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Buongiorno!

Sulla vicenda della sardella abbiamo riscontrato una serie di paradossi ed incongruenze che hanno finito
per danneggiare tutta la filiera produttiva della nostra terra.
Abbiamo cercato di utilizzare tutti gli strumenti a nostra disposizione per poter contrastare questi effetti nel rispetto delle
ragioni ambientali che, in origine, erano alla base della normativa.
Abbiamo presentato una prima interrogazione dove abbiamo messo in evidenza la contraddizione evidente tra i
permessi rilasciati per lo sfruttamento di idrocarburi ed il divieto di pesca della sardella.
Link dell'interrogazione:
http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+WQ+E-2015-
007093+0+DOC+XML+V0//IT&language=it

La risposta della commissione è stata evanescente:


http://www.europarl.europa.eu/sides/getAllAnswers.do?reference=E-2015-007093&language=IT

Interrogazioni parlamentari
30 aprile 2015 E-007093-15

Interrogazione con richiesta di risposta scritta


alla Commissione
Articolo 130 del regolamento
Laura Ferrara (EFDD) , Fabio Massimo Castaldo (EFDD) , Marco Affronte (EFDD) , Dario Tamburrano (EFDD)

Oggetto: Misure di protezione e conservazione degli habitat naturali e permessi per lo Risposta(e)
sfruttamento di idrocarburi — Contrasto di principi, finalità e normativa
Il regolamento (CE) n. 1967/2006 contiene misure «volte a proteggere e conservare le risorse acquatiche vive e gli
ecosistemi marini» (considerando 5), nonché per «la rigorosa protezione di alcune specie marine» e la «conservazione
degli habitat naturali e della flora e della fauna selvatiche» (considerando 9).

Da queste disposizioni deriva, tra l'altro, il divieto di pesca del novellame di Sardina pilchardus e dell'Aphia minuta,
storicamente radicata nella cultura delle regioni meridionali, soprattutto della costa ionica.

Proprio nel Mar Ionio, il regolamento (CE) n. 1967/2006 è vanificato dai permessi concessi per lo sfruttamento di
idrocarburi liquidi e gassosi, accordati dall'Italia per mezzo della convenzione denominata «D.R74.AP».

La pericolosità delle trivellazioni è conclamata dalla direttiva 2013/30/UE ove si parla di «conseguenze devastanti ed
irreversibili sull'ambiente marino» (considerando 4, 6 e 9) nonché dal protocollo relativo alla protezione del
Mediterraneo (GU L 4 del 9.1.2013) che riconosce «che l'inquinamento che ne può derivare rappresenta un grave
pericolo per l'ambiente e per gli esseri umani».

— Ritiene la Commissione, rispetto a permessi quali il D.R74.AP, che le finalità del regolamento (CE) n. 1967/2006
siano compatibili con i rischi conclamati dalla direttiva 2013/30/UE e dal citato protocollo?

— Quali sono le iniziative che intende adottare per districare tali evidenti contrasti?

Interrogazioni parlamentari
10 luglio 2015 E-007093/2015

Risposta di Karmenu Vella a nome della Commissione


La direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente marino (MSFD)(1) prevede che gli Stati membri valutino e monitorino le loro
acque marine per adottare misure che garantiscano che la pressione collettiva delle attività dell'uomo non impedisca il
conseguimento di un buono stato ecologico, con esplicito riferimento ai pesci e molluschi sfruttati a fini commerciali. La direttiva
VIA(2) prevede che le attività nel settore degli idrocarburi per più di 500 tonnellate al giorno sia oggetto di una valutazione di
impatto ambientale, e la direttiva sulla sicurezza delle operazioni offshore(3) stabilisce requisiti minimi per prevenire gli incidenti
gravi in operazioni in mare nel settore degli idrocarburi e limitare le conseguenze di tali incidenti.

