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Collana GODOT

CIELO NERO
di Giacomo Sartori

©2010 Gaffi editore in Roma


http://www.gaffi.it GAFFI
11 gennaio 1944, ore 4.15

Attraverso lo spiraglio della porta Felicitas vede Ciano steso


sul letto. Ha le mani incrociate sul petto e gli occhi chiusi.
Guardandolo ha il presentimento che ha avuto il giorno
della morte del padre, quando ha visto la finestra del salotto
spalancata. Il cuore le si impenna.
Si precipita nella cella: Ciano non si muove, non respira. È
cereo. Accanto al letto c’è la fiala del veleno.
Aperta.
Vuota.
È morto, si dice. Non ha rispettato il giuramento, ha
inghiottito il veleno. Le ha detto addio, e se ne è andato.
«Non mi ha fatto nulla» mormora Ciano, aprendo gli
occhi.

Galeazzo Ciano non è ancora morto, però presto morirà. Ha


ingerito il cianuro, tra qualche secondo il suo cuore cesserà
di battere.
«Non mi ha fatto assolutamente nulla» ripete Ciano.
È ancora vivo, ma lei non può fare nulla per lui. Adesso
non può più fare niente. L’angoscia le impedisce di respirare,
le manca l’aria. È annichilita dalla propria impotenza.
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«Non andartene, te ne supplico» dice, stringendogli le occhi sono spalancati e immobili. Nel suo sguardo c’è la
spalle. morte.
Contro il cianuro non c’è alcun antidoto, nessuna azione «Scusami» mormora.
possibile, si dice. Nemmeno il più bravo medico del mondo Felicitas sente che lo odia. Non aveva il diritto di fare quello
potrebbe aiutarlo, nessuno può riportarlo alla vita. che ha fatto. Nello stesso tempo è molto sollevata. Due correnti
«Non era affatto veleno» ribatte lui. si scontrano dentro di lei, provocando gorghi, onde poderose
Non doveva lasciarlo solo, doveva prevedere quello che che la fanno vacillare.
sarebbe successo. Non doveva andare al bagno. Doveva capi- Tutto va in fretta, troppo in fretta.
re che quel suo sorriso afflitto quando è uscita dalla cella era
un addio. In fondo lo sapeva che lo avrebbe fatto. «Scusami» ripete Ciano. «Avresti avuto un sacco di grane, anche
Si maledice per averlo lasciato solo. se con questo biglietto mi prendevo io tutta la responsabilità».
«Me ne frego di quello che mi faranno, non è questo» dice
«Il mio cuore batteva come se dovesse strapparmi il torace, lei.
mi dicevo che morire era quella cosa lì» dice Ciano. «Hai ragione, il mio atto era molto egoista» dice lui, mentre
Si siede sul letto, si tocca le gambe come per verificare che butta nella stufa il pezzo di carta che aveva in mano.
non siano ferite. Poi si posa una mano sul cuore, lo massaggia. Vorrebbe mostrarsi disinvolto. La sua faccia è però una
«Tu sapevi che non era veleno!», la assale, fissandola negli maschera livida e la voce è aria senza vita.
occhi.
«Mi hai preso per i fondelli!», dice.
Felicitas capisce allora che la fiala che Edda Mussolini le ha
dato non conteneva cianuro. Ciano non morirà, non subito.
Sente salire dentro di lei un’onda calda, come un denso
vapore. Nelle sue vene c’è però solo ghiaccio: il suo corpo è
gelato.
«Non dovevi fare questo!», urla, colpendolo con il palmo
della mano. «Non ne avevi il diritto, lo avevi giurato!». Lo
percuote sul petto, sul braccio, sul viso.
Piange.
Ciano non cerca di parare quei colpi molto forti. La fissa
con un’espressione contrita. Il viso è quello di un vecchio, gli
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«Il tuo sorriso potrebbe fondere il ghiacciaio del Monte


Bianco» le dice Ciano, con la sua voce da rospo.
Pensa di essere un grande poeta. Anche un grande poeta.
«Sei una deliziosa piccola spia, Felicitas» continua, apren-
do le sue braccia troppo corte.
Crede probabilmente di essere ancora nel salotto della
principessa Colonna, con tutte le baronesse romane ai suoi
piedi. Dà retta solo agli appetiti infiacchiti del suo membro
di quarantenne.
Ci rimane di sasso, quando vede che lei non si precipita a
stringersi contro il suo pancione di donna incinta. Quando
vede che lo fissa senza sorridere.
«Ormai parli l’italiano molto meglio della maggior parte
dei miei compatrioti, senza più alcun accento tedesco» cor-
regge il tiro, sfregandosi le mani per riscaldarle.
Adesso ci prova con i complimenti. Sono la sua specialità.
Anche la guerra di Grecia, pensava di vincerla con le lusin-
ghe. Con le bustarelle ai generali nemici e con le lusinghe.

Gli comunicherà che ha deciso di partire, si dice Felicitas.


Sarà un po’ meno sicuro del fatto suo, quando saprà che lei
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non resterà a fargli da balia. Quando si renderà conto che Ciano si siede sul letto di ferro con gesti leziosi, come pren-
dovrà cavarsela da solo. derebbe posto in uno scranno del Cinquecento. Poi verifica
Lei si farà dare un altro incarico, qualcosa che non ha nulla con una galanteria ostentata che ci sia abbastanza posto
a che vedere con il genero di Mussolini e con il suo destino. anche per lei.
Lontano dal carcere degli Scalzi, lontano da Verona. Lontano «Smetti di continuare a schizzare a destra e a sinistra, mi
dalle cose torbide. fai girare la testa» sospira.
Ciano si tocca l’orecchio sinistro come per scacciare una Crede di trovarsi in una sala con il soffitto a cassettoni, per
mosca, lo gratta di nuovo come fanno i cani. E poi un’altra lui la vita stessa è una festa in un aristocratico salotto. Non
volta ancora. Gli è tornata l’otite. Recita la sua solita parte, vede la volta di mattoni incrostati di salnitro sopra la loro
ma muore di freddo. E sta male, molto male. testa, non sente il concerto di cardini e di chiavistelli che
«Bisogna che si procuri qualcosa per riscaldare questo proviene dal corridoio.
buco, altrimenti si ammalerà ancora di più» dice Felicitas «Bisogna assolutamente che tu veda Edda» prosegue il vane-
prima ancora di pensarci. sio conte, rinunciando a farla ubbidire come un cagnolino.
«Tanto non uscirò vivo di qua: i miei presentimenti a que- Ha cambiato tono, adesso che vuole ottenere qualcosa.
sto proposito non potrebbero essere più cristallini» ribatte Qualcosa che riguarda la moglie, qualcosa che per lui è molto
Ciano, come parlando di qualcun altro. importante.
«C’è chi dice che gli americani saranno qui già prima del- «Devi aiutarla a ricuperare i bambini in Germania» sentenzia.
l’estate» dice lei, senza aspettare che abbia finito. Esclude a priori che lei possa riferire a qualcuno quello che
In sua presenza le frasi le escono da sole dalla bocca, si le dice, detto altrimenti che faccia il proprio mestiere. O forse
comportano come proiettili vaganti. Non sopporta che parli finge di escluderlo: pretende che lei obbedisca a bacchetta, che
della morte. assecondi il suo gioco. Esattamente come faceva in settembre
È la sua pelle che non ne vuole sapere, che si ribella, provo- a Oberallmanshaussenn.
candole un prurito sulle costole e dappertutto.
«Sono solo a Napoli, devono risalire altri seicento chilome- Con la stessa faccia tosta, quando era ancora ministro degli
tri» sospira Ciano, disegnando con la mano delle montagne. Affari Esteri, auspicava la vittoria degli inglesi, o prendeva in
«Nel corso della sua non lunghissima esistenza il conte giro Mussolini. Dileggiava e imitava il capo del governo del
Galeazzo Ciano di Cortellazzo ha avuto una fortuna sfaccia- quale faceva parte, che era anche suo suocero. Nei salotti
ta, può bastare» aggiunge, fissando il pavimento. romani, in presenza dei diplomatici degli altri paesi, al Golf
Se c’è però un’espressione che non si addice al suo ceffo dell’Acquasanta, nel letto delle amanti.
strafottente, è proprio la modestia. Con la stessa faccia di bronzo sostiene di non aver nulla a che
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fare con la guerra contro la Grecia. La guerra che ha ferma- «Sono sicuro che avrai una bella famiglia» le mormora
mente voluto e che chiamava, prima che le cose cominciassero Ciano nell’orecchio, con il suo alito caldo e umido.
ad andare male, “la mia guerra”. La guerra che non ha saputo Si direbbe che per lui il loro matrimonio sia più importan-
preparare e che pensava di vincere corrompendo i generali te del suo destino. Anche la faccia è calda e umida: piange. La
nemici. sua pelle ha un odore rancido di uomo maturo, ma piange.
Con la stessa tracotanza in Germania, in agosto, ha proposto Lei vorrebbe tornare subito all’hotel Gabbia d’Oro, vor-
i propri servigi per smerciare false sterline in America del Sud, rebbe aver già annunciato al generale la sua partenza.
con il sedicente fine di sabotare l’economia del nemico. Senza
rendersi conto che nessuno gli aveva chiesto niente, che al Ciano lo ripete ancora e singhiozza: «Avrai una famiglia
castello di Oberallmanshaussenn era di fatto prigioniero. magnifica, sarai felice». Più lo ripete e più si infervora. La
È completamente irresponsabile, lo è sempre stato. È resta- sua pelle scivola sul viso di Felicitas, di tanto in tanto si
to il ragazzone viziato e vanitoso che era a vent’anni. Grande incolla con un piccolo schiocco di ventosa.
e grosso e fatuo. È un commediante, un clown. Non ha il minimo ritegno.
«Tutto quello che voglio è che nessuno faccia del male ai Tutt’a un tratto però anche lei ha un groppo nella gola. È
miei figli e che possano vivere in pace» chioccia, con dei tre- successo senza alcun segno premonitore: un fulmine a ciel
molii da tacchino nella gola. sereno.
Piange pure lei, ma è la rabbia che la fa piangere. Piange
«E il tuo fidanzato, sta bene?», le domanda. per l’ingiustizia, per la propria scempiaggine. Ce l’ha con se
«Ci siamo sposati a Monaco durante la mia licenza» stessa. Come ha potuto dimenticare la bassezza di quell’uo-
risponde lei, presa alla sprovvista. mo? Come ha potuto accettare di occuparsi di nuovo di lui,
Ciano si alza e le prende le mani, guardandola negli occhi. dopo quello che è successo in settembre?
«Sono contento, davvero molto contento, molto molto
contento» dice, infervorato dai miagolii della sua stessa voce. Pur continuando a piangiucchiare il conte di Cortellazzo le
È arrossito. Nel giro di qualche istante il suo naso e le sue piazza una mano sull’inguine, come si stringe forte una
guance si sono tinti di rosso. Anche le orecchie avvampano. mela prima di piantarci i denti.
Felicitas non vorrebbe che la stringesse tra le braccia, non Il suo affare s’è rizzato e le fa pressione contro la pancia.
vorrebbe avergli parlato del suo matrimonio. Non lo Lei non reagisce.
riguarda. Sa che presto partirà. Tornerà in Germania, e non lo rive-
Non ha il diritto di insozzare quello che c’è tra lei e Kurt. drà più. Penserà a se stessa, penserà a Kurt.
Non è all’altezza. In ogni caso non ha il diritto di approfittarne.
24 ottobre 1943

«Se mio padre non fosse diventato il loro garzone di stalla, i


tedeschi non potrebbero impedirmi di vedere mio marito in
carcere» gracchia Edda Mussolini. Non parla, riversa frasi
livorose come lancerebbe palate di merda per vuotare il poz-
zetto di una fogna.
Con lo stesso disgusto, gli stessi movimenti a scatti. Lo stes-
so disprezzo per l’intero genere umano, la stessa acredine.
«Prima del 25 luglio, quando ancora era il Duce, non
avrebbe mai ubbidito a questi pederasti con il cervello pieno
di vomito» dice, mostrando la lingua appuntita.
Il ragazzo seduto sulla panca di fronte tiene gli occhi fissi
sulle proprie ginocchia e si stringe la testa tra le mani. Se ne
sta completamente immobile, sembra una statua.
È sporco, molto sporco. E dal naso gli pende un moccolo.
Nello stesso tempo è bello, fa pensare a un attore americano.

«Galeazzo è un prigioniero come un altro, ho il diritto di


vederlo!», urla Edda.
Anche la voce assomiglia incredibilmente a quella del
padre. Non solo gli occhi neri e penetranti, anche la voce.
È una voce che circola sotto la pelle e arriva al cervello dal-
l’interno.
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«Bisogna che tu dica loro che sono disposta a cedere il suo mette poi a fissare le proprie mutande col collo piegato
diario» continua Edda, come riassumendo un lungo discor- come quello di un cigno. Di nuovo immobile. Nella fessura
so precedente. tra la stoffa e la coscia si intravedono i testicoli.
«A morte Ciano!», «A morte Ciano!» gridavano i camerati Guardandolo Felicitas non può impedirsi di pensare al fra-
all’assemblea del fascio di Roma, il giorno prima. Felicitas lo tello di Karl, Dieter. Dieter era molto diverso, era piccolo e
ha sentito alla radio dell’albergo. biondo. Ma anche lui era strano e bello.
Lo hanno trasmesso alla radio, l’hanno ripreso poi per Una bellezza nodosa, sofferta, e al contempo dispiegata: la
minuti interi, per un tempo interminabile: la concitazione grazia degli alberi nani giapponesi. Ogni volta che era con
limacciosa di una folla scatenata. «A morte Ciano!». lui si sentiva bene.
Ma sicuramente lì nella clinica Edda non ha potuto ascol- «Devi dirgli che se non accettano le nostre condizioni, le
tare la radio. Non si rende conto fino a che punto il marito rivelazioni contenute nel diario di mio marito deflagreranno
sia odiato. nel mondo intero come una bomba» dice Edda, aspirando
«Vogliamo andare in Spagna, questa volta senza passare l’aria con la bocca spalancata.
dalla Germania» dice Edda, con un raglio in fondo alla gola È persuasa che il destino della Germania dipenda dal dia-
che vorrebbe forse essere una risata. rio di Ciano, come una ragazzina potrebbe credere che la sua
È ancora convinta che in agosto Ciano e lei siano stati tra- bambola è la più bella e la più agognata dell’universo. Crede
diti dai suoi superiori. Non riesce a mettersi in testa che nes- che le rivelazioni contenute nel diario indebolirebbero la
suno aveva promesso loro di condurli a Madrid, che era solo Germania, cambiando le sorti della guerra. In ogni guerra ci
una sua fissazione. Per lei la Germania era solo una tappa sono astuzie e menzogne, questo lei non lo può capire. È
verso la libertà, verso una nuova vita. anche lei ingenua come Ciano.
«Noi due e i nostri tre figli» dice, facendo con la mano Sarebbe molto delusa se sapesse che è solo perché era la
magrissima il gesto di cinque. figlia di Mussolini – è il generale che glielo ha raccontato – che
La prima cosa che ha fatto, quando alla fine di agosto sono Himmler ha finto di interessarsi agli scritti privati di Ciano.
stati portati a Monaco, è stata entrare nel negozio di vestiti
più lussuoso della città. Il ragazzo seduto di fronte a loro fa un altro balzello, e si sfila
Non riusciva a decidersi tra due pellicce, allora le ha prese le mutande. Il suo collo lungo e armonioso resta però
entrambe. In ogni caso era Baffetto, come lo chiama lei, che immobile, e lo sguardo non muta di direzione.
pagava. Voleva essere elegante, come sempre. Edda non lo vede, vede solo la deflagrazione provocata dal
diario tenuto dal conte Galeazzo Ciano quando era l’onni-
Il ragazzo solleva di colpo il bacino e si tira giù i pantaloni. Si potente ministro degli Affari Esteri.
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Felicitas vorrebbe avvicinarsi alla ragazza e parlargli, come Veramente brutta.


parlava a Dieter. Dieter teneva la testa immobile, senza muo- Per la figlia del Duce lei è innamorata pazza di Ciano: non
vere le sopracciglia, mentre lei gli parlava nell’orecchio. può concepire che sia sposata, che ami suo marito.
Guardava davanti a sé con gli occhi vuoti, come era abituato Non sa che ben presto partirà, che aspetta solo l’occasione
a fare dall’infanzia. favorevole per comunicarlo al suo superiore. Che è solo que-
«Bisogna che tu gli trovi qualcosa per scaldarsi» dice Edda, stione di giorni. Di ore.
ritrovando la sua voce non troppo diversa da quella di un «È anche vero che questa volta Galeazzo non aveva molto
maschio. la possibilità di scegliere,» sogghigna Edda, con la sigaretta
«Domattina gli portano la stufa che sono riuscita a procu- che le pende all’angolo delle labbra.
rarmi» ribatte lei. La stessa espressione di quando si gioca a poker l’equiva-
«Gli ci vuole anche un berretto di lana che copra le orec- lente di cento stipendi di un operaio, verosimilmente. Ha
chie» si precipita a dire Edda, invece di ringraziare. Non sempre amato sopra ogni cosa il gioco d’azzardo. Ha sempre
potrebbe mai ringraziarla, ammettere che deve qualcosa a adorato giocare delle cifre astronomiche.
un essere così insignificante come lei. Quando era in difficoltà scriveva al segretario del padre e
chiedeva le somme esorbitanti necessarie per pagare i debiti.
Edda Mussolini è una donna capricciosa e insolente, sono «Il mio amico Pucci sostiene che gli uomini sono molto
d’accordo tutti. Ha passato la vita a ubriacarsi di gin, a gio- più accomodanti di quanto pensino le donne» aggiunge,
care a carte, a ballare fino all’alba, a sparire con uomini che facendo cadere la cenere con un gesto brusco, un gesto da
aveva appena incontrato, a provocare con i suoi vestiti vol- uomo.
gari, i bagni notturni senza costume, le corse folli in macchi- Non si rende conto della situazione, crede di avere a che
na. Ha tradito il marito con il suo migliore amico, con il fare con una serva, una prostituta. Una ragazzina. Tutto sal-
ministro tedesco della Difesa, con il braccio destro di vo un comandante della Gestapo.
Chang-kai Shek, il giovane maresciallo cinese, con generali
dell’esercito italiano, semplici marinai, meccanici, bagnini, Un infermiere con il torace e il collo da toro entra nello stan-
autisti, intellettuali, con tutti gli uomini che l’attiravano. zone senza salutarle. Con una mano solleva il giovane, con
Alla luce del sole, con la testa ben alta. l’altra gli tira su i vestiti.
«In condizioni normali si mette solo con belle donne» dice Lo spinge fuori senza dire niente e con la faccia impassibi-
Edda dopo un momento di silenzio, sporgendosi in avanti le, come spingerebbe un carrello.
per squadrarla. E scuote la testa, come constatando che non Il ragazzo si lascia guidare, la testa piegata in avanti e
c’è niente da fare, proprio non è bella. schiacciata contro lo sterno.
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Felicitas pensa al fratello di Kurt, Dieter, alla mania che 2 novembre 1943
aveva di guardare il muro del salotto per ore, al suo modo
svagato di mangiare, gli occhi intrisi di sogni.
Pensa al giorno in cui lei ha scoperto che Dieter sapeva
leggere. Ricorda il suo stupore, la sua vertigine: una sensa-
zione nello stesso tempo struggente e molto gioiosa.
Lo aveva gridato, che Dieter sapeva leggere. Nessuno pote-
va crederci, nessuno l’ha creduta. Pensavano che scherzasse.
«La sua nuova tattica è quella di tacere, ma riuscirò a farlo C’è un buon odore di legna, di legna ben secca e di resina,
ragionare» dice Edda. ma il calore è eccessivo. Prima dell’arrivo della stufa l’aria
Parla del padre: è persuasa di poterlo convincere a interve- era sempre gelata, adesso fa troppo caldo.
nire in favore di Ciano. Crede che Mussolini possa fare anco- Ciano sceglie con cura i piccoli ceppi e li aggiunge al fuoco
ra quello che vuole. Crede che abbia perdonato a Ciano di molto lentamente. Ogni gesto è delicato e preciso, quasi
aver votato contro di lui al Gran Consiglio del Fascismo. affettato.
Felicitas si accorge che avrebbe molta voglia di rivedere «Anche tu brucerai le tue ali terrestri nel fuoco delle illu-
Dieter. Qualche minuto, il tempo di salutarsi e di riuscire a sioni» declama a un bastoncino che stringe tra le dita, imi-
farlo sorridere. tando la voce del papa.
Ma non è possibile, Dieter è morto. È uscito con gli occhi Poi lo getta nel fuoco con un gesto teatrale.
fissi dall’appartamento dei genitori di Kurt, e non è più tor- «Adesso il tiraggio è ottimale» dice, sempre con la voce del
nato. Nessuno l’ha più rivisto. papa.
«Se c’è bisogno mi piazzerò al suo fianco, e gli impedirò di E benedice un’immaginaria folla.
vedere la sua amante e la banda di ladri che si sono abbarbi-
cati a lui come cozze a uno scoglio» dice Edda. Ciano si allontana dalla stufa, e si mette a saltellare da un
piede all’altro sfregandosi le mani, fiero di se stesso. La sua
pelle fine è lucida di sudore, i denti appaiono bianchissimi e
molto sani.
È tornato il bel ragazzo che è stato, che ha sempre avuto
coscienza di essere. Ingrassato, gonfio, ma ancora seducente.
«È venuto il momento di fare un buon tè» le dice, come se
le proponesse di passare in salotto.
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«Il tuo sorriso è l’ultimo regalo che gli dei hanno avuto la verso lo spiraglio della porta. Li guarda con gli occhi spalan-
bontà di concedermi» prosegue, trascinando le vocali, e cati. E lei non vuole mostrarsi in atteggiamenti che potreb-
dondolando a destra e a sinistra la larga mandibola. bero prestarsi a malintesi, non vuole che vadano magari a
Deve essere il tono che usava al Golf dell’Acquasanta, nelle riferirlo.
serate alle ambasciate, al Vaticano. Il tono mellifluo con cui Lui stesso finisce per accorgersi dell’olandese, e solleva un
metteva ai suoi piedi i rappresentanti delle alte sfere e le po’ la testa.
grandi signore romane. Eppure lo sguardo che saggia la sua «Mi piacerebbe pisciare nella bocca dell’inculato che ti ha
pelle come per meglio aggrapparsi appare sincero. Come generato» gli dice, con un grande sorriso.
sempre ogni sua frase è un intricato nodo di contraddizioni. «E poi trafiggere i tuoi magnifici occhi azzurri con un cac-
Non si può fingere la riconoscenza, non con gli occhi. Per ciavite ben appuntito» prosegue, inclinando la testa di lato.
quell’aspetto non finge. Il colosso aggrotta le sopracciglia, pensa forse che siano dei
«Il problema è che non puoi restare due secondi senza complimenti. Non ha il diritto di sorridere, altrimenti certo
muoverti, Felicitas» sospira. sorriderebbe.
Gli sta simpatico questo prigioniero buontempone che gli
«Era per combattere ai comandi di un aereo che volevo tor- rivolge sempre la parola. Si gira in modo da sbarrare con la
nare in Italia, non per farmi schiaffare dentro,» dice, come se schiena immensa il vano della porta.
si trattasse di qualcosa di molto buffo. «E anche nella boccuccia molto ariana di tua madre»
Finge di ignorare le ragioni per la quali si trova agli Scalzi, aggiunge Ciano, con il tono gentile e caloroso di una frase di
per le quali tutti vogliono fargli la pelle. O forse le ha dimen- ringraziamento.
ticate davvero. Si è dimenticato che con i suoi intrighi nel Poi ride, contento di se stesso.
corso della primavera e con il suo voto al Gran Consiglio del
Fascismo del venticinque luglio ha fatto cadere il Duce. Felicitas si dice che pensa di essere molto furbo, quando
«Nessun altro sarebbe riuscito a ottenere una stufa, visto invece è solo patetico. Detestabile e patetico. Puerile.
che vogliono che mi becchi un accidente e che crepi con i Al fronte, dove il suocero l’ha mandato nel gennaio del
polmoni saturi di muco» dice, con un’intonazione imbron- quarantuno, dopo aver cenato con gli altri piloti suonava i
ciata da bambino viziato. campanelli e faceva esplodere i petardi nelle viuzze. Correva
E posa la testa sulle sue ginocchia. La muove per trovare per i vicoli di Bari e suonava i campanelli. Come un qualsiasi
una posizione più confortevole. ragazzetto, come un deficiente.
Felicitas vorrebbe respingerlo, tanto più che uno dei due Una notte ha tagliato le cravatte di tutti quelli che non ave-
giganti olandesi addetti alla sua sorveglianza li guarda attra- vano voluto seguirlo nelle sue scorribande. Non era ubriaco,
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aveva semplicemente voglia di divertirsi. Aveva voglia di È per questo che Edda s’è messa a chiamarlo Gallo, e conti-
ridere. Tra una missione e l’altra si stufava a morte, aveva nua tuttora a chiamarlo Gallo.
voglia di ridere. Per quanto riguarda l’ambasciata la sua unica preoccupa-
Tutto ciò mentre era ministro degli Affari Esteri di un paese zione era che il fascino delle invitate fosse all’altezza dell’e-
che aveva dichiarato guerra a una cinquantina di nazioni, ivi strema raffinatezza dei cibi, secondo una visione tutta per-
compresi gli Stati Uniti. Mentre altrove la gente si massacrava. sonale della diplomazia. Una concezione che successiva-
mente non ha mai rinnegato.
Ciano si rialza, aggiunge altri legnetti al fuoco. Si direbbe
che giochi alla dama cinese. Si direbbe che voglia assoluta- «Il problema è che quando scoppia una guerra le migliaia di
mente vincere. cose che si sono imparate non servono più a nulla, tutto si
Solo i giochi riescono a renderlo serio. mette a funzionare all’incontrario» filosofeggia.
Non fuma, non beve, non ha mai giocato d’azzardo, ma Di ritorno in Italia si è riconvertito alle contesse e alle
nella sua vita non ha fatto che spassarsela. Con le donne, con dame dell’alta borghesia. Cominciando da Delia Del Drago,
la carriera diplomatica, con il potere, con gli amici, con tutto la moglie del suo migliore amico.
quello che gli capitava sotto tiro. Tutto aveva lo stesso valore, Una dopo l’altra, o meglio l’una incaricata di spodestare
l’importante era divertirsi. Non è mai cresciuto. senza complimenti la precedente. Le favorite accantonate, le
«Bisogna aver vissuto in Cina almeno tre anni per saper ex che si struggevano, venivano denominate “le vedove Cia-
fare il tè» sentenzia, con il collo piegato per annusare con no”: erano una delle attrazioni più apprezzate dei salotti
un’aria da intenditore il pacchetto che lei ha portato. romani.
Si raddrizza con una piroetta che vorrebbe essere giovani- Un manipolo di segretarie del Ministero si occupava solo
le, e si mette all’opera. Maneggia la vecchia padellina di ferro dei ricevimenti, delle autovetture, delle poltrone di teatro,
come se fosse una preziosa porcellana della sua collezione. delle missive appassionate, delle camere d’albergo.
È in Cina, subito dopo il suo matrimonio, a sentire il gene- «In guerra tutto va in fretta, troppo in fretta, è solo per il
rale, che ha messo a punto una volta per tutte il suo stile di sottoscritto che il tempo si è incagliato» dice.
vita. Andava a letto con la più bella donna di Shanghai, con Si crede altrettanto dotato per far ronzare in modo inecce-
le mogli degli ambasciatori, dei consoli, dei grandi uomini pibile la stufa che per partorire con la sua grande bocca da
di affari locali, dei ricchi stranieri. Tutte le donne, di tutte le rospo gli aforismi. Si crede molto intelligente e molto
nazionalità, purché fossero belle e molto eleganti, o anche attraente.
molto belle e nobili, nobili e molto giovani. O semplicemen- Il giorno prima ha chiesto alla moglie che gli porti – come
te molto ricche. se potesse servirgli a qualcosa – il Collare dell’Annunziata,
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del quale è immensamente fiero. Esattamente come appena Si dice che fa troppo caldo: la grandissima differenza di
prima della guerra a Livorno ha fatto cominciare i lavori per temperatura con l’esterno l’ha messa a terra.
costruire un immenso mausoleo di marmo: la sepoltura per «Non essere triste, il tè che hai portato è ottimo» dice lui,
lui e la sua famiglia. passandole la gamella bollente.
La sua vanità non ha limiti. «Non sono triste» ribatte lei.
«Gli inglesi sanno pilotare gli aerei, ma non hanno mai E davvero non è affatto triste. Le piace questo calore ecces-
capito un cazzo a proposito del tè» dice, e scoppia a ridere. sivo, e il tè comprato al mercato nero ha effettivamente un
Quando ride davvero solleva le labbra e scopre tutti i den- odore buonissimo. Qualcosa che ricorda l’acqua di mare e le
ti, come si fa dal dentista. alghe.
E subito getta uno sguardo circolare: ha l’abitudine di rac-
cogliere i frutti del fascino violento del suo buon umore. «Che donna era tua madre?», le domanda Ciano, di nuovo
gaio.
«Non ci tengo proprio a fare l’esperienza del freddo delle Felicitas non sa cosa rispondere. Non ha mai provato a
pallottole nella schiena» dice, scrollando le spalle. descrivere la madre in due frasi, a descriverla a qualcuno che
Tutto a un tratto è molto pallido, e la sua altera sicumera se ne interessa solo per passare il tempo, perché si annoia.
s’è volatilizzata. Senza contare che da quando a sedici anni è andata via di
«Non la farai» ribatte Felicitas, parlando troppo forte. casa, l’ha vista forse cinque o sei volte. Avevano praticamen-
C’è cascata un’altra volta. Le sembra incredibile che il sen- te rotto.
tirlo parlare della propria morte le provochi una simile Ciano però la guarda con le labbra un po’ aperte, come se
oppressione, dieci secondi dopo aver faticato a trattenersi la sua risposta lo interessasse davvero. Per incoraggiarla a
dal ridergli in faccia. Neanche fosse contagiata dalla sua parlare la fissa dritto negli occhi.
volubilità. Sua madre aveva i capelli castani ed era un po’ grossa, pur
Non si è mai sentita in balia di un turbine di emozioni così non essendo davvero grassa, dice allora. Non era bellissima,
contraddittorie, a tal punto svincolate dal suo volere. ma gli uomini la trovavano attraente. Aveva delle belle gam-
«Mai invaghirsi di un uomo che presto deve morire» la be e un bel seno, elementi che notoriamente piacciono a tut-
ammonisce Ciano, quasi avesse letto nel suo pensiero. ti gli uomini. Per la strada gli uomini guardavano lei, non la
Felicitas si sente d’improvviso molto stanca. Spossata. figlia, contrariamente a quello che succede di solito.
Non è una fatica del corpo, è una fatica dei muscoli troppo «Anche tu avresti preferito mia madre, sono sicura» gli dice.
tesi della schiena, dei nervi delle braccia, della testa. Una fati- Ciano ribatte che non deve parlare per farsi del male. Pure
ca di quello che deve ancora succedere. lei è bella, benché la sua non sia una bellezza classica.
28 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 29

«La tua bellezza sembra sgorgare dall’interno, la qual cosa data. La sua gamba trema, facendo fremere anche le spalle e
la mette ancora di più in valore» gorgheggia. le braccia, quando si avvicina a quella di Ciano.
Felicitas pensa che il conte di Cortellazzo deve avere l’abi- Non ha mai provato un desiderio così forte.
tudine di dire esattamente la stessa cosa a tutte le racchione È il suo corpo che si ricorda di Oberallmanshaussenn e che
che incontra sul suo cammino. Certo mente, eppure riesce a è diventato schiavo del desiderio, lei sa quello che vuole. Par-
sembrare sincero. tirà tra qualche giorno, ormai ha deciso. Non è certo questa
Ha la capacità di sembrare sincero, e lei non riesce a difen- incongrua attrazione fisica che le farà cambiare idea.
dersi da quella sua falsa sincerità. Il generale troverà qualcun altro per fare quello che inten-
È molto commossa, ha voglia di piangere. de fare.

«Si sta meglio qui che in una baita a Cortina d’Ampezzo»


dice Ciano, accompagnando con il dito i rintocchi delle
campane del convento dei Carmelitani, adiacente al carcere.
Era dai tempi di Oberallmanshaussenn, alla fine dell’esta-
te, che non sorrideva più così. Quel suo sorriso è contagioso,
è bello.
Felicitas si dice che è uno squilibrato. La spiegazione è
quella, semplicemente quella. Lei lo sa bene, ma finisce sem-
pre per dimenticarselo.
Già la prima volta che lo ha visto ha percepito che per lei
rappresentava una vera e propria minaccia. Esattamente
come le è successo quando sua madre le ha presentato il
patrigno.
Eppure sta bene. Da nessuna altra parte potrebbe sentirsi
meglio di come si sente adesso. E il merito è suo, solo suo,
non può nasconderselo.
Erano secoli, le sembra, che non si sentiva tanto bene.
«È faticoso sciare» sospira lui, sedendosi al suo fianco.
Felicitas ha l’impressione che l’aria sia densa e soffocante
come quella di una sauna. Ma non è solo la stufa surriscal-
15 novembre 1943

«Sarebbe molto più pratico lasciare che Ciano lo eliminino


gli stessi fascisti» dice Felicitas.
O meglio, la frase esce da sola dalla sua bocca: senza i due
bicchieri dell’ottimo bardolino che ha bevuto non sarebbe
certo successo. Si ripromette di smettere di bere.
Il cielo è una placca di topazio che si incastra con la grazia
di un prezioso coperchio sulla linea sinuosa delle montagne
che costeggiano sui due lati il lago. E le fiamme che sconvol-
gono i versanti fanno quasi male agli occhi: gialle, scarlatte,
carminio, viola. Il lago che le riflette è assolutamente immo-
bile, ma qua e là balenano leggeri fremiti: si ha l’impressione
che trattenga il respiro.
È tutto terribilmente bello. Struggente e bello.
Il generale la guarda con i suoi occhi enormi dietro le lenti
bombate. Poi scruta la superficie blu scura dell’acqua, a
qualche metro appena dai tavolini del ristorante, come per
cercare una spiegazione. Il suo viso lungo e scavato si
aggrotta, ritrova la stessa espressione di quando analizza pie-
tra per pietra i dettagli architettonici di una cattedrale.
Il lago non sembra però pensare che al sole abbacinante
che infierisce da quando hanno lasciato la pianura: si direb-
be che la guerra non l’abbia ancora raggiunto. Non gli
32 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 33

importa niente dei fascisti, e men che meno delle strategie «Pensavo che conoscessi la sua propensione per i voltafac-
dei tedeschi. È placido, mite. È liscio come l’olio. cia» replica il suo superiore, alzando la voce.
Per la prima volta sulle rughe orizzontali della sua fronte
«Non ha senso intervenire, visto che ci tengono tanto a plana un’ombra di disprezzo. È abituato a vederla sorridente
occuparsene loro» insiste lei. e accomodante, fa fatica a spiegarsi la sua attuale insistenza.
Non è il momento adatto, lo sa bene: il suo superiore ha Lei stessa non la capisce tanto bene. In ogni caso presto se
già davanti a lui il piatto con gli sfilacci di cavallo. Adora gli ne andrà, non ha senso stare lì a discutere. È anzi completa-
sfilacci. mente assurdo.
Ma qualcosa dentro di lei non può aspettare. «Sottovaluti l’influenza che ha su di lui la sua sentimenta-
«Anche se il tribunale speciale lo condannerà davvero a lissima amante, aggiunge lui» indicando con la mano la
morte, il Duce lo grazierà» replica lui. direzione di Gardone.
Le fibre scarlatte penzolano dalla forchetta che tiene Guarda anche lei verso Gardone, dove Claretta s’è installa-
sospesa a mezz’aria. ta con il codazzo di familiari e amici. Anche Gardone è bella,
«Il congresso del Partito Fascista Repubblicano s’è espres- seppure non certo come Limone.
so in maniera molto chiara, lo vogliono morto» dice lei. La cupoletta di carne sfilacciata nel piatto del generale è
«Le urla di un manipolo di fascisti della prima ora relegati ancora quasi intatta: l’ha appena intaccata. I suoi occhi
in disparte per vent’anni non vogliono dire nulla» ribatte il grandi e avidi di ipermetrope sembrano ancora più insoddi-
generale, dopo aver finalmente messo in bocca la forchettata. sfatti del solito.
Ingolla diverse piccole sorsate di bardolino con i tendini Felicitas si dice che se lei si lascerà scappare ancora una
del collo tesi come corde di violino. Detesta parlare di cose parola scatterà in piedi e si metterà a gridare. Lo ha già visto
importanti quando mangia. Detesta essere contraddetto. perdere la pazienza. Lo ha visto diventare una bestia.

