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Incontro di civilt o scontro di civilt - Intervista allo storico Alessandro Barbero,

medievalista dell'universit degli studi del Piemonte Orientale

Va incoraggiato chi promuove un Islam


tollerante
http://www.tusciaweb.eu/2017/11/va-incoraggiato-promuove-un-islam-tolle
rante/

di David Crescenzi

Alessandro Barbero

Viterbo Non sono sicuro che un cristiano o un musulmano, dalla totale e perfetta appartenenza
alla propria religione, possano dirsi pienamente compatibili con dei cittadini laici. Ma la Repubblica
fatta per tener dentro tutti. Purch si rispettino principi di fondo, come luguaglianza, il rispetto delle
regole da parte di tutti e limpegno a non sollevare gli uni contro gli altri. Parla con la coscienza del
moderato razionalista Alessandro Barbero, medievalista delluniversit degli studi del Piemonte
Orientale e volto noto al grande pubblico grazie, tra gli altri, a Rai Storia e Superquark.
Spesso si parla dellIslam come se fosse una realt monolitica. Ma davvero cos?

Prima ancora di parlare delle distinzioni interne allIslam in senso religioso, utile ricordare che nel
mondo islamico la religione non tutto. La cultura e i comportamenti delle persone sono legati
anche alle tradizioni del loro popolo. Infatti, lIslam si spalmato su una moltitudine di paesi e di
popoli molto diversi. Oggi noi abbiamo a che fare essenzialmente con un Islam arabo, ma gli arabi
vanno distinti dai turchi, dagli iraniani o dagli uzbeki, che sono in realt popoli con tradizioni
totalmente diverse tra loro. Per cui, intanto, dobbiamo stare bene attenti a non confondere con
precetti dellIslam quelle che a volte sono invece consuetudini arcaiche di un certo popolo.
Del resto, tra i musulmani ci sono sia la coltissima e occidentale borghesia turca, sia i montanari
dellAfghanistan, che non hanno nulla in comune se non la religione in senso stretto.

Per, venendo proprio alla religione in senso stretto, esistono tante ortodossie, ad esempio
sunnita e sciita, che dimostrano come anche la religione islamica sia una realt multiforme.

LIslam in senso religioso certamente diviso, come lo anche il Cristianesimo. Oggi siamo abituati
a una visione irenica in cui tutte le varie fedi cristiane coesistono abbastanza bene e dove solo una,
quella cattolica, ha un leader di statura internazionale come il papa. Quindi, soprattutto noi che
viviamo in un paese cattolico, tendiamo a pensare che il cristianesimo sia pi unitario, cosa che non
, e ad immaginarci un Islam monolitico, quando in realt non lo affatto. Diciamo comunque che
nellIslam ci sono ortodossie diverse che, per, non hanno tanto un differente sfondo teologico,
bens storico. Peraltro, queste esperienze producono comunque un senso di appartenenza molto
forte che spesso le fa entrare in conflitto. Lo dimostra il fatto che lo stesso terrorismo jihadista opera
in gran parte allinterno del mondo islamico, facendo esplodere molte pi moschee che non chiese
cristiane. Tuttavia, in questa grande variet di comportamenti tra i fedeli islamici, laggressivit
militare in cui sfociano certi estremismi non per nulla condivisa da vaste comunit di musulmani.

Da cosa dipende questa estrema variet di visioni allinterno della religione islamica?

Ritengo che sia importante cogliere una fondamentale differenza rispetto al mondo cattolico.
Questultimo ha una leadership spirituale unitaria, perch c lorganizzazione della Chiesa che ha
un capo assoluto, il papa, che stabilisce qual linterpretazione corretta cui il fedele deve attenersi.
Per contro, nellIslam non c nulla del genere: non c unautorit, mondiale o locale,
riconosciuta da tutti. Non c una verit con un suo detentore ufficiale. C parzialmente in un
solo paese islamico, lIran, che per tradizione ha una gerarchia di chierici dotti, gli ayatollah. Ma
altrove ogni maestro insegna lIslam che crede. E anche se poi ogni Stato tende ad appoggiare una
corrente piuttosto che unaltra, e quasi mai i predicatori nominati dal Governo sono estremisti
intolleranti, il singolo fedele pu benissimo decidere di non seguire il maestro ufficiale scelto dallo
Stato. Ovviamente, quando il maestro prescelto un estremista intollerante, allora sono guai. Anche
se tra i diversi predicatori seguiti dalla gente ci possono essere magari i sufi, latori di una visione
mistica di pace e fratellanza. Per, inutile negare che, oggi, sette estremiste violente siano in
ascesa. Non rappresentano tutto lIslam, sia chiaro, ma si fanno sentire molto pi di 50 o 100 anni
fa.
Se ci sono tante visioni dellIslam, sembra dunque infondata la tesi, da alcuni avanzata,
secondo cui la lettera del Corano avrebbe una e una sola interpretazione possibile.

