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Metodi indiretti
I metodi indiretti possono essere suddivisi in due macro-classi:
Entrambe queste due categorie sono state influenzate dalla scontro tra due correnti
di pensiero:
Il punto di contatto tra queste due scuole di pensiero è l’idea secondo la quale
esiste una relazione di dipendenza del capitale dai flussi economici e/o finanziari
che l’impresa sarà in grado di generare nel futuro. A tal riguardo Zappa,
appartenente alla scuola italiana, affermava: "il capitale non può prescindere dal
reddito. Il reddito è il valore originario e il capitale quello derivato", per cui,
sempre secondo Zappa, “il capitale ha valore solo se produce reddito”.
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Tale divergenza ha portato così alla nascita di tecniche di valutazione che utilizzano i
medesimi algoritmi di calcolo i quali, però, vengono applicati a flussi economici nel
caso della scuola italiana, ed a quelli finanziari nel caso della scuola anglosassone.
Nel tempo non sono mancati i tentativi di conciliare i due metodi sulla base dell’idea
che il valore dell’impresa sia uno ed uno soltanto, non potendosi pertanto
ammettere stime discordanti tra metodi che utilizzano flussi di natura diversa. Tra
gli studi di maggior rilievo vi sono quelli di Guatri e Colombi.
Nell’ipotesi che l’impresa abbia una durata pari a n anni il valore dell’impresa sarà:
𝐹1 𝐹2 𝐹𝑛 𝑇𝑒𝑟𝑚𝑖𝑛𝑎𝑙 𝑉𝑎𝑙𝑢𝑒
𝑊= + + ⋯ + +
(1 + 𝑖) (1 + 𝑖)2 (1 + 𝑖)𝑛 (1 + 𝑖)𝑛
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Dove:
Fi = flussi monetari complessivi netti (o free cash flow to equity) fino al tempo n;
i = tasso di attualizzazione.
Nell’ipotesi che l’impresa abbia una durata pari a n anni il valore dell’impresa sarà:
𝑅1 𝑅2 𝑅𝑛 𝑇𝑒𝑟𝑚𝑖𝑛𝑎𝑙 𝑉𝑎𝑙𝑢𝑒
𝑊= + + ⋯ + +
(1 + 𝑖) (1 + 𝑖)2 (1 + 𝑖)𝑛 (1 + 𝑖)𝑛
Dove:
Gli introiti che derivano dalla proprietà di un'azienda sono rappresentati dai flussi di
dividendo annuali e dal flusso terminale per la vendita o la liquidazione dell'azienda.
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Pertanto, nell’ipotesi che l’impresa abbia una durata pari a n anni:
𝐷1 𝐷2 𝐷𝑛 𝑇𝑒𝑟𝑚𝑖𝑛𝑎𝑙 𝑉𝑎𝑙𝑢𝑒
𝑊= + + ⋯ + +
(1 + 𝑖) (1 + 𝑖)2 (1 + 𝑖)𝑛 (1 + 𝑖)𝑛
Dove:
Si noti che i dividendi di ciascun esercizio presentano valori dissimili dai redditi dei
vari periodi per via degli accantonamenti effettuati:
Con riferimento al punto sub 1, dato il contesto teorico in cui è collocata la formula
fondamentale teorica, risulta del tutto lecita l’ipotesi di durata illimitata
dell’azienda. In tal caso, però, il Terminal Value assumerà un valore nullo e occorrerà
stimare il valore assunto dalla grandezza economica o finanziaria presa in
considerazione per un arco temporale sufficientemente ampio (per non dire
tendente all’infinito).
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Con riguardo al punto sub 2, il Terminal Value assume una configurazione diversa a
seconda della formula fondamentale utilizzata. In particolare:
- nel caso della formula fondamentale finanziaria, il Terminal Value sarà pari alla
differenza tra il patrimonio netto e le liquidità aziendali. Tale correzione è resa
necessaria in quanto nel capitale di liquidazione vi saranno tutti gli introiti
derivanti dalla vendita dei beni aziendali, oltre alla cassa costituita fino a quel
momento che, però, è stata già considerata all’interno della formula finanziaria
nel flusso Fn. Quindi, per evitare di considerare nella stima del capitale
economico due volte le liquidità aziendali è necessario che le queste vengano
stornate dal valore di liquidazione.
- nel caso della formula fondamentale reddituale, il Terminal Value sarà pari alla
differenza tra il valore del patrimonio netto e la somma degli utili non distribuiti.