Felicitas pensa che ha ragione lui: Mussolini non lascerà truci- Non riesce a mangiare la carne di cavallo che ha fatto l’errore
dare il marito di Edda, la figlia preferita. All’ultimo momento di ordinare. Ha l’impressione che le fibre le si incastrino tra i
escogiterà una qualche soluzione di compromesso. Non si denti, si mescolino al sangue delle gengive, le tappino la gola.
sporcherà le mani con il sangue del padre dei suoi nipoti. Non riesce a non pensare alle macchie di sangue sul pavi-
«Il Duce ha dichiarato più volte che non si intrometterà mento della stanza che tutti chiamano la sala del biliardo.
nel processo intentato dal suo governo contro i membri del Si dice che se continua a forzarsi a buttar giù quei filamenti
Gran Consiglio del Fascismo che l’hanno fatto destituire alla dal gusto di cuoio vecchio finirà per stare male. Ma sa bene
fine di luglio» argomenta però. che non mangiare sarebbe un indizio ancora più esplicito.
34 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 35

Inghiotte allora ogni fascetto di filamenti violacei masti- inghiottito le limonaie di pietra aggrappate al versante,
candolo il meno possibile e respirando con la bocca. Evita di avanza verso di loro come una lama affilata. Tra qualche
guardare i riflessi incandescenti sull’acqua, evita di posare lo minuto scivolerà sulla superficie liscia del lago, diretta verso
sguardo sulla grande montagna sopra la riva orientale che la costa orientale.
sembra bruciare in un unico immenso fuoco. Non vuole Presto farà notte, e loro rientreranno a Verona, avvolta nel-
pensare al sangue. la solita nebbia. La nebbia che nasconde il fiume e satura le
Fissa le vecchie case semplici ed eleganti che delimitano la strade, che le opprime dal mattino alla sera.
piazzetta dove stanno mangiando, il porticciolo che fa pen- Felicitas si accorge che vorrebbe solo una cosa: essere lì con
sare a una scena di teatro. Guarda i cipressi, guarda gli olivi Ciano. Lì in quello struggente paesaggio italiano con lui che
con i loro rami leggeri. Gli olivi del Garda sono diversi dai è italiano, che è il prototipo stesso dell’italiano. È idiota e
soliti olivi, sono delicati e quasi trasparenti. Eterei. impossibile, ma desidererebbe sopra ogni cosa essere seduta
Le provoca un dolore nel petto, questa aggressiva armonia, a quello stesso tavolo con il conte Ciano galante e sbruffone.
tutta questa bellezza che non serve a nulla, che acuisce solo Una volta, una sola volta, solo perché è un po’ ubriaca.
la coscienza della sua solitudine. Le fa paura, questo vaneggiamento nel quale è sprofondata
Il suo superiore non dice nulla. Ascolta i tre ufficiali del e dal quale non riesce a distogliere la mente. È lui il vero
tavolo vicino, decisamente alticci, che parlano dell’attacco ter- responsabile della testardaggine con la quale si è messa a
rorista che ha avuto luogo nel corso della notte, a dieci chilo- sostenere una tesi insensata, è lui il solo e unico responsabile
metri da lì. Parlano del numero di morti, delle rappresaglie. della sua insubordinazione.
Senza chiedere il suo parere il generale ordina con un cen- Devo assolutamente smettere di bere, si dice.
no una seconda bottiglia di bardolino.
È stizzito: il suo modo di masticare è più rumoroso del «Veramente splendida questa carne di cavallo,» dice il gene-
solito, e mette in risalto i muscoli sotto la pelle che comincia rale, accendendo uno dei suoi sigari sottili. La sua voce è
ad allentarsi. Stringe forte la forchetta e si sistema continua- appagata, per non dire allegra: la voce di quando ha appena
mente gli occhiali sul naso ossuto. Esattamente come quan- visitato un sito di rovine romane.
do gli ha annunciato che si sarebbe sposata. Non è arrabbiato, non dubita della sua informatrice.
Si direbbe che nemmeno la carne per la quale hanno fatto «Ancora migliore di quello del Leone di Venezia» ribatte
tutti quei chilometri sia di suo gusto. Gli ha rovinato il pasto. lei, con l’aria di stupirsi che la cosa sia possibile.
Quando è davvero concentrata le frasi le escono da sole,
Il sole tocca quasi la sommità della parete verticale che corrono più veloci del pensiero.
sovrasta il porticciolo, presto sparirà. La linea scura ha già Le gira la testa, ma anche lui deve essere un po’ ubriaco. È
36 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 37

domenica, tutti hanno voglia di rilassarsi e di dimenticare la più della necessità di adattare la legge ai costumi germanici.
guerra. La guerra che hanno cominciato a perdere. Finge di aver gettato una volta per tutte la spugna, finge di
«Come dire, è nello stesso tempo più marinato e meno sala- rammaricarsi di non essere più giovane.
to, cosa che fa risaltare il gusto leggermente pepato della carne Finge di essere rassegnato.
di cavallo» dice lui, con il tono di chi non ci aveva pensato da «Spero che tu non abbia davvero l’intenzione di lasciarci»
solo, ma che è pienamente d’accordo con l’interlocutore. aggiunge, sistemandosi il cappello. Avrai tutti i permessi che
Felicitas ha la nausea. Ha l’impressione di avere la bocca vuoi per andare a trovare tuo marito, non devi pensare il
piena del sangue del ferroviere sospettato di avere minato il contrario.
ponte all’entrata del villaggio delle Prealpi. Il bel villaggio Le sorride con il suo sorriso di vecchia volpe cosciente del-
allungato che hanno visitato assieme. Ma sa che non può la propria micidiale intelligenza.
vomitare. Non subito, in ogni caso.
Si sforza di sorridere.
«O forse è solo un problema di pezzi differenti» continua
lui.
Il suo viso stretto e angoloso esprime di nuovo la soddi-
sfazione.

Mentre si alza per andare a pagare un ronzio si fa strada tra


le voci degli ufficiali, diventa sempre più riconoscibile. Nel
cielo finiscono poi per apparire una dozzina di puntini.
Sono quadrimotori americani.
Tagliano il lago in diagonale, si dirigono lenti e tranquilli
verso la valle dell’Adige. In pieno giorno. Nessuno dice nulla.
«Considero una grandissima fortuna poter passare il mio
tempo con una ragazza tanto bella e tanto intelligente come
te» dice il generale quando torna, senza guardarla. Fissa la
lama di ombra che avanza verso le belle pietre bianche della
riva.
Da quando si è sposata non le enumera più tutte le buone
ragioni che avrebbe per diventare la sua amante, non parla
18 novembre 1943

«È così che quel vecchio caprone risponde alle mie lettere!»,


dice Ciano, colpendo con il palmo della mano l’incavo del
gomito dell’altro braccio.
Ripete lo stesso gesto, imitando nel contempo il rumore di
una scorreggia. E poi ancora e ancora, ogni volta spazzando
l’aria con la mano e simulando delle scorregge.
Ha la faccia congestionata, quasi viola. Fa caldissimo, ma
non è il caldo a metterlo in quello stato.
«Beva un po’ d’acqua» gli dice Felicitas.
«Ecco come mi tira fuori dalle peste!», dice lui, percuoten-
do ancora più forte il braccio nella curva del gomito.
È talmente agitato che non riesce nemmeno a finire le fra-
si. Ha difficoltà a respirare. Ansima.
Si massaggia con il pugno il lato interno del braccio. Non
vuole mostrarlo, ma s’è fatto male.
Le labbra abituate a sedurre sono tirate, tirate dal dolore.
«Evidentemente è troppo occupato per potermi risponde-
re» dice, mimando con il pugno chiuso un pistone che sale e
scende.
Comincia a camminare nella minuscola cella, girando pra-
ticamente su se stesso. Ha gli occhi iniettati di sangue.
Felicitas vorrebbe che si calmasse, ma non riesce a dire
40 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 41

nulla. Le frasi che le arrivano alle labbra le sembrano tutte mondo e senza cavarsi gli stivali, da autentico signorotto
inadatte. medioevale».
«Non vedo che altro gli lascerebbero fare i tedeschi» continua
Ciano, guardando il pugno che si alza e si abbassa nell’aria. Felicitas vorrebbe potergli dire che ora spera di convincere il
«Pare che sia sempre più malato» ribatte lei. suo superiore che non è opportuno ucciderlo. Forse il gene-
Ciano però non l’ascolta. Ascolta solo la sua voce troppo rale cambierà davvero idea, forse riuscirà a sua volta a per-
acuta. suadere i grandi capi a Berlino. Le sembrava un ribaltamen-
«Se ne fotte dell’età e del colore di capelli, l’importante è to impossibile, adesso invece comincia a crederci.
che abbiano delle tette e una fica» dice, fermandosi di botto Ora il suo superiore comincia a pensare che Edda può avere
e guardandola negli occhi. un’influenza nefasta sul padre, che la priorità sia impedirle di
Come se le rivelasse un segreto di fondamentale importanza. nuocere. Che nell’immediato il vero pericolo sia Edda Musso-
lini, non lui. E questo è il risultato della sua azione: è poco, ma
«Quando era giovane si ubriacava ogni giorno fino a cascare nello stesso tempo è moltissimo. È già un piccolo appiglio al
per terra, divenuto l’onnipotente Duce è passato alle battone quale possono aggrapparsi. Un principio di speranza.
obese e alle fantesche con le caldane» dice, mimando con le «Smetta di pensare al Duce, pensi a lei» dice.
mani due spropositati seni. Ciano la guarda come se lo avesse insultato. Nel giro di
«Anche lei ha avuto centinaia di amanti, stando a quello qualche secondo il suo collo diventa viola.
che si dice» ribatte Felicitas. «Tu te ne freghi se mi fa ammazzare o meno, ma io no»
È una frase priva di forza, appena più pesante di un pen- ringhia.
siero, ma questa volta il conte di Cortellazzo ha sentito. Cor- «Non è vero, penso solo a questo» mormora lei.
ruga gli occhi. «Quello che interessa a te è fare bene il tuo mestiere, detto
«Benito Mussolini se ne fotte delle donne, quello che gli altrimenti sovrintendere alla mia eliminazione» dice lui,
interessa sono le voragini tra le cosce» dice. imitando il suo accento tedesco.
«Più la cavità della vecchia baldracca di turno assomiglia a «Con i tuoi occhietti blu e il tuo faccino d’angioletto non
un baratro abissale, più è soddisfatto» dice, imitando con pensi che a prodigarti per il pazzo furioso che vi governa: sei
l’avambraccio un membro in erezione. stata tirata su per questo, come si ammaestrano i cani a
«Penso che lei esageri» commenta Felicitas. azzannare!».
«Ogni fottuto pomeriggio una donnaccia differente, altro
che importantissimi problemi di stato» continua lui, agitan- Vorrebbe dirgli che è solo per aiutarlo che ha deciso di resta-
do su e giù il pugno. «Sul pavimento della sala del mappa- re a Verona ancora qualche settimana. Per non rimanere con
42 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 43

l’impressione di non aver fatto per lui tutto quello che era in Fin dall’infanzia non può vedere piangere una persona che
suo potere. Vorrebbe dirgli che è stata una scelta difficile, per gli è vicina senza commuoversi: glielo ha confidato lui stes-
un sacco di ragioni. Una decisione che la fa stare molto so. E adesso piange per lei, con lei.
male. Piange.
Prepara una frase, poi un’altra. Dalla sua bocca non esce
però alcun suono. Si stringono uno contro l’altra e piangono. Come potrebbe-
Si accorge poi che le parole fanno pressione dentro di lei, ro piangere due bambini vittime di un incidente, prima che
come una folla che si spintona verso un’uscita di sicurezza. qualcuno si occupi di loro.
Vogliono sgusciare fuori. Ma non sono parole, sono sin- Felicitas vorrebbe smettere, sente che se non smette subito
ghiozzi. Piange. il seguito sarà ancora più difficile. Si dice che deve riuscire a
«Se piangi mi deludi» dice Ciano, immobilizzandosi di riprendere in mano le redini dei propri stati d’animo. Deve
scatto. ritrovare il suo leggendario sangue freddo.
«Il comandante Beetz non può piangiucchiare come una Piange però ancora di più. Piange la sua immensa fatica,
ragazzina!», le grida. tutte le sue paure. Non le importa che i due colossi biondi la
Felicitas è d’accordo con lui. È da molto tempo che non vedano, non le importa che da un momento all’altro possa
piange più. Non potrebbe portare a termine le difficili mis- arrivare la guardia Pellegrinotti.
sioni che le affidano, se non avesse imparato a padroneggia- Anche Ciano singhiozza in modo sempre più convulso.
re alla perfezione le proprie emozioni. Non avrebbe fatto «Non avrei mai potuto immaginare un epilogo del genere»
tutta la strada che ha fatto in pochissimo tempo, saltando le dice.
tappe intermedie. Non recita più. La sua vanità è stata riassorbita dalle rughe
Una marea la trascina però via, una corrente con la forza ormai molto marcate del viso, la vacuità è svaporata nell’aria
di un fiume gonfio delle piogge torrenziali di novembre. calda e pesante della cella.
Vede sfilare le rive, con il loro rassicurante aspetto di solidi- È questa capacità inaspettata a essere autentico, che la sog-
tà, però non riesce ad aggrapparsi: gli alberi e gli arbusti sfi- gioga ogni volta. Dentro di lei scatena una vertigine di cadu-
lano veloci, troppo veloci. ta nel vuoto.
«Non bisogna piangere» ripete Ciano. Chiude gli occhi e non pensa più a nulla.
Anche la sua voce è scivolata altrove, ha perso la propria
salda base di appoggio. È quasi una supplica. Una mano liscia risale sotto la sua gonna. La mano le per-
Schiude le labbra come per aggiungere qualcosa. Ma già corre la coscia, senza fretta, ma senza rallentare, come qual-
piange. cuno che ha ben chiaro dove ha intenzione di andare. Arri-
44 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 45

vata alla barriera delle mutandine le sposta con una dolce «Devi dire a tuo marito di fare ben attenzione a non farsi
fermezza. Le dita sono subito inghiottite dentro di lei, per- uccidere» dice, guardandola negli occhi.
ché laggiù tutto è scivoloso. Lì per lì è molto stupita, non si aspettava una frase del
Felicitas alza la testa sopra la spalla di Ciano: i suoi occhi genere.
incappano nella schiena dell’olandese, con la minacciosa Il conte di Cortellazzo è un vigliacco, non può impedirsi di
mitragliatrice a tracolla. Viene di botto, con un grido strozzato. ragionare come un vigliacco, si dice poi. Mai e poi mai Kurt
«I tuoi occhi sono molto belli» dice Ciano. scanserebbe un qualsivoglia pericolo solo per non mettere a
Sorride con la bocca di traverso, ma per una volta non repentaglio la propria pelle, per nulla al mondo si defilereb-
sembra prenderla in giro. È sereno, si direbbe. be lasciando il suo posto a qualcun altro. Kurt si preoccupa
La sua mano le sfiora ancora la coscia, come rimandando solo di svolgere nel migliore dei modi i compiti che gli sono
la decisione di andarsene. stati assegnati, di essere fedele al giuramento che ha prestato.
Felicitas si lascia cadere sul letto: ha l’impressione di fon- È stato educato così, lo ha nel sangue. La prima cosa che le
dere, da quanto ha caldo. Non è solo il calore stordente della ha detto quando si sono messi assieme è che grazie a lei –
stufa, è un bollore che si origina nel basso ventre, e che si grazie al suo amore – sarebbe stato un soldato migliore, non
dirige verso la testa come una nuvola di vapore. È questa avrebbe più avuto paura di niente.
vampa gassosa che le impedisce di rialzarsi o di darsi un Ciano non può capire questo, è un codardo, un incapace,
contegno. un piagnone, un buffone. La sola cosa che sa fare è dare voce
È il benessere proibito che ha conosciuto nel lettone della ai suoi volubili stati d’animo, manifestare la sua profonda e
madre e del patrigno. Quell’odore inebriante di sonno e di incorreggibile inconsistenza.
corpo d’uomo, quel richiamo di conchiglia seccata dal vento Lei deve fare ben attenzione a non lasciarsi contaminare
dell’oceano, i pomeriggi quando sua madre era al lavoro. dalla sua vigliaccheria. È subdola, la vigliaccheria.
Piange di nuovo, ma senza singhiozzi, e provando un pia- «Aveva ragione la maga in Cina: a quarant’anni farò l’e-
cere intensissimo. Piange di felicità. sperienza del gelo del piombo che penetra nella carne» dice
Ciano leva la mano dalla sua gamba. E si gratta per qual- lui.
che attimo i testicoli. Si alza in piedi e aggiunge altra legna alla stufa già quasi
«Non mi lasciano nemmeno leggere i giornali, per me è incandescente. Con i soliti gesti lenti e estremamente precisi.
una vera tortura» dice. Felicitas pensa a Kurt, ai suoi occhi chiari e onesti, al suo
Non può restare a lungo senza pensare a se stesso, senza collo possente, alla bella nuca piatta. Si dice che lo ama, deve
dare per scontato che tutti gli altri siano valletti ai suoi piedi. smettere di dubitarne.
22 novembre 1943

«In fondo Ciano non è mai stato fascista» dice Benini, sfre-
gandosi le mani come se le tenesse sotto un rubinetto.
Ogni volta che apre la bocca appare una nuvola dai contor-
ni molto netti, da quanto fa freddo nella sua cella. Un freddo
che penetra nei vestiti e entra nelle ossa. Lo stesso freddo del-
le strade assediate dalla nebbia e semideserte della città.
«Visto che ci teneva tanto ad avere le striscette rosse abbia-
mo tutti testimoniato il contrario, ma non è mai stato squa-
drista» dice.
Parla come un maestro che ama il suo allievo ma che non
può esimersi dall’enumerarne le debolezze. Non riesce a
essere oggettivo nei confronti del grande amico.
In corrispondenza delle guance la pelle forma due cavità
profonde, si direbbe aspirata dall’interno. Ha la stessa età di
Ciano, ma sembra un vecchio. Un ragazzo precocemente
invecchiato.
Felicitas pensa in continuazione al padre. Questo ex-pezzo
grosso ha qualche cosa in lui che glielo ricorda. La magrezza,
o forse la rassegnazione. L’evidente debolezza di carattere.
«I veri squadristi non gli perdonano il fatto di aver accetta-
to il titolo di cittadino onorario di Firenze, quando non ha
mai fatto parte delle squadre della città» continua Benini.
48 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 49

Felicitas pensa che suo padre è morto esattamente dieci «È per questo che nemmeno il popolo lo ha mai amato, è
anni prima. E proprio il giorno dell’anniversario ha davanti per questo che era la personalità più screditata del fascismo».
quest’altro uomo che gli assomiglia. Che ha delle convinzio- Osservandolo Felicitas vede il padre mentre fissa la fine-
ni politiche opposte, ma che gli assomiglia. stra del soggiorno. Piantato davanti alla finestra, immobile.
«È per questo che al congresso si sono accaniti contro di Per lunghissimi minuti, ore.
lui». Vede le sue collere mute causate da quello che le insegna-
Lei cerca di concentrarsi su quello che dice, ma il pensiero vano a scuola, la stizza quando lei passava i pomeriggi e le
ritorna senza sosta al padre, alla sua voce indecisa, alla bislacca domeniche alla Lega delle Giovani Tedesche. Vede il suo
maniera di camminare, quasi temesse di rompere qualcosa. rifiuto di dire “festa del solstizio d’inverno” invece di Natale,
Pensa alle passeggiate che facevano assieme lungo le spiag- la rabbia contro i tribunali speciali, l’accanimento con il
ge del nord. Vede le onde, la superficie dell’acqua imbiancata quale difendeva gli ebrei.
dal vento, il cielo vastissimo e in frenetico movimento. Vede Vede le sue assurde litografie, molto scure, molto tetre, ter-
quel suo strano modo di toccare le conchiglie e di fissarle a ribilmente tristi. Vede i sinistri disegni che faceva sui taccui-
lungo, come se gli nascondessero qualcosa, come se conte- ni neri che si portava dietro dappertutto.
nessero un segreto.
Era felicissima, quando la portava con lui a passeggiare «Per tutta la giovinezza Galeazzo è stato soggiogato dal
sulla spiaggia. padre, l’eroe della prima guerra mondiale, dopo il matrimo-
nio si è invaghito del Duce» dice Benini.
«Ciano ha sempre amato il lusso, niente di più lontano dalla «Appena ha cominciato a lavorare al suo fianco, dopo la
rivoluzione fascista» dice Benini, come enumerando un’al- Cina, la sua ammirazione s’è trasformata in venerazione: si
tra innocente marachella. sforzava di imitare la sua voce, spingeva anche lui la mandi-
Felicitas ha l’impressione che potrebbe cingergli la vita con bola in avanti, faceva anche lui gli occhi da pazzo. Si vestiva
le due mani. Ha un corpo da adolescente, un corpo delicato come lui, cercava di adottare la sua maniera di ragionare».
che stona con i capelli quasi completamente bianchi e il fitto «Proprio per questo la gente lo trovava infinitamente ridi-
reticolo di rughe del viso. Si stenta a credere che quando colo, e tutti lo prendevano in giro. Ogni giorno saltava fuori
Ciano era ministro fosse il suo sottosegretario, che avesse un una nuova barzelletta sul suo conto, una barzelletta che face-
ruolo così importante. va morire dal ridere mezza Italia».
«Ciano adora lo champagne e le partite di caccia in com- Felicitas si dice che invece di pensare al padre farebbe bene
pagnia di principi e di donne ingioiellate, non sa nemmeno a pensare a se stessa, al suo attuale comportamento. Ha fatto
cosa sia il popolo» dice. credere al generale cose che non sono vere, che sono anzi
50 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 51

completamente false. Lo ha ingannato. Kurt resterebbe alli- «Galeazzo non ha tradito, glielo assicuro» ripete Benini.
bito, se lo venisse a sapere. È per questo che non è tranquilla Piagnucola, adesso. Una lacrima isolata scivola nell’incavo
e che non riesce più a dormire. profondo sotto la gota, riappare alla superficie, cola sulla
«Ma non ha tradito» dice Benini. giacca nera.
Per difendersi dal freddo implacabile ha infilato le mani
sotto le ascelle, come fanno le ragazzine. «Pensate che verrà fucilato?», gli chiede Felicitas.
«Quello che risulta da molte testimonianze è che Ciano ha Mentre lo dice si accorge che è solo per sapere questo che
avuto intensi contatti con tutte le persone che potevano in si è data tanto da fare per ottenere dal direttore degli Scalzi il
un modo o nell’altro affrettare la fine del regime,» dice lei, permesso di visitarlo. Solo per porre questa domanda si è
prima ancora di averlo deciso. inventata un inverosimile pretesto, che ha spacciato anche al
«Galeazzo non ha cospirato contro il Duce, ha solo cercato suo superiore.
una soluzione per la situazione del Paese, una situazione «È il segretario del partito Pavolini che vuole a tutti i costi
oggettivamente senza uscita» ribatte lui. La guerra era persa, vederlo morto» risponde subito l’amico di Ciano, come se si
ma un armistizio con gli inglesi e gli americani avrebbe impli- attendesse quella domanda.
cato senza ombra di dubbio l’invasione da parte dei tedeschi, «Pavolini è sempre stato invidioso della fortuna di Galeaz-
come è effettivamente avvenuto dopo l’otto settembre. zo» continua. «Quando da ragazzi avevano entrambi l’inten-
«Il conte Ciano sapeva perfettamente cosa significava la zione di diventare scrittori era convinto di avere più talento,
mozione Grandi: la conosceva già, aveva anzi contribuito a quando erano giornalisti pensava di essere più bravo, quando
redigerla» ribatte lei, pesando con estrema cura le parole. in Etiopia si battevano nella Disperata si considerava un pilota
«Non poteva ignorare che la sola conseguenza possibile molto più abile: è stato obbligato a rimanere anno dopo anno
sarebbe stata la destituzione di Mussolini. In realtà era con- nella sua ombra, l’origine del suo risentimento è tutta lì».
vinto che il re gli avrebbe offerto il suo posto, è per questo «Quando invece Ciano l’ha sempre difeso davanti a Mus-
che ha agito così». solini, che non lo vedeva di buon’occhio, e lo ha tirato fuori
È sicura di quello che afferma. Eppure le piacerebbe che dalle peste quando è stato accusato di aver sottratto dei fon-
questo omiciattolo con i capelli radi e scombinati le obiet- di. Nel trentanove lo ha fatto nominare ministro della cultu-
tasse degli argomenti irrefutabili. Desidererebbe tanto che ra popolare, nel quarantadue è riuscito a farlo mettere a
Galeazzo Ciano fosse un po’ meno meschino, un po’ meno capo del partito. E ora che è lui a essere in difficoltà, ora che
disgustoso. nessuno più lo sostiene, lo fa uccidere».
Non cambierebbe nulla, ma in quel momento ne prove- Felicitas ha la gola stretta da un nodo. Un nodo duro e
rebbe sollievo. dolorante.
52 GIACOMO SARTORI

Ciano morirà, si dice, deve smettere di pensare che lei pos- 27 novembre 1943
sa fare qualcosa per impedirlo. La sua ubbia di salvarlo non è
che l’ennesima conferma della sua propensione a imbraccia-
re le cause perse. Come avrebbe voluto salvare suo padre,
come sorrideva per cercare di renderlo meno triste. Ha pas-
sato la vita a sorridere, a cercare di spostare le montagne con
i suoi sorrisi.
«Dei diciannove che hanno votato la mozione Grandi solo
i sei più fessi sono stati arrestati, gli altri se la sono data a «La guardia Pellegrinotti mi ha parlato del decreto e mi ha
gambe» dice Benini. letto i nomi dei giudici» urla Ciano prima ancora che lei sia
«De Bono ha ottant’anni ed è sordo come una campana, entrata nella cella.
Marinelli è andato di testa, e gli altri quattro nemmeno capi- Ha i capelli drizzati sul cranio e non è rasato. Niente di più
vano quello che stava succedendo, visto che era la prima vol- lontano dall’eleganza carismatica delle immagini ufficiali:
ta che partecipavano al Gran Consiglio». sembra un barbone. Fa pena.
Felicitas gli ha portato i biscotti al burro che gli piacciono
più di ogni altra cosa e per una volta si sentiva attraente, nel
suo nuovo tailleur azzurro. Si aspettava di trovarlo di buon
umore, aveva voglia di essere abbracciata. Già cercava sul
palato il gusto di rame della sua bocca di uomo maturo.
«È una legge fatta apposta per fucilarmi» dice lui.
È cereo, e ha gli occhi fissi. Spalancati e fissi.
Lei vorrebbe potergli dire che per il momento è Edda che
morirà, non lui. I suoi superiori hanno deciso così. Grazie a
lei hanno cambiato idea.
Vorrebbe che Ciano potesse esserne contento, come ne è
contenta lei. Vorrebbe che le proponesse di festeggiare. Vor-
rebbe che il suo matrimonio fosse la glaciale alleanza di inte-
ressi che aveva immaginato leggendo le pratiche che lo
riguardano. Vorrebbe che non amasse Edda. Vorrebbe che
Edda non esistesse.
54 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 55

«Tutti erano al corrente, e tu non mi hai detto nulla» dice scrive le sue frasi non hanno più il soffio tiepido che avevano
Ciano. prima. Sembrano le lettere di un’altra persona.
Mancavano solo le recriminazioni. Non si rende conto di «Basta conoscere un po’ la storia: non avete mai raggiunto
quello che lei fa per lui. Mente al suo superiore, non obbedi- lo stadio della vera civiltà» continua Ciano.
sce agli ordini, non ascolta nemmeno più quello che le dice. «Siete abituati a bere il sangue ancora caldo dei vostri
Butta giù in fretta e furia i rapporti, riempiendoli di dettagli nemici nel cranio delle vostre madri» dice, imitando una
senza alcuna importanza. persona che si asciuga la bocca con la manica.
«Con i tuoi sempiterni sorrisi pensi di poterti prendere di «Per voi è assolutamente normale sodomizzare i figli e poi
gioco di me come e quando ti pare, piccola furbetta» dice darli in pasto ai cani».
Ciano. «Ma non dimenticare che sono nato e cresciuto a Kurt sostiene che per molti aspetti la situazione del fronte
Livorno, la capitale mondiale della furbizia». dove si trova è peggiore di quella che ha vissuto in prima
Non immagina i rischi che corre. Non sa che ogni ora che persona a Stalingrado. Lei sa che dovrebbe scrivergli, sa che
passa la sua posizione diventa più delicata. Non sa che la dovrebbe incoraggiarlo. Sa che glielo deve, visto tutto quello
Gestapo ha occhi e orecchie dappertutto. Non sa che il gene- che ha fatto per lei. Però non ci riesce. Comincia, e non ce la
rale ha un intuito micidiale: è impossibile che non finisca fa a andare avanti.
per accorgersi dei suoi maneggi. Le frasi non le escono, restano seppellite sotto uno strato
«Siete bugiardi e traditori, non sapete nemmeno cos’è la di ghiaccio. Il ghiaccio che sente anche dentro di lei.
lealtà» continua lui. Quando avete invaso la Cecoslovacchia «Vi vendicate per il fatto che mi sono battuto perché l’Ita-
ci avete avvisati a cose fatte, come se fossimo i vostri vassalli. lia non entrasse in guerra accanto al vostro maledetto paese»
Stessa cosa per la Polonia, stessa cosa per la Danimarca, dice Ciano.
idem per la Russia. «La mia condanna l’avete firmata già nel trentanove, altro
«Ogni volta ci svegliavate nel cuore della notte, solo per il che processo!».
piacere di prendere per i fondelli Mussolini e il sottoscritto» Ha le mascelle contratte e aspira l’aria con le narici molto
dice, mimando una persona che suona un campanello. dilatate: si prepara a gridare qualcos’altro con la sua voce
stridula. E invece butta la testa all’indietro, e si mette a fissa-
Felicitas decide di andarsene. Non ha nessuna intenzione di re la luce lattiginosa al di là delle sbarre. Tenendo il palmo
stare a sentire quelle sue accuse assurde. Ha bisogno di della mano schiacciato contro l’orecchio. Resta così a lungo,
riflettere da sola. Ha bisogno di chiarirsi le idee. senza muovere un solo muscolo. Ha di nuovo male.
La mattina ha ricevuto un’altra lettera di Kurt. Suo marito Poi si inginocchia e aggiunge qualche altro legno nella stu-
dice che è triste perché lei non gli scrive mai, e quando gli fa. È congestionato ma ha freddo, ha sempre freddo. Ha
56 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 57

freddo e ha male all’orecchio. Non è vero che non soffre, non per terra, con la traversa di ferro del letto piantata nel fianco.
è incapace di soffrire. È anzi molto sensibile e molto umano. Ciano è sopra di lei, e non sembra rendersene conto: piange
nei suoi capelli, piange con il viso incollato alla pelle del suo
«La maga in Cina me lo aveva predetto che sarei stato fucila- collo e della sua gota.
to a quarant’anni» dice Ciano mentre si rialza. «So bene che non vorresti che muoia» geme, con una voce
«Non bisogna mai prendere le profezie alla leggera» dice. di bambino.
«Non morirai» dice lei, facendosi forza. Lei ha male all’anca, un dolore acuto e ostinato, ma per
«La sola persona che non vuole che venga assassinato è non turbarlo ulteriormente non si muove. Fa molto caldo,
Edda» ribatte lui. ha l’impressione che nella cella non ci sia abbastanza aria.
«Anch’io» sussurra lei. «Scusa, non volevo ferirti» dice lui.
«Tu non sei che una pedina pronta a tutto pur di salire di «Non volevo piangere, Edda dice che non bisogna che la gen-
uno scalino nella gerarchia della Gestapo, vale a dire la peg- te mi veda piangere. Non devono avere questa soddisfazione».
giore associazione di assassini che sia mai esistita sulla faccia Mescolato alle lacrime il gusto del suo alito le ricorda la
della terra» dice Ciano. «Con le tue belle manine devi avere pelle di una trota in un torrente di montagna, una trota
già ammazzato decine di esseri umani, e in futuro ne appena pescata. In mezzo alla natura, nella pace dei boschi.
ammazzerai ancora di più. A dozzine, ne farai fuori. I tuoi Lui le carezza il viso, le carezza il seno. Lentamente, con
superiori non ti terrebbero in una così alta considerazione, dolcezza.
se non fossi esperta nell’arte di assassinare la gente».
«Lei è ingiusto» dice Felicitas. «Che età avevi quando tuo padre è morto?», le domanda
Piange, ma Ciano non se ne accorge. Pensa a Edda. Pensa a Ciano mentre aggiunge dell’altra legna nella stufa.
se stesso. È capace solo di pensare a se stesso. Felicitas risponde che aveva dieci anni. Dieci anni appena
«Con questa legge e questa giuria di canaglie sento già il compiuti.
freddo delle pallottole che mi penetrano nella schiena» dice. «E che cosa faceva?».
La guarda, adesso. Si direbbe che stia cercando un’altra «Era incisore, però non riusciva a vendere le sue litografie,
idea per umiliarla. Sta per ricominciare a insultarla. Non ne o meglio non poteva più venderle: è anche per questo che si è
ha ancora abbastanza. Vuole finirla. suicidato. O forse è la ragione principale, perché in fondo l’u-
D’improvviso invece le si avvicina, e si accascia tra le sue nica cosa che gli premeva era quella. Tutto il resto lo faceva
braccia. A peso morto, come fanno i ragazzini con i loro perché lo doveva fare, su questo aveva ragione sua madre».
genitori. «Mi piacerebbe vedere le litografie di tuo padre, adoro le
Presa alla sprovvista Felicitas cade su un lato, e si ritrova stampe» dice Ciano.
58 GIACOMO SARTORI

