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BIBLIOTECA
DELL
ECONOMISTA
PRIMA SERIE.
TRATTATI COMPLESSIVI.
Voi. IX.
P. ROSSI, T. C. BANFIELD, E. PESHWE SMITH.
TORINO
STAMPERIA DELL'UNIONE TIPOGR AFICO-EDITRICE
Vi B. V. dagli Angoli, N" 2, ci Pomi.
1855
B^
P. ROSSI,
I. DEL METODO IN ECONOMIA POLITICA. DELLA NATURA
E DEFINIZIONE DEL LAVORO.
II. OSSERVAZIONI SUL DIRITTO CIVILE FRANCESE CONSIDERATO
NEI SUOI RAPPORTI COLLO STATO ECONOMICO DELLA SOCIET.
III. INTRODUZIONE ALLA STORIA DELLE DOTTRINE ECONOMICHE.
T. C. BANFIELD,
ORDINAMENTO DELL'INDUSTRIA.
E. PESHINE SMITH,
IB7TO888
INTRODUZIONE
(1) Si veda:
Reybaud, conomistes contemporains , etc. nella Rev. des deux monde* , tom. IH del
4844-,
Mignet, Notice hist. sur la vie et les travaux de M. Rossi, letta il 24 novembre 1849
all'Accademia delle Scienze morali e politiche;
Huber Saladin, M. Rossi en Suisse, de 1816 1833. Paris, 1849;
D'Haussonville, De la poi. extr. de la France; soprattutto nel tnm. II del 1849, della
Reo. des deux monde*
Gouraud, L'Italie, ses dern. ro., etc. Ii, tom. I del 18*2.
Pellegrino Rossi, nella Bibl. unir. <ii Ginevra; articolo anonimo, ma appartenente al
l'egregio prof. Cberbuliez, e dal quale tratta tutta la parte pi inte
ressante dell'opuscolo, citato qui sopra, di Huber Saladiu.
vi Ftimii.
fi) Il gagna sa premire cause conirr oeiui de ses lienx et habiles professeurs,
qui l'avait inili avec le plus de soins atix secreti de li plaidoine; IVxcellent bomme,
ravi, merveill d'un taleul la ibis ai precoce et si suprieur, se jeta lout en larmes
daas les braa du jeuoe disciple, qui veoail de le battre ai admirablemeut avec ses
INTRODUZIONE. HI
propres armes. Une cause criminelle, d'un grand retentissement, cu sauvant de l'cha-
faud une jeune bouquetire de Bologne, lui valut alors le surnom populaire d'Avvo-
catino pallido . Huber Saladin, pag. i.
Vili FKBRiKA.
coi loro libri, coi loro uomini, avevano mezzi abbastanza per istruirsi,
senz'esservi luogo a compiangere la caduta dell'impero francese, sotto
del quale l'avvocato ginevrino andava a ricevere i suoi gradi accade
mici in Parigi o Grenoble. Tutte queste deduzioni il pubblico veniva
tacitamente traeudo dalle lezioni di Rossi, e l'entusiasmo di giorno in
giorno cresceva.
Testimonio contemporaneo, Huber Saladin , ce ne fa una viva
pittura. Tutto, egli dice, nel corso suo si trovava, di ci die alla
scienza appartiene, e nulla intanto si concedeva alla finzione, alla poesia,
agli effetti drammatici. L'aspetto calmo, e tutt'insieme commosso, del
professore; il profondo suo sguardo, la sua voce docile a tutti i tuoni,
alla narrazione, alla dialettica, alla descrizione, al dramma; gli slanci
improvvisi d'un'altae maschia eloquenza; la dignit della frase, mista
ed interrotta da qualche gradazione di lieve sdegno; la scienza nascosta,
e sempre presente, come il tronco solido a cui i fiori e le foglie si at
taccano; gli italianismi premeditati, sotto pretesto d'ignoranza; e fin
l'accento che. nella calcolata lentezza dell'oratore, dava al francese una
prosodia affatto meridionale; tulio ci, congiunto alla giovent, d'ima
ginazione e di cuore, lasciava incancellabili impressioni .
Bellot, l'uno, vero, fra i suoi pi teneri amici, ma uno de' pi
illustri fra i suoi rivali, lo ha giudicalo con la medesima profusione di
elogi. Questo paragone ingegnoso, egli scrisse, dell'ordinamento giu
diziario ad una macchina in riposo, e della procedura ad una macchina
in movimento appartiene a Rossi. Fu egli che l'adopr, in quel
corso sull'antico Dritto romano , cos splendido d'imaginazione , cos
ricco di pensieri e di fatti , da lui professato nell'inverno del 1819.
Quel corso segna un'epoca nuova per noi. E a Rossi che noi dobbiamo
l'impulso allo studio filosofico del Dritto; da lui che data la ristau-
razione, nell'Accademia ginevrina, di questo importantissimo ramo del
pubblico insegnamento .
Con eguale predilezione, e nondimeno con imparzialit e criterio
maggiori, un altro de' suoi uditori, ora uomo illustre egli pure, il
prof. Cherbuliez, lo ha giudicalo.
Il fondo delle sue lezioni era attinto alle buone sorgenti, e riu
sciva affatto nuovo al suo uditorio. I lavori di Niebuhr, Savigny, ed
altri dotti tedeschi, che tanta luce hanno sparsa sulla costituzione e la
legislazione di Roma, allora s'ignoravano affatto in Ginevra. Rossi se ne
aveva approprialo i risultali, ed avevali elaborati in quel modo ch'egli
solo era capace di fare; giacch, io devo dirlo, nessuna intelligenza
valeva la sua in potenza e prontezza. Non aveva rivali nell'altitudine
ad afferrare un'idea, una teoria, un sistema, poi esporli, svolgerli,
dimostrarli. Ma egli mancava di quella facolt che inventa, e che chia
masi genio. Rossi non era l'uomo dalle soluzioni cercale, l'oratore dalle
INTRODUZIONE. XIII
II.
Scendendo dalla sfera della pura scienza atte pratiche quistioni del
l'arte legislativa , ben consolante a vedere con qual affetto, con
qual sicurezza di opinioni maturamente formale, sposava nel suo gior
nale le dottrine pi Consentanee alle premesse del Dritto pi puro, e
re pi benefiche per l'umanit.
(1) Quste opTttidtfi srti* beti noratiili nell'uomo che, poco topo, prese il senso
mortile come base filosofica (tei dritto di punire, e si mise in opposizione diretta coll'il-
Iustre esposftore della dottrina di Benftiam.
XX FERRATA.
zioni fra la teoria e la pratica, del quale Min sempre informali i suoi
scrini o gli atti, forse, della sua vita. Coloro, dice, che si limitano a
studiare l'uomo astratto, divengono facilmente utopisti, tutto lo volle
che vogliano immischiarsi nel governo del mondo. Testardi , perch
le idee speculative non ammettono transazioni e non incoatrann mai
invincibili ostacoli, la loro legislazione una specie d'algebra, appli
cata, come quella de' matematici, a de' corpi perfettamente omogenei,
che non esistettero mai. Ma quelli che voglion vedere soltanto l'uomo
attuale, si lasciano soprattutto guidare dall'avversione e dalla paura di
ogni specie di novit. Il loro principio dominante la conservazione.
In questa disposizione d'animo, la tortura e l'inc|uisizioue possono
divenire giustificabili; la superstizione sembrer un elemento essen
ziale dell'esistenza civile; e il dispotismo, una guarentigia di lutto ci
ch'esiste. Una calma profonda regna nel paese; tutto procede ordina
tamente; chi dee comandare comanda, chi deve iibbidiro ubbidisce;
perch mai si vorr darsi pensiero del domani V Ma l'uomo attualo una
specie di Proteo : non si trasforma s presto, pure si trasforma alquanto
ogni giorno; e viene il momento in cui si cerca e pi non si trova.
Allora si avr da fare con un uomo, ch'era uomo dell'avvenire quando
fu disprezzato, uomo attuale, ora che non si sa riconoscerlo, e non
vi dar pi tempo d'imparare a conoscerlo . E ben facile, aggiunse
in un altro luogo, scagliandosi contro la cecit degli uomini pratici,
il trarsi d'imbarazzo, dicendo : questa una buonissima idea per se
stessa , ma a noi non conviene; noi siam troppo grandi, oppure noi
siam troppo piccoli; abbiamo motivi locali che niuno, all'infumi di
noi, pu conoscere. Il pi sovente, con queste frasi, nulla si dice di
vero o di solido, ma si finge di dir qualche cosa, si ha l'aria di com
prendere le sane teoriche, e non chiudere gli occhi alla luce; qualche
volta ancora si vuol passare per arti ingegni che abbiano il nobile co
raggio di reprimere lo slancio delle grandi idee, col freno di austeri
precetti e d'una saggezza incrollabile .
Mi permetter ancora di tradurre qui sotto uno squarcio sullo stalo
in cui egli vedeva allora lo stato degli studii giuridici, e la suprema
importanza dell'elevarli a de' principii pi sani e pi definiti, (jue' la
vori di Rossi son pochissimo noli oggid ; e il risuscitarli non nuoce
sicuramente al suo nome (1).
(1) Riguardo alla teoria, Sette differenti e molte. Nella, pratica, gli uni vorrebbero
precedere il secolo e prendere iLpasso sul tempo; gli altri credono di seguirlo e dimo
rano stazionarti ; gli uni si lusingano di potere arrestare il corso degli avvenimenti, gli
altri si vantano di dirigerlo e noi conoscono; gli uni domandano un codice, gli altri lo
ricusano; gli uni si affrettarono a farlo, gli altri, appena faltolo, domandano la revisione
d'un'opera partorita dalla leggerezza e precipitazione. Qui i giureconsulti lottano coi le
gislatori ; l, i giureconsulti inventori lottano coi giureconsulti conservatori. I.a ratina
lfiTHODUZlOSK. XXIII
stata attaccata nelle ultime sue trincee; la filosofia ha forzato l'entrata anche nel foro, e
certe parole affatto nuove hanno interrotto il monotono gergo del vecchio pratico. Il giu
dice non pi tranquillo nel suo tribunale; si disputa sulla sua esistenza, sui suoi
attributi, sulla sua giurisdizione. Uua procedura a porte chiuse sembra un atto di tiran
nia in luoghi dove, trent'anni fa, le porte non si schiudevano che per lasciar passare
l'infelice destinato alla tortura. L'amica credenza alle tradizioni ed alle usanze nazionali,
generalmente scrollata. t>> una parola, il vecchio sistema legislativo trovasi pi o meno
profondamente minato ognidove, minuto dal tempo, minato dagli avvenimenti, minato
dall'azione continua ed irresistibile delle idee e dei bisogni di nuove generazioni. Guar
diamoci attorno. Che cosa si vede? A Vienna e a Parigi, a Londra e a Torino, a Pietroborgo
ed a Napoli, in Isvizzera, in Alemagna, io Polonia, in America, si sodo occupati, si stanno
ancora occupando, di nuove leggi, di nuovi codici, di revisione, d'ordinamento giudiziario,
di procedura, di scuole giuridiche, della creazione di nuove cattedre! I progetti si succe
dono, le discussioni si moltiplicano ; dappertutto havvi, tra il vecchio ed il nuovo, e tra
le diverse novit propostesi, quel medesimo contrasta che si rivelato, e che sempre
rivelasi, all'epoca delle grandi riforme sociali. Noi siamo nel momento d'una gran crise,
per tutto ci che riguarda le leggi e la giurisprudenza. questa una terza riforma sociale,
meno pericolosa nei suoi slanci, pi prontamente, utile nei suoi effetti, che ogni riforma
politica; la riforma legislativa. Ma essa segue la medesima via, e sostanzialmente
prodotta dalle medesime cause. Se ne parla meno; ma la crise non meno reale;
l'effetto inevitabile dei progressi dall'incivilimento compiutisi. Indarno vorrebbesi attri
buire a pochi scrittori, ad un uomo qualunque. Lo scrittore non , egli stesso, che un
effetto ; e ci che si dice filosofia o filosofia del diritto, non che un modo compendioso
di esprimere l'insieme dei nuovi elementi morali della societ. Egli perch i nostri
diritti politici si conoscono meglio, perch i poteri dello Stato son meglio divisi, perch
i sentimenti d'umanit si son raffinati, le ideo del giusto e del vero si son definite, per
ch il nostro commercio ed i nostri affari si son complicali, perch le nostre cognizioni
divennero pi elevate e pi sparse ; egli per ci, che noi pi non vogliamo supplLzii
dolorosi, procedure secrete, punizioni arrischiate, capriixio>e tariffe di prove, usurpa
zioni sul potere civile, sostituzioni spinte, sino alla follia, leggi incoerenti e contraddittorie.
In una parola, egli perch pi non siamo uomini del medio evo, che ci si fa sentire
l'irresistibile bisogno di ricostituire la giurisprudenza Ma si comprende
quanto importi di avere un insegnamento del dritto, ben altrimenti ordinato, di quelli
che esistono nella maggior parte d'Kuropa Queste scuole, cos separale,
ora perdon di vista le cose e i principii, per non occuparsi ebe di parole; oca scam
biano la vita reale degli uomini con una vita che pi non esiste; oca somigliano alla gio
vent inesperta, che, in mezzo alle vaghe sue illusioni, prende per regola i suoi desideri!
e disprezza tulio ci che non abbia saputo conoscere. una sventura la divergenza di
queste scuole. Qui l'influenza predominante degli eruditi ha partorito uu codice lungo,
miuuzioso, noioso, e nouostaule incompiuto, perch, ave manca un disegno e mancano
i principii, non potrebb'esservi n unit, u insieme, u limite. Altrove quesl'uiuueiua
medesima ha dato origine a dei lavori legislativi, che si potrebbero rassomigliare all'-
XXIV FERRARA.
ditto di Teodorico. In un luogo, i settarii della scuola storica credono poter soddisfare ai
bisogni degli uomini del secolo XIX, ristaurando vecchie macchine del medio evo. In un
altro, i filosofi han creduto aver da fare con un popolo di filosofi, e poter dargli priocipii
metafisici invece di vere leggi: il popolo non ha saputo rimanere tranquillo sulle panche
di questa scuola ; invece di astrazioni, ha voluto dei fatti : e qual sorta di fatti ! N si
supponga che questi sieno non altro che transitorii mali. Ogni leggo un fatto che lascia
profondissime traccie. Troppo spesso si son riguardate le leggi come una specie di stru
mento, possibile a spezzarsi da un giorno all'altro, e sostituirgli un arnese migliore. Ma se
si riflette alle conseguenze lasciateci dalla deplorabile facilit concili, da treut'anni a noi,
la superficie dell'Europa stata coperta di leggi, si apprender forse a uon pronunziare,
che con una specie, di religioso terrore, questo vocabolo legge. La facolt di testare non
viene (dicevano i pretesi filosofi d'u paese vicino) dai dritti dell'uomo; il figlio in
certo modo condomino del bene paterno, anche durante la vita del padre (aggiungevano
i giuristi, orgogliosi di poter coprire colla polvere del foro, una Camera legislativa) ;
bisogna in tutti i modi possibili favorire l'eguaglianza (aggiungeva il demagogo). I figli
oggid son tanto istruiti, saggi e buoni cittadini, che la legge obbligata a difenderli
contro le ingiustizie dei loro vecchi parenti; cos parlava infine l'uomo del mondo, che,
per una colpevole vanit, osava cooperare colla sua mano imperita all'opera della legis
lazione. Questi diversi sofismi si trasformarono in legge; e ne nacque la legge del 17
nevoso anno 2, la quale toglieva quasi del tutto al padre di famiglia la facolt di testare.
Ora io domando : che cosa una legge? che cosa era quella di cui si tratta? Il risultato
di parziali vedute, d'opinioni esagerate, errori di fatto, suggestioni dello spirito di par
tito. Che cosa ella era in rapporto alla felicit degli individui ? Chiedetelo a quei servitori
fedeli, ai quali ha tolto il premio dei loro lunghi servigli ; chiedetelo a quel figliuolo tra
dito dalla natura, che non ha potuto ottenere alcun vantaggio sopra un fratello gi
ricco per proprii mezzi o per favore della fortuna; chiedetelo a quel padre, spirante sul
suo letto di dolore, memore dei beneficii ricevuti, e privo della facolt di rimunerarli ;
che si ricorda di un debito, pi sacro forse di tutti quelli che la legge protegge, e si
sente privo del diritto di soddisfarlo ; che volge il suo sguardo sopra una sposa a cui
dovrebbe lasciare uno stato di perfetta indipendenza, e sente di non poter adempire a
quest'altro dovere; che cerca i suoi figli, e vede che essi, non avendo nulla a sperare o
temere dal padre loro, sentendosi gi pari suoi, han forse da lungo tempo scosso il giogo
della paterna autorit, e si trovano altrove, probabilmente occupali a contare con impa
zienza i momenti della vita di questo usufruttuario noioso ! Ma in fine, mi si dir, quando
una legge cattiva, sar abrogata; e quella di cui parlate lo fu. Abrogata? Ma si abroga
rono forse gli effetti da lei generati ? Si dato forse un compenso a coloro che perdettero
la rimunerazione dovuta? Si dato un sollievo a coloro che furono abbandonati? E chi
ha mai la potenza di far cessare le pene cagionate da una legge cattiva ? E questi figli che
un eccesso d'indipendenza ha lasciali probabilmente intristire, non saranno forse ora
cattivi cittadini, sposi, e padri? E i loro figli non riprodurranno i vizii di chi li ha
generati? E questa sorgente inesausta di mali, quale mai la mano che potr dis
seccarla ?
INTRUDI 1Z10HE. XXV
III.
gere violentemente la legge contro la corrente delle opinioni, altrettanto sarebbe vile ed
imprudente di Insoiarla andare gi per la fiumana.
Noi non potevamo metterci in una ipotesi ingiuriosa per le legislature cantonali.
Non dovevamo supporre che desiderando la sovranit cantonale come base del sistema,
esse avessero nel medesimo tempo l'intenzione di rifiutare al potere centrale qualunque
concessane ulteriore.
Questo pensiero sarebbe in conlradizione manifesta rolla revisione del Patto. Cer
tamente questa non stata decretala nello scopo di lasciare tutte le cose quali si tro
vano; anche meno poi in quello di rallentare maggiormente il legame federale. Rivedere
il Patto, non dir nulla, o dire che il legame federale debb'essere fortificato. Dove
attingere questo supplemento di forza se non alla sorgente, nella sovranit cantonale?
Ora, trovare i mezzi di dare conservando, un problema insolubile.
Forte del decreto che la aveva istituita, la commissione ha dunque potuto dispen
sarsi di esaminare il Palio del 1815 ed i suoi risultati durante i diciassette ultimi anni.
Non ci appartiene pi di provare che difatli la ragione e l'amore della patria ci coman
dano imperiosamente di consentire, nell'interesse di tutti a qualche concessione ulte
riore in favore della forza federale.
Q'.iesta necessit, questa urgenza, sono gi stale riconosciute dal vostro voto nel
l'ultima Dieta.
Questo volo* vero, non slato unanime. Ma ci ricorda parimente che, anche fra i
dissidenti, il Patto del 1813 non trov difensori. Si discuteva sull'opportunit del mo
mento; non si contrastava punto la necessit della revisione.
Si riconosceva dunque che un poco pi presto un poco pi tardi, i cantoni dove
vano essere chiamati a fare qualche sacrificio ulteriore alla patria comune a mettere
qualche cosa di pi nel fondo comune, per esserne poi ricompensato con usura in prospe
rit, in forza, in dignit nazionale.
L'opportunit del momento ! ahim ! il momento non solamente opportuno ;
imperioso. Dobbiam noi aspettare che la patria comune muoia, perch ciascuno Stato
consenta infine ad essere meno avaro verso di lei di sacrifici e di soccorsi ?
Del resto, Signori, domandando alla sovranit cantonale i mezzi di sostituire ad
un ordinamento federativo troppo incompleto, troppo fiacco, un sistema pi solido, un
concentramento pi compatto , noi non obbedivamo solamente alla nostra convinzione
personale, la nostra richiesta era pure l'espressione di un sentimento molto generale, di
un bisogno nnziouale.
N si corra ad accusarci di contradizione. L'espressione nazionale non si trova mica
tutto quanta in un sol fatto, in un sentimento unico. Gli elementi ne sono molteplici e
svariali. Si modificano e si temperano vicendevolmente. L'uomo di Stato deve appli
carsi a riconoscerli tutti distintamente ed a verificare l'influenza che esercitano l'uno
sull'altro. La verit delle sue deduzioni, la giusta misura delle sue risoluzioni, sono a
questo prezzo.
L'idea della sovranit cantonale l'idea sempre dominante. Vuol dir questo che
l'idea della nazionalit svizzera non occupi nessuna parte del nostro pensiero?
' Quest' asserzione sarebbe respinta con un grido d'indegnaziose. La patria svizzera !
essa (iure ha il suo seggio nei nostri cuori. Il nome di Svizzero ne da se solo la prova ;
esso da se solo un gran fatto nazionale. Chi siamo noi fuori dei nostri focolari, qual
nomo invochiam noi, di qual nome siamo noi altieri, quale storia ricordiamo noi, quale
il nome della nostra bandiera, dei nostri soldati, della loro lealt, della loro bravura?
Svizzero. Questa parola domina le nostre diversit di linguaggio, di costumi, di religione,
d'industria ; questa parola con tulio il corteo di idee che l'accompagnano, domina le
tradizioni locali, o per meglio dire le assorbe in se medesima. Sola, per noi, nel nostro
linguaggio, la vera antitesi di strauiero. Essa c'imprime un suggello incancellabile di
nazionalit comune. Per questa parola agli occhi dello straniero, la nostra apparenza
anche pi nazionale che quella degli abitami della riva destra del Reno. Mentre questi
possono dimenticarsi di dirsi Alemanni, per chiamarsi Prussiani, Bavari o Sassoni; il fylio
delle Alpi si chiama sempre Svizzero, e non pensa mai a dirsi l'uomo di Friburgo, di San
Gallo o di Glaris.
Non appartenevano mica ad una sola e medesima popolazione le tre mani che si
INTRUDI ziu.vh. XLHl
alzarono al Griitli. Fondando l'alleanza fraterna, esse rivelarono cosi il fatto della nazio
nalit svizzera. Si per lo sviluppo successivo di questo fatto morale, per questo senti
mento comune che anima tutti questi popoli raggruppati intorno al nucleo delle Alpi,
che la Confederazione si rapidamente estesa, e che malgrado le loro profonde diffe
renze, il pastore dei cantoni primitivi ha contato nel novero dei suoi confratelli, il tero
Bernese ed il Zurighese industrioso.
Quante lotte, quante lacerazioni fra i cantoni Svizzeri ! La discordia lanciava in
mezzo a loro i suol tizzoni infiammati; In guerra civile lacerava il seno della patria
comune; la politica, la religione, le ambizioni, gl'interessi materiali, tutto pareva
cospirare, pi di una volta, per ispezzare per sempre il vincolo federale. Nondimeno la
Confederazione esiste ; essa conta cinque secoli di vita. Vi dnque, difatli, una forza
segreta, un cemento morale, cui nulla pilo distogliere, n le sventure dei tempi, n le
follie degli uomini. Questo il principio nazionale.
S, l'idea di una patria comune, non ci punto straniera; il sentimento della nazio
nalit esiste nei nostri cuori. E checch tic dicano i detrattori dei tempi moderni, una
delle glorie del nostro tempo, che questa idea abbia acquistato pi chiarezza, questo
sentimento pi energia.
Questo memorabile progresso, ogni cosa c' lo rivela.' Le parole, gli scritti, le feste
naziooali, le societ letterarie e scientifiche, i voti, i progetti di un gran numero di
cantoni, e quella ansiet Slessa, e quel malessere generale che impossibile di disco
noscere, e quella speranza che, in un nuovo Patto, in una confederazione pi solida,
debba trovarsi il rimedio ai mali che affliggono la patria.
Perci, Signori, quesl due idee, il cantone e la patria svizzera, la sovranit canto
nale ed il potere centrale coesistono presso noi. L'na e l'altra hanno la loro potenza, il
loro imperio. Ma questo imperio non il medesimo i la loro potenza disuguale. 11
sentimento della nazionalit Svzzera, per cos dire, la nostra poesia, il nostro ideale.
Esso pu elevare l'immaginazione, infiammare i cuori: nelle grandi occasioni, nelle crisi
della patria, quando il calcolo non pi di stagione, quando' nel rimbombo di un grande
pericolo, la voce stridula e chioccia degl'interessi particolari non pi ascoltata, il sen
timento nazionale prende tulio il silo slancio ; discende dalle sue alte regioni, domina la
vita reale e pratica , e seguendo il suo nobile stendardo, gli Svizzeri combattono e
muoiono da fratelli Sul medesimo campo di battaglia.
Ma nelle realit della vita ordinaria, nelle applicazioni quotidiane, perch dissi
mularlo? il sentimento cantonale conserva la sua preponderanza.
" Nella sovranit cantonale si cerca la regola, non sivede nel potere centrale che
l'eccezione. La prima la sorgente, il secondo il derivalo. La teoria protegge il po
tere centrale; le memorie tradizionali hanno paura di codeste teorie; la lega degl'inte
ressi si sente maltrattata dal movimento delle idee.
Guardiamoci dal confondere due fatti morali molto distinti, il sentimento della
nazionalit e la convinzione della necessil di un potere centrale estremamente energico.
Nel pensiero degli uomini che ragionano le proprie convinzioni, queste due idee
possono essere strttamente legate; essi possono vedere nell'una il principio, nell'altra
la conseguenza. Ma vanno errati supponendo che il pubblico li segua nel loro raziocinio.
Il pubblico sa benissimo tenere un sentimento, un principio, per cos dire, in riserva
per le grandi occasioni , come quei vasellami prezisi che non si sfoggiano se non nei
giorni solenni. Se da lui se ne esiga l'uso cotidiano, esso ricalcitra e si ripara dietro
gl'interessi materiali. La logica non ha pi armi per colpirlo.
Affinch l'idea della sovranit nazionale potesse in una confederazione diventare
agevolmente popolare , applicarsi senza resistenza ai negozii d'ogni giorno, e dare ori
gine ad un potere centrale che non fosse riguardato come una derivazione parziale
delle sovranit locali, occorrerebbe uno Slato federativo prodotto dallo spezzamento di
uno Slato unitario. Allora l'idea del potere cenirui avrebbe preceduto quella del potere
locale, le tradizioni e le abitudini sarebbero favorevoli al primo, e sarebbe naturale che
il popolo non riguardasse le sovranit particolari se non come emanazioni della sovra
nit generale. Ma le cose succedono altramente nelle confederazioni che non si sono
formate se non coli 'adesione successiva di Stati indipendenti, aventi ciascuno la loro
individualit propria ed ordinatisi a Confederazione, non per mezzo di poteri ritirali
all'autorit centrale, ma di concessioni da farle.
\I.1V FKBBABA.
IV.
'
Rossi in Francia,
era mal riuscito . . . . , l'orizzonte de' grandi affari, pe' quali egli era
nato, si riapriva a Parigi; due voci amiche lo seducevano ; poteva
mai esitare ? E nondimeno esit. In una lettera indirizzata ad un
membro del Senato accademico, lasciava comprendere che un reddito
di 5000 lire sicure, con la libert di aumentarlo per mezzo de' suoi
lavori, sarebbe batalo per soddisfare tutto il suo desiderio , e fargli
dimettere ogni intenzione di traslocamento. 11 primo settembre scrisse
all'onorevole consigliere di Stalo che lo sostituiva nella Dieta di Zu
rigo : Se lo stato della mia famiglia mi ha costretto a decidermi per
un partito che mi allontana da Ginevra, mi conoscerebbero male coloro
che altro vedessero in ci, fuorch la divozione di un padre verso i
suoi figli. Ma voi, signore, ed ogni animo equo, mi rendete giustizia;
mi basta. Con me poi si espresse addolorato del pari a Genollier,
in quel soggiorno del suo sognato riposo, ove sempre aveva sperato
di dar l'ultima mano a' suoi grandi lavori giuridici. Mi credono ambi
zioso, disse; ebbene, io vi giuro che questi oggetti ed accennava la
sua casa, le Alpi, le loro cime coverte di neve , il lago che vedevasi
da lontano, la costa vicina del monte Jura questi oggetti e il pane
pe' miei figliuoli , tutto ci che a me basterebbe , per non fare un
passo di pi, e finir qua la mia vita .
Ma gi eran date le sue dimissioni dalla carica di deputato e dal
l'ufficio di professore. Quest'ultime non si accettarono che a gran ma
lincuore. Il Consiglio sentiva tutto il peso della perdita che stava per
fare, e lamentandola per bocca del primo sindaco Rigaud, deliberava
di conservargli il titolo di professore emerito dell'Accademia di Gine
vra. La sua posizione era gi assicurata a Parigi , ove gli amici del
ministero avevano apparecchialo la sua candidatura alla cattedra di
G. B. Say. Il volo del Collegio di Francia era stato per lui, mentre
l'Accademia delle scienze morali e politiche proponeva il suo segretario
perpetuo Carlo Comte ; ma il ministero, appoggiandosi alla proposta
del primo, seguendo l'impulso della sua amicizia per Rossi, lo nomin
professore, con poco spirito d'equit, veramente , in faccia all'antico,
intemerato, e solido merito di C. Comte.
I primi anni della terza sua patria furono de' pi fortunati che ad
un alto ingegno possan toccare, in questa vita di abnegazioni alle
quali ordinariamente il suo destino lo serba. Naturalizzato francese
nell'agosto del 1 83 ^, gli fu immediatamente affidato, oltre alla catte
dra del Collegio di Francia, l'insegnamento del Dritto costituzionale
nella Facolt di Dritto di Parigi ; nomina che la stampa dell'opposi
zione denigr in tutti i modi, e che sarebbe stata seguita da non lievi
disordini , se la parola del professore non avesse avuto la forza di su
bitamente riconquistarsi gli animi de' giovani, apparecchiati a fargli
scortesi accoglienze.
1MTB0DUZI0NK. XLIX
(Ij Vuoisi, nondimeno, che la Paria di Rossi sia stata uoa risoluzione improvvisa
di Duchtel, per impedirne l'elezione a Deputato nel collegio elettorale di Pont-l'vque,
ove intendevasi sostituirlo a M. Guizard.
Econom, Tomo IX. D.
FEBIUKA.
una protesta, una frase di desiderio, una viva speranza, una minaccia
di futuri e pi pravi imbarazzi, toccava al nostro autoredi profferirle,
e il suo biografo sarebbe oggi ben lieto di poterle raccogliere nel Ren
dicont del Monitore , e qui riportarle ad onore della Scienza e dei
suoi cultori.
Dopo ci, non da far meraviglia del modo in cui Rossi parl
nella famosa discussione del 18^. sull'insegnamento secondario. L,
una vertigine universale, che dura ancora, ed in ogni giorno si ripro
duce ovunque riappaia il fantasma jdei gesuiti, invase tutte le menti,
e f' passare per accettabili tutte le tirannie dello Slato in fatto di pub
blica istruzione. Dalla scuola, a cui definitivamente Kossi era acqui
stalo, non si sarebbe potuto aspettare pi di quanto il mondo non pot
udire dalla bocca de' Villemain e de' Gousin. Vuoisi una gran fede
nell'onnipotenza della libert, per ammetterla anche contro di noi ; e
saperla concedere a quel clero, che fosse illuso abbastanza per lusin
garsi di poterla rivolgere contro noi. Ma la libert, Rossi non pare
averla compresa da quell'aspetto supremo della sua naiura essenzial
mente, indeclinabilmente benefica, che la rende insuscettibile di ecce
zioni, e sa trovarla in difetto quando, sotto qualunque prelesto, non
sia per tutti ed in tutto. Seguit la corrente ; ammise il monopolio
dell'universit; e sventuratamente non pot n anco rivaleggiare in
bellezze oratorie, che, in una causa cos meschina, furon per altro co
piosamente profuse dagli oratori dell'epoca.
V.
Rossi in Roma.
E da quella falsa posizione non usc che per brillare ancora una
volta, in un pi vasto teatro, e lasciarvi la vita ! In quest'ultimo
e fatale periodo, egli nuovamente un altr'uomo. La rivoluzione
del -i 8^8 lo divor. Tante altre fra le celebrit italiane si dilegua
rono in quella catastrofe ; ma fra loro e Rossi una gran differenza
rimasta : quelle , la maggior parte ancora viventi , si rivelarono al
mondo in tutta la nudit della loro impotenza ; per Rossi calunnialo
ed ucciso, il tempo stato giudice imparziale, ed ogni anno trascorso
ha servilo a correggere la pubblica opinione e farci sentire gravissima
la pena, gi grave, d'un intelletto cos cospicuo, e d'un carattere cos
elevato, ma cos miseramente immolalo iti un giorno di vigliacco
delirio.
La missione a Roma, che tronc nel 18^5 la carriera parlamen
tare di Rossi, sarebbe da se sola bastala a creargli una delle pi so
lide riputazioni nel mondo politico. Quest'esule antico, la cui vita
era prima trascorsa in mezzo agli scandali d'un regginie repubblicano
e federativo, ai quali aveva preso parte egli stesso ; che non aveva
abbandonato la Svizzera repubblicana, se non per divenire cittadino,
legislatore, ed ora diplomatico, d'una Francia costituzionale; questo
sposo d'una donna protestante, venuto nella capitale del catolicismo
a domandare la soppressione dei gesuiti di Francia, riuniva in s
lutto quello che facea di mestieri, perch la Corte di Gregorio XVI se
ne sentisse insultata, e potesse legittimamente evocare tulti i pretesti
religiosi e civili onde attraversare la sua missione. Il solo protestan
introduzioni:. lxiii
mii.
IKTBODl'ZIONK. LiV
po' meglio che tanti altri? Era questo un sentimento di avversione a'
buoni successi che l'Italia aveva ottenuti ? Il lettore imparziale lo
giudichi da ci che egli scriveva : (1)
(1) Questo che segue uno dei brani di alcune lettere inedite, stampale da Rossi
e ritirate prima di pubblicarsi, nel momento in cui condiscese a prendere il portafoMio
dello Slato Romano, lo ho ottenuto dalla cortesia degli eredi la facoli di pubblicarli.
Ragioni di alla convenienza, che iu nulla maerhiaoo per altro la memoria dell'Autore,
non bau loro permesso di consentire che quella lettere fossero integralmente pubblicate.
LXVIU KHRRAItA.
siderare che la guerra Italiana continui, e che Austria non perda ogni
speranza di vittoria.
La Russia confermata in questo desiderio dall'impeto Italiano
che le e odioso.
La Prussia, la Baviera e l'Alemagna sono anche punte e stimo
late dal parlare di alcuni Italiani rispetto ai Tedeschi, ed ai confini che
chiamano naturali. Molti non avvertirono sufficientemente al pericolo
di trasformare una guerra politica in una guerra di razze.
Riassumo: l'Austria nemica gagliarda ancora ed ostinata, Russia
non amica, Germania ed Inghilterra neutrali, ma per cagioni diverse
attente e sospettose.
E Francia! Voi avete, o Signora, sorriso, come tutti han dovuto
sorridere, udendo il Lamarline provare lungamente, minutamente, che
gli Italiani non voglion a nissun patto i soccorsi Francesi, e che anzi
desiderano che le armi Francesi neppur si addensino alla frontiera Ita
liana. Che vuoisi? diceva l'illustre poeta: in Polonia non possiamo
andare ; in Italia non ci desiderano. E come si sentiva gongolante di
gioia del poter provare che gli Italiani, n punto n poco pensano a
chiamar le armi di Francia !
a Giova pertanto attentamente considerare in quali condizioni si
trovi l'Italia volendo far da s, siccome essa desidera, e si proposto.
Desiderio e proponimento che i buoni diran santi, nobilissimi, gene
rosi, se all'altezza del pensiero rispondono i fatti, i sacrifizi, il senno.
Ove ci non fosse, il desiderio sarebbe giudicalo vanagloria, il propo
nimento presunzione e follia !
titori e dai pazzi dei quali si fecero aiuto e stromento! Lamartine non
osa separarsi da Ledru-Rollin. Egli si dimanda in cuor suo qual fon
damento avrebbe, separandosi , il suo potere in Francia. Sa che la
repubblica, da essi procreata, non ha per sua difesa che un esercito,
composto d'alcune centinaia di settari, ed alcune migliaia d'operai tra
viati, e sa che quest'esercito appartiene a Ledru-Rollin ed a' suoi
complici.
Sa che ove la Francia voglia alfine cessare d'esser fatta ludibrio
di chi non sa n obbedire n comandare, respinger sdegnosa colui
che piaggi la demagogia, e che tent con mirabili parole coonestarne
i misfatti. Ben altre mani, ben altro senno, ben altro vigore, le
saran necessarii per riparar tanto scempio, e per porre una volta
salde e durevoli basi ad un qualsiasi nuovo edilizio.
Il terzo Stato o ceto medio non una casta. Accetta a palli eguali
cbiunque gli slava prima di sopra, e non. oppone barriera inflessibile
a chi gli sta di sotto. Esso nel 1789 non ha vinto per se solo, ma per
lutti. Non ha due misure, due leggi. Non vuol privilegi n contro s,
n per s : schiude l'arena ad ogni uomo, ed stoltezza, anzi iniquit
l'adirarsi, sol perch i pi bei premii spettano a chi ebbe forza e co
raggio per conquistarli,
Fra la classe media, e quelli che nell'ordine sociale le vengon
dietro, la comunanza frequente, le relazioni inlime, e le differenze
si affievoliscono a grado a grado: l'ultimo de' borghesi, a stento il di
stingui da un principale fra gli artieri. Se per le sue fatiche ed i suoi
risparmii l'artiere diventa alla sua volta proprietario, intraprenditore,
capitalista, nissuno fa le maraviglie del vederlo a scanno coi borghesi,
come sembra a tutti cosa naturale che un borghese impoverito e mal
concio dalla fortuna torni al lavoro manuale. Questi passaggi, questo
su e gi degli artefici valenti ed economi, dei borghesi improv
vidi o sfortunati, moto naturale, continuo, conforme alla verit, alla
giustizia.
Ed in questo riposta la gloria del ceto medio, la legittimit della
sua vittoria, la necessit morale del suo durare ; in questo, dico, che
esso a patti eguali tutti accoglie e nissuno respinge. A nullo che per
ingegno , per dovizie , per condizione sociale , per fatti illustri degli
antenati o suoi, gi sliasi al vertice, tolto, se il possa, di rimanervi:
a nullo che di basso loco tenti in alto salire per onesti modi, sia di
sludii, sia di commercio o d'industria, sia di servigi civili o militari,
esso chiude le vie. Abborre dalle aristocrazie artificiali o invidiose; l'a
ristocrazia (vuoisi pur adoperare questa terribile parola) , l'aristocrazia
naturale riconosce e protegge, perch dessa altro non che legge di
natura, eguaglianza civile, ragione, diritto. E chi la niega in un punto,
la niega iu tutti. Ed ecco come sono perfettamente logici coloro che
INTRODUZIONE. LXS1X
naturali del loro ceto. L'orgoglio passione naturale che non appar
tiene soltanto ai grandi , ai ricchi , ai sapienti : alligna tenacissimo
anche in bassi luoghi: stolto chi spera sradicarlo : savio colui che
si studia, accortamente coltivandolo, di ricavarne ottimi frutti. Che
han fatto i capi-setta, in questo, pi de' regii, destri ed avveduti?
Hanno invelenito l'orgoglio degli artieri e fattone un sentimento vio
lento, bestiale, di cui si odono. le manifestazioni, si scorgono le or/ere
ogni d in Francia. AI cieco e brutale orgoglio di una mano di operai,
vogjionsi in grandissima parte attribuire e il colpo del lk febbraio,
che riusc prospero ai faziosi, e quello del 15 maggio che and fal
lito. Legga il racconto di quelle orribili scene, e ne sar al par di
me persuasa.
Restringendo questo discorso in brevi parole, la signoria del me
dio ceto legittima, perch aperta a chiunque pu e sa ; essa
sicuro fondamento di libert e di egualit civile.
Le stan contro l'invidia degli umili e la superbia dei grandi; la
minacciano di continuo due tirannidi, una peggior dell'altra, la dema
gogia e l'oligarchia.
A questi due pericoli, mestieri provvedere con forti e savii or
dinamenti politici. N le sfugge, che quanto pi vivo e gagliardo
l'impeto democratico di un popolo, tanto pi per salvar lo Stato e la
libert d'uopo di saldi ed efficaci ordinamenti civili, non per rintuz
zare, quell'impeto, ma per dirigerlo e contenerlo ne' confini dell'onesto
e del giusto. Fiacchi governi, sufficienti forze ajle aristocrazie che
sanno governar le medesime, non bastanza vive e calde democrazie.
E da scemi riporre in vaso di fragile vetro liquor che bolle e fer
menta .
I. ' , -A
VI.
Io sono slato fin qui molto franco nel rivelare al lettore le impres
sioni che in me lasciavano le varie fasi della vita di Fiossi; e con una
mutabilit, che corre il rischio di essere giudicata un'inconsistenza di
idee, ho detto il bene ed il male, intorno ad un uomo su cui i partiti
ancora vivi in Italia amerebbero forse meglio l'apoteosi da un lato,
la calunnia dall'altro. Un dovere, pi penoso e diffcile ancora, mi
resta, ed il lettore si attende di vederlo adempiuto. Il nome di Rossi
l'uno di quelli che pi splendidamente figurano nella bibliografa
economica. L'Italia, cos priva di Economisti che possano sostenere
il confronto coi veri padri delle varie scuole economiche, l'Italia che
ha tante buone ragioni per esserne priva, e tanto poche speranze di
raggiungere le nazioni da cui tanto trovasi sorpassata, ha spiegato una
grande avidit nel prendere come sue le glorie di Rossi, ed ha posto
un grande interesse ad esaltare il valore della sua scienza. La Francia
gli conserva, fra gli scrittori, un rispelloso silenzio; fra i contempo
ranei, che l'udirono dalla cattedra del Collegio di Francia, o che lo
aiutarono ed accompagnarono nei progressi della sua fortuna, qualche
cosa pi che il rispetto, un vero trasporto di entusiasmo, che si riec
cita e si riscalda ad ogni fatto o parola che venga a rimembrare il de
plorabile caso della sua fine. Se io sar ora costretto di dire che Rossi
abbia, nella gerarchia della scienza, titoli assai meno splendidi di quelli
che la fama gli ha dati, le mie parole riusciranno molto meno odiose
per l'ardire con cui la celebrit dell'A. ne resterebbe attaccata, che per
l'urto in cui verrebbero con le opinioni, gi dichiarate, degli uomini
che il giudicarono ponendolo a fianco degli Economisti pi insigni. Ad
onta di ci, io non saprei con timide relicenze tradire la verit. Dir
chiaramente i miei dubbi; e ci che possa riuscirmi pi caro sarebbe
il vedermi mostrare di essermi lauto ingannalo Dell'attenuare i meriti
INTliqpuzWNB. LXXXIII
di Rossi, quanto a me. sembra che allri sieno stati in eprore nello
elevarli.
Un fatto mi sembra, primieramente, acquistalo nell'opinione gene
rale degli Economisti. Rossi non ha aggiunto la menoma cosa di nuovo
nella scienza, ed forse il solo, fra gli scrittori di maggior fama, il
cui nome non rimanga attaccato a qualche speciale dottrina, foss'anco
un errore ingegnoso. M. Mignet, che pure, scrivendo un elogio acca
demico, non era tenuto a conservare un estremo rigore di critica
quant'io lo sono, si appena saputo spingere fino a chiamarlo conti
nuatore degli Economisti pi celebri. Egli tratta, soggiunse, la teoria
del Valore secondo Smith , quella della Rendita secondo Ricardo,
quella della popolazione secondo Malthus, quella degli Sbocchi secondo
Say, e quella del Capitale secondo tutti i grandi maestri da cui fu pre
ceduto . (Garnier, nel dizionario di Economia politica, gli d tutti
gli encomii che possano essere dovuti ad un ottimo espositore delle
jdee altrui, e non cita alcun punto su cui il merito di originalit gli
si possa concedere. Io amo di essere ancora pi scrupoloso : riconosco
un sol punto sul quale Rossi ha, se non pu dirsi una dottrina sua
propria, una speciale tenacit nel professarla ; ma sventuratamente
non saprei astenermi dal soggiungere che dottrina falsa in se slessa,
funesta nelle conseguenze che gl'incauti o i nemici della scienza po
trebbero trarne.
Rossi ha posto, sin dalle prime, e fino alle ultime sue lezioni, un
impegno costante nel far credere al mondo, che qualche linea di pro
fonda demarcazione esista, fra la teoria e la pratica delle cognizioni
economiche quella teoria e quella pratica, con l'aiuto delle quali
ha poi potuto, da Pari di Francia, sostenere dottrine od alti che nes
suna delle buone scuole economiche vorr consentire.
Avvi , secondo lui , un' Economia politica razionale, che la
scienza la quale investiga l'indole, le cause, i movimenti della ric
chezza, fondandosi sui falli generali e costanti della natura umana e
del mondo esterno . Avvi un'Economia politica applicata , nella quale
la Scienza va presa come un mezzo , e i suoi principii si devono
modificare secondo la variet delle circostanze di tempo, di spazio,
di nazionalit . . . Entrambe si occuperebbero di un sol oggetto , la
ricchezza ; ma la prima ne tratta d'un modo generale e, per parlare
come si parla oggid , umanitario ; la seconda , ne tratta in un modo
pi speciale, pi razionale .
Queste parole escludono, da un lato, la possibilit di attribuire
a Rossi la puerile e volgare distinzione fra la teoria e la pratica, in
quel senso che comunemente si fa, cio supponendo che la pra
tica sola sia fondata sui fatti, e la teoria si riduca a de' concetti pi
o meno ingegnosi, nati non so da qual primo germe intellettuale, ma
LXXXIT RFRH.UU.
Ho; si dir economicamente vero che l'eccesso della fatica ne' giovani
artigiana paralizza le forze della nazione, e che lo spettacolo de' bam
bini lasciati a perire sulla pubblica via ne abbrutisce il carattere.
Cos Ja vera origine del suo errore si deve, prima di tutto, ripe
tere dal concetto che egli volle formarsi intorno al soggetto proprio
della Bcienza: concetto incertissimo, meschino, vago, e di cui Coque-
lin ha fatto piena giustizia (1). Quando si mette l'Economia politica
sotto l'invocazione della Ricchezza, impossibile affatto di dame una
definizione alquanto soddisfacente. Ci ridurremo a dire, come fu detto
da Rossi : la scienza della ricchezza. Ma che cos' la scienza della
ricchezza? Si pu comprendere un'arte che si proponga di creare la
ricchezza; ma si pu mai concepire una scienza che si consacri allo
studio all'analisi d'un simile" fatto? Che *cosa vorr essa studiare
nella ricchezza? il fatto in s, o i mezzi con cui si produca? Nel primo
caso, bisogner limitarsi all'analisi degli elementi di' cui si compone;
e allora qual sar mai lo scopo, la consistenza, l'utilit d'Un siffatto
lavoro? Se si studier ne' mezzi adoperali a produrre, non sar pi la
ricchezza ci che propriamente si studii; sar, o l'industria umana, se
si tratta delle ricchezze prodotte col lavoro umano; o l'operazione della
natura t, se si tratta de' beni che la natura gratuitamente ci dia.*
Rossi ha un bel dire, nel voler dare una specie di consistenza alla sua
definizione, che i fenomeni della ricchezza costituiscano tin ordine af
fatto distinto da lutti gli altri, e formino il campo esclusivo della scienza
economica. 11 modo in cui volle provarlo, gli sforzi che fece per iso
larli, furono pi polenti che il suo energico ingegno , e ne rivelarono
l'imbarazzo.
La conseguenza che doveva discendere , e che difatti discese dal
suo concetto fondamentale, e il difetto che mcchia tutto il Corso del
nostro Autore, e che lo condanna a perdere tra non guari la maggior
parte dell'importanza che ebbe nel suo primo esordire. Tutle le sue
lezioni, tutti i principi! enunciativi , tutte le teorie economiche
che passino sotto la penna di Rossi, ricevono il marchio di una titu
banza che uccide il coraggio dello studente. Ci nuoce, pi che ad
ogni altro, alla fama medesima dell'A. , ed il vero motivo per cui
Rossi non pot riuscire ad ottenere il merito d'una menoma teoria
originale. Combattuto sempre, tra la spinta della verit scientifica, e
l paura delle pratiche eccezioni, egli meno che eclettico; , 0 fi
nisce sempre col far credere a' lettori che sia, lo scetticismo incarnato
nella scienza economica. Men ricco di aneddoti e fatti, molto meno
metodico, che Gioja, ne spos tutto lo sprito di contraddizione, e tutti
i sofismi del dubbio. Quando, con quella sua lucidezza apparente di
(1) Nel momento in cui si ponevano sotto i torchi queste ultime pagine, mi sono
arrivati alcuni schiarimenti, che io aveva richiesti, intorno alla parte che fu sempre
detto essersi presa da Rossj nella compilazione della Biblioteca di Ginevra, e intorno
I suo Rapporto sul Matrimonio civile, che, come il lettore avr potuto vedere, uno
degli atti pi notabili nel suo soggiorno in Isvizzera. La persona distintissima, alla
quale io mi diressi, mi narra minutamente il modo in cui avvenne quel fatto; e i
particolari che me ne da; mi avrebbero condotto a modificare alquanto ci che ho
detto qui sopra, se gi Don si trovasse stampato. Non posso che riprodurre testual
mente la sua lettera-, la quale non sar certamente priva d'interesse, in un lavoro in
cui* per quanto da me dipendeva, ho cercato di Don trascurare qualunque cosa che
servisse a render compiuta la memoria dei fatti concernenti la vita del nostro Autore.
ti" Rossi n'a insr aiicun morceau de fond, sign de lui, dans la Bihliothque
Uoiverselle de Genve. J'ai collationn ce Recueil avec les Tnbles, et je n'y ai truv,
en eflet, que la premire lecon d'economie politique que Rossi donna au Collge
de France {Bill. Univ. anoe 1 834. Tome 53, p. 249; ; or c'est une sinaple re
production d'un article de la Ikvue mensuelle d'Economie politique que M. Fix publiaif
alors Paris.
2 Vous me dites dans une nutre panie de votre lettre que M. Huber Saladin
atfirme. que le Rapport sur le mariage civil tit de Rossi, tandis que le professeur
Cherbuliez croyait plutot que ce rapport tait du professeur Bellot etc. . Ces deus
messieurs-sont dans le vrai : M. Betlot fit le rapport sur la I" Loi sur le mariage
du 26 dcembre 1821 , celle par laquelle on revint Genve au systme du
mariage civil. M. Rossi lil le rapport sur la 2 Loi (celle du 24 janvier 1824J qui
tublit le mariage religiaux dans les communes dtacties de la Savoie par suite du
XCT( FERRARA.
Traile de Turin, mais sans rien changer an droit matrimonial du reste du Canton
de Genve. Pour l'inielligence de ce fait, je dois ranpe|er quelques dtails: aprs la
restauration de Genve comme rpublique en 1814, on conserva provisoirement les
Codes fianais qui sont encore la base de notre Lgislation; mais, le 2(1 mai 1816,
parut une Loi qui eu drogation du Code civil Napolon, rtablit la clbration reli
gieuse. Eh effet, l'art. 6 portait: , L'acte de mariage, dress par l'ollicier de l'Etat
civil, ne sera valide qu'autant qu'il aura t suivi de la bndiction uuptiale; et
>< l'article 7 : Le mariage, valid par la bndiction nuptiale, produira ses effets civils
dater de l'acte dress par l'otRcier de l'Etat civil . (Voy. Hecueil Authentique
des Lois et Actes du gouvernement de la Rpublique et Canton de Genve: louie 2-,
anne 1816, pag. 212). Cette Loi amena beaucoup de rclamations, elle entranait des
obstacles presqu' insurmontables la clbration des mariages mixtes, elle tait d'ail-
leurs trop contraire aux habitudes cres par la pratique du C. Napolou pour ne pas
tre peu sympathique une partie de la population. Eu consquence, le Conseil d'Etat
par l'organe de l'ancien Syndic Scbmldtmeyer proposa au Conseil Reprsentatif (Grand
Conseil lgislatif), le 23 novembre 1821, un projet, de Loi qui abrogeait la Loi du
20 mai 1816, et rtablissait dans toute l'tendue du Canton les dispositions du Code
civil Napolon contenues tant au titre des actes de l'Etat civil, qu'au titre du ma-
nage, tout en imposant aux poux le devoir de faire eusuile bnir leur mariage
<r sous certaines peines (Voy. le Recueil intitul : Expos succinct des dlibrations du
i Conseil Reprsentatif de Genve, tome i, n 2 (uovembre 1821 J, pages 55 et sui.) .
Le Grand Conseil prit la proposition en considration, et renvoya le projet de Loi
l'examen d'une Commission de 9 membres, parmi lesquels figurent les noms de MM.
Girod, Bossi et Bellot professeurs de Droit. Celle Commission aprs en avoir dlibr,
avec la plus grande assiduit, fut en majorit, l'avis du Conseil d'Etat, tout en pro
posant uue rduction nouvelle ; elle dsigna le professeur Bellot comme rapporteur.
Ce dernier fit son rapport la sauce du Conseil Reprsentatif du 19 dcembre 1821 ;
voioi"ce qu'en dit l'Expose1 succine! (sup. p. 165, 166): Monsieur le professeur
-Bellot, rapporteur de la, Commission, dans un discours quia dur deux heures,
dveloppe les motifs de la Commission, soit pour adopter les bases du projet pri-
mitif sur la rvocation de ta Loi du 20 mai 1.816, et sur le retour au Code Civil, sort
pour carter les dispositions pnales proposes par le Conseil d'tat, contre, ceux qui
se refuseraient la demande de la bndiction nuptiale. Il explique quelques dispo-
sitions accessoires du nouveau projet-.
C'est l tout: le rdacteur de l'expos suoeinct avait bien promis de publier
le texte mme du rapport de Bellot ; mais il ne l'a pas fait, et je n'ai pu retrouver ne
texte nule part, ni en Chancellerie, ni. dans les papiers de Bellot. Je ne puis doue vous
le procurer. Le systme Bellot sur le mariage civil se trouve nanmoins en partie
expos, soil dans ses Cours de Droit, soit dans les Annales de Lgislation et d'conomie
politique, T. I, p. 120 et suiv., Genve 1822 (Recueil' destin faire suite aux trois vo
lumes des Annales de Lgislation) ; . . . . soit enfiu, dans la Discussion mme du projet
de loi de 1821, discussion dont on trouve un rsum dans l'Expos succinct, etc.. Sup.
p. 107 suiv., 187 suiv. Le texte.de la loi sur le mariage, vote dfinitivement le
26 dcembre 1821, est dans I'Expos, p. 201, 202; et au Recueil des Lois de Genve,
loin. 7, anne 1821, p. 248. Voici, en-rsum; le rgime de cette lui: ol" Les dispo
ni sitions du C. Civil sont les seules rgles observer, dans tout le Canton, pour la cl-
bnrlion du mariage et sa validit. La loi du 20 mai 1816 est abroge ; 2' L'ollicier de
l'tat civil, qui aura clbr le mariage, doit rappeler aux poux le devoir que la reli-
tjion leur impose, de le faite sanctifier parla bndiction nuptiale; il leur dlivrera
sans frais un certificat de mariage pour tre prseut au ministre du cuite ; 3 Les
ministres du culte, qui bniraieut un mariage sans la prsentation pralable du susdit
certificat, peuvent subir, par mesure administrative, une retenue de leur temporel jus-
qu' concurrence, de la moiti, laquelle sera ordoun* par le Conseil d'Etat. Les arti-
des li)9 et 200 du C. Pnal sont abrogs, 4 Il tait permis au Conseil d'Etat de d-
roger, par des permissions spciales, cette loi, l'gard des mariages clbrs Aor*
du Canton.
A peine la nouvelle loi de 1821 tur lt- mariage tait mise excution, qu'elle prouva
INTRODUZIONE. XCV1I
VII.
SUL
Invece di applicarsi all'esposizione de' prineipii sotto" i quali tutti gli econo
misti sono d'accordo, Peshine Smith sembra aver preso il partito di passarli sotto
silenzio e di accennarli incidentalmente. L'oggetto principale della sua opera di
far risaltare le differenze che esistono fra la teoria che egli professa, e ci che. si
considera generalmente come la scienza, dell'economia politica. 11 suo Manuale un
fibro di controversia; ha la passine, il calore e nello stesso tetnpb i trasporti e le scor
rezioni dei lavori di questo genere. L'autore preferisce abitualmente l'asserzione alla
dimostrazione ; preoccupato di continuo di certe proposizioni che considera come
fondamentali ed incontrasele, vi ritorna sovente, senza accorgersi che il lettore, meno
preoccupato di lui, non pu sempre seguire le ellissi del ragionamento, e varcare le
lacune che si trovano spesso in tale esposizione.
Per fondare la sua teoria sopra leggi puramente fisiche, Peshine Smith affatto
uscito dalla scienza economica. Prima di analizzare e di definire l produzione delle
ricchezze, ha voluto prendere per base le leggi che reggono la produzione degli alimenti.
Ma quali sono codeste leggi? Noi ne abbiamo invece cercato l'esposizione nel primo ca
pitolo del Mulinale. In mezzo ad una moltitudine di fatti tolti dalla chimica organica e
dall'agricoltura, ci sembra aver egli compreso che bastasse alla popolazione di consumare
sul posto i prodotti della terra, perch questi prodotti aumentassero poi nella stessa
proporzione che la popolazione. Questa confutazione della dottrina di Malthus era stata
formolata in Francia sotto il nome d circulut. da Pietro Leroux. E-;sa consiste nel dire
che l'uomo come produttore d'ingrassi rende alla terra pi che l'equivalente di quello
che egli ne prenda per provvedere al proprio nutrimento.
difficile il combattere una dottrina enunciata in termini cos generali e per
csi dire incomprensibili. Difatti, coloro che l'hanno formolata non hanno certamente
fatto astrazione dall'elemento essenziale, dell'intelligenza e dlia 'fecondit del lavoro
umano, e frattanto non ne hanno fatta menzione. Non s-i pu nondimeno sostenere, in pre
senza della storia che qualunque sia il numero degli abitanti di un paese, qualunque
sja il grado di avanzamento dell'arte agricola, le sussistenze basterebbero, purci so
lamente non fossero esportale al di fuori. Il prodotto della terra dipende assai meno
da tale o tal altro modo di consumazione che dalla quantit e dall'energia degl'in
grassi applicali all'agricoltura, dall'intelligenza colla quale vi sono applicali, dall'arte
colla quale l'agricoltore domanda all'aria, all'acqua, agli animali, ai vegetali la po
tenza produttiva, che contengono. La somma dei prodotti della terra dipende dauque
sempre , e prima di' tutto dall' arte dell' agricoltore e dai capitali dei quali dispone ,
due cose che sfuggono compiutamente alle leggi puramente fisiche , e che si riferi
scono, nel modo pi diretto, all'impiego della volont e dell'intelligenza umana.
quello che il nostro autore ha trascurato di formolare esattamente.
Sembra che la prima proposizione enunciata da Peshine Smith sta ricavata da
fatti tolti dal dominio d'una scienza altra che l'economia politica, e formolata in ma
niera oscura, in termini nei quali pu essere vera qualche volta , erronea il pi so
vente, e, per conseguenza, erronea sotto il punto di vista scientifico. Noi non ne con
chiuderemo che il rimanente del sistema sia infermato da questo errore fondamentale,
CU FERRARA.
quali il cotone somministra la materia. Quindi, questa teoria confermata nei Manuale da
un'altra teoria sulla differenza dei vantaggi del commercio interno e del commercio
esterno. Io generale, qualunque cambio d un benefcio a ciascuno di quelli che vi
pigliano parte; Peshine Smith ne conchiude che il commercio interiore d alla na
zione- due benefcii per ciascun cambio, mentre il commercio esteriore non ne d che
uno solo.
Senza risalire al punto di partenza, ed ammettendo il benefcio supposto come una
quantit fssa, sembra che, anche a prezzo uguale, sarebbe indilTerente che i cambi di una
nazione avessero luogo fra nazionali q fra nazionali e stranieri. Difatti, si deve ammettere
per assoluta necessit che tutti i prodotti di cui il proprietario non abbisogna pel proprio
consumo personale, sono cambiati in modo che dove il commercio interno avrebbe un
cambio, il commercio esterno ne avrebbe due. Cambiate una balla di cotone contro il suo
equivalente in calanc fabbricalo agli Stati Uniti : vi sono, dice Peshine Smith, due bene
fcii, quello del produttore della balla di cotone e quello del fabbricante di calanc: cam- ,
biate quella balla di cotone con. del calanc inglese, e gli Stati Uniti non avranno pi che
un beneficio. Siamo d'accordo ; ma se la somma di lavoro impiegata a fare il calanc
negli Stati Uniti fosse impiegata a produrre una seconda balla di cotone, vi sarebbe
cambio di due balle contro una doppia quantit di calanc inglese e la somma dei bene
fcii ottenuti dagli Stati Uniti sarebbe la medesima.
Ma quando un paese preferisce i cambii che gli offre il commercio esteriore a quelli
che potrebbe fare dentro di s, vuol dire che vi trova un vantaggio, una differenza di
prezzo. Se per una somma di lavoro uguale a 75, impiegata alla coltura del cotone, si
ottenga una quantit 73 di calanc inglese, e che, per effetto dello stabilimento di un
dazio, occorra una somma di lavoro uguale a .100, per ottenere la stessa somma 73 df
calanc, non c' ragionamento che possa provare che il paese vi guadagni, poich, prima
del dazio, esso poteva ottenere in tessuti una somma di lavoro uguale a i 50 per una
somma di lavora agricolo uguale a 150, e che dopo il dazio, gli occorre una somma di
lavoro uguale a 200 per ottenere la stessa quantit di tessuto dSO. Perch il ragiona
mento di Peshine Smith potesse sostenere un solo istante la discussione, bisognerebbe
che il paese; al quale egli si dirige, avesse delle braccia senza impiego. Ora, non vi sono
mai braccia senza impiego presso i popoli intelligenti e liberi, e negli Stati Uniti meno
che altrove..
Il Manuale aggiunge che le spese di trasporto sono a pura perdita, e che un dazio
che avvicina le fabbriche alle materie prime risparmia colali spese di trasporto. -vero
che le spese di trasporto costituiscono uno degli ostacoli per eccellenza del commercio
esteriore, ed . appunto a motivo di questo ostacolo che, anche-ammettendo la teoria di
Peshine Smith sullo spossamento delle terre, non c' bisogno di dazii protettori affinch
ad uh dato giorno la fabbricazione si accosti alle materie prime. Difatti, tostocb il paese
il quale produce le materie abbia dei capitali e del lavoro il cui impiego sia diffcile, si
applica alla fabbricazione sulla quale l'esenzione delle spese di trasporto e dei benefcii
del commercio d'importazione e di esportazione gli assicurano un premio che nulla pu
rapirgli: una distribuzione iniqua delle ricchezze, un reggime economico oppressivo all'in- -
terno, i pregiudizi! ostili al lavoro o l'incapacit della popolazione potrebbero soltanto
mantenere la separazione permanente delle materie prime e della fabbricazione.
Gli Stati Uniti hanno favorito presso di loro, collo stabilire un dazio protettore, la
fondazione delle fabbriche di cotone: ne ora possedono. Hanno essi fatto una buona o
una cattiva operazione economica ? Dopo l'istituzione del dazio, ogni cittadino americano'
ha pagato pi caro gli oggetti di cotone manufatti dei quali egli ha avuto bisogno. A chi
ba vantaggiato questa differenza di prezzo? A nessuno, o tult'al pi a qualche fabbri
cante, poich non cosa dubbia che l'alto prezzo assicurato ai prodotti dal dazio non
abbia moltiplicato le fabbriche al punto che esse non danno proftti pi alti che le altre
intraprese industriali del paese.
Se il dazio non fosse stato stabilito , tutto il lavoro impiegato ad impiantare e
mettere in esercizio fabbriche di cotone avrebbe potuto essere applicato a dissodare
terre o a migliorare le terre gi dissodate, o a qual si voglia altra industria produt
tiva, e tut i capitali assorbiti dalla differenza di prezzo risultante dal dazio avrebbero
potuto essere impiegati a fecondare i lavori agricoli. Certamente , n la popolazione,
ltftRODCZlONK CV
n la ricchezza del paese sarebbero minori; ma verrebbe giorno in cui te intraprese
agrcole o altre, essendo meno facili o meno prodottive, si calcolerebbe che cosa co-
slino la rendita ed il trasporto in Inghilterra del cotone in bioccolo, la vendita ed il
trasporto del cotone manufatto dall'Europa in America, ed in cui, avendosi col altret
tanta intelligenza, attivit e capitali che gli Europei, si imprenderebbe la fabbricazione
dei bambagini, sulla fede del premio d'incoraggiamento che risulta dalle spese di tras
porto ed inoltre da una pi grande facilit nelle relazioni. Allora la fabbricazione del
cotone si sarebbe stabilita di per se medesima agM Stati Uniti, e fino a tale momento
era inutile che vi si stabilisse.
Il reggime protettore potrebbe . trovare una scusa in un vecchio paese il quale
cercasse eoo tale, mezzo di stimolare una -popolazione apatica, o di mutare una di
stribuzione iniqua e viziosa delle ricchezze ; ma di tutti i popoli della terra, quello'
degli Stati Uniti quello il quale u abbia meno bisogno e per conseguenza quello
che vi perda di pi. L'Americano ha altrettanta intelligenza, pi istruzione economica
e pi libert che l'abitante d qualsiasi paese d'Europa, ed una lunga serie di suc
cessi, dovuti ad una situazione eccezionale, hanno sviluppato nella popolazione intiera
uno spirito di speculazione, che non ha l'uguale nel mondo. L'Americano non teme e
non deve temere nessuna concorrenza. Egli ha un sistema protettore pi efficace e
di un effetto pi certo che quello che Peshine Smith raccomanda; la diffusione, la
forza, la direzione pratica e sensata dell'istruzione primaria, la quale fa dell'operaio
americano, in tutti i rami dell'industria, un uomo pi intelligente che la media dei
suoi concorrenti" in Europa. Ecco il grande e legittimo mezzo di assicurarsi uno dei
primi posti al grande concorso dell'umanit, senza reggime artificiale, senza sciupio di
forze, senza spirit di denigramene e di gelosia.
t Peshine Smith dice in certo passo che l'Economia, politica quale professata
in Europa impotente a spiegare i diversi fenomeni che' presenta la societ ameri
cana.. E sicuramente un errore, poich l'Economia politica, quale noi la conosciamo,
spiega senza difficolt di sorta tutti quei fenomeni che non ismentisenno nessuna delle
verit che essa ha stabilite. La societ americana si sparsa sopra u territorio Im
menso recandovi tutte le arti e tutte le scienze acquistale dall'umanit aprezzo'di un
lavoro di molte migliaia d'anni. A termini della teoria che Peshine Smith condanna,
quand'anche gli Stati Uniti non facessero nessuna scoperta e non profittassero di nessuna
di quelle che fossero fatte in Europa, la popolazione non vi patirebbe qualche stret
tezza se non quando avesse oltrepassato un numero di molte centinaia di milioni. Deve
dunque forse far meraviglia che essa non soffra nessuna strettezza del genere di quelle
che patisce l vecchia Europa ! "
Perch la situazione economica degli Stati Uniti , differentissima da quella del
l'Europa si debb'egli conchiudere che le leggi dell' economia politica non sono le
medesime nell'uno e nell'altro emisfero, o che la prosperit degli Stati Uniti sia do
vuta ad idee economiche speciali ? No, senza dubbio. Perch l'azione dei principi)
restrittivi. non si fa ancora sentire agli Stati Uniti, questa una ragione per discono
scere scientificamente l'esistenza di colali principi!, dei quali si pu a giusto titolo
paragonare l'azione a quella dell'attrito in meccanica? Dopo molte migliaia d'anni,
gl'inventori scemano l'attrito nelle costruzioni delle macchine: ogni nuovo progresso
della meccanica tende a sopprimere qualche, congeguamento inutile, a semplificare;
ma l'attrito non esiste per meno, per disperazione di tutti coloro che pretendono tro
vare il moto perpetuo. Lo stesso avviene in economia politica ; il principio restrittivo
che Malthus e Ricardo hanno riconosciuto sotto i suoi principali aspetti, ha una esi
stenza incontestabile. Tutta l'intelligenza, tutta l'attivit industriale dell'umanit pos
sono essere impiegate a combatterlo , a diminuirne assiduamente gli effetti, senza che
mai sia possibile di far/o sparire. Senza dbbio cosa spiacevole di trovare un osta
colo sulla nostra strada e si fa benissimo cercando di passarvi sopra o di causarlo ;
ma a che giova chiudere' gli occhi e negarne l'esistenza?
Non ispingeremo pi oltre l'esame delle proposizioni enunciate .nel Manuale di
Peshine Smith '. occorrerebbe per questo .ricapitolare l'Economia .politica quasi in
tiera. Noi abbiamo accennato solamente "quelle che l'autore ha sembrato mettere in
rilievo co,n pi compiacenza, e sulle quali ritorna di continuo, come se costituissero
CV( FKRHARA.
la porzione essenziale del suo laToro. Questo Manuale ne racchiude molte altre che
non sono meno contrastabili , ed alcune che danno un aspetto duoto ed interessante
ad alcuni fatti economici.
Insomma l'insieme delle idee esposte in questo libro indica pi immaginazione
e passione che pazienza e calma scientifica. L'autore passa facilmente da un soggetto
ad un altro ; si abbandona a digressioni , ed accatta indistintamente argomenti dalle
scienze fisiche, dalle arti industriali, dalla storia, senza sempre distinguer bene quello che
certo da quello che congetturale. La sua esposizione focosa e disordinata; le
idee vi si ammucchiano e vi cozzano piuttoslncb vi si concatenino; ma in questo
disrdine slesso vi ha potenza e splendore, baleni in mezzo a fumo denso e quasi
impeoelrabile.
Pesbie Smith avrebbe fatto un libro migliore, se non fosse stalo sotto l'impero
della sua economia politica americana, se avesse invocato meno la vanit nazionale e
le passioni astiose; se inni si fosse fatto l'organo degl'interessi protetti dall'ultima tariffa
doganale degli Stati Uniti. La scienza non pu che perdere ad essere mischiata a tutto
questo. A che giova, per esempio, denunciare la politica machiavellica dell' Inghil
terra a proposi' del libero cambio? L'Inghilterra, come lutti i paesi del mondo, ha
agito in virt delle idee economiche dilTuse nella sua popolazione. Nel secolo decimo-
seitimo essa ha fatto, come le altre nazioni dell'Europa, delle leggi sotto il punto di
vista del sistema mercantile: nel secolo decimonono ha modificato codeste leggi sotto
il pnto di vista della libert. Lungi di cercare da molli secoli -di stancare il suolo
dei suoi vicini, ha latto lungamente grandi sforzi per proleggere l'agricoltura propria,
per impedire l'importazione delle sostanze alimentari. Sodo appena alcuni anni che essa
ha adottato il sistema denuncialo da Peshine Smith, e quando il governo entrato
nella politica del libero cambio, si preoccupava' assai meno di nuocere alle altre nazioni
che di fare sparire imbarazzi interni, di provvedere alla sicurezza sua propria : essa ha
ceduto alle idee del tempo, agli interessi che erano divenuti dominanti nel paese. K un
fatto storico certo. Che cosa provano contro codesto fatto, dal punto di vista della scienza
o della politica, alcune frasi prese a casaccio da qualche discorso, opuscolo o volume dei
partigiani del libero cambio? .
Vi sono delle eccellenti cose nel Manuale, sia sull'ufficio economico del governo,
sia sull'apprezzamento- critico della costituzione economica delle. Societ inglesi e fran
cesi. Sembra che la passione abbia illuminato l'autore. Ma noi crediamo che le sue osser
vazioni nulla avrebbero perduto della loro autorit, se fossero stale espresse senza spirito
di denigrare, in termini meno ricisi e meno aspri.
(e La conclusione ordinaria dei trattati di economia politica di dire agli uomini :
Lavorate ! e non pigliatevi fastidio del resto. Non temete di mescolarvi agli altri uo
mini ed agli altri popoli. La conchiusione del Manuale di Peshine Smith che bisogna
isolarsi proteggersi il pi che si possa, e respingere il commercio esteriore come un
nemico pericoloso dell'ordine sociale. Questa conchiusione trista : ba qualche cosa che
offende quelle menti stesse che poco conoscano i principii della scienza: offende poi
maggiormente coloro che hanno studiato l'economia politica, perch questa conchiusione
fondata ad un tempo sopra errori di fatto e sopra errori di dottrina.
Si pu credere, ed nostra opinione, che abbiansi qualche poco esageralo i vantaggi
e gl'inconvenienti del commercio esterno, perch gli animi sono ancora sotto l'influenza
del sistema mercantile. Ma nessuno ha spinto l'esagerazione cosi oltre come Peshine
Smith e la scuola della quale egli l'organo. .Non c' aleuti paese, nemmeno l'Inghil
terra, dove i cambii del commercio esteriore sieno paragonabili per la loro importanza a
quelli del commercio interno, e questo indipendentemente da qualsivoglia legislazione
doganale. Ma in lutti i paesi il commercio esterno e la legislazione che lo regge concer
nono interessi potenti e clamnrosi che si curano assai poco delle teorie e delle dottrine
scientifiche, purch essi volgano l'opinione in favore dello scopo cui mirano. Non si pu
mica dire ad una nazione: Mettete un'imposta a mio profitto sopra ciascuno dei miei
concittadini, onde darmi mezzi eccezionali di far foTluna . Si dice: Noi abbiamo un
interesse immenso a non essere tributarli degli stranieri ed a fabbricare noi medesimi
tutti gli oggetti di manifattura dei quali potremo avere bisogno. Ciascheduno s'imponga
un sacrifizio con questo scopo patriotico ed io mi consacrer all'affrancameuto del
INTRODUZIONE. CVII
paese >. Questo linguaggio molto pi sostenibile che il primo, ma ha il difetto di ten
dere al medesimo scopo e di dissimularlo.
Le dottrine economiche delle quali codesto Manuale l'espressione, sembrano la
formola adottata dagli interessi privati che sono pervenuti ad elevare un monopolio nel
puese della libert. Si dice che esse sono potenti al di l dell'Atlantico, e noi lo crediamo
facilmente, se vi sono diventate la panila d'ordine di un partito. Ma il loro trionfo, anche
temporaneo e parziale, non potrebbe avere per il paese dove prevalessero, se non conse
guenze dannose. Senza dubbio, la societ americana ha uba costituzione economica assai
forte per resistere senza pena e senza fatica a codesta prova; un giovane robusto che
pu trascurare impunemente le leggi dell'igiene e commettere qualche eccesso di reg-
gime. Essa badi per alle conseguenze : una cosa grave costituire delle propriet sopra
delle teorie e sull'azione artificiale delle leggi, abituare dei cittadini ad aspettarsi la loro
fortuna o la loro rovina dal beneplacito del legislatore. Noi sappiamo abbastanza in
Francia quello che costi un siffatto reggimento, per aver dritto di additarne il. pericolo.
Per compendiare in poche parole la nostra opinione sul Manuale di Pesbine Smith,
noi diremo che un libercolo pieno di spirito, d'estro, d'immaginazione, un invito a tutte
le passioni esclusive a profitto di un'opinione favorevole al sistema protettore, ma al
quale impossibile di accordare il valore di un compendio scientifico.
COVRCBLLE SENEUIL.
y -
P. ROSSI,
I.
DEL METODO IN ECONOMIA POLITICA.
DELLA NATURA E DEFINIZIONE DEL LAVORO.
II.
OSSERVAZIONI SUL DIRITTO CIVILE FRANCESE
CONSIDERATO NEI SUOI RAPPORTI
III.
INTRODUZIONE ALLA STORIA
DKLLE
DOTTRINE ECONOMICHE.
DEL METODO IN ECONOMIA POLITICA,
DELLA NATURA E DEFINIZIONE DEL LAVOR.
II.
() Quando questa Memoria stilla distesa, si credeva che la legislatura non tarde
rebbe a dotare il paese di nuove leggi sui fallimenti, sulle societ di commercio, sulle
vendile di stabili, ecc.: la legge sui fallimenti la sola che sia arrivata a buon parlo.
OPUSCOLI. [13]
naturali, industriali e civili, divisione razionale e completa in apparenza. Ma
quali sono i frutti industriali? Quelli che si ottengono da un fondo di terra per
mezzo della coltura, i frutti che possono essere pendenti da rami ed in radici
(Cod. civ., art. 547, 585, 585). I frutti civili sono gli arretrati delle rendile,
le pigioni delle case, gl'interessi delle somme esigibili, in breve, i redditi che si
ricavano dalla locazione dei capitali , redditi utilissimi agli individui che li per
cepiscono, ma che non sono mica dei prodotti; essi non aumentano direttamente
la somma delle produzioni nazionali.
Evidentemente il legislatore non ha avuto in veduta che i prodotti della
terra e del lavoro applirato alla terra, ed i redditi che si ritraggono dalla loca
zione dei capitali. In quanto ai prodotti sia del capitale propriamente detto, sia
del lavoro che aiuta questo capitale senza il concorso del terzo strumento della
produzione, non si trovano compresi nella classificazione della legge. I prodotti
delle nostre vaste manifatture, le ricchezze che esse versano sui mercati del
mondo, non si possono collocare in una delle categorie del Codice, se non fa
cendo violenza al testo.
E sarebbe pur tuttavia difficile di applicar loro, per una analogia razionale,
le disposizioni relative all'acquisizione dei frutti.
Quando il contralto di matrimonio contiene la clausola che gli sposi, si
maritano senza comunit, i frulli dei beni della moglie appartengono al marito.
Sarebbe egli facile di applicare in maniera equa la lettera della legge, se la mo
glie fosse commerciante, se, possedendo vaste fabbriche, avesse ereditato un
metodo di fabbricazione ancora ignoto, se essa medesima fosse un'artista di
grande rinomanza, una scrittrice celebre?
Lo ripeto, il legislatore non ha portato la sua attenzione che sugli stabili,
terreni o case, sul danaro in natura o investito, e sulla mobilia propriamente
detta. Mentre disceso fino al ragguaglio dei pali che l'usufruttario del vigneto
pu pigliarsi nella foresta, non ha nemmeno fatto menzione del caso in cui un
usufrutto generale comprendesse vaste officine non affiliate ed in piena attivit.
Certamente non mica applicando alla lettera gli articoli del Codice che si
potrebbero regolare equamente e nell'interesse dell'industria nazionale i diritti
d'un proprietario e quello dell'usufrutlario relativamente al capitale fisso, al
capitale circolante, alla clientela, ai segreti della fabbricazione, ai brevetti d'in
venzione, alle corrispondenze e relazioni commerciali, e cos via dicendo.
Pi innanzi parlando dell'usufrutto delle cose delle quali non si pu fare
uso senza consumarle, la legge permette all'usufruttario di servirsene coll'ob-
bligo di renderne di pari quantit, qualit e valore. Chi non vede che la parola
valore qui presa in un senso affatto straniero alle nozioni economiche ? Ci
vorrebbe un concorso di circostanze assai raro, perch dopo dieci o venti anni
fosse possibile di restituire esattamente lo stesso valore, rendendo la medesima
quantit e qualit. Ognun sa quanto sieno variabili, mobili le condizioni del
mercato, e per conseguenza il prezzo ed il valore delle derrate.
Se voi aprite il titolo del prestito, vi troverete una differenza fra la restitu
zione del prestilo fallo in verghe, e quello del prestilo fatto in metallo monetato.
Il legislatore compendia cosi in alquante parole tutti i vecchi errori dei leggisti
sulla moneta; egli suppone con essi che il valore ne sia arbitrario e non dipenda
che dalla volont della legge; egli autorizza il debitore, in caso di aumento o di
[14] P. ROSSI.
diminuzione di monete, a non restituire che la somma numerica primitiva e que
sta in monete che abbiano corso al momento del pagamento. Chi non sa che la
giurisprudenza lotta penosamente contro il testo della legge per applicare il prin
cipio dell'inalienabilit del fondo totale anche alla dote mobiliare? Il foro in
guerra su questo punto come su tanti altri colla scuola. perch la dottrina
concentra la sua attenzione sul testo e sulle origini storiche del testo ; mentre i
tribunali messi in presenza alle applicazioni ed alle loro conseguenze, provano,
di buon grado o mal grado, l'influenza del fatto economico che caratterizza l'e
poca nostra, intendo dire l'accrescimento di giorno in giorno pi considerabile
della ricchezza mobile. Essi non possono concepire che la guarentigia dell'ina
lienabilit accordata alla moglie la quale reca in dote una capanna ed un arpentu
di scopeto possa essere rifiutata a quella che possiede centomila lire di rendita in
capitali mobili. s
Nella stessa guisa, il tutore non pu vendere l'immobile del minore senza
osservare regole e formalit assai numerose, assai lunghe assai costose. La for
tuna del minore dessa al contrario composta di beni mobili!* Tutte quelle pre
cauzioni spariscono, il tutore amministra a sua voglia, la fiducia del legislatore
quasi illimitata. nondimeno pi facile di vendere dei mobili che degli stabili;
l'operazione pu essere istantanea, clandestina : bastano pochi minuti alla Borsa,
anche al caff Tortoni, per trasformare in biglietti di banco un ricco patrimonio.
Nuova prova che il legislatore non ha pensato che agli stabili ed al loro reddito.
Egli stato lontano dal prevedere l'importanza attuale della fortuna mobiliare.
Ma che dovr dirsi degli interpreti dei nostri giorni, i quali non la scorgono an
cora, bench essa colpisca oggimai gli occhi d'ogni persona, o che domandano
con disprezzo che cosa provi codesto? Gli appena mestieri di ricordare quanto
poco il nostro sistema ipotecario e le nostre leggi rispondano ai doe bisogni del
nostro stato sociale, la rapidit delle operazioni e la sicurezza degli affari. Non
t ha sicurezza se la pubblicit e la specialit di tutti i pesi che possono gravare
un fondo non sono eseguiti senza eccezione nessuna. Non vi ha prontezza pos
sibile negli affari, se pretestando l'interesse dei debitori, si arriva colle inestrica
bili ambagi della procedura, a fare del gabinetto di ciascuno officiale ministeriale
una trincea insuperabile.
Fintantoch questi due vizii, i pesi occulti degli stabili ed una procedura di
esecuzione rovinosa e complicala, non saranno scomparsi dal nostro sistema di
diritto privato, tutti i progetti pi ingegnosi per far profittare la ricchezza
immobiliare di un largo ordinamento dei mezzi di circolazione e di credito, in
contreranno ostacoli insormontabili. cos che, per un bizzarro rovesciamento
nel corso delle cose umane, oggid la propriet fondiaria che colpita d'ilo-
lismo; la ricchezza mobiliare che gode del diritto pi essenziale per noi, la
libert.
Da una parte, il movimento delle propriet fondiarie e la circolazione dei
capitali sono cos impastoiati dalla nostra legge civile e dalle forme della nostra
procedura; dall'altra parte, il legislatore, con una arditezza che pu spaventare
anche l'economista pi ardente per la libert commerciale, non ha temuto di
cancellare con un frego di penna qualunque linea di demarcazione fra due fatti
che sono frattanto per loro natura diversi, l'obbligazione ed il trasferimento della
propriet, il credito ed il dominium. L'obbligazione di consegnare la cosa
OPUSCOLI. J15]
perfetta pel solo consentimento delle parti contraenti ; essa rende il creditore pro
prietario .e. I, art. 1138.
Lasciamo ai leggisti la cura di conciliare questa legge con altre prescrizioni
del medesimo codice: ma chi non vide gli errori, gli imbarazzi, le complicazioni
che possono nascere dal trasporto intellettuale della propriet per la nuda con
venzione, per la semplice promessa, senza che alctin fatto materiale esteriore
venga ad effettuare l'obbligazione, venga a compierla, a darle un corpo, senza
che la cosa promessa passi effettivamente dal dominio del debitore in quello del
creditore? Le nostre leggi sull'arresto personale che colpiscono alla cieca la sven
tura e la frode, l'imprudenza e la dissolutezza, mezzo di credito pel truffatore,
tranello per l'uomo probo, che confiscano per lunghi anni la libert ed i mezzi
di lavoro ad un debitore sfortunato, mentre il ladro se ne caver d'impaccio da
vanti al tribunale correzionale con alcuni mesi di prigione, forse con alcuni giorni,
se mostra di pentirsi, se i suoi antecedenti non aggravano il suo delitto, se invoca
a proposito l'articolo 463 del codice penale; queste leggi insufficienti come co
stringimento, esorbitanti come pena, sono esse in armonia coi nostri costumi,
colle nostre idee, col movimento attuale della ricchezza?
Si giuocano ogni giornodel milioni in uno stabilimento pubblico proletto dalla
legge, vi si partoriscono e vi si distruggono impunemente fortune colossali, e
perch un disgraziato non pu restituire a giorno fisso mille scudi lo si getta in
prigione, lo s'abbandona alla collera o alla durezza del suo creditore. La societ
osa appena punire il misfatto; essa interroga il giuri con una sollecitudine Vera
mente materna; gli domanda se per l'uomo stesso, il cui delitto sembra pi orri
bile, non vi abbia nondimeno qualche motivo di attenuazione, qualche scusa,
qualche pretesto alla misericordia; e quando si tratta di un debitore, esente forse
da ogni colpa, se la voce imperiosa del creditore si fa sentire, se, tenendo in
mano il tozzo di pane che vuol pur gettare alla sua vittima, un uomo esige la
vita civile di un altro uomo, la societ allora non ha pi n intelligenza n vi
scere, essa non pi che uno spietato sgherro, un inesorabile carceriere.
L'esperienza lo ha provato: l'arresto personale non si applica che ai debitori
di piccole somme, la maggior parte giovani, cui la legge indirettamente favorisce
la mala condotta procurando loro un cattivo mezzo di credito, o pure piccoli
imprenditori, tanto pi da compiangere in quanto che non hanno il segreto di
quella legge economica che presiede al movimento ed all'azione dei capitali.
Essi non comprendono, che nello stato attuale della nostra economia sociale,
i piccoli capitali non possono lottare coi grandi, che il lavoro diretto, isolalo di
quei piccoli capitali, la loro perdita. La legge dell'arresto personale viene in
aiuto ai loro deplorabili errori. Il disgraziato imprenditore si trova in fondo ad
una prigione prima di capire come abbia potuto impoverirsi facendo quello che
por altri stato un mezzo di fortuna.
- Fortunatamente l'associazione applicata alla produzione della ricchezza, quella
forza sociale che si estende ed ingrandisce di giorno in giorno, destinata, mi
sembra, a sostenre una doppia parte nel mondo economico. Essa agir come
potenza e come correttivo ; accrescer la ricchezza nazionale al di l forse delle
nostre previsioni ; aumenter nel medesimo tempo quella dei capitalisti e dimi
nuir quella dei proletari.
Per ottenere questo doppio risultato, ed il secondo, al miei occhi, anche pi
[16] P. BOSSI.
importante del primo, bisogna che l'associazione possa accomodarsi alle diverse
fasi del fenomeno della produzione ed a quelle del fatto anche pi complicato
della distribuzione della ricchezza. Da un'altra parte, certo ohe questi fatti cosi
variati, cos complessi possono facilmente diventare un mezzo per la frode, un
laccio per l'ignoranza.
qui che il legislatore, il cui intervento indispensabile, ha bisogno di tutta
la sua perspicacia.
Una grande libert di forme e di solide guarentigie, una generalizzazione ar
dita dei fatti industriali ed una sapiente ponderazione degli interessi diversi che
possono trovarsi in conflitto, tale il lavoro legislativo che l'associazione indu
striale imperiosamente richiede e sul quale sembra difatti fissarsi in questo mo
mento l'attenzione del potere.
K giunto il momento di innalzarsi collo studio dei fatti particolari ai fatti
generali, ai principii legislativi della materia. 1 nostri codici non contengono
finora sulle societ industriali che delle intestature di capitoli.
Le societ industriali sono una leva potente; sono probabilmente destinate a
mutare la faccia del mondo, a rilevare l'onnipotenza del capitale.
Esse possono elevare popolazioni intere dall'avvilimento della miseria ai go
dimenti della vita laboriosa debitamente ricompensata, come possono dissipando
i primi risparmii del povero risommergere quelle medesime popolazioni in una
miseria pi profonda di quella, dalla quale si pretendeva di ritirarle.
Fra le associazioni industriali non ve ne sono di pi utili che quelle, le quali
hanno per iscopo le assicurazioni.
Le assicurazioni tolgono alla sventura la sua funesta potenza dividendone
gli elTetti. L'interesse si nobilita assumendo in certo modo le forme della carit.
Per le assicurazioni, le speculazioni pi ardite non offrono che pochissimi peri
coli ; i pi terribili flagelli perdono gran parte del loro orrore ; e pi di un padre
di famiglia al suo letto di morte, deve all'assicurazione sulla vita la conlentezza
ineffabile di poter fissare senza angoscia i suoi ultimi sguardi sulla moglie e
sui figli. Frattanto, se eccettuinsi le assicurazioni marittime, non si trova nei
nostri codici una sola disposizione su questa materia cos importante.
A questo silenzio della legge si deve in parte attribuire l'indifferenza del pub
blico per una istituzione cos utile, cos morale come quella delle assicurazioni
sulla vita. L'egoismo e l'ignoranza trovano una specie di giustificazione nel
silenzio del legislatore. Essi trascurano quello che il legislatore sembra avere
disprezzato, tanto radicala presso di noi, non dimentichiamolo, l'abitudine
buona o cattiva, ma costante, di rivolgere in ogni cosa i nostri sguardi verso il
potere, di pigliarlo in ogni cosa per agente e per guida.
Sarebbe facile moltiplicare queste osservazioni.
L'enfiteusi non stata nemmeno menzionata nel codice. Mentre qualora se
ne avesse ben compreso il carattere costitutivo, l'accrescimento del fondo capitale
per via dei miglioramenti, si avrebbero scorti i rapporti intimi di questa forma
di concessione coi progressi dell'economia sociale, e coi numerosi miglioramenti
dei quali il suolo della Francia potrebbe arricchirsi per l'azione dell'industria pri
vata; gli autori del codice civile temendo forse di essere accusati di un ritorno
indiretto ad idee di feudalit non hanno saputo n prescrivere n regolare l'en
fiteusi lemporaria. Essi hanno abbandonato alla giurisprudenza le questioni di
OPUSCOLI. [17]
sapere se questa sia o no compatibile col nostro sistema di diritto civile, se noi
siamo sempre sotto l'impero delle leggi del 1790, se l'enfiteusi dovesse essere
oggid considerala come una modificazione, uno smembramento della propriet,
o come una semplice obbligazione, ed in conseguenza se fosse o no suscettibile
di ipoteca.
La materia delle servit, quella dei rapporti, la prescrizione, la vendita ed il
nolo potrebbero fornirci un gran numero di osservazioni. Io vi risparmio colali
ragguagli troppo tecnici. Essit enderebbero tutti a provare sempre pi che il dis
accordo di alcune parti del nostro sistema di diritto civile coi bisogni della so
lida s manifesta soprattutto in quelle nostre leggi, le quali per natura loro sono
intimamente legate ai fatti generali dell'economia sociale.
Frattanto i nostri codici sono di ieri. Sono l'espressione di una societ nuova;
non hanno preceduto ma seguito e compendiato la grande Rivoluzione ; sono
l'opera d'uomini eminenti: donde viene dunque questo disaccordo, questa man
canza di armonia? Come avvien egli che lutti i bisogni della societ nuova non
trovino nella nuova legge intelligenza, simpatia, soddisfazione?
Diremo noi con una scuola celebre che qualunque codice un'impresa teme
raria, un intervento orgoglioso ed impotente del legislatore, alto solamente a gel-
lare una profonda perturbazione nello sviluppo naturale del diritto nazionale?
Trattando questa bella questione, la scuola storica ha considerato l'arte pi
ancora che la politica. Disperando della perfezione del lavoro, qualunque saggio
le sembrato condannabile. Invece di domandarsi se un codice non fosse in
certi casi un'opera necessaria, ha domandato se potesse mai essere un'opera per-
ft'tta. Le imperfezioni dell'edifcio legislativo sembrandole cosa inevitabile, essa
ne ha conchiuso che non si dovesse nemmeno pensare a procacciarsi cotale
riparo.
Ma se alla promulgazione del codice (1805-1804), la rivoluzione sociale era
consumata, la rivoluzione economica era lontana dal termine della sua carriera.
Essa pure risale pei suoi iniziamenti ad un'epoca gi remola, e si rannoda a fatti
storici che torna inutile di ricordare.
Nulla s'improvvisa quaggi.
Senza dubbio il lavoro era libero, ed un altro gran fatto erasi compiuto, l'af
francamento e la divisione della propriet territoriale.
Ma questi fatti, di un'immensa importanza morale e politica, non potevano
mica effettuare all'istante medesimo tutte le loro conseguenze economiche.
La Francia, per qualche tempo ancora, avrebbe dovuto restare un paese es
senzialmente agricolo, e quasi esclusivamente agricolo.
Quindi la propriet territoriale, quantunque appezzata, era sempre agli occhi
del legislatore e degli autori del Codice civile, posta in prima linea, era sempre
considerala come il fondamento della ricchezza nazionale.
L'industria propriamente della era allora povera, debole, quasi ignorata, il
commercio marittimo annichilito, il credito quasi ignoto, lo spirito di associa
zione balbettava appena qualche progetto senza importanza, e la scienza dell'e
conomia politica non esisteva che per un piccolissimo numero di intelletti.
Abili amministratori, coltivatori infaticabili, soldati invincibili, ecco il fondo
della Francia di quell'epoca.
Il resto non serviva che alla decorazione di alcune grandi citt. Non costi
[18] J-. BOSSI.
tuiva ancora uno di quei fatti sociali, che s'impossessano dell'attenzione del le
gislatore ed esigono una larga parte nella legge.
Allora comparve il Codice civile.
Ma questo stato di cose non tard a modificarsi profondamente.
Primieramente, Napoleone stesso, colla sua volont e la sua forza irresisti
bile, mut con rapidit magica le condizioni economiche della Francia.
Occorre forse ricordare le sue leggi proibitive ed il blocco continentale, e le
sue conquiste, e l'incorporazione di nuove provincie alla Francia, e la creazione
cos di un vasto mercato interno, e le grandi comunicazioni aperte o migliorate,
ed il Sempione, ed il Cenisio che abbassano le loro giogaie sotto la potenza in-
civilitrice del genio?
Questi fatti non sono tutti dello stesso ordine. Io qui non li giudico, li rac
conto, o per meglio dire, li rammento.
D'altra parte per la natura stessa delle cose la razza emancipata, dopo avere
conquistato il suolo, doveva agognare una potenza sempre maggiore, aspirare alla
conquista del capitale, slanciarsi coll'ardore della giovent e della vittoria nella
carriera della ricchezza industriale, mobiliare.
Tale stato difatti il corso degli avvenimenti.
Che cosa siam noi oggid? Un paese agricolo il quale ha preso nel suolo il
suo punto d'appoggio per islanciarsi vivamente verso l'industria, verso il com
mercio, che ha riunito in sue mani le tre forze produttive, e lavora potentemente
ad un rinnovamento economico della societ.
Senza dubbio questa trasformazione non senza pericolo e per la ricchezza
nazionale medesima, e per la moralit pubblica, e per l'ordine politico.
Chi non conosce le oscillazioni violente della ricchezza mobiliare? I fatti hanno
parlato assai chiaro, anche recentissimamente, soprattutto nell'America del Norte.
Un fatto dei pi gravi ed al quale frattanto pareva non si pensasse, la ten
denza del capitale a concentrarsi in un piccolo numero di mani, ad ingrossarvi
smisuratamente ed a distruggere i piccoli capitali, incapaci come sono di soste
nere la lotta, di lavorare alle medesime condizioni.
Rimanendo uguale ogni altra cosa, i proGtti di ciascun capitalista decrescono
in ragione dell'accrescimento del capitale nazionale. Ma mentre il piccolo capi
talista pu, per le conseguenze di questa legge dell'economia pubblica, trovarsi
ridotto, a cagione della diminuzione del suo reddito, alla necessit d'intaccare il
suo capitale, il grosso capitalista, trovando sempre nella massa dei suoi profitti
un reddito superiore ai suoi bisogni, non cessa di aumentare la sua ricchezza
con nuovi risparmii.
Altronde, chi non sa che potendo spiegare tutta la potenza delle macchine
pi costose, spingere tant'oltre quanto possibile la divisione del lavoro, e ri
durre le spese generali alla loro minima espressione, il grosso capitalista pro
duce meno caro che i piccoli imprenditori, e si rende cos padrone assoluto del
mercato? Poich, non bisogna mica dimenticarlo, che a meno che si tratti dei
prodotti dell'agricoltura o di qualche monopolio artificiale, quegli che produce
con pi spesa non quello che regola il prezzo del mercato.
Questo fatto deplorabile , la tendenza all'assorbimento dei piccoli capitali,
fatto il quale avrebbe per risultato la creazione di un certo numero di grandi
capitalisti , circondati ciascuno da una legione di lavoranti proletari^ non pu
OPUSCOLI. [19]
trovare altro correttivo che nei mezzi dei quali le nostre leggi si occupano cosi
poco, le associazioni, le assicurazioni, il movimento facile, sicuro, poco costoso,
delle propriet d'ogni natura.
Qui sta, mi pare, uno dei pi importanti soggetti di meditazione offerti
all'epoca nostra.
In una parola, la ricchezza mobiliare, questa ricchezza cos variabile, direi
quasi cosi capricciosa, aspira evidentemente a mettersi in prima Dia; malgrado
l'irregolarit dei suoi movimenti, il suo livello si alza a colpo d'occhio, e non
ne dubitiamo, si alzer sempre pi.
Questa conseguenza della rivoluzione economica non cesser di agire.
Un ordinamento ardito e prudente ad un tempo dell'industria, del commer
cio, della circolazione, tale il complemento che il nostro stalo sociale imperio
samente richiede.
Come il frutto di tutte le rivoluzioni, questi fatti nascondono nel loro seno il
bene ed il male : un avvenire splendido e prospero, se lutti, pubblicisti, econo
misti, legislatori, fissino sopra di loro la pi seria attenzione-, incalcolabili scia
gure se li trascurino.
L'et nostra spinge rapidamente i fatti a tutte le loro conseguenze; se la
legge fosse lenta a venire, essa non sarebbe pi che un anacronismo.
Riepiloghiamo:
I nostri codici, pel corso naturale delle cose, si sono trovali posti fra due
fatti immensi, uno dei quali gli ha preceduti, l'altro gli ha seguiti: la rivolu
zione sociale e la rivoluzione economica.
Essi hanno regolato il primo ; non hanno potuto regolare il secoudo.
Vi ha dunque, senza che si possa muoverne biasimo a nessuno, una lacuna
da colmare, un'armonia da ristabilire fra il nostro diritto privato, ed il nostro
stato economico.
iNiuno si sgomenti per. Per compiere cotale incombenza, non mica neces
sario rifare i nostri codici da capo. iNiuno pensa a portare il piccone ed il
martello in questo vasto e bel monumento che il genio francese ha elevato alla
Francia nuova per assicurarne la gloria ed attestarne la potenza.
Alquante leggi parziali, che possono innestarsi in quel grande insieme, ba
stano al bisogno dei tempi.
Cotali leggi saranno il pi nobile omaggio alla gloria degli autori del Codice
civile. Accingendoci a perfezionare l'opera loro, noi riconosceremo che esso
un'opera di progresso, che esso ha piantato le basi della prosperit della Fran
cia. Questo culto illuminato onora la memoria di quegli uomini illustri, assai
pi che la venerazione superstiziosa degli spirili stazionarli.
Si detto sovente che il diritto l'espressione dello stato sociale, lo spec
chio in cui le vicissitudini della societ si riflettono con pi fedelt.
Lo stato sociale risulta essenzialmente dalla combinazione di tre ordini di
fatti: i fatti morali, i fatti politici, i fatti economici.
Allorch si rivela una profonda alterazione in codesti elementi costitutivi
dello Stato, una riforma analoga, pronta, generale del diritto ne la conse
guenza necessaria. Cos nascono i Codici, quando, invece di essere una imita
zione dello straniero o un capriccio del potere, sono un'opera nazionale.
Se i tre ordini di fatti sociali non potessero modificarsi che simultanea
[20] P. BOSSI.
mente, se ogni mutamento considerabile nello stato della nazione non potesse
essere che una grande rivoluzione, al tempo stesso sociale, politica ed econo
mica, il Codice che la compendiasse, sarebbe sempre l'espressione vera e com
pleta della societ. L'esecuzione potrebbe esserne pi o meno sapiente, il ritratto
almeno non mancherebbe mai di verit.
Ma (e questo il punto che ci sembra essere stato trascurato nello studio
di codeste questioni) non succede quasi mai che la rivoluzione politica e la ri
voluzione sociale si compiano nel medesimo tempo, colla medesima intensit e
colla stessa prontezza. Questi tre ordini di fatti camminano raramente di pari
passo. La rivoluzione economica prepara sovente la rivoluzione sociale ; altre
volte essa ne la conseguenza.
Cosi una trasformazione sociale sembra consumata agli occhi del volgo,
mentre il lavoro nazionale continua ancora per lungo tempo, e non si compie
sovente che a profitto di un'altra generazione.
Da questo nascono le imperfezioni inevitabili dei Codici. Effetto necessario
della prima rivoluzione che compie la sua carriera, e che nemmeno sospetta
quelle che la seguiranno, il codice, immagine da principio fedele della societ
ringiovanita, perde ogni giorno un poco di questa somiglianza perfetta. .Non vi
in questo nessun fondato motivo per alcuno. Il ritratto di un adolescente non
rappresenter mai fedelmente i tratti dell'uomo adulto.
Sarebbe facile appoggiare queste osservazioni colla storia della legislazione
delle dodici Tavole, delle compilazioni imperiali dopo la rivoluzione cristiana e
della risurrezione del diritto romano al medio evo.
Lo spazio ci manca, ho fretta di ritornare al Codice Napoleone. Perch non
lo chiameremo noi con questo nome ben pi a ragione di quello che diciamo il
Codice Teodosiano, il Codice Giustiniano, le Ordinanze di Luigi XIV?
Il Codice non sfuggito alla critica. Il metodo non stato trovato irrepren
sibile, n la compilazione sempre felice. Questi rimproveri sono fondati.
Ma coloro che hanno potuto dubitare dell'opportunit di quel grande lavoro,
sembrano non avere ben compreso la Francia, l'epoca, l'importanza del fatto
cui biasimano.
La rivoluzione sociale era compiuta colla distruzione del privilegio.
Applicare l'uguaglianza civile a tutti i fatti della vita sociale;
Ordinare potentemente l'unit nazionale nel sistema politico;
Effettuare, in una parola, in tulle le loro conseguenze quei due grandi prin-
cipii che la Francia aveva elaborato con un lavoro di secoli, tale, era lo scopo
cui bisognava raggiungere.
Chi non vede che il Codice ne era un mezzo indispensabile, che era una
necessit, un'opera d'alta politica ?
Esso stato il vero decreto d'incorporazione alla Francia di tutti i paesi che
i trattati o la conquista avevano riuniti.
Esso la catena che allaccia tulli i Francesi, ed il nodo della quale con
alto e grande concetto confidato alla Corte suprema del regno.
Onore agli autori del Codice civile ! essi hanno compiuta una grande mis
sione. E fintantoch le parole uguaglianza civile , unit nazionale, vale a dire
potenza, prosperit e giustizia, avranno un significato fra gli nomini, la gloria
degli autori del Codice non sar peritura.
OPUSCOLI.
HI.
L'economia politica occupa oggid fra le scienze miste un posto dei pi ono
revoli , e che nessuno pensa pi a contrastarle : essa si fortemente attirata
l'attenzione pubblica; ha preso possesso degli animi ed afferma altamente che
ha diritto di esercitare un'influenza decisiva in tutti gli affari sociali. La stampa
le presta le sue mille voci, e la stampa periodica, in particolare, raddoppia di
sforzi per renderne i principii accessibili a tutti. Oggi, conoscere questi principii,
o almeno far sembiante di conoscerli, sembra un mezzo di successo a chiunque
porti occhiate di desiderio sul potere : ognun sa che questa cognizione asso
lutamente riguardata come necessaria agli uomini di Stato, e che mancherebbe
qualche cosa nella stima e nella fiducia pubblica a colui il quale aspirasse al go
verno del suo paese, confessandosi straniero alla scienza la quale presiede allo
sviluppo della ricchezza nazionale.
Senza dubbio, il culto della scienza economica non in tutti gli uomini che
visi dedicano ugualmente puro e sincero: gli uni obbediscono ad una convinzione
illuminata; gli altri, impazienti di raggiungere la meta della loro ambizione
personale, non fanno che abbandonarsi agl'impulsi generali dell'epoca nostra.
La corrente della societ travolve sempre seco il volgo degli intelletti; oggi li
spinge verso gli studii economici, come li spingeva una volta verso la giuris
prudenza e la filologia.
Si ripete un luogo comune dicendo, che l'attivit nazionale si applica parli-
colarissimamente ai giorni nostri allo sviluppo della ricchezza e della prosperit
materiale. Checch si pensi di questo movimento generale, considerato dal punto
di vista della morale, certo che esso asseconda potentemente la diffusione
degli studii economici. Se la scienza non incontra oggid un genio creatore,
uno di quegli uomini straordinarii, il cui nome fissa un'epoca ed eclissa la
gloria di tutti i nomi che lo hanno preceduto, essa trova almeno un gran nu
mero d'uomini zelanti e laboriosi ; profitta del loro ardore che li porta a rimestar
tutto, ad esplorar tutto; e quando pure da queste fatiche, sovente poco illumi
nate, dovesse risultare un certo disordine, una sterile agitazione o anche cattivi
frutti, questo movimento sarebbe tuttavia preferibile all'inedia ed alla morte;
(I) Rossi aveva consacrato i due ultimi aDni del suo iDsegnamento nel Collegio di
Kratcla ad un corso che aveva per oggetto la storia delle dottrine economiche. Noi ne
pubblichiamo la prima lezione che la stenografia aveva raccolta e che Rossi aveva rive
duta e corretta.
Ecunum. Tomo IX. I.
[22] p. rossi.
l'errore che si mostra in piena luce e diventa un soggetto di discussione, vai
meglio che l'ignoranza assoluta, che non ha nemmeno la coscienza di se me
desima.
cos, per non parlare che della Francia, che sotto l'amministrazione di
Colbert si vide sbucciare nel dominio della scienza economica il sistema mer
cantile. Un fatto sociale divent il principio di una teoria. Credete voi che la
scienza avrebbe presto fatto nuovi tentativi, e ricercato arditamente altre regioni,
se la dottrina mercantile, piantandosi davanti a lei come una barriera insupera
bile, non avesse provocato gli animi alla rivolta?
Qualunque resistenza illegittima ed eccessiva prepara una grande lotta. La
spaventevole miseria nella quale i rovesci di Luigi XIV, i bisogni del suo tesoro,
le prodigalit e gli sbagli della Reggenza, e pi di tutto l'irregolare distribuzione
dell'imposta, avevano immerso i coltivatori, ispirava Quesuuy, e sotto quella
ispirazione, la setta degli Economisti combatt valorosamente i domini del
sistema mercantile. 1 discepoli di Quesnay presero posto nella prima fila fra
quei filosofi del secolo decimottavo, che un ardente amore dell'umanit spingeva
a rovesciar tutto nella speranza di tutto riformare.
Ma in quei tempi, una volta passata l'occasione, la scienza, come quelle
truppe del medio evo le quali non combattevano che una sola battaglia, rientrava
nei suoi focolari. Essa non trovava fuori i potenti ausiliari, sempre armali, sem
pre pronti al combattere che essa vi trova oggid, la libert della parola e la
libert della stampa. Allora, per le sue affinit, sempre sospette alla politica,
essa provava angustie che le sono ignote al tempo nostro. Perci, allorch sva
nivano le circostanze straordinarie che l'avevano chiamata in piena luce e le
avevano dato un po' di coraggio, riparavasi di nuovo, timida e silenziosa, nello
stanzino di qualche pensatore.
Queste modeste abitudini di raccoglimento e di ritiratezza non le sono pi
necessarie oggid che essa pu manifestare tutto quanto il suo pensiero e colla
stampa e dalla ringhiera, oggid che essa ha anzi ottenuto, quasi in tutta Europa,
gli onori dell'insegnamento pubblico.
Coll'aiuto di questi mezzi, l'economia politica si sviluppa liberamente, e nulla
le sembra impossibile. Curiosa nelle sue ricerche, confidente ne' suoi principii ,
ardita ne' suoi saggi, lungi dal paventare le novit, sembra rammaricarsi di non
trovarne abbastanza; essa teme il biasimo d'impotenza assai pi che 1'accus.a di
temerit.
Basterebbe forse oggid, per mostrare tutta l'estensione del campo che gli
economisti hanno tentato di aprire alla scienza, di ricordare le tre scuole di cui
sono tanto conosciuti i nomi, la scuola mercantile, la scuola dei fisiocrati e la
scuola di Smith? Chi non sa che allato di queste scuole celebri sorgono, ed una
scuola industriale che si potrebbe chiamare riformala, avvegnach non ammetta
in tutta la sua estensione il principio della libert dell'industria e del commercio,
ed una scuola detta sociale, con tutte le ramificazioni che le hanno date Saint-
Simon, Owen, Fourier, ed in generale tutti quelli che, sotto un nome od un altro,
vogliono ricominciare a rifare la societ da capo a piedi, rimpastarla colle loro
deboli mani, e, come essi dicono, organizzare il lavoro?
Un altro ci parla di un'economia politica francese, inglese, che so io ? come
se la scienza fosse cosa municipale, e che vi fosse alla sinistra o alla destra
opuscoli. [25]
della Unnica o del Reno, dei Pirenei o delle Alpi, un quarto strumento di pro
duzione ignoto al rimanente del mondo.
Voi in vedete, o Signori, i sistemi si moltiplicano, o per lo meno non man
cano uomini i quali stimano poterci rivelare dei segreti che debbono mutare la
sorte dell'Umanit.
Infine, pur anche succeduto ci che succede quasi sempre quando, in mezzo
a tenie prove, gli spriti timidi temono di smarrirsi facendo una scelta decisiva:
uomini modesti e pacifici h;inno finito, come mezzo di riposo, col persuadersi
che in fondo ci un poco di verit dapertutto, un poco di errore dapertutto, e
che non bisogna pensare che a cercare ed a raccogliere codesti frammenti di
verit. Dal che quella che chiamasi economia polilioa eclettica, che il sistema
di quei saggi quali non osano adottare un sistema assoluto.
Tale l'abbozzo incompleto e rapido dei fatti che succedono sotto gli occhi
nostri.
In presenza di tulli questi fatti cosi numerosi e cosi svariati, come non sen
tire la necessit di avvicinarli gli uni agli altri, di classificarli, di compararli sia
fra di loro, sia coi falli che gli hanno preceduti? La mente umana, come spersa
in mezzo a tante direzioni diverse, prova il bisogno di una sosta, per ricono
scersi e rendersi conto dei suoi progressi, delle sue deviazioni, dei suoi errori;
essa non pu assicurare il suo cammino nell'avvenire, se non abbracciando a
colpo d'occhio tulle le strade che ha percorse fin qui. Questo dire, che giunto
il momento di studiare seriamente ia storia della scienza, di compendiare in un
quadro regolare tutte le dottrine, economiche, le quali hanno lasciato qualche
traccia del loro passaggio. .
Altronde, la storia sola pu illuminare colla sua viva luce una questione la
quale non solamente una curiosila del nostro spirito, poich tocca i pi delicati
apprezzamenti delle forze dell' intelligenza umana e dei soccorsi che le sono ne-
cessarii. In tutte le scienze, e pi particolarmente nelle scienze di osservazione e di
raziocinio, vi e un'azione reciproca e costante fra le vicissitudini del mondo este
riore e la scienza, fra le dottrine ed i fatti. I fatti esteriori, colpendo il nostro
spirito, lo cattivano, lo fecondano e gli ispirano pensieri che non sarebbero mai
nati in uno spirito solitario e contemplativo. In ricambio, l'uomo d'ingegno, di
cui i fenomeni sociali hanno sveglialo la potenza, rende al mondo sorpreso le
ispirazioni che ne ha ricevute; gliele rende ingrandite, sviluppate, piene di vi
goria e di splendore; ed il mondo le ammira, perch gli paiono tutte nuove, e
le accetta perch a sua insaputa ne portava il principio in se medesimo: l'uomo
di genio pu unsi esercitare a sua volta un'influenza sui l'alti esteriori; un pen
siero confuso si trasformato nelle sue mani in una massima evidente, e questa
massima diviene la regola degli uomini di azione.
Platone, Aristotele, Cicerone, Machiavello, Gian Giacomo Rousseau, hanno
dovuto in gran parte le loro dottrine politiche ai falli ed alle istituzioni del loro
tempo. Platone aveva dinanzi agli occhi l'esempio d Sparta; Aristotele aveva
studiato e raccolto in un'opera particolare tutte le costituzioni politiche delle quali
aveva- potuto avere cognizione; Cicerone ci ha dato, per cosi dire, l'ideate della
repubblica romana-, i principali scritti di Machiavello sarebbero qualche cosa di
mostruoso e d'inesplicabile se non gli fossero stati ispirati dallo stato politico
dell'Italia del medio evo; infine stato dimostrato da un dotto pubblicista^che
[24] r. rossi.
il Contralto sociale non che un'eloquente e scientifica esposizione dell'antico
governo della repubblica di Ginevra.
Da un'altra parte, niuno contester l'influenza che hanno esercitato sul
mondo esteriore, sopra uomini d'azione, Platone, Machiavello, e pi ancora
il fiero censore della nostra umanit, Gian Giacomo Rousseau. Appartiene
alla storia di dirci, e per la politica e per l'economia politica e per tutte le scienze
sottomesse pi particolarmente all'influenza dei fatti esteriori, quale sia stata
nelle diverse epoche la giusta misura di cotale azione reciproca; di scernere con
cura quello che la scienza ha dovuto alle circostanze e quello che essa deve alla
potenza creatrice ed originale dello spirito umano, quello che essa ha attinto dal
mondo esteriore e quello che essa non ha trovato se non in se medesima.
La storia c'insegna nel medesimo tempo a preservarci da due abitudini ugual
mente funeste, l'abitudine di lasciarsi render servo dai fatti, e l'abitudine di di
sprezzarli e di non farne nessun caso. L'economista incontra nelle sue investi
gazioni due ordini di fatti: i fatti generali, costanti, necessarii che non potrebbero
essere altri da quel che sono senza una profonda alterazione degli elementi costi
tutivi della nostra natura; e quegli altri fatti mobili, particolari, che possono es
sere o non essere, esistere qui e non esistere altrove, durare per un certo tempo,
sparire, e riprodursi sotto forme e nomi diversi. cos che la scena del mondo
si riempie di fenomeni svariatissimi e che non mutano l'aspetto delle cose, come
le immagini di una lanterna magica non alterano punto la parete sulla quale si
dfsegnano.
I fatti generali e necessarii somministrano all'economia politica quei princi
pe i quali, con tutte le deduzioni che ne scaturiscono, costituiscono la scienza,
la scienza economica in tutta la sua purezza ed il suo rigore ; i fatti mobili e
variabili possono modificarne le applicazioni, non possono alterarne le basi.
Subordinare la scienza a tutta la mobilit, a tutte le contraddizioni dei fatti
locali e variabili, sarebbe annichilirla. Potrebbero forse difatti esservi due scienze,
una scienza del Norie, ed una scienza del Mezzod, una scienza di ieri ed una
scienza d'oggi ? La scienza pu essa mutare principii secondo le circostanze,
secondo le contingenze dei casi ? Non pertanto riescono a questa assurda con-
chiusione quegli spirili leggieri, i quali hanno in pronto sistemi economici per
ciascun accidente della vita sociale, e che abbandonano una dottrina come un
vestito, affermando sempre con uguale sicuranza che tengono in mano il vero,
che- possiedono l'assoluto.
Si dovr dunque non tener conto dei fatti particolari e mobili? La scienza
debb'essa armarsi di uno stoico disprezzo per quegli accidenti della vita sociale
che ci cagionano tanti patimenti e ci espongono a tante perdite? poi egli vero
d'altronde che le circostanze sia fisiche sia politiche dei diversi paesi non deb
bano modificare per nulla, anche a profitto della ricchezza sociale, i principii della
scienza e delle loro applicazioni ?
Riconosciamolo, signori : l'economia politica ha pur essa avuto i suoi incre
duli ed i suoi fanatici, i suoi libertini e i suoi puritani. Sarebbe difficile il dire
quali degli uomini senza principii e dei teorici inflessibili abbiano pi attraver
sato ad un tempo il progresso della scienza e lo sviluppo della ricchezza pub
blica. Avviene dell'economia politica come del diritto. Checch ne dicano i di
scepoli di Hobbes, vi un diritto indipendente da qual si voglia legge positiva e
opuscoli. [25]
locale, un diritto che non e l'espressione della volont arbitraria dell'uomo po
terne, ma una rivelazione della ragione applicata a certi rapporti della vita
sociale, diritto comune, universale, perch si fonda sulle condizioni generali e
permanenti della nostra natura. Vi pure un diritto particolare a tale o tal altro
popolo, a tale otal'allraformadi governo, diritto non meno legittimo che il primo,
che lo modifica senza disnatHrarlo, o a meglio dire, che lo sviluppa conforme
mente alle condizioni sociali di ciascuna societ civile. In qual codice leggiamo
noi che il compratore non sia tenuto di pagare il prezzo della cosa che gli
stata ceduta? Ma vi sono dei paesi dove pu ottenere delle facilit, delle dila
zioni che gli si negano altrove: qui, qualunque ritardo nell'adempimento dei suoi
obblighi lo espone a risarcimenti di danni ed interessi ; l, il creditore pu an
che privarlo della sua libert personale: qui, il debitore non pu pagare che in
monete sonanti; l, potr pagare con cartamoneta e cos via dicendo. La regola
di diritto comune, l'obbligo di pagare il prezzo, trovasi diversamente modificala
nei diversi paesi ; ma il principio generalmente ammesso, generalmente osser
vato; il prezzo debb'essere pagato: dovunque questo principio sia stato violato
si fatta una cosa iniqua ed assurda ad un tempo, e la coscienza umana lo ha
proclamato.
Lo stesso dicasi dei principii della scienza economica. C' forse in qualche
luogo uno strumento di produzione di pi odi meno? Potete voi mostrarci un
paese dove il lavoro non sia necessario al capitale, dove il capitale non possa
aiutare il lavoro nell'opera della produzione? Sotto quale latitudine otterrete voi
dei prodotti abbondanti ed a buon mercato se il lavoro raro ed il capitale ugual
mente? Qual' quella fortunata regione cui sognano certi filantropi, quella re
gione nella quale si trovino una popolazione che straripa da ogni parte e salarti
elevati, formicai d'uomini e nessuna miseria? Su qual suolo del Norie potrete
voi ottenere prodotti i quali, per la qualit ed il buon mercato, possano lottare
coi prodotti naturali del Mezzod? Qual' il governo che potrebbe rinnovare la
follia degli assegnati, senza svilire la carta che avesse emessa, e senza sconvol
gere la fortuna pubblica e privata?
Ma possibile che in un paese la circolazione metallica possa essere con
utilit surrogata in tutto od in parie da promesse, o come si dice, dalla carta,
mentre altrove codesto mezzo sarebbe impraticabile, funesto. Pu darsi che per
la sua situazione geografica e politica, una contrada si trovi nella necessil di
produrre essa medesima oggetti che certi paesi stranieri producano a migliori
condizioni ; pu parimente darsi che circostanze particolari imperiosamente c'im
pongano di regolare, durante qualche tempo, colla legge, i rapporti dei capitalisti
e dei proprietarii coi lavoratori, per esempio, dove masse considerevoli di schiavi
fossero tutte ad un tratto emancipale.
Queste modificazioni dei principii economici non sono menomamente respinte
*dalla scienza, niente di pi di quello che il diritto speculativo condanni i tempe
ramenti del diritto positivo e locale. Tutto dipende dallo scopo, dalla natura, dalla
importanza di queste disposizioni particolari.
Tocca allo storico della scienza illuminarci su codeste questioni complicate e
delicate; combinando la storia delle dottrine economiche con quella dei fatti so
ciali, egli ci d i mezzi di riconoscere e gli errori di coloro che, smarriti per cir
costanze particolari, hanno compiutamente perduto di vista i principii, e gli er
[a26] p. rossi.
rori non meno funesti di coloro i quali chiudendo gli occhi sullo stato del loro
paese, sulle condizioni del loro tempo, hanno sembrato credere che la societ non
fosse, direi quasi, che una truppa in riposo, la quale aspetti con obbedienza
tutta passiva l'ordiue di marcia ed il segno della battaglia. Colla storia della
scienza si pu giudicare con alta imparzialit, dal punto di vista economico, Col-
bert, Law, Turgot, Napoleone, la vecchia rtionarcliia, la Rivoluzione, l'Impero,
la Ristorazione, in breve gli uomini e le cose, le riforme e gli avvenimenti ai
quali noi dobbiamo le condizioni presunti della nostra industria e del nostro
commercio.
Aggiungiamo che la storia sola pu insegnarci a non disprezzar nulla oltre
misura; essa ci mostra clic lavori scientifici i quali ci sembrano oggid poco im
portanti, poco degni di attenzione, hanno nondimeno contribuito al progresso,
che le dottrine e le teorie le quali sembravano una volta le pi .splendide e le pi
complete, non hanno tardato a lasciar vedere il loro lato debole, le loro lacune,
le loro imperfezioni. Gli seguendo passo passo gli insegnamenti della scienza
che si pu rendere a ciascheduno quello che gli dovuto, e tenersi in guardia
contro quel disprezzo e quell'entusiasmo esagerali che sono ugualmente incom
patibili colla giustizia ed ugualmente ridicoli.
Infine, signori, se vero che possa esserci un eclettismo ragionevole, eviden
temente esso suppone la storia. Ondech in un altro ordine di sludi e di dot
trine, gli uomini eminenti i quali hanno voluto naturalizzare fra noi il metodo
ecletico hanno soprattutto favorito gli studi storici ; per iscegliere, bisogna com
parare.
Lo studio della storia desso senza inconvenienti, senza pericoli? No, signori;
ve ne ha tali in particolare che il dovere mi comanda di additare a quelli tra voi
i quali, ancora giovanissimi cominciano probabilmente codesti sludi ed hanno
bisogno di tenersi in guardia contro le false direzioni e le cattive abitudiui cui
l'intelletto umano non piglia che troppo facilmente.
Lo studio della storia di una scienza qualunque se non preceduto o accom
pagnato da uno studio profondo della scienza medesima pu avvezzarci a con
tentarci di cognizioni superficiali, e dare alla nostra mente una specie di tendenza
allo scetticismo.
Lo storico della scienza non potrebbe fare un'esposizione completa di tutte le
teorie che incontra e penetrarne tutte le profondit. Egli deve interdirsi la discus
sione particolareggiata di ciascuna delle questioni che si rannodano a tale o tale
altra teoria; egli non pu che indicare i principii ed accennare ai risultali.
questo il lavoro storico. Esso fatto soprattutto, non debbo nascondervelo, per
coloro che possiedono gi la scienza; lo storico non la insegna, la suppone. Io
ho senza dubbio l'intenzione di rendere questo Corso accessibile anche a coloro i
quali cominciassero appena codesti studii; ma lo ripeto nel loro proprio interesse
e nell'interesse della scienza, il dovere mi comanda di avvertirli di non pigliare!
compendii che far passare dinanzi agli occhi loro pel supremo responso della
scienza. Conoscere la storia un complemento di istruzione per coloro che pos
siedono le teorie, ma non uno studio sufficiente per coloro che- incominciano.
Se eglino si limitassero a cotale lavoro, se non ispingessero le loro ricerche pi
oltre, non avrebbero acquistato, ed io avrei il dolore di aver loro servilo ti guida,
che quelle cognizioni superficiali che possono per un istante fare brillare un uomo
opi'scoi.1. [27]
in una brigata o in un'assemblea, ma che non lo mettono mai in grado di essere
seriamente utile al suo paese ed alla scienza.
D'altra parte vero che vedendo passare davanti a lui tanti sistemi diversi,
tanti sistemi dei quali nemmeno uno arrivato ad impossessarsi della societ, lo
spirito umano prova alla fine una specie di stanchezza e di disgusto. Dal che
per gli uni una tendenza allo scetticismo, per gli altri un eclettismo inetto e gros
solano. Gli uni finiscono per crederete nulla vi sia in essi di positivo, nulla
di vero ; gli altri che qualunque sistema avendo una parte di verit non se ne
debba escludere nessuno in teoria e meno poi in pratica. Questa sorta di scetti
cismo affermativo, questo dubbio senza esitanza e senza angosrie rassomiglia alla
teologia di quegli uomini che convengono della necessit di una religione, ma
pensano nel tempo slesso, che una qualunque avendo il potere di salvarci, non
si abbia che a pigliare la prima in cui e' imbattiamo, o quella che si accomodi
meglio alle nostre circostanze ed ai nostri gusti.
Dopo avere cos additato alla vostra attenzione i pericoli ed i vantaggi dello
studio che noi stiamo per imprendere, mi rimane, per completare questa intro
duzione, a presentarvi alcune osservazioni intorno al metodo che mi propongo
di seguire.
Voi lo sapete, signori, non solamente in economia politica, ma in tutte le
cose non bisogna mica confondere la scienza con un numero pi o meno grande
di fatti, di pratiche e di nozioni isolate. Non c' selvaggio il quale non abbia
qualche cognizione astronomica, il quale non sappia che alla notte succede il
giorno, ed al giorno la notte; che le stagioni si alternano; che ad una data ora
del giorno certi fenomeni si manifestano sopra un punto dell'orizzonte, e che altri
fenomeni appariscono ad un altro momento del giorno in un altro punto. Nulla-
meno nessuno dir che tutto questo sia la scienza dell'astronomia.
L'uomo situato sul teatro del mondo, in contatto forzato cogli oggetti che Io
circondano, non obbediva sul principio che ai suoi istinti, alle sue tendenze, ai
bisogni che lo stimolavano e che gli domandavano mezzi di soddisfazione pronti,
immediati ; questi mezzi, egli li afferrava dapprima quali gli capitavano fra le
mani, pi di quello che li scegliesse. Iiilno allora, egli non osservava i fatti che
in modo superficiale e grossolano ; non scerneva ancora, con deliberato atto della
sua intelligenza, tutto quello che colali fatti racchiudono di verit generali, di
principii per la scienza. La sua intelligenza non era inattiva (essa non lo mai),
ma lo guidava piuttosto con quel moto istintivo che spinge certi animali viag
giatori a mettersi alla testa dei loro stormi, anzich coll'aiutodi quelle investiga
zioni riflessive che dirigono un pilota sperimentato in paraggi pericolosi. Avviene
dei popoli come degli individui; nella stessa guisa che per ciascuno di noi non
che ad una certa epoca della vita, dopo le debolezze, i tentativi, gli errori della
giovinezza, che la riflessione si sviluppa e che la facolt dell'osservazione
quella del raziocinio prendono tutto il loro slancio, nella stessa guisa pei popoli
ad una certa et solamente, dopo lunghe e severe prove, si sviluppa colla po
tenza della meditazione lo spirito scientifico. allora che l'intelligenza umana
vuole penetrare pi addentro di quei medesimi fatti, che essa non osservava dap
prima se non grossolanamente e superficialmente ; allora che si fa sentire il
bisogno di risalire alle cause, di comprendere i principii, di abbracciare l'insieme
delle cose legando fra loro le conseguenze dei principii che si sono compresi.
[-28] p. bossi.
Allora lo spirito umano ardito come il giovinetto che sente di avere varcati i
limiti dell'adolescenza, osa cercare l'ultima sentenza di tutte le cose anche dove
ci forse impossibile raggiungerla. Allora si Torma la scienza. Essa nasce da que
sti tentativi, audaci forse ma riflessivi, precoci ma deliberati. Poich lo spirito
umano non agisce pi n istintivamente n a caso, esso comincia a conoscere se
medesimo ed a sapere come debba applicare le sue forze alla cognizione di tutte
le cose. Che importa se nell'arditezza esso si smarrisca sovente, se l'orgoglio, l'im
pazienza lo trasportino, se esageri a se medesimo la potenza dei suoi mezzi e che
inebbriato di quel soffio divino che ci anima, egli osi anche slanciarsi al di l
dei limiti dell'umanit?
Voi mi direte forse: ma lo spirito umano cercando di conoscere se medesimo
e di calcolare le sue forze, provando un metodo ed applicandosi colla coscienza
dei suoi processi a risalire ai principi! di tutte le cose, la filosofa. Senza dubbio,
signori, la filosofia, non altro che la filosofa. Senza filosofa non vi ha scienza
in nessun ramo delle cognizioni umane.
La ragione ne semplice. Non vi ha scienza senza metodi. Senza metodo
di investigazione, senza metodo di esposizione, pu esservi un ammasso pi o
meno confuso di nozioni pratiche ; ma la scienza, che un insieme regolare di
principii colle conseguenze che ne emanano, non esiste ; ora, non vi metodo
senza filosofia; il metodo forse qualche altra cosa che la cognizione del modo
con cui lo strumento del pensiero debb'essere adoperato? e si pu egli conoscere
il mezzo di adoperare uno strumento, se questo strumento medesimo ci ignoto,
se non ne suppongliiamo nemmeno la potenza, le propriet e le forme?
Il metodo suppone la filosofa; esso nasce con lei e da lei. Quindi, seguendo
la storia degli sviluppi dello spirito umano, non dobbiamo maravigliarci di vedere
come esso abbia esordito dalla filosofia con quelle ricerche che gli spiriti super
ficiali sogliono riguardare come oziose. Le scienze le meno astratte, ma che non
potevano cominciare se non coll'aiuto di un certo metodo, sono state le ultime a
nascere ed a perfezionarsi, appunto perch bisognava prima che si perfezionasse
lo strumento, e che lo strumento non poteva essere perfezionato se non quando
lo spirito umano cominciasse dal conoscere se medesimo e dall'acquistare il po
tere di dirigere le sue forze.
Non bisogna dunque, lo ripeto, confondere i fatti materiali e nozioni qualun
que colla scienza. La scienza in ogni cosa si riconosce da tre caratteri essenziali,
che sono: un oggetto determinato, dei principii ed un metodo.
Ho detto, Signori, un oggetto determinato: una condizione che c'impone la
natura limitata del nostro intelletto. L'intelligenza umana non abbastanza po
lente per potersi elevare sino a quella sintesi ambiziosa che riunisse tutte le
scienze in un grande fascio, come tutti i raggi di una piramide convergono alla
cima. Tutto pu riunirsi, vero, in un solo e vasto sistema, poich tutte le ve
rit hanno certi rapporti, certi legami fra loro; ma lo spirito umano ha bisogno
di dividere, di separare, per comprendere. Tutte queste linee le quali conver
gono, esso non pu mica scorgerle alla cima dove si toccano, ma verso la base
dove divergono. l che lo spirito umano pu, per cos dire, entrare in mezzo
ad esse, considerarle, studiarle, perch le esamina separatamente coll'aiuto del
l'analisi.
Ecco come non solamente ai nostri giorni, ma in ogni tempo, non solamente
opuscoli. [29]
negli autori moderni, ma in Platone medesimo, voi trovate una divisione ed una
nomenclatura delle scienze, abbench la filosofia riconosca che difatli la verit
una, e the forma nella sua unit quella grande sintesi, della quale ho parlalo
ora un istante.
L'oggetto di una scienza dunque pi o meno esteso, secondo i limiti che
l'analisi ha stabiliti. La storia naturale ha senza dubbio dei rapporti colla fisica,
colla chimica; nullameno stata distinta dalla fisica e dalla chimica, e se ne
ha fatto una scienza particolare. Nella sua generalit essa abbracciava tutti i
corpi che costituiscono il nostro globo, tutti i corpi che ci concesso di osser
vare. Si compreso pi tardi che era quello un campo ancora troppo vasto;
oggid la storia naturale si suddivide; voi avete la storia naturale dei corpi or
ganizzati e la storia naturale dei corpi non organizzati. La storia naturale dei
corpi organizzati si suddivide essa medesima in parecchi rami distinti : la zoolo
gia non si confonde pi colla botanica, come la botanica non si confonde pi
colla mineralogia.
Queste divisioni non sono mica smembramenti arbitrarli ; sono indicate dalla
natura delle cose, comandate dal buon senso, da questo modesto istitutore al
quale l'umanit deve tutto quello che essa ha fatto di durevole, di utile. 11 buon
senso quello che ci ha insegnato nella sua lingua altrettanto giusta che espres
siva, che per l'uomo abbracciar troppo gli stringere poco.
Restringendo i limiti delle nostre ricerche, noi rendiamo decuple le forze del
nostro intelletto. Come un fiume fortemente arginato, lo spirito umano non
iscava profondamente se non i soggetti che non gli permettano di errare alla ven
tura, e di indebolirsi prodigandosi.
Ho detto, in secondo luogo, che qualunque scienza suppone dei principii.
Qui voi incontrerete la divisione delle scienze in due grandi famiglie : l'una icui
principii sono verit evidenti per se medesime, verit che la mente umana accetta
senza esitare tosto che le senta annunciare, verit d'intuizione; tali sono le
scienze metafisiche, le scienze morali, le scienze matematiche; l'altra, i cui prin
cipii non sono che verit di osservazione, fatti generali tratti per induzione da
un certo numero di fatti particolari e costanti, insomma risultati verificati, gene
ralizzati, che noi pigliamo come punto di partenza.
Questa distinzione ci spiega un fatto il quale sembra, a prima giunta, singo
lare nell'andamento dello spirito umano. Non siete voi stali sovente colpiti nel
vedere che le questioni di metafisica e di morale, le quali occupano i nostri filo
sofi, qualunque diversit possa esservi nella esposizione del soggetto e nelle forme
della discussione, sono in fondo le medesime di quelle che gi si agitavano molti
secoli or sono in fondo all'Asia, o pi tardi nella Grecia? Sono in realit le stesse
questioni sull'origine e la certezza delle nostre cognizioni, sul destino dell'uomo,
sull'unit o la dualit dell'essere umano. Che cosa c' di nuovo nei tentativi pi o
meno audaci dei nostri panteisti? forse una lotta nuova quella dello spiritua
lismo col sensismo? Ma le nostre ricerche e le nostre discussioni sull'elettricit,
sul magnetismo, sopra una moltitudine di materie relative alla chimica, alla me
dicina, alla chirurgia, gli antichi non le sospettavano nemmeno, non se ne
trova traccia nessuna presso di loro.
La ragione ne semplice : in queste materie le questioni slesse non potevano
nascere che dall'osservazione. L'osservazione richiede tempo e strumenti ; io non
[30] ' ROSSI.
LEZIONE PRIMA.
INTRODUZIONE.
Signori ,
sua intelligenza e rollo sue forze trovasi posto in faccia alla natura materiale,
non solamente per conoscerla, ma per dominarla, per appropriarla ai di lui
bisogni.
Qualche volta si domanda: chi dunque ha scoperto questa scienza? Ne appar
tiene egli l'onore a Platone o ad Aristotile? agli antichi o ai moderni? e fra i
moderni, si debb'egli attribuire a Colbert, a Quesoay o ad Adamo Smith, all'In
ghilterra o alla Francia?
Fintantoch il bottino per l'individuo, la conquista per lo Stato, fintantoch
la rapina, l'invasione, il saccheggio, decorati di nomi pi o meno pomposi, hanno
potuto essere riguardati come mezzi ordinarii e regolari di acquisizione e di svi
luppo, lo spirilo umano, traviato in codesti errori, travolto dal corso degli avve
nimenti, non poteva penetrare sino ai fondamenti della scienza. Era per conse
guenza diffcile che questa si rivelasse intiera al mondo antico nel quale la forza
materiale governava la societ, ed il lavoro libero era quasi affatto ignoto. Alcune
menti privilegiate hanno potuto , anche a traverso di quei fatti irregolari della
societ antica, intravedere alcune verit, alcuni barlumi della scienza; ma non
hanno potuto afferrarne i principii, n misurarne l'estensione: il genio stesso non
oltrepassa mai compiutamente i fatti generali del suo tempo. Nel mondo antico,
come dovunque si trovino degli uomini, vi erano dei fatti economici; ma la
scienza fu appena intraveduta.
Quel giorno in cui un nuovo incivilimento si impossessato del mondo, quel
giorno in cui il lavoro libero diventato la legge generale dei paesi inciviliti, e
l'uomo ha compreso come fosse per mezzo dell'associazione pacifica che egli po
teva fare sulla materia conquiste durevoli e legittime, l'economia politica stala
trovata. L'onore della scoperta spetta all'incivilimento nuovo; la scienza non ha
potuto a prima giunta discernerne chiaramente i diversi principii.
Poich, non crediate mica che l'economia politica ci sia stata data, fin dalla
sua origine, con tulli gli elementi che la costituiscono ; non si risale d'un sol
passo ai principii delle cose ; l'uomo comincia sempre dall'andare tentoni , ed
esce in campo coll'empirismo. Posto sotto l'influenza dei fatti complessi che lo
toccano da vicino e lo spingono all'azione, abbozza delle teorie e passa dall'una
all'altra, procedendo dal composto al semplice: anche l'economia politica ha se
guito codesta legge. I sistemi che essa ha generati, il sistema mercantile, quello
dei Fisiocrati, ed il sistema industriale, rappresentano questo andamento natu
rale dello spirito umano.
Nel medio evo, la propriet territoriale, fondamento del nuovo ordine poli
tico e principio di classificazione sociale, aveva diviso gli uomini in signori ed
in servi. Coltivare la terra era un segno di servit; possederla, un titolo di po
tenza. L'agricoltura essendo un mestiere servile, i coltivatori attaccati alla gleba
lo subivano, i proprietarii lo disprezzavano e lo imponevano come un peso. La
libert nulla avendo a sperare n dal castello che, altiero dei suoi privilegi, la
respingeva, n dal tugurio che ancora non la comprendeva, si racchiuse nelle
citt , nei borghi , ed ivi chiamando in suo aiuto l'industria ed il commercio,
gener il Comune. Il nuovo municipio, vera culla delle societ moderne e della
nostra civilt, era formato d'artigiani, di mercanti, di commercianti. Le loro fab
briche, i loro banchi, i loro navigli, le loro esportazioni, il loro danaro, in tutte
queste cose slavano la loro forza, la guarentigia del loro presente, la base del loro
INTB0DUZ10NB. I.EZ. I. O
avvenire. Pisa, Genova, Venezia, Firenze, Bruges, Gand, e tanle altre ritta in Ita
lia, in Fiandra, in Alemanna, malgrado l'esiguit o la povert del loro territorio
raggiunsero un grado di potenza che ancora non sospettavano quegli Stati dove
l'ignoranza feudale colpiva di sterilit i vasti loro possedimenti.
Ora, quel giorno in cui la scienza tent, timidamente e per la prima volta,
di riguardare codesti fatti europei, quale sistema economico poteva essa ritrarne?
il sistema mercantile, quello die non vedeva nessuna ricchezza se non nel da
naro, e nessun mezzo di acquistare se non nelle manifatture e nel commercio
di esportazione.
Questo sistema , le cui brillanti apparenze non abbagliarono nondimeno lo
spirito giusto e saldo di Sully, fu pi tardi spinto in teoria ed in pratica sino agli
estremi suoi limili. Mentre le mattezze di Law mostravano al mondo quali strane e
rovinose conseguenze si possa trarre da un'idea esclusiva ed incompleta, il suolo
francese, questo suolo cos vasto, cosi ricco, cos variato, non concedeva i suoi
tesori alla mano avara ed inabile dei suoi padroni ; e il conladino povero, mi
serabile, oppresso, non sottraeva che a stento il meschino suo vitto alle coerci
zioni di un fisco rapace e stretto da mille bisogni. Questi fatti presentandosi nella
loro squallida nudit allo spirito filosofico del secolo XVIII dovevano per natu
rale e salutare reazione mutar pienamente il corso delle idee economiche del
tempo. La pratica aveva crealo il sistema mercantile; la filosofia del secolo XVIII,
reagendo contro le istituzioni esistenti, gener quello de' Fisiocrati. I pratici non
vedevano nessuna ricchezza fuorch nel danaro, i Fisiocrati fuorch nel prodotto
della terra. I primi non domandavano che proibizioni, privilegi, regolamenti ; i
secondi uua piena, un'intiera libert di commercio e d'industria; infine, quasi
per non lasciar alcun dubbio sulla sua natura di sistema di circostanza e di
reazione*, la Fisiocrazia usciva iu tutte armi dal cervello di Quesnay , figlio di
un coltivatore, e che nella sua giovinezza era slato testimone della miseria del
contadino , e degli elletti non meno assurdi che ributtanti dei regolamenti in
vigore.
Il terzo sistema, quello di Adamo Smith, era una sorta di eclettismo. Il com
mercio e l'agricoltura sono l'uno e l'altra una sorgente di ricchezze, perch l'uno
e l'altra sono mezzi di produzione col lavoro, li lavoro, il lavoro libero, il
principio essenziale di qualunque ricchezza, e questa proclamazione della potenza
e della dignit del lavoro, l'economia politica la faceva, per l'organo di Smith,
in mezzo alla strepitosa vicenda dell'indipendenza americana, ed alla vigilia della
rivoluzione francese. L'economista ispirato, senza forse manco dubitarsene, dalla
nuova ra sociale, accordando al lavoro il suo dritto di cittadinanza e i suoi di
plomi di nobilt, piantava un principio fondamentale della scienza. Dove il lavoro
non tenuto in onore, il sistema industriale non poteva nascere; un germe co
desto che non poteva sbocciare che al sole della libert.
Cosi i fatti sociali, col loro sviluppo provvidenziale, conducevano la scienza
da sistema in sistema sempre pi vicino alla verit. Noi non vogliamo toglier
nulla alla gloria di quegli uomini che quei differenti fatti sociali hanno successi
vamente diretto nei loro nobili tentativi. Il linguaggio dei fatti generali non
compreso che dagli alti intelletti, ed pur troppo nelle condizioni della nostra
debole natura che i primi autori della scienza sieno invincibilmente trascinati dal
fatto generale che domina l'epoca loro.
6 P. BOSSI.
LEZIONE II.
Oggetto e limiti della scienza economica. Bisogna distinguere la scienza razionale dalla
scienza applicata. L'economia politica, la morale e la politica si toccano, ma non
si confondono. Come ed in quale ordine principii diversi concorrano alla soluzione
dei problemi sociali.
vani principi che potevano essere un giorno chiamali ad- esercitare una grande
influenza sui destini del loro paese, lo suppongo che, penetralo della importanza
di questo ministero delicato, egli abbia voluto procurarsi il mezzo di parlare ui
suoi allievi d'ogni cosa. Non si potrebbe che sapergliene grado, poich egli ha
loro tenuto il linguaggio di un onesl'uomo e di un amico dell'umanit. Ma ci
toglierebbe ogni autorit alla sua definizione dell'economia politica, la quale, del
resto, non sopporta l'esame; poich, immaginare che si possa seriamente volere
abbracciare nel dominio dell'economia politica tutto quello che pu contribuire
non solamente alla ricchezza , ma all'incivilimento , non qaesto segnare dei
limiti alla scienza, ma bens cancellare ogni limite.
Non per meno vero che quest'idea cosi generale e cosi vaga di Stord ha
sedotto pi d'uno. Come resistere di fatti alla tentazione di mettersi nel numero
degli economisti, per poco che si abbia fissato la propria attenzione sopra una
scuola primaria o sulla statistica di una prigione 1
Scorrendo cosi gli scritti degli uomini eminenti nella scienza, si durerebbe
fatica a nominarne due che. si accordino sulla sua natura e sui suoi limili. Iti-
mane dunque una vera: questione preliminare da risolvere, e lauto pi importarne
che dalla sua soluzione dipende quella di un'altra questione nou meno fonda
mentale , la questione di sapere secondo quali principi! debbano essere sciolti i
problemi dell'economia politica.
perfettamente vero che considerando l'uomo sia isolalo, sia in istalo di so
ciet, si pu riguardarlo sullo tre punti di vista distinti: sotto l'aspetto della ric
chezza, sollo l'aspetto pi largo della sua felicit materiale, infine sotto l'aspetto
anche molto pi esteso del suo sviluppo morale.
La ricchezza non una causa necessaria di felicit; si pu concepire la feli
cita materiale con poca ricchezza, e la sventura largamente distribuita alialo di
una grande massa di ricchezze. Ci che vero di ciascun di noi, vero di lutti,
e pu essere vero di una societ intiera. Infine la ricchezza e la felicit mate
riale possono bens essere cause indirette, ausiliari, secondarie, ma non sono
cause necessarie dello sviluppo -morale. Come si trovano degl'individui, cosi pure
si trovano delle nazioni il cui benessere non si proporziona alla ricchezza, e delle
nazioni la cui ricchezza e felicit materiale sono in progresso, mentre il loro svi
luppo murale assai rilardalo. Si pu citare anche oggid tal paese d'Europa in
elogio del quale ci si dir che non si trovano in nessun altro luogo conladini
meglio trattati, un governo meno duro, una vita pi dolce, una tolleranza pi
benevola pei godimenti materiali. Per noi fraltanto questo non basta -, noi doman
deremo nello stesso tempo quale sia lo sviluppo morale di quel paese, quali idee
vi sieno in circolazione, quali bisogni vi si provino. Dimanderemo se, invece di
rinserrarsi contento e rassegnato nella sua vita materiale, come Un cane ben pa
sciuto e non troppo spesso sferzato, l'uomo non vi desideri slanciarsi in una re
gione superiore, se egli non vi senta lo stimolo dei bisogni intellettuali e morali.
E se la risposta fosse negativa, se questi bisogni morali gli fossero ignoti, se po
tesse prevedersi che a meno di circostanze straordinarie quella nazione sar fra
cent'anni ci che essa oggid, noi nom consentiremmo a riconoscere che a lei
nulla resti da desiderare.
Si possono dunque riguardare cosi le nazioni come gl'individui sotto il punto di
vista della ricchezza, sotto il punto di vista del benessere materiale, e sotto il punto
l.MTBODIZIOKK. LEI. 11. . 13
di vista dello sviluppo morale. Ciascuno di questi tre stati suppone certi mezzi,
ciascuno di questi scopi esige un certo impiego delle nostre facolt, una certa
azione dell'uomo sul mondo esteriore, e degli uomini gli uni sugli altri. Per creare
la ricchezza, occorre l'impiego di quelle facolt umane, che sono le pi atte
alla produzione, l'impiego del lavoro propriamente detto, un certo uso delle no
stre cognizioni fisiche, chimiche, meccaniche, quella azione dell'uomo sul mondo
esteriore, che osserviamo ogni giorno nei lavori industriali, nei lavori agricoli,
ed un certo concorso degli uomini in un'opera comune, ma con officii differenti,
rappresentando gli uni la parte di lavoratori, gli altri di capitalisti, e cosi via di
cendo. Ecco dei mezzi adoperali ad uno scopo particolare, la produzione della
ricchezza, e questa ricchezza, prodotta cosi, si distribuisce naturalissimamente fra
i .produttori secondo certe leggi generali che non sono l'opera di nessuno, ma il
risultato necessario dei fatti della produzione.
Per la felicit materiale, occorre qualche cosa di pi o di differente. Occorre
che nella organizzazione sociale e nelle leggi positive nulla si opponga alla li
bera circolazione di quella ricchezza a profitto di tutti i membri dello Stato; oc
corre che sia consumata in una maniera conforme alla sana ragione, ammessa
dalla morale, poich noi siamo solleciti di riconoscere che il contrario sarebbe ad
un tempo un male in s ed una sciagura. Vi sono dei consigli da chiedere alla
giurisprudenza, alla igiene, alla medicina. Lo si dice ogni giorno: l'uomo saggio,
anche in seno ai piaceri, sar pi felice con una mediocre quantit di ricchezze
di quello che altri potesse esserlo con ricchezze immense. Questo dunque esige
pure una certa applicazione delle facolt umane, una certa azione degli uomini
gli uni sugli altri.
Infine, in quanto allo sviluppo morale, chi mai non sa come questo domandi
l'esercizio delle facolt di un altro ordine ? Chi non sente come esso invochi i
nostri sentimenti pi nobili, tutto quello che la coscienza umana ha di pi in
limo, di pi indistruttibile, la ragione di pi solido e di pi elevato? Non si tratta
di accumulare alquante ricchezze, di accrescere, di regolare i godimenti della
vita materiale; si tratta di nobilitare la nostra natura, di elevare il noslro pen
siero, di estenderne il dominio, di mettere in rilievo tutta quella dignit che l'uomo
racchiude in se stesso. Ed anche questo richiede un certo impiego delle nostre
facolt le pi nobili, una certa applicazione delle nostre cognizioni nell' ordine
pi elevato, una certa azione dell'uomo sull'uomo per lo sviluppo ed i progressi
di tutti.
I mezzi debbono dunque elevarsi come lo scopo. Quegli che vuole soltanto
acquistare, quegli che vuole ad un tempo acquistare e godere, e quegli che vuole
soprattutto svilupparsi moralmente non agiscono mica nello slesso modo. I tre
scopi non sono incompatibili, ma quegli il quale, non conlento del primo, vuole
raggiungere il secondo, e dal secondo elevarsi al terzo, non pu restringere la
sua azione nei limiti in cui si rinserra quegli il quale non miri che al primo.
Per ci, quand'anche si consentisse a non considerare che lo scopo pratico
ed i mezzi necessarii per raggiungerlo, non vi sarebbe nessuna ragione di con
fondere l'economia politica coll'igiene, la medicina, l'architettura, la politica e
la morale. . . -
E v'ha di pi: questa applicazione delle cognizioni umane ad uno scopo de
terminato e pratico, questo impiego delle forze individuali e sociali per tale
14 V. BOSSI.
tal altro risultato particolare, questa forse, propriamente parlando, la scienza?
una scienza consiste essa in.questo? E parimente una scienza deve forse essere
classificata secondo l'uso che se ne pu fare, secondo il partito che se ne pu
trarre, oppure secondo la natura e l'oggetto delle sue ricerche?
La risposta non sembra dubbia. Non mica dallo scopo pratico al quale pu
servire che si pu riconoscere la natura di una scienza, e classificarla; propria
mente parlando, la scienza non ha alcuno scopo. Tosto che si pensa all'impiego
che se ne pu fare, al partito che se ne pu trarre, si esce dalla scienza e si cade
nell'arte. La scienza, in ogni cosa, non che il possesso della verit, la cogni
zione ponderata dei rapporti che emanano dalla natura stessa delle cose, cogni
zione che ci permette di salire ai principii e di concatenare tra di loro le dedu
zioni che se ne traggono. La cognizione della verit, tale l'oggetto, Io scopo
della scienza; il mezzo la ricerca della verit coll'aiulo del metodo. La scienza
non incaricata di fare qualche cosa. Se pur non vi fossero in questo mondo
che miseria, ignoranza e sciagura, vi sarebbe pur sempre un' economia politica.
Sarebbe sempre vero che applicando le forze dell'intelligenza e le forze organiche
dell'uomo alla materia in tale o tal'altra guisa, si produrrebbero delle cose atte
a soddisfare i bisogni dell'uomo, e che questi prodotti si distribuirebbero in una
certa maniera fra i produttori; che se l'uomo, informato dalle conchiusioni della
scienza, ne trae partito per la ricchezza, pel benessere, pel progresso sociale,
egli fa ci che deve fare, ma la scienza rimane sempre la stessa. Quand*
anche non vi fosse una sola barca sull'Oceano, vi sarebbe pur sempre un'astro
nomia, e l'astronomia sarebbe sempre ugualmente vera. Qualunque sia il partito
che se ne ritrae per la navigazione, la scienza stessa, l'astronomia non che la
cognizione della verit relativamente ad un certo ordine di fatti.
Ora, io domando, procedendo con questa regola, classificando le scienze se
condo il loro oggetto, a quale dei sistemi che abbiamo indicali converr egli
appigliarsi? Conviene egli riconoscere che la scienza dell'economia politica ab
braccia tutto quello che taluni autori le attribuiscono, o veramente che vi debb'
essere una scienza speciale, la quale abbia per oggetto particolare la ricchezza?
Ridotta a questi termini, basta di piantare la questione per risolverla, avve
gnach essa riesca evidentemente a questa: v'ha o non v'ha nell'economia politica
un oggetto speciale, particolare, il quale non si confonde con alcun altro ed
abbastanza importante per formare il soggetto di una scienza sui generi ? Ora,
niuno pu negare che questo oggetto esista. Lo studio della lolla delle forze uma
ne, sia intellettuali, sia fisiche, colla materia per dominarla, trasformarla, adat
tarla ai bisogni dell'uomo, questa lotta costituisce un ordine di fatti e d'idee
particolare il quale non si confonde cou alcun altro.
Qualunque cosa atta a soddisfare i bisogni dell'uomo ricchezza. La ri-
chezza, per parlare come parla la scuola, essenzialmenle suggeltiva. La materia
possiede, senza dubbio, certe propriet ; ma gli oggetti non diventano ricchezza
se non quando siano messi in relazione, merc il lavoro o per lo meno l'appro
priazione, coi bisogni dell'uomo. La qualit di ricchezza ' cosa contingente ; ma
l'ordine de'fatli da'quali essa risulta non si lascia confondere con alcun altro.
Cos essendo, vi dunque una scienza sui generis, una scienza -determinata, la
quale ha un campo suo proprio, i suoi fatti generali, i suoi limiti.
lo dico che essa ha fatti generali suoi proprii, quantunque alcuni di questi
INDIO DIZIONE. LEZ. II. 15
falli le sieno, a dir vero, comuni con altre scienze. Quindi l'economia politica
parie essenzialmente da questi dati: la nostra potenza sulle cose per mezzo del
lavoro; la nostra tendenza al risparmio, se un interesse sufficiente vi ci spinge; la
nostra tendenza a metlere in comune la nstra attivit e le nostre forze; i nostri
istinti di propriet e di cambio.
Ecco dei fatti che sono d'ogni tempo e d'ogni luogo: sono questi i fatti ge
nerali dell'economia politica. Da questi dati risulta la scienza della ricchezza, la
scienza nazionale, generale, invariabile. Da un lato, le cose e le loro propriet;
dall'altro, l'uomo la sua intelligenza, e la sua forza fisica, e questi due elementi
legati insieme dalle tendenze e dai bisogni della nostra natura, da quelle ten
denze e da quei bisogni, la forza e l'estensione dei quali possono variare, ma
che sono comuni all'umanit intiera. Questa scienza, riguardata cos, ha per
teatro l'universo.
Tale la scienza nella sua generalit. E come procede? essa dice: Il lavoro
umano applicato alle cose fa loro subire delle modificazioni che le rendono atte a
soddisfare i nostri bisogni. Quando il prodotto del lavoro non consumato tutto,
vi un risparmio; se il risparmio applicato come forza produttiva, la produzione
si accresce. L'uomo, stimolato dall'amore del piacere, desideroso di moltiplicare
i suoi godimenti, non tarda a riconoscere che facendo de'risparmii ed applicando
alla produzione ci che egli abbia risparmiato, aumenta la sua ricchezza. Cos la
ricchezza si accresce col lavoro e col capitale.
Quando partendo dai dati generali, arrivo a queste deduzioni; quando di
mostro queste verit oggid tanto triviali, ma che sono state tanto lungamente
ignorate, la scienza non rivela essa delle verit sui generis le quali non si rife
riscono che alla produzione della ricchezza e che sono vere in ogni tempo ed in
ogni luogo? Ondech arditamente conchiudo che la scienza dell'economia poli
tica, riguardata cosi in quello che essa ha di generale e d'invariabile, piuttosto
una scienza di raziocinio che una scienza di osservazione. stato- detto il con
trario da coloro i quali, come noi vedremo fra poco, hanno confuso l'economia
politica razionale coll'economia politica applicata, la scienza coll'arle. La scienza
propriamente detta, parte da un piccol numero di fatti generali, ed colla de
duzione che arriva a tutte le sue conseguenze.
