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Gioconda

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La Gioconda, nota anche come Monna Lisa, è un dipinto a olio su tavola di
La Gioconda
legno di pioppo realizzato da Leonardo da Vinci, dalle dimensioni di 77 cm.
d'altezza x 53 cm. di base e 13 mm. di spessore, databile al 1503-1506 circa e
conservato nel Museo delLouvre di Parigi.

Opera iconica ed enigmatica della pittura mondiale, si tratta sicuramente del


ritratto più celebre della storia nonché di una delle opere d'arte più note in
assoluto. Il sorriso impercettibile del soggetto, col suo alone di mistero, ha
ispirato tantissime pagine di critica, letteratura, opere di immaginazione e
persino studi psicoanalitici; sfuggente, ironica e sensuale, la Monna Lisa è
stata di volta in volta amata e idolatrata ma anche derisa o aggredita.

La Gioconda rappresenta una meta obbligata per migliaia di persone al giorno,


tanto che nella grande sala in cui è esposta un cordone deve tenere a notevole
distanza i visitatori; nella lunga storia del dipinto non sono infatti mancati i
tentativi di vandalismo, nonché un furto rocambolesco che in un certo senso
ne ha alimentato la leggenda.

Indice Autore Leonardo da Vinci

Storia
Data 1503–1506 circa
L'inizio a Firenze e l'identificazione del soggetto Tecnica olio su tavola di pioppo
La Gioconda in Francia
Dimensioni 77×53 cm
Il furto
Vicende recenti Ubicazione Museo del Louvre,
Copie antiche della Gioconda Parigi
Omaggi e citazioni
Descrizione e stile
Lo sfondo
Stato di conservazione
Note
Bibliografia
Voci correlate
Altri progetti
Collegamenti esterni

Storia

L'inizio a Firenze e l'identificazione del soggetto


L'opera rappresenta tradizionalmente Lisa Gherardini, cioè "Monna" Lisa (un diminutivo di "Madonna" derivante dalla parola latina
"Mea domina" che oggi avrebbe lo stesso significato di "Signora"), moglie di Francesco del Giocondo (quindi la "Gioconda").
Leonardo dopotutto, in quel periodo del suo terzo soggiorno fiorentino, abitava nelle case accanto a Palazzo Gondi (oggi distrutte) a
pochi passi da piazza della Signoria, che erano proprio di un ramo della famigliaGherardini di Montagliari.

Questa, apparentemente di facile identificazione, in realtà molto dibattuta dalla storiografia artistica, ha come fonti antiche un
documento del 1525 in cui vengono elencati alcuni dipinti che si trovano tra i beni di Gian Giacomo Caprottidetto "Salaì", allievo di
Leonardo che seguì il maestro in Francia, dove l'opera è menzionata per la prima volta "la Joconda";[1] lo stesso Vasari scrisse che
"Prese Lionardo a fare per Francesco del Giocondo il ritratto di Monna Lisa sua moglie, e quattro anni penatovi lo lasciò imperfetto,
la quale opera oggi è appresso il re Francesco di Francia in Fontanableò", dilungandosi poi in una serie di lodi del dipinto, in realtà
piuttosto generiche.

Alcuni dubbi sono sorti a partire dalla descrizione di Vasari, che parla della peluria
delle sopracciglia magnificamente dipinta (ma la Gioconda non ne ha) e che esalta le
fossette sulle guance (pure assenti). Ciò è comunque spiegabile con la particolare
storia del dipinto, che seguì Leonardo fino alla sua morte in Francia e che venne
ritoccata per anni e anni dall'artista. Vasari infatti potrebbe aver attinto la sua
descrizione da una memoria dell'opera com'era visibile a Firenze fino al 1508,
quando il pittore lasciò la città; analisi ai raggi X hanno mostrato che ci sono tre Gli occhi della Gioconda
versioni della Monna Lisa, nascoste sotto quella attuale.

