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STATO DI DEFORMAZIONE

Moto rigido e deformativo


Componenti di deformazione
Tensore della deformazione
Legame tensioni-deformazioni
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Considerazioni introduttive
Spostamento e deformazione
Sotto l'azione dei carichi le strutture cambiano la propria forma
rispetto alla configurazione originale:
per moto rigido (meccanismi)
per moto deformativo
per interazione tra i due tipi di moto
Scopi dello studio della deformazione:
verificare il comportamento delle strutture non solo in termini di
resistenza alle tensioni, ma anche di rigidezza (ad esempio per
valutare se il cambiamento di forma dovuto ai carichi
compatibile col funzionamento)
risolvere i problemi di tipo iperstatico, per i quali le sole
equazioni della statica non sono sufficienti
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Interazione tra moto rigido e deformativo
In un elemento strutturale, moto rigido e deformativo coesistono.
Consideriamo una mensola (es.: molla a lamina) soggetta a carico in
una sezione intermedia, essa:
si curva per flessione tra lincastro
e la sezione caricata
oltre la sezione caricata non si
curva (non sollecitata!)
Osservazioni:
il secondo tratto soggetto a moto
rigido: la sua radice si abbassa e ruota
nel primo tratto si ha moto
deformativo dovuto alla curvatura e
moto rigido dovuto ad abbassamento
e rotazione di quanto sta a monte
Moto deformativo 3

Caratteristica: la distanza tra i punti di un elemento pu variare.


In maniera simile alla distinzione traslazione/rotazione usata per il
moto rigido, distinguiamo:
dilatazione: i segmenti variano in lunghezza, non in orientazione
scorrimento: i segmenti variano in orientazione, non in lunghezza

y Dilatazione y Scorrimento

x x

Obiezione: non tutti i segmenti (es.: diagonali) si modificano secondo le definizioni


questo sar chiarito negli sviluppi seguenti
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Definizioni intuitive di dilatazione e scorrimento (1)
Si ragiona su segmenti di estensione infinitesima, per ottenere
definizioni di validit puntuale.

Dilatazione
gli estremi AB del segmento si spostano in A'B' e la loro distanza
cambia da dl a dl', cio la lunghezza varia di du
la dilatazione la variazione relativa di lunghezza

B
dl
A B' dl'dl du

dl' dl dl
A'
Definizioni intuitive di dilatazione e scorrimento (2) 5

Scorrimento
si deve seguire una coppia di segmenti, inizialmente ortogonali,
di cui si osserva la variazione relativa di orientazione
infatti losservazione di un solo segmento non permetterebbe di distinguere la
rotazione dovuta allo scorrimento da quella rigida
lo scorrimento il complemento a 90 dellangolo compreso tra
i due segmenti sotto osservazione
du B'


B

dv du
dh A'
dv dl dh
O'
O dl A

relazioni approssimate valide dv du


,
perch gli spostamenti sono piccoli dl dh
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Il tensore della deformazione
Approccio analitico generale
In generale, un elemento pu essere soggetto simultaneamente a
moto rigido: traslazione e rotazione
moto deformativo: dilatazione e scorrimento
Per studiare il fenomeno:
consideriamo un segmento vettore {dX} che si trasforma in {dX'}
notare che ci significa non solo osservarne la lunghezza, ma
anche le variazioni angolari fra le componenti
il campo di spostamento deve essere regolare (no distacchi o
compenetrazioni), quindi se un estremo del segmento si sposta di
{U} laltro si sposta di {U} +{dU}
dx du
dX dy dU dv
dz dw

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dX'
Descrizione vettoriale del moto

U dX ' dX U dU
U
dX ' dX dU dX
U+dU

Note:
semplificare {U} corrisponde a eliminare la traslazione rigida (quotaparte del
moto costante per tutti i punti)
lincremento di spostamento (tra inizio e fine segmento) in generale dovuto a
rotazione rigida e deformazione (sia dilatazione sia scorrimento)