Ma queste deduzioni sono esse perfettamente legittime, queste conseguenze
sono esse sempre vere? E incontestabilmente vero che un proiettile lancialo sotlo
un certo angolo descrive una certa curva ; questa una verit matematica.
ugualmente verp che la resistenza opposta al proiettile dal fluido che esso at
traversa modifica pi o meno in pratica la deduzione speculativa; questa una
verit di osservazione. La deduzione matematica dessa falsa? no, certamente,
ma essa suppone il vuoto.
Io mi affretto di riconoscerlo, l'economia speculativa trascura parimente
certi fatti, certe resistenze. Accenner subitamente tre fatti importanti che ci
faranno scorgere la differenza che pu esistere fra la scienza pura e la scienza
applicala, fra la scienza e l'arte.
La nazionalit, il tempo e lo spazio modificano sovente i risultati della scienza
pura. La scienza ci dimostra che, per aumentare la ricchezza, bisogna produrre
al pi buon mercato possibile. Se producasi a buon mercato in un Inogo ed a
caro prezzo in un altro, essa ci dice, di comperare nel primo, e di nou compe
16 P. ROSSI.
rare nel secondo. Essa non domanda mica come si chiami il luogo dove si pro
duce a buon mercato, quale sia il governo di quello dove la fabbricazione
cara. Nella sua generalit essa non s'impaccia di siffatte questioni. Quaudo la
vi dice: Se i salarti reali sono altissimi in un luogo e bassissimi in un altro,
i lavoratori lasceranno quest'ultimo luogo per recarsi nel primo ; egli vero
codesto? s ; ma essa non si occupa di sapere quale sia la distanza che separa
i due luoghi, quali sieno le difficolt pratiche che si opporranno all'emigrazioni;
dei lavoratori, quale sia il tempo necessario affinch le due popolazioni si met
tano in equilibrio, e quali saranno Uno a cotal epoca i patimenti dei lavora
tori, l'i cos che la balistica pura non si occupa della resistenza che deve provare il
proiettile. Certamente, colui il quale non conoscesse la formola della scienza, sarebbe
un tristo uffziale d'artiglieria; ma non sarebbe meno degno di biasimo quell'altro
il quale facesse puntare dei cannoni secondo la formola astratta e non secondo
la formola modificala dall'esperienza. Nella stessa guisa, chi non tenesse conto
delle modificazioni che le circostanze debbono apportare ai risultati della scienza,
cadrebbe nell'assurdo iu fatto di economia politica; ma l'economia politica dessa
meno una scienza per questo ? Le sue formole sono esse meno vere? no cer
tamente.
Si soverchiamente rimproverato alla scuola di Quesnay il suo lasciate fare,
lasciate passare. Era quella la scienza pura; poich, noi lo vedremo, perfetta
mente vero che se circostanze particolari non venissero mai a modificare la que
stione, la libert dell'industria e del commercio sarebbe il mezzo pi sicuro di
produrre la maggior ricchezza possibile; ma succedono circostanze di tempo e
di spazio, bisogni dipendenti dalla nazionalit che possono modificare nella pra
tica l'applicazione della regola. una ragione codesta per mettere in dubbio le
deduzioni della scienza in quanto sono deduzioni scientifiche? no certamente. -
Risulta da queste osservazioni che, per venire alle corte, in simili questioni
si debbono distinguere tre ordini di fatti e d'idee.
L'economia politica razionale la scienza che ricerca la natura, le cause, il
movimento della ricchezza fondandosi sui fatti generali e costanti della natura
umana e del mondo esteriore. Essa non disconosce n respinge le altre scienze so-
ciali;queste le offrono, deipari che le scienze fisiche e matematiche, dei rnezziedei
risultati dei quali profitta; ma pel progresso di ciascuna, importa di non confon
derle. Senza dubbio, tutte le linee che partono dalla base del cono finiscono per
riunirsi alla sommit; ma l'uomo, collocato al centro, ba egli l'intelligenza cos
viva per comprenderle esattamente alla sommit, e non egli prima obbligato
di seguirle ad una ad una ?
La scienza parimente una in certa guisa ; ma ciascuna delle sue parli,
applicata ad un oggetto qualunque, forma una divisione a parte e riceve un
nome particolare: dal che deriva quella moltitudine di scienze e di arti diver-
samente nominate . ( Platone, nel Sofista.)
egli giunto il momento di riunire, con poderosa sintesi , tutte le scienze
morali e politiche in una sola, e di fondare un'alta scienza sociale, come si po
trebbe, colla fusione in un solo tutto delle divrse scienze naturali, fondare una
scienza generale della natura? noi ne dubitiamo; ma fosse pur questo possibile,
sarebbe altrettanto irragionevole di confondere questa scienza sociale con una
scienza particolare, la scienza dulia ricchezza, quanto lo l'osse di confondere la
INTRODUZIONE. LEZ. II. 17
scienza generale della natura colla mineralogia. Che se gli autori di alcuni saggi,
a parer nostro prematuri, di sintesi sociale vogliono accattare dalla scienza della
ricchezza il suo nome di economia politica, per applicarlo alle loro elucubrazioni
economico-politico-morali, e noi lo concediamo. La denominazione di economia
politica non abbastanza felice perch gli economisti ne direndano il possesso
unguibus et rostro ; si chiameranno, se vuoisi, crisologi, crematisti, divitiarii,
o con qualsivoglia altro nome anche pi strano; ma da cotale usurpazione di un
titolo conchiuderne che l'economia politica altra cosa che la scienza della
ricchezza, gli evidentemente sostituire ad una questione grave un giuoco di pa
role, una contesa di terminologia.
Viene poscia l'economia politica applicata ; allora la scienza presa come
mezzo. Passando dalla scienza all'arte, bisogna tener conto, ne conveniamo, delle
circostanze particolari che possono modificare i principii nelle loro applicazioni.
Come lo vedremo trattando alcune delle grandi questioni di applicazione, le tre
circostanze capitali da noi menzionate, il tempo, lo spazio, la nazionalit, rap
presentano una grande parte in quelle cause modificatrici dei risultati puramente
scientifici. L'economia politica pura e l'economia politica applicata hanno cia
scuna, in sostanza, il medesimo oggetto, la ricchezza: la prima ne tratta in ma
niera generale e , per parlare come si parla oggid , umanitaria; la seconda in
maniera pi speciale, pi nazionale-, ma l'oggetto pur sempre il medesimo.
Infine si comprende che la morale, la politica intervengono nelle queslioni
sociali. Lo scopo della societ , come lo scopo dell'individuo, non solamente
d'essere ricco; questo scopo pu anzi, in certi casi, essere subordinato ad uno
scopo pi elevato. Supponiamo che fosse un mezzo di ricchezza nazionale il far
lavorare i fanciulli quindici ore al giorno, la morale direbbe che ci non lecito;
la politica pur essa ci direbbe che tal cosa nociva allo Stato, e che svigorisce
le forze della nazione. Per avere degli operai di undici anni, si avrebbero fiacchi
soldati di vent'anni. La morale farebbe valere i suoi precetti, la politica le sue
esigenze, e quand'anche fosse provato che il metodo sarebbe utile come mezzo di
ricchezza, non pertanto lo si dovrebbe adoperare. Si dovrebbe dunque per questo
gridar la croce contro l'economia politica? mai no; l'economia politica non che
una scienza la quale esamina le relazioni delle cose e ne trae delle conseguenze.
Essa esamina quali sono gli effetti del lavoro; voi dovete, nell'applicazione, ap
plicare il lavoro secondo l'importanza dello scopo. Quando l'applicazione del la
voro contraria ad uno scopo pi elevato che la produzione della ricchezza, non
bisogna applicarlo. Ci prova forse che l'economia politica e falsa? no; ci prova
che voi confondete quello che debb'essere separato.
Se fosse dimostrato che quelle case dove sono raccolte le sciagurate vittime
della dissolutezza o della miseria dei loro genitori, che le case di trovatelli sono
contrarie alle deduzioni dell'economia politica, l'economista non lo dissimule
rebbe. Allora se ne conchiuderebbe che gli economisti vogliono che quelle case1
sieno chiuse ; si aggiungerebbe che sono uomini senza viscere, uomini che cai'
pestano ogni sentimento di umanit. Non esiste nulla di tutto questo. L'economia
politica vi addita un fatto ed un risultato. Tocca poi a voi esaminare se nelle
circostanze del vostro paese non vi sieno altri fatti ed altre conseguenze che si'
oppongano alla soppressione di quelle case. Supponete che in un dipartimento,
tale soppressione dovesse eccitare una rivolta, la vorreste voi forse operare? no, df
Ecmom. Tomo IX. 2.
18 P. BOSSI.
sicuro. Checch possa dire l'economia politica, la politica risponder che la con
servatone della pace pubblica vale assai pi del risparmio che si otterrebbe dalla
soppressione delle case dei trovatelli.
Lo torno a dire, noi abbiamo pi di uno scopo da raggiungere in questo
mondq. L'economia politica pu servirci di guida per dirigerci verso uno di co
desti scopi-, ma essa non Ita la missione di farci fare tale o tal altra cosa; poich
lo ripeto, una scienza non ha altro scopo che la ricerca della verit. nell'ap
plicazione che dobbiamo tener conto di tutti i principii che ceneorrono alla solu
zione di una questione sociale. L'errore viene dall'immaginarsi che qualsivoglia
questione sociale sia risolvibile coll'applicazione di un solo principio. Da ci risulta
che, ogniqualvolta il principio economico si trovi implicalo in una questione, si
vuole mettere la soluzione pratica di tale questione a carico dell'economia. Questa
cosa ingiusta. L'economia politica d dei risultati economici, d delle conse
guenze del principio economico; tocca agli applicatori di tener conto di tutti gli
altri principii che debbono concorrere perch la soluzione della questione sia con
forme ai pi cari interessi della nazione e degli individui.
Io dico agl'interessi pi cari: quando in unaquestione, l interesse pi caro della
nazione, lo scopo dominante la ricchezza, l'economia politica quella che deve
prevalere. Quando avviene il contrario , quando vi sono in giuoco interessi di
forza, di, dignit nazionale, le considerazioni economiche non sono pi che mo
tivi di secoml'ordine e che debbono cedere il passo alle considerazioni politichi'.
Credo dunque che prima sia d'uopo distinguere l'economia politica razionale
dall'economia politica applicala, e che poscia, in qualunque questione, non si
debbano confondere le considerazioni dell'economia politica, anche applicata,
colle altre considerazioni morali e politiche che possono influire sulla soluzione
di cotale questione.
LEZIONE III.
Difficolt che la scienza ha incontrate nel suo sviluppo. Difetti della sua nomencla
tura. Necessit di salire ai principii elementari. Valore, natura, causa,
forme diverse del valore.
scopre che la potenza dei suoi organi pu essere prodigiosamente aumentata; che
non consumando immediatamente tutte le cose utili, pu farsene dei mezzi che si
aggiungono come forza alla forza dei suoi organi, ed a quella degli agenti natu
rali che sono a sua disposizione. Quindi le trasformazioni si estendono e si mol
tiplicano; l'uomo vive e prospera; egli si propaga e copre presto la superficie
della terra, moltiplicando le proprie forze col soccorso vicendevole e collo spirito
di associamone, variando le incombenze, e distribuendole in modo che ciasche
duno lavori, che ciascheduno profitti e s'innalzi a poco a poco ad un'esistenza
meno brutale e grossolana.
Questo aiuto reciproco, questo lavoro comune trovano la loro ricompensa,
dovunque la giustizia presieda alle relazioni sociali, in una retribuzione propor
zionale. Cosi ciascuno possedendo pi o meno, ma sovente pi di quello che i
suoi bisogni richiedano o un'altra cosa che quella che egli desidera, cotale retri
buzione fa nascere il cambio, apre un vasto campo di nuove relazioni fra gli uo
mini, ed' il mondo diventa, per cos dire, un'immensa officina ed un vasto mer
cato, la specie umana una grande famiglia laboriosa e commerciante. Le sue
provviste aumentano ogni anno, il suo benessere assicuralo; quantunque le
famiglie umane si moltiplichino, pur non di meno, merc l'applicazione delle
forze dell'uomo alla natura, questa moltiplicazione pu essere messa, dovunque
regnino la previdenza e la saggezza, in armonia coi mezzi di sussistenza. Ed al
lora la terra si abbellisce, le arti si moltiplicano, i bisogni si sviluppano e s'in
gentiliscono, e l'uomo si solleva sempre pi non solamente nell'ordine fisico, ma
ben anche nell'ordine intellettuale e morale; divenuto, pei suoi proprii sforzi, si
gnore legittimo del mondo esteriore , egli non ha che a rendere grazie a Colui il
quale ci ha imposto la legge dell'associazione e del lavoro.
Tale la serie dei fenomeni economici considerati nel loro principio e nei
loro risultati. Si trovano lutti in quella azione continua dell'uomo sul mondo
materiale; sono tutti racchiusi in quella rotazione assidua di lavori di consuma
zione, di riproduzione e di cambii.
Un piccolo numero di parole compendia tutti questi fatti, ne generalizza
le idee. Tutto quello da noi ora indicato, tutti codesti fatti cosi moltiplici, che
la minuta loro descrizione ha empiuto dei volumi, si trovano compendiati nelle
parole: valore, ricchezza, lavoro, terra, capitale, produzione diretta o indiretta,
popolazione, cambio, mercati, sbocchi, distribuzione, salarii, rendita, profitto,
imposta, reddito.
Queste parole sono state adottate dalla scienza ; ma non vi ancora perfetto
accordo sul senso e la forza di colali espressioni. Vale a dire, in altri termini,
che la scienza, anche ne' suoi principii fondamentali, non ancora definitivamente
determinata ; poich il primo segno di qualunque scienza che raggiunga questo
grado di perfezione, una nomenclatura accettata, riconosciuta ed ornai fuori
di qualunque contestazione.
L'economia politica ha incontrato gravi difficolt: il passaggio dai fatti co
muni e grossolanamente osservati allo stato scientifico stato, per l'economia
politica, pi difficile che per al Ire scienze. Vi sono dei fatti fisici, chimici, astro
nomici che Io stesso volgo aveva pure bene o male osservati , ma senza poi oc
cuparsene di soverchio; esso li vedeva succedere. Quando gli scienziati si sono
pi lardi impossessati di colali fatti , non hanno incontrato difficolt gravi per
VALOKK. LKZ. 111. 21
classificarli secondo i loro lumi e per denominarli come hanno creduto conve
niente di fare. Gli economisti, al contrario, s'impadroniscono di fatti che sono
l'occupazione diretta e giornaliera d'ogni uomo; eglino hanno dunque trovato
nella lingua comune un linguaggio economi o gi formato. Hanno dovuto accettare
questo lingunggio, incaricandosi solamente di depurarlo, di ricondurlo a quel rigore^
a quell'esattezza scientifica che non poteva avere nella bocca del volgo. Qui stava
l'opera difficile; il linguaggio comune diceva prima degli economisti: valore,
lavoro, capitale, salario, reddito, e queste espressioni sono arrivate nella scienza
con quei significati moltiplica mal definiti, mal circoscritti della lingua comune,
i quali non producono nessun imbarazzo nella vita ordinaria, perch ad ogni fatto
particolare ciascheduno spiega il proprio pensiero, ma che dovevano produrne
di grandissimi nello svolgimento scientifico di una teoria.
Pigliamo come esempio la parola : capitale. Nessuno ignora quanto sieno nu
merosi nella lingua comune i significati di questa parola. Un uomo qualche poco
versato nella scienza economica vi dice: Le macchine, i casamenti della mia
fabbrica sono il mio capitale . Un altro dir che egli ha depositato dei capitali
presso il suo notaio; e poi un terzo, parlando di un uomo ricco, dir che per
verit questi non possiede molta terra, ma ha immensamente dei capitali. Il no
taio oppone la parola capitale alla parola interesse; egli chiama capitale la sorte
principale di un debito, di una rendita. Infine si dir di una signora che essa
possiede un grosso capitale in diamanti. Notiamo di passaggio che il significato
scientifico della parola capitale precisamente quello che si giudicato a pro
posito di ommettere nel codice della lingua, nel dizionario dell'Accademia. Frat
tanto l'espressione di capitale rappresenta nella scionza una parte cos importante
che qualunque incertezza a suo riguardo una causa di equivoci e di errori.
E v" ha di pi ; gli scienziati si trovano essi medesimi sotto l'impero dei fatti
esteriori, un'atmosfera che ci inviluppa, ci preme e ci modifica a nostra insa
puta. Dal che un nuovo pericolo per la scienza; gli economisti la hanno sovente
mutilala per renderla conforme agli usi del loro luogo.
Ne citer un esempio: L'Inghilterra. pi di qualunque altro paese del mondo
un "paese di manifatture; non vi si vedono che macchine, opificii, operai. Ivi il la
voro, propriamente detto, compie nella societ una parte immensa ; se mai si
detto di un paese che esso un opificio, lo si deve dire dell'Inghilterra. Cos es
sendo, quali sono i fatti che hanno pi agito sugli- economisti inglesi, anche u
loro insaputa? il lavoro propriamente detto ed il cambio. Ond' che gli econo
misti inglesi hanno, pi di tutti gli altri, adottato l'idea che non vi abbia altra ric
chezza se non i prodotti del lavoro propriamente detto, non vi abbia altro valore
di cui la scienza debba occuparsi, se non il valore di cambio. Sono queste evi
dentemente due restrizioni, diciamolo pure, due mulilazioni della scienza operate
sotto l'influenza dei fatti dominanti nel paese. Mai una simile idea sarebbe ca
duta nella mente di un Napolitano.
Questi esempii ci dicono abbastanza che le questioni pi gravi s'incontrano
sulla soglia stessa della scienza. S'incontrano nel dominio della scienza pura al
lorch si tratti di determinare i fatti generali che le servono di fondamento, e
per pi forte ragione, quando si discenda da codesti fatti generali, alle deduzioni
ed a' corollar-ii che ne emanano. Si trovano, ed anche pi numerose nel dominio
dell'economia politica applicata; poich ivi si aumentano di tutte le djvergenz.e
22 > r. rossi.
che cosa tanto comune incontrare nell'osservazione dei fatti particolari . senza
contare, come 1' ho di gi fatto presentire, tutto quello che le influenze morali e
politiche, legittime in se medesime, quantunque per straniere alla scienza eco
nomica, vengono a frammischiarvi.
Solleciti di arrivare al cuore stesso della scienza ed alle questioui pratiche,
noi avremmo voluto non arrestarci su certe questioni fondamentali, abbastanza
astratte, tutta l'utilit delle quali non pu essere immediatamente sentita da co
loro i quali non sieno sufficientemente addentrati negli studii economici. Frat
tanto io credo di non dover ommettere intieramente cotali questioni. Qualunque
inesattezza nelle nozioni fondamentali oscura l'intiera scienza^ la mente prende
una falsa direzione, gli effetti della quale si fanno poi sentire anche nelle questioni
di applicazione.
Ho detto che i fatti generali della scienza sono compendiati d un certo nu
mero di parole. La prima di queste parole, valore, non quella che abbia dato
luogo a meno controversie fra gli economisti.
L'uomo, distinguendo col suo istinto e col suo discernimento le cose atte a
soddisfare i suoi bisogni da quelle che non possedond questa propriet, fa "caso
delle prime, le apprezza, se ne impadronisce se pu; le altre, le trascura e nou
le tocca.
Ecco l'uomo preso sul fatto. Domandiamogli perch trascuri le une e s'im
padronisca delle altre, ed egli ci dir che le une gli sono utili, che le altre non
gli servono a nulla. Traduciamo la sua risposta in una parola scientifica; noi
diremo che egli trova il valore nelle une e non ne trova nelle altre. Quindi il va
lore non altro che l'utile nella sua relazione speciale colla soddisfazione dei
nostri bisogni ; dunque un'idea meno estesa che l'idea dell'utile assoluto.
L'utile pu concepirsi in una maniera astratta e generale ; esso pu concepirsi
applicato a quelle cose che non eccitano in noi n desiderio n timore. Se ci si
esponga il sistema del mondo , noi potremmo concepire come utile al mecca
nismo universale che vi sia un certo numero di sistemi solari ; ma non
questo che un atto dell'intelligenza senza nessun rapporto colla soddisfazione dei
nostri bisogni.
L'utilit, considerala come sorgente del valore, pu essere diretta o indiretta.
La chiamo diretta quando fondata sulla possibilit di un'applicazione imme
diata delle cose alla soddisfazione dei nostri bisogni: tale il valore di un pane
per l'uomo che ha bisogno di mangiare/Chiamo indiretta l'utilit delle cose le
quali non sono per ni che un mezzo di procurarci quello che atto a soddisfare
dei bisogni che esse medesime non possono soddisfare. Un uomo possiede due
pezzi'di pane: coll'uno sazia la propria fame: l'altro, lo d, slimolato dal freddo,
in cambio di alquanta legna. Poich la nozione istintiva della propriet si svi
luppa rapidamente: padrone del secondo pezzo di pane, come lo era del primo,
egli ha prontamente conchiuso che egli aveva il diritto di disporne e di trasfe
rirne le propriet in un'altra persona. Egli ha applicato il second pezzo di. pane
ai proprii bisogni, ma indirettamente, per mezzo di un cambio.
Ma-andiamo anche pi al fondo delle cose. Ilo detto un pezzo di pane, per
ch d'uopo di un'Oggetto trasmessibile, e tytte le cose utili non sono tali. V'ha
di pi; non bisogna che sia una cosa' che l'altra persona possa procurarsi senza
alcun sacrifizio, poich allora non prenderebbe la noslra. Le cose che esistono in
VALORE. LBZi 111. 25
quantit indefinita, alla disposizione di tutti, non sono materia di cambio; nes
suno ne manca. Da' un altro lato, se le cose desiderate fossero eccessivamente
rare, il cambio ne sarebbe forse impossibile. In una piazza assediata, quando il
pericolo di morire di fame imminente , quegli che possiede qualche comesti-
bile non vuol cederlo per nulla al mondo. Quando, ih un deplorabile avvenimento,
il soldato morente di freddo rompeva tulli i legami della disciplina, e gridava
all'uffiziale che voleva scaldarsi presso di lui : Va a cercare il tuo ciocco ,
avrebbe egli venduto il suo per ventimila franchi? Mai no, poich si sarebbe
esposto ad una morte crudele dopo pochi istanti.
Quindi, affinch abbia luogo il cambio, necessario il concorso di certe cir
costanze. Esso suppone possesso dai due lati, volont "di cedere la cosa propria,
e desiderio e mezzi di avere quella che un altro possiede. Sopprimete uno di
questi dati, e non c' pi cambio. Ma pur sempre vero che le cose possono
applicarsi ai nostri bisogni in modo diretto o in modo indiretto. Con Smith, io
chiamo la prima specie .di utilit valore di uso, potenza di soddisfare immedia
tamente i nostri bisogni; la seconda, la chiamo valore di cambio, potenza di
procurarci, per via del baratto, cose che possano immediatamente soddisfare i no
stri bisogni.
Da queste nozioni, le quali non sono che la traduzione in linguaggio scien
tifico dei fatti generali pi irrecusabili, risulta: 1 che il valore non se non
l'espressione di una relazione essenzialmente variabile. la relazione dei nstri
bisogni colle cose, e niuno ignora che i nostri bisogni sono ad un tempo diversi
e mobili; anche quelli che ci sono comuni a tutti e che derivano dalla' nostra co
stituzione organica, sono variabili, almeno per la loro intensit. In conseguenza, il.
valore non n una cosa costante, n una qualit inerente agli oggetti: nel va
lore non c' nulla di esclusivamente obbiettivo. Il pzzo di pane di cui parlavamo
poc'anzi, dotato di un valore considerabile, al momento in tui la fame tormenta
l'uomo, non ne ha pi se questi sazio.
2 Il valore di uso l'espressione di una relazione essenziale che domina
tolta l'economia politica; la relazione dei bisogni dell'uomo cogli oggetti esteriori.
Il valore di cambio non che una forma del valore di uso: esso deriva dal me
desimo principio. Togliete ad una cosa la propriet di soddisfare i nostri bisogni,
essa non ha pi nessun valore di cambio, poich la non buona da nulla, non
utile per nessuno. Un contadino dei dintorni di Roma troVa un oggetto antico;
questo non ha nessun valore diretto per lui che non s'intende nulla di belle arti,
e molto meno delle iscrizioni dell'antichit; ma egli sa che vi sono, nel mondo,
degli antiquarii, degli uomini i quali desiderano possedere colali reliquie, e che
in conseguenza, egli pu cambiare quella sua anticaglia. Se questa non avesse.
un valore di uso per nessuno, il contadino la getterebbe via. 11 valore di cambio
non dunque che una forma del valore d'uso; deriva dal medesimo principio;
esiste perch l'altro esiste e non per se stesso ; se non vi fosse valore di uso non
vi sarebbe valore di cambio, mentre vi pu essere valore di uso senza valore di
cambio.
3 Infine , il valore di uso dura insino a tahto che esiste la relazione fra
gli oggetti ed i bisogni dell'uomo. Il valore di cambio non esiste realmente che
nel momento stesso del cambio. Quando il baratto si fa fra il pezzo di pape ed
il pezzo di legna, quale il valore di cambio del pezzo di pane? il pezz/i di
24 p. bossi. '< ';
tario di una fortuna moderna. Nel primo, noi porremo gli schiavi: i Romani ne
avevano di abilissimi, le cui facolt intellettuali ed i cui organi avevano ricevuto
una educazione accurata; avevano fra i loro schiavi buoni falegnami-, esperti
gioiellieri, datti bibliotecarii. In Roma, lutto questo s'inventariava come dei ca
valli e dei bovi ; tutto questo aveva un valore di cambio.
Nell'inventario di una fortuna moderna, noi non comprendiamo pi gli uo
mini i quali non sono pi una mercanzia. Vuol ci forse dire che le nostre fa
colt intellettuali, che i talenti acquisiti non sieno ricchezze, non sieno valori? Ma
gli economisti, quegli stessi i quali non ammettono tutte queste nozioni, ricono
scono che i talenti naturali sono come un fondo di terra, che i talenti acquisiti
sono capitali, che gli uni e gli altri sono strumenti produttori. L'uomo che li
possiede ha dunque un valore pi grande che colui che la natura non ha arric
chito dei suoi doni o che l'educazione non ha sviluppato. Ora, perch presso noi,
molto fortunatamente, non si trascinano pi gli uomini al mercato, non-si dovr
forse tenere alcun conto delle capacit industriali che una famiglia, una citt,
uno Stato possono racchiudere ? Queste capacit costituiscono nonpertanto un
valore irrecusabile, un valore di uso.
Voglio prevenire un'obiezione. Si dir; vi in quelle un valore di cambio,
poich gli uomini vendono i prodotti dei loro talenti. Questo un errore. Senza
dubbio, allorch ordino un quadro, pago all'artista un certo prezzo. Vuoi dir que
sto che il pittore m'abbia trasmesso il suo talento? Io non so che l'aTtista ven
dendomi il suo lavoro abbia per nulla diminuita la sua capacit,, e che compe
rando il suo quadro io m'abbia acquistata qualche abilit in pittura. Egli mi ha
venduto il prodotto del suo capitale e non gi il suo capitale. Quando io compero
un pezzo di panno, non compero mica la macchina che ha servito a farlo: questa
il capitale. Tuttavolta vi ha fra questo esempio ed il precedente questa diffe
renza,.che la macchina, la quale ha fatto il panno, ha un valore di cambio, mentre
la macchina intellettuale, se cos fosse permesso di parlare, la quale ha fatto il
quadro, non pu vendersi, non punto trasmessale. Ha dessa meno, per questo,
un valore di uso? Chi potrebbe dubitarne? Essa costituisce la ricchezza, il pa
trimonio di colui che la possiede; essa la sorgente dei suoi redditi, come le
macchine a vapore, come le terre, sono la sorgente dei redditi del proprietario
fondiario, o del fabbricante.
Un artista, un letterato, uno scienziato possono, vero, comunicare le co
gnizioni ed i metodi particolari che possiedono , e contribuire col loro insegna
mento e coi loro consigli, a formare degli scienziati, del letterati, degli ar
tisti. Allora essi rndono dei servigi, e questi servigi hanno, in effetto, un
valore di cambio, proporzionato all'utilit che il compratore spera ritrarne,
, vale a dire al loro valore di uso. Aumentando il numero degli uomini dotati delle
stesse facolt, della stessa capacit, il letterato e l'artista possono, senza dubbio,
produrre un, ribasso nel prezzo dei loro servigi ossia dei prodotti del loro talento;
ma non si potrebbe affermare che, propagando la scienza, insegnando l'arte, essi
trasmettano, vendano, cambino il talento che possiedono. Si potr qui dire coi
giuristi : dare e ritenere non vale.
Vi sono dunque tre specie di cose ; le cose che hanno ad un tempo un valore
di uso ed un valore di cambio, e quelle che, dopo essere state dotate di valore
di uso e di valore di cambio, perdono di nuovo la qualit di cose permutabili
26 p. hossi.
per serbare esclusivamente il loro valore di uso. Tali sono le cose che noi com
periamo per la nostra consumazione esclusiva.
Dopo questa esposizione noi possiamo intendere alle questioni seguenti ;
Deve lu scienza occuparsi dei valore di uso, o limitarsi unicamente a studiare il
valore di cambio? Quale il fondamento del valore di cambio? Quale la legge"
che ne regola le variazioni ? In codeste questioni si trovano impegnati i nomi
pi eminenti in economia ppliiic. Infine, noi tratteremo una questione, la quale,
vero dire, non dovrebbe pi arrestare gli economisti, quella di sapere se esista
una misura del valore, come esiste una misura della gravit e della estensione.
LEZIONE IV.
La nozione del valore di uso un'idea fondamentale : sopprimendola si mutila la scienza,
e si va incontro a gravi errori. Quale sia il principio regolatore del valore di
cambio.
. Vi sono molti autoTi pei quali il valore di camino solo un fatto economico;
essi non riguardano la nozione del valore di uso che come una pura generalit,
alla quale si pu fare tutt'al pi l'onore di menzionarla, da bel principio, e di
passaggio, per non occuparsene pi in seguito. Per loro l'economia politica
piuttosto la scienza dei cambii che la scienza della ricchezza.
questo, bisogna dirlo, un errore che attacca la scienza nelle sue basi, la
mutila e la snatura.
E primieramente, se vero che il valore di uso l'espressione della relazione
che esiste fra i nostri bisogni e gli oggetti esteriori, sarebbe sorprendente che si
potesse togliere via impunemente questo fatto fondamentale dal dominio della
scienza. 11 valore di cambio esiste, perch vi valore di uso; sparisce, appena
cessa ogni valore di uso. Si dovr dunque occuparsi dell'effetto trascurando la
causi; svolgere le conseguenze mettendo compiutamente in obblio i principi! dai
quali esse derivano?
Il valore di uso l'espressione di una relazione che appartiene ad ogni tempo
e ad ogni luogo, lavatore di cambio di natura sua cosa eventuale. Non sola
mente esso pu qon esistere, senza che i bisogni dell'uomo cessino, in certa mi
sura almeno, di essere soddisfatti; ma sparirebbe compiutamente quel giorno in
cui i bisogni di ciascuno trovassero mezzi illimitati di soddisfazione. Ninno allora
ricorrerebbe pi ai cambii.
Io dico che nel sistema di coloro' i quali pretendono di non occuparsi che
del valore di cambio, la scienza si troverebbe mutilata: un gran numero di fatti
economici rimarrebbero inesplicabili. Perch certi mercati sono essi ingombri di
derrate le quali non avranno mai uno spaccio? Unicamente perch i produttori non
hanno sufficientemente studiato quale potesse essere, in un dato paese, il valore
di uso di tali o tali altre mercanzie. Colui che spediva un carico di pattini al
Brasile aveva dimenticato die il l'oro /valore d uso proveniente dal piacere che si
prova a sdrucciolare sopra una superficie ghiacciata, nullo dove non c' ghiaccio.'
valori:. LKZ. IV. 27
Allorch dei librai preparavano immensi carichi di libri per l'America del Sud,
avrebbero dovuto rammentarsi che il bisogno di avere dei libri non sentito se
non da quelli che sanno leggere. Questi fatti economici trovano la- loro spiega
zione nell'assenza del valore di uso.
Non solamente importa di sapere quale possa essere per qualunque cosa il
suo valore di uso, importa pur anche di riconoscere il valore di uso di differenti
derrate relativamente l'Una all'altra. Ogni paese consuma una certa quantit di
oggetti di lusso. Una porzine della fortunato per parlare pi esattamente, del.
reddito del paese si applica alla consumazione di colali oggetti. In tempo ord,
nario questa proporzione, non varia, a meno che non v'abbia aumento o dimi
nuzione di ricchezza nel paese. Ma supponete che, in un'annata di penuria , le
cose necessarie diventando pi rare, il loro prezzo si elevi, che cosa succeder?
Gli oggetti di lusso non saranno pi ricercati nella medesima quantit , o al
meno non se ne offerir-pi ri medesimo prezzo. Ora, quale la ragione vera,
intima di questo fatto economico? La che due bisogni si sono trovati in con
correnza, e che il valore di uso degli oggetti di lusso diminuito, mentre quello
degli oggetti di prima necessit cresciuto. In questa lotta, i bisogni di prima
necessit; che dipendono immediatamente dalla conservazione dell'uomo, preval
gono sempre sui bisogni di fantasia, sulle cose di puro diletto. La spiegazione
definitiva del fatto si trova nella gradazione dei nostri bisogni e, in conseguenza,
dei diversi valori di uso che ne soncv l'espressione.
Si dir: questo lo studio dell'offerta e,della richiesta. Non vi ha econo
mista, il quale non affermi che l'offerta e la richiesta sono i due elementi rego
latori del mercato; non vi ha dunque nessuna lacuna nel loro sistema. Allora
domanderemo noi pure a nostra volta: che cosa sono l'offerta e la richiesta? Che
cosa esprimono queste due parole in certo qual modo magiche, colle quali si
pretende rispondere a tutte le questioni e risolvere tutti i problemi? La richiesta
l'espressione dei bisogni dei richieditori; conoscere la richiesta, non dunque
altra cosa che studiare il valore di uso delle coso delle quali si tratta. E siccome
ogni offerta implica una richiesta, ed ogni richiesta implica necessariamente una
offerta, nella teoria fondamentale dell'offerta e della richiesta si trova al con
trario la prova pi evidente che la scienza riposa essenzialmente sullo studio del
valore di uso, del quale il valore di cambio, io lo ripeto, non che una forma
ed una espressione particolare.
Vi sono certi oggetti, la produzione"dei quali non potrebbe aver luogo, se il
prezzo sul mercato non ne fosse pi elevato che il costo propriamente detto di
ciascuna di quelle cose. Tali sono gli oggetti di fantasia o di moda. Se i vendi
tori li dessero' facendosi rimborsare solamente, per ciascun pezzo il valore della
materia prima, il prezzo delle giornate di lavoro, e le altre spese dirette di pro
duzione, il numero di colali mercanti che cadrebbero in fallimento sarebbe molto
pi grande di quello che effettivamente lo sia? E perch? 11 buon senso ce lo dice.
Gli oggetti di fantasia soddisfano un bisogno essenzialmente variabile e mobile.
Desiderare con ardore, disgustarsi prontamente, mutale sovente, decidersi nelle
soe preferenze o nei suoi disdegni per gradazioni impercettibili al volgo, per la
sola ragione che il medesimo gusto -ancora il privilegio di un picciol numero
di eletti o, che gi comune ad un gran numero dj persone; tali sono i caratteri
di quel bisoguo che ci fa ricercare gli oggetti di fantasia. Il capriccio ci determina
28 p. aossi
ed anche l'ostentazione; poich la moda una delle forme dell'aristocrazia della
nascila e della ricchezza. L'acconciatura pi elegante gettala via con disprezzo
dalla gran dama quel giorno in cui, con audace imitazione, la moglie d'un sem
plice mercante si permette pur essa di accattarsene le attrattive. -
hi mezzo a questi mutamenti cos rapidi, cosi numerosi, cos imprevisti , i
produttori non possono mai misurare esaltamente i prodotti ai bisogni della con
sumazione. Essi prevedono che dopo qualche tempo una parte degli oggetti pro
dotti noti avr probabilmente pi nessun valore, ed andr a coprirsi di polvere
o a vendersi a vii prezzo nelle botteghe di provincia. Debbono dunque, durante
la corta esistenza di quel valore di usor far pagare ai consumatori un prezzo che
metta i produttori al coperto di quanto perderanno pi tardi, ed ottengono colai
prezzo, perch quegli oggetti di moda soddisfano dei bisogni urgenti , ohe sono
meno esattamente apprezzabili di quello che lo sarebbero bisogni di prima ne
cessit. Non questo uno degli effetti del valore di uso? La spiegazione. di
questo piccole fatto economico si trova appunto nella natura del bisogno e nella
maniera di soddisfarlo. , .
, Vi sono molti altri fatti, la spiegazione dei quali trovasi ugualmente in questo
studio del valore di uso che troppo si trascuralo. Ve ne sono che si presen
tano ogni giorno. Il panno di cui fallo il mio abito, poteva allorch era nello
stalo di panno, soddisfare dei bisogni assai diversi, essere ricercato da uu gran
numero di persone. Esso avevaj in virt di tale propriet, un certo valore di cam
bio. Il sarto vi ha aggiunto valore, facendone un abito. Per una certa addizione
di lavoro e di materia prima , il panno si Irova trasformato in un vestimento
fallo alla mia taglia. Pu esso soddisfare i medesimi bisogni di prima? No. Po
trebbe forse servire ad un altro uomo fuori di me, ma non potrebbe pi essere
utile a tante persone come quando era ancora in pezza. Esso ha dunque un va
lore nuovo, eppur nondimeno il suo valore di cambio sar probabilmente dimi
nuito. Si potrebbe tuttavia vendere quest'abito; ma non se ne troverebbe forse
ci che sarebbe stat offerto pel prezzo di panno. Gli perch il valore di uso
scomparso per molte persone, mentre invece per me aumeutalo d'iuteusit.
L'abito fatto ha per- me ben altro valore che il taglio di panno.
Ripetiamolo, lo studio del valore di uso, lo studio dei bisogni dell'uomo
nella loro relazione coi fatti economici. Trascurando questo studio, perdendo di
vista la distinzione fondamentale dei due valori, pi d'un economista ha contri
buito a gettare la scienza in una deplorabile logomachia.
Che cosa . il valore? Che cosa la ricchezza? Se il buon senso risponde fa
cilmente a colali questioni, i libri vi rispondono in tante maniere diverse, che
lo spirito di critica ha avuto qualche ragione di affermare che essi non vi rispon
dono affatto. Il valore,, lo ripeto, l'espressione della relazione che esiste fra i
bisogni dell'uomo e le cose.- La ricchezza una parola generica la quale ab
braccia tutti gli oggetti, nei quali si verifica quella relazione. Un oggetto desso
atto a soddisfare i nostri bisogni? Ed ecco in ci un valore. L'oggetto stesso
ricchezza. . , - .
Ond' che, valore e ricchezza, senza essere sinonimi , sono due espressioni
necessariamente correlative. Il valore non la ricchezza in quella stessa guisa
che l'impenetrabilit non un corpo, la gravit non una pietra. Il- -valore la
relazione ; la ricchezza l'insieme di lutti gli oggetti nei quali si effettua cotal
valor*. i.ez. rv. 29
relazione. Ecco quello che il senso comune ci dice e da cui la scienza non ha
qui nessun diritto di allontanarsi. Domandate a qualunque uomo assennato se,
in tali o tali circostanze tal uomo o-tal paese sia ricco o no, se sia pi o meno
ricco che tale altro; domandate se il suolo del reame di Napoli sia pi o meno
ricco che il suolo della Laponia, ciascuno vi risponder ad un modo. Gli econo
misti, quando non affettano il linguaggio dei sistemi loro particolari, chiamano
anch'essi ricco quel paese in cui i beni naturali abbondano, e gli agenti naturali
sono pi attivi.. Eglino estendono adunque la parola ricchezza ad un'attra cosa
fuori di quella che chiamano ricchezza, quando ci danno le loro definizioni si
stematiche.
Se dopo avere cosi determinata la natura del valore e della ricchezza, si di
slingua, oome abbiamo fatto accuratamente noi- stessi, il valore di uso dal va
lore di cambio; se distinguasi la ricchezza stessa in molte specie, ciascuna delle
quali abbia le sue qualit rilevate, questo fare opera di scienza; se dicasi che
vi sono ricchezze naturali e ricchezze prodotte,. ricchezze materiali, e ricchezze
immateriali, ricchezze limitale, e ricchezze illimitate, ricchezze permutabili ed altre
che non son tali, codeste distinzioni sono legittime, importanti. Parimente, dire .
che il fatto del valore di cambio, che lo studio delle ricchezze limitate e trasmis
sibili occupano nella scienza un posto pi grande che il fatto del valore di uso
e lo studio delle ricchezze illimitate, gli dire la verit. Ma perch lo studio del
circolo e della sfera occuperebbe nella geometria un posto pi grande che lo
studio del parallelogrammo o del prisma, si avrebbe forse ragione di conchiu
derne che quest'ultimo studio non fa parte della scienza?
Invece di seguire queste idee semplici e vere, perch dare alla scienza una
disposizione ed un linguaggio ugualmente arbitrarii? quindi d'uopo tenersi co
stantemente in guardia contro gli errori, ai quali la lettura di un gran numero
di opere potrebbe indurci. Vi si parla di valore? Quasi sempre bisogna aggiun
gervi di cambio. L'uno vi dir: non v' valore tranne quello che si cambia; egli
ha ci nonostante riconosciuto altrove che il valore di uso pur qualche cosa.
E poi vi dir ancora: non c' ricchezza sociale tranne quella che si cambia. Al
trove frattanto, egli confessa che vai meglio possedere dei fondi in paesi fertili
ed in climi temperati che in paesi ed in climi diseredati dei doni della natura.
Si andato pi oltre; poich, bisogna convenirne, l'uomo non cammina
mai pi presto che quando si getta nella via dell'errore. Ciascuna volta , si
detto, che si fa un cambio, vi ha valore creato. Certamente, il miracolo sarebbe
grande. Non si avrebbe dunque che da barattare due o tremila volte di seguito i
medesimi oggetti per vederne il valore accrescersi indefinitivamente. Ciascuna
volta che si fa un cambio, vi ha valore creato? Bisogna dire: ciascuna volta
che si fa un cambio, vi ha manifestazione di una relazione. Senza dubbio, il cam
bio nell'interesse dei cambiatori, poich non sono costretti di farlo e ci non
dimeno lo fanno. Ma che cosa rivela ogni cambio? Esso rivela che, in un dato
momento, delle due cose cambiate l'una vale l'altra nell'opinione dei cambiatori.
Nel cambio, preso in s, non si ha nulla di pi, nulla di meno.
Ci che debbe sorprenderci, ci che prova quanta attenzione sia mestieri
di mettere nell'esame di codeste materie, si che dopo avere chiaramente indi
calo la differenza fra i due valori, Smith medesimo ha sbagliato nell'applica
zione del principio. Egli ha detto che il diamante aveva un valore di cambio
50 P. BOSSI-
fuori di proporzione coi suo valore di uso. No, signori,' il valore del diamante
perfettamente proporzionato alla sua utilit, pigliando quesU parola nel senso
che gli economisti debbono attribuirle. L'utilit, . la propriet di soddisfare un
bisogno, reale o fattizio, permanente o passaggero ; Osico o intelli liliale poco
imporla. Donde viene il valore del diamante!' Dalla intensit e dalla, vivacit del
bisogno cui il diamante soddisfa. Esso un segno di distinzione,. uu indizio di
ricchezza, un mezzo di abbellimento. Il diamante ha mi valore di cambio pro
porzionato al servigio die si ritiene esso renda alla persona che lo possiede, va|e
adire ha il valore di uso.- Se si scoprisse il mezzo di fabbricare del diamante
colla cristallizzazione del carbone per modo che le botteghe dei gioiellieri potes
sero essere coperte di diamanti, H valore di questi diamanti, cadrebbe forse a li
vello di'quello dei pezzi di vetro e si troverebbero allora altri oggetti i quali, colla
loro bellezza e colla loro rarit potessero soddisfare le esigenze dell'ostentazione'
e del lusso. La rarit qui un mezzo diretto di soddisfazione; essa sazia quel
bisogno della nostra natura, il quale consiste nel desiderate di avere quello che
gli altri non hanno., questo un bisogno che il moralista pu,coudannarocche
la ragione deve contenere dentro giusti limiti; ma, nel fatto, un bisogno, per
la soddisfazione del quale gli uomini sono disposti a fare grandi sacrilcii.
Ih quanto all'idea di ricchezza , gli uni la pongono nella materialit degli
oggetti, altri nella loro durala, altri nella facolt di trasmetterli; questi nell'ab
bondanza delle cose , quelli al contrario nella loro rarit. Infine sf pur anche
detto che non vi -ricchezza se non dove v'abbia valore permutabile. Il colmo
i della ricchezza, ha detto un economista, per quanto poco valore si possedesse,
sarebbe di potersi procurare per nulla tutti gli oggelti che si desidera di con
ti sumare . Quindi ricchezza e valore non. sono mica la Stessa cosa, poich si
pu giungere al colmo delta ricchezza, per quanto poco valore si possieda. Si
pu dunque avere molta ricchezza e poco valore. Per quell'economista, codeste
parole non sono nemmanco correlative; eppure egli ha detto altrove che la ric
chezza non che un valore permutabile; egli aggiunge: Bench la ricchezza sia
un valore permutabile, la ricchezza generale accresciuta dal basso prezzo
delle mercanzie, d'ogni specie di prodotti . Se questa proposizione vera, deve
sopportare tutte le sue conseguenze. La ricchezza generale accrcscruta dal
basso prezzo delle mercanzie e di ogni specie di prodotti. Se il prezzo ribassi
infino a zero, evidentemente la ricchezza generale sar, per cosi dire., infinita. Ma
la ricchezza generale essendo infinita, non vi saranno pi cainbii, avendo ciascuno
tutto quello che egli possa desiderare, qualunque cambio diventa impossibile.
Come dunque la ricchezza .sarebbe essa .un valore permutabile , perch sa
rebbe infinita, quando non vi fosse pi nessun valore di .cambio? Ecco un
esempio delle logomachie nelle quali ci .gettano i sistemi incompleti , arbi
trari!. Del resto, quegli economisti che pretendono trasandare il.valore di uso ,
non sono stati, ed io. lo dico a loro elogio, fedeli al loro pensiero. Essi par
lano dell'uno e deli! altro valore; loro stalo mestieri tener conio dei fatti
che incontravano. Quindi parlano sovente delle ricchezze naturali, degli agenti
naturali della produzione, dei bisogni dell'uomo, dell'utilit dulie cose che cresce
coi bisogni; risalgono essi pure ai fatti primitivi, agli elementi costitutivi della
scienza. Perch dunque furai una scienza arbitraria alla qualo ain si pu nem
meno restar fedeli? ......
VALORE. W*- LKZ. IV. 51
l'altro sono perfettamente certi o almeno convinti, che saranno liberati domani,
e che in conseguenza, avendo soddisfatto il loro bisogno presente, non hanno nes
suna ragione, perci che riguarda gli oggetti in questione, di occuparsi dell'in
domani. . " , , . , %
Quale la posizione vera di codesti. due uomini? L'ano ha bisogno di un
pane, un bisogno tanto grande quanto l'uomo mai possa provarne;' la sua vita
ne dipende. Si pu dunque dire che, per lui, cotale bisogno infinito. L'altro si
trova nella stessa posizione per la bottiglia d'acqua. Perci, colui che domanda il
pane, lo domanda con un'istanza infinita-, colui che domanda la bottiglia d'acqua,
la domanda ugualmente con un'istanza infinita. . '..'".
Ma vi sono sempre due elementi nel cambio, due elementi da ciascuna parte:
c' quello che si vuol avere, l'istanza che vi si pone, il bisogno che ci spinge;
c' pur anche ci che si vuol dare in cambio; ci sono desiderio e mezzo di avere.
Nel nostro esempio il bisogno di avere il pane infinito, il bisogno d'avere la
bottiglia d'acqua infinito. Quale l'offerta? Colui "che vuole il pane Offre la
bottiglia d'acqua. Quale valore ha questa per lui? (egli ne ha due e sar liberato
il giorno dopo). Nessuno. Egli disposto quanto mai lo si possa essere a sa
crificarla. Dall'altro canto, quale valore ha quel vecchio pane per colui che sar
liberato domani? Nessuno. .
Perci, dai due lati, desiderio infinito di aver la cosa che non si ha, e nessuna
affezione per quella che si possiede. Quale dunque il valore del pane, quale
il valore della bottiglia d'acqua? Evidentemente la bottiglia d'acqua vale il pane,
ed il pane vale la bottiglia d'acqua. Voi potete affermare, senza timore di sba
gliarvi, che il pane si cambier. colla bottiglia d'acqua, e reciprocamente la bot
tiglia d'acqua col pane. Perch? Perch vi in ci la stessa impulsione per
dare il pane che per dare l'acqua; la stessa attrazione da una parte pel pape, e
la stessa attrazione dall'altra per l'acqua, Quindi la forza che ratliene la pro
priet attuale nulla; la forza che attira la propriet futura immensa dalle due
parti. 11 risultato necessario. -.. <
Se voi poteste seguire cosi a traverso le mille vicissitudini del mercato, le
parti contraenti, analizzarne rigorosamente la posizione, pesarne, per cos dire,
i bisogni, avreste la soluzione vera del problema; tutte, le altre forme non sono
che un involucro, sotto del quale la verit si disegna pi o meno correttamente.
Quando si parla del valore di cambio, quando si dice che il prezzo del mercato
regolato dall'offerta e dalla richiesta, dal lavoro che si potesse ordinare, dalle
spese di produzione, dalia concorrenza, dalla rarit degli oggetti , si adoperano
delle formole che tutte hanno qualche cosa di vero, che tutte vogliono, bene o
male, esprimere quello che abbiam detto noi.
Frattanto gli economisti hanno ragione di cercare un'altra formola diversa
da quella che ricavata dall'estensione e dall'energia dei bisogni e dei mezzi re
ciproci. Vera nel fondo, questa non sarebbe n abbastanza positiva, n abba
stanza pratica. Quantunque essa racchiuda .gli elementi diretti della soluzione ,
non offrirebbe pur nondimeno alla scienza uno strumnto che questa potesse fa
cilmente maneggiare, e che Ja aiutasse nei suoi bisogni. La teoria dei bisogni,
le relazioni del valore di uso col valore di cambio, le gradazioni dell'uno colle
variazioni dell'altro, non/bisogna rimi .perderle di vista. Sarebbe fare della scienza
un vano meccanismo, sostituire -alla natura delle cose una combinazione arbi- .
. . VAUORET. LEZ. IV. 53
LEZIONE V.
Continuazione. Ricerca della legge generale che regola le variazioni del valore
di cambio. Analisi della formola dell'offerta e della richiesta.
fa ricercare, e colla forza degli ostacoli che qusto desiderio vorrebbe e potrebbe-
1 superare per soddisfarsi.
Chiunque pu desiderare una carrozza, dei cavalli, un palazzo: per vero, se
la compra ed il mantenimento di colali cose non costassero che alquanti scudi,
non ci . forse uno solo tra noi che non volesse procurarsele. Ma se, invece d'un
leggiero sacrificio, occorra spendere somme rilevanti, il numero di coloro che
volessero effettuare tale richiesta diminuir in proporzione della grandezza della
spesa. Senza dubbio si" desiderer pur sempre la cai-rozza, ma -la "questa una
richiesta che non figura sul mercato, perch gli.uni non vorrebbero e gli altri
non potrebbero fare il sacrificio che essa esige, superare l'ostacolo che si oppone
al compimento del loro desiderio.
Lo stesso avviene per l'offerta. L'offerta non esprime solamente la quantit
offerta, ma questa quantit combinata colla difficolt o clla facilit della produ
zione. Diftti se oggi esistono sul mercato, diecimila paia di calze, oppure un
milione di aghi, potete voi affermare che sia questa l'offerta intiera? Ma nessuno
ignora che, se la richiesta pressante, arriver mollo prontamente una quantit
enorme di Calze e di aghi, avvegnach sieno cose codeste' delle quali la produ
zione facile. In conseguenza, non sarebbe cosa esatta il dire che H prezzo'
determinato unicamente dalla quantit di quelle derrate che si trovano sul mer
cato: esso lo pure dalla facilit che si ha di aumentare 'la .massa delle cose
offerte. Il compratore sa che non gli si pu dettare la legge per delle calzo e
degli aghi. ... .
Mutate l'ipotesi: supponete che si tratti di grano, e supponete che l'offerta
non sia che i due terzi, i quattro quinti della richiesta effettiva, voi vedrete im- .
mediatamnte l'aspetto del mercato mutare in modo spaventoso. Da un lato, la
richiesta di natura tale da giustificare tutti i sacrifici! possibili per soddisfarla;
dall'altro , importa poco che l'offerta sa inferiore di poco alla richiesta ; cia
scuno tme di essere colpito dal manco, ed il terrore panico aumenta queste an-
goscie e questi timori. Ciascuno capisce che, se pu rimandare all'indomani la
sua provvista di calze e di aghi , non pu ugualmente differire la compra del
proprio nutrimento, e siccome, ognun sa che il grano non s'improvisa , che lo
spediente dell'importazione sempre (lacco ed incerto, siccome ognun sa, in con-
seguenza, che bisognerebbe aspettare il ricatto dell'anno vegnente, la richiesta
diventa sempre pi viva , cieca , incalzante; ed il valore permutabile del giano
oltrepassa tolte le previsioni. Tale l'influenza che pu esercitare sul mercato -
la rarit di quelle cose, la quantit' delle quali non pu aumentarsi a volont ,
l'utilit rimanendo la stessa. ' .'
Io lo ridico, per le parole offerta e richiesta non bisogna intendere solamente
le quantit materiali che esistono sul mercato. Nella richiesta, bisogna pure pren
dere in considerazione l'intensit e l'estensione dei bisogni, come anche i mezzi
di cambio dei quali il richieditore pu disporrete nell'offerta', la maggiore o
minore facilit che possono avere i produttori di modificare colla concorrenza ,
le condizioni del mercato, e di eccitare cos le speranze ed i timori dei. compra
tori e dei possessori attuali della- derrata. , .'
Dopo queste spiegazioni voi converrete con me che in fondo la forinola del
l'offerta e della richiesta racchiude la- soluzione del problema. Quale dunque il
suo difetto? Gli che il suo senso intimo non colpisce la mente al primo trailo
. VVI.OUI-. ; LKZ. V'. 57
chiesta? Non esige essa qualche emendamento? Non sarebbe essa soggetta, nella
sua appltcazioue, a restrizioni, ad eccezioni considerevoli?
Tutto questo former il soggetto dei nostri studii nella prossima riunione.
LEZIONE VI:
Analisi della forinola che determina it prezzo delle cose mediante le spese
i. " " .' di produzione. . -.
Signori , ':'.
ki sua libert, e se, nel primo giubilo della sua emancipazione, non ha saputo
preservarsi da ogni traviamento, esso obbedisce alla legge generale delle reazioni
umane. Umiliamoci nel sentimento delle debolezze della nostra natura, ma non
malediciamo alla libert-, essa. la nostra forza, il nostro stimolo, il nostro soste
gno; l'uomo libero cade e si rialza; lo schiavo giace impigliato nel fango.
Il monopolio dei brevetti d'invenzione e dei privilegi d'autore consiste nel
diritto esclusivo che la legge riconosce a certe persone di produrre certe cose:
un monopolio dellp. stessa" natura, se- non per l'origine del diritto, almeno pei
suoi risultati economici, il privilegio che ha il governo di vendere certe derrate,
come- il tabacco, il sale, la polvere da sparo, le carte da giuoco, fa carta bollata ;
colali vendite sono imposte mascherale. Oltre le spese di produzione i consuma
tori versano nelle casse del Tesoro una somma proporzionata ai bisogni dello
Stato. "'. '
Le leggi proibitive fondano un monopolio della stessa natura, a profitto dei
produttori nazionali, ed a carico dei consumatori. ,
pure -un monopolio di una natura. analoga la propriet delle case, in una
.citt. il cui recinto sia determinato; a pi forte ragione se, come succede per le
piazze fortificate, sia vietato di erigere nessuna solida costruzione dentro un certo
raggio al di- fuori della citt. . , .
, Vi sono dei monopolii che risultano dal possesso esclusilo di certi strumenti
particolari di produzione pi efficaci che gli strumenti ordinarii. Sarebbe inutile
voler qui citare esempi che tutti conoscono. Qualunque inventore di una mac
china utile trovasi in questo caso, sia che la applichi egli medesimo all'opera
della -produzione, sia che egli ceda la sua invenzione e il suo privilegio ai pro
duttori che hanno i mezzi di comperarli,
11 carattere comune a tutti i monopolii si di essere un ostacolo alla libera
concorrenza; ma non tutti hanno questo carattere al medesimo grado.
Vi sono dei monopolii che permettono a produttori privilegiati di moltiplicare,
secondo l'estensione dei loro mezzi, gli strumenti della produzione e di accrescere
cosi indefinitamente la quantit dei 'prodotti. Ve ne son, ed il caso di certi
monopolii naturali, che non lasciano ai produttori -questa facolt illimitata, Il
proprietario di upa cascata d'acqua o di un vigneto famoso non nelle condizioni
di un industrioso che avesse scoperto una nuova macchina, o una nuova com
binazione chimica.- -.,",
Nella stessa guisa- fra i monopolii che permettono al produttore di aumeutare
la quantit dei suoi prodotti coll'impiego di una nuova porzione di capitale e di
lavoro, ve ne sono che danno per ciascuna porzione impiegata il medesimo risul
tato. Due fabbriche di calze, poste nelle medesime circostanze ed animate dalla
medesima quantit di capitale e di lavoro, produrranno ciascuna una medesima
quantit di mercanzia. La stessa fabbrica, se possibile di applicarle una seconda
porzione di capitale e di lavoro, dar un prodotto doppio. Il possessore di un
fondo di terra pu egli lusingarsi di ritirarne un prodotto doppio o triplo, pel
fatto solo che. egli avr potuto impiegarvi uria seconda ed una terza porzione di
capitale e di lavoro? Niente affatto. L'esperienza' c'insegna che il prodotto pro
porzionale diminuisce sempre pi. La terza porzione di. capitale dar un risul
tato inferiore a quello della seconda, questa produrr meno della prima. Impie
gare una seconda o una terza porzione di capitale spra una terra di prima qualit
46 . p. nossr.
gi coltivata, gli come coltivare terre di seconda e dilerza qualit. Rimanendo
lo stesso il capitale, i prodotti divengono meno considerevoli.
Intanto quale l'influenza di tu Mi questi fatti cosi importanti e cos diversi
sul prezzo delle derrate? Fino a qual punto ed in qual modo codesti fatti, quali
tutti si risolvono in un ostacolo pi o meno considerevole alla libera concor
renza, modificano essi la legge del mercato, quella legge che spiega le variazioni
dei prezzi colla somma delle spese di produzione? In ci sta il fondo della que
stione ed una parte essenziale della scienza economica. Limitandoci ad indicare
l'effetto generale dei monopolii come ostacolo alla libera concorrenza, ci arreste
remmo alla superficie delle cose, e non potremmo arrivare che a conchiusipni
incomplete ed arrisicate. '..<'*.<
LEZTONE VII.
Influenza dei diversi rhonopolii sul prezzo delle derrate. Della produzione agricola,,
- delle sUe fasi e degli effetti economici. .
(I) Che cosa. importa, si dir,1 il prezzo della bottiglia di vino? I due proprietarii
, ritireranno probabilmente il jiedesimo interesse del danaro che avranuo investito nella
compra crei loro vigneto. possibile; ma perch il compratore dell'uno a"ei vigneti paga
gli un prezzo untilo .superiore a quello dell'altro? Appunto perch il prezzo dei prodotti
supera di molto le spese eli produzione. Non bisogna confondere le spese di produzione
cogli interessi delle somme impiegate nella compra del fondo di terra. Il compratore del
fondo di terra non ha futlo che nietterst al posto del proprietario; egli ha comperata la
rendila. Ci- diventer anche pi chiaro fra poco.
PRODUZIONE AGRICOLA I.EZ. VII: ' 47
razionale, non basta distinguere le diverse specie di (erra, bisogna altres aprire
un conto a ciascuna messa di capitale. Quando, sopra una terra, ho impiegato
dieci di capitale, se allettalo dal prezzo del mercato o desideroso d'impiegare un
nuovo capitale, aggiungo una somma di dieci al fondo di coltivazione, debbo
aprire un conto a parte per questa seconda messa; senza di questo succeder
quello che succede con due porzioni di terra di qualit differente. I profitti della
prima messa si confonderanno coi risultali della seconda; io potr credere di
avere guadagnato ugualmente sopra ambedue, mentre la seconda messa non mi
avr dato che una perdila, perdita compensata dai proQtli della prima.
Adesso che abbiamo sufficientemente studiati i due caratteri del terzo 'stru
mnto di> produzione, la terra potremo, nella prossima seduta, ricercare. quale
sia l'influenza di codesti fatti sul prezzo delle derrate. questa una delle que
stioni pi importanti dell'economia politica. ...
LEZIONE Vili,
Della produzione agricola considerata nelle sue relazioni col prezzo dei prodotti.
. , . , Continuazione.
Signori, supponiamo che il nostro globo non fosse occupato che da popola
zioni poco numerose e che non avessero ancora nessuna dimora fissa ; che il
suolo non fosse coltivato se non occasionalmente da molte trib nomadi, le quali
coltivassero successivamente i terrni circostanti alle loro tende; ih tale stato di
cose, quale influenza la terra, come strumento di produzione, avrebbe -essa sul
prezzo delle derrate ? Nessuna. Essa verrebbe considerata come l'aria od il sole.
Ciascheduno ne profitta, niuno pensa a pagarne, n a domandarne il prezzo. Se
il coltivatore trovasse il minimo ostacolo nella coltura di un pezzo di terra, egli
coltiverebbe il pezzo allato: se volesse vendere le sue derrate al di sopra delle
spese di produzione, il consumatore direbbe: coltiver un terreno anch'io.
Le societ si stabiliscono e si sviluppano, le popolazioni aumentano, e con
queste il bisogno di sussistenze. Le terre diventano propriet private e nello stesso
tempo si classificano naturalissimamente secondo la regola che abbiamo esposta.
Nel comincimento di siffatto ordine di cose, .che avviene egli? La storia ce
lo insegna. Quella dell'America vi ha dalo, ai nostri giorni un'idea di quello che
deve essere avvenuto- nei tempi pi remoti.
A mano, a mano che le popolazioni si fissano, si formano dei centri di con
sumazione. Si ha aura di collocare la sede principale di ciascuna associazione,
in un suolo fertire, sovente in riva al mare o di un gran fiume. All'intorno di
questo centro si; occupa un terreno pi o meno esleso e lo si coltiva. Quale
allora il prezzo delie derrate che servono di nutrimento? Presso a poco ancora
quello delle spese di produzione, perch in quei primi tempi la quantit di terre
fertili vicine al centro di consumazione supera tuttavia di molto i bisogni. Se i
prezzi delle derrate, si alzassero al di sopra delle spese di produzione, il consu
matore potrebbe pagare per un momento colai prezzo esagerato, ma solamente
PRODUZIONE AGRICOLA. I.KZ. Vili. 1
inflno a tanto che si fossero coltivale altre terre. La qualcosa non inanellerebbe
di aver luogo; perch, nella ipotesi, le buone terre abbondano ed il capitale Uova
nella coltivazione loro profitti sicuri. Il possesso della terra, quantunque il prin
cipio della propriet individuale trovisi stabilito , non forma tuttavia un vero
monopolio. C
Ma questo stato di cose non che temporaneo. Le popolazioni aumentano
rapidissimamente. Da sessantanni, gli Slati Uniti hanno veduto la loro popo
lazione raddoppiarsi pidi una volta. L'accrescimento della popolazione d luogo
ad una richiesta sempre pi viva di mezzi di sussistenza.
E, qui invoco tutta la vostra attenzione. Supponete che tutte le terre di prima
qualit e vicine al mercato sieno state ridotte a coltura seuza che -i-loro prodotti
bastino ancora ai bisogni: che cosa si pu fare? Non si pu scegliere che fra
tre mezzi: eercare delle terre egualmenle fenili ma pi discoste; coltivare le terre
vicine^ ma meno fertili e che si erano infino allora trascurate, oppure solleci
tare le terre gi poste a coltura con pi forte quantit di capitale e di lavoro,
domandar loro pi prodotta mediante una coltivazione pi polente, ma pi
costosa. . - . . '.' , . ,
Vale a dire, in altri termini, che, quando il bisogno crescente dei prodotti
agricoli si fa sentire e la coltivazione delie prime terre insufficiente, bisogna
produrre a maggior costo; poich impiegare una seconda porzione di' capitale
sulla medesima terra, o coltivare con questa medesima porzione di capitale sia
una terra ugualmente fertile, ma pi discosta dal centro di- consumazione,
sempre produrre a maggior costo. questo l'effetto dei due caratteri principali
della terra ehe noi abbiamo indicati alla vostra attenzione, .
Voi avrete, dunque sul mercato prodotti agricoli, materie prime, comesti-
bili che non saranno tutti stati ottenuti colle medesime spese di produzione; gli
uni avranno costato pi caro che gli altri. Il grano ricavato da una terra di
prima qualit, prossima al mercato, sar costato .meno caro di quello che si sar
ottenuto da una terra poco fertile, lacuale per rendere qualche cosa,. abbia .ri
chiesto pi ingrassi dell'altra, una lavorazione pi profonda, una coltura pi la
boriosa, 0 che situata molto lontano dal mercato, abbia reso necessarii mezzi di
trasporto pi costosi. . . '. ',.'''.
Cosi essendo, vi avr egli sul mercato per codesti prodotti un prezzo .solo
o parecchi? E se non vi avesse che un solo prezzo, sarebbe questo proporzionato
alle spese di produzione del grano ottenuto.a maggior costo, o a quelle del grano
che costato meno ? Non vi sar, *ul mercato, che un solo prezzo, e qudst
prezzo sar rappresentato dalla produzione pi costosa.
Io dico prima che non vr sar che un solo prezzo. Senza dubbio, non si
hanno che a prendere le tariffe dei mercati per vedere quanto il prezzo del grano
varii nelle differenti parti della Francia, o nella -medesima contrada, in epoche
diverse. Ma quando si dice che non vi ha che un solo prezzo! s' intende parlare
del medesimo mercato, della medesima epoca e del grano della medesima
qualit. . . * '. '."-.
Andate oggi alla piazza del grano; vi troverete voi un prezzo pel grano pro
dotto da una terra, ed un altro prezzo pel grano prodotto da un'altra terra? Vi
sar una differenza se il grano che si trova da un lato migliore o roen buono,
pi o meno pesante che quello che si trovi dall'altro; ma fra due sacca di grano
52 p. rossi. -
de) medesimo peso e della medesima qualit, vi- forse una differenza di prezzo
nel medesimo mercato, nel medesimo momento, unicamente perch l'uno co
stato 10 al produttore e l'altro costatolo? E chi mai s'informa di questo? Non
vi pu essere nessuna differenza nel prezzo, e difatti non ve ne ha. In tutte le cose
provato che i prezzi si allivellano.
Ora quale il prezzo che domina? Non vi nessun mercante che non lo sap
pia, il prezzo del grano che stato prodotto con ispesa maggiore. La ragione
ne evidente. Se l'uomo il quale ha prodotto a maggior costo non ottenesse il
rimborso delle sue anticipazioni e profitti equi, gli non produrrebbe.
In quanto a colui il quale ha ottenuto del grano nella terra pi fertile, perch
non profitterebbe egli delle circostanze del mercato ? Questi non deve temere,
come il mercante di calze o di cappelli che si stabiliscano delle macchine accaldo
alla sua per moltiplicare i prodotti. Egli sa benissimo che gode di un monopolio;
che le terre non s'improvvisano, che quei prodotti non si ottengono che in certe
epoche dell'anno, si ha bisogno della sua derrata, e che se l'approvigionamento
di Parigi si trovasse diminuito, non dico della met n di un terzo, ma sola
mente di cinquecentomila ettolitri, questo manco farebbe immediatamente alzare
i prezzi. E la particolarit di questa derrata, per poco che diventi rara, subito il
prezzo se ne eleva oltre misura; ma parimente per poco die essa sovrabbondi,
il prezzo ne pu ugualmente ribassare oltre misura. Poich si pu contare sulla
vanit, sull'amore dei piaceri e del lusso per far comperare altre mercanzie, ri
bassandone un pco il prezzo, e rendendole cosi accessibili ad un maggior numero
di consumatori; ma nessuni compera due pani quando uno solo gli basta.
Il commercio delle derrate di prima necessit dunque un commercio il
quale ha caratteri particolari. Il produttore del grano non ha nessuna ragione
per dare la sua derrata miglior ptio del suo vicino, pel solo motivo che a lui
costa merlo. Se quel vicino produce del. grano, gli perch questo grano neces
sario; se necessario si vender. Il produttore pu aspettare un mese, due mesi,
V . tre mesi, ma in fondo non ha nulla a temere. Gli converr meglio diminuire un
poco il ricolto futuro, di quello che dare oggi la sua derrata a prezzo troppo
basso. Il regolatore del prezzo non dunque il grano ottenuto con meno spesa
ili produzione. GK altri produttori, se cosi fosse, non avrebbero voluto produrre.
Il regolatore il costo di grano ottenuto con pi spesa, ed il prezzo di qua
lunque derrata consimile tende ad accostarsi a 'questo. --->.
Noi diciamo che tende ad accostarsi, ed cos che bisogna sempre esprimersi
in economia politica, poich tutti codesti risultati non hanno mai un rigore ma
tematico. Voi troverete dei proprietarii i quali , stretti dal bisogno, vendono al
di sotto del prezzo che potrebbero ottenere alquanti giorni pi tardi ; ne trove
rete che ignorando. le circostanze del mercato non ricavano dalla loro derrata il
prezzo che potrebbero ricavarne; altri che oltrepassano con una produzione im
prudente i bisogni reali della corisumazione. Ma la tendenza costante , generale
tlel prezzo di quste derrate , di accostarsi alle spese di produzione di quelle
che sono state prodotte pi caro; donde risulta forzatamente che quanto pi si
sar stato obbligato dall'accrescimento della popolazione di ricorrere all'uno dei
tre mezzi da noi poc'anzi indicati ,' la coltura delle terre inferiori , quella delle
terre pi distanti, q l'applicazione di una nuova quantit di capitale e 'di lavoro
sulla medesima terra; quanto pi, io dico, si sar stato obbligato di ricorrere a
l'HODUZIOMK AGRICOLA. LKZ. Vili. 65
codesti spedienti, tanto pi sar certo che per una porzione della mercanzia vi
sar una differenza notevole fra le spese di produzione ed il prezzo del mercato.
questa la conseguenza che importa di ben comprendere, e sulla quale mi per
metto d'insistere. ...
Ho qui provato : 1" che vi necessariamente sul mercato una porzione di
grano prodotta con maggiore spesa che le altre. Io prendo il grano come tipo ;
l'osservazione si applica a tutti i prodotti della stessa natura ; 2 che vi ten
denza verso un prezz unico, e che questo prezzo determinato dal costo della
produzione pi cara. Dunque, quanto pi elevato sar questo costo, tanto pi
grande sar per una porzione del grano portato al mercato la differenza fra ci
che esso avr costato ed il prezzo che se ne otterr. Riunite del grano che abbia
costato 10, del grano che abbia'costato 12, un'altra partita 15, infine un'ultima
partita 20; io dico che vi tendenza a far si che tutto codesto grano si venda
a 20. Diluiti, tutto il grano non si vender mica a tale prezzo; ma tutti i cambii
verso codesto prezzo convergeranno. . ,
Cosi essendo, il venditore del grano prodotto meno caro otterr le sue spese
di produzione, e 10 di pi; quegli che vien dopo avr 8 pi del costo ; il terzo
noa avr che 5: l'ultimo non ricaver che le sue spese di produzione.
Ci affrettiamo di far notare che questo andamento della produzione agricola,
questo sviluppo progressivo dei fatti ecouomici ora. da noi ricordati, possono es
sere ritardati, modificali, interrotti da certe circostanze.
Pu avvenire che la popolazione e la richiesta delle materie alimentari au
mentino, senza che sia necessario, per un certo tempo almeno, di produrre pi
caro. Cosi succede quando una fortunata scoperta, un nuovo metodo, permette
agli agricoltori sia di produrre maggiormente colla medesima spesa, sia di accre
scere la produzione diminuendo nel tempo stesso le spese. Supponete che noi fos
simo tuttavia alla zappa colia nostra popolazione, coi nostri 55 milioni di uomi
ni, quale sarebbe il prezzo del grano in Francia? Introducete l'aratro invece della
zappa, invece dei maggesi, gli avvicendamenti, e vedrete come la potenza scien
tifica permetta di aumentare i prodotti senza aumentare le spese di produzione.
Nella stessa guisa, se le nostre strade fossero perfezionale, terminati i no
stri canali, migliorati tutti i mezzi di trasporto, si potrebbe, senza aumentare le
spese di produzioqe, offerire del grano proveniente da terreni oggid troppo di
statiti dai mercati. Si applichi l'aratro ad un campo lavorato colla zappa, oppure
si procuri un mezzo di trasporto economico pei prodotti d'un campo post a
cento leghe da ogni centro di consumazione, in ambidue i casi arriver sul mer
cato, una quantit pi grande di grano, senza che le spese di produzione si tro
vino aumentate.
.Ma sia qualsivoglia l'influenza dei fatti da noi qui indicati , per sempre
certo che, per la natura stessa delle cose, prodotti agricoli della medesima specie,
ottenuti con ispese di produzione diversissime, potranno cambiarsi sul mercato
alle condizioni determinate dal prodotto pi costoso.
, Vi ha un'altra differenza che importa di farvi notare fra i prodotti agricoli,
ed i prodotti manufatti. Supponete due prodotti ; nell'uno, la materia prima entra
come elemento principale del suo valore ; l'altro, al contrario, ritrae il suo prezzo
dal lavoro, dalla potenza industriale, applicata ad una materia prima, il valore
della quale non che una debolissima parte del valore totale del prodotto, Voi
54 , '' : R. BOSSI.
seconda porzione di capitale basta esso solo a coprire le spese di quella nuova
produzione, ed in questo caso, il proprietario profitter del rialzamento. Tutto il
grano prodotto vendendosi ad un prezzo pi elevato, la quantit ottenuta dalla
prima coltivazione lascier, dopo prelevate tutte le spese di produzione, un'ecce
denza pi considerabile, vale a dire una rendila pi forte. Ma, piacciavi notarlo,
sarebbe egli esatto il dire che, in questo caso, il proprietario riscuole una rendita
sulla coltivazione operata polla seconda parte del capitale? Certamente no. Il
rialzamento dei prezzi ha reso possibile codesta seconda coltivazione ed ha mi
gliorato i risultati della prima, ma non vi nessuna rendita dipendente dalla se
conda porzione di capitale.
Oil rialzamento dei prezzi tale che l'imprenditore non potr ricuperare
tutte le spese della seconda produzione se non profittando dell'accresciuto valore
ti tutto il grano proveniente sia dalla prima, sia dalla seconda coltivazione, ed
iu tal caso.il proprietrio potr senza dubbio dire all'imprenditore : voi non do
vete impiegare uua seconda porzione di capitale in una coltivazione la quale, per
se medesima, non d prodotti sufficienti per rimborsarvi tutte le spese di produ
zione. Ma se consentisse a tale secondo impiego non potr esigere un aumento
d'affitto. In questo caso la distinzione delle due coltivazioni sparisce, e le cose
procedono come se avesse a bella prima applicato alla terra una sola e medesima
porzione di capitale. .
Ma senza arrestarsi ad ipotesi eccezionali ed a particolarit che troveranno
meglio il loro posto quando tratteremo le quistioni celative alla distribuzione della
ricchezza, ci basii per ora di avere dimostrato che la coltivazione della ricchezza
territoriale dar , per la natura stessa delle cose , una porzione di prodotto la
quale pagher appunto le spese di produzione, e non lascier nulla pel fitto. Questo
risultato irrecusabile il fatto fondamentale, la base della teoria. della rendila.
Per lo che, donde sono venute le resistenze che ha incontrale questa teoria?
Unicamente da un abuso di metodo. Per istallili re ha; dottrina della rendita, si era
supposta la coltura successiva di terre diverse e di qualit a mano a mano infe
riori. Si arrivava cosi a dimostrare che quanto pi la terra la cui coltivazione
diveniva impossibile, fosse cattiva, tanto pi la rendita delle terre, di una qualit
superiore, aumentava, senza che per altro vi fosse affitto possibile per hi terra
coltivata da ultimo. " . ' .
Ora ecco quello che avvenuto. Taluni autori la cui mente, quantunque al
tronde molto distinta, si apre tanto meno' alle verit nuove, in quanto che avendo
eglino reso grandi servigli alla scienza, inclinavano a credere essere questa uscita
dalle loro mani completa e perfezionata di tutta punto, hanno rigeltata la con-
chiusione pel solo motivo che la dimostrazione ne era stala fatta coll'aiuto di
una supposizione forzata. Terre, hanno essi detto, le quaji non paghino nessun
affitto, in Europa non se ne conoscono; non vi pralo naturale talmente sfavo
rito dalla natura che non lo si possa affittare per alquanti soldi all'arpento. Essi
ne hanno conchiuso che la teora della rendita crollasse dalla stessa sua base.
Ma ammettiamo il fatto come vero; che cosa importa che tutte le terre pa
ghino un affilio? La quistione non gi di sapere se tutte le terre paghino una
rendita, ma se v'abbia un affitto per ciascuna porzione di capitale applicata alla
coltivazione territoriale, per ciascuna porzione di prodotto ricavato da colali terre.
La quislione di sapere se ciascuna porzione di prodotti agricoli portala sul
58 - . rossi. .
mercato dia il salario. del lavoratore, il profitto del capitalista, pi , in tutti i
casi, un reddito pel proprietario fondiario. Ecco quello che evidentemente non .
Come 1' ho di gi spiegato, la coltivazione di un podere -on fatto complesso;
pu dare una grossa rendita, mentre un'altra porte non ne dar nessuna affatto.
Tenete la contabilit in massa, senza distinguere le spese e i prodotti delle di
verse parli de' fondi , voi metterete sul conto della terra cattiva ci che appar
tiene alla buona. Quello che io dico'delle differenti po/ioui.dello stesso podere,
voi dovete dirlo delle differenti porzioni del capitale successivamente applicate
alle medesime parli del podere. Un flttiuolo coltiva una terra di cento arpenti
(piglio dei numeri a caso) con 10,000 frapchi, e, visto lo slato del mercato, egli
pu pagare, suppongo, 1,500 franchi di rendita. Aumentandosi il przzo del
grano egli comprende che a quei primi 10,000 franchi egli pu aggiungerne
altri 10,000. Questo nuovo capitale, invece di dargli 100 ettolitri di grano, non
gliene dar che 80: questi 80 ettolitri, egli' li vender ad un prezzo pi alto, e
perch il prezzo pi alto, potr con 80 ettolitri ricuperare i suoi sborsi come
faceva prima con 100. Frattanto, se il prezzo del grano si alzi ancora, egH cal
coler che pu, a rigore, aggiungere 10,000 franchi ai 20,000 gi impiegali.
Questi ultimi 10,000 franchi gli daranno solamente 60 ettolitri di grano; ma ,
merc l'altezza del prezzo, questi 60 ettolitri potranno coprire le spese di
produzione.
La quistione di sapere se il proprietario del terreno avr una rendita terri
toriale, non solamente per le due prime porzioni del Capitale applicate alle sue
terre, ma ben anche per l'ultima. .*
Egli aveva 1,500 franchi per la prima coltivazione, pu avere qualche cen
tinaio di franchi per la seconda; ma arriva un punto in cui il Ottaiuofo non ri.
tira dal prezzo del mercato se non quanto occorre per coprire le spese di pro
duzione. Allora non vi pi rendita; per la stessa ragione che il cappellaio il
quale non" irova un prezzo sufficiente dei suoi cappelli cessa di fabbricarne, all
eile il fitlaiuolo dal quale si esigesse una rendita che il prezzo del grano non po
tesse rimborsare cesserebbe di produrne.
Arriva dunque il momento in cui non vi pi afftto. Quindi, lo ripeto, che
cosa importa che tutte le terre diano una rendita? La quistione non islquK Del
resto, se vero che Ricardo nel 2 capitolo dei suoi Principii ha forse abusato
della supposizione che vi sieno delle terre le quali non dieno alcun affitto, gli
ugualmente vero che egli ha chiaramente spiegato il suo pensiero nel capitolo
24', consacrato all'esame della dottrina di Smith intorno all'affitto, lo non sa-,
prei meglio terminare questa lezione che leggendovi alcuni passi di tale capitolo.
Ricardo comincia dal darci l'opinione di Smith, in questi termini:
* Non si possono portare ordinariamente al mercato , dice Adamo Smith ,
che quelle parti soltanto del prodotto della terra, il cui prezzo ordinario suf-
fidente per surrogare il capitale che occorre, impiegare per portarvele , d i
profitti ordinarli di codesto capitale. Se il prezzo ordinario pi che suffi-
dente, il sovrappi ander naturalmente all'affitto. Se non giusto giusto che
sufficiente, la mercanzia potr bens essere portata al mercato, ma non pu
somministrare di che pagare un affitto al proprietario. Il prezzo sar o non
sar egli pi che sufficiente? Questo dipende dalla richiesta .
Lo vedete. Signori, quando si vuole appuntellarsi dell'autorit di Smith per
PHODi'ZlOJlK AURICOLA. LE/.. Vili. 59
combattere la teoria della rendita, gli si fa dire ci che egli non ha detto mai. 11
passo citato da Ricardo racchisde il principio della rendila in tutta sua purezza.
Smith non ha saputo, gli vero, trarre dal principio tutte le conseguenze che ne
derivano; ma questo passo prova che la sua mente aveva scorto una parte della
verit, e quello che egli ne aveva scorto, lo aveva espresso eun quella nitidezza
che lo distingue. ' \\
Ricardo continua cosi: , .
Il lettore sarebbe naturalmente disposto a credere, secondo questo passo ,
non essere possibile che il suo autore siasi ingannato sulla natura dell'affitto
e che deve, aver sentito come la qualit dei terreni che i bisogni della societ
avessero fatto mettere a. coltura avrebbe dipenduto dal sapere se il prezzo or
li dinario dei loro prodotti fosse sufficiente per surrogare il capitale che ha
dovuto essere impiegato a quella coltura aggiungendovi i profitti ordi-
narii . .''
Non pertanto Smith caduto nell'errore; egli si. era persuaso , fra le altre,
che, in qualunque "stato d eose, il prezzo delle sussistenze superi le spese di pro
duzione. Ma quale prova ne d egli ? (ripiglia a dire Ricardo). Nessuna, se
non l'asserzione che le pi deserte paludi della Scozia e della Norvegia l'or-
mano una specie di pascolo per dei bestiami i quali, col loro latte e coll'ac-
cresci mento del gregge, bastano sempre, non solamente a far sussistere tutti
coloro ebe la custodia e governo loro esigono, ma inoltre a pagare al fittaiuolo
o padrone del gregge i profitti ordinarli- del suo capitale. Mi sia permesso di
dubitarne*. . * , ' >,"?-
Per verit, questo indill'crentissimo per la scienza: il torlo di Ricrdo
stato di credersi obbligato di negare il fatto. Io credo , aggiunge egli, che
esistano in qualunque paese, dal meno avanzato in civilt fino al pi incivilito,
terre di una qualit tale che non rendano se non il prodotto sufficiente per
surrogare il capitale che vi impiegato, coi profitti che essi ricavano ordina-
riamente dai capitali ip ciascun paese. Noi sappiamo che questo avviene in
America, eppure nessuno pretende che l'affitto vi sia regolato secondo principi i
differenti da quelli che sono ammessi per l'Europa. Ma quando pur fosse vero
(ecco il passo in cui Ricardo esprimeva infine chiaramente il proprio pensiero)
che l'Inghilterra fosse tanto avanzata nell'incivilimento che non le restassero
attualmente pi terre le quali non pagassero un affitto, sarebbe sempre vero al-
tres che bisogna che vi sieno state una volta terre siffatte. Che ora ve oe-sieno
o no, questo non fa nulla alla quistione, poich basta diesi ammetta che vi
sieno capitali impiegali nella Gran Bretagna sopra terre le quali non rendono
che il capitale sborsalo coi profitti ordinarti , tanto poi se codeste terre sieno
state da lungo tempo -coltivate, quanto-che lo sieno state solo di recente .
Qui sta, difatti, l'intiera quistione. Ci posto, che cosa significa la nota che
G. B. Say ha posta nella traduzione francese del passo che vi -ho ora citato?
Che cosa significa questa frase: Ora appunto quello che Smith non ammette,
poich dice che non ha mai veduto cos cattivo pascolo in Scozia, il quale non
fruttasse qualche reddito fondiario al suo proprietario . Si costretto di rico
noscere che l'illustre economista non aveva' compreso la quistione. Imperocch,
lo ripeto, che cosa importa che qualunque terra paghi un reddito? Ammettiamo
questo fatto; non per questo meno vero che su colali terre, le quali pagano
60 P. RUSSI.
LEZIONE IJ.
Non vi misura certa ed immutabile del valore.
esservi la stessa spesa di tempo e non di forza. Ma, ammettiamo di pi, che il
lavoro sia realmente lo stesso dappertutto, cbe vi sia sempre lo stesso sacrificio
di tempo, di forze, e di libert,- questa concessione render essa pi facile la so
luzione del problema? Il crederlo evidentemente -un errore fondato sulla confu
sione di due idee molto distinte; si confonde la natura di un oggetto col suo
valore. - .
Supponete diluiti cotale uguaglianza di lavori, ci vuol dire che relativamente
ai sacri flcii che l'uomo fa, il lavoro dell'operaio romano, dell'operaio inglese,
parigino, cinese lo stesso. D'accordo; l'oggetto identico, ne risulta perci
che il valore sia il medesimo ? Che il prezzo del lavoro di un uomo in Roma
antica fosse lo stesso che quello del lavoro di un Inglese, di un Francese, di un
Cinese oggid? No, in nessun modo, poich il valore del lavoro (impieghiamo la
formola pi ordinaria) dipende dall'offerta e dalla richiesta. Quel giorno in cui
non vi abbia che un picciol numero di lavoratori comparativamente alla richiesta
di lavoro, il valore del lavoro si alza; se la richiesta diminuisce, il valore del la
voro ribassa e l'operaio non ottiene pi la stessa retribuzione. Ma, lo ripeto, quale
rapporto vi ha egli fra un oggetto ed il valore di questo oggetto? Si misura forse
il valore dalla materia o dalla forma degli oggetti da valutarsi? II valore non si
misura che dal valore; il valore quello che dovrebbe essere invariabile e non gi
l'oggetto. Una colonna di porfido del tempo di Pericle, una colonna di porfido del
tempo di Augusto, una colonna di porfido, lavorata ai nostri giorni, se sono della
Stessa grandezza , delta stessa qualit, dello stesso laver, non offrono nessuna
differenza sensibile fra di loro in quanto all'oggetto in se medesimo. Ma il valore
di una di codeste colonne era desso il medesimo ai tempi -di Pericle che ai tempi
di Augusto? Era esso ai tempi di Augusto quello che sarebbe oggid? Provare
che le tre colonne fossero uguali in bellezza ed in grandezza, proverebbe forse
che vi fosse tra loro uguaglianza di valore?
Per risolvere il problema che abbiamo proposto, occorrerebbe dunque pro
vare, non gi che il lavoro sia sempre lo stesso, ma che rappresenti sempre lo
slesso valore; dimostrazione impossibile.
Pi innanzi l'autore, rammentandosi che il lavoro dev'essere considerato come
un valore, mentre, insino allora, non lo aveva considerato se non come un og
getto, riconosce essere il valore solo che Berve di misura. Pur nondimeno altrove
dice che, se il valore non altro che il prezzo, sarebbe il fatto del cambio quello
che determinerebbe il valore delle cose. Ma che cosa determina il valore delle
cose, se non il cambio; vi sarebbero dunque per avventura due valori regolati
al tempo stesso da un cambio solo? Senza dubbio; perfttamente certo che se
si d un oggetto per un altro, vuol dire che l'uno vale l'altro. Le circostanze che
hanno prodotto il contratto determinano il valore d'un oggetto coll'altro e reci
procamente. Dunque, egli dice, quando il grano caro per conseguenza di u
cattivo ricolto, bisognerebbe dire che vi variazione nel valore del grano, e nel
medesimo tempo variazione nel valore dell'argento. Quindi una grandine, nella
Picardia, avr l'effetto di far ribassare le piastre del Messico .
Il giro dell'argomento pu sembrare spiritoso, ma l'osservazione senza
forza. Nella ipotesi, che cosa avvenuto? In conseguenza di un cattivo ricolto
in Picardia, il grano ha mutato valore, ha acquistato un valore pi grande.
dunque stato necessario pi danaro per comperarlo, e non solamente pi danaro,
Econom. Tom. IX. 5.
bb p. russi,
ma pi di qualunque altra cosa che se ne avrebbe potuto dare in cambio. Per
avere, un ettolitro di grano bisognerebbe dare pi vino che quando non vi fosse
penuria. La penuria di grano non fa dunque ribassare le piastre del Messico pi
di quello che faccia ribassare il vino di Bordeaux.
Le piastre del Messico messe a fronte degli altri oggetti, possono non avere
provato nel loro valore nessun mutamento; pu darsi che la carne non costi
dippi di quello che costasse prima, e quelle piastre del Messico le quali, relati
vamente al grano, si trovano in una posizione differente,, possono .trovarsi nella
medesima posizione relativamente alla carne. Sono queste le applicazioni pi
elementari della teoria dei valori. Non perdiamo di vista mai che il valore non
pu misurarsi se non con valori, che in conseguenza bisogna trovare un valore
invariabile o riconoscere con noi che il problema insolubile. '
Gli economisti da me citati sono stati tratti in errore, perch considerando
l'oggetto hanno fatto astrazione dalla qualit che sola pu servir di misura, vale
a dire dal valore.
Quelli che prendono per campione la moneta hanno per loro la pratica uni
versale. Quando ci si dice che un tale in Inghilterra ha 60,000 lire sterline di
reddito noi traduciamo subito Codesta cifra in moneta francese, e ci vien subilo
detto che quell'uomo cinque volte pi ricco che Uil'altro Francese, il quale ab
bia 500,000 franchi di reddito.
Frattanto,. anche nei nostri discorsi familiari, noi vi mettiamo spesso meno
correntezza, meo negligenza. Se ci si dice che un giudice inglese ha 6,000 lire
sterline di onorarii, e he questo uno stipendio esorbitante, dopo aver dato
le ragioni politiche che militano in favore del sistema giudiziario degli inglesi,
noi abbiamo .cura di aggiungere: del resto, 150,000 franchi, in Londra, valgono
ai pi 60, o 80,000 a Parigi. Ma se si domanda quale sia, precisamente, la
somma di franchi equivalente in Parigi alle 6,000 lire sterline del giudice in
glese,, non vi nessuno in grado i dirlo con una perfetta esattezza.
. Succede questo perch non si sa servirsi di questo strumento, oppure perch
la moneta, come gli altri campioni che si sono cercati, una misura imperfet
tissima, e che, in troppi casi, si allontana dalla verit, quantunque in altri possa
accostarsene? quello che vedremo nella prossima lezione.
LEZIONE X.
considerare la moneta (d'ore e d'argento) come campione del valore, sempre nel
senso che essa possa servire a misurare i valori in epoche differenti o distanze
pi o meno grandi, abbiano miglior fondamento che quelli i quali hanno avuto
ricorso al lavoro.
Noi siamo chiamati ad esaminare codesta questione in un momento in eui
non vi uomo il quale sentendo qualche volta parlare di ci che succede nel
mondo eommerciale, non sia tentato di dirsi: Qualunque sieuo oggid le rapidit
delle comunicazioni fra i paesi commercianti e la facilit di ristabilire l'equi
librio fra i diversi mercati, il valore del danaro anche ai nostri giorni ugual
mente variabile che il valore di qualsivoglia altra cosa, lu questo momento,
un grande paese, per difetto d'equilibrio fra i bisgni della circolazione e la massa
del danaro, colpito da una crisi commerciale siffatta, che lo sconto salito
fino a due e tre per cento il mese , fino a trentasei l'anno. Questo fatto non
mica durato un'ora, un giorno, una settimana ; esso pesa sull'America del Nord
da parecchi mesi, e niuno pu determinare il giorno in cui tale eventura cesser
d'affliggerla. . , / \ '
Senza dubbio un gran numero di bastimenti hanno navigato, durante questa
crisi, dall'Europa in America; tale traversata oggi cos facile e cos pronta.'
Malgrado ci l'equilibrio nella massa di danaro, fra gli Stati-Uniti ed i paesi
commercianti dell'Europa non si ancora ristabilito.
la America il commerciante che aveva grossi fondi ha potuto dirsi : Nel pe
riodo di questa crisi la quale durer un mese, due mesi, un anno, io tengo le mie
mercanzie in magazzino; quegli al contrario, il quale ha dovuto far danaro subito,
quegli che non ha potuto, come suol dirsi, mettere la scarpa alla ruota, questi
ha dovuto vendere le sue mercanzie a vii prezzo. Il valore della moneta ha dun
que variato in America ; colla stessa quantit d'oro e d'argento voi comperate .
assai pi mercanzie di prima. '...'
L'Europa si risentita della crisi americana. Lo sconto salito fino al di
sopra del sei per cento l'anno in Inghilterra, dove ordinariamente a quattro
od anche a tre per le buone firme.
In Francia, la scossa stala meno forte che nei due paesi ora citati. 11 com
mercio francese pi prudente, pi ritenuto ha saputo evitare grandi disastri.
Quindi il prezzo del danaro era estremamente elevato in America, e pi ele
vato del solito in Inghilterra, mentre in Francia non provava che deboli oscil
lazioni. - ;, ' . '
Il valore della moneta dunque tanto poco -invariabile quanto il valore di
qualsivoglia altra cosa.
Ma siccome questa una verit che importa di comprendere compiutamente,
necessario penetrare ancora un poco pi in fondo alla questione.
Io rammento qui a coloro i quali conoscono gi queste materie, ed insegno
a coloro i quali cominciano i loro studii economici, che la moneta serve essen
zialmente a ci che st chiama il cambio indiretto. Se ciascuno di noi possedesse
ci che desidera il possessore della cosa che noi desideriamo; non vi sarebbe nes
suna necessit della moneta: g)i scambi si farebbero direttamente in natura. Ci
non essendo, si trovata una mercanzia, una qualit essenziale della quale di
piacere a tutti, di soddisfare un bisogno universale, il bisogno di fare dei cambi.
Questo bisogno , in una misura pi o meno grande, comune a tutti gli uomini.
68 p. bossi. '...
Quegli stesso il quale non ha altra ricchezza che il travaglio delle proprie braccia,
cambiando prima questo con qualche pezza di moneta, perviene a procurarsi
le cose necessarie alla vita.
I metalli preziosi -sono stati scelti per una specie di assentimento universale
per fare le funzioni di moneta.- Ci si capisce: sono materie che, meglio che
tante altre, si conservano senza alterazioni sensibili e la cui custodia non esige
n spese n cure particolari; materie il cui trasporto tanto pi facile quanto
che sotto un piccolo volume racchiudono un assai grande valore relativo. Esse
sono atte a tutti i cambii. La metallurgia ci somministra masse d'oro o d'argento
abbastanza omogenee perch si possa facilmente e senza perdita di valore divi
derle in parti perfettamente proporzionali; essa parimente sa, con mezzi econo
mici e facili, riunire le parti separate e formarne unica massa. Mentre un diamante
tagliato in quattro parti non ha pi Io stesso valore, essendo il prezzo dei quattro
piccoli diamanti che se ne sono ottenuti inferiore al prezzo che si sarebbe rica
vato dal grosso diamante nella sua integrit; una libbra d'oro divisa in quante
mai parti si vorr, non avr perduto nulla del suo valore.
L'oro e l'argento sono una mercanzia la quale, rivestita della funzione di
moneta ( il che ne rende il valore un poco meno variabile ), non atta ad altri
usi che ai cambi. Che cosa si pu. fare d'uno scudo da cinque franchi o di una
pezza da quaranta franchi, infino a tanto che restano-, l'uno scudo da cinque-
franchi e l'altra pezza da quaranta franchi? Senza dubbio si trovano alcuni es
seri depravati che provano un gran piacere a pascere gli occhi nel loro scrigno,
ma questo non un bisogno comune; L'oro e l'argento monetati non servono
che ai cambi. Il prodigo che esclama: La moneta non fatta che per essere
spesa, dice una cos falsa net senso che egli vi annette,, vera in questo senso
. che la moneta non pu servire ad alctin altro uso come moneta.
Infine l'oro e l'argento monetati hanno questa singolare ed importante pro
priet di potere, coila pi grande facilit e con spese minime, passare dallo stato
di mercanzia a quello di moneta, e reciprocamente dallo slato d moneta a quello
di mercanzia.
Tale la natura della moneta. Ora ricordiamoci che il valore di cambio di
tutte *le cose risulta da due elementi. D! bisogno che si ha della cosa e dalla sua
quantit. Ogniqualvolta l'uno e l'altro elemento, l'utilit e la quantit, sono sog
getti a variazioni, vi ha necessariamente variazione nel valore.
Cosi essendo egli vero che il bisogno che si prova della moneta sia sempre
il medesimo, che la quantit di moneta sia presso a poco costante? Il bisogno
tanto pi variabile per qnanto che i metalli preziosi possono essere ricercati
come moneta e come materia metallica ; siccome il passaggio dall'uno all'altro
stato facilissimo, gli evidente che le cause le quali influiscono sull'uno di
questi bisogni influiscono pure sull'altro. '
Supponete che il bisogno di moneta essendo come dieci, l richiesta di gio
ielli, di ornamenti, di vasellame, aumenti ad un tratto, e che oggi uguale a due,
diventi domani uguale a quattro o a sei. Non egli evidente che questo bisogno
crescente di materia metallica influir sul valore della moneta pel passaggio fa
cile e rapido di questa allo stato di puro metallo?- Si fonder della moneta per
farne gioielli, -vasellami, ornamenti. Se, al contrario, si prova un bisogno urgente,
imprevisto, straordinario di moneta, x:ome qualche volta succede m tempo di
HUNKi-A. IBZ, X. 69
() Nel tempo che presto Corso si stava stampando, Humboldt ha aggiunto a tutto
quello che 'j\i\ aveva pubblicalo intorno a queste materie uno scritto pregevolissimo
sulle fluttuazioni della produzione aurifera. Si, trova inserito nella Rivista tedesca, che
porta il titolo di Rivista trimestrale. Coloro che non leggono il tedesco debbono es
sere dolenti della brevit dell'estratto, altronde molto ben fatto, che il de Labofde ne
ha dato uella Rivista francese (dicembre 1838).
MO.NKTA. LKZ. X. 71
la moneta, In quel tempo; era In certo modo, un monopollo nelle mani degli
ebrei e di coloro che venivano chiamati i Lombardi; essa non esisteva in abbon
danza che in Italia ed in Fiandra, nei paesi commercianti, nei paesi manifattori.
Parimente, gli ornamenti d'oro e d'argento non erano conosciuti che nei palagi
dei gran signori e nelle chiese. Ne eccettuo sempre l'Italia e la Fiandra. In ogni
altra parte, non si vedevano che vesti grossolane, e mobili la cui semplicit sa
rebbe spaventevole per noi. A codeste cause di oscillazioni nel valore monetario,
si aggiungeva l'assenza d'ogni sicurezza, in un tempo nel quale la feudalit im
piegava la sua bravura a svaligiare i viandanti e non risparmiava n avane, n
estorsioni al borghese industrioso che, allontanandosi dal recinto della citt,
osasse avvicinarsi al castello baronale. -
Ora, l'America fu scoperta nel 1492. Pi tardi si prese possesso del Messico
(1521); pi tardi ancora (1545), si scoprirono le famose miniere del Potosi, e
gli Europei, spinti da una cupidigia senza limiti Ano ai delitti pi spaventevoli,
dopo aver rapito agl'indigeni tutto l'oro e tutto l'argento che questi possedevano
e che ascendeva a somme considerabilissime, li costrinsero a scavare le viscere
della terra ed a strapparle con un travaglio micidiale l'oro cui l'Europa ingorda
mente agognava. L'avarizia dei primi occupanti era eccitala dalla grandezza dei
profitti. Nei primi tempi, avanti che l'equilibrio si fosse ristabilito fra la quantit
di moneta e lo stato dei mercati, si comperava per sei volte il valore reale del
danaro che vi si recava. Abbisogna sempre un certo tempo perch l'accresci
mento del danaro colpisca tutti gli occhi ed i prezzi si proporzionino alla massa
della moneta gettata sul mercato. . -.. .,,..t
Quali sono le somme importate in Europa dal 1492 al 1600? Humboldt e
Jacob sono caduti presso a poco d'accordo su tale valutazione. Noi qui non pos
siamo entrare nelle minute particolarit dei loro calcoli, ma sull'autorit di
questi due scrittori, si pu ammettere che dal 1402 al 1600 la massa del me
tallo importato ammontasse, oro ed argento compreso, a circa tre miliardi e
mezzo. Aggiungete a questa somma gli ottocentocinquanta milioni lu circolazione,
fate le deduzioni necessarie per la porzione esportata in Asia, poich ben sapete
che per lungo tempo l'Europa non ha commerciato coli' Asia se. non portandovi
delle piastre; deducete parimente l'oro e l'argento impiegato in gioielli ed io or
namenti, o consumali e perduti in qualsivoglia altra maniera ed arriverete, cogli
scrittori che ho citati, a riconoscere che nel 1600 vi erano in Europa tre miliardi
dueccntocinquanta milioni di danaro.
Ha la conquista di quei metalli americani e l'influenza loro sulla circolazione
monetaria in Europa non possono essere considerale come un avvenimento istan
taneo, come un fatto che fosse in qualche maniera il fatto d'un giorno: codesto
fenomeno economico, per compiersi, ha avuto bisogno d'un intiero secolo; dal
1492 al 1600. Dapprima non si portato in Europa che l'oro tolto agl'indigeni,
poi si lavorato allo scavamento di certe miniere, poi si sono scoperte le ricche
miniere del Potosi; dimodoch nel corso di un secolo, l'Europa si trovata da
principio coi suoi ottocento cinquanta milioni, poco dopo con mille dugento mi
lioni, pi tardi con due miliardi, e soltanto alla fine di quel periodo essa ar
rivata alla somma di tre miliardi dugentocinquanta milioni. Quindi, durante un
intiero secolo la quantit di moneta sul mercato ha costantemente variato; essa
uon era un giorno ci che era il di innanzi, n ci che doveva essere l'indomani.
72 P- 0881.
Vi era dunque una fluttuazione costante ed impossibile di ritrarre dai prezzi
di un giorno, comparati a quelli del mese seguente, nessuna concbiusione posi
tiva sul valore comparativo delle cose. Quand'anche si conoscesse il prezzo della
carne in Parigi nel 1520, nel 1530, nel 1550, conosceremmo noi il valore
comparativo della carne in codeste tre epoche? Supponendo che una libbra di
carne si vendesse 5 soldi nel 1520, 7 1[2 net 1550, potremmo noi corrchiuderue
che nel 1550 il valore della carne fosse uno e mezzo quello del 1520? Certa
mente no. Occorrerebbe per questo, conoscere esattamente la relazione del danaro
esistente sui mercati dei quali si tratta. Ora la massa della moneta ha sempre
variato durante un secolo. .
questo tutto? No. Se pure voi conosceste la somma esatta della quale si
aumentato la moneta metallica, voi non possedereste ancora tutti gli elementi
della questione. Quand'anche provaste che nel 1490, nel 1540, 1620, il danaro
si trovasse nel rapporto di uno a tre, a sei, che cosa potreste conchiuderne pel
valore comparativo della carne in quelle tre epoche 7 Per trarne una concbiu
sione rigorosa, bisognerebbe poter affermare che non vi stato nulla di mutato
se non la quantit della moneta; che la richiesta della carne, e quella della
moneta sono.rimaste esattamente le stesse. Se la popolazione aumentata, i
bisogni e la richiesta si sono modificati; vi sono delle deduzioni da fare. Se il
commercio e l'industria hanno preso delle attivit, vi stato un numero pi
grande di operazioni, e lo strumento dei cambi slato sempre pi ricercato. Se
la quantit dell'oro e dell'argento si accresciuta e la ricchezza generale e
l'incivilimento si sono pur essi in pari tempo accresciuti, il lusso e l'ostentazione
hanno dovuto proporzionarsi a questo nuovo stato di cose. Perlocch , non so
quale scrittore di quel tempo tutto stizzito nel farci sapere che i ricchi borghesi
di Fiandra osavano servirsi di vasellame d'argento. Per apprezzare l'influenza
delta nuova moneta occorrerebbe poter dire quante piastre del Messico e quanti
dobloni di Spagna fossero giornalmente trasformati in verghe d'oro e d'argento,
per servizio degli orefici e dei gioiellieri.
Codesta epoca non si studiata abbastanza. Accaddero, durante quel grande
avvenimento, delle cose di cui i contemporanei non potevano rendersi ragione.
Eravi allora l'uso dei lunghi affitti: vi erano paesi dove gli affitti stipulavansi per
trent'anni; in Inghilterra erano sovente di novanlanove anni. Il filiamolo che ri
traeva sempre dalla sua terra la stessa quantit di grano, si procurava le lire
sterline necessarie al pagamento dell'affitto colla quarta o colla quinta parte delle
derrate che era obbligato di vendere per lo innanzi > mentre il signore, padrone
del terreno, non poteva pi procurarsi che la 4a o la 5a di ci che egli comperava
dapprima. in pari modo, certi manifattori si arricchiyau a colpo d'occhio.
Chi pativa in tutto questo? i proprietarii, come ora abbiam detto, e poi molti
operai, perch non si capiva bene la questione, ed i poveri operarla capivano
anche meno degli altri. Si dava loro la stessa quantit di moneta, ond' essi cre-
devansi pagati come per lo passato; ma, con quello che ricevevano, non potevano
pi comperare la stessa quantit di derrate. Cos quel grande avvenimento, non
capito, pesava da un lato sulle classi pi elevate, sui nobili, e dall'altro sull'ultima
classe, sul povero operaio: questi, nondimeno, non soffriva che in una certa mi
sura, perch sovente era pagato in natura. Gli operai erano, per la maggior parte,
operai agricoli che vivevano sul podere^ ;-.
MONETA. LKZ. X. . 75
) . .
MONETA. -* LEZ. X. 75
prezzi sui quali si ragionato non risalgono che a quest'epoca. Non solamente la
rivoluzione francese ha fatto cessare fa fabbricazione di una grande quantit di
minuterie, di ornamenti, di utensili d'oro e d'argetto, ma ha fatto fondere e ri
tornare allo stato di moneta, sia in Francia, sia fuori di Francia una grande
quantit d'oro e d'argento, delle materie lavorate appartenenti a privati, a chiese,,
a stabilimenti pubblici, allo Stato. La rivoluzione francese ha fatto un uso enorme
di carta moneta; e pi di uno 'Stato l'ha imitata per difendersi. Nello stesso tempo
si sempre pi stabilito nel commercio l'uso delle girale e delle compensazioni
di conto. Tutto qusto un'addizione alla- moneta somministrata dalle miniere;
gli come se l'America invece di dare 28 per.0|0 d'aumento ne avesse dato 50.
11 prezzo delle altre mercanzie ha potuto alzarsi pi di 20 per4)|0.
Si potrebbe fare la stessa dimostrazine per l'epoca attuale; dal 1809 ai no
stri giorni, l'importazione dei metalli preziosi sensibilmente diminuita. Che cosa
ci ha mandato l'America, malgrado tutti gli sforzi dei capitalisti inglesi sulle mi
niere di quel paese? Noi abbiamo ricevuto circa due miliardi seicento milioni ,
e comprendo in questa somma cinquecento milioni somministrati dalle miniere
della Russia, cos l'America ha somministralo solamente due miliardi o all' in
circa. Ma nello stesso tempo la consumazione dell'oro diventata pi grande ,
l'industria si sviluppata. Oggid quale il fatto dominante?. Quello di una oscil
lazione tutta contraria. Dopo il 1492 le oscillazioni del mercato erano prodotte
dall'aumento del danaro; oggid lo sono .dalla diminuzione. Io non(la credo poi
cos. grande quanto si preteso. Io non la credo di un sesto, e nemmeno di un
ottavo. Ma, qualunque opinione si abbia dell'importanza del fatto, il.l'atto ir
recusabile. Oggi , per conseguenza, il prezzo delle derrate tende a ribassare.
Ma quand'anche io potessi indicare precisamente tale ribasso, potrei io con
chiuderne qualche cosa di veramente esatto sul valore' dellj mercanzie? No cer
tamente; sempre per quella considerazione che codesto un fatto costantemente
mobile, dominato d una moltitudine di altre cause, e che, per conseguenza, non
ammette che vedute generali ed assai vaghe. un fatto del quale, senza dubbio,
debbono tener conto e l'economista e l'uomodi Stato, perch, se la cosa andasse
pi oltre, se le miniere d'America cessassero di somministrare, ogni anno, nna'
certa quantit di metalli preziosi per surrogare la perdita cagionata dall'uso, dal
l'attrito, dalle spedizioni di monete in Asia (1), e se i prodotti metallici dell'Asia
settentrionale non colmassero codesto vuoto , noi cammineremmo sempre pi
verso un ribasso delle derrate rispetto al danaro, fatto grave per le relazioni dei
proprietarii coi flttaiuoli, dei lavoranti ei capitalisti. Questo prova eziandio che
nella ricognizione degli Stati dell'America del Sud, nelle facilit che si pu loro
dare perch si consolidino, e che il pensiro della loro indipendenza non li tenga
in continue agitazioni, havvi una quistione economica, non meno che una qui-
stione politica.
Checch ne sia, oggimai evidente per noi che la moneta non pu essere
presa come misura del valore. -.-.
() Queste spedizioni sono oggid considerabili perch si cambia il t della Cina con
oppio. La passione sfrenata dei Cinesi per l'oppio, vero flagello por la loro sanit e
per le loro facolt intellettuali, fa s che l jrassima parte del valore del loro t sia
loro pagata- con questa derrata. L'Asia non" assorbe pi di cinquanta 'milioni ogni anno.
76 '. . .' P. BOSSI.
LEZIONE XI.
Errore di coloro i quali hanno credulo di trovare la misura del valore nel grano.
Nozione, della ricchezza. Vi sono delle ricchezze prodotte e delle ricchezze na
turali. Osservazioni generali. '
lupa, carica la sua nave di casse di zucchero che egli trasporta all'Havre; quale
differenza esiste se non che l'uno agisce in grande e l'altro in piccolo? Ambidue
hanno trasportato da un luogo ad un altro una cosa utile. L'uno ha spiccato dal
noce un cocco e lo ha portato a casa sua, l'altro ha preso nella Gadalupa una
cassa di zucchero e l'ha trasportata all'Havre; sono evidentemente due fatti della
medesima natura.
Tenete dietro al ragionamento degli economisti: domandate loro : Quel capi
tano di bastimento il quale ha portato lo zucchero dalla Gadalupa all'Havre ha
egli prodotto questo zucchero? No, risponderanno, ed i Fisiocrati avrebbero ag
giunto che quel capitano non ha prodotto nulla affatto; gli economisti moderni
diranno che egli non ha prodotto lo zucchero, ma che gli ha dato un'utilit,
up valore di pi, mettendolo a disposizione di quei consumatori che non avessero
trovato comodo di andarselo a prendere alla Gadalupa. Nella stessa guisa, colai
me voleva mangiare dei frutti di cocco, non trovando comodo di andare a spic
carne dall'albero ogni qual volta ne volesse, ne ha portato una certa quantit a
sca$a sua. la stessissima cosa.
Voi dite che quell'uomo, il quale porta lo zucchero dalla Gadalupa all'Havre,
non fa che aggiungervi un valore ; quegli il quale spicca il cocco dal noce vi
aggiunge ugualmente un valore. Un valore aggiunto a che cosa? Al valore pree
sistente. Dove stava il valore preesistente dello zucchero? Nella propriet di sod
disfare certi bisogni. Quale il valore del frutto del noce di cocco? Esattamente
lo stesso. Dunque il fatto di appropriazione non crea il valore de! bene naturale,
ma, solamente vi aggiunge un valore nuovo, come il commercio di trasporlo ne
aggijinge uno ad una moltitudine di mercanzie. .
Del resto, questa dottrina, la quale non riconosce il valore delle sorgenti, dei
fiumi, dei prati naturali, non sarebbe se non una causa d'imbarazzi per gli eco
nomisti che la professano, se loro si domandasse di essere conseguenti con se
med&imi, di cancellare dai loro libri tutto quello che si riferisce alle ricchezze
najgpli, e di darci frattanto una spiegazione profonda di certi fenomeni eco
nomici.
vero che, merc la pi preziosa delle sue qualit, il buon senso, l'uomo
Bfugge sovente alle conseguenze di un falso principio. Allorch, cammin facendo,
scopre il pericolo, egli devia; sordo alle lamentanze della logica, abbandona la
linea retta, e per una deviazione, della quale si deve sapergli buon grado, arriva
a conseguenze ragionevoli. Cosi procede sovente il nostro intelletto. Ma sovente
pur anche l'orgoglio del raziocinio prevale, e colui che crede di avere afferrato
un principio, si getta, da logico spietato ed a capo in gi, nell'assurdo.
Occorre forse darne delle prove? Chi non sa che, vedendo sopra una pezza
di moneta l'effgie di un sovrano, e sapendo che il diritto di battere moneta ci
che chiamasi un diritto regio, in altri termini, un monopolio legale, i leggisti si
misero nell'idea che fare moneta falsa, fosse arrogarsi i diritti del principe e
commettere un crimenlese? Un furto divent cos un'usurpazione del potere so
vrano, e partendo da siffatta idea e con una coscienza perfettamente tranquilla
(poich l'orgoglio della mente non lascia luogo al rimorso), si condannarono i
falsi monetarii all'estremo supplizio.
Un altro giorno, partendo da non so quale falsa nozione della giustizia umana,
Ecenom. Tomo IX. 6.
83 p. bossi.
zione con tanlo maggiore sicurt. Si spera sfuggire al biasimo ed al ridicolo coi
travestimenti sotto i quali si cerca nascondersi: ognun sa quanto sia facile sof
focare la voce dell'interesse generale sotto le grida e gli applausi degli interessi
privati che si proteggono.
LEZIONE XII.
Nozioni generali sulla produzione. Natura e classificazione
delle forze produttive.
Signori j
LEZIONE XIII.
Noi abbiamo cercalo di darvi una veduta generale delle diverse forze pro
duttive, della loro natura, dei loro caratteri; voi avete potuto conchiuderne prima
di tutto che il fenomeno della produzione comprende in se medesimo tutti i fe
nomeni economici. Per servire al metodo si pu, come noi facciamo, distinguere
la produzione dalla distribuzione della ricchezza, oppure, come hanno fatto altri,
analizzare separatamente la produzione, la distribuzione e la consumazione; im
pure anche, con alcuni economisti, la produzione,, il cambio, la distribuzione e la
consumazione; infine si pu eziandio sostituire, se vuoisi, al cambio la circola
zione per farne una delle divisioni della scienza. Ma nel fatto .tutti codesti feno
PRODUZIONE. LEZ\ XII. 93
troppa sagacia di monte per cadere io errori grossolani, e sarebbe stato grosso
lano errore.quello di riguardare il lavoro dei servidori come un lavoro senza va
lore-. Quindi egli aggiunge: Il lavoro di codesti ha ci nondimeno il suo valore,
e merita la sua ricompensa ugualmente che quello degli altri meritarla sua.
Ma il lavoro dell'operaio si (Issa e prende corpo in un soggetto qualunque; o
in una cosa venate che dura almeno qualche tempo dopo che il lavoro ces-
saio. , per cos dire, una certa quantit di lavoro ammassato e messo iti
serbo, per essere impiegato, se necessario, in qualche altra occasione. . . .
t II lavoro del servidore, al contrario, non si fssa e non prende corpo in alcun
. soggetto, in alcuna cosa che si possa vendere dappoi. In generale, i suoi ser-
vigi periscono aiPistante medesimo in cui egli li rende e non lasciano quasi
mai dietro loro nessuna traccia o nessun valore che possa servire in appresso
a procurare una uguale quantit di servigi . E poscia col suo spirito genra-
lizzatore, egli estende l'osservazione a- tutti i lavoratori, il cui lavoro, nella sua
idea, non si fissa in nessuna porte e fra gli altri a tutti i magistrati ed a tutti
coloro che non lavorano materialmente sopra, un pezzo di stoffa o sopra un tratto
di terra. Il loro servigio (egli dice parlando di tutti i magistrati civili e mili-
tari),, comech onorevolissimo, utilissimo e necessarissimo, non produce nulla
con cui si possa in appresso procurarsi un'uguale quantit di servigi . Gli
evidente difatti che non si pu mica andare sul mercato ad offerire un pezzo
di amministrazione della giustizia in cambio.di un pane, o di un metro di stoffa.
Talee il pensiero di Smith; ma allorch le idee sistematiche, incomplete
degli uomini eminenti, cadono nelle mani dei loro discpoli, sempre la parte
debole quella che certe menti ne afferrano a preferenza e che si compiacciono
di esagerare. La cosa naturalissima, mi diceva in mia giovent un bravo let
terato'; i cattivi pittori non riescono a cogliere la rassomiglianza che sopra' una
faccia .deforme. Non sono colpiti che dal tratto rilevato fuOri delle proporzini
dell'arte. Lo stesso. avviene nell'imitazione letteraria e scientifica. Gli errori della
mente sono come quei tratti ehe; nel volto umano-, rompono le proporzioni della
bellezza. cosi che,' impossessandosi. di quella distinzione di Smith, se n' esa
gerato il pensiero, escludendo dalla categoria delle- ricchezze e .di mezzi pro
duttori quel lavoro ch'egli ha avuto il torto di chiamare improduttivo.
Gli uni hanno detto:' il lavoro improduttivo quale ? quel'lavoro il quale
non d che dei prodotti immateriali '. Allora nata la famosa distinzione
dei prodotti materiali. e dei prodotti immateriali, gli uni che sono ricchezze e gli
altri che non lo sono. l)al che le definizioni arbitrarie della ricchezza; si detto .
che questa consiste in cose materiali, e soprattutto suscettive di accumulazione.
Gli altri hanno detto: Il lavoro produttivo produce delle cose, l'altro non
produce che dei servigi; i servigi non sono cose .
Ora, se noi ci siamo fatta una giusta idea della produzione, non vrha in
lutto questo che un abuso df parole. La produzione sempre l'applicazione di
una forza, secondo una- certa forma, per ottenere un risultato. Vi ha prodotto
egni qual volta il risultato di natdra'da soddisfare uno dei bisogni dell'uomo.
Eceo la verit. Quindi, ogni qual volta noi .troveremo una forza che- si applichi,
in una certa maniera, e-.che il risultato ditale applicazione ci sar utile o gra
devole, noi diremo che vi stato produzione, che Vi" un prodotto, ed in- conse
guenza che vi valore d'Uso e ricchezza.
PRODUZIONE*- LKZ. XI1L 95
ugualmente? Vale a dire he* non bisogna moltiplicare ino t rimonte le forte pro
duttive. Questo vero di qualunque specie di produzione. Avere quindici servi-
don, mentre la vostra casa pu essere benissimo tenuta con quattro, lo stesso
che attaccare dieci bovi ad un carro che pu essere tirato, da due; lo stesso
che impiegare dieci bifolchi per lavorare Una terra la qua.le non n richida
che sei. '" ' '' ' ''". '" '
Non mica la moltitudine dei servidori quella che ffripoverisce^ ma la dis
proporzione fra il loro nmero ed il" prodotto da 'ottenere. 'E vado pi oltre.
Quando aveje pi servidori di quanti vi sia indispensabili averne, voi siete, senza
dubbi, un cattivo amministratore della vostra fortuna; ma anche in questo caso
stesso il loro lavoro non improduttivo. Difatti, perch volete voi che nelle mie
visite io traversi le vostre anticamere fra due ale di valetti ? Forse per piacer
mio? forse pel loro? No; per piacer vostro; un mezzo di ostentazione, una
prova di ricchezza e di magnificenza. Ed esattamente per la stessa' ragione io
trovo nel suo salotto vostra moglie tutta sfolgorante di' diamanti, bench i loro
raggi non si mescolino pi da ben fungo tempo -alio splendore della giovent e
della bellezza. Eppure, direte voi che codesti diamanti- non sono una ricchezza
perch il bisogno che sono destinati a'soddisfare quel medesimo che vi decide
a notrire tutta quella gente che fa sfoggio della vostra livrea.
Se poi si dica che questo un bisogno fattizio, e che, spinto al di l di certi
limiti, affatto riprovevole, l'economia politica non ha nulla da obbiettare. Non
per meno vero che quegli uomini producono qualche cosa. La prova ne che
voi li pagate-, e che se non vi procurassero nessuna specie di godimento, voi non
fareste il sacrificio del loro salario.
fi cantante (s'insiste) quando ha finito di 'cantare non ci lascia nulja. ' .
Egli ci lascia una rimembranza .' 'Quando avete bevuto del vino di Sciampagna,
che cosa rimane? Che cosa 'rimane delle vivande che sono l'oggetto di una con-'
stimazione immediata? Il pane, al' momento in cui ve lo recate alla bocca, H
Vino, li momento in cui ve lo accostate alle labbra, sono senza dubbio dei pro
dotti. 11 canto che esce dai petto del cantante ed arriva al vstro orecchio" ,
ugualmente uh prodotto. Un momento dopo esso non esiste pi, come il vano
di Sciampagna che si bevuto, come i gelati che si sono presi. .'."'.
La consumazione segua, poi o non segua da vicino il fatto della produzione,
si compia essa pi o meno rapidamente, i risultati economici potranno essere di
versi, ma Tfatto della consumazione, qualunque sia, non pu togliere al prodotto
la qualit di ricchezza. Vi sono dei'prodotti immateriali che sono di pi lunga
durata che certi prodotti materiali:. Un palazzo dura lungamente, ma l'Iliade
una sorgente di piaceri anche pi durevole.
Ogni qualvolta che, studiando un fatto sotto il punto di vista economico, vi
si riconosce una forza, un'applicazione di questa forza ed un risultato econo
mico, vale a dire un prodott atto a soddisfare un bisogno dell'uomo, vi ha un
lavoro produttivo dr ricchezza. Poco: importa che il produttore' sa un agricol
tore, un fabbricante di panni, un cantante, un giureconsulto, un sarto, un me
dico. Se voglionsi citare de^Ii abusi, come quello di avere lina caterva di ser-
Yidori, gli stessi abusi sono possibili in tutte le produzioni. Perch ai nostri
giorni, mentre noi siamo cos illuminati; non-.dlco sulla Economia politica, ma
sui nostri interessi materiali e personali, perch mai tanti imprenditori si rovi-
100 /. .'." '. V. ROSSI. > ..'
nano? Perch hanno impiegato morto pi forze di quante fossero utili per lo
scopo che s voleva ottenere, perch hanno costruito case, viali di una vana ma
gnificenza, perch hanno organizzato degli stati maggiori, come volgarmente
suol dirsi, ed hanno consumato cosi in pura perdita una gran parte del capitale.
Essi hanno fatto ci che fa quell'uomo il quale, avendo centomila lire di red
dito, ha la sciocca mania di far mostra nella sua anticamera di un gran codazzo
di servidori. Egli pu rovinarsi: : ; . "...*
Ma questi almeno ha soddisfatto un bisogno, egli ha prodotto un piacere di
vanit e di ostentazione; mentre colui che esagera il capitale fisso di un'intra-
presa, che, invece d'un granaio il quale avrebbe costato tremila franchi, costrui
sce senza necessit grandi magazzini, immensi fabbricati, non fa che un errore-
di calcolo. Egli agisce come un uomo il quale gettasse certi oggetti dalla fine
stra, credendo deporti in una stanza Vicina. Tuttavia vi ha piuttosto produzione
nel primo che nel secondo caso.
Queste distinzioni arbitrarie non sono atte che a gettarci dentro false teorie,
dentro discussioni perfettamente inutili. La produzione senza dubbio un fatto
svariatissimo nelle sue manifestazioni , ma costante ed 'immutabile nel suoi
principii. ''''.'
Noi possiamo adesso far parola dlie quistioni relative alla produzione senza
timore di essere impacciati nel nostro cammino da vane difficolt. Noi potremo
avanzarci verso lo meta senza essere obbligati 0i fare delle fermate per dare
delle spiegazioni episodiche che avrebbero resa impossibile o troppo difficile
qualunque buona deduzione- Ripigli la questione dove-la ho lasciata.
Questa grande questione la quale per le sue ramificazioni e le sue relazioni
tocca l'ordinamento stesso dello Stato , la quistione della libert dell'indstria'
si applica in una certa misura/a ciascuno dei tr strumenti essenziali della pro
duzione.. Per ciascun di loro, ma phi particolarmente riguardo al capitale ed al
lavoro, si pu' domandare : lo sviluppo della1 forza produttiva --debb'egti essere
.esente da qualunque pastoia? egli d'uopo almeno regolare il modo di appli
cazione? Infine, la sclta del risultato debb'egli essere lasciata a libero giudizio
di produttore? ''.'.-
Sono tutte quistioni codeste cheti proponiamo di esaminare. Cos noi avre
mo percorso le quistioni fondamentali elle si rannodano al fenomeno della pro
duzione". Pi tardi tratteremo di quelle che concernono la distribuzione' della
ricchezza. ,.:.
LEZIONE XIV.
Della, produzione- libera o assoggettata a regolamenti Esposizione
'i . -della questione. -/
V
I V
.108 . ossi.
un'istruzione data da uomini scelti e che non avessero nessun interesse a ritar
dare i progressi dei loro allievi, a tarpare le ali ai pi svegliati, a favorire la
mediopril? . , . . i '
Il tirocinio non si faceva che nelle officine, presso uomini sforniti, la, mag
gior parte, di qualunque cognizione teorica; che non avevano n la voglia n il
tempo di coltivare improprio intelletto, di estendere le loro cognizioni. Il numero
degli apprendisti era. determinato. 'Tanto il maestro piti abile, quanto il pi ignaro
non poteva avere che -lo stesso numero d'apprendisti. Non c'era libera scelta
per gli allievi ; -bisognava, entrare non mica uell'offn-ina del pi capace, ma in
quella di colui dove ci fossero ancora, dei posti vacanti. 11 tirocinio non era sta^
bilito in favore degli allievi, rria tutto in favore dei maestri,* era una specie di
servit temporanea. Il maestro voleva ritrarne quanto pi vantaggio potesse; n
aveva certo voglia di prepararsi, nel proprio, allievo, un competitore, un rivale
terribile. .'.,,.
Da un altro lato, quale stimolante poteva spingere i lavoratori a degli sforzi
per migliorare i melodi dell' industria ? Nessuno. Perci, checch se ne dica, la
storia dell'industria francese c'insegnache essa ha fatjo pi progressi in venti
anni, dopo l'emancipazione dei lavoratori, di quanto ne avesse prima fatto in due
secoli. Quell'uomo il quale avesse mostrato un talento straordinario sarebbe stato
riguardalo dai suoi maestri con quell'occhio stesso col quale i patrizii di Venezia
riguardavano un giovane nobile il quale appalesasse una vasta ambizione, e ra
pido il passo nella carriera politica: Si sapeva altronde che in capo ad un certo
tempo, ottenendo le buone grazie del proprio maestro con un'umile servit, .si
arrivava sicuramente ad essere prima compagnone, poi maestro. L'essenziale
dunque si era di mostrarsi sottomesso, ammiratore dei suoi anziani, disprezza
te d'ogni novit. Non si aveva allora nessuna inquietudine del proprio avve
nire. E qual pensiero potevano avere uomini ni quali la mancanza di libera'
concorrenza assicurava in ogni caso una clientela sufficiente? .' ,
Insomma riepilogando, l'istruzione era imperfetta; l'abitudine che dominava
nelle officine, le guarentigie che si pretendeva ottenere erano incompatibilicolfa
natura delle cose. Il privilegio era non solamente inutile, ma odioso. 1 prodotti,
talora sovrabbondanti, tal'altra insufficienti, non potevano" mai proporzionarsi
al bisogno. Lo ho di gi detto; in un tempo, nel quale l'Europa era coperta di
corporazioni e di maestranze, la pitta di Milano godendo, per una fortunata ec
cezione, della libert dell'industria, le sue fabbriche di panni, fra le altre furono
ben presto celebri in .tutta Europa. Pi tardi, vi fu introdotto il sistema delle
eorpprazini, e fu questa, non dico la causa hdica, ma una delle cause le quali
annichilarono l'industria milanese. v .
L'Inghilterra aveva, anch'essa adottato il sistema delle corporazioni e delle
maestranze; v'ha anzi di pi, cotale sistema vi esiste tuttavia. Frattanto, dir
taluno, quello il paese dove l'industria ha preso il pi poderoso slancio, dove
'a produzione, per la qualit e pel basso prezzo dei prodotti, ha fatto veri
prodigi. ....... - "
Si dir tutta la verit aggiungendo che sono stati ottenuti tali risultati mal
grado te corporazioni. Gli Inglesi amano le loro vecchie leggi; si compiacciono
a proclamarne la stabilit , l'eternit , ben. inteso che non le applicheranno , o-
che una destra interpretazione le . accoofoder al tempo presente. Essi hanno
Econom. Tomo IX. 8.
114 . p. Bossr.
delle corporazioni; lo statuto di Elisabetta non mal stato revocato ; ma, mal
grado la generalit dei suoi termini , gl'Inglesi hannodetto: Il'gistema debb'es-
sere mantenuto, ma per le citt d,i mercato dei tempi di Elisabetta e pei mestieri
allora conosciuti ed incorporati. Qualunque altro mestiere' liber, ed i mestieri .
soggetti a regolamenti, anch'essi sono lberi in tutti gli altri posti. Cos le nuove
scoperte, ed i mestieri nuovi, anche gli slessi mestieri antichi, nei posti una
volta pooo importanti, si sono trovali liberi, e non hanno nulla a strigare cogli "
statuti e colle carte. Basta un nome nuovo, o una citt nue-va per sfuggire all'im
pacci; si dica poi ora che l'industria inglese si sviluppata merc' le crpora?
zioni e le guarentigie he la produzione trovava nelle maestranze;
Vi ha per altro una .osservazione che non vogliamo passare sotto silenzio e
che potrebbe essere di qualche peso per coloro i quali, come noi, sono convinti
essere dell'interesse del paese, e soprattutto, dei lavoratori, che la popolazione si
sviluppi molto lentamente. Le corporazioni e le maestranze, si dice, ne erano
un frno. I padri di famiglia non avendo la speranza illimitata di trovare, pei"
toro figli, un mestiere, una professione utile, sapendo che codesta carriera non
aperta che a met, che non entra mica chi vuole nella grande officina della
industria nazionale, eche il noviziato ad un tempo lungo e costoso, i matri
moni! imprudenti e precoci trovano un ostacolo nel sistema dei corpi di me
stieri, il quale diventa cos una misura preventiva contro l'eccesso della popola
zione. ' '''
Se la conseguenza fosse vera, la non mi sembrerebbe per decisiva in fa
vore delle corporazioni e dlie maestranze. Io non credo che si debbano, con
cattivi mezzi, imporre alla societ dei risultati che l'uomo deve conquistare colla,
sua moralit e-colla sua previdenza. Ma senza entrar qui in codesta alta questione
economica e morale, limitiamoci a4 fare notare che l'osservazione non giustifi
cata dai fatti. Qnd'essa avesse qualche valore, occorrerebbe che tutti i mestieri
fossero -sottoposti . al reggime delle corporazioni. Ora noi abbiamo veduto che,
anche nei tempi in cui cotale sistema era pi esteso, non mai stato applicato
s non a certi mestieri ed a certi siti. Quindi il soperchio della popolazione si
gettava su quei mestieri e- su quelle .professioni che non erano ridotti a corpo
razioni. Era un male di pi per codesti mestieri liberi che dovevano sopportare
..tutto il peso rigettato dagli altri. Infine quand'anche l'osservazione fosse fondata,
non per si dovrebbe comperare quel risultato con istituzioni le quali svigori
scono l'industria, suppongono un'immobilit chimerica nel bisogni del mercato,
ed impediscono qualunque ragionevole divisione del lavoro. ' '
Ma vi sono degli uomini i quali si ,'lusingano sempre di vedere ringiovanire
idee vecchie cell'aiuto di denominazioni nuove. Le corporazioni e le maestranze
essi le respingono come ni; i regolamenti dispiacciono lro; i privilegi sono loro
odiosi. Non domandano se non leggi le quali impediscano agli' operai inetti di
screditare la produzione nazionale, ed ai lavoratori di nuocersi vicendacon una
concorrenza deplorabile.
Lungi da noi il pensiero, di passare a rassegna tutti 1 progetti che hanno
potuto essere immaginati nello scopo di sostituire dei regolamenti moderni agli
statuti delle antiche corporazioni. Siffatti ragguagli avrebbero per voi tanto mena
interesse, in quanto 'che -la libert dei lavoratori, guarentita dalle nostre leggi,
ael tempo stesso assicurata fra noi dalle nostre opinioni e dal nostri oostumi.
CORPORAZIONI. LEZ. XV. 115
LEZIONE X'Vl.
Libert dell'industrie. Professioni officiali.. Venalit v' ' .
delle cariche. Continuazione, " '. " '..' '
. ' . " .
Signori ,'.-' . . ' v ,'.. .
Vi sono delle industrie che, per eccezione alla regola della libert del lavoro,
pu esser utile di sottomettere a talune restrizioni e di contenere con certe mi
sure preventive. Ci deve aver luogo allorch il pericolo della libert assoluta
grandissimo e i mezzi individuali di guarentirsene, sono insufficienti. Sta in
questo il principio dirigente della materia. Se questa doppia condizione sj veri
fica, l'economia sociale come la morale. e la politica richiedono ugualmente l'in
tervento dell'autorit, avvegnach misure di polizia sieno il solo mezzo di gnu
LIBKKTv DERL' INDUSTRIA. LEZ. XVI. .119
. presentato da un antico notaio il quale conosce tutti i doveri della sua profes
sione, e non vuole mica lasciare in cattive mani i suoi clienti ed il suo studio, di
quello che. da un deputato o da tal altro personaggio, il -quale spinto da motivi
politici, non pensa menomamente alle qualit personali del candidalo.
N qui noi dobbiamo entrate, nel campo troppo esteso che queste osserva
zioni aprirebbero davanti a noi.. senza dubbio una bella e grande quistoner
politica quella Ai sapere di quali guarentigie potessero essere circondate le no
mine officiali, senza per altro ehe il governo si trovasse per tali precauzioni, eso
nerato da 'ogni responsabilit, n privato della giusta e legittima iafluenza che
deve esercitare. Ma questa opinione,, per l sua generalit,, esce, dai limiti delle
nostre ricerche; essa appartiene ad un altro ordine di studli. Ci basti avere dimo
strato he la venalit' degli folcii non assicura ai consumatori n il migliore ser
vigio, n un prezzo rnoderato, condizioni, che sarebbe possibile di Ottenere per
mezzo della scelta diretta dell'autorit. Questa possibilit non potrebbe essere
seriamente contestata. In quanto ai mezzi ed alle guarentigie necessarie perch
il diritto di eleggere non travii, qualunque sien le nostre idee su questo prpo:
sito, non vogliamo, esponendole, usurpare nulla che spetti -al. dominio .dei pub
blicisti. > -.. ..' "..'' "' ' ' .*' .".'
Termineremo facendovi osservare che la venalit delle cariche tanto pi
deplorabile, in quanto che impedisce di proporzionare il numero dei produttori
all'estensione dei bisogni; condizione la quale sola pu fare accettare senza la
menti cotale restrizione alla 'libert dell'Industria. Chi non vede,difalti, che una
volta stabilita la venalit degli officii, riesce al governo ugualmente difficile di
diminuirne che di accrescerne il numero?- Qualunque diminuzione la distra-,
zione di una propriet particolare, a profitto degli altri titolati; qualunque accre
scimento una diminuzione di valore per. gli officii esistenti. .La prima di queste
misure eccita una legittima ripugnanza; la seconda solleva grandi clamori. fa
cile il dire dalla ringhiera legislativa che nulla impaccia / per questo riguardo,
la libera azione del governo; per pi difficile provarlo nel gabinetto con
dei fatti. ;. .
Quanto pi si va innanzi, tanto pi il male si aggrava. Quel giorno ih coi il
governo volesse finalmente ricuperare la sua piena libert di' azione, non avrebbe
da scegliere che fra due gravi inconvenienti: una specie di spoliazione rivolu
zionaria, oppure un. sacrifizio enorme pel tesoro pubblico; e tuttp questo per
avere sancita la trasformazione di una funzione personale i una propriet tras
missibile, e lasciato cos rivivere, almeno in parte, e sotto una certa forma, una
vecchia costumanza, nata dalle miserie del tesoro rgio sotto Francsco 17 e che
doveva rimanere per sempre sepolta coi feudi} colle maestranze, coi fedec'mmess
e colla servit, sotto le rovine dell'antico reagirne. L'aumento delle cauzioni, che.
ebbe luogo nel 1816, non giustificava punto questo retrocedimento vergo il pas
sato. Perci quel bizzarro compenso fu, a quanto parmi, piuttosto il pretesto che
il motivo di questo ristabilimento parziale di un vecchio abuso contro il quale,
anche sotto l'antico reggime, si alzavano voci imponenti. una cancrena, dice "
il duca Saint-Simon, parlando della venalit degli impieghi' militari, che rode
da lungo tempo tutti gli ordini e tutte le parti dello. Stato, sotte la qbaie dif-
flcil che non soccomba, e che fortunatamente non affatto' o pochissimo co-
nosciuta in. tulli gli altri' paesi d'Europa . ' - .\
LtBEUT dbll'indusiria. itz. XVII. 127
Signori/ . - -. (*.[.
: * . . . ,.'
"* **
Le corporazioni delle arti, dei mestieri, o qualsivoglia, altra istituzione ana
loga non sono mezzi che l cagione approvi e l'esper;enza autorizzi. In 'tesi ge
nerale, la libera concorrenza dei laboratori pi utile alla produzione che il
lavoro sottoposto a restrizioni e ad inceppamenti, flossuet si lasciava troppo tras
portare dal suo amore, dell'unit e della regola, allorch parlando'deile caste egi-v
ziane.'di fuel sistema immobile nel quale tutto era ereditario, anche i mestieri,
diceva:, Ber questo mezzo, tutte le arti arrivavano alla loro perfezione . F.
questo, del rimanente, uno di quegli errori che possono 'sedurre . anche l'uomo
d'ingegno, perch racchiudono una parte di verit, olfatti, uba delle ragioni The
giustificano la divisione del lavoro, e che formano di questo fatto economico una
delle molle pi potenti della produzione, si che si fa meglio e molto meglio
quella cosa che si accostumato di fare; il vantaggio che si ritrae dalla co
stante ripetizione dei medesimi atti dallo stesso individuo. L'osservazione ha pro
valo che, in una fabbrica,, non bisognava fare come l'ignoranza spesso fa,
cio permettere una specie di rniscuglio fra 1 lavoratori , n credere che v'abbia
l'economia di tempo e di spesa, allorch uno stesso operaio chiamato a com
piere futrzioni diverse.
Io non ho trattato della divisione del lavoro, perch questo un principio
oggmai acquistato alla scienza e fuori d'ogni contestazione. Ora, quello clic
Bossuet diceva delle caste egiziane aveva questa porzione di verit che, merc
la ripetizione secolare di medesimi atti nella medesima famiglia, e merc quella
pratica tradizionale che passava cosi di padre in figlio, si era arrivato, per quelle
opere le quali esigono, prima di tutto, un lavoro lungo, paziente, minuto, ad un
grado" di finitezza e di esaltezza veramente mirabile. Ma che cosa sono i progressi
' dell'arte .e dell'industria dei paesi delle caste, paragonati, nel mondo antico, a
quelli della Fenicia, della Grecia, e delle loro splendide colonie sulle coste del
l'Africa, dell'Asia-Minore, della Sicilia, dell'Italia meridionale e della Gallia; pa
ragonati soprattutto, nel mondo moderno, a quelli dei paesi i quali, non contenti
di avere respinto oom un delitto la schiavit , hanno saputo eludere o spezzare
le pastoie delle 'corporazioni , la soggezione tirannica delle maestranze? Senza
dabbic-, dovunque l ricchezza, il potere e ra scienza sono il privilegio esclusivo
di una casta, pu darsi, se per altro la pigrizia ed i piaceri sensuali non l'abbru
tiscano, che essa arrivi nei suoi ozii aristocratici ad un grado assai elevato di
sviluppo iutellettuale; che ponga ad effetto, s essa padrona di un popolo docile
e a lei devoto, ingegnosi ed anche grandi concepimenti ; che faccia maravigliare
il mondo colie necropoli e coi tempii della Tebaide in lgi Ilo, di Elefanta e di Ma
28 . p- bossi.
valiponram nelle Indie. Ma, lo ripeto, che cosa sono, sotto il punto di vista eco- .
nomico, i lavori delle Indie e dell'Egitto, paragonati ai prodoUi lanio ricchi e .
tanto svariati, tanto moltiplicati della libert nel mondp moderno? E quale era, se
volessimo allargare la quistione, quale era lo stato delle popolazioni serve dell'an-
- tichit, paragonato alla condizione la pi umile dei nostri .liberi lavoratori?
Quello che lo Stato deve guarentire alle popolazioni, quello che-esso de\>c,
per mezzo della cassa comune, amministrata dal governo, mettere a disposizione
di' tutti, forse anche imporre, . un cert^rdo d'istruzione- o di ducazippe; vor
rei pure una paroja la qualeriusisse con legame indissolubile |e due ide.. .
L'uomo esce dalle mani, della natura cieco, e impotente Le sue facolt istin
tive, feconde, divine se vengano sviluppate, abbandonate a loro' medesime, la
lasciano al, dissolto del bruto. Senza volete qui .tot-care l qvestione sotto- tutti.
i suoi, aspetti, e limitandoci alla parte pi importante,, la "quale , senza dubbio,
la par^conomica,' quale profitto pu sperare la societ da una- popolazione
inetta, brutale, pi dita a distruggere colla sua ignoranza e colle sue grossolane
passioni, che a produrre colla sua intelligenza e col suo lavoro?
II. capo di una fabbrica rifiuta o scacciagli operai troppo inetti 'o; disordi
nati, La societ pu essa espellerli ugualmente, dalla rande officina nazionale?
pu essa ugualmente gettarli sul lastric e lasciameli morire di fame? La -mo
rale e 'la politica non potrebbero permetterlo: e l'ecoBomia politica nemmeno.
Jl manifattore .pu non ascollare che l'interesse proprio, 0 se vuoisi, il proprio
diritto. La legge lo protegge; l'occhio della polizia veglia, per. lui, la forza pb
blica fa la guardia alla sua casa. Ma, la societ stessa,. chi la proteggo, chi f
fa-guardia, quando la maggior parte dei suoi .figli sono abbrutiti dall'ignoranza,
eccitati dalle malvagie passioni, traviati dalla miseria? Come potr cs^a purificare
sempre pi le sue tendenze ed i suoi gusti ,- ingentilire isuoj bisogni, estenderne
il campo e moltiplicare i mezzi di provvedervi? Chi la aiuter a sostenere la con
correnza nei mercati del mondo; a seguire gli assidui progressi dell'umanit
nella carriera della produzione, e ad ottenere cos la sua parte..nella distribuzione
della ricchezza geuerale? , '-.->
L'ignoranza del popolo trova i suoi panegiristi. Ahim! l'uomo ha delle.lodi
e delle critiche per ogni cosa. Egli tanto bizzarro dispensatore del biasimo e
dell'elogio, che questo solo ci prova che il giudice supremo del merito e det de
merito altrove. Ma io non so per che si abbia spinto il paralogismo, fino a
sostenere che quanto pi si ignaro, tanto pi si ricco; che l'igDonHiza' una-
abilit. No, al contrario, si detto che il popolo non doveva ricevere istruzione,
perch la morale e la politica esigevano che fosse pvero.
Per noi che respingiamo con tutte le nostre forze queste massime che vorremmo
poter pur dire dismesse, dunque evidente che Jo Stato pu imporr^ .urja certa,
educazione dell'intelletto, come esige un vestimento ed uh contegno- decente pel
corpo. Esso ne ha il diritto anche sotto il punto di vista economico, poich quanto
pi la potenza scientifica si sostituisca coll'andamentonaturale'delle cose alla forza
puramente muscolare dell'uomo , tanto meno il lavoratore digiuno d'ogni istru
zione trova impiego. Egli diventa allora un peso per la societ, la quale; checch
se ne dica, non pu, n vuole lasciarlo morire di faine. Essa. lo trova alla porta
dei suoi oflcii di carit e de' suoi ospizii, nei suoi spedali e nelle sue prigioni;
lo incontra sulle scalee dei suoi tempii, sulla soglia di qualunque casa agiata, e
LIBERT DELL'iSDDSTBU. LEI. ITU. 129
la societ non ha altra scelta che di chiudere gli occhi o di pigliarlo a suo carico,
sotto un nome o sotto un altro. La tassa dei poveri si maschera sotto mille forme
e penetra dovunque la chiamino l'ignoranza, la non curanza di se medesimo, la
miseria. L'abilit consiste -nel dargli la forma meno atta a creare dei poveri, ca
stigando l'imprudenza e l'infingardezza.
N ci si dica che l'educazione officiale, se gratuita, esonera il padre di. fa
miglia di un debito sacro e stimola' la popolazione, e che infine diventa precisa
mente una specie di tassa dei poveri. Da un lato, l'educazione pu essere generale
ed obbligatoria senza ssere intieramente gratuita; dall'altro questo uno. slimo
lante che non affatto da temersi. Si crede egli sul serio che gl'imprudenti i
quali non temono di dare la vita ad esseri che essi non potranno n ben nutrire,
n ben vestire, e si espongono a sentirsi domandare, da fanciulli piangenti per la
fame, del pane che non potranno loro dare,' si crede, dico, che siffatti uomini
diventeranno savi padri di famiglia perch lo Stato non s'incaricher di man
dare i figli loro alla scuola. ' J t ' ',
Non appartiene a noi di segnare qui i limiti di quella- istruzione comune, di
quella educazione iniziale, la quale, prima rivelazione per l'uomo della sua nobile
natura', gl'imprim, direi quasi, il suggello della specie umana; e gli fa sentire
ch'egli . qualche altra cosa che un animale; evidentemente codesti limiti deb
bono variare secondo le condizioni morali e politiche della societ. In quei luoghi
dove le cognizioni speciali so.no molto diffuse e di un ordine elevato, dov la-
scienza risparmia all'uomo una porzione considerevole di travaglio puramente
meccanico, dove, soprattutto, salarii sufficienti allo spirito d'ordine e di economia
lasciano al lavoratore qualche agio, qualche tempo da consacrare ai godimenti
dello intelletto, ivi l'educazione primaria dovrebbe varcare i limiti dentro ai quali
essa ordinariamente rinchiusa. -
" Aggiungeremo, senza timore di essere imputati di tendenza al privilegio ed
alle classificazioni arbitrarie, che conviene distinguere accuratamente tre ordini
di studi comuni, come si distinguono tre specie di professioni, le professioni
meccaniche, le professioni industriali e le professioni scientifiche ed estetiche.
Coltivatore o calzolaio, lavorante sarto o cocchiere, poco importa; gli sturi ii
preparatorii debbono essere i medesimi. Ciascuno far poi il tirocinio del mestiere
al quale si destina. ,
Nella stessa guisa ragioniere o commerciante, manifattore o costruttore, poco
pure importa : vi -sono degli sludii comuni per questa classe e di un ordine
pi elevato che, quelli della prima, bench in appresso ciascuno debba dedicarsi
allo studio particolare di quel ramo che desidera coltivare.
La distinzione anche pi sensibile^per le professioni scientifiche. Vi sono per
questa classe degli studii comuni ai quali, a nostro intendere, inutile di chia
mare colorai quali non si destinano che alle professioni meccaniche o industriali;
codesti studii formano, col loro insieme, il punto centrale d'onde partono, cia
scune avanzando verso lo scopo proprio per mezzo di studii speciali, il letterato,
lo storico, lo scienziato, il medico, il pubblicista, il leggista, il teologo, e cos via
dicendo. L distinzione delle tre specie di professioni non ha nulla di arbitrario;
essa presa dalla natura stessa delle cose. Padrone, senza dubbio, ciascuno di
scegliere la propria carriera, ed anche di mutarla, conformandosi alle leggi. Ma sa-
Econom. Tom IX. 9, ,
130 P. BOSSI.
rebbc una spesa vana di tempo e di danaro, non proporzionare i lavori prepara
tori! allo scopo che ciascuna professione si prefigge.
E se ad una buona* classificazione, ad un ordinamento completo degli studii
comuni, istituzione fondamentale per la quale lo Stat nulla deve. risparmrare, -e
verso la quale, ' giusto di riconoscerlo, noi abbiamo fatto dei passi considerevoli,
e progrediamo sempre; se a questo sistma, io dico, si aggiungano, soprattutto .
per la prima classe, dei mezzi di educazione fisica, in modo che le forze e la
destrezza corporali possano svilupparsi come le forze intellettuali , voi avrete uo
mini adatti a tutti i mestieri. .11 tirocinio' speciale pu allora essere lasciato alle
libere convenzioni degli individui. Allorquando gli studii preparatprii sono suffi
cienti, i tirocinii speciali perdono molto del loro valore e della loro importanza,
per un gran numero di mestieri. In questo sistema gli operai potranno eenza
troppi patimenti per lro medesimi, passare, all'occorrenza, da un mestiere ad
un altro, da un lavoro ad un altro lavoro. L'istruzione, utile per tutti, una vera
necessit per l'operaio, perche questa sola pu dargli cotale specie di mobilit,
cos importante per lui. Non si otterr mai che la richiesta del lavoro si propor
zioni sempre, in ciascun luogo, al numer attuale dei lavoratori; vi saranno setn-
. pre spostamenti' di consumazioni, ed in conseguenza di produzione, vale a dire,
di capitali e di lavoratori. Le corporazioni, le maestranze, i tirtinii forzati, in
vece di rimediarvi, aumentano l'inconveniente.
' Non questo dunque il sistema al quale si debba tornare. Ad eccezione di
alcune professioni, affatto eccezionali, basta di mettere a disposizione dei lavora
tori una istruzione sufficiente. Allora essi potranno , con un lavoro intelligente,
ottenere pi facilmente un salario che loro permtta alcuni risparmii , prezisi
soprattutto per quell'intervallo di sciopro che accompagna necessariamente 11
passaggio da un luogo ad un altro luogo o da un lavoro ad un altro. L'istruzione
comune asseconda cos il movimento generale della industria e contribuisce a
guarentire il lavoratore dai patimenti ai quali esposto.
Arriviamo adesso alle altre questioni speciali che si trovano racchiuse nella
questione generale della libert del lavoro. Lo spirito regolatore, non contento di
aver fatto della prima delle forze produttive un privilegio, e sottomessi i lavora
tori ad una classificazione arbitraria, a prove inutili, a spese ed impacci d'ogni-
maniera, volle pur anche dirigere la loro azione e loro prescrivere i risultali che
essi dovessero produrre.
Se mai si potesse dimenticare tutto il male che hanno fatto, vi sarebbe ve
ramente da ridere rammentando le strane mane dei nostri antenati. L'autorit
pretendeva saper tutto e voleva decidere di tutto-.- prescriveva la scelta delle ma
terie prime; interdiceva certe mescolanze, l'uso di certi utensili; fissava le dimen
sioni dei prodotti, la forma, gli ornamenti, il colore; infine, in pi di un mestiere
sembrando necessaria alla bont del lavoro la luce del giorno , il lavro di
notte era severamente vietato. ' '
Certamente tutte queste erano tenere sollecitudini per l'interesse dei consu
matori: solamente questa minuta tutela non attestava altrettanto rispetto per la
loro intelligenza.
Sarebbe pi che superfluo oggid, almeno in Francia, insistere lungamente
sul danno che siffatte pastoie fanno subire all'industria. Ciascuno stalo sociale ha
le sue necessit. Lo spirito regolatore domina naturalissimamente le civilt na
LIBBBt DELL'INDUSTRIA. LBZ. XVII. 131
scenti ; sopravvive pi tardi alle sue cause naturati, e lo deve agli interessi che
ha creati; sopravviv come mezzo di potere e come sorgente di redditi; ma pa-
, rimente, quando l potenza della civilt arriva finalmente a soffocarlo, esso non
pa pi rinascere.
Difatti, ci che era comprensibile e degno di scusa presso i ostri antenati,
sarebbe anche pi ridicolo che odioso presso di noi. Allorch non si supponeva
nemmeno tutta la potenza del lavoro libero, allorch uscendo appena da un'epoca
di violenza e di disordine, si doveva, prima di tutto, temere l'abuso della libert,
e preoccuparsi delle idee di ordine pubblico, di regola, di guarentigia pel debole, si
capisce corne abbiasi mollo pi pensato alla inesperienza del consumatore che
alla libert del produttore, molto pi alla moralit del commercio che allo svi
luppo dell'industria. Ai tempi della feudalit, ogni uomo, in possesso di un
. mezzo qualunque di nuocere, doveva far paura, e siccome lo misure preventive
sembravano, a prima giunta, le pi semplici e le pi efficaci, si cercava la gua
rentigia della sicurezza- individuale nelle misure preventive. Non era arrivato il
momento di trovare il giusto equilibrio dell'ordine e della libert, il punto d'in
tersezione del diritto della societ e del diritto dell'individuo.
Oggid noi sappiamo che la rivalit dei produttori e l'interesse dei compratori,
sono, in tsi generali, una salvaguardia. pel consumatore preferibile ai regola
menti pi minuti e pi severi. Il produttore inetto o di mala fede non tarda ad
essere conosciuto ed abbandonato; i suoi rivali lo accusano -T i consumatori con
frontano, poich af giorni nostri tutto si dice, tutto si ripete, tutto si propaga
colla rapidit del baleno. Se la stampa viene in aiuto di alcuni ciarlatani ed as
seconda alcune imposture , sa parimenti smascherarle e farle segno di vituperio.
N alcuno si affretti ad accusarci di credulit e di bonariet : sappiamo noi
pure non esservi artificio, a scaltrezza che certi produttori non si permettano, per
abusare della confidenza e della inesperienza dei consumatori ; non vogliamo dis
simulare le lagnanze che si sono fatte sentire contro fabbricanti inetti o cupidi i
quali, gettando sui mercati stranieri derrate di cattive qualit, non hanno temuto,
si dice, di compromettervi gl'interessi e la buona rinomanza della produzione
nazionale. .......
Questi fatti sono gravi, deplorabili. La legge penale, la repressione non basta,
ne siamo d'accordo, per farli intieramente sparire; ma che cosa vi di sorpren
dente? Succede lo stesso di tutti i delitti. La legge preventiva, i regolamenti sa
rebbero essi pi efficaci? No, certamente: l'esperienza lo ha provato. L'autorit
reiterava di continuo i suoi ordini, raddoppiava la sorveglianza, moltiplicava le
precauzioni. Ognuno sa che cosa ci voglia dire: quando obbedito, il legislatore
rimane tranquillo; se egli si agita e si adira, segno che lo si sfida. Ritornare sulle
medesime leggi, reiterare le stesse proibizioni, gli fare confessione d'impotenza.
Diciamolo pure, i nostri buoni padri non valevano niente meglio di noi, e,
parlando in tal guisa, intendo essere rispettoso.
Si altronde fatto notare, e noi l'abbiamo gi detto in una delle ultime se
dute, che siffatti lamenti alzati contro le frodi dell'industria moderna non hanno
sovente nessun fondamento. i si vendono stoffe leggiere, di poca durata, mo
bili fragili, ornamenti superficiali ; tutto questo non che una fuggitiva e ingan
nevole apparenza. Presso i nostri padri, al contrario, ornamenti, mobili, vesti-
menta, tutto era solido, durevole, sincero.
