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Torino, sei mesi dopo il rogo

all'Inps niente assegni per la


disoccupata
Nulla è cambiato dopo mesi di coma per Concetta Candido che
reclamava gli arretrati
di CARLOTTA ROCCI

28 dicembre 2017
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Concetta Candido
"Sono stufa di stare in ospedale", ma Concetta Candido, 46 anni, non è stufa di lottare.
Esattamente sei mesi fa si era data fuoco davanti a uno sportello della sede di Torino Nord
dell'Inps. Voleva essere ascoltata, voleva avere i soldi che le spettavamo dalla Naspi,
l'indennità di disoccupazione. Quel 27 giugno prima di uscire di casa lo aveva scritto su
Facebook: "Vado a farmi sentire",. Non ci era riuscita e aveva trovato un'altra strada con
una bottiglietta di alcol e un accendino. Le conseguenze sono state pesantissime per lei:
mesi di coma, poi un ricovero in ospedale che non è ancora finito, la faccia sfigurata dal
fuoco. Operazioni, trapianti di pelle, interviste, addirittura un libro per raccontare la sua
storia: nella vita di Concetta sono cambiate tante cose ma il suo problema non è risolto.
Da maggio Concetta riceve la Naspi "ma sugli arretrati non arrivano le risposte", spiega
suo fratello Giuseppe che da sei mesi cerca di trovare una soluzione per districare una
matassa di cavilli che - dice - "hanno portato mia sorella all'esasperazione". Concetta, che
faceva le pulizie in un locale di Settimo Torinese era stata licenziata il 13 gennaio. La sua
titolare non le aveva liquidato nemmeno il tfr che oggi la donna ha recuperato con una
causa davanti al giudice. Quella settimana lei era in mutua. Il 24 gennaio aveva fatto
domanda all'Inps per ottenere la disoccupazione e gli uffici di corso Giulio Cesare le
avevano risposto ad aprile: richiesta negata perché mancava un documento che
attestasse che Concetta era guarita ed era di nuovo abile al lavoro. "Questo è quel che
dice la legge ma basterebbe il buonsenso", dicono i fratelli Candido che lottano da sei
mesi contro la burocrazia. "Non so quante volte sono andato all'Inps i per venire a capo di
questo furto legalizzato: perché nessuno sa della necessità di questi documenti prima di
trovarsi invischiato nella procedura. Sbagliare è facilissimo". L'Inps non nega i soldi alla
lavoratrice licenziata ma li posticipa facendo partire la pratica da maggio. Proprio quel
ritardo ha spinto Concetta verso un gesto estremo. "Ho cercato di capire se sarebbe
bastata una sua autocertificazione sulle sue condizioni di salute di un anno fa, per ottenere
subito gli arretrati, ma non si poteva fare. L'unica ipotesi, ammesso che poi vada a buon
fine, è chiedere al medico che le aveva firmato il foglio della mutua di certificare che dal 20
di gennaio dell'anno scorso mia sorella era tornata abile al lavoro". Ma questa volta è il
medico a non voler firmare il documento. E Concetta resta prigioniera della burocrazia
proprio come si era sentita sei mesi fa.
A Natale è tornata a casa con un permesso speciale dell'ospedale dove è ricoverata per la
convalescenza.
Su Facebook ha pubblicato un video in cui canta finalmente insieme alla sua famiglia. "Ho
una gran voglia di tornare a casa anche se sono ancora molto stanca", dice a tutti, e
soprattutto a Giuseppe che le è stato vicino tutti questi mesi. "In ospedale cerca di darsi da
fare, aiuta la sua vicina di letto che è anziana e ha bisogno di assistenza". Le cure e il
recupero però sono lunghi e per Concetta sarebbe ancora troppo pericoloso tornare a
casa.

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