A sostegno delle testimonianze del Vasari, nel 2005 Veit Probst, storico e direttore della Biblioteca di Heidelberg in Germania, ha
pubblicato un altro appunto del cancelliere fiorentino Agostino Vespucci, datato 1503, che conferma l'esistenza di un ritratto di Lisa
del Giocondo:

(LA) (IT)
« Apelles pictor. Ita Leonardus Vincius facit in « (Come) il pittore Apelle. Così fa Leonardo da Vinci
omnibus suis picturis, ut enim caput Lise del in tutti i suoi dipinti, ad esempio per la testa di Lisa
Giocondo et Anne matris virginis. Videbimus, quid del Giocondo e di Anna, la madre della Vergine.
faciet de aula magni consilii, de qua re convenit iam Vedremo cosa ha intenzione di fare per quanto
cum vexillifero. 1503 octobris. » riguarda la grande sala del Consiglio, di cui ha
appena siglato un accordo con il gonfaloniere.
Ottobre 1503. »

(Agostino Vespucci [2])


Altre identificazioni storicamente proposte sono state Caterina Sforza,[3] la sorellastra Bianca[4] e la madre stessa di Leonardo,
Caterina Buti del Vacca;[5][6] più recente è quella con Isabella d'Aragona, duchessa di Milano nell'anno 1489. Si è supposto, inoltre,
che la nobildonna ritratta appartenesse al casato degli Imperiali.[7] Altri farebbero risalire l'identità a Bianca Giovanna Sforza, figlia
legittimata di Ludovico il Moro.[8] Anche Pacifica Brandani, amante del duca Giuliano de' Medici, rientrerebbe come probabile
soggetto.[9][10][11][12]

La Gioconda in Francia
Fu Leonardo stesso a portare con sé in Francia, nel 1516, la Gioconda, che potrebbe essere stata poi acquistata, assieme ad altre
opere, da Francesco I.

Si sa che un secolo dopo, nel 1625, un ritratto chiamato "la Gioconda" fu descritto da Cassiano dal Pozzo tra le opere delle collezioni
reali francesi. Altri indizi fanno pensare che fin dal 1542 si trovasse tra le decorazioni della Salle du bain del castello di
Fontainebleau.[13]
Più tardi Luigi XIV fece trasferire il dipinto a Versailles, ma dopo la rivoluzione
francese venne spostato al Louvre. Napoleone Bonaparte lo fece mettere nella sua
camera da letto, ma nel 1804 tornò al Louvre. Durante la guerra Franco-Prussiana
del 1870-1871 fu messo al riparo in un sito nascosto.

Il furto
Nella notte tra domenica 20 e
lunedì 21 agosto 1911, prima di un
Le mani
giorno di chiusura del museo, la
Gioconda venne rubata. Della
sottrazione si accorse lunedì stesso un copista, Louis Béroud, che aveva avuto il
permesso per riprodurre l'opera a porte chiuse.[14] La notizia del furto fu
ufficializzata solo il giorno dopo, anche perché all'epoca non era infrequente che le
[15]
opere venissero temporaneamente rimosse per essere fotografate.