132 . , p. rossi. *
Senza dubbio, i mobili e le vestimenta passavano allora di generazione in
generazione, come le case e i poderi; ma, parimente, quale era poi il prezzo di .
quegli oggetti ? Sul cominciare del regno di Luigi xiv la contessa di Fiesco avendo ,
comperato un magnifico specchio, ei suoi amici avendole dimandato come avesse
ella potuto procurarsi un mobile allora tanto raro, io aveva, disse ella,' una
magra terr , che non mi fruttava altro che frumento ; la ho venduta, e ne ho
avuto questo specchio . Oggid si trovano, anche nelle pi modeste dimore, de
begli specchi ed upa infinit d altri oggetti un tempo sconosciuti al volgo; se la
loro solidit non grande, .in compenso, LI prezzo ne minimo, e lungi d'averli
in cambio di una terra, chiunque goda di qualche agiatezza pu procurarseli con
una porzione del'suo reddito." , -
:La pulitezza, L'eleganza, l'igiene, non profittano meno che il lavoro e il com
mercio di questa rapida consumazione di oggetti che il loro basso prezzo mette ,
oggi a disposizione di tutte le fortune; la mente dei produttori diventa sempre
pi inventiva; l'arte dispiega tutte le sue forze ed aiuta la civilt a penetrare
. fino negli ultimi strati della societ. Biancheria, scarpe, alcuni abbellimenti svi
luppano nelle classi intcriori, pi rapidamente forse che qualsivoglia legge e qual
sivoglia insegnamento, un certo sentimento di dignit personale; molla potente,
senza la quale l'uomo s'infanga nelle pi vili abitudini, a si curva, senza fatica,
e senza vergogna, sotto il peso della miseria e sotto il- giogo della tirannia.
I regolamenti fiaccano la produzione perch incatenano l'arte e rendono l'in
telletto umano infingardo e cieco seguace dell'abitudine. Come avverrebbe egli
altrimenti? 11 legislatore, clla sua andatura sempre lenta e misurata, potrebbe
egli seguire il genio della invenzione nel suo volo ardilo e qualche poco arrisi
cato; farsi, a tempo opportuno, giudice imparziale, apprezzatole illuminato d'ogni
nuova scoperta, d'ogni nuovo perfezionamento, per accordar loro, senza indugii,
diritto di cittadinanza e stabilir loro regolamenti convenienti? ,;.
Quand'anche il governo delegasse questo potere alla stessa Accademia delle
Scienze, non potrebbe questa, tanto l'azione degli interessi esistenti grande e la
politica loro destra, non mettere ai progressi dell'industria pastoie e ritardi
ugualmente funesti ai produttori ed ai consumatori. La libert, Signori, ecco una
guarentigia cui nessun'altra surroga; sola essa apre ai produttori una larga e no
bile carriera; sola essa procura ai consumatori l'abbondanza e il buon mercato;-
aggiungiamo che essa favorisce l'adempimento delle leggi della morale. Se i te-
merarii, i poltroni e gl'incapaci soccombono sotto il reggime della libert, una giu
sta ricompensa assicurata al lavoro, alla capacit ed alla prudenza.
Voi volete dunque, si dir, abolire con un frego di penna tutti i. regolamenti
che esistono, anche presso di noi, almeno per certe produzioni e permettere ai
costruttori di casamenti, ai farmacisti, ai fabbricanti di prodotti ehimici, agli im
prenditori di trasporti per terra e per acqua, per mezzo dei cavalli o del vapore,
che solcano l'Oceano o valicano le Alpi, di fare ci che loro meglio piaccia, a
rischio di compromettere la vita dei loro simili e di attentare, con certe industrie,
alla sicurezza di un'intiera citt?
Non siete certamente voi quelli, o Signori, che direte questo. Noi abbiamo
abbastanza ripetuto che l'economia politica non sola padrona della societ. 'Dei
fanatici soltanto potrebbero avere la singolare pretesa di risolvere tutte le que
stioni sociali con un principio unico; ci che dicevamo della libert dei lavoratori,
LIBERT DELL'INDUSTRIA. LE/.. XTII. 133
pel loro tirocnio e pel loro stabilimento, si applica ugualmente qui. La libert
la regola; ma essa ammette delle eccezioni che* lungi dell'abolirla, la confer
mano. Iprincipii dirigenti sono i medesimi, l'eccezione' - legittima quando il
pericolo della libert troppo grande, quando il danno sarebbe irreparabile, ed
i mezzi di evitarlo sono insufficienti. ssa lo pur anche quando la piena libert
manomettesse diritti aquisiti: dal che vengono la legislazione dei brevetti d'in
venzione e le leggi protettrici della propriet letteraria. La libert non deve es
sere confusa colla spoliazione. .
L'applicazione di questi principii pu offerire, in pi di un caso, gravi diffi
colt, lo sono lontano dall'affermnre che le si abbiano tu,tte risolute, anche nei
paesi dve la libert ^proclamata come regola. Ma queste, discussioni di par
ziali particolarit ci piglerebbero una parte troppo grande del nostro tempo, ed
altronde appartengono alla filosofa del diritto amministrativo piuttosto che alla
economia politica. .'
Del resto, le pratiche da noi indicale risalgono a tempi pi o meno rimoti ;
il mondo moderno ha potuto conservare qualcuna di tali costumanze, ma la sua
tendenza generale stata verso la libert del lavoro e l'indipendenza del lavo
ratore. - .. . .
Si sono elevati , vero anche ai nostri giorni, dei sistemi e delle Istituzioni
che sembrano rannodarsi alle materie da noi ora trattate, alla quistione di sapere
se il lavoro debba essere compiutamente libero ed il lavoratore affatto indi
pendente. .
Ma io debbo affrettarmi di riconoscere che una produzione pi o meno attiva,
pi o meno potente, non lo scopo diretto di quei diversi sistemi, l'oggetto della
viva sollecitudine dei loro autori. Quello che si proponevano, prima di tutto, era
una distribuzione, a senso loro, pi qua della ricchezza nazionale, il benessere
e l'ingentilimento della classe dei lavoratori, mediante l'associazione e l'industria.
Sarebbe dunque ingiustizia a non riguardare quei sistemi se non sotto il punto
di Vista della produzione; vi sarebbe ingiustizia a scindere cos ci che nella
mente degli inventori e nel loro punto di vista deve formare un tutto, un insieme:
potremo trovare l'occasione di parlarne quando tratteremo della distribuzione
della ricchezza.
In questo momento un'ultima e grave quistione chiama il nostro esame. La
quistione della potenza e della. libert del lavoro. Questo importante studio chiu
der il corso delle nostre ricerche in questo primo semestre.
LEZIONE XVII I.
Della popolazione considerata principalmente nelle sue relazioni colla potenza del lavoro
e colla produzione della ricchezza. Dottrina di Malthus.
che dessero almeno venti sementi per una, si trover che il numero di cotali
terre non grande, e che all'altra estremila della scala, le terre allatto sterili
o poco meno, sono io numero tanto considerabile che la compensazione im
possibile.
Altronde la potenza produttiva della terra si esaurisce rapidamente.. Il suolo
ci rifiuterebbe ogni aiuto, non mica alla fine di venti anni, ma bens di quattro
o di cinque, se gli avvicendamenti, gl'ingrassi, se, a peggio andare, il maggese,
non gli rendessero nuove forze. Ora, cogK avvicendamenti e cogli ingrassi, non
pi la terra sola che produce; vi concorso di capitale: nel caso di maggese, vi
interruzione di prodotto. " '
In fine evidente che,. mentre la terra, senza l'aiut del capitale, si spossa,
oserei quasi dire, invecchia senza riparo, la specie umana non invecchia mai ;
agli individui stanchi, impotenti succedono individui freschi e robusti; - quelli
ebeta morte colpisce si trovano, le pi volte, gi surrogati da individui pi nu
merosi e nel fiore dell'et. ' '. -.
Lo sviluppo dei due elementi della questione, la popolazione e le sussistenze,
non dunque il medesimo. L'andamento dell'une tende ad accelerarsi sempre,
quello dell'altro tende a rallentarsi e ad allontanarsi sempre pi dalia rapidit
della prima. ;
Tali sono le due proposizioni fondamentali della dottrina di Malthus ; vale
a dire, in altri termini, che vi ha tendenza costante della popolazione ad oltre
passare i mezzi di sussistnza. Io non ho fatto fin qui che l'officio di relatore;
ma desidero provarvi che sono stato un relatore fedele. Ecco le parole dello stesso
Malthus: Esistono pochi paesi dove' le popolazioni non abbiano una tendenza
a moltiplicarsi oltre ai mezzi di sussistenza, Una tendenza cos costante come
questa deve necessariamente generare la miseria delle classi inferiori ed impe
li dire qualunque miglioramento durevole nella loro condizione. Nello stato at-
tuale delia societ, sembra che codesti effetti si producano nel modo seguente.
Supponiamo che in ciascun paese i mezzi di sussistenza sieno precisamente
sufficienti per farne vivere gli abitanti; il principio della popolazione, che do-
mina anche le societ le pi malamente costituite, accrescer il numero degli
individui, prima che abbia avuto luogo nessun accrescimento dei mezzi di sus-
sistenza. H nutrimento, il quale dapprima era sufficiente per undici milioni d'in-
dividui, deve adesso essere diviso fra undici milioni e mezzo: per conseguenza,
i poveri saranno costretti di vivere pi malamente di quello che facessero per
< lo innanzi, e molti di loro si troveranno ridotti ad una miseria estrema. Oltre
a questo, essendo il numero degli .operai fuori d'ogni proporzione col lavoro,
i salarii debbono andare diminuendo, mentre i prezzi delle sussistenze debbono
tendere ad elevarsi. L'operaio dunque costretto a lavorare pi di prima per
guadagnare lo stesso salario. Durante quest'epoca di miseria, lo scoraggia-
mento recato ai matrimonii e le difficolt di allevare una famiglia sono tali,
< che vien posto un ritardo all'accrescimento della popolazione, ecc.
Ma il lettore il pi superficiale poteva dirgli : Io non esamino le vostre pro
posizioni; mi attengo ad un fatto, ed quello che si vive ogni giorno un poco
meglio, in questo mondo, malgrado che la popolazione di pi di un paese au
menti in maniera sensibile. Cortie conciliare codesti fatti colle vostre proposizioni?
Secondo il vostro sistema, il globo dovrebbe essere ricoperto d'uomini i quali si
140 P. *B09SI. '
sbranassero e- si divorassero gli uni gli altri. Non ce n' nulla-, al contrario, vi
sono dei paesi dove.si lamenta scarsezza di popolazione, e dove le sussistenze
soverchiano evidentemente il numero dei consumatori, poich se ne esportano
dei cereali: la vostra proposizione non dunque vera: il vostro principio rev
spinto'dai fatti. .
Malthus risponde a queste obbiezioni colla sua teoria degli ostacoli allo svi
luppo dlia popolazione; ' '.'.' '.'".'
Il principi delia popolazione; egli dice, per se stesso incontestabile; la
tendenza ne positiva, "costante; ma trova ostacoli diversi. Difatti, la misura
della popolazione risulta dal fatto della nascita e deila morte combinate insieme.
Quanto piti uomini nascano, quanto meno ne muoiano, tanto pi la popolazione
aumenta ; quanto meno ne nascano, quanto pi ne muoiono, e tanto meno la
popolazione tende ad accrescerai. Vi dunque ih questo un doppio ratio, da
studiare. ,' , > ''.-.' ' \
if principio della popolazione si trova arrestato nella sua azione dalle cause
le quali prevengono le nascite, e da quelle che aumentano i casi di morte.
Malthus chiama ostacoli preventivi'. quelli che impediscono le nascite; ostacoli
positivi, quelli che non -impediscono agli uomini di nascere, ma che li fanno mo
rire anzi tempo. La seconda di queste parole noti scelta felicemente; la parola
repressivi varefebe forse meglio che quella di positivi; ma, del resto, l'essen
ziale d'intendersi. '.".. "' , ;
Ora,. quali sono gli Ostacoli preventivi, quali sono gli Ostacoli positivi?
Gli ostacoli positivi si compendiano nei mali Usici-, gli ostcoli preventivi sono
ilmal morale e la costrizione volontaria ossia la prudenza umana. ,
Svolgendo la teoria di questi ostacoli Malthus ha fatto un'ampia messe- di
fatti; questa la parte pi notevole del suo libro. Bisogna dirlo, egli ha' inser
gnato a molti storici a studiare la storia', a vedere nei fatti ci che effettivamente
racchiudano, invece di recarvi i sogni di un'immaginazione'pura'nlente letteraria.
I fatti economici hanno esercitato una grande influenza sullo sviluppo della
specie umana e sulla formazione degli Stati. La storia della mescolanza delle
razze, la storia delle emigrazioni e quella delle colonie sarebber:sovente cosa
incomprensibile senza la cognizione dei fatti' economici, e del principio della
popolazione. Nel mondo antico, come nel mondo moderno, e soprattutto presso
le razze poco incivilite, il difetto di sussistenze stato una delle molle principali
degli avvenimenti e delle modificazioni che si sono operate nell'assettamento dei
popoli. Qualche volta alcuni fatti che sembrano inespliabili nascondono una
penuria ed in seguito a questa una carestia,- 1 in fine upa malattia pestilenziale
che ha fatto stragi tali, che noi, popoli inciviliti, non possiamo pi farcene un'idea
oggid. La guerra stessa, cagionata sovente dal difetto di sussistenze, si faceva
cme, la Dio merc, alcun popolo incivilito non lia pi nemmeno il pensiero di
farla. Dico nessun popolo incivilito; poich anche oggid si rinnovano , presso
le barbare trib dell'Africa, quelle lotte a moi'te, quelle guerre di sterminio che
cancellano i vinti perfino dalla memoria degli, uomini.
Gli ostacoli positivi sono dunque tutte le calamit che fanno perire gli uomini
prima del termine ordinario. Vie ostacolo positivo nella esistenza'di quelle pa
ludi pestilenziali in mezzo alle quali sono collocate, come sull'Orlo di una tomba,
popolazioni pallide e sparute; vi ostacolo positivo in quelle funeste abitudini
POPOLAZIONE. I.KZ. XVIII. 141
, i
di sucidezza che regnano altrove, nell'uso abituale di un nutrimento malsano,
nell'abuso dei liquori spiritosi ed ih tutti i fatti analoghi ; ma il primo di colali
ostacoli, la carestia, la quale si trascina dietro' uno spaventoso codazzo di ter
ribili malattie, di emigrazioni micidiali, di guerre da cannibali. ' ~ .'
Supponete che i trentatre milioni d'uomini dei quali si compone la popola
zione francese avessero giusto di che vivere, e che t paesi circostanti fossero
nel medesimo stalo. Supponete, inoltre, che nessuna porzione di cereali n di
altra materia alta al nutrimento dell'uomo fosse data ai bestiami n impiegata
in consumazioni di lusso ; in fine, supponete che noi fossimo tutti ridotti .allo
stretto necessario in fatto di comestibili , come un presidi , che senza essere in
preda alla penuria, non riceve per che una razione indispensabile. Se, un anno,
codesta popolazione non raccogliesse che i due terzi di quello che raccoglie negli
anni ordinarli, e se per disgrazia , cosa che non mica inaudita negli annali
dell'agricoltura, quell'anno di penuria fosse seguito da un altro somigliante, che
cosa diventeremmo .noi? La risposta non che troppo semplice. La morte ci'de-
cimerebbe crudelmente; i fanciulli, i vecchi, i maiali, gli esseri deboli in una
parola, soccomberebbero pei primi; gli uomini robusti anche con un nutrimento
meno buono e meno' abbondante resisterebbero pi a lungo, ma Unirebbero pa
rimente col morire , ed un gran numero di coloro che scampassero alla fame,
perirebbero pi tardi, come succede in una citt assediata: si crede esser salvo
tostoch l'assedio . levalo, ma i germi della malattia che .un nutrimento insuf
ficiente e malsano ha deposto nei corpi si sviluppano, allorquando l'esaltazione
del patimento cessata, e fanno qualche volta maggiori stragi di quante ne avesse
fatte la stessa fame. ..,-.. . . . .. ,
Tali sono gli ostacoli che Malthus chiama positivi, ostacoli la cui terribile
influenza sembra attestata da una massa di fatti che io v'impegno a studiare, sia
nel suo libro, sia nei documenti pubblicati dai pi accreditati statistici. Essi pr- .
vano che le oscillazioni della .popolazione hanno seguito, con una coincidenza
che qualche volta vi confonde, le oscillazioni notevoli dei mezzi di sussistenza.
Vo'i ci vedrete popolazioni crudelmente decimate dalla sciagura, ed i vuoti delle
quali frattanto, dopo alcuni anni di. abbondanza, trovansi ricolmali di fanciulli,
Yfro,',ma io fine ricolmali numericamente, tanto pronta la tendenza della po
polazione a raggiungere il suo livello.
Gli ostacoli preventivi, secondo Malthus, possono ridursi a due, e sono di
natura molto opposta. L'uno; l'incontinenza, la promiscuit dei sessi, la disso
lutezza. Sotto il rapporto della popolazione, del numero delle nascite, la Venus
wdgivaga non sembra avere nessun effetto valutabile se non nei paesi di schiavi,,
dove la donna in servit, si trova abbandonata ad un tempo alle voglie dei suoi'
compagni di- sventura, ed ai capricci dei padroni, ed in alcune grandi citt dove
le passioni brutali sfogano la loro violenza nella cloaca della prostituzione.
Rimane l'altro ostacolo preventivo, l'astinenza: quella costrizione che l'uomo
impone a se medesimo, sia per tristi motivi solamente nell'interesse suo perso
nale, sia pei motivi pi legittimi e nell'interesse di coloro i quali costituiscono o
debbono un giorno costituire una famiglia. allora il celibato riflessivo, assen
nalo, la coabitazione dei due sessi ritardala infino al momento in cui il futuro
padre di famiglia possa ragionevolmente persuadersi che potr allevare i figli
che verranno da tale unione, ed allevarli in modo che, se non possono salire*
142 P. ROSSI.
pi in alto, almeno non perdano nella societ .quel grado che il padre Ita
vi occupa; - .'
Quindi, secondo Malthus, se la legge della progressione geometrica per la
popolazine e quella della proporzione aritmetica per le sussisterne, non si svi
luppano in tutta la loro energia, o per dir meglio, se i loro effetti non sono co
stanti ed uniformi, le- cause ne sono, da un lato la barriera insuperabile che il
male fisico oppone all' imprevidenza delle passioni, e dall'altro, il freno che la
libert umana pu imporre a se medesima. Donde conchiude che prima di ogni
altra cosa bisogna raccomandare alle popolazioni la costrizione morale, la pre
videnza del buon padre di famiglia, che qualunque incoraggiamento, qualunque
costume, qualunque stabilimento atto a nascondere agli uomini gli effetti della
( lro imprudenza, un fatto deplorabile , mentre la popolazione non che gi
troppo stimolata dalle inclinazioni naturali dei due sessi.
Ecco donde vennero, signori, le violente accuse sollevale, e contro l'illustre
economista, quell'uomo dabbene, tanto degno di tutto il nostro rispetto, e contro
la sua dottrina, che stata qualificata d'inumana, d'immorale, come quella che
vuole costringere l'uomo sia ad astenersi dal matrimonio, sia a ritardarlo infino
all'et nella quale il fuoco della giovent fosse spento da abitudini le quali, limi
tando il numero degli uomini, non accrescerebbero se non quello dei vizii loro,
e ci ricondurrebbero a quei tempi di corruzione, in cui tutte le leggi imperiali
cadevano inutili contrd l'egoismo e la depravazione dei celibi romani. facile
di concepire quale' subisso abbiasi potuto accumulare su questo soggetto , non
dico diiatti e di osservazioni, ma di esagerazioni e d'ingiurie contro la dottrina
e contro la persona medesima dell'autore. < '
Voi ben lo sapete, la scienza non deve mica abbassare i suoi sguardi sopra
siffatte critiche e sopra cos vane declamazioni. Ma vi hanno, -da una parte, uo
mini i quali hanno opposto alla teoria di Malthus gravi e serie Obbiezioni, dal
l'altra, economisti non meno rispettabili i quali hanno, a mio intendere, portato
codesta teoria pi oltre di quello cui Malthus medesimo avesse mai mirato. Noi
siamo dunque posti fra coloro i quali fanno del principio di Malthus un" principici
assoluto, fatale, e coloro i quali, negando il principio stesso delle due'progressioni
differenti, riguardano la teoria come essenzialmente erronea.
Dove si trova la verit ? Noi cercheremo di riconoscerlo nella prossima
lezione. " .
LEZIONE XIX.
Esame del principio di Malthus e delle dottrine che gli si oppongono.
Signori , '
Dall'insieme dei fatti- che servono di fondamento alla dottrina di Malthus
risultano due proposizioni incontestabili, e si pu anzi dire incontestate, allorch
si rinchiudano dentro limili che enunciandole noi abbiamo indicati: 1 la po
tenza produttiva dell'uomo pi grande per la moltiplicazione della sua specie,
POPOLAZIONE. LIZ. XII. 145
'* ' " J ' *
che per quella dei mezzi di sussistenza ; 2 se le due riproduzioni si sviluppas
sero, senza ostacolo, con tutta l'energia del loro principio, la popolazione si af
follerebbe continuamente contro l'estremo limite delle sussistenze, ed il livello
Ira qnesli due elementi non sarebbe mantenuto o ristabilito se non dal malo fisico,
dalla morte. "x' ' ' ,
lo dico che- le due proposizioni non sono seriamente contestate; poich nes
suno ha mai immaginato di dire che l'uomo, dovesse pur egli abbandonarsi tutto
alla propria potenza generatrice senza ostacolo n costrizione di sorta , sarebbe
sempre sicuro di trovare mezzi sufficienti di sussistenza ; tale sarebbe frattanto la
proposizione inversa. Quello che si potuto verificare sono le due proposizioni
stabilite da Malthus. Bisogna affrettarsi di riconoscerlo, impossibile di arrivare
in siffatte materie ad una dimostrazione rigorosa; impossibile di provare, come
un fatto generale e costante, che l'una di queste forze agisca secondo una certa
progressione geometrica , mentre l'altra non agisce che secondo tale o tal'altra
progressione puramente aritmetica. Ma perch la teoria sia sostanzialmente vera, .
non necessario di arrivare ad una valutazione matematica delle due forze ;
basta che l'una possa agire pijl rapidamente che l'altra; cos essendo, essa avr
sempre una tendenza ad oltrepassarla , tendenza pi o meno grande , secondo
che l'energia dell'una prevalere di poco o di molto sull'energia dell'altra.
Che cosa importa alla teoria che non si arrivi al raddoppiamento della po
polazione che in cinquantanni invece di venticinque? Il momento della difficolt
sarebbe ritardato ; ma la difficolt rimarrebbe in sostanza la stessa. La differenza
non sarebbe sensibile che per le applicazioni pratiche: 6i ha pi tempo di ripa
rare un inconveniente che arriver dentro cinquantanni che a' quello che arri
ver dentro venticinque. Il medico preferisce curar e una malattia i cui parossismi
si succedano di tre in tre giorni, che una malattia i cui parossismi si succedano
d'ora in ora. _
Una volta stabilito questo punto, noi potremo apprezzare con maggiore fa
cilit e giustezza le .opinioni ed i sistemi diversi ai quali le dottrine di Malthus
hanno dato origine. '_".
Gli uni esagerando, a parer mio, il pensiero di Malthus medesimo, sembrano
riguardare lo straripamento della popolazione al di l dell'estremo limite delle
sussistenze, e tutte le .sciagure che ne risultano, come una legge fatale, come una
necessit ; sembra che essi vogliano dire che la specie umana sia, in certa guisa,
predestinata ad essere costantemente ricondotta al livello delle sussistenze dal
delitto, dalla disgrazia, dal patimento , dalla morte, a subire cosi una sorte pi
crudele che quella degli t-sseri irragionevoli.
Evidentemente questo un modo troppo materiale di riguardare la questione;
gli trascurarne l'elemento principale, l'uomo il quale, intelligente e libero, pu
ad un tempo prevedere ed evitare i tristi effetti delle due progressioni. Sarebbe
inutile maggiormente insistere su questa osservazione; noi l'abbiamo gi disvolta.
La scuola opposta respinge il principio delle due progressioni, l'una geome
trica, l'altra aritmetica; e senza negare positivamente che la popolazione possa,
astrattamente parlando, superare, in una misura qualunque, il livello delle sus
sistenze, essa riguarda ogni timore su questo soggetto come chimerico , e tratta
d'inumani e d'immorali tutti i mezzi di prevenire un soverchio numero di na
scite.
144 '* p. bossi.
Gli uni ci dicono che il mondo grande, e che offre ancora al lavoro ed alla
produzione posti sterminali che l'emigrazione pu empiere.
' > Per gli al tri, i patimenti del povero, gli strazii della miseria, non sono dovuti
che ad una cattiva distribuzione della ricchezza. Difatti, la produzione delle sus
sistenze pu, estendendole, contrappesare l'accrescimento della popolazione. Se i
patimenti e la morte, decimano alcune popolazioni, perch i ricchi, i potenti ,
gli oziosi,; rapiscono al povero, con consumazioni smodate, il suo nutrimento, e
gittano ai loro valletti, ai loro seguaci , ai loro cani il pane del lavoratre. E
d'uopo mutare. la distribuzione della ricchezza, e .noti gi il corso naturale e pro-
yidenziale della' popolazione; bisogna mettere un frno ai malti dispendii delle
classi opulente , invece di rivolgere alle classi tribolate rimproveri disumani ,_
e consigli che, ascoltati, toglierebbero ad esse ogni consolazione, ogni godimento
onesto, e non farebbero che aggiungere alla loro miseria la disperazione e la dis
solutezza. '.'": '..'..
L'emigrazione, signori ! questo, ben lo "sappiamo, uno dei palliativi che
fanno pi illusione a quegli uomini i quali, troppo illuminati per disconoscere il
principio della popolazine, vorrebbero pur nondimeno, per un sentimento buono
e nobile in s, sfuggire alle conseguenze.
-Io. non -far su questo proposito /che due osservazioni. La prima che l'e
migrazione, fosse pure la cosa pi semplice e' facile del mondo, non farebbe Che
ritardare la difficolt. Quando tulle le lande, e le steppe della Francia e dell'Eu
ropa fossero popolata da milioni d'uomini ; quando numerosi abitanti fossero an
dati a stabilirsi alla Nuova-Galles ed alla Nuova-Zelanda, nelfe pianure dell'Ore-
npco e nel Panipas, con quella stessa facilit colla quale un abitante di Bruxelles
si trasferisce a Malines; in una parola, quando il giobo fosse coperto 'd'altrettanti
Uomini quanti mai ne potesse nutrire, e se vuoisi, contenere, certamente la que
stione pratica si presenterebbe allora ih tutta la sua forza. Ma la. scienza , per
riconoscere la verit dei suoi principii, non aspetta mica che tutte si compiano
le sue previsioni. Se fsse dimostrato, con quella stessa certezza culla quale si
prevede un eclisse, che, da qui a duemila anni, uri!enorme cometa verr ad ur
tare contro la terra, che cosa penserebbero gli scienziati di colui il quale; attesa
la lunghezza dell'intervallo, si ridesse dei principii della scienza e delle previ
sioni dell'astronomo? .' ..,.
questa la risposta teorica. La risposta pratica ben altrimenti grave agli
occhi dell'umanit. Vi sono dei Glantropi i quali gridano alle popolazioni: Non
badate ai consigli degli economisti, fondate senza scrupolo delle famiglie, l'emi
grazione verr in vostro soccorso; voi menerete lontano di qua giorni felici nella
capanna di Bauci e di Filemone. A nostra volta noi prenderemo per la mano gli
uomini imprudenti, e li condurremo nei porli dove s'imbarcano gli emigranti, su
quelle rive coperte di poveri, di accattoni, che danno tutto quel poco ehe posse-
dono per pagare il loro viaggio, per farsi ammucchiare in fondo la stiva come
tanli negri, lasciando dietro di s le rimembranze dell'infanzia, le consolazioni
della terra natale, non avendo dinanzi a loro che pericoli e patimenti , un avve
nire scuro e minaccioso, senza altro pegno di sicurezza che promesse imprudenti
o fallaci, i sogni di un filantropo o le menzogne di uno speculatore. Noi li con
durremo- sulle spiagge dove sono buttati quegli emigranti, almeno quelli che so
pravvivono alla traversata. Il loro piccolo capitale consumato, e su quella terra
POPOLAZIONE. LKZ. XIX. 145
americana che vion detta la terra della libert per eccellenza, quantunque non vi
sia nemmeno permesso esprimere un vpto per l'abolizione della schiavit, arri
vano poveri, sconosciuti , sprovvisti di tutto. Che cosa divengono essi? loro
slato detto, in Heidelberg, in Glaris, che troverebbero la terra promessa, alti sa
larli, e si trovano in faccia ad imprenditori i quali gi, merc lo sviluppo della
popolazione, non hanno pi un bisogno urgente del loro travaglio- dunque forza
vendersi- a basso prezzo-, poich gli , in certa maniera, vendersi, lo ingaggiarsi
per anni ad un servigio malamente retribuito, lontano dalla propria patria , da
coloro,|uri solo sguardo dei quali sarebbe una consolazione, in rtiezzo ad un po
polo sconosciuto, che forse anche parla una lingua che non s'intende, che pro
fessa una religione differente da quella che si ama. Ecco ci che si chiama un
mezzo di provvedere all'eccedenza della popolazione. senza dubbio un mezzo
di ristabilire il livello; ma in che cosa differisce esso, se non nella lentezza del
supplizio ed in un sovrappi di angoscie, da quell'altro mezzo molto pi semplice,
la morte nel proprio paese? Signori, i filantropi troppo si rassomigliano a quei
tali nostri medici i quali, per isbarazzarsi dei loro malati, li mandano a morire
lontano. e ',
La mia seconda osservazione che il rimedio del tutto insufficiente. Sup
ponete un paese che abbia solamente un'eccedenza di due o tre milioni d'uomini.
L'emigrazione? Ma LJ-tempo delle grandj emigrazioni passato ! Questo mezzo
era concepibile allorch popolazioni intiere si levavano in massa ed andavano a
conquistare paesi disabitali o abbastanza fertili per nutrire i conquistatori o que
gli indigeni che si preferisse, invece di esterminarli, rendere schiavi o tributar;
oggid un'emigrazione non che l'esilio volontario di qualche migliaio d'individui
tutt'al pi. Il numero degli emigranti agli Stati Uniti ci sembra senza dubbio
considerabile, quando ci rappresentiamo quella massa d'uomini in viaggio pel
Nuovo-Mondo, attraverso l'Oceano;' ma frattanto, che cosa quella popolazione
mobile, paragonata a quella che resta, e della quale essa faceva parte!
Infine ugualmente vero che le, emigrazioni sono costosissime. L'Inghilterra,
ha spso somme enormi per aiutare l'emigrazione di un piccolo numero di fami
glie. Si vuole egli abbandonare gli emigranti a loro medesimi, o almeno trat
tarli con eccessiva parsimonia? gli emigranti vanno a morire sopra una spiaggia
straniera. . t
Qualunque emigrazione ragionevole, umana, suppone delle condizioni che
raramente possono effettuarsi: un clima sano, terre fertili, pronte a ricevere gli
emigranti, e capitali per coltivarle con successo, e per far fronte ai primi bisogni
del nuovo stabilimento. E quando pure queste essenziali condizioni sieno assicu
rate, rimangono sempre gli effetti troppo sovente rovinosi di un repentino muta
mento di patria, di clima, di abitudini; di nutrimento. In generale la storia delle
emigrazioni non tale che gli amici dell'umanit debbano proporla ai padri db
famiglia come esempio e come sprone.
Perlocch, altri oppositori alla dottrina di Malthus non suggeriscono gi l'e>-
migrazione. Perch cercare lontano un rimedio che abbiamo qui alla mano? No
si tratta, a sentir loro, che di ordinare una migliore distribuzione della ricchezza,
una ricchezza la quale bandisca ugualmente dalla societ l'opulenza e la miseria.
E qui gli uni non fanno che ripetere generalit insignificanti e luoghi comuni so
Ecmom. Tom. IX. 10. '-'-.
146 - p. rossi.
verchiamente ricantati ; gli ajtri, pi pratici, pif arditi, pi capaqi, haimo pro
dotto dei sistemi , e ci hanno mostrato qualche debole saggio di esecuzione.
Dei primi nl la* abbiamo a dire; i'secondi meritano di fissare la nostra at
tenzione ; ma, come Io abbiamo gi detto terminando nostri studii sulla que
stione della libert dell'industria, 'noi non potremo esaminare con profittp codesti
sistemi che nella seconda parte del nstro lavoro, quando avremo trattato a fondo
la materia dei salarii, dei profitti, della rendita, in lina parola dei redditi.- Io posso
nondimeno farvi osservare, sino da questo momento, che qualunque altra di
stribuzione della ricchezza nazionale, fosse pur giusta e possibile, non-.produr-
rbbe per se medesima, in quello che.concerne la popolazione, se non effetti tem-
porarii, anloghi a gtftllf'che produce l'emigrazione; essa spingerebbe indietro la
difficolt senza risolverla. Supponete che tutta la ricchezza della Francia fosse
spartita domani, non tenendo conto che del numero delle teste, fra i sette o otto
milioni di famiglie che formano la nostra nazione, e supponete che, njerc siffatta
ripartizione, non rimanesse pi un solo povero in mezzo a noi. Che cosa vorrebbe
dire?. Questo fatto, per se medesimo, impedirebbe egli af principio della popola-
. zionedi svilupparsi in tutta la sua energia, e di raggiungere l'estremo limite delle
sussistenze? No, in nessun modo. Nuno morirebbe. di fame durante la prima ge
nerazione; ma i patimenti e la morte riserberebbero le loro stragi per la seconda
p la terza generazione, al',pi tardi.- . - . '
Nulla dunque. si ha in questo che possa rovesciare il principio stabilito da
Malthus; nulla che possa allontanarne per sempre le conseguenze. gli occhi
della scienza questo non sarebbe tuttavia che un* palliativo. , .
. Yi ha di pi; se l'eccessiva disuguaglianza delle fortune un fatto deplora^
bile, una distribuzione' artificiale della ricchezza, spinta fino all'Uguaglianza, po
trebbe parimenti produrre sulla popolazine gli effetti pi inaspettati e pi
funesti. . ' . .'
Da un lato, mettendo, per qualche tempo- almeno, tutte le famiglie al sicuro
dal bisogno, essa ne favorirebbe l'accrescimento con tanto maggiore energia, in
quanto che soffocherebbe tutti i bisogni morali che nascono dalla disuguaglianza
delle condizioni. Si fatto il calcolo che, se iMontmoroncy.s-i fossero moltipli
cati secondo la legge di accrescimento che raddoppia la popolazione in venticinque
anni, formerebbero oggid, essi soltanto, una moltitudine che .l'Europa durerebbe
fatica a contenere. Invece di questo, io non so se essta un sol discendente di
retto del primo barone cristiano, tanto era potente sulle famiglie nobili il.timore
di decadere impoverendosi, timore che ha dato origine ad istituzioni ed a co
stumi che la ricchezza cercher sempre d'imitare , anche a dispetto delle leggi.
Da un altro lato, trovandosi ben presto soppressa qualunque spsa non ne
cessaria dalla modicit delle fortune e dall'accrescimento della popolazione , il
paese mancherebbe per le sussistenze di quel fondo di riserva, che si trova dap
pertutto altrove, delle materie nutritive destinate, nei tempi ordinari!, al nutri
mento degli animali Od a consumazioni di lusso. Ogni penuria diventerebbe allora
una terribile calamit ; nessuna classe avendo del superfluo per provvedere alla
necessit delle altre, tutte sarebbero ugualmente sprovvedute di una parte del ne
cessario. Allora nessun soccorso, nessuna piet; una miseria comune, un egoismo
spietato. Una nave piena di gente, :vuota di provvigioni, incatenata da una calma
inesorabile in mezzo alle immense solitudini dell'Oceano: tale sarebbe allora il
POPOLAZIONE. LKZ. XIX 147
paese dell'uguaglianza delle fortune; tale sarebbe soprattutto se, come pi d'una
volta avvenuto, una prima penuria fosse succeduta da una seconda; allora la
miseria ed il. delitto, e poi quell'oblio d'ogni dignit umana , quella noncuranza
dell'avvenire , quella rassegnazione disperata , che ne sono troppo sovente le
conseguenze, s'impadronirebbero della societ, e la condannerebbero a quell'ab
bassamento, "a quella degradazione morale di cui nulla ancora lascia scorgere il
termine. . - . ?
Ci che ha maggiormente ferito gli avversarli di Malthus sono le conseguenze;
che sono state dedotte dalla sua dottrina relativamente agli' stabilimenti di ca
rit. Avendo posto come principio che non si dovesse in alcun modo stimolare
la popolazione, tutti codesti stabilimenti sono sembrati, a certe menti troppo as
solute, incoraggiamenti condannabili. Ond' che si sono trovati degli uomini i.
quali avrebbero voluto fare sparire d'un sol tratto e gli ospizii della vecchiezza
ed altre fondazioni caritatevoli che onorano l'umanit. Costoro, non hanno veduto
che tutti gli stabilimenti di beneficenza non producvano mica effetti ugualmente
funesti riguardo alla popolazione; che d'altronde codesto punto, comech im
portantissimo , non per 11 solo da considerarsi nell'apprezzamento dei vanT
taggi e degli inconvenienti di quelle istituzioni; infine non hanno domandato a se
medesimi con abbastanza scrupolo se, prima di pensare ad inaridire, le sorgenti
della carit ed a fortificare le nostre tendenze egoistiche, avessero sufficiente
mente cercato i mezzi. di conciliare gli slanci della carit colle savie previsioni
dell'economia pubblica. , .-.
Poich io sono beo lontano dal dire che la nostra carit sia sempre felice,
illuminata, previdente. La carit legale e la carit privata non hanno troppo so
vente altra guida che un pregiudizio: sia ignoranza, sia pigrizia, esse agiscono in
modo irriflessivo e cicco; con una mano fanno pi mali di quanti ne guariscano
coll'altra. Ma se occorre recare , in questa come in ogni altra cosa , discerni
mento e fermezza, vuol questo dire che noi dobbiamo accettare come Una conse
guenza necessaria della teoria della popolazione, la distruzione immediata, asso
luta di tutti gli stabilimenti di carit? Del resto, io non ho voluto qui indicare
che un fatto, il quale spiega le antipatie che ha sollevate la teoria di Malthus.
Noi ritroveremo codesta questione in una prossima seduta.
Arriviamo adesso ad un'altra opinione, la qualeci metter sulla via della vera
soluzione del problema. Vi sono degli economisti i quali , senza respingere in
modo assoluto i principii di Malthus, hanno non pertanto osservato che, nel fatto,
le popolazioni si sviluppano e si elevano gradualmente nell'ordine politico e mo
rale. Dopo aver mosso, per cos dire, i primi passi nella carriera sociale, crescono
visibilmente in ricchezza, in intelligenza, in prosperit, e, checch ne dicano i
laudatores temporis cicli, col numero degli uomini e col loro benessere materiale
si educa ugualmente e si sviluppa la moralit pubblica. questo, si dice, un fatto
irrecusabile, la storia dell'incivilimento. Se tal fatto non fosse, l'uomo incivi
lito non si troverebbe in verun luogo : qualunque incivilimento sarebbe stato ira-
possibile. Se fosse vero che, ogniqualvolta v'abbiano sussistenze per quattro fa
miglie, queste quattro famiglie si formano e sono seguite da molte altre,. la
popolazione si sarebbe costantemente affoltata contro l'estremo limite delle sus
sistenze, come un presidio da lungo tempo assediato: ora il fatto contrario ir
recusabile, ed facile, dicon essi, di spiegarlo. ''
148 P. BOSSI.
dei sistemi , per una veduta troppo corta del soggetto ; suppone una tendenza
esclusiva, in certa guisa fatale, mentre questa tendenza sempre pi o meno mo
dificala da artre tendenze, da bisogni la cui influenza adatto oppsta, e che
diventano sempre pi imperiosi a misura che" lo stato sociale sj perfeziona.'
Per confermare questa teoria si allegano i fatti che gi ho indicati. Come
dunque avvenuto, si dice, che, anche nel mondo antico, vi fossero dei popoli i
quali erano saliti tant'alto nella scala dell'incivilimento ?-Chi ha mai contrastato
Ja prosperit e i progressi della' Grecia, di Roma, di Tiro, di Cartagine, della
Magna-Grecia, nelle belle epoche della loro storia? Non pertanto, se la teoria di
.Malthus fosse vera, codesti fatti non avrebbero mai potuto effettuarsi. dunque
mestieri riconoscere che , ogniqualvolta la decadenza politica o cattive istitu
zioni non vi si oppongano, la specie umana, coll'armonia naturale che si stabi
lisce fra le sue inclinazioni diverse , lungi dal -soverchiare il limite delle! sussi
stenze, rimane al contrario al di dentro di colai limite, a segno di rendere possi
bile il miglioramento graduale dello stato sociale, e lo sviluppo di uno splendido
incivilimento. , ' '-,
Tale , in sostanza, la dottrina che stata opposta a quella di Malthus, e che
merita di essere presa in seria considerazione.JJon sono pi vuote declamazioni n
puri sentimenti' di filantropia, rispettabilissimi senza dubbio, ma poco atti a l'on
dare una teoria; un assalto contro la base stessa adottata da Malthus: al fatto
naturale sul quale egli si fonda, si oppone un altro tatto che si dice ugualmente
efficace ed -altrettanto naturale all'uomo. '-"'. ~
Che cosa v'ha egli di vero in questa dottrina? MaltHus si' egli, come accade
pur troppo spesso all'autore di una scoperta, lasciato andare con soverchia impe
tuosit alle verit che aveva riconoseiute, senza tenere sufficientemente conto dtsi
fatti che potessero modificarne l'azione ed attenuarne l'influenza; oppure non vi
forse un poco di confusione d'-idee, una specie di equivoco nella teoria che gli
si oppone e. neH'apprezzamento dei fatti che sembrano giustificarla? Questo ci
che ci rimane ad esaminare per completare i nostri studii sul principio della
popolazione.
LEZIONE XX.
. . * *
.Principio della popolazione. Continuazione.
Noi abbiamo posto a fronte le due opinioni che. appoggiate l'una e l'altra
dall'autorit d'uomini eminenti, sembrano ugualmente fondarsi sull'osservazione
dei fatti interni della nostra natura, e sulle testimonianze della storia. Ora per
noi si tratta di esaminare e di scegliere.
E in primo luogo si debb'egli riconoscere come un fatto generale, che la ten
denza alla riproduzione della propria specie realmente e sufficientemente ratte
nuta dall'uomo, dalle sue tendenze aristocratiche e dalla previdenza che ispirano?
Io dico realmente e sufficientemente rattenuta, poich non vogliamo negare che
l'uomo non possa, se fortemente lo voglia, dirigere le sue tendenze a seconda
della sua ragione, e mettere un freno alle proprie passioni anche le pi focose.
150 v. teossi.
Si deve .anzi riconoscere che vi sono alcune popolazioni delle quali non solamente
un numero considerabile d'individui, ma la grande maggioranza sembra avere
compreso quanto importi al benessere, alla dignit, alla moralit delle famiglie,
di non abbandonarsi alla tendenza della riproduzione coll'imprevidenza del bruto.
- 1 pi ardenti discepoli di Malthus non contrastano n questo possibilit, ne questi
Talli. Se ti contrastassero, le raccomandazioni loro sarebbero assurde, i loro con
sigli non avrebbero senso, niente pi di quelli di un fisico, il quale mentre rico
noscesse come fatti necessarii lo spossamento giornaliero delle nostre forze, e la
viva sensibilit dei nostri organi, ci non ostante ci raccomandasse di non sen
tire n il caldo, n il freddo, e non cedere mai alla sete, n alla fame. .
Ma so l'esuberanza e la costrizione hanno' l'una e l'altra per principio una
delle nostre inclinazioni naturali, queste tendenze, ci nondimeno , non sono n .
ugualmente attive, n ugualmente secondate dalle circostanze nelle quali la mag
gioranza degli uomini si trova collocata.
. Una di codeste tendenze si sviluppa prontamente e con forza , nell'et della
pubert: l'altra non una molla potente e continua se non per l'uomo di et ma
tura.. La prima spinge i giovani al matrimonio; la seconda determina i genitori
alla resistenza. Questi combattimenti non sono rari nel seno delle famiglie; la
vittoria rimaue poi essa sovente al partito della previdenza e della ragione?
L'una ha per s non. solamente il potere dei sensi, l'attrattiva del piacere
fisico, ma i sentimenti del cuore, i pi vivi ed i pi impetuosi; l'altra, l fredda
ragione coi suoi ttmoH, le sue previsioni, i suoi calcoli. j - .....;
L'una non richide che della spensieratezza, dell'abbandono; l'altra esige
della riflessione, della resistenza, un combattimento. *" .
Ora questa lotta, questi sforzi, possono, essi ragionevolmente attendersi da
uomini che sieno ancora immersi nell'ignoranza? da quella moltitudine che obbe
disce ciecamente a tutti i suoi istinti? Non si ha forse diritto, al contrario, di
temere che questa si lasci trascinare dall'istinto pi imperioso? Essa pu arre
starsi atterrita, frenarsi, deviare, se nel suo cammino incontri il delitto che si
rizzi davanti a lei in tutta la sua orridezza: la religione e la legge vengono allora
in aiuto delle sue ripugnanze naturali. Allorch, per lo contrario, non incontra
mica pi il delitto, ma l'errore-, allorch invece delle pene eterne nell'altra vita,
dei rigori della giustizia umana in questa,. non s'intravedono che dei patimenti,
i quali ricadranno assai pi sopra dei 'figli che ancora non si conoscono e la cui
nascita incerta, che sugli autori stessi dei male, si pu egli seriamente persua
dersi che la previdenza e la riflessione daranno alle tendenze aristocratiche quella
influenza preponderante che evidentemente esse non hanno su quell'uomo il quale
si abbandona all'energia relativa dei proprii istinti? Confessiamolo; se il delitto,
il delitto legale, almeno, sempre un fatto eccezionale, anche fra gli uomini sprov
visti d'ogni istruzione, l'errore, l'imprudenza, i pregiudizii, le speranze chimeri
che, i moti istintivi, appassionati, non vi sono che troppo comuni. Infino a tanto
che la facolt di riflettere non ha acquistato, coll'esercizio e coll'istruzione, un
certo vigore, l'uomo sotto l'impero della sensazione e non s'innalza mai al dis
sopra della vita animale: verit molto volgari sicuramente, ma che frattanto
sembrano essere dimenticate da coloro, i quali, anche oggid, hanno il tristo
coraggio di mettere in dubbio l'utilit, la necessit di una larga istruzione po
polare!
POPOLAZIONE. LBZ. XX. 151
ParmeotP, forse nel seno della miseria e della stupida noncuranza, la quale
ne sovente la conseguenza, che possono naseere quelle savie previsioni, quei
calcoli d'avvenire, .che debbono temperare, nell'uomo, l'impero dei sensi e ral
lentare il corso della popolazione? Eh! no, signori; mille volte no. Colui che
non ha nulla da temere, e nulla da sperare, non calcola e non riflette.* L'uomo
che vive di privazioni coglie con premura qualunque eccitazione fisica che pu
un istante fargli dimenticare la miseria. Il selvaggio, per un bicchier d'acquavite,
vende ana moglie ed.i suoi figliuoli. Ahim 1 il povero in Europa li venderebbe
forse se lo potesse; li abbandona ad un filatore d cotone che li avvizzisce,
facendoli lavorare sedici ore al giorno in un'atmosfera soffocante e nausea
bonda. . ..'".
Vi pure molto egoismo nelle classi Che soffrono; non pi l'egoisrrib della
gente ricca, decorno opulento, ma ne pur sempre uno. Il ricco sacrifica tutte le
cose, e la maggior parie dei suoi figli, e lui stesso se fa d'uopo, alla potenza della
sua famigliaci lustro ed alla grandezza della sua'schiatta? l'egoismo della vanit
e dell'orgoglio; l'esagerazione, biasimevole senza dubbio, e che (e nostre leggi
hanno avuto ragione di reprimere, di- un (sentimento giusto e nobile in s, di un
sentimento che, anche nel suo eccesso, non mai del tutto personale. Quella
madre spietata, la quale, con un piede nella tomba, in fondo ad^m castello, re
sisteva alle supplicazioni, alle lagrime delle sue figlie e de' suoi figli cadetti , i
quali invano respingevano la vita monastica, e l'ordine di Malta, pensava forse
a se medesima, alla sua persona, ai suoi godimenti personali? No: ella 6i preoc
cupava dell'avvenire, si metteva a cuore esseri a lei sconosciuti; ella stava sotto
l'impero tirannico di un'idea. . -, ' '-.-
' L'egoismo della miseria affatto personale. Pi scusabile che quello del ricco,
forse anche pi aspro e pi assoluto. Il ricco pu trovare, nella temenza del-
l'epinione pubblica, nella ostentazione, nel desiderio di risparmiarsi recrimina
zioni e lagnanze, quelle regole di condotta che non gii fossero ispirate dalla sen
sibilit e dal sentimento del dovre. Se egli ha la sventura di chiudere l'orecchio
ai precetti della morale, lo apre ai consigli dell'interesse beninteso. Ma colui il
quale non ha nulla, e che dispera di urumigliore avvenire, colui il quale ha
finito per credere di essere abbandonato da tutti, di essere in guerra col genere
umano, cotestui non ha nulla a prevedere, nulla a calcolare. Egli non pensa se
non al momento presente ed a lui medesimo. Pu egli forse mettere al mondo
degli esseri pi disgraziati di quanto egli stesso lo sia? Altronde, chi avrebbe il
diritto di lamentarsi? egli ha pur vissuto, egli, nel bisogno, alla giornata, e senza
altro appoggio che la Provvidenza-, questa non. mancher nemmeno ai suoi figliuoli.
Muoiono essi, muoiono giovanetti, muoiono nascendo? Dio lo ha voluto, e tanto
meglio pei morti! In quanto ai genitori, loro rimane sempre una famiglia abba
stanza numerosa. Perci l'esperienza prova che, se la perdita di un figliuolo,
per certe famiglie una causa di profondo dolore, essa non produce le pi volle
che una debole e fuggitiva emozione nell'asilo della povert.
M si pigli abbaglio sul senso delle nostre parole, noi non abbiamo la sven
tra di disconoscere le virt che s'incontrano nel tugurio del povero, anche
sotto i cenci della miseria. Oh come colali virt sono allora nobili, commoventi,
sincere, poich hanno potuto conservare alla religione dell'abnegazione e del
sacrificio, cuori sanguinanti, menti incolte, esseri che i. bisogni pi imperiosi e
152 ' r- bossl
pi crudeli non cessano d'incitare a mal l'are! La tenerezza , la sollecitudine di
una madre pei 6uoi figlinoli ci piace,' ci commove sempre ; ma quella di una
madre la quale, mancando essa medesima di tutto, strappa alle sue labbra fame
liche il tozzo di pane cbe essa distribuisce ai suoi figliuoli e divora il suo proprio
patimento per non contristarli col suo dolore, questa ci commove fino alle la
grime; questa pi che un.sentimento, una virt. '.
Ma egli meno vero, meno dimostrato da fatti sciaguratamente troppo nu
merosi, che il bisogno e la miseria rendono sovente i padri di famiglia non
curanti, insensibili, e che l'unione dei sessi spogliala da qualunque idea di mo
ralit, e di avvenire, non pi allora per essi che un mezzo di sospendere mo
mentaneamente, i) corso dei loro patimenti?
1 cosi che l dove .la miseria esercita i suoi strazii , accade troppo sovente
che i figliuoli. pullulino, senza che la mor'ce coi suoi numerosi a>y$uimenti, possa
far comprendere ai genitori quanto siena ributtanti e,immorali qhei generamenti
di esseri umani i quali non vengono al mondo che per passarvi alquanti giorni
fra i gemiti e poi morire.
E ci-che. tristq a dirsi, ma non per tanto vero, si che il povero stato
pi di una vorla spinto io siffatte vie da colui che doveva pi d'ogni altro allon
tanamelo, dal .prte,, indotto egli stesso in errore-dl desiderio, lodevole in s, di
prevenire, couduceudo i giovani al matrimonio, i falli del celibato. Ma fra due
mali non si debbigli scegliere il minore? La morale, la religione, possono esse
in questa necessit allontanarsi dalle regole che segue la politica? Si tratta di
sapere se valga meglio tollerare alquanti giovani di costumi scorretti, o prepa-
. rare, con matrimonii imprudenti, famiglie che la miseria decima, mentre, da un'
altra parte, la vecchiezza prematura delle mogli, vi attira tutti i disordini della
dissolutezza imperiosa e violanta dei mariti, e che l'una e l'altra vi danno origine
a quei misfatti atroci e a quei delitti vergognosi, dei quali, pur troppo spesso,
risuonano i tribunali criminali. La' scelta sembra tanto meno dubbia in quanto
che le sregolatezze della giovent possono essere prevenute, almeno, attenuate,
procurandole un'educazione religiosa, un'istruzione sufficiente-, un lavoro assiduo,
e sottoponendola ad una disciplina die quella et comporti e che non potrebbe
imporsi a persone maritate. Ma se voi spingete i giovani ai matrimonii precoci;
se, invece di chiamarli alla riflessione, alla previdenza, ai risparmi!, voi secondate
le loro tendenze fisiche e l'impeto della loro et; se poi si trovino sopraccarichi
di figliuoli, delle spese che questi cagionano, delle cure che esigono, prima di
avere formato uno stabilimento ragionevole, ed alcuni risparmii, che cosa volete
voi augurarvi del benessere, della moralit, dell'avvenire, di cotali famiglie?
Riconosciamolo, Signori, le due tendenze dell'uomo, la tendenza alla ripro
duzione ed il desiderio di migliorare la sua condizione personale e di conservare
il suo rango nella societ, se sono ugualmente naturali, non sono per n ugual
mente attive n ugualmente efficaci. Abbandonate a se medesime, la prima pre
vale ordinariamente sulla seconda; la popolazione trabocca e le calamit indicate
da Malthus pesando sulla specie umana, la popolazione non risospinta dentro
ai limiti delle sussistenze che dal delitto, dai patimenti e dalla morte.
Ma, si dice, questa una conchiusione formalmente smentita dalla storia.
Pi di una nazione ha fatto grandi progressi nel benessere e nella moralit. Chi
oserebbe negare l'inciv.iiimcnto, le .sue conquiste, i suoi prodigi? Vi dunque un
'POPOLAZIONE- LK. XI. >' 153.
difetto in quella osservazione dei fatti della nostra natura che si d per base il
sistema contrario. .'.".
impossibile dissimularlo, Signori; vie in questo, dai due lati, una sorta di
equivoco, involontario senza dubbio, ma reale. Nell'una e nell'altra scuola , si
considerano le nazioni come vere unit,, come corpi perfettamente omogeuei;
quello che vero di una parte si crede poterlo affermare oi tutte le altre; e si
arriva cosi, relativamente all'insieme, a deduzioni opposte, le quali nella loro ge
neralit e secondo il punto di vista dal quale si osservino, sono tutte ugualmente
vere o ugualmente false. , .
Il bisogno, la fame, conseguenze naturali di un eccesso nel numero delle
nascite, hanno decimato pi di una popolazione: chi potrebbe negarlo senza ne
gare i fatti meglio provati? Le nazioni frattanto, anche quelle che avevano sof
ferto pi di una volta le stragi della penuria, si sono elevate ad un alto grado di
civilt e di prosperit- materiale. 11 fatto ugualmente irrecusabile.
Da questi due fatti, in apparenza cosi Opposti, che cosa si, deve', conchiudere
se non che non si sono compiuti nella medesima classe d'uomini, qel seno delle
medesime famiglie, bench facessero tutte parte della' medesima nazione? si 'deve
conchiderne che gli uni avevano di che far fronte ai propri bisogni e fare dei
risparmii, mentre 'gli altri soccombevano sotto il fascio delle loro miserie. Quando
alcuni cavalli, vincitori nella lizza, arrivano alla meta colla .testa alla, superbi
della loro vittoria e degli applausi della moltitudine, dimenticheremo -noi quelli
che soccombendo sotto lo sforzo, oon hanno potuto compiere la corsa, e non
hanno eccitato nella folla che una compassione beffarda? quodo le grida di
'gioia, il suono delle bande vi annunziano il rjtorno di un esercito vittorioso, lo
trovate voi cos numeroso come alla partenza? Non avrete voi n una memoria,
n un rammarico per coloro i cui cadaveri coprono il campo di battaglia, o i
corpi mutilati ingombrano i. vostri spedali? Persisterete, voi a dire che nell'arena
e sul campo di battaglia non vi sono che vincitori?
Illuminati statistici, fra i quali mi compiaccio di citare Villerm, Benoistou
di Chteauneufe Qutelet, hanno gi fatto sentire quanto importi nelle statistiche
della popolazione distinguere i fatti relativi alle classi e professioni diverse.
In Francia la mortalit dei ricchi e quella dei poveri, all'et di 40 a 45 anni,
erano, pochi anni addietro, come 0, 85. ed 1, 87.
Nei possedimenti inglesi, mentre moriva annualmente un negro schiavo so
pra 5, o 6, gli Africani liberi che servono nell'armata non perdevano che un
uomo su 55, o. ' ,
Sarebbe facile moltiplicare queste particolarit; ma vi s'imprimeranno me
glio nella memoria e voi ne avrete una cognizione pi compiuta, attingendole voi
medesimi dalle sorgenti. *
Limitiamoci qui ad alcune osservazioni generati atte a farci comprendere l'o
rigine ed il coreo di questi fatti sociali.
Prendiamo il caso pi semplice, facendo astrazione da lutto quello che po
tesse complicarlo, come la conquista, un cattivo governo, la diversit delle razze,
le caste, la schiavit.
Una trib laboriosa occupa un terreno vasto, fertile, e che comunica facil
mente con dei centri di consumazione. Supponete, se vi piace, che ciascnna fami
glia possieda lo stesso numero di braccia e lo stesso capitale.. Uopo alcuni sforzi,
154 - p. bossi.
LEZIONE XXI.
Signori , .
La storia dlie societ umane c'insegna che le due tendenze delle quali noi
abbiamo cercato di conoscere la direzione e gli effetti, non sono quasi mai tem
perate l'una dall'altra al punto di mettere un intiero popolo al sicuro della mi
seria, e di spingerlo come un sol uomo, nelle vie dell'incivilimento. Quindi la
disuguaglianza delle condizioni, che, contenuta in una certa misura, contribuisce
al progresso dell'umanit, ha oltrepassato tutti i limiti, ed ha sparso nel mondo
l'opinione che impossibile al fiore della societ avanzarsi verso uno splendido
avvenire senza che la folla, col suo abbassamento e colla sua miseria, gliene
appiani la strada. . - -.'.-
Voi scorgete adesso la questione importante,- vitale in questa materia. Essa
non mica di sapere se l'umanit, considerata in modo generate, obbedisca, ad
una sola tendenza o a parecchie; ne quali sieno gli filetti di ciascuna delle sue
tendenze, e nemmeno in quale stato sociale i suoi effetti diventino pi rilevati e
pi fcili a capire. Su questi diversi punti ogni dissentimento ci sembra oggimai
fuori di stagione.
La questione di sapere se si pu, senza cadere in vane utopie, sperare chfc
l'istinto della riproduzione e lo spirito di previdenza si conciliino in ogni societ,
civile, in modo di prevenire per tutte le classi, quegli eccessi periodici di pop-,
lazione, i quali, senza interrompere il corso dei pi abili o dei pi forti, arrestano,
quello di tutti gli altri, e fanno dei membri di uno stesso Stato, ho quasi (lutto,
due nazioni cos profondamente diverse, che vi ha una specie d'ironia a parlare
di siffatta accozzaglia incoerente, come di un'unit sociale e politica.
Non temiamo di proclamare tutte le verit che l'osservazione ed il razioc inio
rivelano ad ogni mente calma ed imparziale! -
Questo giusto equilibrio fra le diverse tendenze della nostra natura non pu
mai stabilirsi nelle societ barbare, semibarbare, in qualunque associazione po
litica, ancora incolta e rozza. Ve ne abbiamo gidetto la ragione: la tendenza
conservatrice esige, per ispiegare tutte le sue forze, il soccorso della riflessi one,
e la riflessione, nelle nazioni come negli individui, non si mostra mai nei giorni
dell'adolescenza/ questa l'et dell'istinto e dell'immaginazione. Qualunque siieno
le circostanze fisiche nelle quali codeste nazioni si trovino collocate, qaa.li.ra-
que sia la natura delle loro credenze e delle loro istituzioni, il, flagello della
fame non mancher di colpire, ad epoche pi o meno vicine, le loro capanne o
le loro tende, pur forza riconoscerlo: per quei popoli il principio di Malthus
158 p. rossi. ..
una legge inevitbile, fatale, come nell'individuo gli errori e le imprudenze
della giovent. Fu questa una delle principali molle di quelle orde cos formida
bili che misero pi di una volta in pericolo la civilt del mondo, ricoprendo
coll'inhondazione della loro barbarie quei paesi dove andavano, a cercare spazio
e pane. Da questa parimente sorsero, neirantichit, qugli odii profondi dei po
poli ordinati, inciviliti, contro i barbari e soprattutto contro i nomadi. Era l'odio
della propriet e del risparmio contro la vita errante ed il saccheggio; era, ma
invelenito dalla grandezza del pericolo, quello stesso sentimento di antipatia dif
fidente che non raro dj trovare anche oggid fra i ricchi ed i proletarii.
Solamente quando un popolo passa dallo stato della barbarie a quello di
nazione civile, comincia per lui la possibilit di stabilire, per tutte le classi, un
equilibrio permanente -fra la popolazione ed i mezzi di sussistenza. La riflessione
e lo spirito di osservazione rallentano a poco a poco l'impetuosit dei movimenti
istintivi, ed i progressi dello stato sociale, facendo nascere bisogni nuovi, svilup
pano quei pensieri di avvenire e quei timori che, presso i popoli barbari, si affac
ciano appena debolmente all'animo di un piccolo numero d'individui.
Perch non vi sarebbero eglino dei pregiudizii delle abitudini imprudenti
in materia di popolazione, come di tante altre idee e costumanze erronee e per
niciose che scompaiono a poco a' poco, merc gl'insegnamenti della esperienza
e l diffusione sempre pi generale dei lumi? . .
'; S'impara, alle lunghe, che vai meglio osservare la quarantena e rispettare le
leggi sanitarie, che esporre il suo paese alle stragi della peste orientale.
Un eclisse cessa di essere una causa di spavento, ed all'avvicinarsi di un
temporale, non si eorre pi ad ammucchiarsi dentro una chiesa n a sguinza
gliare tutte le campane del villaggio, ".'
A poco a poco si finisce col riconoscere che gli avvicendamenti sono prefe
ribili ai maggesi, che ia vaccinazione un preservativo prezioso contro una cru
dele" malattia, che un uffziale di sanit ed ini commissario di polizia sono pi alti
(Hi uno stregone a guarire una ferita o a scoprire uh ladro.
Si comincia a capire che assurdo pei lavoratori di fracassare le macchine,
assurdo credere che i bastimenti a vapore annientino l'industria dei vetturali e
degli albergatori dei posti intrmedii, assurdo eziandio l'immaginare che le strade
ferr ate renderanno inutile il servigio dei cavalli.
Cos formasi lentamente, successivamente l'educazione delle masse. I pre-
giuc lizii si ritirano a un passo alla volta, opponendo sempre una viva resistenza,
dalle prime file della societ nelle file inferiori, e passano dei secoli prima che
l'istruzione pubblica, progredendo. di conquista in conquista, tutti gli espella dai
loro ultimi trincieramenti. In un paese nostro vicino, dove la civilt avanzatis
sima, e dove gli uomini che non sappiano leggere n scrivere sono rari, io m'im-
batt va tuttavia, pochi anni addietro, in persone le quali prestavano fede alle
imposture della stregoneria, e respingevano, con una specie di orrore, i beneficii
dt'll.a vaccinazione.
Non si potrebbe sperare un andamento pi rapido, per le sane idee, in ma
teria, di popolazione; al contrario troppe cause si riuniscono per mantenere i pre-
giucl.izii contrarli, anche presso i popoli che contano gi, da lungo tempo, nel
novero delle nazioni civili. . " '.'-,
Ifcunmenieremo noi fra gli altri, le false, dottrine, e la sollecitudine puerile,
POPOLAZIONE. LEZ. XXI. . 159
suoi behefizi tutti gli abitanti dell'impero? Gli uomini 1 i beri come gli schiavi, i
cittadini comuni come i peregrini, gli abitanti della capitale come quelli di quelle
Provincie africne ed asiatiche che non conoscevano di Roma se non le devasta
zioni delle sue legioni e l'insaziabile e crudele cupidit dei suoi proconsoli?
La stessa questione pu essere sollevata riguardo alla civilt rinascente, al
medio '.evo. Non erano certo tempi di barbarie per l'Italia ed i Paesi-Bassi
quelli delle loro splendide repubbliche e delle Ibro potenti citt commerciali. Ma
quella. nuova luce quanto era mai disugualmente distribuita! Quanta ignoranza,
quanta rozzezza, quanta miseria allato di una industria cos attiva, di un com
mercio cos ardito, di una letteratura cos originale e cos bella! Allorch, stu
diando il secolo XIV, invece di lasciarsi abbagliare da alcuni fatti luminosi, si
abbia il coraggio di penetrare nelle profondit della societ; e di indovinare a tra
verse le reticenze della storia convenuta, la vita delle generazioni dimenticate,
si corre involontariamente col pensiero a quei quadri dove la mano di un artista
inesperto non ha saputo graduare i colori ed impastarli in sapiente armonia. Il
rosso ed il nero, il verde ed il bigio vi si toccano a grandi masse, senza legame
ne sfornatura nessuna!
La civilt. generale non che di ieri, ed anche nei paesi dove la sua esi
stenza la pi' incontrastabile, nonpertanto tuttavia nella culla. Ci posto, chi
potr maravigliarsi degli ostacoli che incontra la diffusione delle verit le pi
utili alla specie umana? Ma, d'altra parte, perch disperare di vedere un giorno
tutte queste verif universalmente conosciute e messe in pratica?
I progressi dell'incivilimento conducono la caduta o almeno una modifica
zione profonda <iei governi di privilegio, ed allora, solamente allora, si pu spe
rare di vedere' l'educazione nazionale innalzarsi al punto di mettere in luce, per
tutti, i veri principii dell'associazione civile, e d'ispirare a tutte le classi un vivo
sentimento di dignit personale e la sana intelligenza dei doveri del padre di fa
miglia. Il corso della popolazione non sar pi allora il risultato impreveduto di
ciechi istinti, n la societ una greggia stupida, la quale non ha nessuna coscienza
dei suoi accrescimenti e delle sue perdite.
La popolazione forma, direi quasi, la sostanza intorno alla quale si effettuano
e si sviluppano tutti i fenomeni dell'economia sociale.. Gli con essa e per essa
che tutto si agita e si compie nel rtondo economico." Strumento principale della
produzione, a suo beneficio che si Opera la distribuzione della ricchezza nazio
nale; essa ad un tempo lo scopo ed il mezzo. Perci la scienza economica po
trebbe tutta compendiarsi nella scienza della popolazione; essa ne , per Io
meno, il cominciamento e la fine. '
Potrebbe darsi pure che studiando a fondo codesto pensiero si potesse arri
vare ad una distribuzione pi scientifica delle materie economiche, e ad un me
todo pi rigoroso che quello che generalmente adottato.'
Checch ne sia, gli evidente, per la natura stessa delle cose, che soltanto
dai governi fondati sul principio dell'uguaglianza civile, si pu attendere un'edu
cazione varia, ma forte, sincera, generale, il rispetto di tutti i diritti, e solide gua
rentigie, necessarie a chiunque prenda per. iscopo, dei suoi sforzi pi ancora la
propria famiglia, che Ja propria persona. Sotto qualunque altro governo le classi
inferiori, il pi delle volte povere," senza istruzione, senza libert nel presente,
senza icurezza per J'avVeriire,. non potranno mai elevarsi alle previsioni del
POPOLAZIONE. LEZ. XXI. 161
dalla sua nascita sino all' et di dodici in sedici anni non mai al di sotto di
1000 franchi. Non bisogna solamente pensare alle spese positive, ma alle cure
che esige, al tempo che gli si consacra.' Quindicina nazione la quale, producendo
ogni anno un milione di fanciulli, ne' perdesse la met prima dell'et di' quindici
anni, si preparerebbe, colle nascite di ciascun anno, uria perdita di cinquecento
milioni. : "...'
Ora, allorch si parla della ricchezza nazionale, si debbono forse prendere in
considerazione gl'interessi particolari di tale o tal' altro produttore piuttosto che
l'interesse generale, i profitti ed i pesi dello Stato?
N si dica che i matrimonii sono, tanto meno produttivi quanto pi sono nu
merosi. Che imporla all'accrescimento generale-delia popolazione la pronta dis
soluzione di un gran numer di matrimonii, per la morte dell'uno1 dei coniugi, se
da questo fatto risulti un maggior numero di seconde e di terze nozze?' La sta
tistica potr, in' questo caso , indicarci la fecondit media dei matrimonii come
moderatissima, e frattanto la fecondit generale della popolazione sar eccessiva.
E se, da un lato, sembra provatole i matrimonii precoci non sono i pi
fecondi, dall'altro, ugualmente certo che producono creature deboli e mal co
stituite, le quali non. raggiungono che in assai piccol numero gii anni della pu
bert e divenlano, per lo Slato, un peso senza compenso. "*".'"',.
lo lo ripelo, sarebbe un calcolo altrettanto falso che inumano il cercare di
circondarsi di famiglie indigenti e di stimolare con questa scopo la popolazione.
I soccorsi che la carit pubblica o privata non potr mai dispensarsi di ammi
nistrare sotto una forma e sotto un nome qualunque , Je perdite che cagiona la
nascita di un gran numero di fanciulli che non arrivano nemmeno alla pubert;
i disordini ed i delitti che genera la miseria, il costo dei mezzi .di sorveglianza-e
di repressione, l' inquietudine e i pericoli inseparabili da tale situazione, irrego
lare e minacciosa della societ, possono essi essere compensati dall'economie che
i produttori potranno faresul pagamento dei salrii propriamente detti? .
Del resto , Signori, non lasciamoci indurre in errore da apparenze fallaci.
Volgendo" gli occhi sopra una popolazione, vi- riconoscete voi un gran numero di
fanciulli sparuti, di donne avvizzite prima del tempo, d'uomini frollati, malgrado
la loro giovent, pochi o nessuni vecchi? Qualunque ne siano le cause, lo
stato di tale popolazione tristo, e se- esistono quadri statistici un poco esalti,
vi troverete elle la. vita probabile e la vita media vi^sono di una spaventevole
brevit: Noi- chiamiamo vita probabile l'et alla quale la met del fanciulli nati
nella stessa epoca ha cessato di vivere, e vita media l'eia che si trova dividendo
pel numero dei morti la somma degli anni che essi hanno vissuto.
Se, al contrario, voi riconoscete uaa popolazione vegeta e robusta, dei fanciulli
e dei vecchi in numero proporzionato, qualunque cosa vi si dica, non prestate fa
cilmente fede ai lamenti che si alzeranno intorno a voi sulla miseria del paese
e sui patimenti delle classi povere. fc possibile che i mezzi di sussistenza arrivino
loro in modo irregolare e spiacevole, ma certo, che loro non. mancano. Cos in -
Inghilterra, prima che l'amministrazione della lassa dei poveri fosse riformata,
si moveva lamento dell'eccesso della popolazione, dell' insufficienza dei salarli.
La popolazione, ci non ostante, era visibilmente prospera ed in condizioni igie
niche degne d'invidia ; .e quando il nuovo sistema stato posto in vigore, si
veduto in pi di un luogo la popolazione mendica assorbita senza ingombro dal
170 p; rossi. "
lavoro regolare. Vi era anche qualche, cosa di pi che un soverchio di popola
zione, vi era- un cattiva impiego della carit pubblica e vi erano abitudini de
plorabili. . "
La somma della mortalit, la durata dlia vita probabile e quella della vita
media, non per le classi agiate soltanto , nemmeno per la popolazione presa in
massa, ma per le classi laboriose, tali sono, Signori, i dati che pi importa ve
rificare allorch si voglia assicurarsi dei rapporti della popolazione collo stato
economico del paese. .
Terminando questi studii, ancora molto incompleti , ben lo conosco, sopra
una questione cos importante, sono fortunato di potere aggiungere che l'anda
mento della popolazione francese, merc i progressi della prosperit, generale e
l'influenza delle nostre istituzioni, sociali e pubbliche', diventa di giorno in giorno
pi felice e pi regolare. Gi in parecchi dipartimenti, in particolare in quelli
della Normandia , la popolazione non si accresce se non eoa grande e saggia
lentezza, e la popolazione della Francia intiera non potrebbe raddoppiare, se
guendo il suo andamento attuale, che dopo centotrenta anni. Ci corre molto da
questo ai venticinque anni dell'America del Norte. Altronde, Signori, la cifra delle
nascite e quella delle morti si sono sensibilmente migliorate: non muore oggid
in Francia che una persona su quaranta; appena trent'anni addietro, ne moriva
ancora una su trentacinque/(l)., i
Non si tratta per la Francia se non di perseverare in queste fortunate vie, e
di adoperarsi a fare partecipare tutte le parti dell'impero ai benefici i dei quali
godono gi le popolazioni laboriose e prudenti di quei dipartimnti i quali si
sono posti alla testa della civilt francese.
; SECONDO SEMESTRE.
LEZIONE PRIMA. )
Della terra -considerata come strumento -di produzione. Necessit della propriet
individuale. Metodo da seguire nell'esame delle questioni che presenta l'im
piego della terra come- strumento di pcoduzione. Del prodotto lordo e del pro
dotto netlo. Il prodotto netto della terra e l'affitto non sono sempre uoa sola
e medesima cosa. L'azione del lavor e quella, del capitale non mutano natura
allorch si applicano alla coltivazione della terra- piuttosto chea qualunque altra
, intrapresa. Solamente bisogna distinguere il prodotto netto territoriale ed il
prodotto netto industriale: Per una nazione, -come per un indivduo, il pro
dotto netto non la' medesima cosa che il suo prodotto lordo o totale. L'in
dustria agricola nell'interesse della ricchezza nazionale 'deve- cercare il prodotto
nello. " ' - - -
Signori , \
Dopo avere nel primo semestre trattato alcune delle questioni che l'economia
politica, presenta relativamente all'uno degli strumenti della produzione, il lavoro,
noi ei rivolgeremo ora alle questioni anche pi gravi, che si rannodano air im
piego di' un altro strumento produttore il quale la terra. Passeremo poscia alle
questioni non meno importanti e non meno complicate che concernono il capitale.
Questi tre studii separati vi metteranno in grado di apprezzare l'azione del tutto,
il concorso dei tre strumenti nell'opera della produzione.
Degli agenti naturali compresi sotto il nome di terra, quello che attira pi
particolarmente l' attenzione dell'economista il suolo. 11 suolo si trova ordina
riamente allo stato di propriet individuale; questo uno dei tratti caratteristici
d'ogni societ incivilita. La storia c'insegna che l'appropriazione della terra non
ignota che alle popolazioni selvagge ed alle trib nomadi. Dimore Asse, appro
priazione del suolo e societ regolare: sono queste tre idee che non sono mai
state separate nella mente dell'uomo, tre fatti che la storia ci presenta sempre
riuniti. - '.:' : ':'-.'
Frattanto non v'ha uno di noi il quale non sappia come pi di una volta sia
sorta opposizione contro l'appropriazione della trra; come questo fatto sia stato
considerato un abuso, non meno nocivo all'umanit sotto i rapporti morali che
sotto i rapporti economici. . '. \ . , '."
Certamente, noi saremmo qui tutto disposti a difendere , colla pi profonda
convinzione, l'istituzione della propriet territoriale ; ma quand'anche consentis
simo a non riguardarla che sotto il punto <fi visla economico, potremmo noi,
di buona fede, mettere' la questine della propriet individuale del suolo nel no
vero delle controversie positive? Chi non sa che la produzione territoriale sarebbe
174 P. BOSSI. , '
deplorabile situazione di quel paese; poich il suo lavoro, il suo capitale, l'istru
zione e la previdenza che possono, pi di qualsivoglia legge, far risplendere per
l'Irlanda l'aurora di un migliore avvenire.
Ma non vogliamo arrestarci davantggio su questo punto. Da un Iato , il
principio della popolazione vi gi stato disvolto , almeno me ne lusingo., con
abbastanza particolarit, perch vi sia facile di farne da voi medesimi l'appli
cazione all'ipotesi .della quale si tratta: dall'altro lato , ci rimangono a trattare
troppe questioni importanti ed utili perch noi fissiamo a lungo la vostra atten
zione sopra dei sistemi, i quali riprodotti in tutte le epoche della filosofia , mai
non usciranno ci non ostante dal dominio della speculazione: e molto fortuna
tamente , signori; poich non potrebbero effettuarsi se non riconducendoci alla
barbarie o sotto up dispotismo orientale che ne sarebbe il precursore.
Ma se il principio della propriet individuale del suolo incontestabile, vuol
questo forse dire, che il fatto dell'appropriazione possa essere abbandonato ai ca
pricci illimitati dell'uomo, e che su questo punto la libert individuale possa es
sre assoluta, illimitata ? ' .
No, signori ; avviene dell'appropriazione del suolo come di tutte le manife
stazioni della libert umana, che si riferiscono all'ordine sociale. Il fatto indivi
duale debb'essere contenuto dalla potenza pubblica e dalla legge positiva nei
limiti del diritto e della ragione. , -
Qui pi che altrove si mostra in tutta la sua luce la distinzione fra l'econo
mia politica speculativa e l'economia politica applicata, e pi ancora, fra le esi
genze dell'economia sociale e quelle della morale e della politica.
Quindi noi slam ben lontani dal voler riguardare sotto tutti i suoi aspetti la
questione della propriet territoriale , questione immensa la quale ha occupato
essa sola una gran parte del dominio della legislazione. Aprite tutti i codici , e
non tarderete a convincervi come i legislatori sieno stati costantemente preoccu
pati di questo pensiero : quali sono le regole che debbonsi preferire relativamente
all'acquisizione, alla distribuzione, alla trasmissione, alla guarentigia, all'impiego
della propriet territoriale? Vi riuscir anzi evidente che il nostro legislatore
stato troppo esclusivamente dominato datale preoccupazione della sua mente,' e
che, sotto l'impero di antiche idee & di vecchie abitudini, egli ha dato al suolo,
comparativamente alla propriet mobiliare, un'importanza esagerata, e che non
pi compatibile coi nostri costumi e collo sviluppo , quale oggi si opera , della
ricchezza nazionale. ' .-."'.
Checch ne sia, indicando sempre, a misura che le incontreremo , le que
stioni morali e politiche alle quali qualunque sistema di propriet territoriale d
origine, noi dobbiamo studiarci di restringerci dentro la questione economica; e,
prima di tutto, sotto il punto di vista della produzione, che noi qui dobbiamo
studiare il fatto dell'appropriazione individuale del suolo. .
Ci posto, non possiamo esitare circa il metodo che dobbiamo seguire. A pri
ma giunta si potrebbe credere che l'ordine logico delle idee ci comandi di studiare,
in primo luogo, le questioni pi importanti sulla distribuzione e. la trasmissione
Iella propriet territoriale, per quindi passare alle questioni relative all'impiego
di questo strumento produttore. Si coltivano, si dir, si danno ad affitto le terre
che si possedono; si fa uso dello strurtento che si ha in suo potere: prima dun
que di pensare alla coltura del suolo bisogna trattare della sua distribuzione.
176 '. - p. rossi. ... .' ,
Ma l'economista annetterebbe egli qualche importanza alla distribuzione, del
suolo, se questa distribuzione, qualunque si fosse, non esercitasse alcuna influenza
sul prodotto? No certamente. Frattanto, pel moralista e per l'uomo di Stato, sa
rebbero sempre, gravi e belle questioni quelle di ricercare se il suolo sar uda pro
priet ereditaria o vitalizia; se la facolt di testare sar o no rinchiusa dentro
stretti limili ; se le sostituzioni saranno vietate; se vi saranno maggioraschi ed
altre istituzioni analoghe. .'.,'*- ... ...,_ .
Quindi, per citare un esempio, l'uomo di Slato trova, nella grande propriet
fidecommissaria e nella piccola-propriet libera , il fondamento di.due sistemi
politici affatto diversi; Ci essendo, poco gl'importano il prodotto lordo ed H
prodotto netto di tali due sistemi. di propriet. Ci che egli yede prima di tutto
, da un lato, l'aristocrazia, dall'altro, la democrazia. Tanto meglio, se dna volta
stabilito uno di codesti sistemi, sene ottengano net tempo stesso ricchi prodotti
agricoli.. . . . '*.' ' . , . .
L'economista , al contrario j collocato in un altro punto di vista, domanda
se, fra i diversi. sistemi di propriet territoriale, ve n'abbia che mettano osta
colo al migliore impiego di questo strumento. Se la risposta fosse negativa,
tutte le questioni relative alla distribuzione del suolo uscirebbero dai dominio
delle scienze economiche. S la risposta affermativa,, l'economista ha pur esso,
il diritto d'ibteryenire nell'esame di tali questioni, di mettere nella bilancia i
risultati economici dell'uno, e dell'altro sistema. Ora questi risultati, l'economista
non pucons'cerli se non conoscale condizioni dell'impiego pi utfle'della'terra;
noi dobbiamo dunque cominciare dallo studio di queste condizioni. ....'-'
V'ha di pi; prima di ricercare quali sieno le condizini dell'impiego pi
utile del suolo, vi sono alcuni punti preliminari da chiarire, yl sono dei termini
dei quali importa fissare il senso. Questo primo lavoro non vi sembrer mica una
digressione, rammentandovi le questioni' che si sono elevate in propostodel pro
dott della terr*a, del prodotto lordo .e del prodotto netto. Come 'potremmo noi
conoscere le condizioni dell'impiego pi produttivo del suolo, se non avessimo
un'idea del prodotto che bisogna cercare di ottenerne? . ' *
' Entro in materia. '." t. *-,.. .''. *...- -
La terra non rilascia tutto, il prodotto del quale . suscettiva se non sotto
l'azione del lavoro e del capitale. I suoi prodotti spontanei, naturali,, sono senza
importanza-, paragonati ai tesori che un lavoro bile ed un capitale sufficiente
possono strapparle; perci non che un modo di dire, il quale disgraziatamente
ha. dato lnogo a pi di un errore, quello di chiamare tutti i prodotti dell' indu
stria agricqla prodotti della terra. Il lavoro ed il capitale possono pretenderne la
parte loro, essendovi ugualmente- neoessaria'la loro azione; sfilarli .prodotti sono
il risultato dei tre strumenti della produzione. ' -
IT capitale si applica all'Industria agricola sotto forme molto diverse; s'incor
pora, per cos dire, aria terra, in modo pi o meno permanente, sotto forma di
concimi, di livellamenti, di eanali, di fessali, di chiuse, di fabbricati rurali, di
piantagioni ; vi si attacca sotto forma di strumenti: aratorii, di macchine, di be
stiami, di riserve per le. sementi, e cos via discorrendo. '
In quanto al lavoro, chi non sa che al travaglio muscolare bisogna aggiun
gere il lavoro intellettuale, che l'attivit manuale debb'essere diretta dall'osser
vazione, dalla scienza? -. *. . -" \- . .'
PRODOTTO NETTO DhLLA TERRA. LEZ. 1. 177
ODdech la maggior parte dei prodotti agricoli non ottenuta che per mezzo
di sacrificii e dj consumazioni d'ogni Datura. Prima di pensare a nessun profitto,
a nessun accrescimento di capitale, a nessun aumento della ricchezza nazionale,
d'uopo prelevare sul prodotto tutto quello che si anticipato, speso, consumato
per ottenerlo: se non si ritirassero dalla terra che dei valori uguali ai valori
consumati, vi avrebbe consumazione di ricchezza, ma nessun accrescimento.
Quello che resta del prodotto, dopb che le anticipazioni coi loro profitti or-
dinari siefio rimborsate, quello che si deve chiamare il prodotto netto della
terra. Ir prodotto lordo il p'rodotto totale, l'insieme di tutte le cose utili che la
coltivazione procura. / ;
11 prodotto netto dnque una porzione pi o meno considerabile del pro
dotto totale. . .-. . .
Il prodotto netto pu essere nullo: jn questo caso, non vi ha n rendita pel
proprietario, n accrescimento, proveniente dlia terra, nella ricchezza nazionale.
Il prodotto netto pu anche non bastare al rimborso delle anticipazioni coi
loro profitti usuali ; vi. allora, al tempo stesso, perdila per l'imprenditore, ed
una partita passiva da inscrivere nel bilancio generale della ricchezza pubblica.
Queste diverse proposizioni non hanno bisogno di essere dimostrate: le sono,
mi sembra, evidenti per se stesse. . . ,
Del resto, quello che noi dicevamo della terra ugualmente, vero di tutte le
forze produttive; esse ci danno tutte, almeno possono darci tutte un prodotto
netto.' ' .:" ''..*.._ i - ,
Era, voi Io sapete, o signori, l'errore dei Fisiocrati immaginare che non vi
fosse altro prodotto netto che quello della trra ; che gli uomini, dedicati a qual- '
sivglia altra industria fuori dell industria agricola, non facessero che riprodurre
quello che hanno consumato durante l'operazione: tale sistema '. stato le mille
volte confutato. Sarebbe inutile di affaticarsi in lunghi discorsi per confutarlo
nuvamentei. . , . ., .."'. ,
Ouello che non si fatto sufficientemente notare, si che il principio dei Fi
siocrati derivava in parte dlie false nozioni che eglino si erano formate dell'af
fitto edella sua origine. . ' . . -,-. .- .
Se la rendita territoriale, invece di non. ssere che l'effetto del prezzo dei ce
reali, ne fosse la causa; se 'essa entrasse, come elemento costitutivo, nel prezzo
naturale dei prodotti del suolo, e si dovesse copiarla co^ nelle spese di produ
zione, sarebbe buona logica conchiuderne che dove non c' rendita territoriale,
lungi dairesservi un profitto, non vi che perditi!, non potendo il prodotto ot
tenere sul mercato nemmeno- jl prezzo necessario, un prezzo uguale alle sue spese
di produzione. . '. . J : '
Non senza qualche ragione adunque noi abbiamo creduto d'insistere, forse-
in po' lungamente, sulla teoria della rendita territoriale. J
Noi siamo stati pi di una volta sorpresi dell'imbarazzo di discussione che
provavano parecchi' discepoli di Adamo Smith confutando il teorema fondamen
tale dei Fisiocrati. Essi hanno impiegato contro i loro avversarli tali dardi che
sovente ferivano la mano che gli aveva lanciali.
Quei discepoli di Smith sembrano confondere, come quelli di Qaesnayr il
prodotta netto e l'affitto, al punto. di credere che il prodotto netto sia sempre una
Etonom. Tomo IX. 12. -
178 p. rossi.
causa necessaria di affitto , e che in conseguenza non vi sia mai prodotto netto
quando la terra non d un fitto al suo proprietario. Noi siamo costretti di dirlo,
signori : tutto questo non mica perfettamente esatto.
Senza dubbio le analogie, sono- grandi fra il prodotto netto e la Vendita del
proprietario. La coincidenza del prodotto netto della terra colla rendita, ilpunto
verso il quale converge sempre, nell'immensa variet dei suoi fatti, la produzine
agricola, a misura che t popolazione aumenta e che lo stato sociale si sviluppa;
come in mezzo delle mille vicissitudini del mercato il prezzo venale delle derrate
tende sempre a confondersi col loro prezzo naturale, in altri termini, come il va
lore di cambio tende sempre a pareggiare le spese di produzione. Ma nella stessa
guisa, che si avrebbe torto, ci non ostante, d confondere in una maniera. as
soluta il costo di un prodotto col suo yalpre effettivo nel cambio , nella stessa
guisa si corre incontro agli errori pi gravi, pigliando il prodotto netto della
terra come l'espressione rigorosa della rendita , ed applicando senza discerni
mento all'uno tutto quello che la scienza insegna dell'altro. ''
Spieghiamo pi chiaramente il nostro pensiero.
Supponete un paese nuovo, fertilissimo, occupato da una popolazione ancora
poco numerosa, ma intelligente, attiva, provveduta di un certo capitale; il pro
dotto delle terre coltivate sar molto considerevole, e3So ecceder tutto quel ca
pitale e quel lavoro che bisogna consumare per attenerlo. Gl'imprenditori so
prattutto se non manchino di Bbocchi al di fupri,.potrunno per un' certo tempo ,
ottenere un profitt superiore a quello che potessero, col medesimo capitale, ri
tirare da un'altra intrapresa. , d'uopo, per questo, supporre che la concorrenza
dei capitali non abbia ancora potuto svilupparsi nel paese, e che non abbiasi an
cora coltivato che una porzione delle terre di prima qualit. "
'. Ma. quale sar la rendita del proprietario? Qui, Signori, slate bene, attenti
alia connesit delle idee. 11 proprietario, sul conto del quale la scinza v'inter
roga, non gi un essere misto. Egli non lavora, egli non sorveglia, e non
egli medesimo che anticipa i capitali necessari! alla coltura del suo territorio. Se
lo supponete ad un tempo proprietario e capitalista, proprietario e lavoratore, egli
ricaver senza dubbia un reddito dalla coltivazione della sua terra; ma quello
non la rendita; il crederlo sarebbe, una strana confusione d'idee.
Figuratevi dunque iin proprietario il quale , standosi colle mani sotto le
ascelle, non volesse altro fastidio che quello di consegnare la propria terra ad
un Imprenditore, e riscuoterne il fitto. Che cosa riscuoter egli ? Voi- hj sapete ,
Signori, questo dio d'Epicuro , se non avesse altri redditi morirebbe probabil
mente di fame. Nell'ipotesi, la rendita sarebbe nulla o quasi nuHa. Ciche, in un
paese altrimenti postituito , servirebbe a pagare l'affitto rimarr per intiero,
quasi per intiero, al coltivatore ed al capitalista. 11 proprietario, per farsi un red
dito, dovr mettere egli medesimo la mano all'opera e farsi imprenditore.
Frattanto si pu egli conchiuderne che il prodotto nello noti ecceder tutte
le anticipazioni di capitale di lavoro fatte per, ottenerlo; che rton vi sar un
prodotto netto della terra? Questa conchiusione non sarebbe legittima se non
quando ci collocassimo ad un punto di vista affatto particolare, definendo il pro
dotto netto della terra non come noi lo abbiamo definito, l'eccedenza del prodotto
sulle anticipazioni, compresovi i profitti alla misura comune, ma il reddito pi o
men considerevole, che ri proprietario pu ricavare dalla suai
PRODOTTO NETTO DFLLA TERRA. LEZ. I. 179
E vedete le strane conseguenze alle qnali si sarebbe necessariamente trasci
nati da un abuso di parole. *.". '> ,
Il paese sarebbe ricchissimo di cose eminentemente utili , e lo si qualifiche
rebbe di povero. La popolazione, almeno tutti coloro che avessero un capitale da
far fruttare-, un'intelligenza e delle braccia per lavorare^ sarebbero , gli uni nel
l'agitazione, gli altri sulla via dall'opulenza, essendo elevati i slarii, e parimenti
i profitti e la vita a buon mercato , e si dovrebbe dire che codesto popolo non
avanza in ricchezza ed in benessere , che -l'opera della produzione agricola non
gli lascia nessun'eccedenza in capo all'anno ! , .
Il prodotto netto mancherebbe, secondo i principi) di questo sistema, nei due
casi diametralmente opposti , allorch vi. fosse relativamente alla popolazione,
sovrabbondanza di terre fertili, ed in conseguenza, ricchezza , benessere , pro
gresso, ed allorch, essendo obbligato, per vivere, di coltivare un paese montuoso,
sterile, che rendesse appena eli che coprire le spese di produzione, non vi sarebbe
che povert, senza. nessdna speranza di progresso. Bizzarra conseguenza, la quale
sparisce all'istante medesimo, distinguendo il prodotto netto dall'affitto della terra.
Nel primo caso, vi sarebbe prodotto. netto senza afftto*;. l'uno e l'altro manche
rebbero nel secondo.
Diciamolo dunque: era un doppio errore immaginare che non vi sia altro
prodotto netto che il rddito del proprietario fondiario, e che non si ottenga, pro
dotto netto se non dalla terra.
La Provvidenza ha 'trattato l'uomo con. maggiore generosit; essa non ha
colpito di Sterilit il lavoro e l'industria. La potenza di riprodurre, non gi pi
materia, ma pi valori, .pi cose utili che l'uomo obbligato di consumare per
e durante la produzione, non esiste gi solamente nella terra e nel lavoro
agricolo. '- . ' .
L'azione che il lavoro ed il capitale esercitano applicandosi al suolo, la eser
citano ugualmente allonch cercano di trarre partito dalle altre forze naturali ,
dall'aria,, dal sole , dall' acqua., dagli agenti chimici 'e 'dalle propriet della
materia. '.
Singolare idea in vero quella di volere distinguere' fra il lavoro che traccia
un solco e quello che scolpisce un masso di marmo ; fra quello che sollecita le
affinit -chimiche nel serio' della terr, e quello che le sollecita in un mono vasto
laboratorio; fra colui die trasforma delle sementi, degli ingrassi ed altre sostanze
per farne del grano, e colui che mescola del carbone, dello zolfo, e del nitro per
farne polvere da sparo, o che trasforma del cotone, della lana, della seta, delle
corteeeie, del. pelo, del crino, ohe so io? per farne delle stoffe.
La natura, si dice, aiuta il primo; essa gli presta la sua potenza. Essa rifiuta
dunque- ogni soccorso al secondo! essa non lo aiuta dunque per nulla 1 .
Ma chi ci d il gaz, il calorico, la luce, le affinit chimiche, tutte quelle forze
insomma che ci sono indispensabili? d'uopo forse essere 'un grande fisico, uu
chimico consumato per comprendere che nessuna produzione possibile senza
un certo concorso di agenti naturali ?
un grande mistero, si dir, una potenza occulta, propria* speciale quella
che, da un granello di frumento posto in seno alla terra, ci fa nascere una spiga.
Senza dubbio ; ma quella che di' un .acido e di un alcali mescolati forma un sale,
quella che incorpora un liquido colorato a certe stoffe, dessa pi comprensibile
180 '. ; . P. BOSSI. , '.
o meno maraviglipsa? Voi la'ehiarnate affinit, benissimo; come l'altra 9i chiama
vegetazione; due parole per esprimere due fatti generali che l'osservazione ci ha
rivelati e che la scienza non ci spiega. - ' . ,
Sono, vero, delle forze, degli agenti naturali, compresi sotto il' nome di
terra, che producono, secondati dal lavoro, il frumnto, la canapa, il riso; ma
non sono ugualmente forze ed agenti .naturali quelle che vengono in soccofso a
tutte le industrie, anche a quelle che, in apparenza, sono le meno produttive ,
per esempio, all'industria dei trasporti? Non vi ha navigazione senza venti o va
pore e senza materie meno pesanti che l'acqua. '' '...''
Gli agenti naturali intervengono sempre e dappertutto; perch la forza mu
scolare dell'uomo, lasciando da parte ogni educazione^ essa medesima una forza
naturale come quella del cavallo,' e l'acqua che feconda i nostri campi non
altro che quella la quale imbianchisce le nostre tele, e porta le nostre navi.
un terzo errore il confondere- il prodotto 'netto coll'eccedenza di come-
stibili che la terra lascia dopo aver somministrato ai coltivatori gli alimenti ne
cessaria Si grida: che cosa diventerebbe il resto della popolazione senza quell'ec
cedenza di nudrimento, senza quel prodotto netto ehe i. proprietari del suolo le
distribuiscono in cambio dei suoi danari? certo che il resto della popolazione
morirebbe di fame. ugualmente certo che, se i fabbricanti di cappelli non ne
producessero che il numero necessario -per se medesimi e per le loro famiglie., i
coltivatori sarebbero obbligati d farne di meno, la qual cosa, ne convengo ,
pi facile che far di meno di pane e di carne. . . '
Ma siccome pu accadere che un fabbricante venda dei- cappellj, beqch dis
graziatamente per lui, il prezzo dei suoi prodotti non lb rimborsi delle.sue an
ticipazioni, cos medesimamente pu darsi che i coltivatori vendano del frumento,
quantunque la coltivazione della terra non dia loro, nessun profitto.
In questi casi, non vi sarebbe prodotto netto n pel coltivatore, n pel fab
bricante. 11 prodotto lordo non far che riprodurre in parte i valori consumati
neH'opera della produzine. , . .' ,"" . "
Allorch, al contrario, una volta ricuperati codesti valri, rimanga un valore
di sovrappi, vi ha prodotto netto, poco- importa che il produttore sia un colti
vatore o un fabbricante; che quell'eccedenza servasi bisogni di prima necessit
od a bisogni secondarli; phe'essa copra le nostre mense od abbellisca le nostre
abitazioni. ' *,
Perch, dopo aver coltivato le terre di prima qualit, si coltivano pur anche
quelle di seconda o di terza qualit?Perch i valori che se ne ricavano eccedono
quelli che vi- si consumano. Perch vedjam noi numerosi manifattori lanciarsi in
una carriera gi aperta, ad onta che le. circostanze sieno. loro mqho favorevoli di
quello che lo fossero al primcfimpreoditore? Esattamente per la medesima ra
gione; si producono pi valori di quanto- se. ne consumino, e questoin misura
sufficiente per istimolare lo spirita d'intrapresa e fare preferire le speranze della
produzione ai godimenti del riposo e dlia consumazione immediata..
In ultima analisi, e voi l'avete senza dubbio gi notatoci Fisiocrati,.dopo avere
sufficientemente osservato certi fatti particolari non hanpo .compreso come si do*
vesse dire di tutte le forze produttive e di tutte le cose utili all'uomo ci che essi
hanno detto della terra e delle derrate che questa cr somministra. Cos Galvani
osservando le commozioni di una ranocchia sotto l'aziote di due metalli, scopr ci
PRODOTTO NETTO DELLA TtRRA. LE. I. 181
che i sho discepoli hanno ostinatamente chiamato J'elettricit animale. La gene
ralizzazione di questo fatto, d'altronde cos importante, la gloria di Volta. Il gal
vanismo, proprfamente. detto, non pi che un brillante paragrafo della storia
delle scienze naturali.
Siamo giusti nondimeno, et anche ristabilendo la verit, noi potremo forse
fare un passo di pi nell'analisi di queste materie complicate e dare al linguaggio
economico maggior precisione e chiarezza.
I Fisiocrati non hanno mica creato il loro sistema sotto l'impero di una vana
illusione. Ci che ha indotto in errore quegli intelletti eminenti non era mica
una pura chimera, ma una realit la quale, ben compresa, ben considerata, gli
avrebbe messi in. possesso 'delle belle dottrine che pi tardi hanno fatto la gloria
di Smith, di West, di Malthus, di Ricardo. I Fisiocrati hanno, per cos dire, messo
il piede sulla soglia del tempio, e, dopo aver gettato uno sguardo ardito ma fug
gitivo nell'interno, hanno abbandonato al mondo le loro troppo rapide esplora
zioni, come "queste fossero l'espressione completa della verit.
Vi sobo senza dubbio fra la produzione agricola e le altre produzioni non po
che rassomiglianze^ noi le abbiamo ora indicate. Ma forse meno vero che ac
canto a colali rassomiglianze esistono dissomiglianze profonde che l'analisi non
deve trascurare?
Mentre nelle altre produzioni, il suolo non che un mezzo d' importanza se
condaria, esso rappresenta, nella produzione agricola, una parte principale, e vi
sviluppa tutte le sue qualit di agente naturale, limitato, approprialo, disu
gualmente produttivo, e che pu solo somministrare le derrate indispensabili
al mantenimento ed all'accrescimento della popolazione. Quando si studia il
fatto della produzione delle tele, dei panni, dei cristalli , si pu non tenere un
conto. a parte del suolo occupato da queste industrie; si pu dire che i prodotti
sono ottenuti coll'aiuto di due strumenti produttori, il capitale ed il lavoro; si
pu comprendere il suolo nel capitale che si chiama fisso o impegnato. La pro
duzione agricola, al contrario, l'opera di tre strumenti ben distinti, "ed il con
corso della terra vi diventa una causa di fenomeni e di risultati econmici i
pi complicati ed i pi gravi.
Spetta ai Fisiocrati l'onore di avere discernuta codesta dissomiglianza fra la
produzione agricola e ie altre produzioni , e di avere compreso che dovevano ri
sonarne grandi effetti. Questi effetti sono stati pi tardi compendiati nella teoria
della rendita; i Fisiocrati avevano tentato- di compendiarli nella loro teoria del
prodotto netto: Si sono ingannati. Ma forse si avrebbe, da una parte e dall'altra,
recato maggiore chiarezza in queste materie* ed evitato numerose logomachie, se
si avesse riconosciuto, che il prodotto netto un'eccedenza la quale si pu ritro
vare, non solamente in qualunque industria presa nel suo tutto, ma in qualun
que applicazione isolatamente considerata di uno dei tre strumenti produttori. In
altri termini, se da un lato vi ha prodotto netto anche nella produzione mani-
fattrice e commerciale, dall'altro ugualmente vero ,che, in qualunque produ
zione, il prodotto netto pu, secondo le circostanze, suddividersi, mediante l'ana
lisi, in altrettanti profitti, uguali o disuguali, quante sono le forze impiegate e
gli strumnti produttori. ' -
Ondech, nella produzione agricola, il lavoro, il capitale e la terra possono
dare ciascuno un profitto, con questa differenza che, se il lavoro ed il capitale
182 " p. ossr.
non ne danno, invece di un accrescimento di ricchezza pu esservi perdita, de
ficit, mentre che se la terra sola non d un proftto, non vi per perdita posi
tiva, il suolo rimane quello. che era, e tutto succede come se- non. vi fosse stato
nella coltivazione che il concorso di due strumenti produttori. E siccome im
porta qui poco d distinguere fra il lavro ed il Capitale, fra il prodotto nett
dell'uno ed.il prodotto netto dell'altro, si pu, riunendoli sotto, una sola deno
minazione, dire che l'industria agricola si distingue da tutte f altre in questo,
che essa pu dare ad un tempo un prodotto netto territoriale ed un prodotto
netto industriale, mentre gi altri non ne danno che un solo.
Il prodotto netto territoriale, allorch un certo prezzo deioereali si combina
colla natura del suolo o coll'azione decrescente, dei capitali che. vi sj applicano,
si separa dal prodotto netto industriale e forma, sotto il nome di rendila o di af
fitto, la retribuzione del proprietario del suolo. Quando codesta combinazione noa
ha luogo, o non vi ha prodotto netto territoriale, o questo si mescola al prodotto
netto industriale ed accresce momentaneamente i profitti dei primi imprenditori.
Questo accrescimento sparisce, sia quando, conducendo la concorrenza nuovi ca
pitali verso l'agricoltura, la coltivazione di nuove terre, ugualmente di prima
qualit, abbassa il prezzo del frumnto sul mercato; sia, ci che pi ordinario,
quando una pi viva richiesta di materie alimentari aumentarido, al contrario ,
il prezzo del frumento, i capitali si applicano anche a 'coltivazioni pi costose' e
sono costretti di contentarsi di profitti meno considerevoli. Pu allora succedere
un effetto in apparenza singolare; cio che'i primi imprenditori perdano invece
di guadagnare col rialzamento dei prezzi. Il prodotto netto agricolo, sempre pi
considerabile^ uscir dalle loro mani per entrare in quelle dei proprietari!, men
tre, quando una porzione solamente delle terre di prima qualit fosse ridotta a
coltura, sarebbe possibile che, almeno per un certo tempo, oltre al profitto or
dinario delle loro anticipazioni, vi fosse un prodotto netto agricolo che rimanesse
confuso col prodotto netto industriale, e non entrasse, sotto il nome di rendita o
di affitto, nella cassa del padrone del suolo. , - ".
Noi qui non faremo maggiori parole su queste belle ed importanti quistioni.
Il loro complto svolgimento non pu aver luogo se non trattando ex-professo
della distribuzione della ricchezza. - ' .
Mi prem di arrivare alle altre quistioni preliminari che noi dobbiamo ceiv
care di risolvere per poi giungere senza impaccio allo scopo cui nei vogliamo
sforzarci. di. pervenire. . v. '. " . .
La nozione del, prodotto netto, per quanto apparisca semplice e facile a com
prendere, non stata una causa di errori splamente pei Fisiocrati;' vi sono altri
economisti i quali avendo perduto di vista la vera natura del prodotto netto ed
il carattere essenziale , unico, che 1q distingue dal prodotto lordo, sono ugual
mente arrivati a consegunze smentite dai fatti ed hanno proclamato dottrine che
* la ragine non potrebbe accettare.
Apriamo, fra gli altri, \ libri del propagatore pi eminente delle dottrine di
Smith in Francia, di G. B. Say; sonori errori degli uomini celebri quelli che
importa sempre d'indicare; tali leggiere macchie nulla tolgono alla Joro. rino
manza, mentre l'autorit del loro nome potrebbe farli passare inosservati e get
tare in false vie i loro discepoli. /
Say ha pi di una volta ripetuto , con una specie di compiacenza, questa
PRODOTTO NETTO DELLA TERRA. LEZ. I. 183
proposizione, che per una nazione, il suo prodotto netto precisamente la me
desima cosa che il suo prodotto lordo o totale . {Note a Siorch; Corso com
puto di Economia politica, 5a parte, cap. 3 ed altrove).
Certamente, signori, se csi fosse, noi saremmo ogni giorno testimonii di un
grande miracolo; l'assioma ex niltilo nihil non sarebbe pi vero per l'uomo,
nazione, o individuo, poco importa! Difatti, perch il prodotto ntto fosse uguale
per la societ al prodotto lordo o totale, sarebbe d'uopo che il prodotto nazionale
fosse ottenuto senza anticipazioni n consumazione di sorta. i
Quando io, imprenditore d'industria, compero il servigio di un operaio,
non computo il suo salario nel prodotto netto della mia intrapresa; al con-
Icario, ne lo deduco; ma l'operaio lo computa nel suo prodotto netto . Evi
dentemente se l'operaio compula cos, egli ha torto e computa malissimo. Per
rendersi abile' al lavoro che voi gli Chiedete, l'operaio ha probabilmente pagato
un ammaestramento; altronde, lavorando, ha logorato le sue vesti, i suoi uten
sili e forse pur anche le .sue forze che sono il suo capitale , molto pi di quello
che avrebbe fatto riposandosi e dandosi buon tempo; in una parola, l'operaio
pure ha fatto le sue anticipazioni, una consumazione della quale deve rimbor
sarsi; il sovrappi solamente un proOtto netto-, l'opinione contraria sarebbe ',
funesta agli operai-,.essa incoraggierebbe l'imprenditore a diminuire il loro salario
e gli operai a spenderlo per intiero come fosse un puro guadagno.
Quando voi oomperate per mille franchi d'olio di colza, fra le altre cose rim
borsate al venditore il valore della semente; ma il valore di quel granello, che
stato decomposto nel seno della terra, pu esso contarsi come profitto netto
per chicchessia al mondo? Certamente, no; un valore consumato, economica
mente parlando distrtto, del quale non si ottiene che l'equivalente. Si dir egli
che, appunto a cagione di questa distruzione, il rimborso prelevato sul prodotto
totale diventa un prodotto netto pel proprietario della semente distrutta e perla
societ , che ritrovano cosi un valore perduto? L'errore sarebbe manifesto. Chi
dice prodotto, netto p lordo, poco -importa, si riferisce ad un certo fatto di pro
duzione considerato nel suo tutto. Si deve, senza dubbio, analizzare qualunque
fatto complesso; ma scinderlo, per trarre da ciascuna parte, isolatamente -consi
derala, delle conseguenze applicabili al tutto, npn sarebbe che un .sofisma. .'
Lassiamo questi particolari. Gli evidente che una nazione non produce se
non alle condizioni medesime che qualunque individuo propriamente deUo. Se
vi ha produzione vera, il prodotto netto non sar mai la medesima cosa che il
prodotto lordo o totale, perch non dato all'uomo di fare qualche cosa dal
nulla. ; '.
La societ pu essere risguardata. come un'aggregazione d'individui , come
un insieme di fatti e" d'interessi individuali, oppure come un essre morale, sui
generis, che -ha la sua vita e le sue forze proprie. Nel primo punto di vista diffi
cile di comprendere come il prodotto sociale potesse essere altra cosa che la
somma dei prodotti individuali; Ora nessun individuo, nemmeno un semplice ope
raio, ha un prodotto ne.tto perfettamente uguale al suo prodotto lordo; dunque
il prodotto netto non pu mai essere, per la societ, uguale al prodotto totale.
Sia il prodotto netto di un individuo qualunque uguale a xy: che cosa occorrer
egli affinch addizionando mille volte, duemila volle xy, si abbia in seguito
^,000 (a;-y)= 2,000 x? Occorrerebbe provare ohe, in tutti i casi y0. Ora y, rap
184 r. rossi.
presentando le spese di produzione,- sempre o quasi sempre, una quantit po
sitiva pi o meno elevata; dunque il, preteso risuUato cosa impossibile.
Si arriva alla stessa conchiusione considerando la societ come una persona
sui generis, come un gran produttore. Non concesso ad essa pi che alfe persone
fisiche di produrre senza l'impiego e senza la trasformazione di un capitale, capi
tale che il prodotto lordo deve ristabilire prima che si pensi al prodotto netto.
Quando la Francia ha raccolto mille ettolitri di frumento, essa ha consumato,
distrutto, cento, duecnto ettolitri, del suo migliore frumento impiegandolo nelle
sementi. Quando le sue navi tornano in porto cariche di merluzzo, d'olio di ba
lena, le recano esse un prodotto netto? Non si deve dunque contare il logora
mento dei bastimenti e delle macchine, la custodia ed il mantenimento dei porti,
delle strade, dei canali, la marina militare necessaria alla protezione del com
mercio, e cos via discorrendo? - . . '..'
La paga dell'ufiziale di marina, dell'ingegnere, del soldato, del marinaio,
il loro reddito . Senza dubbio, ed un reddito dei pi legittimi, pi- legittimo,
come lo proveremo pi innanzi, di quanto sembrino crederlo quegli economisti i
quali si compiacciono di rappresentare qualunque imposta come un male neces
sario, ed i governi come tanti vampiri. Ma questo impedisce forse che v'abbiano
in ogni produzione, individuale o sociale, delle anticipazioni o delle consuma
zioni di capitale, delle ricchezze sottratte ai bisogni della, vita ed impiegate come
strumento produttore? . , --..' \
Quello che deve sembrare singolare, si di trovare questa dottrina nei libri
di quello fra gli economisti che si mostrato il pi severo forse riguardo ai ser
vigli pubblici. A che giova, si potrebbe dirgli, questa severit se qualunque red
dito individuale un prodotto netto per la societ? questa, difatti, la risposta
che ordinariamente fanno, colla loro bizzarra fraseologia, i difensori .delle im
poste esagerate: Questo non fa Che passare da una mano nell'altra; questo fa
^circolare il danaro, questo anima il commercio , ed altri' bei discorsi con
simili.
Ma non vogliamo qui insistere gi lungamente sopra quistioni che poi dob
biamo ritrovare allorch nel prssimo anno tratteremo della distribuzione della
ricchzza, ed in particolare, della valutazione del rddito sociale. Noi vedremo
allora quali sono le conseguenze esatte che s'abbiano a trarre da questo fatto ,
d'altronde tanto importante quanto irrecusabile , che sovente , ed in una certa
misura, quello che spesa di produzione per un produttore, un prodotto per
un altro e per la societ. . '.. - . .
Certamente Say non ignorava i fatti e le osservazioni da noi ora indicate. Si
maravigliava frattanto di vedere questa proposizione che il prodotto lordo della
societ la medesima cosa che il suo prodotto netto, cos generalmente disco
nosciuta. Noi non possiamo attribuire cotale preoccupazione di un Intelletto or
dinariamente cos lucido che al linguaggio troppo astratto e complicato che gli
piaciuto introdurre nella scienza colla sua teoria dei Servigli- produttivi, applicata
non solamente al lavoro propriamente detto, ma alla terra, al capitale, ad ogni
altra cosa. Come voi ben vedete, quello un linguaggio figurato. Le cose sono
utili. Ma l'uomo solo rende dei servigi] perch solo egli comprende, vuole, agi
sce. Le cose non sono che passive. Anche per gli' animali, non- si direbbe senza
iperbole, che ci hanno reso un servigio, se non parlando del cavallo (fi battaglia,
PRODOTTO NETTO DELLA TERRA.. LEZ. 1. 185
del cane di Terr:Nuova o del cane di guardia che ci avessero salvata la vita ;
insomma; di queglraniuiali ja cui intelligenza ed ho quasi detto la personalit, per
un felice sviluppo, ha superato una piccola parte- di quella enorme distanza che
separa il bruto dall'uomo. !'' ;
Il linguaggio figurato- non inutile alla scienza, quando questa sappia ado
perarlo con misura e con discernimento per dare alle verit che insegna pi vita,
pi rilievo, pi colore. Ma ben raro, Signori,' e l'osservazione importante per
la giovent che mi ascota, ben raro che tale linguaggio non sia una causa di
equivoci e di errori, allorch non si lerae di servirsene per riassumere le idee fon
damentali, per fissare i. principi* .della scienza. Mancando di esattezza e di rigore,
esso offre aHora alla mente dei dati mbili ed incerti, dei quali l'immaginazione
s'impadronisce per dominare jl raziocinio ed imporgli dei falsi punti di partenza.
cos" che applicando l'espressione di servigii produttivi a tutti gli strumenti
della produzione, l'idea del capitale e delle cose che la produzione trasforma e
distrugge; stto il punto di vista economico si oscura; che tutto quello che gli
uomini produttri ricevono sembra un reddito, e che si condotto a pensare che
il prodotto lordo di ciascuno di loro una parte integrante del prodotto netto
del paese.
Arrivali a questo punto noi possiamo adesso risolvere una delle quistioni
che pi diviso hanno gli economisti ed accesa la collera dei filantropi.
Non vi nessuno di voi, "forse, che non abbia sentito lo strepilo delle loro
virulenti contese sul prodtto lordo. Gli uni gridano anatema ad ogni coltiva
zione agricola, la quale non- dia un prodotto netto; che giova coltivare un suolo
o impiegare uno strumento di. produzione che nulla lasci al proprietario, che
nulla aggiunga alla sua ricchezza? Gli altri sostengono che se i proprietarii sono
interessali af prodotto nellOj il prodotto lordo quello che nutre i lavoratori ,
che la causa della lord agiatezza e della prosperit del paese.
" Che cosa importa, si dice, il reddito di alquante centinaia di proprietarii,
se i linaiuoli, i mezzadri, gli opranti, in una parola, se una moltitudine di
famiglie trovano nel lavoro dei campi la loro sussistenza- e il loro benessere?'
Che cosa importano al paese lo splendore e la potenza di alquante casate
aristocratiche? Chegl'importano il loro fasto, i loro godimenti raffinati, la loro
sontuosit in equipaggi, in banchetti, in festini, in gni maniera di dispendii?
Ci che esso deve volere soprattutto una popolazione rurale, forte e numerosa,
la quale non manchi mai n-di nutrimento n di lavoro: la qualcosa non si. pu.
ottenere se non aumentando, con tutti i mezzi possibili, il prodotto lordo delle
terre, qualunque ne sia del resto il prodotto netto. ' '' ' '
N qui deve sfuggirvi, o Signori, che stto forme diverse smpre- il mede
simo pensiero quello che si presenta, qul pensiero che agita oggid tante menti,
e che, seguito da tante deduzioni, -ci. farebbe riuscire ad una divisione artificiale
della ricchezza. .- -
Cerchiamo di recare qualche, luce in una questione che lo spirito di sistema
e vane declamazioni hanno tanto offuscata. ,
Tutto dipende dal senso che si attribuisce all'espressione di prodott netto.
Se si confonda il prodotto netto colla, rendita territoriale, col reddito del pro
prietario, se, in conseguenza, il prodotto totale sia riguardato come un prodotto
lordo, che non lasci alcun prodotto netto per nessuno, ogniqualvolta invece di
186 * Rossi.
essere riscosso in parte dal padrone del suolo fosse ripartito per intiero fra l'im
prenditore ed i lavoratori, impossibile ammettere come regola che vi fosse
follia nel coltivare qualunque terra la quale non desse alcun prodotto netto. Io
lo ripeto, nei primordii della coltura americana le terre non vi davano nessuna
o quasi nessuna rendita: si doveva dunque per questo lasciare incolto il suolo,
del Nuovo Mondo, e rinunciare a quell'immensa conquista dell'incivilimento
europeo ? '....-.
Se, al contrario, per prodotto netto s'intenda, come' noi intendiamo, io che
rimane di valori, di cose utili, dopo il rimborso o il ristabilimento di tutto quello
che stato impiegato, di capitale e di lavoro, per Ottenere il prodotto totale, la
questione allora bene piantata, ed allora permesso di domandare, a che giovi
coltivare terre che non lascino alcun prodotto netto; permesso domandare se
sia buona economia sociale non pensare che al prodotto lordo della terra, senza
pigliarsi la pena di sapere se la coltura lasci o no un prodotto netto qualunque,
E in primo luogo, sembra dell'evidenza pi manifesta, che qualunque. intra
presa la quale non procuri nessun prodotto netto, non aumenta per nulla la ric
chezza nazionale. Quale progresso potr esservi se non si fa che ristabilire
ci che stato consumato? Nessuno, difatti, se realmente l'imprenditore avendp
consumato ci che gli necessario per vivere durante la sua intrapresa, si trovi
alla fine col medesimo capitale che da principio; se tutti i lavoratori non ab
biano ritratto dal loro concorso altra retribuzione che la loro propria sussistenza
durante il lavoro ; se tutti, una volta terminata l'opera, sono nella medesima
situazione in cui erano al momento di combaciarla.
Ci non ostante, anche in quest'ipotesi pu darsi che il prodotto non sia
rimasto senza utilit per lo Stato. I coltivatori, se non altro, hanno vissuto del
loro lavoro, sia consumando i loro proprii prodotti, sia cambiandoli con altre
derrate. Se, in mancanza di codesto impiego, essi avessero dovuto rimanere
oziosi, siccome gli uomini non sono n cavalli n bovi, sarebbero stati, in un
modo o in un altro, bene o male nutriti a spese del fondo sociale: dunque
si pu dire che il loro lavoro, per mezzo del prodotto lrdo che ne hanno rica-
' vato , se non ha aumentato il capitale nazionale , almeno ha impedito che
diminuisse. ,- . . . . . . ,' ' . '
Ma che cosa abbiam noi supposto? Che quegli stessi uomini non avessero
assolutamente altro da fare di produttivo e d'utile-, che se non avessero coltivato
un suolo ingrato, o applicato ad una terra fertile" metodi troppo costosi, avrebbero
dovuto perire di miseria o vivere a spese degli altri produttori. Vale a dire, iti
altri trmini, che questo suppone uh paese che le sue istituzioni ed i suoi costumi
abbiano gettato lontano dalle vie naturali dell' economia pubblica. Se non
cosi, simiti coltivazioni non potranno aver luogo: gli uomini possane allora e
sanno applicare i loro capitali e le loro forze a produzioni pi utili.
Del resto voi potete rispondere in modo anche pi chiaro e pi positivo alla
questione di sapere se sia il prodotto lordo o il prodotto netto quello che deb-
basi principalmente ricercare nelle intraprese agricole.
Vogliate solamente rammentarvi gli elementi diversi che l'analisi ci ha fatto
scoprire nel prodotto totale di siffatte intraprese. Evidentemente possono presen
tarsi tre casi molto differenti: ,; -..- . "
Il prodotto pu non bastare al rimborso delle anticipazioni.
PRODOTTO NETTO DELLA TERSA. LEZ. I. 187
Il prodotto, sufficiente per rimborsare le anticipazioni, pu non lasciare all'im
prenditore dei profitti calcolati alla misura comune.
Occorre gli far notare che ogni qual volta si parla di misura comune, sia
dei profitti, sia dei salarti, non s'intende escludere le differenze nella misura
nominale che risultano dalfaxiiversa natura dei lavori e degli investimenti? Queste
differenze non sono che apparenti, come Smithjo ha dimostrato colla sua luci
dit ordinaria. Chi vorrebbe avventurare isuoi capitali nella pesca del merluzzo
o della balena, se non potesse sperarne che i profitti di Un fittaiuolo? Il sovrappi
che egli ottiene non che il giusto compenso dei pericoli dell'intrapresa.
Nei due casi da noi ora indicati, niuno dir che pu essere utile alla ricchezza
nazionale di sollecitare il prodotto della terra, d'investire sul suolo un lavoro,
dei capitali che non dessero il salario ed i profitti che si potrebbero ricavare da
qualunque altra intrapresa. Se vi sono dei fatti contrari i a queste cohchiusioni,
questi fatti non possono essre attribuiti che all'ignoranza o ad abitudini e con
siderazioni straniere, alla questione economica.
.'.In terzo luogo, il prodotto pu bastare al rimborso di tutte le anticipazioni
coi loro profitti ordinari i, senza lasciare un'eccedenza. In questo caso l forza
produttiva, la potenza propria del suolo, in quanto ai suoi risultati economici,
sarebbe uguale a zero, ^.industria agricola non si distinguerebbe in nulla dalle
altre industrie, da quelle nelle quali nessuno elemento di monopolio impaccia
l'azione della libera concorrenza. Il suolo, invece di agire come una forza natu
rale, limitata, appropriata; agirebbe come l'aria, la luce, il sole agiscono in tutte
le industrie. In qusto caso, una delle due: o la mancanza di prodotto netto della
terra dovuta alla sterilit naturale del suolo, e non' ci da sentirne ramma
rico; o si potrebbe, con una coltivazione pi energica o meno costosa, ottenere,
oltre al prodotto netto industriale;. un prodotto netto territoriale, ed in questi
casi sarebbe evidentemente un errore economico il non cercare di ottenere cotal
risultato. . . ' ,
Qui vengono ad affacciarsi due osservazioni ^importanti.
Abbiamo supposto che il prodotto netto territoriale potesse essere ottenuto
da una coltivazione pi energica o meno costosa. Non abbiamo parlato del caso
in cui delle terre, i prodotti delle quali oggi coprono appena le spese di produ
zione, somministrassero domani un prodotto netto territoriale, unicamente pel
rialzamento del prezzo dei cereali. Questo fatto non muta nulla alla nostra ipo
tesi. Solamente, riguardo a quelle terre le quali, malgrado- i difetti della coltiva
zione, danno gi un prodotto netto territoriale, la questione non sar njfca di
sapere se si cercher -ara prodotto netto, ma se,si far ogni sfrzo per accrescere
tate prodotto con una coltura pi abile e meno costosa.
L'altra osservazione pi grave. Una coltivazione pi o meno costosa non
spesse volte possibile se non alterando profondamente le proporzioni che esistono
fra il capitale ed il lavoro impiegati nella terra. Qui delle macchine piglieranno
il posto dell'uomo; l delle praterie sostituite alla coltura, dei cereali" scccle-
ranno un gran numero di lavoratori. Vi ha di pi; se nuove colture diminuis
sero subitaneamente e di una quantit considerabile la massa del grano offerta
sul mercato, potrebbe esservi perturbazione, non solameqte nei salari!, ma nei
profitti. Questi mutamenti potrebbero operarsi senza scosse, senza troppo crudeli
transizioni nei paesi la cui industria attiva crescente potesse sofferire senza in-
188 . T. ROSSI. -.
dugio un impiego a noovi lavoratori ; altrove dappertutto i patimenti sarebbero
grandi, e se l'umanit, prevalendo sull'aritmetica, venisse in soccorso dei lavo
ratori espulsi, vi sarebbe, durante qualche tempo almeno, uno spostamento do
loroso piuttosto che un vero accrescimento nella ricchezza generale/Voi lo vedete,
Signori, la questione della popolazione torna a presentarsi dappertutto ; questo
un fatto dominante in tutte le questioni economiche; esso ne d la soluzione, o
la modifica, o la tempera. ...
Checch ne sia, gli evidente che, sotto il. punto divista economico, il pro
dotto netto quello che si deve cercare. Che cosa importa, qui la sua distribu
zione? Le leggi che la regolano noi cercheremo di conoscerle e di approfondirle
pi tardi; non possiamo mica dir tutto in una volta. Ma quello che noi conosciamo
gi, che il prodotto netto accresce la ricchezza nazionale, e che afra il capitale
comune aumentando di continuo, forza che l'giatezz^ penetripresto o tardi in
tutti gli strati di una popolazione la quale non sorda ai consigli della prudenza
e dell'interesse beninteso.
Che cosa provano i canti ditirambici e le commoventi pastorellerie che si
trovano sul prodotto lordo in pi di un libro, anche di' quelli che dovrebbero
essere gravi? Provano solamente che i loro autori erano, per ci-che concerne la
popolazione, sotto l'impero di tutti quei pregiudizi]' che noi abbiamo cercato di
combattere. Allorch s'immagina che l propagazione della specie umana un
fatto sul quale la Provvidenza, per non so quale eccezione, dispensa l'uomo da
ogni riflessione e da ogni previdenza, allorch si crede che la. nostra razza non
ha altro a fare di meglio che d'infoltire sulla superficie del globo, come l'erba dei
prati, logico di figurarsi, con delizia, ciascuna pertica di terra occupata da un
uomo 11 quale non avesse altra faccenda che quella di strapparle, a colpi di zappa,
il suo nutrimento giornaliero. Ma dopo essere andato in estasi, sulla felicit inef
fabile di tutti quegli uomini ridotti ad una scarsa razione di patate di frumen
tone, bisogna essere logico sino alla fine, e riconoscere che presso un popolo
costituito cosi, si dovrebbe disperare di qualunque progresso della ricchezza na
zionale; non si potrebbero nemmeno guarentire quei banchi d'uomini dal ri- .
torno periodico delle pi spaventose penurie; ' <"
Dopo avere chiariti, come meglio per noi si poteva, questi punti preliminari,
punti, del resto, che voi vedrete a loro tempo ricevere nuovo lume dai fatti ge
nerali che presiedono alla distribuzione della riechezza, possiamo adesso entrare
nella questione capitale del nostro soggetto, la quale si di sapere quali sieno le
condizioni richieste affinch l'impiego del suolo, come strumento produttore, sia
il pi utile alla ricchezza nazionale. ' *;
GRANDE K PICCOLA PROPRIET. LEZ.' II. 189
LEZIONE II.
Delle condizioni richiste' per l'impiego pi utile della terra come strumento produt
tore. Della grande e della piccola propriet territoriale, considerate sotto il rap
porto della potenza produttiva della terra.
Signori, '.'".
Il suol, lo abbiamo gi detto, esige, per dispiegare tutta la sua forza produt
tiva, lavoro e capitale, un lavoro materiale ed un lavoro intellettuale; importa in
conseguenza, che esso possa essere coltivato da coloro i quali possano applicar
gli, nel modo pi utile, tutto il lavoro e lutto il capitale necessario, vale a dire,
in altri termini, da quegli uomini i quali hanno potuto acquistare una sufficiente
istruzione, e che possedono o possono procurarsi quei valori e fare quelle antici
pazini che richiede qualunque buona agricoltura.
Le leggi che presiedono, nelle manifatture, all'impiego del lavoro e del capi
tale, si applicano pur anche, almeno in una certa misura, all'industria agricola;
il lavoro pu esservi sino ad no certo punto, facilitalo da operazioni preliminari,
diviso nelle sue applicazioni, e secondato da forze meccaniche e dalla potenza
scientifica.
Vasti lavori. possono bonificare il suolo e renderne la coltivazione pi facile,
i prodotti pi considerabili. Un canale di prosciugamento, un fossato, un livella
mento di terreno, una strada, sono stati, pi di una volta una sorgente abbon
dante di fiochezza. Chi non sa quanto sia utile il potere chiudere i proprii terreni;
se per altro la chiusura non. occupa una parte, relativamente, troppo considere
vole del terreno da coltivare?
. La divisione del lavoro non si applica, vero, all'industria agricola colla
stessa facilit e colla stessa buona- riuscita che alle manifatture propriamente
dette ; essa vi si applica, nondimeno, con vantaggio allorch la grande coltura,
sostenuta da on capitale sufficiente, esige lavori diversi ed". un gran numero di
lavoratori. Io sopprimale particolarit; queste appartengono alla scienza agricola.
Lo stesso dicasi delle forze meccaniche. Senza dubbio esse non potranno mat
essere applicate alla coltura della terr, come si applicano alla fabbricazione della
carta, alla tessitura del cotone ed a tante altre industrie. Il potere meccanico
incontra nel suolo troppe diversit, trppe disuguaglianze, troppe resistenze. Vi
sono, ciononostante, delle macchine per l'agricoltura, e macchine potenti, basta
citarne l'aratro. Quale immensa rivoluzione non ha esso prodotta ! Questo di
menticano coloro i quali declamano oggid contro l'introduzione delle macchine.
Un- canale d'irrigazione, lo sterramento di una marniera, sono utyi applica
zioni di un potere meccanico e scientifico. Chi non conosce oggid i vantaggi del
sistema degli avvicendamenti?.Io potrei citarvi un comune i cui abitanti una
volta poveri, e per ci stesso immorali e di mala nomea, sodo oggid altrettanto
notevoli per l'agiatezza della quale godono, quanto per la loro probit. Essi deb
bono codesti beneficii ad un sacerdote illuminato, il quale spiegava loro, insieme'
ai precetti del Vangelo gli effetti della coltura avvicendata e dei prati artificiali.
Cos la scienza illumina il mestiere e fa dell'agricoltura pratica, di questa ind
190 ' .'... P. ROSSI. .
stria cos capitale per noi, un'arte sapiente e progressiva. Nessuno ignora oggi-
mai che non vi agricoltura florida senza una grande ricchezza d'ingrassi, ric
chezza che non si pu ottenere, se pur si eccettuino le terre che circondano le
grandi citt, se non colla moltiplicazione e la buona qualit del bestiame.
Ora l'applicazione di tutti questi mezzi suppone colture abbastanza estese ed
abbastanza variate, forti anticipazioni,, un capitale considerabile A- quste con
dizioni solamente si possono ottenere i risultati seguenti: una produzione com
parativamente meno costosa ed una diminuzione net numero- dei lavoratori agri
coli che permetta alle industrie manifattrici di svilupparsi senza togliere alla terra
le braccia necessarie, o senza sopraccaricare il" paese di due popolazioni ugual
mente dense e che si contendano i mezzi di nutrimento. Allora solamente po
tranno stabilirsi allato dell'industria agricola, altre industrie che le verranno in
aiuto colle loro produzioni e colle loro consumazioni, con offerte e con richieste
ugualmente proficue a tutte le parti interessate', allora solamente il prodotto netto
potr raggiungere il suo massimo. '' *
E'una legge economica che bisogna rammentare sovente; te. potenza del la
voro e del capitale non si sviluppa per intiero se non quando questi due stru
menti sieno applicati, sopra una grande scala, a vaste intraprese. . , '
Una grande fabbrica di manifatture d un prodotto inetto superiore a quello
che si ricaverebbe dalle medesime forze produttive ripartite fra dieci fabbriche
poco considerevoli. Da un lato, le spese- d'impianto, di direzione e di sorveglianza .
aumentano come il numero delle intTaprese distinte; dall'altro, la divisine del
lavoro e l'impiego di machine potenti, ma costose; nonsono possibili che negli
stabilimenti i quali offrono un lavoro sufficinte a tutte le classi di lavoratori,- e
che dieno grandi risultati. Quanto pi H prodotto considerevole tanto meno,
elevata la spesa proporzionale di strumenti e d^ -macchine: se due macchine
della stessa forza producano, nel medesimo spazio di tempo, l'una centomila
metri, l'altra duecentomila della medesima stoffa, voi potete dire che la prima
costa il doppio della seconda, che nell'una d! codeste intraprse si impiegato
un capitale doppio di quello che si impiegato nell'altra ; ^oi potete dire ugual
mente che tra Metro, del la stoffa della prima fabbrica, costando al produttore
ugualmente che due metri del tessuto della seconda fabbrica, il prodotto netto
di questa doppi di quello che derivi dalla produzione pi costosa.
L'industria agricola pu essa sottrarsi all'imper di queste leggi economiche?
Ci che vero pei fabbricanti di' mobili e di tessuti cesserebbe forse tutto ad un
tratto di essere vero pei fabbricanti di frumento, di canapa o di trifoglio? Evi
dentemente no.
Dividete col pensiero un vasto tenfmento in. trnta appezzamenti, una grande
manifattura agricola in trenta piccole intraprese, affatto indipendenti l'una dall'al
tra, dovendo avere' ciascuna i suoi fabbricati, i suoi utensili e le sue macchine, le
sue chiusele le sue strade di servizio, una direzione ed una sorveglianza partico
lare, e vedete le spese di produzione e soprattutto, il capitale fisso, accrescersi in
maniera spaventosa.
E, notatelo, Signori, noi supponiamo che, nelle trenta, porzioni, non ve ne-
abbia nessuna che per la sua esiguit escluda l'azione delle macchine, e che Don
possa almeno occupare utilmente il capitale di un aratro col suo attiraglio. Se
ci non fosse, se le porzioni fossero anche meno considerabili, gli effetti della
GRANDE E PICCOLA PROPMfcT. IBZ. II. 19\
{\) Si pu consultare con profitto, sulla questione generale della divisione delle
fortune, una Memoria piena. di fatti importanti e di confronti ingegnosi, che Ippolito
Passy ha Iella all'Accademia delle Scienze morali e politiche. Mm. de l'Acad, etc,
toni. H, pog. 283. '*.*'''
196 p. rossi. .' ..'
LEZIONE III.
Della grande e della piccola propriet territoriale. Continuazione. Non si deve
confondere la grande . propriet colla grande coltura, n la piccola propriet colla
.piccola col lara. ' ,*'.
i .' . . :
... .., <-
. - Signori, '' .
sue previsioni e l'impazienza che potevano eccitargli quegli uomini che lottano
ostinatamente contro i fatti irresistibili del loro tempo.
Ma noi ci siamo troppo allontanati dalla strada che dovevamo battere. Le
considerazioni politiche, ho quasi detto sociali, per parlare come si parla oggid, ci
hanno fatto perdere di vista il lato economico della questione. Affrettiamoci di
rientrare nei limiti della scienza che studiamo, e, in prima, domandiamo se
vero che l'economia politica condanni, in modo assoluto, il sistema della piccola
propriet; in altri termini, egli vero che i vantaggi politici di questo sistema
non possano essere ottenuti che a scapito della ricchezza nazionale, e con una
diminuzione inevitabile del prodotto?
Esponendole condizioni che esige l'impiego pi produttivo della propriet
territoriale, noi abbiamo dovuto, vero, conchiuderne che tali condizioni non
possono effettuarsi che in intraprese di una certa estensione. questa una pro
posizione che nessun uomo assennato, economista o agricoltore, pensa a con
trastarci ; una verit sulla quale sarebbe inutile d'insistere maggiormente.
Ma, da un lato, questa proposizione generale ha bisogno di essere meglio
circoscritta; dall'altro si pu domandare se non ammetta eccezioni.
In altri termini, che cosa si debbo egli intendere per una coltivazione estesa?
Ed una volta trovata questa misura, sar dessa applicabile senza restrizione
ad ogni sorta di coltura, ad ogni intrapresa agricola?
Sulla prima questine, te opinini degli agronomi sono lontane dall'essere
unanimi, ed io mi affrett di aggiungere che ciascuna opinione sembra fondarsi
sopra fatti irrecusabili. - ' ; :*',,
Gli uni non approvano che i grandi tenimcnti, alla maniera, dicon essi, degli
Inglesi; qui tenimnti che impiegano molti aratri, che esigono flttaiuoli abili ed
un capitale considerevole. Per loro, l'ultimo limite della divisione della propriet
territoriale dovrebbe essere un podere di tre a quattrocento arpenti, coltivato
mediante tre aratri, e con un capitale circolante di 25 a 50 mila franchi.
Gli altri assicurano che qualunque podere che possa occupare l'attiraglio di
un aratro, l'attivit d'un imprenditore ed il travaglio d'una famiglia, si trova nei
limiti che l'interesse nazionale prescrive all'industria agricola.
Infine l'esempio dei piccoli poderi del Belgio e della Fiandra, di quei poderi
che danno 1200 franchi di rendita territoriale, quantunque l'astensione loro non
ecceda una quarantina di arpenti, ha fatto credere a pi di un economista che
fosse quello un limite cui si potesse arrivare senza nuocere alla produzione.
Noi non pretendiamo decidere le questioni di fatto che dividono gli agronomi;
per esserne giudice competente' occorrerebbero cognizioni agricole ed una espe
rienza che ci mancano.- " .. ' < '
Ci che evidente per tulli, si che l'importanza delle intraprese rurali no*
pu essere la medesima dappertutto, che non pu esservi una misura unica,
qualunque sieno d'altronde le condizioni morali ed economiche del paese al quale
si volesse applicarla.
Quanto pi vasta e pi complicata l'intrapresa, tanto pi esige capitali e
potenza intellettuale.
Se i mezzi non sono proporzionati alla grandezza e d alle difficolt della in
trapresa, i risultati 'sono rovinosi; lo sbaglio e l'ambizione mal fondata costano
caro in agricoltura. Lo stesso limite non pu dunque essere assegnato ai paesi
208 p. rssi. .
ricchi, illuminati, liberi nel movimento dei loro capitali e nelle applicazioni delle
loro cognizioni, ed a quelli che, per un motivo qualunque, sono ancora privi di
istruzione, di capitale, di libert.
Lalifundia Italiani perdiderunt (Plinio). Voi ne conoscete la ragione.'
Per cause che non vogliamo qui enumerare, il capitale non era proporzionato
all'estensione di quegli immensi lenimenti ed il travaglio degli schiavi mancava
di energia e d'intelligenza. L'Italia, coperta di magnifiche ville e di deserti, non
contava pi pel suo nutrimento che sul frumento dell'Africa e sul vino della
Grecia. Italia externw opis indiyet: vita populi Romani per incerta maris et
tempestatimi quolidie volvitur (Tacito). . , ;;*, .
La campagna di Roma e la Polonia offrono ai. giorni nostri una nuova prova'
della necessit di mettere l'estensione dei lenimenti in rapporta polla capacit ed
il capitale degli imprenditori. / . " " .* .* . /
Le vaste possessioni del clero e dei, signori romani dimanderebbero, nell'in
teresse generale, dei miglioramenti^. ed un sistema di coltura che superano tutte
le facolt dei proprietarii;- e siccome non vi ha nel paese che un picciol numero
di flttaiuoli abbastanza ricchi per incaricarsi di possedimenti cosi estesi quei pro
prietarii spensierati ed incapaci si trovano in balia di un pugno di speculatori
che non tardano a darsi l'intesa, e loro tolgono tutti i vantaggi della concorrenza.
Perci Roma sempre circondata- da un deserto, dove le istituzioni degli uqmini
ed i vizii del governo assecondano colla loro maleficenz la potenza deleteria
della tnal'aria. .-,'' "'*''
I signori polacchi, sopraccarichi di. serv ^ mal provvisti .di capitale, sono
lontani di ritirare dai' loro vasti e fertili tenimenti. tutto il profitto. che ne ritrar
rebbero, se la terra, pi divisa, fosse coperta di una popolazione libera, attiva,
economa. 11 capitale si. formerebbe pi rapidamente e s proporzionerebbe alla
grandezza delle intraprese. J proprietarii non sarebbero pi alla merc di capi
talisti ebrei che sono obbligati .di cercare ne>la enormit dell'usura una sorta di .
guarentigia, una compensazione qualunque ai pericoli che li circondano ed al di*
sprezzo col quale sono vilipesi- ':'" * - ' ''
' L'Inghilterra ha, senza dubbio, vaste propriet? ma il fittaiuolo inglese co
nosce a fondo l'arte sua; i capitali non gli mancano n l'abilit di farli fruttare.
Aggiungete che in Inghilterra, se ci sono lenimenti troppo vasti, si ha la cura
di suddividerli in poderi di una estensione ragionevole. Non bisogna confondere
la propriet colla coltivazione. Gl'Inglesi sono troppo sapienti in agricoltura per
istabilire tenute sterminate, soprattutto quando si propongono 4t produrre dei
cereali e che non si tratta di una coltura puramente da pastura; sanno che un
forte capitale, abilmente applicato ad un podere di mediocre estensione, d dei
risultati che non si potrebbero ottenere se lo si applicasse, direi quasi, in. sotti
lissimo strato sopra un immenso teoimento. , '. v ,. ".' .
Riepilogando, l'estensione delle, intraprese agricole debB'essere subordinata
alle circostanze. impossibile di stabilire a. questo 'riguardo una regola assoluta
e generale. La natura del suolo, l'istruzione degli imprenditori, la smma dei
loro capitali, la facilit del prestiti,, la misura dell'interesse, lutto; pu influire
sulla decisione pratica della questione. Ci che si pu affermare in modo gene
rale, si che le coltivazioni debbono essere regolate in modo' di non rendere mal
impossibile l'impiego della macchina pi attiva in agricoltura, intendo dire l'aratro.
GRAMDK E PICCOLA PROPRIET. LBZ. III. 209
Questa regola medesima ammette molte eccezioni. Nessuno ignora che l'orticol
tura, "come pure la coltivazione della vite e dell'ulivo, sfuggono ai metodi della
grande agricoltura. Queste colture, nello stato attuale delle nostre cognizioni, esi
gono proporzionalmente pi lavoro umano crle la coltura dei cereali e dei foraggi.
La potenza meccanica, il crpitale, non pu in queste colture supplire al lavoro imme
diato ed intelligente dell'uomo. Questo cj che distingue essenzialmente quelle
colture dall'industria dei cereali e dei foraggi, ci che separa la piccola dalla grande
coltura. Tutto si riduce alla proporzione da stabilirsi fra il capitale ed il lavoro.
cos che, nelle manifatture, l'industria dei cesellatori, degli orefici, delle rica
matrici, si distingue dall'industria dei fabbricanti di stoffe, di rarta. La propor
zione fra il capitale ed il lavoro non ia stessa. Vorr>dir questo che si debbano
sopprimere quelle industrie le quali, non ammettono che una debole porzione di
on capitale? Ci che imporla, sotto il punto di vista economico, si d'applicare
la potenza del capitale alle intraprese che ne sono suscettive e nelle misure com
patibili colle circostanze, ...
Da queste-consideraziorri risulta, fra le altre, una conseguenza che importa
di non perdere di vista, ed che, anche dove le vaste intraprese, le applicazioni
di un grande capitale sono possibili ed utili, la questione economica non quella
della grande e della piccola propriet; non questa almeno la questione diretta,
la questione diretta quella della grande e della piccola coltura. Che cosa im
porta che lo strumento appartenga a duemila proprietarii o ad un solo, se mi
si lasci libero d'impiegarlo nel modo pi utile?' Arrivati a questo punto della
discussione, noi vediamo, Signori, aprirsi davanti' a noi un campo estesissimo: ci
sforzeremo di percorrerlo nella prossima nostra riunione.
...' .
LEZIONE IV.
Della grande e della piccola coltura. ->- Dell'associazione applicata alle intraprese agrP
cole-. egli vero che lo spirilo di associazione non sia naturale al popol*
francese ?
Signori, , . .. ' ,
senza immischiarsi in nessuna guisa delle loro, sodo allora disposti a vedere in,
lui un vicino illuminato e buono a qualche aiuto.
Lo spirite di associazione naturale all'uomo, all'uomo d'ogni tempo, d'ogni
paese. Senza dubbio questo principio, come tutti gli elementi progressivi della
nstra natura, non si sviluppa presso" tutte le nazioni nella slessa misura, colla
slessa energa. La religione, le istituzioni politiche, l'educazione nazionale,, pos
sono, secondo la natura loro, favorirlo o indebolirlo; ma le istituzioni le pi
contrarie al suo libero sviluppo non possono mai soffocarlo. quando si sentono
certuni gridare che questo spirito non francese, che in Fr.uncia nulla si pu
Lare dj grande senza l'azione diretta del governo, si costretto di eonchiuderue
che colessero abbiano dimenticato per un momento la storia di Francia. Permet
tetemi di fermarmi su codesta' questione tutta francese. Prima di spingere pi
avanti le uoslj ricerche scientifiche spra un punto cos, capitale come le as
sociazioni agricole, assicuriamoci che questo potente mezzo di progresso non sa
rebbe inapplicabile al nostro paese. ..
Quell'intervento del potere e quell'accentramento ai quali si fa allusione sono,
agli occhi nostri, una prova irrecusabile dell'alta idea che il Francese si for
mata di quell'associazione generale, 'di quell'assocjazione per eccellenza, della
quale il governo al tempo,stesso l'amministratore ed il protettre. Quanto pm -
forte l'accentramento, tanto pi _ grandi sono i sacrificii che si saputo fare
nel principio dell'associazione, alfa sua energia, alla sua potenza. Si potrebbe egli
affermare che lo spirito di associazione sia meno sviluppalo in Francia, dve
l'accentramento francamente accettato , che ih Jsvizzera, dove l'autorit fede
rale, l'amministratore della grande societ, non ottiene che a. fatica i poteri che
pur gli sonoindispensabili per difendere e far progredire gl'interessi politici e
morali della Confederaziorie? meno in Francia che in risvizzera, dove ciascuno
vuol essere padrone nel proprio Cantone, nel proprio comune , dove qualunque
potere pubblico non mai che il risultato d'una transazione onorevole,'ma diffi
cile, fra le esigenze della cosa pubblica e le pretese locali ? ;.
%L'accentramenlcv, si dice, d ai popoli' delle abitudini funeste d'inrzia e di
trascuratezza. una tutela perpetua, la quale finisce col rendere incapaci le na
zioni di cui essa proclama l'eterna minorit. Cos l'associazione superiore e gene
rale, invece di fecondare il principio di "sociabilit e dj fargli produrre tutti i/suoi
fruiti, lo assorbe e* lo fa dimenticare. Sj sono lasciati tanti negozii grandi e pic
coli, anche minimi, al governo, che facilmente si persuaso che esso debba far
tutto; che questa ia sua missione, iLsuo dovere, il suo dritto; che i privati non *
hanno che a fai- conoscere a lu tutti i.Joro bisogni. Poi si volino delle imposte, e
tutto finito. Perch pigliarsi il fastidio di associazioni speciali quando si con
vinto che si ha nell'associazione generale un mezzo infallibile di far tutto, ed
un pretesto onorevole per lasciarsi andare senza vergogna alle beatitudini ctelr
l'inerzia ?*.''...
Signori, non si tratta qui di sapere se l'intervento diretto del governo,' di"
ventando troppo frequente e troppo minuto, potesse dare ai popoli tristi abitudini
ed ispirar loro, per la potenza pubblica, una fiducia che, In pi di un caso,
si trovcebbe dolorosamente e pericolosamente delusa. Ci possibile, pi o
meno, secondo la natura dei tempi, il carattere dei popoli e l'insieme delle cir
costanze; ci possibile per tutti quei negozi, politici "o no, dei quali il governo
212 p. rossi.
. pu; a rigore, incaricarsi nell'interesse di tutti, per l'istruzione pubblica, pei la
vori di utilit generale, per le intraprese coloniali, e che so io? Ma si esagera
l'obbiezione immaginando che la si applichi ad ogni cosa, anche a quelle nelle
quali l'intervento diretto del governo manifestamente impossibile. Si pu finire
per persuadersi che una strada ferrala sar eseguita per mezzo d'ingegneri offi
ciali e dell'imposta , meglio e pi sicuramente di quello che lo fosse da societ
private; ma chi ha mai immaginato che in conseguenza nessuno debba pi oc
cuparsi seriamente delle proprie faccende, n cercare nel concorso dei suoi vicini
e delle loro cognizioni i mezzi che non troverebbe in se medesimo? Come mi
credere che quei popoli, i quali, pel loro ordinamento politico, hanno imparato a
conoscere il principio di associazione, ed i sacrificii che esige, ed i compensi che
offre, e gl'immensi risultati che se ne ricavarlo, come mai credere, dico, checo-
dsti popoli non sapranno, per quegli affari in cui l'azione diretta di governo
non concepibile, elevarsi al pensiero dell'associazione privata, e dare a questa
associazione i mezzi, l'ordinamento, la forza che le sono necessarii ? fili pre
tendere che un principio produrr conseguenze direttamente contrarie alla sua
natura, che un germe altamente fecondato dalle istituzioni pubbliche non dar
quei frutti che si ha diritto di attenderne.
Anche qui torna a presentarsi una di quelle confusioni d'idee che falsano tutte
le induzioni. Mi sembra evidente che i censori del nostro accentramento, quando
vogliono farne risaltare le cattive conseguenze, .fissano l'aftenzion loro sui paesi
in cui domina imperiosamente l'unit del potere assoluto, un accentramento ine
sorabile, egoistico. Appena rimane, vero, qualche segno di associazione) laddve
non sono che un padrone e dei servi-, nei paesi dispotici vi ha una dominazione
la quale s'impone, un nomo il quale comanda in virt di un diritto che egli stima
di non ripetere da nessuno, e degli uomini i quali obbediscono con, obbedienza
passiva, non avendo ne diritto di partecipazione al potere, e nemmeno diritto di
esame. In codesti Stati , non mica l'accentramento , il dispotismo che com-t
prime qualunque attivit individuale^ il dispotismp che la teme, sia qualsivo
glia l'oggetto al quale essa intenda applicarsi. Il dispotismo soffoca ed assorbe
pi che non accentri. '
Vedete, per lo contrario, r paesi liberi , quelli dove l'unit non, che un
mezzo di potnza e di grandezza per un governo nazionale. Ivi nulla impaccia
l'azione individuale se non che le leggi d'ordine e di polizia. Lungi dal paventarne
' lo sviluppo,. l'autorit lo desidera e lo asseconda, e le associazioni private ven
gono, nel dominio della scienza, del commercio, dell'indstria, a coordinarsi, in
una potente armonia , coll'associazione per eccellenza , la societ civile. Ivi lo
slesso principio acima e fortifica l'accentramento politico 'e le associazioni pri
vate; le stesse abitudini di ordinamento le facilitano e le fecondano ; ivi nessuno
ignora che tutto impossibile senza regola e senza gerarchia.
E, per tornare alla Francia, chi potrebbe disconoscervllp sviluppo dello spi
rito di associazione sotto tutte le forme, in tutte le epoche? I Comuni,. le Corpor
razioni dei mestieri, l'Universit', i Parlamenti, la Toga, i Corpi ecclesiastici, e
poi la Giaccheria, la Lega, l Fronda, i Clubs del 1792 , e poi inoltre le tante
associazioni, che si sono formate subito dopo che la pace e la libert hanno per
messo alla Francia di slanciarsi vivamente nella carriera dell'industria, sono
prove irrecusabili che lo spirito francese, spirito ad un tempo teorico e pratico,
BANDE E PICCOLA COLTURA. ASSOCIAZIONE. LEZ. IT. 213
alle piccole fortune. Che dico io, i fondatori? Gli azionarli stessi lo credono,. o
almeno. Sene lusiogano: essi ingombrano il mercato; contraggono degli impe
gni : al giorno della scadenza i fondi mancano ; si pagata una parte del proprio;
debito, impossibile di pagarlo per intiero. Allora l'agitazione si caccia nel
mercato, l'intrapresa si sente mancare le forze, e la crisi, oramai inevitabile , si
risolve, secondo le circostanze, nell'uno o nell'altro dei modi seguenti. Il capitale
disponibile esjste egli realmente, ma in altre mani che quelle degli azionarli pri
mitivi? Le azioni mutano proprletarii, a detrimento, vero, dei primi acquirenti,
i quali costretti di gettarli in massa sul mercato, ne fanno necessariamente ribas-
sere il corso: .essj ricevono cos una lezione meritala forse, ma sempre per severa
e dolorosa i le fortune private ne soffrono anche.pi che la ricchezza generale;
uno dei casi in cui il ricco profitta delle strambe fissazioni edegli errori del povero.
Il capitale disponibile egli realmente insufficiente? Allora la crisi terribile, e
la ricchezza pubblica ne profondamente alterata. Poich, o t'intrapresa fallisce,
e le spese fatte sono perdute, ed una parte del capitale nazionale trovasi dilapi
dato; si' vuole ad ogni costo sostenere l'intrapresa, ed allora una delle due: o
si tolgono capitali alle antiche intraprese, e qestp passaggio non si effettua senza
perdite e cali, senza gettare il disordine In pi di una produzione ? e senza far
subire ai profitti profonde oscillazioni; osi pretende supplire ad. una deficienza
nel capitale nazionale, mediante un credito, in particolare coll'aiutp dei banchi,
e di quei titoli di credito che il volgo chiama tanto impropriamente valori , ed
allora si preparano quelle catastrofi dalle quali sono funestati, presto o tardi,
tutti quei paesi che abusano del credito! Questi mezzi faltizii e fallaci non fanno
che aggravare la- crisi ritardandola. Cll'aiuto del credito, di quei biglietti i quali
non sono altro che promesse, i lavori, le provviste, le spese vengono continuate.
Il debito si accresce merc una liquidazione chsi ha ih quel modo protratta,,
ma che nullameno impossibile ritardare sino all'epoca in cui prodtti reali, che
dieno un reddito "certo,, immediato, fossero terminati e potessero servire, sul mer
cato, di materia di cambio. *.
Codeste sono certamente sensibili fatture per la fbrtuha pubblica e privata;
ma che cosa provano esse anche pei paesi che. le hanno subite-? Che lo Spirito
dj associazione non vi esiste? Se n ha, per lo contrario, abusato, n s abusa se
non delle facolt che si possiedonp. Checch ne sia, . per noi un fatto decisivo;
codeste catastrofi sono scoppiate a pi riprese in Inghilterra, in America, e vi
scoppieranno probabilmente delle altre volte, e sono quelli i paesi dei quali niuno
ha mai immaginato. affermare che lo spirito di associazione non sia iodigenovIn
.conchiusione, codesti fatti provano essi che non si eonosce lo spirito di associar
zorre? Questo rimprovero urm potrebbe essere diretto alla Francia, che la febbre
industriale. non ha che leggermente agitata, e dove fatti di questa natura non
hanno recato che una leggera e. fuggitiva perturbazione. Provano essf soltanto, e
questo vero, che l'ssclazione uno strumento potente del quale l'uomo pu
abusare nell'impeto delle sue passioni?- Allora sono stranieri alla questione di
sapere se lo spirito di associazione "sia naturale ai Francesi ; e siccome altri fatti
irrecusabili non permettono di negarci questo spirito, non si pu che congrata-.
larsi cQll'industra nazionale della sua prudenza e della sua riservatezza in mezzo
a quell'esaltazione industriale che agitava i due Continenti. In Francia pure, al
mno noi lo crediamo, la grandezza del capitale disponibile stata esagerata da
216 russi.
uomini pi cupidi che illuminati, pi attivi che riflessivi: questi sono errori ine
vitabili : ma tali esagerazioni, prontamente giudicate, non hanno attirato sul paese
grandi disastri. Noi abbiamo lasciato ad altri l'entusiasmo frenetico del guada
gno; se vi sono stati anche fra noi delle menti fautasticatrici e temerarie, i grossi
capitalisti non hanno mica seguito i loro delirii: gli speculatori avventati -sono
le pi volte in Francia rattenuti dallo spirito positivo del paese, anche un poco
dal suo spirito epigrammatico e beffardo. . .
L'altro errore, nel quale cadono facilmente le associazioni, consiste, abbia m
detto, uell'esagerarsi la facilit degli affari proposti. Da un lato, la potenza delle
societ industriali applicandosi soprattutto ad intraprese complicate, colossali, di
lunga lena, i calcoli ne sono raramente esalti, difficili gli apprezzamenti, sovente
arrisicate le previsioni. I capi, i fondatori di tali associazioni nou possedono quasi
mai le cognizioni speciali , che sarebbero necessarie per formarsi un'opinione
chiara, ragionata' delle intraprese che progettano. Se i piccoli capitalisti sono in
loro bala e non agiscono che per una cieca fiducia, i fondatori delle societ in
dustriali, a loro volta, sono in bala degli uomini dell'arte, degli uomiai speciali
che raramente hanno interesse a guarentire, con previsioni prudenti e con cai-,
eoli rigorosi, la definitiva riuscita deiloro progetti. , ,<
Da un altro lato, la facilit, almeno apparente, di ottenere capitali, di pi
gliare cos danaro dalla cassa altrui, rende i capi dell'intrapresa meno difficili nel
l'esame di un progetto, meno difficili nella scelta e nell'apprezzamento dei mezzi.