Felicitas ribatte che le stampe che faceva suo padre erano 1 dicembre 1943
scure e macabre: proprio non erano belle. Suo padre era un
essere debole e insicuro, e soprattutto aveva la capacità di
essere sempre triste. Anche quando non c’era motivo, anche
quando gli succedeva qualcosa di bello. Tutta la sua tristezza
la condensava poi nei disegni e nelle litografie.
Ciano ripete che gli farebbe piacere vedere almeno delle
riproduzioni.
«Avevo qualche foto, ma penso di averle buttate» mormo- «Il Duce finge di governare uno stato, e le persone che gli
ra lei. stanno attorno si danno un gran daffare per alimentare la
Ciano prende le sue mani e le stringe contro di sé. Le grottesca mascherata che è la Repubblica di Salò» gracida
carezza il viso, le dice che non voleva attristarla. La capisce Edda, appollaiata sull’imponente letto della clinica.
molto bene, anche per lui è duro pensare a suo padre e a sua Il suo busto magro è scosso da tremori e scatti, ed è molto
sorella che sono morti a qualche mese di distanza nello stes- pallida. Un pallore opaco da pazza, sul quale risaltano le
so anno, nel trentanove. grosse biglie nere degli occhi. Gli occhi del padre.
«Io non sono triste che sia morto» replica lei. «Non può nemmeno chiamare i suoi ministri nei ministeri
E davvero se ci pensa non prova nessuna emozione. Gli sparsi nei paeselli attorno al lago, i tedeschi si tengono tutte
piacerebbe riuscire a spiegarglielo. Ma a Ciano non importa le linee telefoniche che funzionano per loro» dice.
nulla, in fondo. Pensa al padre, pensa alla sorella. Vorrebbe essere sarcastica, ma il suo ghigno assomiglia
piuttosto a una maschera di dolore. La sua mandibola fre-
me, fa pensare a una struttura in acciaio sottoposta a una
forza eccessiva.
«Le caserme non hanno più né porte né finestre, i tedeschi
hanno spaccato tutto» continua. «Si sono fregati tutte le
armi, altro che ricostituire un esercito. Gli ufficiali organizza-
no le esercitazioni con bastoni al posto dei fucili, e fingono di
non accorgersi che i soldati non hanno nulla da mangiare».
«Vorrebbe rimettere assieme un esercito, ma è una chime-
ra: appena ricevono la cartolina i ragazzi imboccano i sen-
tieri che salgono sulle montagne, vanno con i ribelli».
60 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 61

Le sue mani lunghe e magre tremano talmente forte che la È come se quella voce le penetrasse nelle vene e passasse
cenere della sigaretta cade da sola. direttamente al cervello. Quella voce sgradevole ha la forza
Deve essere lo stesso dispetto del padre bloccato a Gargna- di un campo magnetico. Una forza invisibile e subdola.
no, di fronte al placido lago che detesta, si dice Felicitas. La Felicitas si dice che non deve più lasciarsi cullare da quelle
stessa lucidità che non può ignorare i fatti ma che non arriva parole di metallo incandescente. Deve difendersene. La
a guardarli in faccia: la metà del paese è occupata dagli ame- prossima volta verrà per eliminarla, la sola cosa che deve
ricani, l’altra metà tira a campare sotto una pioggia di bom- tenere a mente è quella. Già domani, forse. O magari più
be, affamata e impaurita, le colonie e le incredibili ricchezze avanti. Quando riceverà l’ordine.
che avrebbero dovuto apportare sono un imbarazzante «Ho di nuovo spedito mio fratello Vittorio in Germania
ricordo, i partigiani diventano sempre più numerosi e più perché mi riporti i miei bambini, gli ho detto che se anche
forti. E allora la vergogna ribolle sotto la maschera di beffar- questa volta ritorna da solo non voglio più vederlo» sputa
da freddezza, erutta in superficie le sue esalazioni avvelenate. fuori Edda, neanche si trattasse di una sequela di insulti.
Nella voce della figlia del Duce c’è però qualcosa che E termina con un raschio catarroso in fondo alla gola. Un
ammalia. Qualcosa che attira verso quel suo corpo nero e verso da uomo. Da rozzo manovale.
fremente di cornacchia. Quando sarà il momento Felicitas dovrà lasciare transitare
queste frasi nella sua testa, impalpabili e inoffensive come
«Le adunate alle quali presenzia dalla sua finestra a Gargna- alte nuvole nel cielo. Non potrebbe agire, se si facesse acca-
no sembrano le prove di una banda musicale di un paese di lappiare da quella voce satura di rimpianti e di dolore.
duecento abitanti, sono una patetica parodia degli assem- Rischierebbe di sbagliare.
bramenti sotto il balcone di Piazza Venezia» continua Edda, Infila la mano nella borsa e sfiora il cane della pistola. Si
con un tono che vorrebbe sembrare gioviale. domanda se davvero con quel nuovissimo silenziatore che le
Si direbbe che da un momento all’altro potrebbe mettersi hanno dato nessuno sentirà lo sparo. Bisognerebbe che pio-
a urlare frasi sconnesse, o a battere la testa contro il muro vesse, per averne la certezza assoluta, si dice.
con il piccolo crocifisso di bronzo. Ma non è pazza. Non può Preferirebbe che fosse subito. In pochi istanti sarebbe tutto
pensare a se stessa come alla figlia di un uomo decaduto, risolto. È molto pesante, dover aspettare.
questo è il problema.
Ha un opinione di sé troppo alta, per poterlo fare. La porta si apre come per una ventata, e nella stanza fa
«Quando gli parlo se ne sta zitto, tace come un qualsiasi irruzione un corpo raccolto attorno alle proprie spalle: un
vigliacco» dice Edda, martoriando le proprie dita simili a nodo di carne umana. È lo stesso ragazzo della sua prima
rametti nodosi. visita. Si dirige veloce verso Edda, si direbbe che voglia
62 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 63

aggredirla: lei scatta in piedi, con le braccia alzate sopra la donna con molto fegato, pensa, quando in realtà non ha la
testa. freddezza di Edda, non ha quel suo autocontrollo svincolato
Il matto si blocca invece di colpo nel bel mezzo della stanza da qualsiasi emozione, quel disprezzo per la propria soffe-
e si mette a fissare i propri piedi, con il collo piegato ad renza. Lei finge di essere coraggiosa, non è davvero coraggio-
angolo retto. È completamente nudo. Scruta i piedi bianchi sa. Riesce a fingere.
con una concentrazione che gli deforma il viso, ma non Alla Lega delle Giovani Tedesche ha imparato a non lasciar
sembra vederli davvero. trapelare le sue paure. A mostrarsi impassibile in qualsiasi
«Sono ridotta a avere paura della mia ombra» dice Edda, situazione, anche le più estreme. Durante i bombardamenti
sistemandosi i capelli diritti e nerissimi. Neri e lucenti come degli americani come nella sala del biliardo. Ma non è corag-
le penne di certi uccelli appena usciti dall’acqua. gio, questo.
Si vergogna della reazione che ha avuto. Fin dall’inizio del- Lei non potrebbe nuotare per cinque ore nell’acqua gelida,
la guerra s’è fatta una reputazione per il sangue freddo sotto come ha fatto Edda quando la nave-ospedale “Po” è affonda-
le bombe, per il fegato come crocerossina in Russia e poi in ta davanti alle coste albanesi. Si arrenderebbe prima. Non
Sicilia, per le prese di posizione contro il padre. Ha affronta- potrebbe battersi contro tutti come sta facendo Edda adesso.
to di persona Himmler e con le sue urla è riuscita a estorcer- Non avrebbe quella sua energia che sembra inestinguibile.
gli il permesso di andare a vedere di persona le città tedesche Lei finge di essere forte, finge di essere coraggiosa.
distrutte dai bombardamenti. Perfino a Hitler, ha osato dire Finge.
quello che pensava.
Non può adesso mostrare di avere paura di un disgraziato. Edda ritorna con un’infermiera tracagnotta e baffuta. Dan-
Nemmeno davanti a lei, che considera una servetta, poco no l’impressione di intendersela bene, senza formalità né
più di una nullità. bisogno di parlare. Edda è stata anche lei infermiera, ha
«Vado a chiamare il mio gendarme, pare che questo sim- imparato a farsi accettare. E qui a Ramiola la conoscono
patico giovanotto abbia già trucidato la sorella» dice, ritro- come Elsa Santos, nessuno sa che è la figlia del Duce.
vando il suo abituale sarcasmo. Felicitas pensa all’ultima volta che ha visto Dieter, ai suoi
Nel suo modo di guardare il ragazzo non c’è la minima passi tranquilli e elastici dietro agli infermieri che erano
traccia di rancore, c’è quasi benevolenza. L’indulgenza di chi venuti a prelevarlo. I suoi occhi fissavano il pavimento, men-
si è sempre considerato superiore ai comuni mortali. tre li seguiva docilmente. I suoi occhi sapevano.
Anche Kurt sapeva molto bene cosa significava “interna-
Felicitas resta sola con il ragazzo nudo, che non sembra ren- mento provvisorio”. Sapeva che presto o tardi sarebbe arri-
dersi conto della sua presenza. Anche lei è considerata una vata una lettera che notificava “la somministrazione di una
64 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 65

morte compassionevole”. Pensava che per l’avvenire glorioso «Nel frattempo devi distrarlo, il pericolo è che si deprima»
della patria si dovesse procedere così. Anche se si trattava di aggiunge.
suo fratello, anche se vedeva bene che lei lo amava molto. Felicitas si domanda cosa voglia dire per questa donna dis-
È lui che ha organizzato tutto, ora le appare evidente. Ha trarre il marito, se il sesso sia compreso o meno nella presta-
lasciato che lo venissero a prendere, che lo uccidessero. Sen- zione. Ma sì, gli occhi con i quali squadra il suo bacino e il suo
za dirle niente, senza dire niente ai genitori. sedere palesano che entrambi sono essenziali al suo disegno.
«Credo che sia un po’ invaghito di me» dice Edda dopo che Dovrebbe odiarla. E invece è soggiogata dalla sua energia.
l’infermiera si è portata via il giovane fratricida. Vuole salvare il marito, il padre dei suoi figli, e lotta con tutte
Questa volta non c’è alcuna condiscendenza nella sua le forze. Ha lo sguardo di fuoco e la determinazione selvag-
voce. Una gaia familiarità, piuttosto. gia di una pantera.
«Non ho mai sopportato le donne depresse e le matte, è «Sono io che l’ho tenuto in piedi in tutte le situazioni diffi-
per questo che ho chiesto di essere messa con gli uomini» cili» dice.
continua, accendendosi un’altra sigaretta. «Fin dal primo giorno, fin dalla Cina» dice, alzando di
Nemmeno in questa affermazione c’è del disprezzo. È scatto le spalle magre.
come se le sue frasi fossero però costantemente sfasate
rispetto al pensiero, come se il vero senso delle sue parole La schiena di Felicitas è percorsa da un violento brivido,
stesse altrove. quasi una frustata. Si è resa conto che in assenza di Edda,
«Sono i tedeschi che mi hanno obbligata a seppellirmi in Ciano sarà ancora più vulnerabile. Non avrà più il sostegno
un manicomio, io mi sono limitata a scegliere questo qua» di nessuno, crollerà.
dice. Le pare incredibile non aver considerato un effetto tanto
prevedibile. Era semplicemente contenta che l’attenzione del
«Appena i bambini saranno in Svizzera devi convincere i generale si fosse spostata su Edda, che non si parlasse più di
tuoi superiori a liberare Ciano in cambio del suo diario» uccidere lui. Pensava che fosse un’ottima cosa.
prosegue, stringendole il braccio con le sue dita dure. «Galeazzo è un ragazzo molto intelligente, e ha la testa sul-
La sua frase ha la secchezza degli ordini che non si discuto- le spalle, ma nei momenti difficili si lascia completamente
no. Anche la faccia è tornata dura. Impermeabile a qualsiasi andare» dice Edda.
sentimento. «Quest’estate a Roma voleva a tutti i costi che gli sparassi
«Dovete liberarlo e trasferirlo in Spagna, e noi vi daremo con la sua pistola». «Sparami!», urlava. «Sbrigati, sparami
il diario» dice, come si ripete a qualcuno scarso di com- nella testa!» implorava. Non voleva battersi per uscirne vivo,
prendonio. voleva che gli sparassi.
66 GIACOMO SARTORI

Uccidendo Edda faranno il gioco del segretario del partito 6 dicembre 1943
Pavolini, si dice Felicitas. Ciano si lascerà andare, e non ci
sarà più nessuno per fare pressione su Mussolini per ottene-
re la grazia. Galeazzo Ciano sarà sicuramente condannato a
morte, come vogliono i fascisti e i suoi superiori, come
vogliono tutti.
Pensava di essersela cavata molto bene, ma in realtà è al
punto di partenza. Ragionava come una ragazzina.

Tutte le vetrate del caffè che danno sulla strada sono frantu-
mate, e il soffitto è percorso da una fessura dove si potrebbe
infilare una mano. Il lampadario in ferro battuto è puntella-
to con tre travetti di legno. Perfino lo specchio di fronte al
bancone è rotto in molti pezzi. Si ha l’impressione che
potrebbe crollare da un momento all’altro.
Il marchese Pucci di Barsento fuma però la sua sigaretta
americana con gesti rotondi e misurati. Come se si sentisse
perfettamente a suo agio, come se tutto fosse normale.
«In ogni caso Ciano è spacciato, non serve più a niente che
Edda resti in Italia» dice.
Indossa un cappotto con un voluminoso collo di pelliccia.
Un pelame dai riflessi dorati, lungo e sofficissimo. Un collo
da nobildonna.
Tutti gli altri avventori del caffè – se ancora lo si può chia-
mare caffè – hanno sguardi torbidi di superstiti, lui è estre-
mamente elegante. Si direbbe che stia andando a una festa,
se solo in quella città mezza distrutta ci potesse essere una
qualche festa.
«Presto sarà troppo tardi perché possa espatriare, e sarà
fregata» dice Pucci.
68 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 69

«Per il momento Edda non corre alcun pericolo, posso «Tanto per cominciare dovrebbero radere al suolo Roma» sen-
assicurarglielo» ribatte Felicitas guardandolo negli occhi. tenzia, disegnando con la mano piatta una linea sulla tavola.
Le costa parecchio, perché fa sempre più fatica a mentire. Non vede lo stato della gente che lo circonda. Molti hanno
In realtà la morte di Edda Mussolini è molto vicina. Da un passato la notte a scavare nelle macerie e a disseppellire i mor-
momento all’altro il generale può darle l’ordine. ti, e sono lerci, inebetiti dalla fatica. Si direbbe che non riesca-
no a rendersi conto di quello che è successo.
«Bisognerebbe che gli americani e gli inglesi colpissero mol- Fra le vittime c’è anche una delle cameriere del locale. La
to più forte» dice Pucci, sporgendosi verso la finestra per poveretta era appena uscita da un rifugio, convinta che l’in-
vedere la striscia di cielo tra le due file di tetti. ferno fosse finito. E invece mentre la gente rientrava verso
E davvero sulla sua faccia affilata di faina si legge il deside- casa è arrivata la seconda ondata di aerei. È lì che c’è stato il
rio che il cielo venga invaso di nuovo da una miriade di aerei vero carnaio.
americani. Si fa fatica a crederlo, ma è così. «Non dovrebbero limitarsi alla ferrovia e alle fabbriche,
È difficile immaginare danni più gravi di quelli dell’ultimo dovrebbero impegnarsi a fracassare il cranio a tutti i tede-
bombardamento. La strada principale della città di frontiera schi, dal primo all’ultimo» continua Pucci.
è ora una successione d’immensi mucchi di calcinacci e di Parla come se lei non fosse tedesca, come se non sapesse
profonde voragini. E nella direzione della stazione interi iso- che è un’informatrice, come se la Gestapo non esistesse.
lati sono stati letteralmente rasi al suolo. Non è rimasto in Sembra essere anche lui convinto che lei è là solo per aiutarli
piedi niente. a organizzare il passaggio in Svizzera dei figli di Edda.
L’odore amaro degli incendi spenti da poco impregna la «Fanno poco qualche centinaio di partigiani male armati e
gola e i polmoni, si incrosta sui vestiti e sulla pelle, dapper- senza esperienza militare, bisogna che per voi la situazione
tutto. Quest’odore di distruzione la fa pensare a sua madre. diventi invivibile» dice.
Alla morte di sua madre, e all’imminente morte di Edda.
«Dovrebbero sganciare più pezzi, e soprattutto su più «Io l’ho sempre saputo che Edda ama quel mentecatto di
obiettivi, cominciando dalle zone residenziali» dice l’ex- Galeazzo» continua, dopo un lungo silenzio. «Si ostina a
aviatore Pucci, colpendo l’aria con il pugno. restare in Italia perché lo ama, nessuno vuole capirlo. E inve-
«Pum!, Pum!», urla. ce lo ha amato fin dal primo giorno del loro matrimonio, fin
Diverse persone si girano a guardarlo. Lo lincerebbero dalla Cina. Sa bene che è un vigliacco, visto che lei stessa lo
seduta stante, se subodorassero quello che sta farneticando. chiama “lo struzzo”, sa benissimo che è più vanitoso di un
Ma lui finge di non saperlo. pavone, sa meglio di chiunque altro che l’ha sposata per
approfittare di suo padre. Eppure lo ama».
70 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 71

Ha parlato molto in fretta, sempre più in fretta, senza Le fa paura, questa nuova propensione del suo cervello a
preoccuparsi delle sue reazioni. Non è una conversazione, andare dove gli pare e piace. Ha l’impressione di essere
non gli interessa in alcun modo sapere quello che pensa lei. ubriaca.
«Lo ama» ripete. «Uno dopo l’altro, o meglio uno per ogni occasione: uno
«La gente dice che Edda ha bisogno di andare a letto ogni per Roma, uno per Venezia, uno per Cortina d’Ampezzo
sera con un uomo differente: non sanno nulla di lei» dice, durante il giorno, un biondino per Cortina d’Ampezzo la
colpendo col pugno il tavolo. sera» dice Pucci, sollevando ogni volta un nuovo dito.
«Edda non ha bisogno di farsi scopare a destra e a manca, «Uno muscoloso per la spiaggia di Capri, un buon balleri-
ha solo bisogno di uno stuolo di uomini che la corteggino, no per la Capannina a Forte dei Marmi, un giocatore per il
che la facciano sentire desiderabile, seducentissima. Ne ha casinò di San Remo, uno qualsiasi per riportarla a casa
bisogno come un pesce dell’acqua. Il padre sapeva che le quando era troppo ubriaca, uno danaroso per quando perde
cose stavano a questo modo, è questo il motivo per cui si è tutto a poker».
dato da fare per maritarla il più presto possibile».
Felicitas si dice che volerlo incontrare è stata una monu- «Gli italiani partecipano ai rastrellamenti e collaborano alle
mentale idiozia: è chiaro come il sole che non sa nulla del deportazioni degli ebrei, perché il Duce manderebbe di
nascondiglio del diario di Ciano. Non lo sa e non potrebbe buon grado sua moglie e i suoi all’inferno, pur di non gio-
saperlo. Mai e poi mai Edda avrebbe confidato un segreto carsi i favori dei tedeschi» dice il marchese, fissando le per-
tanto importante a questo aristocratico nevrastenico. sone davanti al bancone.
«Nella sua logica delirante di vecchiaccio che non vuole
«Fin dall’adolescenza il problema di Edda è stato quello di mollare l’osso lascerà giustiziare il genero, piuttosto di
far passare il tempo: è troppo intelligente, brucia in un lam- rischiare di fare uno sgarbo agli assassini tedeschi».
po ogni nuova esperienza» continua Pucci. «Adesso è il mio Felicitas se lo vede già, il gustoso rapporto che potrebbe
turno, prima ce ne sono stati moltissimi altri, lo so bene. Fin scrivere, che molto probabilmente scriverà davvero. Se lo con-
dall’inizio, fin da Shanghai. È solo perché non ha mai capito tenderanno da un ufficio all’altro, come succedeva a Roma. La
nulla, che Ciano è sempre stato geloso». fermeranno di nuovo nei corridoi per complimentarsi.
Il tanfo acre degli incendi ha finito per farle venire mal di «La sola soluzione è che gli americani si sbrighino a
testa: vorrebbe solo che smettesse di parlare. Non riesce a ridurre tutti i nostri monumenti e tutti i nostri splendidi
togliersi dalla mente l’immagine della cameriera seppellita palazzi in polvere, e ci facciano scoppiare il cranio con le
sotto le macerie, non può fare a meno di affibbiare a quella loro bombe» continua Pucci, indicando con la mano ina-
sconosciuta la faccia larga e placida della madre. nellata il cielo.
72 GIACOMO SARTORI

«Prima si decidono a farlo» meglio sarà. 13 dicembre 1943


Sì, nel suo rapporto lei scriverà tutto quello che sta dicen-
do. Il generale riderà con il suo ghigno di vecchio cavallo
indurito da cinque anni di guerra. Forse leggerà qualche fra-
se a voce alta. Poi deciderà il da farsi.
«Io non sono geloso di Edda, non potrei mai esserlo» pro-
segue Pucci, sullo stesso tono. «Dei suoi amanti passati e
futuri, me ne frego completamente. Quello che mi uccide, è
il pensiero di perderla: appena sarà in Svizzera mi dimenti- «Ero impaziente di vedere il tuo bel sorriso e i tuoi occhi di
cherà, poco ma sicuro». lapislazzuli» le dice Ciano vedendola arrivare dalla sede della
Felicitas non lo ascolta più. Le ripugna, questo suo accani- Gestapo.
mento a spiattellare gli affari intimi della ninfomane della «I tuoi occhi sono il mio cielo personale» dice.
quale gode attualmente i favori, di questa donna che presto Di colpo Felicitas prova una tensione improvvisa negli
sarà morta. Non ne può più del gusto amaro di tizzoni e cal- occhi, quasi le stessero per scoppiare. Aveva quasi dimenti-
cinacci nella bocca e nei polmoni, che le risvegliano l’imma- cato questa sensazione: il bisogno fisico di piangere. Le suc-
gine di sua madre seppellita dalle macerie. cedeva con il patrigno.
Si dice che avrebbe fatto meglio a restare tranquillamente «È insopportabile non avere il diritto di leggere i giornali e
a Verona. A riposarsi, a riflettere. Non riesce a non pensare non poter uscire due secondi da questo maledetto buco»
all’ordine che presto riceverà, e che dovrà eseguire seduta dice lui massaggiandosi la nuca.
stante. Ha paura di non essere abbastanza concentrata. S’è reso conto della portata della sua frase, e fa marcia indie-
E sta già facendo buio. Per recarsi all’ambasciata tedesca, a tro. Ma per lei la sua resta pur sempre una dichiarazione.
Fusano, dovrà percorrere la strada che costeggia il lago a «Adoro i marroni!», esclama, appena lei li tira fuori dalla
occidente. La bella strada scavata nella roccia grigia, molto sua borsa.
pericolosa la notte a causa dei ribelli. Ne sfiora uno con le labbra, se lo avvicina al naso per odo-
rarlo. Sorride con la bocca un po’ aperta, batte senza accor-
gersene il tallone contro il pavimento.
Si mette poi a incidere la buccia delle castagne utilizzando
il minuscolo coltellino a serramanico che lei è riuscita a
introdurre nel carcere. Con gli occhi ben aperti e sognanti:
una serietà da ragazzino beneducato, compito.
74 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 75

«Edda mi ha fatto sapere che i nostri bambini sono già in Felicitas pensa che tra dodici ore Edda sarà morta. Il suo
Svizzera, sani e salvi» dice Ciano, dopo essersi dato da fare a viso scheletrico sarà a tutti gli effetti quello di un cadavere.
lungo in silenzio. La sua voce gracchiante tacerà per sempre.
Ecco perché era commosso, si dice Felicitas: per i suoi figli. L’indomani Mussolini verrà informato della cosa, e si ren-
Non di vedere lei, come ha ingenuamente creduto. derà conto ancora meglio della propria condizione di cane al
Edda lo ha avvisato senza passare per il suo tramite. Attra- guinzaglio, come la definisce il generale. Un laconico trafi-
verso il sempre disponibile Pellegrinotti, probabilmente. È letto sui quotidiani del giorno successivo annuncerà che la
normale, del resto: Edda è la moglie, e i bambini sono il frut- figlia di Mussolini s’è suicidata in seguito a una grave crisi
to della loro unione. È lei che non c’entra nulla. nervosa.
Lei è un’intrusa. «Edda è sempre stata molto testarda, a casa sua la chiama-
«Edda s’è rivelata ancora una volta terribilmente efficien- vano “cavalla matta”» aggiunge Ciano, con un sorriso sghem-
te» dice Ciano, sfregandosi le mani sopra la placca arroven- bo. Si direbbe che per lui sia una qualità, essere testardi.
tata della stufa. Lui però capirà seduta stante. Forse non arriverà a sospet-
Vorrebbe dirgli che è lei che ha organizzato e fatto tutto: se tare che lei se ne è incaricata di persona, ma sicuramente
i bambini sono in Svizzera Ciano dovrebbe ringraziare lei. subodorerà che è implicata. È molto ingenuo, però ha molta
Ma ci rinuncia. Non è che una comparsa, lei. Una comparsa intuizione. Non glielo perdonerà mai.
sotto tutti i punti di vista intercambiabile. Non vorrà più vederla.
Ha dato prova di portare a termine in modo impeccabile i
compiti che le vengono affidati, e quindi la trattano con il «Come sta il tuo giovane e prestante marito?», domanda
rispetto che è di prammatica. Ciano è stato tirato su da una Ciano, sfoderando il suo sorriso contagioso.
governante, è sempre stato affabile nei confronti dei dome- È terribilmente egocentrico, ma gli hanno insegnato che
stici efficienti e fedeli. non sta bene parlare sempre di sé. O forse con le sue antenne
«Non so cosa darei perché Edda si decidesse a raggiungerli di vecchia matrona romana ha fiutato che c’è qualcosa che
subito» dice lui, soffiando lungamente nella direzione delle non va.
dita che imitano due gambe che camminano. Per rendere «Mio marito dice che è molto dura» mormora Felicitas.
più reale nel suo pensiero la partenza di sua moglie, forse. Vorrebbe aggiungere qualcosa per mettere in chiaro che
«S’è incaponita a volermi tirare fuori di qui, non ha ancora Kurt non è una persona che si lasci spaventare tanto facil-
capito che è assolutamente impossibile» continua. mente. In Russia si è trovato in situazioni al limite del sop-
Ha voglia di parlare della sua consorte, e allora lo fa. Non portabile, e non ha mai vacillato. Non è la paura di morire
ci vede nessun inconveniente. che lo rende debole e esitante, non è la paura di morire in sé.
76 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 77

La sua malattia è lei, la sua paura della morte è lei. «Assaggiali, sono squisiti» dice, tendendole un marrone
Ma non riesce a dire niente. già spelato.
«È orribile questa guerra che non serve strettamente a nul- Lei lo prende, ma invece di metterlo in bocca lo trattiene
la» sospira Ciano. nel cavo della mano.
Ha l’aria di pensarlo veramente. Subito però il suo sguardo Vorrebbe che il sole forasse la placca scura di nuvole, che
scivola sui marroni, e il suo viso torna gioviale. quella sera la luna brillasse luminosa nel cielo. Ma è solo un
«Si direbbe che siano cotti» continua, prendendone uno in sogno: piove molto, e la pioggia durerà ancora. L’autista sarà
mano e lanciandolo subito in aria per non scottarsi. alle otto all’angolo di Piazza delle Erbe. Andranno a Ramio-
Per un bel po’ si diverte facendo il giocoliere, con le ginoc- la, e lei ucciderà Edda.
chia un po’ piegate e la bocca aperta. È molto fiero della sua Domani tutto sarà diverso. Non potrà più incrociare gli
destrezza e della sua agilità, apparentemente. occhi piccoli e rapidi di Ciano. Capirà fin dal primo sguar-
Non sa che durante la notte parecchie città italiane sono do, la odierà. La coprirà di improperi. E per molti versi avrà
state bombardate, e ci sono stati grossissimi danni e molti ragione.
morti. E probabilmente anche se lo sapesse non ne sarebbe Vorrebbe riuscire a non pensare più a niente. Vorrebbe che
affatto scosso. La cosa importante per lui sono i marroni. questo momento durasse per sempre. Vorrebbe poter dormire.
«La giovane spia tedesca che rifiuta ostinatamente di truc- «Hai l’aria molto stanca» dice Ciano, con una voce dolce
care i suoi immaginifici occhi azzurri ha preso una magna- che le provoca un’inaspettata onda tiepida sulla pelle delle
nima iniziativa, un’iniziativa che risolleverà le sorti del glo- braccia.
rioso popolo italiano» proclama, imitando il tono e la Da un momento all’altro può diventare molto premuroso,
cadenza di Mussolini. E ride, ride da solo. è questo che la stupisce sempre. È ogni volta la scossa di una
Felicitas si dice che non gliene importa nulla di lei. Lei non scudisciata. Una sferzata però che la riempie di benessere. La
è che uno strumento in grado di somministrargli piccole sua tenerezza è intrisa di una sensibilità piena di sfumature e
dosi di godimento nella situazione incresciosa in cui si ritro- delicatezze, una sensibilità quasi femminile.
va. Una persona che lo distrae e succhia il suo sesso. Posa quindi la testa sulla sua coscia e chiude gli occhi. Si
dice che è l’ultima volta che è con lui. Come sempre fa trop-
Ciano si siede sul letto e la invita con un cenno della mano a po caldo, i marroni hanno un buonissimo odore, ed è l’ulti-
fare altrettanto. Lei non si muove, non può muoversi. Lui ma volta.
allora si sporge in avanti e la tira per il braccio. Lei vorrebbe
resistere, ma non ne ha la forza: si lascia trascinare, e si ritro-
va rannicchiata al suo fianco.
14 dicembre 1943

Ha portato biscotti e burro, e anche un mazzo di fiori blu dei


quali non conosce il nome nemmeno in tedesco. Dei fiori
con i petali molto leggeri, quasi colore allo stato puro. Il fio-
raio le ha detto che non è cosa da poco poterli avere di questi
tempi. In amore portano fortuna, ha mormorato.
È contentissima, perché il suo superiore l’ha bloccata
appena prima che partisse per la clinica di Ramiola. All’ulti-
mo momento ha rinunciato all’idea di uccidere Edda. Ha
cambiato idea.
Fargli incontrare Pavolini è stato un colpo da maestro.
Parlando con il segretario del Partito Repubblicano Fascista
si è convinto che dopo i loro ultimi burrascosi incontri Edda
non ha più alcun ascendente sul padre. Con il suo abituale
pragmatismo ne ha dedotto seduta stante che è perfetta-
mente inutile eliminarla. Per il momento Edda sarà quindi
lasciata tranquilla.
Felicitas vorrebbe poterglielo dire, vorrebbe poter festeg-
giare assieme a lui questa bella notizia.
Ciano ha però la schiena curva, e le braccia gli penzolano
come quelle di un fantoccio. I suoi occhi sono vetri opachi
che non la riconoscono. Fa pensare a un vecchio in un
ospizio.
80 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 81