Era la prima volta che un dipinto


veniva rubato da un museo, per di
Spazio vuoto sulla parete del Louvre
più dell'importanza del Louvre, e a
in seguito al furto del 1911
lungo la polizia brancolò nel buio.
Fu sospettato il poeta francese
Guillaume Apollinaire che venne arrestato dopo aver dichiarato di voler distruggere
i capolavori di tutti i musei per far posto all'arte nuova e condotto in prigione il 7
settembre 1911; il suo arresto si basava su una calunnia, causata da una ripicca, da
parte dell'amante Honoré Géri Pieret, che lo accusò di aver ricettato alcune statuette
antiche rubate dal museo. Anche Pablo Picasso venne interrogato in merito, ma,
come Apollinaire, fu in seguito rilasciato.[15] Sospetti caddero anche sull'Impero
tedesco, nemico della Francia, ipotizzando un furto di Stato. Mentre crescevano
sospetti e polemiche poiché si scoprì che le uniche misure di sicurezza adottate dal
museo consistevano nell'aver addestrato al judo un gruppo di guardie,[15] si iniziò a
ritenere il capolavoro perso per sempre. Franz Kafka vide una cornice vuota e dopo La Gioconda in mostra nella Galleria
un po' il posto lasciato dalla Gioconda sulla parete fu preso dal Ritratto di degli Uffizi di Firenze, anno 1913. Il
Baldassarre Castiglione di Raffaello.[15] direttore del Museo Giovanni Poggi
(a destra) controlla il dipinto
In realtà, un ex-impiegato del Louvre, Vincenzo Peruggia, originario di Dumenza,
cittadina nei pressi di Luino, convinto che il dipinto appartenesse all'Italia e non
dovesse quindi restare in Francia, lo aveva rubato, rinchiudendosi nottetempo in uno sgabuzzino e, trascorsavi la notte, uscendo dal
museo a piedi con il quadro sotto il cappotto; egli stesso ne aveva montato la teca in vetro, quindi sapeva come sottrarlo.[14]. Uscì in
tutta calma; chiese anche a un idraulico un aiuto per uscire dal museo, essendo sparita la maniglia del portone d'ingresso, e all'uscita
sbagliò tram, optando poi per un più comodo taxi[15] Messa l'opera in una valigia, posta sotto il letto di una pensione di Parigi, la
custodì per ventotto mesi e successivamente la portò nel suo paese d'origine, a Luino, con l'intenzione di "regalarlo all'Italia",
ottenendo da qualcuno delle garanzie che il quadro sarebbe rimasto nel suo paese; riteneva infatti, erroneamente, che l'opera fosse
stata rubata durante lespoliazioni napoleoniche.

Ingenuamente, nel 1913 si recò a Firenze per rivendere l'opera per pochi spiccioli. Si rivolse all'antiquario fiorentino Alfredo Geri,
che ricevette una lettera firmata "Leonardo" in cui era scritto che «Il quadro è nelle mie mani, appartiene all'Italia perché Leonardo è
italiano» con una proposta di restituzione a fronte di un riscatto di 500 000 lire «per le spese». Incuriosito, l'11 dicembre 1913,
l'antiquario fissò un appuntamento nella sua stanza numero 20 al terzo piano dell'Hotel Tripoli, in via de' Cerretani (albergo che poi
Uffizi Giovanni Poggi.[15] I due si accorsero che
cambiò il nome proprio in Hotel Gioconda), accompagnato dall'allora direttore degli
l'opera non era uno dei tanti falsi in circolazione, ma l'originale e se la fecero consegnare per "verificarne l'autenticità". Nell'attesa il
Peruggia se ne andò a spasso per la città, ma venne rintracciato e arrestato.[14] Il ladro, processato, venne definito "mentalmente
minorato" e condannato ad una pena di un anno e quindici giorni di prigione, poi
ridotti a sette mesi e quindici giorni. La sua difesa si basò tutta sul patriottismo e
suscitò qualche simpatia (si parlò di "peruggismo"). Egli stesso dichiarò di aver
passato due anni "romantici" con laGioconda appesa sul suo tavolo di cucina.[15]

Approfittando del clima amichevole che allora regnava nei rapporti tra Italia e
Francia, il dipinto recuperato venne esibito in tutta Italia; prima agli Uffizi a
Firenze,[16] poi all'ambasciata di Francia di Palazzo Farnese a Roma, infine alla
Galleria Borghese (in occasione del Natale), prima del suo definitivo rientro al
Louvre. La Monna Lisa arrivò in Francia a Modane, su un vagone speciale delle
ferrovie italiane, accolta in pompa magna dalle autorità francesi, per poi giungere a
Parigi dove, nel Salon Carré, l'attendevano il presidente della repubblica francese e
tutto il governo.

Sicuramente il furto contribuì alla nascita e alimentazione del mito della Gioconda; Monna Lisa in Italia a Firenze nel
dalla cultura più alta, per pochi eletti, la sua immagine entrò decisamente 1913 dopo essere stata recuperata
nell'immaginario collettivo.[15]

Vicende recenti
Durante la prima e la seconda guerra mondiale, il dipinto venne di nuovo rimosso dal Louvre e conservato in luoghi sicuri. Durante il
secondo conflitto in particolare fu depositata al castello di Chambord, poi ad Amboise, a cui seguirono l'abbazia di Loc-Dieu, il
Museo Ingres di Montauban e di nuovo Chambord, prima di finire sotto il letto del conservatore del Louvre nel castello di Montal e
tornare a Parigi nel 1945.[17]