Contando poter disporre di somme considerabilissime , s'immaginano facilmente
che tutte le difficolt potranno essere vinte, che nufla resister alla potente leva
che l'associazioni) metter loro in mano. da ci tutte quelle gravi imprudenze
Che si possono rimproverare alle associazioni industriali.
- Ma questo stesso rimproverp non sarebbe mica giusto dirigerlo a preferenza
/all'industria francese. Citiamo un fatto: enonni capitali europei sono andati ad
inabissarsi nelle miniere dell'America del sud ; i racconti di alcuni viaggiatori,
-le rimembranze di fortune colossali dovute una volta allo scavamento di certe
miniere, -una fiducia esagerata nella potenza dei nuovi mezzi meccanici e chimici
che si proponeva d'impiegare, tutto contribuiva a creare funeste illusioni, le quali
hanno impedito di tener conto dello stalo deplorabile al quale la guerra civile
ed un abbandono troppo prolungato avevano ridotto quei grandi lavori sotterra-
* nei, e dei mutamenti che una grande concorrenza produrrebbe nelle condizioni
delFlnlrapresa, e delle difficolt sempre rinascenti che imprenditori stranieri do
vevano ipcontrare in paesi quasi .barbari e malissimo governati. Vi stato accie-
camento, falso calcolo ed abuso del principio dell'associazione. Ma gli pur sem
pre alla Borsa' di Londra che questi falli sono stati compiuti; quivi che le
miniere degradate o sterili del Messico, del Per, della Colombia, del Chili, hanno
trovato arditi azionarli e somme considerabili. La Francia quasi del tutto rj-
masta straniera a siffatte temerit. .
" Giova ripeterlo, lo spirito di- associazione esiste presso di noi come dapr-
tutto. un germe il quale non domanda che di essere coltivato .per produrre
. fruiti abbondanti e salutari. Coloro che ne temono l'esuberanza, l'eccesso, pos
sono rassicurarsi pensando allo spirito positivo e pratico della nazione ed alla
ripartizione del nostro capitale nazionale. Lo spirito di associazione nou teme
rario se non dove trova grandi ricchezze disponibili, dove molti capitalisti i quali
GRANDE E PICCOLA COLTURA. ASSOCIAZIONE. LEZ. IV. "2 17
abbiano danaro per ogni cosa , per g' investimenti pi savii come per le intra
prese pi arrisicate, danno la mossa e l'esempio, e trascinano dietro di loro le
fortune mediocri- ed i capitali che^ dovrebbero accuratamente risparmiare. Le
azioni delle miniere americane hanno trovato, serbata la dovuta proporzione, pi
eompratori in Ginevra che in Francia. Frattanto i Ginevrini sono, a giusto titolo,
rinomati non meno per la loro probit e prudenza negli affari che per la loro abi
lit. Ma in Ginevra, citt ricchissima', si formano ogni anno risparmi) conside
rabili i di cui possessori, accerchiati da dogane ostili a qualunque industria, sono
obbligati di cercare l'impiego all'estero, e non sono forse malcontenti di trovare
qualche volta nei loro investimenti le emozioni dell'aspettativa, e qualche poco
d'inquietudine. un modo anche questo d'ingannare il tempo e di sentire la vita.
In Francia lo spirito di associazione si estender colla moltiplicazione dei
piccoli, capitali, ed anche-pi colla diffusione dei lumi, dell'istruzione popolare.
Non temiamo di ripeterlo: importa alla prosperit delle classi poco favorite
dalla fortuna, ed all'avvenire del paese, di aggiungere all'istruzione del popolo
alcune nozioni elementari di economia nazionale. Importa spiegare chiaramente
. ai fanciulli delle classi laboriose, la natura e le variazioni dei salarii, l'origine e
. l'azione dei piccoli capitali, il pericolo di perderli, il mezzo d'impiegarli utilmente,
gfr aiuti che offr-l'associazione, sia per accrescere la potenza produttiva del la
voro, sia per diminuire le spese individuali, e dare.maggiore sviluppo ai principii
tanto fecondi dei mutui soccorsi. Nei tempi calmi, ordinarli, si trascura compiu
tamente questa parte essenziale dell'istruzione popolare, e solamente quando un
disastro, una penuria, una bufera politica, una crisi commerciale, hanno gi svi
gorito il lavoro e gettato la confusione nel mercato, uomini i quali hanno pi va
nit che giudicio, rivolgono le loro predicazioni economiche ad una popolazione
ignorante ed irritata dalla miseria; si lusingano questi di far comprendere,, in
pochi istanti, alta moltitudine, insegnamenti tardivi; di cui nulla ha preparalo
l'applicazione, e che allora non sembrano dettati che dalla paura e dall'egoismo
delle classi superiori. '. i
In questa istruzione popolare , in questo vero catechismo di economia poli
tica, dovrebbe figurare in prima linea, almeno per noi, paese di piccole propriet,
il principio di associazione applicata alla coltura della terra. E se questa istru
zione elementare fosse secondata da saggi pratici, fatti non da speculatori e da
ciarlatani , ma da uomini gravi e considerati , da modesti proprietarii che non
disdegnassero di associarsi a piccoli coltivatori, di servir loro di guida, e/di-,
mostrar loro come si possa, rendere pi produttivo il lavoro agricolo, o ritirare
dal terreno lo slesso prodotto, anche cedendo all'industria una parte pi o meno
considerabile del tempo dei lavoratori; noi siamo convinti che la nostra econo
mia pubblica ne riceverebbe a poco a poco sensibili miglioramenti. Anche con
servando i vantaggi politici e morali della divisione delle propriet territoriali ,
noi ne vedremmo di giorno in giorno attenuarsi gl'inconvenienti, e tenderemmo
costantemente verso il sistema forse il pi desiderabile anche riguardo alla pro
duzione nazionale; poich non affatto provato che i gran signori mettano, lo
stesso zelo che i piccoli proprietarii per ritrarre dal loro suolo tutto il prodotto
che questo pu dare (1). s' \ '.
. _ . , . ; ! .: i i -. , |
(1) Avendo avuto l'occasione di parlare di queste materie in una seduta dell'Isti-
.218 p. rossi,
A questa conclusione generale, ed a parer nostro irreprensibile, si debbono
aggiungere aloune osservazioni. -
Evidentemente l'associazione agricola non potrebbe applicarsi col medesimo
soccesBO n jn tutti i siti, n ad ogni specie di coltura. L'associazione potrebbe
essere applicala con vantaggio e facilit, soprattutto alla coltura dei-cereali, delle'
radici, delle piante resinose e tintorie, ai foraggi ed alle foreste, alle colture di
avvicendamenti e di taglio di boschi. Sono queste le colture che esigono pi
capitale, quelle in cui la manodopera pu essere pi risparmiata merc la potenza
scientifica.
L'associazione si applicherebbe pi difficilmente alla coltivazione degli orti,
dei verzieri, dei vigneti, degli oliveti. L'industria personale, l'occhio del padrone,
la sua .esperienza , i suoi gosti, le sue stesse affezioni, possono rendere il pro
dotta di un terreno molto superiore,a quello dei terreni vicini. Sarebbe troppo
difficile di. conciliare in un'associazione interessi cos diversi. Ed altronde a che
pr? Per codesti prodotti, la grande coltura non necessaria; essi domandano,
prima di tutto, molto lavoro, un lavoro intelligente, varialo, perseverante; a co- .
desti prodotti , come noi l'abbiamo gi fatto osservare , debb'essere riservata l
piccola coltura; avviene di codesti prodotti come di certi rimi; non si possono
eseguire che mano. , ,".
Una volta riconosciuta possibile ed utile l'associazione", rimane la questione
della forma-, del modo di esecpzione. questo un punto difficile da regolare.
Qualunque sistema generale ci sembra chimerico , d'uopo, a nostro intendere,
' variare, le cause dell'associazione secondo i postumi e le' usanze del paese, il ge
nere di coltura, la n-itura def prodotti. . . \- ".'.
In certi siti , si potr riunirsi per formare di tanti picooli poderi una vasta
tenuta la quale venisse affidata ad un filiamolo, potendo i prpVietarii trovare in
q natane industria manifattric un pi utile impiego del loro lavoro. Altrove si
potr organizzare un'amministrazione aspese comuni, diretta da uno p parecchi
dei propritarii associati. Qui si potr unirsi unicamente per la compra e l'im
piego di certe macchine e strumenti di coltura ; l, per ordinare dei mezzi d'irri
gazione e distribuire je acque fra le parti interessate. Che so io? Lo spirito dei
coltivatori, una volta svegliato, non tarder a scoprire quelle forme di associa
zione, le quali meglio si adattino alle circostanze locali.
I coltivatori non sono mica cdsi. stranieri, come si potesse pensarlo, alle idee
di societ ,. d'interesse comune,' di spartime'nto. Ho gi dello l'estrema facilit
colla quale si ordinala e diffusa nel Giura, tanto francese quanto svizzero, l'as
sociazione detta delle fruttate per la fabbricazione dei formaggi; ,
La coltura a mezzadria che esiste ncora in una cos grande estensine di
paese, e in Francia, e in Italia, e in Isvizzera ed altrove , non che una delle
forme tanfo vrie dell'associazione agricola. Senza dubbio questa una forma di-
feltosi Da un lato, il mezzadro non sufficientemente interessato a raddoppiare
i suoi sforzi e la sua attivila, rimanendo sempre la stessa la sua parte proporzio-
naie del prodotta.' Ponete il caso che una mezzadria il cui mezzadro, secondo la
legge del suo contratto, riceva la met dei prodotti, renda 400 franchi: se con
nn travaglio doppio si ottenesse un prodotto totale di 600 franchi, il mezzadro
' non ne riceverebbe, in tutto che 500, vale a dire non godrebbe die della met
del beneficio che il suo raddoppiamento di lavro gli avesse procurato. Lo stesso
accade al proprietario capitalista, se questo raddoppine sue anticipazioni. Da
un'altra parte, il proprietario, non avendo diritto che ad una porzione dei pro
dotti in natura, non pu evitare n le noie, ne le spese di sorveglianza, n per
dite di tempo considerevoli, sia per vegliare ai proprii interessi, sia per vendere
le sae derrate al momento pi opportuno. Jn breve, questa forma di coltivazine
pi costosa di quanto a prima giunta apparisca, e non incoraggia a nuovi
sforzi, n il mezzadro, n il proprietario. Se, Impiegando un nuovo capitale di
1000 franchi, il proprietario fosse certo di fare produrre al fondo un sovrappi
di 200 franchilo suppongo che la misura comune dei profitti dei.fittaiuoli ca
pitalisti sia di 10 per 100), egli potrebbe senza dubbio fare l'anticipazione dei
OOO franchi. Parimente, se ccu un travaglio addizionale che rappresentasse 100
giornate, il mezzadro fosse' sfcuro di nn accrescimento di prodotto uguale a due
volte il salario delle 1O0 giornate, la'sua attivit potrebbe forse .sentirsi eccitata
quantunque in generare gli. uomini, gli uomini ignoranti, soprattutto, non amano
punto, quantunque sufficientemente ricompensati, uh travaglio che rechi profitto
anche a coloro i quali non abbiano contribuito al risultato. Bla la certezza di un
prodotto doppio dei profitti ordinarti molto raro in agricoltura; perci nei paesi
di mezzadrie non si vedono miglioramenti nella coltura, se non dve proprletarii
agiati, intelligenti , abbiano saputo, con abili combinazioni, collegare i' propri!
capitali al travaglio dei mezzadri, e conciliare nella distribuzione dei risultati le
leggi della giustizia colle previsioni di un interesse beninteso (1).
Checch., oe sia, il fatto sta che la mezzadria un'associazione , imperfettis
sima senza dubbio, e che non pu essere scusala se non in'quei paesi dove la
mancanza d'istruzione e la scarsezza dei capitali o altre circostanze locali non
permettano Una maniera d coltura pi abile e pi produttiva; ma , per quanto
imperfetta pur sia, essa prova come sia facile di fax penetrare nella mente dei col
tivatori l'idea dell' associazione , e di far loro comprendere le refazioni sovente
complicale alle quali essa d origine." ' .;
Perci l'applicazione di questo principio cos fecondo di miglioramenti e di
progressi sarebbe cosa possibile, e sino ad un certo punto anche facile,, se il go
verno e tutti gli uomini influenti, convinti dei vantaggi che ne ritrarrebbero ad
oh tempo l'ordine pubblico e l'economia sociale, si applicassero seriamente ad
allontanare gli ostacoli che gli oppongono i pregiudizii , l'ignoranza ed i falsi
sistemi.' '.'.' '.-'"
facile rilevare quanto le menti speculative ed ardenti sieno inclinate ad
esagerare le verit che non ottengono, nei fatti, quella parte che ad esse appar
tiene. I principii pi salutari, sono prontamente disnaturati, allorch, respinti dal
mondo reale, sottratti alla verificazione dell'esperienza, non possono svilupparsi
(i) Vedi, sulla Mezzadria, un'eccellente memria che Gasparin, allora prefetto del
Rodano, pubblicava in Lione nel 1832.
220 r. rossi.
che nello stato di pura teoria. La pratica pu sola richiamare gl'intelletti dalle re
gioni delle speculazioni temerarie e fantastiche; essa sola pu illuminarli e cal
marli, mostrando loro l'invincibile resistenza dei falli, i limiti del possibile, il vuoto
delle loro generose illusioni. . , .. . .
La potenza dell'associazione stata fortemente sentita ai giorni nostri d in-
telletti scelti, da uomini giovani, sinceri, entusiastici. In un tempo in cui l'ardi
tezza del pensiero, lo spirito d'innovazione e l'amore dell'umanit agitavano cosi
profondamente gli animi, in un tempo in cui la caduta delle vecchie istituzioni
aveva spezzato la maggior parte dei legami che rannodano l'una all'altra le
diverse classi della societ, e non avevano lasciato- fra gl'individui che le inde
bolite relazioni della famiglia, o.le relazioni importanti senza dubbio, ma u
poco astratte, della politica, l'associazione si presentava naturalmente alle menti,
come il principio che dovesse, ad un tempo, rigenerare ed ordinare le nuove so
ciet. Questo pensiero non mancava di verit. Lo. si detto mille vlte , nelle
societ moderne l'individuo troppo isolato, troppo concentrato in se medesimo:
quella stessa fierezza, che lo isola, lo indebolisce, e quella stessa indipendenza
personale, che lo eleva, diventa una causa di ritardamene di debolezza per
tutti. Il correttivo l'associazione, volontaria; il progresso sociale non pu con
sistere nello sciogliere qualunque associazione, ma nel sostituire alle associazioni,
forzate, oppressive dei tempi passali, associazioni volontarie ed eque. L'isola
mento, al suo pi alto grado, lo stato selvaggio.; l'associazione forzata, oppres- '
siva, al suo pi alto grado, la barbari*. Al di qua di colali termini estremi, fa
storia ci fa scorgere delle variet, delle gradazioni diversissime. La perfezine si
trova nelle associazioni volontarie, che moltiplicano le forze mediante l'unione ,
senza togliere alla potenza individuale n la sua energia, n la sua moralit, n
la sua responsabilit. Qualunque popolo presso il quale possa effettuarsi quest'alta
combinazione della potenza. individuale col principio di associazione, entrato!,
definitivamente nella carriera della civilt progressiva. Il suo corso potr essere
pi o meno rapido, ma non deve temere l'immobilit delle civilt stazionarie ,
e molto meno un regresso verso la barbarie. Pel solo fatto di aver com
preso tutto il valore di codest'alta combinazione, e perch avr saputo sottoporvi
i proprii interessi e le proprie passioni, esso avr fatto prova d'una potenza in
tellettuale e d'uno spirito di condotta e di saviezza che non lascia a temer nulla
di grave pei suoi destini. . '. . ...
Disgraziatamente il pubblico non ha ancora una veduta ben chiara delle con
dizioni del problema ehe esso chiamato a risolvere ; inoltre, quel progresso che
noi indichiamo, non pu mica essere improvvisato; una meta verso la quale ci
avanziamo un poco ogni giorno. Fra la dissoluzione dei vincoli antichi e la for
mazione spontanea dei legami nuovi, che, sotto l'impero dell'uguaglianza civile,
debbono riunire e coordinare le forze individuali, doveva esservi uno stato inter
medio, un'epoca transitoria, agitata, difficile, abbandonata alle passioni ed alle
controversie degli uomini. Questo intervallo pieno di difficolt e di pericoli', noi
siamo vicini a varcarlo -, se ne .pu scorgere distintamente l'estrema linea; ma
sarebbe un'illusione il crederci gi arrivati, mentre siamo ancora in cammino.
La lentezza inevitabile di questo andamento quella che ha eccitato una
nobile, ma vana o pericolosa impazienza, in tanti preclari intelletti i quali ave
vano, pei primi, chiaramente concepita tutta la potenza dell'associazione e la ne
GRANDE E PICCOLA COLTURA. ASSOCIAZIONE. LKZ. IV. 221
cessit di sostituire nuovi legami a quelli che la moderna civilt aveva spezzati.
Essi non potevano, rassegnarsi ad aspettare gli effetti spontanei, naturali, variati,
della ragione pubblica. Simili a quei legislatori i quali improvvisano dei codici
priori, tolti di peso alla teoria, invece di aspettare pazientemente che i costumi,
creazione lenta, ma' naturale del lavoro nazionale, ne somministrino loro i ma
teriali, hanno inventati sistemi di associazioni pi o meno speciosi, pi q meno
ingegnosi ; hanno sperato di poter fare entrare la societ nuova in cotali caselle
fatte di mano loro; hanno creduto che essa volesse sottomettersi ad un reggi me
contrario a tutte le sue abitudini, a tutte le sue inclinazioni. Quegli uomini che
scino entrati 1n codeste vie hanno ugualmente dimenticato che le societ, anche
nelle loro pi vive trasformazioni, non si staccano mai compiutamente dal loro
passato, e che, se possibile, in un momento di passione, sospingerle da un'estre
mit all'altra, non vi si arriva mai a mantenervele per un tempo lungo.
IL genio europeo, vivace e mobile, non pu avvezzarsi a quella vita sociale,
uniforme, inalterabile , che si potuto osservare jn altri climi, presso altre razze;
quindi la storia dell'Europa, delle sue istituzioni, dei suoi costumi, delle sue
usanze, un quadro mutabile Che sorprende ed imbarazza l'osservatore, coll'as-
sidua successione delle forme e dei colori pi Svariati. ggi ^he il privilegio, il
quale, per natura sua, non aspira che all'immobilit ed alla durata, definitiva
mente soccombuto nella sua lotta col principio dell'uguaglianza civile, il genio
europeo pu manifestarsi anche pi a suo bell'agio, in tuttala sua indipendenza
e colla-prodigiosa variet'delle sue tendenze dei suoi mezzi. Da ci hanno avuto
origine quelle saturnali ' dell'indi vidua/tjino,- che hanno suscitato tante lamentanze,
e che htmno partorito tanti .'sistemi. Le Jamentanze sono fondate} il genio" euro
peo ha cominciato dall'abusare della sua emancipazione ; ha dimenticato che
l'uomo non fatto per agire solo e non pensare che a s ed al tempo presente. Se
v'ha in lui un principio d'indipendenza personale, *vi parimente un principio
non meno potente e non meno sacro di fraternit e di mutuo soccorro: il vro,
il bene, l'utile, si trovano nell'armonia di tutti i principi! della nostra natura,
sotto l'impero della ragione. f '
Dalle quali cose risulta che, se. da un lato le lamentanze erano fondate, dal
l'altro i sistemi, mediante i quali si voleva raffrenare Yindividualismo, non erano
altro che chimere, poich invece di stabilire quell'armonia, tendevano tutti pi
o meno a fare assorbire l'individuo dall'associazione, ed a riprodurre sotto'un'altra
forma, nella societ nuova, il principio dirigente degli Stati dell'antichit. . .
La nostra ragione, del pari che i ostri costumi, ripugna a qualsivoglia isti
tuzione la quale non lasci un campo abbastanza largo alla libert individuale ed
alla responsabilit personale. ' . \ .
222 p. rossi.
LEZIONE V.
Signori, ..-.,.
i . *
Il diritto di trasmettere dopo la nostra morte beni dei quali siamo posses
sori, a certe persone, indicate sia d noi medesimi, sia dalla legge, un elemento
essenziale della propriet, quale la riconoscono tulle le legislazioni dei popoli ci
vili. Diciamo meglio: l'appropriazione individuale del suolo non concepibile
senza l'eredit, essendo il suolo una propriet che non pu dare tutti i risultati
dei quali suscettivo, se non quando il possessore costantemente animalo da
.un pensiero di avvenire, se non quando, sicuro della perpetuit del suo diritto,
'egli lavora, risparmia, modifica, migliora per se medesimo e pei suoi, e per lutti
coloro che hanno meritato i suoi beneficii. L'espressione dei giureconsulti ad
un tempo semplicee profonda: l'erede, essi djcono, .continua Impersona del de
funto. Vedete quel vecchio, ricco dei proprii risparmi! , egli erige con grandi
spese edificii secolari, fa scavare un canale per dove, mentre egli vive, i'a'cqua
non arriver a scorrere, pianta -alberi dei quali not guster i frutti, comincia un-
avvicendamento lungo costoso di cui non vedr compiersi nemmeno la prima
rivoluzione : toglietegli il principio dell'eredit, ditegli che la propriet non che.
Vitalizia! che i suoi .sforzi, le sue anticipazioni gioveranno al primo occupante, ;i
tutti, allo Stat, che so io? e muterete all'istante medesimo il corso alle sue idee;
economo,, diventer spendereccio; regolato, diligente, previdente, lascer andare
ogni,cosa, contento di ricavare dai suoi tenimenti quel tanto che basti al" mante
nimnto proprio per quei pochi anni che la natura ncora gli riserba. Cosi lutto
muta per la soppressione di un solo elemento, che il pensiero dell'avvenire..
Una volta' celato all'occhio -umano codesto orizzonte esteso, indeGnito, l'individuo
non iscorge pi nulla fuori di se, fuori della sua meschina e fragile persona; egli
non cerca pi che in se medesimo la misura delle sue previsioni, dei suoi calcoli,
dei suoi sforai: tatto sarebbe rimpiccolito, cos nelle idee come nei fatti, nell'ama
nita'; dpertutto si vedrebbe. queir abbandono, quella noncuranza, quel disordine
che ci colpiscono; tante penosamente nelle propriet di alcuni celibi egoistici
alcuni vecchi ai quali una vita deplorabile non ha lasciato che .'gl'istinti grosso
lani e le corte vedute dell'animale. / . .,
-, Sono perfettamente conseguenti cooro i quali volendo. abolire l'eredit sop
primono collo stesso frego di penna l'appropriazione individuale del suolo. Dando la
propriet territoriale allo Stato, dichiarandolo unico proprietario fondiario, se abor
tiscono, l'eredit, conservano almeno il principio della durata, il pensiero dell'av
venire. Lo Stato non muore. Se fosse permesso ad uomini positivi di persuadersi
che tale proprietario unico, che tale essere collettivo mettesse nella sua ammini
strazione lo zelo e le cure di un privato, che avesse il medesimo pensiero dell'av
venire, i medesimi sentimenti di affezione, e, se vuoisi, d'amor proprio, d'orgo
glio, che animano stimolano il padre di famiglia, potrebbero conchiuderne ebe,
sotto il punto di vista economico, poco Importa che l'appropriazione di suolo sia
LEGGI DI SUCCESSIONE. LEZ. T. 223
tanto interessata ih otali quistioni quanto molti sembrano crederlo; che essa
non ha n interesse, n diritto di costituirsi giudice superiore, arbitro supremo di
codeste grandi quistioni. Non ne ha il diritto, perch tali quistioni sono, prima
di tutto, della competenza della morale e della politica. Non vi ha interesse per
ch, da un lato, la soluzione di codeste quistioni qualunque siasi, non fa alla
produzione nazionale tutto quel male che si pretende, e perch, dall'altro, questo
male pu essere, in molti casi, tolto di mezzo o attenuato con espedienti he
nulla impedisce ai possessori del suolo.
Con queste considerazioni ci guarderemo d'insistere lungamente sulle quistioni
delle quali si tratta. Coloro che hanno cercato di approfondirle hanno attinto i
fatti pi decisivi, i motivi pratici della loro decisione, dalla morale e dalla poli
tica. Noi non possiamo seguirli su quel terreno; limitiamoci ad un piccolo nu
mero di osservazioni relative ai risultali economici delle diverse leggi di suc
cessione.
L'eredit regolata, sia dalla legge , sia dalla volont dell'uomo , col testa
mento. La facolt di testare pu essere illimitata , o circoscritta dentro limiti pi
o meno ristretti. Pater familias uti legassit.... ita jus esto . Difalti nulla
poteva una volta incatenare in Roma il potere del capo della casa il quale , re ,
padrne, pontefice, non era circondato che da schiavi, gli uni. dei quali portavano
questo nome, gli altri si chiamavano figli di famiglia. Quella legge delle XII Ta
vole non era probabilmente che una vecchia costumanza patrizia che passava nel
diritto scritto, e che, merc i nuovi costumi del paese ed il progresso delle idee
plebee, non doveva tardare a parere un anacronismo, un principio d'iniquit.
Gli antichi Romani, vi piaccia notarlo, non accordavano mica pieno potere
al testatore, per la fiducia che loro ispirassero l'equit e le affezioni naturali del
padre di famiglia. Senza dubbio essi non diffidavano della rettitudine dei suoi
giudizii; ma il potere illimitato del testatore romano non derivava da questa con
siderazione. Quel potere non era una concessione, ma un diritto che l'aristocrazia
primitiva di Roma riconosceva appartenere ai padri di famiglia , o per meglio-
dire, a se medesima, poich un tempo il testamento non si faceva che nell'as
semblea e coll'assenlimento delle curia. Era il patriziato che ammetteva nella sua
confraternita, come erede, come continuatore della persona di uno di loro, colui
che il padre di famiglia aveva indicato, e l'assemblea aveva accettato. Una volta-
fatta ed accettata tale designazione speciale, qualunque pur fosse, era. d'uopo, ri
spettarla. La parentela, le affezioni naturali, i servigii resi non davano alcun di
ritto; Non s'imponeva al testatore un erede, ai patrizii un confratello, tranne colai
che fosse stato liberamente investito da loro della qualit di rappresentante d'eli
defunto. La legge generale non interveniva che per supplire al silenzio di cotorr>
che avevano il diritto di stanziare. L'onnipotenza dei testatori non era in realt
che una misura politica ed indipendente da qualunque considerazione sull'oso pi
o meno equo che i padri di famiglia potessero farne. 11 giorno in cui le conside
razioni di equit hanno cominciato a pesare fortemente sullo spirito dei Romani,
quel giorno, il principio assoluto delle XII Tavole ha cominciato a ricevere delle
modificazioni, divenute sempre pi importanti, insino a tanto che lo spirito d'in
novazione, aprendosi larghissime vie, fin per introdurre nelle leggi di successione,
come principio dirigente, il diritto della parentela naturale, della cognatioj
La politica pu parimente suggerire delle leggi diametralmente contrarie al
Econom. Tom IX. 15.
226 p. rossi.
principio delle XII Tavole. Cos , per opporre.ad un fatto dell'antichit un fatto
recentissimo, l legge del 17 nevoso anno II riduceva quasi a nulla la facolt di
testare.. Ogni qualvolta il legislatore vorr clla distribuzione dei beni raggiun
gere uno scopo verso il quale il paese, se fosse lasciato alla sua china naturale,
non tenderebbe, toglier, se lo pu, ai cittadini la facolt di testare.
. Evidentemente l'economia politica non pu influire su codeste leggi. I mo
tivi che determinano il legislatore, sono di natura > lodevoli o no, da non la
sciarsi indebolire da considerazioni economiche.
Collochiamoci io un'altra ipotesi : supponiamo che il legislatore non sia mosso
da nessun motivo politico ad intervenire nella distribuzione dei beni per via di
successione, che il governo del paese non si creda interessato a favorire alcuni
membri della famiglia a scapito di tutti gli altri. Difalti , si qualche poco esa
gerata l'influenza delle leggi di successione sulla forma del governo, sull'ordina
mento politico degli Stati, che non bisogua confondere coll'ordinamento sociale.
Nella supposizione da noi qui fatta trovandosi completamente eliminato l'ele
mento puliticu, si pu domandare se il potere di testare non dovesse essere illi
mitato; l'affermativa slata appoggiata da considerazjoui economiche le quali
meritano.qualche esame. , ..
. In generale, il testatore deve apprezzare, meglio di qualunque altro, il carat
tere, le abitudini, la situazione dei membri della sua famiglia, in una parola, dei
suoi figliuoli. Poich la quistione non pu sorgere che riguardo ai figliuoli, pren
dendo questa parola nel senso legale. Gli ascendenti sopravvivono raramente ai
loro discendenti e, in quanto ai collaterali, .si riconosce generalmente chela legge
non deve attribuir loro dei diritti che limitino il potere di testare. Si tratta dun
que qui del padre di famiglia che regola colle sue ultime volont la sorte dei suoi
figliuoli, perch, si dice, porgli dei limiti, dettargli imperiosamente certe disposi
zioni? Possessore di una mediocre fortuna , un testatore lascia quattro figli; il
primogenito, merc l'educazione ricevuta, ha gi percorso una carriera che lo ha
colmato di onori e di ricchezze; sua sorella ha contratto uno splendido matrimo
nio, il di lei marito dieci volte pi ricco che il padre di lei; perch interdire a
questo testatore di dividere il suo modesto patrimonio fra i due figli che gli ri
mangono e che non hanno altro aiuto, aitra speranza che la bont paterna? Col-
l'uguaglianza delle divisioni, voi portate dei capitali, dove sono inutili ; li togliete
d dove sono necessaria Essi accresceranno ben poco la potenza produttiva. di
due grandi patrimonii, mentre la potenza produttiva di quello che rimane sar
forse annientata. Forse si dovr intaccare i capitali per vivere. La povert, allor
ch i suoi beni non bastano ai suoi bisogni, distrugge i patrimonii come la pro
digalit; essa li amministra malamente in prima, poi gl'intacca e ben presto li
consuma. Se nel piccolo patrimonio di cui parliamo esista uno stabile, gl'incon
venienti della divisione uguale saranno anche pi sensibili. Darete voi lo stabile
all'una od all'altra delle due famiglie gi cosi ricche? Avvezze come sono alle gran
dezze dei vasti tenimenti, dei parchi, dei castelli, che cosa importa loro quel mo
desto retaggio? Ne piglieranno esse grande pensiero? Si applicheranno esse a
ricavarne tutto il reddito di cui sarebbe suscettivo? Lo darete ad uno dei figli
rimasti sprovveduti? Questi rester debitore di un supplemento che sar per lui
un carico oppressivo; egli mancher di capitali per far fruttare il suo fondo. Le
dividerete, voi fra i due fratelli? ila sar egli facile dividerlo senza scemarne .il
LEGGI DI SUCCESSIONE. LEZ. V. 227
della popolazione, almeno in certe classi della societ, e produrre tanto nell'or
dine economico, quanto nell'ordine sociale, le conseguenze pi gravi. .
In breve, l'economia nazionale non giustifica punto la facolt illimitata di
testare; se essa non ha da opporle argomenti invincibili, molto meno potrebbe
compensare con vantaggi economici gl'inconvenienti politici e gli .effetti morali
del dispotismo domestico. Se da un luto, si potesse cosi prevenire un troppo mi
nuto appezzamento della propriet territoriale, dall'altro la popolazione si trove
rebbe eccitata, e lo Slato, empiuto di mendici, la cui mendicit orgogliosa ed
il lavoro mediocre. questo.il male sempre pi crescente, sempre pi funesto.
L'appezzamento delle propriet, al contrario, un male il quale ha dei limiti, e
non mica senza rimedio. Esso inoltre attenuato dovunque la legge, senza ac
cordare al padre di famiglia una facolt illimitata di disporre, gli dia il potere di
formare a piacer suo, nei limili segnati dulia legge, la porzione di ciascuno dei
suoi figli. In colai guisa egli pu distribuire i mobili e gli stabili in modo di pre
venire smembramenti troppo nocivi ; in colai guisa un padre di famigliasi sente
eccitato a raddoppiare di sforzi per accrescere, coll'aiuto del suo lavoro e delle
sue economie, una fortuna mobiliare che gli offra i mezzi di fare fra i proprii
figliuoli una felice distribuzione del suo patrimonio; infine, in cotal guisa la po
polazione contenuta dentro i suoi giusti limiti, e l'egoismo e l'orgoglio non ri
gettano una folla di superbi mendici a carico della fortuna pubblica. Se nel paese
vi sono dei poveri, almeno non vi una povert imperiosa e privilegiata.
Meno facile poi stabilire il giusto limite che conviene di mettere alla facolt
di testare. Nessuno ignora chela porzione disponibile ha varialo secondo i tempi
e Le legislazioni. Bisogna guardarsi dai due eccessi opposti. Una riserva troppo
debole, quella, per esempio, la quale non desse ai figli, qualunque ne fosse il
numero, che la decima parte del patrimonio paterno, lascerebbe sussistere , per
le famiglie di piccola o mezzana fortuna, tulli gl'inconvenienti della facolt illi
mitata di testare; una riserva troppo considerevole produrrebbe effetti anche pi
funesti, togliendo al padre di famiglia qualunque potere discrezionario, qualun
que libero apprezzamento delle circostanze e dei fatti particolari. Si pu dire che
la riserva non debba, in nessun caso, essere al disotto del quarto, n al di sopra
dei tre quarti dell'asse ereditario; la nostra legge la proporziona al numero dei
figli; questa regola, che gi si seguiva per la legittima di Giustiniano, di un'e
quit che balza agli occhi. Si pu, senza dubbio, discutere sul pi e sul meno.
La riserva del Codice civile sembra a taluni eccedere i giusti limiti, e indebolir
troppo la potenza paterna ed il governo domestico. Noi non crediamo che i fatti
generali giustifichino sufficientemente lutti questi timori, n che yi sia motivo di
ritoccare una legge la quale, francamente accettata dai costumi, si trova in per
fetto accordo collo spirilo del tempo. Del resto, cotali questioni non apparten
gono all'economia politica ; poco importa alla produzione nazionale la misura pi
o meno elevata della riserva.
Ma se la scienza economica non ha interesse ad immischiarsi troppo" viva
mente delle questioni da noi ora indicate alla vostra attenzione , vi sono altre
parti delle leggi di successione per le quali essa non potrebbe mica mostrare la
medesima indifferenza.
Non dimentichiamolo, signori ; sotto il punto di vista economico, occorrono
leggi, istituzioni, le quali pennellano il pi utile impiego di uno strumento pr
LEGGI DI SUCCESSIONE. LEZ. V. 251
duttore cos potnte come la Urr. Abbiamo veduto che tale impiego sempre
possibile, qualunque sia il numero dei proprietarii. Ci posto, ci siamo affrettali
di riconoscere che le questioni intorno al potere di testare, intorno ai limiti della
porzione disponibile, intorno alla scelta" ed al numero degli eredi, appartengono
quasi esclusivamente alla morale ed alla politica. Senza/dubbio, se altronde tutte
ie cose fossero uguali, l'economia pubblica preferirebbe, in una certa misura, alle
leggi che appezzano le propriet, le leggi che le conservano^ alle leggi che esi
gono dei coercitivi, quelle che li rendono inutili; per sempre vero che l'inte
resse economico, in codeste questioni, non che Secondario, e che non bisogna
giudicarle ai fallaci chiarori di quelle teorie colle quali le passioni politiche hanno
preteso illuminare l'economia nazionale.
Ma vi sono delle leggi le quali tolgono per cos dire alla terra la sua potenza
produttiva, e la rendono sterile nelle mani dei suoi possessori. Tali sono tutte ie
leggi di successione od altre le quali non lasciano al possessore attuale un inte
resse sufficiente per sacrificare il presente all'avvenire, per fare della terra il mi
gliore impiego possibile, ogni qualvolta i risultati di tale impiego non sieno.im
mediati. Questa considerazione essendo suggerita dalla natura stessa delle cose,
dall'osservazione del cuore umanoy forza fame Un principio dirigente, sotto
pena di vedere inaridire una delle sorgenti principali ddla ricchezza pubblica.
Ci si ripeter,' forse, ohe abbiamo noi medesimi stabilito colla massima cura,
che colali leggi debbano essere giudicate esse pure alla' luce' di principii di urt
ordine superiore. E di buon grado noi Io vogliamo, ad una condizione per altro,
la quale ,, che non si dimenticher come l'economia sociale non abbia nessun
correttivo per leggi di tale natura. Essa pu, in una certa' misura, togliere di
mezzo gl'inconvenienti della piccola propriet; pu attenuarli in modo chei van
taggi politici e morali della divisione delle terre non perdano quasi nulla della loro
importanza; ma che cosa pu essa contro la trascuratezza dei possessori, quando :
questa trascuratezza loro in certa guisa comandata dalla legge del paese? Ispi
rer essa zelo a coloro i quali non provano n alfezione, n interesse pei successori
che loro- sono imposti? Ondech, se giudichinsi queste leggi dal punto di vista
della m#rale e della politica, non vi nulla di pi giusto; ma si sappia bene per
che, se il risultato fosse contrario agi' interessi della produzione nazionale , sa
rebbe una perdita senza compenso, un male senza rimedio. Fortunatamente, Si
gnori, questo profondo disaccordo, sia fra il bene e l'utile, sia fra i vantaggi po
litici ed i vantaggi economici qui non esiste. Che dico? vi ha, al contrario, come
accade sovente, una perfetta armonia. Lasciamo alle menti rigide e risicose la
stravagante pretesa di veder sempre il bene alle prese coll'u.tile, come se la vita
sociale non potesse essere che una lotta incessante e dolorosa del dovere col pia
cere. La Provvidenza ci ha trattato nelle sue dispensazioni con assai pi in
dulgenza. ;
Noi non vogliamo uscire dal campo che ci segnalo. Basta citare i fatti ai
quali facciamo allusione, per convincersi che la morale e la politica non possono
qui opporre nulla di grave all'economia sociale, e che questa non domanda loro
Dulia che dilegittimissimo, domandando loro di adottare come principio diri
gente questa massima: Importa respingere od abrogare qualunque legge la quale
tolga ai possessori delle terre la voglia di sacrificare il presente all'avvenire e di
lavorare al miglioramento del suolo 1
232 russi.
Le leggi di questa natura sono state assai numerose nel diritto europeo; forse
anche pi nei paesi di diritto consuetudinario che nei paesi di diritto romano. Il
diritto romano lasciava una grande libert al testatore; il diritto consuetudi
nario, tutto impregnato di feudalit, sacrificava ogni cosa alla conservazione ed
agl'interessi della famiglia. Il testatore dei paesi consuetudinarii, anche quando
non lasciava che dei collaterali, non poteva disporre che di una debole porzione
di quei suoi beni che si chiamavano proprii. Nei paesi di diritto romano, i te
statori avendo in principio la libera disposizione dei loro beni, disposizione che
la legge si contentava di moderare in certi casi , con delle prelevazioni o delle
ritenute conosciute sotto i nomi di legittima, di falcidia, ecc., si videro ben
presto abusare di un potere eccezionale che l'equit aveva introdotto nelle leggi
di Roma. Intendo parlare del (edecommesso, istituzione equa la quale, snaturata
poi dalle costumanze del medio evo tutte fondate sul privilegio, e dalle passioni
aristocratiche delle famiglie patrizie e dell'alta borghesia, aveva finito per dare
origine a quella giurisprudenza fldecommissaria cos complicata, cos sottile, cos
bizzarra, la quale oscurava e sfigurava il diritto comune di un gran numero di
paesi, in particolare quello della Spagna e dell'Italia. Sarebbe invero una curiosa
storia quella delle stravaganze, che quel diritto autorizzava sotto il nome di so
stituzioni o di fedecommessi, e del quale i testatori badavano bene di non man
care di valersi. Nulla di pi comune in quei paesi di vedere un meschino mor
tale, gi accasciato sul suo letto di morte, dettare gravemente un testamento nel
quale disponeva dei suoi beni per tutti i secoli a venire, e faceva la legge a tutte
le generazioni che dovevano succedersi sulla superficie del globo , e si logorava
in ipotesi ed in combinazioni, affinch la catena delle sue previsioni non si tro
vasse mai interrotta, affinch, fino alla consumazione dei tempi, il suo patrimonio
e il suo nome non potessero uscire dalla via, che la sua tremola mano aveva loro
segnata. Che ci si parla della potenza del legislatore , della perpetuit alla quale
aspirano le leggi? Quale quel legislatore che riguardi l'opera sua come eterna,
come irrevocabile, come quella che mai non debba subireTinfluenza dei tempi e
delle trasformazioni che questi conducono nella vita della societ? Chi ha mai im
maginato che una legge sarebbe per sempre in armonia collo sviluppo* del po
polo? Ci che nessun legislatore politico oserebbe pensare, quei legislatori della
famiglia non temevano di deciderlo nei loro testamenti. Essi pretendevano im
mobilizzare il mondo a profitto della loro vanit, esaurire una volta per tutte un
potere che non pu essere equo e sensato, se non quando s'illumini della luce
dei fatti presenti, se non quando esso faccia con una bont scrupolosa, quell'esatto
apprezzamento degli uomini e delle cose che il legislatore non pu fare segnando
regole necessariamente generali ed inflessibili. Ho veduto, quando l'esercizio di
unanobile professione mi attaccava ancora al foro, per cui doveva prendere co
gnizione dei fatti e degli atti delle generazioni che ci hanno preceduto, ho Ve
duto, dico, gli esempii pi ridicoli di quell'ora ipolenza testamentaria del padre
di famiglia, onnipotenza che consisteva, prima di tutto, a spogliare di qualunque
potenza i padri di famiglia che dovevano succedere al testatore. Quante compli
cazioni ! quante matlezze ! La vista del testatore si offuscava a misura che il suo
orgoglio lo spingeva pi lungi nelle tenebre di un avvenire sconosciuto; presto
perdeva il filo delle proprie idee ; le sue parole non esprimevano pi nulla di
chiaro, nulla di comprensibile, e le sue disposizioni diventavano una sorgente
LEGGI DI SUCCESSIONE. LEZ. V. 255
LEZIONE VI.
Del terzo strumento della produzione il quale il capitale. Che cosa delibasi inten
dere pel capitale ? Comprende esso le materie prime e le anticipazioni che si
1 indicano sotto il nome' di satani.
Signori ,
(1) L'autore ha letto, in una seduta dell'Istituto, un lavoro che poi stato inserito
nel seconde volume, nuova serie, delle Memorie dell'Accademia delie Scienze morali e
politiche : tale lavoro ha per titolo, Osservazioni sul diritto civile francese, considerato
nei suoi rapporti collo stalo economico della societ.
CAPITALE. LEZ. VI. 257
Ogni giorno si forma, ogni giorno si distrugge una porzione di capitale. Chi
pu dire a puntino la somma dell'una e dell'altra? D'ordinario il capitale che si
forma eccede il capitale che scompare; ci non ostante, il contrario non mica
impossibile.
Nel momento in cui parliamo, vi ha in Europa una crisi commerciale; forte,
come cosa naturale, in quei paesi dove ha avuto origine, si fa frattanto sentire,
lontano, come una specie di terremoto. Non c' un fatto di questa natura il quale
non alteri la somma dei capitali, e queste alterazioni sono tanto pi diffcili a
conoscersi con qualche esattezza, in quanto che possono avere una dubbia causa,
la distruzione oppure un mutamento di destinazione delle cose che servono di
capitale. Una guerra civile, un'invasione sono cause di distruzione; una crisi
commerciale, i timori di una guerra fanno s cbe'i capitali, come dice il volgo, si
rinchiudano. Vale a dire che i capitalisti ritirano dall'industria i capitali che essi
erano soliti di prestarle; essi non distruggono nulla; ma mutano la destinazione
dei loro risparmii; preferiscono l'inazione senza guadagno ad un impiego pieno
di pericoli, il che ci prova da capo, che la nozione del capitale si forma di tre
elementi, ricchezza prodotta, risparmio e destinazione.
La misura pi o meno elevata dei profitti non sempre un indizio certo del
l'accrescimento o della diminuzione del capitale. Senza dubbio, voi potete, in
modo generale, affermare che dove i profitti sono altissimi, i capitali sono rari;
che dove i profitti ribassano molto, i capitali abbondano; bisogna per rammen
tarsi che queste formole non sono vere che in una certa misura.
La misura dei profitti non dipende solamente dalla quota assoluta del capi
tale, e dalla sicurezza dei capitalisti ; dipende pure dal rapporto esistente fra la
richiesta di lavoro e il numero dei lavoratori. Quand'anche la quota del capitale
rimanesse la medesima, se tutto ad un tratto il numero dei lavoratori' raddop
piasse, i profitti potrebbero alzarsi pel ribasso dei salarii.
Ma se impossibile valutare esattamente il capitale di un paese, vediamo
almeno come si possa arrivare a discernere le diverse forme che prende, come si
possa riconoscerlo dovunque si mostri.
Vi un capitale materiale ed un capitale immateriale. Il capitale materiale,
lo abbiamo detto sovente, si compone essenzialmente di tutti gli utensili, di tutte
le macchine, fabbricati e costruzioni qualunque che servono alla produzione. Vi
un capitale immateriale e noi riconosciamo, voi lo sapete, col creatore della
scienza, che le capacit acquisite dai lavoratori sono un capitale, quantunque la
forma delle retribuzioni che esse ottengono le faccia sovente confondere col lavoro
propriamente detto. Non torneremo sopra quello che abbiamo gi disvolto fa
cendo l'analisi delle forze produttive: vogliamo solamente mettervi in guardia
contro una confusione d'idee che non sempre stata evitata. Ogni qual volta vi
capacit o abilit acquisita, vi capitalizzamento; ma che cosa si capitaliz
zato? Un giovane, dopo aver fatto lunghi e penosi studii, divenuto un ingegnere
civile del pi alto merito. Che cosa vi di capitalizzalo in lui? Se vi 9i rispon
desse: tutto quello che quel giovine ha consumato durante il tempo de' suoi
studii, de' suoi lavori preparatorii , la vostra rtplica sarebbe facile. Come! di
reste voi, se non avesse studiato per diventare ingegnere civile, non avrebbe egli
dunque mangiato e bevuto? non sarebbe egli stato alloggiato e vestilo? Dire che
ha capitalizzato tutto quello che egli ha consumato, gli metterlo esattamente
240 p. rossi.
sulla stessa linea del cane da caccia? A rigore, quando il cacciatore ha fatto co
minciare l'educazione del suo bracco, egli avrebbe potuto farlo accoppare; dun
que perfettamente vero che il cane essendo stato, al contrario, nutrito, alloggiato,
governato, istrutto , ha colla sua educazione capitalizzato tutte codeste anticipa
zioni. Ma di grazia, il cacciatore avrebbe egli potuto accoppare il proprio figliuolo?
E se non avesse voluto farne un uomo abile in una carriera che richiede degli
studii pi o meno forti, se avesse voluto contentarsi delle facolt che suo figlio
aveva ricevute dalla natura, gli sarebbe pur sempre slato mestieri di nutrirlo,
alloggiarlo, vestirlo in un modo qualunque- Perch non lo ripeleremmo noi in
un tempo in cui troppe persone sembrano dimenticarlo? L'uomo non uno stru
mento da potersi spezzare a capriccio; il nutrimento dell'uomo non la razione
del bue; soltanto riguardo al bue si pu calcolare se giovi pi ammazzar l'ani
male o continuare a nutrirlo.
Perlocch, quando si detto che il fanciullo che studia capitalizza tutto quello
che egli consuma, si adopera, mi pare un'espressione inesalta; egli non capita
lizza realmente se non la somma di lavoro che, durante il suo apprendimento,
avrebbe potuto impiegare altrimenti: il giovine ingegnere avrebbe potuto essere
mandato di nove o dieci anni a lavorare in una fabbrica. In una parola, dacch
giunta l'et del lavoro naturale, questo lavoro non si fa, perch si vuole poter
fare pi tardi un lavoro scientifico e pi produttivo, vi vero capitalizzameulo;
ci che si capitalizza, il prodotto del lavoro naturale, del quale il giovaue si
priva durante l'apprendimento. In quanto al vitto dell'apprendista, esso fa parte
della consumazione necessaria del padre di famiglia. Il giorno in cui egli si
esposto ai pesi della paternit, si obbligato di aumentare la sua cousumazione
in proporzione del numero dei suoi figli. La cosa della quale egli si priva, che
risparmia, che accumula, il lavoro del quale il figlio sarebbe slato capace al
l'et in cui un lavoro qualunque possibile. quel lavoro del quale nou si priva
il contadino che fa custodire i suoi bestiami dal proprio figliuolo; del quale non
si priva l'operaio che si fa aiutare da suo figlio nel proprio mestiere appena le
forze fisiche del fanciullo glielo permettano.
11 capitale immateriale comprende non solamente i talenti acquisiti, ma ezian
dio certi fatti; quindi l'avviamento, non dico di una bottega, ma di un mercato,
di un paese, un capitale immateriale, un valore reale che si vende e qualche
volta assai caro; esso il risultato di un lavoro perseverante e di una capacit
distinla.
L'azione del tempo stata pure considerata in certi casi, come un capitale.
Mettete, si dice, in una cantina certe specie di vini, e non li toccate pi; dopo
dieci, venti, cent'anni, quei vini avranno una qualit ed un valore che non ave
vano prima. Qul valore addizionale, che ecceder l'ammontare delle pigioni della
cantina e delle spese di custodia e di conservazione, un valore che i vini hanno
acquistato pel solo effetto del tempo; il vino ha servito di materia, il tempo di
strumento ; il prodotto, il nuovo valore acquistato dal proprietario del vino.
Quest'analisi mi sembra poco corretta: sarei quasi tentato di dire che il
tempo, almeno il tempo solo, non fa nulla nella cosa, lo non vedo in questo che
l'azione lenta di una legge della natura, legge che io lascio ai fisici la cura di
spiegare, ma gli effetti della quale sono irrecusabili e patenti. Non so veramente
perch, confidando alla terra con certe precauzioni delle sementi di frumento, io
CAPITAI.. LEZ. VI. 241
ne ottengo olio o nove mesi dopo delle spighe: debbo io conchiuderne che que
sto risultalo dovuto al tempo die corso fra la seminatura e la raccolta? che
il tempo ha fatto l'officio del capitale? no certamente. 1 concimi, l'aratro, j bovi,
ecco il capitale: aggiungetevi il lavoro dell'uomo; lutto il resto dovuto agli
agenti naturali alla terra. Lo stesso dicasi pel vino che si migliora nel celliere.
Vi in ci, senza dubbio, un capitale; ma quella che si chiama l'azione del tempo
non altro che una forza, una legge della fisica, un agente naturale, e mai me
nomamente un capitale. Il capitale, la cantina, la botte, appropriate in una
durala pi o meno lunga all'operazione, e, se vuoisi, il vino giovine e imperfetto
che vi si rinchiude.
Notiamo di passaggio che il fatto del vino che si migliora invecchiando non
deve essere confuso col fatto delle statue, dei quadri, degli oggetti d'arte, il cui
valore aumenta per la morte dell'artista. La morte di Canova non ha mica reso
pi belle le sue statue; se queste sono aumentale di prezzo, ci non dovuto
che alle leggi del monopolio-, noi le abbiamo sufficientemente spiegate, sarebbe
inutile tornarvi sopra.
Il capitale pu inoltre dividersi in cose appartenenti al pubblico e cose appar
tenenti ai privati: i canali, le strade, tutti i mezzi di comunicazione ed una mol
titudine di altre cose sono un capitale pubblico; il capitale nazionale, la somma
del capitale pubblico e del capitale privalo.
11 danaro un capitale quando si riuniscano per esso le due circostanze del
risparmio e della destinazione: il danaro, che nella cassa di un manifattore,
destinato a comperare delle macchine, un capitale.
Infine si potr distinguere il capitale in capitale-strumento ed in capitale-
materia. Difalti, gli economisti riguardano, come facente parte del capitale, tulio
quello che essi chiamano materia prima; ma poi questa veramente uno stru
mento della produzione? non piuttosto l'oggetto sul quale gli strumenti pro
duttori debbono agire? La questione nuova, e degna della vostra attenzione ;
altronde essa non mica la sola questione imporlaute che un'attenta analisi della
nozione del capitale faccia nascere. Oltre gli strumenti propriamente detti e le
materie prime, si comprendono generalmente nel capitale le anticipazioni fatte
ai lavoratori, il loro mantenimento, il loro salario: non forse questo un doppio
impiego? Il mantenimento dei lavoratori non egli forzatamente compreso nella
nozione del lavoro? Colali dubbii mi sembrano gravi, colali questioni non mi
sembrano poter essere passale sollo silenzio. Io non voglio nulla precipilare,
nulla affermare anticipatamente; voglio studiare con voi, senza proposito delibe
rato, i fenomeni che la formazione e l'azione del capitale presentano all'osserva
zione-, ne trarremo poi quelle deduzioni che ci sembreranno legittime, e se riman
gano delle nubi che la nostra mente non possa penetrare, non temeremo di
confessarlo; io vi ho promesso una esposizione sincera, non ho osato promet
tervi la soluzione di tutte le questioni che noi potessimo incontrare sul nostro
cammino.
LEZIONE VII.
Signori ,
role in questo senso, si dovr dire con Ricardo che la distinzione difficile a
determinare. Difalti non facile il dire quali sieno le cose che si consumano
rapidamente, quali sieno quelle che si consumano lentamente.
Ma voi avete senza dubbio gi notato che non questa l'idea di Smith; im
maginatevi una cosa che si consumi rapidamente, per esempio degli aghi da
cucire; ogni giorno se ne rompe una gran quantit; nondimeno essi fauno parie
del capitale Osso, poich sono utensili. Senza dubbio quando si rompono bisogna
surrogarli, come bisogna surrogare una macchina a vapore che scoppii, un basti
mento che affondi. Non poi meno vero che, nell'opera della produzione, essi
non subiscano una trasformazione; sono un capitale fisso. Il ferro che si lavora
nelle fucine , al contrario, un capitale circolante come le blonde, i veli, il cotone,
come le cose le pi fragili, perch? Perch s'impiega il ferro come materia prima.
Esso non destinalo a rimanere presso di voi, a servirvi di strumento in uno,
in dieci, in venti produzioni successive e fino a tanto che si trovi deterioralo
dall'uso; impiegato come materia prima, come l'oggetto sul quale si esercita una
certa potenza, esso perde questa qualit appena si compiuto il fenomeno; per
voi non pi materia prima, ma prodotto e mercanzia, non potete pi che con
sumarlo o venderlo e procurarvi in vece sua nuovo ferro da lavorare. Ogni ri
tardo nella vendita e nella surrogazione, una perdita per la vostra intrapresa.
Tale la natura del capitale fisso e del capitale circolante. Altrove, Smith
divide il fondo sociale in tre grandi parti; la prima il fondo di consumazione,
quella porzione riserbala per servire immediatamente alla consumazione e il
cui carattere distintivo di non dare u redditi, n profitti.
La seconda il capitale fisso il cui carattere distintivo di dare un reddito
o profitto senza mutar padrone. Consiste principalmente nei quattro articoli
seguenti :
1" Tutte le macchine utili e strumenti di mestiere che facilitano ed abbre-
viano il lavoro ;
2 Tulli i fabbricati destinati ad un oggetto utile e che sono dei mezzi di
reddito, non solamente pel proprietario che ne ritrae una pigione, ma anche
per la persona che li gode e ne paga la pigione, come le botteghe, i magazzini,
le officine, i casamenti di un podere con tulle le loro dipendenze necessarie,
t stalle, granai ecc. Questi casamenti sono differcnlissimi dalle case puramente
abitabili; sono una specie <i strumenti di mestiere e si possono considerare
sotto il medesimo punto di vista che questi ;
3 I miglioramenti della terra ;
4" 1 latenti acquisiti dagli abitanti ossia membri della societ .
Ecco le quattro forme di quello che egli chiama capitale fisso. In quanto al
capitale circolante, egli ne d parimente il ragguaglio in quattro articoli:
1 Il danaro per mezzo del quale i tre allri circolano e si distribuiscono
a coloro i quali ne fanno uso e consumazione;
2 Quel fondo di vettovaglie che in possesso dei macellai, allevatori di
bestiami, filiamoli, mercanti di grano, birrai, ecc., e dalla vendita dei quali
questi si aspettano di ritrarre un profitto (1);
() E evidente difalli che il pane e la carne che voi vedete esposti nei macelli e nelle
panalterie sono esattamente come il panno che voi vedete presso i mercanti. E la ina-
244 p. rossi.
tena prima che ha raggiunto, per mezzo del lavoro, quest'ultimo grado d'utilit, che
la rende propria alla consumazione immediala. La materia prima era il grano, i co-
mestiliili ecc., ni loro stalo naturale. Il panattiere, il macellaio ecc., hanno fallo, per que
ste materie prime, ci che il fabbricante di panno ha fallo per le lane che ha rese proprie
alla consumazione immediata.
CAPITALE. LKZ. VII. 245
pitale; il lavoratore non vive dunque del suo reddito, della retribuzione del suo
lavoro. Se egli vive del suo reddito, della retribuzione del suo lavoro, come vo
lete voi che la stessa cosa figuri due volte nel fenomeno della produzione, nel
calcolo delle forze produttive, una volta come retribuzione del lavoro ed una
seconda volta come capitale ?
Ma, si dira, voi non chiamate dunque capitale il foraggio che il mugnaio
conserva per alimentare gli animali necessari! al suo mulino ? Non chiamate
dunque capitale il carbone che consuina una macchina a vapore ? E se questo
un capitale, perch non chiamale voi capitale il pane, il vino, la carne, che
consuma l'operaio?
Ecco, signori, a che cosa conduce una filosofia la quale ha, frattanto, avuto
la pretensione di essere la filosofia per eccellenza e soprattutto la filosofa della
libert e della dignit umana. Essa conduce a parlare dell'uomo in generale come
si aveva il mal vezzo di parlare dello schiavo del mondo antico, dell'uomo che
era sialo fallo animale e cosa, dell'uomo usufruitalo dall'uomo. La macchina a
vapore non destinata che a produrre, essa non che un mezzo; se la sua azione
paga il carbone che essa consuma , le spese che esige, la si fa agire; altrimenti
la si rompe. Ma l'uomo lo scopo suo proprio, non un mezzo, non produce
mica per produrre. Il mondo, la Dio merc, non un tread-mll, nel quale una
potenza sovrumana abbia rinchiuso l'uomo affinch egli non sia esclusivamente
che un mezzo. Senza dubbio egli ha l'obbligo di lavorare, sa che se non lavora,
i mezzi di vivere, di godere e di svilupparsi gli mancano, perch la Provvidenza
gli ha dato una doppia natura, e perch, senza il soccorso della sua natura fisica,
non saprebbe far nulla quaggi per lo sviluppo della sua natura morale; ma che
cosa significa quella comparazione che trovasi ad ogni istante e contro la quale
noi ci leveremo sempre, fra il cavallo o la macchina a vapore e l'uomo, fra la
razione che si misura all'animale ed i prodotti che l'uomo pu ritirare applicando
le sue forze a tale o tal'altra opera?
Non vi ha, si dice, altra differenza se non questa che, nella consumazione
della macchina a vapore non vi piacere, e nella consumazione dell'uomo vi
un godimento. Nessun'altra differenza! nessuna differenza nel principio, nel di
ritto, nello scopo, nel risultalo! Ma supponiamo per un istante diesi possa accet
tare questo modo di considerare la specie umana, consentiamo a ritenere noi
medesimi per animali, l'istinto dei quali sia un poco pi delicato che quello delle
altre bestie, ed anzi qualche poco perfettibile. Rientriamo cos dentro i limili
tulto materiali della scienza economica, e vediamo se si possa dire, anche sotto
questo punto di vista cos ristretto, che il salario, la retribuzione che il capita
lista anticipa al lavoratore, sia una porzione del capitale.
Non perdiamo di vista il fondo delle cose: il lavoratore, contribuendo alla
produzione, ha dirilto, pel suo lavoro, ad una parte aliquota del prodotto, come
il capitalista vi ha diritto, in virt del suo capitale, ed il proprietario fondiario,
io virt della sua terra. I tre elementi hanno concorso alla medesima opera; la
sola differenza questa: il lavoratore ed il capitalista prelevano la loro retribu
zione, mentre il proprielario della terra prende quello che rimane. In conseguenza,
quanto pi forte la porzione che i due primi produttori prelevano , tanto
meno rimane al terzo, e reciprocamente.
Voi dite che la retribuzione del lavoratore un capitale, perch il capitalista
246 i". rossi.
gliela anticipa, perch se io vogiio fondare una manifattura, mi vuole de! danaro
non solamente per comperare delle materie prime e delle macchine, ma pur anche
per anticipare agli operai il loro salario. Il fatto materiale irrecusabile, cos
succedono le cose ordinariamente; ma, prima, succedono esse cos necessaria
mente? Senza alcun dubbio. Supponete, la questa una ipotesi dalla quale dis
graziatamente noi siamo ancora troppo lontani, supponete che non vi fosse
famiglia di operai la quale, merc savii rispannii, non avesse in serbo di che vi
vere pel corso di un anno. Io dico un anno, perch questo il termine medio
della conversione in danaio dei prodotti manufatti. Potrebbe non esservi salario.
Ciascun lavoratore potrebbe dire al capitalista : Voi mettete nell'opera comune
il capitale, io ci metto il lavoro: il prodotto sar riparlilo fra noi, secondo tali e
tal'altre proporzioni. Tosto che sar venduto, ciascheduno prender la parte sua
e il conto sar aggiustalo.
Non vi sar in questo modo nessuna anticipazione ai lavoratori.
Essi frattanto consumerebbero e, notatelo, consumerebbero anche quando
scioprassero. Quello che consumassero appartiene al fondo di consumazione e
nullamente al capitale. Che essi lavorino o no, vale a dire, che si pongano o no
in grado di avere di che consumare pi tardi, qui poco importa. Questo non muta
la natura del fatto; come sarebbe essa dunque mutata pel solo fatto che invece
di consumare la propriet loro essi consumano la propriet altrui?
Voi lo vedete, signori: primieramente, le anticipazioni ai lavoratori non sono
una necessit; dunque il salario non un elemento costitutivo della produzione;
esso non che un accidente, che una forma del nostro stato sociale. Al contrario,
per produrre, occorrono necessariamente il capitale, il travaglio e la terra. Questo
sempre stato e sar sempre vero, mentre si pu intravedere un'epoca nella
quale non ci saranno pi salarii. Vi sono anche oggid intraprese produttive nelle
quali non vi alcun salario, operazioni che si fanno mediante un'associazione
di capitalisti e di operai.
In secondo luogo, nella teoria che confutiamo, non solamente s'introduce
come elemento necessario quello che non lo , ma se ne fa un doppio impiego; si
dice che il salario un capitale, ma che cosa rappresenta esso? il lavoro; eviden
temente chi dice salario dice lavoro, chi dice lavoro dice salario; se aggiungasi
che il salario pagato fa parte del capitale, d'uopo conchiuderne che gli stru
menti della produzione sono: il capitale che comprende il salario, vale a dire il
lavoro; poi il lavoro e la terra.
In altri termini, se il salario pagato fa parte del capitale, non bisogna dirci
che la produzione si operi per mezzo del lavoro, della terra e del capitale; non
bisogna pi parlare che del capitale e della terra. Bisogna tornare alle idee degli
antichi. Il lavoro libero non esisteva presso di loro; per loro, l'uomo era difatti
una macchina, vale a dire una parte del capitale ; ma noi che abbiamo resti
tuita all'uomo la sua dignit, anche nelle scienze economiche, noi che ricono
sciamo nell'uomo un agente particolare della produzione, un agente che non si
potrebbe confondere con alcun altro, come possiamo noi dire che il salario fa
parte del capitale?
Ma, si dice, non pertanto vero che i capitalisti fanno l'anticipazione dei
salarii. S, il fallo vero; ma importa analizzarlo, determinarne i caratteri.
In sostanza, il lavoratore salariato non consuma la roba del capitalista, ma
CAPITALE. LfcZ. VII. 247
la sua propria; quello che gli vien dato la retribuzione del suo lavoro, la sua
quota del prodotto.
die cosa succede fra l'imprenditore ed i lavoratori? Se tutti i prodotti po
tessero essere cominciati la mattina e terminati la sera, e che vi fossero sempre
sul mercato compratori pronti a pagare i prodotti offerti, non vi sarebbero sa
larli propriamente delti ; ma non mica cos : per compiere un prodotto ci vo
gliono tre mesi, sei mesi, un anno. L'operaio, il quale non possed che le
proprie braccia, non potrebbe aspettare il compimento dell'intrapresa. Che cosa
fa egli? Dice al capitalista imprenditore, linaiuolo, fabbricante, quello che po
trebbe dire a me, notatelo bene, a me che non sono n fabbricante n impren
ditore. Egli potrebbe propormi di comperare il suo credito: potrebbe dirmi: Io
contribuisco alla fabbricazione di tante pezze di panno, volete voi comperare la
retribuzione alla quale avr diritto? Supponete che ci mettiamo d'accordo e che
io gli paghi il prezzo convenuto. Direte voi che il danaro che io sborso faccia
parte del capitale dell'intrapresa? che il mio contralto coll'operaio uno dei fe
nomeni della produzione?
Evidentemente, non vi In questo nulla di simile. Io ho fatto una spe
culazione, la quale, buona o catliva, non aggiunge e non toglie nulla alla ric
chezza pubblica.
Ecco frattanto il salario. Quella operazione che l'operaio poteva fare con me,
con voi, con chiunque altro, assai naturale che egli la proponga al fabbricante,
all'imprenditore, al suo padrone, per parlare come si parla ordinariamente.
ugualmente cosa semplicissima che l'imprenditore si presti ad una combinazione
che pu facilitare la produzione-, ma tale combinazione non altro che una se
conda operazione, un'operazione di una natura diversa, innestata sopra una
operazione produttiva. questo un fallo indispensabile alla produzione? Niente
affatto. Potrebbe esso sparire in un altro ordinamento del lavoro? Senza alcun
dubbio. Vi sono esse anche oggid produzioni nelle quali questo fallo non abbia
luogo? L'affermativa certa.
11 salario, lo vedete, signori, una forma di distribuzione della ricchezza e
non un elemento della produzione. La porzione di fondi che l'imprenditore con
sacra a pagare dei salarii non fa parie del capitale, niente pi delle somme che
un fabbricante impiegasse a scontare cambiali od a giuocare alla Borsa. Vi in
questo un'operazione a parie, un'operazione la quale pu senza dubbio secondare
il corso della produzione, ma che non si pu mica chiamare uno strumento
diretto della produzione, senza confondere tutte le idee e senza levare l'uomo
dalla posizione che la sua nobile natura gli assegna nel seno della creazione.
Concepire la potenza del lavoro, facendo astrazione dai mezzi di sussistenza
dei lavoratori, durante l'opera della produzione, gli concepire un essere di ra
gione. Chi dice lavoro, chi dice potenza di lavoro, dice al tempo stesso lavoratori
e mezzi di sussistenza, operaio e salario. Cos, difatti, la nozione del lavoro
concepita anche da quegli economisti i quali, poi, non tengono conto dei due
elementi dei quali si compone. Cos Mill, nel suo trattalo d'economia politica,
dice espressamente e con ragione, che la nozione del lavoro comprende ad un
tempo quella del lavoratore e dei mezzi di sussistenza che gli sono necessarii.
Ne ha poi egli lenulo conto nella definizione dei salarii ? permesso dubitarne.
Il mede-simo elemento ricomparisce solto il nome di capitale; come se la mede
248 p. rossi.
sima cosa potesse, ad un tempo medesimo, far parte di due distinti strumenti di
produzione.
In breve, componendosi il capitale di tutte le cose prodotte, di tutte le forze
che sono risparmiate dall'uomo ed applicate alla riproduzione, si deve conchiu
derne che la nozione del capitale non abbraccia, non pu abbracciare i salarii.
Quello che confonde gl'intelletti nella esposizione di una cosa tanto evidente,
la forma sotto la quale si opera il fatto, e che le anticipazioni sono ordinaria
mente fatte dagli imprenditori: iuoltre l'impiego abusivo della parola consu
mazione.
Immaginatevi degli imprenditori i quali non vogliano fare questa speculazione
e rifiutino colali anticipazioni, oppure non le facciano che in una quantit insuf
ficiente alla sussistenza del lavoratore. Che cosa avviene? L'anticipazione o il
supplemento preso sul fondo sociale. Questo in un luogo si chiama tassa dei
poveri, in un altro limosina, altrove soccorsi, e quando codesti mezzi non
bastano , la conseguenza inevitabile la diminuzione del numero dei lavo
ratori.
Se, per effetto del lavoro, dell'ordine dell'economia, ciascun lavoratore avesse
in suo potere un fondo di consumazione sufficiente per s e per la sua famiglia,
durante tutto il periodo della produzione, la questione apparirebbe in tulta la
sua semplicit; potendo ciascheduno aspellare i prodotti del proprio lavoro, la
forma attuale del salario potrebbe sparire. Vi sarebbe allora societ fra i lavo
ratori ed i capitalisti, come vi societ adesso fra i capitalisti propriamente detti,
ed i capitalisti che sono nel medesimo tempo lavoratori.
Allora nessuno pi si avviserebbe dire che il fondo di consumazione dell'o
peraio un capitale: allora la parola consumazione non sarebbe pi per le menti
un'occasione di confusione e di errore. Si voluto a torto applicarla ugualmente
alla consumazione propriamente delta, alla consumazione che l'uomo fa e deve
fare per vivere e svilupparsi, ed alla trasformazione di valori che si effettua
nell'opera della produzione, coll'aiuto degli animali e delle macchine. L'uomo
solo consuma. Il lavoratore consuma il fondo suo proprio o quel reddito che egli
si adopera a procurarsi. Il suo salario non una parte del capitale pi di quello
che lo sia il profitto del capitalista o la rendila del proprietario fondiario. Una
porzione di questo profitto; una porzione di questa rendila pu senza dubbio es
sere risparmiata e convertita in capitale; la stessa conversione pu aver luogo per
una parte del salario.
Terminiamo con un'ultima osservazione la quale ci sembra decisiva : alcuni
lavoratori, i quali possedono le derrate necessarie al mantenimento proprio per
un anno, allogano non di meno i loro servigi e riscuotono un salario; ma invece
d'impiegarlo per la loro sussistenza, lo spendono in cose frivole, inutili, perfino
nocive alla loro salute ; direte voi che quel salario un capitale, uno strumento
di produzione? Niente pi di quello che lo sia il danaro che un usuraio presta
ad un dissipatore, ad un prodigo.
Se quel danaro non fosse stalo dissipato, avrebbe potuto aggiungersi al
capitale . possibile. Se gl'imprenditori non facessero anticipazioni, avrebbero
pi materie prime, pi macchine . Anche questo possibile. Se i lavoratori po
tessero lavorar molto e non consumar nulla, l'imprenditore, difatli, potrebbe
stabilire i suoi calcoli altrimenti; ma, sino a tanto che le cose resteranno come
CAPITAL. LE/. VII. 249
delle ricchezze, all'ingombro dei mercati. Poich, si aggiunge, non basta mica
produrre. La produzione non una causa di prosperila se non quando i prodolti
sieno facilmente venduti ai loro prezzi naturali e prontamente consumati. Se i
mercati sono ingombri, e qui si citano le crisi del 1814 e 1815 e la crisi attuale,
se i mercati sono ingombri, i prezzi cadono, cadono al di sotto del costo della
produzione. Il capitalista rovinato, il capitale consumato a pura perdila , ed
il lavoro ugualmente; il lavoratore, il quale ha ottenuto una prima retribuzione,
perch ha venduto i suoi servigi anticipatamente, non trova pi nessun impren
ditore che voglia rinnovare il contratto. Il fabbricante cade fallito, l'operaio
immerso nella miseria, e voi avete dei prodotti che non si possono qualificare
come ricchezza se non abusivamente; poich un prodotto non merita il nome di
ricchezza se non quando alto a soddisfare dei bisogni. Perch dunque chiamare
cos delle cose che non trovano pi consumatori, cose per le quali non si pre
senta pi nessun equivalente? Questo ingombro di mercanzie il quale non suscita
pi un cambio, ci che gl'Inglesi chiamano un general gtul, un troppo-pieno.
Questo troppo pieno desso realmente esistito, desso possibile? Lu quislione
dessa slata posta nei suoi veri termini? questa una quislione di economia po
litica pura o solamente una quislione di economia politica applicata? Per arri
vare ad una soluzione vi domander la vostra benevole attenzione nella seduta
ventura.
LEZIONE Vili.
La produzione pu essa, come lo si sostenuto, divenire eccessiva al segno
di far nascere sui mercati del mondo un ingorgo generale e funesto ai produttori ?
Signori ,
si avvisasse di volere, per ipotesi, dare una larghezza alla linea o una lunghezza
al punto, lo si arresterebbe tosto dicendogli: questa non geometria.
Avviene lo stesso qui : la specie umana non potrebbe mettersi tutta quanta al
reggime del pane o dell'acqua, se non rinunciando alle sue tendenze naturali , se
non cessando di essere essa medesima; permettendosi una simile ipotesi, non
pi di lei che si parla. Vi sarebbe allora un fatto ben altro che un ingombro, non
vi sarebbe pi specie umana.
I mutamenti di abitudini hanno qualche volta, vero, prodotto avvenimenti
economici notevolissimi.
Quando si ebbe scoperto il Capo di Buona Speranza, quando si ebbe detto al
commercio del mondo di mutar via, si dovette senza dubbio operare una rivo
luzione nel sistema della produzione e della consumazione dei paesi che le an
tiche abitudini commerciali favorivano. Una rivoluzione economica si compirebbe
ugualmente, se dovessero rinunziare alla coltura della canna di zucchero.
II giorno in cui un operaio immagin che invece di restare ore intiere cur
vato sopra una tavola per copiare alquante pagine, si poteva, con dei pezzi di
metallo mobili, riprodurre un manoscritto in poco tempo ed in quanti esemplari
pi si volesse, si fece un mutamento immenso. L'invenzione dei telai da calze
produsse ugualmente una specie di rivoluzione. I libri e le calze si sono molti
plicati per cos dire all'infinito; hanno potuto esistere, in certi momenti, pi libri
che lettori, pi calze che consumatori; ma in questo non vi ingombro gene
rale. La scoperta stessa del Capo di Buona-Speranza non slata che un fatto par
ziale. Se il Levante e la Repubblica di Venezia in particolare ne hanno sofferto,
gli uomini del Norie, gl'Inglesi in particolare, vi hanno guadagnato; quello che
vi era di troppo da un lato si rapidamente diretto all'altro. Colla storia alla
mano, gli evidente che i mutamenti d'abitudini, di costumi, di usanze pos
sono, per verit, produrre sul mercato perturbazioni parziali pi o meno grandi,
pi o meno durevoli, ma non possono nulla produrre che somigli ad un ingorgo
generale.
Un ingombro generale per mutamento d'abitudini tanto meno possibile, in
quanto che siffatti mutamenti sono d'ordinario piuttosto semplici modificazioni
che mutamenti assoluti. Altronde si fanno gradatamente; l'uomo passa difficil
mente, in modo repentino, da un certo ordine di abitudini ad un ordine di abi
tudini compiutamente differenti. Cosi essendo , riesce quasi sempre facile di
piegare la produzione ai bisogni nuovi coll'aiuto del medesimo capitale e dei
medesimi lavoratori. Noi portiamo degli orologi diversi da quelli che si porta
vano quarantanni sono, essi differiscono non solamente nella forma esterna, ma
ben anche nel meccanismo; frattanto gli orologi nuovi erano fabbricali dagli
stessi orologiai coll'aiuto dello slesso capitale e degli stessi operai. Questo
vero del nostro vestiario, del nostro villo, anche di un gran numero di og
getti di lusso. Senza dubbio, le carrozze d'oggid sono assai differenti da quelle
dei nostri padri; eppure, se un carrozzaio di quei tempi vivesse ancora, farebbe
delle carrozze come le si fanno oggi. Si avrebbe dunque torto di credere che
ogni mutamento nelle nostre abitudini , arresti o turbi profondamente il corso
della produzione.
Lo ripelo, i fatti e l'osservazione provano che qualunque ingorgo per causa
di non valori non mai slato che locale, parziale, passnggero, l'effetto di acci
256 p. rossi.
denti, o di errori, dei quali, a dir vero, la scienza non punto tenuta di occu
parsi. Questi errori, questi accidenti, non mutano nulla alle sue conchiusioni.
Arrivo alla terza ipotesi, all'ipotesi di una tale sovrabbondanza di cose alle
per s a soddisfare i bisogni degli uomini che si troverebbe un'eccedenza seDza
alcun valore e che nessuno vorrebbe.
Ora basta di fissar bene i termini della quistione per comprendere che anche
questa un'ipotesi la quale non , in verun modo, ammissibile. Allorch io con
sidero quanto i desiderii dell'uomo sieno varii , facili ad eccitare, difficili a sod
disfare, io non capisco che cosa si voglia dire quando si parla di sovrabbondanza
di cose utili in s. Io non cerco se tutto quello che sul mercato potr essire
comperato ad un prezzo qualunque; io non parlo qui di valore di cambio, dico
solamente che se si mettessero tulle le ricchezze che il mondo racchiude alla di
sposizione degli uomini, che potessero effettivamente applicarle ai loro bisogni ,
se si aprissero ai primi capitati tulli i docks dell'Inghilterra, tutti i magazzini
della Francia, tulli gli emporii dei due emisferi, tulio sarebbe consumato in pochi
giorni senza che vi fosse bisogno d'immaginare per queslo una consumazione
pazza e disordinala.
La quistione della disposizione fra l'offerta e la richiesta, una quistione che
ritroveremo fra poco. Qui noi esaminiamo l'ipotesi dei non-valori. Ora la dispo
sizione fra l'offerta e la richiesta pu diminuire il valore di cambio, ma non di
strugge il valore di uso. Quand'anche il valore di cambio sparisse compiuta
mente, il valore di uso sussisterebbe, e per lui, la ricchezza; non vi sarebbero
dunque dei non valori, e queslo lutto quello che pel momento noi volevamo
dimostrare.
Quindi rassicuriamoci, Signori, il mondo non vicino ad essere soffocato
dalla ricchezza. Il Umore di una produzioue la quale oltrepassasse colla sua at
tivit i bisogni dell'umanit, uno di quei delirii che non debbono occupare gli
sludii d'uomiui gravi. evidente che una produzione attivissima, una produzione
la quale dopo avere pienamente soddisfallo tutti i bisogni di tutti i consumatori,
lasciasse un'eccedenza, farebbe nascere prontamente nuovi consumatori; la po
polazione aumenterebbe con una rapidit proporzionata al movimento della pro
duzione.
Quanlo pi l'offerla oltrepassasse la richiesta, quanto pi la produzione ec
cedesse i bisogni, tanto pi l'accrescimento della popolazione sarebbe rapido.
Per immaginare con qualche apparenza di ragione dei non-valori per eccesso
di produzione, bisognerebbe collocarsi in una doppia ipotesi, bisognerebbe sup
porre che la popolazione del globo avesse raggiunto, sotto l'influenza della co
strizione morale l'ultimo limite del suo accrescimento; bisognerebbe supporre
nel medesimo tempo che, pienamente soddisfatta dalla produzione attuale , essa
fosse irremovibile nella sua resistenza stoica ad ogni nuovo piacere, a ogni se
duzione nuova. Seriamente, forse permesso alla scienza di arrestarsi all'esame
di cos stravaganti supposizioni?
Ecco dunque il primo passo che noi facciamo nella quistione dell'ingorgo
generale. Allorch si parla d'ingorgo, si parla sempre di valori, almeno di va
lore d'uso. Ora, dove c' valore di uso, ci ricchezza ; ci sono sempre cose alte
a soddisfare dei bisogni dell'umanit. Pu darsi che il valore di cambio ribassi
nel tempo stesso che la ricchezza nazionale aumenta. Per ispiegare questo fatto,
CRISI COMMKRCIALI. LKZ. Vili. 57
non siamo obbligati di ricorrere alla teoria astratta dei servigi produttivi; per
coloro i quali non perdono di vista la distinzione dei due valori, non vi nulla
di paradossale dicendo che la ricchezza nazionale pu aumentare, mentre il va
lore di cambio per tali o tal altri individui diminuisce. cosa semplicissima co
desta. perfettamente vero che se domani piovessero dal cielo in sul mercato ,
miliardi di paia di calze e d'abiti per tutti, cotali derrate sarebbero ricchezze, il
calzettaio, il sarto sarebbero meno ricchi che il giorno innanzi, la Francia lo sa
rebbe di pi.
Noi potremmo quindi a rigore arrestar qui il corso di queste investigazioni,
poich poco importa in sostanza che la ricchezza prodotta vantaggi anche pi ai
consumatori che ai produttori, il fabbricante costretto di dare le sue calze, le
sue fettuccie, i suoi coltelli a vii prezzo; vi forse per questo sul mercato , nel
mondo, un paio di calze, un metro di fettuccia di meno? Il produttore perde,
il consumatore guadagna. Non cosa singolare che degli economisti , dei filan
tropi, degli uomini di scienza, gridino miseria e desolazione, allorch il produt
tore perde qualche cosa, o guadagna poco, e che l'ordine economico sembri loro
.immirabile , allorch il consumatore trova difficilmente e paga caro quelle cose
delie quali ha bisogno? Evidentemente tutti coloro che hanno dimenticalo a colai
segno la distinzione dei due valori, che l'hanno dimenticata in modo di prendere
l'accessorio pel principale, non possono mettersi d'accordo con loro medesimi se
non sostenendo che se piacesse alla Provvidenza di fare un presente al mondo di
un'immensa quantit di quelle medesime derrate che la nostra industria produce,
bisognerebbe affrettarsi di distruggerle, bisognerebbe applicare ai doni del cielo
le leggi del blocco continentale.
Riconosciamo dunque una volta col senso comune che il valore permutabile
non la causa, ma uno degli effetti della ricchezza, e che non si ha nulla da te
mere da un ingorgo di prodotti, quando quesli prodotti, qualunque sia d'altronde
il loro prezzo sul mercato, sono cose alte a soddisfare i bisogni dell'umanit, in
altri termini, quando questi prodotti sono una ricchezza.
Non pertanto noi non vogliamo trascurare dei fatti che si dicono irrecusabili,
n rigettare dal dominio della scienza i risultali economici che hanno cosi for
temente preoccupato gl'intelletti pi chiari e risvegliato la sollecitudine dei
governi.
Una produzione eccessiva, si dice, un ingorgo generale, getta lo scompiglio
e lo spavento sul mercato. Se i compratori ne profittano, i vendilori si rovinano;
i capitali vanno a male, i lavoratori vedono inaridirsi la sorgente del loro red
dito e gli eccessi di un giorno preparano lunghi anni di miseria e di calamit.
Vi sono dunque in tal caso risultali diversi, un fatto complesso che importa di
analizzare. Importa di riconoscere con maggior attenzione, e maggior cura quali
sarebbero nel caso di una produzione eccessivamente crescente e generale, i ri
sultati economici: 1 pei possessori dei valori anteriormente prodotti, delle ric
chezze esistenti ; 2 per la popolazione ed in particolare pei lavoratori. Se la
nuova produzione, nella sua attivila, distruggesse direttamente o indirettamente
pi capitali di quanto essa desse di prodotti, per fermo, voi non potreste riguar
darla come un beneficio; sarebbe una produzione apparente, UDa distruzione reale.
Da un altro lato, una produzione attivissima non aumenta essa la popolazione
Econam. Tom. IX. 17.
258 i. rossi.
operaia, ed, in tale ipotesi, quell'attivit ridonda essa a profitto di quella mede
sima popolazione o si volge a suo danno? La sua sorte migliora essa o diventa
sempre pi deplorabile?
Sono quistioni codeste sulle quali io desidero chiamare la vostra attenzione.
Illuminiamo il nostro cammino con alcune osservazioni.
Noi abbiamo sovente distinto l'ecouomiu politica pura, scienza di ragiona
mento, e l'economia politica applicata la quale inodilica le l'orinole astratte della
scienza tenendo conto di certi falli. Applichiamo la distinzione al soggetto che
ci occupa.
L'economia politica pura non tiene conio degli ostacoli variabili che oppon
gono alla produzione lo spazio, il tempo, la nazionalit propria di ciascun po
polo; per l'economia pura, non vi che un mercato, l'universo, che un'officina,
il mondo, che una popolazione operaia, la popolazione del globo. l'economia
politica applicala che dislingue il lavoratore inglese dal lavoratore francese, il
mercato inglese dal mercato francese, dal mercato cinese, e cos via dicendo.
Ci posto, si comprende che dal punto di visla dell'economia pura, la dispro
porzione fra l'oU'erla e la richiesta abbia potuto essere contestala. Se vi ha qui,
si dice, un accrescimento di prodotti che superi i bisogni del luogo , l'eccedenza
corre tosto a cercare altri consumatori; l'olici la eccita i bisogui , i bisogni sol
lecitano le olitile e preparano i mezzi di cambio. La ricchezza slimola la popo
lazione e partorisce consumatori. 1 capitali che non lavorano qui cou abbastanza
profitto, si trasportano altrove; lo slesso avviene degli operai; il livello s slabi-
lisce coslanlemeule; vi un movimento di audivieui simile a quello della cir
colazione del sangue nel corpo umano. cos che la scienza speculativa deve
rappresentarsi i falli economici.
A questo si risponde che in reall le cose non succedono mica del lutto cos;
i lavoratori e i capitali che. abbondano in un luogo non si trasportano mica in
un altro colla rapidit che loro presta il pensiero, perch non mica dappertutto
trovano la slessa sicurezza, la stessa prolezione, la slessa fucilila pel trasporlo e
pel collocamento. 1 bisogui non si mettono prontamente in relazione coi prodotti,
perch la popolazione non raddoppia io un giorno , perch l'educazione dei po
poli lenta e le loro abitudini sono tenaci , perch i mezzi di comunicazione
sono ancora imperfelti, le spese di traslocamene troppo considerabili, e perch
prima che si conoscano i paesi dove i prodotti abbondano e si possano stabilire i
cambii, vi sono da vincere infinite diOcoll. Qui si proibisce l'esportazione , al
trove l'importazione di tale o tal'altra derrala. I cambii ed il transito sono conti
nuamente attraversati dalle leggi locali, dalle abitudini del commercio, dalle an
tipatie e dai pregiudizii dei popoli. La storia delle leggi finanziarie e delle leggi
civili prova abbastanza che vi ha sovente, negli Stati, una perplessit deplorabile
fra i fatti dell'ordine economico ed i fatti dell'ordine politico e civile.
Notatelo , signori , cos viene presentata al vostro esame una questione
doppia.
Le deduzioni della scienza sono esse conformi ai fatti generali del mondo
economico? In questo caso, quello che le si oppone si riduce ad alcuni falli
particolari, ad accidenti, ad imprudenze, ad errori, e non resta pi che ad esa
minare quale possa essere l'imporlanza di lali fatti particolari, quali possano es
serne le conseguenze per la ricchezza nazionale. L'applicazione dei principi!, la
CRISI COMMERCIALI. LEZ. VITI. 259
LEZIONE IX.
Continuazione. Quanto pi attiva e pi generale la produzione,
tanto pi sicuro lo sbocco per tutti i produttori.
Signori,
dubbio, ma per sempre un valore. Non si resterebbe deluso nella propria aspet
tativa se non quando ci fossero in meao a noi taluni che avessero le mani vuote.
Ci vuol dire in altri termini che il mercato non potrebbe mai essere ingom
bro di offerte senza risultato che nel caso in cui vi fossero consumatori i quali
non avessero prodotto nulla; nel caso in cui non si effettuassero le condizioni
del problema. Immaginatevi quattro persone, e supponete che rappresentino il
mercato del mondo. Viene l'una , ed invece di offerire cento cappelli , ne offre
mille. Un altro invece di offerire dieci sacca di frumento , ne offre cento. Un
terzo, avendo inventato un telaio, invece di offerire mille paia di calze, pu offe
rirne diecimila. Inflne arriva sul mercato un mercante di spilli, e ne offre un'e
norme quantit perch ha trovato il modo di farne migliaia e migliaia al giorno.
Paragonate tutte codeste offerte, e non vi sembreranno eccessive. Il mercante di
spilli non offre la medesima quantit di mercanzia che egli offeriva prima; ma
il mercante di frumento, il mercante di cappelli, il mercante di calze offrono pur
essi una maggiore quaulit delle loro derrate.
Perci dunque, se ciascuno offre molto, ciascuno riceve molto, ed impos
sibile che avvenga altrimenti. Non pu dunque esserci quel rovinoso ribasso di
cui si parla; non pu esservi ingorgo generale. Si vorrebbe forse dire che ciasche
duno riceverebbe pi cose di quante gli uomini potessero consumarne; che si
sarebbe impacciato delle proprie ricchezze ? Si pu rassicurarsi per questo ri
guardo. Se vogliasi aspettare che i bisogni umani sieno tutti soddisfatti, si pu
aggiornare la questione a tempo mollo lontano.
1- un sogno l'immagiuare una mancanza di equilibrio in un'equazione, tutti
i termini della quale ascendono o ribassano ugualmente.
Se in fallo arrivasse sui mercati del mondo cotale enorme massa di mer
canzie, seguila da un generale ribasso dei prezzi, la vera causa di codesto feno
meno sarebbe un grande accrescimento della polenza produttiva delie societ
umane; l'unico suo effetto sarebbe un accrescimento assoluto della ricchezza, un
progresso generale nelle condizioni economiche della societ. cosi che para
gonando i popoli moderni ai popoli del medio evo, noi siamo ogni giorno testi-
monii dei felici effetti di un perfezionamento generale presso di noi della pGtenza
produttiva. Se invece di andare a pie scalzi, di coprirsi di sudicie vesti di bigello,
di ricoverarsi in miserabili capanne, le nostre popolazioni possono oggimai far
uso di tela, portare delle calze e delle scarpe, e procurarsi alloggi che non sono
pi sentine di peste, di lebbra, di tifo, lo si deve alla potenza produttiva ed a
quel ribasso di prezzi che ha reso accessibili al lavoratore una massa cosi grande
di cose utili. K questa slata una causa di rovina pei calzaiuoli e pei calzolai? ha
questo arrestato gli altri rami dell'industria?
Ma, si dir (tolgo queste osservazioni da un economista), non vero che si
cambiino ogni giorno mercanzie con mercanzie, si cambiano pure mercanzie con
lavoro : vi sono dei consumatori i quali non possedono nessuna ricchezza ma
teriale, e non possono offerire che dei servigi. Questa circostanza pu alterare
profondamente i risultali ai quali voi pretendete arrivare.
questo evidentemente un errore. Ho di gi fatlo notare che quando noi di
ciamo cambio, diciamo cambio di valori con valori, che i servigi del lavoratore
sono un valore come le mercanzie. In conseguenza, se vogliasi parlare d'ingorgo
generale, d'uopo supporre un eccesso nell'oflerla dei servigi personali come
262 i>. rossi.
nell'olferta di tutte le altre cose. Conseguiterebbero le stesse deduzioni , sarebbe
ugualmente vero che colui il quale offerisse molle mercanzie ne avrebbe in cambio
molti servigi, molto lavoro, come quegli il quale offerisse molto lavoro ne avrebbe
in cambio molle mercanzie.
L'errore che io combatto appartiene a quegli economisti i quali hanno voluto
distinguere i prodotti materiali dai prodotti immateriali, i prodotti durevoli da
quelli che si consumano rapidamente, e questo nello scopo di negare ai prodotti
immateriali e di poca durata la qualit di ricchezza: strana dottrina che noi ab
biamo lungamente confutata.
S'insiste: Non vero, si dice, che si offrano sempre mercanzie in cambio
sia d'altre mercanzie, sia di lavoro: quello che si richiede, danaro. 11 danaro
manca: perch produrre pi di quanto il danaro che esiBte possa comperare?
Guardate piuttosto le crisi commerciali, in particolare la crisi attuale, quello che
manca sul mercato americano il danaro .
Si sostiene egli sul serio che gli uomini producono e vanno al mercato per
ottenere definitivamente danaro in cambio? Sono questi, permettetemi dirlo, dis
corsi da mercanti i quali , abilissimi per giudicare un'operazione particolare e
procurarsi con essa grossi beneficii, non sanno comprendere se non gli effetti ge
nerali e lontani dalle vicissitudini economiche della societ. Disgraziatamente, per
questa loro incapacit, hanno pi di una volta esasperato ci che essi chiamano
le crisi commerciali. Per tutti coloro i quali riflettono, erano manifeste due cose:
l'una che, nell'America del Norte, sia per un prodigioso accrescimento delle in
traprese e delle transazioni locali, sia per misure finanziarie repentine ed impru
denti, non vi era pi equilibrio fra gli sforzi della produzione ed il capitale, fra
i bisogni del mercato e lo strumento dei cambii, la moneta. Da un lato, il capi
tale reale era disproporzionato all'immensit delle intraprese, dall'altro, il movi
mento che gli s'imprimeva per distribuirlo e farlo passare rapidamente da un
luogo ad un altro, da una mano ad un'altra, non essendo regolare, sfuggiva a
tutte le previsioni e gettava il mercato nelle incertezze , gli azzardi e le temerit
del giuoco. L'America, lavorando coll'aiuto del credito, pretendeva con questo
mezzo di produrre, non solamente cose il cui spaccio potesse essere immediato, o
il reddito pronto e certo, ma pur anche oggetti di una vendita lenta e di un red
dito incerto e lontano. Debitrice verso l'Europa che le aveva prestato una parte
considerabile del suo capitale, debitrice verso i banchi che avevano esausti a
servigio suo tutti gli spedienti del credito , la produzione americana si trovava
impegnata in una via la quale non presentava che due uscite: il fallimento o la
vendita a perdita. Le bisognava lasciare insoddisfatti i suoi creditori , o vendere
a qualunque prezzo i prodotti gi ottenuti, quand'anche cotal vendila prematura
dovesse rovinare le intraprese e fiaccare l'opera della produzione.
Ma che cosa hanno di comune codesti fatti e le conseguenze che ne derivano
colla questione dell'ingorgo generale di una produzione eccessiva che ingombri
tutti i mercati? Se sul mercato del danaro si avesse veduto tutto ad un tratto
raddoppiarsi le offerte , gli Americani non avrebbero mancato di strumenti di
cambio; nella stessa guisa, se le altre derrate, mercanzie, macchine, utensili,
strumenti dei quali gli Americani avevano bisogno, avessero potuto raddoppiarsi
di quantit sui mercati dell'America e dell'Europa, la crisi commerciale avrebbe
potuto essere evitala. I produttori americani avrebbero facilmente trovalo dei ere
Citisi COMMERCIALI. LKZ. IX. 265
ditori pi pazienti o dei compratori che avessero loro fatte offerte vantaggiose.
Quirjdi una produzione la quale avesse avuto dappertutto quella stessa attivit
che essa aveva in America, invece di aggravare la crisi, l'avrebbe prevenuta. Le
crisi commerciali sono d'ordinario il risultato di una differenza nel movimento
della produzione sui diversi mercati; non iscoppiano se non quando tale movi
mento sia qui rapidissimo, altrove lentissimo. Allorch, per lo contrario, tutte le
produzioni camminano pari gressu, non vi da temere nessuna crisi ; tutti i ter
mini dell'equazione s'innalzano osi abbassano nel medesimo tempo. L'equilibrio
assicurato, i cambii sono facili.
Dal punto di vista nel quale noi collochiamo la questione degli sbocchi, il da
naro non che uno dei tanti prodotti che si presentano sul mercato. Si ha biso
gno di monete per facilitare i cambii, come si ha bisogno di grano per nutrirsi.
Perch manchiamo noi qualche volta di grano? Perch la produzione non ne
stata sufficiente. Lo stesso avviene della moneta, allorch la produzione di questo
mezzo di cambio non proporzionata ai bisogni, o allorch (la qual cosa torna la
stessa) artificiali pastoie o le false combinazioni di un governo ne inceppino la
libera distribuzione sui mercati del mondo. Non bisogna mica dire che si sono
prodotte troppe derrate da cambiare, ma che si prodotta troppo poca moneta,
o che la si distribuita in modo vizioso.
Del resto introdurre nella questione la moneta, gli intorbidare le menti
senza illuminarle. Si offre moneta, e perch? perch si ottenuto questo stru
mento per mezzo di certi prodotti. Lo si preso a prestanza . Che importa?
Il prestatore ha dato dei prodotti per ottenere la moneta che egli vi presta. Si
domanda della moneta, perch pi facile, con questo mezzo, procurarsi poi
quelle derrate o quei servigi che pi si desideri di ottenere.
Perci la moneta, come oro ed argento, non che una mercanzia sulla quale
non c' qui nulla da dire in particolare; come strumento di cambio, vero, da
un lato, che aumentando il suo valore in ragione della sua rarezza e della mol-
tiplicit delle transazioni , poco imporla al mercato generale che vi sieno nel
mondo dieci miliardi o cento miliardi di scudi; vero, da un altro lato, che la
misura generale della moneta essendo stabilita , gli esporsi a gravi perturba
zioni il voler creare repentinamente sopra un mercato particolare, sia con una
produzione irregolare, sia con pazze operazioni finanziarie, una penuria relativa
di moneta; ma, lo ripeto, che cosa ha questo di comune colla questione dell'in
gorgo generale? Occorrerebbe provare che offerendo dappertutto molta moneta e
molte mercanzie, vi fosse imbarazzo pei possessori della mercanzia o della mo
neta, mentre (cosa curiosa.') si studia ogni mezzo per provare che c' imbarazzo,
crisi, quando si manca dell'uno o dell'altro dei due elementi abituali del com
mercio, vale a dire quando non c' ingorgo generale.
Qui un'obbiezione seria, lo confesso, pu nascere nelle vostre menti; voi mi
direte forse: La dottrina degli sbocchi, la teoria di G. B. Say sarebbe irrepren
sibile, se fosse possibile concepire un progresso uguale, un progresso costante ,
indefinito in ogni sorta di produzione; ma chi non conosce i limiti insuperabili
che incontra la produzione dei metalli preziosi , e quello che ben altrimenti
grave, la produzione delle sussistenze? Nessuno pu aggiungere una miniera
alle miniere che il globo racchiude, n aumentare di un'acro le terre produttive
che la natura ci ha date; nessuno pu impedire che i prodotti della seconda, della
264 p. bussi.
terza, della quarta porzione di capitale , applicate alla medesima terra non se
guano una progressione decrescente. Cos essendo , se la produzione generale
sempre pi stimolata, deve arrivare quel giorno in cui i produttori agricoli non
potranno pi andare di fronte cogli altri produttori. Non vi saranno forse allora,
necessariamente, per la forza stessa delle cose, offerte e richieste le quali non tro
veranno sul mercato nessun correlativo? Una folla di produttori offriranno abiti,
oggetti di piacere, strumenti utili, servigi d'ogni natura, e richiederanno pane,
vino, riso, carne, pesce; che cosa potranno offerir loro i produttori che coltivano
la terra, arrestati cos come saranno dalle forze limitate dello strumento? che
cosa potranno eglino richieder loro di pi che per lo innanzi, mentre non avranno
nulla di pi da offerire?
Permettetemi di presentarvi una prima osservazione. Accettiamo i fatti quali
l'obbiezione li rappresenta. Le triste conseguenze che potranno risultarne per
certi produttori sarebbero esse il risultalo di un ingorgo generale , di un trop
popieno universale? 11 contrario evidente. Dalla rarezza del grano derive
rebbero le perdite degli altri produttori; il male non consisterebbe mica nella
quantit troppo grande di vestimenta, di utensili, di oggetti utili o piacevoli, ma
nella quantit troppo scarsa di comestibili. Accadrebbe ai produttori industriali
quello slesso che accadeva in Polonia, in Crimea, altrove, ai produttori agricoli,
allorch non trovavano sul mercato un numero sufficiente d'altri produttori; non
sapevano che farsi delle loro derrate, ed erano pi da compiangere che i fabbri
canti d'indiane e di coltelli, poich meno difficile ritogliere dal loro impiego i
capitali consacrali all'industria che quelli dell'agricoltura, sovente gi incorporati
al suolo.
Ma lasciamo questa confutazione puramente logica , e consideriamo pi da
vicino il fondo delle cose.
Che cosa si suppone, quando s'immagina che la produzione agricola arrivi
a toccare il punto estremo? La popolazione si dessa accalcata contro quest'ul
timo limite delle sussistenze? o veramente dessa stata, sia dalla costrizione
morale, sia da altre circostanze, trattenuta dentro quei limiti che la ragione le
impone?
In questo secondo caso, l'ipotesi arrisicata: difficile credere che la pro
duzione agricola possa mai raggiungere l'estremo suo limite, senza che v'abbia
sul mercato un eccesso di popolazione, senza che il prezzo del grano siasi sem
pre pi elevato per le richieste pressanti, per le grida di penuria di un popolo
affamato. Nullameno accettiamo l'ipotesi-, immaginiamoci che il prezzo del grano
abbia potuto successivamente elevarsi, o pel ribasso relativo del prezzo delle altre
mercanzie, o perch una popolazione generalmente agiata ha voluto accrescere il
suo nutrimento ordinario e raddoppiare o triplicare senza necessit la sua consu
mazione di comestibili.
Qual male ne risulterebbe egli ? a parer nostro, nessuno. I produttori di
grano sarebbero soddisfalli, i richieditori ugualmente, e reciprocamente i pro
duttori delle altre derrate sarebbero soddisfatti, i richieditori ugualmente.
Voi lo sapete, signori, questa richiesta crescente di grano, questo rialzamento
progressivo del prezzo delle sussistenze tornerebbero a profitto dei proprielarii
fondiari!: la rendita si alzerebbe. Questi proprielarii godrebbero di un super
fluo che probabilmente stimolerebbe le produzioni di lusso e favorirebbe le arti ;
CRISI COM.UhKCULI. LEI. IX. "265
i produttori ritroverebbero nei benefcii della loro industria e del loro commercio
un compenso ai sacrifici che loro avrebbe imposto l'alio prezzo dei comestibili.
Che cosa si potrebbe immaginare di pi? Che, nella ipotesi, la richiesta del
grano oltrepassasse ancora l'offerta, che quella popolazione agiata, ragionevole,
richiedesse ancora pi grano di quanto le se ne potesse presentare, e che questo
grano non esistendo, essa si trovasse impacciata, sopraccarica dei prodotti che
voleva darne in cambio.
Ma questo non sarebbe che un accidente, direi quasi una bizzarria. Noi po
tremmo ugualmente imaginare un gran numero di produttori arrivati lutti al
mercato collo scopo di offerire le loro mercanzie per ottenerne degli ananassi.
Probabilissimamente i loro desiderii non potrebbero essere soddisfatti, e per amore
o per forza dovrebbero contenlarsi di frutta indigene? Che importa ? Vi - egli in
questo nulla che somigli ad un ingorgo generale? Vi ha rarezza di una derrata
e nulla di pi.
Collochiamoci adesso nella ipotesi disgraziatamente la pi probabile: il prezzo
del grano si elevato, e la produzione agricola ha toccato l'estremo suo limite,
perch una popolazione eccessiva e sempre pi crescente si affolla sul mercato
delle sussistenze. Senza dubbio vi sarebbero in questo caso grandi miserie. Pi
di una volta noi abbiamo insistilo sugli orribili risultati di un accrescimento im
prudente, esageralo della popolazione, n abbiamo certo ora la menoma voglia
di dissimularli, n di attenuarli ; ma gli mutare i termini della questione attri
buire i mali di un tale stato di cose al soverchio della produzione. Non la pro
duzione, ma la popolazione, che allora eccessiva, e la popolazione non ecces
siva se non perch la produzione non ha potuto seguirla nella sua corsa impetuosa.
Si pirla del troppo-pieno di mercanzie, bisogna parlare del troppo-pieno d'uomini.
Si biasimano gli sforzi dei produttori , ed l'imprudenza dei padri di famiglia
che invece si deve biasimare.
Una produzione accelerala, si dir, stimola la popolazione, cos che la
produzione diventa responsabile dei mali che si deplorano. Ahim! l'ignoranza,
la superstizione, la miseria e le false dottrine la stimolano anche molto di pi.
Vedete l'Irlanda ; che cosa manca in quel paese ? Precisamente una produzione
attiva e potente. Supponete che l'Irlandese potesse essere indotto ad un lavoro
costante e regolare, e trasportate col pensiero un miliardo o due di capitale in Ir
landa; la faccia del paese muter all'istante medesimo. Gl'Irlandesi poveri,
miserabili non avranno nulla da offerire in cambio dei prodotti nuovi . E un
errore, un errore madornale. Gl'Irlandesi cambieranno il loro reddito; vale a dire
quello che noi chiamiamo il loro salario.
Quando si finir dunque di considerare i produttori ed i consumatori come
due bande distinte, schierate, per cos dire, in battaglia l'una a fronte dell'altra
e l'una delle quali deve solamente offerire, l'altra solamente prendere e consu
mare? Senza esservi chiaramente enunciato, questo il pensiero che domina in
una moltitudine di scritti sulla economia politica e che ha ingannato i loro autori.
Qualunque lavoratore, qualunque produttore compera, non solamente per
riprodurre, ma per consumare e consuma; difficile di comprendere l'interesse
che potesse avere il cappellaio o il calzolaio a vendere i suoi prodotti piuttosto a
consumatori oziosi che ad agricoltori, a fabbricanti, ad artisti, a commercianti,
ad operai. Parimente che cosa imporla a! lavoratore ed al capitalista la natura
266 ! rossi.
dei prodotti che vengono preferiti? L'uno ottenga dei salari! e l'altro dei proOlti
sufficienti, e sar loro indifferentissimo di applicare le loro forze e i loro strumenti
piuttosto ai prodotti di prima necessit che agli oggetti di lusso, piuttosto alle
cose utili che alle cose dilettevoli.
Sembra che si tema che la specie umana non si ponga nella impossibilit di
consumare certi prodotti. Singolare preoccupazione! La scienza e la storia la re
spingono ugualmente.
La scienza non cerca cosa si produrr, ma guanto.
La storia sa che l'uomo ricco non domanda di meglio che di variare i suoi
godimenti e che se possono temersi, sotto il punto di vista della morale, i raffi
namenti e le corruzioni del lusso, sarebbe assurdo temere che il genere umano
si facesse anacoreta.
Non dite agli uomini di rallentare la produzione ; avvegnach , se prestassero
orecchio a questi falsi precetti, condannerebbero un gran numero dei loro simili
a non deporre mai i cenci della miseria. Gli per via dell'accrescimento succes
sivo, non interrotto della ricchezza pubblica che a poco a poco, un'onesta agia
tezza penetrer in tutti gli ordini della societ e far sparire lo straziante spet
tacolo dell'indigenza involontaria. Per colai guisa i popoli attivi, intelligenti ,
produttori, dopo essere passati dalla schiavit al servaggio, e dal servaggio al
lavoro libero, ma tuttavia curvati sotto i patimenti e la miseria , arriveranno a
poco a poco al lavoro sufficientemente retribuito e sicuro del domani.
Questo ci che la scienza e la storia possono promettere ai popoli laboriosi,
istruiti, morali, assennati; esse non promettono mica loro l'Eldorado, una vita
di lusso e di oziosaggine, una uguaglianza chimerica, beni usurpati, godimenti
criminosi, ma un lavoro consolato e rianimato da sufficienti retribuzioni e da
onesti riposi, quel lavoro che onora l'uomo invece di degradarlo e che assicura
al lavoratore tutta quella felicit che ci concesso godere quaggi. Bisognerebbe,
per dubitarne, non avere mai visitato quelle oneste e laboriose famiglie il cui la
voro si trova assecondato da fortunate circostanze e da costumi irreprensibili ;
bisognerebbe non avere mai sorriso alla purezza dei loro piaceri , alla ingenuit
delle loro gioie.
Ci che importa di raccomandare ai popoli, checch ne dicano certi sedicenti
economisti, la prudenza. Una produzione attivissima ed una popolazione lenta
ad accrescersi, in queste sta la forza come la speranza del lavoratore. Fuori di
queste, non vi per lui che decezione, delitto, miseria; fuori di queste, egli ,
per la natura stessa delle cose, alla merc del capitalista. Con quelle due con
dizioni, egli diventa al contrario, necessariamente padrone legittimo del mer
cato.
Questo insegnamento severo ma irrecusabile, questo insegnamento gi veri
ficato da numerose esperienze, questo insegnamento del quale pi di un operaio
pu riconoscere la rigorosa giustezza riflettendo a quelle circostanze, poco fre
quenti insino ad ora, nelle quali la penuria dei lavoratori alzava i salarii, e il
capitalista stimavasi fortunato di potere ottenere operai ; questo insegnamento
tutto di buon senso e che consiste a dire che impossibile di nutrire cento per
sone con quello che basta appena per cinquanta, questo insegnamento, io dico,
Yale bene i sogni coi quali si ha oggi il mal vezzo di cullare la moltitudine; esso
vale parimenti quei palliativi ingannevoli dei quali si contentano gli spiriti deboli
CRISI COMMERCIALI. LEZ. IX. 267
che vorrebbero sfuggire alle conseguenze delle loro proprie dottrine. impossi
bile di non commoversi alla letlura di quegli scritti che l'ignoranza o le passioni
dirigono agli operai, e che non possono che accrescerne la miseria, sia che li
disgustino del lavoro, sia che li precipitino nel delitto.
Mi affretto, signori, di riepilogare questa discussione. Noi abbiamo, mi sem
bra, sufficientemente dimostrato che il timore di un ingorgo generale non
fondato, che i termini della questione implicano contraddizione, che tutti gl'in
convenienti che si additano sparirebbero all'istante medesimo se la produzione,
invece di rallentarsi, potesse, al contrario, raddoppiare le sue forze, e la sua at
tivit ; infine noi abbiamo dimostralo che i disordini dai quali si stati mag
giormente percossi sono dovuti ad un eccesso, non di produzione, ma di popo
lazione.
Che cosa altro ci si pu opporre?
Che malgrado l'attivit della produzione, possono sempre trovarsi, sul mer
cato, offerte che non s'incontrino e non si contrappesino, che una produzione
sempre pi aumentata pu inondarci di derrate, la massa 0 la qualit delle quali
non fosse pi in relazione coi desiderii dei consumatori, che questo disaccordo
tanto pi da temere in quanto che numerose pastoie, naturali o artificiali si
opporranno sempre ad una distribuzione perfettamente libera, uguale, facile, del
capitale, del lavoro e dei prodotti sui mercati del mondo. Aggiungete, si dir,
che pei movimenti varii della popolazione nei diversi Stati, qui i consumatori si
moltiplicano come i prodotti, altrove la produzione e la popolazione seguono un
andamento disuguale, e sarete costretti di riconoscere che la produzione pu, in
pi di un luogo, per un tempo pi o meno considerevole, oltrepassare i bisogni
o i mezzi dei consumatori. Ci posto, che cosa c'importa la teoria degli sbocchi?
Che cosa c'importa una dottrina speculativa la quale non si effettua mai com
pletamente, e non previene le orribili catastrofi delle quali noi siamo tuttod te
stimoni!' ?
Tolga Iddio che noi pensiamo a disprezzare tutto quello che ci di vero,
di grave nella obiezione. Noi abbiamo pi di una volta rammentato i fatti che
le servono di base ; ma quale il pensiero di coloro che mettono innanzi
l'obiezione?
Vogliono essi solamente conchiuderne che la produzione propriamente detta e
la produzione della specie umana debbono essere sottomesse alle leggi della pru
denza? Che appartiene all'uomo di calcolarne le conseguenze, di prevederne i
risultati? Ci troviamo d'accordo. Niuno pi di noi deplora la leggerezza di troppi
padri di famiglia, l'imprudenza di certi manifattori e quei funesti infatuamenti
che preparano la loro ruina. Diciamolo: noi li deploriamo anche pi nell'inte
resse particolare degli autori di questi fatti irriflessivi che nelle vedute di econo
mia nazionale. Alla fin fine, forse, la ricchezza pubblica profitta, almeno momen
taneamente, pi di quello che essa soffra di codesti errori. Io dico la ricchezza,
poich non mi dissimulo punto i danni che tali disordini possono portare alla
morale pubblica ed all'ordine sociale.
Si vuole egli andare pi oltre e sostenere che la gravit di codesti mali par
ziali e temporanei tale che i poteri pubblici non possano chiudere gli occhi ed
abbandonare cosi la societ all'imprudenza ed alle passioni degli uomini? Se con
questo si vuol dire che il governo debba intervenire in una certa misura per il
2ti& P. BOSSI.
dire, come l'illustre economista lo pretende , che essa non fatta per dare
consigli?
Si troppo trascurata fin qui la divisione dell'economia politica in economia
politica pura ed economia politica applicala. Dopo avere stabilito i principii della
scienza e dedotte tutte le conseguenze teoriche non si voleva punto impacciarsi
dei risultati sovente dolorosi della pratica. Vuol questo dire che la scienza non
abbia n direzioni n consigli per prevenire o alleggerire siffatti mali? Valerebbe
lo stesso affermare che la medicina consiste tutta quanta nell'anatomia, nella fisio
logia, e nella patologia; che l'igiene e la terapeutica non sono nel novero delle
scienze mediche.
Checch ne sia, il fatto sta che il mio predecessore ha reso colla sua teoria
un servigio importante alla scienza, e che dava prova ad un tempo di sagacit e
di fermezza, sostenendo arditamente i suoi principii in mezzo alle pi violente
crisi commerciali, e quando il volgo si trovava secondato nei suoi pregiudizii e
nei suoi errori da economisti cos illustri come i Malthus ed i Sismondi.
LEZIONE X.
L'accrescimento del capitale non pu mai essere eccessivo. Delle macchine e dei
loro effetli. Enumerazione delle cause che producono sul mercato ingorghi par
ziali e perturbazioni temporanee.
Signori,
La quislionc del troppopieno non che una quislione mal piantata.
Arrivati a questo punto, noi possiamo adesso vedere altre quistioni risolversi
solfo forma di corollarii. Una quistione secondaria, che incontriamo negli scritti
di quei medesimi economisti i quali hanno trattalo dell'ingorgo generale, la se
guente: Pu egli esservi eccesso nell'accumulazione del capitale? Se l'ec
cesso generale della produzione non che un sogno, non punto probabile che
v'abbia eccesso nel capitale, il quale uno degli strumenti della produzione.
Altronde , il capitalista cerca un profitto. Gli a tale scopo che invece di
spendere tutto il suo reddito egli ne trasforma una parte in capitale. Se l'ac
cumulazione arrivasse al punto che il profitto fosse nullo o quasi nullo, l'accu
mulazione si arresterebbe al medesimo istante.
Coloro i quali sembrano temere che la diminuzione dei profitti non arresti
lo sviluppo della societ dimenticano che d'ordinario, allorquando i profitti di
minuiscono, la quota del capitale si accresciuta, e che, per conseguenza, la con
dizione del capitalista rimane la medesima o si migliora.
L'accrescimento del capitale, la vita della societ. Quando il capitale au
menta, il pi delle volte la richiesta di lavoro si anima. I profitti forse ribasse
ranno; ma i salarii si sostengono, e possono anche alzarsi, se il capitale si ac
cresca insensibilmente senza che la popolazione aumenti in proporzione. La sorte
dei lavoratori ne riesce migliorala; le condizioni del mercato si modificano a loro
profitto.
270 p. rossi.
Aumentando i capitan', diminuendo i profitti, i capitalisti, si dice, faranno
delle intraprese arrisicate; tenteranno pazzi esperimenti; i loro saggi non riu
sciranno, ed una parte del capitale sar annientata. possibile. Allora ai fatti
economici viene ad aggiungersi un altro fatto della natura umana. L'uomo non
ama mica solamente il guadagno, ama pur anche le emozioni, l'ignoto, i saggi;
tutte queste sono rivelazioni della nostra natura morale.
questo un male? Sarebbe deplorabile che questi tentativi, questi esperi
menti fossero fatti dal lavoratore, il quale ha bisogno della retribuzione del suo
travaglio per vivere; ma che il capitalista impieghi in colali saggi una parte dei
suoi risparmii, che avventuri una porzione del suo reddito in esperimenti i quali,
in fin dei conti, sono utili alla societ, questo non un inconveniente. Che uu
uomo il quale ha 200,000 lire di rendita ne impieghi 80,000 al suo manteni
mento, 60,000 in intraprese conosciute, e 60,000 in intraprese alcun poco te
merarie, quale grande malanno vi da temere? Se la riuscita corona i suoi sforzi
egli accresce la sua fortuna; nel caso contrario non mica rovinato, ed ha fatto
uno sperimento del quale la societ profitta. Sicuramente, se si volesse persua
dere a degli operai i quali non hanno altro al mondo che le loro braccia, di fare
a loro rischii e pericoli un'esperienza industriale, dicendo loro: se riesce , voi
avrete una quota- parte del prodotto; se non riesce, non avrete nulla; il tentativo
sarebbe riprovevole. Ma siffatta combinazione non possibile; il lavoratore il
quale ha bisogno di un salario pronto e certo, non pensa di sicuro a gettarsi in
avventure industriali. Cosi essendo, quei tentativi gli tornano utili , poich lu
richieste di lavoro diventano pi vive e pi numerose.
Se la perdita cagionata da un'intrapresa disgraziala fosse grande, i lavoratori
potrebbero risentirsene pi tardi ; ma quale sarebbe la causa vera di codesto
danno? Sarebbe egli l'accrescimento del capitale, oppure una diminuzione nella
richiesta di lavoro, un ribasso dei salarii prodotto al contrario dall'annientamento
di una porzione del capitale? La risposta non dubbia. Importa dirlo agli ope
rai: l'aumento del capitale loro utile-, ma nei giorni di salarii alti, quando la
concorrenza dei capitalisti, la loro arditezza, la loro stessa temerit imprimono
alla produzione un'attivit straordinaria, si deve forse dimenticare che un ro
vescio possibile, e che la previdenza, la prudenza dei lavoratori possono sole
evitarne il contraccolpo? coll'ordine, coll'ecouomia, astenendosi dai matrimonii
precoci che si evitano orribili sciagure. Niuno pu mutare la legge generale del
mercato, il risultato necessario dell'offerta e della richiesta. La misura dei salarii
non pu sfuggire alla legge comune.
Quando il capitalista non ha bisogno di tutto il lavoro che gli viene offerto,
il lavoratore subisce la legge della concorrenza; questi la impone, al contrario,
al capitalista quel giorno in cui la richiesta di lavoro eccede roderla.
Ondech, lungi dal paventare l'accrescimento del capitale io lo invoco con
tutte le forze nell'interesse dei lavoratori. Capitale sempre pi crescente e popo
lazione stazionaria o che non segua il movimento del capitale se non a passo
lentissimo e di lontano; in ci stanno l'avvenire, la speranza delle classi povere,
il principio della graduata elevazione dell'intiera societ. Fuori da questa linea non
vi sono che vizii, patimenti, delitti.
Gli scrupoli di quegli uomini i quali paventano l'accrescimento Iroppo rapido
del capitale si sarebbero facilmente dissipati se eglino avessero riflettuto meglio
MACCHINE. LEZ. X. 271
alla natura stessa del capitale ed alle funzioni alle quali esso adempie nel feno
meno della produzione. Pare che credano che il capitale servendo di strumento,
di mezzo, abbia perduto la sua qualit di ricchezza. E questa un'idea inesatta
il capitale, se strumento di produzione, nel medesimo tempo mezzo di cambio
ed elemento del mercato. Pel fatto solo che una grande massa di ricchezze fosse
impiegata sotto forma di capitale, si dovrebbe egli conchiuderne che tale massa
di ricchezze slata tolta al dominio del traffico e dei cambii? Un esempio far
comprendere il mio pensiero.
Abbiale un valore che noi rappresenteremo con un numero qualunque, sup
pongo un milione. Questo valore pu essere destinato a spese di piacere, di lusso a
quelle spese che alcuni economisti riguardano come eminentemente utili. In questo
caso, sotto quale forma il milione arriva esso sul mercato? Sotto forma di scudi?
lo concedo; ma, in realt, frumento, vino, sono derrate che si sono date per
otteuere quegli scudi i quali riuscivano pi comodi a portare sul mercato di
quello che fossero quelle stesse mercanzie in natura.
Supponiamo adesso che i possessori del milione ci dicano: noi spendiamo
Iroppo in gioielli, in candelabri, in carrozze, in conviti ; i nostri redditi non au
mentano; se non ispendessimo che 3 o 400,000 franchi in siffatti usi, potremmo
impiegare il rimanente come capitale in intraprese utili e produttive, prendere
delle azioni in tale o tal'altra societ commerciale, farci accomandanti di tale o
tal'altra fabbrica , e via su questo metro. Vi sono uomini dispostissimi a deplo
rare questa determinazione; essi dicono: ecco 6 o 700,000 franchi sottraili al
mercato, non serviranno pi a comperare orologi, merletti; invece di comperare,
produrranno e cos faranno un doppio male; non si consumer, e si aumenter
la produzione.
grave errore codesto. Non si considera il capitale sotto tutti i suoi aspetti.
Invece di comperare oggetti di lusso, si prendono delle azioni in una societ
anonima per la costruzione di una strada ferrata; non forse, in fin del conto ,
la medesima cosa? Per costruire una strada ferrala, t% d'uopo acquistare terreni,
comperare ferro, fabbricare rotaie, far costruire macchine complicate e costose ,
pagare ingegneri, sorvegliami , lavoratori. Quel valore il quale non serve pi a
comperare tapezzerie, orologi, carrozze, gioielli compera altre cose; invece di
far lavorare tali o tal altri operai, ne fa lavorare degli altri-, esso cambiasi dunque
sempre con prodotti, compera lavoro, ed alimenta il mercato.
Che cosa vi dunque di differente? due cose; non si ricorre pi ai medesimi
produttori, ed invece di consumare (lei redditi, lasciando il capitale sociale come
si trovava, si trasformano e cos aumentasi il capitale sociale, impiegando pur
sempre le offerte della produzione; ecco la sventura di cui, in verit, singolare
che qualcuno possa dolersi.
E ugualmente facile arrivare, per via di corollario, alla soluzione di un'altra
quislione la quale agita tuttavia la mente di alcuni economisti; intendo parlare
della quistione delle macchine.
Le macchine, voi lo sapete, non sono che un capitale; inventare, costruire
delle macchine, gli accrescere la potenza dell'uomo, estendere le sue forze pro
duttive con una felice applicazione delle forze della natura. Era , senza dubbio ,
lungo tempo che al mondo si produceva del vapore, allorch un uomo comprese
272 p. rossi.
che il vapore celava io s una potenza prodigiosa e che era possibile di metterla
al servigio dell'industria.
Nelle sue forme svariatissime, il capitale produce sempre, pi o meno diret
tamente, uno di questi tre effetti relativamente ai lavoratori.
Asseconda il loro lavoro mettendoli in grado sia di fare quello che non po
tevano fare soli, sia di compiere l'incombenza loro con pi sicurezza o con pi suc
cesso, e questo senza influire sul numero dei lavoratori chiamali all'esecuzione
di un lavoro.
Riveste pure delle forme le quali rendono necessaria una nuova richiesta di
lavoro; cio quando il capitale prende la forma di materia prima. Colui il quale
ha trovato il mezzo di separare la materia zuccherina della barbabietola, colui il
quale ha creato questa materia prima, ha fatto nascere una richiesta di lavora
tori; le fabbriche di zucchero di barbabietola hanno chiamato operai che prima
non erano occupati in siffatta industria.
Sovente il capitale, presentandosi sotto questa forma nuova, eccita un bisogno
nuovo. Se questo non esattamente vero nel caso di cui parliamo, perch noi cono
scevamo gi lo zucchero di canna e le altre materie zuccherine, questo slato
vero allorch si tratt del trasporto in Europa della pianta che serve a fabbri
care tabacco ed in una infinit di casi simili.
Infine, il capitale si presenta sotto una terza forma, quando, nell'opera della
produzione, esso prende il poslo dell'uomo. il capitale facente il lavoro del
l'uomo. questo un fallo grave, un fatto che i difensori delle macchine avreb
bero torto di volere attenuare o mettere in dubbio. certo, per citare una mac
china oggimai al sicuro d'ogni opposizione, che i bovi dell'aratro hanno preso il
poslo degli uomini che zappavano la terra; voi potete coltivare in un giorno con
due uomini che guidino un aratro, un'estensione di terreno che quei due uomini
non avrebbero coltivato in dieci giorni.
Perci noi non pensiamo mica di mascherare i termini della quistione. Le
macchine della specie di quella di cui parlo, producono due effetti irrecusabili ;
aumentano la produzione e spostano i lavoratori. Aumentano la produzione sia
in modo assoluto, sia producendo pi presto, meglio, o a miglior mercato che gli
uomini; pongono i lavoratori in una condizione inferiore sul mercato, ed in con
seguenza, ne pigliano il posto.
Quando si preteso ohe questo fatto non meritasse di essere preso in grande
considerazione , quando si affermato che i lavoratori passavano facilmente ,
prontamente da un lavoro ad un altro lavoro, che l'accrescimento dei prodotti e
il ribasso dei prezzi e la consumazione sempre pi generale facevano si che presto
il medesimo produttore ridomandasse, malgrado le macchine, lo slesso numero
di lavoratori di prima, io non esito a dirlo, si indietreggiato in faccia alla qui
stione, e si sono, fino ad un certo punto, mascherati i veri risultati dell'ope
razione.
Prendiamo uno dei fatti che si citano pi sovente. Quando slata sostituita
la stampa alle copie manoscritte, che cosa succeduto? Si dice: vi sono oggid
pi operai tipografi di quanto una volta vi fossero copisti. vero, ma sono ora
mai quattro secoli che la stampa stata inventata, ed io vorrei che mi si dicesse
quanti copisti nei primi giorni di questa grande scoperta diventarono operai stam
patori. Se prendansi gli uomini per altrettanti numeri, se non si tenga alcun
MACCHINE. LE/. X. 273
conto del tempo trascorso, perfettamente sicuro che vi sono oggid pi stam
patori di quello che vi fossero allora copisti. L'osservazione dunque vera in eco
nomia politica astratta; ma dal punto di vista dell'economia politica applicata,
non si potrebbero mettere in dubbio i vivi patimenti, la perturbazione profonda
che produce lo spostamento pi o meno repentino dei lavoratori.
Ecco l'esatta verit: quale conseguenza se ne deve trarre? Diremo noi forse
con alcune persone, anche con alcuni economisti, che bisogna, non dico sfracel
lare le macchine, ma ritardarne, Ano ad un certo punto, l'introduzione, reprimere
lo spirito d'invenzione, rilardare sotto questo rapporto il corso della societ?
Noi possiamo, per verit, dispensarci di qui difendere le macchine : esse di
fendutisi a meraviglia da se medesime. Niuno pu arrestare i progressi dell'indu
stria. In pi di un paese, uomini ingannati hanno creduto servire i loro proprii
interessi movendo brutali assalti all'industria, alla propriet, distruggendo capi
tali, vale a dire richieste al lavoro; assai presto essi hanno riconosciuto come
fossero caduti in un errore deplorabile ed il movimento industriale ha ripreso
quella direzione che si pretendeva violentemente interdirgli.
Io qui non voglio citare n economisti, n teorici, non voglio citare che ope
rai; voglio rammentare un fatto assai notevole del quale ho gi tenuto parola in
un altro corso e che amo ripetere, poich gli una bella testimonianza del grado
d'intelligenza e di dignit umana al quale un semplice lavoratore possa arrivare,
allorch un'istruzione sufficiente gli spieghi le condizioni della vita sociale, e gli
insegni che l'uomo tenuto a spingere i suoi sguardi sull'avvenire e ad impie
gare per se medesimo e per la societ intiera quella divina facolt di previdenza
della quale la Providenza lo ha dotato.
Nel 1827, si faceva, in Inghilterra, un'inchiesta sulle macchine e sulla sorte
dei lavoratori. Un tessitore scozzese, Giuseppe Fauster, di Glasgow, essendo com
parso davanti ai commissarii del parlamento, ed essendogli stato domandato quali
fossero, sotto il punto di vista del benessere dei lavoratori, gli effetti delle mac
chine da tessere, le quali erano state sostituite ai telai a mano, rispose: Che per
verit, egli trovavasi, come un gran numero di operai tessitori, in estreme stret
tezze, poich lavoravano diciotto e dicianove ore per giorno al telaio a mano,
per non guadagnare, nei tempi migliori, che sette scellini al pi per settimana, e
che il loro salario cadeva qualche volta inflno a quattro scellini. Egli aggiunse
che, ventanni prima, essi guadagnavano agevolmente, collo stesso lavoro, una
lira sterlina per settimana; ma che, a misura che i telai meccanici si erano sparsi,
l'angustia dei tessitori a mano erasi accresciuta in uguale proporzione. Attri
buite voi questo risultato alle macchine? gli domandarono allora i commissarii.
SI. Considerate voi in conseguenza l'introduzione delle macchine come suscet
tiva di obbiezione?Noi non lo crediamo. I tessitori di Glasgow e dei dintorni,
in generale non pensano che si debbano arrestare o sopprimere i telai mecca
nici; sanno essi benissimo che le macchine debbono continuare a lavorare, che
difatti continueranno, e che impossibile fermarle ; sanno benissimo come tutto
ci che strumento, utensile di agricoltura o di manifattura, una forza mecca
nica, in altri termini, una macchina. Io sono autorizzato dalla maggioranza dei
miei confratelli a dire che emettendo codesta opinione , esprimo non meno il
loro pensiero che il mio.
Econom. Tomo IX. 18.
274 p. rossi.
Vi una nobile azione ed un alto insegnamento in queste parole di un sera-
plice operaio. Difatti, tutta la questione l dentro. Che cosa c' di pi terribile,
in apparenza, che la sostituzione dell'aratro alla zappa? ad onta di ci vi ha egli
un altro fatto al quale la civilt vada maggiormente debitrice?
Nessuno comprende meglio di me i patimenti che debbono risultare da co-
tali aspre perturbazioni nella distribuzione del lavoro: lo ripelo, io sono il primo
a riconoscere che non vero che qualunque macchina offra ai lavoratori altret
tanta occupazione quanta ne avessero prima; non vero nemmeno che l'accre
scimento della consumazione possa essere rapido al segno di fare immediata
mente chiamare pel servigio delle macchine, quel numero di operai che esse
hanno privato del loro antico lavoro; infine ugualmente vero che gli operai
abbandonati non sono mica tutti atti a piegarsi alle condizioni di un lavoro nuovo.
qui comincia l'incombenza degli uomini di Stato e dei filantropi. Invece di
accarezzare dei sogni, bisogna sforzarsi di raddolcire codeste transizioni. Rime-
dii temporanei possono bastare a codeste perturbazioni temporanee. In sostanza
non vi in tutto questo se non che uno spostamento di lavoro. certo che la
consumazione oltrepasser a poco a poco tutte le previsioni, ed il fondo che ali
menta il lavoro aumentando, per la forza stessa delle cose, la richiesta di operai
deve riceverne un impulso proporzionato. Vi ha, lo ripeto, spostamento di lavoro,
ristagno momentaneo, perturbazione passeggera. Sono fatti gravi codesti, sotto il
punto di vista dell'economia politica, ma fatti temporanei che impossibile di
prevenire, ma dei quali non per impossibile attenuare le conseguenze.
Del resto, noi l'abbiamo detto, non solamente per l'intervento delle mac
chine che sono possibili ingorghi parziali, e ristagni temporanei nei canali della
produzione; i fatti, noi lo confessiamo di nuovo, non l'hanno che troppo provato.
Un gran numero di lavoratori possono trovarsi improvvisamente diseredati d'ogni
salario, o almeno sforzati di contentarsi di un salario che non basti ai bisogni
di prima necessit. Queste dolorose oscillazioni arrestano lo sviluppo delle classi
laboriose. 1 fortunati effetti di alcuni anni di prosperit sono facilmente cancel
lati da quei giorni di patimento, da quei giorni di disperazione nei quali l'uomo
in lotta coi bisogni pi imperiosi, dimentica facilmente le regole della morale ed
i consigli della prudenza per seguire una via qualunque che gli sembri atta a
farlo uscire dal suo stato di angoscia e di miseria.
Se questi fatti nulla tolgono della loro solidit alle verit fondamentali della
scienza economica, non meno evidente che la gravit delle conseguenze morali
e politiche di questi fatti ci comanda di ricercarne accuratamente le cause. Que
ste ricerce, questo studio sono uno stretto dovere per gli uomini i quali si occu
pano della cosa pubblica, per quelli il cui pensiero o la cui azione pu influire
sui destini del loro paese. Non che troppo vero che allorquando si sviluppano
con una grande violenza, questi fatti sono quasi sempre pi potenti che i rimedii
che vi si possono portare. Il rimedio radicale, rimedio certo, ma doloroso 1 non si
trova allora che nell'equilibrio che il tempo e la forza stessa ristabiliscono a poco
a poco fra gli elementi di cui le circostanze avevano alterato le proporzioni. Ma,
pel solo motivo che i rimedii sono qualche volta insufficienti, si debb'egli non
ricercare le cause del male? importa, per lo contrario avvezzarsi a prevederlo,
per tentare ogni qual volta le cose umane lo permettano, di raddolcirne le con
seguenze.
MACcniNK. lez. x. 275
il ritorno della pace generale slato il segno di una grande crisi: senza voler
qui dedurne tutte le cause, vi rammenter che, durante la guerra, essendo molto
diminuite le importazioni di grani, il prezzo dei cereali and sempre pi cre
scendo sui mercati inglesi. I capitali furono spinti verso l'agricoltura. Si coltiva
rono le terre non solamente di seconda, ma di terza e di quarta qualit. Il mer
cato fu coperto di frumento inglese prodotto assai costosamente, e la rendita
territoriale delle buone terre raggiunse un limite insino ad allora sconosciuto.
Malgrado l'enormit delle imposte, i proprietarii fondiarii percepivano redditi
magnifici, unicamente dovuti a circostanze straordinarie, ad uno stato di sua
natura transitorio e violento.
Essendo succeduta tutto ad un tratto la pace alla guerra pi accanita, vi
ebbe un improvviso ribasso nel prezzo dei cereali: gli affliti non poterono essere
pagati-, i proprietarii furono obbligati di modificare le locazioni, di fare degli
abbuoni, sotto pena di vedere abbandonate le loro terre. I capitali impegnati
nella coltura delle terre di quarta qualit non potevano pi dare profitti sufficienti
ed andarono in gran parte perduti. L'Inghilterra, per sostenere il prezzo dei cereali,
ha sottomesso l'importazione di queste derrate alle restrizioni che vi son note.- essa
prolunga artificialmente cos in seno della pace i risultati dello stato di guerra;
essa mette sui consumatori di grano un'imposta a profitto dei proprietarii fondiarii.
Questo ci conduce ad indicarvi una causa pi generale d'ingombro e di per
turbazione. La vostra ragione ve lo dice, ogni aspra transizione da un sistema ad
un altro sistema in materia d'importazioni e di esportazioni produce effetti ana
loghi agli effetti della guerra.
Il mondo diviso fra nazioni, diverse di razza, di colore, di lingua, di reli
gione, di costumi, d'istituzioni, d'interessi. Per non parlare qui che degli effetti
economici, lo spirito di nazionalit non ha esso prodotto che effetti conformi alla
giustizia ed all'interesse beninteso di ciascuno Stato? Non si desso mai smar
rito nelle sue ispirazioni gelose, nelle sue sollecitudini per il benessere di una
nazione particolare? E specialmente, che cosa devesi pensare delle dogane, con
siderate come un mezzo di creare un sistema artificiale d'importazioni e di espor
tazioni? Imperocch, non dimenticatelo, le leggi di dogana possono essere con
siderate sotto un doppio punto di vista; dal punto di vista puramente finanziario,
e dal punto di vista commerciale, come un mezzo d'imposta, e come un mezzo di
protezione per l'industria nazionale.
La protezione pu estendersi fino alla proibizione assoluta dei prodotti stra
nieri i quali facessero concorrenza ai prodotti nazionali.
La questione delle colonie moderne si rannoda pur essa al sistema protettore
e proibitivo. Una colonia oggid una popolazione la quale non pu produrre
che per la madre-patria, non pu vendere i suoi prodotti n comperare tutte le
cose delle quali abbisogna se non sui mercati della metropoli: in contraccambio
essa ottiene il privilegio di escludere da codesti mercati quei prodotti stranieri
che le farebbero concorrenza.
Supponete un sistema qualunque d'importazioni e di esportazioni: se una
legge dovesse rovesciarlo repentinamente , la perturbazione sarebbe profonda :
la qual cosa non prova mica che il sistema stabilito sia buono, utile, ragione
vole: al contrario, pu essere tanto pi deplorabile per quanto che il male che
esso ha gi prodotto aggrava le difficolt ed i pericoli del rimedio.
278 i'- ossi.
Noi abbiamo toccata, signori, una questione capitale, una questione la quale
si discute ogni giorno, e che tanto pi importante di studiare in quanto che
per essa noi entriamo pienamente nel dominio delle realit. Non si tratta pi qui
d'ingorghi, di perturbazioni provenienti da fatti impreveduti, accidentali, come
sono una guerra, un'invenzione nuova, una penuria. Si tratta di perturbazioni le
quali possono succedere per effetto delle leggi, per l'intervento dei poteri pub
blici, e che, in conseguenza, non (sfuggono alle previsioni umane. Il sistema proi
bitivo, il sistema protettore, il sistema coloniale hanno invaso il mondo. La lotta
accauila fra la restrizione e la libert. Vogliate, signori, non perdere di vista
le diverse questioni che si nascondono in fondo a codeste discussioni. Il sistema
ristrcttivo desso buono in sP Se non lo fosse, se la libert commerciale fosse
un principio irrecusabile della scienza- economica, questo principio, sempre dal
punto di vista della teoria, desso assoluto, senza eccezione n limitazione al
cuna? Infine, quali sono i riguardi e le restrizioni che, in simile materia, vengono
comandate, sia dalla politica, sia dai fatti e dagli interessi che si sono sviluppati
sotto l'azione del sistema protettore?
Alla confusione di codeste questioni tanto diverse sono dovuti , almeno in
parte, quei profondi dissentimenti i quali dividono gl'intelletti pi ragguardevoli,
economisti, uomini di Stato, finanzieri. Io non parlo dei produttori: i loro inte
ressi sono rispettabili, i loro timori non sono chimerici ; ma il giudice non deve
mica cercare il principio delle sue decisioni solamente nelle Memorie dei di
fensori.
LEZIONE XI.
Della libert commerciale. Teoria.
Signori ,
barriera politica, come se, pei rapporti economici,, la diversa nazionalit dei
popoli fosse compiutamente cancellata. Supponiamo, inoltre, tutti gli uomini
ugualmente penetrati dell'utilit delle comunicazioni sicure, rapide, facili. Infine,
supponiamo che ciascuno Stato abbia trovato il mezzo di bastare alle sue imposte
senza inceppare per nulla la circolazione delle mercanzie. In queste circostanze,
quale sar lo sviluppo dell'industria, abbandonata cos alle sue proprie forze ed
alle sue tendenze naturali?
certo che sotto l'impulso di codeste molle, si opererebbe una divisione
spontanea del lavoro e della produzione, secondo le condizioni particolari di
ciascun popolo, secondo la facilit che ciascuno avesse di dedicarsi a preferenza
a tale o tal'altra natura d'industria, il capitale si distribuirebbe secondo le me
desime leggi naturali, nell'interesse beninteso dei produttori e dei consumatori.
Si produrrebbero, in ciascun paese, di qualit squisita ed a buon patto, quelle
derrate che altrove non si potessero produrre se non imperfettamente e con
grande spesa. La consumazione, animata dall'abbondanza e dal buon mercato,
solleciterebbe a sua volta la produzione; non isforzi perduti, non tentativi vani ,
non capitali arrisicati.
questa una conseguenza che gli avversarii pi accaniti della libert com
merciale non osano contestare, perch essa non difatti che una semplice ap
plicazione del buon senso, una di quelle verit il cui solo cenno porta la convin
zione in tutte le menti.
Non si otterr mai, nella Svizzera orientale, il vino che ci danno le pianure
della Guascogna. Nei vigneti della Svizzera bisogna, bene o male, supplire al sole
con ingrassi, con travaglio, con espedienti d'ogni natura, e, dopo tanti sforzi,
si ottiene una bevanda che pur si vuole chiamar vino, che pu essere gradila al
palato degli abitanti del paese, ma alla quale non si potrebbe di sicuro applicare
il verso del poeta :
Guarda il calor del sol che si fa vino.
Quanto pi l'insieme delle circostanze locali favorevole alla produzione,
tanto pi grande la somma dei prodotti che si ottengono con una data quan
tit di capitale e di lavoro. Le spese di produzione ed, in conseguenza , il
prezzo dei prodotti non sono mai spinti al di sopra dello stretto necessario, con
mezzi artifziali.
Nella ipotesi che noi seguitiamo, non perdendo l'umanit una sola particella
delle sue forze produttive, il livello della ricchezza pubblica deve elevarsi rapi
damente e la facile soddisfazione dei bisogni fisici deve lasciare ai lavoratori il
tempo necessario alla coltura dell'intelletto ed ispirar loro il gusto dei godimenti
morali. Il mondo regolato cos sarebbe stalo pi avanzato e pi felice di quanto
lo sarebbe oggid, se un dono insperato del cielo venisse ad un tratto a colmare
quei vuoti che le gelosie dei popoli hanno fatto nel patrimonio di ciascuno Stalo;
poich non vi sarebbero stati errori da riparare, n perturbazioni da temere. Se
non vi fosse, per cos dire, che un solo e medesimo mercato, libero da qualun
que impedimento come da qualunque impulso artificiale, in cui ciascheduno se
guisse quella via che gli segnano le condizioni naturali del suo paese , non si
avrebbero pi a temere se non che gli errori individuali, poco importanti per la
ricchezza pubblica, e le irregolarit delle forze della natura, irregolarit le cui
conseguenze possono essere in una certa misura previste ed attenuate. Quante
280 p. rossi.
perdite sono state alleggerite, quanti disastri sono stati prevenuti, quante catastrofi
sono state evitale, per mezzo delle assicurazioni! Tutto facile sotto le ispi
razioni combinate della morale e di un interesse legittimo, allorch un sistema
artificiale ed interessi fattizii non vengano a capovolgere tutto, a confondere tutto,
a suscitare fra i popoli una guerra accanita e permanente.
Tale sarebbe il corso dei fatti economici nella ipotesi disgraziatamente ro
mantica da noi ora posta in campo. Non ostacoli, non frontiere economiche, non
dogane; comunicazioni facili da paese a paese, uomini e cose che possano libe
ramente spostarsi, uomini e cose che possano liberamente audare a cercarsi l'im
piego, la situazione economica che loro convenga. Ammessa l'ipotesi, quale sa
rebbe l'obbiezione alquanto grave, almeno speciosa che si potesse opporre alle
deduzioni che se ne ritraggono? Non facile di vederlo. Nullameno esaminia
mo. Solamente vogliate non dimenticare che qui noi siamo nel dominio della
scienza pura. A suo tempo, faremo anche la parte dell'economia applicata e
della politica.
Tutte le obbiezioni, qualunque sia la forma di cui le si avviluppino, rie
scono, in ultima analisi, a questa: in questo sistema la conseguenza permessa a
B sar funesta a C. Senza dubbio voi potrete innondare la Svizzera di vino fran
cese, ma sotto la concorrenza del vino francese si strapperanno tutti i vigneti
della Svizzera. Senza dubbio potrete coprire la Francia di carboni inglesi, ma
il carbon fossile d'Inghilterra diventer un flagello per molte miniere carboni
fere di Francia.
questa l'obbiezione capitale; la si riveste di mille forme, di mille colori
diversi ; non per se ne muta la natura. Si respinge la concorrenza come un
principio il quale non distribuisce i suoi beneficii fra le famiglie umane con una
mano uguale ed imparziale. Si riguarda la concorrenza come quella che in
realt un privilegio profittevole agli uni, funesto agli altri. Se ne conchiude
che questo preteso principio di libert e di uguaglianza, applicato al commer
cio ed all'industria, non atto che a condurre la rovina di un gran numero di
popolazioni.
Non ci lasciamo commovere da vane declamazioni. Nell'ipotesi di un mer
cato liberato da ogni pastoia, a chi la concorrenza di B pu essa tornare nociva?
a C? Per arrivare ad u' idea chiara, esatta, andiamo pi innanzi, domandiamo il
nome di C. Evidentemente questo anonimo , questa persona, per la quale si vuole
al tempo stesso commovere le nostre viscere ed annebbiare la nostra ragione
non pu essere che l'una di queste quattro persone collettive, o il capitalista, o
il lavoratore-capitalista, l'imprenditore, o in fine un'ultima persona alla quale so
vente non si pensa, voglio dire il consumatore. Cominciamo dall'esaminare la po
sizione dell'ultima, di quella alla quale si pensa meno ; vediamo se effettivamente
il consumatore trovi di che dolersi nel sistema del quale parliamo. Diciamolo
aperto, sarebbe un'idea bizzarra lo immaginare un pregiudizio pel consumatore
in un sistema nel quale, col medesimo sacrificio, egli ottenesse pi cose o cose
migliori, oppur anche la stessa quantit di mercanzie, facendo per un rispar
mio il quale aumentasse il suo capitale. Lo ripeto, non si difende mica la causa
dei consumatori ; non si fa mica opposizione alla libera entrata delle der
rate molto pi care che le derrate similari del paese ; quello che si respinge
il buon mercato.
LIBERT DI COMMERCIO. LEZ. XI. 281
Ma, si dir, sono vane astrazioni codeste. Sono forse numerosi gli uomini i
quali non sieno che consumatori? una specie di Azione il parlare di consu
matori propriamente detti. Voi stesso avete detto che il maggior numero dei
consumatori lavora e produce. Che cosa importa che il sistema possa loro esser
utile come consumatori, se loro funesto come lavoratori? che cosa importa che
si offrano loro derrate a buon mercato, se, mancando di lavoro, essi non sono
in grado di comperarle?
Io credo di non avere indebolita l'obbiezione; ma non vedete voi che, sugge
rita dalle preoccupazioni del sistema esistente, essa non deriva menomamente
dai fatti quali questi sarebbero nel sistema di piena libert? Difatti, perch ci si
dice, oggid, che la concorrenza riescirebbe funesta ai lavoratori? Perch i lavo
ratori, nel nostro sistema artiflziale, sono stati gettali in direzioni che essi non
avrebbero seguite se fossero stati lasciati sotto l'influenza delle cause puramente
naturali. A forza di artiflcii, di pastoie, d'incoraggiamenti mascherati sotto il nome
di protezione, noi abbiamo spinto i lavoratori verso certi lavori, gli abbiamo co
stretti a dedicarsi a certe professioni, a produrre quello che non possono produrre
alle migliori condizioni possibili, a fare quello che si potrebbe fare altrove a mi
glior mercato, mentre poi si venuto a costringere noi a comperare, a prezzi ridi
coli, quello che avremmo potuto procurarsi meno caro, e ci si viene a dire grave
mente: la concorrenza sarebbe funesta ai lavoratori. Bisogna parlare con pi ve
rit e con pi precisione; bisogna dire: la concorrenza gettata tutto ad un tratto
in mezzo al nostro sistema artifiziale sarebbe funesta ad un gran numero di
lavoratori. Questo appunto condanna doppiamente il sistema stabilito, il quale ,
cattivo per se medesimo, nel tempo stesso rende difficile, per non dire impos
sibile, il ritorno al sistema che la ragione approva.
Nell'ipotesi da noi stabilita nulla avrebbe turbato lo sviluppo naturale delle
forze dell' umanit , non vi sarebbe in nessun luogo ingombro artifiziale. Tranne
gli accrescimenti irriflessivi della popolazione, accrescimenti che i sistemi ristret
tivi favoriscono in modo deplorabile, il numero dei lavoratori si sarebbe sempre
trovalo proporzionato alle richieste del mercato , alle forze che la natura ed i
capitali avrebbero posto in giuoco. I lavoratori potendo costantemente passare
da un luogo ad un altro, da un lavoro ad un altro, si sarebbero sempre trovati
proporzionali ai mezzi di produzione ed alle esigenze del mercato. Voi ci parlate
di un sistema arbitrario secondo il quale, non mica assai tempo, in un paese
che si chiamava libero, un operaio non poteva varcare la frontiera, non poteva
esportare se medesimo. Noi non parliamo di cotali disposizioni fattizie; parliamo
di una ipotesi tutto contraria. Nella nostra ipotesi, lo ripeto, il lavoro si propor
ziona facilmente ai mezzi ed alle richieste del mercato, ed impossibile che si
formino accumulazioni artificiali di operai.
A chi dunque codesta concorrenza potr nuocere ? A quell'altro individuo
che chiamasi capitalista. Spieghiamoci: che cosa domanda il capitalista ? grossi
profitti? Vuol egli che l'economia politica gli assicuri che con un piccolo capi
tale, facile a maneggiare, facile ad investire, egli potr pur non di meno procu
rarsi magnifici godimenti? Se il suo desiderio codesto, l'economia politica non
ha i mezzi di soddisfarlo. perfettamente vero che, a misura che il capitale ge
nerale aumenter, i profitti diminuiranno. Poco importa pei capitalisti abili, allivi;
282 p. nossi.
ce i proftti diminuiscono, la quantit del capitale si accresciuta; il conto torna
lo stesso.
Nel nostro sistema, potendo il capitale liberamente applicarsi in qualunque
luogo, che cosa fa la concorrenza al capitalista, se realmente egli non abbia
altro scopo che di trovare un impiego pel suo capitale alla misura comune?
Ci che vero del capitalista propriamente detto, vero eziandio di colui il
quale riunisce in s la qualit di lavoratore a quella di capitalista.
Che cosa dunque un tale lamento? Questo lamento non altro che la pre
tensione di certi produttori di assicurarsi un mercato comodo, esclusivo, proprio
alla loro porta. Ma quando si dice mercato si dice uomini ; non vi ha mercato
senza uomini che vendano e senza uomini che comperino. Domandare un mer
cato privilegiato, domandare che si prenda una certa quantit d'uomini e che
si dica loro: per amore o per forza, vi convenga o non vi convenga, ci aumenti
o diminuisca i vostri godimenti, ecco il vostro mercato, ecco i vostri provveditori,
voi non potrete provvedervi altrove; voi dovete pigliar qui il vostro vitto, il vostro
vestiario, i vostri oggetti di piacere. E frattanto, cosa singolare, non vi sono poi
ire sufficienti per quei tempi storici nei quali il servo e il villano erano obbligati
di recarsi al mulino ed al forno signorile, e non potevano macinare frumento
n cuocere pane in nessun altro luogo. Che cosa era quello, in conchiusione?
Un mercato privilegiato che il signore aveva accordato a se medesimo. Egli
vendeva al villano il servigio forzato della macinatura del grano e della cottura
del pane.
Si vilipeso il sistema feudale e si ha fatto bene'; ma non si fa egli qualche
cosa di analogo a quel sistema, quando si dice al consumatore : volete mettere
dello zucchero nelle vostre bevande? voi non lo prenderete che dalla Guadalupa;
vorreste voi nutrirvi di succulento bove e ad un prezzo ragionevole ? per verit,
questa una mercanzia della quale sono coperte le nostre frontiere, per verit
eziandio i nostri vicini vendendoci i loro bestiami esporterebbero dei prodotti
francesi; infine ugualmente vero che importa essenzialmente allo Stato e per le
armate, e per le officine, e per l'igiene pubblica, di avere una popolazione bene
nutrita, sana, robusta: tutte bazzecole, tutte chiacchiere codeste! Voi non consu
merete che del bove francese ad un prezzo esorbitante; cos vuole l'interesse di
un pugno di produttori, di proprietarii fondiarii.
Notatelo bene, anzi impossibile, in questo sistema, di stabilire un privi
legio uguale per tutti i produttori, di metterli tutti sulla slessa linea. L'uno
protetto enormemente, l'altro debolmente, un terzo niente del tutto; dal che una
lotta assidua, amare lamentante, aspre recriminazioni ; tutti si contendono il con
sumatore, il aervutn pecus.
La conseguenza sembra irrecusabile; la libert commerciale il solo principio
che la teoria possa approvare.
Noi non vogliamo non pertanto dissimulare un'obiezione che sembra a prima
giunta capitale, decisiva.
La diversa nazionalit, si pu dire, non un fatto variabile, una circostanza
accidentale la quale possa essere e non essere. La specie umana, spargendosi pel
globo, non ha potuto costituirsi in un solo e medesimo corpo politico. Qualun
que stato che avesse abbracciato, non dico il mondo intiero, ma un territorio di
un'estensione troppo vasta ed un gran numero di popolazioni di razze diverse ,
LIBERT DI COMMERCIO. LEZ. XI. 283
per qualcheduno; vi possono essere delle circostanze che gettino per un momento
delia perturbazione sul mercato; ma domandarci danaro lo stesso che doman
darci prodotti, perch si coi nostri prodotti che noi otterremo il danaro. Se
diamo pi danaro di quanto il nostro mercato possa ordinariamente fornirne ,
il prezzo del danaro presso noi si alzer e lo spaccio dei nostri prodotti ne sar
la conseguenza. Tutti i produttori accorrono al benefcio, i possessori di danaro
come gli altri ; essi ci porteranno moneta ogni qualvolta, sul nostro mercato riesca
loro pi vantaggioso dare degli scudi che altre mercanzie.
Voi temete che s'inondino i vostri mercati di prodotti esteri. Frattanto una
delle due: o voi avete il modo di comperare tutto al prezzo corrente e siete ric
chi, o non avete il modo di comperare al prezzo corrente, e chi ha portato sar
obbligato di riesportare, qualora egli non ami meglio vendervi con perdita, nel
qua) caso voi guadagnerete la differenza. Ma quello che darete in cambio, donde
lo piglierete voi? questo il nodo della quistione. Io lo ripeto, o voi potete com
perare, o non Io potete. Se non comperate, la quistione finita ; se comperate,
con che cosa pagherete? Con altri prodotti esteri? Ma con che cosa avrete voi
comperato quei prodotti esteri? Con della moneta? Ma come avrete voi ottenuta
codesta moneta? Con del credito, dei biglietti, delle lettere di cambio? Questo
ritardare la quistione. Bisogna riportarsi alla scadenza delle cambiali , e la
quistione si riproduce intiera. Pagate o non pagate? Se pagate, con che cosa pa
gate? Checch si faccia, in qualsiasi modo la quistione si volti, si rivolti e si
sposti, la conchiusione forzata; voi pagherete con prodotti nazionali. Se date
prodotti stranieri, perch gli avete comperati con prodotti del paese; se date
degli scudi , perch avrete dato mercanzie ai Messicani per averne delle ver
ghe; se pagate coll'aiuto del credito un giorno si dovr adempiere agli impegni
contratti con prodotti nazionali; se non vi si adempie, non vi cambio, ma fal
limento, e bancarotta.
Voi pagherete dunque in ultimo risultato coi vostri prodotti, vale a dire, per
mezzo del vostro capitale, della vostra terra, del vostro lavoro.
Adesso, proibite la mercanzia estera, per esempio, le cuoia. Dove piglierete
voi le cuoia che vi sono necessarie? Dai fabbricanti del paese. Ve le daranno
essi per nulla? No; ve le faranno pagare assai caro; se potessero prepararle alle
medesime condizioni che lo straniero, non n arriverebbe pi da fuori un solo
pezzo. Quindi voi darete ai negozianti nazionali tutto quello che avreste dato agli
stranieri , e qualche cosa di pi.
Esaminate il risultato. Se non date ai nostri fabbricanti altro che quello che
avreste dato ai fabbricanti stranieri, una certa parte del capitale e del lavoro na
zionale sar applicata all'industria della concia. 1 fabbricanti di cuoio saranno
soddisfatti; ma i fabbricanti d'orologi, di carrozze, di gioielli, insomma delle
cose che lo straniero prendeva in cambio delle cuoia , lo saranno eglino del
pari? No, la cosa evidente. Perci, voi non avrete fatto altro che favorire gli
operai conciatori a scapito di altri operai , avrete distolto il capitale da una di
rezione per sospingerlo artificialmente in un'altra via. Niente di pi niente di
meno-, sempre nell'ipotesi che le cuoia del paese non sieno pi care che le
cuoia proibite.