La direttiva MSFD, la direttiva VIA e la direttiva sulla sicurezza delle operazioni offshore, insieme alla direttiva per la
pianificazione dello spazio marittimo(4) e la Convenzione di Barcellona(5) e il suo «Protocollo offshore», forniscono un ampio
quadro giuridico a livello UE per garantire la protezione degli ecosistemi marittimi e costieri dalla prospezione e lo sfruttamento di
idrocarburi. L'applicazione del diritto dell'UE è di responsabilità degli Stati membri, è soggetta al controllo della Commissione e
alla giurisdizione della Corte di giustizia.

La Commissione non è a conoscenza di eventuali impatti delle menzionate attività nel Mar Ionio sulle risorse ittiche.

(1) Direttiva 2008/56/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 giugno 2008, che
istituisce un quadro per l'azione comunitaria nel campo della politica per l'ambiente marino
(direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente marino) — GU L 164 del 25.6.2008.
(2) Direttiva 2014/52/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 aprile 2014, che modifica
la direttiva 2011/92/UE concernente la valutazione dell'impatto ambientale di determinati
progetti pubblici e privati — GU L 124 del 25.4.2014.
(3) Direttiva 2013/30/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 giugno 2013, sulla
sicurezza delle operazioni in mare nel settore degli idrocarburi e che modifica la direttiva
2004/35/CE — GU L 178 del 28.6.2013.
(4) Direttiva 2014/89/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 luglio 2014, che istituisce
un quadro per la pianificazione dello spazio marittimo — GU L 257 del 28.8.2014.
(5) http://www.unep.ch/regionalseas/regions/med/t_barcel.htm

Poi abbiamo presentato una seconda interrogazione dove abbiamo sottolineato la discriminazione che avviene a livello
regione tra le regioni che hanno adottato i piani di gestione e le regioni, come la Calabria, che non l'anno fatto, e ciò in
contrasto con i principi di “non discriminazione” previsti dalla stessa UE.
Link dell'interrogazione:
http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+WQ+E-2015-
007094+0+DOC+XML+V0//IT&language=it

La commissione europea ci ha risposto che, per loro, è tutto regolare:


http://www.europarl.europa.eu/sides/getAllAnswers.do?reference=E-2015-007094&language=IT

Interrogazioni parlamentari
30 aprile 2015 E-007094-15

Interrogazione con richiesta di risposta scritta


alla Commissione
Articolo 130 del regolamento
Laura Ferrara (EFDD)

Oggetto: Misure discriminatorie sulla pesca del novellame di sardina (Sardina pilchardus) Risposta(e)
e del rossetto (Aphia minuta) nelle acque territoriali italiane
Il regolamento (CE) n. 1967/2006 (articoli 9 e 15) vieta anche la pesca delle specie in oggetto. Tale divieto incide
fortemente su secolari tradizioni culturali territoriali, basti considerare che in Calabria la sardella viene definita «caviale
di Calabria».

I «piani di gestione» disciplinati dall'articolo 19, di fatto, in Italia sono utilizzati per concedere parziali deroghe per la
pesca delle specie in oggetto. Inoltre, l'articolo 20 del regolamento (UE) n. 1380/2013 prescrive che «Uno Stato
membro può adottare misure non discriminatorie per la conservazione e la gestione degli stock ittici e per la
salvaguardia o il miglioramento dello stato di conservazione degli ecosistemi marini». La redazione dei piani di
gestione è avvenuta su iniziativa regionale (Liguria, Toscana, Puglia) e la successiva approvazione ha determinato
un'evidente disparità di trattamento. Il regolamento 1967/2006 (articolo 19) specifica altresì che sono «gli Stati
membri» che «adottano» (primo comma) ed «elaborano» (secondo comma) i piani di gestione, non le singole regioni.

Alla luce di quanto precede, si chiede alla Commissione:


1. Se i piani di gestione adottati su scala regionale e non su scala nazionale siano conformi alla
normativa europea.
2. Se la regolamentazione su scala regionale non sia in violazione dell'articolo 20 del regolamento
1380/2013.
3. Quali iniziative intende intraprendere in merito.