Nel 1956, la parte inferiore del dipinto venne seriamente danneggiata a seguito di un attacco con dell'acido. Diversi mesi dopo
qualcuno lanciò un sasso contro il dipinto; attualmente viene esposto dietro un vetro di sicurezza. Sull'episodio fornì una lettura
psicoanalitica Salvador Dalí: «Molte persone se la sono presa con la Gioconda, anche lapidandola come qualche anno fa, caso tipico
di flagrante aggressione contro la propria madre. [... Leonardo], inconsciamente, ha dipinto un essere che riveste tutti gli attributi
materni. Ha due grandi seni e posa su chi la contempla uno sguardo totalmente materno. Però sorride in modo equivoco. [...] Ora cosa
succede al povero infelice che è posseduto dal complesso di Edipo [...]? Egli entra in un museo. Un museo è una casa pubblica. Nel
suo subcosciente, è unbordello. E in questo bordello vede il prototipo dell'immagine di tutte le madri. La presenza angosciante di sua
madre che gli lancia uno sguardo dolce e gli rivolge un sorriso equivoco, lo spinge a un atto criminale. Commette un matricidio,
prendendo la prima cosa che gli capita fra le mani, un ciottolo, e rovinando con esso il quadro. È una tipica aggressione da
paranoico».[18]

Nel 1962 il quadro fu prestato agli Stati Uniti dove, accolto da John Fitzgerald
Kennedy, Jacqueline Kennedy e Lyndon Johnson, fu esposto alla National Gallery di
Washington e al Metropolitan Museum di New York, dove attrasse un milione e
settecentomila visitatori; nel 1974 fece la sua ultima tournée, con tappe a Tokyo e a
Mosca.[17]

Studi del settembre 2006, effettuati dal Centro Nazionale di Ricerca e Restauro dei
Musei di Francia, hanno rilevato come in un primo tempo tutto il volto della donna
dovesse essere ricoperto da un sottile velo, che all'epoca era portato dalle donne in
dolce attesa o che avevano appena dato alla luce un figlio; inoltre, dietro il dipinto si La ressa dei visitatori del Louvre di
è potuto vedere uno schizzo inciso sul legno da Leonardo, il quale prima di fronte al dipinto di Leonardo

dipingere il quadro ne avrebbe abbozzato la struttura. Nello schizzo la figura


femminile indossa una cuffia, poi oggetto di un ripensamento.
Per evitare il deterioramento causato dai numerosi flash che colpiscono l'opera, è stata inserita una protezione in vetro di
fabbricazione italiana resistente oltretutto a vari tipi di esplosivi e a qualsiasi agente corrosivo. Ciò l'ha protetta anche dal lancio di
[17]
una tazza con cui una visitatrice russa cercò di colpirla nel 2009.

Copie antiche della Gioconda


Nel febbraio 2012, il Museo del Prado ha presentato una copia antica del dipinto appena restaurata, attribuita a una mano molto
vicina a quella di Leonardo; forse del Salaì, di Francesco Melzi o di un allievo spagnolo. La copia mostra uno sfondo dai colori
chiari, molto simile a come doveva apparire in origine anche sul dipinto del Louvre.[19] Esistono inoltre la cosiddetta Gioconda
svizzera (nota anche come Monna Lisa anteriore o Gioconda giovane, custodita a Ginevra)[20] e la Gioconda di San Pietroburgo,
anch'essa raffigurante una Monna Lisa più giovane e con due colonne ai lati.[21] I due dipinti della Gioconda giovane sono anch'essi
di un pittore leonardesco, secondo alcuni esperti, come lo studioso Silvano Vinceti, vi è la possibilità che siano opera di Leonardo
stesso.[22][23]

Omaggi e citazioni
Considerata una tra le più celebri icone dell'arte tradizionale, l'immagine della Gioconda è stata spesso utilizzata dagli artisti
contemporanei in funzione simbolica. Ildadaista Marcel Duchamp, ad esempio, l'ha scelta come bersaglio delle proprie provocazioni,
aggiungendo a una riproduzione del dipinto i baffi e intitolandola ironicamente L.H.O.O.Q., che pronunciato in francese può suonare
[24]
anche come "Elle a chaud au cul" che tradotto significa "Lei ha caldo al culo", ovvero "è eccitata".