Se quest'ipotesi non giusta, ed essa non Io mai, se voi dovete dare ai fab
bricanti del paese pi di quello che dareste ai fabbricanti stranieri, le conseguenze
286 p. bossi.
sono pi gravi. Senza dubbio il fabbricante il quale abusando della legge proibi
tiva, vi fa pagare dieci, ci che lo straniero vi darebbe per cinque, guadagna
molto dapprima. Ben tosto, per altro, adescati dal lucro, i capitali affluiscono
verso l'industria che d quegli enormi beneQcii. E siccome 1 capitali non s' im-
provisano, essi non si dirigono ai canali fattizii che avrete aperti, se non spostan
dosi, se non lasciando altre industrie, altri impieghi. Questo movimento, questa
perturbazione non si arrester se non quando, per la concorrenza interna, i be-
neficii dell'industria protetta saranno stati ricondotti alla misura comune. Quello
che lo straniero vi dava per cinque , quello che l'industria nazionale abusando
della proibizione, vi faccia da principio pagar dieci, questa medesima industria ,
sotto l'azione della concorrenza, ve lo rilascier infine al prezzo di sette o di otto.
Ma gli questo, non dubitatene, il suo ultimo sforzo.
Ci fatto, vi sar una perdita secca pel paese. Voi compererete il cuoio al prezzo
di otto, invece di cinque. E forse il lavoratore, forse il capitalista che guadagna la
differenza? No, la concorrenza ha ristabilito la misura media dei salarii e dei pro
fitti. Se voi pagate otto in vece di cinque, perch, per l'industria della quale
si tratta, il vostro paese non si trova in circostanze favorevoli. Colui che, ogni
anno, avrebbe speso 100 franchi in oggetti di cuoiami, sar obbligato di spen
derne 150, la differenza essendo assorbita dagli ostacoli che deve vincere questa
produzione nazionale. Ciascun consumatore risparmier 50 franchi di meno;
esattamente come se ciascun padre di famiglia, in un giorno dato, distruggesse ,
senza nessun godimento, un valore di 60 franchi.
La proibizione dunque un artificio che da principio vantaggia ad alcuni
produttori e che poi non vantaggia pi a nessuno. I capitali ed i lavoratori avreb
bero trovato un altro impiego; invece di produrre quello cui il paese non adatto,
avrebbero prodotto le derrate che lo straniero desiderava in cambio della sua
mercanzia. Il sistema proibitivo pu dunque compendiarsi cos : svigorire certe
industrie, certi impieghi di capitali, certe applicazioni di lavoro, per favorire altre
industrie, altri impieghi di capitali, altre applicazioni di lavoro, ed in questa pre
ferenza (cosa bizzarra a dirsi, ma vera) aver cura di scegliere le industrie meno
proficue al paese! evidente che qui noi parliamo di quelle produzioni le quali
non escludono la concorrenza, almeno interna. Pi tardi parleremo degli effetti
del sistema proibitivo applicato ai monopolii naturali, in particolare all'agricoltura.
un singolare pensiero quello d'immaginare che ci che si d in cambio di
un prodotto estero sia in certa guisa perduto. Frattanto voi ravvisate un tale pen
siero in un'espressione la quale su tutte le bocche. Bisogna, si dice, liberarci
dal tributo che noi paghiamo allo straniero per tale o tal' altra mercanzia. Ma
non mica un tributo; un cambio. Quando lo straniero mi vende un cappello
di sua fabbrica e che io gli do un prodotto francese dello stesso valore, chi di noi
paga il tributo? Egli o io? Evidentemente, se io sono tributario suo pel cappello,
egli a sua volta tributario mio pel prodotto francese che egli paga.
Il fatto sta, si dice, che la proibizione assicura al lavoro ed al capitale in
digeni un certo impiego. Siamo d'accordo, ma non mi parlate di tributo; parlate
di privilegio a profitto di certi produttori ed a detrimento di certi altri. Arrossisco
quasi di ricordare queste verit. Se comperate un milione di mercanzie estere ,
voi produrrete per un milione di mercanzie nazionali delle quali lo straniero ha
bisogno. Voi respingete quelle mercanzie estere. Sia pure; ben inteso per che
LIBERT DI COMMERCIO. LEZ. XI. 287
sterni politici, quei medesimi popoli sono stati alla testa delle nazioni allora co
nosciute e si sono resi ad un tempo stesso celebri e formidabili per la loro irre
sistibile attivit. Ma, da un'altra parte, una nazione (non parlo qui dei piccoli
Stati che una forza straniera pu dominare) ha mai essa avuto altro sistema po
litico che quello il quale conforme in realit alle sue tendenze ed alle sue di
sposizioni? Quando siamo disposti al sonno ci lasciamo ninnare. Ghecchenessia,
vero dei popoli come degl'individui che essi hanno dei tempi di atonia e d'ina
zione, ed anche pi certo che allora torna difficile far muovere codesti corpi
quasi inanimati. L'economia nazionale si risente di siffatto torpore; il lavoro lan
guisce, i capitali non aumentano, i redditi si dissipano in dispendii di mollezza e
di ostentazione; la carit invece di sollevare la sventura, incoraggia e ricompensa
la pigrizia. Si domanda alla terra qualche prodotto, e tutto finisce li; la rendita
territoriale basta ai bisogni delle classi elevate; gli coll'aiuto di questo reddito
che essa paga i godimenti che l'industria straniera gli procura. Ci non ostante,
quei popoli sono, se cos pu dirsi, addormentati sopra guanciali d'oro; la ric
chezza li circonda e la natura, offerendo loro degli agenti di una potenza mara-
vigliosa, li richiama ogni giorno al lavoro ed al progresso.
Si creduto che il sistema proibitivo potesse essere una specie di pungolo
che gli sforzerebbe a risvegliarsi, a guardarsi intorno ed a chinarsi per racco
gliere le ricchezze che il loro suolo offre con tanta prodigalit. Non forse questa
un'illusione? L'industria pu essa mai essere rianimata in quei paesi con leggi
ristreltive? Quando l'uomo opulento sar obbligalo di pagare un poco pi caro
pei suoi ricami e i suoi merletti, credete voi che egli si far fabbricante di mer
letti e di ricami? E all'uomo del popolo che vive presso a poco di nulla, e che
alla lunga, questa una tendenza della nostra natura, ha finito per divenire ido
latra del suo dolce far niente, che cosa importa il prezzo degli oggetti di lusso?
Calcoler egli che tale rincarimento diminuir le elemosine che gli si fanno, che
meglio lavorare di quello che esporsi un giorno a crudeli patimenti? Per arri
vare ad una simile deduzione, bisognerebbe combinare due idee che non ha; egli
sente, non pensa.
Le leggi risLrettite non sono quivi che leggi fiscali , buone per aumentare il
reddito del principe, ma per nulla efficaci a slimolare l'industria. Stabilite, prima
di tutto, leggi protettrici della libert e della sicurezza individuale, restituite al
paese la sua vita morale, adoperatevi a dissipare quei pregiudizi! che respingono
l'industria ed i capitali dell'estero, assicurate loro una protezione efficace, ed i
capitati arriveranno d'ogni parte. I capitalisti stranieri non ignorano che vi sono
presso di voi tesori da mettere a profitto, industrie da esercitare, un vasto mer
cato da aprire pei prodotti del loro paese; sanno che non si vende a coloro i
quali non hanno nessun mezzo di comperare. 11 manifattore di Birmingham sa
benissimo che il giorno in cui la Calabria, la Sicilia, la Spagna produrranno tre
o quattro volte di pi di quanto producano oggid, esse compereranno da lui
tre o quattro volte pi derrate di quanto ne comperino adesso.
Capitali europei coltivano l'America del Sud nel medesimo tempo che si
sforzano di richiamare alla vita industriale la Spagna, la Sicilia, la Crimea.
L'esempio, l'istruzione e l'attrattiva del guadagno faranno s che a poco a poco
le popolazioni assopite ritrovino l'energia e la dignit del lavoro.
Supponendo che una legge rislrettiva possa assecondare questa risurrezione
292 p. rossi.
industriale coll'elevazione dei salarii e dei profitti, per sempre vero che, in
questo caso come nel primo, non si pu mai trattare se non di una misura ri-
strettiva temporanea.
Passo ora alle considerazioni politiche.
Lo abbiamo detto sovente, e mi piace ripeterlo, vi sono poche questioni so
ciali che si possano sciogliere ooll'altiera applicazione di un solo ed unico prin
cipio. L'economia politica non mica la padrona del mondo, la legislatrice uni
versale delle societ civili. Essa vi domanda la libert del commercio e della
industria, tranne alcune rare eccezioni. Ma vi sono dei casi in cui la scienza
della ricchezza s'incontra colla politica, incaricala di provvedere al primo bisogno
di qualunque nazione, intendo dire all'indipendenza, alla forza, alla difesa del
paese. Prima di sapere se si sar pi o meno ricco, si tratta di esistere.
Facciamo l'applicazione di questa massima alla Francia, nazione di 33 mi
lioni d'uomini, collocata al primo rango delle potenze, e delia quale si detto
con ragione, che non si dovrebbe tirare un colpo di cannone in Europa senza il
suo consentimento; si pu dire, con non meno verit, che essa sar sempre per
le potenze vicine un soggetto d'invidia e di gelosia. In questa posizione politica,
se ci si provasse, nel modo pi irrecusabile, che l'artiglieria, i fucili, le armi
qualunque delle nostre fonderie, delle nostre fabbriche ci costano un prezzo assai
superiore al costo di questi prodotti in Isvezia, in Inghilterra, in Austria, po
tremmo noi concluderne che bisogni aprire le nostre frontiere a tutti codesti
prodotti stranieri, se la conseguenza inevitabile di questa misura dovesse essere
la caduta di tutte le fonderie e di tutti gli analoghi opificii francesi?
Quand'anche lo straniero volesse rilasciarci quelle armi a prezzo modicissimo,
la Francia non potrebbe consentire all'annientamento dei suoi opiQcii, polendo
domani nascere una guerra, e la Francia trovarsi colta alla sprovvista, a meno
che non avesse anticipatamente ingombrati i suoi magazzini e fatte enormi spese.
Vaste fabbriche d'armi non si stabiliscono mica con successo da un giorno all'altro
anche a costo dei pi grandi sacrificii. N ci si dica che l'interesse personale tro
verebbe sempre il modo di fare arrivare armi in Francia: senza dubbio ve ne
potrebbero sempre entrare piccole quantit, ma le armi sorJo una mercanzia di
grande ingombro, il cui trasporto esige mezzi considerabili ed il cui contrabbando
riesce difficile. Quello che io dico delle armi pu dirsi dei cavalli e di alcune al
tre derrate. La Francia, costi quel che sa costare, deve bastare a se medesima
pei suoi mezzi di difesa.
Certamente sarebbe ridicolo temere, in caso di guerra, una penuria di caff,
di zucchero, di cannella, di scialli, di mussolini e di seterie. Se vi piace di rice
vere codeste derrate, il nemico stesso si affretter di portarvele in cambio dei
vostri scudi o delle derrate che gli sono necessarie.
In quanto alle armi ed agli altri mezzi di difesa, esso ne proibir severa
mente l'esportazione, e far nel medesimo tempo ogni sforzo per impedire le na
zioni neutrali di portarvene.
Quello che io dico delle armi, pu egli dirsi dei cereali? Volgete i vostri
sguardi verso la Svizzera, nazione di due milioni d'uomini, posta fra l'Alemagua,
la Savoia e la Francia, senza contatto col mare. Non potrebbe essa trovarsi in
circostanze tali che i suoi tre vicini si accordassero per dirgli: Tu subirai questa
legge oppure qualunque comunicazione con noi sar interrotta? Che cosa sarebbe
LIBERTA bl COMMERCIO. LKZ. XI. 295
una tale minaccia diretta ad un paese il quale non producesse tutte le derrate
necessarie alla propria sussistenza? Sarebbe una minaccia di fame? Ora, se tale
paese potesse, incoraggiando con leggi ristrettive talune coltivazioni agricole, pro
durre, malgrado le sue roccie e le sue montagne, i cereali dei quali ha bisogno,
dovrebbe esso per non pagare un poco pi caro il suo nutrimento, privarsi di cotal
mezzo d indipendenza e di dignit nazionale? La questione speciosa; difatli
importante per qualunque paese di potere trarre dal proprio suolo i suoi mezzi
di sussistenza: ma vero, da un'altra parte, che molto probabilmente in un
paese come la Svizzera, la produzione delle piante nutritive non ha bisogno d'in
coraggiamenti artificiali. Il prezzo naturale di colali derrate basta per ricompen
sare gli sforzi dei coltivatori. Altronde l'ipotesi da noi immaginata una combi
nazione troppo odiosa e troppo difficile perch la scienza l'accetti come un dato
probabile, e la questione che essa solleva troppo eccezionale per arrestatisi
maggiormente.
Un grande Stato pu facilmente accrescere, in caso di bisogno, la produzione
indigena delle materie alimentari. In quanto ai piccoli Stali, i sacrifica che essi
s'imponessero a tale scopo non sarebbero per loro una sufficiente guarentigia di
indipendenza politica.
In conchiusione, irrecusabile che vi sono delle eccezioni al priucipio della
libert dell'industria e del commercio, eccezioni, talune delle quali, voi ben lo
vedele, Signori, hanno il loro fondamento nella stessa scienza economica, le altre
emanano da considerazioni morali o politiche.
LEZIONE XII.
Signori ,
I proprietarii fondiarii sono eglino nel medesimo caso che i capitalisti dei
quali abbiamo parlato? No, Siguori, i proprietarii di terre profittano sempre del
sistema proibitivo applicalo ai prodotti agricoli. La ragione ne semplice. Sotto
il reggime della proibizione, essi non hanno a temere una concorrenza illimitata,
qualunque sia d'altronde la misura degli affitti.
Abbiate intorno a voi dieci fabbriche di cotone.- se esse danno ancora 30
per 100 di beneficio, se ne stabiliranno dieci altre, e se i profitti non sono ricon
dotti alla misura comune, se ne stabiliranno ancora delle altre; nulla vi si oppone.
Se, al contrario, si tratta di prodotti agricoli, di cereali, gli soprattutto pei
cereali che la cosa importante, si possono esse moltiplicare a piacere le fab
briche di grano? Se ne pu solamente stabilire qualcuna di pi; uno dei pi
deplorabili effetti del sistema proibitivo applicato ai cereali, di stimolare la col
tura delle cattive terre. Si lavoreranno terre di terza e di quarta qualit. La ren
dita territoriale delle buone terre si elever, voi lo sapete, senza altro sforzo da
parte dei proprietarii che quello di riscuotere il tributo che ogni consumatore
sar costretto di pagar loro.
Ora, ve lo domando, questo stalo di cose pu cessare insino a tanto che du
rer il sistema proibitivo ?
Ondech, mentre la concorrenza interna riconduce a poco a poco alla mi
sura comune il guadagno del capitalista, per guisa che arriva il momento io cui,
per quanto concerne i redditi, egli non profitta pi del sistema proibitivo, il
proprietario fondiario, il quale non teme la concorrenza se non in limiti ristret
tissimi, pu contare sopra una rendita esagerata, insino a tanto che il sistema
proibitivo sussiste. Allorch dunque i proprietarii inglesi difendevano, con zelo
ardente, il sistema proibitivo, perch, dicevano essi, non si doveva rovinare quei
degni capitalisti, quei poveri operai, il fondo del loro pensiero era di mettere il
monopolio dei cereali al sicuro dietro le leggi proibitive delle altre derrate. Essi
comprendevano che se la libert commerciale si fosse ristabilita per tutto il resto,
sarebbe stato sconveniente , impossibile a mantenersi il sistema proibitivo sui
cereali.
Si agita in questo momento, presso di noi, una questione la quale si chiarisce
colle considerazioni da noi qui esposte; intendo parlare della questione dello zuc
chero di barbabietola. questa , non dimenticatelo , un'industria intieramente
fattizia. Se lo zucchero di canna non fosse sottoposto ad un dazio enorme, nes
suno avrebbe immaginato di estrarre dalla barbabietola quel poco di materia
zuccherina che essa racchiude. Le spese di produzione oltrepasserebbero il prezzo
naturale dello zucchero di canna. Fabbricare dello zucchero di barbabietola
dunque portar via al tesoro una parte dell'imposta che esso riscuote sugli zuc
cheri, e rovinare i piantatori delle colonie facendo riuscire contro di loro quella
legge stessa la quale, bench facendoli servi, voleva proteggerli. rapir loro la
libert ed il privilegio ad un tempo.
Se la legge non venga ad opporvisi, i capitali si rivolgeranno verso la nuova
industria ; in questa prima effervescenza, si raccoglieranno profitti considerabili,
superiori alla misura media; ma per l'azione della concorrenza, il prodotto nello
delle terre da barbabietole si elever ; quei fttaiuoli i cui contratti sono anteriori
a questo fatto agricolo, prima profitteranno di tale rialzamento, e poscia, come
noi lo abbiamo annunciato due anni sono, sar esclusivamente la rendita (erri
298 p- bossi.
toriale che dovr elevarsi. Questo fatto si gi verificato in parecchi siti. Quindi,
una volta ristabilito il livello, chi profitta della scoperta? Forse, per un momento,
il consumatore pel primo effetto di una concorrenza eccessiva, ma il profitto defi
nitivo arriver sempre ed in fin del conto al proprietario fondiario; la legge che
impone un forte dazio allo zucchero straniero ed allo zucchero delle nostre co
lonie genera pei proprietarii fondiarii una specie di miracolo; si pu dire che
essa d alla loro terra un nuovo grado di fertilit.
Voi ne trarrete senza dubbio la conseguenza che allorquando si domander
a questi produttori di voler pur permettere che sotto una forma qualunque si
faccia rientrare nel tesoro pubblico una parte, almeno, delle somme che se ne
sono imprudentemente lasciate distrarre, non si domander loro se non il giusto
ed il ragionevole (1).
La posizione dei proprietarii territoriali e la posizione dei capitalisti pro
duttori e manifattori non sono dunque le medesime sotto l'azione del sistema
proibitivo.
Il proprietario fondiario il solo protetto contro la concorrenza, anche in
terna, da un monopolio naturale che nulla pu indebolire.
Adesso noi conosciamo, io credo, il fondo della questione; noi sappiamo
dove debba rivolgersi la nostra attenzione, se vogliamo studiare gli effetti di un
mutamento di sistema nei paesi che hanno proscritta la libert del commercio.
Non occupiamoci pi dei proprietarii fondiarii; evidente che molli di loro
vedrebbero la propria rendita territoriale diminuire; anzi taluni la vedrebbero
compiutamente sparire, perch la coltura delle terre inferiori sarebbe abbando
nata. Cos succeder un giorno o l'altro, per la forza delle cose, in Inghilterra.
Imperocch, qualunque cosa si faccia, la questione non pu non essere piantala
in questi termini: l'interesse sociale esige esso imperiosamente che la rendila
territoriale sia mantenuta in una certa misura, con mezzi artificiali, prelevando
a profitto di una classe un'imposta enorme sulle derrate di prima necessit?
Vediamo quello che succeder, nell'ipotesi, del capitalista pel suo capitale,
del lavoratore pel suo salario.
11 capitale circolante nel fenomeno della produzione compie la sua carriera
in un tempo determinato, pi o meno lungo, ma che di rado supera un anno,
due anni, tre anni al pi. Vi sono delle industrie nelle quali codesto capitale
ritorna in alcuni giorni.
Il capitale (isso, al contrario, si logora, si guasta, e non si pu conservare
in valore se non con un ammortizzamento saggiamente combinato.
Il primo, facile a trasformarsi, facile a spostarsi, trover sempre, in un dato
spazio di tempo, un impiego vantaggioso: il secondo pu non trovarne alcuuo,
e cos perdere ogni valore.
Sta in ci la differenza essenziale. Il capitale circolante non deve essere
preso in circolazione se non quando il legislatore si proponga di procedere nel
modo pi violento. Oh ! certamente, se domani comparisse una legge esecutoria
il giorno dopo, la quale rovesciasse d'un sol colpo il sistema proibitivo, una gran
parte del capitale circolante andrebbe perduta; ma se, al contrario, il legislatore
dicesse: A tale epoca si potranno importare tali e tali prodotti, oppure,
fra due anni il dazio su tali prodotti stranieri sar scemato del quarto, fra
quattro anni della met, dopo sei anni sar soppresso del tutto, non vi sa
rebbe, per cosi dire, nessuna perdita pel capitale circolante. Questo capitale suc
cessivamente ricuperato e liberato, invece di applicarsi' nuovamente alla stessa
industria cercherebbe un altro impiego. Vi potrebbe essere qualche impaccio,
momentaneo e locale; non vi sarebbero per n perdite considerabili n profonde
perturbazioni 5 vi sarebbero pi clamori che patimenti, pi strepito che male.
In quanto al capitale fsso, noi non abbiamo bisogno di ripetere quello che
succederebbe mutando sistema.
L'essenziale dunque di farsi un'idea approssimativa dell'importanza di
quest'ultimo capitale e della perdita alla quale sarebbe esposto. Questa perdila
non quasi mai totale ; e se in certi casi essa pu salire mollo in alto, le pi
volte, operando con riguardo e prudenza, si lascia ai produttori il mezzo di riti
rare dalle industrie che essi debbono abbandonare, anche una parte del loro
capitale fisso.
Le macchine che servono alla produzione non sono mica eterne: il produt
tore debitamente avvertito non le rinnova, si limita a trarre partito da quelle che
non sono ancora fuori di servizio; per ricuperare cos una porzione del valore
impegnato egli non ha bisogno che di tempo.
In quanto alle costruzioni, ai fabbricati, raro che non si possa dar loro,
senza sacrifici troppo crudeli, una destinazione nuova.
Per agire con cognizione di causa, occorrerebbe una statistica vera dei capi
tali impiegati in tale o tal altra industria, distinguendo il capitale secondo le sue
diverse forme ed applicazioni. Senza dubbio non cosa facile un'investigazione
di questa natura; l'interesse particolare maschera troppo sovente la verit. Ci
non ostante, l'industria ha oggid pochi misteri che non si possano penetrare, ed
altronde non necessario di arrivare in siffatte ricerche ad un'esattezza mate
matica.
Riepiloghiamo. Passando dal sistema ristretlivo alla libert commerciale, si
pu 1" diminuire il reddito territoriale di un certo numero di proprietarii ;
2 compromettere una parte pi o meno rilevante del capitale impegnato nelle
industrie prolette.
In quanto al capitale circolante, esso non corre pericoli molto gravi allor
quando la transizione non subitanea, allorquando si lasci alla consumazione il
tempo d'impiegare i prodotti esistenti ed alla produzione il tempo sia di appli
care ad altre industrie naturali i capitali che essa va ricuperando, sia di per
fezionare i suoi metodi al punto di potere sfidare qualunque concorrenza.
Infine io credo di aver dimostrato che il sistema ristrettivo non eleva in
maniera durevole la misura dei profitti, ogniqualvolta la proibizione non sia
combinala con un monopolio propriamente detto.
Da queste osservazioni risulta che, considerando la societ nel suo tutto,
non si scorge insino ad ora altro danno effettivo per lo Stato che la perdita di
una porzione pi o meno considerabile del capitale fisso. Ci che perdono nei
loro redditi i proprietarii fondiarii, risparmiato dai consumatori. Il reddito
generale rimane presso a poco il medesimo; solamente la distribuzione ne pi
conforme alla ragione ed alla giustizia.
Lo scadimento di una parte del capitale fisso , cosa dispiacevole , senza
500 p. bossi.
dubbio, un male inevitabile. In nessuna cosa noi non possiamo mai impe
gnarci nelle vie dell'errore impunemente. Ma se cotal perdita certa, che cosa
dessa paragonata alle perdite incessantemente rinnovate che il sistema proibi
tivo cagiona allo Stato? che cosa dessa paragonata ai profitti annui del sistema
della libert? La libert fa prontamente dimenticare coi suoi beneficii, e col vivo
impulso che d alla potenza umana tutti gli sforzi e sacrificii che ci costala.
La libert commerciale cicatrizza, pi presto forse che la libert politica, le
ferite che ha dovuto fare agl'imprudenti che avevano disconosciuto i suoi diritti.
I valori perduti saranno presto surrogati dai beneflcii di una produzione pi
attiva e meno costosa, e dai risparmi! dei consumatori. 11 capitale nazionale e
la richiesta di lavoro non tarderanno ad accrescersi.
Qui forse si riprodurranno sotto colori pi speciosi i timori di coloro i quali
paventano l'emigrazione dei capitali. Se i ferri, diranno essi, potranno entrare
liberamente in Francia, non solamente questo ramo importante della nostra
industria metallurgica sarebbe all'istante medesimo troncato , ma vedremmo
dei capitali francesi trasportarsi in Svezia, in Inghilterra, altrove per applicar-
visi alla produzione del ferro. Diventando sempre pi viva la richiesta sui mer
cati, sarebbe forza chiamarvi un capitale pi considerabile: il capitale di quei
paesi si trova gi distribuito fra diverse industrie; il capitale francese troverebbe
dunque facilmente ad investirsi nell'industria dei ferri esteri. Cos la libert ci
priverebbe di una parte del nostro capitale e la richiesta di lavoro diminuirebbe
in modo deplorabile presso di noi. Qui non si tratta pi della diffusione succes
siva della popolazione e del capitale in paesi nuovi; si tratta di un vero sposta
mento, di un'emigrazione propriamente delta. Noi perderemmo il capitale che
possediamo; vedremmo diminuire la nostra potenza produttiva; la Francia im
poverirebbe
L'obbiezione sarebbe invincibile se non si considerasse che un fallo isolalo,
l'abbassamento in Francia dell'industria dei ferri, dico l'abbassamento, non dico
la distruzione : poich non vorrei affermare che la soppressione del dazio protet
tore annientasse presso di noi questa industria. Vi sono ferriere le quali, poste
in circostanze favorevoli, non perderebbero per la concorrenza se non i beneficii
straordinarii che loro assicura il monopolio, potendo il ferro sotto questo punto
di vista essere paragonato ad un prodotto agricolo. Vi sono forse anche dei pro
duttori i quali, per lottare sul nostro mercato contro i ferri esteri, non avrebbero
che a darsi la pena di perfezionare i metodi della loro industria ed a scuotere
quel dolce sonno che il sistema protettore infonde ai suoi eletti. Ho gi ricor
date le parole cotanto ingenue di un fabbricante nell'inchiesta commerciale :
Perch, diceva egli, mi sarei io informalo di quello che si faccia nelle odiano
inglesi? io son protetto.
Checchenessia, l'obbiezione si fonda sulla supposizione che il capitale tro
vandosi distribuito fra le diverse industrie, quando una di queste industrie lascia
un territorio per concentrarsi in un altro luogo, il capitale ve la segue. La sup
posizione dessa ammissibile?
Ripigliamo l'esempio dei ferri. Il capitale impiegato nelle intraprese inglesi,
alemanne, svedesi si accrescerebbe, uoi non lo contrastiamo. Ma i prodotti di
quelle intraprese, importati in Francia, vi sarebbero cambiati con una massa
equivalente di mercanzie francesi, di quelle mercanzie le quali, come gi abbiamo
LIBERT DI COMMISIICIO. LKZ. XII. 501
dimostralo, non sarebbero state prodotte se i ferri esteri non avessero potuto
varcare le nostre frontiere. Cos essendo, quello che avviene in Inghilterra, in
Isvezia, pei ferri, avverr in Francia pei vini, per le robbie, per le seterie, per gli
oggetti di moda ecc. Il capitale consacralo a codeste produzioni dovr essere au
mentato. Da quale sorgente si attinger egli questo alimento addizionale delle
nostre industrie naturali? o dal capitale estero, o dal capitale nazionale.
Nel primo caso, vi sono due trasporti di capitali in senso opposto, due emi
grazioni che si compensano ; nel secondo, il capitale nazionale, invece di emi
grare, non fa che mutare destinazione nell'interno. Nell'uno e nell'altro caso, il
timore di perdere una porzione di capitale, e di lavoro a profitto degli Stali vi
cini non fondato.
Ma, si dir, se il capitale francese non fa che mutare impiego nella stessa
Francia, polendosi questa conchiusione applicare a tutti gli altri Stati, donde
uscir il capitale addizionale necessario alle miniere della Svezia? La risposta
facile. Esso uscir dalle industrie artificiali che la Svezia ugualmente deve al
sistema proibitivo e che essa abbandonerebbe quel giorno in cui i suoi prodotti
naturali non fossero pi esclusi dai nostri mercati.
Quello che si pu ragionevolmente prevedere, si la decadenza di certi luoghi
nei quali la mano imprevidente del legislatore aveva piantato industrie fattizie
ed ammucchiato un numero esorbitante di lavoratori. Cotali comuni, colali citt
tutto artifiziali possono essere paragonate a masse d'acqua delle quali si fosse
alzato il livello a forza di sostegni. Quel giorno in cui codesti argini saranno
rovesciali, si vedr ristabilire il livello naturale; le acque si abbasseranno in pa
recchi punti, ma si alzeranno in altri, ed andranno a sollecitare terreni, ad ani
mare industrie che un potere arbitrario aveva soffocale.
Perch non riconoscerlo? se noi apriamo la porla allo zuccaro estero, pro
babilmente le zucchererie della Martinica, non potendo sostenere la concorrenza,
cesserebbero di produrre, e non so se il capitale ammucchiato in quella colonia
trovasse facilmente un altro impiego. La Martinica potrebbe, senza dubbio, per
dere in parte la sua importanza commerciale ; ma non considerando qui se non
il punto di vista economico, che cosa imporla alla Francia l'abbassamento di un
mercalo locale, se altri mercati, ugualmente francesi, si animino e raddoppiino
di attivit?
Si dir egli che la Martinica, invece di essere una colonia, potrebbe essere
un piccolo Stato indipendente, e che in questa ipolesi, si capisce che, se essa per
mettesse presso di s l'importazione dello zuccaro estero, la sua perdita sarebbe
certa, anche sotto il punto di vista economico ? L'obbiezione speciosa, ma non
solida. Se la Martinica fosse stata un piccolo paese autonomo, non avrebbe
stimolato colle sue leggi la produzione dello zucchero. Dove avrebbe essa ven
duti i suoi prodotti ? Qualunque sistema artiflziale suppone un mercato privile
giato, numerosi consumatori che il legislatore possa offrire in olocausto alle in
dustrie che chiamansi nazionali, e che bisognerebbe, per parlare correltamenle,
chiamare esotiche; poich esse non sono pi nazionali di quelle piante e di quegli
animali che noi raguniamo con grandi spese nel Giardino del re; solamente esse
non offrono la stessa utilit scientifica, n gli stessi godimenti di curiosit.
Gl'inconvenienti del sistema proibitivo non sono tollerabili che nei mercati
interni di una grande estensione.
302 p. rossi.
La ragione ne semplice. Quanto pi uno Stalo vasto, quanto pi offre
variet nelle sue condizioni fisiche ed industriali, tanto pi si avvicina al mer
cato generale del mondo. Quando l'Impero francese si estendeva da Perpignano
ad Amburgo, da Cherburgo a Roma, era, per noi, come se oggi fossero sop
presse le dogane nel Belgio, nel Piemonte, nella Toscana, negli Stati del Papa, nel
l'Olanda ed in una gran parte dell'Alemagna; era, pei produttori di quei paesi,
come se oggi fossero soppresse le dogane in Francia.
quindi diffcile trovare un piccolo Stato in bala a tutte le stravaganze del
sistema proibitivo; esse gli costerebbero troppo caro; ne sarebbe assai presto sfi
nito. Vedete i piccoli Stali dell'Alemagna; non hanno posto sulle loro frontiere
nessun grave ostacolo all'importazione dei prodotti esteri, se non quando quegli
Siali sono slati incorporati nel gran mercato dell'associazione alemanna. Vedete
i Cantoni svizzeri ; le loro dogane sono in certa guisa nominali : tulio pu en
trare in Isvizzera pagando dazii minimi.
E ci non ostante ( questo un fatto che non si notato abbastanza), la pro
duzione svizzera non ha cessato di accrescersi; l'industria agricola e l'industria
manifattrice vi hanno ugualmente prosperato; sul dosso delle Alpi, presso alla
fumea pastorale dei casolari, si vedono alzarsi i neri e densi nugoli di fumo del
l'opificio che scarda, fila e tesse a vapore; l'Inglese, il Francese, il Belga, il Sas
sone incontrano su pi d'un mercato l'industrioso Elveto il quale senza premi),
senza draw-ack, per solo effetto del suo lavoro intelligente e del suo spirito
d'ordine e di economia, arriva a lottare coi produttori che il privilegio favorisce.
La libert assicura lavoro ed agiatezza a lutti gli uomini onesti e laboriosi.
Hanno bisogno di protezione, di proibizione, di privilegi quelli soli che mancano
di coraggio, di previdenza, di lumi, oppure che, anche pi riprensibili, vogliono
arricchire in fretta, a spese non imporla di chi, e domandano alla legge subita
mente quei lucri che essi non dovrebbero ottenere che a poco a poco, mediante
un lavoro abile e perseverante.
Ecco, Signori, terminando, il mio intiero pensiero su questo soggetto tanto
importante quanto difficile.
Gl'interessi che il sistema proibitivo ha fatto nascere sono cos numerosi
e cos potenti, ed i riguardi che tali interessi richiedono sono cos equi, che
nessun uomo assennato potrebbe desiderare che il sistema proibitivo abbia a crol
lare tulto ad un tratto, con fracasso, per fatto di una vittoria clamorosa e subita
nea della teoria. Del resto siffatto voto non sarebbe che un sogno. Una lotta vio
lenta non farebbe che ravvivare vecchi errori ; il sistema mercantile ritroverebbe
campioni, l'ardore dei quali si proporzionerebbe alla potenza politica degli inte
ressi minacciali, ed in nome della patria e dell'equit si calpesterebbero i princi-
pii e si circonderebbero gli abusi di una protezione nuova.
La scienza, la quale la verit, deve, come la giustizia eterna, sapere aspet
tare: che cosa importa a lei qualche anno pi o meno? anche pi che un trionfo
luminoso, essa deve desiderare una vittoria la quale non riesca troppo dolorosa
ai vinti, una vittoria lenta, successiva, misurata.
11 sistema proibitivo uno di quei circuiti complicali dove l'umanit si pi
volte smarrita. Quanti errori prima d'arrivare ad una giustizia sociale degna di
questo nome, prima di poter fondare l'impero dell'uguaglianza civile nello Stato,
dell'equit nella famiglia ! quante dottrine, orgogliose fino all'intolleranza, e che
LIBERTA DI COMMERCIO. LEZ. XII. 305
non si trovano oggid che negli annali delle aberrazioni dello spirito umano ! La
tortura stessa ha avuto i suoi dottori ! essa pure aveva osato domandar loro di
coprire la sua lurida nudit coi sacri veli della scienza, ed aveva trovato, po
tente e formidabile come era, intelletti inconsiderati e servili, i quali non arros
sivano di giustificarla.
11 sistema proibitivo perir, ma col suicidio; morir dei suoi proprii eccessi.
Come quei maiali i cui polsi annunziano al perito medico quante ore da vivere
lasci loro ancora la dilatazione delle arterie, gli Stati sottoposti al sistema proi
bitivo non possono nascondere all'economista i guasti di uua pletora industriale
che minaccia di soffocarli.
Produrre senza comperare, gli voler produrre senza vendere! Che cosa farete
\oi quando i canali che vi apre la consumazione del vostro paese saranno finalmente
tutti pieni, quando alla porta delle vostre officine e sulle vostre piazze, si agite
ranno legioni di lavoratori, popolazione che voi avete slimolala, che voiuvete fatto
nascere, spingendo gli uomini ad industrie fattizie ed offerendo loro l'esca fallace
di una produzione protetta? Strariperanno colle loro masse dal circolo di Popilio
che voi avete segnato all'industria del paese; vi domanderanno lavoro e pane,
lavoro che diventer ogni giorno pi difficile a trovare, pane che sar ogni
giorno pi caro. Ed allora, a meno che non osiate decimare codesta popolazione,
risultalo delle vostre leggi imprevidenti, bisogner procurarle lavoro e pane, di
struggendo le barriere del vostro mercato, lasciandovi arrivare lo straniero coi
suoi prodotti a buon patto, coi suoi grani, i suoi vini, le sue tele, e che so io?
e nel medesimo tempo colle sue richieste dei vostri prodotti naturali.
I monopolii agricoli, checch si faccia, saranno i primi a cadere ; gli altri,
cadranno a poco a poco, successivamente, per la forza delle cose.
E facile prevedere che l'Inghilterra sar la prima minacciata di soffocazione
dal sistema proibitivo: per amore o per forza, le sar d'uopo allargare sempre
pi le frontiere dei suoi mercati; e come allargarle? colla conquista politica o
colla libert commerciale. La conquista non tarda a trovare limiti insuperabili.
La conquista, altronde, non estende utilmente il mercato nazionale, se non quando
incorpori al paese conquistatore popoli ricchi e consumatori.
E dunque alla libert commerciale, saviamente combinata colle esigenze della
nazionalit e della politica, che si dovr domandare quel largo concorso di com
pratori e di venditori che diventa necessario a quei popoli la cui industria stata
soverchiamente eccitata dal monopolio.
Quel giorno in cui uno dei grandi Stati produttori entrer francamente nelle
vie della libert , il sistema proibitivo, per la forza stessa delle cose, ricever
dapertutto altrove un colpo mortale; poich collo sviluppo delle industrie natu
rali si potr profittare di qualunque grande mercato aperto nel mondo; i capitali
si rivolgeranno verso colali industrie, ed il lavoro non potr a meno di seguirveli.
504 P. ROSSI.
LEZIONE XIII.
Signori ,
ugualmente stabilirsi sulle ridenti coste della Sicilia e della Francia, e nei ghiac
ciati deserti della Groenlandia; l'Europa propriamente detta, l'Europa cristiana,
Irov nelle Crociate una eccitazione ed uu alimento al suo genio inquieto, mobile,
vario, progressivo, a quel genio potente le cui manifestazioni successive e rapide
ci apparivano pi tardi come condensate in Firenze, la quale presentava al mondo,
direi quasi in un gruppo, i Medici, Michelangelo, Savonarola, Galileo, Machia
velli, vale a dire la democrazia industriale, commerciante, artistica, dotta, rifor
matrice, in una parola il tipo del mondo moderno.
Le spedizioni militari dei crociati furono accompagnate o seguite da missio
nari! e da ambasciadori, inviati nelle diverse regioni dell'Africa e dell'Asia; ben
tosto il gusto dei viaggi e delle scoperte partor le intraprese pi ardite e pi
sorprendenti per le difficolt ed i pericoli che bisognava allora superare. L'Oriente
indipendentemente dalla lolla dei Cristiani coi Maomettani, era divenuto il teatro
d'uno di quei movimenti giganteschi che riempiono di ammirazione e di terrore
noi altri popoli inciviliti e sedentarii. lo voglio parlare dell'impero dei Mongolli,
di quella invasione tartara, la quale non conosceva altro limite che la stanchezza
dei suoi cavalli, che se ne andava a gran carriera a Pechino ed a Mosca, alle
porte di Vienna e di Costantinopoli, e faceva dire alla regina Bianca di Navarra:
Questa terribile invasione ci minaccia di una rovina totale, noi e la nostra saula
chiesa .
Non pertanto la politica non tard a stabilire alcune comunicazioni fra quei
terribili conquistatori e il mondo cristiano. 11 pontefice romano invi pi di un
legato al gran Khan. Senza dubbio, le relazioni di quei buoni monaci, ai quali
l'officio di esploratori conveniva un poco come quello di ambasciadori, sono lon
tane dal valere, e per la variet e per l'esattezza deile ricerche, i mirabili racconti
di Marco Polo, di questo grand'uomo che gli spiriti superficiali avevano calun
nialo come hanno calunniato Erodoto, ed al quale, come al grande storico greco, si
rende finalmente oggid una tarda giustizia. 11 fulto sta che, quando i padroni
dell'Armenia e della Georgia, i Tartari marciarono contro la Siria, allora occupata
da principi maomettani, divennero in certo qual modo gli alleati naturali dei
Cristiani. Donde nacquero poi quei tentativi dissennali di negoziazioni fra il papa
ed il gran Khan, come pure quelle voci di conversione dei Mongolli al cattoli-
cismo, voci che circolarono in Europa per molli anni.
Codeste voci erano ridicole, senza alcun fondamento. Ci che era reale sotto
il punto di vista che ci occupa, ci che era una conseguenza necessaria dell'in
sieme di quelle circostanze, era il bisogno sempre pi generale che 1' Europa
provava dei prodotti dell'Oriente. Ornai la vita dura e grossolana del maniero feu
dale era lasciata ai gentiluomini campagnuoli ed ai poveri bunderesi. I re, i prin
cipi, i gran signori, i loro vassalli, i loro cortegiani, le loro famiglie, come pure
le famiglie dei graudi banchieri, dei grandi commercianti, dei grandi manifattori,
i capi delle citt libere e delle corporazioni potenti, i dignitarii della chiesa vole
vano a qualunque prezzo le perle, le pietre, i metalli preziosi, le stoffe, i profumi
dell'Oriente.
L'Europa riceveva queste derrate per due vie. Da un lato i Veneziani ed i
Genovesi, quasi soli degli Europei, facevano allora il commercio dell'Oriente, sia
per mezzo delle carovane che partivano dalle coste della Siria e del Mar-Nero,
sia per l'Egitto dove le mercanzie dell'India erano portale pel Mar-Rosso. Da un
310 P- BOSSI.
altro lato gli Arabi stabiliti nella Spagna non davano solamente alle popolazioni
cristiane lo spettacolo ed il gusto del lusso e delle pompe asiatiche, le ricchezze
accumulate nei bazarri e nei mercati della Spagna arabica, non tardarono a var
care le frontiere della cristianit; ai combattimenti dei Mori cogli Spagnuoli, suc
cedevano tregue pi o meno lunghe, delle quali il commercio profittava. Le corti
una volta cos austere e cosi povere dei principi della Castiglia e dell' Aragona
si sforzavano d'imitare il fasto e lo splendore che i monarchi asiatici spiegavano
in Siviglia ed in Granata.
Ma questa doppia comunicazione commerciale dell'Oriente coll'Europa poteva
essere da un istante all'altro intercettata. La lotta del Vangelo col Corano di
ventando sempre pi accanita, e sempre pi sfavorevole ai Mori in Europa, ai
Cristiani in Asia, poteva elevare fra le due credenze e fra i due paesi una barriera
insuperabile al commercio.
Una volta espulsi i Mori dalla Spagna i prodotti dell'Oriente non sarebbero
pi arrivati in Europa se non per l'interposizione dei Veneziani e dei Genovesi,
e gli approvigionamenti che codesti mercanti italiani , altronde cos attivi e
cos arditi potevano procurarsi, non avrebbero pi bastato ai bisogni del mer
cato, allorch soprattutto da un capo all'altro dell'Europa, da Lisbona a Vienna,
da Londra a Napoli, il gusto di quei prodotti era ugualmente diffuso e diventava
ogni giorno pi vivo e pi imperioso.
Nel medesimo tempo i racconti dei crociati, dei missionarii, e di alcuni viag
giatori avevano esaltato le immaginazioni. Gli abitanti della nostra fredda Europa,
il cui suolo non si lascia strappar nulla se non mediante un travaglio ostinalo
e studioso, si rappresentavano l'Oriente, in particolare l'India e la Cina, come
un deposito inesauribile di ricchezze, come un immenso tesoro che non aspettasse
altro che un padrone. La geografa di quelle regioni, come anche la loro storia
naturale e civile, erano ancora avviluppate di tanto mistero che nulla veniva a
smentire le asserzioni pi avventate, n ad ammortire le speranze pi focose.
L'India, il Cataio, cosi parlavasi allora, erano campi senza limiti per lo spirito
avventuriero e il genio poetico di quegli uomini potenti del Risorgimento, arditi,
ostinati, che tentavano grandi cose, le compivano sovente con debolissimi mezzi;
il coraggio, la fede nella riuscita, qualche cosa di forte, qualche cosa di giovane, di
primitivo, tenevano luogo della scienza e supplivano a tutti quei potenti mezzi
dei quali sono provveduti i nostri navigatori, e dei quali la bussola e l'astrola
bio cominciavano allora a dare, direi quasi il saggio.
Cos tutto portava gli Europei a ricercare comunicazioni sempreppi intime
coll'Oriente. Gli odii religiosi avevano impegnato i Cristiani in quella lotta acca
nita contro i Mori, i Saraceni, i Turchi, che doveva insanguinare ancora per lungo
tempo l'Asia, l'Africa, e l'Europa, e non terminarsi forse che ai nostri giorni,
poich la sollevazione dei Greci contro i Turchi, e quegl'immortali combattimenti
di Missolungi, di Corinto e di Navarino , sono essi in realt altra cosa che la
continuazione o la ripresa di quella grande lotta che aprirono i nostri antenati
sotto le irresistibili ispirazioni di un prete cristiano? Il Corano, che ha avuto
per apostolo la forza materiale, deve cadere colla potenza del suo pontefice, il
sultano. L'islamismo potr, senza dubbio, vivere rilegato, nascosto in qualche
angolo dell'Africa e dell'Asia; esso non rester lungo tempo mescolato al nome
SISTEMA COLONIALE. LEZ. XIII. 311
LEZIONE XIV.
Signori ,
LEZIONE XV.
Sistema coloniale. - Continuazione e fine.
Signori ,
Nelle nostre ultime riunioni, noi abbiamo cercato di valutare, sotto il punto
di vista economico, i prinr.ipii e gli effetti del sistema coloniale, quale esso ge
neralmente stabilito oggid), e ci slato facile di riconoscere che le metropoli
SISTEMA COLONIALE. LKZ. IT. 325
s'ingannano sui loro proprii interessi , sia quando impongano ad una colonia
privilegi troppo onerosi, sia quando cerchino di attenuare le conseguenze rovi
nose di colali privilegi sottomettendo se medesime ad un monopolio coloniale.
Se queste conchiusioni sono fondate, si pu, senza temerit, prevedere il
giorno in cui tutti i governi illuminati penseranno a modificare prontamente le
relazioni delle colonie colla madrepatria. Allorch circostanze particolari non
verranno ad opporvisi, si sforzeranno di applicare ai possedimenti coloniali quei
principii che vivificano tutte le associazioni umane, intendo dire l'uguaglianza
civile e la libert dell'industria e del commercio.
Ma in questa, come in tutte le transizioni dal sistema proibitivo al reggane
della libert, le misure pi conformi ai principii ed in conchiusione le pi utili,
possono, applicandosi ai fatti esistenti, cagionare perturbazioni profonde, ferire,
e mortalmente forse, gl'interessi pi considerabili. Sorgono dunque anche in
questa materia questioni di economia politica applicata, dillicoll di pratica le
quali importa conoscere, non per rinunciare a qualunque miglioramento ed a
qualunque progresso, ma per recare nelle innovazioni quei temperamenti che l'e
quit e la prudenza in pari tempo comandano.
Le difficolt della transizione si proporzionano all' importanza dei privilegi
stabiliti dal sistema coloniale; quanto pi il monopolio sar stato esclusivo nel
suo principio, e particolare nei suoi mezzi di applicazione, tanto pi considera
bili saranno gl'interessi che esso avr creati, e pi dannose le perdite che il ri
torno al dritto comune far subire ai produttori privilegiali. Noi non vogliamo
ripetere qui ci che abbiamo detto in modo generale intorno agli ostacoli pratici
che presenta il ritorno alla libert industriale ed intorno ai riguardi che esso
esige: noi vogliamo solamente indicarvi alcuni fatti particolari alle colonie e
che, in questo momento, preoccupano ugualmente gli economisti e gli uomini
di Stato.
Vedete le nostre colonie da zucchero. Il sistema coloniale loro stato appli
cato in tutto il suo rigore. Esse non possono ricevere che dalla metropoli le der
rate che loro sono necessarie. Da un altro lato, il mercato della metropoli era
stato assicuralo ai loro zuccheri con enormi dazii dilTerenziali che equivalevano
quasi alla proibizione assoluta dello zucchero estero. Questo doppio monopolio
ha prodotto i suoi frutti. L'industria delli zuccheri ha assorbito lutto il capitale
e tutto il lavoro che le colonie potevano riunire. I capitalisti ed i proprielarii
delle terre non attendevano pi il loro reddito che dalla vendila di un solo pro
dotto, lo zucchero. Nessun'altra coltura , nessuna altra industria ha potulo na
scere o mantenersi in quelle colonie.
La produzione privilegiata dello zucchero prendendo ogni giorno maggiore
sviluppo e maggiore importanza, la produzione metropolitana dei prodotti desti
nati ai coloni doveva seguire una linea parallela ed occupare, ogni giorno, un
maggior numero di lavoratori ed una parte considerabile del capitale nazionale.
Le nostre colonie le quali , nel 1816, non somministravano alla consumazione
della metropoli che 18 milioni di chilogrammi di zucchero, le ne somministra
vano 30 milioni nel 1818, pi di 40 nel 1820, pi di 50 nel 1822, 70 milioni
nel 1828, e nel 1832 pi di 80 milioni di chilogrammi.
Vi ha di pi; ma qui, ci affrettiamo di dichiararlo, l'economia politica do
vrebbe serbare un rispettoso silenzio davanti ai principii immutabili dell'eterna
326 p< h<si.
giustzia ed alle sacre leggi della morale, se, merc agli intimi rapporti che l'in
telligenza scopre nelle alte regioni del pensiero, fra il giusto e l'utile, anche l'e
conomia politica non potesse recare qualche argomento in servigio della causa
dell'umanit.
Ho forse bisogno di dirvi, Signori, che io intendo parlare della schiavit, di
quest'odioso mezzo di produzione che la cupidit e l'ignoranza hanno osato
introdurre negli Stati cristiani, mille e cinquecento anni dopo la predicazione
del Vangelo? Vi ha forse un fatto il quale, pi di codesto , debba umiliare
il nostro orgoglio, coprirci di confusione e farci tremare della nostra debolezza?
Triste e singolare spettacolo , in verit , quello di quegli uomini i quali si
arrogavano il diritto di propagare violentemente nel Nuovo-Mondo la religione
di Cristo, la religione dell'uguaglianza civile e della dignit personale di tutti i
figli di Dio, e poi nel medesimo tempo fondavano la schiavit! Ed sulla scalea
della chiesa cristiana, davanti agli altari che si trascinavano quegli sciagurati
ai quali si osava dire: Tu non sei un uomo, ma una cosa, uno strumento, un
arnese, una propriet del tuo padrone. In queste parole non vi manco l'om
bra dell'esagerazione. Tutto quello che si rimproverato, in proposito della
schiavit, alla logica rigorosa e brutale dell'antichit, si ritrova nelle leggi dei
tempi moderni. Il nostro Codice nero era spaventevole per severit e crudelt!
Chi oserebbe oggid proclamare simili principii e proporli alla sanzione del prin
cipe? Eppure quel codice paragonato alle leggi ed ai costumi di altri Stati che
autorizzano ugualmente la schiavit, si faceva distinguere per qualche raddolci-
mento, per qualche debole ricordanza delle leggi dell'umanit e della giustizia.
Il legislatore francese non aveva compiutamente dimenticato che un Africano
un uomo. Se permetteva al padrone di appropriarsene il lavoro nell'et della
forza, assicurava un poco di riposo ed un poco di pane allo schiavo infermo o
accasciato sotto il peso degli anni; se lo lasciava morire nei ferri, non negava a
quel corpo solcato dalla verga del padrone una sepoltura cristiana.
Mi arresto. Io so che la causa dell'umanit e della giustizia non ha bisogno
di essere patrocinata in questo recinto. A vero dire , la schiavit non trova pi
oggi difensori in nessun luogo: non si disputa pi che sull'opportunit e le con
dizioni dell' emancipazione. G' interessi si agitano per ritardare il giorno della
giustizia ; essi non ignorano che in quel giorno il giudizio del paese purgher
il suolo della Francia da cotanto vergognosa sozzura.
Io voglio solamente farvi osservare che la schiavit non meno nociva alla
propriet materiale che allo sviluppo morale dell'umanit.
Si detto che lo schiavo disonora il lavoro; si potrebbe dire che lo sopprime.
Non questa una questione di parole. Coloro solamente i quali non si sono
formati un'idea chiara del lavoro e del capitale possono parlarvi del lavoro di
una piantagione. Ivi non c' altro lavoro che quello del padrone, che quello del
l'imprenditore, dell' amministratore, in breve, degli uomini liberi che dirigono
J'intrapresa. Tutto il resto, cose ed uomini, fa parte degli altri due strumenti
della produzione, la terra e il capitale. Gli schiavi, come noi abbiamo avuto l'oc
casione di farvelo notare, non sono che capitali.
Perch, difatti, il lavoro si distingue egli profondamente dal capitaleP II ca
pitale una forza, il lavoro ugualmente. L'intelligenza sola non basta a separare
il capitale dal lavoro. Diciamolo senza spirito di satira; a rigore, non impossi
SISTEMA COLONIALE. LEZ. XV. 327
bile di trovare un animale, un cane, per esempio, pi abile di certi operai; vi sono
dei braccianti, la cui mente digiuna d'ogni istruzione, e direi quasi petriQcata
dalla ripetizione incessante dei medesimi sforzi meccanici, chiusa a qualunque
dea nuova e resiste invincibilmente a qualsivoglia saggio di miglioramento e
di progresso. Ci che distingue il capitale dal lavoro, la spontaneit, la libert.
Quegli solo un lavoratore il quale lavori per s, per effetto di una libera con
venzione, per una risoluzione spontanea. I Romani s'ingannavano allorch riguar
davano la schiavit come una delle applicazioni della ragione umana alle cose
di questo mondo; quod naturalis ratio inter omnes homines conslituit: ma non
chiamavano mica a torto il malfattore condannato alle miniere in perpetuo servus
pance: schiavo, difatti, poich non pi padrone di se medesimo, poich non gli
pi permesso di deliberare per sapere se lavorer ed a quale natura di occu
pazione destiner le sue forze intellettuali o fsiche. Il delitto lo relega in certo
modo nel numero delle cose; avendo abusato della sua libera atiivit, la legge fa
di lui, per quanto possibile, uno strumento passivo, un utensile.
La schiavit strappa egli uomini che il delitto non ha degradati, agli esseri
che Dio ha fatto liberi e che non hanno calpestalo i doni della Provvidenza ,
quella potenza morale che separa l'uomo dal bruto, che non permette di con
fondere l'uomo anche il meno illuminato coll'animale anche il pi intelligente,
l'uomo libero e capace, in conseguenza, di doveri e di diritti; il bruto non lo
. Il bruto fa parte del capitale ; l'uomo solo lavora, solo compie un dovere la
vorando; solo per lui l'attivit un merito, l'inazione un demerito. La schiavit
disnatura l'uomo; poich togliendogli la libert, gli toglie la sua qualit di lavo
ratore; ne fa un cavallo, un bove. questa solamente un'iniquit? No, Signori,
anche uno sbaglio.
un fatto troppo noto che la schiavit fiacca la potenza produttrice del
l'uomo: ssa gli toglie ad un tempo una parte delle sue forze e la volont d'im
piegare utilmente quelle che non gli pu trre. Nulla risveglia, nulla stimola
l'intelligenza dello schiavo. Egli non vede che con ripugnanza il compito che
gli imposto. Egli fa oggi quello che ha fatto ieri; far domani quello che ha
latto oggi, unicamente per evitare il gastigo e per guadagnarsi un'ora di riposo.
Tutto quello che si eseguisce senza interesse per lui; preoccupalo della propria
miseria e dell'assidua lotta che egli sostiene coi suoi oppressori, che cosa gl'im-
portano il successo delle loro intraprese ed i miglioramenti che potessero risul
tare da un concorso pi intelligente, pi attivoP 11 bove scavando faticosamente il
solco, pensa esso al ricolto? Non si sa no tutto quello che la potenza produttiva
perde di energia e di abilit per la spensieratezza o la mala voglia di tutti quegli
uomini imbestiati o irritati, pel sonno di tulle quelle intelligenze che la libert e
l'interesse avrebbero potuto eccitare e rendere attive.
Lo spirilo di abitudine passa dagli schiavi ai padroni e gli assoggetta tutti
ugualmente. Mancano nelle officine della schiavit, quelle libere e frequenti co
municazioni di tulli i lavoratori gli uni cogli altri, degli uomini d'intelligenza
cogli uomini di azione, quelle comunicazioni, che illuminano ed animano il la
voro, che sovente lo perfezionano. Le osservazioni dell'operaio hanno pi di una
volla lasciato intravedere nuovi spedienti, utili riforme, migliori metodi ai diret
tori dei lavori industriali, e pi sovente ancora i consigli e gl'incoraggiamenti
dei loro capi hanno raddoppiato l'energia e la potenza dei lavoratori. Lo schiavo
328 i*. bossi.
non sa osservare; quand'anche ne avesse il potere, egli non vorrebbe impiegarlo
a profitto del padrone, i successi del quale lo affliggono, i cui rovesci gli fanno
forse provare le crudeli soddisfazioni della vendetta.
L'intelligenza dello schiavo non conserva qualche attivit se non pel male.
Si osserva in lui quella astuzia e quella violenza che si sviluppano sovente con
precocit spaventosa nel fanciullo esulcerato da guslighi ingiusti e crudeli. L'in
giustizia un terribile insegnamento per coloro che essa non ispezza. La male-
licenza, irritata di giorno in giorno da nuove ferite, pu diventare una passione
cos energica, cos indomabile come la pi eroica devozione.
Posta cos fra l'apatia e l'odio, condannata a strascinarsi nella rotaia di ona
pratica cieca, circondata da diffidenze e da pericoli che cosa pu fare la potenza
industriale nei paesi della schiavit ?
Aggiungiamo che, di tutte le schiavit, la schiavit moderna quella che pone
l'industria nelle condizioni pi sfavorevoli e che ne svigorisce maggiormente la po
tenza. La diversit di razza, di colore, di lingua, di costumi, d'abitudini, l'orgoglio
insensato dei bianchi, la ferocia naturale degli Africani, le orribili reminiscenze
della tratta e delle crudelt che la accompagnano, tutto contribuisce ad alzare
fra i piantatori ed i negri, fra i padroni e gli schiavi, una barriera che non esi
steva fra i padroni e gli schiavi del mondo greco e romano. Catone il vecchio
non si credeva disonorato facendo i suoi pasti in compagnia dei suoi schiavi.
giusto di far notare che queste osservazioni non si applicano in tutta la
loro forza alle colonie spagnuole. La Spagna, la quale fu cosi crudele verso gli
Indiani, stala comparativamente alle altre nazioni, umana verso i Negri. Le
leggi spagnuole hanno sempre dato agli schiavi qualche preziosa guarentigia,
come il diritto di possedere, di riscattarsi a condizioni determinate, di maritarsi
a voglia loro, di mutar padrone, di appellarsi alla giustizia del paese. Altronde,
anche pi che dalle leggi, la schiavit nelle colonie spagnuole stala mitigala
e raddolcita dai costumi. Un negro non vi era, come nelle nostre Antille e nelle
democrazie americane, un oggetto di avversione e quasi di orrore pei bianchi.
Nel Messico, i Negri si sono mescolali col matrimonio agli aborigeni. Nella Co
lombia , i bianchi hanno trovato cosa naturalissima che Bolivar ammettesse
nell'armata nazionale gli schiavi che egli aveva emancipali. A Cuba, a Porto-
Ricco, la servit ricorda sovente piuttosto il servigio domestico europeo che la
schiavit propriamente delta.
Ma se volgete gli sguardi verso le altre colonie da schiavi, voi riconoscerete
alla luce irresistibile dei falli l'esattezza delle nostre osservazioni. Voi sarete co
stretti di confessare che noi non abbiamo osato dire l'intiera verit. Quali sono
stali i progressi dell'industria degli zuccheri nelle colonie? Si sono in esse intro
dotte delle macchine, perfezionali i melodi, si forse profittato di tutti gli spe-
dienti che offrono a tutte le produzioni le scienze meccaniche e chimiche? No
certamente, l'aratro stesso quasi sconosciuto alle colonie, anche alla Giammaica,
anche in mezzo a quelle piantagioni stabilite sopra un suolo perfettamente piano.
I piantatori non hanno mai saputo ricavare dalla canna tutto quel valore e quella
ricchezza che essa potrebbe dare. Circondati da pascoli eccellenti, essi mancano di
bestiame; non osano moltiplicarlo per timore che gli schiavi lo distruggano col
veleno.
Cos la schiavit, offuscando le intelligenze e pervertendo le volont, porta
SISTEMA COLONIALE. LEZ. XV. 329
profondi colpi, non solamente all'ordine morale, ma ben anche all'ordine eco
nomico delle societ civili. Essa colpisce la prosperit pubblica nelle sue sor
genti, che corrompe ed inaridisce. Un paese di schiavi non produce la met delle
ricchezze che produrrebbe sotto l'azione vivificante e feconda della libert.
Non ingannatevi, o Signori. Io non voglio dire che dei possessori di schiavi
non possano arricchirsi colle loro colpevoli intraprese. Noi non ci occupiamo
della prosperit di alquanti privati. Il contrabbando ha formulo pi di una grande
e potente casa, industrie anche pi criminose sono siate la sorgente delle pi
splendide fortune. Quand'anche voi consentiste a non riguardare questi fatti che
sullo il punto di vista economico, potreste voi vederci dei mezzi di una prosperila
durevole? L'interesse particolare sovente in disaccordo coll'inleresse generale,
e l'economia pubblica non si occupa che dell'interesse generale, della ricchezza
nazionale.
Queste due difficolt, la schiavit ed il monopolio coloniale, si trovano singo
larmente aggravate nelle colonie francesi da un fallo del quale gi pi di una
volta ho avuto l'occasione di tenervi discorso Io voglio parlare della produzione
dello zucchero di barbabietola, di quella industria indigena e nuova la quale
divenuta tanto formidabile alla produzione coloniale e tanto dannosa al tesoro
pubblico. I coloni ne sono minacciali di rovina totale ; il tesoro vede rapida
mente inaridire una delle principali sorgenti del suo reddito. forse d'uopo
ripetere cbe altrettanto assurdo che ingiusto di soltomeltere i coloni ai carichi
di un monopolio del quale non si osa pi d'altronde guarentir loro i profitti?
Vi forse bisogno di dimostrare che l'interesse del tesoro, vale adire l'interesse
generale, si trova anche qui sacrificalo all' interesse particolare, all'interesse di
alcuni proprietarii fondiarii i quali profittano, non della fertilit delle loro terre,
ma dell'imposta che pesa sullo zucchero delle colonie?
La cosa evidente. I veri economisti non hanno mai potuto farsi illusione
sulla questione tanto dibattuta dello zucchero di barbabietola. Se lo zucchero di
canna non fosse sialo colpito da un dazio enorme, lo zucchero indigeno non
avrebbe potuto presentarsi sul mercato. Essa non ha potuto nascere e vivere se
non coll'aiuto della fiscalit ed a spese del tesoro pubblico. un puro dono fatto
ad alquanti produttori della metropoli, esaltamente come se il ministro delle
finanze mandasse loro ogni anno un regalo di parecchi milioni.
Non per meno vero che questa strana industria esiste, che essa rapida
mente cresciuta e potrebbe estendersi al punto di rimanere sola padrona del
mercato della madre-patria (1).
Se questa rivoluzione si effettuasse prontamente che cosa diventerebbero i
produttori coloniali? Che cosa diventerebbe la popolazione dei loro opificii?
Schiava, come potrebbe essa essere impiegata e nulrita da padroni rovinati ?
Affrancata, dove troverebbe essa dall'oggi al domani l'impiego del suo travaglio,
i capitali necessarii?
Voi lo vedete, Signori, l' Economia politica applirala non ha mai presentato
agli uomini di Stato questioni pi complicate e pi ardue. Ogni dilazione pu es-
() Non bisogna dimenticare cbe queste parole erano aoleriori alla legge delli 48
luglio 1837.
330 p. bossi.
sere funesta ed ogni soluzione imprudente pu condurre sventure terribili ed ir
reparabili.
Senza dubbio, questo stato di cose offre un vasto campo alla critica; le menti
bisbetiche e caustiche possono facilmente trovarci un'occasione di amare cen
sure e di epigrammi mordaci ; poich non che pur troppo vero che quelle dif
ficolt quasi insuperabili, quegl'impacci crudeli sono l'opera del potere; il legis
latore quello che ha fatto tutto. Invece di punire severamente il traffico degli
uomini, egli lo ha incoraggiato; invece di prevenire le conseguenze del monopolio,
egli si sforzato di esagerarlo; infine, dopo avere, di proposito deliberalo, creati
interessi fattizii, non ha avuto il coraggio di proteggerli sino alla fine e di gua
rentire le condizioni della loro esistenza.
Dobbfamo noi per questo abbandonarci a violenti declamazioni e mescolare
il linguaggio delle passioni ai nostri pacifici studiiPNo, Signori; noi non vogliamo
ricavare da codesti errori affatto involontarii e commessi sovente colle intenzioni
pi lodevoli dagli uomini pi distinti del tempo loro, che un insegnamento ed
un consiglio per quelli tra voi che saranno chiamali a prender parte al governo
del paese.
Nei negozii pubblici, sotto l'influenza delle opinioni generali e delle circostanze
del momento, si trascinato a preoccuparsi, troppo esclusivamente forse, degli
effetti immediati e diretti delle misure che si prendono; le conseguenze indi
rette, lontane, io vorrei poter dire laterali, non si vedono, non si piglia la pena
di ricercarle. Aggiungiamo che, se alcuni uomini si avvisano di indicarle, essi
passano per menti vuote, speculative, che non capiscono nulla di affari, rimpro
veri che essi tanto pi facilmente si attirano e con tanta maggiore apparenza di
giustizia, che quegli .uomini a larghe vedute mancano le pi volte di risoluzione
e di arditezza. La percezione simultanea dei molti aspetti di un negozio, del bene
e del male ch'esso racchiuda, delle complicazioni che ne risultano, getta troppo
sovente quegli uomini in una specie di scetticismo, ne rende l'azione molle ed
incerta, e toglie loro qualunque influenza, qualunque potenza politica. Dn carat
tere forte (qualit molto pi rara che una vva intelligenza) pu solo sollevare
lo spirito dal peso delle sue cognizioni e de' suoi dubbii; il vento che gonfia le
vele e spinge la nave pi pesantemente caricata.
Del resto non si tralta oggi di prevedere conseguenze indirette; s tratta di
portare rimedio a dei mali presenti e che si aggravano di giorno in giorno.
La questione della schiavit in particolare non soffre indugi; l'Inghilterra,
risolvendola per le sue vaste e numerose colonie, ha dato al mondo cristiano un
esempio che impossibile di non imitare. Tergiversare non sarebbe solamente un
onta; vi sarebbero pei possessori di schiavi una perdita ed un pericolo. Il pe
ricolo, non ho bisogno d'indicarvelo, salta agli occhi da s. La perdita posi
tiva, poich l'incertezza del possesso diminuisce il valore degli schiavi. AllaGiam-
maica, il valore medio di uno schiavo prima del 1815, era di 300 dollari ; nel
1820, non era che di 250 dollari; era caduto a 200 dollari nel 1830.
Lungi da noi il pensiero che l'emancipazione degli schiavi possa realmente
compiersi senza indennit pei padroni. Certamente, un uomo non sar mai agli
occhi nostri una propriet : si pu possederlo in virt della legge civile. Il pos
sesso un fatto , un fatto che pu essere legale , che pu avere tutte le appa
renze e produrre alcuni effetti della propriet; ma la propriet propriamente
S1STHMA COLONIALE. LKZ. XV. 331
detta un diritto, ed il diritto nello stretto senso della parola nessuno pu crearlo
arbitrariamente, nessuno pu stabilirlo calpestando la giustizia e la morale. La
legge dell'uomo non crea il diritto; essa lo dichiara se giusta. egli meno vero
che i possessori di schiavi gli hanno posseduti, gli hanno acquistati, sotto la
guarentigia della legge del paese? Se si sono dedicati ad un traffico illecito di
chi la colpa P Del legislatore che ve gli ha incoraggiati o dei privati che egli
ha indotto in errore? La risposta non dubbia. Il paese ha il diritto, diciamo
meglio, esso obbligato di spezzare le catene della schiavit: i coloni, a loro
volta, hanno, verso l'autore del danno, verso il paese, diritto ad una indennit.
Che si direbbe di un governo il quale invitasse i cittadini a fabbricare delle case
sopra lo spalto di una piazza forte, che ve li eccitasse con ogni sorta d'incorag
giamenti, e che poi un bel giorno dicesse loro : Queste costruzioni impacciano
la difesa e mettono in pericolo la patria; nessuno ha il diritto d'immolare al pro
prio interesse particolare l'indipendenza del paese; ora io demolir i vostri edi-
flzii e vi scaccier, senza indennit, dal suolo che avete usurpalo?
Ma una volta riconosciuto il principio dell'indennit, l'emancipazione do
vrebbe essere sollecitata dagli stessi coloni. Invano essi si lusingano di far ri
montare le idee contro il torrente del secolo. Quanto pi l'emancipazione venga
rilardata, tanto pi i pericoli aumentano, e tanto pi diminuisce il valore di
cambio degli uomini ch'essi possedono. Credono essi forse che si regoler l'in
dennit sopra un valore che non esister pi?
Sarebbe ora di capire che la schiavit stala moralmente abolita quel giorno
in eui tutta l'Europa ha vituperato in nome dell'umanit e della religione la tratta
dei Negri; proscrivendo la causa, essa ne ha riprovato gli effetti. Da quel momento
la schiavit non ha pi oltenuto che una tolleranza della quale i governi arros
sivano. L'opinione pubblica, condannandola, ha pronunciato un verdict la cui
autorit irresistibile, l'esecuzione certa. possibile che si trovino anche oggid
degli uomini i quali nel segreto dei loro pensieri, giustifichino la schiavit; nes
suno oserebbe per (bisogna eccettuarne forse alquanti possessori di schiavi ed
i loro avvocati) giustificarla altamente alla ringhiera della nazione. Non vi ha
uomo il quale, avendo qualit per sedere come giudice della questione, e met
tendosi questa in discussione, non condannasse la schiavit e non proclamasse
il principio della emancipazione.
Non esiste oggimai altra questione grave se non quella del modo e dell'op
portunit ; non appartiene qui a noi di cercare di scioglierla. L'Inghilterra ha
dato test un grande esempio, e noi non siamo di coloro i quali disperino del
felice compimento di quella nobile risoluzione.
I detrattori della emancipazione inglese fanno sentire i pi sinistri prono
stici : essi vorrebbero soprattulto darci ad intendere che il negro emancipalo
assolutamente perduto pel lavoro , che non si pu aspettarsi da lui che una
vita tutta quanta d'ozio e di disordine. I falli non tarderanno, noi ne siamo con
vinti, a ridurre alla loro giusta misura queste buje previsioni dell'interesse per
sonale e dello spirito coloniale.
Vi saranno senza dubbio degli imbarazzi, delle difficolt, forse pure qualche
disordine. Che cosa c' di sorprendente? un male inevitabile, qualunque pos
sano essere altronde, la forma e l'epoca dell'emancipazione. Riconoscere il prin
cipio dell'emancipazione, ma ritardarne l'applicazione inQno a quel giorno in cui
352 p. bossi.
qualunque disordine fosse assolutamente impossibile, non sarebbe che un arti-
flcio grossolano; sarebbe proclamare il principio per rifiutare per sempre di
trarne le conseguenze. Sarebbe volere ad un tempo gli onori della morale ed
i profitti della iniquit.
Non ingannatevi, Signori: tolga Iddio che io respinga o biasimi le precauzioni
che possono essere prese per conciliare il mantenimento del lavoro e della pace
pubblica anche coll'emancipazione dei negri. Se le misure immaginate dagli In
glesi non sembrano giustificate dal successo, se ne suggeriscano altre; noi non
vogliamo menomamente sostenere che il parlamento d'Inghilterra abbia trovato
la migliore soluzione delle questioni che gli erano state presentate. Quello che ab
biamo ammirato, senza riserva, l'energia della sua volont, la grandezza della
sua risoluzione. Se vi sono dei mezzi pi o meno efficaci e pi economici, si pro
pongano; noi saremo solleciti ad applaudirli, ove sieno realmente mezzi di ordine e
di libert e non gi meschini palliativi, non gi un travestimento della schiavit.
Sarebbe una singolare idea, per verit, la pretesa di non volere passare dalla
schiavit alla libert, dall'ingiustizia al diritto, dalla barbarie alla civilt, se non
quando la transizione potr farsi senza perturbazione nessuna, senza l'ombra
nemmeno di un inconveniente. Con una simile dottrina, il mondo sarebbe ancora
ai costumi della pi odiosa barbarie. I Comuni si sono essi emancipali, la feu
dalit dessa crollata senza disordini? L'oligarchia ed il despotismo hanno essi
ceduto il posto ai governi costituzionali senza lotte, senza turbolenze? Per esau
rire gli esempii, bisognerebbe ridire la storia da cima a fondo.
curioso di vedere come, malgrado tutti gli avvertimenti della logica,
l'uomo, sotto l'influenza delle sue passioni e dei suoi pregiudizi!, si compiaccia
aggirarsi dentro un circolo vizioso. Non c' nulla di pi comune che sentire
persone gravi dirvi che prima di chiamare gli schiavi alla libert d'uopo pre
paraceli col loro miglioramento morale; rendeteli, si dice, degni di essere liberi,
ed allora tutto anderda s; il giorno dell'emancipazione voi non avrete, in certo
modo, che a promulgare un proclama. Oh ! la buona gente! se pensano real
mente tutto quello che dicono, se i loro progetti sono qualche altra cosa che
un mezzo di dilazione indefinita.'
Voi volete lasciare lo schiavo sotto la mano di un padrone, e nel tempo stesso
vi lusingate di aprire la sua mente e d'illuminare la sua coscienza! Ma di quale
schiavo parlate voi? di quello il cui padrone buono, o di quello che appartiene
ad un padrone cattivo? di quello che stato trattato come un uomo, o di quello
che stato trattato pi duramente che un bruto? di quello che ha sempre scon
trato sguardi benevoli, o di quello che non ha mai subito che il disprezzo? Di
qual padrone parlale? di quello che ha sapulo cattivarsi la riconoscenza e la de
vozione dei suoi negri, o di quello che non ha seminato intorno a lui se non la
vendetta e l'odio? Gli schiavi dei padroni buoni sono bell'e preparati alla libert;
checch se ne dica, schiavi oggi, saranno buoni affrancati domani; il lavoro che
non facessero per gusto e per bisogno, lo farebbero per attaccamento all'uomo
che gli ha sempre trattati bene, alla casa la cui decadenza cagionerebbe loro un
dispiacere. La natura umana non d mica una mentita a se medesima, e non
lacera le sue leggi sotto il clima delle Antille. L'Africano un uomo, e questo
uomo non mica pi barbaro di quello che lo sieno molti Calabresi, Siciliani,
Spaglinoli. Se l'Africano ardente ed ostinato nell'odio e nella vendetta, non lo
SISTEMA COLONUI.lt. LE/.. VV. 333
(\) Si conoscono oggi i risultati del bill inglese. Bisogna studiare i quattro volumi
di documenti che ha pubblicato il nostro ministero della marina; tale coscienzioso
lavoro non lascia nulla a desiderare.
SISTEMA COLONIALI. LBZ. XT. 335
PRIMO SEMESTRE w
LEZIONE PRIMA.
Tutti i fatti nazionali si aggruppano in fondo sotto tre capi : organizzazione sociale ,
sistema politico, situazione economica. Dal che segue che le nazioni sono condotte
8 tre sorla di rivoluzioni : le rivoluzioni sociali , le rivoluzioni politiche, le mo
zioni economiche. Ora, incontrastabile che una rivoluzione economica si compie
sotto gli occhi nostri , non solamente in Francia , ma nella maggior parte degli
Stali europei. Questo fallo nuovo ha avuto , fra gli altri, per risultalo irrecu-
sahile, un grande accrescimento della ricchezza nazionale, e per conseguenza,
pu dare luogo a gravi questioni in materia di produzione. Ma esso mollo pi
importanti- a studiarsi sotto il punto di vista della distrihuzione della ricchezza.
Le questioni relative alla distrihuzione della ricchezza saranno il soggetto di
questo Corso. Esse ricevono una doppia importanza e dalla natura stessa dei fatti
dei quali si occupano, e dalla situazione economica del nostro paese e del nostro
tempo.
Signori ,
(i) Rendendo conto davanti all'Istituto di Francia dei lavori di Rossi, il segretario
perpetuo delle scienze morali e politiche, Miguel, diceva : E rincrescevole che dopo
avere esposta la produzione della ricchezza, Pellegrino Rossi non abbia avuto il tempo
di esaminare i problemi, divenuti tanto formidabili, della sua distribuzione. Questo rin
crescimento, pubblicamente espresso, davanti ad una cos illustre Societ scientifica, da
uno dei suoi Membri, ci ha impegnalo a pubblicare la continuazione del Corso di Eco
nomia politica.
IMPORTANZA nHI.L' ARGOMENTO. LKZ. I. 557
La forma di questi scritti non senza dubbio cosi corretta come quella dei prece
denti, poich non mica l'opera dello scrittore, ma la parola del professore (*) che noi
mettiamo nelle inani del pubblico : ci non di meno, abbiamo creduto che questa pubb
licazione non riuscirebbe inutile, se, colla precisione del metodo e col vigore delle dimo
strazioni, essa potesse contribuire a rendere chiari e certi i principi! di una Scienza, la
quale non cessa di essere fatta segno agli assalii dell'ignoranza ed alle calunnie della ma
lafede. 1 figli di P. Rpssi.
CI Raccolta nel 4837-38 dal signor Parie, oggi capo d'uffizio al Ministero dei lavori pubblici.
Errmom. Tom. IX. 22
558 p. bossi.
rivoluzioni economiche, per la natura stessa delle cose, si svolgono e si compiono
a poco a poco, successivamente, al punto che sovente sono sfuggite all'occhio
storico il quale ha cercato non so quale soluzione di ci che gli pareva enigma,
problema, mistero, perch mancava delle cognizioni necessarie per trovare la
vera soluzione nello sviluppo, nell'andamento economico delle nazioni.
Ora, Signori, le rivoluzioni economiche, come ho gi detto, qualche volta
precedono, qualche volta seguono le rivoluzioni sociali. Qualche volta eziandio
una trasformazione economica, o una certa situazione economica diventa la causa
di una rivoluzione Sociale, ed una volta compiuta la rivoluzione sociale, questa
reagisce dal canto suo producendo una trasformazione economica pi completa e
pi profonda.
Non vi ha uno di voi, Signori, il quale non si ricordi che quella grande ri
voluzione sociale la quale indicata nella storia sotto 11 nome di emancipazione
dei Comuni dovuta ad una situazione, ad una trasformazione economica.
l'industria, il commercio, la ricchezza dei borghi e delle citt che hanno par
torito la libert. E per arrivare di un salto all'epoca nostra, l'America del Norie
si emancipata, e colla sua emancipazione, essa ha proceduto rapidamente verso
una nuova situazione economica. L'economia sociale dell'America del Norte sotto
l'azione della sua emancipazione, della sua indipeudenza dalla madre-patria, ha
preso uno slancio che confonde l'osservazione, uno slancio cosi audace che nei
suoi sbalzi, voi lo sapete, di poco ha mancato, qualche giorno addietro, di com
promettere la situazione commerciale di tutta l'Europa.
Questi sono due grandi fatti i quali provano quello che noi affermavamo che
qualche volta la situazione economica diventa la causa di una trasformazione so
ciale e politica, e che qualche volta parimente una trasformazione sociale e po
litica conduce un'immensa trasformazione economica. E certamente l'effetto di
codeste cause lontano dall'avere raggiunto, nel paese che ora abbiamo indi
cato, l'estremo suo termine. La trasformazione economica dell'America del Norte
lungi dall'aver portato tutti i suoi frutti ; essa non sar apprezzata in tutte le
sue conseguenze buone o cattive (qui io racconto e non giudico) che quel giorno
in cui le terre vacanti, quelle almeno che si trovano vicine a qualche mercato ,
a qualche centro di consumazione, saranno definitivamente occupate, e la popo
lazione continuer ci nondimeno ad affollarsi ed i capitali seguendo il movimento
naturale, economico, si accumuleranno sempre pi e. tenderanno a concentrarsi
in un certo numero di mani ; perch non che troppo provato che i grandi ca
pitali, lavorando a condizioni alle quali i piccoli capitali non possono lavorare ,
tendono costantemente ad assorbire questi ultimi e ad accumulare una grande
quantit di ricchezze in un piccolo numero di centri , e che allora legioni di la
voratori andranno pure a circondare quei centri dei grandi capitalisti. Da questo
sviluppo economico verso il quale quel paese si avvia evidentemente ogni giorno,
non vedete voi risultare una trasformazione sociale inevilabile? Che questa tras
formazione sia buona o cattiva, io lo ripeto, non codesta la questione che qui
deve occuparci, ma essa sar una conseguenza del principio che si sviluppa ogni
giorno, e che si compendia, del resto, in una formola molto volgare. Si detto
che noi camminavamo verso l'America; rimarrebbe a sapere se non sia piuttosto
l'America quella che cammini verso di noi, poich se naturale che la giovinezza
cammini verso la virilit e la vecchiezza, il contrario impossibile.
IMPORTANZA DELL'ARGOMENTO. LEZ. I. 339
LEZIONE II.
Prima di entrare nel fondo delle diffcili questioni che presenta la distribuzione della
ricchezza, necessario di determinar bene le idee elementari delle quali si dovr
fare uso. ed il linguaggio che si adoprer. Le tre parole lavoro, capitale e terra,
delle quali gli Economisti si servono per indicare i tre strumenti della produzione,
sono lontane dall'avare tutto il rigore che lo spirito scientifico pu desiderare.
In primo luogo, lavoro esprime l'applicazione dello strumento, mentre rapitale
e terra esprimono lo strumento medesimo. Poscia la parola terra non d punto
un'idea completa del terzo elemenio produttore. Questo terzo elemento si com
pone di forze naturali, le quali si trovano, o per la natura stessa delle cose, o
per la legge, o infine per upa circostanza qualunque, monopolizzale, vale a dire
ridotte all'appropriazione esclusiva di qualcbeduno.
Signori ,
limitato, e perch una forza appropriata della quale gli uni mancano e che
gli altri possedono. Allora che cosa succede? Vogliate ricordarvelo : una terra
coltivata; per coltivarla bisognato un certo lavoro e l'applicazione di un certo
capitale. Questo lavoro ha un valore, questo capitale ha ugualmente un valore.
Questo capitale, applicato ad un'altra cosa, avrebbe dato secondo la misura gene
rale del paese un profitto di Il lavoratore, se non avesse lavorata la terra
avrebbe fatto qualche altra cosa e ne avrebbe ottenuto un salario di Se la
terra non desse assolutamente altri prodotti che quelli che sono necessarii per pa
gare il lavoratore, rimborsare il capitalista e dargli il suo profitto, non resterebbe
nulla pel proprietario del la terra-, egli avrebbe un bel dire: Ma io sono proprietario
della terra . Gli si risponderebbe: Tenetevi la vostra terra, noi non vogliamo
lavorare per voi; io, lavoratore, se debbo darvi il mio salario o una gran parte
del mio salario, preferisco non lavorare o lavorare intorno a qualche altra cosa;
io, capitalista, se non posso essere rimborsato delle mie spese e percepire il pro
fitto che mi tocca, preferisco consumare il mio capitale o dargli un altro im
piego . Ma ecco ci che proprio della terra, cio che per l'intervento delle
forze naturali, essa d un prodotto ordinariamente superiore a quanto occorre per
pagare il lavoratore e rinforzare il capitalista. Dal che la parte del proprietario
della terra nella distribuzione. Ma che cosa prende questo proprietario? egli
prende ci che rimane, dedotti i due primi pagamenti. Se ci che rimane rile
vante, egli ha un bel reddito; nel caso contrario ha un reddito fiacco. Se i due
primi elementi sono posti in circostanze che loro permettano di percepir molto,
la sua parte diminuisce; se sono posti in circostanze sfavorevoli, che li costrin
gano a contentarsi di poco, la sua parte aumenta.
Ecco il titolo economico dei tre compartecipanti: il lavoratore, il capita
lista, il proprietario, ed in fondo, quando si prenda l'elemento in tutta la sua
purezza, il proprietario, come proprietario, non fa nulla; solamente, egli lascia
impiegare la cosa che gli appartiene. Se, non conlento di questo, coltivi egli me
desimo come fanno moltissimi proprietarii, soprattutto i piccoli, allora riunendosi
le due o le tre qualit nella medesima persona, questa ottiene i due o i tre proftti.
Il lavoratore domanda adunque la retribuzione dovuta alla sua attivit, il ca
pitalista domanda la retribuzione dovuta, non alla sua attivit propriamente detta,
ma alla privazione che egli s'impone risparmiando e consacrando i suoi risparmii
alla produzione invece di consacrarli ai suoi piaceri. In terzo luogo, il proprie
tario della terra prende parte alla distribuzione; una volta soddisfatti i due primi,
egli percepisce il rimanente. In virt di che cosa? In virt del monopolio che
egli ha di quella macchina particolare che si chiama terra. Dal che risulta una
conseguenza importante, ed che in questo terzo elemento, anche quando lo si
indica colla parola particolare di terra, non sono comprese solamente le terre
propriamente dette , ma bens tutto quello che sottoposto all'appropriazione
esclusiva di certe persoue, lutto quello che diventa, in fin dei conti, monopolio.
Quindi la terra, le miniere, i corsi d'acqua, i fiumi caduti nell'appropriazione e
l'uso dei quali non pubblico, ecco una prima classe; ma non tutto. Il possessore
esclusivo di un segreto, di una forza della natura, anche di un talento naturale
qualunque, nello stesso caso del proprietario. Quando voi ascoltate un grande
artista, un cantante di primo ordine, che cosa vedete in lui, non vedete voi in lui
per avventura, altro che un lavoratore ed un capitalista? Eh, Signori, noi avremmo,
LAVORO, CAPITALE E TERRA. LEZ. II. 347
superiore che mettesse la sua volont, ragionevole o no, al posto del corso natu
rale delle cose, come si farebbe la spartizione? Vi sono delle leggi che la deter
minano, e si tratta appunto di riconoscere codeste leggi. Sarebbe troppo assurdo
il supporre che la divisione fosse l'opera, o della forza, o del caso. Nulla di que
sto. La divisione si fa secondo certe leggi economiche. Quando un elemento
costituito in un modo, concorre alla divisione in un certo modo; se la sua costi
tuzione venga a modificarsi, esso vi concorre in altra maniera. Supponete quindi
molte terre incolte come era il caso in America, soprattutto alcuni anni sono,
come interviene nella divisione il proprietario della terra? Non vi che una pic
colissima rendita, gli si d pochissimo perch se egli avesse pretese troppo alte,
si coltiverebbe la terra accanto. vero, si direbbe, che noi siamo un poco pi di
stanti dalla citt, occorreranno spese di trasporlo un poco pi rilevanti, ma noi
guadagneremo questo sovrappi in quello che noi vi pagheremo di meno.
Adesso non vi sono pi terre vacanti. Il capitalista, il linaiuolo che lascia il
suo podere non pi affatto sicuro di trovarne un altro in cui possa situarsi ed
applicare il suo capitale. Le pretese rispettive possono modificarsi. Perch? Per
ch le circostanze sono modificale.
Ecco ci che s'intende per la ricerca delle leggi economiche relative alla di
stribuzione della ricchezza, e non si tratta menomamente di un intervento stra
niero che possa sollevare una questione di convenienza politica, ma che non
di competenza della scienza economica.
Rimangono a chiarire due questioni. L'una di sapere se con ragione la re-
tribuzioue del lavoratore sia stala chiamata salario; che cosa importi questa pa
rola ed a quali conseguenze potesse essa condurre, se la s'impiegasse senza ren
dersi conto della sua vera forza, del suo vero significato, come per la parola
afftto; l'altro di sapere se e come il potere sociale debba pigliar parte a codesla
distribuzione della ricchezza. poi egli vero che non vi abbiano se non quei tre
compartecipanti propriamente delti, i lavoratori, i capitalisti ed i proprietarii, o
veramente ve ne ha egli un quarto il quale lo Stato, la societ stessa? E se la
societ entra in ripartizione costante e regolare, a quale titolo vi entra essa? Ad
un titolo economico come gli altri tre , oppure ad un titolo indipcndeute dalla
questione economica? Ecco le due questioni preliminari dieci rimangono ad
esaminare, e l'ora avanzala non ci permeile di farlo quest'oggi. Quindi vi pia
cer concedermi di riservarli per la prossima seduta. Poscia noi potremo senza
timore di non intenderci, entrare nelle questioni vitali che offre questa materia
tanto importante.
350 p- bossi.
LEZIONE III.
Studiare il fenomeno della distribuzione della ricchezza, ricercare le leggi economi
che, secondo le quali un prodotto si divida fra coloro i quali hanno concorso alla
sua formazione. Al momento della divisione, il lavoratore domanda la retribuzione
dovuta alla privazione che egli s'impone consacrando i proprii risparmii alla pro
duzione, ed il proprietario delle terra percepisce il sovrappi iu virt del mono
polio che egli ha del terzo strumento produttore. Tale il corso naturale delie
cose, tale la legge che l'economia politica razionale ci rivela. Ma il fenomeno
della distribuzione della ricchezza alterato nella pratica, come quello della pro
duzione, da fatti modiflcatori. Oggid, il lavoratore in generale non piglia parte
alla distribuzione del prodotto in qualit di compartecipante. Oggid il fatto pi
generale quello del salario. Il governo interviene pur esso nella distribuzione
come produttore indiretto , il che ci condurr naturalmente a parlare delle im
poste trattando della distribuzione della ricchezza.
Signori ,
Tre elementi concorrono alla produzione, tre parti debbono dunque parteci
pare alla distribuzione del prodotto. La produzione, questo grande e vasto feno
meno ha le sue leggi che noi abbiamo gi esposte; la distribuzione ha parimente
le sue. La produzione, come abbiamo veduto, ha le sue leggi che si possono
chiamare naturali, secondo le quali le cose procederebbero se la specie umana
non avesse un interesse di nazionalit speciale e se non avesse alcuna causa ar
tificiale che venisse ad alterare il corso del fenomeno. In altri termini, ricordan
doci qui una distinzione fondamentale per noi, la produzione ha le sue leggi che
ci rivela l'economia politica pura o razionale; lo stesso avviene della distribu
zione.
Ma il fenomeno della produzione trovasi sovente modificato da cause diverse
di tempo, di spazio, di nazionalit; la distribuzione parimenti pu trovarsi affetta
da cause analoghe. Queste modificazioni sono del dominio dell'economia politica
applicata, cosi per la produzione come per la distribuzione.
Io dico, Signori, che la distribuzione della ricchezza come la produzione,
pu essere modificata, che lo sviluppo naturale del fenomeno pu essere alterato
da cause locali o artificiali, da fatti storici proprii a tale o tal'altra nazione. E
chi di voi ha bisogno che io gli rammenti in questa occasione i fatti modifiratori
i quali costituiscono una parte cos essenziale della storia dell'umanit? La schia
vit, Signori, pu essere riguardata sotto differenti punti di vista; noi sappiamo
tutti che cosa sia sotto il punto di vista morale; sotto il punto di vista del di
ritto, e sotto il punto di vista economico, noi abbiamo parlato dei suoi effetti
relativamente alla produzione. Or bene, era questo un fatto che modificava es
senzialmente il corso naturale delle cose anche relativamente alla distribuzione.
Difalti, che cosa era la schiavit sotto questo punto di vista, se non l'appro
priazione per fatto del padrone della parte spettante al lavoratore; non sottometten
dosi il padrone ad altri obblighi tranne quello di alimentare questo medesimo la
voratore? Da ci poteva benissimo risultare che in certe circostanze il padrone fa
cesse, economicamente parlando, un cattivo negozio. Quindi Crasso il quale aveva
SALARIO, PROFITTO E RENDITA. LEZ. III. 351
o almeno un fatto non assolutamente dominante, una pura variet delle combi
nazioni economiche P
Lo stato di compartecipante in proporzione della propria messa o lo stalo
di venditore del proprio travaglio, in altri termini, di salariato, sono essi i me
desimi? Non bisogna farsi nessuna illusione su di questo, ed per ci stesso che
ho detto essere questa una delle pi grandi questioni sociali ed economiche, non
bisogna farsi nessuna illusione; dal momento che al fatto della divisione si so
stituisce quello della vendita precedente della porzione dell'operaio, evidente
che la sua posizione profondamente mutata, poich allora invece di trovarsi
nella condizione di associato, si trova nella condizione di venditore in faccia al
compratore,- e non vi uomo il quale non sappia che se qualche volta i compra
tori sono collocati pi sfavorevolmente che i venditori, nel corso pi ordinario
delle cose , il venditore quello che trovasi collocato pi sfavorevolmente.
Per conseguenza , quel giorno in cui il lavoratore potr dire : lo non voglio
vendere la mia porzione, voglio conservare il mio diritto, io sono socio e voglio
correre le sorti della comune industria, regoliamo solamente quale sar la legge
della divisione; io dico che quel giorno la sua condizione sar mutata, dico
che sar allora veramente e pienamente libera, dico che non solamente la sua
posizione economica ma anche la sua diguit d'uomo sar compiutamente rial
zata. Intanto bisogna egli arrivare a questo stato di cose per via diretta , con
istituzioni positive chiamando in aiuto il governo sociale o la legge? oppure
questo uno scopo al quale si debba tendere costantemente col corso e lo svi
luppo naturale delle cose, e lavorando continuamente al miglioramento della
sorte dell'operaio, per modo che questi possa avere un giorno in mano i mezzi
di aspettare il risultato Anale e la vendita dei prodotti industriali? Ecco in fondo
una delle pi belle e delle pi grandi questioni della distribuzione della ricchezza.
Voi comprendete che io non faccio oggid se non accennarla in queste nozioni
generali destinate unicamente a rettificare la nomenclatura.
Un'altra osservazione di nomenclatura la quale nasconde una infinit di cose
e che non nemmeno essa una semplice, questione di parole. Noi sappiamo che
cosa voglia dire salario. Profitto, la parte afferente al capitale, non vi nulla
a ridire su questo. Affitto la parola impiegata per indicare la parte afferente
al possessore del terzo strumento, e la parola adoperata in tutti i nostri libri.
Questa parola dessa felice? No, Signori, essa male trovala quanto mai sia
possibile, perch evidentemente non pu riferirsi che alla terra. Non si mai
detto che si potesse pagare un affino ad un suonatore di flauto di una abilit
straordinaria; non si mai detto che si pagasse un affitto al possessore di un
brevetto d'invenzione ; si dice che si paga loro una rendita ; si dice che si paga
un affitto ad un proprietario di terra. Ora noi abbiamo dimostrato che il terzo
strumento non si compone mica soltanto della terra; si compone della terra, si
compone delle miniere, si compone dei corsi d'acqua, si compone di un segreto
della natura che si possieda esclusivamente, si compone di tutto quello che pu
essere un monopolio naturale o legale.
Anche questa dunque una parola male scelta perch indica un uso
speciale; noi non la adopperemo dunque, ma useremo la parola rendita.
Perci noi diciamo retribuzione per gli operai, profitto pei capitalisti, rendita
pel possessore del terzo strumento.
556 p. nossi.
Rimane un'ultima questione preliminare, la indicher in due parole.
Il prodotto netto costituisce il reddito sociale. Quindi allorch molto rimanga
ad una nazione, dopo che sono stale rimborsate tutte le anticipazioni, questa na
zione ricca. Se essa consumi ogni anno tutto questo sovrappi, rimane sempre
al medesimo grado di ricchezza ; se non consumi tutto , ma se impieghi come
capitale per una nuova produzione una porzione del prodotto annuale, la sua
ricchezza aumenta; se, al contrario, consumi pi del prodotto annuale essa im
poverisce. Succede ad una nazione come ad una famiglia, come ad un privato.
Ma non sono eglino che i possessori dei tre strumenti della produzione che
concorrano alla divisione del prodotto, non sono eglino che i produttori diretti?
E il governo, il potere sociale non viene esso a domandare la sua parte sotto
il Dome d'imposte ? S, Signori. Alcuni economisti hanno detto : Vi sono nella
scienza tre parti : la produzione della ricchezza, la distribuzione, la consuma
zione; vi ha una consumazione produttiva, quella che serve di capitale ( evi
dentemente ripetere una parte del fenomeno della produzione), e vi ha una con
sumazione improduttiva, quella del governo.
questo, Signori, il rovesciamento delle idee le pi elementari; non si deve
dir altro a quegli economisti: andate u produrre in un paese dove non ci sia go
verno, e poi ci saprete dire quale sar il risultato della vostra industria. Il risul
tato sar nullo.
Domandate a quegli uomini slessi come chiamerebbero la somma impiegala
a guarentire un campo da uno stormo di passeri che senza di ci divorerebbero
il ricolto, domandate loro qual nome darebbero alla somma pagata per comprare
uno spauracchio o per mettere di guardia vicino al campo un ragazzo il quale
cacciasse via i passeri. Essi risponderanno : una spesa produttiva. Ebbene da
questo voi arrivate al campaio, dal campaio al giudice, ed a tutta la macchina
governativa. dunque, lo ripelo, un linguaggio compiutamente assurdo.
Senza dubbio vi sono governi i quali spendono pi danaro di quanto oc
corra, come vi sono dei produttori che adoperano quattro aratri dove non ne
abbisognano che due. Si mai sostenuto per questo che non si debbano ado
perare aratri ?
Il governo interviene dunque nella distribuzione come produttore indiretto,
ed ecco perch noi parleremo delle imposte, la qual cosa presenta questioni
bellissime e curiosissime; ecco, io dico, perch noi parleremo delle imposte que-
Bt'anno, poich trattiamo della distribuzione della ricchezza.
Del resto io faccio questa osservazione unicamente per la rettitudine delle
idee, poich quand'anche il governo non contribuisse per nulla alla produzione
della ricchezza propriamente detta, non per ci vi sarebbe a dedurne nessuna con-
chiusione. Supponiamo che fosse ugualmente possibile di produrre ricchezza con
o senza governo, sarebbe egli ugualmente possibile mantenere la societ e lavo
rare al suo sviluppo morale? Perci il governo legittimo come la societ, per
ch esso mezzo di sviluppo morale.
Queste nozioni preliminari sono sufficienti, a mio credere, per farvi capire che
noi entriamo nella parte pi vitale e pi difficile dell'economia politica; voi sa
pete che noi non confondiamo la scienza economica con le altre scienze sociali;
voi sapete che non vogliamo fare un miscuglio di tutte queste scienze; ma sapete
eziandio che tutte le scienze sociali si toccano, per cosi dire, al loro confine, e
SALARIO , PROFITTO E RENDITA. LKZ. III. 557
LEZIONE IV.
La materia della distribuzione della ricchezza presenta tre sorla di queslioni. Difatti,
si tratta di conoscere: 1" quali sieno le persone chiamate alla divisione delle cose
da distribuirsi: 2 quale sia, economicamente parlando, la cosa da dividere;
3" quale sia la legge economica che regola rotale divisione. Noi abbiamo veduto
chi fossero coloro i quali dovevano concorrere alla divisione. - Studiamo adesso
la cosa da dividere. Non il prodotto stesso che soggetto alla divisione, ma
il suo valore di cambio, e pi generalmente il suo prezzo. Bisogna dunque co
noscere la legge che regola il prezzo delle cose. La formola dell'offerta e della ri
chiesta, noi l'abbiamo gi veduto, insudiciente; forinola che determina il prezzo
delle cose dalle spese di produzione.
Signori ,
La materia della distribuzione della ricchezza presenta Ire sorta di questioni.
Difatti, si tratta di conoscere: 1 Quali siano le persone chiamate alla divisione
delle cose da distribuirsi; 2 quale sia, economicamente parlando, la cosa che
bisogna dividere; 5 quale sia la legge economica che regola codesta divisione.
Le persone, la cosa, il modo, ecco, io dico, i tre ordini di queslioni che la ma
teria abbraccia. Noi abbiamo nelle sedule precedenti esaurita la prima. Ab
biamo riconosciuto chi fossero coloro che dovessero concorrere alla divisione,
che dovessero prender parte alla distribuzione delle ricchezze prodotte ; sono,
abbiamo detto, i lavoratori, i capitalisti, i possessori del terzo strumento che, per
abbreviare, noi chiamiamo terra; ben inteso che noi abbiamo lungamente spiegato
le idee comprese sotto questa parola; in fine il governo coll'imposla.
Bisogna adunque oggi fare un passo di pi. bisogna entrare in un secondo
ordine di quistione, bisogna studiare la cosa da dividersi.
558 p. rossi.
Senza dubbio si pu rappresentarsi la produzione come un fatto estremamente
semplice. Si pu rappresentarsi un uomo il quale coll'aiuto delle sue braccia e di
un utensile qualunque, di un bastone, se volete, produca qualche cosa, e questo
un fatto per cos dire iniziale. E voi potete benissimo rappresentarvi il sel
vaggio il quale, coll'aiuto di un rozzo arco e di una freccia, uccide un capo di
selvaggina e se ne serve per proprio nutrimento. questo il fatto nella sua sem
plicit primitiva. Ma da questo al fenomeno della produzione, quale importa stu
diarlo e conoscerlo, quale si sviluppa nella societ civile, vi ha una disianza
enorme. Il fenomeno della produzione, nelle societ civili, non semplice, e Don
o almeno non quasi, di fatto produttore isolato. La produzione un fatto
complesso che risulta da una serie di produzioni e di trasformazioni successive
le quali s'incatenano le une nelle altre, ed in conseguenza, non c' produzione
in sostanza, la quale non sia nel tempo medesimo un cambio. Perci l'abito che
ognuno di noi indossa slato l'opera del sarto; ecco l'ultimo produttore di
quest'oggetto, il qual produttore ha comprato del panno ; il qual panno rappre
sentava gi una produzione ritenuta compiuta. Il fabbricante di panno aveva
comprato della lana dal produttore di lana, la quale rappresentava gi una pro
duzione in apparenza compita, ed il mercante di lana aveva comprato il prodotto
grezzo da un allevatore di pecore.
Ma frattanto non questa ancora che un'analisi grossolana; poich nel
medesimo tempo, il sarto ha comprato la stoffa di seta o di tela che fodera
l'abito, e questo vi fa risalire ad un altro ramo d'industria agricola, l'industria
dei bachi da seta o la coltura del lino o della canapa. Il sarto ha inoltre chia
mato in suo aiuto un'altra classe di produttori quando ha comprato del filo,
degli aghi, ecc. Voi vedete che, per questa sola operazione; cinque, sei, forse
dieci produttori differenti si sono riuniti e vi hanno contribuito ciascuno per
parte loro, e ciascuno di quelli che hanno somministrato i loro prodotti al sarto
aveva dovuto dirigersi egli medesimo ad un certo numero di altri produttori,
di modo che, quando io ho cambiato i miei soldi coll'abito, vi erano forse cin
quanta o cento cambii.
Perci, nelle societ ciascuno di noi lavora per gli altri, onde soddisfare i
bisogni suoi proprii mediante i mezzi ch'egli procura agli altri di soddisfare i
loro. questa una parte che rappresentiamo tutti quanti siamo, tanto io quanto
il mio servidore. Tutti noi cambiamo i nostri servigli , i nostri lavori , i pro
dotti dei nostri lavori.
Ma, Signori, dunque il prodotto stesso identico, diretto, in natura, che si
distribuisce fra i produttori ? Eh ! no, voi ben lo sapete, non mica questo cap
pello che sia stato distribuito fra le differenti persone che hanno concorso a pro
durlo. Non mica l'oggetto stesso, identico, in natura, quello che vogliono n
i lavoratori, n i capitalisti, n i possessori di terre, e meno ancora il governo il
quale non vuole prodotti in natura e percepisce tutte le imposte in danaro.
La distribuzione in natura, la distribuzione diretta del prodotto medesimo
pu concepirsi in alcuni casi particolari; non questo un fatto generale, un fatto
importante e capitale. Quello che si distribuisce il valore di cambio. Quello
che stato distribuito, secondo una certa legge (noi vedremo questo pi tardi),
ci che stato distribuito fra gli uomini che hanno concorso alla produzione di
questo capello, sono le venti pezze circa d'argento che sono state date. Io dico
PREZZO E COSTO DI PRODUZIONE. LBZ. IV. 359
dico argento a 9 denari di Ano, certo che, ad occhi chiusi, voi potete pigliare
questa porzione o quell'altra porzione indifferentemente. Mettete qui sopra due
pezze di 5 franchi, nuove di zecca, voi potete indifferentemente prendere l'una o
l'altra. Vi sar forse una differenza di qualit agli occhi delia chimica pi raf
finata, ma agli occhi del commercio non ve ne ha alcuna, mentre voi non po
trete mica prendere nello stesso modo due cavalli o due pecore.
Poscia, il valore della moneta muta pi difficilmente per motivi che a
tempo e luogo abbiamo spiegati; la storia della moneta ve lo dice a tutti. Cer
tamente quando si scoperta l'America, vi sono stati grandi mutamenti nel va
lore relativo della moneta; ma poi la produzione annua stata sempre presso a
poco la medesima. Non si fabbrica mica dell'argento e dell'oro come si fa del
panno o della tela, e per conseguenza non si pu inondare tale o tal'altro mer
cato di questa derrata.
In terzo luogo, la moneta introdotta nel cambio ha servito di termine di com
parazione. Noi ci siamo avvezzati a riferir tutto a questo termine, ed allora noi
acquistiamo un'idea sufficientemente chiara del valore di tutte le cose dalla sua
relazione colla moneta. Quindi se ci si venga a dire : io vi offro 5000 pecore per
la vostra casa, noi non vi comprenderemo gran fatto; ma se ci si dice: le 5000
pecore potranno subitamente essere vendute, suppongo 100,000 franchi, subito
sappiamo quello che facciamo. Se il proprietario ha stimato la sua casa 100,000
fr., allora la casa essendo uguale a 100,000 fr., e le pecore ugualmente, se ne
conchiude che la casa vale le pecore e reciprocamente le pecore valgono la casa.
Ecco perch, invece di parlare di valore di cambio, gli economisti preferiscono
parlare di prezzo ; ecco perch il fatto dominante, il fatto comune, il prezzo
delle cose; ecco perch, quando si parla della distribuzione, si deve occuparsi di
sapere quale sia il prezzo del prodotto, quale la legge che determina, che regola
il prezzo del prodotto, perch il prezzo del prodotto, ci che si distribuisce.
Non pertanto anche conformandosi a codesto uso noi non dobbiamo perdere
di vista che il prezzo non in fondo che il rappresentante del valore.
Quale dunque la causa del prezzo, quale la legge che lo regola? questa,
signori, noi lo abbiamo gi veduto, la quistione, per cosi dire, intima dell'econo
mia politica, questione che ha esercitato le menti pi sottili e sulla quale gli
uomini pi eminenti si sono divisi d'opinione, qualche volta con discussioni le
quali, in ultima analisi, dipendevano da differenze nella terminologia, assai pi
che da differenze nella sostanza stessa delle opinioni.
La legge che regola i prezzi, hanno detto gli uni, e questa legge stala posta
in evidenza da lungo tempo dall'economista Ferry, la legge che regola i prezzi
altro non che il rapporto dell'offerta alla richiesta; il prezzo di qualunque cosa
in ragione diretta della richiesta ed in ragione inversa dell'offerta.
Eilifatti, la legge presa cos nella sua generalit sembra piuttosto un assioma
che una proposizione. Se vi sono molte persone le quali vengano, per cos dire, a
strapparsi di mano un oggetto e questo oggetto sia in piccola quantit, non egli
evidente che il prezzo ascender in una maniera forse sterminata? Non quello
che si pu osservare ogni giorno se vogliasi andare a perdere il suo tempo ad
un'asta pubblica? Se venti o trenta concorrenti vogliono avere un oggetto che
non possa appartenere se non ad uno o due, il prezzo di tale oggetto si eleva molto
al dissopra del prezzo di produzione.
562 !* bossi.
Perci la proposizione in se stessa non ammette, per quanto a noi sembra,
nessuna contestazione; ma non per meno vero che pecca sopra un punto ca
pitale. Essa pecca in questo che la vi d una formola la quale non va al fondo
della questione; in altri termini, la posizione piuttosto che la soluzione della
questione. Noi cerchiamo la legge del prezzo: ci si dice che questo in ragione
diretta della richiesta ed inversa dell'offerta. S, ma che cosa regola la richiesta,
che cosa regola l'offerta? Che cosa fa s che l'offerta o la richiesta sia piuttosto
tale che tal'altra, quale la legge dell'offerta e della richiesta?
Voi vedete dunque che si proprio arrestati in limine. S, ne convengo, si
sulla soglia della questione, ma non si nel fondo; una regola pratica buo
nissima. Andiamo al mercato, mettiamoci l come osservatori; noi vediamo una
quantit di gente che viene, come ci accade, per esempio, nel tempo in cui si
tema una penuria, a fare delle provviste di grano, di farina anche al di l della
loro somma ordinaria di consumazione; guardate da un'altra parte l'approvvi
gionamento del mercato, e vedete che non se non il terzo di quello che in
tempo ordinario. Senza dubbio voi ne conchiuderete che i prezzi ascenderanno
in maniera rapidissima, in ragione diretta di quella richiesta accanita, in ragione
inversa di quella piccola offerta. Voi avrete ragione, e tutti giudicheranno come
voi. Ma, lo ripeto, se vi si domandi perch non vi sia maggior quantit di fru
mento sol mercato, perch Prendete un'altra mercanzia, voi ne sapete gi
la cagione. Supponete invece di frumento che sia del panno, se vi si domanda,
io dico, perch non vi sia maggior quantit di panno sul mercato e perch la
richiesta se ne sia cotanto aumentata, la formola non risponde alla questione.
Essa vera, lo replico, ma non una soluzione definitiva e profonda della que
stione.
Ecco la soluzione data dagli economisti moderni pi celebri; ecco la formola
di Ricardo, di Hill, di Malthus, di Torrens,fdi Senior, od almeno (io non vorrei
indurvi in errore) il loro punto di partenza comune: Il prezzo delle cose de
terminato, regolato dal costo, dalle spese di produzione. In altri termini, vo
lete voi sapere quale sar il prezzo di una cosa? sappiate quale la quantit di
forze produttive necessaria per produrre quella cosa. Volete voi conoscere il va
lore relativo di due cose? Sappiate la quantit relativa di forze produttive che
occorre per crearle. Per esempio, occorrono per l'una, dieci giornate di lavoro,
e per l'altra cinque: l'una valer il doppio dell'altra. Volete voi sapere ci che
vale un'auna di panno comparativamente ad un'auna di tela canapina? Ebbene,
calcolate quanto capitale e quanto lavoro occorra per la produzione dell'una e
dell'altra, ed avrete il prezzo di ciascuna.
Il costo sar dunque il lavoro necessario alla produzione delle cose. Ma qui
spieghiamoci bene.
Voi troverete in alcuni libri la parola lavoro, in inglese labour, adoperata
sola sola. Ma non ingannatevi, sarebbe un errore credere che siasi inteso che
non si dovesse tener conto che del lavoro propriamente detto. Coloro che non
fanno uso se non della parola lavoro implicano in questa parola il capitale che
essi considerano come lavoro accumulato.
Ma si dice e vi domando qui un momento di attenzione, quello che ora
vi dir piuttosto per risparmiare una pena inutile a quelli di voi i quali potes
sero consultare cotesti autori, sovente difficilissimi, che per l'importanza della
PREZZO K COSTO DI PRODUZIONE. LEZ. IV. 363
LEZIONE V.
Quando si dice che il prezzo regolato dalle spese di produzione , bisogna intendere
per ispese di produzione, non gi quelle che ba fatte il produttore, ma quelle
che dovrebbe fare il consumatore se volesse produrre da s. Questa formola non
d dunque il prezzo attuale, il valore reale delle cose, ma solamente il loro valore
congetturale. In secondo luogo, e questo il punto importante, per essere vera,
suppone la libert indefinita della concorrenza dei produttori e dell'allontanamento
dei consumatori ; condizioni che nella pratica non si verificano mai. Il fatto sta
che la formola conviene perfettamente alla scienza pura, e che, nell'applicazione,
essa offre un termine fisso verso il quale i contratti pratici tendono costantemente.
Signori ,
LEZIONE VI.
Signori,
questi talenti acquisiti, come di strumenti. Noi siamo dunque lutti capitalisti e
lavoratori, se lavoriamo.
E fin qui fra Chateaubriand, Bossuet, Pascal ed uno di noi, non vi diffe
renza. L'uno pu avere lavoralo un poco pi o un poco meno, avere avuto dei
maestri pi cari o meno cari che l'altro, ma il risultato lo stesso.
Quale dunque la differenza? Che vi un terzo elemento, relativamente al
quale questa comunanza cessa subitamente, che l'uno uomo di genio e l'altro
non lo , che l'uno un uomo di un talento trascendente, e l'altro non ha che
un talento mediocre o non ne ha affatto.
Che cosa vi dunque nella retribuzione che ottiene un grande scrittore?
Evidentemente vi il terzo elemento. Da un lato vi l'elemento lavoro propria
mente detto; esso il minore, l'elemento che si potrebbe quasi trasandare. Poi
vi l'aziODe del capitale acquisito. In terzo luogo, vi la rendita. SI, o Signori,
vi la rendita che noi paghiamo per quel magnifico dominio che la Provvidenza
ha compartito all'uomo di genio, propriet tutta particolare, strumento particolare
come la pi poderosa macchina che un meccanico scoprisse domani e della quale
avesse egli solo il brevetto d'invenzione. un magnifico dominio, come una
terra di una fertilit straordinaria gettata in mezzo al deserto.
Vi sono dunque evidentemente nel caso che analizziamo i tre elementi di
reddito, un salario, un profitto ed una rendita. Ma quello che ci di particolare,
relativamente alla distribuzione, si che, mentre per altre produzioni il lavoro
pu staccarsi, separarsi dall'impiego del capitale e dall'impiego della terra, qui
non separabile. Senza dubbio Walter-Scott poteva dettare i suoi romanzi, io
non ne so nulla; ma anche essendo cosi bisognava pure che li dettasse, bisognava
pure che egli lavorasse.
Quello che io dico di un autore, ditelo di un grande artista; questi non far
mica cantare un altro in vece sua, mentre, se io possiedo una terra, posso non
far nulla, contentarmi di sottoscrivere un contratto. Parimente se possiedo un
capitale in macchine o in iscudi, non ho ugualmente da far altro che sottoscri
vere un atto, locare le mie macchine o prestare il mio danaro.
Vi sono dunque degli agenti naturali che possono essere impiegati da altri,
e vi sono degli agenti naturali che non possono essere impiegati che dal loro
possessore. Nella stessa guisa vi sono capitali che si possono fare lavorare per
mezzo altrui, e vi sono capitali che il possessore solo pu impiegare. In generale,
cosa rarissima che un capitale propriamente detto possa essere impiegato senza
nessuna specie di lavoro da parte del suo possessore. Io dico un capitale pro
priamente detto, parlo degli strumenti della produzione. Di fatti, Signori, non si
concepiscono capitali 1 quali agiscano da se soli. Una foresta ? S, questo l'e
sempio forse il pi soddisfacente che si possa citare. S'investe un capitale in un
piantamento, si pianta una foresta; vero che se il piantamento stato fatto bene
il capitalista pu restarsene quasi affatto tranquillo pel corso di quindici o venti
anni, e che dopo questo tempo egli trover il suo capitale il quale avr prodotto
gli effetti che egli se ne aspettava. Ma anche in codesto caso necessaria una
certa sorveglianza, bisogner forse diradare il primo piantamento, bisogner sor
vegliare affinch gli animali o quegli uomini che a questi somigliano non vadano
a devastare la foresta.
Un altro esempio, il vino. S, vi sono certe specie di vino le quali miglio
376 p. rossi.
rano pel solo intervallo del tempo. Ma nondimeno ci richiede pure qualche la
voro, qualche cura, qualche sorvegliala.
In generale vi sono pochi capitali di cui si possa concepire 1' azione senza
l'intervento di un lavoro. Ma se a rigore si pu concepire un capitale materiale
il quale produca qualche cosa senza lavoro, ci non concepibile di un capitale
intellettuale. 11 capitale intellettuale da se solo non produce assolutamente nulla.
Bisogna necessariamente unirvi il lavoro.
E intorno a ci si presentata la questione di sapere se il reddito che si ri
trae dall'impiego che un uomo fa da se medesimo dei proprii capitali debba es
sere considerato come un profitto o come un salario, o come profitto e salario
nel medesimo tempo.
La questione erasi gi affacciata allo slesso Smith. Voi potete trovarla
indicata nel suo primo libro, al sesto capitolo. Permettetemi di leggervene al
quante linee:
I profitti dei fondi, si dir forse, non sono altro che un nome differente
dato ai salarii, una specie particolare di lavoro, lavoro d'ispezione e di dire-
zione. Sono nondimeno di una natura assolutamente differente dai salarii, si
regolano sopra principii assolutameute differenti, e non serbano nessuna pro
li porzione colla quantit e colla natura di quel preteso lavoro d'ispezione e di
direzione. Si regolano per intiero sul valore del capitale impiegato e sono pi
o meno forti in proporzione della estensione dei fondi. Per esempio, supponiamo
che in un luogo particolare dove i profitti dei fondi impiegati nelle manifatture
sono comunemente di 10 0|0, vi abbiano due differenti fabbriche, ciascuna
delle quali occupi venti operai in ragione di 15 lire sterline all'anno, ossia
faccia una spesa di 300 lire all'anno pel salario di tutti Supponiamo inoltre
che le materie grossolane che si lavorano annualmente nell'una costino sola-
mente 700 lire, mentre nell'altra si lavorano materie preziose che costano 7000
lire. Il capitale impiegato annualmente nell'una sar in questo caso di 1000
lire, mentre quello impiegato nell'altra sar di 7300. Cosi alla misura suppo-
sta del 10 0[0, l'imprenditore dell'una conter sopra un profitto annuo di
circa 100 lire soltanto, mentre l'imprenditore dell'altra si aspetter un bene-
fido di circa 730 lire. Ma malgrado questa differenza enorme nei loro profitti
pu darsi che il loro lavoro d'ispezione e di direzione sia il medesimo o mollo
consimile. In molte grandi fabbriche il lavoro di questo genere affidato ad
un solo commesso e questi riceve un salario il quale esprime un valore
del suo lavoro. Quantunque fissando tale salario si abbia riguardo non
solamente alla pena che quella sorveglianza gli d, ma al grado di fiducia che
il lavoro esige, ci non di meno codesto salario non serba mai una propor
li zione col capitale di cui egli incaricalo di sorvegliare l'impiego. Ed il pro
li prietario di quel capitale, bench si trovi liberalo da qualunque lavoro, non
perci conta meno che il profitto sar in proporzione regolato col capitale.
Egli se lo ripromette quantunque lo attenda in parte dalla vigilanza del suo
inslitore .
Se vi dale la pena di rileggere questo passo di Smith, voi troverete, io credo,
che il ragionamento non ammette replica. Bisogna considerare questi redditi co
me profilli. Io lo ripeto, Signori, il salario degli uomini dotali di potenza intel
lettuale, non che la minima parte del loro reddito. una parte cos piccola
CONFUSIONE DELLE TRE SKhCIK DI REDDITO. LBZ. VI. 577
LEZIONE VII.
Signori ,
I prodotti sono divisi fra le tre classi di produttori diretti, ai quali biso
gna aggiungere un quarto compartecipante come produttore indiretto, lo Stato,
il quale prende la sua porzione sotto il nome e la forma d'imposta. dunque
una parte da dividersi ordinariamente in quattro. Dico ordinariamente, perch,
a rigore, si pu concepire un prodotto il quale non sia il risultato simultaneo del
concorso dei tre strumenti produttori, ma solamente di due. La parte da divi
dersi fra due, tre e le pi volte quattro compartecipanti, secondo quale legge si
divide? Quando si in quattro per dividersi una cosa, e che ciascheduno vi rechi
un certo diritto, siccome la cosa da dividere sempre la stessa, qualunque sieno
i diritti corrispettivi dei compartecipanti, accade necessariamente che quanto pi
si attribuisca all'uno, tanto meno rimanga per gli altri, che se l'uno abbia la met,
non rester pi che la met da spartire fra gli altri tre, che se l'uno invece della
met prenda solamente il quarto, resteranno agli altri tre quarti. In tesi gene
rale, la porzione dell'uno decresce di quanto si accresce la porzione degli altri e
viceversa.
Qui noi abbiamo dei proprietarii, dei lavoratori, dei capitalisti e lo Stato. Vi
da dividere una cosa la quale io chiamer 10. Lo Stato, sotto forma d'imposta
percepisce 1. Rimangono 9 da dividere secondo una certa legge fra i tre com
partecipanti. Ma se lo Stato per un motivo, per un bisogno qualunque, invece di
percepire 1 percepisca 3, i 7 che resterebbero si dividerebbero essi fra i tre com
partecipanti secondo quella stessa legge che regolava i 9, i quali rimanevano
nella prima ipotesi? Il che, in altri termini, torna lo stesso che domandare se,
quando lo Stato invece di percepire 1 percepisce 3, l'aumento di 2 ugualmente
prelevato pr rata sulla parte afferente agli altri tre compartecipanti; il che torna
pure lo stesso che domandare quale sia la legge che l'imposta segue, sopra chi
ricada essa definitivamente.
Parimente quel proprietario il quale prelevava l'anno scorso una rendita di
4, si trova ottenere quest'anno dalla medesima terra un affitto di 6; i 2 di pi
sopra chi saranno essi percepiti? il capitalista si contenta egli di 1 di meno, fa
cendo il lavoratore lo stesso sacrificio, oppure l'aumento interamente soppor
tato dall'uno o dall'altro? E non potrebbe egli succedere che la rendita aumentasse
nel medesimo tempo che aumentassero i salarii, oppure non potrebbe egli sue
BEND1TA, SUA LEGGE. LEZ. VII. 579
ziooe, una rendita come 1, chiaro che quella la quale ha un grado di fertilit
di pi, lascier una rendita come 2, quella che ancora di un grado pi fertile,
una rendita come 3, e cos di seguito. La prima avr prodotto 100 ettolitri di
grano, suppongo, con 1000 franchi di spesa. Ebbene? supponiamo che rimanga
una rendita di 500 franchi, che cosa produrr la seconda, la quale ha un grado
di fertilit di pi? Essa produrr 120 ettolitri senza che costino maggiormente ;
vi avr dunque una rendita di 800 franchi. La terza dar 140 ettolitri di grano,
il che daranno 1100 franchi di rendita. La quarta dar 160 ettolitri di grano e
cosi via via. Non dunque evidente che la misura della rendita si proporziona
alla potenza produttiva della terra considerata in se medesima ed alla sua po
tenza relativa? Alla sua potenza produttiva considerata in se medesima, poich
se essa fosse assolutamente infeconda , non darebbe assolutamente nulla ; alla
sua potenza relativa, poich, quanto pi voi siete obbligato dallo stato del mer
cato di discendere nella scala delle terre cattive per bastare ai bisogni della po
polazione, tanto pi voi alzate la misura della rendita. Supponete che domani
voi foste forzati di coltivare delle terre che nessuno oggid vuol coltivare; e perch
vi sarete voi forzati? Per far fronte ai bisogni del mercato; e come questi bisogni
del mercato vi determineranno essi? Colla elevatezza dei prezzi. Con questa ele
vatezza dei prezzi, voi potrete fare le spese necessarie per ritirare un prodotto
anche da terre tanto cattive per non essere coltivate oggid. Ma il prezzo del grano
sar determinato da questo prodotto pi caro. Dunque le terre di una fertilit
superiore lasceranno un margine pi grande che oggid, poich i prezzi si ele
veranno.
Vi un altro mezzo di concepire l'aumento della rendita, ed di concepire
l'aumento della fertilit in se medesima. Ma si dice: Ci vogliono dei miracoli. No,
signori, i miracoli non sono necessarii, e noi lo vediamo ogni giorno. Un esempio
spiegher il mio pensiero. L'ho di gi detto altre volte, e mi piace di ricordarlo,
un chimico trova dello zucchero in quantit sufficiente in una barbabietola e
non dura fatica a mostrare che, ad onta di quello che dicono le nostre veechie,
quello zucchero affatto uguale allo zucchero di canna. Or. bene, quale il ri
sultato di codesta scoperta? Si dello che essa era nell'interesse del capitalista,
nell'interesse del lavoratore. No , signori , essa nell'interesse del proprietario
fondiario. lo stesso come se il chimico un bel giorno avesse detto alle terre
alle a cotale coltura: Io vi fornisco di un nuovo grado di fertilit che vi era
ignoto. Collo stesso lavoro voi produrrete 20 invece di 10. Introdurre una col
tura nuova dunque dare un nuovo grado di fertilit alla terra alla quale la si
applichi.
vero che insino a lanto che sussistono gli antichi contratti, sono i fltaiuoli
quelli che profittano della nuova coltura. cosa naturalissima; come se loro
fosse piovuta dal cielo della manna durante il contratto. Ma a misura che i con
tratti spirano, i proprietarii fondiarii , che possono ignorare le teorie economi
che, ma che conoscono perfettamente i loro interessi , comprendono benissimo ,
che i fittaiuoli debbono loro tutto quello che al di sopra delle spese di produ
zione. quello che succeduto presso di noi ; vi sono dei dipartimenti nei quali
il prezzo delle terre raddoppiato.
Voi vedete dunque la dimostrazione delle due proposizioni ; la misura della
rendita dipende dalla fertilit della terra in s, e dalla sua fertilit relativa.
584 p. rossi.
Ci che io diceva del grano pur vero dello zucchero. Se la consumazione dello
zucchero in Francia fosse ci che essa non ; se, o per l'aumenlo della ricchezza,
o per l'aumento della popolazione, o meglio ancora per tulle due le cose ad un
tempo, o pel ribasso dei prezzi di fabbricazione, la richiesta dello zucchero au
mentasse a segno che occorresse, per soddisfarla, piantare barbabietole in terreni
di qualit inferiore per codesta coltura, evidente che la rendila che i posses
sori di terre da barbabietole domandano, oggid che non si sono prese se non le
terre pi adatte a questa coltura, aumenterebbe.
quindi una conseguenza irrecusabile dei principii costitutivi della rendila
e della natura di questa retribuzione quali noi gli abbiamo a lungo spiegati pre
cedentemente , che la misura della rendila si proporzioni a questi due elementi:
alla forza produttiva, alla terra considerata in modo assoluto ed alla sua forza
produttiva relativamenle alle terre in coltura nel mercato del quale si tratta.
E questo, signori, ci conduce a farvi notare un errore nel quale sono caduli
parecchi economisti , perch gli uni non hanno preso in considerazione che il
primo elemento, e gli altri solamente il secondo.
Voi lutti avete, senza dubbio, inteso parlare della scuola degli Economisti
propriamente detti, dei Fisiocrati, della scuola di Quesnay, scuola illustre per pi
di un grande e bel nome. Ebbene, signori, gli Economisti non vedevano altra
ricchezza se non in ci che essi chiamavano il prodotto netto della terra, vale a
dire la rendita; tutto il resto non era ricchezza per loro; i salarii, i profitti non
erano che la compensazione di ci che si spendeva. Essi dicevano: La terra lo
strumento il quale, per una dispensazione della Provvidenza, d pi di quello
che vi si spende. Ecco la ricchezza, la ricchezza quel sovrappi. Tutto il resto
non ricchezza, perch non fa (he rimborsare ci che si speso per produrlo.
Quindi, nella scuola degli Economisti, la societ era ricca per la rendita, e
non era ricca che per la rendita; la societ non poteva arricchirsi che per l'au
mento della rendila; non poteva impoverire che per la diminuzione della rendita.
Vedete a che cosa conduceva quel sistema. Supponete, come in America po
chi anni sono, supponete una popolazione poco numerosa, situata sopra un suolo
vastissimo ed eminentemente fertile. Quale sar la rendita? Noi lo abbiamo ve
duto, non ve ne sar quasi affatto. Perci seguendo la dottrina degli Economisti,
doveva esservi una spaventosa miseria in quel paese. Frattanto vi era una grande
abbondanza di tutte le cose necessarie alla vita, ed una societ che procede
verso una grande prosperit ed un rapido sviluppo.
Voi vedete dunque l'errore della scuola in tutta la sua evidenza. Essa non
vedeva la ricchezza che in quel sovrappi delle spese di produzione che tocca al
proprietario fondiario. Ora, siccome allorch i salarii ed i profitti aumentano, la
rendita ribassa, sparisce quasi intieramente, agli occhi degli Economisti il rial
zamento dei salarii e dei profitti era una sventura per la societ. Ecco la conse
guenza alla quale conduceva il loro sistema, conseguenza che essi non hanno
disccrnuta perch non si facevano nessuna idea della rendita territoriale.
Un grande economista moderno, Ricardo, si gettalo nell'estremit opposta.
La rendila, egli ha dello, aumenta a misura che si coltivano le cattive terre,
la qual cosa vera, e siccome egli si servito di questo fatto materiale per impie
gare la teoria della rendila, ha avuto il torto di non veder nulla, per cos dire,
al di l di questa circostanza particolare; ci che doveva servirgli di esempio e
BKNDITA, *UA I.KfiGB. I.KZ. VII. HS^i
LEZIONE Vili.
Ricerca della legge economica che regola la misura dei valori A primo aspetto la
variet dei valori, la diversit, almeno apparente, delle retribuzioni, fanno quasi
disperare di poter trovare ima legge generale, la quale domini i salarii. Esame
di questa proposizione di Adamo Simili, che in fondo il salario il medesimo per
tutti i lavori. Essa vera , purch non si parli che delle retribuzioni accordate
al lavoro propriamente detto, e che non la si applichi se non ad un dato tempo
e ad un dato luogo.
Signori ,
aumenter per tutte, poich le spese di produzione, in altri termini non avendo
il prezzo provato nessun mutamento nella ipotesi, quel grado ulteriore di fertilit
che ciascun terreno ha acquistato d un uguale sovrappi da aggiungere a cia
scheduno. Non egli evidente che la relazione rimane la medesima? un princi
pio elementare di geometria che quando a due quantit uguali si aggiunga una
medesima quantit, la relazione non muta. Ora, qui il nuovo grado di fertilit
il medesimo per tutte le terre, la rendita aumenta per tutte. Dunque essa au
menta in ragione composta della potenza produttiva considerata in se medesima,
e della potenza produttiva di relazione. Ma noi non ci stanchiamo di dirlo, la
rendita qualche cosa sui generis nei fenomeni della economia politica; essa ,
lo ripeto, un risultato, un elfelto del prezzo, non ne la causa. Essa non influisce
sul prezzo, ma secondo che il prezzo sia elevato o no; comparativamente alle
spese di produzione, vi o non vi una rendita, vi una rendita elevata o una
rendita mediocre.
Ondech, voi lo vedete, se vogliasi considerare il prodotto come veramente
rappresentato dalle spese di produzione, se vogliasi fissare, concentrare l'atten
zione sulla distribuzione della cosa che rappresenta il prodotto, la rendita in
qualche modo estranea alla questione stessa della distribuzione della ricchezza.
Sono i salarii, sono i profitti che costituiscono le spese di produzione; sono isalarii
e i profitti che influiscono sul prezzo, perch, lo ripeto, quando il prezzo non pu
bastare ai salarii ed ai profitti che le circostanze richiedono, la produzione si ar
resta. Senza dubbio, la rendita un elemento di reddito cornei salarii ed i profitti.
Tutti i redditi sociali derivano da una di queste tre sorgenti; ma la rendila un
reddito che non si appella, se cos posso esprimermi, alla volont di colui che la
percepisce. I salarii ed i profitti si rannodano alla volont di coloro che li per
cepiscono, i salarii ed i profitti sono la conseguenza, il risultato di uno sforzo
personale, di un sacrificio personale; sono una retribuzione. In conseguenza,
quando la retribuzione non corrisponde allo sforzo, lo sforzo nullo ; quando la
retribuzione larga, lo sforzo non manca mai.
Quindi, come lo ho di gi detto, il capitalista potrebbe, coi risparmii che ap
plica alla riproduzione, lasciarsi andare a godimenti attuali, non tenere alcun
conto dell'avvenire, fare quello che taluni fanno (se ne trovino poi essi bene o
male, questa non la questione). Il capitalista agisce altrimenti; egli applica una
parte dei suoi redditi, ai suoi bisogni, ai suoi godimenti, poi si arresta; egli fa
un atto della sua volont, risparmia il sovrappi, vuole applicarlo alla riprodu
zione, non gi pel piacere di riprodurre, ma perch ne attende una retribuzione
sufficiente che gli promette per l'avvenire un aumento di reddito.
Ci che io dico del capitalista, vero a pi forte ragione dell'operaio; que
gli lavora non mica pel piacere di lavorare, ma per ottenere una retribuzione
dei suoi sforzi, per procurarsi un reddito. Se questa retribuzione non potesse es
sere ottenuta, egli non vorrebbe dedicarsi a sforzi inutili.
Sono dunque, lo ripeto, la volont dell'uomo la sua previdenza, il suo istinto
di progresso che producono i fatti dai quali risultano i salarii ed i profitti, questi
due rami di reddito dei quali noi dobbiamo adesso studiare la legge.
Cominciamo dai salarii.
Noi entriamo, non bisogna dissimularcelo, noi entriamo pienamente nelle
588 p. bossi.
parti pi difficili, pi spinose della scienza. Dovr quindi sovente invocare la
vostra attenzione e la vostra pazienza.
Il salario ci che corrisponde al lavoro; la retribuzione del lavoro. Ma
quando si domanda quale pu essere la legge economica che regge tale retribu
zione, si rimane spaventato della difficolt che questa ricerca a primo aspetto
presenta.
Diratti, quando noi studiamo la rendita, noi studiamo un fatto assai sem
plice, un dato che si lascia facilmente considerare sotto tutti i suoi aspetti. Vi
possono bens essere delle terre buone e delle terre cattive, vi pu essere una
porzione di capitale la quale agisca sulla terra e che appartenga al proprietario;
ci non ostante non vi in questo n una grande variet, n una grande com
plicazione di fatti: l'analisi non dura molta fatica ad arrivare ad un fatto generale.
Quando, al contrario, noi rivolgiamo la nostra attenzione sul lavoro e sui
salarii, la moltitudine, la variet, la complicazione, almeno apparente, dei fatti
economici sembrano volersi sottrarre a qualunque valutazione esatta e generale.
Si dispera quasi di arrivare ad un fatto che si possa chiamare generale. Difatti,
quale enorme differenza non si scorge egli fra il lavoro degli uni ed il lavoro
degli altri, fra la retribuzione che uno ottiene e quella della quale altri deve conten
tarsi? Volgete i vostri sguardi sul mondo economico, sulla societ, forse facile,
sembra forse possibile di comprendere in un medesimo gruppo, di racchiudere
in un solo e medesimo fatto generale l'operaio che si dedica dalle cinque del
mattino al travaglio pi rude, che lavora dieci, dodici, quattordici ore al giorno
e non guadagna che 25, 30, 40 soldi, e colui il quale lavora sette o otto ore al
giorno e guadagna 5 o 10 fr.; quello che ha degli emolumenti che lo mettono in
grado di vivere in modo non solamente agiato, ma anzi quasi ricco; quello che
col suo lavoro puramente intellettuale percepisce una retribuzione la quale non
ha alcuna relazione con quella di altri lavoratori? Non si rimane forse, per cosi
dire, scoraggiato quando si costretto di raggruppare insieme l'uomo che paci
ficamente nella sua camera si dedica ad un lavoro fino ad un certo punto diver
tente, il sarto, l'uomo che apparecchia oggetti di moda e colui che discende nelle
viscere della terra per dedicarsi ad un travaglio difficile, malsano, sovente peri
coloso per la sua vita?
Non pertanto, in tutti questi casi, vi lavoro, in lutti questi casi vi un sa
lario, e quando si vuole arrivare a determinare una legge generale, non bisogna
egli partirsi da un fatto generale? E perch questa legge generale possa appli
carsi a tutti i fatti, non bisogna egli credere che, malgrado la loro diversit ap
parente, nel fondo questi fatti sieno tutti gli stessi; che nel fondo v'abbia ugua
glianza fra tutti codesti lavoratori, fra le retribuzioni che percepiscono? Poich
se non vi alcuna relazione, se non vi nessuna uguaglianza fra i differenti fatti,
impossibile che una legge generale li domini.
La mente perspicacissima di Adamo Smith il quale, per parentesi, ha trattato
la materia dei salarii con una grande superiorit, con abilit assai maggiore che
la materia della rendita teritoriale, la mente di Adamo Smith, io dico, aveva be
nissimo veduto la difficolt, aveva benissimo compreso che non si potevano sot
tomettere al medesimo principio dei fatti i quali non avessero nessuna relazione
fra loro-, perci, egli ha detto, non rammento bene in quale capitolo del primo
libro, che in sostanza, malgrado tutte codeste diversit vi era compenso fra i
MERCEDI, LORD META COMI .NE. LkZ. 111. 389
vantaggi e gl'inconvenienti dei diversi lavori, che vi era in sostanza se non ugua
glianza scrupolosa, almeno quell'uguaglianza della quale l'economia politica, come
noi lo abbiamo parecchie volte osservato, deve tuttavia contentarsi, vale a dire
tendenza a livellarsi.
La proposizione di Adamo Smith, comech a prima giunta appaia parados
sale, non di meno, a mio credere, conforme alla verit, purch la si prenda nei
suoi giusti limiti.
Dilani, signori, per adoperare l'esempio di un economista, vi senza dubbio
un'enorme differenza fra il salario di un semplice soldato e quello del suo ge
nerale, e vi ha un'enorme differenza fra la natura del travaglio imposto all'uno
e quella del travaglio imposto all'altro.
Questo vero; ma supponiamo anzi, e nella bocca di un economista inglese
la cosa naturalissima, poich cos si recluta l'armata nel suo paese, supponiamo
anzi che il travaglio sia perfettamente volontario, che cosa reca in sostanza il
semplice soldato? un travaglio manuale, un travaglio muscolare con un poco di
intelligenza. Qui non si deve parlare del coraggio: il coraggio, lo si ha o non lo
si ha; esso non un travaglio. Prendete dei soldati in tempo ordinario, se hanno
delle qualit morali che li distinguano, questo non riguarda l'economia politica,
ed anzi quelle qualit morali li faranno uscire dall'ordine di semplici soldati. Il
travaglio del soldato dunque un travaglio nel quale l'intelligenza ha poca parte.
L'ufflziale un uomo che in fondo reca altra cosa che del travaglio: sia che
egli abbia acquistato la sua istruzione passando pei differenti gradi, sia che egli
abbia fatti degli studii in una scuola militare, evidentemente egli reca un capi
tale, come noi lo abbiamo sufficientemente spiegato. Si avrebbe dunque torto di
chiamare la sua paga come quella del soldato, salario propriamente detto.
L'operaio che discende nelle miniere ha senza dubbio un travaglio assai rude.
Ma paragonate il suo salario al salario degli altri operai nel medesimo sito; poi
ch non si dovr mica paragonare il salario di un minerario nella Cornovaglia, per
esempio, con quello di un sarto a Londra; bisogna paragonare il salario di quel
minerario con quello di un sarto nella citt vicina, nella medesima sfera, in
fluendo le medesime circostanze sul mercato. Ebbene, voi vedrete che il mine
rario pagato maggiormente, fors'anche lavorando meno. Perch? perch il suo
travaglio offre dei pericoli che non offre il lavoro del sarto.
La maggior parte di queste differenze fra i salarii si spiegano o per una dif
ferenza nel lavoro o per la circostanza che il lavoro non solo ma accompagnato
da un capitale, o da un pericolo, o perch il lavoro richiede altre condizioni per
essere utile che il semplice travaglio muscolare o anche il semplice lavoro intel
lettuale: qualche volta si paga una qualit morale. Perci quando voi avete un
garzone di cassa, non pagate mica solamente lo sforzo che egli fa mettendosi
sulle spalle un sacco di scudi, la pena che egli ha di girare a quel modo per
Parigi; voi pagale la sua onest, ricompensate la qualit morale che avete tro
vata in lui, perch sapete che potete confidargli non solamente gli scudi che ha
sulle spalle, ma i biglietti di banco che ha nel suo portafoglio. Ora, se tengasi
conto di tutte queste circostanze, se ritirisi tutto quello che non lavoro propria
mente detto, voi vedete che la proposizione di Smith pu giustificarsi; ben inteso,
lo ripelo, che non bisogna prendere tempi e luoghi differenti, altrimenti voi pian
iate un problema insolubile. Non questo il problema che l'economia politica si
590 p. bossi.
propone di sciogliere: sarebbe questo, per parlare il linguaggio dei matematici,
un problema, nel quale vi sarebbero pi incognite che equazioni.
Si cerca la legge economica che regola i salarli ; questa legge per tutti i
tempi e per tutti i luoghi, ma non si applica che al gruppo di quei Tatti i quali
si concentrano in un dato tempo ed in un dato luogo. Intesa cos, la proposizione
di Smith giusta nel senso che vi tendenza costante, permanente, dei differenti
fatti del lavoro ad agguagliarsi.
La cosa semplicissima e noi ne siamo testimonii ogni giorno. Perch ve-
diam noi delle bande disgraziatamente troppo numerose di Tedeschi, di Svizzeri,
discendere le rive del Reno, traversare la Francia e poi l'Oceano, ed approdare
agli Stali Uniti? Perch si detto loro che colaggi si pagava un dollaro la gior
nata di lavoro. Vanno a cercare il dollaro per giorno che si d agli Stati-Uniti,
mentre nella loro patria non hanno che 20, 30 o 35 soldi.
Ondech n la distanza, n la difficolt della traslocazione , n i pericoli
della navigazione, n il dolore di abbandonare il suolo natale, impediscono al
lavoro di andare a cercare gli alti salarii. L'Irlandese il quale affezionatissimo
al suolo natale, l'Irlandese che soggetto alla nostalgia del pari che l'abitante
delle montagne della Svizzera, va pur esso a cercare alti salarii in Inghilterra ed
arriva pure a grossi stormi agli Stati-Uniti. Gl'Irlandesi sono arrivati in numero
cos grande agli Stati Lniti che vi hanno fatto ribassare i salarii. Aprite degli
opificii, delle ricche miuiere di carbone in ricche situazioni: sarete obbligato di
dare quattro o cinque franchi per giorno agli operai, ma non temete nulla: ben
presto il casale diventer un borgo, il borgo una citt, il lavoro verr a cercarvi
gli alti salarii.
Cos succede di tutto. Quando la guerra era una grande carriera, si mancava
forse di giovent la quale si dedicasse agli studii militari? No, certamente, non
se ne mancava. E quando un'era di pace succeduta alla guerra, verso dove si
rivolge la massa degli intelletti? Verso gli studii che fioriscono nella pace.
Voi lo vedete dunque, si tratti di travaglio manuale, di travaglio muscolare,
o di travaglio muscolare ed intellettuale ad un tempo, il travaglio e la retribu
zione hanno sempre una tendenza ad agguagliarsi. Tosto che la retribuzione so
verchia da un lato, il lavoro vi si rivolge: tosto che il salario al dissotto del
limite comune, il travaglio si allontana e va a cercare altrove una misura pi alta.
L'uguaglianza vera, costante dei salarii, non esiste in nessun luogo: un so
gno, una ipotesi, come tutte le ipotesi della geometria. La geometria non per
ci meno una scienza esatta. Essa vi dice che le superfcie sono perfettamente
piane, e non ne esiste una sola nella natura che sia cos; essa vi dice che le linee
sono perfeltamente rette, e cos via dicendo; le sono pure ipotesi.
Or bene, avviene lo stesso nella nostra scienza, e questo vi fa sentire anche
maggiormente l'importanza della distinzione che noi facevamo al cominciare del
corso dell'anno passato, e che rifacciamo ad ogni momento, perch non bisogna
mai perdere di vista i principii fondamentali. Quando diciamo che i fatti del la
voro e del salario entrano lutti in un medesimo fatto generale, che tendono ad
agguagliarsi, questa economia politica pura come la geometria, come la mecca
nica razionale, come la balistica razionale. Questa uguaglianza completa non esiste
in nessun luogo, come non esiste in nessun luogo una superficie perfettamente
piana, un corpo perfettamente omogeneo, un corpo che si muova nel vuoto as
MERCEDI, LORO META COMUNE. LEZ. tlll. 391
soluto, un proietto che descriva una traiettoria intieramente identica colla para
bola data dalla legge matematica.
Quando si voluto rimproverare alla scuola inglese il suo metodo, si avrebbe
dovuto provare maggiormente che si avevano ben comprese le teorie che si cre
deva poter permettersi di censurare. Non bisognava dire: voi siete nell'errore,
il vostro incintiti falso; proposizione, lo ripeto, colla quale si provava che non
]o si conosceva; bisognava dire: voi non professale che economia politica pura,
razionale, e trascurale troppo l'economia politica applicata; voi siete in certo
modo, i Lagrange della scienza; ma per arrivare all' applicazione di questa
scienza, per metterla in esecuzione, bisogna pur anche tener conto dei fatti per
turbatori della legge astratta.
Perci, lo ripeto, la proposizione messa in campo da quell'intelletto altronde
cosi pratico, da quell'intelletto cosi poco amante delle astrazioni, da Adamo
Smith ; la proposizione che tutti questi fatti particolari del lavoro e dei salarii ,
per quanto sembrino differenti, hanno una tendenza costante ad agguagliarsi;
questa proposizione, io dico, irrecusabile, quando la s'intenda dentro i suoi
giusti limiti e la si applichi ad un dato tempo e ad un dato luogo. Questa ten
denza esiste difatli sempre; i fatti lo dimostrano ad ogni momento, e lo si com
prende anche meglio, quando non si confonde col lavoro ci che capitale, e non
Ri trascura di tener conto delle qualit accessorie che vengono ricompensate.
Partendo dunque da questo fatto generale, quale la legge economica che
determina la media dei salarii in un dato tempo ed in un dato luogo? Ecco ii
problema. Che cosa quello che fa s che, in un dato mercato, ad un'epoca data,
la media dei salarii sia piuttosto A che B ?
Ma qui, n ci vi discoraggi, bisogna prevenirvi dei molti equivoci nei quali
potreste troppo agevolmente cadere, aprendo i libri degli economisti. Questi equi
voci potrebbero essere l'effetto del linguaggio del quale si servono. Siccome noi
etessi saremo obbligati di adoperare qualcuna delle loro locuzioni, della pi
alta importanza di conoscerne bene il valore, sotto pena di gettarsi in una deplo
rabile logomachia, come succeduto a parecchi di loro.
Se voi leggete talvolta degli storici i quali si occupino d'altro che di battaglie
ed intrighi di corti, troverete forse che in certa epoca, per esempio, sette o otto
secoli sono, si aveva un operaio mediante, io dico un numero a caso, mediante
5 soldi al giorno. Oggid, voi non avreste quello stesso operaio, suppongo un
taglia-pietre, che per 30, 40, o 50 soldi, in fine per un prezzo mollo pi alto
che 5 soldi. Che cosa significa questo? Il salario dell'operaio era esso pi grande
allora, o pi grande oggid? Potreste voi dirlo? Eh! signori, la maggior parte
di voi sarebbero senza dubbio impacciatissimi per rispondermi. Donde verrebbe
il vostro imbarazzo? Voi mi direste: La moneta di quei tempi non la mo
neta d'oggi; cinque soldi d'allora non sono cinque soldi d'oggid.
Ebbene? Semplifichiamo il problema. Supponiamo che al tempo di Carlo VII
vi fosse la medesima moneta che oggi ; supponiamo che al tempo di Carlo VII
vi fossero dei franchi, che ciascun franco contenesse cinque grammi d'argento a
0,9 di fino come oggi. E supponete che vi si dica che un operaio di quel tempo
riceveva 10 soldi per giorno, mentre un operaio d'oggi ne riceve 30 e che io vi
domandi quale dei due pagato meglio? Io sono sicuro che gli studii da voi
fatti v'impediranno di rispondermi senz'altra riflessione: L'operaio d'oggi ,
392 p. bossi.
perch in fatto voi non ne sapete nulla. Per essere in grado di dire se l'operaio
d'allora fosse pagato pi o meno che quello d'oggi, che cosa bisogna sapere?
Non si vive mica di soldi-, la mensa di Mida presente alla memoria di tutti.
Mettete un operaio in una citt da lungo tempo assediala, in una citt dove un
pane costi 20 franchi, e poi dategli 5 o anche 10 franchi per giorno, e vedete il
bel salario che egli avr: morir di fame.
Che cosa imporla la somma di danaro? L'essenziale non la somma di da
naro, l'essenziale di sapere quale sia la quantit delle cose utili alla vita che.
egli possa procurarsi col suo salario. Se mi si dica: Al tempo di Carlo VII,
con dieci soldi un operaio poteva avere ogni giorno, oltre un alloggio passabile,
un vestiario decente, della carne ed anche del vino, io dir: ecco un bel sa
lario: tanto di pane, tanto di carne, tanto di vino, un vestiario conveniente ed
un alloggio discreto, ecco un bel salario. Vedr se i nostri operai abbiano o non
abbiano lutto questo, se sieno meglio o peggio nutriti, alloggiati, vestiti, ed al
lora avr una idea giusta del rapporto dei due salarii.
Nello stesso modo, quando si dice: Negli Stati-Uniti si d un dollaro ad un
operaio, presso di noi si danno 2 franchi: quale l'operaio retribuito meglio?
Non u so nulla. Bisogna sapere il prezzo delle cose agli Stati-Uniti; bisogna sa
pere che cosa si possa procurarsi con un dollaro laggi, e con 2 franchi qui.
Poich in una stessa epoca, presumo, a vista di paese, che il dollaro valga
meglio che 2 franchi; ma non avr mai nessuna certezza prima di sapere ci
che si possa procurarsi con una e coll'altra somma.
Adesso, voi comprendete la differenza fra il salario reale e il salario in da
naro, o, come lo si chiamato, il salario nominale. Poich, voi lo vedete, il da
naro non in ci che un interpositore ; si d all'operaio il danaro, invece di
dargli le cose delle quali ha bisogno. Ma egli non prende il danaro che come
strumento alto a procurargli le cose delle quali ha bisogno, e non gi pel piacere
di accumulare in casa sua delle monete d'argento e d'oro.
Il salario nominale si distingue dunque dal salario reale: esso lo vela; ben
lontano di rivelarvelo, vi obbliga ad una seconda investigazione per conoscere il
salario reale.
Si distingue pure il salario corrente dal salario necessario. Che cosa inlen-
desi per salario necessario? La parola ve lo dice: si chiama salario necessario,
ci che strettamente necessario per vivere, il limite al dissotto del quale non vi
sarebbe pi nessun interesse a fare il minimo sforzo, perch si morirebbe di fame.
Ecco quello che stato chiamato salario necessario.
Ma questo non lutto. Ecco una distinzione ben altrimenti essenziale: io
non far che indicarla oggi. Voi avete un'auna di panno. Per produrla, vi stato
A lavoro, B capitale. Vi ancora stata l'azione della rendita; ma per semplificare,
io trascuro la rendita. Vi stato A lavoro, B capitale. Adesso vendiamo quest'
auna di panno e ricaviamone, se volete, 100 franchi. Facciamone la divisione.
Quale la parte afferente ad A, quale la parte afferente a B? Io suppongo che
A prenda 60 franchi e B 40 franchi. Ma A rappresenta 10 persone: queste hanno
dunque ciascuna 6 franchi. Supponiamo che abbiano lavorato ciascuna tre giorni;
saranno 2 franchi al giorno. Con questi 2 franchi (noi supponiamo il lavoro fallo
a Parigi) con questi due franchi per giorno, 12 franchi per setlimana, 624 fran
chi per anno, noi calcoleremo che l'operaio ha potuto vivere in una certa ma
MEBCEDI, LOHO META COMUNE. LEI. Vili. 395
m'era. Gli altri 40 franchi, provenienti dalia vendita dell'amia di panno, sono
stali pel capitalista.
Quale il rapporto di 60 a 40? il rapporto di 6 a 4, il rapporto di 3 a 2.
Adesso, ecco un altro taglio di panno che ugualmente il risultato di A e
di B. Questa volta lo si veude 120 franchi. A prende sempre i suoi 60 franchi,
dunque B ha pur esso 60 franchi. Supponete che le circostanze del mercato sieno
le slesse. Ebbene ! Vi sempre stato un salario di 2 franchi al giorno il quale ha
permesso al lavoratore la medesima vita, il medesimo nutrimento, il medesimo
alloggio, il medesimo vestiario; e, dall'altro lato, vi sono stati 60 franchi. Questa
volta, il rapporto dell'unit.
Che cosa vi di mutato nella posizione delle cose? La retribuzione dell'ope
raio? No, essa la medesima: il salario rimasto il medesimo. Sono aumentali
i profitti : vi slato un mutamento di rapporto fra i salarii ed i profitti; ma
questo mutamento di rapporto non ha mutato nulla alla sorte del lavoratore.
Adesso, vendete una terza auna di panno 120 franchi. E poi supponete che
gli operai, invece di 60 franchi ne prendano 90. Cos hanno preso i tre quarti ;
invece di 2 franchi, hanno 3 franchi per giorno. Ebbene! ciascun di loro riceve
pi, il capitalista riceve meno, mentre nella seconda specie, questi riceveva pi.
La proposizione ancora mutala.
Voi vedete dunque che vi sono due maniere di considerare il salario: si pu
considerarlo sotto il punto di vista della quantit di cose utili che il lavoratore
in istato di procurarsi, che egli ottiene come retribuzione, e poi dal punto di
vista della proporzione nella quale egli prende la sua parte del tutto dividendo
fra lui ed il capitalista. Le proporzioni della divisione possono variare; possono
variare qualche volta, migliorando o deteriorando la sorte dell'operaio, ma qual
che volta eziandio possono variare senza alterare pi la sua posizione. Quanto
prima noi lo dimostreremo pi a lungo.
Intanto, siccome voi troverete molti libri nei quali queste due idee sono affatto
confuse, mescolate, per guisa che gli autori non hanno distinto le proposizioni
afferenti all'una e le proposizioni afferenti all'altra, non perdiamo di vista che vi
un salario considerato in lui medesimo, che alto quando procura all'operaio
molte cose utili alla vita, che basso quando non gliene procura che poche;
e poi che vi un salario propozionale, vale a dire, che alto quando la parte
che l'operaio prende nel tutto da dividersi aumenta, che basso quando questa
parte diminuisce e che indipendente dall'altro. Difatti, non concepite voi che se
il lutto da dividere aumentasse, se in vece di 100 franchi diventasse di 200,
quand'anche l'operaio non prendesse pi che il terzo invece della met che egli
prendeva nel primo caso, non vedete voi, io dico, che il suo salario assoluto sa
rebbe aumentato? Poich il terzo di 200 pi grande che la met di 100. Per
guisa che per coloro i quali parlano di salarii proporzionali, i salarii sono ribas
sali, mentre sono rialzali per coloro che parlano di salarii assoluti. Vi sar dun
que fra le due asserzioni un'opposizione apparente. E poi si faranno sopra di ci
ragionamenti a perdita di vista !
Ma a che cosa dovr sempre attenersi l'economista? Evidentemente al salario
considerato in se medesimo, perch l'uomo non vive mica di proporzioni mate
matiche, ma delle cose che egli si possa col suo salario procurare.
594 p. bossi.
LEZIONE IX.
Signori ,
farci una idea giusta dello stato dei lavoratori a Parigi, poich noi abbiamo
preso Parigi come esempio , ci rimarrebbe a sapere che cosa si possa pro
curarsi oggid a Parigi con 50 soldi. Ma una volta che lo sapessi, una volta
che conoscessi lo stato del mercato, saprei quale sia la condizione dell'operaio
che guadagna 50 soldi e di quello che guadagna 3 franchi; difatti, poich si
tratta di operai nel medesimo luogo e nel medesimo tempo, il danaro pu ser
virmi di termine di comparazione.