Se non fosse così sia l’utile dell’ultimo esercizio che gli altri utili posti a riserva in
passato verrebbero conteggiati due volte, prima come redditi da attualizzare e
poi nel capitale di liquidazione nel momento in cui gli stessi sono stati posti a
riserva per acquistare beni, poi rivenduti sul mercato;
- nel caso della formula fondamentale basata sui dividendi da distribuire, il
Terminal Value sarà pari, invece, proprio al patrimonio netto. In tal caso, infatti,
non vi sarebbe il rischio di conteggiare due volte tale flusso.
Per quanto concerne, infine, il punto sub 3, e cioè la possibilità di applicare nel
concreto tale metodologia, le formule fondamentali teoriche risultano difficilmente
applicabili alla realtà - e per questo si dicono teorici -caratterizzandosi per:
valore iniziale 1 2
patrimonio netto 200 210 220
assets 100 0
cassa 200 110 220
reddito netto 100 100
flusso di cassa 200 200
dividendi 90 90
Costo del capitale (k) 10%
Alla fine di calcolare il valore del capitale economico il perito indipendente suppone
la liquidazione dell’azienda alla fine del secondo anno. Il capitale di liquidazione è
ipotizzato come pari al valore del patrimonio netto contabile, pari a 220.
1 2 terminal value W
formula f. finanziaria 181,81818 165,28926 0 347,107438
formula f. reddituale 90,909091 82,644628 200 373,553719
formula f. basata sui dividendi 81,818182 74,380165 220 376,1983471
È evidente che a seconda del metodo utilizzato si giungerà a una diversa stima del
capitale economico dell’azienda.
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4.2 Metodi fondamentali semplificati
Tali metodi possono distinguersi in 2 categorie:
𝑅1 𝑅2 𝑅𝑚
𝑊= + + ⋯ +
(1 + 𝑖) (1 + 𝑖)2 (1 + 𝑖)𝑚
a tale valore dovremo aggiungere, inoltre, il valore finale di realizzo. Non potendo
conoscere il valore del patrimonio netto da qui alla fine della vita dell'azienda si
andrà ad aggiungere, semplificando, un generico Terminal Value.
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Una volta scelto quale reddito utilizzare vado ad attualizzare quest'ultimo mediante
il fattore di attualizzazione della rendita perpetua a un tasso pari al tasso di congrua
remunerazione:
𝑅1 𝑅2 𝑅5 𝑅𝑒𝑑𝑑𝑖𝑡𝑜 𝑠𝑐𝑒𝑙𝑡𝑜
𝑊= + + ⋯ + +
(1 + 𝑖) (1 + 𝑖)2 (1 + 𝑖)5 𝑖
in realtà così ho riportato il valore terminale al 5° anno e non al tempo zero. Quindi
dovrò nuovamente attualizzare la precedente quantità per un fattore di
attualizzazione che, però, in tal caso è quello della rendita temporanea:
𝑅𝑒𝑑𝑑𝑖𝑡𝑜 𝑠𝑐𝑒𝑙𝑡𝑜
𝑅1 𝑅2 𝑅5 𝑖
𝑊= + + ⋯ + +
(1 + 𝑖) (1 + 𝑖)2 (1 + 𝑖)5 (1 + 𝑖)5
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Come ottenere il reddito netto normalizzato?
reddito netto
+ imposte
- imposte virtuali
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ESEMPIO: si consideri il segue conto economico:
ricavi 1000
Ammortamento 100
oneri finanziari 50
Minusvalenze 50
Imposte 250
+ imposte 250
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reddito lordo 650
Una volta che i i redditi sono stati normalizzati ossia depurati dalle componenti
straordinarie e non ripetibili si potranno determinare i redditi puntuali attesi
attraverso le diverse tecniche:
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2) La seconda tecnica è basata sulla estrapolazione dei dati storici nel futuro
mediante l’utilizzo dello strumento della retta di regressione. Tale metodo porta
a generare dei redditi “prospettici”. In tal caso si parte sempre dei redditi passati
normalizzati indicizzati cercando però di capire quanto il passato è in grado di
spiegare l'andamento futuro dell'azienda. A tal riguardo si calcola l’indice R2 per
cui se tale indice è > 0,5 allora si può ritenere che i dati storici siano in grado di
rappresentare il futuro. Una volta verificata tale corrispondenza si calcolerà la
retta di regressione dei redditi al fine di determinare i redditi futuri.