Anche Andy Warhol riprodusse il dipinto in serie, come poster, mentre Banksy ne fece una versione "mujaheddin", con lanciarazzi in
spalla. Botero la ridipinse paffuta e Basquiat la rese un'icona graffiante, dal sorriso sinistro.[15]

Numerosissimi gli utilizzi e le citazioni dell'icona-simbolo nel mondo del cinema, della musica, della televisione e della pubblicità. In
particolare, il cantautoreIvan Graziani si ispirò allo storico furto per la canzone Monna Lisa, del 1979, immaginando un maniaco che
si chiude nel museo e inizia a deturpare l'opera, da cui trae anche il calembour "Monna Lisa... lisa".

Descrizione e stile
Il ritratto mostra una donna seduta a mezza figura, girata a sinistra, ma con il volto pressoché frontale, ruotato verso lo spettatore. Le
mani sono dolcemente adagiate in primo piano, mentre sullo sfondo, oltre una sorta di parapetto, si apre un vasto paesaggio fluviale,
con il consueto repertorio leonardesco di picchi rocciosi e speroni. Indossa una pesante veste scollata, secondo la moda dell'epoca,
con un ricamo lungo il petto e maniche in tessuto diverso; in testa indossa un velo trasparente che tiene fermi i lunghi capelli sciolti,
ricadendo poi sulla spalla dove si trova appoggiato anche un leggero drappo a mo' di sciarpa.

Alla perfetta esecuzione pittorica, in cui è impossibile cogliere tracce delle


pennellate grazie al morbidissimo sfumato, Leonardo aggiunse un'impeccabile resa
atmosferica, che lega indissolubilmente il soggetto in primo piano allo sfondo, e una
profondissima introspezione psicologica. Se l'impostazione, col paesaggio sullo
sfondo, affonda le radici nella ritrattistica umanistica del Quattrocento (come il
Doppio ritratto dei duchi d'Urbino di Piero della Francesca), la straordinaria
naturalezza del personaggio, così diversa dalle pose ufficiali e "araldiche" dei
predecessori, ne fa una pietra miliare della ritrattistica con cui si apre il
La bocca
Rinascimento maturo.

Come scrisse Charles de Tolnay (1951) «nella Gioconda, l'individuo – una sorta di
miracolosa creazione della natura – rappresenta al tempo stesso la specie: il ritratto, superati i limiti sociali, acquisisce un valore
universale. Leonardo ha lavorato a quest'opera sia come ricercatore e pensatore sia come pittore e poeta; e tuttavia il lato filosofico-
scientifico restò senza seguito. Ma l'aspetto formale – l'impaginazione nuova, la nobiltà dell'atteggiamento e la dignità del modello
che ne deriva – ebbe un'azione risolutiva sul ritratto fiorentino delle due decadi successive. [...] Leonardo ha creato con la Gioconda
una formula nuova, più monumentale e al tempo stesso più animata, più concreta, e tuttavia più poetica di quella dei suoi
predecessori. Prima di lui, nei ritratti manca il mistero; gli artisti non hanno raffigurato che forme esteriori senza l'anima o, quando
hanno caratterizzato l'anima stessa, essa cercava di giungere allo spettatore mediante gesti, oggetti simbolici, scritte. Solo nella
[25]
Gioconda emana un enigma: l'anima è presente, ma inaccessibile».

Lo sfondo
Il quadro di Leonardo fu uno dei
primi ritratti a rappresentare il
soggetto davanti a un panorama
ritenuto, dai più, immaginario.
Una caratteristica interessante del
panorama è che non è uniforme.
La parte di sinistra è
evidentemente posta più in basso
rispetto a quella destra. Questo
fatto ha portato alcuni critici a
ritenere che sia stata aggiunta
successivamente.