Ma se parlisi di due luoghi differenti e soprattutto di due luoghi lontani e
posti in condizioni economiche dilTerenlissime, oppure anche ed a pi forti ra
gioni se trattisi di due epoche lontanissime , io non sar pi affatto nella mede
sima posizione per conchiudere. Se sento che nella Cina un operaio guadagna,
suppongo 5 grammi d'argento al giorno, io dir: 5 grammi d'argento sono 1
franco, l'operaio di Parigi guadagna 5 franchi. Ma ne caver io la conseguenza
che l'operaio di Parigi abbia un salario triplo di quello che riceve l'operaio della
Cina? no. Io non ne so nulla, perch non conosco il rapporto del danaro nella
Cina cogli oggetti necessarii alla vita, perch non so quello che si possa com
prare nella Cina con un franco. Se alla Cina si pu comprare con 1 franco il
terzo solamente di ci che si pu comprare a Parigi con 3 franchi, dir che
l'operaio di Parigi pagato tre volte tanto che l'operaio cinese. Ma se alla Cina
si pu vivere cos bene con l franco come a Parigi con 5 franchi, la posizione
degli operai sar affatto identica. Che cosa importa che il salario sia rappre
sentato qui da 3 franchi e l da 1 franco? Non diciamo ogni giorno che un uomo,
il quale abbia 100,000 franchi da spendere all'anno a Londra non punto pi
ricco di colui che ne abbia 30 o 40,000 a Parigi? E questo vero. Non diciamo
noi ogni giorno che un uomo il quale abbia 20 o 50,000 franchi a Parigi meno
ricco di colui che ne abbia 15 o 20,000 in provincia? Ed anche questo per
fettamente vero. Difatti si dura fatica a procurarsi in Londra con 100,000 fran
chi ci che si pu procurarsi in Parigi con 40 o 50,000; da un altro lato a Pa
rigi non si pu procurarsi con 50,000 franchi quello che si procura con 15 o
20 mila io provincia.
Quando si parla di due epoche o di due luoghi differenti, il danaro non
pi una misura comune; il rapporto diventa incerto.
Qui ritorna a presentarsi quello che, del resto, noi abbiamo gi lungamente
spiegato, cio che non vi ha nessun campione permanente e certo del valore. Il
valore cosa variabile e mobile di sua natura ; non pu dunque esservi una mi
sura certa e permanente del valore. Quando mi si dee che 1 franco, alla Cina,
ottiene tale cosa sul mercato, e che, a Parigi, 1 franco ottiene tale altra cosa,
che posso io conchiuderne? Supponete che 1 franco, a Parigi, comperi sola
mente la met di ci che esso compera alla Cina, quale conseguenza posso io
rilrarne, se non so da quali termini dell'equazione dipenda la differenza? So
pra un mercato vi ha 10 in danaro e 20 in mercanzie, e sopra un altro mercato
10 in danaro contro 10 in mercanzie. Adesso mutate i due termini. Dove eravi
10 io danaro e 20 in mercanzie suppouete che v'abbia ora 20 in danaro e 10
iu mercanzie, ed avrete un nuovo rapporto. Mentre prima con 1 di danaro compe
ravate 2 di mercanzie, adesso non comperale pi che 1. Ma come saprete voi se
questa differenza derivi dall'essersi raddoppiato il danaro, o dall'essersi dimi
nuita di met la mercanzia? Non evidente che il risultato che voi avete otte
396 r. bossi.
nulo portando il danaro a 20, l'avreste ugualmente ottenuto ribassando la mer
canzia alO?
Questo vero di tutti i salarii che confrontate: arrivate a risultati simili,
qualunque sia quello dei due termini che voi alteriate. Ci posto, come potete voi
ritrarrle una conseguenza piuttosto per un termine che per l'altro, se non sapete
donde venga l'alterazione?
Ecco perch, quando vi si dice, che a tale epoca, con un'oncia d'argento, si
comperava tanto grano, e che a tale altra epoca se ne comperava meno, voi non
sapete che cosa conchiuderne. Direte voi che l'argento valeva meno? possibile
ina ugualmente possibile che il grano fosse diminuito di quantit. Voi non po
tete dunque ricavare da questo fatto nessuna conseguenza relativamente all'ar
gento. Pu darsi che la quantit dell'argento sia rimasta la medesima e che sia
quella del grano che abbia mutato. Oppure volete voi che sia quella dell'argento?
Voi potrete arrivare anche cos al medesimo risultato.
Non dunque mai esaminando il rapporto dell'argento alla mercanzia che
voi potete trarre una conseguenza relativa all'uno o all'altra ; bisognerebbe co
noscere quale dei due termini abbia mutato. In alcuni casi si pu saperlo, ma le
pi volte lo si ignora, e non bisogna alTrellarsi a conchiudere.
Quello che io dico delle due epoche ugualmente vero di due luoghi diffe
renti, e quanto pi le condizioni economiche di questi due luoghi sono diffe
renti, tanto pi difficile di trarne delle conseguenze.
Arrivo all'altra distinzione: la misura dei salarii considerala in se medesima
ed il rapporto del salario ai profitti ; distinzione che stata il soggetto di una
specie di discussione assai viva fra economisti molto celebri, poich Ricardo
quello che, pel primo, ha Ossalo l'attenzione in una maniera affatto particolare
sul rapporto dei salarii ai profitti. Ricardo ha detto: Vi ha un prodotto da di
videre fra due parti: i lavoratori ed i capitalisti; per conseguenza quando gli uni
prendono una grossa parte, ne rimane una piccola per gli altri. Siccome il tutto
Io stesso, quanto pi la parte degli uni diventa grande, tanto pi quella degli
altri diventa piccola, e viceversa .
Fin qui certamente non vi nulla a ridire, aritmetica pura. Ma allora
Ricardo, il quale non ha sempre rispettalo il linguaggio usitato, Ricardo ha detto:
Quando di queste due parli, la pi grossa quella dei lavoratori, i salarii sono
alti; quando la pi grande quella dei capitalisti, i salarii sono bassi . Perci
secondo il linguaggio di Ricardo, quand' che i salarii ribassano? Ribassano
quando la loro proporzione coi profitti diminuisce. Si alzano quando la loro
parte, relativamente ai profitti, si alza. Per esempio vi da dividere 10. Ieri i
lavoratori avevano 5 ed i capitalisti 5 ; oggi i lavoratori prendono 6, i capitalisti
non hanno pi che 4 : per Ricardo, i salarii si alzano, i profitti ribassano.
Qui, signori, cominciala la discussione. Molti economisti, fra gli altri Senior,
hanno severamente rimproverato a Ricardo questa maniera di esprimersi, ed
hanno sostenuto che questo cattivo linguaggio era capace di scompigliare la
scienza.
E in primo luogo, essi hanno detto (ed hanno detto il vero), il rialzamento
ed il ribasso dei salarii, quali voi gl'intendete, non fanno per nulla conoscere lo
stato reale dei lavoratori; poich pu darsi che i salarii, secondo il vostro lin
guaggio, rialzino, e l'operaio riceva meno di quanto ricevesse prima, come pu
Svi. Alili BEALI K NOMINALI. I.KZ. IX. 397
darsi che, secondo il vostro linguaggio, ribassino, e non ostante l'operaio si trovi
meglio per tale mutamento. E la cosa facile ad immaginare. Alcuni operai ed
un capitalista producono, in suppongo, una pezza di panno. Noi abbiamo gi
detto che quello che debbono dividersi, in fondo non la pezza di panno, ma
il prezzo, che tale pezza di panno ottiene sul mercato. Questa pezza di panno
oggi si vende 100 franchi, piglio un numero a caso; la divisione si fa in modo
che gli operai hanno 60 franchi e l'imprenditore 40; domani, la pezza di panno
si vende tuttavia 100 franchi, ma gli operai non ottengono nella divisione che
50 franchi, ed il capitalista riceve gli altri 50. Ricardo dice allora: i salarii
hanno ribassato ; vero, ed in questo caso, tutti sono d'accordo con lui. 1 sa
larli hanno ribassato, poich 50 franchi sono meno di 60 franchi, e poich noi
parliamo dello stesso luogo e della stessa epoca, il danaro pu servirci di mi
sura comune.
Ma ecco che succede una richiesta straordinaria di panno; si messo in piede
un grosso esercito-, vi sono da fare forniture considerevoli; si aperto un nuovo
sbocco, sono slate fatte grandi esportazioni; in breve, la pezza di panno, invece
di vendersi 100 franchi come prima, si vende adesso 160 franchi. In conse
guenza di tale rialzamento di prezzo lo stato del mercato, relativamente agli ope
rai, si modi6ca, e gli operai, invece di avere 6 sopra 10, non hanno pi che 8
sopra 16, vale a dire la met. Essi hanno duuque 80 franchi, mentre prima ne
avevano 60. In questo raso Ricardo dice: 1 salarii hanno ribassato, poich gli
operai che prima avevano 0, 6, non hanno pi che la met ossia 0, 5 . Dal
canto loro gli altri economisti dicono : Il vostro linguaggio non buono che
ad indurre in errore. Gli operai saranno molto contenti di veder sempre ribas
sare i loro salarii a questo modo. Il fatto si che eglino hanno oggi assai pi
mezzi di procurarsi delle cose utili alla vita di quello che ne avessero prima. Non
e dunque vero il dire che i salarii abbiano ribassato .
Io credo che adesso voi comprendiate bene la questione insorta fra gli eco
nomisti. Come vedete, non vi in questo, almeno in apparenza, se non una que
stione di terminologia. Ma come questione di terminologia, essa importante a
conoscersi, poich tutti gli scrittori della stretta scuola di Ricardo adoperando
questo linguaggio, necessario, quando si leggono i loro libri, badare alle loro
espressioni. Mac Culloch, per esempio, non parla mai altrimenti; e quando si
fatta, in Inghilterra, un'inchiesta sul rialzamento e sul ribasso dei salarii, sulla
condizione degli operai, sulla esportazione, sulle macchine ecc., inchiesta nella
quale sono intervenuti i primi economisti ed i primi manifattori dell'Inghilterra,
che cosa succeduto? Si sono presi, diciamolo pure chiaro e tondo, si sono presi
famosi granchi. Allorch i commissarii dell'inchiesta facevano delle interrogazioni
sul rialzamento e sul ribasso dei salarii, i manifattori rispondevano come il buon
senso suggerisce di rispondere. Essi chiamavano 60 pi che 50. Poi venivano
gli economisti della scuola di Ricardo, i quali dicevano tutto al contrario, per
ch non parlavano che del rapporto del salario ai profitti. Se voi leggete quella
inchiesta, vi d'uopo aver sempre questa distinzione davanti agli occhi.
Parimente voi troverete questa proposizione: i profitti non ribassano mai
se non quando i salarii si alzano. Or bene, se voi intendete per rialzamento e
ribasso del salario ci che intende Ricardo, la proposizione incontestabile; ma
se voi intendete con ci il rialzamento e il ribasso reale, vale a dire la maggiore
398 p. bossi.
o la minore quantit di cose utili che l'operaio ottiene, la proposizione non vera.
< I salarli alti, voi leggerete in molti libri, stimolano la popolazione . vero,
ma quali salarii alti? Forse i salarii alti alla maniera di Ricardo? No, certamente
no. Sono i salarii alti reali, vale a dire che allorquando l'operaio riceve molto e
pu procurarsi molte cose utili alla vita, allora condotto a maritarsi. cos che
i salarii alti stimolano la popolazione. Ma i salarii alti alla maniera di Ricardo
possono essere salarii miserabili. Supponete che domani un ricco capitalista si
metta a fabbricare, che so io? di quei cappellozzi che servono pei nostri fucili
brontici. Supponete che egli venda 40 o 60 soldi una scatola conlenente 500 di
quei cappellozzi. Potrebbe darsi benissimo che il capitalista non pigliasse altro che
5 soldi sui 40 o 50 e che tutto il resto andasse agli operai ed alle spese di pro
duzione. Or bene, quale conseguenza ne ricavereste voi? che gli operai hanno dei
salarii magnifici, perch l'imprenditore non prende che 5 soldi sopra una scatola
di 40 o 50 soldi? Mente affatto; bisognerebbe sapere quanti operai occorrono per
fare i cappellozzi e quanto tempo v'impieghino, poich potrebbe accadere che il
capitalista, potendo far fabbricare unaquantil enorme di cappellozzi in una volta,
facesse beneficii considerevoli, mentre gli operai non potendo farne molti in una
volta, non guadagnerebbero che un salario modicissimo. Tutto dipende dal rap
porto del prezzo delle cose utili alla vita col tempo che quelli impiegano, e non
dal prezzo necessario per produrre la cosa.
Vi sono altre proposizioni che sono ugualmente la conseguenza di questo
linguaggio sovente anfibologico e contro il quale bisogna stare in guardia. Quindi
in qualche luogo vi si dice: I salarii alti ed i profitti alti sono incompatibili .
Si, vero. chiaro che non possiamo essere due a prendere i 4{5 di una cosa.
Ma possiamo l'uno e l'altro essere perfettamente ricompensati, io del mio lavoro
e voi dell'impiego del vostro capitale, se il prezzo tale che ambidue noi otte
niamo una larga retribuzione. Ci non si vede egli ogni giorno? Disgraziatamente
gli esempi non ne sono che temporanei. Ma sopraggiunga una circostanza, e per
citarne una, il freddo che fa quest'oggi. Ebbene, tutti i mercanti di combustibili e
le persone da loro impiegate vi guadagneranno, perch il prezzo della legna e del
carbone si elever. Dunque i salarii alti ed i profitti alti in codesto caso non sono
incompatibili agli occhi quasi di nessuno, ma lo sono per la scuola di Ricardo.
Infine si domandalo: Il salario basso in una produzione non permetter
egli al capitalista, all'imprenditore, di vendere la derrata a miglior mercato? Ed
eglino hanno risposto: No, questo non ha alcuna influenza nel prezzo.
Mi spiego con un esempio.
stato supposto, ignoro se la supposizione sia fondata, ma infine stato
supposto che i salarii in Francia sieno meno alti che in Inghilterra. Allora si
detto: se i produttori francesi avessero le stesse macchine, la stessa potenza
capitale, gli stessi strumenti di produzione che i produttori inglesi, non potreb
bero essi, poich pagano ai loro operai un salario minore, dare i loro prodotti a
pi buon mercato che gl'Inglesi? Ed a tale quistione , un economista assai
chiaro ha gravemente risposto: No , queslo non ci fa nulla. E perch di
grazia? Perch il ribasso dei salarii non ha alcuna influenza sul prezzo.
E perch il ribasso dei salarii non ha egli alcuna influenza sul prezzo?
Perch se i salarii ribassano, ci prova che la media dei profitti del paese
elevala. Ora nessun produttore consente a dare la sua mercanzia ad un prezzo
SALAMI BEALI E NOMINALI. LEZ. IX. 599
che non gli permetta di percepire la misura media dei profltti del paese. Si pre
ferisce produrre altra cosa .
Voi vedete dove sta l'equivoco e quanto importi di non perdere di vista il
linguaggio di tale o tal altro economista. Quello da noi ora citalo parlava del
ribasso e del rialzamento dei salarii nel senso di Ricardo. Poich , altrimenti ,
avrebbe commesso una vera eresia in economia politica. Egli non poteva parlare
del ribasso reale dei salarii.
ben evidente che se voi avete degli operai che possiate far lavorare per 20
soldi, mentre in altri paesi si obbligato di darne loro 40 o 50 per lo stesso
lavoro, evidente che potete dare la mercanzia a miglior mercato ritraendone i
medesimi profitti. Quindi, lo ripeto, considerando i salarii come salarii reali, sa
rebbe quella una specie di eresia economica che non si pu imputare all'autore
di siffatta risposta.
Che cosa dunque ha egli voluto dire? Ha voluto dire che esiste una certa
proporzione fra i salarii e i profitti: se questa proporzione muta, se la porzione
dei salarii diminuisce, quella dei profltti aumenta. Ci prova che nello stato eco
nomico del paese i capitali hanno dritto ad una retribuzione comparativamente
pi forte che quella dei salarii. Ci posto chiaro che un capitalista non vi dar
la sua mercanzia ad un prezzo tale che egli non guadagni pi la inedia dei pro
fitti nel paese. un'osservazione la quale, per verit, non di grande impor
tanza in economia politica, ma sulla quale non vi ha nulla di grave ad obbiet
tare. per sempre vero che in ci non si tratta di un ribasso reale di salarii ,
ma di un mutamento di proporzione. Il mutamento di proporzione pu combi
narsi col ribasso reale dei salarii. Ma non si pu dire che se i salarii ribassino
realmente, i prezzi non possano ribassare.
E non che pur troppo vero che, se tutto ad un tratto si facesse una grande
accumulazione di lavoratori in qualche luogo, sarebbero questi obbligati di con
tentarsi di salarii minimi. Allora che cosa accadrebbe? Accadrebbe che i capita
listi farebbero profltti pi considerevoli per un momento, poi arriverebbero altri
capitali ed avrebbe luogo il ribasso dei prezzi per effetto della concorrenza.
cosa che vediamo ogni giorno.
Infine un'ultima osservazione preliminare la seguente: quando si parla
della misura dei salarii , vogliate non confonderla col costo del lavoro pro
dotto dal lavoratore. Quindi pu darsi che in un dato luogo i salarii siano
bassi ed il lavoro caro , mentre in un altro luogo i salarii saranno alti ed il
lavoro ottenuto a miglior mercato.
Difalti, signori, supponete un operaio indolente, inetto, che lavori cinque o
sei ore del giorno, e lavori malamente. Codesto operaio guadagna 20 soldi al
giorno in tale paese. Poi in un altro paese gli operai sono intelligenti, attivi,
lavorano dieci ore per giorno, producono tre volte tanto di quello che produce
il primo e guadagnano tre franchi. I loro salarii sono alti , perch con tre
franchi possono procurarsi quello che l'altro non pu procurarsi con 20 soldi.
E il prezzo del lavoro ottenuto, quale sar egli nei due paesi? Sar il me
desimo poich l'uno nella sua giornata produce quello che l'altro non produce
che in tre giorni.
N queste sono solamente differenze individuali , ma differenze nazionali.
Si sa bene, per esempio, che nell'India il lavoratore non molto attivo. Se
400 . e. rosi.
nei paesi cattolici vi sono pi feste cbe nei paesi protestanti , ve ne sono
mollo di pi nell'India che nei nostri paesi cattolici, di modo che, quando
voi prendete la massa del lavoro di un individuo nel corso di un anno, tro
vate che l'Indiano ha lavorato meno che un Napoletano, un Napoletano meno
che un Lombardo, un Lombardo forse un po' meno che un Francese, ed un
Francese forse un po' meno che un Inglese.
Or bene, supponete dunque che il salario dell'Indiano sia il pi basso e
quello dell'Inglese il pi alto, ne trarrete voi la conseguenza che il lavoro fatto
dall'Inglese sia pi caro? Mai no, signori ; pu anzi darsi che sia a miglior
mercato; io non ne so nulla, ma la cosa possibile.
Non bisogna dunque confondere il salario col costo. I salarii possono es
sere i medesimi, il costo differente, come il costo pu essere il medesimo e
differenti i salarii. Questo dipende da tutte le variet che si possono incontrare
nel lavoro e nei lavoratori.
E qui , per terminare , d'uopo notare che quando si voglia informarsi
dei salarii in un dato paese o in un dato tempo , non bisogna contentarsi
delle informazioni, le quali non ci dessero cbe i salarii, per cos dire, di un
istante. Non bisogner dire: Nel tal giorno o nella tale settimana, i lavora
tori in quella fabbrica hanno avuto tale salario ; dunque ecco la misura dei
salarii. I salarii, come qualunque altro valore, sono variabili; la loro misura
non costante. In conseguenza non un giorno , una settimana , nemmeno
un mese che bisogna considerare quando si voglia indagare la condizione delle
classi operaie relativamente ai loro salarii. Il meno che si possa prendere
un anno. Io dico un anno , perch almeno nel corso di un anno voi avete
la stagione difficile e la stagiona facile, l'inverno e l'estate; nel corso di un
anno avete il tempo dei ricolti ed il tempo che la terra non produce nulla ;
nel corso di un anno avete le differenti fasi che possono influire sopra i salarii,
e potete sperare di avere una media che si avvicini alla verit; il che non vuol
mica dire che se potete fare una media di due, tre o quattro anni, non farete an
che meglio, ma solamente che una media presa sopra uno spazio di tempo mi
nore dell'anno non sufficiente. Sapete benissimo che vi sono dei lavori i quali
scioprano nell'inverno. Se dunque voi prendeste la vostra media su questa parte
dell'anno solamente, potreste conchiudere che nel paese di cui si trattasse, i sa
larii fossero quasi nulli. Ora la conchiusione sarebbe falsa, perch vi sono altre
stagioni dell'anno nelle quali i salarii sono elevatissimi. Cos nella Lombardia ed
in tutti i paesi delle risaie vi sono mesi intieri in cui non necessario impiegare
il minimo lavoro; e poi arriva un momento in cui occorre un lavoro assai affret
tato, il pi assiduo, che non ammette alcuna interruzione, che si fa di giorno e
di notte. Allora legioni di lavoratori arrivano da ogni parte e vengono a pren
dere dei salarii. Potete voi riguardare codesti salarii come salarii annuali? No.
Ondech, il minore spazio di tempo che si possa considerare lo spazio di
un anno. N questo tutto. Non nemmeno cosa molto ragionevole considerare
il salario di un individuo. Si pu considerare l'uomo come un individuo sotto
molti rapporti; ma sotto il rapporto economico , sotto il rapporto del lavoro,
quello che bisogna essenzialmente considerare la famiglia.
Sarebbe ridicolo il dire: ecco un uomo il quale guadagna 30 soldi il giorno,
ma a rigore un uomo pu benissimo cavarsela con 30 soldi; sarebbe ridicolo di
SALARII REALI E NOMINALI. LEZ. IX. 401
LEZIONE X.
Che cosa s'intenda per salario necessario. Esso varia secondo i luoghi ed i tempi. Quanto
pi un paese incivilito, taoto pi il salario necessario vi grande. Si tratta
adesso di conoscere i fatti io virt dei quali i salarii aumentano o diminuiscono.
Evidentemente vi sono due termini nel problema: i lavoratori e la cosa da divi
dere. Ma l'uno e l'altro termine essendo mobili, variabili, giova studiarli prima
separatamente. Esame del primo termine. Supponendo la cosa da dividersi inva
riabile, i salarii sono evidentemente in ragione inversa del numero dei lavoratori.
Tendenza della popolazione a divenire troppo grande relativamente ai mezzi di
sussistenza.
Signori ,
non decadere; pur sempre vero che, se non ottenga di che nutrire le sue pa
riglie, di che tenerle in buono slato , di che farle curare se cadano malate, di
che surrogare i cavalli ridotti inservibili, egli fa un cattivo negozio, non ottiene
nemmeno quello che necessario per continuare il suo commercio. Questi
sono fatti volgari.
Perci, quand'anche si volesse permettersi di paragonare il lavoratore ad un
ssere possessore di una macchina inseparabile dalla propria persona , sarebbe
pur sempre vero che il salario necessario consisterebbe in ci che gli bisogna per
vivere, per nutrirsi, per vestirsi, per alloggiarsi, per mantenersi conformemente al
proprio stato, e di pi per lasciare dopo di s un uomo che lo rimpiazzi , per
allevare i suoi figli, per metterli in grado di arrivare, essi pure, all'et ed alla
posizione di lavoratore. Senza di questo, si troverebbe in una condizione peggiore
che colui del quale parlavamo, che deve ogni anno risparmiare una somma suf
ficiente per riformare il capitale che si deteriora, Ebbene, l'uomo, ogni anno della
sua vita, vede diminuire, se cos posso esprimermi, il capitale che egli porta in
se stesso. Egli deve dunque, per la medesima ragione, per ottenere il suo salario
necessario, potere, sulla retribuzione annuale, risparmiare tanto da darsi un so
stituito alla sua morte o nell'et della vecchiezza o dell'impotenza.
Adesso che noi abbiamo ripreso questa nozione del salario necessario, cono
sciamo il punto di partenza allorch si vuole giudicare della quota dei salarti e
della sorte degli operai, DifalLi, cosa evidentissima, anzi quasi inutile dire che
al dissotto del salario necessario non vi che la miseria, il patimento, il deteriora
mento ed a poco a poco la malattia e la morte del lavoratore. Al di sopra del sala
rio necessario, se la ragione non cessa di accompagnarlo nei suoi successi econo
mici, vi per l'uomo, prosperit, miglioramento progressivo della sua condizione,
felice mutamento di stato, pi alto grado di civilt, perch , al di sopra del sa
lario necessario, vi primieramente possibilit di risparmiare, col risparmio, pos
sibilit di diventare ad un tempo lavoratore e capitalista, di aumentare i suoi red
diti, e coll'aumento dei suoi redditi, possibilit di aumentare i suoi godimenti, il
suo benessere, di procurarsi alcuni di quegli agi, i quali permettono all'uomo di
abbandonare per qualche tempo il travaglio puramente muscolare per dedicarsi
ad occupazioni pi conformi alla dignit della sua natura. Allora anche l'operaio
pu procurarsi qualche istruzione; partecipare esso pure, in una certa misura, ai
godimenti dell'intelletto; inflne gustare, esso pure, piaceri che non sieno pi piaceri
grossolani e nocivi alla dignit dello spirito non meno che alla sanit del corpo,
Ma questo non tutto, signori, in quanto al salario necessario. Perch la pa
rola necessario ci offre l'idea di qualche cosa d'immutabile, d'immobile, non si
deve mica credere che si parli di una cosa precisamente invariabile. La parola
necessario implica qui un'idea di relazione, poich non dimentichiamo mai che
noi parliamo deli'uomo, dei suoi bisogni, della soddisfazione dei suoi bisogni. Ora
questi bisogni sono diversi, variabili, e quantunque taluni tra loro ci sieno asso
lutamente comuni a tutti, come, per esempio, quello di saziare la nostra farne ,
di spegnere la nostra sete, pur nondimeno si formano nell'uomo delle abitudini
le quali, una volta prese, diventano bisogni veri, bisogni tali che l'impossibilit
di soddisfarli produce i medesimi effetti che l'Impossibilit di soddisfare quelli
anche pi urgenti e comuni a tutti, vale a dire, produce il patimento, il deterio
ramento e la morte.
404 p. bossi.
Difatti, un disgraziato contadino Irlandese cammina tutto l'anno a pie scalzi,
si sdraia dentro una capanna nella quale noi non vorremmo forse far cucciare
il nostro cane, si nutre di palate, fortunato ancora quando pssa condirle con
un pizzico di sale, o quando possa annaffiarle con una tazza di latte, e va coperto
di cenci. Ecco il suo reggime, e non mica il reggime di un giorno, quello
d'ogni giorno; questo tanto vero che egli non sa nemmeno concepirne un
altro diverso.
Or bene , signori , quel disgraziato contadino Irlandese non per muore di
fame. Questo succede qualche volta; ma infine la popolazione aumentata, mal
grado quella miserabile vita.
Ma applicate colai genere di vita ai suoi vicini, immaginate un bel mattino
di sottomettere ex abrupto tutta la popolazione inglese a siffatto reggime; voi ne
farete morire i tre quarli; non vi nulla di esagerato in tale asserzione, io credo
che ne fareste morire i tre quarti prima della fine dell'anno. Certamente non
moriranno mica su due piedi, come si cade sotto le palle di una battaglia ; ma
languiranno, ma saranno vitlime di lunghi patimenti, ma le malattie s'impadro
niranno di loro, le febbri, il tifo, tutti i flagelli dell'umanit li decimeranno, come
lo vediamo nelle piazze assediate. Non vi ha uno di voi il quale non sappia che
i patimenti di un assedio non cessano mica il giorno in cui si aprono le porte della
citt assediala; non vi ha uno di voi il quale non sappia che i pi grandi guasti
avvengono dopo tolto l'assedio, allorch si provano tutte le consegnenze della
farne e dei patimenti d'ogni maniera che si sono dovuti sopportare.
Se la cosa cos, si pu dire disgraziatamente che per un Irlandese il salario
necessario consiste in pochi cenci , alquante patate, un pizzico di sale , ma non
bisogna conchiuderne che questo sia ugualmente il salario necessario di un In
glese. No, gl'Inglesi, fortunatamente per loro, hanno altre abitudini. Gl'Inglesi
si sono elevati (adopero di proposito quest'espressione, l'umanit si eleva allor
ch bisogni di un ordine superiora diventano per essa una seconda natura), gl'In
glesi, io dico, si sono elevati a dei bisogni superiori , ed il reggime degl'Irlandesi
sarebbe per loro la morte. Un nutrimento sostanzioso, un vestiario compito e pu
lito, un'abitazione ugualmente pulita e sana per l'operaio inglese fanno parte del
suo salario necessario.
Questi esempii, signori, potrebbero essere moltiplicati. Vi sono in Francia po
polazioni le cui abitudini non sono affatto identiche. Se voi volete ad un tratto
sottomettere l'abitante della Fiandra, dell'Alsazia o della Normandia al reggime
dell'abitante delle Aite-Alpi, o di qualunque altra provincia cos situata, la diffe
renza di costumi e di abitudini, senza essere cos grande come nell'esempio pre
cedente ^poich fortunatamente non vi un'Irlanda nel nostro paese), produr
rebbe effetti jn parte analoghi.
Io l'ho di gi detto, e mi piace ripeterlo-, senza dubbio i moralisti hanno ragione
quando ci raccomandano di non abbandonarci ciecamente ai piaceri sensuali, senza
dubbio hanno ragione quando ci raccomandano di non immergerci, se cosi posso
esprimermi, nella materia, di non mettere in oblo la dignit della nostra natura
e le pi nobili facolt dell'uomo, quelle facolt che egli ha ricevuto in dono dalla
Provvidenza. Ma non bisogna negare, da un altro lato, che quando l'uomo prende
certe abitudini , anche relative ai suoi bisogni materiali , queste abitudini non
tendono che ad elevarlo al di sopra del reggime puramente animale, puramente
SALARIO NECESSARIO. LEGGE DEI SALARI!. LEZ. X. 405
tore si forse lasciato trascinare un poco dallo spirito di sistema. Volendo met
tere nelle sue conchiusioni pi rigore di quanto ne comportassero i soggetti che
noi trattiamo, egli immagin di stabilire una regola matematica per l'accresci
mento simultaneo della popolazione e delle sussistenze, e disse: Le sussistenze
si accrescono secondo la proporzione aritmetica, vale a dire come 1,2,3, 4, 5,
6, ecc., mentre la popolazione tende ad accrescersi secondo la proporzione geo
metrica, vale a dire come 1, 2, 4, 8, 16, 32, ecc .
Non affatto questa la parte pi importante e pi seria delle opinioni di
Malthus. Che cosa importa a noi che la proporzione sia aritmetica in un caso,
e geometrica nell'altro? La questione non codesta- La nostra scienza, lo ripeto,
nun ha bisogno di questa esattezza matematica. La questione di sapere se
vero o non vero che la popolazione abbia una tendenza ad accalcarsi contro
l'estremo limile delle sussistenze, vale a dire se, allorquando v'abbia in un paese
un poco di margine nelle sussistenze, non avvenga troppo sovente che la popo
lazione si accresca immediatamente, e con rara prontezza, in sino a tanto che
le sussistenze sieno ridotte al loro limite estremo.
Su questo terreno un economista vivente, e certamente uno dei pi ingegnosi
e dei pi istruiti, Senior, ha stabilito una discussione verso la fine della vita di
Malthus,
Senior ha troppo senno per non ammettere i fatti allegati da Malthus, e ci
non di meno egli non accetta la legge economica di qusto scrittore. Al con
trario egli opina che si possa stabilire la legge opposta, vale a dire che le sus
sistenze hanno una tendenza a svilupparsi per lo meno tanto rapidamente quanto
la popolazione.
L'argomento principale, si pu anzi dire il solo argomento serio di codesto
economista, un appello io apparenza irrecusabile alla storia. Vedete, egli dice,
le popolazioni non sono elleno passate dallo stato selvaggio allo slato barbaro,
dallo slato barbaro allo stato incivilito? Secondo la legge di Malthus questo sa
rebbe stato impossibile. Se le popolazioni si fossero sempre accalcate contro l'e
stremo limite delle sussistenze, non vi sarebbe mai stato risparmio possibile; se
il risparmio non fosse stato possibile, l'accumulazione non lo sarebbe stato
altrimenti, l'accrescimento dei redditi non lo sarebbe slato nemmeno; e tutti
sanno che senza di questo non vi incivilimento. Se dunque le popolazioni
hanno potuto elevarsi a poco a poco dallo stato di barbarie allo stato di semi-
barbarie, poi allo stato di semi-incivilimento, poi in fine allo stato di civilt inol
trata nel quale noi ci troviamo, bisogna riconoscere che la legge rivelataci dalla
storia appunto la legge contraria a quella di Malthus .
io non voglio qui trattare incidentalmente la questione della popolazione. Mi
limilo ad alcune parole per mettervi in guardia contro un argomento specioso, ma
che non mi sembra conchiudenle.
Primieramente , quando Malthus ha stabilito la sua legge , non ha mai
preteso , e nessuno al pari di lui ha mai preteso che fosse questo un fat
to il quale seguisse una linea retta e costante , senza oscillazione nes
suna. Tutt'altro. Appunto perch Malthus diceva : Quando le sussistenze
oltrepassano i bisogni della popolazione, duopo godere di questo stato ,
non si deve accalcarsi contro l'estremo limite delle sussistenze ; appunto perch
egli diceva questo, supponeva benissimo che vi sieno circostanze nelle quali le
408 p. bossi.
sussistenze oltrepassano i bisogni della popolazione; altrimenti i consigli che d
sarebbero stati perfettamente inutili ed anzi ridicoli.
Non gi nel momento in cui una popolazione stabilita nell'America del
Norie nuotava per cosi dire nell'abbondanza, e poteva, a vista e saputa di tutto
il mondo, dare salarii altissimi, non era allora che si potesse ignorare come vi
sieno nella vita dei popoli talune fasi nelle quali, per la natura stessa delle cose,
le sussistenze oltrepassino, qualche volta di molto, i bisogni della popolazione.
Difatti l'incivilimento ha fatto dei progressi cos. Poich allorquando Senior
parla di trib selvagge le quali passano gradatamente dal loro primo slato allo
stato semi-barbaro, poi allo stato incivilito, cosa trista a dirsi, ma della quale
bisogna pur convenire, questo non conforme alla storia.
Come avviene egli, se il mondo cominciato dalle trib selvagge, che sia ar
rivato allo stato dei popoli civili? Poich tutte le trib selvagge che noi conoscia
mo ( e ve ne ha ancora disgraziatamente un numero assai grande ) hanno fino
al presente resistito in modo inconcepibile a tutti i tentativi d'incivilimento che
sono stali fatti presso di loro. Io non voglio mica dire che l'avidit europea
v'abbia tenuto la migliore strada possibile ; ma, gli un fatto, non vi quasi
esempio di tale passaggio di un popolo barbaro allo stato di semi-civilt, poi di
civilt intiera. Ci che la storia c'insegna, poich disgraziatamente i documenti,
storici non ci provengono se non dai popoli abbastanza avanzati per avere una
storia, si che l'incivilimento nel mondo antico successe come nell'America del
Norie. Colonie di un popolo incivilito partivano ed andavano a recare il loro la
voro, la loro industria, la loro civilt in un paese che non era occupato se non
da popolazioni selvagge. Ivi si stabilivano, introducevano la coltura delle terre;
ed allora, accadeva ci che accaduto nell'America del Norie, che, durante un
certo tempo i mezzi di sussistenza oltrepassavano i bisogni della popolazione.
cosa naturale. Ma presto il livello si stabiliva fra la popolazione e i mezzi di sus
sistenza. La storia non dessa sempre pronta per parlarci di quelle emigrazioni,
direi anzi di quelle innondazioni di popoli i quali andavano a cercare altrove
quei mezzi di sussistenza che essi non trovavano pi nel suolo nativo?
dunque verissimo che vi sono nella vita dei popoli certe fasi prospere,
nelle quali i mezzi di sussistenza oltrepassano la popolazione. Fortunali quelli
che profittano di colali momenti ; sciagurati quelli che , come g' Irlandesi ,
non fanno alcun caso di quelle circostanze e seguono la legge indicata da
Malthus.
Quindi, lo ripelo, segueudo le sue sole tendenze naturali, la specie umana
portata ad accalcarsi contro l'estremo limile delle sussistenze. Ma, torno a dirlo,
l'uomo dotato di previdenza e di ragione. Il contrario dunque possibile , e
quando si verificato il contrario, allora appunto le societ hanno fatto qualche
passo nella carriera dell'incivilimento.
In quanto al primo termine , in quanto ai lavoratori, dunque vero che
quanto pi grande ne il numero, tanto meno grande (a cose d'altronde uguali)
la retribuzione che essi ottengono; in altri termini, il salario. Cos l'Irlandese
lavora per un salario minimo, per un salario che l'Inglese nemmeno accetterebbe.
Cos l'Irlandese emigra per andare a cercare un salario pi abbondante, sia nel
l'America del Norte, sia in Iscozia o in Inghilterra. Vi ha in Irlanda un sover
chio di operai , soverchio , io ben lo so, la responsabilit del quale deve essen
SALARIO NECESSARIO. LEGGE DHI SALAMI. LEE. X. 409
zialmente cadere sopra un governo, il quale per cos lungo lempo ha trattato
l'Irlanda nel modo pi inumano e pi contrario ad ogni principio di dritto e
di giustizia. Se quella popolazione si abbandonala a tendenze irriflessive,
perch essa ha cercato di perdere nell'obblio di se medesima il sentimento di
quei mali con cui un governo ingiusto non cessava di opprimerla.
Oggi cominciata un'era nuova per quel paese. Ma ci vorr molto tempo
prima che la sua condizione economica si migliori in modo sensibile; ci vorr
mollo tempo prima che grandi capitali si accumulino in Irlanda e vi cagionino
una richiesta considerabile di lavoro, e prima che la popolazione ritrovi quelle
abitudini di fatica costante ed assidua, d'ordine e di dignit umana che essa ha
disgraziatamente dimenticate stto una oppressione di secoli. In queste materie
il male si compie rapidamente, ma una volta che lo si abbia prodotto diffcile
tornare indietro e ripararlo.
Queste osservazioni generali sono lontane dall'avere sciolto il problema che
ci occupa. L'importante di sapere i principii che regolano le oscillazioni del
secondo termine.
LEZIONE XI.
Ricapitolazione della lezione precedente Esame del secondo termine della quistione,
vale a dire ricerca del fatto generale dal quale dipende la misura dei salarii per
una popolazione data, e supposta invariabile. I salarii, si detto sono, in questo
caso, come la richiesta di lavoro; la qual cosa vera. Ha come noi lo abbiamo
gi fatto osservare in modo generale, la formola dell'offerta e della richiesta troppo
superficiale. - Altri hanno detto: l'offerta di salarii si proporziona alla ricchezza
generale ; proposizione la quale non sufficientemente esatta. Certi autori sos
tengono che quando la ricchezza generale aumenta, non vi elevazione dei sa
larii se non quando la ricchezza nuova sia trasformata in cose ad uso dei lavora
tori. questo un errore, che viene dall'abitudine di non considerare che il salario
propriamente detto, e di parlare dei lavoratori come si pu parlare di macchine.
Formola che fa dipendere la misura dei salarii dal reddito nazionale. Essa
vera, lato sensu; ma manca del rigore necessario.
Signori ,
Nella quistione dei salarii, come noi lo dicevamo nell'ultima seduta, vi sono
due termini da studiare le persone e le cose i lavoratori e gli oggetti che
debbono costituire la loro retribuzione. Noi abbiamo cominciato dal supporre uno
dei termini invariabile, la cosa, ed abbiamo vedulo che, in questa ipotesi, i sa
larii si proporzionano al numero dei lavoratori; che i salarii, in una parola, sono
in ragione inversa del numero dei lavoratori; che quanto pi il numero di questi
ultimi grande, tanto pi i salarii ribassano, e viceversa; proposizione la quale
non ha nemmeno bisogno di essere dimostrala, poich evidente che essendo
invariabile l'oggetto da dividersi, quanto pi il numero dei compartecipanti si
accresce, tanto pi la parte di ciascun di loro diminuisce.
In tale occasione noi abbiamo ricordato le nozioni fondamentali della teoria
HO P. ROSSI.
della popolazione, ed abbiamo Tallo notare quanto sarebbe dannoso per la pro
sperit e lo sviluppo successivo delle classi lavoratrici, di adottare leggermente,
senza le restrizioni e spiegazioni convenienti, il pensiero di coloro i quali s'imma
ginano che i mezzi di sussistenza si sviluppino anche pi presto o almeno altret
tanto presto che la popolazione. Questi autori hanno evidentemente generalizzalo
certi fatti sociali e ne hanno voluto ricavare conseguenze permanenti e generali.
Senza dubbio, vero che, iu circostanze date, i mezzi di sussistenza si sviluppano
anche pi presto della popolazione; ma la popolazione non tarda a raggiungerli,
se cos posso esprimermi, e ad oltrepassarli.
Noi abbiamo sotto gli occhi un grande fatto il quale, in fondo, ci presenta,
in un dato spazio ed in un determinato periodo storico, la dimostrazione vivente
di questi principii economici. L'America del Norie stala invasa da una popola
zione la quale, non dimentichiamolo, veniva d'Europa, vale a dire era armata
gi di tutti i mezzi di produzione e d'incivilimento che l'Europa conosceva, e la
quale andava ad applicare immediatamente ad una terra vergine, non solamente
le cognizioni europee, ma pur anche il capitale europeo.
Or bene, senza dubbio, la produzione durante qualche tempo ha potuto ol
trepassare i bisogni della popolazione. cosa semplicissima. N Malthus, n al
cun altro scrittore ha mai pensato di dire il contrario. Nessuno autore ha detto
che se pongansi dieci persone, con tutti gli strumenti necessarii alla coltura, in
mezzo ad uno spazio di terra immenso, queste dieci persone non ne ricaveranno
il nutrimento del quale abbisognano. Ma ecco l'altro fatto che io ho enunciato:
in queste circostanze, la popolazione corre di galoppo, menatemi buona l'espres
sione. Perci la popolazione degli Stati-Uniti ha raddoppiato ogni venticinque
anni. Questa popolazione, la quale non era da principio che di due milioni, ar
rivala oggi ai quattordici milioni, ed in presenza di questo fatto costante, pro
gressivo, che non interrotto, permesso di credere che raggiunger venti milioni
prima di venti anni. Intanto le terre le pi fertili sono gi coltivale; presto bi
sogner passare alla coltura delle terre meno fertili e meno ben situate, ed in
conseguenza facile "vedere che se la costrizione morale non arresti lo sviluppo
della popolazione, questa oltrepasser , se non ai nostri giorni, almeno in uno
spazio di tempo che si pu prevedere, i limiti delle sussistenze; il che non vuol
dire, non dimentichiamolo mai, che le popolazioni possano vivere senza mezzi
di sussistenza ( chiarissimo che non vi mai pi gente che nutrimento ), ma
solamente che si arriva a quel punto in cui la popolazione, lo ripeto, si accalca
contro l'estremo limite delle sussistenze : l'uomo ha certi bisogni indispensabili,
abitudini che sono per lui una seconda natura, e quando, da sciagurate circo
stanze, gli sia tolto il mezzo di soddisfare a tutti quei bisogni, e di continuare in
tali abitudini, egli non muore mica issoffalto, lo sappiamo benissimo ; si con
tenta di meno per la forza della necessit; patisce, langue, e cosi la popolazione
e le sussistenze ritrovano il loro livello.
Ma noi non vogliamo insistere maggiormente su questo punto che non po
tremmo, lo ripeto, trattare qui se non incidentemente e che abbiamo gi appro
fondito spiegando la questione della popolazione ex. professo.
Io passo adesso al secondo termine della questione.
Supponiamo invariabile il primo termine. data una popolazione; noi non
ci occupiamo n dei suoi accrescimenti, n delle sue decrescenze. Da quale fatto
OPINIONI SULLA LKU6E DEI SALAHII. LEZ. XI. 411
proprietario, il capitalista e gli operai, vivono ciascuno del loro reddito, e che se
i 10 rappresentano per ciascuno una quantit sufficiente, gli operai vivono e ri
sparmiano qualche cosa, il filiamolo vive e risparmia qualche cosa, il proprietario
vive e risparmia qualche cosa. dunque un reddito reale quello che tutti ri
scuotono.
La scuola flsiocralica diceva: Vi in questo un reddito solamente, non ve
ne sono tre. Non vi ha che una ricchezza reale, quella del proprietario, perch
il proprietario non fa nulla e frattanto riscuote i 10. dunque una vera ricchezza
codesta. Ma l'operaio non produce nulla; esso cambia il suo lavoro con nutri
mento. Lo stesso avviene del linaiuolo; egli cambia il suo lavoro intellettuale, la
sua sorveglianza e l'impiego dei suoi capitali con quello che egli ricava per sua
porzione; non vi in questo nessun prodotto .
Tale era il sofisma della scuola fisiocratica. Se questo non produr nulla,
dite al lavoratore di starsene in riposo, egli morir di fame; mentre al contrario,
ha lavorato, vero, ma ha vissuto e se la sua retribuzione stata sufficiente, ha
vissuto contento, ed in islato di progresso. Lo stesso dicasi del fittaiuolo.
Il reddito sociale si compone dunque della somma dei redditi dei proprietari,
dei capitalisti, e dei lavoratori.
Ma io torno alia nostra questione: i salarii si proporzionano essi al reddito
sociale ?
Vi sono economisti i quali dicono : No, e la prova, eccola (io prendo l'e
sempio che essi danno ) : Voi avete un paese coltivato a cereali. Le propriet vi
sono vaste, ma divise in un grandissimo numero di poderi, come in Irlanda.
Tutto ad un trailo sorge una forte domanda di altre cose fuori dei cereali. I ce
reali ribassano di prezzo, ma vi una grande richiesta di lana, di cavalli, ecc.
Allora i proprietarii dicono: Questa coltura di cereali in piccoli poderi, ben
lontana dal renderci quello che ci renderebbero grandi pascoli. Questi grandi pa
scoli ci menerebbero in grado di corrispondere alle richieste di carne, di lana,
di cavalli, ecc. . Essi congedano dunque i loro piccoli fittaiuoli ( un fatto che
succeduto), gli alberi sono tagliati, i casali rasi, le famiglie di lavoratori espulse,
tutto ridotto a pascoli, e dove vivevano, bene o male, ma in fine vivevano del
loro lavoro cinquanta, sessanta, cento famiglie, vi sono adesso tre o quattro man
driani che sorvegliano i numerosi armenti i quali hanno preso il posto degli abi
tami. Or bene, il reddito dei proprietarii aumentato; essi avevano prima mille
di reddito, oggi hanno duemila; e frattanto i salarii hanno diminuito, perch tutti
quei lavoratori espulsi non hanno di che vivere e vanno ad offerire il loro lavoro
al ribasso dove meglio possano .
Ecco dei fatti, e bisogna dirlo dei falli storici. Ma esaminiamo la conseguenza
che se ne ricava. Il reddito, si dice, aumentalo, ed il salario diminuito .
poi egli ben vero che il reddito abbia aumentalo ? Non anche questa una di
quelle allucinazioni nelle quali si cade quando si vuol sempre riguardare il lavo
ratore ed il salario sotto quel punto di vista speciale che noi abbiamo cos spesso
criticato?
La cosa evidente. Perch voi non riguardate il lavoratore sotto il suo
vero punto di vista, perch lo riguardate come cosa pres30 a poco simile agli
animali che sono venuti a surrogarlo, e non considerate altro che il reddito del
proprietario.
/
416 p. rossi.
Il reddito del proprietario aumentalo, vero; ma il reddito sociale desso
aumentato? Ecco la questione; non dovete voi diffalcare tulli i salarii perduti da
gli operai? Non dovete voi diffalcare i profitti di tulli quei piccoli filiamoli il cui
debole capitale divorato? Voi gli avete espulsi colle loro vacche e colle loro ca
pre; ciascun di loro stalo obbligato di ammazzare la sua vacca e la sua capra
e di squartarle per viverne quindici giorni o Ire settimane. Quando voi dite che
il reddito aumentato non parlate dunque del reddito sociale, ma solamente del
reddito del proprietario. Il reddito del proprietario aumentato, ma possibile
che nello slesso tempo il reddito sociale sia diminuito. Il contrario ugual
mente possibile, io non lo nego. possibile che l'eccedenza del reddito guada
gnato dal proprietario superi il reddito che hanno perduto i lavoratori e i
piccoli capitalisti.
Io dico solamente che un ragionamento erroneo lo stabilire che in questo
caso il reddito sia aumentato. Pu essere aumentato, ma pu ugualmente essere
diminuito; ed anzi io sono inclinalo a credere che, da principio, sia dimiuuilo. Pi
tardi, siccome il profitto dei proprielarii rimarr costante e che una parte dei la
voratori espulsi trover ad impiegare il suo lavoro altrove, polr darsi che il red
dito sociale riceva un aumento ; ma, da principio, vi sar probabilmente una
perdita.
Ondech quando io parlo del rapporto proporzionale fra i salarii ed i redditi,
non si deve considerare solamente un ramo del reddito sociale, si deve consi
derare il reddito nel suo totale.
Intanto la proposizione inlesa cosi, dessa vera? Io credo che essa abbia la
stessa verit che quella da noi esaminata dianzi, ma che abbia puranche i me
desimi difetti. In tesi generale, vero che quanto pi il reddito grande, tanto
pi i salarii sono elevati. Ma ciononostante , non vi in questo lutto il rigore
che noi dobbiamo desiderare, poich non mica detto che tutta l'eccedenza di
reddito sia applicata alla produzione e cagioni una nuova richiesta di lavoro.
dunque una proposizione vera lato sensu ; ma che non ha tulto il rigore
che si deve attendere dalla scienza.
tEGOB DEI SALAMI. INFLUENZA DELLE MACCHINE. LBZ. XII. 417
LEZIONE XII.
Signori ,
dire 1|20 invece di un 1 jlO . Presentala cosi, questa , lo ripeto, una di quelle
proposizioni che non sono n contestate, n contestabili. Ma non mi sembra che
la questione sia in fondo risoluta, poich se tutto consiste nel dire che dove c'
molto si prende molto, e che dove c' poco si prende poco, se tutto consiste nel
dire che, quando si in gran numero a dividersi una data quantit, si ottiene
una quantit minore che quando siasi in picciol numero, siamo tutti d'accordo,
ma non vale la pena di chiamare questo una scienza.
Si dice: In ultima analisi, un certo fondo di mantenimento, una certa quan
tit di cose utili alla vita che gli operai si dividono fra di loro. Senza dubbio,
ma la questione non ist in questo. Perch in un dato luogo, in un dato tempo vi
egli da dividere fra gli operai piuttosto tale fondo di sussistenza che tale altro?
Ecco la vera questione. Se noi partiamo dal fondo di sussistenza come quantit
data, lo ripeto, quanto pi saranno i compartecipanti tanto meno la parte di cia
scheduno sar grande; ma la questione di sapere perch sul mercato A, nel
l'anno 1858, si trovi a dividere fra i lavoratori piuttosto tale quantit di cose
utili alla vita che tale altra; piuttosto, come si dice, tale fondo di mantenimento
che tale altro.
Mi spiegher con una comparazione. Quando ci collochiamo in Inghilterra
(anche questa una nuova prova dell'influenza dei fatti che ci circondano sulle
nostre idee), quando ci collochiamo, io dico, in Inghilterra, paese molto indu
striale, ma nel medesimo tempo agricolo, quando ci collochiamo in Francia dove
le circostanze sono ancora le medesime, oli! senza dubbio sappiamo che vi un
certo fondo di sussistenze sul mercato, perch sappiamo che si raccoglie grano,
vino, canapa, ecc. e che queste derrate sono destinate alla consumazione gene
rale. Allora la vera questione, la questione di sapere perch vi abbia sul mer
cato tale fondo di mantenimento destinato ai lavoratori piuttosto che tale altro,
non si presenta alla mente. Ma usciamo un poco da questi mercati, andiamo,
per esempio, a Venezia ai tempi della sua prosperit, andiamo a Genova la pie
trosa, a Genova circondata da rocce quasi aride e dal mare, andiamo a Ginevra
il cui territorio per la sua poca estensione, servirebbe tutto al pi ai minuti pia
ceri di un signore inglese. Come avviene egli che sul mercato di codesti ricchi
centri di lavoro v'abbia piuttosto tale fondo di mantenimento che tal altro? Cer
tamente se i lavoratori genovesi non avessero altro grano che quello che si rac
coglie intorno alla loro citt, i loro pasti sarebbero assai magri; certamente an
cora se la citt di Ginevra non avesse altro approvigionamento che quello che
essa raccoglie sul proprio territorio, le difficolt sarebbero grandi per lei. Queste
difficolt non vi si trovano. Vi dunque un fondo di mantenimento che arriva da
un'altra parte, che, a dir breve, vi importato. Ma perch vi desso importato?
In altri termini, i salarii raggiungono una certa misura, perch s'importano delle
sussistenze, oppure s'importano delle sussistenze perch i salarii hanno raggiunto
un certa misura?
Evidentemente s'importa in un paese un certo fondo di mantenimento perch
i salarii vi raggiungono una certa misura. Quando un mercante di grano si pro
pone d'importare, io suppongo a Ginevra, diecimila ettolitri di grano, fa egli co
tale importazione per fare, alzare i salarii a Ginevra? Xo, signori, egli importa
quei diecimila ettolitri di grano, perch sa che vi sono tanti consumatori sul
mercato e che hanno tali e tali mezzi di comprare il suo grano. E quali sono co
420 e. bossi.
desti mezzi? Pel proprietario la sua rendita territoriale, pel capitalista i suoi pro
fitti, per l'operaio i suoi salarli. Il fondo di mantenimento arriva dunque perch
vi sono dei salarli ; se i salarii sono abbondanti, l'importazione forte; essa
debole se i salarii sono bassi, e se i consumatori non hanno perci che poco da
naro per comperare quelle derrate.
Ondech, la forinola non mi sembra risolvere il problema; essa pure, io
credo, un effetto di quella maniera di riguardare i salarii alla quale noi face
vamo allusione nell'ultima seduta, e che consiste nel non volere assolutamente con
siderarli che sotto forma d'anticipazione fatta ai lavoratori. Tutti quegli econo
misti i quali ragionano a questo modo, partono da quest'idea, che vi uu certo
numero d'uomini che gl'imprenditori nutrono ad anno, e che in conseguenza i
salarii sono alti o bassi, secondo che questi ultimi abbiano pochi o molti co-
meslibili da distribuire alla gente che essi debbono far vivere.
Non , senza dubbio, che troppo vero che se le derrate necessarie alla vita
sono rare, pu accadere che i salarii ribassino, perch pu accadere che col
salario in danaro pagato all'operaio questi non abbia di che comperare quello
che gli necessario per vivere. Pu darsi ch'egli riceva un salario elevato in da
naro e che frattanto egli sofTra, come pu darsi ch'egli riceva un salario in
danaro bassissimo e che non ostante egli si trovi a suo agio, se i ricolti sieno
talmente abbondanti che il prezzo delle derrate sia debolissimo. Non cade in
mente a nessuno di negare che la quantit delle cose necessarie alla vita non in
fluiscano sui salarii. Tutti sanno che se vi sono due, tre, quattro annate di ricolti
abbondanti senza che il numero degli operai aumenti, questi saranno in una
posizione pi fortunata ; e quando noi parliamo dell'importazione, tutti sanno
che se il gran mercante il quale importa grano a Genova, a Ginevra o altrove,
commette uno sbaglio ; che se, invece d'importare diecimila ettolitri che sono
sufficienti, ne importi trentamila, sar obbligato di venderli a basso prezzo, e
che certamente gli operai ne profitteranno come tutti gli altri.
Ma lo ripelo, non questa la ragione vera che determina la misura dei
salarii.
In ultima analisi, io credo che in questa materia sia impossibile di arrivare
a maggior precisione di quello che offre la forinola usitata, modificata dalla con
siderazione del prezzo delle derrate. I salarii sono come la quantit di lavoro
richiesta, il numero dei lavoratori ed il prezzo delle derrate delle quali questi
fanno uso.
Come il numero dei lavoratori; noi abbiamo gi dimostrato questo fino al
l'evidenza. Come la quantit di lavoro richiesta ; anche questo evidente.
Io dico in terzo luogo, come il prezzo delle derrate delle quali l'operaio ha
bisogno. Vale a dire che, a parit d'ogni altra cosa, quanto pi il prezzo delle
derrate necessarie alla vita alto, tanto pi i salarii sono bassi e che recipro
camente, quanto pi il prezzo delle derrate diminuisce, tanto pi i salarii si
elevano.
Perci, se qui vi sono 10 lavoratori e 50 di lavoro da eseguire, e l 10 la
voratori e 50 di lavoro da eseguire, chiaro che i salarii saranno qui come 5,
e l come 5.
Intanto se, nel primo posto, il prezzo delle derrate necessarie alla vita era
nel rapporto di 5 a 5, col prezzo di queste derrate nel secondo posto, chiaro
LEGGE DEI SALARII. INFLUENZA DELLE MACCHINE. LEZ. XII. 421
che l'equilibrio sarebbe ristabilito : il prezzo maggiore delle cose necessarie alla
vita distruggerebbe il vantaggio della maggiore richiesta di lavoro.
Vi sono sempre tre elementi da considerare nella questione dei salarli:
il numero dei lavoratori la quantit del lavoro richiesta il prezzo delle
derrate delle quali i lavoratori fanno uso.
Se adesso volete rivolgere la vostra attenzione su tutte le questioni pratiche
che si presentano, voi vedrete quanto vi sar facile di spiegarle. Quindi vi si
parla della felicit delle classi lavoratrici in certi paesi la cui ricchezza generale
ci non ostante poco considerabile. Sono paesi codesti dove la produzione agri
cola abbondante, sono paesi dove, nel medesimo tempo, la popolazione non ha
preso lo slancio ch'essa prende ordinariamente sui lerritorii fertilissimi. Or bene
che cosa succede? Aon vie molto lavoro richiesto, ma non vi sono nemmeno molti
lavoratori, ed il prezzo delle derrate bassissimo. Donde viene l'alta misura dei
salarii, donde viene in conseguenza lo stato felice dei lavoratori? Dal terzo ele
mento, dal basso prezzo delle derrate.
Qui si presenta un'infinit di quistioni pratiche, sulle quali le opinioni sono
divise, perch non si sono bene compresi i principii della materia. Quindi si
domandato : Indipendentemente dal loro effetto sulla ricchezza generale, le mac
chine sono esse nocive ai salarii? Quindi si domanda ogni giorno se l'importa
zione delle mercanzie estere non sarebbe una misura fatale pel salario degli
operai francesi. Parimente si mette anche innanzi quest'altra questione: Non
egli nell'interesse degli operai, dei lavoratori, che il ricco consumi i suoi redditi
in oggetti di lusso improduttivamente? Ed oggi stesso noi siamo all'entrata del
carnovale, in un momento in cui le spese improduttive si moltiplicheranno colle
feste di ballo che si apparecchiano ; or bene, io sono sicuro che non trovereste un
mercante, un bottegaio il quale non fosse pronto a lapidarvi, se vi avvisaste di
mettere in dubbio l'utilit di colali spese.
In fine Ricardo stesso ha piantato la seguente questione: pi utile pei la
voratori che i ricchi loro domandino del lavoro o dei servigi? pi utile pei
lavoratori che il ricco prenda dieci, dodici, quindici, venti individui che egli ve
stir, nutrir, alloggier onde poterli mettere in fila nelle sue anticamere, oppure
egli pi utile che invece di quei servigi personali, egli domandi loro della
tela, del cotone, degli spilli, ecc., del lavoro in derrate, in una parola, e non
puramente del lavoro in servigi? e Ricardo ha risposto, che per quello che con
cerne l'interesse particolare dei lavoratori, era loro pi utile che si domandas
sero servigi anzich derrate.
Vi dunque, voi lo vedete, una moltitudine di questioni gravissime, impor
tantissime. Non sono queste pure questioni speculative, sono questioni di ogni
giorno, d'ogni momento, che riguardano Io slato sociale in cui noi viviamo e
che importa di sciogliere, perch dei pregiudizi!, degli errori in siffatta materia
non sono solamente aberrazioni dello spirito senza portata , ma esercitano al
contrario un'influenza quotidiana sulla vita sociale.
Bisogna adunque riguardarle arditamente in faccia. Se le opinioni comuni
sono vere, noi le abbraccieremo con piacere; poich nulla pi contrario al vero
spirito filosofico che determinarsi per amore della singolarit. Ma se noi ne in
contriamo di false, oh ! certamente non c'inchineremo mica soltanto perch le
saranno abbracciate da gran numero di persone.
i'' P- ROSSI.
LEZIONE XIII.
Conlinuazione della questione dell'introduzione delle macchine esaminata relativamente
ai salarii. Noi lo ripetiamo, l'introduzione delle macchine porta in generale un
ribasso temporaneo dei salarii. Ma, tolto questo risultato parziale e momenta
neo, essa migliora la sorte dei lavoratori. Il proprio delle macchine, effettiva
mente, di produrre a miglior patto che le forze impiegate prima della loro
scoperta. Ora, noi l'abbiamo dimostralo, le spese di produzione tendono a re
golare il prezzo de! mercato. Il consumatore, una volta introdotte le macchine,
fa dunque un risparmio, il quale conduce necessariamente un aumento nella ri
chiesta di lavoro. D'altra parte, qual l'influenza dell'introduzione delle mac
chine sulla quantit delle cose necessarie alla vita dei lavoratori? Se le macchine
producono oggetti di lusso, la loro introduzione sar senza effetto sotto il punto
di vista da noi ora indicato. Se, al contrario, sono applicate alla produzione
delle cose necessarie alla vita , la quantit di queste ultime aumenter. Quindi
l'introduzione delle macchine non pu in generale che far aumentare la richiesta
di lavoro e il fondo di mantenimento dei lavoratori ; essa dunque favorevole alla
elevazione dei salarii.
Signori ,
sono adottate e senza del quale nessuno saprebbe che farsene? che la macchina
produce a miglior patto di quello che producessero le forze impiegate prima della
sua scoperta; essa produce a miglior patto, sia perch nello slesso tempo pro
duce maggiormente, sia perch, senza produrre maggiormente, produce cose mi
gliori, pi perfette, pi esattamente eseguite, il che torna il medesimo. L'aratro ha
surrogato la zappa perch esso produce maggiormente, perch cagiona meno
spesa per mettere in istato di produrre una stessa quantit di terreno.
Frattanto, la produzione costando meno, che cosa ne risulta? Noi lo abbiamo
spiegato. Vi sono senza dubbio delle restrizioni, delie limitazioni dipendenti dalle
diverse specie di monopolii; ma una volta fatta la parte di colali eccezioni, ri
mane la massima generale ; le spese di produzione regolano il prezzo del mer
cato, vale a dire che, insino a tanto che trovisi sul mercato il rimborso di
tutto quello cui si ha diritto , la produzione continua ed anzi aumenta; che se
il beneficio superiore, arriva la concorrenza, infino a tanto che il beneficio sia
ricondotto alla misura comune , e che se il beneficio al disotto dei profitti
medii, la produzione si rallenta, insino a tanto che sia ricondotto a tale misura.
dunque certo, la teoria lo dimostra ed i fatti vengono a confermarlo,
certo che il prezzo del mercato non rappresenta mai esaltamente le spese di
produzione, ma oscilla sempre intorno a codesto perno, tende sempre ad avvi
cinarsene.
Ho gi avuto occasione di farvelo notare, in economia politica non vi mai
esaltezza matematica. Quando si dice: Le spese di produzione, a parte i mo
nopolii, regolano il prezzo del mercato; ci vuol dire: Le spese di pro
duzione, a parte i monopolii, tendono a regolare il prezzo del mercato; se
queste se ne allontanano in pi, la produzione aumenta; se se ne allontanano in
meno, la produzione diminuisce.
Quale dunque l'effetto delle macchine? Colle macchine si produce a mi
glior mercato. Si fanno dunque ribassare i prezzi dei prodotti, ed questa, del
resto, una di quelle volgari verit che ogni uomo il quale abbia la minima co
gnizione della vita sociale, anticipatamente sa. iNoi lutti sappiamo che se le
nostre calze fossero fatte a ferri, come lo erano una volta, e che non ostante
noi volessimo portarle dello slesso grado di finezza e di perfezione di lavoro che
sono oggid, costerebbero dieci volte pi di quanto le ci costino fatte al telaio.
Si produce dunque a miglior mercato colle macchine; producendo a miglior
mercato si fa ribassare il prezzo delle derrate; ribassando il prezzo delle derrate,
il consumatore risparmia una parte del reddito col quale comperava codesti og
getti. Che egli poi impieghi cotale risparmio a procurarsi maggiore provvista della
medesima specie, che lo impieghi a procurarsi altri godimenti o lo capitalizzi
per applicarlo alla riproduzione, poco importa.
Perci, un paio di calze fine costava, suppongo quindici franchi; questo stesso
paio di calze cadendo a cinque franchi, io risparmio dieci franchi, e posso al
lora darmi il godimento d'avere tre paia di calze, oppure contentarmi della
medesima quantit di questa mercanzia e comperare altre cose per la mia con
sumazione, pel mio godimento ; oppure risparmio, assolutamente parlando, quei
dieci franchi ed essi divengono una frazione del capitale nazionale impiegato alla
riproduzione. Io compero delle materie prime, compero degli utensili, poco
importa.
i"-<i V. Il (ISSI.
Io dico poco importa, e voi ne capite la ragione. Se coi dieci franchi com
pero degli utensili e delle materie prime, come questi utensili e queste materie
prime saranno poi messe in opera? Per effetto di una richiesta di lavoro che io
porter sul mercato. Se invece di fare questa operazione, io comperi tre paia di
calze invece di un paio, l'operazione che non ho fatta io, la far il calzettaio :
egli produrr una pi grande quantit di calze. E se invece di questo, io voglio
comperare delle cravatte o altra cosa, il mercante al quale mi rivolger far la
stessa operazione che il calzettaio.
Voi non potete dunque concepire un risparmio non seguito da un accresci
mento nella richiesta di lavoro. Senza di questo, vi occorrerebbe immaginare
che quegli esseri bizzarri, i quali hanno somministrato cos piacevoli tratti a
Plauto ed a Molire, fossero il tipo comune della specie umana-, bisognerebbe
immaginare che ciascun uomo andasse a sotterrare i suoi risparmi e passasse
la sua vita a vagheggiare il suo scrigno. Ora, siccome questo non nella na
tura umana, evidente che qualunque risparmio porta, direttamente o indiretta
mente, una richiesta pi grande di lavoro.
Perci, l'introduzione delle macchine aumenta la richiesta di lavoro. Enun
cialo cos secco secco, la cosa ha l'apparenza di paradosso; lungamente dedotta,
come da noi ora si fatto, , mi sembra, una verit irrecusabile. Colle mac
chine si produce a miglior mercato; col miglior mercato, vi risparmio del con
sumatore. Il risparmio del consumatore, in qualunque modo s'impieghi, si ri
solvo sempre in una richiesta di lavoro. Le macchine producono dunque defi
nitivamente un aumento nella richiesta di lavoro; esse contribuiscono dunque
definitivamente a fare alzare i salarii.
Questo anche pi vero, o per meglio dire, questo si effettua anche pi
prontamente, allorch si tratti di macchine applicate alla produzione di derrate
la cui quantit possa accrescersi in modo quasi infinito. Si citato le mille
volte l'esempio della stampa; esso difatti conchiudentissimo, compendia tutte
le verit da noi ora indicate; abbiamo parlato dell'influenza temporanea e par
ziale delle macchine sulla misura dei salarii. Eh, mio Dio! chiarissimo che,
quando fu inventata la stampa, i copisti caddero nella miseria; ma oggid la
stampa impiega infinitamente pi lavoratori di quello che allora ne impiegasse
la copia; e ne impiegher anche maggiormente porche i suoi prodotti sono una
di quelle derrate l'aumento delle quali non ha limiti conosciuti, determinabili.
La tela di cotone somministra un altra prova lampante della nostra asser
zione. Il numero, in questo esempio, tocca il miracolo, il numero ha qualche
cosa di favola. Dove si produceva, non gi secoli sono, ma solamente cinquanta
anni sono, della tela di cotone come dugentomila, se ne produce oggid come
60, come 80, come 100 milioni. L'immaginazione ne rimane confusa. Ed questo
l'ultimo termine? Chi oserebbe affermarlo, in presenza a simili fatti? Chi vi dice
che la tela di cotone non finir per divenire cos comune fra le classi meno
fortunate, come lo oggid per quelle che hanno una qualche agiatezza?
Or bene, quando si sono scoperte le prodigiose macchine applicale alle
nostre fabbriche di cotone, tutte le verit da noi ora indicate, si sono verificale.
Senza dubbio, coloro che facevano della tela di cotone alla maniera dell'India
hanno sofferto quando le macchine sono state surrogale ad essi: effetto tempo
raneo, parziale, dolorosissimo. Ma oggid vi sono pi persone impiegate alla ma
INFLUENZA DILLK MACCUINE. LKZ. XIII. '427
nifatlura del GOtone in una sola citt, per esempio a Manchester o a Liverpool,
di quante ve ne fossero allora in tutta l'Inghilterra o anzi in tutta l'Europa. Per
ci si va a prendere il cotone in Africa, in Asia, in America, lo si porta in Eu
ropa per lavorarlo, e poi si va a rivenderlo cos lavorato, dove alcuni anni
addietro gli Europei andavano a comperare le loro indiane e i loro mussolini.
Voi vedete quale la potenza delle macchine. E certo che vi ha oggid uua
massa enorme di salari! i quali non debbono la loro esistenza che alla introdu
zione delle macchine, perch hanno messo un gran numero di prodotti a dispo
sizione di lutti col ribasso dei prezzi, e cos hanno aumentato il numero dei con
sumatori e per conseguenza la richiesta di lavoro. Cos noi siamo arrivati a quella
conchiusione in apparenza paradossale, che l'introduzione delle macchine rialza
la misura dei salarii ; io non ho bisogno di dirvi che tutte le altre cose debbono
per essere rimaste uguali; oggimai sottinteso fra noi, che codesta restrizione
debba sempre essere aggiunta alle nostre conchiusioni. chiaro che se la popo
lazione aumentasse ancora pi rapidamente che la richiesta di lavoro, i salarii
non si alzerebbero, ma al contrario ribasserebbero. Sarebbe questa la colpa delle
macchine? In verit non sarebbero mica esse (perdonatemi l'espressione triviale),
non sarebbero mica esse che avessero messo al mondo i figliuoli degli operai.
Io passo ad un altro punto di veduta.
Noi abbiamo detto che la misura dei salarii si proporziona pure al prezzo,
ed in conseguenza alla quantit delle cose necessarie alla vita degli operai. Ha
appena bisogno di spiegare questa seconda parte della proposizione. Non vi
nessuno difatti il quale non sappia che, se domani per effetto di una penuria,
per una circostanza qualunque, il prezzo del grano diventasse decuplo, i salarii
reali degli operai ribasserebbero; poich quand'anche si raddoppiasse, quand'an
che si triplicasse il salario nominale, l'operaio non potrebbe procurarsi la me
desima quantit di pane che oggid.
Or bene, quale , sotto questo secondo punto di vista, l'effetto delle mac
chine? Le macchine possono essere impiegate (l'esperienza lo dimostra) alla fab
bricazione di qualunque specie di prodotti. Si pu applicarle a produrre gli
oggetti che si chiamano di lusso, e dei quali gli operai non fanno punto uso,
come si possono applicare a produrre le cose utili agli operai. Se le si applicano
alla produzione delle cose delle quali gli operai non fanno punto uso, la loro
introduzione senza influenza sul prezzo degli oggetti necessarii ai lavoratori.
Perci, se domani s'inventino delle macchine le quali facciano dei telescopii mi
gliori, pi abbondanti, o meno cari di quello che si facciano oggid, questo non
far nulla sotto il punto di vista del quale qui si tratta. Sotto questo punto di
vista, io Io ripeto, l'introduzione delle macchine senza influenza, perch il prezzo
delle cose necessarie alla vita rimane il medesimo.
Se al contrario le macchine sono applicate alla produzione delle cose neces
sarie alla vita, quale il loro effetto? il rialzamento dei salarii. Ma qui, non
dimenticatelo, di quale salario parliam noi? Di quello di cui bisogna parlare, del
salario reale. Poco c'importa il salario nominale, per la ragione che in caso di
penuria, se il grano costasse dieci volte pi di quello che costa oggid, l'operaio
il cui salario nominale fosse raddoppiato, potrebbe benissimo morire di fame. Or
bene, applicate le macchine alla produzione delle cose necessarie alla vita, quale
la conseguenza? Il prezzo di cotali cose ribassa; si pu dunque colla medesima
428 h. bossi.
quantit di lavoro procurarsene una quantit pi grande. Dire che una derrata
ribassa di prezzo, gli dire che con ogni altra cosa se ne ottiene una quantit
pi grande di prima.
Ora, nella ipotesi, tutto altronde rimane uguale; nella ipotesi, il numero degli
operai rimasto lo stesso, solamente il prezzo delle cose necessarie alla vita
ribassato. I salari! tendono dunque ad alzarsi, perch l'operaio colla stessa quan
tit di lavoro, si procura una maggiore quantit di quelle cose necessarie.
Gli operai ben lo sanno. Perci si rallegrano, ed a buon dritto, quando sen
tono il ribasso delle derrate di prima necessit. Quando si vuol provar loro che
sarebbero anche pi felici se codeste derrate costassero pi caro, una convin
zione difficilissima ad ispirar loro. In generale, quando il ribasso dei prezzi delle
derrate di prima necessit viene da una produzione pi facile e meno costosa, co
me nel caso della introduzione di una macchina, vi beneficio reale pei salariati.
Ma questo egli assolutamente senza eccezione , oppure vi sono eglino dei
casi in cui, sotto questo punto di vista, l'introduzione di una macchina possa es
sere nocevole ai lavoratori? Ve ne sono due. Sono stati menzionati da due eco
nomisti di primo ordine , favorevolissimi ambidue alla introduzione delle mac
chine, ma troppo amici l'uno e l'altro della verit per nulla dissimulare, sono
slati, io dico, menzionali da Ricardo e da Senior.
Io mi limito oggi a mettervi innanzi le due specie; il tempo c'impedisce di
apprezzarle, di pesarne le conseguenze; noi lo faremo nella seduta prossima.
Ricardo ha detto: che cosa succederebbe se cento operai, essendo occupati
a produrre delle cose necessarie alla vita, se ne staccassero cinquanta per occu
parli a produrre delle macchine? E la sua risposta stata che i salarii ribasse
rebbero. Ecco il primo caso.
Ecco il secondo: che cosa succederebbe se, data una massa di cose necessarie
alla vita, s'introducessero delle macchine le quali consumassero esse medesime
una buona parte di quelle cose necessarie alla vita che erano consumate dagli
operai? . Ma vi sono forse al mondo macchine le quali mangino il paue e be
vano il vino degli operai? S, signori, ve ne sono, ed esse lo fanno, non gi esat
tamente come l'asino della favola, ma occupando il suolo che occupavano il fru
mento e la vite. Sono gli animali sostituiti agli uomini.
Queste due questioni valgono la peua di essere studiate, soprattutto la seconda,
e noi lo faremo nella seduta veniente.
INFLUENZA DKLLE MACCHINE. LKZ. XIV. 429
LEZIONE XIV.
Iticardo ba piantata la seguente questione : Che cosa succede, quando una parte degli
operai occupata a produrre delle cose necessarie alla vita dei lavoratori, abban
donano questo ramo di lavoro, per mettersi a fabbricare delle macelline? Ed
egli afferma, con ragione, che, in questo oaso, i salarii ribassano momenta
neamente, poich, rimanendo il medesimo il numero dei lavoratori, la quantit delle
cose destinate al mantenimento loro diminuisce. Si domandato se l'introdu
zione di macchine le quali consumassero esse medesime una parte delle cose de
stinate al mantenimento dei lavoratori , non farebbe diminuire la retribuzione di
questi ultimi. Le macchine delle quali qui si parla sono gli animali, ed il l'alio
che ba dato luogo alla ipotesi , la sostituzione dei pascoli ai campi lavorativi.
In quanto alla risposta, essa non dubbia. E chiaro che, nellu specie, la quantit
delle cose necessarie alla vita diminuisce, quantunque il numero dei lavoratori
rimanga il medesimo , e che vi abbia , per conseguenza , ribasso dei salarii per
un tempo pi o meno lungo.
Signori ,
dei salarti, vale a dire alla quantit, ed in conseguenza, al prezzo delle cose ne
cessarie alla vita.
Ci che ha dato luogo alla domanda che ora io vi ho rivolta, il fatto che ha
dettalo a parecchi economisti, soprattutto ai filantropi, ed in particolare, al mio
illustre amico De Sismondi, pagine tanto eloquenti ; quel fatto che abbiamo
noi medesimi ricordato in una delle ultime sedute, la sostituzione della grande
coltura alla piccola, e soprattutto la sostituzione del pascolo alla lavorazione. Lo
ripeto, anche recentemente, questa trasformazione ha avuto luogo. Cos in Irlanda,
nella Scozia stessa, io credo, vi era una grande quantit di piccoli coltivatori, a
ciascun dei quali erano stati assegnati un arpento, due arpenti, tre arpenti. Su
questi piccoli appezzamenti di terreno la famiglia viveva; bene o male essa li
coltivava, ne ricavava le patate necessarie alla sua sussistenza, ne ricavava l'erba
necessaria per nutrire una magra vacca o una capra; insomma la famiglia vi
veva, pagando al signore (mi servo dei termini del tempo in cui questo stalo di
cose si soprattutto stabilito nel paese di cui parlo; si direbbe oggid proprieta
rio), pagando, dico, al signore un leggerissimo canone. Il canone, difatli, uon
poteva essere considerevole, perch quei coltivatori non avevano, n i capitali, n
le cognizioni, n l'estensione di suolo di cui avrebbero avuto bisogno per effet
tuare un'agricoltura intelligente. L'uomo strappava a quei terreni i loro prodotti
a l'orza di travaglio; ma in fine il fatto sta che, in un modo o in un altro, la fa
miglia viveva, il fatto sta che essa aveva il suo pane quotidiano ed un ricovero.
Non per tanto non stato diffcile scoprire come qui vi fosse una massa
enorme di prodotto lordo; ma che il prodotto netto per il proprietario era poco
considerevole ; e siccome l'andamento della societ, in Europa, ha sempre inteso
da kingo tempo a dare grande rilevanza alla ricchezza propriamente detta, al
possessore di grossi redditi, i proprietarii sotto l'influenza di questo fallo sociale
sono stati naturalmente condotti a ricavare il pi grande partito possibile dai
loro possedimenti. Allora ciascheduno si detto: Nel mio tenimento vi sono
cinquanta piccoli inquilini; questi piccoli inquilini debbono vivere, io non posso
dunque esigere da loro che un canone minimo. Ma se li congedo tulli, se, coi
miei cinquanta poderetti, io formi una vasta tenuta, se invece di mettervi degli
uomini io vi metta delle pecore o dei cavalli; se, invece-di cinquanta famiglie,
v'installo tre o quattro mandriani, se invece di esportare una quantit mediocre
di cereali, mi faccio mercante di carne, di bulirro, di latte, i miei negozii an-
deranno assai meglio .
Il calcolo non era difficile. Or bene, l'operazione stata fatta in molti siti, ed
ba prodotto due risultati; noi abbiamo gi parlato dell'uno; voi comprendete che
vi in questo uno spostamento pi o meno aspro del lavoro, ed in conseguenza
tutti gl'inconvenienti, tutti i patimenti, dei quali noi abbiamo cominciato dal ri
conoscere la realit, in qualunque transizione troppo pronta da uno slato ad un
altro. Ma indipendentemente da questa considerazione, non vi ha egli anche un
altro effetto?
S, signori, quei cavalli, qoelle pecore, quelle vacche sono macchine, mac
chine animate, se volete, non si tratta ora qui di discutere intorno all'anima delle
bestie; ma in fine sono macchine quando voi gl'impiegate alla coltivazione sotto
una forma o sotto un'altra. Che cosa consumano esse? Consumano la porzione
dei lavoratori; poco importa che invece di consumarla sotto forma di grano e
432 p- bossi.
di orzo, la consumino sotto forma di fieno o di avena; pur sempre certo che
esse consumano la quantit di cose necessarie alla vita che gli uomini consu
mavano prima. Perci, quando, in una vasta tenuta, invece di cinquanta, di
cento famiglie di piccoli fUaiuoli, si pongono due, tre, quattromila capi di be
stiame, questo bestiame, lo replico, consuma quello che consumavano le cento
famiglie. Le cento famiglie lo consumavano sotto forma di patate, d'orzo, o di
altre derrate appropriate alla natura umana; le pecore o i cavalli lo consumano
sotto forma di avena, d'erba o di altre sostanze atte ad alimentarli.
Or beni1, quale la conseguenza di ci? che la massa delle cose necessarie
alla vita dell'uomo diminuisce altrettanto. Difatli, il proprietario della tenuta di
cui parliamo mander sul mercato soprattutto carne, non vi mander grano; e
quand'anche egli vi mandasse la medesima quantit di cose necessarie alla vita,
questo sarebbe indifferente. Perch? Perch egli ha aumentato il numero dei con
sumatori, perch accanto al numero dei lavoratori che rimane il medesimo, poi
ch essi non muoiono mica il giorno in cui il loro proprietario li caccia via,
accanto, io dico, allo slesso numero di lavoratori, si trovano quelle macchine
che vengono a dividere seco loro le cose necessarie alla vita. Dunque il prezzo
deve aumentare; dunque i salarii ribassano perch il numero dei consumatori
pi grande, o perch la produzione diminuisce, la stessa cosa.
Questa conseguenza irrecusabile, questo effetto incontestabile. perfet
tamente certo che se, alla popolazione agricola di un circondario occupato a
produrre delle cose necessarie alla vita, si sostituiscano degli animali i quali
consumino, sotto una forma o sotto un'altra, gli alimenti che la popolazione
umana consumava, senza che la quantit dei prodotti possa nel medesimo tempo
aumentare, perfettamente certo che i salarii ribasseranno, perch, diminuendo
la quantit delle cose necessarie alla vita ed aumentando il numero delle bocche,
il prezzo dei viveri sar pi alto.
Questo non un fatto particolare, un fatto che noi troviamo in grandi pro
porzioni nella storia. Vi stato un tempo in cui, voi tutti lo sapete, la potenza
individuale si misurava, non propriamente sul modulo della ricchezza dell'indi
viduo, della ricchezza almeno quale l'intendiamo noi, ma su quello della forza
materiale che l'individuo potesse spiegare. Quale era allora l'uomo considerabile?
Era colui il quale, montando a cavallo e convocando tutti i suoi dipendenti, era
seguito dal pi gran numero di braccia pronte a combattere con lui e per lui;
allora per essere un uomo considerevole bisognava avere della terra ed un red
dito netto? No, della terra e degli uomini. Avere molta terra e colla terra molli
uomini, era questo l'essenziale. Fra il capo ed i suoi uomini, non vi era relativa
mente ai godimenti della vita una grandissima differenza; il cupo, senza dubbio,
occupava, nella sala del convito, un posto pi elevato; ma in fin del conto non
vi era differenza grande nel cibo e nel vestiario, ed una quantit di cose che og
gid sono indispensabili, non dico ad un uomo ricco ma ad un uomo agiato, erano
allora perfettamente sconosciute cos ai capi come ai subalterni. Lo ripeto, in
quei tempi, la potenza consisteva nella terra e negli uomini; nella terra, perch
essa dava gli uomini.
Che cosaci fanno gli uomini oggid? Se un milionario, un uomo con cin
que, seicento mila lire di rendila montasse domani a cavallo da chi sarebbe egli
seguito? Dal suo groom, purch ancora fosse ben provato che egli non andasse
INFLUENZA DELLE MACCBINB. LEZ. XIV. 433
mica a fare nessuna cosa la quale, potesse compromettere la vita o gl'interessi per
sonali di codesto staffiere.
Donde viene dunque oggid l'influenza? Non dalla terra n dagli uomini, ma
dalla ricchezza. Tolga il cielo che io voglia dire con questo che tutte le nostre
cure non debbano tenlere ad altro fuori che a procurarci ricchezza? Nessuno,
pi di me, convinto esservi una potenza la quale in fondo sta al dissopra della
ricchezza, quantunque forse i suoi successi non sieno cos immediati; nessuno
pi di me convinto esservi una potenza morale ed intellettuale che, anche come
mezzo umano, non ha da temere la concorrenza della ricchezza. Ma checch ne
sia, pur sempre certo che quella forza sociale la quale gli uomini ripetono
dalla loro fortuna, non si forinola pi oggid come allora.
Intanto (sebbene noi non siamo qui per comparare degli stati sociali sotto il
punto di vista dei godimenti personali, della moralit pubblica), intanto, io dico,
le popolazioni di cui parlo erano esse pi felici che le nostre? Lo si detto
molte volte, e ad onta di ci io mi permetto di dubitarne; parlo qui di felicit
materiale.
vero che quelle famiglie cos alloggiate sulla terra del loro signore, colti
vando quella terra (io non parlo dei servi, notatelo bene, parlo dei piccoli inqui
lini), vero che quelle famiglie avevano una specie di agiatezza assicurata; non
dovevano temere quelle aspre oscillazioni alle quali, nel mondo moderno, i la
voratori vanno sovente esposti.
Ma la differenza fra le popolazioni d'allora e quelle d'oggid si compendia in
una parola: quell'epoca era lo stato stazionario, la nostra lo stato progressivo.
Quella aveva tutti i vantaggi, lo riconosco, di una posizione conosciuta, determi
nata; la nostra ha gli svantaggi di uria posizione sovente ondeggiante ed incerta.
Ma durante il primo stalo non vi era nessun avvenire per la specie umana; essa
trovavasi, per cos dire, assiepata cos nel tsico come nel morale, mentre, per
noi, io non vedo limili insuperabili. Se ne troveranno senza dubbio, perch la
natura umana, non cosa infinita, ma l'occhio dell'uomo non li vede: solo l'Ente
supremo potrebbe mostrarceli.
Ci posto, vale la pena di riscattare, anche con incertezze, anche con pati
menti, questo avvenire, non gi di alcuni individui, ma dell'intiera umanit. So
lamente un dovere imperioso, per coloro i quali in questa carriera marciano
alla testa, di voltarsi indietro spesso per assicurarsi che le masse li seguono e
per facilitare ad esse la strada. Non vi conquista dove il dovere dei capi e dei
generali, se cosi posso esprimermi, loro comandi pi imperiosamente di restare
alla testa dell'esercito, sorvegliandone la marcia e facilitandola, anche a costo
del loro interesse personale.
Torniamo alla questione economica. L'umanit nei paesi inciviliti ha passato
per le trasformazioni agricole delle quali parlo. Forse sono difficili a traversare,
e la storia lo prova. Ma quale stalo il risultato finale? Un aumento grandissimo
nella produzione, anche agricola; e non vi uomo, non dico versato nell'econo
mia politica, ma versato nell'agricoltura, il quale non sappia che, con questi me
todi la terra si rende fertile, e che in capo di qualche tempo, la massa delle cose
necessarie si accresce sul mercato.
Cos succeduto, ed per questo che le popolazioni si sono accresciute. Cre
scono. Tomo IX 28.
434 p. rossi.
dete voi che queste avessero potuto aumentare se la quantit delle cose necessa
rie alla vita fosse rimasta negli antichi limili? Impossibile. senza dubbio rin-
crescevole che gli accrescimenti della popolazione non siensi sempre e dapper
tutto meglio proporzionati all'accrescimento delle sussistenze. questo l'ultimo
termine della previdenza umana in economia politica. Vi anzi, sotto questo
rapporto, un progresso , e congratuliamoci di poter aggiungere che vi ha so
prattutto un progresso nel paese che noi abitiamo. La popolazione francese
una di quelle che oltrepassano meno i limili di una giusta previdenza. Frattanto
vi ancora un progresso da raggiungere in questa materia; vi ancora da diffon
dere convenientemente , in tulle le classi della popolazione , questa importante
verit, che il padre di famiglia in sostanza l'arbitro della sorte della sua po
sterit, la quale prospera o miserabile secondo che egli sia governalo dalla
ragione o che ceda alla brutalit della passione.
Ma non per meno vero che il dovere imposto a coloro i quali si trovano
alla testa delle societ , lo ripeto, di facilitare questa transizione che conduce il
corso dell'incivilimento, e di facilitarla con tutti i mezzi che la ragione autorizza
e l'umanit invoca. Poich noi non siamo di coloro i quali, dalla teoria della
popolazione, comech vera sia in se medesima, deducono la conseguenza che l'im
previdenza e l'errore debbano essere puniti di morte, della morte del patimento
edell'intrisliuienlo, dulia morie lenta e dolorosa.
L'effetto dell'introduzione di quelle macchine animate, delle quali noi parla
vamo, duuque irrecusabile. Se l'operazione falla repentinamente, vi ha una
diminuzione nei salarii. Ma questa diminuzione cessa subilo. Cessa primiera
mente perch la potenza agricola d risultali pili abbondanti, e poi bisogna
disgraziatamente riconoscere che sovente l'equilibrio si ristabilisce con un mezzo
che l'umanit disapprova. Le famiglie strappate cos al loro domicilio, alle loro
abitudini, ai loro mezzi ordinari di sussistenza sono prontamente decimale dalla
malattia e dalla morte; ed allora l'equilibrio si ristabilisce per la pi trista di
tutte le cause, la diminuzione del numero dei lavoratori. Allorch i piccoli in
quilini di un grande proprietario hanno dovuto abbandonare le capanne che
gli avevano veduto nascere, essi e le loro famiglie, per andare sopra un'arida
spiaggia, in riva al mare, e passare dallo stato pacifico e sicuro di agricoltore al
mestiere faticoso ed incerto del pescatore , non vi era certo da lusingarsi che
cotale aspro mutamento non costasse la vita a molli di loro.
Il fatto dunque irrecusabile; ma pi raro oggid, perch non ci troviamo
pi nello stato in cui quelle aspre transizioni sieno ancora da farsi : esse sono gi
fatte. Frattanto non bisogna dimenticare che, dovunque una popolazione agricola
debba repentinamente mutar mestiere, dovunque si tratti di diminuire il prodotto
lordo per aumentare il prodotto netto, la giustizia e la ragione esigono che vi si
adoperi grande riguardo, e che, appunto in vista di quel prodotlo nello pi con
siderabile che un giorno si otlerr, non si debba arrestarsi davanti ai sacrilicii
che invoca l'umanit.
IMPORTAZIONE. CONSUMAZIONI IMPRODUTTIVE. LtZ. XY. 485
LEZIONE XV.
egli vero che autorizzando la libera importazione dei prodotti esteri , si rechi un
grave colpo al lavoro nazionale? No, certamente; poich per ottenere i prodotti
esteri, bisogna dare in cambio prodotti indigeni. La richiesta del lavoro nazio
nale non diminuisce dunque, per effetto dell'impanazione ; ul contrario, essa au
menta; diluiti, se lo straniero spedisce i suoi prodotti sul nostro mercato, perch
pu venderli a pi basso prezzo del produttore francese; il consumatore fa dun
que un risparmio-, ora, qualunque risparmio porti) un aumento nella richiesta del
lavoro, e quindi un rialzamento dei salarti. Noi siamo lontani dal Degare, ad onta
di ci, che allorquando si sopprimono repentinamente le barriere opposte nll'im-
portazione, non v'abbia un momento di dolorosa transizione per una parte dei
lavoratori. Errore di coloro i quali credono che le consumazioni improduttive,
anche esagerate, sieno utili agli operai. Non egli evidente che quell'uomo il
quale risparmia, ogni anno, una parte del suo reddito, aumenta continuamente,
coi suol rrsparmii successivi, il capitale nazionale, d luogo, per conseguenza,
ad un accrescimento continuo e sempre pi grande della richiesta di lavoro?
Signori ,
Vi sono due opinioni molto comuni e diffuse nella classe dei lavoratori. Im
porla esaminarle, perch possono trascinare in gravi errori, anche di applicazione.
L'una di queste opinioni che la misura dei salarii pu essere modificala, in
modo sfavorevole ai lavoratori, dall'introduzione dei prodotti esteri; l'altra, che
dell'interesse dei lavoratori, pel rialzamento dei loro salarii, che i ricchi si ab
bandonino a spese considerevoli, che la consumazione improduttiva si estenda;
in altri termini, che quello che si chiama volgarmente lusso utile ai lavora
tori, come mezzo di condurre ad un rialzamento di sularii.
Quelli fra voi, signori, i quali mi hanno fatto l'onore di seguire i miei Corsi
precedenti, possono rammentarsi che noi abbiamo gi trattato colali questioni
sotto il punto di vista generale della ricchezza. Noi ci siamo domandati se era
vero che l'importazione dei prodotti esteri, in altri termini, la libert del com
mercio, fosse nocevole alla produzione della ricchezza nazionale. Parimenti noi
abbiamo, sotto il punto di vista generale, parlato delle consumazioni improdut
tive. Pur non di meno, a motivo della loro importanza, esaminer qui di nuovo
queste due questioni, sotto il punto di vista particolare, pi ristretto, della loro
influenza sulla sorte della classe lavoratrice, in altri termini, sulla misura dei
salarii.
stato detto che, quando si favoriva l'introduzione dei prodotti esteri, si re
cava un colpo grave al lavoro nazionale. , difalti, uno dei principali argomenti
dietro ai quali si sono riparati i difensori del sistema proibitivo, perch vi tro
vavano due vantaggi: l'uno, di mettere innanzi un'opinione, la quale se fosse fon
data, sarebbe ad un tempo di alla importanza non solamente economica, ma
politica, l'altro, di dissimulare cos l'interesse loro personale, poich non era pi
un'obbiezione che essi facevano come capitalisti, come imprenditori, era un'ob
biezione che presentavano nell'interesse delle classi lavoratrici, e si davano cos
tutti gli onori della filantropia.
456 p. rossi.
Intanto che cosa c' di fondato in questa opinione? Primieramente, signori,
impossibile di non rimanere colpito ad un tempo stesso di una contraddizione
e di un'imprudenza che vi s'inconlra. Dico di una contraddizione e di un'impru
denza ad un tempo; poich se l'introduzione dei prodotti stranieri nociva al
lavoro nazionale, come avviene egli che, anche ammettendo questo, si possa nel
medesimo tempo sostenere che l'introduzione delle macchine non dannosa al
lavoro nazionale? Difalti, signori, che cosa l'importazione dei prodotti esteri?
Non vi uno di voi il quale non sia all'istante stesso colpito della sua analogia
col prodotto di una macchina nuova. un aumento, un accrescimento della
potenza produttiva. Questo accrescimento, invece di essere il risultato di ruote,
di congegni, del vapore, quello di braccia, di un suolo, di macchine che sono
fuori della frontiera. Ma l'effetto il medesimo. E un aumento sopra un dato
mercato, sopra il mercato francese, per esempio, se noi preudiamo il nostro paese
per teatro; un accrescimento di potenza produttiva e di produzione. Voi potete
considerare la produzione estera, la produzione belgica, per esempio, come una
grande macchina situata alla frontiera e che getti i suoi prodotti sul suolo
francese.
Perci, lo ripeto, come mai potevasi seriamente sorgere primieramente contro
l'importazione dei prodotti stranieri, e poi sostenere che i produttori francesi, i
quali applicavano la potenza meccanica alla produzione, non facevano una cosa
nociva ai lavoratori? Se l'uua cosa nocevole, l'altra pure lo ; se l'una in
nocente, i'ullra lo ugualmente.
Ho dello contraddizione ed imprudenza; poich se gli op'erai avessero com
preso la questione in luna la sua estensione, partendo dai pnucipii che loro si
accordavano, avrebbero potuto trarne la cousegueuza, che bisognasse, per verit,
proibire le mercauzie estere, ina ebe per la slessa ragione, bisoguasse sfracellare
le macchine. Vi era dunque nell'opinione emessa, lo replico, contraddizione ed
imprudenza ad uu tempo.
Lasciamo adesso tulli questi argomenti suggeriti dall'interesse personale, e
che furiuuatanieute non appartengono alla scienza; riguardiamo la questione in
se medesima, secondo i tulli generali ed i principi! della scienza economica.
Prendiamo un mercato qualunque. S'importa su queslo mercato una certa
quantit di prudolti esteri. Noi domanderemo prima di qual natura sieno codesti
prodotti. Consistono essi in cose delle quali i lavoratori non facciano alcun uso,
in merletti, in tappeti, in scialli d'India, oppure consistono in cose delle quali
i lavoratori facciano uso, che loro sono necessarie, utili, come grano, bestiami,
formaggi, ecc. ?
Mettiamoci nella prima ipotesi. S'importa una certa quantit di prodotti
esteri, dei quali l'operaio non fa alcun uso; s'importano tappeti, scialli d'India,
merletti od altri oggelti della stessa natura. Che cosa succeder, sempre nei li
mili della questione che noi esaminiamo oggi, che cosa succeder relativamente
al lavoro nazionale, e per conseguenza ai salarii ?
Ebbene, signori , noi lo diciamo con quella franchezza e sincerit che sem
pre abbiamo messa in codeste questioni, potr succedere uno spostamento re
pentino, dannoso e doloroso del lavoro. Non vi ha dubbio che se domani invece
di adoperare i tappeti costosamente fabbricali in Francia, avessimo la libera
importazione dei tappeti d'Oriente; che se domani noi potessimo avere per tre
IMPOSTAZIONE. CONSUMAZIONI IMPRODUTTIVE. LEZ. XV. 437
prodotti, si riceve nna ricchezza estera dando in cambio una parte della ric
chezza propria.
Che cosa succeder dunque ? Succeder che direttamente, o indirettamente,
poco importa, quando il mercante estero vi consegner gli scialli, i tappeti che
ha fabbricati, voi gli consegnerete in cambio degli orologi, dei gioielli, delle mi
nuterie, delle macchine, dei cappelli o qualunque altra cosa che noi avremo
fabbricata in Francia e che non avressimo prodotta se non fosse esistito tale
sbocco. Non forse evidente che se voi importavate per un milione di scialli
di Cascemiro che voi pagavate con orologi, gioielli o tal altro prodotto della fab
brica francese, non avendo pi luogo l'importazione di quegli scialli, voi non sa
rete pi in grado di fabbricare le cose che erano destinate a pagarle. Invece di
fare gli orologi, i gioielli, i cappelli che servivano a pagare gli scialli, gli operai
faranno gli scialli che voi non compererete pi dallo straniero.
Potr dunque esservi, per effetto della importazione dei prodotti stranieri
uno spostamento dannoso per tali o tali altri individui addetti a tale o tal'altra
industria particolare; ma non ci si venga a dire che vi sar un ribasso generale
nella misura dei salarli, poich la richiesta di lavoro rester la medesima e vi
sar solamente un mutamento nella natura delle cose prodotte.
Faccio anzi una concessione quando dico che la quantit di lavoro ri
marr la medesima ; faccio una concessione e non tengo un linguaggio rigo
rosamente esalto : poich al contrario la richiesta del lavoro nazionale dovr
aumentare.
Difatti, allorch noi avremo questi prodotti esteri, perch li avremo noi ?
Perch invece di stendere nel nostro salotto un tappeto francese, vi stenderemo
noi un tappeto di Smirne? Sar forse unicamente per avere un tappeto di Smir
ne invece di un tappeto francese? No, sar perch il tappeto di Smirne coster
meno che il tappeto francese, o sar migliore pel medesimo prezzo, il che torna
lo stesso; sar perch si trover vantaggio nell'impiegare il tappeto di Smirne,
invece del tappeto francese. Il consumatore di tappeti far dunque un ri
sparmio.
Ci che io dico dei tappeti, ditelo di tutte le altre mercanzie estere. Se, mal
grado le spese di trasporto, queste possono essere vendute con profitto in Fran
cia, vuol dire che il consumatore vi ha guadagnato.
Ora, se i godimenti di un individuo rimanendo i medesimi, v'abbia nella sua
spesa annua un risparmio, suppongo, di 10 0|0, che cosa far egli di questo
10 0|0? Eh! signori, non vedete voi, non abbiam noi gi dello sovente, che egli
far una di queste due cose: aumenter i suoi godimenti di 10 0|0, e per au
mentare i suoi godimenti di 10 0[0, comperer pi prodotti, ed aumenter per
conseguenza la richiesta di lavoro, oppure convertir quel 10 0|0 in capitale
che egli applicher alla produzione; cos egli aumenter il capitale nazionale,
aumenter dunque la richiesta di lavoro e contribuir alla elevazione dei
salarii.
Intanto, se questo vero delle cose che non sono necessarie, utili agli ope
rai, questo poi anche mollo pi evidente allorch si tratli della importazione di
quegli oggetti dei quali essi si servono. Difalli, quali sono i due elementi, ai
quali, si proporziona la misura dei salarii ? Sono , supponendo la popolazione
sempre la stessa, la richiesta di lavoro ed il prezzo delle cose necessarie alla
IMPORTAZIU.NK. CONSLM.VZIOfU UIIR0DUTTIVE. LEZ. XV. 439
LEZIONE XVI.
Del capitale. La moneta dessa un capitale? Senza nessun dubbio. L'argento monetato
una mercanzia, un valore, proprio come il ferro o l'acciaro. In quanto ai mezzi
di credilo che si possono creare, quesli non sono all'ai lo capitali ; sono semplici
credili. Il solo vantaggio che c' nel mettere in circolazione dei mezzi di credito,
si di permeitere ad una porzione dell'oro e dell'argento che servono di strumenti
di cambio, di andare ad a linieri tu re il capitale impiegalo alla riproduzione. Ma questi
mezzi di credilo debbono sempre avere lu guarentigia di capitali reali ; senza di
questo, venuto il giorno del pagamento, vi sarebbe un disordine spaventevole, come
ultimamente avvenuto in America. Quindi i mezzi di credilo non sono un capitale,
ma l'urgeuto monetato un capitale. Colui che presta il suo danaro ha dunque diritto
ad una retribuzione, come qualunque allro capitalista il quale rer.bi il suo concorso
all'opera della produzione. Assurdit sostenute su questo soggetto. Si sono per lungo
tempo considerali coloro i quali prestavano danaro ad interesse come uomini vili,
mentre coloro i quali allogavano le loro macchine, i loro cavalli, erano perfettamente
stimati! Dove sta la differenza fra gli uni e gli altri? Non ne esiste nessuna; poich
cosi nell'ut) caso come nell'altro, vi un capitale che si applica alla riproduzione,
e del quale, per conseguenza, il possessore ha diritto ad una retribuzione.
Signori ,
L'opera della produzione esige, oltre al lavoro, il concorso del capitale. Noi
abbiamo sovente detto che cosa s'intenda per capitale. Nel linguaggio della
scienza, non una ricchezza qualunque, uon un valore qualunque, unica
mente quella parte della ricchezza nazionale, unicamente quella parte dei va
lori che applicata alla produzione. Lo ripeto , nel linguaggio comune si chia
mano col nome di capitale le pietre preziose che una donna ha nel suo scrigno,
capitale. ttz. ivi. 445
i quadri che un dilettante ha nella sua galleria; ma il capitale, strumento della
produzione, non altro che quella parte dei valori la quale applicata alla ri
produzione della ricchezza.
Perci, se ci si domandi: Le macchine sono esse un capitale? Non vi
alcun dubbio. Gli animali applicati al lavoro sono essi un capitale?
Non vi alcun dubbio. I granai, le botteghe, le case che servono al lavoro
sono esse un capitale ? Non vi alcun dubbio. L'argento monetato
d'esso un capitale? La risposta la medesima. Io lo ripeto, per la desti
nazione ed unicamente per la destinazione, che si sa, se una parte qualunque
dei valori nazionali sia o non sia un capitale.
Quindi il danaro che l'avaro sotterra nel suo orto, non un capitale finch
resta sotterrato, perch non serve alla produzione, perch non disponibile, per
ch non offerto sul mercato come strumento della produzione. Ma il danaro
che un fabbricante pu pigliare a prestanza, il danaro che un capitalista sem
pre disposto a prestare, purch gli si offrano guarentigie, sicurezze sufficienti, co
desto danaro un capitale.
Frattanto, si detto, che cosa volete voi fare di quelle pezze d'oro o d'ar
gento che portano tale o lal'allro conio ? Potete voi impiegarle a provvedervi
panno, tela, calze, coltelli, o qualunque altro prodotto ? Certamente ; poich
l'argento monetato una mercanzia, un valore, affatto come il ferro o l'acciaio.
Una pezza di 5 franchi non altro che un pezzo d'argento accompagnato da un
atto autentico che ne certifica il peso e il grado di finezza; per maggiore como
dit, essa porta tale allo sopra se medesima, e l'impronta che il governo vi ha
coniala, non gli attribuisce mica un valore che essa non avrebbe, ma dichiara
solamente che pesa 25 grammi d'argento a 0,9 di fino, e risparmia cos , a
me che ne ho bisogno , l' imbarazzo di portar sempre addosso un saggio o
bilancino.
L'argento monetato dunque, una mercanzia, un valore, come l'acciaio, co
me il ferro, solamente esso ha una qualit di pi. Per molivi che noi abbiamo
le mille volte addotti, ha la propriet di servire pi particolarmente di strumento
di cambio; per guisa che, quando io produttore, piglio a prestanza da un capi
talista duemila franchi in iscudi, ottengo non solamente un mezzo di produrre,
ma un mezzo molto pi comodo di quello che se egli mi desse tale o tal' altra
mercanzia. Poich supponete che io voglia fabbricare del panno; ecco un uomo
il quale ha duemila franchi da prestarmi in iscudi, ed eccone un altro che mi
offre una certa qualit di lana. Se io prendo la lana , oh l evidentemente, io
prendo una cosa che serve a fare del panno, ma non avr che la qualit di lana
che il mio prestatore possiede, mentre se prendo i duemila franchi di scudi po
tr procurarmi quella qualit di lana che pi vorr, oppure, se muto pensiero, e
voglio mescolare della seta alla lana potr farlo. Dandomi duemila franchi il
prestatore di danaro mi d dunque non solamente ci che mi avrebbe dato
l'altro, ma pur anche tutto quello che io giudicher conveniente di aggiungere
alla mia fabbricazione. I duemila franchi sono dunque un capitale, ma un ca
pitale il quale ba bisogno di una operazione preliminare per essere posto inazione;
questa operazione preliminare il cambio.
Andiamo pi avanti. Un produttore si rivolge ad un capitalista e gli doman
da diecimila franchi ; il capitalista non gli ha, ma gli offre invece una cambiale
444 v- bossi.
sopra il suo banchiere, oppure dieci biglietti di banco, oppure un'obbligazione,
un bono col quale s'impegna a pagare, entro tre mesi , i diecimila franchi al
presentatore di quell'obbligazione. Si domanda: Codesti effetti sono essi un ca
pitale? Quando si creano cos dei mezzi di credito, si creano dei capitali?
Eh, signori ! guardatevi bene dal crederlo, le nazioni diventerebbero ricche,
troppo facilmente, se bastasse di stabilire una fabbrica di carta per creare dei
capitali. Quando il capitalista mi d la sua lettera di cambio, mi d egli un ca
pitale? Non ne so nulla; mi cede un credito che egH pretende di avere su tale
persona. Quindi mi d una lettera di cambio pagabile, a trnta giorni data,
presso tal banchiere, perch pretende di avere presso quest'ultimo dei fondi, di
avere la provigione fatta, per adoperare il linguaggio tecnico. Se il banchiere ha
difalti in sue mani i diecimila franchi e paga alla scadenza, io ricevo un capitale;
ma il capitale non gi la lettera di cambio, sono i diecimila franchi appar
tenenti al capitalista che si trovano nella cassa del banchiere a mia disposizione.
Dimodoch se, in quel momento, si volesse fare l'inventario del capitale nazio
nale non bisognerebbe contare i diecimila franchi che sono nella cassa del ban
chiere e i diecimila franchi del biglietto che si trova nelle mani di colui che gli
ha presi a prestanza, poich sarebbe questo fare un doppio impiego. Non vi in
ci che un capitale solo.
Nella stessa guisa il Banco di Francia ha nei suoi sotterranei un certo numero
di milioni in iscudi ed in verghe; poi esso emette dei biglietti. Or bene se domani
si volesse fare lo stato del capitale nazionale, non bisognerebbe mica dire: Vi
sono tanti milioni nei sotterranei del Banco e tanti biglietti in circolazione,
poich codesti biglietti non sono che titoli di credito sul Banco, e la guarentigia
dei quali consiste nei milioni rinchiusi nei suoi sotterranei. Se quei milioni fos
sero rubati da ladri o distrutti da un incendio o da qualsivoglia altra causa, e
che nel medesimo tempo tutti i debitori del Banco cadessero falliti, i suoi biglietti
non vaerebbero pi nulla. Essi ripetono il loro valore dalle guarentigie che stanno
dietro di loro. Ho gi spiegato come questa combinazione sia utile , non sola
mente agli azionari! del Banco, ma eziandio al paese ; non vi torner pi sopra.
Quale dunque il vantaggio, come aumento di capitale, che possano pro
durre i mezzi di credito? Io lo ridico, gli forse fabbricar capitali allorch si fab
brica carta-moneta? Mai no. Il vantaggio si che la moneta, indipendentemente
dall'elemento di valore che essa ha in se medesima, come pezzo d'oro o d'ar
gento, ha un elemento di valore particolare come strumento di cambio, vale a
dire come oggetto che serve ad un bisogno generale. Non vi uno di noi, non
vi uomo vivente in societ il quale, in una misura qualunque, non abbia bi
sogno di ricorrere ai mezzi di cambio, e particolarmente alla moneta, che il
pi comodo di tutti. Voi sapete perch siansi scelti a preferenza per moneta l'oro
e l'argento; e di l viene la certezza che quando noi abbiamo in tasca una pezza
d'oro o d'argento monetato, potremo trovare da cambiarla ogni qualvolta ce ne
prenda desiderio; poich, quand'anche la persona alla quale noi l'offeriamo non
sapesse che farsi di un pezzo d'oro o d'argento, come metallo, essa benissimo sa
cosa poter farne della moneta di cambio, perch i cambii sono un fatto d'ogni
giorno, d'ogni momento, e rappresentano un bisogno assolutamente generale.
Vi dunque una parte della ricchezza nazionale che non assolutamente
impiegata ad altro che a servire di strumento di cambio. Ciaschedun paese se
CAPITALE. LEZ. IVI. 445
condo il numero delle sue transazioni, secondo le esigenze del suo mercato, ed
in conseguenza secondo il suo movimento commerciale, industriale, ha bisogno
di una certa quantit pi o meno considerevole di colali mezzi di cambio. Vi
dunque in ogni paese incivilito (e nei paesi non inciviliti si cerca di supplirvi con
altri mezzi), vi dunque, io dico, in lutti i paesi inciviliti una quantit d'oro e
d'argento (trascuro il biglione) che, invece di essere destinata agli usi della vita
come metallo, invece di servire a fare ornamenti, vasellami, mobili o altre cose,
serve unicamente a soddisfare il bisogno di cambio.
Ne segue che se voi abbiate un mezzo pi economico per fare i cambii,
potete diminuire la quantit d'oro e d'argento impiegala a cotal uso. Quella
quantit d'oro e d'argento la quale non serve pi ai cambii, torna a diventare
mercanzia pura e semplice e va ad aumentare il capitale propriamente detto.
Per maggiore chiarezza, pigliamo un esempio. Supponiamo una citt, come
ve ne sono, occupata particolarmente alla fabbricazione delle minuterie ed orna
menti d'oro e d'argento. In una simile citt si adopera ogni giorno una certa
quantit d'oro e d'argento che si fonde, si lavora, s'impiega esattamente nello
stesso modo con cui s'impiegano altrove il cotone, la lana, il ferro o l'acciaio.
Questo cotone, questa lana, questo ferro, questo acciaio sono materie prime ;
sono un capitale, tutti lo riconoscono. Nella slessa guisa, nelle manifatture delle
quali parlo, l'oro e l'argento sono impiegati come materie prime ; sono dunque
un capitale.
Supponete adesso che, in una di quelle citt v'abbia un milione in oro ed
in argento, circolante come moneta e richiesto dai bisogni del mercato; ebbene,
se la situazione del paese permetta di sostituire alla met di quel milione in mo
neta dei biglietti di banco, per esempio, i quali ispirino una fiducia piena ed
intiera e per conseguenza accetlati senza difficolt, anzi ricercali, perch difatti
pi comodo avere in tasca un biglietto di 500 franchi che 100 pezze di 5 fr.,
che cosa succeder allora? Succeder che un certo numero di pezze d'oro e di
argento potranno abbandonare il loro impiego di monete, succeder in aliti ter
mini, che baster avere in moneta 500,000 franchi, per esempio, invece di un
milione. Gli altri 500,000 franchi auderanno ad aumentare il capitale propria
mente dello, impiegalo alla riproduzione, e questo stato di cose durer iu fino al
giorno iu cui, una circostanza qualunque spingendo i possessori di biglietti a
domandarne il rimborso al banco, immedialamente una porzione dell'oro e dell'
argento precedentemente fuso, ritorner allo stato di moneta, fino alla concor
renza del bisogno.
Vi dunque, come vedete, un beneficio nel sostituire, dentro certi limiti,
dei mezzi di credito alla moneta; ma esso poca cosa quando voi paragonate la
quantit d'oro e d'argento che torna a diventare capitale propriamente detto, alla
massa del capitale nazionale impiegato alla riproduzione. Perci, credere che
ricorrendo ai mezzi di credito si creino dei capitali, e far adottare ad un paese
questa maniera di vedere, gli pascersi di chimere, gli esporsi a grandi cata
strofi ; poich allora succede che la produzione si acconcia su questi mezzi di
credito i quali riposano tutti gli uni sugli altri. Perci, un fabbricante piglia a
prestanza; invece di scudi gii si d un biglietto, un credito. Egli d questo
credito ai suoi provveditori i quali, a loro volta, pagano i loro creditori trasferen
dolo ad essi con una girata. Si forma, per conseguenza, un sistema il quale
446 p. rossi.
manca di base; ciascheduno lavora a credito nella speranza di essere pagato alla
scadenza del biglietto, ed arrivato il giorno del pagamento, corrispondendo aflatto
il capitale alla massa di mezzi di credito posti in circolazione, vi un disordine
spaventevole, vi bancarotta.
quello che succeduto recentemente in America, quando l'abuso del sistema
dei banchi ha posto in circolazione immensi valori filimi ; lo slancio della pro
duzione si proporzionato a quei capitali chimerici, il prezzo delle cose au
mentato in ragione della quantit smisurala di colali mezzi diluii di circolazione
e di cambio, ed il giorno in cui si dovuto cominciare a convertire definitiva
mente in contante quelle operazioni, giorno l'arrivo del quale stato accelerato
dulie repentine misure del governo americano relativamente ai banchi, quel
giorno la benda caduta, e tutto quell'appuntellato edilicio crollalo, perch non
era rondato se non sopra mezzi di credito, i quali non avevano nessuna base,
poich non avevano la guarentigia di capitali reali. Vi dunque stala un'im
mensa catena di creditori, e di debitori pasciuti d'illusioni, catena, la quale, par
tendosi d'in fondo l'America, arrivava fino in Inghilterra, e che, la Dio merc,
non esttndevasi in Francia.
Perci, lo ripeto, i mezzi supplementari di credito hanno, come noi lo abbiamo
lungamente dimostrato a suo tempo e luogo, una utilit reale, quando sieno
racchiusi dentro certi limili e quando non oltrepassino le guarentigie che la
ricchezza nazionale pu effettivamente loro offerire. Al di l di cotali limili, nou
vi pi in essi nulla di vero, di reale; o c'inganniamo gli uni gli altri, o ci nu
triamo a diletto di vane illusioni; al di l si trovano creditori i quali hanno
cattivi debitori e che sono, a volta loro, cattivi debitori pei loro creditori; la ca
tena si prolunga cos, ma, prolungandosi, non migliora lo stalo delle cose.
Per produrre, non vi sono che tre strumenti : il lavoro, gli agenti naturali ed
il capitale; ma occorre che il capitale sia un valore e non gi un pezzo di carta,
non gi un credito; non si produne se non con delle cose; dal nulla non si fa
nulla. L'uomo pu combinare, avvicinare, allontanare, inDne imprimere il moto;
ma per fare delle rose, gli occorrono delle cose, e la pretesa di creare con dei
mezzi di credito, non che una pura chimera, un modo di spogliare quelli che
hanno qualche cosa e che consentano a dare la realit per una Azione.
Ma se vero, come qui lo abbiamo dimostrato, che l'argento propriamente
detto, l'argento monetato, quando destinalo direttamente o indirettamente dal
suo possessore medesimo, o da colui che lo piglia a preslauza, all'opera della
produzione, fa parte del capitale come qualunque altra cosa, non egli evidente
che il possessore dell'argento ha esattamente il medesimo diritto ad una parte
dei profitti, che il possessore della lana, il possessore della macchina, o il pos
sessore di qualsivoglia altro capitale propriamente detto?
Noi formiamo una societ industriale. Voi ci mettete il vostro lavoro, un
allro ci mette il suo capitale intellettuale, i suoi talenti e le sue cognizioni acqui
site, un altro somministra centomila franchi in macchine o in materie prime; io
non ho n i talenti industriali, n le macchine, n le materie prime; ho cin
quantamila franchi, e dico ai miei sodi : Ecco la mia messa, porlo nella societ
cinquantamila franchi ...Non egli evidente che io ho diritto ad una cerla parte
di profitti, ugualmente degli altri tre? La cosa non ammette dubbio.
Adesso, invece di farmi socio, io dico : Voi volete produrre del panno ?
capitami. lbz. xri. 447
Sia. Per questo vi occorrono le tali e tali altre cose che voi non avete e che po
trete ottenere coi cinquantamila franchi che io ho in cassa. Ebbene, ve li som
ministrer ; ma siccome io non intendo nulla nel maneggio dei negozii commer
ciali, non voglio essere socio, non voglio essere che prestatore . Forse che,
come prestatore io non avr diritto ad una parte nei profitti? Se voi non volete
accordarmi tale parte, io mi tengo i miei cinquantamila franchi, voi non gli
avrete; poich infine se io debbo rendere un servigio, giusto che io ne ottenga
una retribuzione. Senza dubbio posso fare un'opera di beneficenza , ma non vi
sono mica tenuto. Io consento dunque a prestare i miei cinquantamila franchi,
ma domando un certo profitto come prestatore ; vi forse in ci qualche cosa
che possa offuscare l'intendimento? No.
Frattanto, si quasi detto insino al presente, che un prestatore ad interesse
era uno scellerato il quale voleva trarre frulli dal danaro, mentre il danaro non
produceva. Ecco le idee sulle quali si vissuto dei secoli. E poi siamo fieri ed
orgogliosi della potenza dello spirito umano I Si domandano al mio vicino i suoi
cavalli per far girare un mulino. Egli dice: Io non voglio associarmi nell'in-
trapresa del mulino. Volete voi i miei cavalli? Sia; me li pagherete a tanto il
giorno o la settimana . Perfettamente lecito. Ma non si ha abbastanza
dei cavalli del vicino ed allora si domandano a me i miei scudi per comperarne
degli altri. Io dico: Ecco i miei scudi, ma io non voglio associarmi; io vi allogo
i miei scudi a tanto l'anno . Questo non lecito. Perch? Ah! perch
il vostro vicino fa un nolo, ma voi fate un muluum, un prestilo, ed il prestito
essenzialmente gratuito. Ma quale differenza vi ha egli fra i due alli ? Il vicino
si priva dei piaceri, dei vantaggi, delle forze che ritraeva dai suoi cavalli; io mi
privo dei piaceri, dei vantaggi che il mio danaro poteva procurarmi. Il vicino vi
alloga i suoi cavalli, io i mici scudi. Ma si restituiranno al vicino i suoi ca
valli; vi dunque allogazione, e vi sarebbe comodato, se il contratto fosse gra
tuito; mentre a voi non si restituiranno mica i vostri scudi: ve ne saranno re
stituiti altri, del medesimo peso e del medesimo titolo. Ora siccome non vi si
restituiscono identicamente le stesse pezze d'argento, non un'allogazione quella
che voi fate, non nemmeno un comodato, un muluum, e voi non potete
argomentare dall'esempio del vostro vicino. Ecco, io lo ripeto, su quali argo
menti si vissuto pel corso di secoli! Ora certo che le cognizioni pi elementari
di economia politica avrebbero bastato per far cadere tutta questa vana argo
mentazione.
Nell'un caso e nell'altro, vi un capitale che si applica alla produzione; cos
nell'un caso come nell'altro, il possessore legittimo di questo capitale si priva dei
godimenti, dei vantaggi che pu ritrarne, per lasciarne godere un altro : vi
dunque, nell'un caso e nell'altro, esaltamente il medesimo diritto ad una parte
nei profitti. Non vi alcuna differenza intima fra le due specie. Le dissomiglianze
dipendono da circostanze esterne ed insignificanti, e tali dissomiglianze esterne
ed insignificanti hanno servito di regolatore, appunto perch non si era pene
trato fino alle rassomiglianze intime ed importanti.
I capitali contribuiscono dunque alla produzione, ed in quella slessa guisa
che il lavoro ha diritto ad una retribuzione che chiamasi volgarmente salario, il
capitale, il quale in sostanza non altro che lavoro accumulato, ha ugualmente
dritto ad una retribuzione che si convenuto di chiamare profitto.
448 p. rossi.
Se noi volgiamo i nostri sguardi in modo superficiale su quello che succede
intorno a noi, non vi ha nulla di pi disuguale che i profitti. Quindi vi si dir
che ad Amsterdam, lo sconto di 5 0[0 e che questo stesso sconto di 4 OjO
sulla piazza di Parigi. Ma, si aggiunger, tal fabbricante ritrae dal suo capitale
10 OjO, tal altro ne ritrae 20 0|0; e se prestate fede ai progettisti, se avete la
sventura di pigliare in sul serio i loro programmi, voi non conterete meno di
25, 50, 40, o perfino 50 0|0 in 6 mesi. Ma lasciando da banda queste esage
razioni, queste favole, per non adoperare una parola pi severa, vero che vi
sono degl'impieghi uei quali il capitale potrebbe dare profitti di 10, 12, 15 0[0,
mentre lo ripeto, lo sconto pu essere di 4 0[0 a Parigi, di 5 0(0 ad Amsterdam
e qualche volta anche a Londra di 2 1[2 0|0. Perci, in apparenza, non vi ha
nulla di pi disuguale, nulla di pi incomprensibile in qualche modo che la mi
sura dei profitti.
Frattanto, gli economisti pi distinti hanno piantato per principio, che la mi
sura dei profitti era la medesima per tutti i capitali, che in fondo i profitti fini
vano sempre per agguagliarsi. Questa proposizione dessa vera? la si pu forse
giustificare; e se vera, quale ne il senso vero? Ecco una delle questioni che
bisogna esaminare prima d'ogtii altra cosa. Noi ve la presenteremo nella prossi
ma seduta. Esamineremo qual sia il valore dei fatti diversi, quali sieno in questi
gli elementi assolutamente identici, quali sono gli elementi che non sieno il risul
tato dell'azione del capitale. Forse procedendo cos coll'analisi di questi fatti, noi
arriveremo a riconoscere ci che possa esservi di vero nella proposizione enunciata
e soprattutto quale sia il vero senso nel quale si debba intenderla per non cadere
in errore.
LEZIONE XVII.
Ogni capitale ha diritto ad una retribuzione. Ma quando si vuole ricercare la legge che
regola questa retribuzione, si rimane colpito delle diversit dei profitti per le diffe
renti industrie e pei differenti paesi. Gli economisti pretendono che i profitti sono
uguali per tutti i casi. una proposizione presso a poco vera, in economia politica
razionale, ma che incontra, in pratica, un'infinit di ostacoli; poich essa suppone
libera concorrenza perfetta, la quale qui suppone, a sua volta, una mobilit intiera
dei capitali, e nei foro possessori una libert d'azione individuale completa. Ora
queste due condizioni non si verificano mai intieramente nella pratica. Perci, la
proposizione vera, astrattamente parlando, non lo ugualmente nell'applicazione.
Tutto quello che si pu dire, che i profitti delle diverse industrie hanno una ten
denza costante all'agguagliamenlo.
Signori,
Nell'ultima seduta noi abbiamo rammentato alcune idee, alcune nozioni che
gi avevamo altra volta spiegate, ma che giovava ripigliare nel momento in cui
dovevamo occuparci di una materia cos importante come i profitti ; noi vi ab
biamo dunque rammentalo che cosa sia capitale, quali sieno le forme che pu
prendere, poi ci siamo domandati se i mezzi di credito sieno un capitale, come la
PROFITTI DEL CAVITALE. LEZ. XVII. 449
mica la balena colle vostre macchine a vapore. Che coga farne dunque? Ven
derle? Ma se voi volete abbandonare la vostra industria, perch i profitti vi
sono minori che in quella che volete esercitare, troverete voi un compratore il
quale voglia surrogar voi puramente e semplicemente? No, egli preferir andare
a pescare la balena in vece vostra, col suo capitale mobile. Voi sarete dunque
obbligato di lasciare il vostro capitale senza impiego o di cederlo ad un prezzo
bassissimo. quello che succeduto per molte intraprese nuove stabilite da gente
senza cervello; esse hanno rovinato coloro che le avevano fondate, ed hanno
fallo la fortuna di coloro che sono ad essi succeduti, perch questi non hanno
dovuto sopportare che una debole parte delle prime spese.
Ecco una delle difficolt quando si tratta di traslocare dei capitali da una
industria ad un'altra. Oh! senza dubbio, se voi siete fabbricante di cappelli di
paglia e che vogliate diventar fabbricante di scarpe o di merletti, la difficolt in
quanto al capitale impegnato non sar grandissima, perch esso minimo. Ma
il capitale Osso in molle industrie, una cosa considerevole, troppo considerevole
disgraziatamente; uno dei difetti di molti produttori lo esagerare questo capi
tale impegnato, questo capitale fisso, immobile. Quando si comincia una intra
presa si accarezzano mille illusioni, s'immagina doversi in quella raccogliere u
tesoro. E cos si d mano ad edilicii sontuosi, si radunano stati-maggiori nume
rosi come quelli che sarebbero destinali a condurre un esercito; dal che dispendii
a puro scapito, capitali impegnati che poi difficile liberare se ci diventi ne
cessario.
Poi l'economia politica razionale non conosce nessuna nazionalit. L'econo
mia politica razionale conosce delle cose, dei bisogni umani, delle forze produt
trici e degli uomini. Per essa, vi ha una ricchezza nel mondo, un capitale nel
mondo, un lavoro nel mondo, dei produttori e dei consumatori nel mondo; per
essa, il capitale francese, il capitale inglese, il capitale americano, ecc., sono uu
solo e medesimo capitale.
Ma non per meno vero che, nella pratica, le barriere internazionali sono
un impedimento all'agguagliamene dei profitti. Mi spiego.
I profitti, si dice, sono pi bassi ad Amsterdam che a Bruxelles o a Parigi.
Ora se l'Olanda, il Belgio, e la Francia non formassero che un solo Slato, vi
sarebbero bens ancora, lo si comprende, alcune difficolt da superare affinch
i capitali d'Amsterdam andassero immediatamente a Bruxelles, a Valenciennes, a
Lilla, ecc.; ma queste difficolt non sono forse molto pi grandi pel solo fatto
che la Francia, l'Olanda, ed il Belgio non formano un solo e medesimo Stato,
pel fatto solo che le medesime leggi non reggono i tre paesi, l'amministrazione
della giustizia di uno dei paesi non beo conosciuta dagli abitanti dell'altro
paese, pel fatto solo che le tre nazioni non parlano la stessa lingua, e che, per
comunicare fra questi differenti Stati, d'uopo non solamente spostare, ma ben
anche sottomettersi a delle formalit ( per non dar loro un altro nome ) pi o
meno disaggradevoli ?
Tutto questo fa s che i capitali sieno un poco come gli uomini, vale a dire,
che amiDo assai i proprii focolari e vi rimangano volentieri. Vi ha bens una
certa massa di capitali la quale viaggia, come vi sono degli uomini i quali viag
giano; ma le grandi masse di capitali, come le graudi masse d'uomini, durano
fatica a traslocarsi.
452 p. rossi.
Quindi, sia a cagione della loro natura, sia per effetto di nazionalit, di abi
tudine, di diffidenza, i capitali non si traslocano cos facilmente come lo si crede.
Vi una infinit di osservazioni da fare su questa materia. Noi abbiamo
(dopo averlo gi detto qui ed altrove, vogliamo nuovamente ripeterlo), noi ab
biamo un sistema ipotecario imperfetto, incompleto, che non d le guarentigie
necessarie. Noi abbiamo soprattutto una procedura relativa alla espropriazione
degli stabili, che uno di quei dedali, uno di quei labirinti dove non vi ragione
per cui la giustizia possa mai trovarsi. Ebbene, credete voi che i capitali stra
nieri vorranno venire a darcisi in mano sulla fede di una siffatta guarentigia?
No, signori. I proprietarii francesi non trovano facilmente capitali, vero; si
lagnano di molte cose delle quali non hanno alcun dritto di lagnarsi, domandano
molti favori che si ha torto, io lo dico francamente, di loro accordare; ma ecco
quello di cui potrebbero con ragione lagnarsi: cio, che le leggi non sommini
strino loro tutti i mezzi di credito che si potrebbero avere coll'aiuto delle loro
terre. Se la procedura fosse migliore, se la procedura da seguire in caso di non
pagamento fosse facile e poco costosa, i capitali arriverebbero loro a milioni
e milioni; esistono capitali in paesi vicini; basta di citare tre citt della Svizzera,
Ginevra, Neufchtel e Basilea dove esistono capitali immensi che non domande
rebbero niente di meglio che di essere investiti sul suolo francese, ad un modico
interesse, purch vi trovassero un sistema ipotecario completo ed una procedura
ragionevole.
Ora, vedete gli effetti indiretti delle cattive leggi: da un lato, questo trasporto
di capitale non si fatto, l'agricoltura non ne ha profittalo, il suo sviluppo ri
tardato; e frattanto la prosperit di un paese non mai completa se non quando
lo sviluppo dell'agricoltura e lo sviluppo dell'industria siano simultanei e si diano
la mano l'uno all'altro; da un altro lato, bisognava pure che lo straniero facesse
qualche cosa dei suoi capitali, e malgrado gli svantaggi della sua posizione me
diterranea, quantunque in un paese chiuso, da tutti i lati accerchiato, come da
una cintura di ferro, da linee di dogane, ha crealo manifatture, si dedicato ad
industrie alle quali non avrebbe pensato mai, si messo a fabbricare nastri, col
tellami, tessuti di cotone e di seta, ed ha fatto concorrenza ai fabbricanti fran
cesi. Cos questa concorrenza della quale i fabbricanti francesi hanno il diritto
di non essere contenti, la debbono in parte a quelle cattive leggi che hanno im
pedito i capitali di seguire il loro corso naturale. Piuttosto che stabilire delle fab
briche in mezzo ai pascoli di Appenzello, in mezzo alle Alpi, era cosa assai pi
semplice pei possessori di quei capitali venire a cercarne sul suolo fecondo della
Francia un impiego sicuro, facile. Ma per questo non ci volevano leggi incom
plete, non una procedura cavillosa che venissero a spaventarli sulla sorte delle
ricchezze che volevano inviarci.
Non vi dunque quella prima condizione della libera concorrenza, quella
mobilit perfetta nei capitali che suppone il teorema astratto dell'economia politica.
Una seconda osservazione si che, non solamente non vi ha perfetta mobi
lit nei capitali , ma non vi ha nemmeno negli uomini perfetta libert di spi
rito e di azione a questo riguardo. Si avrebbe un bel dire che a 500 leghe da
qui i profitti sono del 7 invece di essere del 5 0|0, vi sono dei capitalisti i quali
preferirebbero serbare i proprii capitali presso di loro e sorvegliarli essi mede
simi, che confidarne la sorveglianza ad occhi stranieri oppure traslocarsi. La dif
PROFITTI DEL CAPITALE. LEZ. XVII. 455
LEZIONE XVIII.
Signori ,
ehi come profitto del capitale, e 20 franchi come rendita territoriale, sono 620
franchi almeno che egli dovrebbe ritrovare, perch la sua speculazione non fosso
cattiva. Intanto, egli non ne ritrova forse 300, forse nemmeno 200. Ma, lo ri
peto, egli consuma un prodotto lordo, egli ha accanto a lui una macchina che
gli permette di lavorare, ha un sentimento di dignit personale che soddisfatto,
ha la speranza di lasciare un tetto, una terra ai suoi figli. Sono sentimenti ono
revoli codesti, sentimenti utili, politicamente e moralmente parlando; ma voi
vedete che dal punto di vista economico, il suo calcolo non esatto, e che, per
farlo giusto, egli dovrebbe tener conto delle tre qualit riunite nella sua persona
di piccolo proprietario. Che cosa il profitto? quello che rimane dopo prelevato
il salario. Ebbene in molti casi prelevato il salario, non rimane pi nulla; per guisa
che l'uomo del quale parliamo, quando dice che ricava un bel profitto dal suo
capitale, non ne ricava realmente nulla del tutto; egli ne ritrae tutt'al piti il suo
salario. Questo ci che succede in tutti i paesi dove esiste la piccola propriet.
Prendiamo adesso un altro esempio. Si dice: uno scandalo! Ecco una
ballerina, ecco una cantante che hanno emolumenti infinitamente superiori a
quelli di un grande matematico. Non vi ha, nell'oQcio delle longitudini, uno
scienziato il quale si accosti a quelle sotto questo rapporto. Per conseguenza, il
capitale, l'abilit della ballerina e della cantante di ben altro frutto che il ca
pitale, l'abilit di uno scienziato .
Anche questo un errore, una confusione di idee. Non il capitale che fruiti
quei grandi beneficii, un agente naturale. Il capitale l'abilit che quelle hanno
acquistata, il grado di perfezione dato ai loro organi collo studio, sono quelle
qualit che pu acquistare ogni persona regolarmente organizzala, se dedichisi
allo studio della musica o della danza. Ma un grande virtuoso, indipendentemente
da questo capitale, possiede un agente naturale il quale per lui quello che una
terra fertile pel proprietario fondiario.
Perci, quando si danno ad un gran canlante sessantamila franchi l'anno,
questa somma non rappresenta gi solamente i profilti; una porzione rappresenta
i profitti ed il salario ; quello che sarebbe ottenuto da qualunque persona la
quale lavorasse colla stessa assiduit e che avesse fatto presso a poco i medesimi
sludii ed i medesimi sforzi; il soprappi la rendita di quella macchina natu
rale privilegiata, della quale il gran cantante ha il monopolio perch non possi
bile di fabbricarne altre a volont.
dunque confondere le idee chiamando profitti codeste retribuzioni. Vi
una piccola porzione la quale il profitto, un'altra porzione la quale il salario;
ma la porzione pi grande la rendita di un agente naturale monopolizzalo.
Allora voi comprendete che uno scienziato il quale faccia una scoperta utilissima
pu guadagnare altrettanto facendo proteggere i prodotti del suo genio inventore da
un brevetto d'invenzione. Ma in quanto a quello scienziato il quale si limitato
ad imparare la scienza tal quale i suoi predecessori l'avevano fatta, egli ha, senza
dubbio, impiegato un capitale considerabile, un capitale che domanda una retri
buzione proporzionata non solamente al sapere che egli ha acquistato, ma al pe
ricolo che ha corso di non riuscire, ed anch'esso possiede un agente naturale;
ma non possiede quell'agente naturale di prima qualit, se cos posso esprimermi,
che esisterebbe se tutto ad un tratto ricomparisse al mondo un Newton o un
Galileo.
456 rossi.
Bisogna dunque determinare con cura ci che capitale, perch lo si trova
sovente amalgamato coi due altri strumenti della produzione.
In secondo luogo, io dico che un'altra sorgente di errore l'abitudine che
noi abbiamo di non valutare i profitti che in cose materiali o in danaro, mentre
bisogna, per valutarli bene, fare la somma di tutti i vantaggi che l'impiego di un
certo capitale produce pel capitalista.
Ritorno all'esempio che io dava poco anzi. Senza dubbio, un ballerino di
stinto ottiene, per le ragioni da me addotte, una retribuzione la quale ci sembra
straordinaria. Ma il membro dell'officio delle longitudini, che meno pagato, ha
una riputazione di tutt'altra natura. Contate voi per nulla la posizione sociale
che egli occupa, ed i vantaggi che ne risultano, non solamente per lui, ma ben
anche per la sua famiglia? meno pagalo in danaro, ma la sua rinomanza, ma
la sua gloria, ma la sua posizione in fine sono affatto differenti. Se un celebre
ballerino lascia dei figliuoli, senza dubbio potranno essere i figliuoli di un uomo
onestissimo, ma non saranno riguardati dello stesso occhio come quelli dello
scienziato illustre. Le spiegazioni su questa differenza di posizione sarebbero
lunghe a darsi ed altronde non sono della nostra sfera. Ma in fine tutti capi
scono che non mica la medesima cosa il dire: Io discendo da Newton, o di
scendo da Veslris . Vi sono dunque dei vantaggi immateriali che bisogna con
tare. Quando un padre di famiglia d dei consigli ai suoi figliuoli sulla carriera
che essi debbono battere, non fa egli forse entrare nel suo conto i vantaggi im
materiali che essi troveranno nell'una e che non troverebbero nelle altre? Forse
non dice loro, per esempio: Diventando agente di cambio si guadagna pi da
naro che il primo medico di Parigi; ma vi ha per altro questa differenza che,
quand'anche si diventasse il primo degli agenti di cambio, non si vedrebbe la pro
pria riputazione estendersi fuori della Borsa di Parigi, mentre la celebrit di un
gran medico si sparge in tutta l'Europa.
Eh I signori, se non si calcolassero mai altro che i vantaggi materiali, sareb
bero necessarie, non gi delle ordinanze o delle leggi, ma delle catene di ferro
per mandare degli uomini sul campo di battaglia. forse la meschina paga del
soldato quella che gli fa battere il cuore, e lo fa affrontare la morte? No signori;
ci che egli ha davanti agli occhi la stima pubblica, che quel sentimento di
ammirazione il quale accompagna il guerriero valoroso, non accompagna l'uomo
il quale non lavora per altro che per guadagnare danaro.
Ondech voi vedete che, in tutte le professioni, bisogna sempre domandarsi,
non solamente quale sia la somma dei vantaggi materiali, ma eziandio quale sia
quella dei vantaggi immateriali.
Ecco dunque due sorgenti di errori contro le quali bisogna tenersi in guardia;
e quando si cos piantata bene la questione e rettificati i fatti, non rimane alcun
dubbio sulla verit della proposizione che noi abbiamo stabilita: vi ha, non gi
uguaglianza di profitti , ma tendenza verso il loro agguagliamento , ogni qual
volta la libera concorrenza possa stabilirsi sul mercato.
Arrivo ad un altro punto, il quale non in fondo che un corollario di quanto
abbiamo detto fin qui sui salarii e sui profitti : ed che la misura dei profitti
essenzialmeute mobile.
Ma primieramente i profitti possono essere considerati come i salarii sotto
due punti di vista. Si pu considerarli nel loro rapporto coi salarii, e si pu con
MUTABILIT DE' PROFITTI. LEGGI SULL'USURA. LEZ. XVIII. 457
LEZIONE XIX.
Ricerca della legge generale che regola la misura dei profitti. Siccome, io fondo, il
lavoro ed il capitale sono, materialmente e moralmente parlando, una sola e mede
sima cosa, non si pu immaginare la questione dei salarii assolutamente separata
da quella dei profitti. Che cosa s'intenda precisamente per media dei profitti.
Pei profitti, come pei salarii, la comune misura pi conveniente, in generale, la
moneta.
Signori ,
di tempi e di luoghi che non fossero troppo lontani gli uni dagli altri, la moneta
era quella la quale pi si accostava a quel grado d'invariabilit che basta per non
commettere sbagli considerevoli.
Ebbene, quello che noi abbiamo detto dei salarii, si debb'egli dire dei pro
fitti ? La difficolt, voi lo vedete, la stessa: ci occorre una misura comune. Ora,
questa misura comune, dove la cercheremo noi? Diremo noi, pei profitti come
pei salarii, che la miglior cosa di prendere per misura comune l'argento, la
moneta ?
Questa la mia opinione. Io credo che tutti gli argomenti che abbiamo messi
innanzi per dimostrare, che nelle date condizioni, la moneta fosse la misura pi
comoda e che fosse sufficientemente esatta per evitare qualunque sbaglio consi
derevole, io credo, che lutti codesti argomenti si applichino alla misura comune
dei profitti.
Si voluto ci nondimeno sostituirvi un'altra misura, o almeno si voluto
distinguere fra una misura comoda per la pratica economica, e cos posso espri
mermi, ed una misura filosofica. Si preteso che, sotto il punto di vista astratto,
sotto il punto di vista puramente scientifico, in economia politica affatto razionale,
non fosse mica la moneta che bisognasse prendere come misura comune dei pro
fitti, ma bisognasse prenderne un'altra. Mi limito quest'oggi ad indicarne l'idea.
Si detto : 11 profitto netto che il capitalista ottiene, lo mette in istalo di poter
tosto procurarsi una certa quantit di lavoro. Quindi, se il capitalista abbia otte
nuto per profitto 50 ettolitri di grano, con questi 50 ettolitri di grano egli potr
far lavorare, durante un dato tempo, un numero A di operai; un altro capitalista
lia ottenuto come profitto 100 pecore. Ebbene, con queste 100 pecore, egli potr
ottenere, durante lo stesso spazio di tempo, il lavoro di un numero B di operai. Ora,
si dice, la quantit di lavoro che si pu comperare, la pi invariabile, la mi
gliore misura dei profitti ; se non la pi comoda nell'applicazione, essa al
meno la pi vera e quella che bisogna preferire in economia politica razionale .
Quest'opinione cos ingegnosa dessa fondata? emana essa veramente dai
principii filosofici della scienza? Oppure non sarebbe essa che una nuova prova
dell'influenza che esercitano sopra uno scrittore, anche quando egli crede sol
levarsi nelle alte regioni della filosofia, i fatti materiali dai quali circondato,
i fatti dominanti della sua epoca e del suo paese? Questa opinione che vien data
come eminentemente filosofica, non sarebbe essa forse in sostanza, che una conse
guenza dell'abitudine che si contratta di non riguardare mai il lavoratore se
non come un essere salariato, e di non concepire la retribuzione del lavoro che
sotto la forma del salario propriamente detto? Gli soprattutto a motivo di questo
rapporto possibile che noi crediamo utile esaminare pi da vicino codesta idea,
la goal cosa faremo nel principio della prossima seduta.
468 p. tossi.
LEZIONE XX.
Si proposto di prendere per misura comune dei profitti, la quantit di lavoro che questi
ci mettono in grado di comandare. Quantunque, a primo aspetto, questa misura sem
bri molto filosofica, in sostanza non soddisfacente.Non vero che due individui,
perch possono disporre dei servigi di uno stesso numero d'uomini, sieno esatta
mente e sempre nella medesima posizione sociale. Basta gettare un'occhiata sulla
storia per convincersene. Quando si ricerca la misura dei profitti, non si deve
dimenticare, che nella parte afferente al capitale si trova necessariamente compresa
la retribuzione dovuta all'intelligenza, la quale ne dirige e ne sorveglia l'impiego.
Quando non si considerano i profitti, se non sotto il punto di vista della divisione
dei beneficii di una operazione fra dei lavoratori e dei capitalisti, evidente che i
salarii regolano i profitti e viceversa.
Signori ,
Tale l'argomento. Voi avete compreso, io credo, Lillo quello che vi di spe
cioso. Io dico di specioso, perch lo credo erroneo, malgrado le seducenti appa
renze delle quali rivestito. Io credo che esso accusi nei suoi autori, indipen
dentemente da una sorta di mania di trovare un valore invariabile che, per la
natura delle cose, non esiste, l'obblio quasi completo della storia dell'uomo; ob-
blio che si pu rimproverare alla maggior parte degli economisti, perch un gran
numero di loro procedono da una scuola filosofica la quale, fra gli altri difetti,
aveva quello di trasandare quasi compiutamente la storia.
egli vero, difalti, che l'individuo il quale pu disporro dei servigi di cento
uomini, sia l'uguale di qualunque altro individuo che possa disporre del mede
simo numero d'uomini, in un altro luogo ed in un altro tempo? egli vero che
questi due individui sicno nella medesima posizione sociale, occupino il mede
simo rango, abbiano la medesima potenza? egli vero, come stato detto, che se
pu esservi fra loro una grande differenza nella maniera di vivere, nei godimenti,
nel comfort, come dicono gl'Inglesi , non ve ne abbia poi nessuna come rango,
come preminenza sociale? Io dico che questo non , in alcun modo, conforme
alla storia. Oggi non mancano capi d'officina, imprenditori i quali salariano cento,
ducento, trecento operai. Ora io vi domando, codesti imprenditori hanno eglino
nella societ moderna, la medesima potenza, vi occupano essi un rango uguale
a quello che occupava, nella societ del medio evo, quell'uomo il quale montando
a cavallo, spiegando il suo pennone, facendo suonare la sua tromba traeva al
suo seguito trecento cavalieri?Erano uomini d'arme, si dir, non erano operai.
Essi rendevano un servigio come un altro : venivano impiegati ad un deplo
rabile travaglio; invece di far loro fare delle calze o tessere del panno, il loro
padrone li conduceva a saccheggiare il suo vicino, svaligiare i viandanti o bat
tagliare per tre, quattro, o cinque mesi; ma era pur sempre un servigio per lui,
a profitto suo. Che imporla la natura del travaglio, la natura della produzione ?
una considerazione completamente straniera alle conseguenze economiche della
questione.
Perch dunque vi ha, in realit, una differenza essenziale fra quell'uomo del
medio evo e l'imprenditore dei nostri giorni il quale dispone dello stesso numero
di braccia ? perch il lavoro umano non pi invariabile nel suo valore di
quello che qualunque altra cosa lo sia. Mi spiego.
La potenza individuale, in quanto che espressa dal lavoro dell'uomo, , fra
le altre cose, in ragione inversa della potenza sociale, in ragione inversa della
solidit dell'ordine pubblico, in ragione inversa della forza della legge. Perci,
quando la potenza politica debole, la potenza individuale grande. A misura
che la potenza pubblica si ordina e diventa forte, la potenza individuale, ricon
dotta sotto l'impero comune e generale della legge, s'indebolisce. Nel medio evo,
in cui l'ordine pubblico era quasi ignoto, la potenza individuale era tutto : la
forza muscolare, soprattutto accompagnata dalla bravura, era un elemento es
senziale di potenza, e colui che poteva trarsi dietro trecento uomini ugualmente
robusti e coraggiosi, aveva una potenza immensa. Perch ? Perch la potenza
pubblica era presso a poco nulla.
Quand'anche un grande imprenditore oggid abbia alle sue paghe trecento ope
rai, seicento, se volete, mille, se meglio vi piace, quand'anche tulli quesli operai gli
sieno affezionatissimi, a lui intieramente devoti, sieno robusti e coraggiosi, anderetc
LEGGE DEI PROFITTI. LEZ. XX. 471
voi per questo a paragonare il nostro imprenditore al barone del medio evo? Lo
riguarderete voi come collocato nella medesima posizione sociale? Nemmeno per
ombra. Senza dubbio oggid l'imprenditore coi suoi mille operai, potrebbe pro
durre un disordine momentaneo, senza dubbio egli potrebbe trascinare taluno di
quegli uomini ad impiegare la loro forza muscolare a cagionare qualche turbo
lenza, ma la forza pubblica l, ed essa reprimerebbe prontamente ogni loro
sforzo. In fondo, quel capo d'operai non niente pi forte di me che non ho
quattro uomini alle mie paghe. Vi ha al di sopra di lui, come al di sopra
di me, un livello salutare : la legge, la potenza pubblica, un forte ordinamento
sociale.
Ne volete una prova? Allentate un istante questo vincolo, supponete la forza
sociale per un momento resa inerte, ed allora voi vedete, anche nella societ
moderna, un capo di officina diventare un personaggio al quale si fa la corte,
perch allora la sua potenza si sviluppa, perch allora gli uomini che ha alle
sue paghe gli danno una forza particolare.
Se dunque la sua posizione sociale non sempre identica, nemmeno oggid,
se anche oggid essa varia secondo lo stato della societ, le differenze sono an
che molto pi grandi quando voi paragoniate delle epoche e dei paesi differenti,
delle societ diversamente ordinate. Io lo ripeto, quale comparazione volete voi
fare fra il medio evo e la societ moderna , in quanto all'individuo il quale ha
degli uomini alle sue paghe? Quale comparazione volete voi fare fra quegli Stati
fortemente ordinali, nei quali la forza individuale era nulla, come l'antica Roma,
per esempio , e quelle trib quasi selvagge che rassomigliavano ai Beduini
d' oggid.
dunque un errore il credere che gli uomini ai quali si pu comandare un
lavoro, esprimano delle quantit di potenza uguali, quando il loro numero
uguale. La potenza individuale risultante dal lavoro che si pu comandare, al
trettanto variabile quanto gli altri elementi dei quali si voluto servirsi per ar
rivare ad una misura certa del valore.
Noi crediamo dunque che debbasi lasciare da parte codesta speculazione pi
speciosa che solida, pi seducente che utile, e ritornare alla regola che noi ave
vamo indicata, vale a dire che dobbiamo contentarci della valutazione in danaro,
la quale, bench imperfetta, basta al grado di esattezza di cui si ha bisogno nel
l'economia politica applicata e nella pratica dei negozii.
Ci posto una volta, bisogna occuparsi di ricercare la legge che regola la
misura dei profitti e le variazioni di questi profitti, ricerca assai difficile, prima
come ricognizione di un fatto, poi come investigazione di un principio.
Io dico difficile, prima come ricognizione di un fatto. Si parla ogni giorno dei
profitti, si parla ogni giorno dell'interesse del danaro, che poi la medesima cosa.
Coloro i quali hanno la soddisfacente abitudine di non dubitare mai di nulla vi
dicono: La misura dell'interesse ribassata, alzata, precisamente a tanto .
Difalti, essi non sanno nulla esattamente ; difatti, niente pi difficile che sco
prire quale sia la misura media dei profitti ad una data epoca ed in un dato paese.
La misura media dei salarii di una ricerca meno complicata, perch, come
ho avuto l'onore di farvelo osservare pi di una volta, i salarii sono riscossi
sotto una forma particolare; nella maggior parte dei casi non sono riscossi sotto
la forma naturale di retribuzione, di quota parte afferente allo strumento la-
f
472 i'. rossi.
voro, ma sono riscossi in virt di una convenzione, di un aggiustamento, di un
contratto particolare stipulato fra i lavoratori ed il capitalista. Allora pi facile
scoprire la misura media, perch si ha un dato a parte ante, perch si pu sa
pere che i salarii sono stati regolati in tale o tal'altra maniera.
Ma i profitti propriamente delti non sono regolati in questa guisa. Io so bene
che vi un impiego diretto dei capitali il quale offre qualche cosa d'analogo a
queste convenzioni sui salarii. Quindi se un imprenditore si dirige ad uno di voi,
gli domanda il capitale necessario all'esercizio di tale o tal'altra industria, egli
d per questo capitale un certo interesse. Ecco, si dir, la misura degli interessi;
questo vero fino ad un certo punto, ma non esaltamente vero, perch quando
si parla dell'impiego del capitale, strumento della produzione, non bisogna senza
dubbio comprendervi la retribuzione particolare che pu essere dovuta, anche al
possessore del capitale, come retribuzione del suo lavoro, ma non si pu non
comprendervi la retribuzione che dovuta alle cure necessarie affinch il capitale
lavori. Ali spiego.
Voi avete nella vostra cassa 10,000 franchi, ma questi vi resteranno sino
alla fine dei secoli senza produrre la minima cosa, qualunque voglia possiate
avere di cavarne un partito, se non vi date una certa pena. 11 capitale cosa
materiale ed inerte di natura sua, bisogna dunque darsi la pena d'impiegarlo, di
dirigerne l'impiego, poich, senza di questo, esso non agirebbe mai. Cos un
operaio ha per capitale le sue due braccia, ma non di meno se egli si ostinasse
a tenerle incrociate al petto, non riscuoterebbe nessun salario; intanto egli non
domanda che gli si assegni un salario per le sue due braccia, poi un salario per
la pena che egli si d di muoverle e lavorare. Parimente, quando si dice capi
tale, strumento della produzione, non si pu applicare questa denominazione ad
un valore compiutamente ozioso, il quale non un capitale nel linguaggio della
scienza. Non capitale nel linguaggio della scienza, se non che il valore ap
plicalo alla riproduzione ; ora chi dice valore applicalo alla riproduzione, dice
necessariamente un valore che una intelligenza diriga e sorvegli.
Cos nei profitti, necessariamente compresa la retribuzione dovuta a tulli
quegli elemenli i quali costituiscono l'azione produttiva del capitale, vale a dire
alla cosa materiale ed alla intelligenza che la dirige e la sorveglia. Dunque,
quando l'imprenditore mi domanda 10,000 franchi, e che io glie li presto, se
egli mi assegna 4 o 5 0(0, non si pu dire che egli mi asscgui tulli i profitti :
non ine ne assegna che una parte.
Del resto, sono cose codeste che tutti sanno. Vi di pi: quando egli mi
assegna l'interesse di 5 0(0, io suppongo, stipula egli forse che se l'operazione
che egli vuol fare non riesca, non mi pagher l'interesse e non mi restituir
nemmeno il capitale? No, signori , noi non facciamo un contralto aleatorio. Io
gli dico: Ecco 10,000 franchi: non m'impaccio di sapere che cosa ne ricave
rete, ma domaudo delle guarentigie, le quali mi assicurino che alla tale epoca,
qualunque sia l'esito dell'operazione che voi avrete fatta, mi restituirete il mio
danaro, pi una somma d'interessi calcolata al 5 0|0 all'anno . Intanto pos
sibile che in capo all'anno, l'imprenditore abbia ricuperato i 10,000 franchi,
pi 1000 o 1200 franchi di profitto, ma il contrario possibile ugualmente; egli
pu avere perduto invece di avere guadagnato ed allora per questo non dovr
meno pagare gl'interessi, rimborsandomi il capitale. Dunque quando egli mi of
LKGGK DEI PROFITTI. LKZ. XX. 475
fre 5 0(0 d'interessi per questo capitale che egli destina ad una intrapresa qua
lunque, non me li offre e non pu offerirmeli senza aver primieramente dedotta
quella porzione dei profitti la quale corrisponde non alla quantit materiale del
capitale impiegato, ma al lavoro della intelligenza necessaria per impiegarlo; ed,
in secondo luogo, egli deve diffalcare dalla somma che mi offre come interesse,
quello che corrisponde al pericolo che egli corre, lo posso sapere che egli domanda
i miei 10,000 franchi per fabbricare del panno, e non mi sarebbe forse molto
difficile di arrivare a sapere da tale o tal altro mercante d panno, quale sia la
media dei profitti che loro offra la loro industria; ma quando pure sapessi che
tale industria rende 12 0|0, sarei io autorizzato a dire a colui che mi domanda
il prestito: Datemi questi 12 0|0 o datemene 10 o anche 8? Non solamente
egli non me li darebbe, ma non sarebbe nemmeno cosa equa domandarglieli, per
ch egli, e non io, quello che corre i rischi; chi risponde che non succeder
tale o tal altro avvenimento che far ribassare il panno di 20 0|0 ? Or bene,
colui il quale piglia a prestanza che corre questo rischio, e la differenza fra il suo
profitto e l'interesse che egli paga a me l'equivalente di cotal rischio e della
intelligenza che deve sorvegliare l'impiego del mio capitale. In quanto a me che
se il mio contratto saviamente fatto non corro nessuna sorte , e non impiego
nessun lavoro intellettuale per sorvegliare il capitale, cosa chiara che non posso
avere se non la porzione di profitto afferente alia quantit materiale di ca
pitale.