C’è poca luce, e anche la stufa è spenta: fa molto freddo. provvisa accelerazione: Ciano è stato risucchiato dagli ingra-
«Mi accusano di tradimento» finisce per sussurrare. naggi, qualcosa dentro di lui si è rotto.
Un filo di voce appena percettibile. «Non devi lasciarti impressionare dal testo dell’accusa,
Solleva la testa, e la guarda con le mascelle strette e gli avrai modo di difenderti e di provare la tua innocenza»
occhi rintanati nel fondo delle orbite. Quasi fosse lei la riesce a dirgli, facendosi forza.
responsabile di quello che gli succede. «Devi giurarmi che farai tutto quello che è in tuo potere
Felicitas sente che il buon umore la abbandona di colpo, per portare il mio diario all’estero!», dice Ciano, puntandole
come un vestito strappato con violenza. addosso il suo indice tozzo.
Per qualche istante si dice che deve aver saputo che lei era Non la ascolta.
stata incaricata di uccidere sua moglie: qualcuno l’ha messo «Giuralo!», grida, con la voce ancora più garrula.
al corrente. No, non è possibile, nessun italiano sapeva, si Felicitas si appoggia al muro freddo e umido. Le gambe
dice poi. La vera ragione è quello che è successo il mattino. non la sostengono più. Non può essere un semplice abbassa-
L’imputato Ciano è stato per la prima volta interrogato dal mento di pressione: la testa le gira troppo forte, la nausea è
giudice istruttore. troppo violenta. Presto cadrà per terra.
Ha saputo di cosa è accusato. È per questo che la sua pelle «Il ruolo del pubblico ministero è per l’appunto quello di
non è più la stessa: il tessuto di rughe sottili s’è esteso a tutto gravare il più possibile l’accusato» dice, cercando di aggrap-
il viso, fa pensare a un velo di garza. Non riesce a parlare. Le parsi ai propri stessi argomenti.
sue labbra si muovono, ma le parole non possono decollare, «Questo capo d’accusa implica senza ombra di dubbio la
sono farfalle con le ali bagnate. mia condanna a morte, e tu continui a sfoggiare il tuo inos-
sidabile sorriso» replica lui, imitandola con una smorfia che
«Edda ti darà una fialetta di veleno che le ha procurato un lo rende irriconoscibile.
amico medico: fa’ attenzione, per me è estremamente Vorrebbe dirgli che in realtà è sconvolta, solo sconvolta.
importante» dice Ciano. Ma è talmente frastornata che ha difficoltà a esprimersi in
Per la prima volta Felicitas percepisce la morte di Galeazzo questa lingua che non è la sua.
Ciano nel proprio corpo, nella propria carne. Non si tratta «Dimentico sempre che ti hanno incollata a me per assicu-
più di una semplice percezione cerebrale: si direbbero piut- rarsi che non sorgano intoppi» prosegue lui, con un gesto
tosto i primi sintomi di una malattia che non perdona. Una del braccio simile a una sciabolata.
devastazione che seguirà il suo corso.
Pensava che la situazione non potesse peggiorare ulterior- Felicitas si accosta alla stufa e comincia a introdurre legna
mente, e invece nella lenta marcia del tempo c’è stata un’im- fine nel fornello. Le sue mani intirizzite dal freddo tremano
82 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 83

però come foglie. Anche il suo cuore è gelato: il ghiaccio ha Ma senza volerlo abbassa un po’ la testa, come faceva quan-
preso il posto del sangue. Il dolore non è alla superficie, è do la sera il suo patrigno gridava nella stanza da letto, ubria-
dentro, in questi scricchiolii di ghiacciaio in movimento. co di birra e della fatica accumulata sopra di lei durante il
Non ha mai provato una simile sofferenza. Aggiunge la pomeriggio.
legna come l’ha visto fare tante volte, ma i suoi movimenti «Non avranno la soddisfazione di vedermi cadere nel fan-
sono duri e imprecisi come quelli di un antiquato congegno go, Edda mi procurerà il veleno» mormora Ciano.
meccanico. Per lei è però un grido, lo stridio insopportabile di un’un-
«Con il mio caccia ho rischiato mille volte la pelle, esatta- ghia sulla lavagna.
mente come ha fatto mio padre al comando delle sue navi
durante la prima guerra mondiale» dice Ciano, puntando il La stufa comincia finalmente a intiepidire un po’ l’aria. Feli-
dito contro il suo ventre. citas mette allora dell’acqua a scaldare nella padellina di
Con lo stesso disprezzo potrebbe indicare un mucchio di alluminio. L’acqua è trasparente e pura, è come se venisse da
letame. un altro mondo. Un mondo senza intrighi e senza guerra.
Felicitas non sa come fare per accendere, non ha mai pre- Guardarla le fa bene.
stato sufficiente attenzione. Tira fuori dalla borsa gli incar- Ciano però resta per un tempo infinito seduto sul letto,
tamenti che gli ha affidato il generale il giorno prima, con i con la testa tra le mani. Non parla, non piange, si limita a fis-
loro timbri e tutto. E li tiene verticali sopra la piccola fiam- sare il pavimento percorso da una ragnatela di fessure, sof-
ma, aspettando che prendano fuoco. fiando attraverso le narici molto dilatate. Fa pensare a un
«In Grecia mi sono battuto con altrettanto coraggio che in toro ferito.
Etiopia cinque anni prima» continua lui. Nel vecchio convento trasformato in prigione tutto è cal-
Gli spessi fascicoli bruciano lentamente, troppo lentamen- mo. La nebbia che dal giorno prima ha invaso la città
te, e la legna stenta a prendere. Felicitas aggiunge allora inghiotte ogni suono, lo digerisce nel suo stomaco di feltro.
anche il rapporto che ha scritto la sera prima, del quale non È un silenzio irreale nel quale lei ha l’impressione di non
esiste alcuna copia. Il lungo rapporto che avrebbe dovuto aver nulla di solido a cui afferrarsi.
consegnare uscendo di lì. «Non è buono come il tuo» dice Felicitas, passandogli la
«Non avrei mai immaginato che avrebbero scelto la strada gamella con il tè.
della calunnia» dice Ciano, scosso da un accesso di tosse. «Personalmente lo trovo ben migliore» ribatte lui, lascian-
È indignato, si soffoca. dosi accarezzare il viso dal vapore che sale dalla gamellina.
Vorrebbe dirgli che non deve demoralizzarsi. Qualsiasi È terreo, e la sua voce è più impastata del solito, sembra
cosa succeda lei gli resterà accanto, si batteranno assieme. essere anche lei prigioniera della nebbia.
84 GIACOMO SARTORI

«Io lo faccio sempre troppo forte» continua, con il leggero 16 dicembre 1943
strabismo che gli viene quando prova il bisogno di essere
vero, quando le è davvero vicino.
È tornato gentile e premuroso. Ma quel mattino ha toccato
la morte con la mano, l’ha accolta in lui. Tra lei e lui c’è ades-
so questa belva ingombrante: la sua fine sempre più vicina.
Lei si immaginava che la morte l’avrebbe aggredito dall’e-
sterno, come le ferite, come le malattie infettive. E invece l’ha
attaccato da dentro. «La cioccolata calda deve essere molto densa» dice Ciano,
Si sente impotente di fronte a un nemico che invece di pre- rimestando il contenuto della padellina tutta ammaccata.
sentarsi di petto si nasconde nell’ombra, le leva la terra sotto «Quando si è finito di berla le pareti della tazza devono
i piedi. restare interamente coperte di cioccolata» dice.
«I tuoi fiori sono molto belli, li metto nel bicchiere che mi A Felicitas non importa nulla della cioccolata che gli ha
ha prestato il buon Pellegrinotti» dice lui, toccandosi l’orec- portato. Vorrebbe che Ciano le parlasse del memoriale
chio dolorante. difensivo al quale ha dedicato quasi ventiquattrore di fila.
Poi si rialza e aggiunge altra legna al fuoco. Con la sua abitua- «Molta gente ci aggiunge la fecola, ma non è un buon
le meticolosità, ma con pause più lunghe, più melanconiche. metodo, perché la cacao prende il gusto terroso delle patate»
dice.
Vorrebbe che le domandasse il suo parere. Che le chiedesse
cosa ne pensa lei. Lo desidererebbe sopra ogni cosa. Ma
apparentemente preferisce pontificare sulla bevanda calda
che sta preparando con mimiche da grande cuoco.
«La cosa migliore è utilizzare una quantità molto ridotta di
farina, non più di un cucchiaino da caffè per ogni tazza» con-
tinua lui, piegato in due per annusare la padellina sulla stufa.
Non è cosciente delle occhiaie profonde che gli segnano il
viso, del terrore annidato nei suoi occhi. Crede di sembrare
riposato e avvenente.
Crede che lei non ne sappia nulla, del lungo testo difensivo
che ha appena finito di scrivere. Non sa che il direttore della
86 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 87

prigione glielo ha mostrato, prima di girarlo al giudice na precedente il Gran Consiglio era malato, e quindi non ha
istruttore. Non immagina che lo ha letto dalla prima all’ulti- potuto vedere nessuno.
ma riga, mentre il direttore parlava al telefono con il prefetto Nega gli incontri dei quali sono al corrente tutti, nega le
della città. sue incaute affermazioni a destra e a manca, nega qualsiasi
responsabilità.
Leggendo aveva l’impressione che Ciano si rivolgesse a lei, a «Si direbbe che sia già un secolo che non c’è più in giro
tal punto il suo tono e la maniera bislacca di portare avanti i della cioccolata» chioccia, versando con una lentezza ridico-
ragionamenti le sono ormai familiari. Aveva i brividi lungo la il contenuto della padellina.
la schiena, da quanto il tenore generale e le singole argomen- Tra le altre cose confessa candidamente che dopo la desti-
tazioni erano inopportuni. Sembrava quasi che avesse tuzione del suocero ha chiesto i passaporti per lui e la fami-
assemblato a bella posta tutti gli elementi più adatti per glia. Confessa che aveva l’intenzione di scappare in Spagna
indisporre i giudici del tribunale, dal primo all’ultimo fede- con la moglie e i figli, scansando ogni responsabilità e lavan-
lissimi a Mussolini. Si sarebbe quasi detta una esplicita pro- dosi le mani di tutto.
vocazione. Una sfida. E nega qualsiasi partecipazione ad affari finanziari. Per lui
Dentro di lei le parole scritte diventavano la sua voce, la è una cosa del tutto normale, la lunghissima lista di immobi-
voce dai sentori di carne e di umori che già da tempo le parla li, da lui stesso redatta, che gli appartengono. Tutti quei
giorno e notte. La voce che la trascina verso paludi dove i palazzi e quei terreni sono piovuti dal cielo.
piedi sprofondano, dove perde ogni controllo di se stessa.
Perdeva continuamente il filo del discorso, doveva rileggere D’improvviso la guarda fissamente, come fulminato da una
da capo le frasi. scarica elettrica: un altro dei suoi imprevedibili cambiamen-
«A parte Gilli a Firenze e Giolitti a Roma, al posto di una ti di umore. Gli occhi annegati nelle occhiaie scure sono
vera cioccolata ti servono una brodaglia marroncina che brillanti, e il portamento è solenne.
puzza di gomma bruciata» dice Ciano. «Mio figlio Marzio non ha mai assaggiato del cioccolato in
Invece di tenere un profilo basso nella sua memoria si è tutta la sua vita, quando è stato svezzato già non ce n’era
calato nella parte del benefattore incompreso. Sostiene che più» dice.
non aveva la minima intenzione di provocare la caduta del Felicitas pensa che lei dovrebbe pensare a suo marito. Nel-
suocero. Sostiene che lui e le persone che hanno votato la l’ultima lettera Kurt dice che molti suoi commilitoni scop-
mozione Grandi non potevano immaginare che il re avrebbe piano, o semplicemente si lasciano ammazzare come polli,
incaricato qualcun altro di formare un nuovo governo. Nes- ma lui grazie al pensiero di lei non ha paura di niente. Il che
suno poteva prevederlo, secondo lui. Afferma che la settima- significa, conoscendolo, che le battaglie sul fronte dove si
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trova sono terribili, e che ci sono moltissimi morti. E Le frasi arroganti del suo assurdo memoriale le zampillano
soprattutto che le missioni di cui si fa carico sono al limite però una dopo l’altra nella mente, si sovrappongono le une
dell’impossibile. alle altre, annodandole sempre di più la gola. Con la sua
Dovrebbe scrivergli ogni giorno, dirgli di fare attenzione a deposizione scritta, che nessuno gli aveva richiesto, ha
se stesso, supplicarlo di non offrirsi sempre volontario. aggravato ulteriormente la sua situazione.
Dovrebbe affrettarsi a comunicargli che accetta la sua pro- È per questo che lei non riesce a parlare, è per questo che è
posta di vedersi il più presto possibile. Ma non può scriver- così confusa.
gli, non può pensare a lui. Vorrebbe essere con Kurt, in modo da non sentirsi più in
«Poi mio figlio gusterà tutte le altre cose che non ha cono- colpa. Vorrebbe poter fare per Kurt quello che lui ha fatto
sciuto con me, passerà per tutte le esperienze che faranno di per lei in passato. E nello stesso tempo sente che il suo posto
lui un uomo» continua Ciano. è lì. Qualcosa in lei le dice che piuttosto di andare a incon-
È proprio questa disparità che le fa male: Ciano ha in testa trare Kurt preferirebbe morire.
costantemente Edda e i figli, e lei invece di pensare al marito,
come sarebbe normale, non può fare a meno di pensare Ciano parla ora del padre. Racconta che quando era mini-
giorno e notte a lui. Solo e esclusivamente a lui. L’accani- stro lo incontrava quasi tutti i giorni nei corridoi del parla-
mento di un’ossessione. mento. Suo padre cercava immancabilmente di trattenerlo,
il più delle volte tempestandolo di domande sugli ultimi
«A dieci anni di distanza la mia governante mi ha fatto esat- avvenimenti politici. Lui si inventava dei pretesti per svicola-
tamente la stessa profezia della maga in Cina» seguita Ciano, re. Gli pareva incongruo che il suo vecchio si mettesse ogni
senza transizione. volta di buzzo buono per incrociarlo, che insistesse per avere
Sorride con la bocca storta, come se si trattasse di qualcosa informazioni confidenziali che non aveva il diritto di dargli,
di divertente. che gli facesse perdere tempo. Lo respingeva quindi senza
«Non bisogna dare troppa importanza a queste cose» gli alcun riguardo, gli diceva chiaro e tondo di lasciarlo in pace.
ribatte Felicitas. Poi un giorno suo padre è morto, e più nessuno gli ha ele-
Dentro di lei percepisce però che le due donne non si sba- mosinato momenti di intimità. E allora ha capito cosa aveva
gliavano. Non potrebbe dire perché, è un’intuizione. perso. Ha capito che suo padre agiva così solo per passare
Istintivamente vorrebbe prendergli la mano: non può qualche istante con il suo unico figlio maschio, per avere
risolversi a accettare di vederlo rassegnato, di vederlo a que- l’impressione di essergli più vicino di quanto lo fossero
sto punto provato. Vorrebbe incoraggiarlo, aiutarlo a ritro- Mussolini e di tutti gli altri. Lo importunava perché gli vole-
vare la fiducia. va bene sopra ogni cosa. Ma era ormai troppo tardi.
90 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 91

Se solo potesse tornare indietro prenderebbe ogni santo narti, e non sai stare ferma un istante: non puoi ascoltare
giorno suo padre sottobraccio e gli racconterebbe le faccen- quello che ti dice la tua coscienza. Hai creduto di amare tuo
de d’attualità, gli spiattellerebbe un mare di informazioni marito, ma era solo riconoscenza: ti aveva liberata dal tuo
segrete concernenti gli stati esteri, tutti i più recenti pettego- patrigno. Amavi la sua forza e i suoi dogmi, non lui. Adesso
lezzi. Per dargli l’impressione di essere ancora al centro del ti sei messa in testa di amare me, quando ti faccio solo pena.
potere, di non essere poi così anziano. O anche solo per Al limite questa si chiama amicizia, non amore. Non si può
accendere il suo sorriso, per vederlo fiero di lui, gongolante amare se non si è mai imparato».
di avere l’occasione di parlargli. «Non è vero, ti amo» dice lei.
Adesso però è troppo tardi, per tutto questo. «Perfino i tuoi genitori non sei stata capace di amarli»
«Ho pensato troppo alla politica, e non abbastanza alle taglia corto, cercando di liberarsi dalla sua presa.
cose importanti» dice. Come se respingesse uno scippatore per strada.

«Ti amo» gli dice Felicitas.


Ciano la guarda come se non fosse sicuro di avere capito
bene.
«Il mio diario proverà in una maniera cristallina e inequi-
vocabile che non sono stato io a volere questa guerra» dice.
«Non ero io che sognavo di conquistare la metà dell’Afri-
ca, non ero io che davo della canaglia ai rari generali onesti
che cercavano di far presente il reale stato del nostro eserci-
to» continua.
«Ti amo» ripete lei, andandogli vicina.
La annichilisce, l’idea che lui non capisca che per loro resta
ormai solo pochissimo tempo. Che si nasconda il rapporto
che li unisce.
«Tu non sai cos’è l’amore, nessuno te lo ha mai insegnato»
ribatte Ciano, prima che lei abbia modo di stringersi contro
il suo petto.
«Sei stata ammaestrata a sottrarre informazioni e a
ammazzare, non a amare. È per questo che continui a dime-
17 dicembre 1943

«Per prima cosa Ciano dovrà essere liberato e portato in


Spagna, poi ci sarà la consegna del manoscritto» dice Pucci,
stringendo il boccale di vino caldo tra le mani come se fosse
l’asta di una bandiera.
Le sue consonanti gutturali rimbalzano contro i muri
bianchi di calce della vasta sala quasi vuota. Un disadorno
stanzone con il soffitto molto alto e mal riscaldato.
Una famiglia sta mangiando al capo opposto del locale. Il
padre fatica a nascondere la propria stizza nei confronti del-
la figlia che si rifiuta di assaggiare la minestra. La madre cer-
ca di convincere la ragazzina con argomenti molto elaborati,
ma nello stesso tempo guarda la zuppa come se condividesse
il suo disgusto. È chiaro che sono abituati a tutt’altro genere
di ristoranti.
Una donna che ha l’aria di una governante o di una paren-
te povera fissa con la fronte aggrottata le imponenti corna di
cervo appese sopra di lei. Si direbbe che non abbia mai visto
niente di simile, e ne sia intimorita.
«Puoi dire loro che non ci fidiamo affatto, e che è perfetta-
mente inutile che cerchino di infinocchiarci» continua Pucci.
Il marchese di Barsento ha accettato l’idea che mai e poi
mai Edda abbandonerà il marito al suo destino. Pretende-
94 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 95

rebbe allora che lei organizzasse lo scambio del diario di «Dopo essere stati spogliati dei gioielli e di tutti i soldi
Ciano. Seduta stante, e senza star lì troppo a discutere. Quasi saranno denunciati alla polizia» sospira Pucci, indicandoli
si trattasse di una partitella a carte. con il pollice.
Non immagina che i servizi tedeschi hanno modo di sape- «E mentre sgambettano verso il confine verranno arresta-
re tutto quello che succede, e che è molto difficile abbindo- ti» dice.
larli. Non ha idea di cosa sia la Gestapo. Non si è accorto che Felicitas si rende conto di colpo che la bella ragazzina
ormai da settimane due agenti lo pedinano ovunque vada. potrebbe effettivamente essere un’ebrea. E anche il padre a
Crede di essere il padrone dell’universo. farci attenzione ha dei tratti semiti. Sono ebrei, e durante la
«Se davvero vogliono il diario, devono rispettare punto per notte cercheranno di passare in Svizzera. Si sono messi d’ac-
punto le nostre consegne» dice, fissando la famiglia all’altro cordo con una guida e l’aspettano.
capo della sala. «Tra qualche giorno saranno nel campo di Fossoli» conti-
La guarda a lungo, con un’ostinata insistenza. Si direbbe nua lui.
che sia pure lui disturbato dalla ragazzina filiforme che fa Si direbbe che lo diverta, il fatto che non subodorino quel-
danzare nell’aria i capelli al ritmo lento della propria rivalsa. lo che li attende.
Si direbbe che li conosca.
«Prima di consegnarlo ai tuoi capi dovrai beninteso foto- La ragazzetta fa ridere tutti raccontando qualcosa con gesti
grafarlo» dice. di persona che annega. La donna senza un’età precisa fissa il
rovescio del proprio piatto mormorando parole che nessu-
Il padre di famiglia con la giacca nera è più rilassato, ora no ascolta.
che hanno finito di cenare. Ascolta il cicaleccio della figlia, Le fa uno strano effetto, immaginare quelle persone nel
e osserva con la coda dell’occhio la moglie. Lei accoglie i campo di concentramento che ha visitato la settimana pre-
suoi sguardi ostentando indifferenza, come un venditore cedente con il generale, e da dove partono i treni per la Ger-
lascia che i clienti tocchino la mercanzia prima di com- mania. Anche loro con il marchio del terrore sulla faccia,
prarla. È però evidente che è contenta che il marito la scru- anche loro trasformati in rigidi automi.
ti. Non per civetteria, per un bisogno più profondo, un’esi- Si dice però che non deve pensare alle baracche e ai fili spi-
genza condivisa. nati di Fossoli. L’obiettivo ora è mettere le cose bene in chia-
Felicitas pensa che piacerebbe anche a lei avere una rela- ro con questo aristocratico che pensa di poterle dare ordini e
zione di quel tipo, poter fare affidamento su una inespugna- di poterla utilizzare come gli pare e piace.
bile complicità di coppia. Sono riusciti a imporre a quella Bisogna che lei gli dica che il loro progetto non ha alcuna
sala fredda e squallida l’atmosfera di una cena di famiglia. probabilità di riuscita. E che se anche l’avesse lei non ha nes-
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suna intenzione di immischiarsi. Deve dirglielo immediata- borghese: si sistema il collo dell’elegante giacca nera, rad-
mente, in modo che non ci sia il minimo malinteso. drizza la schiena. E si mette a replicargli qualcosa. Senza
«È molto più difficile di quanto lei si immagini, forse sem- però guardarlo: fissa i propri gomiti appoggiati al tavolo, fis-
plicemente impossibile» dice invece. sa le mani intrecciate davanti al mento.
«Sei all’altezza, ne siamo sicuri» ribatte lui, guardandola La moglie li osserva con gli occhi vuoti, come se pensasse a
nel fondo degli occhi. tutt’altro. La bimba ha ripreso a far ondeggiare i capelli mol-
Ha fiducia in lei. È presuntuoso e sprezzante, ma ha piena to lunghi e diritti, questa volta con le palpebre abbassate e le
fiducia in lei. Non finge, si fida veramente. Anche lui. labbra tese in avanti. Sembra contenta di non essere a casa.
Felicitas li vede nel campo che è appena stato allestito nella
«Un pezzo molto grosso dei servizi americani ti fa dire che ci pianura con il cielo basso e pesante. Le due donne e la bam-
terrebbe a incontrarti» aggiunge, come ricordandosi tutt’a un bina nel settore femminile, l’uomo in quello maschile. Divi-
tratto di un dettaglio che aveva completamente dimenticato. si, spezzati. Ognuno con lo sguardo della bestia che fiuta la
Felicitas sente che il pavimento si muove sotto i suoi piedi, morte.
ha l’impressione che presto crollerà. Non è però un terremo- Ma anche lei farà la stessa fine, quando scopriranno cosa
to, è dentro di lei che i solai si dislocano e che i muri portanti ha fatto. Il generale le pianterà addosso i suoi occhi di ghiac-
franano su se stessi. cio, sarà implacabile. La farà arrestare, la deferirà alla com-
«Gli abbiamo parlato molto bene di te» argomenta Pucci, missione di disciplina della Gestapo.
quasi si attendesse a essere ringraziato. Continua a sudare grosse gocce gelate. Tutto il suo corpo è
Lei capisce che ha esagerato. È il suo corpo che glielo dice. Il gelato. Fa fatica a connettere.
cuore che le martella nella cassa toracica. Le gocce fredde di Vorrebbe essere con Kurt. O meglio, ha bisogno di Kurt.
sudore che si scavano un passaggio attraverso i pori della Ha bisogno di parlargli. Ha bisogno di sentire la sua voce. La
fronte e delle tempie. Le gambe che sono diventati due stracci. sua voce semplice e senza pretese.
La sua carne le grida che aveva la presunzione di avere tut- È come una boa di salvataggio in mezzo a un mare in tem-
to sotto controllo, e invece le cose seguivano il loro corso pesta, il pensiero di Kurt. La sua faccia ostinata, le sue parole
prevedibile. Adesso è vittima dei suoi stessi intrallazzi. Ades- affilate come lame di rasoio, semplici ma precise. Le sue
so è spacciata. Come era prevedibile è spacciata. parole sicure di loro stesse, sempre incoraggianti.
La sera stessa gli scriverà una lettera, si dice. Gli racconterà
Pucci si alza e si dirige verso il lato opposto della sala. Con le tutto, lui le dirà cosa fare. Ha sempre saputo guidarla nelle
braccia puntellate contro lo schienale di una sedia si china situazioni delicate. È lui che l’ha strappata alle grinfie del
sull’ebreo e gli parla. L’uomo rispolvera la sua grinta di gran patrigno, è lui che le dava i consigli che con il senno di poi si
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rivelavano ogni volta azzeccatissimi. Troverà anche questa stampa, per essere sicuro che i quotidiani nazionali cele-
volta una via di uscita. brassero come si deve le sue imprese eroiche alla conquista
«Non mi ha creduto, quel coglione» dice Pucci, sedendosi dell’Impero».
di nuovo al loro tavolo. «Stessa cosa in Grecia, dove sganciava bombe da cento chi-
li sulle case della povera gente e sulle scuole elementari. Sen-
«È Ciano che ha fatto assassinare i fratelli Rosselli in Francia, za correre il minimo rischio, visto che i greci non avevano
lo sanno tutti» dice. difesa contraerea. Ma anche lì appena sfilato il giubbotto di
«È lui che ha fatto reclutare i cagoulards, è lui che ha avuto cuoio si lanciava nel resoconto ditirambico delle sue gesta».
l’idea del coltello per creare la falsa pista della massoneria, è Tra le altre cose confesserà a Kurt che tra gli ascendenti di
lui che ha pagato per chiudere tutte le bocche. Così come ha suo padre ce n’è più d’uno che non è ariano. Lei stessa non
dato l’ordine di fucilare senza processo tutti gli italiani che si lo sapeva, prima della morte del padre. È una sorella di suo
sono battuti in Spagna contro Franco. Fucilarli tutti, senza padre che glielo ha detto. Una zia che ha visto sì e no cinque
eccezioni». volte nella sua vita. Vuoterà finalmente il sacco, come aveva
«È una persona crudele, lo è sempre stato». intenzione di fare da tempo.
«Ha perfino progettato di fare ammazzare il suo grande «Ciano è il re indiscusso degli opportunisti» dice Pucci.
amico Zog, il re di Albania: se non fosse stato per l’interven- «È per questo che non s’è lasciato scappare l’occasione di
to di Mussolini sarebbe passato all’azione». sposare la figlia del Duce. Poco importa che la ragazza in
Felicitas si dice che deve assolutamente riuscire a tirarsi questione fosse a mille anni luce dalle donne che glielo face-
fuori da quel micidiale pasticcio. Risponderà quella sera vano drizzare, fosse una specie di selvaggia che si vestiva
stessa a Kurt, gli dirà che accetta la proposta di passare assie- come un uomo, che bestemmiava come un carrettiere e che
me i due giorni della sua licenza. Gli dirà che anche per lei sbeffeggiava chiunque le capitasse sotto tiro. Il matrimonio
Monaco va benissimo. Con il suo buon senso e la sua tran- gli serviva per diventare il genero di Mussolini, punto e
quilla intelligenza Kurt troverà il modo di metterla in salvo. basta. Per tutto il resto ha continuato i suoi maneggi con le
Questo incubo sarà una buona volta finito. matrone del Golf dell’Acquasanta, con le contesse dalla fica
«In Etiopia bombardava le capanne di paglia e le vacche avvizzita dei salotti romani».
scheletriche, continua il marchese. Gli etiopi assistevano «La prima notte, a Capri, Edda s’è chiusa nel bagno, e ci è
con le bocche spalancate: era la prima volta in vita loro che rimasta fino al mattino. Lui bussava da fuori, e lei non apri-
vedevano un aereo. Poi ripassava e bombardava di nuovo va. La sola volta che hanno fatto all’amore è stato quando è
quei poveracci, cantando a squarciagola brani d’opera. Di rimasta incinta del primo figlio. Poi un anno e mezzo dopo
ritorno alla base telegrafava personalmente alle agenzie di Ciano l’ha obbligata a copulare di nuovo con lui, per fare un
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secondo figlio. E poi ancora una volta per il terzo. Questo è il 19 dicembre 1943
loro matrimonio».

I quattro ebrei finiscono di radunare le loro cose e si avviano


verso l’uscita. Il padre ostenta una imperturbabile calma. Si
direbbe anzi contento d’avere l’occasione di sfoggiare la sua
capacità di non scomporsi. È convinto che può fidarsi delle
persone che devono portarli al di là del confine nel corso
della notte. È convinto di aver organizzato le cose per bene. Felicitas vede solo il suo orecchio, nient’altro che la curva
È convinto che la mattina dopo saranno in Svizzera. dell’orecchio: l’anca sensuale di un violino. Le sue labbra
Adesso quell’ebreo non è più arrabbiato con la figlia. Lei premono contro i capelli fini e non puliti. Le sue narici
ciondola la testa sui lati, facendo danzare nell’aria i suoi respirano l’odore di uomo e di alghe appiattite sugli scogli
lucenti capelli corvini. L’accompagnatrice tiene una mano durante la marea bassa. La testa di Galeazzo Ciano è umida,
premuta contro la bocca, come se sbadigliasse. tutto è umido.
«L’importante è che tu faccia una copia del diario per gli «È molto smaliziata la piccola spia» sussurra lui, stringen-
americani, è per questo che devi incontrare il loro agente» dole la vita.
dice Pucci a Felicitas. Non si muove. Anche lui sembra essere in ascolto dei
Lei si dice che forse già il sabato seguente sarà a Monaco, rumori che provengono dal corridoio. Anche lui aspetta,
sarà con Kurt. Al pensiero di vedere Kurt ritrova un respiro non può fare nient’altro che aspettare.
normale. Felicitas si aggrappa con ancora più forza al suo collo,
facendo ben attenzione a non muovere il bacino. Sa che al
minimo sussulto non potrebbe più dominare l’energia trat-
tenuta nelle braccia piegate ad angolo retto, nelle caviglie tese
nello sforzo di mantenere l’equilibrio. Morderebbe la cartila-
gine che le sue labbra stanno sfiorando, affonderebbe le
unghie nella pelle molle delle spalle. E soprattutto urlerebbe.
All’inizio si voltava ogni due secondi per vedere se nello
spiraglio della porta erano apparsi gli occhi dei due giganti
olandesi. Si diceva che era impossibile che non si accorgesse-
ro di niente. Si diceva che lo avrebbero riferito ai superiori.
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Adesso non le importa più nulla. Se ne sta seduta a caval- prepararle la merenda e aiutarla per i compiti. E invece la
cioni sulle cosce di Ciano, e veglia che niente rovini il suo penetrava e la sodomizzava.
piacere. Succederà quello che deve succedere.
Dal corridoio giunge un gemito metallico: è stata aperta una
«Se continui così mi strozzi» dice lui, con una voce liquida porta.
che sembra salirgli direttamente dalle viscere. Felicitas sente che Ciano gira la testa per inquadrare lo
Preme però ancora di più la gola nell’incavo del suo brac- squarcio verticale di luce. Inarca allora il bacino come se
cio: si direbbe che lui stesso desideri essere strangolato. Sem- avesse ricevuto una frustata. Ciano tenta di trattenerla
pre restando in ascolto del proprio corpo, sempre evitando affondandole i pugni nei fianchi, ma lei si lascia cadere con
di muoversi. tutto il suo peso su di lui. Lui cerca di sottrarsi scivolando
Felicitas vorrebbe piantarselo ancora di più in profondità, all’indietro: con una serie di piccoli sobbalzi riesce a rigua-
il suo membro caldo e vellutato. E invece centellina questa dagnare il terreno perso.
dilazione quasi dolorosa del piacere, questo comunicare Non può più impedire al suo corpo di fare quello che ha
attraverso gli ineffabili guizzi degli organi più intimi. I loro voglia di fare: spinge violentemente in avanti le anche, come
corpi si parlano senza bisogno dell’aiuto di nessuno. I loro se lanciasse un lasso il più lontano possibile. Poi le richiama
corpi fanno all’amore mentre loro due stanno a guardare. indietro, facendolo quasi cadere dalla sedia sulla quale è
«Non può durare» sospira lui. seduto. E poi ancora in avanti, questa volta aiutandosi con le
Non è la sua voce: sono i lamenti quasi animali delle vec- mani aggrappate allo schienale della seggiola, e risucchian-
chie al funerale a cui ha assistito vicino a Napoli. È una lin- dolo ancora più profondamente dentro di lei. Ciano geme.
gua impregnata di umori, la lingua della carne. Lei pensa che sia il segnale della fine. E invece il piacere cre-
«Durerà mille anni» dice lei. sce ancora. Dentro di lei sente salire una marea tiepida, una
Si accorge però che non è possibile, che dicendolo è diven- schiuma calda che annega il suo pensiero, che diventa voce
tato più velleitario ancora. senza passare per il cervello.
Ciano non si muove, ma il suo sesso ha uno scatto verso Ciano le posa la mano sulla bocca, la preme impedendole
l’alto, come una persona che cerchi una posizione più di respirare. Lei morde con tutte le forze il palmo di quella
confortevole. mano che vorrebbe imbrigliarla. Lui grida per il dolore. O
L’aria che le accarezza l’interno della bocca è calda e salata. forse per il piacere, perché nello stesso tempo il suo sesso ha
È il sudore che la rende simile al vento del mare. Il sudore e un sussulto, ed è percorso da una successione di fremiti.
l’odore rancido del sesso di uomo. L’odore dei pomeriggi Ma Felicitas non può fermarsi. Ormai non c’è più una
degli anni delle medie, quando il patrigno avrebbe dovuto relazione tra il piacere e i movimenti, però si dimena ancora,
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perché qualcosa in lei pretende che quel momento si pro- Il pavimento è gelido e lui è pesante, molto pesante, ma lei
tragga. Il piacere non vuole arrendersi, esige che lei faccia non vuole che se ne vada. Vuole che resti attaccato alla sua
tutto quello che può per farlo durare. pelle. Vorrebbe che questo attimo di grazia non finisse mai.
Ciano respira con la bocca spalancata, con ragli avidi di «Edda e Pucci vorrebbero che io organizzassi lo scambio
aria, come i cani l’estate. Anche lei ansima. E tende più che del tuo diario» finisce per dire, riscossa dai rintocchi delle
può tutti i muscoli del corpo: il piacere non potrebbe circo- campane del convento dei carmelitani.
lare così bene dentro di lei, non potrebbe invadere le braccia «Non cominciare pure tu a tormentarmi con il mio diario»
e le gambe, se lei non l’aiutasse a scivolare lungo i tendini e i ribatte lui, con una voce lenta e impastata.
nervi. «In cambio potresti chiedere di essere liberato, non è poi
Dalla sedia crollano sul pavimento, senza quasi cambiare così impossibile come sembra» insiste Felicitas.
posizione. I loro sguardi evitano la lama accecante che Sa che spezzerà la magia di questo momento, ma non può
irrompe dal corridoio. Lei inghiotte l’alito che esce dalla sua sopportare l’idea di non tentare qualcosa per salvarlo, di non
bocca con una concentrazione smaniosa, come bevono gli fare nulla. Tra poco verranno con la cena, e non potranno
assetati. Lui le accarezza i seni molto delicatamente, forse più discutere.
senza rendersene nemmeno conto. Si svincola dalla sua stretta, e accende la luce.
Felicitas non ha più vergogna dei seni minuti e come non «Quello che li interessa è mettere le grinfie sul mio diario
finiti. Non si sente più ragazzina pubere. Per la prima volta prima che io sia morto» borbotta lui, riparandosi gli occhi
ha la sensazione che Ciano e lei sono davvero assieme. con il braccio.
«Ti amo» dice. «Basta organizzare le cose per bene» dice lei.
«Anch’io» ribatte lui con una voce chiara e serena, come Con il fazzoletto tampona la bava calda che le cola sulla
constatando una cosa ovvia. coscia. È ancora liquida, con alcuni grumi della consistenza
Felicitas sente che il suo cuore si imballa di nuovo, ha l’im- di un albume.
pressione che potrebbe scoppiarle. Sono assieme e il loro «Diranno che intendono liberarmi, e invece poi mi fucile-
amore è più forte di tutto il resto: nessuna avversità può più ranno» ribatte, strappandosi da lei e rialzandosi.
sfiorarli. Anche lui controlla che sui pantaloni non siano restate
delle macchie. Come però lo farebbe un bambino, senza
La stufa non fa più alcun rumore ed è calata la notte. Il freddo sembrarne davvero preoccupato.
degli imponenti muri dell’ex-convento si intrufola tra i vestiti
e comincia a mordere la loro pelle. Ciano però non si alza per «È Mussolini che vuole che mi umili cercando di mercanteg-
aggiungere legna, si stringe ancora più forte contro di lei. giare una qualche grazia» aggiunge.
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Ha ritrovato la sua determinazione. Anche il viso è cam- volta proponeva a qualcuno di caricarlo sul suo aereo, il
biato, si è di nuovo chiuso. malcapitato si inventava qualsiasi scusa, pur di farla franca.
«Il Duce non avrebbe niente a che vedere con tutto que- Per il suo brevetto gli istruttori hanno nascosto nella carlin-
sto» dice Felicitas. ga un ottimo pilota, nel caso non tanto improbabile che
«Si crede molto intelligente e molto furbo, ma il mio dia- facesse qualche cazzata».
rio proverà che è solo un commediante, un vero e proprio «Fallo per me, te ne supplico» ripete lei.
buffone» ribatte Ciano. «Fino alla fine nel suo ufficio mi ha ricevuto in piedi, ogni
«Si travestiva da marinaio e pensava di essere il più grande giorno in piedi per ore e ore, per non dire sull’attenti» dice
capitano del mondo, infilava un ridicolo costume da bagno Ciano.
e si sentiva il più aitante nuotatore di tutti i tempi, si trave- E sputa per terra.
stiva da generale ed era Napoleone Bonaparte». Felicitas incolla la lingua alla stoffa umida del fazzoletto: è
«Lascia perdere Mussolini» dice lei, ben sapendo che è inu- salata, con un gusto indecifrabile di spezie. È un sapore mol-
tile. Parla da solo, ha ricominciato a parlare da solo. to diverso da quello aggressivo di sangue che accompagna il
«Ha passato due decenni a ricevere dal mattino alla sera fiotto nella sua bocca.
delle persone per il puro piacere di farle aspettare nell’anti- «Mi ha sempre disprezzato, come ha sempre disprezzato
camera, di mortificarle con le sue frasi odiose, di sciorinare tutti quanti» continua Ciano. «Per lui gli italiani erano peco-
con la sua voce da trombone le frasi che aveva letto cinque roni che si ostinavano a non diventare così fascisti come
minuti prima sull’Enciclopedia Treccani». avrebbe desiderato, vale a dire che non si sottomettevano ai
«Non pensare a lui, pensa a te» dice lei. suoi ridicoli capricci, come per esempio non stringersi più la
«Per lui la guerra è un problema di pieghe dell’uniforme e mano o non utilizzare l’ascensore».
di cera sulle scarpe, come per qualsiasi altro caporale. Quello «Si potrebbe almeno provare» dice lei.
che lo ha più impressionato quando è andato la prima volta È una implorazione quasi impercettibile: sa già in anticipo
in Germania è stato il passo dell’oca: subito lo ha fatto adot- che lui non ascolterà. Sa che non accetterà lo scambio. Il suo
tare anche dal suo esercito, beninteso ribattezzandolo passo era un miraggio.
romano». «Non ho nessuna intenzione di giocarmi l’onore suppli-
cando i miei nemici» l’assale Ciano.
Presto dovrà partire. Il generale la aspetta nel suo ufficio. Ha Questa volta ha ascoltato. Il suo viso è di nuovo sbarrato,
preannunciato che deve comunicarle delle cose importanti. respinge i suoi sguardi. Si direbbe che la odi.
«Sono sicura che si potrebbe trovare un accordo» dice. Felicitas affonda ancora il naso nel fazzoletto bagnato: tro-
«S’è sempre considerato un provetto pilota, ma ogniqual- va un odore confortante di piacere condiviso, di felicità, di
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amore. Pensa che potrebbe essere un bambino, un bambino 20 dicembre 1943


concepito da loro due. Ma non è un pensiero, è un brivido
che le percorre il cervello.