La Gioconda si trova in una


specie di loggia panoramica,
come dimostrano le basi di due
colonne laterali sul parapetto; una
copia seicentesca mostrerebbe la Paesaggio destro
Paesaggio sinistro
composizione originaria in cui è
visibile la parte architettonica
successivamente mutilata.

Considerando la grande cura di Leonardo per i dettagli, molti esperti ritengono che non si tratti di uno sfondo inventato, ma
rappresenti anzi un punto molto preciso della Toscana, cioè là dove l'Arno supera le campagne di Arezzo e riceve le acque della Val
di Chiana. C'è un indizio preciso sulla destra della Gioconda oltre la spalla, è un ponte basso, a più arcate, cioè un ponte antico, a
schiena d'asino di stile romanico, un ponte identico al ponte a Buriano che scavalca tutt'oggi l'Arno e che venne costruito a metà del
XIII secolo, quando Arezzo attraversava un periodo di grande prosperità. Sopra le sue arcate passa l'antica via Cassia che collega
Roma, Chiusi, Arezzo e Firenze. Leonardo conosceva bene questo ponte, perché aveva studiato a fondo questa zona, come testimonia
un disegno datato tra il 1502 e il 1503 che descrive il bacino idrico della Val di Chiana (oggi alla Royal Library di Windsor), in cui si
intravede anche il ponte a Buriano; è una prova che Leonardo aveva ben in mente la geografia di questi luoghi. Poco distante dal
ponte, l'Arno riceve le acque di un immissario, il canale della Chiana nel quale confluiscono le acque dell'omonima valle. Se si risale
il corso di questo canale, andando a ritroso, bisogna superare una serie di meandri e poi ci si infila in una gola, la Gola di Pratantico.
Se si osserva il lato sinistro della Gioconda, si vede un corso d'acqua con meandri che si infila in una stretta gola. Inoltre i rilievi a
sinistra della Gioconda sono verticali, aguzzi, scavati dall'erosione e in effetti, oltre il ponte, continuando la vecchia via Cassia, si
arriva in un'area in cui si possono osservare icalanchi, delle bizzarre formazioni rocciose, erose dalle piogge e dai millenni.

Leonardo deve essere rimasto molto colpito da queste forme, come artista per la loro spettacolarità, e come studioso, per il modo in
cui si sono formate, che ben si adattava al suo pensiero, cioè che la terraferma non è immobile, ma si rimodella e si trasforma in
modo tumultuoso sotto l'azione erosiva dell'acqua. È un tipo di rilievi, verticali e frastagliati, che si ritrovano in altre opere di
Leonardo, come la Madonna dei Fusi, il Cartone di sant'Anna e la Vergine delle Rocce. Grazie ai vari elementi individuati (ponte,
confluenza e gola) è stato possibile ricostruire, con un computer, l'angolo di prospettiva e capire il punto esatto dell'osservazione di
Leonardo, che corrisponde al borgo di Quarata, dove all'epoca era eretto un castello, oggi scomparso, e che forniva un ottimo punto di
osservazione rialzato.
Si tratta ovviamente di un'ipotesi, gli indizi sono molto incoraggianti, ma non si tratta di "prove schiaccianti"; in effetti, alcuni
ritengono che i paesaggi di Leonardo non siano aretini, ma prealpini,[26] dei dintorni di Lecco, delle paludi pontine o, come è forse
più probabile, di luoghi inventati e idealizzati sulla base di ricordi e sensazioni e della composizione di elementi appartenenti ad aree
diverse che l'artista aveva potuto osservare nel corso dei suoi viaggi.

Altre ipotesi hanno pensato che il paesaggio vada letto attraverso uno specchio; forse venne ricavato con la camera oscura
leonardiana. In questo caso potrebbe assomigliare alLago di Iseo col profilo della Corna Trentapassi.[27]

Alcuni hanno affermato, confrontando i paesaggi del dipinto con alcune fotografie, che i paesaggi sarebbero quelli del Montefeltro,
nell'antico Ducato di Urbino.[28][29] Sarebbero infatti riconoscibili il fiume Marecchia, il Sasso Simone e Simoncello e il massiccio
del Fumaiolo.[30]

Stato di conservazione
La Gioconda fu dipinta su una tavola di pioppo molto sottile e col tempo il pannello è andato imbarcandosi; si è inoltre aperta una
fessura, ben visibile sul retro. Altri danni sono stati causati dagli attacchi vandalici (si veda la sezione Storia). Per questo il dipinto è
oggi conservato dietro una teca di vetro infrangibile, in un'atmosfera a temperatura e umidità controllate. Ne consegue che il prestito
dell'opera ad altri musei è divenuto un evento alquanto improbabile. Nel 2011, ad esempio, ne è stato negato il prestito agli Uffizi,
[17]
che volevano esporla nel2013, in occasione del centenario del ritrovamento dopo il famigerato furto.