Si scrive {dU} come differenziale del campo di spostamenti


u u u
x y z dx matrice jacobiana [J] formata
du
dU dv v v v
dy J dX
dalle derivate di ciascuna
dw x y z componente di spostamento u v w
w w w dz rispetto a ciascuna coordinata x y z

x y z
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Separazione di rotazione rigida e deformazione
La matrice [J] contiene gli effetti della rotazione rigida e della
deformazione.
Per distinguerli si eseguono le seguenti operazioni:
si scrive [J] come somma di due sue met (ovvio!);
si sottrae e aggiunge la met della trasposta [J]T (matrice
ottenuta scambiando righe e colonne)

J 1 J 1 J
2 2
J J J J
1 1 T 1 1 T
2 2 2 2


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Tensore della deformazione
Esaminiamo le due matrici [], []:

1 u v 1 u w
0 Antisimmetrica 33,
2 y x 2 z x
corrispondente alla
1 v u 1 v w
1 J 1 J T 0 rotazione rigida
2 2 2 x y 2 z y
1 w u 1 w v
2 x z 0
2 y z

u 1 u v 1 u w Simmetrica 33,

x 2 y x 2 z x corrispondente alla
1 v u v 1 v w deformazione:
1 J 1 J T
2 2 2 x y y 2 z y coeff. sulla diagonale
1 w u 1 w v w dilatazioni
2 x z
2 y z z coeff. fuori diagonale
scorrimenti/2
[] il tensore della deformazione
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Coefficienti del tensore della deformazione

xx xy xz
xy yy

yz Coefficienti diversi: 6
xz yz zz Come per le tensioni:

dove : sulla diagonale effetto
u 1 1 u v longitudinale
xx xy xy
x 2 2 y x fuori diagonale effetto
v 1 1 u w trasversale
yy xz xz
y 2 2 z x
w 1 1 v w
zz yz yz
z 2 2 z y

In sintesi, lo spostamento differenziale, tra inizio e fine del segmento


{dX}, causato dalla deformazione (rotazione rigida esclusa) dato da:

dU dX
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Deformazioni e direzioni principali di deformazione
Anche per le deformazioni esiste una terna 1 0 0
privilegiata di assi p1 p2 p3 tale che, esprimendo le 0 2 0
componenti secondo essa (invece degli assi xyz), il 0 0 3
tensore diventa diagonale:
p1 p2 p3 sono gli assi principali, i valori 1 2 3 le dilatazioni principali
senso fisico: segmenti allineati con le direzioni principali sono soggetti a
sola dilatazione e non a scorrimento, essi non cambiano quindi di
orientazione
ordiniamo le deformazioni principali in senso decrescente
1 2 3
p2
Si chiarisce quindi losservazione fatta in
precedenza: nellesempio, i lati del rettangolo
sono posti su direzioni principali e non variano
di orientazione; altri segmenti posti su direzioni
non principali (come la diagonale) invece
p1 variano anche di orientazione
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Cerchi di Mohr per le deformazioni

Anche per le deformazioni possibile la



rappresentazione grafica mediante cerchi di
Mohr; si pongono:
in ascissa il valore di dilatazione 3 1
2
(termine sulla diagonale del tensore)
in ordinata il valore di semi-scorrimento
/2 (termine fuori diagonale)

Analogamente al caso delle tensioni, si osserva che:


le deformazioni principali 1 2 3 sono le intersezioni dei cerchi con
lasse delle ascisse
qualunque direzione si consideri, la dilatazione non mai > 1 n < 3
qualunque direzione si consideri, il semiscorrimento /2 non mai in
modulo > (13) /2
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Polinomio caratteristico e invarianti
Anche per le deformazioni si scrive il polinomio caratteristico
3 I12 I 2 I 3 0
dove I1, I2 e I3 sono gli invarianti.