«Ti abbiamo cercata dappertutto» la aggredisce il generale.


Con la sua lunga faccia da cavallo disegna grandi cerchi,
pur di non incrociare il suo sguardo. I grandi occhi dietro le
lenti bombate fanno pensare a molluschi che fremono a
ogni goccia di limone. È furente.
«Cominciavamo a chiederci se non eri stata per caso rapita
da una banda di ribelli, visti i tempi, aggiunge il comandante
del gruppo mobile d’intervento».
Le sue spalle sono percorse da una lenta sequenza di scos-
se: ride. Sembra ancora di più uno scimmione, mentre ride.
«Mi dispiace, oggi non sto tanto bene» farfuglia Felicitas.
Sta benissimo, in realtà. Molto semplicemente durante la
passeggiata lungo il lago non riusciva a decidersi a fare die-
tro front. Risaliva le viuzze in pendenza, traversava campi di
olivi silenziosi e immobili, scendeva in minuscole insenature
dove le ondine leccavano con ostinata dolcezza i ciottoli
appiattiti della riva. Sapeva che sarebbe arrivata in ritardo,
ma non riusciva a fermarsi.
Il cielo era grigio, il lago era grigio, i pontili librati sull’ac-
qua immobile erano grigi, i ciottoli che scricchiolavano sot-
to le suole erano grigi. Così come le schiere di muretti
aggrappati ai versanti ripidissimi, la terra, i rametti leggeri
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degli olivi, le rigide fogliette, i tronchi lisci dei fichi, le lun- Sporgendosi in avanti stringe il suo braccio, lo palpeggia
ghe limonaie di pietra, l’imponente parete verticale di roccia impunemente. Con calma, come decidendo se prendere o
che le sovrastava. Perfino all’interno del suo corpo sentiva il meno una prostituta.
grigio: la nebbia cinerina di Verona le aveva invaso i polmo- Le vene sulle vaste tempie piatte del generale si fanno più
ni e le vene. sporgenti, quasi fossero sul punto di scoppiare. E anche la
Tutto le appariva terribilmente triste, triste e agonizzante. mandibola è molto tesa.
Ma nonostante questo si sentiva bene, era quasi felice. Non «È tutto da vedere» commenta, con gli occhi fissi sulla
pensava a niente di particolare, e proprio per questo era superficie scura del lago.
finalmente tranquilla. E aveva voglia di camminare ancora.
«Checché se ne dica una donna resta pur sempre una don- Felicitas sente che il sangue le si ghiaccia nelle vene. Un fred-
na» chioccia il comandante del gruppo mobile. do mortale le invade la schiena, scivola verso le mani, lungo
Le sue spalle cadenti tremano di nuovo con una cadenza le cosce. Allora era questo, si dice, il motivo della sensazione
zoppicante, come un’automobile con una ruota forata. Il di nuotare nel vuoto, durante la sua passeggiata: il presenti-
suo sguardo viscido si tuffa invece nella scollatura della sua mento che sarebbe stata smascherata. Questa volta è succes-
camicetta, come per aggrapparsi a qualche cosa di solido. so. La collera del suo superiore non lascia alcun dubbio. Il
Il generale stira le labbra: una contrazione che richiama comandante non sa ancora nulla, ma lui sì. Doveva succede-
solo vagamente un sorriso. Non lo sopporta. re, era inevitabile.
Vorrebbe avere la facoltà di fermare il tempo. Vorrebbe
«Pare che tu sia riuscita a scoprire dove si trova il diario di poter tornare a quello stato di incoscienza che le impediva di
Ciano!», esclama il comandante. dar retta al buon senso, che la faceva camminare e ancora
Tutt’a un tratto è tornato serio: sul suo viso tondo è appar- camminare. Ma non è possibile: ora il generale si sfogherà su
sa una determinazione di cinghiale affamato. di lei. Le urlerà che invece di occuparsi di un traditore che il
«Purtroppo non ne ho ancora la certezza assoluta» dice Fuhrer in persona vuole morto, non ha trovato niente di
Felicitas, separando con cura ogni parola. meglio da fare che invaghirsene. Dirà che ha tradito, che
Non riesce però a fingere come faceva prima. A maggior deve pagare. Dirà che deve prepararsi a comparire davanti
ragione se il generale la squadra con diffidenza, come sta alla commissione di disciplina della Gestapo.
facendo adesso. Tutto il malessere di questo incontro a tre al Attorno alla grande terrazza del Grand Hotel è rimasta
quale non è riuscita a sottrarsi le si coagula nel ventre. solo la notte nera. L’acqua del lago si palesa ormai unica-
«Scommetto che fra non molto avrai le prove che ti man- mente con qualche riflesso nervoso: è una presenza inquieta,
cano» dice il comandante. un prigioniero che non riesce a dormire. Nemmeno sulla
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riva opposta del lago sono visibili delle luci. Le consegne per sguardo e invitava a vagheggiare: non pensava a nulla, ma
i bombardamenti sono stata applicate, e non si vede nem- nella sua testa c’era Ciano. Nel suo pensiero che non era un
meno una luce. vero pensiero lei era con Ciano. Senza rendersene conto
Il cielo è nero, il lago è nero, tutto è nero. Anche dentro di pensava a Ciano.
lei, c’è solo del nero. Il nero e l’angoscia. La struggente assenza di Ciano si era trasformata in una
riconfortante compagnia: tutti quei bellissimi grigi erano
Un sottufficiale con una piccola testa piatta entra nella sala e lui, la sua burbera dolcezza, i suoi bruschi slanci di affetto, la
scivola silenziosamente verso le vetrate affacciate sul lago. loro relazione che è entrata nella sua vita e ha scardinato tut-
Svolge le pesanti tende scure predisposte per l’oscuramento. to quanto. L’impossibilità di fermarsi, era l’impossibilità di
Con cura, molta cura. separarsi da Ciano.
«Gli italiani cercano sempre di mercanteggiare e di rosic- Adesso invece il generale l’ha smascherata, e quindi saran-
chiare a destra e a manca» dice il comandante, mimando no separati. Non le importa quello che le faranno, le fa male
con la mano la bocca di un pesce che morde l’esca. sapere che non potrà più aiutarlo.
«Perfino il Duce passa la maggior parte del suo tempo a
reclamare linee telefoniche di tipo A e a mendicare benzina» «E invece Himmler e Kaltenbrunner pensano che lo scambio
aggiunge, e le sue spalle cominciano di nuovo a agitarsi nel- si debba fare» ribatte il comandante, mentre un fremito gli
l’aria. percorre la guancia e l’occhio destro.
«Otterremo il diario anche senza dar niente in cambio» lo Non è abituato a essere contraddetto, e non sopporta che
interrompe il generale. quello che considera un altezzoso funzionario gli tenga
La sua voce tesa e spigolosa tradisce l’esasperazione. testa.
Nel ventre di Felicitas l’angoscia si agglutina, formando «Ti ricordo che Ciano ha fatto tutto quello che poteva per
un nocciolo duro. Senza rendersene conto si era aggrappata salvare gli ebrei del sud della Francia, approfittando della
alla speranza che il suo superiore cambiasse idea, che restas- presenza dell’esercito italiano» argomenta il generale.
se quindi una via d’uscita. Ma non c’è via di uscita. Del dia- Ha le labbra esangui, quasi bianche. E gli occhi con cui fis-
rio non gli interessa niente. E lei è spacciata. Non può sa il comandante sono pieni di odio.
dimenticarlo. Felicitas capisce allora che il vero problema è la conversazio-
Vorrebbe ritrovare l’infinita gradazione di grigi del pome- ne che i due potentissimi uomini hanno avuto nel pomerig-
riggio, rimpiange di non aver saputo coglierne la dolcezza e gio: non vedono nello stesso modo la questione dei rastrella-
la quiete. La linea tra il cielo e l’acqua aveva perso la nettezza menti. Il comandante del gruppo mobile d’intervento per la
del pomeriggio, era un feltro indistinto che risucchiava lo questione ebraica vorrebbe che nelle retate fossero coinvolte
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le forze italiane, il suo superiore pensa che l’esercito tedesco porta che non smetta di divorarle con gli occhi le natiche e il
deve arrangiarsi da solo. È convinto che la tecnica che ha uti- seno. È convinto che la sua tecnica di seduzione sia ben più
lizzato in Olanda sia la migliore, e che vada applicata anche in efficace, e che quindi anche su questo fronte vincerà lui la
Italia. È convinto che il comandante non capisca niente. partita.
Lei non ha nulla a che vedere con tutto questo. Il generale Felicitas si sente molto stanca. Pensa ancora al paesaggio
non è in collera con lei: non si è ancora accorto di nulla. I grigio del pomeriggio, alla sua grazia eterea. E ripensa alle
suoi sorrisi riescono ancora a abbagliarlo. Non è nella situa- esclamazioni di ammirazione di Ciano davanti alle fotogra-
zione della ragazzetta ebrea. Non ancora. Può ancora batter- fie delle incisioni di suo padre. Le ha trovate nello stesso
si, c’è ancora un po’ di speranza. Il suo ventre si decontrae. tempo molto inconsuete e molto familiari. Ha detto che non
«Avremo il diario, e così gli americani non potranno uti- sono in alcun modo tetre, sono invece molto profonde. Ha
lizzarlo per la loro propaganda» taglia corto il comandante. insistito per appenderne una accanto al suo letto.
Fissa ancora una volta lo sguardo sulle sue cosce. A lungo, Nello spazio di un secondo lei s’é resa conto che aveva
senza cercare di dissimularlo. ragione. La bellezza era lì, più evidente che mai: lei non ave-
va saputo coglierla, ma c’era. Come accendendo la luce
Un leggero brusio si fa strada nel silenzio, diventa poco a appare di colpo un ingombrante oggetto che l’oscurità ren-
poco un ronzio di alveare. È la schiera di aerei americani che deva invisibile. Non l’aveva vista perché era rimasta legata ai
risale ogni sera la valle dell’Adige. Vanno a scaricare le loro suoi pregiudizi di bambina. I pregiudizi che le aveva inculca-
bombe sulla linea ferroviaria del Brennero. Finora non han- to la madre.
no mai bombardato il lato occidentale del lago, anche se
avrebbero potuto: sembrerebbe quasi che abbiano deciso di
non dare noia a Mussolini e alla sua effimera Repubblica.
«Finirai per metterci sopra le tue belle zampettine, Felici-
tas, ne sono sicuro» dice il comandante con una condiscen-
denza molle e sanguigna come il suo viso rubizzo.
«Tutti gli indizi convergono sulla Svizzera» ribatte lei,
come dubitando della propria supposizione.
«Vedremo se è vero» commenta il generale, cercando con i
propri occhi i suoi.
Non sopporta che quell’incolto con la faccia da macellaio
bavarese utilizzi il soprannome che ha coniato lui. Non sop-
23 dicembre 1943

Ciano non le sorride, non la saluta. La guarda come se non la


riconoscesse. I suoi occhi fissano il vuoto dietro di lei, attor-
no a lei.
«La guardia Pellegrinotti mi ha detto che questa notte è
successa una cosa orribile» dice Felicitas.
Lui non muove le sopracciglia, non inghiotte la saliva: è
una statua inanimata. Sulla sua fronte è comparsa una quar-
ta ruga orizzontale, un solco che prima non c’era.
«Qualcuno è riuscito a introdursi nella prigione» dice lei.
Ciano la fissa chiudendo quasi completamente l’occhio
sinistro: la smorfia di una persona infastidita dal fumo della
propria sigaretta.
«Parlami» dice lei, stringendosi contro il suo torace.
Ciano la respinge lontano da lui con una mossa istintiva,
come ci si sbarazza di uno straccio che puzza.
Felicitas cade sul letto. Piange.
Non si aspettava un’accoglienza del genere. Aveva rimesso
la gonna morbida e un po’ svasata che gli era tanto piaciuta
il giorno precedente. Voleva strappare una mezz’ora di feli-
cità, come si morde una mela turgida e succosa. Solo mez-
z’ora, prima di partire per la Germania.
La sconvolge, questa distanza che si è creata tra loro. È
118 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 119

un’immensa distesa di ghiaccio, una banchisa inospitale e Hanno quindi tirato fuori una bottiglia di spumante e si
desolata. sono messi a bere, sghignazzando e versandogli il vino
«Dimmi cosa è successo» bisbiglia. addosso. Lo insultavano, versavano dell’altro vino, lo insul-
tavano di nuovo. Le tre donne ridevano sguaiatamente e
In realtà sa tutto. Poco dopo mezzanotte tre ufficiali tedeschi strillavano, come isteriche.
si sono presentati davanti alla prigione. Erano ubriachi, e Se ne sono andati tenendosi per la vita e cantando.
erano accompagnati da tre donne italiane. Con le loro grida
e le loro minacce sono riusciti a farsi aprire il portone, sono «Adesso so quello che proverò quando mi ammazzeranno
saliti al primo piano. Hanno aperto la cella di Ciano, l’hanno davvero» dice Ciano dopo un lungo silenzio.
svegliato di soprassalto. L’hanno insultato, gli hanno sputato La voce è quella di una persona che legge con difficoltà una
addosso. Lo hanno schiaffeggiato, spintonato, l’hanno umi- frase scritta. Una voce atona, senza la minima energia.
liato toccandolo nelle parti intime. Volevano verificare se Felicitas gli prende le mani, se le stringe contro il seno.
davvero aveva un affare enorme, molto più grosso del nor- Sono fredde, incredibilmente fredde. Sono le mani fredde e
male, come sosteneva una delle tre puttane. A quanto pare senza vita di un cadavere.
avevano scommesso. «Sono dei maiali ignobili, non avevano il diritto di fare
Cambiando d’improvviso tono lo hanno poi fatto ingi- questo, nessuno ha il diritto di fare una cosa del genere»
nocchiare contro il muro. E gli hanno detto che avevano dice.
l’ordine di giustiziarlo. Gli hanno legato le mani dietro la Il freddo di quella carne senza vita passa attraverso la lana
schiena con una corda, uno di loro gli ha posato la canna della sua maglia, le brucia la pelle.
della pistola contro la tempia. L’ufficiale con il grado più alto «Ogni istante del poco tempo che resta diventa molto
gli ha domandato se preferiva che gli coprissero gli occhi. intenso» dice Ciano. «Si è molto lucidi e contrariamente a
Lui ha risposto che no, non voleva che gli coprissero gli quello che si potrebbe pensare molto calmi. Non è vero che
occhi. non si ha paura, più il momento si avvicina e più ci si caga
Per impressionarlo ancora di più hanno steso per terra il sotto».
lenzuolo del letto, come se avessero intenzione di avvolgerci «Saranno puniti, te lo giuro» gli dice Felicitas.
poi il suo cadavere. L’ufficiale con la pistola puntata ha detto È cosciente però che le sue parole sono inadeguate, che lei
che gli restavano esattamente trenta secondi per prepararsi a stessa è inadeguata. Lei non può niente nei confronti dell’e-
morire. E ha cominciato a contare, molto lentamente, da normità che lui ha vissuto. Gli ci vorrebbe piuttosto un pre-
trenta fino a uno. Allo zero invece di sparare è scoppiato a te, qualcuno che ha l’abitudine di confrontarsi con le trage-
ridere. die dell’esistenza.
120 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 121

È vivo, ma è già morto. Anche strofinandole a lungo e mol- «Ora devi andare» dice Ciano, indicando con il mento la
to forte, le sue mani restano ghiacciate. Se ne è andato. Ades- porta.
so appartengono a due universi distinti, due galassie separa- Per un attimo Felicitas pensa di aver capito male. Dava per
te da una notte siderale. scontato che avesse scordato che lei deve partire per Mona-
co, che va a incontrare Kurt. E invece malgrado quello che è
«È solo un lasso di tempo di una estrema intensità cerebrale successo non ha affatto dimenticato.
e emotiva, nel quale i pensieri sono compressi gli uni contro Non pensa solo a se stesso, si preoccupa anche per lei.
gli altri» dice Ciano. Ancora una volta si rivela ben più attento a lei di quanto
«Qualcosa come un caleidoscopio che acceleri via via il rit- potrebbe sembrare. Ancora una volta Felicitas ha l’impres-
mo» dice. sione che la capisca meglio di quanto si capisce lei stessa.
Si tiene di nuovo diritto, adesso. Si lascia trainare dal rifles- «Devi partire, tuo marito ti aspetta» insiste Ciano.
so di mostrarsi brillante, quella smania che l’ha guidato per «Non può capire tutto di te ma è un bravo ragazzo»
anni, per tutta la vita adulta. Si sforza di provare che può aggiunge, guardandola negli occhi.
discutere di qualsiasi soggetto su un tono rilassato, che nem- «Con il tempo perderà la sua intransigenza, diventerà più
meno la morte può impressionarlo. Non è che un mezzo per malleabile e più assennato. Devi continuare a amarlo, non
aggrapparsi di nuovo alla vita. puoi vederne solo i difetti. L’amore va curato, come le pian-
La sua voce sembra però uscire dall’oltretomba. L’hanno te, come tutte le cose preziose».
spezzato. «No, andrò domani!», grida lei.
«I miei capi sono d’accordo per organizzare al più presto Non è una decisione, è una necessità che si impone al suo
lo scambio del tuo diario» gli dice Felicitas, guardando arbitrio. La fessura che già da un po’ si ingrandiva dentro di
ancora una volta l’orologio. lei ha prodotto un sconvolgimento senza ritorno. Non può
«Soprattutto non si crede alla possibilità di non esistere partire, non adesso.
più» continua lui. «Vai, altrimenti sarai in ritardo» ripete Ciano.
«Adesso sono interessati, e pensano che sia una cosa fatti- Dal tono della sua frase lei capisce però che è sollevato che
bile» lo interrompe lei, parlando molto in fretta. abbia deciso di restare. Capisce che aveva timore di restare
Si rende conto lei stessa dell’assurdità di quella sua menzo- solo. Non può sbagliarsi, i suoi occhi umidi e avidi di tene-
gna, ma qualcosa dentro di lei non può arrendersi, vuole a rezza non possono mentire.
tutti i costi trovare una soluzione. Vuole che Ciano non per- Si inginocchia e si mette a accendere il fuoco.
da la speranza. Il suo treno parte tra venticinque minuti. «Partirò domattina» dice.
24 dicembre 1943

Ogni volta che le mitragliatrici entrano in azione, i vagoni


alle due estremità del treno tremano e sussultano: si direbbe
che potrebbero essere scalzati dai binari. Ma la sua carrozza
è al centro del convoglio: è piuttosto un gradevole dondolio.
Non ha paura.
Le piace anzi il rumore dei proiettili che sono sputati con
energia nel cielo. Ognuno vicinissimo al precedente e al suc-
cessivo, ma nello stesso tempo isolato. I loro fischi perentori
si mescolano al ronzio nelle sue orecchie, diventano un’uni-
ca melodia ritmata.
Già da un po’ il treno è fermo in mezzo alla campagna: il
campo davanti al suo finestrino è tutto bianco. Bianco e
liscio come un lenzuolo immacolato. Ma non è neve, è uno
spesso strato di brina. Il sole non penetra in questa parte
molto incassata della valle dell’Adige.
Non in pieno inverno.
Non è neve: i versanti della valle sono color avana. L’erba è
avana, gli alberi sono avana, tutto è secco, opaco, come pol-
veroso. Perfino sulle cime delle montagne, non c’è la mini-
ma traccia di neve. Quest’anno non ha nevicato, non ancora.
I prati e i boschi sembrano essere bisognosi di aiuto, sem-
brano morire di sete e mendicare la neve.
124 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 125

Sotto i suoi occhi una bomba scava una buca nella distesa Monaco. Prenderlo davvero, questa volta. Le ha detto questo
bianca. Un cerchio profondo con i bordi sopraelevati. Una come un uomo, come un marito. Era quasi un ordine.
bocca con le labbra nere che osserva il cielo che sta perdendo Per lui è una cosa molto seria, il matrimonio. Per lui è nor-
la sua tinta topazio. Una bocca nera che vorrebbe abbraccia- male nascondere delle cose al proprio congiunto, ma biso-
re il cielo stremato da una giornata di sole invernale. gna anche sapersi prendere le proprie responsabilità. Per lui
Aggrappato al ripido fianco della montagna, proprio in la famiglia viene prima di ogni altra cosa.
faccia al treno, c’è un vecchio casolare. Un maso con un «Verrai da me appena sarai di nuovo a Verona» le ha detto.
ampio tetto che gli dà un’aria simpatica, come un berretto di Di ritorno dalla prigione degli Scalzi ha quindi pranzato
lana troppo calcato sulla testa. Si direbbe che scruti la valle ai con il generale al Leone di Venezia. Di solito con il baccalà si
suoi piedi, si direbbe che aspetti anche lui la neve. beve vino bianco, ma a lui il bianco non piace. Hanno finito
Ha letto da qualche parte che la neve protegge dal freddo. una prima bottiglia di bardolino, e poi un’altra.
La neve non raffredda la terra, come si potrebbe pensare, Come sempre il suo superiore non smetteva di svuotare il
serba al contrario il suo calore. La protegge. bicchiere e di servirsi, ma questa volta anche lei ha bevuto
Vorrebbe che ci fosse neve vera, non brina. Perché anche parecchio. Beveva per non vedere il suo grifo di rapace che
lei ha freddo, molto freddo. Come la terra ha molto freddo. sorveglia la preda, perché non ne poteva più della paura di
Prima di incontrare Ciano non aveva mai freddo, adesso essere smascherata, perché sa che non riuscirà a convincerlo
non riesce più a scaldarsi. Il freddo di Ciano le ha addentato a dare il suo assenso allo scambio del diario di Ciano. È per
le scapole, e un po’ alla volta ha preso possesso del suo cor- questo che ora è assordata dal fruscio del sangue nelle vene,
po. Soprattutto quando è sola, soprattutto la notte. Il freddo e che la valle ondeggia e caracolla. Era da molto tempo che
di Ciano la lavora quando non è con lui, come se questo fos- non si ubriacava così.
se lo scotto della loro separazione. Adesso gli aerei sono molto più numerosi. La maggior par-
Un aereo sfreccia a bassa quota nella valle: la sua sagoma te si abbassa e punta sulla cittadina dove ha incontrato Puc-
nervosa d’uccello oscilla prima su un lato e poi sull’altro, si ci. Tuffano per qualche secondo i loro musi frementi, e subi-
scuote come per asciugarsi le ali. Nel campo appaiono cin- to si inerpicano di nuovo nel cielo. Le postazioni della con-
que altre buche, della stessa dimensione e perfettamente alli- traerea tutt’attorno alla città sembrano impazzite, e anche le
neate. Più piccole della prima e con i bordi meno rialzati. mitragliatrici del treno non smettono di crepitare: lo si
Più vicine alle rotaie, questa volta. direbbe il parossismo di un a solo di jazz.
Dal maso solido e elegante abbrancato al pendio si alza un
È stato Ciano a dirle che dopo aver pranzato con il suo supe- sottile filo di fumo. Scivola fuori con una prestanza spensie-
riore doveva andare alla stazione e prendere il treno per rata da una finestra della costruzione che ha l’aria d’essere
126 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 127

un fienile. Sguscia fuori con ancheggiamenti di danzatrice. tomba. Scendono nell’alveo di uno stretto canale: anche l’ac-
Delle minute sagome nere si muovono veloci e si dibatto- qua è dura e immobile, chiusa a qualsiasi scambio.
no: si direbbero formiche dopo una pedata a un formicaio. Si arrampicano poi sull’altra sponda, nella direzione del
Corrono in tutte le direzioni. versante della montagna. Traversano un campo di meli con i
rami nodosi e contorti, come sofferenti. Dei meli silenziosi e
Un fragore di impalcatura metallica che crolla scuote l’aria. rigidi, funerei.
Poi un fracasso analogo echeggia nella direzione opposta.
Dopodichè le mitragliatrici alle due estremità del treno si Una dozzina di SS della divisione Hermann Göring se ne
zittiscono. stanno accovacciati sotto una sporgenza di roccia. Con loro
Felicitas si dice che è meglio così. Tra le bombe sulla città e c’è anche una donna che assomiglia a una bambola lucida.
la difesa antiaerea c’è già anche troppo baccano. Ha bisogno Tacciono, adesso nessuno ha più voglia di scherzare. Non
di silenzio. Chiude gli occhi. raccontano più barzellette sugli italiani, non si spintonano
Quando li riapre vede testa di un uomo. Un viso molto più. Non cantano. L’entusiasmo dell’inizio del viaggio sem-
vicino, molto grande, con un naso liscio e lucido che fa pen- bra essersi dissolto nel cielo decolorato, quasi bianco. Il cielo
sare al becco di un pappagallo. È il sottufficiale che durante percorso dagli aerei nemici.
il viaggio era seduto di fronte a lei. Con parole concitate le Felicitas si siede accanto al sottoufficiale, come un cagnet-
dice che deve scendere dal treno, deve mettersi al riparo. to remissivo. Non vuole più contrariarlo. Si è resa conto che
«Me ne frego degli aerei americani» gli ribatte. fa molto freddo. Un freddo maligno che le penetra nelle ossa
Proprio in quel momento un bombardiere precipita avvi- e la fa stare male. È per colpa di quel freddo, si dice, che ha la
tandosi su se stesso, e si schianta alla base del pendio. Ma per nausea.
qualche ragione la carcassa della carlinga e gli altri fram- Verso destra il cielo è scarlatto. Si direbbe un tramonto, se
menti non prendono fuoco. Nient’altro che l’immobilità non fosse sprofondato nella valle, e per giunta in direzione
della ferraglia sparsa sul suolo color avana. Il silenzio dei nord. È la città che brucia. Il vero tramonto è dritto di fronte
corpi stritolati dal metallo. a lei, ed è quasi finito: già la linea nera delle montagne taglia
Il sottufficiale la tira per il polso, facendola quasi cadere il viola chiaro del cielo.
per terra. La strattona lungo il corridoio, la obbliga a scende- Venere sfoggia il proprio pallore fisso e insistente. Sembra
re nel campo candido. aspettare anche lei il seguito.
Il suolo è duro, ha l’impressione di camminare su una
placca sconnessa di ghiaccio. La terra non entra nelle scarpe Pure a sinistra c’è luce. Viene dal maso. Le fiamme che
come si sarebbe aspettata, risuona come il coperchio di una avvolgono il fienile si sono congiunte con quelle che si leva-
128 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 129

no dalla costruzione principale: è diventato un unico rogo sulla loro città. Trasformandola in un unico falò con fiamme
che si torce e palpita, che rischiara i prati in pendenza e i alte duemila metri. Un immenso rogo che richiamava vortici
bordi del bosco. Le minuscole sagome nere si tengono ora in d’aria con la potenza distruttiva di in tornado.
disparte, si muovono molto più lentamente. Hanno esaurito
la loro energia. Non le sarà facile parlare a Kurt, si dice. Dovrà spiegargli che
L’acqua del canale è ghiacciata, il suolo è gelato, nelle loro è innamorata di Ciano. Dovrà dirgli che non dipende da lei:
pose rattrappite i meli sembrano paralizzati dal gelo, l’erba e ha provato in tutti i modi, ma ha dovuto arrendersi. Ha
le siepi sono gelate, tutto è gelato. Anche il suo ventre, e le capito che deve viverlo fino in fondo, questo suo amore.
gambe, e i piedi, sono gelati. Solo nella sua gola c’è una Ormai è troppo tardi per potersene sottrarre.
schiuma calda. Prima ancora di avere capito di cosa si tratta, Deve cercare di evitare che venga giustiziato, anche se è
vomita. molto difficile. Deve battersi per ottenere la sua liberazione
In una sola volta, davanti ai suoi piedi. Uno spruzzo ocra in cambio del diario che ha scritto quando era Ministro
sulla brina candida. degli Affari Esteri. Pazienza se la scopriranno. Pazienza se la
Il sottufficiale le chiede se vuole che vada alla ricerca di un fucileranno. Deve almeno tentare. Non può abbandonarlo al
medico. Lei gli risponde che sta bene. Sta passando. suo destino.
E davvero si sente meglio. Non le gira più la testa, le sue Dirà a Kurt che l’amore per Ciano è diverso dal loro, è un
idee perdono poco a poco la loro inerzia brumosa. amore senza futuro, un amore volto verso la morte. Un
Sopra la città appare una sfera viola, simile a un fuoco di amore rubato al destino, un amore che comunque vadano le
artificio, che illumina le montagne circostanti. Dopo qual- cose non avrebbe lo spazio per esistere. Ma che detta egual-
che secondo giunge un cupo rimbombo: qualcosa è esploso. mente legge e fa strage.
Un deposito di gas, o forse di benzina. Sa che sta comportandosi molto male, però non può farci
Tutto il cielo è rosso, rosso come sangue fresco. Le fiamme nulla. Non si può fermare una lingua di lava. Sotto c’è un
sono incredibilmente alte, devono misurare centinaia di vulcano, e sotto il vulcano il centro incandescente della terra.
metri. Si direbbe che siano più alte delle montagne, che Lui deve essere paziente, deve aspettare che quella cosa sia
carezzino con i loro tentacoli gli aerei. Ma questi non sem- finita.
brano avere un qualsivoglia timore, paiono anzi più risoluti,
quasi fossero ormai certi di avere ormai vinto la partita. Un aereo precipita sulla città in un vortice giallastro, come
Felicitas pensa alla madre, morta anche lei sotto le bombe. attirato da un braciere. E subito anche un altro. Attorno a lei si
Durante quell’estate. Alla fine di luglio. Nella notte in cui gli levano mugugni di approvazione. Ma troppo deboli, troppo
inglesi hanno lasciato cadere diecimila tonnellate di bombe forzati: come quando una buona notizia arriva troppo tardi.
130 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 131

Solo la prostituta con la pelle liscia e lustra è davvero con- dito, di aver aiutato un nemico pericoloso e degenerato, di
tenta. Nessuno però le dà più retta. Nessuno la tiene più sul- aver tradito la loro patria. La ripudierà, la scaccerà.
le ginocchia come succedeva in treno, nessuno più la tocca. Forse la denuncerà. Come ha denunciato Dieter, anche se
La città brucia verso nord, il maso arde nella direzione era suo fratello. Come ha denunciato la famiglia ebrea che
opposta: la valle è illuminata da quei due roghi che non scal- viveva sullo stesso pianerottolo di casa loro. La famiglia che
dano, che si limitano a proiettare i loro riflessi effimeri sui conosceva dall’infanzia.
visi e sulle rocce.
Due fuochi che hanno qualcosa che non è di questo mondo. I militari cominciano a tornare verso il treno: il sottoufficia-
le la prende per il braccio e la sostiene. Le ripete diverse volte
È calata la notte, e con la notte il silenzio. C’è solo il rumore che adesso tutto è finito, che hanno avuto molta fortuna. È
del vento, un vento ghiacciato che sferza le rocce e fa palpita- convinto che lei abbia avuto una crisi nervosa causata dal
re le stelle nel cielo. I due fuochi sono incapaci di riscaldare terrore.
la valle gelata. Felicitas vorrebbe spiegargli che non ha avuto alcuna pau-
Felicitas ha di nuovo molto freddo. Adesso sa cos’è: è il ra, che sono ben altre le cose che le fanno paura. Vorrebbe
freddo della consapevolezza che non può fare nulla per spiegargli che il suo problema è riuscire a fare qualcosa per
Galeazzo Ciano, che non c’è via d’uscita. È il freddo della sua Ciano.
assenza. Il freddo di questo Natale senza Ciano. Una voce annuncia che il treno non potrà ripartire prima
Vorrebbe che nevicasse, che ci fosse moltissima neve, desi- del mattino seguente, perché nella direzione della città le
dererebbe vivere con Ciano un Natale pieno di neve. Perché rotaie sono state spazzate via. Sicuramente manderanno
è il loro solo Natale, perché per loro non ce ne sarà un altro. quindi dei camion. Qualcun altro sostiene che sta arrivando
Non è giusto che non possano passare assieme questo loro invece un altro convoglio, ma che ripartirà verso sud.
unico Natale. Lei decide di tornare a Verona.
È ingiusto e crudele.
Adesso non sa più se ha fatto bene a partire. Ha timore del
momento in cui incontrerà Kurt. Kurt non ha mai sopporta-
to le situazioni ambigue, per lui esiste solo il bianco e il nero.
Non capirà, non potrebbe capire.
O meglio, capirà al primo sguardo la natura della sua rela-
zione con Ciano. Vedrà che il suo amore per lui è un sortile-
gio che l’ha cambiata per sempre. Le rinfaccerà di averlo tra-
25 dicembre 1943