- R2008 = 2
- R2009 = 3
- R2010 = 4
L'approccio che utilizzeremo è quello statistico per cui:
2 1 2-3=-1 1-2=-1 1 1 1
3 2 3-3 2-2=0 0 0 0
4 3 4-3 3-2=1 1 1 1
E(Y) = 3 E(X) = 2 0 0 2 2 2
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Nella tabella la variabile X altro non rappresenta che il tempo. Tale tabella verrà
utilizzata per calcolare l'indice R2 pari a:
∑ 𝑆𝑋𝑆𝑌
𝑅2 =
√∑ 𝑆𝑋 2 ∙ ∑ 𝑆𝑌 2
R2 = 1
𝑌 = 𝑎 + 𝛽𝑥
Dove:
∑ 𝑆𝑋𝑆𝑌 4
𝛽= = =1
∑ 𝑆𝑋 2 4
𝑎 = 𝑌̅ − 𝛽𝑥̅ = 3 − 2 = 1
e quindi:
𝑌 =1+𝑥
A questo punto possibile calcolare il reddito atteso nei diversi anni, per cui:
𝑅2011 = 1 + 4 = 5
𝑅2012 = 1 + 5 = 6
𝑅2013 = 1 + 6 = 7
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3) nel terzo approccio si agisce sempre per via statistica cercando però di calcolare
la media dei redditi centrata sul secondo valore. Come si fa? cambiando le X che
non saranno più pari a 1,2 e 3 ma a -1, 0 e 1.
2 -1 2-3=-1 -1-0=-1 1 1 1
3 0 3-3 0-0=0 0 0 0
4 1 4-3 1-0=1 1 1 1
E(Y) = 3 E(X) = 0 0 0 2 2 2
R2 = 1
Beta = 1
𝑎 = 𝑌̅ − 𝛽𝑋̅ = 3 − 0 = 0
E quindi:
Y=3+x
per cui:
𝑅2011 = 3 + 2 = 5
𝑅2012 = 3 + 3 = 6
𝑅2013 = 3 + 4 = 7
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Una volta determinati redditi puntuali attesi saranno attualizzati a un tasso reale.
Per cui se:
t = 12,5%
i1 = 4%
π = 2%
β = 0,8
(Rm – β) = 6,7%
Essendo, inoltre:
Ponendo:
𝑅2013
𝑇𝑉 = 𝑖
(1 + 𝑖)3
Si ottiene:
𝑡
5 6 7 𝑖
𝑊= + 2
+ 3
+
(1 + 𝑖) (1 + 𝑖) (1 + 𝑖) (1 + 𝑖)3
𝑖1,𝑛𝑜𝑚𝑖𝑛𝑎𝑙𝑒 − 𝜋 3,5% − 2%
𝑖1,𝑟𝑒𝑎𝑙𝑒 = = = 1,47
1+𝜋 1,2
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Il premio per il rischio sarà:
Così ic è pari a:
Quindi:
7
5 6 7 0,0683
𝑊= + 2
+ 3
+ = 99,6
(1 + 0,0683) (1 + 0,0683) (1 + 0,0683) (1 + 0,0683)3
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ii. Metodo reddituale semplice
il metodo reddituale puro è quello più utilizzato nella pratica. Tale procedimento
comporta l'attualizzazione, ad un prefissato tasso di interesse, del reddito medio
futuro atteso prodotto dall'azienda. L'ipotesi forte di tale metodo e che l'azienda
consegua nel tempo un reddito costante. L'espressione matematica che caratterizza
tale modello è:
𝑅
𝑊=
𝑖
Normalmente tale formula si utilizza quando si ipotizza una vita tendente all’infinito
dell’impresa e, per questo, viene trascurato il valore finale di realizzazione
dell'azienda il quale, per n che tende all'infinito, assume il valore di zero.
𝑅𝑂 𝑂𝐹 𝑅𝑂 𝑂𝐹 𝑅𝑂 𝑂𝐹
𝑊= − + 2
− 2
+ ⋯+ 𝑛
− + 𝑉𝐵𝐴
(1 + 𝑖𝑤 ) (1 + 𝑖𝑑 ) (1 + 𝑖𝑤 ) (1 + 𝑖𝑑 ) (1 + 𝑖𝑤 ) (1 + 𝑖𝑑 )𝑛
Dove VBA rappresenta il valore corrente dei beni accessori e iw rappresenta il WACC.
In pratica è la metodologia valutativa ricavata dalla teoria del valore nell'ipotesi
durata limitata dell'impresa.
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ii. Metodo reddituale semplice
Si fa riferimento alla metodologia valutativa ricavata dalla teoria del valore, per cui:
𝑅𝑂
𝑊= −𝐷
𝑖𝑤
dove, si ricorda:
𝑂𝐹
𝐷=
𝑖𝑑
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