Significato del primo invariante per le deformazioni


Si consideri un parallelepipedo infinitesimo di volume
dV = dx dy dz
Se ogni lato varia di lunghezza, secondo la corrispondente
componente di dilatazione, il volume diventa:
dV = (1+xx)dx (1+yy)dy (1+zz)dz
La variazione relativa di volume

dV 'dV 1 xx 1 yy 1 zz dV dV
xx yy zz I1
dV dV
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Relazione tensioni- deformazioni
Risposta del materiale alla sollecitazione
Ogni materiale soggetto a sollecitazione si deforma, in misura pi o
meno elevata; il comportamento viene classificato in alcune categorie:
Elastico reversibile: se viene rimossa la tensione, la
deformazione si annulla
lineare (es.: metalli)
non lineare (es.: gomme)

Anelastico irreversibile: la deformazione permane anche se si


rimuove la tensione
plastico, deformazione istantanea (es.: snervamento metalli)
viscoso, deformazione lenta progressiva (es.: metalli ad alta temper.)

Omogeneo: propriet identiche in tutti i punti


Isotropo: propriet identiche lungo tutte le direzioni
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Legge elastica (legge di Hooke)

In un riferimento generico xyz:


E modulo elastico
zz T T0
1

xx xx yy normale (di Young)
E E E
coefficiente di
1 T T

yy xx yy zz 0 contrazione trasversale
E E E
(di Poisson)
zz xx yy 1 zz T T0 G modulo elastico
E E E tangenziale

xy 1 xy
G G
E
1 21
xz xz
G coefficiente di
1
yz yz dilatazione termica
G

In un riferimento principale la legge si riduce alle prime tre equazioni


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Stati particolari
di tensione- deformazione

In generale i problemi di elasticit sono tridimensionali (tutte le


componenti di tensione/deformazione sono coinvolte e non nulle)
Esistono due casi bidimensionali notevoli:
Stato di tensione piana
Stato di deformazione piana
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Stato di tensione piana (1)
Sulla superficie (libera!) che contorna un elemento strutturale
possiamo notare che:
le componenti di tensione tangenziale sono nulle
la componente di tensione normale pari alla pressione
dellambiente in cui lelemento si trova, spesso trascurabile
rispetto alle tensioni strutturali
Quindi, detto z lasse normale al piano della superficie (localmente
se essa curva), si ha che:
xz = yz = 0
zz 0
possono essere non nulle le componenti nel piano xy
z
yy
y
x xx xy
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Stato di tensione piana (2) 1
xx xx yy T
E E

Sotto questa ipotesi, la 1
xx yy T
yy E E
legge elastica si riduce a:

xx yy T
zz E E
1
xy xy
G
possibile riscrivere le ET T0
relazioni tra le componenti nel


xx
E

xx
yy
1
1 2
piano xy nella forma inversa: ET T0


yy
E

yy
xx
1
Notare che la componente di 1 2

deformazione zz pu essere xy G xy

calcolata successivamente

Lipotesi di stato di tensione piana


viene applicata agli elementi sottili: superfici
vera sulle superfici interno
approssimata allinterno
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Stato di deformazione piana (1)
Questa ipotesi si applica a elementi che possono essere studiati in un
piano (xy) e sono molto (infinitamente) estesi in direzione normale
al piano stesso (z).

z
z
Si assume che le facce di una generica
fetta rimangano piane:
la dilatazione lungo z costante zz = K facce piane
(eventualmente nulla)
gli scorrimenti sono nulli xz = yz = 0
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Stato di deformazione piana (2)

La legge elastica, volendo ricavare delle espressioni per le tensioni,


in questo caso pu essere scritta:



xx 1 1 2 1 xx yy K 1 T T0
E



yy 1 1 2 1 yy xx K 1 T T0
E



zz EK T T0 xx yy

xy G xy

Notare che la componente di tensione zz viene calcolata


separatamente, una volta che sono note le tensioni nel piano xx , yy .

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