Ciano è seduto sul letto e sorride. Il suo sorriso è vagamente


beffardo e nello stesso tempo molto timido, quasi colpevole.
I suoi occhi la scrutano con apprensione, cercano il suo
sguardo. Non parla.
È semplicemente lì con lei.
«Ti sta benissimo il trucco, ne ero sicuro» dice.
Ha divorato il pandoro, è rilassato come non lo è mai stato,
è contento che sia già tornata. Felicitas stenta a credere alla
propria fortuna.
La tozza candela spande il suo odore grasso e leggermente
amaro, e quest’onda gradevole mette ancora più in rilievo il
penetrante profumo di resina. È una vecchia candela rosa
slavato e il ramo d’abete è molto piccolo, ma nella cella c’è
un odore molto buono. Un odore di Natale, dell’intimità
raccolta di un Natale in famiglia, del Natale idealizzato dei
ricordi d’infanzia.
«Il mio cielo personale è ancora più bello e più azzurro del
solito» dice lui, carezzandole con le dita il contorno delle
orbite.
Durante il suo ritorno a Verona, la sera prima, il cielo s’è
coperto. E al suo arrivo alla stazione i fiocchi di neve hanno
cominciato a fendere con le loro traiettorie bizzose il buio
134 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 135

della notte. Ha nevicato tutta la notte, e nevica ancora. La vicino, Mussolini, tutto il resto. Si è rasato con cura, e mal-
neve copre le vie, i tetti, le macerie dei bombardamenti, l’A- grado le rughe e le borse sotto gli occhi è bello. Molto bello.
dige gelato, l’Arena. La neve che ha coperto tutta la città ammanta la guerra, la
La neve è venuta, e ha bloccato le strade, la ferrovia, i lavori rende inoffensiva.
di ricostruzione. Ha neutralizzato qualsiasi velleità di azio- «Non c’è da stupirsi che tutti abbiano fiducia in te, con gli
ne, ogni sorta di impazienza. Ha fatto dimenticare le bombe, occhioni e la faccetta da gattina che ti ritrovi» dice lui.
ha portato un Natale che nessuno si aspettava, un Natale di Oggi non parla di Edda, non parla dei suoi figli. Per una
prima della guerra. volta non prova alcun bisogno di nominare la moglie, non è
Perfino nei corridoi bui degli Scalzi si avverte la presenza tormentato dalla necessità di riaffermare l’amore per i suoi
acquietante della neve. bambini. Gli basta sapere che lei sa che lui pensa a loro.
Qualsiasi parola sarebbe di troppo.
Felicitas non si sente colpevole per il fatto di non essere Durante il pomeriggio ha scritto una lettera a Edda e una a
andata a Monaco. Non può continuare a mentire a se stessa, Claretta, l’amante di Mussolini. E ha buttato giù un’introdu-
non ama più Kurt. Non l’ama più come prima, in ogni caso. zione per il suo diario. Queste due lettere e questo testo sono
Lo vede dall’esterno, come quando non si ama più. Vede le il suo testamento, Felicitas lo sa prima ancora di averle lette.
sue incrollabili certezze, vede il suo ostinato fanatismo, la I suoi gesti lenti e le parole pacate esprimono il distacco dal
sua folle attrazione per il sacrificio. Vede che parla come un mondo, l’indifferenza per tutto quello che succede o che
manuale di propaganda, che non ha alcuna sensibilità, che a potrebbe succedere.
letto non l’ha mai fatta godere. Lei dovrebbe soffrirne, probabilmente poi ne soffrirà. Ma
Tutto il suo mondo crollerebbe, se sapesse che tra i suoi non adesso, non oggi. Questo Natale è troppo pacifico, trop-
antenati ci sono alcuni ebrei. Non potrebbe più vederla nella po perfetto. Per una volta non si obbliga a sostenere una par-
stessa maniera, non potrebbe perdonarle di non averglielo te, si lascia trasportare dalla vita. È anche lei felice.
detto prima. Si sentirebbe tradito, umiliato. Nella sua testa
lei è molto differente da quella che è in realtà, da quella che è Carezzandole il collo Ciano dice che grazie alla sua interces-
diventata adesso. sione ha potuto assistere anche lui alla messa celebrata nel
Con lui in realtà è finita. corridoio della prigione. Pregava, mentre ascoltava il prete
attraverso lo spiraglio della porta della sua cella. Pregava con
Ciano è felice, felice dell’acqua di Colonia portata da Edda e frasi che gli venivano alle labbra senza che ci riflettesse, che
dei suoi piccoli regali. Si gode questa tregua, è contento di spesso lo stupivano.
poter dimenticare per qualche ora il processo ormai molto Pregava per la sorella, per il padre, per dei vecchi di Livor-
136 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 137

no di cui non immaginava serbare il ricordo. Pregava per la to, spande le sue impudenti zaffate, detta legge. Sbatte sul
sua governante, per i pini della foresta dell’Argentario, per i muso degli astanti la sua sfrontata esistenza, come ha sem-
suoi figli, per se stesso. pre fatto.
Mentre pregava sentiva che quelle sue parole non finivano Felicitas non soffre però per questa presenza. Non è più
nel nulla: qualcuno le ascoltava. Per la prima volta aveva la gelosa. Ormai ha capito che non si può separare Edda da
sicurezza che qualcosa trascende la superficie opaca degli Ciano, come non si può strappar via dal mare il gusto di
oggetti e delle parole. sale. Edda è anche Ciano, come Ciano è innanzitutto Edda.
D’improvviso scoppia a ridere. Ride battendo il tallone La loro lunga intimità li ha resi complementari, le loro diffe-
contro il pavimento e tenendosi la pancia, come ridono i renze rappresentano una forza congiunta, il vero cardine
bambini. Piange, da quanto ride. Ogni tanto riesce a ripren- della loro eccentrica relazione. L’imperfezione manifesta
dersi e le fa segno di tacere, ma subito ricomincia a contor- della loro coppia è in realtà la loro potenza.
cersi, con il palmo della mano premuto contro il torace. Ora vede Edda in un modo completamente differente, la
Felicitas finisce per capire: nel silenzio dell’ex-convento si vede con gli occhi di Ciano. Vede che ha scelto di vivere la
sentono i ragli di qualcuno che russa. E in quei versi rumo- guerra quando avrebbe potuto benissimo defilarsi, che ha
rosi Ciano ha riconosciuto il suo amico Benini. molta dignità, che è la sola persona al mondo che abbia osa-
«Non gli ho nemmeno fatto un piccolo regalo» finisce per to dire a Hitler quello che pensava.
dire, asciugandosi gli occhi. Non è vero che non si è mai occupata dei suoi bambini,
Il tono è quello di un uomo libero di passeggiare per i non è vero che non ha fatto che ballare e giocare al casinò,
negozi del centro e di comprare quello che vuole. non è una depravata. È una donna che si è sempre fatta un
baffo di quello che la gente pensa di lei. Che ha cercato di
Sospese sui loro lunghi steli le due orchidee portate da Edda sopravvivere alla sprezzante dominazione del padre e di farsi
appaiono severe e altere. Dure e altere come Edda stessa. Le una sua vita.
loro preziose corolle sono i suoi décolleté del periodo fasto, i
sontuosi vestiti da sera che sono apparsi sulle copertine delle Ciano si mette a parlare della sorella Maria. Dice che Maria
riviste illustrate del mondo intero. Le loro antere pesanti di era la sola persona nella quale avesse una fiducia assoluta:
polline ambrato sono la sua sensualità debordante ma al nella sua vita era una fiammella sempre accesa. Era una san-
contempo nascosta alla vista, defilata. Il loro odore eccessivo ta che lo proteggeva.
è il suo dispotismo. Maria era inadatta a vivere, non ha mai potuto assimilare le
Edda è presente sotto le sembianze di due fiori arroganti regole e le inevitabili costrizioni della vita. Come certe perso-
color petrolio, quasi neri. Ascolta tutto quello che viene det- ne non imparano a nuotare perché hanno paura dell’acqua, o
138 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 139

per altre ragioni altrettanto incomprensibili agli altri. Non Sorride, ma nello stesso tempo sembra molto determina-
poteva mangiare, perché il cibo rappresenta la vita, e lei non to. Per un istante Felicitas ha l’impressione che stiano per
poteva venire a patti con la vita. L’esistenza la stomacava. uscire dalla loro gabbia, che stiano davvero andando a pas-
Piange, mentre parla di Maria che adesso non c’è più. seggiare.
Piange, ma la tenerezza legata al suo ricordo lo fa sorridere. «Quando ne avremo abbastanza di scarpinare cercheremo
Già da bambina beveva sempre l’aceto, bicchieri di aceto, un bel caffè dove sederci» dice Ciano.
dice. Sotto la sua pelle si vedeva lo scheletro, ma lei aveva la «Uno di quegli antichi caffè di Verona dove i camerieri
fobia di ingrassare, e allora beveva l’aceto. Non poteva fare le invece di parlare cantilenano frasi allegre».
cose che fanno tutti gli altri: un anno dopo le nozze il marito Non scherza, e sembra vedere già la scena che si prefigura.
è andato a trovare il loro padre, lamentandosi che il matri- Come i bambini credono ai loro giochi, ben sapendo che
monio non era ancora stato consumato. Maria non poteva sono solo giochi. Ha la stessa serietà appagata, lo stesso
fare quella cosa lì, era troppo pura. Trangugiava aceto. sguardo attento e concentrato.
Ride di nuovo, adesso. O meglio, piange e ride. È triste per «O anche una cioccolata calda, a te la scelta» dice.
la sorella che si ammazzava bevendo l’aceto, e nello stesso La guarda come se per lui fosse estremamente importante
tempo la sbeffeggia come se fosse ancora viva. sapere ciò che preferisce.
«Dormivamo nella stessa camera: siamo cresciuti assieme, Presto lui sarà morto, presto lei verrà scoperta e punita.
come due cagnetti» mormora. Probabilmente verrà anche lei giustiziata. Ma non soffre per
Si sentono i minuscoli crepitii della candela, da quanto il questo, non si rammarica di avere incontrato Ciano troppo
silenzio è denso e compatto. Si sente il silenzio della neve. La tardi. Non soffre per la mancanza di legami tessuti nel tem-
neve assorbe qualsiasi rumore nel suo ventre di cotone, po, non prova alcuna nostalgia per ciò che non è avvenuto.
purificando l’aria da qualsiasi ingerenza esterna. L’assenza di un futuro appartiene al corso delle cose, lei
La neve ha inghiottito il dolore e la guerra. non può farci nulla. È già tanto quello che ha avuto, è già tan-
to che non si lascino annichilire dalla sventura. Si aggrappa a
«È ora di andare» dice Ciano, toccandole il braccio con questo Natale perfetto, se lo stringe contro il petto.
un’incredibile delicatezza.
Si guarda poi le scarpe, come per verificare che siano adat-
te per la neve.
Adora camminare nell’inverno delle Alpi, dice, nella neve
che ammortizza i passi e carezza il viso con manine dispet-
tose. Adora l’odore secco e quasi metallico della neve.
26 dicembre 1943

Felicitas suda grosse gocce gelate, mentre aspetta il generale


nello scantinato adiacente alla sala del biliardo. Non riesce a
distogliere l’attenzione dagli ansiti del giovane professore di
storia dell’arte. I movimenti dei suoi polmoni ricalcano anzi
quella respirazione esausta ma ancor controllata: si accoda-
no alle accelerazioni, approfittano degli stessi momenti di
tregua.
Anche la sua voce fa sempre più fatica a non unirsi ai
gemiti soffocati quando le pinze dei morsetti vengono stret-
te. È un crescendo lento e per questo stesso motivo ancora
più straziante. Darebbe qualsiasi cosa per potersene andare.
Fissa in continuazione la porta: il generale ha detto che
sarebbe tornato subito. Ma non appare. Le sembra impossi-
bile che quel supplizio duri così a lungo.

Ogni volta che guarda l’orologio constata che è passato


appena qualche minuto. Il tempo s’è impantanato, è diven-
tato lo struggente rifiuto del torturato di esprimere la pro-
pria sofferenza.
Quella sofferenza penetra sempre più in profondità nella
sua carne: ha male alle estremità delle dita come se le avesse-
ro anche a lei strappato le unghie, sente il filo di ferro inci-
142 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 143

derle i polsi e le caviglie. Ha anche lei male, è per questo che ha fatto capire che conosce i suoi libri e li apprezza: forse per
prova un bisogno sempre più irresistibile di gridare al posto lui è un motivo per avere una qualche speranza. O forse
di quella bocca che non vuole umiliarsi. intende semplicemente mostrarsi gentile, continuare a esse-
Non è possibile che il generale non sia ancora riuscito a re cortese.
parlare con Berlino. La telefonata a Kaltenbrunner era pro- Senza aspettare la prima domanda emette però una rumo-
babilmente solo una scusa. Ha fatto apposta a incastrarla in rosa espirazione, come se vuotasse d’un sol colpo i polmoni.
quella situazione. E diventa molto bianco, più bianco di una persona semplice-
Tra poco non potrà più impedire alla sua bocca di sputare mente svenuta, del colore semitrasparente della cera. Gli
fuori tutte le cose che ha tenute nascoste. Non ha la paziente occhi, aperti a metà, sono rovesciati.
resistenza dell’intellettuale, non ha la sua quieta dignità: Per un lunghissimo minuto la sua bocca non produce
capitolerà prima di lui. alcun suono. Poi quel silenzio si trasforma in una serie di
Nella sua testa le rivelazioni concernenti l’incontro con l’a- espirazioni corte e violente, che fanno pensare al rumore di
gente americano si sovrappongono alle ammissioni relative un mantice. Se ne sta andando, non occorre essere medici
alla fasulla ricerca del diario di Ciano. Confessa che non è per capirlo. Lui ha conservato intatti il coraggio e la determi-
vero che il diario è in Svizzera. Confessa che sa benissimo nazione, ma il suo corpo ha deciso di gettare la spugna pri-
dove si trova, lo ha saputo fin dai primi giorni. È a Roma. ma dell’inizio dell’interrogatorio.
Glielo ha detto Ciano stesso. Confessa che tutto quello che Sta morendo, lì, in quel momento preciso, legato al biliar-
ha fatto non aveva altro fine che salvare il conte Galeazzo do con un filo di ferro molto fine.
Ciano.
È aspirata da queste dichiarazioni, come sporgendosi da Il generale afferra allora una delle stecche del biliardo e
un alto edificio ci si sente attratti dal vuoto che pur terroriz- comincia a colpire l’autore del libro sulle chiese romaniche
za. Stringe allora i denti, li serra fino a avere male alle che sfogliava quel mattino stesso. Lo colpisce sul ventre, sulle
mascelle. Il cervello le esploderà, si dice, se quel calvario non gambe, sui piedi, dappertutto. Con una sola mano ma con tut-
finirà subito. te le forze, stringendo la stecca come si impugna una frusta.
Ha fretta che il professore muoia, desidera morire lei stessa. «Parla!», urla, con il viso congestionato.
«Parla, maiale! Parla!».
Poi finalmente il generale torna, e le fa segno di seguirlo nel- L’uomo continua a ansimare, senza reagire in alcun modo
la sala del biliardo. ai colpi, quasi non potesse occuparsi di due cose nello stesso
Il professore sorride, quando li vede entrare. Un sorriso tempo. La sua carne non ha più alcun colore, ma le sue mani
appena accennato, ma pur sempre un sorriso. Il suo boia gli sono viola, quasi nere. Anche i colpi lasciano tracce nerastre.
144 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 145

«Parla!», urla il suo superiore, pazzo di rabbia. cio che si alza e si abbassa, vede i fremiti di bestia selvaggia
Si direbbe che abbia dimenticato le sue elaborate teorie delle sue labbra. La sua voce educata e disabitata le rivolta lo
sugli interrogatori, si direbbe che voglia fare l’esatto contra- stomaco. Non può dire una parola.
rio. Ha perso la testa. Fa fatica a reggersi in piedi, ha bisogno di aggrapparsi a
«Parla idiota!», grida con una voce quasi irriconoscibile. qualcosa, a qualcosa fuori da lei, un appiglio più lontano
Ma gli occhi semichiusi del giovane ebreo non lo inqua- possibile. Al di là della finestra i suoi occhi trovano l’Adige.
drano, e probabilmente non sente più. È moribondo. Trovano il nastro bianco che taglia in due l’antica città, la
Il generale comincia allora a colpirlo sul viso: la bacchetta lingua di ghiaccio delimitata dalle due rive di pietra rosa.
produce il rumore umido di un batticarne. Sotto il ghiaccio c’è l’acqua, si dice, l’acqua che continua a
«Parla!». scorrere. L’acqua che scende dalle montagne e va verso il
Continua a percuoterlo anche quando è già morto. Sem- mare, come ha sempre fatto. L’acqua trasparente, pura.
pre impugnando l’asta di legno come se fosse una frusta,
sempre con lo stesso rumore di carne in una macelleria.
Si mette poi a trafiggerlo con la punta. Facendo forza con
entrambe le mani, come quando si vuole piantare un palo nel
terreno. Le costole scricchiolano sotto i colpi. Anche la scato-
la cranica crocchia, ma con un suono diverso, più sordo.

«Devi organizzare nel più breve tempo possibile lo scambio


del diario del conte Ciano» le dice, appena usciti dalla sala.
Le comunica questo con il suo solito tono garbato, quasi
galante. Nella sua voce non c’è la minima allusione a quello
che è appena successo, né il minimo cedimento. Parla come
se si fosse appena sbarazzato di una formalità noiosa, potes-
se finalmente tornare a occuparsi di cose serie. Parla come se
non si fosse mai opposto allo scambio.
Da settimane lei non aspettava che quella notizia, ma in
quel momento non può esserne contenta. Ha l’impressione
di avere la bocca piena di sangue, non riesce a connettere.
Guarda il suo superiore, ma non lo vede, vede il suo brac-
27 dicembre 1943

Tutto è pronto, gli dice Felicitas. Finalmente i capi hanno


dato il loro assenso. La missione è stata battezzata Operazio-
ne Conte.
Ciano la guarda, con due ventagli di rughe attorno agli
occhi: si direbbe che ogni giorno abbia sul suo viso l’effetto di
un anno. Le pieghe sulla fronte sono ormai solchi profondi.
Due miliziani verranno apposta dalla Danimarca, gli dice.
Due personaggi temibilissimi: ognuno può uccidere un
uomo servendosi di una sola mano. Facendosi passare per
fascisti lo tireranno fuori dagli Scalzi. Tutti penseranno a un
rapimento organizzato dall’ala dura del Partito Fascista. Un
aereo lo trasporterà in Ungheria, e di lì potrà rifugiarsi in
Turchia.
Ciano si tocca l’orecchio, ha male. Non si è rasato, ed è spor-
co. Si innaffia generosamente con l’acqua di colonia che Edda
gli ha regalato, convinto com’è che non avrà il tempo di finire
la bottiglia, ma non si lava più. Ha l’aria di una persona che si
è appena svegliata e che si accorge di non sentirsi bene, che si
domanda se non farebbe forse meglio a rimettersi a letto.
È una missione ben più semplice di quella che in agosto ha
permesso di prelevare Mussolini sul Gran Sasso e di portarlo
in Germania, gli dice Felicitas. Da un punto di vista stretta-
148 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 149

mente operativo non c’è nessuna grossa difficoltà. Con l’aiu- di ottenere il permesso di visitare il marito. Bisognerà allora
to del suo superiore sta per l’appunto occupandosi di tutti i trovare un’altra soluzione per recuperare il diario e gli altri
dettagli. scritti di Ciano.
Ciano non risponde. Non giudica il piano poco convin- Per tutto questo resta poco tempo, pochissimo tempo. Un
cente, non crede più nel futuro. Vive in un’attesa, un limbo tempo nel corso del quale la sua posizione diventa sempre
oltre il quale vede solo il silenzio e la notte. più delicata: da un momento all’altro possono scoprire che è
«Adesso non dipende più che da te» dice lei. in contatto con gli americani.
Ciano si china per aggiungere legna alla stufa. Ha freddo. È una corsa contro le ore, contro i minuti.
Ha male all’orecchio e come sempre ha freddo.
«Manca solo il tuo accordo» insiste. «In realtà Mussolini mi ha utilizzato, come ha sempre utiliz-
Continuando a infilare i legnetti nel fornello Ciano scuote zato tutti» dice Ciano.
la testa: è tutto assorbito dai propri gesti precisi e ormai più «Presto tutto questo ti sembrerà solo un brutto sogno» gli
che esperti. I suoi occhi sono spiragli sottili, e il suo viso è dice lei.
disteso: è evidente che con la mente è altrove. «Gli sono più utile morto che vivo, questa è la verità» pro-
Quando si occupa del fuoco può finalmente smettere di segue lui, martellandosi le spalle e la nuca con il pugno.
angustiarsi. «Se continui me ne vado!», urla Felicitas.
È un grido che le è uscito da solo. Perché è stanca, perché
Felicitas gli dice che Edda è certa che tutto andrà bene: ha non ne può più di fingere costantemente che tutto vada
insistito moltissimo perché lei gli trasmetta questo messag- bene. Perché ha sempre più paura che lui inghiotta il conte-
gio. Gli fa dire che non sarebbe restata in Italia, se non fosse nuto della fiala di veleno che Edda gli ha procurato.
più che sicura che lo scambio sarà portato a buon termine, e Ciano la guarda con la testa affondata nelle spalle, come
lui sarà liberato. Anche lui deve avere fiducia. un allievo preso in flagrante.
«Avrei dovuto continuare la carriera diplomatica» sospira «Hai ragione, non serve a nulla rivangare queste cose»
Ciano. bofonchia.
«Tutto è pronto» ripete ancora lei. Ormai reagisce così quando lei esprime il proprio malcon-
Non è vero che tutto è pronto. Lei vorrebbe che fosse tutto tento. È molto più fragile di prima, non sopporta più la
pronto, e invece non è pronto niente. I due miliziani devono minima tensione.
ancora arrivare dalla Danimarca. E probabilmente Edda non
sarà in condizione di andare a Roma, visti i tremori e le frasi «Non ti ho nemmeno domandato come stai, devi scusarmi»
sconnesse quando il mattino ha cercato per l’ennesima volta dice, massaggiandosi le guance con il rovescio della mano.
150 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 151

«Hai l’aria stanca» aggiunge. La porta della prima cella del corridoio si apre, poi anche la
La commuove fino alle lacrime, questa sua sollecitudine. seconda. È l’ora della cena. E comunque lei adesso deve tor-
Ha l’impressione che siano secoli che non gode di un tale nare all’albergo: deve scrivere il rapporto della settimana.
privilegio. Dal tempo in cui suo padre la portava a passeg- «Bisogna che tu dia una risposta precisa» lo implora.
giare lungo le spiagge del mare del nord. Quando si chinava Sa però che non arriverà a convincerlo, non questa sera. E
su di lei e le chiedeva se andava tutto bene. forse mai. Probabilmente nemmeno Edda potrà fare qualcosa.
Vorrebbe descrivere a Ciano questa sua emozione, vorreb- Si sente schiacciata dal compito che le pesa sulle spalle, sal-
be dirgli quanto gli è grata. Vorrebbe ringraziarlo. vare questa persona che non crede più alla vita. Non è più
Gli dice invece che ha vergogna per come si sta compor- quella che era fino a qualche mese fa: le restano appena le
tando nei confronti di Kurt. È un coltello nella carne, nel briciole della sua proverbiale resistenza di asinello, dell’in-
ventre. Una lama affilata che penetra sempre più in profon- crollabile fiducia in se stessa. Ormai tutto le fa paura, ogni
dità ogni volta che ci pensa, ogni volta che cerca di trovarsi minima azione le sembra al di sopra delle sue forze.
delle scuse. Sente che prima o poi commetterà l’errore che le sarà fata-
Ciano si stringe contro di lei con molta delicatezza, toc- le. Sente che la fine si avvicina.
candola come si toccano le cose fragili. Il suo sguardo non «Va bene, proviamo» dice Ciano.
smette di percorrerle il viso, di abitarlo: è denso, quasi palpa- Il suo tono è però quello di chi non vuole deludere chi gli
bile. Per la prima volta Felicitas ha la certezza assoluta che la sta vicino. O più semplicemente che desidera che lo si lasci
ama. in pace, perché è sfinito.
«Poi vi ritroverete» finisce per sussurrare, scuotendo le Non ci crede, non crede più alla possibilità di sopravvivere.
spalle come se avesse freddo. «Proviamo» ripete, con il suo sorriso storto.
«Poi sarà morto, morto per colpa mia» ribatte lei. Ha letto la delusione nei suoi occhi, e cerca di persuaderla
«Sei ancora molto giovane, e anche lui è giovane» dice della sua disponibilità. Ma dentro di sé non ci crede.
Ciano. Il suo sorriso è un raggio che non scalda più.
«Con il tempo dimenticherete tutto questo. Le guerre pas-
sano nel dimenticatoio appena sono finite, è sempre stato
così. Avrete dei bambini. Il vostro primo bimbo sarà figlio
anche nostro, quelli che verranno dopo saranno i figli del
vostro amore ritrovato. Ti aiuterà. Sei una persona preziosa,
te lo meriti».
28 dicembre 1943

La giornata è stata molto grigia, ma al di sopra della linea


dell’acqua è apparsa ora una stretta fascia di cielo. Un inter-
stizio color topazio: l’effetto della vetrata di una chiesa illu-
minata da un raggio di sole.
Ma anche il mare ha ritrovato l’azzurro, sotto la placca di
piombo delle nuvole. Lecca pacatamente la sabbia dorata. Il
colore caldo del pane che esce dal forno.
È una bellezza che mozza il respiro. Lo sguardo è risuc-
chiato dalla pregnante apertura blu scura all’orizzonte, una
fenditura quasi irreale. Il maltempo ha pulito l’aria e la sab-
bia, per questo i colori sono così vividi.
Felicitas ripensa alle passeggiate con il padre lungo le
spiagge del mare del nord. Lo stesso gusto di sale sulla pelle e
nella bocca, la stessa sensazione di essere lavata e purificata
dall’interno.
Vorrebbe però andarsene di lì, vorrebbe ripartire subito.
Vorrebbe rientrare a Verona.

Forse potrà ancora accedere alla cella di Ciano, anche se


sarà molto tardi. Dirà che ha bisogno urgente di vederlo,
che è un ordine dei suoi superiori. Riuscirà a convincere le
guardie.
154 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 155

Lo sveglierà cingendogli delicatamente la testa tra le brac- chi delle ossa del cranio, dopo l’odore di carne umana bru-
cia, e parlandogli nell’orecchio, come è già successo qualche ciata che saliva dalla caldaia del palazzo.
volta il pomeriggio. Mugugna come un bambino, quando lo Si accorge che ha sempre più paura, ad essere sola con lui
si disturba nel sonno. Mugugna e protesta, senza però l’a- su quella spiaggia deserta.
sprezza degli adulti.
Gli parlerà affondando il naso nei suoi capelli fini, «Presto gli americani pianteranno la loro bandiera a strisce
appoggiando la testa nel cavo del suo collo. Respirerà il suo anche qui» dice il suo superiore, indicando le terre piatte al
odore di uomo, gli sussurrerà che lo ama. Poi lascerà che si di là della duna incendiata dai riflessi del tramonto.
riaddormenti. Felicitas rimane impietrita. Per qualche istante si chiede se
Per convincerlo può aspettare l’indomani. Non è necessa- il generale non intende per caso metterla alla prova: di solito
rio che dia il suo assenso definitivo quella sera, è sufficiente è implacabile contro quelli che lui stesso ha sempre definito i
che lei lo abbia il giorno dopo. Gliene parlerà con calma la disfattisti.
mattina. Questa volta riuscirà a persuaderlo davvero. Ha però il naso e le gote rubizze e lucide per il vino: è sem-
L’importante è che ripartano in fretta, altrimenti non plicemente un po’ alticcio. Ha semplicemente voglia di par-
potrà vederlo. lare a ruota libera.
«Non credere, siamo qui solo di passaggio» continua,
Il generale continua però a avanzare sulla spiaggia di Raven- scoppiando a ridere.
na, guardando lontano davanti a lui come chi ha intenzione Quando ride sulla sua faccia molto allungata compaiono
di camminare ancora a lungo. Ha mangiato e bevuto come delle profonde rughe concentriche. A quanto pare è molto
un porco, ha l’intenzione di concedersi una lunga passeggia- fiero di essere riuscito a stupirla.
ta digestiva. Lei ha l’impressione di sognare. È ubriaco, molto più
La moglie e le figlie sono in Germania, non ha alcuna ubriaco di quanto pensasse, ma non può essere solo questo.
ragione per affrettarsi a rientrare a Verona. Forse potrà anzi «Dimentica le armi segrete» non riesce a impedirsi di dire.
persuadere una buona volta la sua testarda collaboratrice a Sente salire dentro di lei una rabbia incontrollabile, un
divenire la sua amante. Almeno la sua amante, se non la sua ciclone di catrame bollente.
seconda moglie, come vorrebbe lui. «Solo il comandante del gruppo mobile d’intervento crede
Lei non ha bevuto. Ha detto che aveva mal di testa, e il vino ancora alla favola delle armi segrete» sospira lui, colpendosi
non lo ha nemmeno assaggiato. E non ha buttato giù nean- la coscia con il palmo della mano.
che un boccone. Non può più mangiare in sua presenza, «Solo il nostro caro comandante, e qualche altro idiota»
dopo averlo visto massacrare il professore. Dopo gli schioc- ripete.
156 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 157

Felicitas capisce che è questo quello che pensa davvero. Gli Verona prima delle undici di sera. Troppo tardi per passare
è completamente indifferente vincerla o perderla, la guerra. agli Scalzi.
O meglio, sa che è già persa, e non gli importa nulla. Il pensiero che non vedrà Ciano prima dell’indomani le
Per lui la guerra è un esercizio di concentrazione, un qual- toglie il respiro. Perché dopo una giornata passata con quella
siasi quadro d’azione all’interno del quale mettere a frutto la bestia feroce ha bisogno di vedere i suoi occhi maliziosi e
sua passione per l’organizzazione, la sua conoscenza appro- timidi, ha bisogno delle sue frasi attente all’effetto che susci-
fondita della macchina burocratica, delle rivalità intestine tano su di lei, ha bisogno di lasciarsi cullare dalle parole che
tra i vari organismi del Reich. Per lui la guerra è un modo sgorgano dal suo animo delicato. Perché non è sicura che
come un altro per divertirsi, per mostrare quello che vale. riuscirà a convincerlo, perché è terrorizzata dall’idea che
Esattamente come la famiglia gli serve per incarnare la ingurgiti il contenuto della fialetta di vetro.
parte del padre attento e affettuoso, dell’uomo a mille miglia
dalle violenze che sconvolgono il mondo. La famiglia per lui «Non era cattiva la frittura di pesce» dice il generale, mas-
è un gioco con delle regole diverse, e dal quale si possono saggiandosi lo stomaco.
trarre delle soddisfazioni di un altro tipo. Il tono è al contempo pretenzioso e smaliziato: quello di
quando parla delle statue romane, che secondo lui non pos-
La placca di nuvole panciute sopra la spiaggia è diventata sono rivaleggiare con quelle greche.
più scura, in alcuni punti è quasi nera. Nella direzione delle Felicitas fissa la vasta chiazza bianca che ha preso il posto
campagne si apre sul tramonto: una sfavillante gradazione del tramonto. Una luce chiarissima che sembra molto
di rossi e di gialli. Sul lato opposto lo sguardo è soggiogato potente ma che non ha più la capacità di illuminare: le
dalla banda color topazio sopra il mare. nuvole sono quasi nere. Anche la banda sopra il mare si è
Questa agonia del pomeriggio è sempre più bella, molto fatta più scura, sta prendendo il colore della notte.
strana e molto bella. Una bellezza a contrattempo, incon- Alzando gli occhi guarda di nuovo il cielo nero, sempre più
grua: Felicitas non riesce più a fare astrazione dal proprio nero. E d’improvviso si rende conto che potrebbe essere uno
odio nei confronti dell’uomo che cammina al suo fianco. dei cieli di suo padre. La stessa cupezza aggressiva, lo stesso
Non può più ascoltare la sua voce sempre calma e impertur- senso di oppressione, la stessa apertura verso l’infinito. Si
babile, quella voce di marmo bianco che ignora cosa voglia stupisce di non averci pensato prima.
dire amare o anche solo provare sentimenti, che disprezza Capisce cosa il padre voleva rappresentare dopo le loro
tutto e tutti. silenziose passeggiate, cosa significavano per lui quelle
Guarda continuamente l’orologio e calcola i tempi. Se per nuvole basse, quella sinistra assenza di luce. Capisce la sua
il ritorno ci vorrà altrettanto che per l’andata, non saranno a avversione per la violenza e per la guerra. Capisce il suo
158 GIACOMO SARTORI

sconforto per il fatto che non aveva più il diritto di esporre 1 gennaio 1944
le sue litografie.
All’epoca non poteva rendersene conto: era troppo giova-
ne, era tutta presa da se stessa. Avrebbe voluto un padre mol-
to differente, un padre come quelli che decantavano alle
riunioni della Lega delle Giovani Tedesche. Un padre che
fosse l’esatto contrario del suo.
«Il problema, è che in questo paese si finisce sempre per
mangiare troppo» dice il generale, mettendole una mano Ciano ha una barba di diversi giorni e due borse nere sotto
sulla spalla. gli occhi: si direbbe che qualcuno gli abbia fatto gli occhi
Per sottrarsi alla sua presa lei fa un balzo, con il cuore stret- pesti. Appone però con la massima serietà la sua elegante fir-
to dallo spavento. Sulla spiaggia non c’è anima viva, e è sem- ma al contratto. E per un bel po’ se ne sta lì con la testa rove-
pre più buio. sciata all’indietro, in una posizione ridicolmente solenne.
È quasi buio, e ha sempre più paura. All’inizio trovava molto strano che Felicitas volesse fargli
firmare quel documento. L’ha tempestata di domande, ha
voluto rileggere tre volte il testo, sapere il perché di ogni
parola. Non si fidava.
A mano a mano che lei gli spiegava come erano arrivati a
quella soluzione, si convinceva però sempre di più. E sem-
brava anzi rassicurato che lo scambio del suo diario fosse
definito e regolato nei minimi dettagli.
«I tedeschi sono sempre estremamente precisi, è la loro
natura» ha commentato, con una vera e propria ammirazio-
ne nella voce.
Felicitas non gli ha detto che dopo la sua ultima crisi Edda
non potrà più partire per Roma, e che lei dovrà quindi anda-
re al suo posto. Non gli ha detto che questo suo viaggio
imprevisto rende le cose molto più complicate.
È solo contenta di vederlo fiducioso e sereno. Contenta e
soprattutto molto sollevata.
160 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 161

«La prima cosa sarà fare un bagno caldissimo» dice lui, Ha l’impressione che qualcuno le tolga il macigno che gra-
scoprendo i denti su un solo lato, come un raggio di sole che vava sulle sue spalle, che la schiacciava. Ha l’impressione di
d’improvviso trovi un passaggio tra le nuvole. rinascere.