Nella tradizione islamica non c una sola interpretazione. O meglio, un maestro pu anche dire che
linterpretazione vera sia la sua, ma il maestro della moschea accanto pu sostenere il contrario. E
poi c da dire che, anche laddove i testi sacri sono estremamente espliciti, i fedeli di ogni religione,
storicamente, hanno sempre avuto una grandissima capacit di dimenticarseli e di considerarli
tacitamente decaduti. Per cui, quandanche qualcuno dimostrasse che un certo passo del Corano
inciti a fare la guerra agli infedeli, la questione diventerebbe quella di aiutare il mondo musulmano
a non pensare pi a quel versetto. Cos come accaduto per noi nel mondo cristiano, che certo non
andiamo pi ripetendo la massima di San Paolo La donna taccia nellassemblea!. Sta scritta nel
Nuovo Testamento, ma fingiamo che non ci sia. Insomma, in tutte le religioni, un conto sono i
libri sacri con le loro contraddizioni, dove si pu trovare tutto ci che si vuole. Un altro
latteggiamento dellinterprete. Qui, la sfida incoraggiare chi trova significati che facilitano
convivenza e tolleranza anzich chi trova messaggi aggressivi, che pure ci sono.

Cosa pensa della tesi per cui i musulmani che tendono la mano allOccidente, in realt,
starebbero ricorrendo a una pratica di simulazione detta taqiyya, ossia fingerebbero?

A tal proposito, ricordo che lantisemitismo cristiano ha sposato a lungo questa retorica contro gli
ebrei, tacciati di essere infidi perch la loro religione li avrebbe autorizzati a mentire agli infedeli. Ma
certo nessuno oggi pensa che gli ebrei siano infidi perch autorizzati a mentire dalla loro religione.
E, onestamente, credo sia lo stesso anche per i musulmani.

E per quanto riguarda le frequenti critiche secondo cui i paesi islamici sarebbero intolleranti
e, ad esempio, impedirebbero la costruzione di chiese?

indubbio che esista un Islam intollerante, come del resto esistito un Cristianesimo intollerante.
Anzi, per gran parte della sua storia, il Cristianesimo stato molto intollerante. Per, oggi, noi
viviamo in una fase felice perch il Cristianesimo, nel suo insieme, molto pi tollerante di una
volta, pur avendo le sue sacche di intolleranza, specie in materia di vita sessuale. Invece, lIslam
stato pi tollerante in passato perch oggi, in generale, non attraversa una fase di particolare
tolleranza. Daltronde, proprio per il fatto che stato tollerante in passato, noi sappiamo che lIslam
pu essere tollerante. Si tratta di incoraggiarlo a essere tale. Se oggi una parte dellIslam diventata
pi intollerante non perch lo sia per sua natura. Ci devono essere altri motivi. Ed su quelli che
bisogna interrogarsi. Dopodich, se si va in Turchia, in Marocco, in Giordania o anche in Iran facile
imbattersi in chiese cristiane. Non si trovano invece in Arabia Saudita. Insomma, che ci siano
contraddizioni fuori dubbio. Ma anche qui lIslam non un tutto omogeneo.

Le Crociate offrono ancora delle chiavi interpretative per comprendere lodierna realt dei
rapporti con lIslam oppure sono un fenomeno ormai inattuale ai fini del presente dibattito?

Se si ragiona solo nel presente, indubbio che oggi ci sia una parte del mondo musulmano, limitata
ma in crescita, che pericolosamente intollerante e che va combattuta. Ma siccome stiamo parlando
anche in termini teorici, se qualcuno sostiene che questo avviene perch lIslam sia per sua natura
pericoloso e intollerante, lo storico costretto a rispondere che, allora, anche il Cristianesimo ha
dimostrato di poterlo essere. Al tempo delle Crociate. Quindi, le Crociate sono importanti perch
ci ricordano che tutti, non solo i musulmani ma anche i cristiani, possono diventare
intolleranti, anche se in altri periodi lo sono molto meno.