Note
1. ^ Piero. C. Marani, La pittura di Leonardo, in Leonardo, Electa editrice, Milano 2006, pag. 23.
2. ^ La scoperta nella biblioteca di Heidelberg(http://www.ub.uni-heidelberg.de/Englisch/news/monalisa.html)
Archiviato (https://web.archive.org/web/20131105050239/http://www .ub.uni-heidelberg.de/Englisch/news/monalisa.ht
ml) il 5 novembre 2013 in Internet Archive.
3. ^ Magdalena Soest: la proposta si basa sulla presunta similarità dei lineamenti con quelli del Ritratto di Caterina
Sforza – o Dama coi gelsomini – di Lorenzo di Credi alla Pinacoteca civica di Forlì.
4. ^ Ernesto Solari, Gioconda, il volto e l'anima, Milano 2006. L'ipotesi si basa su somiglianze in studi delCodice
Atlantico.
5. ^ Sigmund Freud, Serge Bramly, Rina de' Firenze
6. ^ Roni Kempler: Who the Mona Lisa Is (http://sites.google.com/site/asilanomehtsiohw/)2015, TXu 1-954-682,
Google Site. View history, Roni Kempler's contributions, Encyclopædia Britannica(https://www.britannica.com/topic/
Mona-Lisa-painting/article-history)
7. ^ Histoire de la Maison Tartaro Imperiali des origines a nos jours, Belgium
8. ^ (EN ) [http://www.villeinitalia.com/en/blog/the-mona-lisa-theft-identity-of-leonardo-da-vincis-painting/Ville in Italia.
Mona Lisa: the story of Leonardo Da Vinci's painting.
9. ^ Leonardo Da Vinci – Un intellettuale cinese nel Rinascimento italiano.(https://books.google.it/books?id=JUq6DgAA
QBAJ&pg=PR72&dq=Pacifica+Brandani&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjO0_2R48vT AhXFXRQKHdfTDvkQ6AEIIjAA#v
=onepage&q&f=false)
10. ^ Gli occhi della Gioconda.(https://books.google.it/books?id=e3ZuDQAAQBAJ&pg=PT324&dq=Pacifica+Brandani&h
l=it&sa=X&ved=0ahUKEwjO0_2R48vT AhXFXRQKHdfTDvkQ6AEIJzAB#v=onepage&q=Pacifica%20Brandani&f=fals
e)
11. ^ I Segreti Codici Gioconda: L'Arcanum Methodus.(https://books.google.it/books?id=la20DAAAQBAJ&pg=PT463&d
q=Pacifica+Brandani&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjO0_2R48vT AhXFXRQKHdfTDvkQ6AEINTAD#v=onepage&q=Paci
fica%20Brandani&f=false)
12. ^ Misteri, crimini e storie insolite delle Marche.(https://books.google.it/books?id=CYknAQAAQBAJ&pg=PT89&dq=P
acifica+Brandani&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjO0_2R48vT AhXFXRQKHdfTDvkQ6AEIRTAG#v=onepage&q=Pacific
a%20Brandani&f=false)
13. ^ Abbé P. Guilbert, Description historique des chateau bourg et forest de Fontainebleau , 2 vols., Paris, 1731, Vol. I,
pp. 153-159, citato da Frank Zöllner inLeonardo's portrait of Mona Lisa del Giocondo(http://archiv.ub.uni-heidelberg.
de/artdok/volltexte/2006/157/pdf/Zoellner_GBA_93.pdf) , 1993, p. 116 e nota 19 a p. 131.
14. ^ a b c "Curiosità" nel sito dell'Hotel Gioconda(http://www.hotellagioconda.it/it/curiosity.htm)
15. ^ a b c d e f g h i Stefano Bucci, Furto della Gioconda, cent'anni di mito, articolo del Corriere della Sera, 7 agosto
2011, pag. 41.
16. ^ La Gioconda agli Uffizi (http://www.polomuseale.firenze.it/sguardoinedito/giocondauffizi/)