All’attuale allegria farà seguito una ricaduta, Felicitas ne è Nello stesso tempo è gelosa. È gelosa del futuro. Se davvero
certa. Le fasi di euforia e di abbattimento si succedono ora a Ciano riuscirà a rifugiarsi in Turchia, tornerà a Edda e ai
un ritmo accelerato, sempre più imprevedibili. Presto Cia- suoi bambini. Penserà a loro, si preoccuperà di farli vivere in
no riprenderà a dire che non ci crede, che non può funzio- un posto sicuro. Si rifarà una vita, in attesa della fine della
nare, che desidera che lo si lasci in pace. Penserà di nuovo al guerra. Non si rivedranno probabilmente mai più.
suicidio. Correrà dietro a altre donne, come ha sempre fatto. La
Per questo Felicitas non gli parla delle difficoltà. Per questo dimenticherà alla velocità con la quale ha sempre dimenti-
non gli dice che il generale potrebbe subodorare, tanto più cato le varie ex-amanti. Nel migliore dei casi si incontreran-
se va lei a Roma con Pucci, che si è impegnata con gli ameri- no ogni tanto di nascosto, e poi più niente. Sicuramente lei
cani a fare una copia fotografica del diario. Per questo non avrebbe molte più chances se fosse nobile, o di una famiglia
gli parla del pericolo che Himmler e Kaltenbrunner cambi- conosciuta e ricca, o semplicemente molto bella. Ma non è
no idea, o peggio ancora che Hitler sia messo al corrente da molto bella e non ha niente da offrirgli.
qualcuno, e blocchi tutto. Per questo non gli dice che ha mal E per di più è tedesca.
di gola, che ha paura di ammalarsi. «Sei abilissima, sei riuscita a infinocchiarli alla grande»
«E la seconda cosa sarà leggere un buon giornale anglosas- esulta Ciano.
sone» aggiunge Ciano, mimando con le labbra spinte in «Con i tuoi irresistibili sorrisi saresti capace di gabbare il
avanti una persona che legge un quotidiano. diavolo in persona» dice.
Felicitas prova un enorme piacere a vederlo sorridere con Felicitas si dice che non deve pensare a quello che succede-
il suo sorriso di sbieco, a vederlo ridere di cuore. Anche se rà dopo. Ciano le ha dato molto, ha sconvolto la sua maniera
molto stanca, e prematuramente invecchiata, la sua faccia le di vedere le cose. Con lui ha imparato cos’è il vero amore, ha
richiama alla memoria le prime immagini che ha di lui: le imparato a amare. Si è sbarazzata dell’infatuazione per la
sue facezie e i suoi scherzi a Oberallmanshausen, alla fine guerra, della sua ammirazione per personaggi sinistri, delle
dell’estate. sue velleità di fare carriera in una gerarchia di uomini senza
Ritrova sotto la lingua il sapore del proprio stupore, il umanità. Ha imparato a ascoltare il rumore del sangue con-
gusto intrigante dell’attrazione che non si era ancora dichia- tro le tempie, a non avere vergogna della fragilità.
rata in quanto tale. Anche se davvero dovrà morire, non avrà rimpianti.
162 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 163

Sulla soglia della piccola cella appare d’improvviso il genera- le brucia il fondo della gola. Un calore di piombo fuso
le. Non saluta Ciano: lo scruta a lungo con i suoi occhi avidi vuole perforarle l’esofago, vuole penetrare dentro di lei
d’ipermetrope, senza dire nulla. Lo guarda come si guarda- per ucciderla.
no gli animali al circo, le bestie umiliate nelle loro gabbie
puzzolenti. Il generale propone di riaccompagnarla all’albergo. Dà per
Si direbbe che sia deluso, che si aspettasse un personaggio scontato che lei lo seguirà. Felicitas non vuole però andare
ben più interessante. Deluso e quasi imbarazzato. via di lì. Vuole restare con Ciano, ha bisogno di parlare con
I grandi occhi si posano su di lei: le fa segno di uscire. Lei Galeazzo Ciano. Ha bisogno di lui.
lo segue con il cuore che le squassa la cassa toracica. È stato Avrebbe voglia di gridarlo. E invece riesce a dominarsi.
messo al corrente del suo contatto con l’agente americano, si Dice che grazie, preferisce rimanere.
dice. Ha appreso che è stata incaricata di fotografare il diario Il suo superiore è stupito, insiste. Contava probabilmente
di Ciano: l’hanno smascherata. È venuto a prenderla. che avrebbero pranzato assieme. Piantandosi le unghie nei
E invece non è questo. Kurt è stato ferito a un polmone, le palmi esangui delle mani gli dice che resterà agli Scalzi.
dice il suo superiore nel corridoio. Il generale se ne va allora da solo, scuotendo la testa molto
«Lo sapevo, morirà!», grida lei. magra. Probabilmente ha finito per capire, ma non le
«Guarirà in poco tempo, non è in pericolo» ribatte il generale. importa.
Felicitas dice di nuovo che lo sapeva, lo ripete ancora. Si Felicitas si butta nelle braccia di Ciano. Piange, con lui può
accorge che è la sua carne, le sue viscere, che lo sapevano, che lo finalmente piangere. Singhiozza premendo la bocca contro
sanno. Le sue gambe che non la sostengono più, i suoi polmo- la sua giacca, soffocando le grida nella lana calda della giac-
ni che non arrivano più a fare entrare l’aria necessaria. ca. Ha l’impressione di non capire più niente, di essere sul
«È colpa mia, non sono andata a Monaco» mormora. punto di svenire.
«È solo colpa mia, sono io che non sono stata capace di Sostenendola per le ascelle Ciano le dice che ha sentito tut-
farlo vivere». to: la situazione non sembra essere così grave come pensa
Il generale non cerca più di contraddirla. Non la tocca, lei. Deve avere fiducia.
non la guarda. I suoi occhi fissano lo scalone. Non può Ci si immagina sempre il peggio, ma Kurt è giovane e
capire la sua reazione, non sa come classificarla. Probabil- robusto, conta molto. Non deve lasciarsi sommergere dai
mente si annoia. Aspetta. pensieri negativi. Deve piuttosto aiutarlo con il pensiero,
Felicitas ha l’impressione di non avere più una goccia di deve pregare per lui.
sangue nelle vene: il freddo ha preso possesso di lei. Tutto La sua voce è molto dolce, mentre le fa coraggio.
il calore del corpo si è concentrato nella sua gola: un fuoco
164 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 165

Restano abbracciati. Ciano la riscalda con il calore del suo Deve per lo meno provarci. Per lui, ma anche per lei. Per-
torace largo e accogliente. Le sussurra incoraggiamenti nel- ché i loro destini sono legati. Forse i suoi presentimenti non
l’orecchio, ripete e ancora ripete che deve avere fiducia. Poi il sono veri, forse davvero Kurt potrà riprendersi. Forse lo
denso silenzio dell’ex-convento prende possesso anche della scambio andrà in porto, e Ciano sarà salvo. Ogni minuto è
cella dove si trovano. I rumori della strada giungono molto prezioso. Non importa se lei ha un fortissimo mal di gola.
smorzati, quasi irreali. Ciano la tiene stretta contro di lui, È più difficile che sollevare una montagna, ha l’impressio-
non la abbandona. Per molto tempo. ne, ma riesce a dominarsi.
È già buio, quando uno dei due giganti olandesi infila la «Uscirai di qui» dice con una voce decisa.
grossa testa bionda nello spiraglio della porta, come per «Il problema è la noia, questo maledetto tempo che non
annunciare qualcosa. E poi la ritira, senza dire nulla. passa mai» dice Ciano.
Ciano si scosta da lei e si china per aggiungere legna nella
stufa. Introduce i piccoli ceppi nella porticina con la solita
pensierosa lentezza. La sua faccia intelligente è percorsa dai
riflessi delle fiamme.
In realtà non è triste di morire tra poco, le dice quando si
rialza. Fino a un certo punto ha avuto molta fortuna, una
fortuna assolutamente sfacciata. A trent’anni era ministro,
ha conosciuto e frequentato i più eminenti uomini della sua
epoca, il suo aereo è stato più volte crivellato di proiettili
senza che lui fosse ferito, la sua vita privata gli ha dato un
sacco di momenti felici. Il suo solo rammarico è di non
poter vedere crescere i figli.
Dice questo senza nessuna emozione nella voce, come chi
ha ben riflettuto al messaggio che tiene a comunicare.
Ha di nuovo perduto tutte le speranze. Felicitas si dice che
se lei continua a piangere berrà il veleno. Non può abbando-
narlo al suo destino, deve trovare la forza di aiutarlo. Solo lei
può azionare i comandi del delicato congegno che ha messo
a punto, prevenendo gli inghippi e scansando gli innumere-
voli pericoli.
2 gennaio 1944

Pucci guida a una velocità che mozza il respiro, ma senza la


minima bruschezza, senza mai slittare sul ghiaccio. Felicitas
non ha quindi alcuna paura. Dal sedile posteriore vede la
sua schiena dritta, il contorno della testa concentrata sulla
lama di luce dei fari. Grumi duri di neve picchiano il para-
brezza con traiettorie rettilinee.
Dovrebbe fare uno sforzo per parlargli, per aiutarlo a
restare sveglio, si dice ogni tanto. Cerca allora di vincere la
sonnolenza e di mettersi seduta. La febbre la impedisce però
di uscire dal torpore, il rombo monotono del motore e gli
ondeggiamenti hanno di nuovo ragione sulla sua volontà.
Pucci non sembra volergliene, continua a guidare. Si
immagina forse di essere sul suo aereo a cinquemila metri di
quota, impegnato in una missione suscettibile di procurargli
l’ennesima medaglia al valore. Appena spegne una sigaretta
ne accende subito un’altra. La sua schiena irradia un’energia
ostinata, ma al contempo calma e rassicurante. La forza del
suo amore per Edda.
Felicitas si accorge di non avere la testa molto lucida: fa
sempre più fatica a distinguere i sogni dai pensieri. Sonnec-
chia con l’impressione di essere sveglia, poi si sveglia davve-
168 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 169

ro, nella sua mente riprendono a sfilare sciami di immagini Lo dice sorridendo, e senza alcun astio nella voce. Quel
di ogni tipo, si riaddormenta. tono le dà la certezza che sa che lei ama Ciano. Per lui
Galeazzo Ciano è un essere capace di qualsiasi bassezza: lei
All’arrivo a Roma si sente un po’ meglio. Anche il tempo farebbe quindi bene a diffidare di lui, a proteggersene. Ma è
sembra destinato a migliorare: lunghe strie azzurre fendono senza dubbio cosciente che si potrebbe dire la stessa cosa di
lo scuro materasso di nuvole. Strappi di luce che lei interpre- lui in rapporto a Edda. Sa cos’è l’amore, sa che se ne fa un
ta come inviti a avere fiducia. baffo di quello che decreta il cervello. Non le dà allora alcun
Pucci insiste per salire lui nel principesco palazzo, in consiglio, non si accanisce su Ciano.
modo che lei possa riposarsi. Lo aspetta allora nella Lancia,
avvolta nella coperta di cavallo. Con un po’ di fortuna nessu- Mezz’ora dopo aver lasciato Roma l’auto si ferma di botto. Si è
no li fermerà, e già la sera saranno di ritorno a Verona, si rotta la cinghia di trasmissione, e con la cinghia anche una
dice. Presto Ciano sarà libero. puleggia. Con molta difficoltà Pucci riesce a trovare una perso-
Più il tempo passa più si preoccupa però per i documenti na in grado di fare la riparazione. Devono però aspettare che il
che ha procurato al marchese, e si immagina ogni sorta di meccanico, partito con la moto, torni con i pezzi di ricambio.
contrattempi. Si immagina che venga fermato, che venga Nel frattempo ha ricominciato a nevicare, a nevicare mol-
arrestato. È sempre più inquieta. to forte. Le ore passano, lo strato di neve diventa sempre più
Prova un enorme sollievo, quando lo vede finalmente riap- spesso, e non appare anima viva. Felicitas sente che la fiducia
parire. È molto fiero della sua trovata: ha nascosto i volumi- del mattino si assottiglia sempre di più, come una fonte che
nosi quaderni di Ciano nella fodera della sua lunga pelliccia. poco a poco si prosciuga.
Dall’esterno si vede la sporgenza, ma lui è fiero lo stesso. È calata di nuovo la notte. Non hanno mangiato: nei
Bevono un latte caldo in un caffè, accompagnandolo con paraggi non c’è alcun paese, non si vede nemmeno una casa.
grandi biscotti comprati a una donna allampanata che fa il E non hanno alcun elemento per sapere se sono stati o meno
mercato nero. Utilizzano lo stesso cucchiaino, ridono assie- gabbati dal tipo che si è spacciato per meccanico.
me di un uomo che con il suo testone calvo imita alla perfe- Felicitas continua a addormentarsi e a svegliarsi: a volte
zione Mussolini. Sono entrambi molto contenti. Riescono qualche minuto di sonno leggero le dà la sensazione di aver
ormai a comunicare anche solo guardandosi negli occhi, dormito una notte intera, a volte guardando l’orologio con-
come due amici che si conoscono da tantissimo tempo. stata con incredulità che sono passate diverse ore. Di tanto
«È buffo che ci ritroviamo a rischiare entrambi la pelle per in tanto esce nella neve per fare pipì.
quel coglione di Galeazzo» se ne esce Pucci, guardando il Il marchese non dorme. Fuma una sigaretta dietro l’altra,
fondo della propria tazza. come sempre.
170 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 171

Quando il mattino possono finalmente ripartire la bufera di Nella luce dell’accendino del marchese vede i fiocchi che
neve è ancora più violenta. Pucci guida stringendo il volante volteggiano, lenti e pesanti.
con una rabbia pulsante, come tenendo le redini della pro- Non c’è nessun’altra macchina, nessun essere vivente: solo
pria fatica. Felicitas si sente sempre più debole: la febbre è di i muri di neve ai due lati della strada e il silenzio. Fa quasi
nuovo salita. male alle orecchie, quel silenzio, dopo le ore e ore di rombo
Ha caldo e freddo nello stesso tempo: l’aria che respira è del motore.
gelata e il suo corpo brucia sotto la spessa coperta che la Pucci si china sotto il parafango con la sigaretta alle labbra,
avvolge. Ha l’impressione di delirare. scava la neve con la mano. Sono quarantotto ore che non
Ogni tanto il marchese di Barsento gira la testa all’indietro dorme, ma non demorde. Non si scoraggia, cerca di capire la
e le sorride: è evidente che è preoccupato per lei, che vorreb- gravità della situazione. Si guarda attorno, sembra essere
be poter fare qualcosa per aiutarla. L’unica cosa che può fare sicuro che qualcuno finirà per sbucare dal nulla. Si sfrega le
è sorriderle. mani una contro l’altra – è lei che ha i suoi guanti – senza
Quasi non parlano, ma lei non si sente a disagio. Si stupi- allentare l’attenzione.
sce anzi di averlo considerato sprezzante e leggero, quando Per lei è invece scontato che dovranno aspettare ancora
invece si sta dimostrando così attento e servizievole. È in una volta il mattino. Nella migliore delle ipotesi arriveranno
realtà una persona piena di dignità, e molto sincera. a Verona solo il giorno dopo. Se non addirittura il giorno
Darebbe però qualsiasi cosa perché al suo posto ci fosse dopo ancora, a processo già cominciato. Non è escluso che al
Ciano. Certo, Ciano è molto differente, è egoista, incostante, loro arrivo Ciano sarà già stato giustiziato.
infedele, molto vanitoso, sprezzante, dispotico, vendicativo, Tutti questi sforzi confusi, questa battaglia contro il vento,
a volte implacabilmente crudele. Ma lei lo ama, e allora ama tutto questo dolore, non sono serviti a nulla: lo scambio non
anche le sue debolezze. Ama quei suoi difetti che molti con- avrà luogo. Pucci non getta la spugna perché ama Edda,
siderano inscusabili. Edda che vuole a tutti i costi salvare Ciano, ma prima o poi
Non riesce a immaginarselo senza i suoi enormi difetti. Non dovrà pure lui arrendersi all’evidenza.
riesce a dominare l’inquietudine subdola che la sua mancanza È troppo tardi, è finita.
attizza nel suo corpo. Non riesce a tenere a bada il timore che
durante la sua assenza prenda la decisione di suicidarsi. La pelle del suo viso brucia al contatto con l’aria gelida. Si
sforza di portare a termine i ragionamenti, ma questi casca-
Si sveglia con la sensazione di avere dormito a lungo. Nevica no ogni volta nel vuoto. Sono uccelli con le ali troppo corte.
ancora. Ci mette diversi secondi a fare mente locale, a capire Restano i sogni e le immagini che li precedono, le contur-
che sono bloccati sulla salita dell’Abetone. È molto buio. banti sensazioni da esse veicolate.
172 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 173

Mentre si trova di nuovo in Germania viene a sapere che saranno agli Scalzi. Presto vedrà Ciano, toccherà la pelle del
Ciano è appena stato seppellito in un cimitero che ricorda suo collo, la nuca. Ha degli attimi di vera e propria felicità,
una fabbrica abbandonata. È Dieter che le indica con il brac- una felicità che ha l’impressione di non avere mai provato.
cio l’entrata del cimitero delimitato da un muro di mattoni Una felicità aggressiva, esaltante.
rossi. Piange e sorride con la testa nascosta sotto la coperta da
È un’immagine che le strozza la gola, insostenibile. cavallo. Sorride e con la punta della lingua sparge sulle sue
labbra gonfie di febbre l’amaro salato delle lacrime.
Viene svegliata da delle voci. Due pale spostano la neve, delle
mani spingono. La voce di baritono del marchese dà il ritmo
agli sforzi comuni: una voce carismatica di altri tempi, del-
l’epoca dei trofei a cavallo e dei condottieri.
Felicitas ha l’impressione di sognare ancora, però la tessi-
tura delle sue sensazioni non è quella di un sogno: un grup-
po di persone sta effettivamente liberando la macchina.
Qualche minuto più tardi il motore scatarra di nuovo, la
Lancia avanza sbandando dolcemente.
Un’onda tiepida di piacere le percorre la schiena, scende
lungo le braccia.
La fronte le arde ancora di più e la sua gola è secca come
cartone, ma si dice che presto starà meglio: il suo coriaceo
fisico di asinello non la pianterà certo in asso proprio ades-
so. Arriveranno a Verona, riuscirà a fare tutto quello che
resta da fare. Pucci ha ragione, è troppo pessimista. Ciano
vivrà.
Forse lascerà Edda, forse un giorno vivranno assieme.
Dipende anche da lei, dalla sua efficacia, dalla sua capacità di
tenere duro.
I suoi occhi piangono, al pensiero della statale che entra in
Verona da sud, con lo sfondo delle montagne di marmo
rosa. Prestò quelle belle montagne appariranno, presto
6 gennaio 1944

Per qualche minuto non riesce a smettere di tossire. Ha mol-


to freddo e tossisce. Sono accessi di tosse che nascono in pro-
fondità e le strappano la trachea, impedendole di respirare,
facendola piangere. Nel corso della notte s’è svegliata diverse
volte boccheggiando, senza un filo d’aria nei polmoni. A due
riprese ha vomitato, da quanto le convulsioni erano violente.
La valanga di ghiaccio che l’ha seppellita al mattino leg-
gendo il telegramma non l’aveva però ancora travolta. Ora è
prigioniera del ghiaccio.
Ciano le dice che è molto pallida, ha delle occhiaie che fan-
no paura. La fa sedere sul letto, le massaggia la schiena.
Deve cercare di rendere più regolare la respirazione, le
dice, è il modo migliore per calmarsi.
È diventato ancora più impressionabile: è per questo che
non smette di parlare. La sua pelle non è più una barriera in
grado di proteggerlo. La sua pelle è una membrana permea-
bile a qualsiasi emozione.
Fa di tutto per mostrarsi calmo, ma i suoi occhi cercano
risposte, implorano di essere rassicurati. Nel suo sguardo c’è
l’angoscia.
Versa dell’acqua nella padellina e la mette sulla stufa.
«Lo faccio molto leggero» dice. Molto leggero.
176 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 177

Quando le passa la gamella di latta, Felicitas la fa cadere. Lui «È colpa mia se non sorridi più, lo so bene» le dice Ciano,
la riempie di nuovo. Lei versa ancora i tre quarti del conte- grattandosi i capelli sporchi e arruffati.
nuto: le sue mani tremano troppo per permetterle di strin- «Ti ho rubato i tuoi sorrisi».
gere la tazza. È a questo punto che Felicitas riesce a dire che lo scambio
Ciano la fa allora bere imboccandola con il cucchiaino. avverrà alle nove e mezza di sera dell’indomani, al paracarro
«Devi assolutamente curarti, e restare al caldo» le dice. del decimo chilometro della statale per Brescia.
«Non si può scherzare con queste cose, nemmeno se si è Ma è uno sforzo enorme. E soprattutto fa fatica a credere
giovani». che siano davvero le sue parole: non riconosce più la grana
«I polmoni sono i polmoni» dice, massaggiandosi il torace. della propria voce.
Felicitas ha l’impressione che quella voce le arrivi dalla cel- Il marchese Pucci e Edda porteranno una parte del diario,
la accanto. Quelle parole le fanno un bene immenso, ma e un inviato del capo la prenderà in consegna, aggiunge,
sono troppo lontane, troppo flebili. dopo un accesso più lungo dei precedenti. Il resto degli scrit-
La sua gola è congestionata, non lascia passare l’aria, non ti verrà consegnato quando lui sarà sano e salvo in Turchia.
abbastanza. Sente che sta per soffocare. Vorrebbe riuscire a I due miliziani danesi sono arrivati, sono pronti a passare
dire quello che deve dirgli, ma non ne ha la forza. all’azione. Lo liberanno nel pomeriggio, e la sera lo condur-
Carezzandole il viso Ciano le dice che gli fa male al cuore ranno all’appuntamento. Tutto si svolge secondo i piani.
vederla in quello stato. È per lui che ha fatto quel terribile Presto sarà libero.
viaggio a Roma, quindi è colpa sua se si è ammalata. Solo Felicitas è sollevata. La sua bocca è riuscita a esprimere
sua. quello che doveva comunicargli. Ha portato a termine la sua
Ha nostalgia dei suoi sorrisi, quei sorrisi capaci di fondere missione.
il ghiaccio e di squagliare anche le pietre. Darebbe cinque Non sono però dei veri pensieri: è diventato troppo diffici-
anni di vita, per avere uno di quei bellissimi sorrisi. Senza i le, troppo pericoloso, pensare.
suoi sorrisi sarebbe giù morto, in quella sordida prigione. I Ogni pensiero sfocia sull’immagine di Kurt, una visione
suoi sorrisi sono un dono del cielo. che provoca una tempesta nella sua testa e le comprime la
Lei vede il collo di Kurt, vede la sua nuca larga e molto drit- gola. Resta allora aggrappata agli aspetti pratici dello scam-
ta, i capelli di platino, i nodi di muscoli attorno alle spalle. bio, come una persona sospesa sopra un precipizio si limita
Vede la ferita al torace, vede la carne dilaniata dalla granata. a non mollare la presa.
Vede il viso sofferente, lo sguardo di uomo che muore.
Ora è morto. Il telegramma dice che è morto. Ciano si sfrega le mani. E nel contempo stringe le mascelle,
espirando l’aria dal naso.
178 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 179

«Se ho ben capito un aereo mi porterà in Ungheria il gior- Kurt: ha l’impressione che potrebbe quasi toccarlo. Ma non
no stesso dell’inizio del processo?», domanda con il tono di ne ha il diritto, non è degna.
chi già conosce la risposta, ma ha bisogno di una conferma. «Quando sei stanca sei ancora più bella, sei come sarai tra
Ha ripreso coraggio, pensa che tra non molto sarà libero. dieci anni» le dice Ciano.
Vorrebbe che lei condividesse la sua eccitazione. A trent’anni sarà ancora più bella di adesso, le dice: le don-
«Sì, anche l’aereo è pronto» risponde lei. ne come lei invecchiano tardi. Molte ragazze sono belle
Mentre le parole le escono vede il cadavere di Kurt. Questa quando sono giovani, ma poi diventano brutte, come frutti
volta non sono vaneggiamenti: il telegramma dice che è che da un giorno all’altro marciscono. Lei invece sarà ancora
morto. più bella.
«È quasi un mese che non vedo Edda» dice Ciano, con un «La pelle delle tue cosce è più liscia della seta» dice, facen-
sorriso che scopre tutta l’arcata dei suoi denti bianchissimi. do risalire la mano sotto la sua gonna.
Una parte del cervello di Felicitas registra questa frase,
qualcosa in fondo al suo corpo sanguina a causa di queste Le carezza l’inguine e la zona piatta sulla faccia interna delle
parole. Ma la sua mente è paralizzata. cosce. Poi le sue dita sollevano le mutandine, e si infilano
dentro. Lei non ha nessuna reazione: prova quel bisogno
Prendendola per la vita Ciano la fa sedere sulle sue ginoc- doloroso di svegliarsi che si ha durante certi incubi.
chia. Le dice che è la sua salvatrice. Senza di lei sarebbe stato Tossisce di nuovo, ma questa volta si stringe contro di lui.
ammazzato senza alcun riguardo, come si scannano i maiali. Cerca rifugio premendo la faccia contro il suo petto.
Non deve essere triste, non ha alcun motivo per esserlo: è Ciano le dice che l’affare gli fa male, da quanto la sua ere-
giovane, è bella, ha davanti a lei tutta una vita, una vita felice zione è potente. Di solito questo succede ai ragazzini, non
e piena di sorprese. È lunga, la vita. alle persone della sua età, le dice.
Deve sorridergli, deve regalargli un sorriso prima che lui Gli piacerebbe che lei glielo prendesse nella sua bocca
esca da quella galera, glielo deve. Se non gli sorride lui si sente un’ultima volta, prima di essere di nuovo libero. Gli piace-
responsabile di averle rubato la gioia di vivere e la giovinezza. rebbe sentire attorno al suo cazzo la pelle liscia della sua bel-
Felicitas non lo respinge. Ha freddo, molto freddo, e non la bocca.
sente il calore delle sue mani. Ha la sensazione di essere una Felicitas si mette a singhiozzare. Piange e grida e tossisce
scatola vuota, che l’aria impregnata di acqua di colonia le allo stesso tempo. Ciano ritira la mano, le domanda cos’ha.
circoli sotto la pelle. Glielo domanda ancora, questa volta con tono spazientito.
La sua mente è aria sporca. Anche i suoi pensieri sono Poi di colpo toglie la mano dalla sua coscia: ha capito. Con
sporchi. Ciascuno dei suoi pensieri porta alla visione di la sua intuizione ha capito.
180 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 181

«Quando è successo?», chiede, con il viso disfatto. Il suo corpo è schiacciato contro il materasso: non può muo-
Lei non risponde: non può parlare, non può più niente. versi, non può muovere nemmeno un dito. E i suoi pensieri
Può solo attendere che qualcuno si occupi di lei, che qualcu- non hanno più la forza di tracciarsi un cammino ben diffe-
no la metta in salvo. Ma Kurt non c’è. Kurt è la sola persona renziato: l’angoscia è transitata di lì e ha fatto strage.
che avrebbe potuto aiutarla. E adesso è morto. Ciano le carezza il viso, le dice che non può considerarsi
Per colpa sua è morto. responsabile di quello che è avvenuto. Solo i pazzi credono
D’ora in avanti nessuno più la aiuterà nei momenti critici, di essere responsabili di tutto quello che succede. È Kurt che
nessuno più veglierà su di lei. Già sente crescere dentro di lei ha scelto di offrirsi ancora una volta volontario, lei aveva
il deserto invivibile di quella solitudine cercato di dissuaderlo.
Non può lasciarsi stritolare dai rimorsi, non può portare il
«Non dovevano mandarlo a farsi ammazzare» dice Ciano, peso del mondo. Kurt sarebbe morto egualmente, con o sen-
dopo avere tenuto a lungo la mano premuta contro la bocca. za di lei. È la guerra che è schifosa.
Felicitas si porta le mani al collo: non serve a niente, l’aria Felicitas sa che si sbaglia. Non può capire, perché vede le
non passa. La sua bocca produce rantoli sempre più rumo- cose dall’esterno, perché non sa tutto. Non sa quello che
rosi, ma l’aria non entra. Kurt ha fatto per lei. Non sa che l’ha liberata dal padrino. Ma
Sostenendole con dolcezza il mento Ciano la aiuta a rialza- le sue parole le fanno bene.
re la testa. Le carezza la schiena, le dice che bisogna che guar- Adesso l’aria può transitare di nuovo nella sua gola.
di in alto, si sentirà subito meglio. Deve pensare che lui è Anche lui morirà, lo sa bene, dice Ciano: in fondo non ha
vicino a lei, che è lì per aiutarla. mai creduto alla storia dello scambio. Ma è differente, per-
Finché sarà vivo farà tutto il possibile per aiutarla. Glielo ché lui ha vissuto un bel pezzo di vita, ha avuto per così dire
giura. la sua dose. È soddisfatto così.
Felicitas sente che qualcosa sale dentro di lei, un’onda cal- Felicitas si dice che deve riuscire a occuparsi dello scam-
da che sommerge il suo pensiero. È l’accelerazione vertigi- bio, deve riuscire a portarlo a termine. Ha questo ultimo
nosa di un orgasmo. Percepisce la morte che le cinge il collo, compito di fronte a lei, non può defilarsi.
che la prende. Deve a tutti i costi ritrovare la lucidità necessaria.
Muore, e nessuno l’aiuta. Nessuno può aiutarla. Ciano non
può fare nulla per lei.
Poi di colpo la tensione crolla.
7 gennaio 1944

Felicitas cammina sulla riva dell’Adige, guarda il cielo scar-


latto che si riflette sulle lastre di ghiaccio e sull’acqua. La
limpidissima giornata invernale annega nel fuoco senza
calore del crepuscolo. Con slittamenti quasi impercettibili
che non arrivano a scalfire l’apparente immobilità di quel-
l’immenso incendio.
Lei non si fa fretta. I battiti del suo cuore sono lenti, la
respirazione è lenta, tutto in lei è lento. Ha bisogno di ascol-
tarla questa lentezza, di assicurarsi che fa effettivamente par-
te di lei: è il solo modo di trovare conforto. È Ciano che glie-
lo ha insegnato. Si sforza quindi di adattare i pensieri alla
flemma dei suoi passi, si sforza di obbedire a se stessa. Come
quando si fa attenzione a non svegliare qualcuno.
Le grandi pietre lisce dei due argini palpitano di riflessi
nervosi: si direbbero tizzoni incandescenti. La curva del fiu-
me è il dorso lucente di un drago paonazzo, un drago addor-
mentato. Anche il sangue che si muove lentamente dentro di
lei è rosso.
Il viaggio in macchina fino alla frontiera svizzera è durato
tutta la giornata: dalle tre del mattino fino al tramonto. Con
l’angoscia della morte di Kurt, con il presentimento sempre
più invadente che verrà scoperta. Ha bisogno di levarsi dalle
184 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 185

orecchie il rombo liquido del motore, di poter ascoltare i In realtà gli attacchi a tappeto avverranno al più presto tra
rumori all’interno del proprio corpo. qualche settimana, o nel corso della primavera. Felicitas lo sa
Ha bisogno di ascoltare il proprio corpo riflettere. dalle informazioni dei servizi, lo sente. E comunque dopo
questo secondo incontro con l’agente americano la sua vita è
Ciano ha ragione, si dice, non deve sentirsi la sola responsa- sospesa a un filo, un filo di ragnatela che si può strappare da
bile della morte di Kurt. È lui che ha sempre affermato che un momento all’altro, al minimo alito di vento. Sarebbe
sarebbe caduto in battaglia, è lui che non poteva concepire assurdo avere paura delle bombe americane, in una situazio-
una fine differente, è lui che si è offerto volontario per una ne del genere.
missione senza alcuna chance di riuscita. Tra meno di ventiquattr’ore Ciano uscirà di prigione.
Kurt amava la guerra, non lei. Lei lo aiutava a amare anco- Andrà a nascondersi in Turchia. Non ci credeva, e ancora
ra di più la guerra. stenta a crederci, e invece tutto è andato liscio. Durante la
Lei non avrebbe potuto condividere la propria esistenza notte farà le fotografie con il piccolo apparecchio che le ha
con lui. Non come è diventata adesso, dopo aver conosciuto affidato l’americano.
Ciano. Ammesso e non concesso che lui accettasse l’idea di Forse non verrà arrestata, forse potrà partire con lui, forse
una moglie con degli antenati ebrei, e si rassegnasse quindi a potrà raggiungerlo in seguito. Forse il loro amore sarà più
lasciare le SS, che erano la sua sola ragione di vita, la sua vera forte di tutto il resto.
famiglia. La tosse è diminuita: il proprietario dell’albergo le ha dato
Soffre molto per Kurt, ma nel contempo le appare molto degli efficacissimi estratti di piante del Mediterraneo. Delle
lontano. Lontano come la loro città, annientata dalle bombe gocce con l’odore di timo e rosmarino.
durante l’estate. Lontano come la madre, bruciata nel gigan- Sulle rive dell’Adige non c’è più nessuno. L’acqua è scarlat-
tesco falò con le fiamme alte duemila metri. ta, i riflessi sulle grandi placche di ghiaccio sono rossi e vio-
A causa della guerra tutto va troppo in fretta. la, le case e le chiese paiono in fiamme, le montagne verso
nord sono scogliere di rosso corallo, il cielo è un oceano di
Le sirene hanno già suonato tre volte, e i rari passanti si amaranto. Ha l’impressione che anche dentro di lei tutto sia
affrettano verso i rifugi. rosso. Rosso del sangue di Kurt, rosso della sua scomparsa.
Gli abitanti di Verona hanno finito per capire che la fama e Rosso della propria morte che si avvicina.
la straordinaria bellezza della loro città non scongiureranno Non ha però paura, non in questo momento. Accetta quel-
le bombe che distruggono e uccidono. È per questo che lo che succede, come accetta che il cielo infuocato penetri
adesso appena la sirena suona si spintonano verso i rifugi, dentro di lei.
con il terrore negli occhi.
186 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 187

