 7.
moveano
». 8.
i remi alla cadenza degli
Sparviero, facro animale di Egitto, p. 260. n.9. fotto
la Tua forma rapprefentato Ofiride
Spiche, fimbolo della Pace.p. 28. ». 7.
ivi . .

Reticulum . p, 76, ». 1 f , rapprefentata , p. 79. Stanghe ne’ cocchi, p. 246. ». 4. fi vedono, p. 247.
Rintone poeta , inventore dell’ Il aro-tragedia , p. 34, Statue greche, nude. p. 22. ». 6.
». 14. Statue veftite 79. ». 17.
. p,
Rintoniche ,
favole da lui dette , ivi . Statura degli eroi ftraordinaria p. 22. ». 7. .

Roma, fe detta dalla figlia di Telefo .


p. 29,». 12. Supparum, forta di velie, p. 76. ». 14^
fuo nome arcano , ivi .

Rofe confegrate a Venere, p. 98. ». 7. e p.173. ».i4* T


Rofiri nelle navi 24Z. ». 7. .
p.
Rote de’ mulini ad acqua, p. 2f 6. ». 8»
Rota per attigner l’acqua, e per molini p.267. «.17,
Rutabulum . p. 18 f. ». 16.
.
T Alis fodere
Talus, che
Tamburello p, 106. .
. p. 4. ». 20.
fia, ivi.
». 7.
Tarantinidie ,. forta di velie • p. 94. ». 7.
S Tazza, prefa per feudo . p. 270. ». 4.
Telaro , nelle porte come compartito dagli antichi
Alafio. v. Ippopotamo. p. 212. ». 13.
S Salficce,ondc dette . p. 270. ». 7 7 . varie forti , e Telefo, perchè così detto . p. 27. ». 4, : Tua mitola?
gi*>
. . . . .

DELLE COSE NOTABILI.


già . p. 27. ». y figlio di Ercole fimiliffimo al pa- p. 102. ». 6.
dre , ivi . Venere, cacciatrice Umile a 'Diana, p. 24. ». 18.
Tempietti , sul lido . p. 270. ». 42. Venere, Murzia p. 15-2. ». 9. .

Tempii, loro fcalini . p. 114. ». <5. Venere , talvolta confida con Giunone, p. 127.». 9.
Tende, di che fatte . p. 2 76. ». 15A. «.4. Venere fuo impero fopra tutte le cole
, p. 2 5 2. .

Tenuiarij . p. 106. ». 9. ». 11.


Termini p. 267. ». 16.
. Venere, vincitrice p, 174. ». 22. e Venere armata, ivi. .

Terra , detta xupoTpoQog p. 29. ». 9, la ftella che la . Venere , tre ftatue in Teb^. p, 201. ». io. popo-
gran madre , ivi . lare , ivi amica , ivi maritale , ivi
. come detta . .

Tefeo, uccide Eurito , e come p. 8. ». 6. io. figlio .


quella da quei di Delfo, p. 202. ». 11.
di Egeo fue avventure in Creta, p. 22. ». y e 9. Venere, barbata p. 260. ». 14.
rapprefentato p. zy . Velli, liftate a chi convengono p. 18. ». 9. rappre-'
.

Tefeo , fuoi compagni e compagne nella fpedizione di fentate . p. 19.


Creta p. 23. ». 11. fuo anello, p. 22. ». 9.
.
Vedi, color di quelle delle baccanti, p. 83. ». 9.
Teflìito di oro puro nel Mufeo p. 273. ». 82. .
Velli, gialle, -e rode, e verdi , proprie di donne
Tede, non proporzionate a i bulli nelle ftatue p. 22. . p. 94. ». 6.

_n 7- - Velli, trafparenti. p. 106. ». 9.V. multicia.


Tholus, varii fignificati di quella voce p. 231. ». 2. .
Velli , bianche , uiate nel lutto p. 106. ». io. tifate

p.272.». 65\Pantherae,rw'.di Velia, e delPanteo, ro- dalle donne ©nelle ,


ivi differenti dalle candide
.
,
ivi.
tondo , ivi le potefle edere d’ altra figura , ivi
. . Velli colorate, ufate dalle meretrici, p. 106.». io.
Tholus , lo delio che ciborium p. 212. ». 12. .
Velli , bianche ufate ne’ baccanali p, 107. ». io.
Tiberio, fue ofeenità p. 88.». . 8. Velli, bianco , c velli bianche orlate di
orlate di
Tibia , da chi inventata p. 45". . ». 5. Amile al noftro rollo 107. ». 11.
. p.
flauto . p. 4 6. ,
ivi . Vedi , violacee , se l’ ideile , che Piantine p. 117. », 2. .