Interrogazioni parlamentari
29 luglio 2015 E-007094/2015

Risposta di Karmenu Vella a nome della Commissione


I piani di gestione nazionali limitati ai tratti di acque territoriali al largo della costa di uno Stato membro non sono incompatibili
con il regolamento (CE) n. 1967/2006 del Consiglio(1). Le misure adottate nelle varie regioni possono variare in funzione delle
specificità delle specie e delle zone interessate. In alcune zone, ad esempio, lo stato degli stock può variare per molteplici ragioni,
in funzione di una serie di fattori propri di una determinata zona.

L'adozione, da parte dell'Italia, di piani di gestione a norma dell'articolo 19 del suddetto regolamento è avvenuta a livello
nazionale(2) a prescindere dalle zone regolamentate e dalle parti interessate che hanno partecipato all'elaborazione dei piani stessi.
Nessuno dei piani finora adottati dall'Italia a norma di detto regolamento contiene deroghe per la pesca del novellame di sardine.

In sede di adozione del regolamento (UE) n. 1380/2013(3), i colegislatori hanno ritenuto opportuno autorizzare gli Stati membri ad
adottare, in tutte le acque soggette alla loro sovranità o giurisdizione, le misure di conservazione necessarie per adempiere gli
obblighi previsti dal diritto dell'Unione, sempre che tali misure non pregiudichino gli interessi di altri Stati membri in materia di
pesca. La Commissione è chiamata in causa solo quando il piano di gestione di uno Stato membro può avere conseguenze sulle
flotte di altri Stati membri e/o è meno rigoroso delle misure applicabili ai sensi del diritto dell'Unione.

La Commissione ha il diritto di valutare l'impatto delle misure adottate dagli Stati membri e di intervenire nel caso in cui esse
violino la normativa unionale, con particolare riguardo al principio di non discriminazione, anche nei casi in cui l'adozione di tali
misure non è subordinata a un esame a livello dell'Unione.

(1) Regolamento (CE) n. 1967/2006 del Consiglio, del 21 dicembre 2006, relativo alle misure di
gestione per lo sfruttamento sostenibile delle risorse della pesca nel mar Mediterraneo e recante
modifica del regolamento (CEE) n. 2847/93 e che abroga il regolamento (CE) n. 1626/94 (GU
L 409 del 30.12.2006, pag. 9).
(2) Ministero dell'Agricoltura.
(3) Regolamento (UE) n. 1380/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio,
dell'11 dicembre 2013, relativo alla politica comune della pesca, che modifica i regolamenti
(CE) n. 1954/2003 e (CE) n. 1224/2009 del Consiglio e che abroga i regolamenti (CE)
n. 2371/2002 e (CE) n. 639/2004 del Consiglio, nonché la decisione 2004/585/CE del
Consiglio. GU L 354 del 28.12.2013, pag. 22.

A questo punto, non rimarrebbe che seguire la strada (sia pure non tanto corretta) delle altre regioni ed approvare un
piano di gestione che, al contrario di quello che molti sostengono, non dovrebbe essere complicata, visto che gli altri
piani di gestione approvati nelle altre regioni sono pressoché identici. Però, nonostante le pressioni degli operatori del
settore e le consequenziali rassicurazioni della regione, pare che su questo fronte siamo (è proprio il caso di dirlo) in alto
mare.

Ho poi organizzato un evento a Corigliano Calabro per cercare di coinvolgere gli operatori del settore ed avere un
confronto anche con Marco Affronte, membro in commissione pesca, per cercare di confrontarci e capire insieme come
affrontare il problema.
Purtroppo ho dovuto constatare che, nonostante i nostri sforzi organizzativi anche con l'aiuto del consigliere Francesco
Sapia, l'evento non è stato molto partecipato.
A questo punto gli strumenti che abbiamo in mano per continuare la battaglia, sia pure in solitudine, si sono ridotti al
lumicino. Avessimo avuto qualche rappresentate in regione forse avremmo potuto incidere maggiormente con un'azione
sinergica.
In ogni caso, stiamo monitorando la situazione per capire come poter intervenire ulteriormente, fermo restando che io
resto sempre a disposizione nell'ambito del ruolo che ricopro.

Un abbraccio e grazie!!
Laura

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