Il generale l’accoglie con un cenno della testa. Poi si avvicina Si sistema gli occhiali con l’indice. Tossicchia, si assesta di
alla finestra, e fissa a lungo l’edificio di fronte, semidistrutto nuovo gli occhiali.
da una bomba. Sembra essere completamente assorbito dal- «La soluzione potrebbe essere fare uscire Ciano di prigione
l’esame dello scheletro del tetto. La facciata che dava sulla senza occuparsi del diario» sussurra Felicitas.
strada è stata spazzata via, ma la struttura della copertura è È la sua bocca che lo dice. Dentro di lei tutto è confuso,
ancora al suo posto. Sospesa nel vuoto. sempre più confuso.
«L’Operazione Conte non avrà luogo» dice, sempre vol- Il generale ripete che non è possibile: è in gioco la sua testa.
tandogli la schiena. Ha gli occhi lucidi, sembra commosso.
Da qualche parte dentro di lei ha luogo una deflagrazione, Si direbbe che stia cercando una soluzione. Si direbbe che
una serie di deflagrazioni. stia ruminando una delle sue complicate e efficaci strategie.
Nei polmoni, poi nella gola. Dietro agli occhi. E invece fa un passo in avanti, e le cinge con le braccia magre
«È troppo tardi, ormai la macchina è in marcia» mormora. la vita. Felicitas lo lascia fare, non può più reagire a nulla. Vede
Raddrizzando la sua testa di vecchio cavallo, il generale i grandi occhi dietro alle lenti bombate che si accostano al suo
dice che ha ricevuto un ordine molto preciso, un ordine che viso. Vede le sue labbra fini che cercano la sua bocca.
viene dal Führer in persona. Lo respinge allora lontano da lei. Violentemente, con le
«Bisogna cercare di convincerli, non è possibile lasciare due mani. Con tutte le forze.
perdere proprio adesso» ribatte lei. Lui si sbilancia, cade quasi all’indietro. Gli occhiali gli sci-
Poi non dice più nulla. Una diga dentro di lei ha ceduto, e volano via dalla faccia, ma riesce a afferrarli al volo.
l’angoscia si sta spandendo dappertutto. Piange.
«Se Ciano verrà liberato pagherò con la mia testa» dice lui, «Non è possibile, deve esserci una soluzione» mormora lei.
toccandosi il collo. Le gambe non la sostengono più. Si lascia cadere sulla
Non vorrebbe arrendersi. Le sue idee non si lasciano però sedia al suo fianco.
imprigionare dalle frasi: si impigliano le une nelle altre, si Il generale ha il viso in fiamme. Alza una mano come per
ostacolo a vicenda. picchiarla. Ma non l’aggredisce.
È la prima volta che piange davanti al suo superiore, ma Presto la legge verrà finalmente adattata ai costumi germa-
non se ne rende quasi conto. nici, dice. Ormai è questione di mesi: il secondo matrimonio
verrà legalizzato, esattamente come è successo dopo la guer-
Il generale le si avvicina. I muscoli della sua faccia sono tesi, ra dei Trent’anni, e moltissimi uomini erano morti in batta-
come quando aspetta nello scantinato adiacente alla sala del glia. Appena il doppio matrimonio sarà consentito potran-
biliardo. Il labbro superiore trema impercettibilmente. no sposarsi: sua moglie non ha nulla in contrario.
188 GIACOMO SARTORI

Nel frattempo lei avrà tutti i vantaggi economici e le 8 gennaio 1944


garanzie di una moglie. E naturalmente gli eventuali bambi-
ni avranno tutto il necessario. Per evitare qualsiasi tipo di
equivoco le sue spettanze saranno fissate in un contratto
scritto.
Felicitas non capisce quello che dice. Le parole risuonano
nel suo cervello, ma lei pensa a Ciano, alla sua certezza che
sarà liberato. Alla sua voglia di rivedere Edda.
Vorrebbe rialzarsi. Fa però fatica anche solo a restare sedu- «Ci avete traditi!» grida Edda.
ta, si sente davvero troppo debole. Debole e annebbiata. Balzando fuori dal letto Felicitas urta il gomito contro il
La debolezza che si prova a seguito di un’anestesia, prima tavolino da notte. La sua non è paura: è troppo stremata per
di essere annientati dalle sostanze chimiche. provare paura. Fa fatica a connettere. Fa fatica a capire come
mai quella furia si trovi lì nella sua camera all’Hotel Gabbia
d’Oro, perché stia sgolandosi.
«Avete cercato di uccidermi!», urla Edda.
È il ruggito di una bestia ferita a morte.
Felicitas s’era appena addormentata. Fino all’alba non ha
chiuso occhio. La morte ormai inevitabile di Ciano era un
narcotico che l’inebetiva e nello stesso tempo faceva battere
il suo cuore troppo forte, impedendole di dormire. La morte
di Ciano aveva preso possesso di lei, non lasciava spazio a
nient’altro. Batteva i denti.
Ha pianto tutta la sera, gran parte della notte. Fino a avere
la mente annebbiata, fino allo sfinimento. Non sapeva come
fare a smettere.
Poi invece non poteva più piangere. Se ne stava rannic-
chiata nel letto, ancora vestita, e tremava. Le uscivano dei
gemiti, le lacrime le bagnavano le guance, ogni tanto sin-
ghiozzava, ma non erano più un vero pianto.
Non dormiva:
190 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 191

«Pagheranno per tutto questo, saranno tutti impiccati!», dichè è dovuta tornare a Verona, perché il generale l’aspetta-
grida Edda. va. Non pensava che lei o Pucci potessero ancora arrivare, se
Ha la faccia diafana. Sotto la pelle si distinguono le ossa del non erano arrivati fino a quel momento.
cranio, al posto degli occhi ha delle profonde borse viola. È il «Credi di poter prendere in giro tutti, con i tuoi occhietti
volto di una morta. da bambola e le tue smancerie da santerellina!», grida Edda.
«Gli americani vi impiccheranno dal primo all’ultimo, e «Ho aspettato tutta la notte nel fosso, passata da parte a
lasceranno che gli uccelli divorino i vostri occhi!», grida, parte dal vento ghiacciato: volevate che schiattasse di freddo,
puntandole addosso l’indice simile a un artiglio. era questo il vostro piano» urla.
Anche la voce non è più la stessa. È ancora più aspra, più Felicitas dice che non aveva nessun modo per avvertirla,
rauca, sembra uscire dalle viscere della terra. altrimenti lo avrebbe fatto. Anche lei è molto delusa, anche
«Gli alberi della Foresta Nera non saranno sufficienti per lei è affranta. Purtroppo all’ultimo momento è arrivato l’or-
impiccarvi tutti!», grida. dine di sospendere tutto.

Poi si zittisce. Guarda il pavimento. Si direbbe che cerchi Edda la fissa a lungo negli occhi. Si direbbe che si prepari a
qualcosa. Stringe i denti, con le labbra un po’ aperte, come se sputarle in faccia.
avesse una fitta da qualche parte. «Ti sbagli se pensi che Ciano provi qualcosa per te» dice
Ma è solo un attimo: d’improvviso si avvicina a Felicitas e invece.
le dà uno schiaffo. Con tutte le forze. «Ciano ti ha utilizzata per metterti l’uccello in bocca e in
«Sei una traditrice!», urla. «Ho aspettato tutta la notte nel tutti gli altri buchi, e per raccontarti le sue solite belle storie.
posto che mi avevi detto!». Ti ha senza dubbio spergiurato che ti ama, come ha fatto
Felicitas non sente il dolore. È come se lo schiaffo avesse con le centinaia di femmine che ha scopato nel corso della
squassato il suo torpore, senza ferire il corpo. sua esistenza. Ma le parole di Ciano non vanno mai prese
Le ribatte che è venuta all’appuntamento per metterla al alla lettera, a maggior ragione quando è coinvolto il suo
corrente che il piano era saltato. Ha aspettato mezz’ora, ma organo sessuale».
non è arrivato nessuno. «Solo una ragazzina pretenziosa e inebetita dalla propa-
Edda però non l’ascolta. ganda nazista poteva cascarci» aggiunge, puntandole contro
«Erano diciotto gradi sotto zero, avete cercato di ammaz- l’indice scarno.
zarmi!», grida. Felicitas vorrebbe farla tacere, vorrebbe avere la forza di
Felicitas ripete che ha aspettato mezz’ora accanto al para- buttarla fuori di peso dalla stanza. Ma è paralizzata dalla sua
carro del decimo chilometro della statale per Brescia. Dopo- voce di vecchia strega. Non riesce a reagire.
192 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 193

Il suo cervello funziona di nuovo, sono le azioni che sono Ha la sicurezza che con lei Ciano è sincero.
impedite. Può solo attendere il seguito. Ritrova il proprio amore, ha l’impressione che la sua testa
«Galeazzo non è il tipo da mettere le mani sul culo alle ricominci a funzionare normalmente. Esce dall’annienta-
domestiche o da saltare addosso a una ragazzetta non truc- mento.
cata e senza tacchi» dice Edda.
«Nelle sue scelte ha sempre avuto molta classe» dice. «Se «La Germania sparirà per sempre dalla carta geografica, gli
non fosse stato rinchiuso in una cella non l’avrebbe nemme- americani la trasformeranno in uno stato americano» dice
no degnata di uno sguardo, una scimmietta come te. Il pro- Edda.
blema è che gli uomini in mancanza di meglio lo mettono Dalla sua gola esce poi uno strano gorgoglio, simile al
anche nella vagina delle capre, la Sardegna insegna». rumore di un tubo intasato. Un ghigno abortito sul nascere.
«Ciano ti ha utilizzata come capra». Subito dopo crolla di peso sul pavimento. Come un ogget-
to inanimato, con un rumore di legno secco.
Ogni frase è un’altra frustata che centra le ferite di Felicitas. La sua testa si è incastrata di traverso contro la cornice del-
Ma queste sferzate hanno qualcosa di salutare. Le permetto- la porta. Stringe le mani incredibilmente magre contro il
no di domare il dolore che ha preso possesso di lei dal gior- ventre, e respira con difficoltà. Batte i denti.
no prima, di sottometterlo. Felicitas si china su di lei e cerca di rianimarla. Le raddriz-
La riportano alla realtà. Le ridanno la voglia di battersi. za la testa, e le inumidisce il viso utilizzando il bicchiere
«Sei solo una bambina che si è messa in testa di essere posato sul tavolino da notte.
amata dal principe» dice Edda. Con il palmo della mano le friziona poi la schiena gelata, le
«Non sai come ragiona Ciano, non hai idea del suo oppor- braccia, le gambe: dappertutto le sue mani trovano solo
tunismo. Ciano ha avuto dozzine di donne incredibilmente ossa. Quel corpo scheletrico è un blocco di ghiaccio.
belle e incredibilmente distinte, ma né la bellezza né la Edda non dice nulla, non reagisce. Ma non è davvero sve-
distinzione gli hanno impedito di scaricarle una dopo l’al- nuta: le sue palpebre hanno dei piccoli movimenti.
tra, mano a mano che ne aveva abbastanza di scoparle e di Felicitas non smette di frizionare quel corpo simile a quel-
raccontare delle favole». lo di una morta. Si ricorda di aver sentito dire che in certi
«Sicuramente ti ha parlato della sorella, sicuramente ha casi l’organismo comincia a raffreddarsi già prima del
pianto per la morte del padre: a letto ha sempre sfruttato gli decesso.
episodi più strazianti della sua vita intima». La spaventa, il pensiero che Edda potrebbe morire sotto i
Ascoltando queste parole Felicitas ha la certezza che sono suoi occhi. Si dice che tra un attimo andrà a cercare aiuto.
solo farneticazioni di una isterica.
194 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 195

«Non avresti dovuto rientrare dalla Germania, avresti dovu- «Bisogna trovare un medico» dice lui, senza lasciarsi con-
to restare a Oberallmanshausen» geme Edda, senza aprire gli trariare dalla reazione di Edda.
occhi. «Subito dopo la porterò alla frontiera svizzera, beninteso
Non parla a lei, parla a Ciano. con il diario di Ciano» dice.
«Dovevi scappare in Spagna, senza pensare a noi» dice. Felicitas si accorge che sentire la sua voce le fa bene. E
Il timbro della voce è grave, ma il ritmo delle sue frasi è anche lui sembra contento di vederla. Non è rasato e ha l’a-
quello di una bambina. ria stanchissima. Nemmeno lui ha dormito. Una falda della
Poi d’improvviso spalanca gli occhi molto neri, gli occhi sua pelliccia è strappata.
immobili e dispotici del padre. Quello sguardo nero le per- «Sicuramente ci stanno già cercando dappertutto, adesso
corre il viso dal basso verso l’alto, e finisce per piantare gli che sanno che abbiamo noi il diario» dice.
artigli sulla sua fronte. «L’ultima volta che l’ho visto l’ho maledetto, e gli ho detto
«L’automobile di Pucci si è rotta a Milano» dice. che merita di morire come un topo di fogna, perché non ha
«Ho dovuto sbrigarmela da sola, prima con dei militari e la minima dignità» dice Edda, sollevando la testa.
poi sul manubrio della bicicletta di un tipo che non smette- «Gli ho detto che lo odio, gli ho detto che per tutta la vita
va di toccarmi il sedere». non ha pensato che alla sua ambizione di merda» continua.
Non è più in collera con lei, le racconta quello che le è suc- «Gli ho detto che non ha mai saputo nemmeno lui cosa
cesso. Probabilmente non ne ha più la forza, di attaccarla. voleva: nel corso di una mattinata era capace di cambiare
Felicitas constata che la sua testa adesso è relativamente idea cinque volte di fila su uno stesso tema, influenzato delle
lucida, può di nuovo concludere i ragionamenti. Ha ritrova- opinioni dell’ultima persona che usciva dal suo ufficio. Tutti
to il suo ruolo abituale di infermiera. sapevano che era così».

«Voglio fumare una sigaretta» bofonchia Edda. «Devi prendere un calmante» dice Pucci, con una voce mol-
In quel momento la porta della camera si apre, e entra to pacata.
Pucci. Non cede, non si scompone. Cerca ancora una volta di fare
«Immaginavo che potessi essere qui» dice, sfregandosi le del proprio meglio, senza scoraggiarsi e senza lasciarsi sfio-
mani. Sembra molto sollevato dal fatto di aver rintracciato rare dalla paura.
Edda. Felicitas si dice che hanno qualcosa in comune: entrambi
«Sono appena arrivato» aggiunge. Si direbbe che voglia sanno che la partita è persa in partenza, che per loro non c’è
scusarsi. avvenire. Hanno entrambi scoperto che cos’è l’amore.
Si china su Edda: lei lo respinge con una specie di grugnito. Sollevano Edda prendendola ciascuno su un lato, e la aiu-
196 GIACOMO SARTORI

tano a scendere le scale. L’automobile di Pucci è parcheggia- 10 gennaio 1944, ore 23


ta proprio davanti all’entrata dell’albergo.
«Galeazzo Ciano è un ragazzino, e anche mio padre è un
ragazzino: due ragazzini non possono andare d’accordo»
dice Edda, stesa sul sedile posteriore.
La sua voce ha qualcosa di molto toccante, come la musica
di certi strumenti primitivi.
Felicitas si dice che deve correre subito agli Scalzi. Forse
potrà vedere Ciano prima che sia portato a Castelvecchio Ciano dice che l’ha capito scendendo dall’aereo che lo ripor-
per il processo. Almeno vederlo, se non parlargli. È ancora tava in Italia dalla Germania, vedendo le facce dei militi che
vivo, l’importante è quello. lo aspettavano, che per lui non c’era alcuna speranza: in un
Forse non sarà condannato a morte, forse il suocero all’ul- millesimo di secondo ne ha avuto la certezza assoluta. Ma in
timo momento lo grazierà. Forse succederà qualcosa che fondo lo sapeva anche prima, lo ha sempre saputo.
impedirà che venga giustiziato. «Si fa di tutto per non ascoltare le profezie, per non tesau-
rizzarle, per sotterrarle sotto cumuli di futilità, ma qualcosa
in noi le insegue e le registra, qualcosa in noi sa leggere nel-
l’avvenire» dice.
«Come è lunga a venire la morte» dice.
Felicitas gli ripete che non deve perdere le speranze, non
ancora. Forse arriverà la grazia.
«Non c’è alcuna probabilità che domani a mezzogiorno io
sia ancora vivo, lo sai bene» ribatte, fissandola con la fronte
aggrottata e le labbra strette.
«Ma non sono idiota. Non aspetterò certo che i loro
proiettili mi entrino nella schiena» aggiunge.
Felicitas lo afferra per il braccio, lo tira violentemente ver-
so di lei. Non ha il diritto di dire questo, gli dice.
Glielo ha promesso, che non prenderà il veleno. Adesso
non può rimangiarsi la promessa. Lo ha giurato sul suo
onore.
198 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 199

«Sì, te l’ho promesso» dice, abbassando la testa, e con una procedura, non ha espresso in alcun modo la sua indigna-
voce molto diversa. zione, non ha insultato nessuno. È riuscito perfino a non
Non vuole che si tormenti inutilmente. ridere delle castronerie dell’avvocato di ufficio. Per non
«Ora però esco un attimo» dice. umiliarlo si è trattenuto, si è imposto di non scoppiargli a
Le sorride, vuole farsi perdonare. Anche lei gli sorride. ridere in faccia.
È successo già diverse volte durante questa notte nello stes- Ha ascoltato la lettura della sentenza con grande ritegno.
so tempo interminabile e troppo corta: le loro riconciliazio- Non voleva firmare la richiesta di grazia, a nessun costo.
ni sono altrettanto fulminee che i battibecchi che le hanno Per molto tempo s’è opposto a tutte le argomentazioni, a
precedute. qualsiasi sua obiezione. Non aveva nessuna intenzione di
Tutto è veloce, sempre più veloce. Sanno entrambi che non gettare dalla finestra il proprio onore, diceva.
hanno più tempo per le schermaglie. Ha finito per accettare quando ha capito che tutti gli altri
desideravano che lo facesse. Lo ha fatto per dare agli altri
Felicitas si ritrova ancora una volta da sola nella cella. Sa condannati a morte una speranza.
bene perché Ciano se ne va in continuazione: agli altri pri- Ha firmato ben sapendo che era inutile, che era solo una
gionieri può parlare di Edda e dei bambini. Ha bisogno di macchia che sarebbe restata sulla sua morte.
nominarli, di parlare di loro. Di nominarli di nuovo. Con lei Lo ha fatto per gli altri.
non può farlo.
È per questo che non smette di uscire. È per questo che lei Felicitas ascolta i sussurri e il trapestio di passi che giungono
non insiste perché resti sempre al suo fianco. Ne ha bisogno, dal corridoio e dalle altre celle, la successione di minuti
gli fa bene. rumori. Un’attività ovattata ma intensa, al contempo disin-
Più volte è stata anzi lei stessa a incitarlo a andare a trovare volta e grave. Le porte delle celle sono tutte aperte, il prete e i
il grande amico Benini. Benini sa ascoltarlo, sa dargli corag- condannati circolano liberamente dall’una all’altra.
gio. È disperato che sia stato condannato a morte, ma riesce Per quest’ultima notte il direttore della prigione s’è preso
a farsi forza, riesce a tirarlo su di morale. la responsabilità di lasciar regnare la più completa libertà. Le
Mentre lo aspetta ripensa in continuazione alla dignità che guardie si tengono nell’ombra. Quando il campanello al pia-
ha mostrato Ciano nella grande sala di Castelvecchio duran- no terra suonerà, ognuno ritornerà in tutta fretta nella pro-
te i due giorni di processo. Pensa alla sua calma davanti ai pria cella, l’accordo è questo.
giudici in camicia nera, alla sua deposizione ponderata e Questa connivenza contribuisce a rendere ancora più pre-
convincente. Alla pacata e carismatica distinzione. gnante l’atmosfera nello stesso tempo informale e concen-
Non ha fatto del sarcasmo sulle modalità aberranti della trata. Un connubio di festa e di catastrofe.
200 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 201

Per tutta la serata e per tutta la notte si sono succedute Ha sui vestiti e sulla pelle il freddo intenso del corridoio.
innumerevoli conversazioni a quattr’occhi, e una serie inin- Si siede sul letto, con le mani sulle ginocchia, lo sguardo
terrotta di discussioni di gruppo. Nell’una o nell’altra cella, fisso sul pavimento. Si morde l’interno della guancia, si toc-
o più spesso nel corridoio non riscaldato. Tutti parlano, tutti ca la gola: non recita una parte.
provano il bisogno di comunicare. Per non pensare solo alla Felicitas vorrebbe dirgli che il loro incontro è l’avvenimen-
morte, per ammansirla nominandola, per non esserne to più importante della sua vita: non può più nemmeno
schiacciati in anticipo. Per approfittare delle ultime ore. concepirla, la propria esistenza, senza tutte le cose che lui le
Ogni tanto qualcuno fa una battuta, e seguono delle risate. ha fatto capire e le ha insegnato. Se si guarda indietro vede
Le risate genuine e liberatorie dei momenti difficili. Nessuno un deserto, una distesa di pietre dure e fredde. È per questo
può però dimenticare che all’alba il campanello suonerà, e che non rimpiange che tutto finisca così presto.
che verranno a prendere Ciano e gli altri quattro condannati Vorrebbe potergli dire tutto questo. Ma scoppierebbe a
a morte. piangere. E lui non vuole che pianga. È un patto tacito che si
è instaurato tra loro.
Dalla sera precedente non è più uscita dalla cella. Non ha più Ha ragione lui, piangere non serve a niente.
nulla da fare, fuori. Ogni centimetro della volta e dei muri di Ciano le dice – le ha letto nel pensiero – che deve avere fidu-
quel bugigattolo è legato al lungo soggiorno dell’uomo che cia. Lei sopravvivrà. Il suo presentimento ha la purezza lumi-
ama, tutti gli oggetti parlano di lui. Perfino nell’aria ritrova la nosa di un diamante: ha rischiato la vita per lui, ma vivrà.
sua presenza: la sua acqua di colonia, l’odore di uomo maturo. Vedrà arrivare la fine della guerra, vedrà il tempo rallenta-
Appeso alla parete c’è il paesaggio cupo di suo padre, dap- re e riprendere il ritmo normale. Quando la guerra non sarà
pertutto ci sono oggetti che ha portato lei. In quella cella è più che un brutto ricordo avrà una vita tranquilla, avrà una
diventata adulta, ha capito cos’è l’amore. Il suo posto è quin- bella famiglia.
di lì.
Prova un piacere violento, ad aspettarlo, a avere la certezza «Giura che non prenderai il veleno» dice lei, interrompendolo.
che tornerà. Un piacere che la fa piangere. Ciano assente sente dire nulla. La guarda con la testa un
L’alba si avvicina, presto il campanello suonerà. Le sue po’ piegata sulla destra, succhiandosi le guance.
orecchie sono già in ascolto, aspettano, come si aspetta di «Cercheranno di mettermi in una fossa comune, conto su
ricevere un colpo sulla testa. di te» dice.
Lei vorrebbe ribattergli che nessuno può escludere che
«Mi sento responsabile nei tuoi confronti» dice Ciano, Mussolini firmi la richiesta di grazia, che non l’abbia magari
quando ritorna. già firmata. Ma non ci riesce.
202 GIACOMO SARTORI

«Quel povero avvocato era completamente idiota» conti- 11 gennaio 1944, ore 5
nua Ciano, cambiando tono.
Ride. Ride dell’improbabile avvocato d’ufficio, che sparava
fuori delle frasi che non stavano né in cielo né in terra.
Esattamente come aveva riso del fatto che nessun legale di
Verona, nemmeno uno, avesse accettato di difenderlo al
processo.

Felicitas ha l’impressione di aver ricevuto una pugnalata alle


spalle. Sente che la sua vita se ne sta andando attraverso la
fenditura della ferita. Ha molto freddo.
Il tentativo di suicidio di Ciano ha messo in evidenza la
distanza che li separa, i limiti della loro complicità. Mentre
lei andava al bagno Ciano ha cercato di ammazzarsi, ha tra-
dito la sua fiducia. Ma nello stesso tempo quell’incidente le
appare già molto lontano: ora il pericolo è il campanello, il
campanello che presto suonerà.
Non c’è più tempo per ripensare al veleno che non era vero
veleno. Non c’è tempo per analizzare le ragioni del suo gesto.
Tutto va in fretta, troppo in fretta.
Solleva continuamente lo sguardo verso la finestrella. Ogni
volta ha l’impressione di percepire le prime luci dell’alba.
Ma poi si accorge che sbagliava: il cielo è ancora nero. Com-
pletamente nero.
L’aurora non tarderà però a mostrarsi: le campane del
convento dei carmelitani hanno già suonato l’angelus.

Ciano sta parlando con Benini. Gli racconta che ha preso il


veleno. Glielo racconta come se si trattasse di un episodio
esilarante.
204 GIACOMO SARTORI CIELO NERO 205

«Tam!, tam!, tam!, faceva il mio cuore, pensavo che morire È una guardia che comincia il suo turno.
fosse quello» dice. «Voglio essere all’altezza della situazione» dice Ciano, tor-
E ride. Ride come potrebbe ridere un ragazzo. nato serio.
«Tam!, tam!, tam!», ripete, parlando ancora più forte. «Un giorno mio figlio Marzio sarà fiero che suo padre non
Da buon cattolico Benini è scioccato, gli dice che non si sia piegato».
doveva farlo. A quanto pare anche a lui Ciano aveva promes-
so di non utilizzare la fiala.
«Il mio amico medico ha gabbato Edda, non ha voluto
dargli autentico veleno» gli ribatte Ciano, come se si trattas-
se di una cosa molto buffa.
«Vorrà dire che nello spazio di ventiquattrore mi tocca
morire due volte» esclama.
Ride ancora di più, contento di ridere, contento di impres-
sionare Benini. Con la sua agilità da istrione s’è già ripreso.
Nella sua voce e nelle sue risate c’è però la morte.

Poi suona il campanello, e d’improvviso tutte le voci si zitti-


scono. Ciano arriva di corsa, e Pellegrinotti chiude la porta
alle sue spalle. Nessuno dice nulla, nessuno più si muove:
d’improvviso nella prigione degli Scalzi c’è un silenzio tota-
le, un silenzio di sogno.
Felicitas rivive la sensazione che ha provato vedendo la
finestra del soggiorno aperta, qualche attimo prima di
abbassare lo sguardo, prima di vedere suo padre abbracciato
al marciapiede, con le gambe divaricate in una torsione
innaturale. Prima che la sua infanzia terminasse da un istan-
te all’altro.
Si dice che è finita.
Ma non sono i militi che vengono a prendere i condannati
a morte per portarli al poligono di tiro di Porta Catena.
11 gennaio 1944, ore 7

La fosforescenza dell’alba è ora ben evidente. Poco a poco si


trasforma in un chiarore diffuso e lattiginoso, il colore dei
mattini nebbiosi di Verona. Presto la luce del giorno finirà
per scacciare completamente la notte.
Il campanello però non è più suonato. Felicitas prova una
sensazione d’irrealtà. Tutti i nervi del suo corpo sono in
agguato, tutta l’attenzione è concentrata sull’udito: il mini-
mo rumore la fa trasalire. Solo la sua forza di volontà cerca
di opporsi, le impone di non abbassare continuamente gli
occhi sull’orologio.
Sarebbe troppo angosciante, sarebbe insopportabile.
Già da qualche ora circolano le voci più contraddittorie. Ci
sono state quindi un’infinità di discussioni, nel corso delle
quali ogni successiva illazione è stata pesata e dibattuta nei
minimi dettagli. Anche i più scettici cominciano però a
nutrire qualche speranza: più il tempo passa più diventa
probabile che Mussolini sia intervenuto.
Deve essere successo senz’altro qualcosa, se nessuno è
venuto ancora a prenderli. Perfino il vecchio generale De
Bono sembra ora più fiducioso.
208 GIACOMO SARTORI

«Forse Mussolini ha davvero concesso la grazia» dice Felici- 11 gennaio 1944, ore 8
tas, dopo aver guardato l’orologio.
Le è scappato, non voleva dire questo.
Per mostrare il proprio scetticismo Ciano alza le spalle.
Sembra però meno sicuro del fatto suo. Lei lo conosce, sa
leggere nel ritmo della sua respirazione e nei suoi sospiri.
Pure lui è sfinito, pure lui non sa più cosa pensare.
Subito cambia però espressione. Sorride. O meglio, la sua
bocca ha uno stiramento di sbieco. L’abbozzo di uno dei Ciò che sembrava impossibile sta succedendo davvero. Non
suoi contagiosi sorrisi. sono arrivati, e è ormai sempre meno probabile che arrivi-
Al Gran Consiglio il vecchio era verde di rabbia e rovescia- no. Ogni minuto che passa rappresenta una conferma sup-
va gli occhi all’indietro, mentre raccontavo che per annun- plementare. L’estrema tensione di quella notte interminabile
ciarci le sue invasioni Hitler ci tirava ogni volta fuori dal let- si sfilaccia allora come un tessuto consunto, si trasforma in
to nel pieno della notte. Tutti i capi fascisti venivano a sapere euforia.
che il loro amato trombone si era ogni volta fatto inculare da Sempre più spesso echeggiano risate, erompono esclama-
Hitler, in barba ai patti e agli accordi. zioni di gioia. I toni di voce sono concitati, esuberanti.
Parla di Mussolini. Ma non è più furente nei suoi confron- Anche Ciano ha finito per ricredersi. Senza che si potesse
ti, non lo ingiuria più. capire in base a quale percorso mentale, e da un istante
Si direbbe quasi che lo compatisca. all’altro, come sempre.
«Se non mi fucilano farò costruire una cappella in onore
della madonna» dice.
Ha la morte stampata sul viso, ma comincia a pensare che
forse non morirà. Nei suoi occhi sono riapparse le scintille
della speranza.
«Una bella cappella in riva al mare, con un altare in mar-
mo grezzo e i banchi in legno di olivo» dice, disegnando nel-
l’aria la forma degli scanni.
Sorride mostrando tutti i denti, il suo viso disfatto sorride
suo malgrado.
Felicitas ha un brivido che partendo dalle scapole le scuote
210 GIACOMO SARTORI

la schiena. Le fa stridere i denti, l’abbinamento della morte e 11 gennaio 1944, ore 8.50
del riso, quella sua maschera di raggiante dolore.
«Una cappella che diventerà famosa» continua Ciano.
Per l’eccitazione è incapace di restare fermo: gira in tondo
nella cella, sfregandosi le mani.

Dovrebbe essere anche lei molto contenta. Ma non riesce a


sbarazzarsi dell’inquietudine, la sente al contrario crescere
dentro di lei. Non riesce a scacciare dalla mente la memoria Hanno deciso di comune accordo che se alle nove non sarà
delle ore che hanno preceduto il salto nel vuoto del padre. ancora successo nulla, andranno tutti a dormire.
Il terrore del campanello resta intatto nelle sue orecchie. Ciano è uscito di nuovo sul corridoio gelato. Parla molto
Deve arrendersi pure lei all’evidenza, si dice. Verosimil- forte, fa il mattatore. Prende in giro Marinelli, che ha avuto
mente Mussolini s’è ingaggiato in uno dei suoi proverbiali molta paura e a due o tre riprese ha perso il controllo dei
voltafaccia. nervi. Gli dà del coniglio, del cacasotto
Ha pensato forse a Edda, ai suoi rapporti futuri con lei. O Prende in giro se stesso, dice che per un pelo non ha fatto
forse ci tiene a mostrare a Pavolini e alle altre teste calde che la grande cazzata di uccidersi.
è ancora lui che comanda. Forse è molto più indipendente «Fortuna che non era davvero veleno!», dice.
dai tedeschi di quanto si creda. «Sarebbe stato l’errore della mia vita!», dice.
Ha accordato la grazia, non c’è altra spiegazione. Riesce a far ridere tutti.
«Quell’uomo è davvero imprevedibile» dice Ciano, indovi- «Almeno per oggi possiamo stare tranquilli!», esulta.
nando quello che sta pensando. In realtà s’è ormai convinto che non saranno più fucilati.
Nella sua voce si riconosce un’eco della incondizionata Secondo lui l’esecuzione era oggi o mai più. Se qualcosa l’ha
ammirazione che ha avuto per il suocero, della sua infantile impedita, tanto più la impedirà i giorni seguenti.
adorazione. Nonostante tutto quello che è successo qualche È persuaso che sopravvivrà. Non ne ha più il minimo
traccia permane. dubbio.
Felicitas si sente terribilmente stanca. Tutt’a un tratto la
fatica pesa sulle palpebre e le fa vacillare le gambe. Ha l’im-
pressione che una cascata di pesantissimo mercurio le scivo-
li sulla testa e sulle spalle.
Fa fatica a reggersi in piedi.
212 GIACOMO SARTORI

Vorrebbe poter credere anche lei che è stata effettivamente


accordata la grazia. Ma il presentimento è troppo vivido,
troppo fortemente radicato nella carne e nel ritmo del san-
gue, perché riesca a ignorarlo. Esattamente come prima del
suicidio del padre.
Si dice che è troppo esaurita: è per quello che non riesce ad
avere fiducia. La sua testa è troppo confusa, il suo corpo e la
sua mente sono troppo stremati. Vorrebbe poter dormire,
dormire a lungo e poi svegliarsi con l’energia che aveva in
passato. Senza l’angoscia, senza alcun presentimento della
morte.

Una voce annuncia che sono le nove: è ora di andare a letto. I


condannati a morte e gli altri prigionieri cominciano allora
a salutarsi prima di ritirarsi nelle rispettive celle.
Non riescono però a smettere di parlare e di scherzare.
Dopo tante ore di struggente vicinanza provano il bisogno
di restare ancora assieme. Non riescono a decidersi, non
riescono a separarsi.
«Sento che appena poserò la testa sul cuscino mi addor-
menterò come un sasso, e farò un’unica tirata fino a questa
sera» dice Ciano.
«Dormirò come un angelo» dice.
Alle nove e cinque suona però il campanello. E subito
risuonano i passi risoluti dei militi che salgono lo scalone
degli Scalzi.
INDICE da fare in bozze...ora non mi va!
Ci sono prefazioni o postfazioni????
Note bio?

7 TRE GIORNI DA MIA MADRE

185 POSTFAZIONE

189 NOTA BIOGRAFICA


Design: ab&c - Roma – tel. 0668308613 – studio@ab-c.it
Impaginazione: Roberta Arcangeletti
Stampa: Edizioni GR s.r.l. – via Carlo Ferrario 1 – Besana in Brianza (MI)
tel. 0362996728 – edizionigr@edizionigr.com
Gaffi editore aderisce all’appello di GREENPEACE Italia
“Scrittori per le foreste” ed utilizza carta proveniente da fonti sostenibili
come quelle certificate dal Foresty Stewardship Council (FSC).

Questo libro è stato finito di stampare nel mese di xxxxxxxx

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