17. ^ a b c d Stefano Montefiori, Il Louvre nega la Gioconda(http://archiviostorico.corriere.it/2011/giugno/25/Louvre_nega
_Gioconda_Firenze_co_9_110625051.shtml), Corriere della Sera, 25 giugno 2011, pag. 55.
18. ^ Le journal d'un génie, 1964, edizione italiana, 1965.
19. ^ Articolo online del 2 febbraio 2012(http://www.corriere.it/cultura/12_febbraio_02/panza-la-gioconda-gemella_dc856
cfc-4d90-11e1-bd39-8bec83f04289.shtml)
20. ^ Svizzera, Monna Lisa è ringiovanita: presentata un'altra versione del quadro (http://www.corriere.it/cultura/12_sette
mbre_28/in-svizzera-la-gioconda-dieci-anni-piu-giovane-di-monna-lisa_e4a235a8-0949-11e2-8adc-b60256021bbc.s
html)
21. ^ Spunta una terza Gioconda. Una Monnalisa giovane e con le colonne(http://www.nove.firenze.it/vediarticolo.asp?i
d=b2.09.26.22.35)
22. ^ Anche a San Pietroburgo esisterebbe una Gioconda dipinta (forse) da Leonardo (http://www2.ch.unich.it/rassegna_
stampa/send.php?ID=18338)
23. ^ Monna Lisa "svizzera" è di Leonardo: prima versione della Gioconda(http://www.tmnews.it/web/sezioni/top10/2013
0214_132601.shtml)
24. ^ Secondo Maurizio Calvesi, però, non si tratterebbe di una semplice provocazione, bensì di "una segreta,
compiaciuta e divertita allusione "ermetica" all'androginia del personaggio raffigurato, essendo l'androgino una delle
principali figure dell'alchimia, tema ricorrente nelle opere di Duchamp. La posa della Gioconda, infatti, richiamerebbe
quella del personaggio alato seduto su un forno acceso nella celebre miniatura di Jean Perreal intitolata La
Complainte de Nature à l'Alchimiste errant(1516). Maurizio Calvesi, Arte e alchimia, Giunti, Firenze 1986. Pag 32 e
44. Maurizio Calvesi, Duchamp, Giunti, Firenze 1993. Pag 38.
25. ^ Remarques sur la Joconde, cit. in Magnano, pag. 30.
26. ^ Roberto Longhi, Difficoltà di Leonardo, in "Paragone", 1952, p. 686.
27. ^ S. Albini, Alla destra della Gioconda: dipinti, disegni e trascorsi di Leonardo sul Lago di Iseo
, Gam Editore, 2009.
28. ^ Rosetta Borchia, Olivia Nesci,Codice P. Atlante illustrato del reale paesaggio della Gioconda , Mondadori Electa,
2012, ISBN 978-88-370-9277-1
29. ^ PENNABILLI, Gioconda, Montefeltro come sfondo Domani parlano gli autori della scoperta=Romagna Corriere.it ,
03 gennaio 2013. URL consultato il 6 gennaio 2013.
30. ^ Gioconda di Leonardo Da Vinci: il paesaggio sullo sfondo è Montefeltro e non Valdarno, NanoPress, 27 novembre
2012. URL consultato il 16 agosto 2014.

Bibliografia
Milena Magnano, Leonardo, in I Geni dell'arte, Milano, Mondadori Arte, 2007,ISBN 978-88-370-6432-7.

Voci correlate
Dipinti di Leonardo da Vinci
L.H.O.O.Q.

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Collegamenti esterni
(FR ) Scheda nel sito ufficiale del museo, su cartelen.louvre.fr.
(EN, DE ) L'identità della Monna Lisa, su kleio.org.
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