E qui, per dirlo di volo, voi comprendete l'influenza che esercita sull'interesse
del danaro la legislazione civile di un paese. Poich, senza dubbio, noi siamo
del numero di coloro i quali non vogliono confondere l'economia politica colle
altre scienze, ma mettiamo ci non di meno un gran pregio ad indicare le rela
zioni che le diverse scienze morali e politiche hanno fra di loro.
Ho detto l'influenza della legislazione civile. Difalti, parlando del contratto stipu
lato fra il prestatore dei 10,000 franchie il manifattore che li piglia a prestanza,
ho fatto osservare che il primo non correva alcun rischio se egli avesse fatto il
suo contratto saviamente; ma qualche volta, per colpa delle leggi del paese,
impossibile di fare un contratto che vi metta al sicuro da ogni pericolo, perch
la procedura lunga, vessatoria, costosa, piena di eventualit e d'azzardi. Allora
non vero il dire che il prestatore non ha nessun pericolo da correre, allora
non vero il dire che il prestatore possa contentarsi della parte dei profitti affe
rente alla quantit materiale del capitale: egli pure corre un pericolo, un rischio
pel quale ha diritto ad un premio. Ma, non dimenticatelo mai, codesto il pi
cattivo premio possibile; poich si comprende quella retribuzione che dovuta pei
pericoli inerenti all'opera stessa della produzione, per quelli che non se ne pos
sono allontanare, almeno compiutamente; ma che vengano creati dei pericoli, in
certo modo a piacere, dal diritto positivo, ma che siano inventati dei pericoli da
quella stessa legislazione, da quelle slesse leggi, la missione delle quali ap
punto di allontanarli, nell'interesse di coloro che esse reggono, la questa una
cosa mostruosa, una perturbazione deplorabile gettata nel movimento dei ca
pitali.
Non dunque facile, come vedete, il dire quale sia, in un dato paese, la mi
sura dei profilli. Primieramente voi sapete che, quantunque v'abbia tendenza ge
nerale dei profitti ad agguagliarsi fra loro, questo agguagliamento completo non
474 i*. rossi.
si verifica mai; voi sapete che sempre vi sono delle oscillazioni in un senso o in
un altro: in secondo luogo, e ci rende la ricerca sempre pi difficile, la misura
media debb'essere determinata per un dato periodo: noi abbiamo dimostralo che,
senza di questo, non vi sarebbe nessuna regola, nessun limite. Quindi la misura
media dei profitti debb'essere determinata ordinariamente ad anno. Si dice tanto
per cento all'anno, tanto per cento non del prodotto, ma del capitale impiegalo.
Ora, supponete che voi vogliale conoscere i profitti medii dell'anno attuale 1838,
come farete voi, quale mezzo avrete di pervenirci nel corso dell'anno? Eviden
temente voi non potrete fare che delle congetture. Vi ha egli un capitalista as
sennalo, vi ha egli un imprenditore al fatto del suo mestiere che possa dirvi in
maniera certa, positiva, irrecusabile che i suoi profitti, per l'anno 1858, saranno,
suppongo, di 12 0[0 ? Colui che ve lo dicesse non saprebbe il suo mestiere ;
colui che ve lo dicesse non si farebbe una idea di tutte le cause che possono
gettare una perturbazione uel mercato in cui si fanno le sue operazioni. L'im
prenditore che conosce i suoi negozii vi dir che egli spera di arrivare ad un tale
risultalo, che sembrandogli le circostanze di questo anno analoghe alle circo
stanze di tale altr'anno che gli ha dato tale beneficio, ha luogo a sperare che il ri
sultalo sar il medesimo.
Cosi, per l'anno corrente, i profitti non possono essere conosciuti se non in
modo congetturale. Ma quelli dell'anno passato, quelli dell'anno prima? doman
derete voi. Per quelli, mediante una cognizione circostanziata e pi o meno
completa di tutti i fatti cos svariali, cos moltiplica, cos complicati, che hanno
avuto luogo sul mercato, si pu cercare di arrivare ad un risultalo. Ora, notatelo
bene, voi parlate allora di una cosa storica, parlate del passato, di ci che non
pi, ma non potete cogliere, per cos dire, la produzione sul fatto, per con
chiuderne che la misura dei profitti tale o tale altra.
dunque difficilissimo, e del resto non vi economista, non vi commer
cianle o finanziere il quale non lo sappia, dunque, io dico, difficilissimo di ar
rivare ad una determinazione, non diciamo esatta, la qual cosa impossibile
ma sufficientemente approssimativa della misura dei profitti in un dato tempo e
sopra un dato mercato. Le congetture colle quali si pu aiutarsi, i fatti dai quali
si pu cavare partito, sono la misura delle somme prestate per contratto, i risul
tati dati dalle manifatture e dalle intraprese industriali le quali non ne facciano
un mistero impenetrabile, in fine dalle intraprese agricole, dalla misura degl
affitti. Ecco i dati dei quali un capitalista pu impossessarsi, dai quali pu argo
menlare nelle sue deduzioni con maggiore o minore solidit, secondo che egl
conosca o non conosca tutte le considerazioni delle quali bisogna tener conto
Ondech, se egli prenda gli affitti separer la rendita; ma separando la ren
dita, separando il fitto propriamente detto, come straniero ai profitti, egli non
perder frattanto di vista, come sovente avvenga che, nell'affitto, si trovi una
parte dei profitti, perch il proprietario capitalista per la sua terra. Da un altro
lato, egli far ugualmente attenzione che sovente il proprietario nello stesso
tempo lavoratore, e cos riunisce tre qualit.
Pigliando in considerazione i fondi pubblici, non perder di vista la facilit
dell'impiego, i pochi pensieri che questo d, lo stato generale dei negozii che
ispira pi o meno fiducia. Egli far a questo riguardo le diminuzioni o le addi-
zioni necessarie.
LLGlili DM l'HOFITTI. LKZ. XX. 475
LEZIONE XXI.
Signori ,
Alla (ine dell'ultima seduta, noi abbiamo cercato di ben determinare che cosa
si debba intendere per profitto ed abbiamo conchiuso che nella nozione dei pro
fitti era d'uopo comprendere quella parte della retribuzione che corrisponde alla
sorveglianza ed alla direzione necessarie per impiegare lo strumento produttore;
in altri termini, noi abbiamo stabilito che, quantunque, rigorosamente parlando,
si possa spingere l'analisi al punto di distinguere l'azione di colui che impiega il
capitale ed il capitale medesimo, sarebbe, ci non di meno, una specie di abuso
dell'arte analitica, considerare i profitti come unicamente afferenti alla cosa im
piegata; la macchina, evidentemente, insino a tanto che rimane oziosa nei ma
gazzini dei capitalisti, non pi produttiva che le braccia degli operai infiuo a
tanto che rimangono incrociate ai loro petti. Essa pu bens essere un valore
anche quando dorme nelle officine, pu bens essere un valore, una ricchezza,
ma non un capitale, poich voi ben rammentate che il capitale trae la sua ori
gine dalla sua destinazione: un valore non un capitale se non quando sia im
piegato all'opera della riproduzione. Quando si dice capitale, nel senso stretto e
rigoroso della parola, non si dice mica solamente un valore, una cosa che possa,
un giorno o l'altro, servire di strumento di produzione, ma si dice una cosa che
serve attualmente all'opera della produzione. Perci la volont, la determinazione
d'impiegarlo e la sorveglianza necessaria a tale impiego entrano necessariamente
nella nozione del capitale, come la determinazione di muovere le membra e di
dirigerle entra nella nozione del lavoro; e in quella stessa guisa che, allorquando
si tratta del lavoratore, non si potrebbe dire, senza abusare dell'analisi, che egli
riceve una retribuzione per le sue braccia e poi un'altra per la volont che egli
ha d'impiegarle, e per l'intelligenza che egli mette in tale impiego, in quella stessa
guisa, allorquando si tratta del capitalista, non si pu dire che v'abbia un pro
fitto per la cosa materiale e poi un altro per la sorveglianza e la direzione.
478 p. nossi.
In conseguenza, quantunque molti autori abbiano fatto la distinzione, quan
tunque noi medesimi abbiamo detto cbe si riceve una retribuzione pei proprii
sforzi personali, pur non di meno, quando tale retribuzione non oltrepassa quello
che stato speso per mettere in azione la forza produttrice, si deve confonderla
nella nozione dei profitti.
In secondo luogo, noi abbiamo detto che, se non si considerino i profitti cbe
sotto il punto di vista della divisione dei beneficii di una operazione fra due classi
di persone, l'una delle quali rappresenti il lavoro e pretenda la sua retribuzione
chiamandola salario, e l'altra rappresenti il capitale e pretenda la sua retribu
zione chiamandola profitto, evidente che i salarii regolano i profitti come i
profitti regolano i salarii; in altri termini, che evidente che quanto pi una
parte prende, meno per l'altra rimane ; non ritorno su di questo.
Ma vi sono degli economisti i quali , arrivati a questo punto, dopo essere a
questo proposito entrati in lunghi svolgimenti, dopo aver fatto ipotesi diverse, le
quali tutte, in conchiusione, si riferiscono a questo punto di vista di una divi
sione fra i salariati e i capitalisti, credono aver raggiunto il fondo delle cose. Per
loro, la teoria compiuta quando sono arrivali a questa conchiusione, che quanto
pi i salarii ribassano, tanto pi i profitti si elevano e viceversa.
Eh/ senza dubbio, questa una verit importante, una proposizione di molta
forza in economia politica, e che non solamente deve attirare l'attenzione degli
economisti, ma benanche quella degli uomini di Stato. Non pertanto quando si
va al fondo delle cose, si scorge non essere questa la decisione della questione;
poich, da un lato, noi lo abbiamo gi dello, ed una verit generalmente rico
nosciuta, pu darsi che la proporzione fra i salarii e i profitti rimanga la mede
sima e che frattanto i profitti si alzino; pu anche avvenire che i salarii e i pro
fitti si alzino o ribassino nel medesimo tempo, senza che la proporzione muli. Vi
dunque qualche altra cosa a studiare oltre a questa proporzionalit, maudatemi
buona l'espressione, dei salarii e dei profitti.
Poscia, quando si dello che i salarii ribassando facevano alzare ! profitti,
ed elevandosi li facevano ribassare, come mai non si scoria una grave difficolt
ad un tempo economica e filosofica, come mai non si notato che, non essendo
il capitale altro che lavoro accumulato, vi era qualche cosa di strano a vedere i
lavoratori ed i capitalisti divisi in due campi distinti, ho quasi detto nemici. Que
sta cosa domanda di essere bene spiegata, bene compresa, poich per lo meno
singolarissima.
Si mai veduto, difatti, che due lavoratori i quali eseguiscono un lavoro in
sieme, rappresentino due elementi opposti fra loro? Nessuno ha mai avuto l'idea
di applicar loro un simile ragionamento. Come dunque lo si applica al lavoratore
ed al capitalista, se ambidue, come lo abbiamo stabilito noi stessi in varie occa
sioni, rappresentano due elementi perfettamente simili l'uno all'altro? Ecco una
cosa che merita di attirare tutta la nostra attenzione.
Lasciamo un poco da parte tutte le ipotesi complicate, oscure, messe Innanzi
da quegli economisti i quali hanno preteso di approfondire la teoria dei profitti,
mentre gli altri, chiarissimi nel resto, non hanno nemmanco toccata la superficie
delle cose; partiamo da un'idea semplice la quale ci condurr forse senza oscu
rila alle idee pi complesse.
Noi abbiamo detlo che si poteva trattare dei profitti lasciando da parte la
LEGGE DEI PROFITTI. LEZ. XXI. 479
noi quali esse sieno) quando un bel giorno l'imprenditore scopre o pure com
pera una macchina , vale a dire un capitale , che , secondo i suoi calcoli , pu
fare il lavoro di cinquanta lavoratori. In conseguenza congeda cinquanta dei suoi
operai, ed in posto loro mette la macchina. Che cosa succeder allora? Gli
operai che rimangono prenderanno sempre nel prodotto la parte che prendevano
prima, e la parte dei 50 operai congedati sar pel possessore della macchina.
Cosi essendo, si dir egli che vi lotta fra gli operai ed il capitalista? E quale
lolla pu esservi? Il prodotto si divide sempre fra 100 operai come prima. So
lamente, di questi 100 operai, ve ne sono 50 che pensano e parlano e 50 che
non pensano e non parlano, poich sono rappresentati da una macchina. Quando
vi erano 100 operai associati, se il prodotto era grande, la retribuzione era
grande, se il prodotto era minimo la retribuzione era minima. Quale lotta po
teva dunque esservi tra loro, poich erano associati? Nessuna; al contrario tutti
cospiravano perch il prodotto fosse il maggiore possibile.
Adesso, lo ripeto, al posto di 100 uomini, ve ne sono 50 ed una macchina
la quale ne surroga 50. Non forse la medesima cosa? Se le circostanze sono
favorevoli, la retribuzione dei 50 uomini effettivi e dei 50 uomini che rappresenta
la macchina deve elevarsi ; se le circostanze sono sfavorevoli essa deve ribassare.
Donde viene dunque l'opposizione d'interessi che si dice esistere fra gli operai
ed il capitalista, poich a primo aspetto, invece di opposizione, sembra esservi
una uguaglianza perfetta di condizione fra loro?
Non so mica se io sia pervenuto ad indicarvi il punto della difficolt. Non
egli vero che si dice che, quando i salarii si alzano, i profitti ribassano, e vice
versa? Non egli parimente vero che, quando il lavoro eseguito da 100 operai
uomini, supponendoli tutti dotati della medesima capacit produttiva, non vi
alcuna opposizione d'interessi fra loro? Eglino sono associati; per conseguenza,
se l'operazione buona, la retribuzione aumenta per tutti, se cattiva ribassa
per lutti.
Intanto, se questa seconda proposizione vera, come cesserebbe essa di es
serlo, perch, nel posto di 100 operai uomini, vi saranno 50 operai uomini
e 50 operai macchina ? Non sar egli sempre vero che la retribuzione di
questi 100 operai, composti di quei due elementi, aumenter o diminuir se
condo che l'operazione sar buona o cattiva?
Come dunque avviene egli quest'altro risultato che, se i salarii si alzano, i
profitti della macchina diminuiscano, e viceversa? Questo nemmanco s'imma
gina, quando invece della macchina e dei 50 uomini, si hanno i 100 uomini.
Eh! signori, la verit si che se non vi fosse nulla di pi nel problema,
le conchiusioni, pei due casi sarebbero identiche. Ne volete voi una prova? Sup
ponete che i 50 uomini licenziati siensi buttati nella Senna, la supposizione
atroce, ma infine facciamola, or bene, allora nulla sar mutato ; non sar
vero che i proGlli della macchina si alzeranno perch i salarii ribasseranno e
reciprocamente. Fatemi sparire quei 50 uomini, non si senta pi affatto parlare
di loro, e gli associati, quantunque gli uni sieno uomini e gli altri una macchina,
saranno lutti in una condizione perfettamente uguale, mentre la retribuzione si
elever o ribasser, secondo il successo buono o cattivo della operazione.
Donde viene dunque che in realit le cose vanno cos? perch, la Dio
merc, i 50 uomini congedati non muoiono. Si pu bens non farli pi lavorare
Kconom. Tom. IX. 31
482 p. rossi.
nell'industria alla quale si applicala la macchina, ma non s'impedisce mica
loro per questo di essere uomini atti al lavoro, uomini che hanno bisogno di
vivere e che domandano di lavorare. .
Ecco dunque quello che succede: codesti uomini congedati escono per una
porta, se cos posso esprimermi, ed entrano per un'altra. Essi dicono al pro
prietario della macchina: Voi avete tenuto i nostri 50 camerata, a condizione
di continuare a dividere ugualmente con loro; or bene, congedate quei 50 uo
mini e prendete noi al posto loro, ed invece di spartire a met con voi noi ci
contenteremo di 4|10, voi ci guadagnerete un decimo; invece di 50 0^0 del
valore del prodotto, voi avrete 60 0|0 .
Allora l'imprenditore licenzier i 50 uomini che prima aveva conservati e
li rimpiazzer cogli altri, oppure dir ai primi: Mi si offre di fare il vostro la
voro per 40 invece di 50, volete voi adattarvi a queste nuove condizioni? Non
c' che da pigliare o lasciare .
Voi comprenderete cos come avvenga che la parte del proprietario della
macchina aumenti ed i salarii ribassino. Ma che cosa significa ci? Questo
aumento della quota-parte dell'imprenditore costituisce forse un guadagno della
stessa natura che i profitti? Eh no, signori; non vedete voi che qui vi sono due
operazioni? forse la macchina che guadagna il decimo di pi? No. La mac
china non fa che il lavoro di 50 uomini, la macchina non guadagna dunque
se non quello che guadagnano 50 uomini, e frattanto il suo proprietario prende
quello che avrebbero guadagnato 60 uomini, ed i 50 operai che rimangono
non hanno se non quello che avrebbero guadagnalo 40 uomini. Vi ha dunque
qui nei benefcii del capitalista, due elementi: vi ha il profitto naturale che si
proporziona alla potenza del capitale, e poi vi ha il risultalo di un'altra opera
zione, vale a dire di un contralto che si stipula, e che si stipula alle condizioni di
tutti i contratti del mondo, quando i bisogni delle due parti contraenti non sono
i medesimi. Quando io sono obbligato di vendere il mio orologio per desinare,
lo do a buonissimo mercato. Anderete voi a comperarlo al medesimo prezzo
dal fabbricante? No certamente.
Vi dunque, nel nostro esempio, una doppia operazione, affatto analoga a
quella doppia operazione, che abbiamo cos sovente indicata quando abbiamo
fatto la distinzione fra la retribuzione del lavoro e il salario. La retribuzione,
torno a ripeterlo, quella parte che toccherebbe al lavoratore se egli potesse
come l'imprenditore, come il capitalista, seguire insino al termine il corso e le
sorti dell'operazione. Siccome questo non gli possibile, egli fa coll'imprendilore
un contratto aleatorio, gli vende la sua quota per un prezzo determinato che si
chiama salario. Come voi vedete, vi un contratto innestalo sull'altro contralto,
una operazione innestala sull'altra operazione.
Parimente qui, i profitti sono la retribuzione dovuta alla forza produttiva.
Noi abbiamo supposto 100 lavoratori; 50 di questi lavoratori sono congedati
e surrogati da una macchina la quale non fa che l'opera di 50 lavoratori, quale
il profitto? quello che sarebbe toccalo ai 50 lavoratori. Ecco il profitto
vero, ecco il profitto naturale. Ma 50 operai sono stati congedati, questi operai
hanno bisogno di lavorare per vivere, e non trovando pel momento da collo
carsi altrove , sono ridolti ad offerire il loro lavoro mediante una retribuzione
che non e pi quella che sarebbe dovuta ai 50 lavoratori, ma solamente quella
LEGGE DEI PROFITTI. LEZ. XXI. 483
che sarebbe dovuta ai 40; eglino sono 50, ma si contentano della retribuzione
di 40. Allora il capitalista prende 10 di pi, ma li prende, lo ripeto, perch
egli il padrone del mercato; codesti 10 non sono menomamente una retribu
zione afferente al capitale propriamente detto. La prova ne che, se gli operai
congedali non avessero bisogno di lui, egli rimarrebbe nelle medesime copdi-
zioni che allorquando aveva bisogno di 100 uomini, poich se i 50 congedali
si collocassero immediatamente altrove, i 50 uomini conservati non ribassereb
bero la misura delle loro prelese.
Ecco, io credo, veramente il fondo della questione. Bisogpa dunque distin
guere due elementi che gli economisti confondono chiamandoli l'uno e l'altro
profitti. Io non contesto la legittimila dei guadagni che pu procurare all'impren
ditore il mercato che gli operai sono costretti di stipulare con lui, ma quelli non
sono profitti nel senso tecnico della parola, perch sono estranei alla parte affe
rente al capitale. Se facessero parte della retribuzione naturalmente afferente al
capitale, dovrebbero ritrovarsi, qualunque fosse la sorle dei 50 operai congedati.
Ma, evidentemente, se questi 50 operai congedati spariscono, nulla mutato
nella situazione del capitalista; egli non guadagna maggiormente se non perch
essi vengano a fare concorrenza agli altri. Il suo nuovo guadagno dunque stra
niero alla parte afferente al capitale, un guadagno di un'altra natura.
Non bisogna quindi confondere nozioni differentissime, come voi ben lo ve
dete. Le une appartengono alla radice stessa della scienza, le altre non dipen
dono che da fatti accidentali che possono essere e non essere. La legge fonda
mentale dei profitti e della retribuzione del lavoro una legge cos duratura come
l'umanit, perch una legge la quale emana dalla natura stessa delle cose;
mentre possono esservi o non esservi salarii, e secondo le circostanze, i capita
listi possono o non possono imporre le loro condizioni ai lavoratori.
Anche oggid, vi sono delle industrie nelle quali non vi sono salarii pro
priamente detti. Il lavoratore associato, il lavoratore corre la sorte come il
capitalista. Io citer, per esempio, la grande pesca: il marinaio non ha sa
lario ; se la pesca rende mollo, egli ha mollo , se rende poco egli ba poco. Or
bene siccome questo fatto potrebbe essere reso generale , siccome potrebbe ve
nire il giorno in cui l'operaio non fosse pi nella necessit di vendere la sua
porzione futura nei prodotti, la retribuzione sollo forma di salario non una
necessit.
Nella stessa guisa, se un giorno la popolazione, comprendendo i suoi veri
interessi, vedesse che in fondo essa pu restare padrona del mercato, qualora
lo voglia, se un giorno il capitale nazionale aumentasse pi rapidamente che la
popolazione, quel giorno il capitalista non otterrebbe che la parte snellamente
afferente al capitale. Io non sono del numero di coloro i quali affermano che
questo avvenimento gi in parte compiuto; ma non vedo nulla d'impossibile
perch non si possa un giorno effettuare; non vedo nulla d'impossibile perch
la popolazione non divenga abbastanza morale, abbastanza animata dal sen
timento della propria dignit personale per comprendere che il primo dovere
dell'uomo la previdenza, una previdenza piena di moralit; per comprendere
che quando si vuol furai capo di famiglia, la prima condizione di essersi an
ticipatamente collocalo nella posizione di esserlo, non per la propria felicit so
lamente, ma per quella dogli esseri dei quali si vuole divenlar padre.
484 p. R"ssi.
Se questo succede un giorno, ebbene, in questo caso, s'inventer la mac
china, si metter la macchina al posto dei 50 uomini ; ma questi 50 uomini con
gedati, e che usciranno da una porta, non rientreranno mica dall'altra per men
dicare dall'imprenditore lavoro a qualunque prezzo, perch il capitale sover
chiando la popolazione, la situazione sar inversa; non saranno pi i lavoratori
che cercheranno il capitale, sar il capitale che cercher i lavoratori. I lavora
tori troveranno dunque ad occuparsi il giorno medesimo o all'indomani, e quand-
anche dovessero attendere qualche giorno, avranno in serbo un foudo di con
sumazione che permetter loro di non mettersi alla balia di nessuno.
Cosi, in quella stessa guisa che, nella questione dei salarii noi non confon
diamo la retribuzione dovuta ai lavoratori col salario, nella stessa guisa, nella
questione dei profitti, non confondiamo i profitti naturali col guadagno che pu
essere o non essere, e che non dipende dalla natura stessa dell'operazione.
LEZIONE XXII.
Deplorabili conseguenze della diminuzione dei prolitti nei paesi di schiavi. La quantit
delle cose necessarie al mantenimento dei lavoratori influisce pure sulla misura dei
profitti. Vi sono quindi da combinare tre elementi per conoscere la misura dei
prolitti: il rapporto del capitale coi mezzi d'impiego; il rapporto del capitale
colla popolazione lavoratrice ; i mezzi di esistenza necessarii a questa medesima
popolazione.
Signori ,
Volendo dirigersi nella ricerca della legge generale che regola la misura media
dei profitti, ricerca nella quale le menti pi distinte si sono qualche volta smar
rite, e dove, malgrado il suo spirito cos lucido, cos pieno di sagcia, Adamo
Smith egli medesimo soccombuto, allorch ha creduto che i profllti si elevas
sero o ribassassero unicamente nella proporzione del capitale impiegato ; volendo,
io dico, guidarci in questa ricerca, complicala a segno che uomini come Smith
hanno potuto cadere nell'errore, noi abbiamo piantato due ipotesi : permettetemi
di riepilogarle.
Noi abbiamo primieramente supposto che il capitale, questo strumento della
produzione, agisse di per se solo, senza concorso di lavoratori, e domandandoci
quale fosse, in cotale ipotesi, la pi semplice possibile, il fatto generale che re
golasse la misura dei profitti, noi siamo arrivati a questa deduzione che i pro
fitti erano allora come la forza produttiva.
Eh! signori, gli per l'onore dell'umanit che noi abbiamo chiamato co
desto fatto dell'azione del capitale senza il concorso del lavoro una pura ipo
tesi, poich noi lo troviamo ad ogni pie sospinto nella storia. Dove? In tulli i
paesi di schiavi. Nei paesi di schiavi, non vi sono lavoratori. Il lavoratore
l'uomo, l'uomo libero, il quale si dedica al lavoro con una determinazione
spontanea, e che pu liberamente passare da un lavoro ad un allro, da una in
Lhtiiil'. ULI PROFITTI. LE/.. XXII. 485
strumenti i quali, perch si chiamano schiavi, non per sono meno uomini, che
cosa ne fa egli? Quando il lavoratore libero, si dice, egli qualche volta pi
infelice dello schiavo. possibile; ma quando il lavoratore libero, quegli che
lo fa lavorare non ha sborsato un capitale per averlo; pu bens temere di per
dere qualche cosa licenziandolo in sui due piedi, pu bens rendere difficile la
posizione di questo lavoratore ( voi lo sapete , non siam noi quelli che abbiano
dissimulato gl'inconvenienti ed i patimenti inseparabili da qualunque repentino
mutamento nella distribuzione del lavoro); ma infine il lavoratore pu traspor
tarsi altrove, pu applicare le sue forze ad altra cosa, ingegnarsi per trovare
lavoro in un altro paese, in un altro ramo d'industria. Ma il proprietario di
schiavi dice : Io ho comperato quest'uomo, quest'uomo mi costa 100 franchi
(piglio un numero a caso) ; se egli se ne va, il mio capitale perduto . Se dun
que le circostanze del mercato rendono la produzione pericolosa, quale il ri
medio? Gli di mettere a profitto quella latitudine che vi per l'uomo fra il
patimento e la morte. Non bisogna farlo morire, poich un capitale che si
perderebbe ; ma quando il lavoro non pi cos produttivo come era, bisogna
fare rispetto allo schiavo ci che si fa rispetto ad un'altra macchina quando si
nell'incertezza di sapere se la si far lavorare o no, se il suo lavoro coprir o
non coprir le spese: bisogna ridurre le spese di mantenimento al minimo.
Ecco una delle conseguenze deplorabili della schiavit. S, quando i profitti
sono grandi, quando il padrone ha interesse che i suoi schiavi sieno robusti, se
non si pensi che all'esistenza materiale, se non si pensi che ai mezzi di spegnere
la sete e di saziare la fame, se si possa risolversi a non considerare l'uomo che
sotto questo rapporto: voglio credere che vi sieno disgraziatamente molti uomini
liberi i quali si trovino in circostanze pi dolorose che gli schiavi. Ma anche
sotto questo rapporto puramente materiale, allorch colui il quale impiega un altro
uomo unicamente come capitale condotto a dubitare del successo dell'impiego
di quella forza produttiva, allorch condotto a riguardare quell'uomo che gli
costa una porzione della sua fortuna come tale che non possa pi, col suo la
voro, rendergli n il suo profitto e n anche i suoi sborsi, quale allora la guaren
tigia nelle relazioni da padrone a schiavo, quale la guarentigia reale, positiva?
Non ve ne ha nessuna, poich impossibile che la legge, che il legislatore, che
il magistrato abbiano un'autorit sufficiente nell'interno dell'impero domestico:
la cosa in qualche maniera al di l delle possibilit umane.
La legge ed i magistrati, quando si tratta di relazioni diverse da quelle di pa
drone a schiavo, bastano senza dubbio, ma perch? Perch hanno per aiutarli
i sentimenti naturali della famiglia, perch il legislatore conta con ragione sul
mio attaccamento per mia moglie, sul mio amore pei miei figli, sul rispetto e
l'amore dei miei figli per me. Ecco perch quand'anche la legge, il legislatore, il
magistrato non possono penetrare in fondo ai segreti della famiglia, non di meno,
tranne alcune deplorabili eecezioni, gli abusi dell'autorit domestica non sono
spaventevoli. Gli , lo ripeto, perch il legislatore e la legge trovano polenti ap
poggi nelle relazioni della parentela e della famiglia.
Trovano essi il medesimo soccorso, trovano essi la medesima guarentigia,
trovano essi il medesimo supplemento di forza morale nei rapporti di padrone a
schiavo ? Lo lascio pensare a voi.
Noi abbiamo, in una seconda ipotesi, fatto concorrere il lavoro propriamente
488 i'. bussi.
delto col capitale, ed abbiamo veduto che, quando da questa concorrenza del la
voro col capitale non risulti nessuno spostamento pel lavoro impiegato, nulla vi
di mutato. La retribuzione e i profitti si proporzionano ugualmente alla forza
produttiva: i capitalisti ed i lavoratori sono associati che spartiscono. Quanto
pi la societ proficua, tanto pi ottengono; quanto meno profcua tanto
meno ottengono; e voi comprendete che, in questi termini, l'aumento della ric
chezza nazionale profitta ugualmente agli uni e agli altri.
cos che esordisce Adamo Smith nel suo capitolo. Egli ha ragione : l'au
mento della ricchezza nazionale, in principio, profitta agli uni ed agli altri. Egli
ha ugualmente ragione quando aggiunge che ci nou ostante l'influenza, l'azione
del capitale nazionale non si esercita nella stessa maniera relativamente al la
voro e relativamente al capitale. Il suo spirito aveva anche in ci intraveduto la
verit.
Ma egli non andato sino al fondo della quistione. Quindi, che le forze
produttive della societ aumentino, io lo ripeto, cosa utile per tutti gli associati.
Coprite un paese di eccellenti strade, di sicuri porli, di grandi canali, rendete fa
cili e navigabili i suoi fiumi, quale ne sar il risultalo ? L'accrescimento della
forza produttiva dello Stato. Ci non sar nocivo a nessuno, sar utile a tulli.
Ma noi abbiamo veduto che quando una porzione di capitale arriva e prende
il posto di una parte dei lavoratori, se questa parte dei lavoratori non trovi un
impiego, ridotta ad offerire il suo lavoro, non gi alle condizioni naturali, ma
a condizioni inferiori, e che in conseguenza allora i profitti salgono, ma che, in
cotali profitti, vi un doppio elemento: che vi ha in essi il profitto che si po
trebbe chiamar naturale, pi quella porzione che i lavoratori cedono per essere
tenuti al poslo degli altri. Ma se, il giorno in cui una porzione del capitale venga
a prendere il posto di una parte dei lavoratori in una data industria, se in quello
slesso giorno, nel medesimo istante, si presenti un altro capitale, il quale abbia
a sua volta bisogno dei lavoratori dei quali il capitale ha preso il poslo, nou vi
nulla di mutato.
Se dunque aumentando i lavoratori, il capitale aumenti nella medesima pro
porzione, ogni cosa rimane nel medesimo stato.
Supponete adesso un terzo avvenimento. I lavoratori non aumentano, ma
aumenta il capitale. Ora, non vi quasi alcun capitale che possa far di meno
di un certo numero di lavoratori per essere messo in azione. Se dunque il capi
tale aumenti, non vedete voi i capitalisti situati esattamente nella medesima po
sizione nella quale si trovavano, nella ipotesi precedente, i lavoratori, vale a
dire avendo bisogno di pi lavoratori di quanti ve n'abbiano? Per avere dei la
voratori bisogner dunque offerir loro una particella del profitto che si perce
piva, bisogner che il capitalista dica: Voi avevate fin ora una retribuzione la
quale in termine medio, vi dava, suppongo, 800 franchi l'anno, io ve ne dar
1,000 . E su di che si prenderanno i 200 franchi di pi? Sui profitti, esatta
mente come prima i lavoratori sacrificavano una parte della loro retribuzione.
Dimodoch, rappresentandovi l'opera della produzione come un' intrapresa di
associali che dia un risultato proporzionato alle forze che la societ mette in uso,
se voi dite: La societ mette in uso una forza A, questa forza A d un risul
tato B, il quale si divide fra i lavoratori ed i capitalisti, per met, 1[2 B da
un lato, 1[2 B dall'altro, tale la misura dei profitti, late la misura dei salarii.
l.K(.Gh liti PROFITTI. LEI. XML 489
Adesso, fate aumentare la popolazione solamente, non la popolazione assoluta,
non inganniamoci, ma la popolazione dei lavoratori. Ebbene, i lavoratori saranno
obbligali dalla concorrenza di cedere ai loro associati una porzione del loro 1|2
B; ma se nel medesimo tempo il oapitale aumenti ugualmente della popolazione,
non saranno obbligati di fare questa cessione, poich troveranno un impiego.
Se la popolazione stazionaria e che il capitale aumenti, ebbene, i capitalisti per
strapparsi di mano gli operai, saranno obbligati di cedere una porzione del loro
I[2 B, la quale ander ad aumentare i salarii.
dunque irrecusabile che la legge dei profitti modificata dalla legge della
popolazione lavoratrice; i profitti non sono solamente in ragione della forza pro
duttiva del capitale, nel qual caso sarebbero alla loro misura naturale, se cos
posso esprimermi, ma si proporzionano nel medesimo tempo alla popolazione
dei lavoratori. Quanto pi numerosi sono i lavoratori, tanto pi i profitti, a cose
del resto uguali, debbono aumentare.
N questo tutto. I salarii, noi lo abbiamo gi detto, hanno un limite, un
minimo, vale a dire che al disotto del salario strettamente necessario non si
pu scendere, altrimenti il lavoratore muore ; perci vi ha un minimo. Se la dis
grazia dei tempi tale che i lavoratori non trovino nemmeno il salario neces
sario, la popolazione decimata dal patimento e dalla miseria. la pi orribile
maniera di ristabilire l'equilibrio, ma in fine questo si ristabilisce e si ritorna al
salario necessario.
Ora, per eslimare il salario necessario, non si deve prendere per misura il
danaro, ma la quantit di cose necessarie alla vita che l'operaio pu ottenere col
suo travaglio. Voi dovete pure riguardare il lavoro come una derrata, come una
mercanzia che l'operaio porta in certo modo al mercato per ottenere in cambio
ci di cui egli ha bisogno. Ebbene, secondo che le cose necessarie alla vita sieno
molto abbondanti, e che con una certa quantit di lavoro se ne possano procu
rare molte o che le cose necessarie alla vita sieno assai carestosamente prodotte
ed in conseguenza molto care, la misura dei profitti deve variare. Il capitalista,
lo ripeto, potr bens profittare di tutte le circostanze per ridurre piccola quanto
pi sia possibile la parte dei lavoratori ; ma infine, noi l'abbiamo test detto, non
si pu scendere al di sotto del salario necessario, perch quivi la morte. Se
dunqu le derrate delle quali l'operaio fa uso sono abbondanti ed a buon mer
cato, e che nel medesimo tempo la popolazione sia in accrescimento, che cosa
succeder? Succeder che il capitalista trover quanti uomini pi voglia e che
questi uomini si contenteranno di poco, perch un debole salario baster per
procurar loro le cose necessarie alla vita. quello che succeduto nei paesi
dove sono molte terre vergini e fertili e che si pongono a coltivazione, se nel
medesimo tempo la popolazione tuie che il capitalista trovi a sua disposizione
tanta gente quanta glie ne abbisogni. Se al contrario le derrate sono ad altis
simo prezzo e la popolazione sia abbondante, i salarii potranno discendere all'e
stremo limite; ma frattanto questo slesso limite estremo sar alto, perch oc
correr pure sempre che il lavoratore ottenga tanto da vivere. Se la popolazione,
nelle circostanze medesime, fosse rada, per guisa che vi fosse ad un tempo rarit
di popolazione e rarit di cose necessarie al mantenimento di tale popolazione e
grande abbondanza di capitali che domandano braccia, allora il capitalista sa
rebbe condotto a fare una doppia perdita. Da un lato i profitti ribasserebbero
490 p. ossi.
perch i lavoratori basterebbero appena alla richiesta, e dall'altro perch i lavo
ratori avrebbero bisogno di grossi salarii per poter esistere.
VI sono dunque tre elementi da combinare: il rapporto del capitale coi mezzi
d'impiego ; il rapporto del capitale colla popolazione lavoratrice ; in Dne i
mezzi di esistenza necessari a questa slessa popolazione. Questi tre elementi agi
scono, ciascuno dal canto loro, sulla misura dei profitti; ed ci che rende la
soluzione del problema assai pi complicata di quanto sembri a primo aspetto.
Quando si ha voluto ricondurre la questione ad un solo ed unico elemento, si
sono date delle soluzioni in apparenza complete, ma che non erano se non su
perficiali; quando si ha voluto entrare nel fondo della questione, sovente, biso
gna dirlo, la si oscurata con esposizioni le quali mancano di qualunque chia
rezza e di qualunque nitidezza.
E qui, io debbo rammentare per quelli tra voi i quali possedessero le opere
pi celebri di economia politica, una delle cause che hanno maggiormente nuo
ciuto alla nitida esposizione dei profitti: quell'abitudine di non considerar mai
la retribuzione dei lavoratori se non sotto la forma di salario propriamente detto,
se non sotto la forma speciale di compra della parte afferente al lavoro, antici
patamente fatta dal lavoratore. Ci posto si sono volute piegare forzatamente tutte
le teorie economiche a questa forma, ed allora per ispiegare la questione dei
profitti, si sono presi dei circuiti i quali conducono in fine ad un risultato
presso a poco simile a quello al quale noi siamo pervenuti, ma per vie cosi pe
nose, cos tortuose, che la mente vi si perde.
Ecco perch si rimproveralo, non senza qualche ragione, agli eoonomisli
moderni dell'Inghilterra, di avere gettata la scienza in astrazioni tali che quasi
impossibile di capirvi qualche cosa.
Quindi voi troverete degli economisti che vi parleranno della teoria dei pro
fitti, rappresentaudovi i capitalisti come altrettanti produttori di salarii. E poi
stabiliranno due specie nelle quali supporranno che un capitalista faccia muovere,
io suppongo, cento operai, ottanta dei quali producono dei salarii, e venli gli
producono oggetti necessari per di lui uso. Come lo vedete, una maniera co
desta di far concepire le cose talmente artificiale, talmente lontana dalla stretta
verit, che la mente umana dura tutta la fatica del mondo a seguire siffatti ra
gionamenti nelle loro deduzioni.
Bisogna adunque allontanarsi da codeste strade. I lavoratori ed i capitalisti
sono i possessori di due forze produttive; le mettono in comune per produrre un
risultalo. Gli uni non fabbricano dei salarii per gli altri ; ma i lavoratori ed i
capitalisti riuniti, fanno delle cose, producono delle ricchezze colla messa in co
mune dei due strumenti produttori che loro appartengono.
Quale la legge che determina la divisione? Evidentemente la legge fonda
mentale che, quanto pi grande la forza impiegata, quanto pi grande il
risultalo, tanto pi in conseguenza sono grandi i profitti. Ma intanto l'accresci
mento di queste due forze, il lavoro da un lato, vale a dire i lavoratori, il capi
tale dall'altro, vale a dire i risparmii dei capitalisti, desso senza iniluenza sulla
divisione? Ecco quello che noi abbiamo cercato di spiegare.
Ebbene, se le due forze aumentano insieme, nella stessa maniera, nella stessa
proporzione, rimanendo del resto uguali tutte le altre cose, non vi nulla di
mutato; se una sola aumenti, siccome essa non pu, in generale, lavorare da se
LEGGE Iti.l PROFITTI. LEI. XXII. 491
sla, che cosa succeder? Che non ritrover l'allra forza alla quale deve asso
ciarsi. Vi sar allora concorrenza fra i possessori di una medesima forza, per
soppiantarsi gli uni gli altri, e si offriranno ai possessori dell'altra forza per una
retribuzione pi debole. Se il capitale aumenta , vi sar concorrenza fra i
capitalisti per trovare socii lavoratori, e per ottenere la preferenza da questi
ultimi, daranno una parte dei loro profitti ed i salarii aumenteranno.
Girate adesso gli occhi d'intorno a voi. Consultate la storia delle nazioni,
non gi unicamente sotto il punto di vista della semplice curiosit, e nemmeno
unicamente per sapere quali sieno stati gli uomini pi illustri, oppure le battaglie
pi sanguinose, oppure le conquiste pi famose, ma per comprendere come la
specie umana siasi accomodala quaggi, e quale sia stata la sorte cui abbia
dovuto rassegnarsi nelle diverse epoche. Ebbene, voi troverete codeste oscilla
zioni del capitale e del lavoro, dei salarii e dei profitti, e vedrete che ordinaria
mente codesti fatti che sembrano cos variati, cos bizzarri, cos complicali, cos
mobili, hanno frattanto seguito un certo corso, una certa legge generale; vedrete
che vi quasi sempre stata nelle societ un'epoca in cui il capitale ha preso una
grande estensione, e che tale aumento del capitale si immediatamente rivelato
con un ribasso nei profitti. Ma che cosa allora avvenuto ? Essendosi cos au
mentata quella forza produttrice, la quantit delle cose prodotte in conseguenza
aumentata; essendo aumentata la quantit delle cose prodotte, il loro valore di
cambio diminuito; collo stesso lavoro si potuto procurarsene una massa pi
grande, ed i lavoratori si sono trovati in circostanze doppiamente favorevoli:
il lavoro era molto richiesto, i salarii erano alti, e le derrate a buon mercato.
Ma allora la popolazione si aumentata rapidissimamente. I padri di fami
glia non hanno provato inquietudini, i giovani non hanno indietreggiato in faccia
all'idea di matrimonii precoci, ed, aumentando la popolazione, aumentando la
massa dei lavoratori, il ribasso dei profitti si arrestato, e il ribasso dei salarii
ha cominciato.
Allora accaduto il terzo fatto, allora giunta la necessit di coltivare le
terre di qualit inferiore per ottenere le derrate necessarie alla sussistenza di tulli,
o di mettere una doppia, una triplice porzione di capitale sulle terre gi in col
tivazione. Ora, voi sapete che quanto pi si moltiplicano le porzioni di capitale
sulla medesima terra tanto meno il prodotto grande proporzionalmente; che
esattamente come se si discendesse dalle terre di prima qualit a quelle di se
conda qualit, da quelle di seconda qualit a quelle di terza qualit, e cos via
dicendo. Le spese di produzione delle derrate di prima necessit aumentano, co-
tali derrate aumentano dunque di prezzo, e per conseguenza, collo stesso lavoro
se ne ottengono meno. Ora, se questo fatto si combini con un accrescimento di
popolazione, e se, cosa che allora ordinariamente succede, la sorte dei lavoratori
diventi penosissima, i salarii ribassano relativamente ai profitti, e nel medesimo
tempo si trovano a fronte di derrate il cui prezzo elevato: doppio inconveniente,
doppia sciagura.
Adesso abbandono al vostro giudicio, abbandono alle vostre riflessioni tutte le
conseguenze non solamente economiche, ma afferenti alle altre scienze sociali alle
quali si pu arrivare partendosi da queste premesse. Voi vedete quanto sia indisso
lubile la relazione che esiste fra questi tre fatti: il movimento della popolazione;
l'accrescimento del capitali o almeno della loro azione, poich torna lo stesso;
492 p. Kossr.
eia misura del prezzo dulie derrate di prima necessit. Voi vedete, per esem
pio, che nei paesi nei quali vi quella che si chiama la legge dei cereali, dove
l'importazione delle derrate di prima necessit vietata, voi vedete, dico, che
quella legge della pi grande importanza, che influisce sul prezzo, sulla rendita,
sugli o ditti - Essa aggiunge un monopolio artificiale^ al monopolio naturale gi
esistente , poich la terra gi monopolizzata , ed esercita un intervento il
quale non pu non influire continuamente sulla relazione fra i salari! ed il
capitale.
Quello che io dico di questa legge, voi potete dirlo di una inOnit di leggi
che, in un paese o in un altro, in una legislazione o in un'altra, esistono ed in
fluiscono ugualmente su quelle relazioni. Quanto pi i capitali abbondano, quanto
pi facile il loro movimento e rapida la loro azione, tanto pi i lavoratori vi
guadagnano, poich, lo ripeto, se il capitale faccia tre volle in un anno quello
che esso non faceva che una volta sola, come se vi fossero tre capitali invece
di uno; la richiesta di lavoro aumenta dunque, e l'aumento della richiesta di la
voro un profitto pei lavoratori.
Ma, d'altra parte, ugualmente vero che se, quando la relazione fra i salarii
ed i capitali si stabilisce sopra un piede favorevole, la popolazione prenda un grande
accrescimento, un accrescimento troppo rapido, non vi potenza umana che
possa portare un rimedio efficace a questo slato di cose. La Provvidenza ci ha
dato la ragione, ci ha dato la preziosa facolt di prevedere, ed il dovere di farne
uso pesa ugualmente su tutti gli uomini, colla sola differenza che quelli i quali
hanno avuto il vantaggio di una educazione accurata, quelli la cui intelligenza
stata pi sviluppala di quella degli altri, debbono adoperarsi con tutte le loro
forze per far comprendere codesta verit a coloro i quali non hanno ugualmente
goduto dei beneficii di una buona educazione.
LEZIONE XXIII.
Colpo d'occhio retrospettivo. Strada che rimane a percorrere. Delle variet, apparenti
piuttosto che reali, dei salarii e dei profitti. Esse dipendono, secondo Smith, da
cinque cause, le quali sono : i" il maggiore o minore disgusto o pericolo che pre
senti l'impiego del lavoro o del capitale; 2 la maggiore o minore facilit del tiro
cinio ; 3n le maggiori o minori eventualit di sciopro che l'impiego presenti ; 4 la
lducia assoluta che, io cerii casi, deve inspirare il lavoratore o l'imprenditore ;
5" la maggiore o minore probabilit della riuscita. Influenza della prima causa
sui salarii.
Signori ,
pareva necessario per chiarire tutta la teoria della rendita territoriale, dei salarii
e dei profitti, siamo entrati nell'esame di quelle tre grandi divisioni dei nostri
redditi, di quelle tre grandi sezioni della distribuzione della ricchezza, la ren
dita o l'affitto, come pi vi piacer di chiamarla, i salarii ed i profitti. Ed
anche riconoscendo che vi un quarto compartecipante, il quale lo Stato, che
si presenta alla divisione con titoli tanto legittimi quanto gli altri tre, come
produttore indiretto, abbiamo ci non di meno compreso, che sarebbe stato im
possibile di arrivare a soluzioni chiare, precise, se si fossero chiamati tutti in una
volta, sul terreno della discussione, tutti questi elementi diversi. Era interdirsi
tutto il beneficio che si pu ricavare dall'analisi.
Noi abbiamo dunque supposto l'assenza delle imposte, o, ci che torna il
medesimo, l'imposta operante nella medesima maniera sui tre rami del reddito.
Dopo avere simplificata cosi la quistione , abbiamo spinta l'analisi anche pi
innanzi. Abbiamo trattato separatamente ciascuno dei tre rami del reddito: pri
ma la rendita, poi i salarii, in ultimo i profitti, sempre riconoscendo che l'ana
lisi non altro che un metodo, uno strumento, un mezzo il quale non d mica
la verit intiera, e che vi ha necessariamente influenza di ciascuno di questi
rami sugli altri. Ma per arrivare a bene conoscere ciascuno di loro e metterci
in grado di apprezzare le loro influenze reciproche, bisognava trattarli in modo
distinto ed esteso.
quello che abbiamo fatto. Noi abbiamo cosi cercato di conoscere le leggi
generali che regolano la misura della rendila, la misura dei salarii, la misura
dei profitti; e- ci lusinghiamo di essere arrivati a risultati sufficientemente esatti,
quantunque abbiamo osato sovente di seguire delle strade non ancora battute.
.Ala facendo questo lavoro, noi abbiamo dovuto collocarci tuttavia in un'ipo
tesi. Abbiamo detto: I salarii, allorquando ostacoli artificiali non vengano ad
opporvisi, hanno una tendenza costante ad agguagliarsi agli occhi della scienza
razionale, di quella scienza la quale non lien conto degli ostacoli legali, di quella
scienza per la quale l'universo una grande officina ed un grande mercato. I
salarii agli occhi della scienza razionale, si agguagliano sempre pi o meno pron
tamente: questa la tendenza loro . Arrivali ai profitti abbiamo piantato la me
desima base. I profitti parimente tendono ad agguagliarsi. I lavoratori meno
retribuiti tendono a rivolgersi verso i lavori meglio retribuiti, ossia verso quei
posti dove il lavoro pagato pi caro ; nella stessa guisa i capitalisti tendono
a ritirare i loro capitali dagli impieghi meno lucrativi per portarli verso impie
ghi pi vantaggiosi.
Le due tendenze sono irrecusabili. La differenza per questo fra la scienza
razionale e la scienza applicata, che tale- movimento non si opera, che tale
tendenza non si esercita in fatto, e sovente per effetto di ostacoli arlifiziali che
le societ civili oppongono, se non mollo pi lentamente di quello che la scienza
razionale lo supponga.
Partendo, io dico, da queste basi, abbiamo cercato di scoprire le leggi gene
rali che regolano la misura della rendita, dei salarii e dei profitti. Ecco l'esten
sione della carriera che noi abbiamo percorsa. Ma la nostra missione dessa
compiuta? Da un lato, se abbiamo supposto, colla scienza razionale che i salarii
e i profitti tendono costantemente ad agguagliarsi, non dobbiam noi riconoscere
colla scienza applicata, che in fatto, cotale agguagliamelo non mai completo,
494 p- rossi.
e non dobbiam noi cercare, inoltre, di farci un' idea delle cause clic rendono i
salarii ed i profitti cos variabili, non dobbiam noi esaminare se v'abbia, in que
ste variet, qualcbe cosa che si possa realmente considerare come una deviazione
dalla regola generale, oppure se questa diversit non sia che puramente appa
rente; se in realit, anche dove i profitti ed i salarii sembrano diversissimi, non
vi sia in fondo, tra loro, pi uguaglianza di quello che si pensi ?
In secondo luogo, adesso che abbiamo analizzato ciascuno dei tre rami
del reddito , non dobbiamo noi occuparci delle questioni le quali risultano
dai rapporti di un ramo coll'altro, e dell'influenza reciproca che esercitano
l'uno sull'altro?
Io mi affretto di dirvelo: di quelle due parti del lavoro che ancora ci rimane
a compire prima di arrivare alle imposte , noi passeremo assai rapidamente
sulla prima. Essa molto curiosa , pu dar luogo ad osservazioni di una
grande sagacia sullo stato della societ , sui costumi , sulle abitudini , sulle
opinioni, sui pregiudizii stessi delle nazioni. Ma, come vedrete fra pochi mo
menti, non sono questioni codeste. Non vi uomo il quale non possa, da
se medesimo, supplire alle indicazioni, che si potessero somministrargli in si
mile materia.
Smith, nel decimo capitolo del suo primo libro, ha piantalo le basi ed ha
dato, in gran parte, anche i particolari ragguagli di questa materia. Confesso che
si possono classificare differentemente, che si possono aumentare i particolari rag
guagli, che si possono moltiplicare le esclusioni nel dominio delle altre scienze
morali e politiche , ma il fondo l , e non necessario che vi ci fermiamo a
lungo.
L'altra parte, lo studio dei rapporti fra i diversi rami del reddito, Io studio
dell'influenza reciproca che esercitano l'uno sull'altro, al contrario oggid una
delle parti meno approfondite meno elaborale della scienza. E non per tanto, voi
lo vedrete, signori, quella che solleva le questioni pi capitali, non solamente
nel dominio della scienza speculativa, ma anche nel dominio della scienza ap
plicata.
Ondecb quella mozione tesl falla al Parlamento inglese e che questo ha re
spinta, quella mozione per l'abolizione della legge dei cereali, appartiene precisa
mente alla materia che ora abbiamo indicata. Noi troveremo dunque codesta que
stione, quando studieremo i rapporti che esistono fra la coltura delle terre diverse
e la misura dei profitti, fra la rendila, i salarii ed i profitti, fra il prezzo dei co-
meslibili, il prezzo dei cereali e la misura dei profilli.
Ecco dunque le due parli che ci rimangono a percorrere, dopo di che noi
potremo trattare a parte ed in modo completo la materia tanto grave, tanto cu
riosa, tanto importante delle imposte, perch allora avremo tulli gli elementi ne
cessari! per apprezzare le alle questioni; perch allora i principii della scienza
ci saranno, lo spero, abbastanza familiari, perch possiamo camminare senza
bisogno di arrestarci.
Ho detto che Adamo Smith, nel decimo capitolo del suo primo libro, ci ha
dato un lavoro sulle variet apparenli piuttosto che reali, dei salarii e dei pro
fitti, lavoro nel quale egli spiega il carattere principale del suo bell'ingegno, la
sagacia di osservazione, lavoro che io v'invito lutti a leggere, e che potrete fa
cilmente completare voi stessi. Io qui mi limito ad una rapida esposizione.
VARIET, RAPPORTO DEI SaLaRII E DE'PROFlTll. LUI. XXIII. 495
LEZIONE XXIV.
Come vi sieno delle disuguaglianze nei profitti, le quali non hanno per causa che l'im
piego pi o meno gradevole, pi o meno disaggradevole dei rapitali. Esame della
seconda causa della variet dei salarii e dei profitti. Perch lante persone si dedi
chino alle carriere liberali, malgrado le spese ed il tempo che esige il loro apprendi
mento. Altre questioni che fa nascere lo studio della seconda causa.
Signori ,
Vi sono quindi due elementi nella nozione del capitale: la cosa e la desti
nazione, la cosa e l'impiego. Ma l'impiego non pu mica essere fatto dalle cose
di per se sole; l'intervento dell'uomo dunque sempre necessario, questo inter
vento entra dunque come elemento principale nei profitti. Cos essendo, se l'inter
vento dell'uomo il quale dirige e sorveglia il capitale, che fssa la destinazione di
questa ricchezza, entra come elemento maggiore nella nozione del capitale, e per
una conseguenza necessaria, in quella dei profitti, evidente che il diletto o il
fastidio che accompagna la produzione pu, sino ad un certo limite, influire sulla
misura dei salarii, perch questo elemento morale, se non trova pi il lavoratore,
agisce sul capitalista che impiega il capitale.
Spieghiamo questo pensiero con alcuni esempii: si faceva, poco tempo ad
dietro, e disgraziatamente in alcuni paesi si fa ancora un commercio infame, il
commercio degli uomini, il commercio degli schiavi, la tratta. Ebbene, signori,
giunto un momento in cui la coscienza pubblica si sollevata contro siffatto traf
fico; giunto un momento in cui l'opinione pubblica lo ha condannato, ed essa
lo ha condannato lungo tempo prima del legislatore. Il legislatore in tale que
stione non ha preso l'iniziativa-, esso stato trascinato a rimorchio dall'opinione
della coscienza pubblica. Ora, credete voi che allorquando codesto commercio era
tollerato (mi ripugna il dire approvalo ), credete voi che quando questo com
mercio era tollerato dalla legge e riprovato dall'opinione, coloro che lo eserci
tavano avessero potuto contentarsi dei medesimi profitti come se avessero fatto
un commercio onesto, lecito, rispettato e rispettabile? No, signori, essi doman
davano un extra-profitto, avevano bisogno di un compenso per tutto quello che
perdevano nell'opinione pubblica e nella stima degli amici dell'umanit ; era loro
d'uopo guadagnare 10, 12, lo, 20 0|0 di pi di quello che avrebbero guada
gnato in un altro commercio.
All'opposto, non vi sono eglino, come noi abbiamo gi avuto l'occasione di
farlo notare, dei capitalisti i quali si contentano di profitti mollo meno conside
revoli di quelli che altri pretendano? Uu sensale di mercanzie non guadagna egli
molto pi che un tenente-generale? Un banchiere non guadagna egli due volte
pi che un maresciallo di Francia? Ebbene, agli occhi dell'economista gli uni e
gli altri fanno valere un capitale. Ma gli uni, quantunque esercitando del resto
una professione lecitissima, rispettabilissima, onorevolissima, non sono per l'og
getto di una considerazione straordinaria, e meno poi ottengono della gloria,
mentre gli altri possono raggiungere, e raggiungono qualche volta una ricom
pensa morale, inapprezzabile, ed in conseguenza, non hanno bisogno di calcolare
a soldi e denari quello che guadagnano comparativamente alle spese che hanno
fatto per la loro educazione, al tempo che hanno impiegato per imparare il loro
mestiere; essi non istabiliscono codeste comparazioni perch attendono od hanno
gi ottenuta un'altra ricompensa.
Questi esempii ci colpiscono gli occhi da tutte le parti, e se non gli avver
tiamo, perch non abbiamo l'abitudine di ricondurre questi fatti alle conside
razioni dell'economia politica. Ma voi vedete quotidianamente delle professioni
meno retribuite che altre, quantunque esigano pi grosse anticipazioni per essere
intraprese. Ebbene! guardatele da vicino, e vedrete che quasi tutta la differenza
deriva da questo, che colali professioni, oltre il profitto materiale, ottengono
una retribuzione di un altro genere.
i()"j P. RUSSI.
LEZIONE XXV.
Influenza della terza e della quarta causa. Qual' l'azione della quinta? Tendenza
dell'uomo verso le carriere nelle quali il successo dubbio. Vi ha egli un rimedio
contro le disgraziate eventualit che (ali carriere presentano? S, ve n'ha uno indi
retto, il sistema delle assicurazioni.
Signori ,
Vi sono, pel lavoro come pel capitale, degl'impieghi fissi, permanenti, nei
quali la richiesta, a meno di circostanze affatto straordinarie, non prova n in
terruzioni, n disuguaglianze: ve ne sono altri, nei quali le stesse condizioni non
si verificano , e che al contrario hanno per carattere l'eventualit e la disu
guaglianza nella richiesta : oggi la richiesta viva, incalzante, pi tardi si affiac-
chisce e qualche volta si arresta sui due piedi ; il lavoro ed il capitale cessano
di essere in attivit. evidente che i lavoratori ed i capitalisti, dedicati a questi
ultimi impieghi, non possono proporzionare i loro salarii e i loro profitti alla
misura media, non calcolando che il tempo effettivo durante il quale sono occu
pati. Si contenteranno bens della misura media dei salarii e dei profitti, ma
calcolandoli per tutto l'anno economico, anche quando, durante una parte di tale
anno, il loro lavoro ed il loro capitale avessero scioprato.
Spieghiamoci anche maggiormente con alcuni esempii.
Voi dovete lastricare una corte, dovete fare un'opera di muratura, e pigliato
un operaio. Questi non vi domander nulla di pi che la misura ordinaria dei
salarii nel luogo, di cui si tratta. Voi gli darete secondo il paese, secondo la mi
sura ordinaria, 50 soldi, 3 franchi, 5 franchi, poco importa. Ma nello stesso
paese dirigetevi al facchino del canto della strada, e ditegli di farvi una com
missione, di portarvi un oggetto che forse non pesa sei oncie, un biglietto, se
volete, il che impiegher il suo lavoro durante una mezz'ora, un'ora, se la corsa
lunga; si contenter egli per questo del decimo di una giornata supponendo che
la giornata di lavoro sia di dieci ore? No, egli non se ne contenter, ed avr
perfettamente ragione. Sta in sul canto dalla mattina a sera: pu darsi che in
tale giornata una commissione si presenti subito dopo finita l'altra, pu darsi,
in conseguenza, che egli guadagni 7, 8, 10 franchi. Ma i giorni in cui nessuno
si rivolge a lui, i giorni in cui resta colle mani alla cintola aspettando inutilmente
che gli si dia qualche cosa da fare, anche questi giorni debbono entrare nel conto.
Se egli non istesse l, potrebbe fare qualche altra cosa ; se non fosse facchino sa
rebbe tagliapietre, selciatore di strade, ecc. farebbe uno di quei mestieri nei quali
vi un lavoro costante, nei quali non vi sono interruzioni, a meno di circostanze
straordinarie.
Vi sono bens altre industrie che trovansi nel medesimo caso. Quando un
albergatore, soprattutto in certi paesi, quando un albergatore, quando un mastro
di posta, quando gl'imprenditori di stabilimenti di bagni vi dicono: La sta
gione morta si avvicina ; essi vi dicono: Si avvicina la stagione nella quale
i nostri capitali sciopreranno e nella quale il nostro lavoro non sar pi ri
chiesto . Senza dubbio il viaggiatore pu trovare qualche volta qucll'alberga
o08 V. HOSsl.
tore un poco troppo esigente ; ma infine se questi vi domanda, nella buona sta
gione, pi di quello che non vi domanderebbe colui il quale ha locanda aperta
in un paese in cui i viaggiatori abbondano tutto l'anno, ci prova solamente che
egli non vuole gettare il suo capitale al primo che capita; perfettamente auto
rizzato di contenersi a quel modo. Vi sarebbe da parte sua falso calcolo, non vi
sarebbe da parte sua nessuna intelligenza del movimento dei capitali e dell'in
vestimento del lavoro, se vi facesse pagare, nei sei mesi dell'estate, quello che
paghereste dovunque altrove, quantunque egli sappia che, durante l'inverno, il
suo capitale ed il suo lavoro sciopreranno.
Cos, voi lo vedete, vi in ci una variazione, una differenza, la quale del
resto non che apparente; poich fissate il periodo economico come meglio vi
piacer, pigliate il periodo di un anno, se volete ; bisogna pur sempre che in
capo all'anno, la misura media dei salarii e dei profitti sia trovata per tutti i la
vori, per tutte le industrie, per tutti i capitali. Che cosa importa che la natura
dell'industria sia tale che v'abbia o uon v'abbia sciopro, dal momento che il
lavoro ed il capitale hanno questa destinazione.
dunque, come vedete, una disuguaglianza apparente, ma questa disugua
glianza apparente suggerisce una riflessione pratica di una grande importanza:
si che si commetterebbe uno strano errore se, spingendo il principio tanto fe
condo della divisione del lavoro al di l dei giusti limiti che la ragione e l'espe
rienza gli assegnano, se ne cavasse la conseguenza che i medesimi uomini non
debbono mai passare da una occupazione ad un'altra; non sarebbe l'applica
zione , sarebbe l'esagerazione del principio. Che cosa accade egli in parecchi
paesi, come la Svizzera, per esempio, e come certe parti della Francia? Accade
che qualche volta possibile di avvicinare, di conciliare delle industrie in modo
precisamente d'impedire quello sciopro del lavoro e del capitale, venendo una
di tali industrie a somministrare lavoro in quelle stagioni nelle quali l'altra non
ne somministra.
Cos, vi sono dei paesi nei quali il medesimo uomo che eseguisce i lavori
dell'agricoltura, che custodisce le greggi, che fabbrica il formaggio nella buona
stagione, impiega poi le lunghe veglie dell'inverno, la stagione morta per l'agri
coltura, ai differenti lavori dell'orologiaio, del fabbricante di cappelli o di tale
altra industria analoga.
questo uno dei vantaggi dei paesi, ai quali stato possibile di stabilire il
granaio e la stalla allato alla fabbrica di cotone , allato al filatoio; in codesti
paesi, non vi sono sciopri, la qual cosa fa s che l'operaio possa darvi il suo
lavoro a miglior mercato, perch riuuisce i salarii che guadagna come operaio di
manifattura a quelli che guadagna come agricoltore.
Questo spiega, almeno in parte, come uno Stato essenzialmente mediterraneo,
lontano da ogni porto di mare, pel quale le comunicazioni sono difficili, pel quale
il transito , per cos dire, un favore, ch'esso obbligato di mendicare da tutte le
potenze che lo circondano, uno Stato il quale non ha punto dogane, n leggi pro-
lettrici o sedicenti protettrici dell'industria, pu nondimeno lottare e con successo,
in parecchi rami, con paesi bene situali geograficamente e protetti da dogane.
perch in codesto Stalo vi sono meno spese , vi meno sciopro; perch vi
sono degli elementi d'economia nella produzione i quali non si trovano allrove.
Voi vedete dunque che le osservazioni di Adamo Smilb, su questa materia im
VABIET, R.WPOHTU DKi SAI. Alili E I.K' PROFITTI. LEZ. XXV. 509
portante non sono curiose solamente nel punto di vista astratto, speculativo;
sono nel medesimo tempo osservazioni proprie a servirci di guida nelle applica
zioni e che spiegano seriamente i fatti reali ed attuali del mondo economico.
La quarta causa enunciata da Smith per ispiegare la variet dei salarii e dei
profitti, la seguente: Vi sono, egli dice, degli impieghi i quali non esigono
dalla parte della persona impiegata nessuna condizione, specialit di moralit.
Perci quando voi incaricate degli operai di lastricare la strada, in fondo, senza
dubbio, voi potete come legislatore e come moralista credere alla loro moralit,
ma come economista non avete ad occuparvene.
Ma se in vece d'incaricare un operaio di lastricare la strada, volete farne
l'uomo di servizio interno della vostra casa, se volete farne il vostro maestro di
casa, se volete farne il vostro facchino di cassa o il vostro cassiere, oppure, se
volete metterlo negli impieghi pubblici, farne un notaio, un avvocato, allora
la probit, allora la moralit dell'individuo si collocano in prima linea ed in con
seguenza, anche sotto il punto di vista economico, i salarii ed i proGlli debbono
essere pi forti per questi impieghi che per quelli nei quali queste qualit non
sieno ugualmente richieste.
E se voi spingete l'analisi pi avanti, se vi domandate che cosa sia, sotto il
punto di vista economico, questa condizione particolare che distingue questi
operai o questi capitalisti dagli altri lavoratori e dagli altri capitalisti, l'analisi
vi condurr a questa conchiusione, che essa costituisce in parte un capitale, ed
in parte, non temo di dirlo, un fondo, un agente naturale che produce una re
tribuzione la quale mollo assomiglia alla rendita territoriale. Mi spiego.
Quella facolt morale della quale noi parliamo, la probit, la Fiducia che si
ispira, ebbene, diciamolo, quantunque abbiasi voluto sostenere con pi spirito
che verit che tutte le qualit morali non erano mai che qualit acquisite, l'os
servazione prova che esiste naturalmente presso certi uomini, e coloro i quali
hanno osservato con pi sagacia, coll'occhio pi attento l'infanzia nei suoi pri
mi sviluppi, non sono mica arrivati a conchiudere, che qualunque uomo non
abbia in s la possibilit di diventare un altr'uomo, ma hanno riconosciuto che
lo sviluppo morale, in certi individui si opera in qualche modo naturalmente e
precede anche lo sviluppo unicamente intellettuale. Non vi nessuno che, avendo
osservato l' infanzia con attenzione e [sagacia , non abbia riconosciuto che ,
fra quelle creaturine, ve ne sono di quelle che sono dotate di un raro tatto mo
rale, se cos mi sia lecito esprimermi, che hanno il sentimento del bene, del
vero, dell'onesto, anche del dilicato, il quale si sviluppa in esse ad una et
nella quale la loro intelligenza comincia appena a prendere qualche sviluppo.
Voi vedete parimente nelle classi affatto inferiori, uomini la cui mente non
ha ricevuto quasi nessuna coltura e che fra tanto sono di una probit a tutta
prova. Voi avete a Napoli i lazzaroni. 11 lazzarone brutale, non sa n leggere
n scrivere, non ha quattro idee nella testa e quelle poche che ha sono idee
folli, piuttosto atte a pervertire la mente che a svilupparla convenevolmente. Eb
bene, il lazzarone porta un sacco d'oro o d'argento da un capo all'altro della
citt, senza mai essere tentato di toccarlo, e ve ne ha fra di loro di quelli nei
quali codesto sentimento di probit cosi naturale, che appena appena si dubi
tano di fare atto d'onesto uomo. Quando si detto che l'onest era una virt
comune a tutta quella classe, senza dubbiosi esagerato, ma voi trovate un gran
510 P. ROSSI.
tempo indefinito senza guadagnar nulla? No, signori; al contrario, egli non avr
abbastanza tempo per disimpegnare le sue occupazioni.
Quello che io dico del medico , ditelo dell'avvocato ; la medesima cosa.
L'incertezza del successo esiste : si ignora se si arriver o non si arriver alla
meta, ma una volta raggiunta la meta non vi pi incertezza d'impiego, vi , al
contrario, certezza di lavoro e d'impiego.
Non bisogna dunque confondere le due cose; esse sono perfettamente distinte
come voi vedete.
Una seconda osservazione preliminare , che la questione non interessa punto
il lavoro propriamente detto, ma solamente il capitale; poich colui il quale non
ha assolutamente nulla, colui il quale non ha n direttamente, n indirettamente
alcun mezzo di fare delle anticipazioni, vale a dire d'investire un capitale, non si
dedica alle professioni piene di eventualit, alle carriere nelle quali il successo
cos incerto. L'osservazione concerne dunque pi particolarmente i capitali
ed i profitti.
Intanto come vanno le cose ? Avete voi riflettuto mai alla posizione di un
giuocatore? Ecco un uomo il quale ha 10,000 franchi, egli pensa di rischiarne
5000. Per sapere se ha una ragione sufficiente di giocare 5000 franchi a testa
o corona, io suppongo, noi gli domanderemo che cosa egli speri da tale atto
aleatorio. Se egli ci dice: lo giuoco a testa o corona met della mia fortuna,
5,000 franchi, perch, se vinco, guadagner 5,000 franchi e perch, se perdo,
perder ugualmente 5,000 franchi noi gli risponderemo: voi non sapete far
di conto, non sapete che due e due fanno quattro e la ragione ne semplice:
che, se egli perde 5,000 franchi, riinane colla met della sua fortuna, e se
guadagna 5,000 franchi non avr che il terzo di pi. Egli non distingue la met
dal terzo; ho dunque ragione di dire che egli cos ignorante come colui il quale
non sa che due e due fanno quattro. Poter perdere la met della propria fortuna
o potere aumentarla di un terzo non sono affatto sorti che si contrappcsino.
Come dunque si dovr ristabilire l'equilibrio? un calcolo che stalo fatto
da bravi matematici e fra gli altri da uno dei pi celebri degli ultimi tempi, da
Laplace. Senza qui entrare in particolari difficili a comprendere, diciamo frat
tanto che bisognerebbe che vi fosse circa l|4 di pi 25 0(0, o, pi rigorosamente
ancora, 26 0|0 di pi, per guisa che, onde le sorli fossero uguali egli rischiasse
di perdere 5,000 franchi, occorrerebbe da un'altra parie, che potesse guadagnare
5,000 franchi e 26 0|0 di pi.
Adesso fate l'applicazione. Dedicatevi ad una professione, ad un lavoro, ad
una intrapresa piena di eventualit, come se vi metteste a giocare; tutte colali
intraprese sono aleatorie. Bisogna dunque per ristabilire l'equilibrio che i pro
ftti si elevino in modo da uguagliare l'eventualit, ed in conseguenza, voi com
prendete essere naturalissimo e giustissimo che gli uomini i quali dedicano i
loro capitali ad intraprese azzardose non si contentino della misura ordinaria dei
profitti. Eglino sono nel caso di colui che gioca i 5,000 franchi; se non rischia
5,000 franchi che per guadagnare 5,000 franchi, un uomo che non sa con
tare. Ebbene, nello stesso modo, se voi investite i vostri capitali nello scava
mento di una miniera, non avendo dinanzi a voi che la speranza della misura
media dei profitti, voi non sapete contare, perch lo scavamento di una miniera
aleatorio.
.l'1iJ t>. BOSSI.
LEZIONE XXVI.
(il'impieghi azzardosi del capitale hanno per effetti economici, in quanto agl'individui, di
arricchire gli uni, precisamente rovinando gli altri, ed, in quanto alla societ, di con
durre perturbazioni funeste alla fortuna pubblica. 11 solo rimedio contro i pericoli
che presentano siffatti impieghi, , noi l'abbiamo gi detto, una grande estensione
del sistema delle assicurazioni, sistema ugualmeute utile alla societ che agli indi
vidui. L'idea di assicurazione e eccessivamente vecchia. Come siasi sviluppata a poco
a poco. Per essere veramente efficace, bisogna che l'assicurazione sia il risultato
dell'associazione.
Signori ,
famiglia, contro i casi di una morte prematura, contro i casi di una morte la
quale lascerebbe forse sua moglie e i suoi figli nella miseria, e che loro toglie
rebbe <1 lavoro di lui la sorgente principale del loro reddito, in tutti codesti
casi egli acquista coll'assicurazione un bene inapprezzabile.
Gli assicuratori, l'ho detto test, si dedicano ad una industria utile, onore
vole, la quale non offre beneficii straordinarii, perch una volta capito bene il
principio, le compagnie si moltiplicano ed allora il premio diminuisce, ma che
parimente non offre quasi nessun rischio.
La societ vi guadagna, perch essa allontana da s l'affliggente spettacolo dei
disastri individuali ; vi guadagna, perch, per quanto pure si vogliano sopprimere
tutti i sentimenti di umanit, la Dio merc, questi non dispariranno mai, e bi
sogna sempre venire in aiuto delle famiglie cadute nell'indigenza; vi guadagna,
perche qualunque perturbazione repentina nell'opera della produzione una per
dita reale e conduce sempre degli sciopri pei capitali e pel lavoro.
Ma se gli vero che le assicurazioni non acquistino tutte le loro eccellenti
qualit se non quando la cerchia delle loro intraprese si allarghi, e l'utilit loro
si accresca a misura che cotali intraprese si estendono, che cosa si debb'egli
conchiuderne ? Si deve conchiuderne che l'assicurazione individuale, come io lo
diceva, l'infanzia dell'arte. Allontanare il pericolo dalla testa dell'uno per ri*
portarlo sulla testa dell'altro, un atto di selvaggio. dunque d'uopo sostituire
ad un solo la moltitudine ; d'uopo impiegare il sistema dell'associazione,
d'uopo che le assicurazioni sieno fatte da numerosi associati i quali piglino parte
ad una sola e medesima intrapresa.
Come noi lo abbiamo detto, colui che manda in mare cinquanta bastimenti suoi
proprii non ha bisogno di assicurazioni. Ebbene, signori, cavate un'altra conse
guenza da questo esempio ; fate delle intraprese per mezzo di numerosi associali;
esse non avranno bisogno di assicuratori perch si assicureranno da loro me
desimi. Quando un'intrapresa esige dieci milioni, chiaro che se sono dieci per
sone solamente che la fanno, ove la faccenda non riesca, quei dieci saranno ro
vinati. Ma invece dei dieci mettetene cento, il pericolo sar singolarmente inde
bolito; ed invece di cento, mettetene mille, non vi sar pi pericolo nessuno.
Frattanto, si dir, che cosa volete voi che colui il quale ha due milioni, se non
gl'impiega intieramente in codesta intrapresa, faccia del rimanente? Egli si asso
der in altri affari, o investir i suoi fondi in impieghi che non sieno azzardosi.
Bla il fatto sta che le intraprese azzardose non hanno bisogno di assicurazioni,
quando sono sostenute da molte persone, avvegnach si assicurino da se me
desime.
Voi vedete dunque che queste tre idee impiego sicuro dei capitali e del
lavoro assicurazioni associazione sono tre idee intimamente legate fra
di loro. Tutto quello che si pu fare pel progresso dell'una, si trova necessaria
mente giovare allo sviluppo delle altre.
dunque, come voi vedete, una questione d'altissima importanza quella
che si agita oggid relativamente all'organizzazione possibile di una delle forme
dell'associazione. Noi dobbiamo fare dei voti, e voli ardenti perch gli sforzi
che in questo momento si fanno onde arrivare non a prevenire gli abusi sop
primendone il principio, ma a conciliare la libert colla sicurezza, il libero im
piego dei mezzi colla guarentigia degli interessi sociali, e colle esigenze della
528 p. bossi.
morale, sieno coronati dal successo, affinch questo problema che, in quanto a
noi, non crediamo allatto insolubile, sia felicemente risoluto. L'epoca lo richiede,
i fatti lo esigono, gli uomini sentono sempre pi che l'assicurazione una leva
potente della quale le societ moderne debbono servirsi.
Tutti i mezzi d'assicurazione che ho qui citati erano, lo ripeto, l'infanzia del
l'arte ; l'impiego dei capitali in comune, la comunit dei rischii, ecco la sola
maniera di fare sparire in certo modo il pericolo, di togliere alla disgrazia la
sua funesta influenza. La societ moderna lo sente. Ma per questo bisogna che
le intraprese commerciali sieno formate da un gran numero d'individui. Il cielo
mi preservi dal negare gli abusi che si sono fatti di codesto mezzo, e pi ancora
di volere in nessuna guisa scusarli. Voi lo sapete, noi non abbiamo mai posto
gl'interessi economici al di sopra degl'interessi morali della societ. Ma siamo
convinti che questi interessi possono essere conciliati senza che si sopprima uno
dei mezzi pi potenti dei quali si possa servirsi l'associazione.
Forse che se, invece di racchiudersi unicamente nella circoscrizione della
legge civile, si portasse lo sguardo un poco pi oltre, forse che se si andasse
a cercare il rimedio in una revisione di quella parte della legge penale la quale
concerne i fatti d'associazione, e che richiederebbe forse altre funzioni, si arri
verebbe a scoprire qualcuno dei mezzi che si desidera di trovare.
Ma noi qui non siamo chiamati a fare n un corso di legislazione, n uu
progetto di legge. Tutto quello che qui dobbiamo far sentire la necessit del
l'associazione per lo sviluppo economico della societ.
Come voi lo vedete si partito da questa prima idea: Ecco un pericolo
che io non voglio correre; ebbene, domando che voi lo corriate per me .
questa, lo ripeto, un'idea quasi selvaggia, gli sostituire l'uomo all'uomo; in
somma nulla. Da questo si arrivato a distribuire il pericolo sopra un gran nu
mero di persone. Ebbene, signori, distribuitelo sopra una grande massa di affari
nel medesimo tempo, ed i rischii si compensano e tutto quello che vi di fu
nesto sparisce con vantaggio degl'individui e con vantaggio della societ, non
solamente sotto il rapporto economico, ma sotto il rapporto politico e morale.
LEZIONE XXVII.
Ricapitolazione dei rapporti che esistono fra i salarii ed i profitti. Differenze fra il lavoro
ed il capitale in quanto alla facilit del trasporlo. incontestabile che la quantit
e il prezzo delle sussistenze possono subire immense variazioni e che queste varia
zioni esercitano una grande influenza sulla misura dei salarii e dei profitti.
Signori ,
Noi abbiamo cercato di determinare la legge dei salarii e la legge dei pro
fitti. L'analisi ci ha condotto a riconoscere quali sieno i termini regolatori della
retribuzione del lavoratore e della retribuzione del capitalista. Queste due retri
buzioni, i salarii ed i profitti, se si pu, come metodo, considerarli isolatamente
VARIET, RAPPORTO DEI SALARII E De' PROFITTI. LEZ. XXVII. 521
non hanno per meno la pi stretta relazione tra di loro; esse agiscono o rea
giscono continuamente l'una sull'altra, ed i loro rapporti costituiscono uno dei
punti pi importanti, uno dei rami pi essenziali e pi diffcili della scienza eco
nomica.
E voi osserverete, signori, che in tutto il corso di questa discussione, quando
noi abbiamo parlato delle leggi che regolano i salarli ed i profitti, come quando
abbiamo parlato dell'azione e della reazione che esercitano gli uni sugli altri,
non ci siamo mai occupati che del corso naturale dei fatti economici abbando
nati a loro medesimi. Non abbiamo cercato altre leggi che quelle alle quali lo
sviluppo economico delle societ obbedirebbe, se il corso naturale dei fatti non
fosse alterato dall'intervento coattivo di nessun potere. K evidente che queste
leggi ed i loro risultati si trovano necessariamente modificati, ogni qual volta la
legge propriamente detta, il potere sociale stima conveniente d'intervenire in un
modo qualunque.
Noi abbiamo dunque cercato di esaminare i rapporti che esistono fra i pro
fitti ed i salarii, ed il risultato principale al quale siamo pervenuti pu com
pendiarsi cos : le due cose le quali maggiormente influiscono nella misura re
lativa dei salarii e dei profitti, rimanendo uguale ogni altra cosa, sono la popo
lazione e la somma del capitale. Rimanendo uguale ogni altra cosa, io dico, e
soprattutto supponendo che non v'abbiano variazioni nella facilit di procurarsi
mezzi di sussistenza, ed in conseguenza, nel prezzo delle derrate di prima ne
cessit.
Noi siamo arrivati, se voi lo rammentale, a riconoscere che quando, rima
nendo uguale ogni altra cosa, il numero dei lavoratori aumenta, se un nuovo
impiego non si presenti all'istante per loro (la qual cosa non pu immaginarsi
nell'ipotesi che tutte le altre cose rimangano eguali) quei lavoratori si trovano
nella necessit di cedere all'imprenditore, al capitalista, una porzione dei loro
salarii ch'egli riscuole in aggiunta ai suoi profitti naturali, come un premio che
i lavoratori conservati gli pagano per essere mantenuti nel loro lavoro.
Quando, al contrario rimanendo uguale ogni altra cosa, quello che aumenta
non la popolazione ma il capitale, la medesima circostanza si verifica in senso
inverso. I capitalisti sono allora obbligati di cedere ai lavoratori una parte dei
loro profitti, oltre alla media ordinaria dei salarii, perch rimangano con loro,
invece di andare da qualchedun altro.
Ecco ci che si chiama l'effetto della concorrenza. Ecco come i salarii ed i
profitti, e per verit i profitti pi spesso che i salarii, si trovino, rigorosamente
parlando, composti di due elementi, elementi che importava di scoprire coll'a-
nalisi, la qual cosa la scienza non aveva ancora sufficientemente fatto.
Vi ha dunque, fra i capitalisti ed i lavoratori, questa differenza che i lavo
ratori sono soprattutto interessati all'accrescimento del capitale, mentre i capita
listi sono interessati all'accrescimento della popolazione. Se la popolazione au
menta, la parte dei profitti ingrandisce, se il capitale si accresce, la misura dei
salarii si eleva.
Vi sono altre divergenze che noi abbiamo indicate e delle quali importa
tener conto, nell'apprezzamento del rapporti fra i lavoratori ed i capitalisti, fra
i salarii ed i profitti.
Quindi, noi abbiamo fatto notare che, per effetto di questa tendenza verso
5'22 p. bossi.
hd livello comune alla quale obbediscono sia i salaiii, sia i profilll, si opera un
trasporlo di capitali come un trasporlo di laver dai luoghi in cui i proOtli, in
cui i galarii sono bassi, ai luoghi in cui sono pi elevati. questa una delle
grandi leve dell'incivilimento del mondo. cos ch'essa si diffonde, si propaga,
fa grandi progressi. cos che i capitali materiali ed inlelletlualt dell'Europa si
sono un giorno trasportati alle pi lontane rive dell'Atlantico ed hanno rin
chiusa l'America nella cerchia dell'incivilimento Europeo; cos che essi ese
guiscono in questo momento il medesimo lavoro, preparano la medesima opera
zione, i medesimi risultati nella quinta parte del mondo conosciuto, nell'Australia,
in quel grande territorio, in quelle grandi isole dove l'incivilimenlo comincia a
penetrare, e che probabilmente, da qui a venticinque o quarantanni, saranno
paesi dei quali si parler come si parla oggid dell'America del Norte.
Ma non vi sono forse differenza tra il lavoro ed il capitale in quanto alla
facilit del trasporto? Vi sono differenze che importa di apprezzare quando si
esamina la questione sotto il punto di vista pratico, Sotto 11 punto di vista del
l'applicazione. Il capitale mobile si trasporta con assai pi facilit che il lavoro,
ma all'opposlo, Il capitale immobilizzato non si toglie di luogo se non con una
difficolt estrema e mai senza perdite considerevoli. Quindi, secondo i casi, il
capitale si trasporta pi facilmente che il lavoro, oppure il lavoro si trasporta
pi facilmente che il capitale.
Prendiamo una manifattura stabilila oggid a Mulhouse, e supponiamo che
non v'abbiano in questa fabbrica che 100,000 franchi di capitale circolante.
Ebbene, se domani il capitalista vuole stabilirsi altrove, egli potr far passare
i suoi 100,000 franchi di capitale circolante nell'America del Sud, per esempio,
Con rara facilit. Ma le sue macchine i suoi fabbricali, le Sue caldaie, i suoi sten
ditoi, ecco un capitale che non passer punto, non solamente nell'America del
Sud o nella nuova Galles, ma dico nemmeno a Strasburgo ; almeno non vi pas
ser se non con grandi perdite. In quanto ai lavoratori, essi potranno partire con
pi facilit che il capitale fisso, ma non si trasporteranno cos agevolmente come
Il capitale mobile, perch le emigrazioni d'umini sono ben lontane dal farsi
cos facilmente come gli autori si dilettano a dirlo nei loro libri. Dal progetto
all'esecuzione vi corre una distanza immensa e sovente questa distanza col
mata da dolori e da perdite deplorabili.
Vi sono ancora altre differenze. Non basta trasportarsi da un luogo all'altro
per lavorarvi intorno alla medesima produzione; le pi volte, bisogna traspor
tarsi da una produzione ad un'altra. Il capitale mobile si piega agevolmente a
qualunque forma nuova, il capitale fisso non vi si piega. Il lavoro pu esso pie
gatisi?
Qui bisogna distinguere fra le due forze delle quali noi possiamo disporre.
L'uomo, come possessore di organi fisici, ha contro di s, pel passaggio facile
da una industria ad Un'altra, l'incivilimento. Ho l'apparenza di esporre un pa
radosso: ci non pertanto la spiegazione facile. perch quanto pi l'industria
avanzata, tanto pi la divisione del lavoro spinta pi oltre. E si ha ragione
di spingerla oltre, perch, colla divisione del lavoro, si raggiungono quegli im
mensi risultati economici che voi sapete e che tulli oggi conoscono.
Ma ne risulla che gli organi dell'uomo ed anche, fino ad un certo punto, le
sue facolt intellettuali si localizzano, s'immobilizzano, se cos posso esprimermi.
VARIET, RAPPORTO DK1 SALAMI U Dli' PROFITTI. LEZ. XXVII. 525
in una certa parte dell'industria umana, la qual cosa fa s che cjuaudo gli sia
arrivato ad una certa et, pi abile a fare quello che egli ha sempre fatto, ma
quasi incapace di fare un'altra cosa.
la una inchiesta che ha avuto luogo in Inghilterra, non molto tempo,
sulla sorte degli operai, ecc., si domandava ad un manifattore se fosse molto facile
di far passare un lavoratore da un'industria ad un'altra e se gli operai dedicati
a delle industrie che esigono dell'intelligenza si piegassero facilmente ad altri
lavori. Quel grande ed abile manifattore ha risposto : No, quegli uomini di ca
pacit speciali, quando pure sieno abituati a spiegare la loro intelligenza, di
ventano lavoratori di una grande mediocrit, quando si fanno passare ad un'
altra occupazione, anche fino ad un certo punto analoga. Cos, egli ha detto,
abbiamo fatto venire degli operai abilissimi nella fabbricazione degli orologi;
erano certamente operai avvezzi a lavorare il metallo con un grande grado di
precisione e di finitezza, che comprendevano le leggi del moto, le forze combi
nate , le imboccature, ecc. Abbiamo applicato questi operai a fabbricare delle
macchine per la filatura del cotone. Certamente era questo un lavoro molto ana
logo ai loro lavori abituali, e frattanto si sono trovati assai inferiori a quelli
che avevano l'abitudine di questa occupazione.
questo, senza dubbio, uno degli esempii che meglio provano quella specie
d'immobilizzazione che si opera nelle' facolt dell'uomo, allorch si dedicato
dall'infanzia sino alla virilit ad una occupazione affatto speciale. L'osservazione
potrebbe bens essere generalizzata e se ne troverebbero forse prove manifeste,
anche fuori di quelle che si chiamano, strettamente parlando, officine.
Ma vi in contraccambio, un genere di capacit produttiva la quale si presta,
al contrario, facilissimamente al passaggio da una occupazione ad un'altra: un
certo sviluppo delle facolt umane, una certa istruzione, mentre rende l'uomo
particolarmente atto a dei lavori determinati, lo mettono in grado, nel tempo
stesso, di dedicarsi a qualunque altra occupazione la quale richieda l'applica
zione deirinlelligenza, dell'attenzione, della riflessione, del raziocinio.
cosa che si vede ogni giorno. fuori dubbio che c' tal .medico che
voi potreste benissimo mettere alla testa di un'amministrazione , e che adem
pirebbe alla sua incombenza del pari che un vecchio impiegato; fuori dubbio
che c' tale giureconsulto, tale scienziato , tale letterato che se la necessit lo
esigesse, potrebbero perfettamente occupare un posto in un'intrapresa commer
ciale.
Questo c' dunque di particolare nel lavoro e nel capitale intellettuale, che
secondo i casi, quelli che gl'impiegano possono essere, per cos dire, incapaci
di passare ad altre occupazioni, oppure possono prestarsi, in certo modo, ad oc
cupazioni diversissime.
Cos i lavoratori ed i capitalisti non sono, come voi vedete, collocati, sotto
tutti i rapporti, sopra una medesima linea. Non si pu dire che i loro inte
ressi, in qualunque stato sociale, e qualunque sia il corso degli avvenimenti, si
trovino perfettamente identici. Essi non sono in quello stato di lotta costante e
necessario, nel quale taluni hanno preteso collocarli. No, essi non vi sono, poi
ch, se il capitale e la popolazione hanno un andamento analogo, se i loro
progressi sono simultanei senza grandi oscillazioni, il loro rapporto non muta e
l'accrescimento della ricchezza generale torna a profitto cos degli uni come degli
524 p. bossi.
altri ; ci nondimeno, come test Io abbiamo ricordato, vi sono delle circostanze
in cui i loro interessi non sono perfettamente identici.
Tali sono i risultati generali delle ricerche che abbiamo fatte sino a questo
momento su questa bella e grande questione dei rapporti che esistono fra i sa-
larii e i profitti. Ma, voi lo sapete, noi abbiamo detto che restava ad esaminare
un aspetto di codesta questione, un aspetto importante, quello, diciamolo, che
l'economia politica ha meno studiato insino ad ora.
Quando abbiamo parlalo delle relazioni fra i salarii ed i profitti, abbiamo
sempre avuto cura di dire: rimanendo ogni altra cosa uguale. Ora questa
formola un'ipotesi la quale non si verifica mai. Le cose non restano mai in tal
maniera uguali. Vi un fatto il quale muta necessariamente, e che doiniua esso
solo pi che tutti gli altri, l'intiera questione della distribuzione della ricchezza:
intendo parlare, signori, del prezzo delle sussistenze, intendo parlare del prezzo
delle derrate necessarie alla vita.
Noi andiamo dunque, ritornando per un'altra strada alla rendita territoriale,
a completare le nostre ricerche, perch dopo avere esaminato i salarii ed i pro
filli nelle loro relazioni reciproche, ci restano ad esaminare le relazioni, non pi
solamente dei salarii e dei profitti, ma dei salarii, dei profitti e della rendita
territoriale.
Ora, io dico che la quantit ed il prezzo delle cose necessarie alla vita po
tendo subire immense variazioni, questo un fallo il quale domina tutta la ma
teria, e quelli stessi fra voi che non avessero presente alla memoria la teoria,
tanto capitale nella scienza, della rendita territoriale, possono nullameno, fa
cendo un'ipotesi facile, concepire all'istante medesimo la verit e l'importanza
della proposizione che io enuncio.
Supponiamo, signori, che domani, per un mutamento inaspettato nell'organiz
zazione e nella natura fisica dell'uomo, si trovasse che la specie umana non pu
pi vivere che alla condizione di consumare il doppio di quello ch'essa consuma
oggid ; supponiamo che quello che oggi costituisce la razione indispensabile a
ciascuno per non morire, domani dovesse essere raddoppiata. Quali sarebbero
gli effetti di tale mutamento? Gli operai direbbero immediatamente: Il salario
necessario raddoppiato; o bisogna darci il doppio o noi lascieremo il lavoro,
per una ragione semplicissima: perch vale pur sempre meglio morire in riposo
che morire affaticandosi . Il salario necessario raddoppierebbe dunque, i pro
fitti diminuirebbero.
Ma che cosa deriverebbe da questo nuovo ordine di cose pei proprietarii delle
terre, pei possessori delle macchine da grano ? I primi giorni , lo si capisce , il
prezzo del grano si alzerebbe in modo straordinario; tutti i contratti che venis
sero a spirare sarebbero rinnovati a misure elevatissime; e poi si andrebbe a col
tivare tutti gli angoli di terra dove si potesse far crescere del grano, non vi sa
rebbe un proprietario il quale non trovasse un fittaiuolo che gli pagasse un Gito.
Perci gli effetti della bizzarra ipotesi da noi messa innanzi saltano agli
occhi. Ma che, rimauendo la stessa la potenza dello stomaco umano, i ricolti
diminuiscano di met, o che, non mutandosi la quanlit dei ricolti, la potenza
del nostro stomaco raddoppi, non forse la medesima cosa? Che essendovi dis
ponibili due, si abbia bisogno di consumare quattro, oppure che avendo bisogno
di consumare due solamente, non si trovi sul mercato che uno, non forse la
VARIET, RAPPORTO Dht SALARII E Dk' PROFITTI. LEZ. XXVII. 525
medesima cosa? Gli effetti che si sono mostrati sensibilissimi nell'ipotesi che ab
biamo lanciata, debbono dunque verificarsi, quantunque ad un grado meno ele
vato, ogni qual volta v'abbia un'alterazione notevole nei prezzi delle sussistenze.
Del resto, non vi uomo il quale essendosi guardato d'intorno con un poco
di attenzione non abbia potuto accorgersi che queslo fatto capitale esercitava una
grande influenza sulla misura dei salarii e dei profitti: un fatto patente, il
quale riconosciuto ogni giorno in modo generale. Ci rimane ora ad esaminarne
la forza in modo preciso, ed a determinare, la sua influenza non solamente sulla
rendila territoriale, ma pur anche sulle relazioni che esistono fra coloro i quali
percepiscono la rendita, coloro i quali percepiscono i profitti e coloro i quali
percepiscono i salarii.
Le variazioni nel prezzo delle derrate alimentari sono tanto pi degne della
nostra attenzione, per quanto che spiegano sino ad un certo punto una dello
condizioni ordinarie delle societ umane, a misura che queste fanno dei pro
gressi nell'incivilimento. riconosciuto che a misura che una societ si avanza,
la sua popolazione aumenta. Senza dubbio da desiderarsi, noi non cesseremo
mai di ripeterlo, che l'accrescimento della popolazione sia misuratissimo, assai
riflettuto, il pi prudente ; ma gli pur sempre vero che la popolazione aumenta,
e che coloro i quali s'immaginano che tale o tal altro paese dell'Europa fosse,
nel medio evo o nei tempi pi antichi, molto pi popolalo d'oggid, sono veri
sognatori. Non solamente essi affermano arditamente una cosa della quale non
hanno nessuna prova al mondo, ma affermano una cosa che contraria a tutte
le leggi economiche.
Aon bisogna mica conchiudere da alquante rare agglomerazioni di popola
zione, la popolazione generale. Eh ! senza dubbio, se domani si stabilisse come
principio che tutli coloro i quali assistessero a non so quali feste, o che andas
sero ad ascoltare non so quali discorsi sulla piazza della Concordia, ricevereb
bero O soldi, la folla vi sarebbe grande, la calca vi sarebbe immensa. Essa non
verrebbe solamente da Parigi e dalla zona suburbana, ma verrebbe da parecchie
leghe; e se poi si dessero 5 franchi invece di 20 soldi, gli spettatori arrivereb
bero forse da cinquanta leghe all'ingiro, si stabilirebbero a posto fisso, e Parigi
conterrebbe presto due o tre milioni d'abitanti.
Un'agglomerazione straordinaria sopra un dato punto, prodotta da cause af
fatto particolari, non prova nulla. In realt, perche v'abbia una grande popola
zione, d'uopo prima di tulto che l'agricoltura abbia una grande potenza. Eb
bene, nel mondo antico, si aveva forse quella massa di sussistenze di cui noi
disponiamo oggid? No, certamente. Vi sono anzi delle sostanze alimentari che
forse, disgraziatamente, hanno potentemente contribuito all'aumento della popo
lazione dei nostri giorni, e che gli antichi popoli non conoscevano. Basti no
minare la palata, la quale sola ha contribuito a popolare l'Irlanda pi che tutte
le al Ire cause riunite.
dunque col progresso dell'incivilimento che la popolazione e la ricchezza
aumentano nel medesimo lempo. Fortunato quel paese dove i due elementi pro
cedono di pari passo ! Pi fortunato, a mio intendere, quello in cui la ricchezza,
aumenti anche pi presto che la popolazione ! Disgrazialo quello, dove succede
il contrario, quello dove l'equilibrio non ristabilito che dai patimenti, dalle ma
lattie, dalla morie!
526 p. bossi.
Senza dubbio, a misura che l'incivilimento fa dei progressi, la facolt pro
duttiva del suolo si migliora. Cos, i nostri antenati si servivano della zappa, poi
si sono serviti dell'aratro; poi noi abbiamo trovalo concimi che essi forse non
conoscevano, vomeri pi attivi dei loro, sostanze pi fucili ad ottenere, metodi di
avvicendamento che hanno dato uno slancio grandissimo alla produzione agricola.
Ma infine nell'agricoltura, signori, i progressi incontrano facilmente dei limiti
e degli ostacoli difficilissimi a superare. L'uomo, in l'atto di produzione agricola,
deve sempre lottare contro due circostanze delle quali non il padrone; l'una
che non pu fabbricare a piacer suo di quelle macchine che si chiamano
terre, l'altra che non pu far di meno degli agenti naturali ch'egli non domiua
punto. Per guisa che generalmente qualunque societ che si sviluppi, che s'in
civilisca, che aumenti di popolazione o di ricchezza vede da un lato tutti gli og
getti manufatti propriamente delti moltiplicarsi e diminuire di prezzo, e dall'altro
lato le materie prime e le derrate necessarie alla vita avere una tendenza co
stante al rincarimento, tendenza che si arresta di tempo in tempo per effetto dei
miglioramenti introdotti nei metodi agricoli, ma che, subito dopo, ricomincia,
ripigliando la popolazione il suo corsq crescente.
Quando io parlo di miglioramenti nell'agricoltura, voi dovete prendere questa
espressione in un senso larghissimo. Supponete per esempio, che comunicazioni
rapide, comode, poco costose sieno stabilite fra una provincia dove la coltura
dei cereali sar facile e le altre provincie, sar come se si avesse scoperto una
terra fertile, perch la diminuzione delle spese di trasporto permetter di fare
arrivare del frumento di cui non si sarebbe potuto far uso per lo innanzi.
Quindi, le scoperte della chimica, della fisica e dell'agricoltura propr^arnenle
detta, i miglioramenti nei mezzi di trasporto, i nuovi modi di coltura che si pos
sono trovare, tutlo questo modifica, arresta per qualche tempo, attenua quella
tendenza costante che hanno le derrate di prima necessit a rincarire per ef
fetto dell'accrescimento simultaneo della popolazione e della ricchezza, della po
polazione che, essendo pi numerosa, .consuma maggiormente, della ricchezza
la quale fa elevare il prezzo delle sussistenze, e che, nel medesimo tempo, per
meile agli stessi individui una consumazione pi forte.
Ecco, io credo, il fatto in tutta la sua verit. Si tratta adesso di apprezzale
le conseguenze, di studiare i suoi effetti sui salarli, sui profitti e sulla rendita,
e le relazioni che fa crescere fra gli operai, i capitalisti ed i proprielarii degli
agenti naturali e delle terre in particolare. Vi sono in questo delle ricerche di
un grande interesse per la scienza : noi cercheremo di darvene l'analisi nella
prossima seduta.
RAPPORTI TRA LE TRE SPECIE ni RBDDITO. LEZ. XXVIII. 827
LEZIONE XXVIII.
Efletto, relativamente alla rendita territoriale, delle variazioni che hanno luogo nel
prezzo delle sussistenze. Rapporti che esistono fra i salarii, i profitti e la rendila
territoriale. Nelle societ progressive i profitti non possono elevarsi che per tre
cause : un ribasso nei salarii reali, un accrescimento della potenza agricola, l'im
portazione del frumento estero. Importanza della questione dei cereali. In fondo,
essa non interessa in generale che i proprietarii fondiarii ed i capitalisti. Obbie
zioni che si possono fare contro la libera importazione del grano estero. Risposta
di Ricardo.
Signori ,
una certa quantit di prodotti esteri, ed i bisogni sono soddisfatti. Ma se, colla
introduzione del grano estero, voi stimolate straordinariamente la popolazione,
se la portate a 40 o 50 milioni invece di 20, e che sopraggiunga un infortunio
quale porta aprirete voi per ripararvi?
Ecco un argomento contro l'importazione. Ma bisogna dire la verit, che gli
preoccuparsi singolarmente dell'avvenire ed assai mediocremente del presente,
questo andare immaginando ci che succederebbe nell'ipotesi in cui la popola
zione non si frenasse da se medesima, nell'ipotesi in cui al contrario essa profit
tasse di tale ribasso delle sussistenze per accrescersi in modo troppo rapido. Non
si pu dire che la cosa impossibile, ma, lo ripeto, gli preoccuparsi singolar
mente di ci che avverr fra un mezzo secolo e chiudere gli occhi sul tempo
presente in cui le sussistenze sono estremamente care, i profitti bassissimi e la
rendita territoriale molto elevata.
In sostanza, non vi sono in questa materia che due elementi, i profitti e la
rendita territoriale, che meritino di essere presi in considerazione. Voi lo sapete,
la questione dell'importazione e dell'esportazione del grano quasi tanto antica
quanto il mondo. Essa stata trattata le mille e mille volte. Non c' annata di
ricolto un po' scarso che essa non si riproduca sotto un aspelto; non c' annata
di ricolto un po' troppo abbondante per certi interessi, che essa non si riproduca
sotto un altro aspetto. Gli uomini politici e gli economisti l'hanno trattata mille
volte. dunque inutile di andare raggranellando tutti gli argomenti che si possono
trovare in una moltitudine di opere cominciando da quella che Voltaire diceva
tanto istruttiva quanto lo Spirito delle Leggi, e tanto divertente quanto un ro
manzo, intendo dire gli scritti dell'abate Galiani.
lo credo che non vi sieno se non due considerazioni che l'economista e l'uomo
di Stato debbono accuratamente pesare in questa materia, lo dico due conside
razioni, perch non mi occupo se non di quelle d'interesse generale. Tutto il
rimanente, se lo guardate da presso, non altro che un combattimento d'interessi
particolari. Tutto il resto consiste nel sapere se voi favorirete piuttosto la classe
dei proprietarii fondiarii oppure la classe dei capitalisti; se avrete pi riguardo
alla situazione dei lavoratori o a quella degl'imprenditori, o a quella dei proprie
tarii fondiarii.
Le due considerazioni delle quali parlo sono state accennate da Ricardo, quan
tunque egli non ne faccia caso e le confuti. Esse non sono solamente economi
che, ma politiche. Io lo ripeter sempre, la questione dei cereali un problema
misto, uno di quei problemi che l'economia politica sola non pu incaricarsi di
sciogliere.
La prima si che, in caso di guerra, la nazione la quale avesse l'abitudine
di ritirare dall'estero una porzione notevole delle sue provviste, potrebbe trovarsi
alla merc de' suoi nemici.
Perlocch, supponete che l'Inghilterra ritirasse solamente l'ottavo, solamente
il decimo delle sue sussistenze dal di fuori, dall'ex-Polonia, da Danzica, da Odessa,
dalla Crimea; ebbene in caso di guerra colla Russia e la Prussia, l'Inghilterra,
si dice, mancherebbe tutto ad un tratto del decimo della sua sussistenza -, ora
una diminuzione di un decimo nelle sussistenze, una carestia spaventosa, non
bisogna farsi illusione; se manchi il decimo del panno o della tela di cotone
necessario per vestire una popolazione, il male non grande, perch infine non
li 51 P. BOSSI.
c' abitg cos vecchio che non si possa portare altri tre raosi, e poi infine, a ri
gare, non mica dello che non si possa vivere senza tale o tal altra parte del
proprio vestiario. Ma la faccenda diversa riguardo al decimo delle sussistenze,
e basta che ne manchi una porzione assai meno grande, perch l'allarme si dif,
fonda dappertutto e il grano si elevi ad una misura esorbitante, Il commercio dei
cereali ha questo di particolare, che la minima circostanza vi produce oscillazioni
straordinarie, in aumento in ribasso,
Ecco, io dico, una delle obbiezioni ; essa merita, di essere presa in conside
razione- Ricardo, ci nondimeno, non ne fa gran caso. Egli dice che una nazione
ricca trova sempre degl'importatori, che una nazione ricca, se non potesse riti,
rare direttamente i suoi grani da Odessa, o da Danzica, li ritirerebbe da altri
luoghi, perch ne offrirebbe tal prezzo, che l'Olanda, per esempio, la quale non
produce che poco grano, venderebbe il suo grano all'Inghilterra, ed anderebbe a
cercare per s quello di Odessa.
Altronde, si aggiunge, una simile estremit non da temersi per un paese
come l'Inghilterra, il cui commercio si estende sino in eapo al mondo e che ha
cmporii immensi. Non si potrebbe mica affamare l'Inghilterra in una stagione,
perch negli emporii frumentarii vi sono provviste sufficienti per nutrire l'Inghil-r
terra pel corso di un anno. Ebbene I i capitali hanno il tempo dj preparare la
coltura delle terre inglesi per l'anno successivo,
Questo per lascia una risposta possibile. d'uopo che la popolazione non
sia stala stimolata dalle importazioni estere al di l delle possibilit del suolo
nazionale, poich, se cqs fosse, il rimedio non basterebbe.
La seconda obbiezione che Rioardo non valuta maggiormente, per altro
degna di essere presa in considerazione. Eccola :
Glie stalo detto: Supponete un'annata cattiva, supponete un'annata di
carestia. Vi sono qualche volta intemperie che affliggono una grandissima esten
sione di paesi, Ebbene, credete voi che altri porter a voi il proprio grano,
per poi morirsi di fame in casa sua? Credete voi che, qualunque prezzo ne offe
riate, i produttori non preferiranno serbarsi il loro grano, per s che venderlo
a voi ?
A questo Ricardo risponde che questa una paura esagerata, che siffatti avver
niroenti non sono mai generali , che sovente quando v'ha penuria in un luogo,
v'ha abbondanza in un altro, e che se le difficolt possono essere grandi per un
paese mediterraneo, non sono nulla per l'Inghilterra, la quale ha un commercio
marittimo tanto esteso.
In conseguenza, queste due obbiezioni non hanno agli occhi suoi nessun va
lore, Egli dice che se i produttori di grano sapessero che l'Inghilterra non chiu
der mai loro i suoi porti, si svilupperebbe nei paesi da grano un ramo d'industria
particolare, la quale consisterebbe a produrre del grano per l'Inghilterra, che
questo stabilirebbe una relazione talmente intima fra loro e il mercato inglese,
che quei paesi produttori di grano prenderebbero l'abitudine delle derrate inglesi,
e che sarebbe anche al di sopra della potenza di un governo qualunque di ve
nire, con una misura puramente politica, a chiudere codesto sbocco ed annientare
codesto commercio,
qui egli ciia up fatto notissimo , cita il fatto della Russia, sottomessa al
btoficq continentale; e rammenta cbe l'impossibilit in cui si trovavano i pr
BAPP0BT1 TBA LK TBE SPBCIB DI BEDD1TO. LEZ. XXVIII. 535
prietarii russi di vendere le loro derrate, di esportare i prodotti del proprio suolo,
fu una delle cause principali che misero alle strette il governo di Pietroburgo.
Dimodoch , egli dice , noi non dobbiamo temer nulla n dall'intemperie delle
stagioni, che pon mai generale, n dalla guerra, la quale nemraen essa potr
mai essere generale. Quando sj ha il modo di pagare largamente, il grano arriva
sempre, ed altronde tale interruzione delle importazioni non potrebbe presentare
delle difficolt ehe durante una stagione, poich per la stagione seguente i nostri
capitali coltiverebbero le terre inglesi, se tale stato di cose dovesse prolungarsi.
Ecco le obbiezioni principali e le risposte di Ricardo. Voi vedete che queste
non sono questioni solamente economiche, ma che sono questioni miste, la solu
zione delle quali non pu essere chiara, assoluta per qualunque siasi paese.
L'Inghilterra in circostanze particolari ; l'Inghilterra , in certa guisa, una nave
la quale si trasporta' dovunque voglia, che ha dei movimenti marittimi estrema
mente agevoli, comunicazioni facili, capitali immensi.
Ebbene, un paese mediterraneo, un paese, suppongo, situato nell'interno
dell'Alemagna, potrebbe esso, in simil caso, agire come l'Inghilterra ? No, cer
tamente ; poich esso non potrebbe mica andare a cercare cos facilmente il suo
nutrimento in contrade lontane. Supponete che la Svizzera fosse cosi balorda
per proibire l'importazione dei grani esteri, per far ridurre a coltivazione tutte le
terre svizzere che al bisogno possono produrre del grano ; ebbene, essa potrebbe,
a rigore, produrre tutto il grano necessario alla sua consumazione, sacrificando
i suoi pascoli, i suoi vigneti. Ma questa dal canto suo sarebbe una follia, perch
essa ha bisogno che si arrivi a lei da tutte le parti. Essa non comunica eoa
nessun porto di mare; potrebbe essa applicarsi la teoria di Ricardo? No, certa
mente. Qualora si volesse, si potrebbe chiudere la Svizzera come in un cerchio
di ferro. Essa ha quattro vicini : la Francia, il Piemonte, l'Austria, la Confede
razione del Reno ; se questi quattro vicini volessero rinchiuderla, non avrebbe
nessuna uscita possibile : le sarebbe mestieri aprirsi un varco colla spada in
pugno.
La questione non pu dunque essere sciolta nella stessa maniera per tutte le
situazioni. Frattanto giovava esaminarla sotto il punto di vista economico, gio
vava mostrare come essa eserciti sempre un'influenza sulla misura dei salarii e
dei profitti, e che, essendo tutte le altre cose uguali, nelle tendenze naturali di
una societ progressiva nella quale la popolazione ed il capitale aumentino, di
vedere i profilli ribassare e la rendita territoriale accrescersi in proporzione.
Ecco le principali questioni che noi volevamo trattare parlando dei salarii,
dei profitti e della rendita. Mi dispiacerebbe che voi poteste credere aver noi
esaurite tutte quelle che questa materia cos difficile offre agli economisti. Ne
rimangono molte che non abbiamo nemmeno accennate. Ma frattanto io ho
la coscienza che lo studio di quelle che abbiamo cercato di svolgere, basti per
mettere in grado di comprendere e di sciogliere quelle che non abbiamo discusse.
Io credo che voi possediate abbastanza elementi per potere esaminare voi stessi
le altre questioni importanti che offre ancora la materia dei salarii e dei profitti,
e credo che le ricerche da noi fatte insieme non vi saranno state pienamente
inutili.
Ma noi abbiamo sempre, detto che, per non complicare le nostre ricerche,
lasciavamo da parte un quarto elemento importantissimo ; abbiamo sempre detto
536 v. rossi.
che non parlavamo dell'imposta, della retribuzione dovuta a quel produttore
indiretto, lo Stato, senza l'intervento, senza la prolezione del quale qualunque
produzione impossibile. L'imposta reagisce necessariamente sui profitti, sui sa
lari!, sulla rendila, e questo differentemente, secondo il suo assetto, secondo il
suo modo di percezione, secondo la sua natura. Vi ha dunque in tutto questo
uua vasta materia ad investigazioni, materia che noi desideriamo esaminare con
voi, e che former il soggetto degli studii ai quali ci dedicheremo nel semestre
venturo.
SECONDO SEMESTRE'1'
LEZIONE PRIMA.
(1) Pubblicando le opere inedite di nostro padre, noi adempiamo ad un debito sacro,
ma non ci dissimuliamo punto come una tale incombenza, quantunque di un ordine se
condario, sia delicata e scabrosa.
Dal 1834 al 1838, il Corso di Rossi al Collegio di Francia era stato stenografato con
una cura particolare, da uno dei suoi allievi pi affezionati, il signor Pore, il quale, con
una perseveranza degna di elogio e per puro amore della scienza, si era imposto questo
duro travaglio.
Il signor Pore si compiaciuto mettere a nostra disposizione tutte le lezioni inedite
che egli ancora possedeva. Ci permetta egli di esprimergli qui lu w-siru riconoscenza ed
il rammarico che le sue laboriose funzioni (*} non ci abbiano permesso, secondo il suo
desiderio, di aiutarci coi suoi illuminati consigli.
Come il terzo tomo del Corso di Economia politica , da noi gi dato in luce, il pre
sente volume la riproduzione di una parte di quelle lezioni.
() M. l*orec capo di divisione di Ministero dei lavori pubblici.
558 r. rossi.
cos che il meccanico considera prima le forze in modo astratto, cosi
che arriva a scoprire i teoremi ed a risolvere i problemi della scienza, sapendo
bene che nell'applicazione dovr tener conto delle cause che modificano pi o
meno quelle forze.
Senza dubbio, ogni societ civile collocata sopra un suolo, conta un certo
numero di lavoratori, possiede un capitale pi o meno grande. Prendete questi
tre elementi in se medesimi, in modo astratto, e voi potrete affermare che in ogni
tempo ed in ogni luogo la loro azione produttiva si svilupper secondo le leggi
generali che sono le medesime dappertutto. In nessuna parte voi troverete che il
capitale tenga luogo della terra, che la terra tenga luogo del capitale o che la
riunjone, della terra e del capitale solamente dia j piedesjmj risultati che quella
della terra, del lavoro e del capitale considerati in un modo astratto. Questi tre
strumenti della produzione obbediranno dappertutto alle medesime leggi, cos
sicuramente come quando in meccanica si dirigono certe forze verso un dato
punto, si ottiene necessariamente una risultante determinata.
Intanto, perch due societ occupano una medesima estensione di suolo,
contano uno stesso numero di lavoratori e possiedono un capitale uguale, si sar
forse autorizzalo a conchiudere che in fallo, in pratica, esse debbano produrre
i medesimi risultati? No, in nessuna laniera. Esse possono possedere i medesimi
strumenti, almeno in apparenza, possono avere la stessa estensione di terreno, lo
stesso numero di lavoratori, lo slesso capitale, e non potere nemmeno arrivare
ai medesimi risultati, perch vi saranno presso l'unii delle cause le quali modifi
cano l'azione di quegli strumenti, cause che non esistono, o almeno non esistono
nel medesimo grado presso le altre.
Le modificazioni possono venire dagh' strumenti stessi delia produzione i
quali, quantunque in apparenza uguali ed (deplici, non 1 sono in realt; possono
ugualmente risultare da fatti esteriori ed indipendenti dai tre strumenti della
produzione.
E se mi si permetta di prendere un altro paragone dalle scienze esatte,
cos che dando ad un artigliere due quantit di polvere, uguali in apparenza e
due bocche da fuoco simili a vederle, non si potr mica esigere da lui di cogliere
nel segno coi due pezzi, perch da una parte pu darsi che le due cariche non
sieno realmente uguali, e che dall'allro pu darsi che i cannoni sieno differenti.
Il problema economico bene altrimenti complicato, poich quelle ohe vi si
incontra l'uomo medesimo, sia Gomc causa diretta, nella sua qualit di lavo
ratore, sia come causa accessoria, favorevole al contrario all'ordine economico,
secondo che le sue determinazioni favoriscano o attraversino l'opera della pro
duzione; l'uomo tutto intiero poi suoi organi e la sua intelligenza, colle sue fa
colt, i suoi istinti, le sue passioni, l'uomo tal quale |o hanno fatto la natura e
la societ. Esso interviene sovente come uno schiavo allorch egli agisce sotto
l'impero dei suoi bisogni, delle sue abitudini, allorch dimenticando la dignit
della sua natura, si lascia dominare dalle sue passioni; egli pu parimente inter
venire cprae padrone, quando si senta e riconosca non solamente le forze fsiche,
ma ancora le forze morali ed intellettuali delle quali dotato-, allorch facendo
uso di queste forze, doma e la materia e le passioni che tornerebbero a suo pre
giudizio; allorch facendo la par[e di questo inviluppo materiale che lo attacca
alla, terra., non per dimentica quell'altra parte di lui medesimo, quel principio
diviqo che pu elevarlo inlino al ciclo.
i dunque un problema assai pi complicato che un problema di meccanica
(love la materia sola ha un officio. Qui bisogna tener conto di due elementi,
della, natura esteriori! e della natura umana considerata non solamente nella sua
parte materiale, ma ben anche nella sua parte morale.
Quindi allorch si considera l'uomo nell'opera della produzione, bisogna tener
conto della sua forza e della sua volont. Ora la sua forza doppia perch essa
ad un tempo fisica ed intelbttuale. Vi sonp dunque tre elementi nell'uomo:
-T- comprendere potere e vplere; e siccome egli pu cooperare favorevolmente,
sia colla cognizione, sia colla potenza, sia colla volont, esso pu ugualmente
divenire ostacolo, sia nn comprendendo, sia non polendo, sia non volendo.
Se questo vero di un individuo, questo pur vero di parecchi individui, di
tutti gl'individui, e per conseguenza, della societ intiera. Nella soluzione del
problema bisogna dunque tener conto (Iella forza e della volont della societ
Intiera considerala come essere collettivo e morale.
.Ma da che riconoscere questa forza e le direzioni di questa volont ? Dai
fatti che qe sono la conseguenza. Si riconoscono all'opera, e quest'opera si rivela
coi fatti sociali materiali, coi costumi e colle leggi che mostrano ci che una
societ ha potutp, e voluto, nei limiti della sua potenza.
dunque nello stato fisico, morale e politico delle societ civili che si pu
trovare il limite di ci che comprendono, di ci che vogliono, di ci che possono.
Ora, come poi lo abbiamo qui veduto, ciascuno di questi tre dati influisce essen
zialmente sull'opera economica della societ civile. Invano i tre strumenti pro
duttori pi sembrano identici jn due societ; per apprezzare i risultali economici
di ciascuna di esse non bisogna per meno esaminare quale sia la sua potenza
reale e pratica, cosi fisica come morale , quali sieno le direzioni della sua vo
lont, Poich, quantunque in possesso dei tre strumenti diretti, se essa manchi
della poteqza intellettuale, o della volont d'impiegarli, chiaro che i risultali
saranno per lei differenti da quello che sono per l'altra; in altri termini, bisogna
studiare le cause fisiche, morali e politiche, i dati naturali, i costumi e le istitu
zioni, che possono secondare l'opera della produzione; si arriver nello slesso
tempo, per la legge dei contrarli, a scoprire gli ostacoli che derivano dalle tre
sorgenti e che possono attraversare l'azione produttiva.
Si potrebbe forse in quesla ricerca seguire un'altra divisione. Invece di clas
sificare tutti i fatti sotto questi tre capi, cause fisiche, cause morali, cause poli
tiche, vale a dire dati naturali, costumi, istituzioni, si potrebbe partire da questa
osserva?Pnei che fra codeste cause ve ne sono che dipendono dalla volont del-
l'uomq, ed altre che non ne dipendono punto. Prendete quindi due paesi e sup
ponete clic v'abbia fra le loro popolazioni una differenza organica, una differenza
di razza che renda l'ima pi atta che l'altra ad un travaglio attivo e perseve
rante, voi avrete quivi una causa indipendente dalla volont umana. Se al
540 l\ ROSSI.
nomia politica una vera algebra. Ma l'economia politica una scienza di fatti
e non di astrazioni ; una scienza di umanit non d'algebra ; una scienza infine
cbe deve servire al benessere delle societ civili. Ora, le societ civili, non vi
vono di astrazioni. Non esitiamo a dire che eglino hanno sbagliato strada e che
hanno dato una scienza incompleta. questo un rimprovero che si pu in ge
nerale rivolgere alia scuola inglese.
Ma, d'altra parte, ci affrettiamo a dichiarare colla medesima franchezza, che
hanno parimente torto ed abbandonano la scienza ad un sentimento ambizioso il
quale non potrebbe esserle utile, coloro i quali, irritati da quelle astrazioni da
quell'algebra della scuola inglese, vogliono fare dell'economia politica la scienza
delle scienze, la scienza per eccellenza, la scienza che assorbe tutte le altre
scienze morali e politiche. Se l'economia politica si trovasse in tal condizione,
bisognerebbe, come corollario, farle abbracciare inoltre le scienze fsiche le quali
lianno parimente un'influenza sulla popolazione.
La religione, l'istruzione, la libert, si dice, possono influire sullo stato eco
nomico della societ civile. Nessuno lo nega e nessuno lo ha mai negato; una
proposizione incontrastabile, ma che non ha nulla di nuovo.
Ed accordato questo, che cosa si vuole? Si vuol egli che l'economia politica
s'incarichi di ricercare quale sia il migliore sistema religioso, quale il migliore
sistema di pubblica istruzione, quale il migliore sistema costituzionale? Allora
bisogna per essere conseguente, incaricarla d'insegnare la vera e buona geologia,
la vera e buona botanica, la vera e buona chimica, ecc.; perch i risultati chi
mici, geologici, ecc. influiscono sulla produzione della ricchezza in modo pi di
retto sovente che la religione, le istituzioni politiche ed in generale le scienze
politiche e morali; bisogna fare dell'economia politica una cattiva enciclopedia.
Che se, al contrario, si vuole che l'economia politica si limiti ad osservare
ed a riconoscere i fatti, ad indicare i risultali, ad apprezzare la loro influenza
favorevole o sfavorevole sul sistema economico della societ, lo ripeto, non vi
in questo niente di nuovo, niente di contrastabile n di contrastalo ; poich anche
riconoscendo che questa parte slata trascurata da pi di un economista in
glese, non si dir che lo sia stata da Malthus, n in Francia da G. B. Say, n
in Italia da Gioja. Non si debbono che aprire i loro libri, e si vedr che vi si
tratta delle cause che influiscono sulla produzione e sulla distribuzione delle
ricchezze.
La questione piantata in questi ultimi limiti ; e noi osiamo affermare che
fino al presente essa non ancora slata sciolta da nessuno in una maniera
compiuta e soddisfacente. Non si sono discusse finora che generalit e le gene
ralit non provano nulla, e non hanno mai chiarita una questione. Fare il quadro
delle cause fisiche, morali e politiche che in una sociel civile, possono influire
sui risultati economici, un lavoro che rimane ancora a farsi; noi intendiamo
ora metterci mano, fortunati di aprire una strada che altri potranno poi percor
rere con successo.
Ma noi non contiamo mica di fare una compiuta rassegna di queste cause;
l'essenziale si di somministrare uno strumento, d'indicare un metodo e di far
vedere la maniera di servirsene. Allorch ne avremo fatta l'applicazione ad un
certo numero di cause favorevoli o contrarie, potremo limitarci ad una semplice
indicazione delle altre, Ciascheduno poi potr fare l'applicazione al pari di noi.
542 p. nossi.
LEZIONE II.
Vause fisiche. Guise fisiche che influiscono su! lavoro: 1 Forza ed attitudine mu
scolare al lavoro. tjueslione delle razze. Segni principali dai quali si pu
giudicare della maggiore o minore attitudine di Una po|ol(izlori 41 lavor.
2" Et dello sviluppo e della decadnza1 fisica. & Cause flsltth esteriori Come
clima, Minio, acqua; aria, ecc. Esame di qualcuna di esse.
Islandesi non che una pura fiaione. Un uomo le cui opinioni economiche' pos
sono essere combattute, ma sulla veracil del- quale ho il diritto di non avere
alcun dubbio, perch ha consegnalo a me medesimo tutte le sue note, d'Iveraois
ha esaminato i. registri delle morii e delle nascite dell'Islanda, Questi registri
sono tenuti con molla esattezza, e sono ogni anno verificati), posrHIarff, e man
dati al concistoro a Copenaghen; essi fanno dunque fede, e non c'' pi bisogno
di lasciarsi andare a congetture pi o meno giuste, pi 8 meno ftnidafe; sv pu
fondarsi sui fatti stessi. Ora, la media presa sugli anni 1825, 26 e 27, d sopra
una popolazione totale di 51,151 individui 1,875 morti le nascite sono iri nu
mero di 1,917). Voi vedete dunque tutta la fantasmagoria dissiparsi all'istante
medesimo. Il numero mortuario non pi di 1 su 59, ma di 1 su 26 3|4, e pi
esattamente di r su 26, 77 (il rapporto delle nascile di 1 su 26, 11). Non
pertanto sono stati procurati i registri del 1829, 1850, 1851, e sono stati man
dati coll'osservazione che la temperatura in codesti' tre anni stata dolcissima,
e che, a memoria d'uomo, non la si era mai avuta in Islanda cos calda. Eb
bene, la- media di quei tre anni pi debole, essa di 1 su 50 o 50 1[2. la
media pi bassa che mai siasi ottenuta in Islanda, ed ecco a che si riducono i
miracoli della vita secolare.
V'ha di pi. Ci si detto che il numero' mortuario dei Russi era uno dei
pi deboli dell'Europa, e lo stesso Malthus, ordinariamente cos scrupoloso e cos
esalto nei fatti, aveva adottato quest'idea, convenendo per che non- ne aveva
documenti diretti. Gli uni dicevano he il numero mortuario in Russia era di
58, altri di 60; alcuni pi modesti! h> portavano a 50^0 anche a 44. Era per
difficile prestar fede a tali valutazioni; era difficilissimo di credere, che in un
paese dove il clima cos rigido e dove domina la schiavit, il numero mor
tuario fosse pi basso che in Francia ed in Inghilterra. Sarebbe quasi stalo me
stieri dedurne la conseguenza che per vivere lungamente l'uomo debba aver
freddo e non essere libero. Ebbene l'autore da noi poc'anzi' citato ha fatto un
viaggio in Russia. Egli non ha voluto procedere per congettura, ma si dedi
calo a dotte ricerche , ed ha rivendicato l'onore non solamente dei paesi tem
perati , ma pur anche dei paesi' liberi ed inciviliti. Che cosa risulta dalle me
morie dell'Accademia imperiale di Pietroburgo sotto la data del1 I821>? che la
met dei fanciulli muoiono prima dei 10 anni. Ecco* la Vita probabile dei fan
ciulli. Allora un po' difficile credere che il numero mortuario sia di 1 s:i 58
o 60.
Donde nascono dunque queste congetture senza fondamento? Nascono da
questo, che non si aveva la misura della popolazione. Ora siccome non si pu
avere il numero mortuario se non dividendo la popolazione totale pel numero
delle morti, l'operazione non era possibile, poich uno dei termini della divisione
mancava. L'autore da noi citalo si dato pene infinite per arrivare al numero
esatto. Egli ha separato la popolazione greco-russa dal resto della popolazione
dell'impero, poich non vi sono registri se non per quella prima popolazione;. ed
arrivato a qussto risultalo, che su 50,000,000 d'uomini che formano hi po
polazione dell'impero i due terzi sono Greco Russi, e l'altro terzo composto di
Greci uniti, cattolici, ebrei, protestanti, maomettani ed idolatri. Ora, su quella
popolazione, che non si pu portare che dai 52 ai oo milioni, quale la media
delle morti? Questa media presa prima dell'invasione del colra in Russia di
548 i'. rossi.
1,276,974. Ora questa media d un numero mortuario dal su 25 al su 25, 8(1 ),
e spirga benissimo allora, da un Iato refluito del Freddo un poco meno grande
che in Islanda, e dall'altro l'elTelto della schiavit, che accresce l'effetto del clima.
La media delle nascite di 1,883,480, vale a dire (2) 1 su 17 o 17 1|2. Vi
per conseguenza accrescimento nella popolazione; e qualora si faccia il calcolo
per la vita media, si trova che essa di 21 anni, vale a dire che sommando
l'et di tutti gli uomini morti in un anno e dividendo la somma pel numero di
morti, si ottiene 21.
Tali sono i fatti relativi all'Islanda ed alla Russia. I primi sono di poco in
teresse perch si riferiscono ad una piccola popolazione; ma i secondi sono di
una grande importanza.
In Francia il numero mortuario era una volta di 1 su 52 o 54; oggid di
1 su 40. Vi dunque un progresso sensibilissimo, progresso cos nel numero
mortuario come nell'incivilimento. In Inghilterra, la diminuzione del numero
mortuario anche pi forte. La media di 1 su 48. In certe contee essa di 1
su 59: in alcune altre, anche pi debole, quasi favolosa. Ma io credo che,
in quanto a queste non si debbano prendere i numeri alla lettera, perch la po
polazione vi si compone in gran parte di emigranti. Ora, gl'individui che arri
vano in quelle contrade nell'et del vigore, sono gi scampati a molte delle even
tualit che influiscono sul numero mortuario della popolazione. Checch ne sia,
il numero mortuario pi basso in Francia ed in Inghilterra.
dunque d'uopo conchiudere che sotto il rapporto della vitalit, qualunque
eccesso di temperatura sfavorevole sia direttamente, sia per effetto della sua
influenza sulle cose necessarie alla vita. Ond' che, invece dei nostri bei ricolti
di frumento non si fanno in Islanda che ricolti d'avena, e spessissime volle an
che questi miserabili ricolli mancano compiutamente. Non raro di vedere avene
bellissime nel principio di maggio distrutte intieramente dalla grandine prima
della (ine del mese, cosa quasi ignota nei paesi meno freddi. Ora provato che
gli anni di carestia sono anni di mortalit.
tempo, senza dubbio, di vedere intervenire in codeste questioni, indipen
dentemente dalle scienze fisiche e mediche, l'economia politica ed anche la po
litica. Poich, allorquando si tratta, per esempio, di apprezzare le forze militari
di due paesi, quello nel quale la vita media di 25 anni, in una posizione
molto differente da quello nel quale la vita media di 55 anni. Che cosa importa
che un paese abbia una massa enorme di fanciulli? Non si fanno mica dei sol
dati con dei fanciulli, ma con uomini di 18 a 20 anni! Che cosa importa che
un paese abbia un certo numero d'uomini, l'altro un numero pi grande? Se i
due terzi della popolazione del primo raggiungono i 50 anni, e nell'altro il terzo
solamente arrivi a tale et, il primo potr essere il pi forte; il secondo avr una
forza di meno, un carico di pi, poich avr pi fanciulli da nutrire, e meno
uomini vigorosi per difenderlo.
LEZIONE III.
Quarta causa fisica, la quale influisce sul lavoro. Essa consiste nel modo di vivere
nelle abitudini fisiche delle popolazioni. Svolgimento. Rapido esame delle cause
fisiche che influiscono sulla potenza produttiva della terra e sul capitale.
Fra le cause fisiche che influiscono sul lavoro, noi abbiamo assegnalo un
posto al modo di vivere, alle abitudini fisiche delle popolazioni.
vero che le abitudini fisiche sono spessissime volte una pura conseguenza
delle circostanze di suolo, di clima e d'altre, nelle quali una popolazione trovasi
collocata. Noi abbiamo dunque, parlando delle circostanze, tenuto conto delle
abitudini fsiche.
vero altres che sovente le abitudini fisiche di un popolo non sono che
una rivelazione, una mauifestazione delle sue abitudini morali. Esso ha adottalo
tale o tali abitudini fisiche perch ha tali costumi, tali opinioni religiose, tali
istituzioni. Potremmo dunque non parlare delle abitudini fisiche se non quando
esamineremo le cause morali. Tuttavolta , perch l'ordine delle materie non sia
incompleto, per toccare tutti i capi, ne diremo alcune parole e ci studieremo di
scegliere, come esempii, quelle fra di esse le quali sono pi indipendenti dalle
abitudini morali e dalle circostanze generali peculiari a tale o tal altro paese.
Le abitudini fsiche di un popolo possono essere considerale, sia negli indi
vidui, sia nella nazione presa in massa.
Una delle abitudini che pi influiscono sulla potenza e sull'attitudine al tra
vaglio, senza alcun dubbio la maniera colla quale un popolo si nutre. Il nutri
mento pu essere o non essere sufficiente pel pieno sviluppo delle forze dell'uomo.
Pu essere preso o in una maniera regolare o in una maniera irregolare, come
avviene ai selvaggi i quali, non avendo sempre ci che loro necessario, patiscono
sovente la fame, poi si abbandonano a tutta la loro voracit, quando il prodotto
della loro caccia copioso. Infine essa pu essere pi o meno favorevole alla
salute ed allo sviluppo delle forze fsiche.
Ho gi avuto occasione di ricordare le esperienze che si sono fatte per mi
surare la forza relativa d'uomini appartenenti a nazioni diverse e si potuto os
servare primieramente l'enorme sproporzione che il dinamometro ha rivelato
fra la forza dell'uomo non incivilito e quella dell'uomo incivilito, e poscia la dif
ferenza che vi ha tra la forza degl'Inglesi e quella dei Francesi. Quest'ultima
differenza, quantunque molto inferiore a quella che esiste fra la forza degli Eu
ropei e quella dei selvaggi, nondimeno abbastanza notevole. il rapporto di
22 a 25 pei reni e di 09 a 71 per le mani. L'Inglese pi forte. La sua forza
muscolare provata , sia coll'azione delle mani , sia colla azione dei reni , pi
grande. Ci dipende probabilmente dal modo di nutrimento. L'Inglese fa maggior
uso del nutrimento animale, della carne, di quello che faccia l'uomo del conti
nente e soprattutto l'uomo del mezzod.
Vi sono intieri popoli che non fanno quasi alcun uso della carne ed in par
ticolare della carne dei bovi e delle vacche. il caso degli Indiani. proibito a
tutte le caste di fare uso di quella dei bovi. Non vi sono che quelle riguardate
come abbiette, non vi sono che i Paria ed i Pelei che possano nutrirsene ; ed
&>0 V. COSSI.
anche non loro permesso di farlo , se non quando trovino quegli animali
morti: essi non hanno il diritto di ucciderli. Quindi quasi nessuno fa uso di quella
carne, e coloro che ne mangiano, non lo fanno che in cattive condizioni, poich
non possono servirsi degli animali clae avessero uccisi e la cui carne sarebbe
sana, ma solamente degli animali che essi trovino morti eia cui carne corrotta.
Tutti sanno che quanto pi si vada verso il mezzod tanto pi si vede dimi
nuire il gusto del nutrimento animale. Cos a Napoli, gli uomini del popolo si
astengono a preferenza dalla carne; si nutrono di farina, sotto forma di macca-
roni, sotto forma di pastumi, e variano con del pesce, soprattutto con delle sar
delle. Nei pnesi del mezzogiorno, non semhra che questo nutrimento diminuisca
sensibilmente la forza muscolare degli uomini. Ci dipende forse dalla circostanza
che una maggiore quantit di sostanza nutritiva, di glutine, trovasi nel grano
sotto uno slesso volume. Poich si notato che se, in Isvezia per esempio, si
condannasse un uomo a vivere per un mese a pane ed acqua, sarebbe quasi con
dannarlo a morte se gli si desse soltanto la medesima quantit di pane di quella
che si d ad un prigioniero nel mezzod. Io non sono giudice nella questione, poi
ch non ho le cognizioni necessarie; ma gli uomini competenti affermano il fatto
e lo attribuiscono alla differenza nutritiva che esiste fra l'uno e l'altro frumento.
Le abitudini fsiche non si riferiscono solamente al nutrimento, ma ad una
moltitudine d'atti e di circostanze della vita. Quindi vi sono dei popoli pi de
diti che altri alfuso delle bevande fermentate e pi esposti a tutte le conseguenze,
anche fisiche, dell'ubbriachezza, dell'ubbriachezza che indebolisce e corrode la
sanit, dell'ubbriachezza che si rivela ordinariamente nei paesi del Norte con una
specie di stupidit, e nei paesi del mezzod con uno slato che si avvicina al
furore.
Altre abitudini fisiche potrebbero essere segnalate. Cos in un grande impero,
nella Cina, nessuna donna atta ai lavori che esigono utfalliva locomozione. Voi
sapete l'uso dei Cinesi relativamente ai piedi delle donne. Vi rammenter io tutte
le critiche che sono state fatte in Europa, contro una certa parte del vestiario
delle donne che ne rende etiche una gran parte, si diceva, per la strettezza in cui
si trovano posti gli organi della respirazione?
L'attivit del corpo, quando contenuta in certi limiti, un'abitudine delle
pi efficaci a mantenere le forze ed il temperamento; e si pu quasi affermare
che, dell'eccesso di attivit e dell'eccesso di inattivit, il secondo pi pericoloso
per la salute e pi contrario allo sviluppo delle forze che il primo. Ora, vi sono
dei popoli la cui inattivit fisica ha qualche cosa di sorprendente per noi. que
sta soprattutto che ha fatto mutare natura agli Olandesi stabiliti al Capo di Buona-
Speranza. I coloni ci vengono rappresentati passando le loro giornate met a fu
mare, met a dormire. Perci la loro capacit pel lavoro debolissima, e la mag
gior parte muoiono d'idropisia, e d'altre malattie provenienti dalla loro mollezza.
Fra le cause fisiche che mantengono la forza e l'attitudine al lavoro, non
bisogna dimenticare le abitudini di propriet nelle abitazioni. un fatto ricono
sciuto oggimai, che gli uomini non possono essere in istato di sanit e vedere il
loro corpo svilupparsi allorch vivono in uno spazio troppo ristretto, allorch
sono ammucchiali gli uni su gli altri. Vi sono allora non solamente delle con
seguenze funeste dirette, ma pur anche delle conseguenze funeste indirette, perch
quell'ammucchiamento di popolazione incompatibile colla pulitezza e colle re
CAlJSK FISICHE. LEZ. HI. 551
gole necessarie dell'igieni*. Quindi, allorch un terribile flagello venne non Iia
mollo a desolare l'Europa, e che, nello spavento che esso cagionava, si pos
mente ad esaminare lo stato delle abitazioni della classe operaia, si rimase af
flitti, e dell'ammucchiamento eccessivo degli individui, e della loro estrema ne
gligenza sotto il rapporto della nettezza.
Allorch la temperatura viene a combinarsi sfavorevolmente con siffatte abi
tudini funeste alla salute, essa pu avere degli effetti molto micidiali. Tutti sanno
che da ci derivano febbri della natura tifoidea, che decimano la popolazione.
A Calcutta si rinchiusero un giorno molti soldati in una stessa prigione: era cosa
che, in Inghilterra o in Francia non avrebbe avuto nessuna conseguenza nociva
alla vita o soltanto alla sanit dei detenuti, poich non furono chiusi cosi che
per una sola notte; ma sotto il ciclo di Calcutta, quella reclusione fu la morte
per quei disgraziati. Essi perirono per mancanza d'aria ed asfissiati dalla calura.
Lo ripeto, le buone abitudini relativamente all'abitazione e soprattutto alla
pulitezza, hanno una grandissima influenza sulla forza e soprattutto sulla sanit
degli uomini, e non sono sovente che troppo trascurate. Chi non prova un sen
timento di nausea insuperabile, leggendo nei viaggi che in una gran parte del
l'Egitto ciascun villaggio circondato da una specie di bastione che impedisce
la circolazione dell'aria, e che codesto bastione formalo d'immondizie che gli
abitanti accumulano cosi perch i loro campi non ne hanno bisogno e perch
essi non hanno il coraggio di portarle lontano? Nella provincia di Tobolsk si
ritrovano le stesse abitudini; e siccome, a lungo andare, quella sentina d'infe
zione diventa insopportabile, per non dover traslocare le immondizie, si traslocano
le stesse abitazioni; si distruggono le case e si va a rifabbricarle altrove, infino
a tanto che, tornandosi a presentare io stesso inconveniente, siasi costretto di ri
correre allo slesso rimedio.
Ma il governo pu qui esercitare un'influenza grandissima, e quando si parla
d'abitudini fisiche contrarie allo sviluppo dell'uomo, bisogna considerare la so
ciet intiera e le misure d'igiene prese o trascurate nei diversi paesi.
Voi sapete quanto importi che certe misure di salubrit pubblica sieno ge
neralmente rispettate, poich colui che le infrange non nuoce solamente a se me
desimo, ma pur anche a coloro che le osservano. Non necessario ricordare le
leggi sanitarie propriamente dette, n di far rilevare i loro buuni risultati. Per
fermo, anche in Europa, qualora si abbandonasse l'osservazione delle leggi sani
tarie al beneplacito di ciascuno, sarebbero queste poco osservale, e se non fos
sero state obbligatorie, io dubito assai che la peste, la quale regna di continuo
it Oriente, avesse cessato di devastare l'Europa, come succeduto.
Il vaccino stato ugualmente, in molti paesi, imposto come un obbligo. Si
* stato diretto dall'idea che l'inoculazione previene un male contagioso, e che
quelli che la respingono non espongono solamente i loro figliuoli, ma nuocono
pure ai fanciulli delle altre famiglie.
Io dico che le buone abitudini fisiche sono favorevoli allo sviluppo delle forze
nell'uomo ed alla sua sanit. Esse debbono essere considerate sotto questo punto
' vista. Ho gi avuto occasione di farlo osservare. Si era concepita grande lu-
8'nga, per esempio , che il vaccino aumentasse la popolazione. Molte persone
credono tuttavia che esso abbia avuto codesto effetto, lo credo che siano nell'er
rore. Ma ci nolla toglie ai servigi! che questa misura d'igiene ha resi alla s
552 p- bossi.
ciel. Il servigio che essa ha reso, si di avere diminuito il numero delle ma
lattie, si di avere prolungata la vita probabile dei neonati e la vita inedia della
popolazione, la qual cosa diversa da un aumento di popolazione. L'aumento
della popolazione risulta dal numero delle nascile sul numero delle morti, mentre
la vita probabile dei neonati e la vita media dei defunti pu aumentare senza
accrescimento di popolazione.
stato or ora t'aito uno stato esatto della popolazione durante i venti ultimi
anni nella repubblica di Ginevra. Il numero totale delle nascite stalo di 10,925,
ed il numero totale dei decessi stato di 10,912. In 20 anni la popolazione 3i
dunque accresciuta di 15 persone solamente. Ecco certo una popolazione sta
zionaria (pianto mai possa essere in un paese dove la miseria sconosciuta, in
un paese dove la manodopera cara , in un paese dove qualunque cittadino il
quale, per una sventura, si trovi in bisogno, ha diritto ad un soccorso a domi
cilio, istituzione la quale avrebbe potuto produrre effetti funesti e non gli ha pro
dotti, perch, merc la piccolezza dello Stato e l'istruzione primaria, l'opinione
ha posto una barriera contro i disordini che potevano risultarne; vi sono persone
soccorse dall'ospitale (questa parola, a Ginevra, non significa solamente ospizio);
ma non c' nessuno che, soccorso cos, non si riguardi come in uno stato d'infe
riorit morale, e che con tutti gli sforzi non tenda a non avere bisogno di colali
aiuti, o a rimborsarli pi tardi per rientrare nella pienezza dei suoi dirilli di
cittadino.
Intanto, in questo paese dove la popolazione si accresce di tredici persone in
venti anni, vale a dire, dove la popolazione stazionaria per la volont della
popolazione medesima, in questo paese dove le regole dell'igiene pubblica sono
osservate con graud'esatlezza, dove il clima sano, la vita probabile dei neonati
(quella vita probabile che i registri del secolo XVIII limitano, cosa spaventevole
a dirsi! a 1 anno e mezzo) trovasi oggid di 45 anni, il che significa, che dei
fanciulli che nascono oggi, la met solamente saranno morti dentro 43 anni. La
vita media di 40 anui, vale a dire, che sommando tutti gli anni di ciascuna
delle persone morte in un anno, e dividendo la somma pel numero di queste per
sone, si otterr per quoziente 40. Quindi la popolazione stazionaria, ma nel
medesimo tempo vi aumento della vita probabile dei neonati, ed aumento della
vita media dei morti: sono questi i segni caratteristici di una popolazione che-si
sviluppa sotto le forme le pi fortunate.
Nel medesimo paese il numero mortuario di 1 su 48. Esso il mede
simo in Inghilterra. In Francia di 1 su 40. Vi stato in Francia migliora
mento, e ve ne sar ancora un nuovo in appresso. gi del reslo una bella
proporzione sul continente quella che stabilisce che su 40 persone ne muore
una solamente. Ma che cosa prova questo numero mortuario di 1 su 40? Non
prova gran che, mentre noi non abbiamo gli altri numeri; poich nessuno, io
credo, sa quale sia la vita probabile dei neonati e soprattutto la vita media della
popolazione. In Inghilterra, dove frattanto si sono ora fatti grandi lavori stati
stici, non si potuto ancora ottenere esattamente la cifra della vita media. Si
spera che sar di 53 anni, ma la cosa non ancora positiva. A Ginevra, il nu
mero mortuario di 1 su 48, la vita media di 40. In Inghilterra la mortalit
proporzionale la stessa, la vita media nou che di 33 anni. Si vede dun
que quanto bisogna guardarsi dal credere che basti di conoscere l'uno o l'altro
CAUSE FISICHE. I.EZ. III. 553
numero, per istabilire l'andamento della popolazione in dato paese. Per arrivare
ad una statistica completa e soddisfacente del paese, d'uopo conoscere esatta
mente il numero delle nascile e delle morti, il numero mortuario, la vita proba
bile dei neonati, la vita media dei defunti, ed anche d'uopo avere colali nu
meri et per et, professione per professione.
A prima giunta ognuno si meraviglia di ci che asserisco e dice: Quando il
numero mortuario migliora, iiou . egli evidente che la vita media deve accre
scersi? E reciprocamente, quando la vita media si accresce, il numero mortuario
non diventa esso necessariamente migliore? Prendiamo un esempio per ispiegare
i rapporti di questi due risultali, lo suppongo due piccole citt, per semplificare
il numero. In ciascuna muoiono 100 persone per anno sulla popolazione totale.
Supponendo dunque che queste due citt abbiano una medesima popolazione,
avremo per ambedue ii medesimo numero mortuario. Frattanto quale sar la vita
media? Essa pu essere diversissima. Difalli (io spingo la supposizione all'as
surdo, ma cosi diventer pi facile a capirsi), supponiamo che le 100 persone
morte, in una delle due citt, avessero ciascheduna 50 anni, la vita media sa
rebbe di 50 anni. Supponiamo che nell'altra citl le persone morte avessero
ciascheduna 1 anno, la vita media di 1 anno. Dunque il numero mortuario
sarebbe il medesimo nelle due citt, e la vita inedia sarebbe diUVrentissima.
Noi abbiamo ora fallo un'ipotesi assurda, ne convengo; ma adesso prendiamo
le cose come succedono: quella delle due citt che avr perduto pi fanciulli e
meno uomini, avr un numero d'anni vissuti pi scarso, che quella che avr per
duto pi uomini e meno fanciulli.
Si vede dunque che mutandosi l'et di coloro che muoiono, la vita media
muta parimente. La cosa naturalissima, poich che cosa la vita media? Quando
si dice vita media, si distribuiscono sulla massa le disuguaglianze individuali, si
esprime una cosa la quale non esiste. Ma se la media una fizione, essa getta per
della luce nelle idee e presenta un mezzo di comparazione. Ora, siccome essa
consiste nel dividere pel numero dei morti la somma che rappresenta gli anni
di lutti, evidente che essendo lo stesso ii numero dei morti, quanto pi fan
ciulli vi saranno fra questi, lauto pi il numero della vita media sar debole, e
quanto pi.'al contrario vi saranno uomini, tanto pi quel numero sar elevato.
Quindi la vita media presa isolatamente un indizio fallace. Per arrivare a
buoni risultali, bisogna aggiungervi il numero mortuario e la vita probabile dei
neonati.
Ma se mi si dicesse: La vita media di un paese di 53 anni, la vita media
di un altro di 58 anni; che cosa ne pensate voi? Io risponderei che non ne
penso nulla, poich mi occorrerebbero altri elementi per formarmi una convin
zione. Se nell'uno dei due paesi sono morti pi fanciulli, questo paese ha la mi
gliore porzione, poich la parte attiva di una nazione non si compone mica di
fanciulli, e potrebbe darsi che nell'altro paese, una gran massa d'uomini fossero
morii e che quasi non vi restassero che fanciulli.
quello che succede in certe contrade soggette a delle malattie le quali non
colpiscono che gli uomini di una certa et. La popolazione non diminuisce, ma
quelli che muoiono, sono uomini, quelli che rimangono sono fanciulli. Perci,
per arrivare a risultati soddisfacenti, bisogna avere tulle le cifre e potere para
gonarle fra loro.
&>4 P. 0SM.
Passo all'esame delle cause fisiche che influiscono sulla potenza produttiva
della terra. Proceder rapidamente, poich le differenze che s'incontrano !n que
sto strumento della produzione sono troppo conosciute perch noi dobbiamo ar-
restarvici lungamente: esse provengono, ognun lo sa, sia dalla natura slessa del
suolo, sia dal clima, sia dalle acque che influiscono sul suolo.
In quanto ai terreni, i prodotti dei quali non coprirebbero mai le spese di
coltivazione, almeno nello stato attuale delle nostre cognizioni agricole, non sono
un elemento produttivo.
Ma le differenze che presenta la terra vengono soprattutto da questo, che essa
particolarmente alta a tale o tal'altra coltura. Questa propriet dipende essen
zialmente dalla temperatura, dal grado di calore di tale o tal altro paese; slata
fatta tina specie di scala secondo i gradi di temperatura necessarii a certe pro
duzioni, e si trovato che occorrono 19 a 20 gradi cenligradi di calore per la
coltura della canna di zuccaro, 18 pel caff, 17 per l'arancio, 15 1|2 a 14 per
l'olivo, 11 a 12 per la vite. Frattanto queste limitazioni non sono assolute; vi
sono delle eccezioni numerose. Lo studio della botanica ha provato che la pos
sibilit di ottenere certe produzioni dipende meno dalla temperatura media, che
dalla ripartizione del calore a certe epoche dell'anno, e che, quand' anche la
temperatura media fosse al dissotto di quella richiesta da una coltura, questa
coltura sarebbe ci non di meno possibile se, all'epoca in cui la vegetazione si
sviluppa, il calore fosse sufficiente. In un paese, al contrario, dove la media della
temperatura sembrasse abbastanza alla, la produzione potrebbe non aver luogo
se all'epoca dello sviluppo il calore non fosse forte abbastanza. Vi sono delle
piante Ile quali il rigore dell'inverno mollo indifferente, purch l'estate sia
caldo. cereali sono fortunatamente di questo numero; perci si coltivano dpgli
orzi andre In Laponia.
Si fatto pure una scala, secondo la latitudine per le differenti collare. Si
pretende che gli ananassi non possono essere coltivali al di l del 24" grado di
latitudine, la canna da zuccaro al di l del 58, il cotone del 59u, l'indaco del
40", il riso del 48, la vile dal 56 al 48, il frumento al di l del 65; la se
gala pu essere coltivata fino al 67' grado, e l'orzo fino al 69.
Vi sono pure dei suoli differentissimi in quanto alla facilit della loro coltiva
zione, ed in conseguenza, in quanto alle spese che tale coltivazione esige. Perci
vi sono dei suoli nei quali si pu far penelrare l'aratro fino a tre o quattro piedi,
senza cessare di trovare della terra vegetale; il semplice lavoro dell'aratro pu
dunque bastare per migliorare la terra. Vi sono al contrario de! suoli, come quello
della Vecchia Castiglia, dove si trova l'acqua a pochi pollici, e dove la terra si
stanca facilmi-nle.
Certi suoli resistono pi degli altri all'azione dell'aratro, e cos esigono una
pi grande spesa. In Dalecarlia, in Provenza, in Lombardia, possibile arare
con due bovi; due vacche stesse bastano nella Dalecarlia. Tutti sanno d' allra
parte, che in Francia, in Italia ( soprattutto nel Vicentino ) , vi sono delle terre
che esigono olio cavalli o dieci bovi. Al capo di Buona-Speranza occorrono fino
a venti bovi.
In quanto all'influenza delle acque sul suolo, chi non sa S tesori che il Nilo
sparge sulla terra d'Egillo? Le innondazioni del Rio-delIa-Plata, quelle del Po,
sono lontane dal produrre i medesimi risultati : esse distruggono anzi qualche
CAISK F1SVT.HK. LEZ. III. 555
giro, l'incanalamento vi trova grandi difficolt. Noi possiamo citare a questo pro
posito il canale da Uninga a Lione. Le strade sono dunque presso di noi quasi
i soli mezzi di trasporto, la qual cosu fa s che esse ricevono dei pesi enormi che
quelle dell'Inghilterra non hanno a sopportare. raro di trovare sulle strade
inglesi grossi carichi ; per questi si fa uso dei canali, mentre in Francia le strade
sono, e saranno ancora per lungo tempo sottoposte ad un'azione che le dan
neggia di molto.
d'uopo poscia domandare quanto costi una lega di strada in Inghilterra.
Sono circa 4,000 franchi. Se si desse la medesima somma per le strade francesi,
probabile che queste si avvicinerebbero molto alle altre. Ma in Francia la con
tabilit pubblica tenuta con una regolarit disperante. La spesa sarebbe cono
sciuta. In Inghilterra la si sa poco: una porzione pagata dalla contea, una por
zione somministrata dalle corvate , un'altra porzione pagata dalle barriere.
Cos le spese sono sopportale da differenti borse e non danno mollo nell'occhio.
Mentre presso noi succede il contrario; lostoch vi ha una spesa di 2000 fran
chi per lega si trova che bisogna fermarsi. La cosa forse necessaria. Ma lo ri
peto, non bisogna paragonare i due paesi, poich vi tra loro tanta differenza.
LEZIONE IV.
Il bene morale ed il bene materiale, il male inorale ed il male materiale, quantunque
di natura differente, sono intimamente legati, e reagiscono quasi sempre l'uno sul
l'altro. Non dunque inutile esaminare l'influenza sull'economia politica dello
stato morale e politico delle nazioni. Svolgimento di questo pensiero. Le cause
morali e politiche che influiscono sulla produzione possono classificarsi sotto cin
que cupi. Loro enumerazione.
Ogni popolo ha una doppia situazione, come ogni individuo ha due nature
l'una fisica e l'altra morale. Invano l'individuo dalla sua organizzazione corpo
rale, dalle sue forze muscolari, dalla sua sanit, dalle circostanze fisiche este
riori, collocato nella posizione pi favorevole, se egli non sappia o non voglia
profittarne, se manchi delle cognizioni necessarie o se le determinazioni della
sua volont non sono conformi alle esigenze del bene. Parimente, per le nazioni,
invano le condizioni fisiche sia dirette, sia indirette, sono le pi favorevoli pos
sibili allo sviluppo della ricchezza edalla prosperit di lutti, se trovinsi largite ad
un popolo che manchi delle cognizioni necessarie per trarne profitto, o la cui
volont non prenda delle determinazioni conformi al bene ed in rapporto coi suoi
veri interessi, in fine, che non possa fare ci che il bene, e i suoi veri interessi
esigono.
Per citare un esempio manifesto, che cosa hanno servito alla Spagna, quale
Filippo II ed i suoi successori l'hanno ridotta, la sua bella e numerosa popola
zione, il suo mirabile clima, i mari che la bagnano, la sua posizione peninsulare,
ed i suoi vasti possedimenti nell'altro emisfero? A che cosa le hanno servilo tutti
questi elementi di prosperit, dal giorno in cui la superstizione ed il dispotismo
558 p. bossi.
(alleanza terribile da che Roma, dimenticando la sua nobile parte di Guelfa, pre
fer farsi Ghibellina',) hanno impedito il popolo spagnuolo di conoscere il bene,
dal giorno in cui l'ignoranza, i pregiudizi! e L'oppressione ne hanno svigorito nel
tempo stesso la volont ed il potere di farlo?
In un'altra regione, che cosa hanno servilo al Messico ed elle, altre repubbli
che dell'America meridionale, le ricchezze d'ogni specie delle quali la mano della
natura stata tanto prodiga verso di loro? Voi tutti Io sapete, le tempeste dell'a
narchia hanno succedute alla morta calma del dispotismo e deH'lnquisiztone.
Non vi pi , vero , acqua stagnante e corrotta r ma pere non vi sono pi
che tempeste. uno spettacolo meno avviliti vo, senza dubbio, per la natura
umana, meno esoso, in ultimo risultai meno funesto;- ma intanto il bene vi
impossibile, come lo era per la Spagna sotto Filippo II. Non si' ha il tempo di
conoscere ci che bene, e quando pure lo si volesse, mancherebbe la po
tenza di farlo.