Del resto, i cicli della storia non sono gli stessi nelle diverse civilt. Il mondo islamico, dopo le
Crociate, ha avuto una lunga fase di decadenza e di declino culturale. E a quel punto, quando nel
700 e nell 800 ha realizzato di essere arretrato rispetto allOccidente e ha cominciato a chiedere
aiuto per una modernizzazione, per contro, ha visto lEuropa cristiana impegnata nel mangiarselo.
Ad esempio, con la colonizzazione. In quel momento, gli intellettuali musulmani che si rendevano
conto di cosa accadeva cominciarono a bollare i colonizzatori come crociati. Questo, per suscitare
uno spirito di resistenza allinterno di unopinione pubblica ormai arretrata e semiaddormentata, che
avrebbe quindi meglio risposto a una chiamata che facesse leva sulla memoria storica, fortemente
radicata e condivisa, delle guerre per la riconquista di Gerusalemme. Per cui, quando Osama Bin
Laden ancora chiamava crociati i marines americani in Afghanistan o in Iraq, e a noi sembrava
ridicolo, in realt si stava richiamando a questo fortissimo elemento culturale. Un elemento che, nel
discorso pubblico del mondo musulmano, sempre vivo. Per cui, anche sotto questo profilo, le
Crociate non sono una questione di mille anni fa di cui possiamo disinteressarci.

Si pu parlare, come faceva Oriana Fallaci, di uno scontro di civilt con lIslam?

Io sono in una posizione intermedia, nel senso che trovo deplorevole chi, come ha fatto Oriana
Fallaci, nel parlare di un possibile scontro di civilt, di fatto, aizza in quella direzione. Al contempo,
per, neppure condivido una visione irenica per cui non ci sarebbero problemi e la diversit
sarebbe sempre una ricchezza. Infatti, lessere umano fatica ad adattarsi alla diversit e alla
convivenza, allinterno di una stessa societ, di pi colori, gusti, lingue e religioni. Questo perch
un processo traumatico integrare le diversit. Poi, si possono avere casi come gli Stati Uniti che,
nonostante alcune ferite ancora aperte, nellinsieme sono riusciti a costruire il loro paese proprio
sullincontro dei diversi. Invece, lEuropa sta facendo i conti per la prima volta, adesso dopo tanto
tempo, con un problema di questo genere. Ma non attrezzata e fa molta fatica a risolverlo.

Ecco, cosa dovremmo fare per risolvere il problema dellintegrazione in Europa?

una questione complessa e, sinceramente, non so quale sia la soluzione. Specie nel breve
termine. Per, credo che si possa anche andare avanti un po per volta con il piccolo cabotaggio. A
patto di tenere la barra ferma almeno su alcune idee di principio, che dovrebbero infondere
coerenza, nel lungo periodo, allazione politica. Invece, queste idee subiscono continue oscillazioni
nel dibattito politico. Sto parlando di temi come la cittadinanza e a chi darla. Ma anche di altri principi
di fondo, come luguaglianza, il rispetto delle regole da parte di tutti e limpegno a non sollevare
qualcuno contro qualcun altro. Del resto, in una certa misura e nella giusta cornice di legalit,
accoglienza e integrazione sono inevitabili. E quelli che propongono di costruire muri e tenere fuori
tutti sono degli illusi. Questa non una buona soluzione. N realistica.

Lidentit di musulmano praticante compatibile con quella di cittadino di una democrazia


laica e pluralistica?
Entro certi limiti s. Dico perch. Io che non sono credente, ogni tanto, ho qualche dubbio che una
totale e perfetta appartenenza a una religione sia pienamente compatibile con lessere un cittadino
laico. E avendo questi dubbi perfino nei confronti dei cristiani, li potrei avere anche nei confronti dei
musulmani praticanti e convinti. Ma io dico questo perch tali credenti, a volte, fanno scelte che non
convincono me. Per non mi sembra un problema grave se poi rifletto su un dato fondamentale: la
Repubblica fatta per tener dentro tutti, anche quelli che magari preferirebbero stare da soli
e parlare soltanto con chi la pensa come loro.

Ma, se le convinzioni individuali hanno tutte lo stesso valore, altro invece il piano delle scelte
collettive. Infatti, noi italiani viviamo in una democrazia in cui una maggioranza cattolica, dal
concordato del 29, impone al paese leggi che ne mutuano la visione confessionale. un fatto di cui
molti nemmeno si accorgono, mentre ad altri da un po fastidio. Ora, dal punto di vista teorico, per
uno stato laico questo non sta in cielo n in terra. Per, in pratica, sappiamo tutti che nella
nostra repubblica si pu convivere. Avere una maggioranza cattolica che in Italia vieta certe leggi
e ne impone certe altre una seccatura, un fastidio, un limite della nostra libert. Ma non cos
grave da pensare che si debba fare la rivoluzione. Oggi comunque possibile adattarsi. Se poi un
giorno avremo una maggioranza musulmana, vedremo se la situazione sar ancora sostenibile. Ma,
se non altro, potremo dire che noi in Italia siamo gi abituati a scenari di questo tipo.

David Crescenzi

12 novembre, 2017

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