Tibicini ,
loro collegio in Roma. p. i6y ». io. fe da- Vedi bianche, ufate nelle fede di Cerere, p. 121.
mato prellb i Romani il lor meftiere ,
ivi ». 33.
Tibie ,
loro ufo diverfo . p. 163. ». 3. varie fpecie . Vedi fciolté ,
proprie degli effeminati, p. 122. ». 6.

p. 164. ». 4. Vedibulo ,
se differifea dall’ atrio p. 223. ». 2. ,
Timoni loro ufo , e numero . p. 173. ».
, y e pag. 224. ». 4.
Timpani diverfe fpecie ,p. 106. ». f. .
Vefuvio, p. 265". ». 1.
Tvy.Tca.voy , fua etimologia, p. 106. », 6. p. 112. v. 4. Ville, aveano de’ tempietti, p, 272. ». 67.
differente dal cymbalum, ivi . Ville, lulfo degli antichi in quede .
p. 2 66. ». 3.

Tirfo # p..82. ». 7. e p. 267. » 12. e feg. le fabricavan su Tacque }


Titiri p. 164. ». 4. ivi ludo in queda parte da chi introdotto tra*
.

Torri, fu le navi p. 237. ». 11. .


Romani, ivi. parti, p. 2 66. ». 6 .

Torri, per dar 1’ awifo col fuoco . p. 242. ». 12. Vinarii,


loro collegio, p. 183. ». 3.
Torri ,
loro altezza . p. 269. ». 30. con cenacoli , Viole, quando, prodotte dalla terra, p. 117. ». 2.

ivi . loro ufo nelle ville ,


ivi . violarii, ivi
Tragi-comedia ,
a che corrifponde p- 34. ». 14. .
Vìttime, umane dove, c a chi immolate, p. 6 3.
Triclinia ,
e biclinia, perchè così detti p. 76.». 13. .
». 3. a Diana Taurica da chi introdotte , ivi.
Triclinio venereo . p. 93. ». 4. Unguenti, mifchiati nel vino. p. 76. ». 16. calfettc
Triglia 271. ». 57. p.
per confervarli ,
ivi
.

Trigono, {frumento con corde, p. 169. ». 3.


i
Uniformi militari, loro origine, p. 122. ». 4.

Triremi, da chi inventate, p. 241.». 4. Volti, di ciafcun nume fatti fempre dagli artefici ad
Tritoni, loro forme, e colori, p, 232. ». 9. un modo p. 3. ». 18. .

Trono, p. 1 fi. ». 3., in che differifea dal elidilo,


e dal difro ivi e dal tranio , ivi , . . X
Trono, col fuo panchetto, p. if2.». 4.
Tunicae fluentes , folutae , recinètae p. 122. ». 6. .
EW , forta di pitture, p. 5-9. ». 23.

V Y

V
Veli j
Ad
7Ó.».20.
p. 278. ». 23.
,
tre fi foleano porre nella menfa, perchè . p.
X 'Tlepuov. p. 70. ».
YnoSvpudà'Eg p.
15”.

139.

Z
». 8.

Veli di varie figure . p. 270. ». 40.


Velo , nel tempio di Diana Efefina alzavafi . p. 5-9.
». 19.
Venere, ballante, p. 97. ». 3
Venere, come fi rapprefenta p. 98. ». .
-

4. e 7.
Z ».
Eufi pittore
dipinfe
2.
il primo
,
fua pittura deferìtta
le Centaurefl'c , c
.

come
p. 34. ». if.
. p. 147.

Venere, detta ’Apyvponéfa. p. 102. ». 4. fuo ball# Zoote, vefti . 201. ».p.
g I , . l

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eondo le munire itinerarie, e le asse rv ctzj-onjblài
Mon«fia” Ottavio ^4nt:' B attardi. Ili

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