Gli a disegno che io dico il bene: il bene, senza distinzione, comprende ad
un tempo il bene morale ed il bene materiale, il bene dal puulo di vista morale
e dal punto di vista economico. Nei paesi da me ultimamente citali (io non mi
occupo che dell'ordine economico), si ha un bisogno stringente di capitali e si
scacciano, si tormentano i possessori di capitali; si ha un bisogno di credilo, e
non si fa nessuno sforzo per soddisfare alla prima condizione del credito, al re
golamento del debito pubblico ; si ha un gran bisogno di braccia e di capacit
industriali, ed intanto la guerra civile desola le provincie, spaventa i lavoratori,
disperde il lavoro) io lo ripeto, come mai la ricchezza potrebbe essa svolgervisi
e svilupparvisi?
L'economia politica, voi lo vedete dunque, ha ta missione, in certi limiti, ha
il diritto d'informarsi della situazione morale e politica delle nazionf. Essa ha il
diritto d'informarsi nei limiti dell'influenza che tale situazione morale e politica
pu esercitare sia sulla produzione, sia sulla distribuzione delle ricchezze, in altri
termini sul bene materiale, sul benessere e sulla prosperit. Essa avrebbe torto
se pretendesse spingere pi oltre il suo diritto e la sua missione; avrebbe lorto
soprattutto se, dopo avere riconosciuto l'iufiuenza che la situazione morale e
politica di un paese pu esercitare sotto il rapporto economico, se dopo vere,
in conseguenza, usato del suo diritto d'investigazione, pretendesse che tulle le
questioni morali e politiche dovessero essere apprezzate e risolute unicamente
secondo i loro effetti ed i loro risultati economici. Supponiamo (io non vogiio
in questo momento esaminare la questione, faccio una pura ipotesi per ispiegare
il mio pensiero), supponiamo che, economicamente parlando, sia mduTerenlissiiiio
che i possessori di redditi li spendano piuttosto in campagna che nelle citt,
piuttosto nell'interno del paese che all'estero, e voi lo sapete, una questione
che insorta, sotto il nome di asse?ilisw, a proposito dei proprietarii irlandesi;
supponiamo, io dico, che si possa dimostrare che solto il rapporto della produ
zione e della distribuzione della ricchezza, sia indifferenlissimo che quei proprie
tarii mangino i loro redditi a Londra piutloslo che in Irlanda, a Roma o a Na
poli piuttosto che in Irlanda o a Londra, l'economia politica avrebbe essa il
dritto di conchiuderne che, sotto tutti i rapporti, perfettamente indifferente che i
proprietarii risiedano o non risiedano nei loro domimi, si agglomerino nelle citt
o vivano nelle loro terre, abitino all'estero oin mezzo ai loro concittadini? Evi
CAUSE MORALI. LEZ. IT. 559
che esso vuole non dipende da ci che fanno , da ci che vogliono gli altri
popoli.
Ma qualunque esistenza nazionale suppone un'organizzazione al tempo stesso
sociale e politica, e qualunque organizzazione politica suppone un governo, o, per
dir meglio, non che la traduzione della medesima parola. Frattanto quando si
portano gli sguardi sulla storia, bisogna pure riconoscere che vi sono dei popoli
i quali dopo avere goduto della loro individualit politica, della loro nazionalit,
l'anno perduta, senza che vi sia stata veramente fusione, incorporazione in un'
altra individualit politica. Cos la Borgogna, la Lorena, l'Alsazia hanno per
duto la loro nazionalit di Borgogna, d'Alsazia, di Lorena, ma vi stata fusione
nella Francia; questi popoli fanno un tutto colla nazione francese, vi ugua
glianza politica fra queste provinole e le altre. Ma vi sono altri popoli i quali
hanno perduto la loro nazionalit politica senza che siasi operata una fusione.
Allora sono popoli che bisogna chiamare popoli sudditi, popoli servi.
Ogni nazione ha dunque un governo. Le forme di governo sono diverse, poco
me ne curo: monarchia o repubblica, poco m'importa. Ma qualunque sietio il
nome e la forma, vi sono due principii diversi che dominano: o il governo ve
ramente il regolamento e l'amministrazione della cosa pubblica nell'interesse del
paese, o pure il regolamento della cosa pubblica esclusivamente a profitto di
una casta, di un interesse particolare. Un distinto scrittore ha chiamato questi
due principii diversi: governo nazionale, governo speciale o di privilegio.
Per citare alcuni esempii, ci che costituisce oggid il Cantone di Vaud in Isviz-
zera, era, prima del 1798, assoggettalo alla repubblica di Berna. Quello che si
chiama Cantone del Ticino formava un tempo i Baliaggi italiani, sudditi gli uni
di Cantoni democratici, gli altri di Cantoni aristocratici, sudditi orribilmente mal
trattati, e che portano ancora oggid funeste tracce della loro antica servit. Nes
sun paese fu mai guidalo pi duramente. La Grecia era in questo stato relativa
mente alla Turchia. Da un'altra parte, il governo di Roma un governo di
privilegio, perch stabilito a profitto della casta sacerdotale esclusivamente.
Quello di Berna, quello di Venezia lo erano ugualmente; quello dell'Ungheria Io
ancora, poich, in codesto regno, la casla che governa oggid come quando
entrata nel paese, colla sciabola in pugno. Sono governi di privilegio codesti,
quantunque gli uni si chiamino monarchie, gli altri repubbliche. Ma, mentre la
repubblica di Venezia merita il nome di governo di privilegio, l'Inghilterra, la
Francia e le altre monarchie costituzionali, debbono essere chiamate oggid go
verni nazionali. Quando erano monarchie feudali, erano evidentemente governi
di privilegio.
Io credo inutile di esaminare le influenze che esercitano sull'economia poli
tica lo stalo di soggezione ed i governi di privilegio. Sarebbe questa una compli
cazione inutile. Tulli sono d'accordo, io credo, che lo stalo di soggezione di una
nazione o un governo di privilegio, non possano che essere funesti allo sviluppo
della ricchezza. In tali condizioni, non c' n vita, n sicurezza, n progresso, e
per conseguenza lo sviluppo della ricchezza trovasi svigorito.
Qualora se ne dubiti, si getti uno sguardo "ndietro sulla Grecia sottomessa
alla repubblica di Venezia o al Gran Turco (e la verit storica vuole che si rico
nosca come essa sia slata altrettanto maltrattata dalla aristocrazia veneta, che
Econom. Tomo IX. 36.
562 r. bossi.
dal governo musulmano); 9i portino gli occhi sui Balinggi italiani sottomessi alle
democrazie della Svizzera; si getti un'occhiata sulla storia di quei deplorabili
vicer spagnuoli che cosi lungamente hanno desolalo la Sicilia, Napoli e la Lom
bardia; storta deplorabile, che bisognerebbe dare per catechismo ai popoli che
trattano leggermente le questioni d indipendenza nazionale! Si vedr in essa ci
che possa, in un breve spazio di tempo, la perdita dell'indipendenza. La citt di
Milano la quale, quando fu consegnala agli Spagnuoli aveva gi patite il dispo
tismo del suoi tiranni (ma tiranni nazionali!), conteneva ancora 500,000 abi
tanti; quando gli Spagnuoli la lasciarono nel principio del secolo XV111 (1705),
essa non contava pi che 100,000 anime. Allorch pass nelle mani del vicer
di Spagna, essa aveva 70 fabbriche di panno; nel 1705 non aveva pi che 5 di
quelle stesse fabbriche, la cui riputazione attestala dal nome che portano an
cora certe strade in tutte le citta commerciali d'Europa. Questo nome di strada
dei Lombardi era soprattutto comune nel 1705; ina era allora tutto quello che
rimaneva di una grande riputazione. II commercio della Lombardia non esisteva
pi, di quella Lombardia che somministrava ogni anno alla sola Venezia 29,000
pezze di panuo. Perci quell'autorit locale, che era chiamala derisoriamente Se
nato di .Milano, diceva, utile sue rappresentazioni officiali al governo di Madrid,
che le citt erano deserte; esponeva che quella Cremona, un tempo cosi splen
dida, quella Tortona, un tempo cosi industriosa, vedevano crescere l'erba nelle
loro strade. A quest'ora istessa, l'erba cresce tuttavia nelle strade di Tortona e
di Cremona; quello di cui si doleva il senato di Milano esiste ancora!
So che si pu citare un fatto, che si possono citare le colonie, o piuttosto gli
immensi possedimenti dell'Inghilterra nelle Indie; so tutto quello che si pu dire,
tutto quello che si detto di favorevole all'amministrazione ingkse in quei paesi.
Ma di chi parliamo noi in questo momento? Dei popoli dominami o ilei popoli
dominati? JXoi parliamo di questi ultimi. Perci tulli i vantaggi per gl'Inglesi, per
quanto grandi possano essere, e si possono contestare, sono fuori della questione;
bisogna citare quelli ottenuti dagli Indiani. Ora io riconosco che, da alquanti anni,
l'amministrazione inglese nelle ludie non soggetta ai biasimi che si potevano
farle non assai tempo con tanta ragione; ma quando si legge la storia di que
sta dominazione, anche la storia officiale, e si pensa a tutto ir tempo che biso
gnato perch un barlume d'umanit luccicasse sulle Indie; quando si vede per
quati sacrifici!, per quale oppressione, per quanti saccheggi quel disgraziato paese
ba dovuto passare per arrivare finalmente, nell'Interesse stesso del popolo domi
natore, ad un governo pi ragionevole, non vien certo voglia di farsi ammini
strare da un conquistatore, e d'invocare il saper fare di uno straniero fn casa
nostra.
Bisogna domandare se l'India, qualora avesse presa altra via, e non avesse
avuto ricorso che a semplici relazioni d'interessi ed a relazioni libere, non fosse
pi avanzata oggid nella scala della civilt, di quello che essa lo sia dopo Canti
parimenti, senza tener conto della perdita della sua indipendenza.
In quanto alle colonie propriamente dette, noi ne parleremo nell'ultima se
zione di questo capitolo, dal punto di vista dell'interesse delle colonie medesime
e dal punto di vista dell'interesse dei paesi che la possiedono.
lo lascio dunque da parte lo stato di soltomessione e lo stato di governo (fi
privilegio, due casi che riguardo come eccezionali e come illegittimi, lo con
CAUSE MORALI. LEZ. IV. 563
sidero ! popoli come tante unit politiche che godono la pienezza dei loro diritti,
e regolati da governi i quali amministrino nell'interesse generale e non nell'in
teresse delle caste.
Una volta data questa spiegazione, torna assai difficile stabilire per la materia
una divisione razionale, chiara, semplice. Io non ho la speranza di esservi riuscito.
Presenter non di meno il disegno che ho adottato, sia come un saggio, sia come
un filo che potr forse guidare coloro i quali vorranno seguire la medesima strada.
Quando io esamino un popolo, sono gl'individui, l'insieme dei quali forma la
nazione, che si offrono prima di tutto ai miei occhi, e per procedere dal semplice
al composto, posso prima considerarli individualmente. Posso dopo esaminare
successivamente i loro rapporti di famiglia, i loro rapporti come membri di una
slessa societ civile, ed i loro rapporti col governo stabilito. Infine posso riguar
darli come membri della grande famiglia umana, vale a dire nei loro rapporti
colle altre nazioni, nei loro rapporti internazionali.
Questa divisione mi conduce ad occuparmi, sotto il primo capo, della capa
cit, della moralit, delle abitudini dei lavoratori. Per secondo capo, io debbo
prendere in considerazione i matrimoni!', la popolazione, il potere maritale e pa
terno, la maggiorit, la disponibilit dei beni. Per terzo capo, io debbo vedere
quale l'influenza dell'organizzazione sociale, esaminare se vi siano o no classi
distinte e le loro relazioni fra esse: poi i rapporti economici dei cittadini fra di
loro, il commercio interiore, il commercio per contratti, con cambii; i cambii fatti
per mezzo della moneta metallica odi caria; i cambii fatti per mezzo dei banchi; le
dogane interiori ed esteriori} il libero stabilimento di domicilio; il principal ca
rattere del diritto di propriet lerritoriare, le ipoteche. Ma tutti questi modi di
contraltare che possono avere influenza sulla produzione, cercano una guaren
tigia e la trovano nella giustizia, nelle forme delta procedura civile, che cos rap
presenta una parte importante nella questione. Se, in quarto luogo, io considero
i rapporti governativi, trovo che possono influire sulla produzione incoraggian
dola o attraversandola; trovo che i governi possono essere riguardati Come pro
duttori diretti pei lavori pubblici che intraprendono , e come produttori indiretti
quando difendono e proteggono gl'individui. Questo mi Condurr a parlare dei
canali, delle strade, delle manifatture governative, a dire una parola delle im
poste, non nei loro rapporti colla distribuzione, ma irei toro rapporti colla produ
zione delle ricchezze; a prendere in considerazione il debito pubblico, ed I pre
stili, in fine le colonie. Se io considero finalmente i rapporti internazionali, debbo
esaminare la questione della pace e della guerra, la stretta alleanza, quale taluni
paesi l'hanno stabilita fra loro, da cui risultano certi privilegi!, come ne esistono
fra il Portogallo e l'Inghilterra. Le immigrazioni le emigrazioni parimente hanno
un'influenza sulla produzione delle ricchezze. In fine il punto capitale, nei rapporti
internazionali, il commercio esteriore, il quale pu essere libero o inceppalo da
sistemi proibitivi, da leggi di dogane, da dazii pi o meno elevati.
Tali sono le questioni, l'esame 6 la soluzione delle quali hanno un'influenza
sulla produzione delle ricchezze.
564 p. rossi.
LEZIONE V.
Stato murale degli individui. Istruzione, educazione. Importanza dell'istruzione.
Si pu dividerla in ispeciale e generale. Quest'ultima il vero elemento del
progresso delle intelligenze , ma senza l'educazione non produce che tristi risul
tati. L'educazione debb' essere precoce e completa. Deve invocare i senti
menti religiosi. Influenza del cristianesimo sull'educazione, sull'istruzione, ed in
conseguenza sulla produzione. .
Noi abbiamo veduto che, per apprezzare le cause morali e politiche che in
fluiscono sulla produzione delle ricchezze, era d'uopo esaminare lo stato morale
degli individui, i loro rapporti di famiglia, i loro rapporti civili, i rapporti politici
o governativi, in fine i rapporti internazionali.
Comincio dal primo capo. evidente che supponendo due popolazioni uguali
di numero, dotale della stessa forza corporale, e collocate in circostanze Gsiche
esteriori perfettamente simili, vi sar sempre ci non ostante fra loro, anche
dal punto di vista economico, una grande differenza, proveniente dalla capacit
e dalla moralit degl'individui, dalla capacit che si ottiene colle istruzioni della
moralit che si sviluppa coll'educazione. Io non far a nessuno di voi l'ingiuria
d'insistere qui per provare l'utilit sia dell'istruzione, sia dell'educazione; poich
quand' anche sotto il rapporto economico , sotto il rapporto della produzione
delle ricchezze, non ci fosse nessun profitto da ricavare da una pi grande capa
cit e da una moralit pi grande, non per ci saremmo tutti meno d'accordo
che l'una e l'altra sono buone in se medesime. Ma la cosa non va cosi. La ca
pacit che risulta dall'istruzione, la moralit che emana dall'educazione sono
utili e profittevoli anche dal punto di- vista dell'accumulazione e dell'aumento
delle ricchezze.
Gi, trattando la questione del lavoro noi abbiamo parlato di quella istru
zione speciale che mette in grado il lavoratore di compiere con pi intelligenza
e potenza l'opera alla quale consacra le sue forze muscolari, di quella istruzione
coll'aiuto della quale perviene, sia a produr meglio, sia a produrre maggiormente,
sia a produrre con meno spesa. Abbiamo gi avuto l'occasione di far notare
che gli coll'istruzione e colla capacit che si evitano nelle opere della produ
zione perdite considerevoli, sia di lavoro, sia di capitale, degli errori sovente fu
nesti all'industria, insomma dei non valori che non sarebbero utili n ai produt
tori, n alla societ che consuma i prodotti.
Ma qui noi parliamo dell'istruzione generale, quando la riguardiamo come
una delle cause morali che influiscono sulla produzione, di quella istruzione che
si diffonde a profitto di tutti, qualunque sia l'officio che ciascheduno chiamato
a sostenere nell'ordinamento sociale; noi parliamo di quella coltura dello spirito
che distingue essenzialmente le nazioni civili da quelle che non lo sono, i popoli
illuminali da quelli che sono ancora immersi nelle tenebre dell'ignoranza e della
barbarie, o di quelli che non godono della civilt se non negli ordini superiori
della societ.
Ora, nessuno ignora che codesta istruzione generale, codesto quantum d'istru
zione comune a tutti, la base e la condizione essenziale di qualunque istruzione
CAUSK MOUALI. LKZ. V. 565
qui riguardato e che si riguarda egli stesso come tale , il quale, sentendo par
lare ogni giorno di giuochi di borsa, di fortune rapide, di speculazioni colossali,
di mutamenti inaspettati e prosperi, di onori e di considerazione annessi alla
grande ricchezza, comincia a poco a poco a disgustarsi del suo onesto lavoro, a
riguardare come meschino il miglioramento lento e progressivo della sua fortuna,
e medita gi di lasciare la sua officina per una casa di giuoco. I discorsi, l'e
sempio, il mondo, fanno all'uomo una seconda educazione che viene a sovrap
porsi alla prima e la soffoca ogni qual volta questa non stata buona e pro
fonda, buona pei principii sui quali riposava, profonda per le radici che ha do
vuto mettere nell'individuo.
Ora perch l'educazione diretta riunisca queste due qualit, d'uopo prima
di tutto che sia precoce ; poich se non comincia di buon'ora, lascia il campo
aperto all'educazione indiretta, la cui influenza sovente deleteria e funesta, ed
allora la societ non cessa di aggirarsi dentro un circolo vizioso. Prendete una
famiglia nella quale l'educazione morale non abbia penetrato, nella quale do
minino il vizio ed il cattivo esempio: i figli che sembrano abbandonati a se me
desimi, non lo sono: essi sono costantemente sotto l'influenza del mal esempio.
Nessuno d loro alcuna educazione, ma essi ne ricevono una, e questa educa
zione prepara dei padri di fam'glia che saranno poi a loro volta un cattivo esempio
pei loro figli. Si gira dunque, lo ripeto, in un circolo vizioso.
questo che ai miei occhi giustifica una istituzione recente, le sale d'asilo,
dove si ricevono i fanciulli nell'et la pi tenera, non per insegnar loro a leg
gere e scrivere, non c' fretta per questo e sarebbe per essi senza profitto, ma
per sottrarli alle influenze deleterie della famiglia e della strada, per raggruppare
al contrario intorno ad essi, influenze salutari, per ottenere infine quell'educa
zione morale, precoce, della quale io parlava poc'anzi. Sotto questo rapporto, le
sale d'asilo meritano d'ispirare il pi alto interesse. Ne ho veduto da vicino in
una citt dove per altro il rimprovero d'immoralit non pu essere fatto ad un
numero molto grande di famiglie, e risultati grandissimi ne sono gi stati otte
nuti, quantunque sia trascorso ancora assai poco tempo. I genitori medesimi
ne hanno sovente sentito felici effetti. Dei genitori poco morali e dediti ad abi
tudini grossolane, vedevano tornare a casa quei fanciullelti che avevano gi
preso le abitudini delle sale d'asilo, e tanto vero che la virt rivendica sempre
i proprii dritti 1 era il figliuoletto di quattro o cinque anni che conteneva nei
suoi trasporti il padre di famiglia, vergognoso in certo modo di avere in quello
un censore della propria condotta e di ricevere un esempio che egli avrebbe do
vuto dare.
Noi abbiamo detto che bisognava primieramente che l'educazione fosse pre
coce ; bisogna, in secondo luogo, che sia per quanto possibile, completa, ed
anche per questo necessario che le influenze funeste e delelerie ne siano quanto
pi possibile allontanale. Non vi si sar arrivato se non quando il focolare
domestico di ciascheduno sar divenuto esso stesso pel fanciullo un asilo ed una
scuola, nou d'istruzione propriamente detta, ma d'insegnamento per via del
l'esempio. Io riguardo le sale d'asilo come una istituzione di transizione; quel
giorno in cui si potr contare sulla moralit dei padri di famiglia, sulla santit
del focolare domestico, esse dispariranno, perch il primo asilo il focolare
materno.
568 p. rossi.
In terzo luogo, l'educazione per essere efficace deve fare appello a tutte le
facolt dell'uomo, all'intelligenza come alle credenze, come alla fede, alla ragione
ed al diritto come al sentimento religioso. L'influenza salutare del cristianesimo
sull'educazione stato immensa, anche quando, rimpiccolendo questo grande
soggetto, si volesse limitarsi a considerarlo dal punto di vista economico.
Gli uomini sono fratelli. Il lavoro un dovere. L'ozio un vizio. Colui
che ha fatto fruttare i talenti del suo padrone ha fatto bene. Colui il quale,
invece di farli fruttare gli ha sotterrati, non merita nessuna ricompensa. Colei
che ha mantenuto l'olio nella sua lucerna, entrer e prender parte al convito.
Colei che non l'ha fatto, sar respinta indietro. Ecco le massime, ecco i
principii. Ora se l'economia politica s'incaricasse di fare un catechismo di mo
rale, potrebbe essa, anche dal suo punto di vista particolare, dire diversamente?
Vi sarebbe per questa differenza che l'economista, emettendo questi principii
potrebbe invocare l'intelligenza, il calcolo, l'interesse; la religione invoca il cuore,
il sentimento del dovere, e corona l'edificio con una sanzione cbe l'uomo non
pu n stabilire, n allontanare.
L'influenza del cristianesimo sull'educazione morale dei popoli il gran fatto
dei tempi moderni. Gli si contrastalo il beneficio dell'emancipazione degli
schiavi, e s'intende con questo che il cristianesimo non ha, subitamente, con un
decreto, con un colpo di bacchetta, affrancato gli schiavi dell'antichit. vero:
ma che cosa prova questo? Il principio del cristianesimo desso compatibile col
principio della schiavit? No, certamente. Ebbene, a misura che il principio del
cristianesimo si sviluppava e s'impadroniva degli animi, non iscacciava esso forse
da quegli animi il principio della schiavit?
Il cristianesimo non ha agito come rivoluzione, ma come riforma. Ecco, io
credo, la verit. Egli non ha voluto produrre effetti inaspettati, ha preparato gra
datamente la riforma degli spiriti, dei sentimenti e con questo la riforma dei co
stumi, delle istituzioni, la riforma del mondo. Tale era la sua missione, tale era
lo scopo cui voleva raggiungere, e tale il senso di queste parole: Il mio
regno non di questo mondo , vale a dire: io non agisco direttamente sulle
istituzioni come lo farebbe un legislatore civile; io non voglio riformare il mondo
che colla riforma degl'individui, colla riforma dei costumi. Esso non ha dun
que agito, lo ripeto, come rivoluzione, ma come riforma.
Si pure rimproverato al cristianesimo una infinit di errori. Tutti questi
errori sono veri; solamente non bisogna darne biasimo al cristianesimo, ma agli
uomini, precisamente in nome del cristianesimo. Io ve lo domando, le corti pre-
voslali, i giudizii per commissarii, i giudizi! a porte chiuse, la tortura e tante
altre atrocit, le notiamo noi a biasimo della giustizia? No senza dubbio; noi
le rimproveriamo agli uomini, precisamente in nome della giustizia. Ebbene nello
slesso modo, la cupidit, le simonie del clero, l'inquisizione e tante altre pra
tiche tendenti a perpetuare l'ignoranza, i pregiudizii e la schiavit, bisogna rim
proverarli agli uomini in nome del cristianesimo.
Il cristianesimo dispone al lavoro ed alla pace ; inspira l'ordine, la decenza
ed il rispetto dei diritti altrui ; ammette i godimenti onesti, ma proscrive i pia
ceri grossolani ed i matti dispendii; proibisce l'insolente orgoglio nella prosperit
ed esige la rassegnazione nell'infortunio; raccomanda in fine la previdenza e la
carit. Quindi lo ripeto, se pur si volesse ridurre questo grande soggetto alle
CAI SE MORALI. LEZ. V. 569
LEZIONE VI.
Le statistiche, bench non vi si debba avere fiducia se non con misura, non souo da
disprezzare allorch si voglia rendersi conio dello stalo morale ed intellettuale di
un popolo. Non di meno un esame profondo delle abitudini di questo popolo
il mezzo pi sicuro di apprezzamento. L'economista deve principalmente ri
volgere la sua attenzione sulle abitudini che si riferiscono al lavoro ed ai godi
menti. Svolgimenti.
Lo stato morale ed intellettuale delle nazioni, anche nei suoi rapporti colla
produzione, rivelato dai fatti, dagli atti, dalle abitudini, che differiscono necessa
riamente secondo che queste nazioni hanno maggiore o minore moralit ed in
telligenza. una ricerca non meno curiosa che utile, l'esame, sia sotto il rap
porto economico sia sotto qualunque allro punto di vista dello slato intellet
tuale e morale di un dato popolo : ma questo apprezzamento esatto non sempre
cosa facile. Vi si pu arrivare, sia certificando alcuni risultati generali, sia
studiando da vicino le abitudini del popolo di cui si tratta e distinguendo quelle
CAUSE MOVALI. LKZ. VI. 571
che debbono la loro origine alle circostanze fisiche, da quelle che hanno la loro
sorgente nello stato intellettuale e morale.
Il primo mezzo somministra gli elementi di ci che stato chiamato stati
stiche morali. Si cercato di verificare, per esempio, quale fosso in un paese la
proporzione dei delitti e dei misfatti, la proporzione degli accusati, la proporzione
delle nascite illegittime, la proporzione dei divorzii e di altri fatti della stessa
natura, e dall'insieme di questi risultati si tentato di arrivare all'apprezzamento
del suo stato intellettuale e morale. Queste ricerche sono del pi alto interesse;
disgraziatamente non sono state cominciale che assai di recente: per conse
guenza un lavoro tuttavia nel suo nascimento, e che per ci stesso, non pu, pel
momento, presentare risultali del tutto soddisfacenti. Occorrerebbero numerose
ricerche di questa natura, e perfezionamenti successivi nel modo di farle e di
renderne conto, per arrivare a conseguenze accettabili. Perche, fra le altre ra
gioni, il pi gran numero dei risultati generali che si certificano, possono dipen
dere da cause diversissime, e perch e sempre cosa pericolosa risalire precipi
tosamente dall'effetto ad una causa che si pretende assegnarli.
Questi lavori debbono dunque essere incoraggiati, sono utili ed importanti ;
ma prima di voler trarne delle conseguenze sicure, bisogna attendere che sieno
perfezionali, e che la massa dei dati che presentano sia sufficiente perch si
possa, colla comparazione, allontanare per quanto possibile le cause d'errore.
Per prendere un esempio a caso, apro la statistica penale di due paesi, e ci vedo
che nell'uno il numero delle contravvenzioni di polizia molto pi grande che
nell'altro. a ne ricaver forse la conseguenza, che la popolazione del primo non
ha pessuna specie di riguardo ai diritti altrui e si permette tutte quelle negli
genze, tutti quei piccoli guasti, tutti quei piccoli atti vessatorii che formano il
soggetto di questa specie di delitti. Intanto la conseguenza ne forzata: poi
ch pu darsi ehe nell'uno la polizia amministrativa sia organizzata in tal ma
niera, che il maggior numero di codeste contravvenzioni le sfuggono, mentre nel
l'altro essa pi attiva e persegue assai pi contravventori ; pu darsi che in
uno dei due paesi i cittadini stessi annettano un gran prezzo a reprimere tali
contravvenzioni, e che la polizia trovi cos molti ausiliarii, mentre nell'altro paese
nessuno vi mette alcuna importanza, per guisa che, sebbeno il numero delle con
travvenzioni sia il medesimo, meno persone sono tratte in giudizio.
Prendiamo un altro esempio in un ordine di delitti pi elevati, prendiamo il
furto domestico. Supponiamo un paese nel quale il furto domestico sia punito
come un delitto capitale, ed un altro nel quale non sia represso che come un
semplice furto, con una circostanza soltanto di pi. Nel primo paese, se avan
zato in civilt, e che i costumi in conseguenza ripugnino all'applicazione di una
legge cos dura, il furto domestico sar dissimulato, i padroni non denunzieranno
i colpevoli, perch non vorranno, con questo fatto, mandarli al patibolo. Quelli
stessi che saranno incaricati di pronunciare la dichiarazione di colpabilit, allon
taneranno la circostanza di domesticit, ed il rigore della pena condurr cos
l'impunit del delitto, mentre nell'altro paese si avr meno ripugnanza a denun
ziare, a perseguire ed a fare l'applioazione della legge. Frattanto quale quello
dei due paesi dove si commettano pi furti domestici? Io non ne so nulla, poich
le circostanze non sono le medesime nell'uno e nell'altro. Ci che io dico del
(urto, voi potete dirlo dell'infanticidio, di qualunque altro delitto pel quale si
572 p. ossi.
conservata una penalit che non pi in rapporto coll'opinione pubblica, coi
costumi del paese: il numero dei fatti denunciati non esprime punto il numero
dei fatti succeduti.
lo non mi estender maggiormente sull'utilit e sui pericoli delle statistiche
morali. Lo ripeto, io le riguardo come lavori utili, ma che debbono essere ap
prezzati con maturit e tenendo conto degli errori che possono incontrarvisi.
Un'altra maniera di arrivare all'apprezzamento dello stato intelleltuale e mo
rale di un popolo, lo studio particolareggiato delle sue abitudini, e l'attenzione
dell'economista deve soprattutto fissarsi su quelle che si riferiscono al lavoro ed ai
godimenti, e che imporla di conoscere, di esaminare, di apprezzare con gran cura.
Si rimarr qualche volta colpito, dedicandosi a questo genere di osservazione, di
vedere che tale o tal'altra abitudine la quale, a prima giunta, pu sembrare in
differente, getta una gran luce sullo slato intelleltuale e morale, allorch lo si
esamini meglio.
Tutti gli uomini amano il benessere, tutti hanno una propensione al piacere,
un'avversione pel dolore. Non pertanto facile di convincersi che malgrado
questa tendenza generale dell'umanit, vi sono delle funeste abitudini, l'influenza
delle quali su certi popoli tale, che sembrano compiacersi di uno stato di mi
seria e di patimento orribile ai nostri occhi. Evidentemente vi sono delle cause
che hanno falsato il loro giudizio, che hanno svigorito in essi l'amore del benes
sere, che loro ne hanno tolto l'intelligenza o hanno fiaccata la volont di quelli
che avrebbero potuto procurarselo. Il giudizio stato pervertito dall'ignoranza o
dall'errore, o il desiderio del benessere slato svigorito da una tendenza pi
forte verso i godimenti brutali dell'inattivit. Tutti, difatti, hanno sentito par
lare dei lunghi ozii del selvaggio : quando si procurato degli alimenti se ne
impinza con voracit, e poi passa un tempo lungo in un riposo profondo che
nessuna cosa pu vincere. Ognuno conosce il No importa degli Spagnuoli,
e si qualche volta rimproverato agli Italiani il loro Dolce far niente. Io
suppongo ci non di meno che se slato applicato quest'ultimo epigramma al
l'iutiera penisola italiana, non che per una estensione contraria alla verit, e
si vorr bene eccettuarne uno dei paesi meglio coltivati dell'universo, la Lom
bardia; una delle citt le pi attive e le pi industriose dell'Europa, Genova;
una delle contrade pi notevoli per la loro operosit, la loro industria e la
loro agricoltura, la Toscana. Si attribuito al clima un influenza funesta su tutta
la nazione, senza pensare che anche l dove l'adagio pu applicarsi senza troppa
ingiustizia, nell'Italia meridionale, v'ebbero un tempo la Sicilia, Roma, la Magna
Grecia. Ma vero che non vi ebbe una Sicilia se non prima del proconsole Verre :
in ci sta tulio il mistero. Non il clima, sono le istituzioni; non mica ci che
la natura ha fatto, ma ci che l'uomo ha distrutto, che la causa del male.
Si potrebbe cosi, pigliando per base le abitudini sociali, arrivare a costruire
una specie di mappamondo intelleltuale e morale, dove si vedrebbe il globo co
lorito, screziato, come si fatto per il regno di Francia. Non ho bisogno di ag
giungere che un simile lavoro ci allontanerebbe dal nostro scopo; io voglio so
lamente, per dare un esempio dell'applicazione dello strumento, accennare alcune
di quelle abitudini che rivelano lo slato morale ed intellettuale di u paese, ed
alcune delle osservazioni per le quali colali abitudini si debbono riferire alle
loro vere cause.
cause morali. lkz. vi. 573
Dal punto di vista economico, un popolo pu essere illuminato o no, attivo
o no; il suo giudizio pu essere falsato dall'ignoranza, la sua attivit svigorita
dall'apatia. Io lascio da parte i popoli assolutamente barbari; troppo facile
trovare presso di loro delle abitudini che provano la loro ignoranza. Ma anche
prendendo le popolazioni uscite dallo stalo barbaro, si possono distinguere presso
di loro abitudini che rivelano il loro stato intellettuale e morale. Se noi andiamo
nelle campagne di Sumatra, al tempo del ricolto del riso, vi vediamo gli abitanti
occupati a sgranare il riso per mezzo dei loro piedi, e tutto quello che hanno po
tuto inventare per aiutarsi in tale bizzarra operazione, si di sospendere al di
sopra della loro testa un pezzo di legno per mezzo del quale possono sollevarsi
e battere pi forte ricadendo da pi in alto. Ora, per coloro che sanno quanto
la spiga del riso sia barbuta, quanta pena si abbia a fare uscire i granelli dal
loro inviluppo, non difficile di comprendere che sovente l'operazione non si
termina senza che i piedi di quei disgraziati sieno tutto insanguinati. Ecco una
delle abitudini agricole di quel paese; essa rivela evidentemente una grande
ignoranza nell'applicazione dell'uno dei principali strumenti della produzione, il
capitale.
Se debbo credere ad un viaggiatore, non vi sono cantine sotterranee in Porto
gallo, uno dei paesi pi celebri pei prodotti dei loro vigneti ; e si crede anzi che
se vi ha tanta acquavite nei vini portoghesi, giustamente perch non potendo
essere messi in cantine, sarebbe troppo difficile di conservarli senza mescolarvi
dell'alcool. Nella stessa guisa, in quel paese, quantunque il legno d'olivo sia
molto adatto a fare bellissimi mobili, non lo si impiega che alla combuslione.
Nel Giappone le vacche sono abbondami e se ne fa U30 come di bestie da
soma-, ma non si sa fare n butirro, u formaggio.
Chi di noi ignora le enormi difficolt che ha bisognalo vincere per introdurre
la coltura della patata? In parecchi paesi d'Europa, non che per obbedienza
che i contadini coltivavano questo tubercolo. Io mi sovvengo che dei contadini
vedendo che si servivano delle patate al mio desinare, furono assai sorpresi, e
mi domandarono come mai io potessi decidermi a fare uso d'alimenti buoni
tutt'al pi pei maiali.
Chi non sa che vi sono dei paesi dove non si potuto venire a capo di far
sostituire l'avvicendamento al maggese? Senza dubbio non basla mica di volerlo:
occorre inoltre intelligenza e capitali. Ma ho veduto dei paesi dove, anche con
capitali e con intelligenza, non si mai poluto ottenere dagli abitanti di sosti
tuire il sistema d'avvicendamento al sistema dei maggesi.
Io conosco dei paesi di montagna, dove non si mai potuto far compren
dere ai proprielarii ed ai lavoratori, che era al tempo stesso perdere in gran
parie il loro lavoro, ed alla lunga le loro possessioni, il lavorare le terre, perch
ogni anno le pioggie portano via una parte della terra vegetale quando il suolo
slato lavorato. Uno di questi coltivatori passeggiando un giorno in un mio
podere, ne ammirava la fertilit e si maravigliava della grande quantit di terra
vegetale che ricopriva il suolo. La maggior parte, gli dissi io, roba vostra ;
le pioggie l'hanno tolta via dalla vostra propriet, per portarla sulla mia.
Quest'abitudine di lavorare terreno in pendo rivela una grande ignoranza, ed
estremamente nociva alla produzione agricola.
Sarebbe cosa da non finir pi, se si volessero citare tutte le abitudini fune.
574 Fi 10991.
gte alla produzione; Quindi; per dare un ultimo esempio, non occorre di ssere
un grande boscaiuolo per sapere che le foreste di abeli migliorano fino ad una
certa et, e poscia deteriorano. Ebbene, io conosco delle foreste di abeli bellis
sime, e mai nessuna influenza ha potuto determinare i comuni che le possiedono;
a far tagliar gli alberi a misura che arrivano al loro pieno stiluppo e he non
possono pi che perdere ogni anno del loro valore.
SI vede dunque come lo studio di certe abitudini possa rivelare lo slato in
tellettuale di un paese, e si sente altres la necessit di spargere in tutte le classi
le cognizioni almeuo elementari, di agricoltura, d'industria, e di economia poli
tica* I vantaggi che si pu ritrarne Bono quasi incalcolabili. Qualche volta un
semplice miglioramento agricolo pu mutar faccia ad un paese, non solamente
sotto il rapporto delle ricchezze, ma anche sotto il rapporto morale. Ancora un
fatto: io conosco un comune dove non sono vent'auni, non era cosa Sicura viag
giare la notte ; l'immoralit della sua popolazione era profonda, come la Sua
miseria; perci esso aveva trista nomea nel paese. Oggi il suo aspetto non pi
lo stesso; non sa pi che cosa sia la miseria, e, colla miseria, sono scomparsi
quei costumi che gli avevano attiralo una cosi trista riputazione. Mi sono infor
mato delle cause di quel mutamento^ che mi aveva colpito, e tutto bene esami
nato, sembra che la causa unica sia questa. Circa vent'anni sono, il comune ebbe
la fortuna di cambiare di ministro del culto, e di averne uno il quale, nel tempo
stesso che esercitava degnamente le sue funzioni, possedeva abbastanza grandi
cognizioni, soprattutto in agricoltura. Egli vide che i prati artificiali erano possi
bili nel paese, ed oggi i pi belli e i pi ricchi prati artificiali coprono il suolo
ed arricchiscono i proprietarii del comune. Una rivoluzione ha avuto luogo nella
coltura, e gli abitanti non sono pi riconoscibili : sono oggid in tale stato di
agiatezza che loro toglie perfino la rimembranza delle malvagie azioni che ave
vano disonorato i loro padri ed i loro antenati.
Nella stessa guisa che coll'esame delle abitudini si pu risalire alle eause
d'ignoranza, si pu anche risalire alle cause di errori, riconoscere quali Steno
le superstizioni, i pregiudi/.ii nocivi, sotto il rapporto economico. Ahim! lo so
bene, ricercare le abitudini che rivelano gli errori, i pregiudizii, le superstizioni,
sarebbe, in certa guisa, fare la storia della povera umanit ; ma, per ton Citare
che alcuni esempii, in un paese del quale ho Ria parlato poc'anzi, a Sumatra, si
trova ancora l'opinione inveterala che la pioggia, il buon tempo, tulte le vices-
siludini meteorologiche dipendano dal beneplacito di tale o tal altro ciarlatano,
e soprattutto dai presenti che gli si facciano. Glie cosa pu diventare l'agricoltura
in un simile paese?
Questo mi conduce a parlare della credenza negli stregoni e nei maghi. Que
sta infermit della natura umana non ancora scomparsa. Coloro i quali non
abitano che le citt e soprattutto le grandi citt, coloro che non penetrano mai
in certi ripostigli, menatemi buona l'espressione, della societ civile, non si fanno
una idea delle pazze credenze che ancora rimangono a dissipare. Voi avete senza
dubbio sentito dire che i paesi protestanti sono a questo riguardo pi avanzati
che i paesi cattolici. Io non decido, ma faccio questa osservazione per dire che
in un paese protestante, dove lutti sanno leggere e scrivere, mi accadde di rifu
giarmi, un giorno di temporale, in un casolare dove trovai una donna e i suoi
quattro figliuoli tutti estremamente belli. Avendo domandalo a quella donna se
CACSB MORALI. LEZ. VI. 875
settimana, che un solo; che la povert la prima delle virt (1); che non biso
gna pigliarsi pensiero dell'avvenire ; che l'istruzione pericolosa; che occuparsi
degli affari pubblici un'audacia, e voler prendervi parte, un delitto; che la pelle
bruna o nera non pu mai aspirare ai privilegii della pelle bianca ; se invece di
insegnar loro una caterva di assurdit siffatte e di ritenerli cos volontariamente
nell'ignoranza, nella superstizione, nell'apatia, s'insegnasse loro il contrario; se
loro s'insegnasse, per esempio, che cosa sia il lavoro anche sotto il punto di vista
religioso, io non credo che il fromentone o i banani ne facessero un popolo quale
le istituzioni lo hanno fallo. Vedete il paese delle miniere : si stato obbligato
di lasciarvi arrivare i capitali e nel tempo stesso i lumi dell'Europa. Perci quale
differenza! vi si lavora, vi si coltivano le terre, vi regna tutt'altro ordine d'idee:
il movimento necessario allo scavo delle miniere ha ridotto quei paesi come tante
oasi in mezzo al deserto.
Lo ripeto la ragione di questi risultati ed i rimedii che debbono esservi recati
non bisogna cercarli nelle cause fsiche, ma nelle abitudini morali.
Combinando l'osservazione dei fatti e la ricerca delle cause, s'indicano ad un
tempo, e la natura e la sorgenle delle abitudini di una nazione. Cos si pu ri
conoscere quello che un popolo , quello che pu diventare e quello che deve
fare per progredire, anche nelle vie economiche.
LEZIONE VII.
Esame dei rapporti di famiglia nella loro relazione colla produzione della ricchezza.
Bisogna cercare prima di tulto quale sia l'organizzazione che pu dare alla fami
glia una pi grande potenza di produzione. Qui si presenta in prima linea la
questione della popolazione. Opinioni di Malthus e degli antichi. Non vi sono
realmente che due sistemi in fatto di popolazione, l'uno repressivo, l'altro pre
ventivo.
Nelle ultime sedute noi ci siamo occupati della capacit e della moralit
degli individui ; in altri termini, abbiamo studiato quale sia l'influenza dell'in-
telligenzu e della libert, questi due veri elementi della personalit umana, con
siderandoli nei loro rapporti colla produzione delle ricchezze. Abbiamo veduto,
in ultimo luogo, che lo stato intellettuale e lo stato morale si rivelano dalle abi
tudini dei popoli, ed abbiamo recalo alcuni esempii di colali abitudini nell'or
dine economico. Passo oggi al secondo capo, all'esame dei rapporti di famiglia,
sempre sotto il punto di vista della loro relazione colla ricchezza, colla prospe
rit materiale.
Non senza una specie di rammarico, ci forza confessarlo, che vediamo
questo grande e vasto soggetto presentarsi a noi sotto un aspetto particolare, e
che siamo obbligati di non considerarlo, se cosi posso esprimermi, se non sotto
(1) La povert una disgrazia che l'uomo deve sopportare senza dubbio con rasse
gnazione, ma non una virt.
Econom. Tomo IX 57.
578 r. bossi.
un angolo cos stretto, e di non prenderlo, per cos dire se non rasente terra :
le questioni che si rannodano ai rapporti di famiglia sono estesissime, sono di un
ordine elevato, e non istudiandole che sotto il semplice punto di vista della loro
influenta sulla produzione, si nella impossibilit di pronunciare sovr' esse l'e
strema sentenza. Frattanto da questo esame particolare, da questa maniera spe
ciale di riguardare tali vaste questioni, risulta parimente un grande ed utile
insegnamento.
Avremo difalti occasione di vedere che in tesi generale, il bene materiale
ed il bene morale sono legati; che il vizio genera la miseria, come la moralit
ordinariamente una causa di benessere; noi vedremo che se ci che si chiama
felicit sembra sovente sorridere all'individuo immorale, ci non , in fondo, che
una eccezione individuale, die si direbbe, in certo modo, esistere precisamente
come l'ombra nel quadro , come un mezzo di rilievo pel merito morale di colui
che pratica le regole del bene e vi conforma la propria condotta. La felicit del
l'essere immorale sembra essere quaggi, come la prova che l'uomo morale deve
sostenere una lotta, nn combattimento. E, bisogna pur dirlo, quale sarebbe il me
rito annesso al compimento del dovere, se qualunque azione immorale fosse col
pita immediatamente da sventure sensibili ? Ma quando, facendo astrazione da
questi fatti puramente individuali, si volgono gli sguardi alla storia della uma
nit, quando si considerano le nazioni in massa, i popoli nel loro insieme, allora
facile di riconoscere che, anche nell'ordine terrestre , il bene morale legato
al benessere, l'immoralit alla sciagura. Quindi sebbene, io lo ripeto, il punto
di vista al quale noi ci collochiamo sia limitato, e non apra davanti a noi che
un orizzonte ristretto, vi nondimeno un grande ed utile insegnamento a ri
trarre dalle considerazioni economiche alle quali noi ora ci dedicheremo.
La famiglia ha la sua origine nell'unione dell'uomo e della donna, in quella
unione la quale, quando seria, durevole, contratta in vista dell'avvenire, prende
nome e qualit di matrimonio. Io dico che allorquando seria, durevole, con
tratta non in vista di un piacere immediato e fuggitivo, ma in vista dell'avve
nire di coloro che la contraggono e nella speranza della propagazione della loro
specie, questa unioue prende nome e qualit di matrimonio, lo ne parlo qui, come
voi ben vedete, in un senso affatto generale; ne parlo come ne parlava il giurecon
sulto, quando diceva: Il consentimento fa il matrimonio; faccio astrazione
dalle forme e dalle regole del matrimonio presso tale o tal altro popolo, a tale o
tale altra epoca. Ma quando si percorrono le fasi dell'umanit per trovarvi < modi
sotto i quali si sviluppata questa tendenza dei due sessi all'unione, per vedervi
come la formazione e l'organizzazione della famiglia si sono operate nei diversi
paesi, nelle differenti epoche ; quando si cerca, in altri termini, nelle fasi della
storia il riflesso dei sentimenti e delle tendenze naturati dell'uomo a questo ri
guardo, -si rimane confuso, atterrito, in qualche modo, della variet, della molti-
plicit, anzi sovente della bizzarria dei fatti particolari. Difatti, partendo dalla -Te-
nus vulgivaga, da quell'unione fortuita la quale non ha alcun diritto di essere
paragonala al matrimonio, partendo di l per arrivare al matrimonio quale noi
Io intendiamo, quale noi lo conosciamo, vale a dire alla monogamia indissolubile,
sanzionata dalla legge e santificata dalla religione, quanti gradi intermedii biso
gnerebbe indicare, ove si volesse, per eos dire, stabilire la scala della pro
gressione !
CAUSE MORALI. LEZ. TU. 579
Nella stessa guisa, partendo dallo stato di famiglia nel quale la donna non
assolutamente che una schiava, per arrivare ad uno stato di famiglia nel quale
essa posta quasi sulla stessa linea che l'uomo, e pi ancora per arrivare alla
poligamia, quanti gradi vi sono a percorrere, quante variet s'incontrano !
In fine, se vogliasi fissare l'attenzione sopra un altro elemento della famiglia,
sui figli, partendo dallo slato di famiglia in cui il fanciullo nato non in fondo
cousiderato che come una propriet materiale, in cui non in certo modo che lo
schiavo di suo padre durante tutta la sua vita , partendo di l per arrivare alle
istituzioni ed alle leggi che riducono il potere del padre ad una specie di tutela
legale del figlio e fanno cessare questa tutela legale dopo una corta minorit ,
quale lunga scala anche questa da percorrere per chi volesse scrivere la storia
dei rapporti di famiglia nei diversi paesi e nelle diverse epoche! Sarebbe intra
prendere un'opera interminabile e piena di ripetizioni pi che fastidiose il voler
rivolgere minutamente l'esame su codeste mille forme, sia del matrimonio, sia
dello stato della donna, sia dello stato dei figli , per domandare quale sia l'in
fluenza di ciascuna sulla produzione.
Vi nondimeno un fatto generale irrecusabile, ed che l'incivilimento arre
tralo, e che la povert relativa, ha esistito ed esiste tuttavia, presso i popoli dove
l'organizzazione della famiglia ha ammesso l'incertezza delle nascite, la poliga
mia, o la schiavit dei membri riguardo al capo. Cotali modi di organizzazione
( questa una verit materiale ) nqn si sono mai incontrali con uno sviluppo
soddisfacente della ricchezza nazionale. Ma voi mi obbielterete , possibile che
lo sviluppo della ricchezza nazionale non sia stato arrestato da questi fatti da
queste cause, ma da cause coesistenti, ed in conseguenza, non sarebbe argomento
di severa logica il dire: La storia non riconosce popoli, sottomessi a tali o tali
altre istituzioni, i quali siano avanzati nello sviluppo della ricchezza, dunque sono
tali o tali altre istituzioni che si oppongono a codesto sviluppo . Io convengo
che il ragionamento non sarebbe rigoroso, n l'induzione soddisfacente ; poich
difatli possibile che lo sviluppo sia stato impedito, da altre cause fuori che
dai falli dei quali parliamo. Non si deve dunque cavarne una soluzione , ma
luti' al pi una presunzione.
E dunque d'uopo esaminare, studiare specialmente non ciascun fatto parti
colare, ma ciascuna classe di fatti, per apprezzar bene quale sia la sua influenza
sull'ordine economico delle nazioni. Ma io non credo dover entrare immediata
mente nell'esame della questione; credo che importi prima di tutto di piantarla,
di determinarla con esattezza anche maggiore.
Quando si parla dell'influenza dei rapporti di famiglia sull'ordine economico,
sulla produzione della ricchezza , solo punto di vista al quale noi ci collochia
mo, che cosa si domanda? Si domanda evidenlemenle quale sia l'organizzazione
che possa dare alla famiglia una maggiore potenza di lavoro, una maggiore po
tenza di produzione, ed allora, implicilamente, si pianta una seconda queslione.
La potenza produttiva difatti (quando non si riguardi che alla produzione delle
ricchezze) deve misurarsi dal risultato dell'azione prodotta. Ora, come noi lo ab
biamo fatto notare pi d'una volta, il risultato dell'azione prodotta pi o. meno
grande, non solamente secondo che si produca pi o meno, ma ben anche se
condo che si produca spendendo pi o meno. In breve, la distinzione del
prodolto lordo e del prodotto nello, quella che qui si ritrova, e quando si parla
580 p. bossi.
della produzione delle ricchezze e che si vuol limitarsi a questo esame, il prodotto
netto quello che bisogna prendere in considerazione. Bisogna dunque doman
darsi quale da un lato sia la potenza produttiva, quale dall'altro sia la spesa.
Ora, la spesa necessaria a che cosa si proporziona? Prima di tutto si propor
ziona alla popolazione. La potenza del lavoro trova pur essa nella popolazione
un elemento; ma in generale vi sono nella famiglia dei membri che sono atti al
lavoro ed altri che non lo sono. La spesa al contrario si misura non solamente
sulla popolazione atta al lavoro, ma eziandio sull'altra ; e noi abbiamo veduto,
nelle nozioni generali, che in fondo il lavoro, per coprire almeno la spesa, deve
somministrare non solamente di che far vivere il lavoratore, ma anche di che
far vivere l'essere che deve rimpiazzarlo ; abbiamo veduto che, quand'anche vo
lessimo considerarci come possedenti nei nostri organi una macchina della quale
abbiamo noi medesimi la propriet, bisognerebbe almeno applicare all'uomo ci
che si applica al possessore di una macchina propriamente detta. Ora, questo
possessore non si considera come pagato , non crede ottenere dal suo capitale
un profitto conveniente, se non quando ricavi, non solamente di che mantenere
quella sua macchina, ma di che rimpiazzarla, con accumulazioni successive,
quel giorno in cui l'uso l'avr deteriorata; senza di questo egli avrebbe, come si
dice volgarmente, mangiato il suo capitale.
La questione della popolazione si rannoda dunque strettamente, direttamente,
a tutte le questioni le quali hanno per iscopo l'esame della organizzazione della
famiglia nei suoi rapporti colla produzione. Io debbo, in conseguenza, pregarvi
di rammentarvi i principii generali sulla popolazione, che gi vi ho esposto nel
prolegomeni. Riferendomi a quella prima esposizione, passer rapidissimamente
su questo soggetto importante.
Come lo ho gi detto altrove, poco importa, in fondo, che si ammetta o non
si ammetta la proposizione rigorosa che Malthus ed i suoi discepoli hanno pre
teso di stabilire, cio che la popolazione tenda ad aumentare secondo una pro
gressione geometrica, ed i mezzi di sussistenza secondo una progressione arit
metica. Io lo ripelo , si ammetta o non si ammetta questa determinazione1
rigorosa delle due potenze di sviluppo, determinazione la quale, se fosse reale,,
lascerebbe difatti , dopo un corto spazio di tempo , i due termini corrispondentr
ad una grande distanza l'uno dall'altro, pur sempre vero, nel fallo, che i
mezzi di sussistenza hanno un limite determinabile, limite che non si potrebbe'
fissare colla slessa precisione per lo sviluppo possibile della popolazione; pur
sempre vero che quand'anche voi avrete supposto che, avendo l'agricoltura fatto
dei progressi ancora ignoti oggid, tutte le terre lavorative del mondo sieno col
tivale, se la tendenza della popolazione a svilupparsi non incontri ostacoli volon-
tarii o involontarii, avr presto raggiunto e tender costantemente ad oltrepassare-
il limite qualunque dello sviluppo dei mezzi di sussistenza.
Ecco l'osservazione contro la quale sarebbe inutile discutere. Si pu discutere"
sopra il rapporto che esiste fra lo sviluppo delle due progressioni, si pu allon
tanare l'epoca in cui la differenza fra i termini diventer sensibile, concepire pi
o meno splendide speranze sulla produzione delle ricchezze ; ma, accordato questo,
non si sar fatto altro se non che ritardare la questione. Arriver sempre il mo
mento in cui, se non si presentino ostacoli, il limile delle sussistenze sar deter
minabile, mentre la tendenza della popolazione ad accrescersi non lo sar. Bisogna
CAUSE MORlLI. LEZ. VII. 581
sempre arrivare a convincersi che, per qualunque cosa si faccia, non si nutrono
mica cento persone con un pane: tutte le discussioni sulla popolazione riescono
a questo. Si procuri di avere la maggior quantit possibile di pani, si cerchi di
arrivare alla migliore distribuzione possibile dei pani che si hanno, sta perfetta
mente bene ; ma non per ci si toglie di mezzo la difficolt, la si trasferisce soltanto
in quanto all'epoca- In sino a tanto che non si sar provato che non esista nella
popolazione una tendenza ad accalcarsi contro gli estremi limiti dell'accresci
mento delle sussistenze, la questione non sar sciolta: questo ci vorrebbe per
respingere la teoria. Che ci sia poi ancora lontanissimo in tale o tal altro
paese, sono fatti speciali codesti i quali non invalidano per nulla l'osservazione
generale.
Del resto, si gridato aualema contro l'economista inglese, il quale ha posto
in rilievo questi fatti , ed in fondo, se la sua opera non fosse un bel titolo di
gloria scientifica per lui, egli potrebbe dire di non avere nulla scoperto, di avere
illustrata con un gran numero di fatti la verit fondamentale del suo libro, ma
di averla piuttosto dimostrata che trovata. Anche nei tempi antichi, d i fatti ,
sembra che i pensatori abbiano intraveduta questa verit che il limite delle sus
sistenze determinabile, che quello della popolazione non lo ugualmente, e
che la popolazione tende costantemente ad accalcarsi contro gli estremi limiti
delle sussistenze. Platone., nel suo libro delle Leggi, fissa primieramente il numero
dei cittadini liberi (gli schiavi non erano allora riguardali come uomini), egli
fissa il numero delle abitazioni e vuole limitare la popolazione. Per verit, i mezzi
che egli propone a colai uopo, dovranno sembrarci molto bizzarri : si riducono
questi a dire che il magistrato veglier perch non v'abbia n eccesso, u difetto
nella propagazione della specie.
Nel libro della Repubblica, egli si occupa maggiormente della popolazione, e
quando si cerca di cogliere il suo pensiero sotto le sue forme sovente indirette,
si vede che egli voleva ad un tempo provvedere alla questione del limite della
popolazione ed alla questione della razza. Egli voleva provvedere alla bellezza
della razza, decretando che le pi belle donne fossero date ai pi begli uomini,
le donne di seconda qualit agli uomini di seconda qualit, e cos via dicendo.
Il magistrato doveva determinare il numero dei matrimonii e consultare per
questo i bisogni ed i mezzi del paese, bisogni d'uomini e mezzi di sussistenza.
Intanto che cosa divenivano i fanciulli che superassero il limile fissalo? Primie
ramente i figli nati dai matrimonii di qualit inferiore erano distrutti: la qual
cosa semplificava singolarmente la questione. Siffatte idee non debbono sorpren
derci, per quanto ridicole, per quanto abbominevoli ci appaiano. Gli antichi
quando pure erano filosofi e grandi pensatori, erano alla fin fine uomini, e suc
cedeva loro ci che succede un poco ai pensatori moderni, erano solto l'influenza
delle idee del loro tempo. Ora, nei tempi antichi, la vita umana contava per poca
cosa. Manco male per l'uomo il quale fosse gi cittadino e contasse nell'ordina
mento politico, ma il fanciullo neonato non era nulla.
fi uno dei caratteri dei tempi antichi quel disprezzo della vita umana, quella
abitudine di riferir tutto allo Stato, alla politica. Lo Slato era un idolo spietato
al quale era cosa semplicissima di sacrificare i godimenti, la vita dell'individuo ;
lo Slato era tutto, l'individuo nulla. L'idea che impedendo agli uomini di mari
tarsi, che distruggendo dei fanciulli, che accoppiando uomini e donne per decreto
5S2 p- bossi.
dell'autorit pubblica, senza consultare la loro volont, le loro simpatie, si creas
sero nel fatto sciagure, non si presentava al filosofo niente pi di quello che si
presentasse al sacrificatore l'idea di sapere se le vittime che egli "immolava sof
frissero o non soffrissero.
Platone obbediva dunque alle idee del tempo suo nella scelta dei mezzi, ma
gli pur sempre vero che si occupava della popolazione. Egli fissa l'et del ma
trimonio per gli uomini dai 30 ai 55 anni, per le donne dai 20 ai 40; e siccome
avviene qualche volta che l'amore pu essere un soggetto di peccaluzzo anche
dopo i 40 anni, in questo caso, il fanciullo che nasceva era distrutto, es
posto.
Aristotele ha pur egli rivolta la sua attenzione sulle stesse questioni , ina
secondo la natura del suo ingegno. Intelletto pi rigoroso, egli aveva compreso,
apprezzato con una logica pi ferma , le relazioni che esistevano fra i fatti
diversi. Egli fissa l'et del matrimonio a 57 anni per gli uomini, a 17 per le
donne; e vuole che si regoli il numero dei figli per ciascuna famiglia. Egli aveva
concepito il principio della popolazione. Quello che lo prova si che egli accusa
coloro i quali, da un lato, volevano la divisione uguale delle propriet, e che
dall'altro avevano trascurato di mettere dei limili alla popolazione. Se voi date,
egli dice, una porzione a ciascuna famiglia, e non fissale il numero dei figli,
che cosa diventeranno quelli che oltrepasseranno il numero voluto? Saranno
miserabili, e per conseguenza inutili (poich l'idea politica domina sempre), sa
ranno una causa di turbolenza nella citt.
Fedone di Corinto faceva anche meglio nel senso di Aristotele. Egli voleva
limitare la popolazione, e lasciare che la propriet seguisse le sue leggi naturali.
Vi era in questo intelligenza reale, quantunque confusa, della popolazione;
solamente gli spedienti proposti per arrivare alla soluzione del problema erano
atroci e non sono pi del tempo nostro. Ed anche allorquando io dico che non
sono pi del tempo nostro, temo quasi di dir troppo. vero difalti che official-
mente quelle idee non sono pi dell'epoca nostra-, vero che noi non abbiamo
leggi le quali ordinino la distruzione o l'esposizione dei fanciulli , ma quantun
que noi siamo migliori offeialmente, che cosa facciamo noi se non quello che
facevano gli antichi, quando i rampolli di tante famiglie, le quali non hanno
modo di nutrirli o di allevarli, sono abbandonati o muoiono di stento nelle
braccia materne, in mezzo ai cenci ed alla miseria? Io credo di esserrai troppo
avanzato, quando ho detto che noi siamo migliori degli antichi. Presso noi la
distruzione dei fanciulli non officiale, ma forse pi crudele.
Vi una cosa della quale gli autori da me ora citati non si erano fatta
un'idea esatta. Essi non si erano reso conto delle tre classi di produttori che
possono vivere ed anche vivere bene in un paese. Se avessero compreso che
eranvi ad un tempo produttori di alimenti, produttori di cose quasi necessarie,
e produttori di cose di piacere, avrebbero compreso che se le porzioni di terra
delle quali parlavano fossero abbastanza considerabili per potere, sotto l'azione
del lavoro e del capitale, somministrare prodotti al di l delle sussistenze neces
sarie ai lavoratori stessi, il sovrappi poteva essere ripartito fra i produttori della
seconda classe, e poscia, se ancora ne rimanessero, fra quelli della terza classe.
Gli antichi non erano arrivati a farsi una idea netta della produzione, ma
intravedevano il principio della popolazione, e lo intravedevano speculativamente
cause morali. lkz. tu. 583
piuttosto che praticamente. Poich se spesse volto nei tempi antichi accaduto
che la popolazione siasi trovata affollata contro gli estremi limiti delle sussistenze
ottenute, la non si mai trovata all'oliata coatro gli estremi limiti delle sussistenze
che si avrebbero potuto ottenere, lo un tempo in cui l'agricoltura era arretrata,
in cui un gran numero di paesi erano incolti, taluni popoli sono stati sovente
decimati in quegli stessi luoghi dove vive agevolmente oggid un numero doppio,
triplo, quadruplo di uomini. Tutto quello che ci si racconta delle enormi popola
zioni del mondo antico, eccessivamente esagerato, Queste esagerazioni sono
qualche volta tali che, in Roma di cui noi conosciamo il recinto, si sono collocali
pi uomini di quanti ne potesse essa materialmente contenere, e frattanto noi
non abbiamo mai sentito dire che i Romani vivessero in parte sul Tevere come
i Cinesi vivono sui loro fiumi. Si parimente esagerato sul conto delle citt
greche > per Atene si stabilito un rapporto fra gli uomini liberi e gli schiavi
che fuori d'ogni proporzione, il che pu provare che non si abbia ben compreso
i lesti ai quali si fa allusione. Vi era dunque una popolazione meno grande di
quella che ci si detto, ma la civilt arretrala faceva si che i mezzi di sussistenza
fossero assai sovente oltrepassati.
Che cosa si obbielta a queste considerazioni sulla popolazione? Si obbietta
che questa non pu mai oltrepassare i mezzi di sussistenza, che aumenta infino
a tanto che pu produrre quello che le necessario, e che arrivata all'estremo
limite, si arresta per la forza stessa delle cose. Questo verissimo. Nessuno ha
mai sostenuto che i popoli possono vivere di nulla; la popolazione incontra
dunque un limite, ma questa osservazione non combatte la teoria, la conferma
al contrario. Lo ripeto, cominciando dallo slesso Malthus, chi mai si immaginato
che gli uomini potessero agglomerarsi come banchi di aringhe, per coprire un
giorno tutta la terra di cadaveri? Nessuno. Che cosa si dello? Si detto che
vi ha un limite determinabile ai mezzi di sussistenza, e che vi ha nella popola
zione una tendenza ad oltrepassare questo limile, poco imporla poi il paese e l'e
poca. In fondo , nessun uomo ragionevole contrasta questi due fatti. Dove sta
dunque allora il conflitto che sorge tuttavia sul soggetto della popolazione? hi so
stanza esso lutto quanto in ci che segue.
Certe persone, ed io non nascondo di essere del loro numero, vorrebbero
prevenire delle calamit. Esse sanno benissimo che il corso di una popolazione
imprevidente il seguente. Si ha il necessario ed un poco di superfluo; coll'im-
previdenza si arriva a non avere pi che il necessario; essa continua, e non si
ha nemmeno pi tutto il necessario. Io so che la natura dell'uomo abbastanza
flessibile al patimento talch egli vive, anche lungamente, con una parte del
necessario. Egli vive dunque, ma soffre, malato egli e i suoi figli. Questi ultimi
muoiono prima del termine ordinario, hanno per lenzuolo funebre le fascie del
di innanzi, e passano dalla culla alla fossa. Questo ci che succede. Nessuno
ha mai detto che gli uomini possono cadere come le file di un reggimento spaz
zate via dalla mitraglia. No, senza dubbio la cosa non va cosi; ma essi passano
dal superfluo al necessario ; poi non hanno pi nemmeno il necessario, "e la
popolazione diminuisce pel patimento. Gl'Irlandesi sono l'immagine vivente di
quello che ho dello. Hanno eglino il necessario, quei disgraziali i quali non vivono
che d'alquante patate, e sovente non hanno nemmeno un bricciolo di sale per
condire quello sciapito pasto ? Pur nondimeno essi vivono, ma di una miserabile
584 p. nossi.
vita; vivono tosino a tanto che la morte li mieta a gran falciate, ed essa miete
soprattutto i fanciulli.
Tale la questione; essa sta fra la morte e dei mezzi di esistenza sufficienti,
anzi una certa agiatezza. La disianza assai grande; le conseguenze quando si
arrivi al limite, non si fanno sentire immediatamente, ma sono d'ogni giorno,
d'ogni momento. Gli uni dicono: Bisogna cercare di prevenire queste grandi
calamit, cos nocive al fisico come al inorale delle popolazioni . Gli altri dicono:
Non bisogna pigliarsene fastidio; non vi saranno mai pi uomini che mezzi
di esistenza. Quaudo la popolazione arriva all'ultimo limile, essa medesima si
ferma . La parola malamente scelta, non bisogna dire che si ferma, ma che
muore; poich pu non fermarsi, nemmeno quando il limile sia gi varcalo,
nemmeno quando il necessario sia gi scemato.
Ecco i due sistemi, l'uno preventivo, l'altro repressivo. Gli uni vorrebbero
prevenire, gli altri dicono: Lasciate andare, la necessit, la forza delle cose, vale
a dire la morte, reprimer. Ora, se si trattasse di prevenire al modo di Platone
o di Aristotele, di violentare gli uomini, di creare sciagure artificiali, per impe
dire sciagure naturali, io sarei di parere di non farlo. Preferisco il corso naturale
delle cose; preferisco la libert coi suoi inconvenienti, anzich siffatte forme
preventive. Ma se il sistema preventivo non consiste che ad illuminare la ragione
ed a mostrare le cose come succedono, se non consiste che nell'azione indiretta
dell'istruzione e della propagazione dei lumi, se riesce non a violentare, ma sola
mente a non eccitare le popolazioni, ed a sopprimere le cause che le stimolano,
certamente in questi termini io lo preferisco al secondo.
La questione la stessa per qualunque cosa, anche per quelle le quali sem
brano le pi lontane dal nostro soggetto. Certamente tulli noi amiamo la libert
della stampa ed abborriamo la censura, ci nonostante farei io bene di dire a
coloro che scrivono: Calunniate, dite ingiurie, ci mi diverte, ci mi d gusto;
in quanto a voi vi metteranno in prigione? Tale il sistema della repressione.
Si pu dire lo stesso alle popolazioni : Maritatevi, fate dei figli, noi avremo
pi soldati, pi servidori, pi operai, noi pagheremo i servigi loro meno caro :
non ve ne saranno mai di troppo, poich quando il limite delle sussistenze sar
oltrepassato, una parte di quei figli moriranno, non potranno essere allevati .
Quando si tratta di prevenire o di reprimere, io sono ordinariamente per
l'ultimo mezzo ; ma quando si possono impedire sciagure, senza fare violenza ai
sentimenti degl'individui, unicamente dando loro dei consigli, e sopprimendo le
cause che li rendono infelici, io credo che si renda servigio all'umanit doman
dando questo genere di mezzo preventivo.
Del resto, perch ho io rannodato questa materia all'organizzazione delle
famiglie? Perch la si comprende meglio cosi, che nei rapporti generali. Quando
si riguarda una famiglia, comprensibile, visibile che se il reddito non pareggia
almeno la spesa , vi sar patimento. Ma quando si abbraccia con una sola oc
chiata la vasta complicazione dei nostri Stati moderni, cosa semplicissima non
rendersi conto della questione, poich la societ attuale olire tanti spedienti per
cui sembra che coloro i quali non ne troveranno da un lato ne troveranno da
un altro. 11 problema presentato al contrario nella stretta cerchia della famiglia
semplificato, ed una volta che sia sciolto cos, non rimane pi se non a fare os
servare che lo Stato si compone dell'insieme delle famiglie.
cause mohali. lei. tu. 585
Che se, in alcuni paesi, la questione stata compresa, perch stata con
siderata nei suoi rapporti colla famiglia. Io vi ho parlato sovente della Svizzera;
le sane idee relativamente alla popolazione non sono mica slate comprese in tutti
i Cantoni, e la prova ne quella massa di soldati che ne escono per andare a
vendere il loro sangue a chiunque voglia pagarlo; quella massa d'uomini che
s'imbarcano e vanno a cercare lontano mezzi di sussistenza che la loro patria
non pu loro dare. Ma in altre parti della Svizzera la questione stata ben ca
pila; noi ne abbiamo veduto un esempio nel poco accrescimento della popolazione
di Ginevra in venti anni. Lo stesso avviene in Norvegia; in quel paese la popo
lazione ha preso un buon assetto, gli agricoltori non vi mancano del necessario
ed hanno anche del superfluo. Gli perch in Norvegia, dove non vi sono grandi
citt mauifattrici, il popolo non pu sperare che se i suoi Agli non hanno salario
nel proprio paese, anderanno a trovarne altrove-, non si pu mica dire come in
Inghilterra: Se i miei figli non si guadagnano la vita qui, anderanno a guada
gnarsela a Londra, a Birmingham, a Manchester. In Norvegia tale grande svi
luppo industriale non esiste; la divisione del lavoro poco avanzata; ci che si
trova soprattutto, lo stato agricolo, e tutto quello di cui si ha bisogno si fab
brica nella famiglia. I proprietari! assegnano alle famiglie di coltivatori una certa
quantit di terra, sulla quale fabbricata una casa, ed da questo che ivi ve
nuto il nome che noi tradurremo con quello di casiero, vale a dire, di coltivatore
il quale ha ricevuto una casa dal suo proprietario. I casieri coltivano la porzione
di terreno che dipende dalla casa; se questa venga a rimanere vacante, un celibe
arriva, si marita e la occupa. Ma quando non v'abbia nessuna casa vacante,
nessuno si marita, perch non saprebbe che cosa divenire e perch i proprietarii
non danno nuove case. Allora si rimane a lavorare, come celibe, in un podere,
aspettando che la rotazione si compia.
Vn tempo un'altra ragione si opponeva ad un accrescimento eccessivo della
popolazione ; era quella l'arruolamento forzato. Tulli i- Norvegi erano soldati ;
gli nfflziali potevano prenderli quando volevano e non prendevano ordinariamente
che uomini di 25 a 30 anni. Questi uomini non potevano maritarsi se non col
permesso dell'ufflziale, che non lo dava, se non avessero una casa. Oggid colali
pastoie sono scomparse, ma la forma di coltivazione per mezzo dei casieri ha
prodotto i medesimi risultati. La prova che gli in forza di quella che la popo
lazione rimasta nei giusti limiti, si che sulle coste del mare, avviene tulio
altrimenti. La pesca, la quale rassomiglia ad un giuoco, ad una lotteria, non
lascia vedere le cose con altrettanta chiarezza e precisione , perch essa pu
concepire speranze , crearsi chimere , pascersi d'illusioni come nei paesi ma
nifattori.
586 p. uossi.
LEZIONE Vili.
Del matrimonio. Gl'incoraggiamenti doli al matrimonio dai governi sono sempre inu
tili e nocivi. Ci risulla chiaramente dai principii gi esposti sulla popolazione,
e i fatti vengono altronde ad appoggiare altamente la teoria. Dell'et alla quale
permesso di contrarre matrimonio.
non si pu vivere affatto senza di esse, bisogna poi anche sacrificare il proprio
piacere al bene dello Slato . E questo un discorso officiale. Ora, io dico che
allorquando un magistrato, un uomo grave, un censore in fine, si crede obbligato
di tenere un simile linguaggio, vale a dire, di non urtare di fronte la maniera
di pensare e di sentire su questo riguardo dei suoi uditori, quella maniera di pen
sare e di sentire profondamente corrotta.
S, questo un fatto rivelatore dello stato di Roma, e che prova l'impotenza nella
quale era in allora caduto il paganesimo. Ogni argine era rotto; il torrente aveva
straripato da tutte le parti, e certamente non erano n le smancerie di un sacer
dote di Giove o di Apollo, n le esortazioni di un filosofo pagano, n i decreti
di un legislatore civile, che potessero di nuovo scavargli un letto e contenerlo
dentro qualche limite. No, era la sentenza di condanna del paganesimo sfinito
e l'annunzio di un nuovo principio d'intelligenza e di morale. Perci, quando fu
stabilito l'impero, Augusto, il quale aveva fiducia in se medesimo, e credeva di
potere ricostituire la societ, Augusto mise la mano all'opera ; egli credette che
quella grande missione fosse riserbata al legislatore, e prima di lutto si occup
della quistione dei malrimonii e della popolazione legittima. L'anno 757 di Roma
fu pubblicata la famosa legge Giulia. Cinque anni pi tardi (poich avviene
sempre cosi ; voi vedrete sempre nella storia delle legislazioni che una legge im
potente seguita da una seconda ugualmente impotente; esse succedonsi senza
dare i risultati che se ne attendono ), cinque anni pi tardi, si pubblic la legge
Poppea. Si fuse in quest'ultima la legge Giulia, e si arriv cos a costruire quella
legislazione che si pu chiamare Codice matrimoniale e delle successioni. Cia
scuno di voi pu farsi una idea, non gi completa ma approssimativa almeno di
quella legge, poich Godefroy prima, e poi Hugo, hanno tentato di ricostruire
quel monumento della legislazione romana , pigliando dei frammenti qua e l,
ed applicandovi una critica illuminata. Nella prima parte, Pars nuptialis, voi
troverete premii e privilegii per coloro che si maritano e che hanno figliuoli,
pene contro coloro che non si maritano e non hanno figliuoli. Nella seconda
parte , Pars caducarla, si rinforza la prima con una nuova penalit, e nello
slesso tempo non si perde l'occasione di arricchire il tesoro imperiale. Si di
chiarano incapaci di qualunque lascito, di qualunque successione, coloro i quali
non s>ano maritati ; i loro lasciti , le loro successioni debbono ritornare al
tesoro.
Queste leggi non hanno mica esistito un giorno solamente, poich la prima
parte stata in vigore sino a Costantino, la seconda sino a Giustiniano. A che
cosa hanno esse servito? Hanno esse ripopolato le campagne di Roma? No, poich
sono ancora deserte. Hanno esse riformato i costumi, le abitudini, le usanze dei
Romani? niente affatto; poich se le abitudini dell'Impero, consideralo nella sua
vasta estensione, hanno pi tardi mutato, se il matrimonio e la procreazione di
figli legittimi sono tornali in onore, non lo si gi dovuto a quelle leggi, ma
alla nuova aurora di civilt che si alzata sul mondo, e ad una nuova religione
e ad un nuovo riordinamento completo della societ.
Ecco uno dei fatti pi conchiudenti che prova l'inutilit degli incoraggiamenti
e delle penalit per la popolazione, sia quando i mezzi di sussistenza sufficienti
esistono, sia quando manchino. Del resto, gli evidente che, in queste materie,
la legge civile non pu neanche esercitare una trista influenza, come stimolante,
590 p. bossi.
a meno che non sia sostenuta da credenze religiose. Se in Turchia l'eccitante le
gislativo produce qualche effetto ( effetto deplorabile ! ) non come legge ma
come principio religioso. Non si potrebbe egli trovare qualche cosa di quasi si-
mile in un paese cristiano? In Irlanda, per esempio, il clero non ha egli, fino ad
un certo punto, contribuito al soverchio della popolazione col suo insegnamento
religioso? Almeno con un insegnamento che io credo altrettanto buono in morale
e pi utile in economia politica, non avrebbe egli potuto tentare di mettere un
argine a quello straripamento, il quale ha fatto degli Irlandesi uno dei popoli
pi miserabili del mondo?
Ma in questa materia gli errori sono i pi comuni e i pi radicali ; e poich
noi parliamo d'istituzioni religiose, chi non ha letto ci che stato scritto dei
conventi sotto il rapporto della popolazione ? Chi non ha sentito dire che erano
un freno al suo sviluppo ? Se l'economia politica s'immischiasse di giudicare i
conventi, li condannerebbe non come quelli che oppongono un ostacolo alla po
polazione, ma come quelli che la favoriscono. Tale era il loro effetto, in questo
seuso, che dei padri di famiglia li riguardavano come certi padri di famiglia in
glesi riguardano le Indie. Si poteva contare che se avevansi due o tre figli di
troppo si metterebbero in qualche convento. Erano dunque questi un eccitante,
non un ostacolo alla popolazione. Questi stabilimenti incoraggiavano anche dop
piamente il suo accrescimento; lo incoraggiavano direttamente, pei giovani che
potevano accogliere, lo incoraggiavano colle limosine che essi distribuivano ,
senza troppo informarsi dei bisogni di coloro che andassero a goderne.
Checch ne sia, tutte codeste istituzioni per iucoraggiare il matrimonio sono
per lo meno inutili , e sovente anche sono estremamente nocive. Quindi spen
dere danaro per far dare una educazione a dei giovanetti e a delle fanciulle,
opera ammirabile; ma dar loro delle piccole doti per farle maritare, cosa inutile.
Non gi perch si dar qualche centinaio di franchi a dei giovani e a delle
fanciulle che si formeranno famiglie felici, se queste non trovino nel proprio la
voro i mezzi di mantenersi. Quindi quelle leggi che esentano dalla imposta il
padre di 10 o 12 figli, quelle leggi che accordano certi favori, certi privilegiiai
padri di famiglie numerose, non potrebbero essere approvale dalla economia po
litica. Se vi sono mezzi di sussistenza sufficienti , la popolazione si svilupper
senza di loro ; nel caso contrario quelle leggi non la faranno certo sviluppare.
Oud' che, prima di pensare alla popolazione, bisogna pensare a far s che il la
voro abbia una ricompensa sulliciunle; bisogna trovare dei mezzi di sussistenza,
prima di fare dei matrimonio
Vi sono pure degli incoraggiamenti indiretti al matrimonio. Cos, in un paese
dove la coscrizione colpisce un gran numero di cittadini, se pongasi per principio
che il matrimonio potr essere un motivo sufficiente di esenzione, sar questo
un potentissimo mezzo indiretto d'incoraggiare gli uomini a maritarsi. Questa
riflessione non d'oggi. Montesquieu l'ha fatta nelle sue Lettere Persiane, opera
della sua giovent e nella quale si mostra forse pi ardito di quello che egli fosse
pi tardi. Indicando il fatto di cui ora abbiamo parlato: Erano nati, egli dice,
molti fanciulli che si cercano ancora, poich la miseria e le malattie gli hanno
fatti sparire . Osservazioue giudiziosissima sopra un fatto che l'economia poli
tica spiega perfettamente, e certo, a mio avviso, il grande scrittore aveva meglio
giudicato allorch era giovane, che quando pervenuto ad una et pi matura
CAUSB MORALI. LEZ. Vili. $91
scriveva nello Sprito delle leggi: Vi sono delle circostanze nelle quali la popo
lazione debb'essere incoraggiata .
Sovente in codeste questioni si parte da una falsa idea. Si crede che il nu
mero il quale esprime il rapporto dei matrimoni! sia un elemento fecondo di
conseguenze. Perci, quando si considerano due paesi, se trovasi nell'uno 1 ma
trimonio sopra 1 00 individui, nell'altro 1 solamente sopra 150, se ne conchiude
che la popolazione del primo aumenter pi presto che quella del secondo. Que
sto pu non essere vero, ed il numero non prova nulla: poich se un piccolo nu
mero di maininomi d un piccolo numero di figli, in modo che i genitori pos
sano governar bene la loro famiglia, la popolazione sar robusta, la vita probabile
sar lunghissima; mentre dall'altro lato, con pi maininomi possono esservi fa
miglie numerosissime, e si pu, come nei paesi della poligamia, incontrare grandi
famiglie ed una mortalit spaventosa.
Non fidatevi dunque mai od un solo numero. Io l'ho gi detto e spero che
alla fine vi si arriver, occorrono dei lavori che non si limitino a dare il numero
generale, ma che dieoo al tempo stesso il numero totale, il numero mortuario,
la vita probabile, la vita media, il numero delle nascite e quello dei matri
moni! ; non che dopo avere tulio esaminato, tutto confrontato che si potranno
ritrarre conseguenze sicure.
lo passo alle condizioni del matrimonio : la prima che si presenta quella
dell'et, la quale varia, come ognun lo sa, secondo i paesi. In quelli in cui il
reggime del diritto ecclesiastico domina solo in materia di matrimonio, ordi
nariamente 12 anni per le donne, 14 anni per gli uomini; in altri paesi questo
termine sialo prolungato. In quanto a me sono di parere che l'et nella quale
si divenla legalmente capace di maritarsi, non esercita che una debolissima in
fluenza sulla questione the ci occupa ; poich se le abitudini, i pregiudizi, le
preoccupazioni di spirilo spingono ai matrimoni! precoci, la differenza fra 14,
16, 17, o anche 18 anni, non grandissima, ed anche nei paesi di matrimoni
precoci ai nostri occhi (tranne i paesi di pieno Mezzo-giorno), non vi sono ma
trimoni! prima dei 17 o 18 anni, e la facolt di maritarsi a 14 piuttosto una
eccezione in fatto, che una regola generale. Se al contrario non vi sono pregiu-
dizii, non preoccupazioni, non false maniere di vedere che spingano al matrimo
nio, allora la fissazione dell'et non ci fa nulla, ciascuno si mariter quando ne
avr i mezzi. Ma vero per elio i pregiudizii le abitudini, e soprattutto le opi
nioni religiose ( mi servo a malincuore di questa parola, amerei meglio dire le
opinioni ecclesiastiche) spingono ai matrimoni precoci; vi dunque un certo
vantaggio che la legge civile adotli un'et pi elevata per combattere quella
dannosa tendenza. In Francia il codice civile fissa l'et nella quale si pu mari
tarsi a 15 anni per le donne ed al8 per gli uomini; sono tre o quattro anni pi
tordi che la legge ecclesiastica.
Ma riconosciamolo, difficilissimo, se non impossibile, di fissare una regola
inalterabile, basata unicamente sui principii economici. Difatti, se il matrimonio
dovesse regolarsi sui principii dell'economia politica, la capacl di maritarsi di
penderebbe dai mezzi di esistenza. Bisognerebbe allora, come, facevano antica
mente i curati della Norvegia, domandare a tutti coloro i quali volessero mari
tarsi, dove sono i loro mezzi di sussistenza. Ma se i curali norvegi lo hanno fatto,
er* senza che nessuna legge ve gli autorizzasse, era perch le loro greggio vole
592 p. ossi.
vano loro permetterlo. Che cosa sarebbe se fosse la legge civile, se fosse l'auto
rit che andasse a domandare a ciascun individuo il suo stato di fortuna, la sua
posizione, prima di permettergli di maritarsi? Vi fate voi un'idea di tutti i rego
lamenti coi quali bisognerebbe accompagnare un tale principio P Si ritornerebbe
alla repubblica di Platone, e dubito assai che la libert si accomodasse a siffatto
sistema, avvegnach si accomodi malissimo, in generale, alle leggi che investono
l'autorit pubblica di una tutela degli individui.
Riconosciamo dunque che economicamente parlando, non vi matrimonio
ragionevole se non quello che contralto quando si abbiano i mezzi di mante
nere una famiglia. Ma riconosciamo, nel medesimo tempo, che sarebbe mollo
difficile di trasportare questo principio in una legge scritta, le cui disposizioni
fossero obbligatorie. dunque forza tornare al metodo che fissa l'et. Ora, av
viene di questa fissazione come di tulle le fissazioni legislative. Non sono esse
se non approssimazioni, le quali, eque per la massa, sodo qualche volta ingiuste
per gl'individui. Cos di tutte le leggi, di tutte le generalizzazioni; esse racchiu
dono cause di errori. Quando si dice, per esempio, che la prescrizione avr luogo
dopo tanti anni, perch dopo questo tempo tuli e lati altre circostanze saranno
ordinariamente succedute; ma possibile che la prescrizione sia iuiqua in ceni
casi. La maggiorit fissala ai 21 anni, perch questa l'et in cui ordinaria
mente gli uomini sono in grado di amministrare da se medesimi la propria for
tuna; ma possibile che certi uomini lo siano prima di colai tempo. Lo slesso di
casi pel matrimonio: vi sono dei casi in cui lo si potrebbe permettere pi presto
che all'ordinario, perch vi sono degli uomini pi presto che altri in grado di
allevare una famiglia. Ma qualora si alzasse il termine pel povero e lo si abbas
sasse pel ricco, figuratevi, non solamente la difficolt di segnare il limite, ma
tutta l'odiosit di siffatta legge agli occhi di coloro pei quali essa prolungherebbe
l'indugio. G'inconvenienti oltrepasserebbero di molto i vantaggi. Nel Codice ci
vile si adoperato uno spediente pei casi particolari nei quali l'et stabilita
fosse troppo alta. 11 governo pu accordare delle dispense, lo sono ben lontano
dal biasimare questa disposizione, il rimedio del Codice civile ragionevole. Ma
se l'et fosse portata a 25 anni invece di 18, per guisa che le domande di di
spense non fossero pi solamente accidentali, ma diventassero frequenti, cadreste
in tuli difficolt di esecuzione che renderebbero cattiva la legge.
LEZIONE IX.
Monogamia. Poliandria. Poligamia. Malrimonii fra parenti. Consenso dei ge
nitori. Kelazioni personali e di benessere degli sposi. Potere maritale.
Potere paterno.
gerate accordate alla donna pei suoi beni e per le sue restituzioni matrimoniali,
in particolare l'ipoteca tacita e generale sui beni del marito. Quindi vi sono diversi
paesi dove l'inalienabilit stabilita come principio. Ecco dei beni che, durante
tutto il tempo del matrimonio, sono fuori del commercio, e quando la necessit
obbliga a vendere, le formalit sono cos graudi, che vi veramente da spaven
tarsi. L'altra guarentigia parimente una catena. Cos se un uomo, i cui beni
valgono dei milioni, sposa una donna la quale abbia 50,000 franchi di dote,
tutti i beni di lui sono colpiti da ipoteca, non solamente quelli che possieda at
tualmente, ma anche quelli che potr acquistare in appresso. questa una gua
rentigia esagerata ; l'esistenza di un'ipoteca generale e tacita una esagerazione.
Ogni buon sistema ipotecario deve riposare sopra due principii , specialit
e pubblicit. Tutto ci che vi deroghi estremamente nocivo, perch la dif-
denza vi tiene subito dietro.
Perci a Ginevra, dove il Codice civile francese in vigore, la Commis
sione (1) incaricata di rifare il titolo della ipoteche, e delle quale io aveva l'onore
di far parte, ha, nel suo grande lavoro, applicato questi due principii all'ipoteca
della moglie.
In quanto ai rapporti fra genitori e figli, la storia prova che succede dei figli
come delle madri. Li troviamo schiavi, li troviamo la propriet del padre, prima
di arrivare a grado a grado ad un ordine di cose come il nostro, nel quale i figli,
in tutela durante la loro minorit, diventano alla loro maggiorit liberi delle loro
persone e dei loro beni, e in cui i figli debbono rispetto al loro padre, il padre
protezione ai suoi figli. Questo sistema il migliore, anche sotto il rapporto
economico. La maggiorit d ai figli una libert d'azione, un diritto proprio, un
avvenire loro, una responsabilit personale, che sono altrettanti stimolanti al
lavoro. dunque questo il migliore slato di cose, poich se, da un lato, la
schiavit dannosa, dall'altro, un potere paterno troppo debole, quasi annullato,
produrrebbe ci che si vede in pi di un paese, produrrebbe nei figli una specie
d'indipendenza non rispettosa riguardo ai genitori, nei genitori una specie di
freddezza dispiacevole riguardo ai figli; poich il figlio non ha nulla a sperare
dal padre, ed il padre ha perduto ogni azione sul figlio. Qui si presenta l'esame
del diritto di testare; ma io non mi ci fermo. In quanto all'usufrutto, io non
saprei che approvare la disposizione del diritto civile che ha limitato l'usufrutto
del padre sui beni dei suoi figli a diciotto anni, poich sempre cosa trista la
propriet io una mano e l'usufrutto in un'altra. Avviene dunque del potere pa
terno come del potere maritale. A misura che la civilt progredisce, esso va
ristringendosi, e ragion vuole che ambidue si limitino a quello che richiedano la
direzione e l'interesse di colui il quale ha bisogno di protezione. Allorch la mag
giorit emancipa, come in Francia, e che il padre si trova nella sua famiglia
circondalo da figli che sono realmente uomini, che hanno la loro personalit, la
loro azione propria, egli non pu pi riguardarli come servi. Sono amici che egli
deve formarsi, amici coi quali egli pu trattare gl'interessi della famiglia, e sui
quali egli deve cercare di esercitare il potere della ragione, non il potere del
despota: il potere dispotico una cosa orribile e per colui che lo subisce e per
colui che lo esercita, cos nella famiglia come nello Stato.
(1) Questa commissione, i cui lavori sono conosciuti da lutti i giureconsulti , era
compostadat sigg. Girod, Bellot e Rossi.
BOO 1. BOSSI.
LEZIONE X.
Le famiglie non formano uno stato se non quando hanno per base un territorio , e che
sono legate fra loro da un ordinamento sociale. Della geografa politica e della
geografia nazionale. Queste non sono in sostanza che rami, l'una del diritto posi
tivo, l'altra del diritto nazionale. Qui la grande questione sarebbe di ricercare ,
sotto il punto di vista economico i principii della geografa razionale. Alcune in
dicazioni su questo proposito.
LEZIONE XI.
Dell'organizzazione sociale. Essa una delle tendenze istintive dell'uomo. Colpo
d'occhio sulla scuola storica e sulla scuola teorica. L'accomunamento delle forze
e degli elementi sociali non deve avere altro scopo se non quello di arrivare ad
un ordine politico. Confutazione dei sedicenti sistemi moderni.
(1) ft un errore il credere che questa scuola sia esclusivamente tedesca. Il suo nome
CAUSE POLITICHE. I.KZ. II. 609
e le tendenze della societ sono dei dati sui quali noi non possiamo nulla ; che
nei loro movimenti, nelle loro combinazioni si modificano sovente per cause
concomitanti, ma sono proprii a ciascun popolo. Per essi, ciascun popolo si svi
luppa sotto una certa forma, in una certa maniera; esso compie l'opera sua,
adempie alla sua missiooe come pu, e come i dati, gli elementi, le forze che gli
sono proprie, gli permettano di farlo. Ciascun popolo, secondo cotale movimento
spontaneo, in ciascuna epoca quello che pu essere.
Come lo vedete, ne convengano o no gli scrittori di quella scuola, vi sono,' in
questo modo di riguardare la questione, i principii di una specie di necessit, vi
ha una specie di fatalismo storico. La mano dell'uomo, agli occhi loro, o non fa
nulla o almeno fa poco, e quello che essa il pi delle volte fa, di attraversare,
contrariare, inceppare lo sviluppo spontaneo, naturale di tale o tal altra societ.
In breve, agli occhi loro, lo sviluppo sociale si opera come una specie di cristalliz
zazione, che bisogna abbandonare a se medesima: se l'uomo la tocca, guasta, de
forma le figure, i coni, i poliedri, e scompiglia ogni cosa. Tutto quello che l'uomo
pu fare, e per l'uomo io intendo l'individuo, il governo, il legislatore, tutto
quello che l'uomo pu fare, nello spirito di codesta scuola, unicamente di aiu
tare, di regolare il molo, di reprimere le divergenze eccessive dell'egoismo, di
rimuovere gli ostacoli, di prevenire gli accidenti ed i disordinamenti dannosi.
come l'albero che bisogna lasciar crescere dove vuole e come vuole, tranne a
potarne alcuni rami morti, tranne a sbarbicarne alcune erbe parassite, tranne a
palarlo contro l'uragano.
La scuola storica, in conseguenza, si occupa essenzialmente nei suoi lavori,
di raccogliere i fatti, di spiegarli, di trovarne la ragione, di dire, perch tale cosa
sia cosi piuttosto che altrimenti, perch tale sviluppo abbia luogo sotto tale forma
piuttosto che sotto tale altra ; essa si giova del passato per ispiegare ci che
anche pi antico, e per dare nel tempo medesimo ragione del presente; il presente
servir a sua volta per dare la ragione dell'avvenire ; sar in certo modo il rive
latore dell'avvenire.
La scuola teorica di natura sua pi ardita, pi ambiziosa che la prima.
Essa parimente ci dice: gli etementi, le forze sono dati; sono le forze e gli ele
menti della natura umana, combinati colle forze della natura materiale io seno
alla quale l'uomo stato collocato. Ma, essa aggiugne, se per mezzo di lutti
rodesti elementi si pu arrivare a dei sistemi diversi, avviene di ci che buono
come di ci che vero : come non vi ha che una sola verit, non vi ha che una
sola bont; dunque fra le combinazioni diverse ve ne ha una la quale la mi
gliore, e le altre necessariamente non valgono quanto essa, le altre sono o cattive
o meno buone. Perch dunque non si disporrebbero tulli questi elementi e queste
forze in modo da condurre quella combinazione preferibile alle altre e profittare
dei suoi effetti? Quindi il lavoro e l'arte, la religione e la scienza, il diritto e la
politica, debbono poter essere organizzati secondo il migliore sistema, per otie-
' nato io Alemagna, perch in Alemogna soprattutto si sono filili dei grandi lavori nella
parte del dirilto ; ina questo doppio punto di vista esiste, ed stato da lungo tempo adot
tato alirove, e vi sono io molti paesi de' grandi lavori scientifici che si riferiscono a que
sta scuola, quand'anche essi non n'abbiano il nome. Cosi, per esempio, si pu dire
che uno de' pi distinti scrittori della Francia, Montesquieu, ha lavorato nel senso della
scuola storica. L'Autore.
Econom. Tomo IX. 39.
GIO I'. ROSSI.
(1) Nondimeno il caso molto raro. Bisognerebbe una colonia compsta di coloni che,
facessero abnegazioni , che perdessero perfino ogni rimembranza delle loro precedenti
abitudini. L'Autore.
CAUSE POLITICHE. LEZ. XI. 811
parte dei pratici ; i terici danno loro dei titoli anche meno lusinghieri i
questi uomini s'immaginano, malgrado ci, di essere sempre stati flh kjti in
possesso del mond reale, e non sembrano convinti di essere gi alla vigilia del
giorno in cui si venga loro a strapparlo.
Checch ne sia, ecco quello che io voleva additarvi, ecco la terza maniera di
riguardare il problema dell'organizzazione sociale. Ora vi dir alcune parle del
problema in se medesimo.
E prima semplifichiamo. Una societ civile si stabilisce qui, un'allra allato,
una terza allato alla seconda, e cosi via dicendo; esse foritano di gruppi, delle
grandi- sfere politiche le cui parti sono pi o meno in contatto le une colle altre.
Si pu dunque dire che la questione dell'organizzazione sociale comprende le re
lazioni che esistono fra un corpo sociale ed un altro corpo sociale, ed io fro
vedere, a tempo e luogo, che anche quivi pu esserci libert e diritto positivo;
ma noi adesso non parliamo delle relazioni internazionali. Io semplific, e con
sidero un corpo sociale, fatta astrazione da ci che lo circonda. Bimane allora
l'organizzazione interna propriamente della, quella che concerne gl'individui, le
famiglie, i membri del medesimo corpo sociale, e, come lo dicono le due scule,
vi in essa un certo numero di elementi, vi una data somma di forze intellet
tuali e materiali che debbono mettersi all'opera per produrre un risultato.
Il centro di queste forze sempre nell'individuo, nella famiglia ; e ci che
ciascuno vuole, lo scopo Immediato cui ciascuno cerca di pervenire, si riferisce
ugualmente all'individuo ed alla famiglia, nel senso che ciascuno vuole arrivare
a stare il meglio possibile ed a godere il meglio possibile delle condizioni della
sua natura. Insomma, coll'insieme delle sue forze intellettuali e materiali, cia
scuno cerca il bene, e ciascuno ha il diritto ed il dovere di svilupparsi confor
memente alla sua nalura, liberamente, nel modo pi completo, proporzionalmente
alle sue forze e senza svigorire l'azione degli altri. Io credo essere questo che si
intende per quelle grandi parole; Libert, Uguaglianza. Se quste condi
zioni, o l'una o l'altra di queste condizioni manchino, vi usurpazione degli uhi
sugli altri ; se il forte opprime il debole, se l'uomo diventa urlo strumnto nella
mano dell'uomo, se l'essere morale, responsabile, diventa materia usufruitala da
un altro, allora mancando la condizione capitale, vi disordine morale e sociale
ad un medesimo tempo. L'ordine morale offeso, e l'ordine sociale non stabi
lito. Quindi siamo tutti d'accordo che la schiavit, la servit, le caste circoscritte,
i privilegi odiosi, hanno potuto essere dei fatti contrarii al diritto, checch n
dica la scuola storica. Tutte codeste istituzioni hanno potuto essere necessit
storiche, vale a dire un tributo pagato dall'umanit alla sua debolezza, alle sue
imperfezioni, ma non sono nell'ordine legittimo delle societ civili.
Nella societ che noi abbiamo presa per tipo, non vi ha n schiaviti!, n
servit, n caste circoscritte, n privilegi. Tutti questi elementi di disordine mo
rale e sociale sono tolti di mezzo; vi ha, nel senso onesto e razionale che ab
biamo spiegato, Libert ed Uguaglianza. Ma da che sono esse guarentite i*
Non vi forse pericolo che le passioni umane e la disuguaglianza delle forze
riconducano quelle cause di disordine? Si cerca dunque uria guarentigia, e per
ottenerla tulli gl'individui si riuniscono, si appoggiano, e corbe associati arrivano
ad una organizzazione difensiva, ad uria organizzazione protettrice di tutti di
ciascuno. questo l'ordine politico; questo ci che si chiama i poteri, il go
612 p. bossi.
verno. Che l'ordine politico sia pi o meno legalo alle relazioni individuali, che
i mezzi di protezione entrino pi o meno addentro nelle relazioni individuali o
di famiglia, queste sono gradazioni di governo ; ma il carattere distintivo dell'
ordine politico quello di essere proiettore di tutti e di ciascuno. Voi potete
dunque immaginare degli uomini i quali riunendosi con uno scopo sociale, as
sociandosi, meitendo in comune una certa quantit di forze, sottomettendosi a
certi sacriflcii, allineile da quella associazione ne risulti qualche altra cosa pi
che una difesa, pi che una protezione comune, la quale cosa permetta a ciascuno
di svilupparsi liberamente, proporzionalmente ai suoi mezzi ed alle sue forze. In
altri termini, sar come se dei proprietarii.dei produttori, temendo il furto e-la de
vastazione, si riunissero per metter sii una guardia; essi metterebbero un tanto in
comune (Isserebbero certe regole, darebbero ai loro uomini certi poteri ; sarebbe
questo un potere politico in miniatura. Essi stabilirebbero un governo imperfet
tissimo, perch, vivendo in una societ, non ne avrebbero lutti i poteri ; ma ci
che essi mettessero in comune, ed su questo che io domando la vostra atlen-
zione, sarebbero unicamente delle forze, dei mezzi per raggiungere il solo scopo
della difesa comune. Per tulio il resto ciascheduno potrebbe continuare a lavo
rare sul suo come meglio intendesse, ciascheduno potrebbe continuare a coltivare
il proprio campo a piacer suo, senza che vi fossero tra lui ed i suoi coassociati
altre relazioni che codeste.
Si pu dunque concepire una organizzazione sociale la quale non abbia per
iscopo che l'ordine politico, lasciando che lutto il resto segua il suo corso natu
rale, e nondimeno vi sarebbe associazione diretta e generale, nel senso che ab
braccerebbe tutti gl'individui della societ. Vi sarebbe associazione diretta, poich
(supponendo il governo equamente stabilito), se l'amministrazione costasse mollo,
le spese sarebbero proporzionate ai mezzi di ciascuno; se essa risparmiasse, ri-
sparmierebbe per ciascuna ; se producesse direttamente o indirettamente, pro
durrebbe proporzionalmente per ciascuno ; se corresse dei pericoli li correrebbe
per tulli. Vi sarebbe dunque partecipazione, solidariet, associazione reale, sola
mente lo scopo sarebbe ristretto alla difesa comune; tutto il resto, ed in parti
colare, ci che concerne la produzione, sarebbe lasciato all'azione individuale u
all'associazione parziale, oppure, od ecco quello che io voleva indicarvi, oppure
bisognerebbe che ci fosse regolato parimente da un'associazione diretta e gene
rale, e qui si presenta un'altra suddivisione di opinioni. Secondo gli uni, questa
associazione direna e generale la quale non abbraccerebbe pi l'ordine politico
solamenle, debb'essere imposta: secondo gli altri, essa non debb'esserlo, ma debb'
essere spontanea, in questo senso che deve succedere per la forza della diffusione
dei lumi e degli csempii.
lo credo aver indicato i diversi aspetti della questione. Vi sono degli ele
menti e delle forze sociali. Gli uomini riuniti in societ possono mettere in co
mune questi elementi e queste forze ad uno scopo unico, quello di arrivare ad
una organizzazione, protettrice e difensiva, ad un ordine politico; una associa
zione diretta e generale, ma che ha uno scopo particolare: il resto nel dominio
di ciascuno e pu manifestarsi sia per l'azione individuale, sia per delle associa
zioni parziali. Si pu credere eziandio che sia pi utile di arrivare alla associa
zione diretta e generale anche sotto lutti gli altri rapporti, e gli uni vogliono im
porla, gli altri solamente consigliarla.
CAUSE POLITICHE. LKZ. Xt. 613
dell'imposta in generale.
dell'imposta fondiaria. dell'imposta sulle case.
dell'imposta sui profitti.
LEZIONE PRIMA.
Utilit dell'imposta. Agli occhi di certi economisti, lo Stato non ispende mai che
per produrre ; agli occhi di alcuni altri, il contrario. Confutazione di questi
due sistemi opposti. Io fondo, il punto essenziale che l'imposta sia impiegala
nell'interesse ben compreso e generale dell'intiera societ.
Lo Stato ha diversi bisogni , e fra gli altri , quello che una certa quantit
di ricchezze sia a sua disposizione per essere impiegata alla difesa esterna, al
mantenimento dell'ordine e della pace pubblica nell'interno ed a tutto ci che
necessario allo sviluppo della societ, in quanto questo sviluppo si rannodi al
l'azione ed alla influenza governativa.
Ora, evidente che si possano immaginare mezzi diversissimi di procurare
allo Slato una certa massa di ricchezze. Difatti, si potrebbe immaginare lo Stato
possessore di beni-fondi, di capitali o altrimenti, di un valore sufficiente per
somministrargli un reddito proporzionato ai suoi bisogni ; si potrebbe concepirlo
collocato in condizioni analoghe a quelle in cui si trova un ricco privato il quale
abbia beni-fondi o capitali, dui quali ritragga un reddito.
Cosi presso a poco succedevano le cose in alcuni Stali feudali del medio-evo.
La maggior parte dei redditi del capo dello Stato, consistevano in redditi
personali.
Si potrebbe immaginare una seconda sorgente di reddito per lo Stato. Di-
fatti, un privato il quale non abbia n fondi di terra, n capitali investili, ot
tiene un reddito colla industria, applicando le sue facolt, i suoi capitali ad una
produzione qualunque. Ebbene! si potr rappresentarsi uno Stato il quale abbia
esso solo il diritto di esercitare certe industrie, abbia esso solo diritto di trarre
prolitto da certi rami della produzione, e si procuri cos dei redditi sufficienti.
Esiste presso di noi qualche cosa di simile: il noslro governo solo fabbri-
caule di tabacco e di polvere da sparo. Ora, supponete che esso fosse solo pro
prietario di tulli i vigneti di Francia, supponete che esso solo potesse fare due o
tre altri monopolii di questa natura, voi comprendete che da questi monopoli!
esso ritrarrebbe i mezzi di bastare ai proprii bisogni, e che tutte le imposte sa
rebbero soppresse.
UTILIT DKLLK IMPOSTE. LEZ. I. 617
Intanto le cose non vanno cos. Lo Stato possiede, vero, alquanti fondi di
terra; esso ha una certa estensione di foreste, un certo numero di fabbricati; ma
se non avesse altro reddito che quello che egli ricava da queste propriet,
chiaro che non avrebbe modo di bastare ai bisogni pubblici per soli quindici
giorni. Lo Stato ha parimenti alcuni monopoli]', che fanno entrare nelle casse del
tesoro somme considerabili. Ci non pertanto colali somme sono lontane dall'es
sere sufficienti.
Che cosa avverrebbe egli in un paese dove si applicasse il primo dei sistemi
che noi abbiamo indicati ? Primieramente se lo Stato fosse considerevole, chia
mato dalla sua posizione geografica e politica ad un grande spiegamento di forze
e per conseguenza a grandi dispendii , si comprende la massa enorme di pro
priet che gli occorrerebbe possedere per far fronte a colali dispendii e le quali
dovrebbero cos uscire dal commercio, perch una condizione quasi necessaria
del sistema sarebbe l'inalienabilit del patrimonio pubblico.
Ma, inoltre, vi sarebbero due altre conseguenze, immense pei loro risultati;
l'una, che i redditi pubblici sarebbero stabiliti una volta per sempre , e il go
verno non sarebbe obbligato di domandare ogni anno la somma della quale
avesse bisogno, il che muterebbe compiutamente il sistema politico del paese,
r non bisogna farsi illusione : il giorno in cui non vi fosse pi il voto annuale
dell'imposta, quel giorno il sistema politico sarebbe compiutamente mutato ) ;
l'altra che non si potrebbe proporzionare il reddito alle necessit variabili ed alle
esigenze mobili della cosa pubblica. Lo Stato pu avere bisogno quest'anno di un
miliardo; forse non avr bisogno l'anno venturo che di 800 milioni, forse l'anno
appresso gli occorrer un miliardo e mezzo, se una grande lolla europea venga
ad impegnarsi, se qualche straordinaria sciagura verga a colpire il paese. nella
natura dello Stato di avere dei bisogni pi variabili, pi mobili che un semplice
individuo; a lui non concesso di potere aggiornare le sue spese come pu farlo
un privato per una parte delle sue, se le circostanze lo esigono: gli dunque in
dispensabile di avere un reddito mobile il quale possa adattarsi alla diversit dei
suoi bisogni; e ss non avesse che un reddito fondato sopra un capitale determi
nalo, un reddito fondiario, per esempio, vi sarebbe il doppio inconveniente
che qualche volta quest'ultimo potrebbe eccedere di molto i bisogni, e qualche
volta essere insudiciente.
1 monopolii, le produzioni esclusive, attribuite al governo, presentano una
questione pi complessa, pi delicata, che noi non dobbiamo trattare che inci
dentemente in questa introduzione e che esamineremo a fondo fra alcuni giorni:
pel momento, basti di farvi notare che, senza dubbio, si possono mantenere al
cuni monopolii, che si possono anche estendere alcuni altri, ma che l'idea di
stabilirne di nuovi, di altribuire, per esempio, allo Stalo la produzione esclusiva
delle bevande, degli zuccheri e di tale altra derrata di questa natura, non po-
trebb'essere adottata seriamente. Non si potrebbe venire cos ad interrompere
il corso della produzione, svigorire immense industrie private, espropriare enormi
capitali privati, per costituire un monopolio alle altre forme della produzione.
dunque bisognato ricorrere ad un terzo mezzo il quale, di natura sua, po
tesse meglio proporzionarsi ai bisogni dello Slato. Qnesto mezzo l'imposta,
la domanda annuale che lo Stato fa di una certa porzione del loro reddito a lutti
coloro che si ritiene ne abbiano uno.
fcU p. ossi.
L'imposta, noi lo vedremo pi tardi, domandata essenzialmente al reddito
sociale, e trae la sua origine dal dritto che lo Stato ha di pretendere ia sua quota
nella distribuzione del prodotto netto generale, nella distribuzione del reddito
sociale.
Lo Stato prende parte a questa distribuzione per mezzi diversi. Le imposte
non sono tutte della medesima natura. Voi lo sapete, vi sono delle imposte ili-
rette, delle imposte indirette; ma tutte, senza eccezione, riposano sopra uo fatto
produttore, tutte in ultima analisi rappresentano la quota dello Slato in una
produzione. questo ci che chiamasi l'assetto o il collocamento dell'im
posta.
Cos la contribuzione diretta assettata sul fatto del reddito agricolo, sul
fatto della produzione delle miniere, sul fatto dell'esercizio di una industria me
diante la patente. Qualche volta arriva al suo scopo in modo indiretto. Quindi
essa vi dice: Datemi tanto per cento sulla vostra pigione . Ora, pigliare a pi
gione una casa non mica produrre, al contrario fare una spe$a, per modo
che quando il governo mi domanda un tanto per cento spila mia pigjppe, in
realt esso aggiunge una spesa a quella che io faccio gi: io non produco nulla
pigliando a pigione un appartamento. Ma questo , lo ripeto, arrivare al mede
simo scopo per una strada indiretta. Lo Stalo dice : So voi pigliale a pigione
una casa di tal valore vuol dire che avete tale reddito; non vi permettereste laje
pigione se i vostri mezzi non fossero in proporzione. Ignoro come vi procuriate
codesti mezzi, non posso arrivare direttamente a colpire i mezzi di produzioni1
che voi impiegate; vi arrivo indirettamente. Voi siete forse un rendilaio, che
non avete altra ricchezza che il vostro portafoglio e prestate a dei privati o allo
Stato. Non posso entrare nell'esame di colali mezzi di produzione, ci esigerebbe
investigazioni vessatorie. Mi astengo dunque dal domandarvi conto dei mezzi
coi quali vi procurale un reddito, ed arrivo al medesimo scopo facendo questo
ragionamento : Voi pigliate a pigione un appartamento di 5,000 franchi ; cip
mi fa congetturare che voi avete tale reddito, datemi dunque tanto per cento di
questa pigione .
dunque essenzialmente coll'imposta che lo Stato perviene ad ottenere quello
che gli uecessario. Ora, siccome a misura che l'incivilimento si esteso e che
le relazioni fra gli Stati si sono moltiplicate, i bisogni pubblici hanno annientali),
i governi, che sono stati per lunghissimo tempo in una grande ignoranza delle
sane teorie economiche, hanno sovente impiegato mezzi ributtanti per ottenere
i redditi che loro occorrevano. Essi hanno sovente abusato della forza, dello
potenza per empire le casse del tesoro. Da ci, fatti diversi che hanno dato luogo
a discussioni eccessivamente animale, che hanno sollevalo anche fra gli econo
misti le opinioni pi contraddittorie in materia d'imposte, lo non faccio qui al
lusione alla storia antica della scienza; no: anche oggid e nei libri che sono i
pi reputati, nelle opere che sono tra le mani di lutti s'incontrano a questo ri
guardo le idee pi opposte, e permettetemi di dire le pi strane. Poich avviene
di codeste questioni come d'altre molte.- alle nozioni puramente scientifiche sono
venute ad aggiungersi le prevenzioni, i pregiudizi! o gl'infatuamenli della storia
e della politica, ed allora la vera dottrina, la vera teoria, ha fatto naufragio nel
pelago della discussione.
Da un lato voi sentite uomini chiarissimi dire che l'imposta la cosa pi
UTILIT DELLE IMPOSTE. LKZ. I. 319
Io domander agli autori ai quali facciamo allusione, che cosa essi pensino
dell'ipotesi seguente. Dei socii si riuniscono per fabbricare della polvere da sparo;
stabiliscono 10, 15, 20, 50 fabbriche vicine le une alle altre; pensando nel me
desimo lempo che fra gli altri accidenti da temersi, vi sono pur quelli che pu
cagionare il fulmine, la prima condizione sembra loro quella di piantare dei para
fulmini. Ma invece di andare a cercarli lontano , li fanno fabbricare essi mede
simi; hanno degli operai per farli, altri per collocarli; hanno inoltre dei sorve
glianti i quali guardano i dintorni ed impediscono che dei fanciulli o degli im
prudenti non si accostino con del fuoco. Ora il danaro impiegato a stabilire
quella fabbrica di parafulmini, a pagare quegli operai, quei sorveglianti desso
impiegalo come capitale o come reddito? Evidentemente gli autori dei quali io
parlo risponderanno che danaro impiegato come capitale, ugualmente che il
danaro impiegato a comperare del carbone, del nitro, ed altri ingredienti per
fabbricare la polvere , ugualmente che il danaro impiegato da un agricoltore
ad assiepare dei prati dove non vuole lasciare entrare i bestiami, o a pagare
dei campai i quali sorveglino i suoi ricolti durante la notte.
Ora, l'applicazione evidente, ed chiaro per conseguenza che quando il
governo paga coll'imposla l'esercito, la polizia, i magistrati, l'amministrazione,
ecc., il danaro che esso impiega ugualmente impiegato come capitale.
Sono queste le nozioni pi elementari della scienza. II governo produce in
differenti maniere. Esso concorre indirettamente a tutta la produzione sociale
senza nulla eccettuarne ; e la dimostrazione ne facile : sopprimete la forza
pubblica e la legge, e poi ditemi che cosa accadrebbe di tutta la produzione so
ciale. Esso interviene dunque come una cosa della quale non si pu fare di meno.
Ora, si dir egli di una cosa senza la quale non si potrebbe agire, che essa non
concorra all'azione?
In secondo luogo, .esso produce direttamente. Che cosa sono tutte le strade,
che cosa sono tutti i (lumi resi navigabili, i canali, i porli di mare, se non al
trettante macchine, la propriet delle quali appartiene all'intiera societ? La
strada da Parigi all'Havre, il canale dal Rodano al Reno, sono macchine che
appartengono al paese e che lo Stato ha fatte pel servigio di tulli.
Qui si presenta un altro ordine di idee. Quando si parla di spese pubbliche,
quando si parla dell'azione governativa, non si riguardano mica le cose in tutta
la loro estensione se vogliasi collocarsi solamente al punto di vista ristretto ed
esclusivo della sicurezza. Lo Stato non ha esso altra missione se non quella di
impedire la lotta sanguinosa degli interessi individuali, se non di proteggere
ciascuna individualit? Per me credo, che esso abbia una missione pi elevata.
Lo Stato l'associazione generale; se protegge le individualit, deve nel tempo
stesso pensare allo sviluppo ed al progresso dell'associazione generale. Esso per
cos dire, il consiglio d'amministrazione della societ civile, ed per questo che
esso non si contenta della produzione indiretta e si dedica alla produzione
diretta.
Perch non ha esso detto: Ecco dei soldati, ecco dei tribunali, ecco delle
leggi: adesso vi proibisco di farvi del male gli uni agli altri; il mio ufficio
compiuto. Volete voi comunicare fra voi? Fate delle strade; volete voi navigare?
Fate dei canali .
A che saremmo noi ridotti, se lo Stato si fosse pienamente rimesso all'azione
6*22 p. rossi.
soro pubblico, lo Stato domanda un'imposta, la maggior parte della quale entra,
non gi nella sua cassa, ma in quella di una classe di privati che si trovano
cos favoriti da un ingiusto privilegio.
LEZIONE II.
Dell'assetto dell'imposta ; regole generali che non bisogna mai perdere di vista nell'as
setto dell'imposta. Esse riduconsi a quattro: La prima , the l'imposta deb-
h'essere fondata sul principio dell'uguaglianza. La seconda , che non deve mai
colpire il capitale, ma solamente il reddito.
gersi verso quelle che ne fossero Ubere, e ne risulterebbe una perturbazione pro
fonda nel movimento e nella direzione del capitale 'sociale.
cos che nei paesi dove i possessori di terre nobili erano esenti da ogni
imposta, i plebei cercavano di acquistare il possesso di una terra nobile, unica
mente per arrivare a non pagare imposte; e quando, sotto l'antico reggime, per
non parlare che del passato, si facevano tante beffe di coloro i quali compera
vano lettere di nobilt, si aveva torto di non vedere in ci che un sentimento di
vanit. Non erano mossi solamente dalla vanit i compratori di lettere di no
bilt; erano mossi pur anche dal desiderio di non pagare imposte. Essi compe
ravano dunque un privilegio, e quando davano al governo mille scudi, suppongo,
per ottenere una pergamena, era assolutamente come se avessero fallo seco lui
un conlratto nel quale avessero detto: Invece di domandarmi tanto ogni anno,
fatemi un ribasso, e vi dar mille scudi subito . Essi facevano lo stesso di colui
il quale redime una rendila perpetua.
Voi lo vedete dunque, quando l'imposta disuguale, non solamente non
giusla in s, perch, lo ripeto, la protezione essendo comune a tutti, ciascuno
deve concorrere al mantenimento dell'edifcio sociale; ma nel tempo medesimo
perturbatrice in economia politica, vale a dire che spinge i capitali e il lavoro in
una direzione artificiale e rende io conseguenza i fenomeni economici difficili e
complicati; difficili, io dico, e complicali, poich so bene che la forza delle cose
pi potente che la volont umana ; so, e noi lo vedremo pi chiaramente io
appresso, che sovente questo equilibrio che gli uomini volevano turbare si rista
bilisce loro malgrado. Ma non si ristabilisce se non con grandi giri, e quasi
sempre a scapito di una certa somma di forza sociale che in quei circuiti a
trova inutilmente impiegata.
L'uguaglianza in materia d'imposta non dunque solamente un principio di
giustizia, pur anche un principio di saggezza ih economia politica, un prin
cipio di sana amministrazione della fortuna pubblica e privata.
Non bisogna luttavolla farsi nessuna illusione. L'uguaglianza una regola
verso la quale l'imposta deve sempre tendere, ma che essa non pu mai rag
giungere compiutamente, perch i mezzi di stabilire una perfetta uguaglianza fra
i contribuenti oltrepassano, io credo, la possibilit delle cose umane.
Che cosa occorrerebbe difatti affinch codesta uguaglianza perfetta potesse
essere raggiunta? Occorrerebbe che il legislatore conoscesse, con una compiuta
esattezza, il reddito di ciascun contribuente. Allora, senza dubbio, egli potrebbe
dire: Voi avete tutt'insieme un reddito di un miliardo (suppongo)j io governo,
ho bisogno di dugento milioni; ciascuno di voi mi dar dunque il quinto del
suo reddito netto. Colui il quale ha un reddito netto di mille franchi mi dar
dugento franchi; colui il quale ha un reddito netto di diecimila franchi me ne
dar duemila .
Questo facile a farsi sulla carta. Jla chi che conosce perfettamente il
reddito netto generale ed il reddito netto di ciascun privato? Nessuno, poich
i possessori i quali ne godono, non ne hanno sovente essi medesimi che un'idea
confusa: vi sono poche persone che conoscano coll'estrema esattezza il proprio
reddito, e se ne troverebbero poi anche meno che volessero dichiararne l'am
montare eoo intiera franchezza.
Se si potesse dirigere la questione a ciascun contribuente, e se ciascun con
COLLOCAZIONE DELLE IMPOSTB. LEZ. II. 627
'ti L'autore aveva evidentemente in vista una legislazione anteriore a quella del
1833, che regolava gi, e regula tuttora la materia. Sola degli Edit. frane.
630 T- ROSSI.
temi 6 per cento ; egli non ha avuto l'intenzione di stabilire un'imposta pro
gressiva, non ha voluto stabilire che una imposta proporzionale. Egli ha detto a
colui il quale non paga che 150 franchi di pigione: lo presumo che il vostro
reddito non sia al di sopra di tanto ; a colui il quale paga 5000 franchi di pi
gione: Io presumo che il vostro reddito non si al dissolto di tanto. Ora sic
come ciascheduno deve pagare in ragione del proprio reddito , voi mi darete
tanto, e voi tanto . Vedete che in fondo questa un'imposta proporzionale piut
tosto che progressiva.
Checch u sia, il fatto sta che l'imposta progressiva seguendo una serie li
mitata, pu concepirsi; ma che l'imposta progressiva illimitata non possibile,
perch condurrebbe prontamente alla distruzione dei capitali.
La seconda regola che noi abbiamo indicato, che l'imposta, come principio,
deve gravare sul reddito e per nulla sul capitale. Qui importa di spiegarsi bene.
Voi troverete in pi di un libro , e debbo dirlo malgrado la mia profonda
ammirazione pel suo autore, voi troverete anche nel libro di Ricard, che l'im
posta nuoce all'accumulazione dei capitali. mestieri spiegarsi bene, poich se
la scienza deve dire la verit , non per questo deve cadere nella scempiaggine.
Quindi io suppongo che oggi una nazione abbia 1000 di reddito netto al
l'anno. Ecco il suo reddito netto, dopo pagate le spese di produzione diretta, e le
spese di produzione indiretta, vale a dire, le imposte. Intanto forse mi si dira:
se essa non pagasse imposte, avrebbe un reddito netto pi forte . Senza dub
bio, supponendo le imposte di 500, se non pagasse nulla affatto, avrebbe 1300
di reddito netto, invece di 1000 solamente che ha oggid. La cosa chiara. Ma
se essa non pagasse i lavoratori, invece di 1300, avrebbe forse 1800; e se non
pagasse nemmeno i capitalisti, se potesse in fine produrre due volte a miglior
mercato di quello che essa fa, avrebbe un reddito netto anche pi elevato. Queslo
evidente, ma non prova assolutamente nulla, se non che bisogna cercare di
produrre al miglior mercato possibile, sia rapporto alle spese dirette, sia rapporto
alle spese indirette, vale a dire, alle imposte.
Perci, se vogliasi dire che l'imposta leggiera vale meglio che l'imposta pe
sante, questo perfettamente vero, ma il ragionamento non ha altra conseguenza.
Intanto alla nazione la quale ha 1000 di reddito netto, dopo pagate le spese
di produzione ed una certa misura d'imposte, sopravvengono nuovi bisogni dello
Stato. Scoppia una guerra, per esempio, il governo ha bisogno di nuovi aiuti,
ed allora domanda 200 d'imposta di pi. Ci posto, sui 1U00 che rimauevano,
non rimangono pi che 800. Bisogna rivolgere l'attenzione a questo.
Quel reddito netto di 1000 che la nazione aveva prima, come si distribuiva
esso? S'impiegavano 700, suppongo, in consumazioni annuali, e vi erano 500 che
si accumulavano ed aumentavano la ricchezza nazionale. Oggi il governo, per ef
fetto dei nuovi bisogni sopraggiunti, domanda 200 di pi, che cosa succeder?
Pu darsi che la consumazione rimanga la medesima. Allora, invece di eco
nomizzare 500, non se ne economizzeranno che 100. Ma pu anche darsi che
i contribuenti, invece di consumare 700, restringano la loro consumazione a 600,
per esempio, ed allora rester un risparmio di 200. Quantunque l'imposta sia
cresciuta di 200, il risparmio non sar diminuito che di 100.
Supponete adesso che sopravvengano ancora dei bisogni nuovi. La guerra
cominciata l'anno passato si prolunga e diventa sempre pi costosa, bisogna
COLLOCAZIONE lhl.l.K IMPOSTI!. LtZ. II. t>31
LEZIONE III.
sia uno stimolante per l'industria come lo sarebbe il dirlo dell'obbligo imposto
ad un imprenditore di tenere una guardia la notte nei suoi magazzini: una
spesa della quale egli farebbe di meno assai volentieri: assolutamente come si
dicesse che le palizzate che si obbligato di piantare per guarentirsi dalla cupi
dit altrui sono incoraggiamenti all'industria. 11 governo non riscuote quelle im
poste che per fare la guardia alla societ. Ora, fare la guardia alla societ una
cosa di prima utilit; un servigio indispensabile reso al corpo sociale ed alla
stessa industria; ma non ci si venga a dire che cotale spesa, resa necessaria dulie
passioni umane, uno stimolante per l'industria, poich, lo ripeto, se noi potes
simo far di meno di porte, di serrature, di palizzate, ecc., sarebbe un risparmio
eccellente. Parimente sarebbe un vantaggio per lo Stato se potesse far di meno
di esercito, di polizia, di giustizia, ecc.
Resta dunque la porzione d imposta che lo Stato riscuote per intraprendere
e creare, come amministratore e gerente della grande associazione, cose che i
privati non potrebbero eseguire: tali sono le vie di comunicazioue, le strade , i
canali, i ponti, i porti, ed altri stabilimenti di pubblica utilit. Ora non si pu
dire che le imposte domandate a tale scopo sieno degli stimolanti per le altre in
dustrie; servono a creare esse medesime delle industrie che bisogna apprezzare
come si apprezzano tutte. Se i lavori che colali imposte alimentano danno un
prodotto (e questo non si valuta solamente in lire, soldi e denari), se danno un
prodotto, un proDlto sociale superiore alla spesa e superiore a quanto l'industria
e gli sforzi privali avrebbero potuto fare colla medesima quantit di ricchezze,
l'operazione utile; nel caso contrario, essa non lo . evidente che se il governo
non ottiene con una spesa di 10 se non quello che l'industria privata otterrebbe
con una spesa di 5, l'operazione cattiva, come evidente che se il governo
agisce o pi economicamente, o pi prontamente, o in una maniera pi certa,
o facendo ci che i privati non farebbero, l'operazione buona.
Non bisogna dunque appagarsi di parole. Non bisogna accettare le opinioni
di coloro i quali hanno dichiarato che tutti i governi erano altrettante ulceri e
tutte le imposte altrettanti flagelli, come non bisogna accettare le opinioni di co
loro i quali hanno riguardata l'imposta come uno stimolante della ricchezza na
zionale, come una specie di panacea universale che non si polrebbe mai mini
strare abbastanza ai popoli per la loro felicit.
L'imposta deve dunque essere moderata, proporzionata ai mezzi dei contri-'
buenti; ma per giudicare del suo quantum, voi comprendete che non bisogna
mica fidarsi dei numeri. Quando vi si avr detto che in tal paese l'imposta di
10 milioni, ed in tal altro di 10 milioni ugualmente, quale conseguenza ne rica
verete voi? Nessuna, se non sapete niente di pi.
Ma io vado pi oltre. Quando vi si avr detto, che in tal paese, l'imposta
divisa pel numero degli abitanti di 30 franchi a testa, che in tal altro non
che di 15 franchi, che in un terzo ascende a 60 o 70 franchi, voi non potrete
ancora ricavare nessuna conseguenza, se non ne sappiate da vantaggio. Poich,
per giudicare che cosa sia quell'imposta, non si tratta gi di conoscere la quan
tit di danaro che il governo riscuote, ma si tratta, prima di tutto, di conoscere
il rapporto della somma pagata col reddito di coloro che la pagano. Per gl'indi
vidui, voi lo comprendete sull'istante; se vi si dice: Il tale individuo ha 10,000
franchi di rendita, gli si domuudauo 500 franchi d'imposta; tal altro ha 100,000
656 p. uossi.
di rendita, gli si domandano 5000 franchi : non vi cosi tristo matematico il
quale non possa conchiudere che ambiduc pagano la stessa quantit d'imposte.
Si pu facilmente sapere di alcuni individui quale sia il rapporto fra l'im
posta che pagano ed il loro reddito personale. Almeno vi sempre una persona
che lo sa, quello che paga. Ma per lo Slato, per la massa dei contribuenti,
una cognizione pratica infinitamente pi difficile ad acquistare. Sappiamo bens
che i 53 milioni circa di abitanti che costituiscono il popolo francese, pagano
presso a poco un miliardo e mezzo, non comprese le spese che non sono nel bi
lancio generale, per modo che si pu dire che ciascun francese in termine me
dio paga 30 e qualche franco d'imposta. Ma anche questa una cognizione,
mollo superficiale. Gl'Inglesi pagano pi di 60 franchi.
Frattanto io sono disposto a credere che. le imposte sieno pi gravi, sieno
proporzionatamente pi furti in Inghilterra che in Francia. Nondimeno conchiu-
def io da questi numeri che realmente gl'Inglesi paghino due volte pi imposte
che i Francesi? Ne conchiuder io in altri termini, poich la questione sta qui,
che l'imposta due volte pi grave per un Inglese che per un Francese? So bene
che il primo pnga due volle tanti scudi; ma per questo l'imposta dessa il dop
pio pesante in Inghilterra che in Francia ?
Ne dubito assai. Sono piutlosto inclinato a credere che il rapporto di 50
presso di noi, e di 60 in Inghilterra colla ricchezza generale, tale che, se po
tessero aversi gli elementi necessarii pe.r [stabilire una simile comparazione, si
sarebbe forse condotto a riconoscere che mentre i Francesi pagano 50 franchi,
gl'lngresi non ne pagano relativamente che 40 invece di 60.
Parimente andate in Svizzera: se voi eccettuate un Cantone, il quale ric
chissimo, e paga quasi 50 franchi,' che cosa pagano gli altri ? 10 franchi, 12
franchi: ve rie ha anzi uno il quale non paga che 6 franchi. Ebbene: troverem
mo noi uno dei nostri dipartimenti, almeno prendendo la media, il quale vo
lesse far cambio come ricchezza nazionale con uno di quei Cantoni che pagano
7 o 8 fr. d'imposta? No, ciascuno dei dipartimenti francesi pi ricco, ha un
suolo pi fertile, capitali pi abbondanti, un'industria pi sviluppala, paga i
suoi 50 franchi con altrettanta facilit che i Cantoni, dei quali parliamo, ne pa
gano 7 o 8.
L'imposta deve dunque essere apprezzata dalla proporzione che c' fra la
contribuzione pagata e la somma dei redditi sulla quale riscossa. Ed a questa
occasione voi vedete come gl'interessi del governo , come percettore d' im
poste, sono perfettamente d'accordo cogl'iuleressi generali e coi veri principi!
dell'economia politica.
Il governo percepisce 1' imposta sul reddito. D' onde esce il reddito ? Esce
dalle tre sorgenti della produzione: noi l'abbiamo detto cento volte, l' insieme
dei salarli, dei profitti e della rendita territoriale che lo costituisce. Il reddito ha
dunque la sua sorgente nella produzione.
Intanto si pu produrre pi o meno caro. Liberale l'industria dalle sue pa
stoie, impiegate da un lato l'associazione, dall'altro il potere delle macchine, e
voi otterrete risultati che , del resto , colpiscono gli occhi di tutti. Bisognerebbe
oggid essere cieco del tutto per non vederli; noi siamo tulli lestimonii che le
spese di produzione diminuiscono straordinariamente. Ebbene! sotto il rapporto
dell'imposta, questo un bene o un male ?
COLLOCAZIONE DKLLK IMPOSTE. LEZ. III. 637
crescimento d'imposta che non torna di alcuna utilit, poich non serve che a fare
entrare le contribuzioni nelle casse del tesoro. una spesa la quale scompari'
rebbe quasi compiutamente, se potesse esservi in ciascun dipartimento un pre
posto presso il quale tutti i contribuenti andassero a depositare le loro imposte.
Si cade qualche volta a questo proposilo, o per meglio dire, poich bisogna
essere giusto in lutto, si cadeva qualche volta a questo proposilo in singolari
errori, che non davano nell'occhio, perch niuno si era mai dato la pena di ri
guardare. Mi sovvengo che in un paese ai cui abitanti non si dura certo l'accusa
di non saper calcolare, in Ginevra, esisteva un dirilto di ponte, un pedaggio che
costava 30 o 40 per cento di spese di percezione. Fu questo il miglior argo
mento che si pot mettere in campo per far cadere quell'imposizione.
L'arte di riscuotere l'impuzia il talento pi necessario ai finanzieri, e bi
sogna rendere questa giustizia a quelli di Francia e d'Inghilterra, che, da venti
cinque anni, essa ha fallo nei due paesi grandissimi progressi, lo non voglio
affermare che noi ne abbiamo raggiunto l'ultimo termine, poich non bisogna mai
disperare del progresso in qualsivoglia cosa; ma vero che le spese di perce
zione sono stale ridotte,- in molli Stali, ad una misura infinitamente pi bassa
di quella a cui fossero venticinque anni addietro. Il modo di percezione volon
taria, come il modo di percezione coattiva stalo sempliDcalo. 11 tesoro riceve
dunque di pi ed il contribuente pnga di meno.
Quando noi entreremo nei particolari dell'imposta vi presenteremo a questo
proposilo alcuni numeri comparativi fra diversi Slati, e voi vedrete quanti pro
gressi abbia fallo, non dico propriamente parlundo l'economia politica, ma la
scienza delle finanze, nel corso degli ultimi 25 anni in parecchi paesi, ed in par
ticolare nel nostro.
LEZIONE IV.
Difficolt pratiche che incontra il governo allorch vuol fare contribuire i cittadini in
una maniera equa, e proporzionalmente ai loro mezzi Enumerazione delle im
poste esistenti In Franoia. Si dividono in contribuzioni dirette ed in coniribu-
zioo indirette. La pi importante delle contribuzioni dirette l' imposta fon
diaria. Sistema dei Fisiocrati in Fatto d'imposta fondiaria. Altre opinioni ugual
mente errouee su questo soggetto.
diamo dovere introdurla qui sotto forma di episodio. Ci basti di ricordare che
oggimai non vi forse un'imposta la quale non sia stata provala. L' immagina
zione fiscale la pi feconda e la pi ardita sarebbe invano posta alla sfida d'in
ventare qualche cosa di nuovo in questa materia. Tutto stato lassato , le per
sone come le cose, le cose come gli ulti, i fatti positivi come le ommissioni;
e si perfino arrivati a trarre partito dalle passioni, e dagli errori del
l' uomo.
Ondech si messa l'imposta sulle terre, si messa l'imposta sui consu
matori, sulle importazioni, le esportazioni, il transito delle mercanzie, sul possesso
di certi animali, come cavalli e cani, si sono provate quelle che sono state chia
mate imposte di lusso, gli alti di trasferimento della propriet, tutto in lini'
stalo assoggettato all'imposta, e non se non da pochi giorni che non si riscuole
pi presso noi una tassa la quale era prelevata .siili" ignoranza e sopra una pas
sione: intendo parlare del giuoco del lotto. Sono quaranl'anni che un economisla,
lo ha definito con ispirilo e con ragione : L' imposta diretta prelevata sull'i
gnoranza .
Ma il fatto pi rilevalo del sistema delle imposte, prima della rivoluzione del
1789, era la disuguaglianza. Vi erano classi inliere che andavano esenti da
contribuzioni. Cos, in Francia, la nobilt non pagava alcuna imposta. Essa
credeva pagare il suo debito col servigio militare, quantunque escludesse la plebe
'da tutti i gradi. Questo privilegio, il quale non era particolare alla Francia, era
evidentemente una derivazione della feudalit.
La Rivoluzione ha stabilito, fra gli altri principii fondamenlali, quello oggi-
mai accettato , incontestabile ed incontestato , della uguaglianza dell' imposta,
della contribuzione di ciascuno ai bisogni dello Slato, proporzionalmente alla
sua fortuna. Non vi ha dunque pi presso di noi difficolt alcuna in quanto al
principio, ma solamente in quanto all'applicazione. Lo scopo verso il quale si
deve tendere ora determinato ; rimangono a cercarsi i mezzi di avvicinarsene
quanto pi sia possibile. Io dico avvicinarsene quanto pi sia possibile, perch
ho detto sovente, e lo ripelo, , io credo, al di sopra delle forze umane Ji rag
giungerlo completamente e con perfetta certezza.
Sar dunque utile, studiando la teoria dell'imposta di confrontare i fatti quali
succedono in Francia, e di paragonare coi dati della scienza le imposte secondo
la loro classificazione nel nostro sistema di contribuzioni, soprattutto quando,
invece di occuparci di ciascun particolare, cercheremo di raggruppare insieme le
imposte analoghe; poich si iia sempre per iscopo di non colpire che il reddito,
e questo con proporzione ed uguaglianza. La questione dunque di sapere se,
nella scelta della materia imponibile, nell'assetto dell'imposta e nel modo della
distribuzione, siasi e- no andato il pi vicino possibile arto scopo complesso che
si irallava di raggiungere.
Io credo che sarebbe superfluo esporre qui per minuto il sistema dell'im
posta, quale esso stabilito dalla legge. Mi contenter dunque di rammentare che
vi souo presso noi le contribuzioni dirette e le contribuzioni indirette. Le contri
buzioni dirette sono quelle che il legislatore domanda nominativamente a tali e
tali contribuenti, quelle che souo percepite secondo un ruolo e che sono di
mandate direttamente alla persona del debitore che lo Stato si dato. Si chia
mano, al contrario contribuzioni indirette, quelle che il governo riscuote in oc-
Econom. Tomo IX. 41.
642 v. rossi.
castone di un certo fatto, senza impacciarsi di sapere da chi cotal fatto provenga,
a chi serva, a chi profllti. Cos io mi presento alla burriera di Parigi portatore
di un oggetto che deve il dazio di consumo-, non si tratta di sapere chi io mi
sia, non si tratta di sapere se io voglia introdurre quell'oggetto nel recinto della
citt o per me o per un'altra persona. Tutto questo affatto indifferente. in
occasione di questo fatto, l'entrata in Parigi di un oggetto determinato,
che bisogna pagare il dazio di consumo. L'imposta si domanda dunque alla cosa;
e poi su chi ricade essa definitivamente? Ricade su colui che la paga material
mente, o su colui che ha prodotto l'oggetto in occasione del quale si paga, o su
colui che consuma cotale oggetto? oppure si ripartisce in una certa proporzione
fra tutte queste diverse persone? In ci sta la questiona economica.
Vi sono dunque delle imposte dirette e delle imposte indirette. Le prime sono
l'imposta fondiaria, la contribuzione personale e mobiliare, la contribuzione
delle porte e finestre, quella delle patenti, e voi potete aggiungervene una quinta,
se volete distinguerla dall'Imposta fondiaria, intendo parlare della tassa sulle
miniere. Le imposte indirette sono prima quelle che si mettono sulle bevande.
Perch? un prodotto agricolo. Non sono forse lo stesso le bevande come il
grano, come la robbia, come le barbabietole o qual si . voglia altro prodotto?
Anche questa una questione che noi dovremo esaminare. L'imposta sulle be
vande, quantunque mascherata sotto le forme dell'imposta indiretta, dessa real
mente indiretta o diretta? Ove se ne giudichi dalla forma, non un'imposta
diretta. Ma da chi dessa supportata (poich sta In ci, lo ripeto, la questione
economica e finanziaria in materia d'imposta), da chi sopportata? Dal proprie
tario di vigneti, dal Ottaiuolo, dal commerciante di vini, o dal consumatore?
nullameno un'imposta indiretta, pel motivo che riscossa all'occasione di un
certo fatto, senza curarsi di sapere nell'interesse di chi cotal fatto abbia luogo,
n quale ne sia l'autore.
Sono parimente imposte indirette i dazii di dogana, si tratti poi del dazio
d'importazione, del dazio d'esportazione, o di un'imposta deplorabile che alcuni
Stati si permettono, l'imposta sul transito. Lo stesso dicasi dei diritti di mu
tazione e di tutti i diritti di registro. bens vero che vi ha in questi un debi
tore, bens vero che se questo debitore non paga la rega sa a chi essa deve
rivolgersi, ma il diritto di mutazione ugualmente una tassa riscossa all'occa
sione di un certo fatto, che pu accadere o non accadere, che pu accadere ad
uno o non accadere ad un altro. Vi in conseguenza quella eventualit relativa
alle persone, la quale costituisce la contribuzione indiretta. Frattanto, come
voi lo vedete, quando vi ha tassa di mutazione propriamente delta, un'imposta
collocata in certo modo dalla sua natura fra le imposte dirette e le imposte
indirette.
Abbiamo in seguito la posta delle lettere, le tasse sulle carrozze pubbliche, le
tasse sulla navigazione interna, che sono parimente imposte "riscosse, non in
modo regolare sopra un quadro nominativo, ma in occasione di un certo fatto.
L'imposta diretta la pi rilevante, soprattutto in economia politica, quella
che soHeva le questioni pi diffcili e pi complicate, ed a proposito della q"ale
i migliori economisti e lo stesso Smith sono caduti in errore, l'imposta fon*
diaria.
Io non parler qui di quei governi ignoranti di qualunque scienza economia
IMPOSTA FONDIARIA. LBZ. IV. 648
sulle terre di seconda e di prima qualit. Chi profitter di questo grande bene
ficio? Lo Stato non lo percepir; il fittaiuolo potr goderne infino a tanto che
dureranno i contratti; ma una volta che questi saranno spirati, il proprietario
aumenler d'altrettanto il Dito delle sue terre.
Si vede dunque che pu accadere che jl governo, per riscuotere 10 imponga
realmente 30, o 40 che non entrano nelle sue casse. Se tutta la somma arri
vasse al tesoro, la si ritroverebbe e si direbbe nella legge dei conti: Yi ha tale
sopravanzo; si pu diminuire l'imposta in proporzione, Ma, lo ripelo, noq
succede cos, Il governo domanda ed ottiene effettivamente 10, ma non vede
che con queslo esso ha prodotto una tale elevazione nei prezzi delle derrate, che
reagisce su tulle le terre di buona qualit e produce un sovrappi che entra
nelle casse dei proprietarii fondiarij.
Ora, in questo caso, diminuire l'imposta, forse fare un regalo ai proprie
tari fondiarii? Al contrario privarli di un beneficio, e sollevare i contribuenti
di quello che pagano al governo e di quello che pagano ad altri.
Non il solo esempio in cui si verifichi questo effetto indiretto dell'imposta.
Ne indicheremo degli altri; ma, intanto, questo basii per mostrarvi quanto co-
deste questioni sieno complesse, e quanto gli effetti indiretti di una operazione
che si prova sono sovente pi considerevoli che i suoi effetti diretti,
Tutti gli aforismi che sono stati posii innanzi non sono dunque pi esatti
gli uni degli altri. vero che qualche volta, mettere un'imposta, gli espro
priare in parte il proprietario, e diminuirla, fargli un regalo; ma importa di
stinguere j casi gli uni dagli altri ed analizzare severamente tutte codeste que
stioni. quello che noi cominciercmo a fare nella prossima seduta.
LEZIONE V.
difficilissimo assettare l'imposta io modo ragionevole. Idea del catasto. Casi
nei quali l'imposta fondiaria arricchisce i proprietarii a scapilo dei consumatori.
Casi in cui pagata per intiero dai consumatori, ma senza heneficii pei pro
prietarii. Casi in cui pagala in parte dai consumatori, ed in parte dai pro
prietarii. Casi in cui non colpisce che la rendita solamente. Perch un'im
posta fondiaria fissa e determinata una volta per sempre sarebbe ingiusta. In con-
chiusione, contenuta in limili moderati, tale imposta ragionevole, utile e comoda.
dei quali 300 entrano nelle casse del tesoro, e 150 in quelle dei due ultimi pro
prietari)'. Il consumatore, in questo caso, paga pi che l'imposta.
del resto una pura ipolesi, poich, in nessun paese del mondo, questo si
stema sialo messo in applicazione.
Supponiamo adesso che l'imposta, ancorch assettala secondo il dato del
l'estensione delle terre imponibili, tenga conto nel medesimo tempo della fertilit
pi o meno grande del suolo, e si proporzioni a questa fertilit.
In questo caso essa ricadr pur sempre intieramente sul consumatore , ma
quest'ultimo almeno non pagher nulla di pi; Don pagher un sovrappi a pro
fitto dei proprielarii.
Riprendiamo lo stesso esempio , ed un istante di riflessione baster per far
sentire la verit di questa proposizione.
Il coltivatore della terra d'ultima qualit, trovando a mala pena le sue spese
di produzione ne) prezzo del suo frumento , sar obbligalo di far pagare, come
nell'altra ipotesi, 11 franchi invece di 10; vale a dire che il consumatore pagher
l'imposta per lui-
Ma j coltivatori delle terre di seconda e di prima qualit non saranno pi
assoggettati all'imposta solamente di 100 franchi ciascuno, la qual cosa , come
abbiamo veduto , procurava nel nostro esempio un beneficio di 50 franchi al
primo, e di 100 franchi al secondo. Lo Stato, in questo caso, dice loro: Le
vostre terre sono della stessa estensione che la terra di terza qualit; voi comin
cerete dunque dal pagarmi 100 franchi, come quella, a motivo della sua esten
sione; poi, siccome l'imposta non fondata sull'estensione soltanto, ma pur
anche sulla fertilit, voi che coltivate la terra di seconda qualit la quale frutta
150 ettolitri di frumento, vale a dire frutta pi che quella di terza qualit , voi
mi pagherete 50 0|0 di pi dell'imposta, vale a dire 50 franchi; e voi, che col
tivale la terra di prima qualit la quale rende 200 ettolitri, vale a dire due volte
pi che la terra di terza qualit, voi mi pagherete met pi d'imposta, ossia 100
franchi di pi. Cos vi sar compensazione esatta fra il benefcio che voi ritirale,
perch l'imposta fondala sull'estensione e quel sovrappi che voi date a mo
tivo della fertilit .
Si vede dunque che, in questo caso, il prezzo del frumento aumenter come
nell'ipotesi precedente, e che sar sempre il consumatore quello che pagher l'im
posta. Ma almeno questa imposta sar riscossa per intiero dallo Stato , ed una
parte di essa qon ander ad arricchire i proprielarii delle terre di qualit su
periore.
Vi sar ripartizione del carico dell'imposta fra il consumatore ed il proprie
tario, se, nell'ipotesi che abbiamo indicata, le buone terre fossero tassate , non
solamente pi che le terre inferiori, ma in una proporzione pi forte che l'au
mento prodotto dall'imposta sul prezzo delle derrate.
Conserviamo sempre lo stesso esempio. Le tre terre, prima dell'imposta, ren
devano 2000 franchi, 1500 franchi e 1000 franchi. Si domandano alla prima
300 franchi d'imposta, alla seconda 200 franchi, ed alla terza 100 fraqcbi; che
cosa succeder? il coltivatore di quest'ultima sar ancora obbligato di rinunciare
alla coltura, o di vendere il frumento 11 franchi l'ettolitro invece di 10 franchi,
11 frumento prodotto dalle tre terre sar dunque venduto ancora 2200 franchi,
1650 e 1100. Ma i tre coltivatori dovranno pagare 100 franchi, 200 franchi,
b.ri P. 10831.
dente o decrescente del salarti e di profitti nel paese, noli per questo non
toccher sempre Ora di pagare 50, e nient'altro che 50.
Del resto, una tal misura altro non sarebbe in sostanza che una confisca
parziale.
Quindi, lo ripeto, mantenuta dentro giusti limiti, l'imposta fondiaria ragio
nevole, utile. quella che meno disturba il fenomeno della produzione; la sua
percezione facile, ma bisogner ben guardarsi dal considerarla come una ren
dita costituita dallo Stato sulla propriet fondiaria e di spingerla fino ai limili
della spoliazione.
LEZIONE VI.
Dell'imposta sulle case. importante distinguere, pel suo assetto, le case che si pos
sono riguardare quasi solamente come capitale, da quelle che bisogna considerare
ad un tempo come capitale e come terra. In tempi di prosperit, l'imposta sulle
case ricade Sui pigionanti. Quando al contrario la ricchezza e la popolazione di
minuiscono, essa pesa sui proprietari!. Dell'imposta sui profitti. L'imposta sui
profitti di alcune industrie solamente ricade sui consumatori, ma un'imposta ge
nerale e proporzionale su tutti i profitti sarebbe sopportata dai capitalisti.
aveva una corte dove risplendevano fra gli altri, il Tasso e l'Ariosto, e che sfog
giava tutto il lusso del Risorgimento, quindi i capitali si erano applicali, in
quella citt, all'industria di cui noi parliamo: una citt edificata come non se
ne edificano pi oggid. Intanto l'erba cresce nelle sue strade, ed i proprietarii dei
suoi magnifici palagi si slimerebbero assai fortunati di trovare cento scudi di
pigione di appartamenti che sarebbero appigionali , senza la minima difficolt ,
due mila scudi a Parigi.
F.bbene: in causa delle vicissitudini politiche, gli esempii simili sono forse
pi frequenti in Italia che altrove; ma non vi paese al mondo, in cui non se ne
trovino, perch non vi paese nel quale la popolazione sia rimasta esaltamente
accampata nei medesimi posti, dove essa lo stata un secolo o due. Anche nelle
conlrade pi floride, le circostanze commerciali, politiche od altre hanno sovente
spostalo le popolazioni.
Ma perch andare tanto lontano a cercarne delle prove? Rimaniamo in Parigi.
Forse la popolazione vi segue essa lo stesso movimento che vi seguiva uno o due
secoli addietro? Si trovano forse le famiglie che costituiscono la parte pi ricca,
pi splendida della societ nei quartieri che esse abitavano allora? Sono esse
tuttavia, come sotto Luigi XIII, nei Marais, nei quartiere della piazza Reale? No,
esse occupano oggid il sobborgo San Germano, ed anzi tendono gi ad abban
donarlo ed a passare il fiume dirigendosi verso le nuove edificazioni. Poco importa
di cercare le ragioni di questo fatto; ma non si vedono per meno sorgere quar
tieri nuovi sopra terreni che uomini ancora viventi hanno veduto compiuta
mente privi di case.
E non bisogna credere che la costruzione di questi nuovi quartieri provenga
unicamente dall'aumento della popolazione. Senza dubbio, ne questa una delle
molte ragioni; ma bisogna parimente tener conto della moda, del capriccio, di
una infinit di fatti che sarebbe difficile di analizzare.
Frattanto si presenta l'altro aspetto della questione. Se, da un lato, il pro
prietario della casa non pu spostare il suo capitale, dall'altro, il pigionante
dominalo da un bisogno di prima necessit. Si pu avere un appartamento un
poco pi o meno grande, si pu contentarsi di alcuni comodi di meno o aspirare
ad alcuni godimenti di pi, ma infine non si potrebbe far senza di un alloggio.
Si dunque dominato da un bisogno di prima necessit, ed in secondo luogo si
spessissimo sotto l'impero di un monopolio (sempre prendendo questa parola
nel senso che ho l'abitudine di darle, perch, in certi siti, i capitali, per quanto
estesi pur sieno, non possono moltiplicare gli alloggi in modo indefinito.
Quando si obbligato, da considerazioni qualunque, di abitare in una circo
scrizione determinata si evidentemente sotto l'impero di un monopolio. Credete
forse che i banchieri di Parigi e tulli quelli che appartengono al Banco non pa
ghino una pigione pi elevata, pel solo motivo che hanno bisogno di essere vicini
alla Borsa, vicini gli uni agli altri, vicini agli agenti di cambio? Se uno di loro
abitasse all'altra estremit di Parigi, i suoi negozii certamente soffrirebbero della
sua lontananza dal centro finanziario. Perci, quantunque quello che si chiama
il quartiere dell'alto commercio sia estesissimo e racchiuda un grandissimo nu
mero di case, non vi per meno un elemento di monopolio pei proprietarii di
quest'ultime, i quali sanno che, per amore o per forza, tutti i commercianti ver-
Eeonom. Tom. IX. 42
658 p. rossi.
ranno ad alloggiarsi in casa loro, e pagheranno loro mille franchi di pi amiche
essere obbligati di andare ad abitare altrove.
Da queste analisi risultano le due proposizioni seguenti.
Nei tempi che io chiamer ordinarii, ed, a pi forte ragione, nei tempi pro
gressivi di popolazione e di ricchezza, un'imposta sulle propriet fabbricate,
un'imposta sui pigionanti. Perch? Per una conseguenza di quello che ora ab
biamo esposto. Diratti, quel bisogno di prima necessita che i pigionanti hanno di
alloggiarsi, ha proporzionato le costruzioni alla richiesta. Ora, se voi mettete un'
imposta, il proprietario non potr senza dubbio spostare la sua casa, ma il pigio
nante non potr nemmeno rimanere in sulla strada. In questi casi, evidente
che il capitalista non dar mica il suo alloggio se non ne ritragga la misura or
dinaria dei profitti; dunque l'imposta sar sopportala dal pigionante.
Pu anche darsi che la misura delle pigioni ascenda allora in modo che vi
abbia una rendila territoriale pel suolo della casa. quello che succede in Parigi,
per esempio. Quando degli imprenditori comperano un lerreuo 100,000 francbi,
suppongo, per edificarvi due o tre case, segno evidente che hanno calcolato
che il prezzo delle pigioni fosse elevato in modo di coprire non solamente il ca
pitale, la casa, ma benanche il valore del suolo. Ebbene, che cosa rappresenta
questo valore del suolo'.' La propriet fondiaria. E la porzione aliquota della pi
gione della casa che copre quel valore del suolo, che cosa rappresenta essa? La
rendita territoriale. Vi sono in ci due cose, i protitti e la rendila, ed allora le
leggi economiche sono le stesse che per le terre.
Difatti, supponete che, per una ragione qualunque il prezzo delle pigioni di
minuisca, su di che cadr primieramente la diminuzione? Evidentemente sulla
parte afferente al suolo. Questo non ci d nell'occhio presso di noi, perch, lo
ripeto, il proprietario della terra e quello della casa sono ordinariamente riuniti
nella medesima persona, perch i due interessi sono confusi. Ma se vi fosse se
parazione di questi due interessi, si vedrebbe sempre mettere nelle convenzionila
clausola di non pagare al proprietario fondiario se non ci che rimanesse, de
dotto il profitto del capitale. Lo si farebbe, quantunque non se ne abbia l'abitu
dine per l'affitto, perch gl'impreuditori comprenderebbero benissimo quello che
noi abbiam detto, cio, che il filiamolo ha poco capitale fisso, e pu andare coi
suoi utensili, i suoi carri, i suoi strumenti, le sue sementi, i suoi bestiami, a sta
bilirsi altrove, mentre l'imprenditore di costruzioni non se ne va. Cosi essendo,
se egli dovesse stipulare Gome il filiamolo col proprietario del suolo, avrebbe cura
di mettere la clausola che egli, non pagherebbe che la differenza fra le pigioni ed
i. profitti del capitale.
Ecco perch, in Inghilterra, vi una forma di convenzione affatto particolare.
Siccome il patto di cui vi ho ora parlato difficile ad effettuarsi, i proprietarii
del suolo hanno detto agli imprenditori: Fate, io non vi domando nulla: im
piegate il vostro capitale sul mio suolo come voi l'intenderete meglio; solamente,
dopo un certo tempo, allo spirare di un certo termine, voi mi renderete il mio
suolo con tutto quello che vi si trover sopra .
Quindi, lo ripeto, in tempi ordinarii, ed a pi forte ragione, in tempi pro
gressivi di- popolazione e di ricchezza, un'imposta sulle propriet fabbricate pesa
sui pigionanti.
Se, al contrario, come nella ritta d'Italia Che abbiamo citata, la ricchezza e
IMPOSTA SULLE CASH. LEZ. VI. 659
LEZIONE VII.
Inconvenienti che potrebbe offrire un'imposta direltu sui profitti in generale. Di un'
imposta sulle rendite dello Stato. Stabilendola si lederebbe il capitale. Lo Stato
altronde avrebbe pi da perderci che da gaudugnarci. Impossibilit pratica di as
settare un'imposta generale e proporzionale su tutti i profitti.
Da tutto quello che ho avuto l'onore di dirvi nell'ultima seduta, risulta che
la teoria dell'imposta sui profitti in se medesima semplice e facile a compren
dere. Essa compendiasi in due proposizioni : la prima, che un'imposta sui proflli
di certe industrie solamente pagata dai consumatori ; la seconda, che ove si
potesse stabilire uq'imposta diretta e realmente proporzionale su tutti i profitti
in generale, ricalerebbe sui proprietarii del capitale i quali non avrebbero alcun
mezzo di scaricarsene, perch sarebbe loro impossibile di passare da un'industria
tassala ad un'industria non lassala.
In quest'ultimo caso, quali sarebbero dunque gl'inconvenienti che potrebbe
offrir l'imposta, sempre supponendo che fosse possibile di assettarla (e non di
menticate esser questa una semplice ipotesi); quali sarebbero, io dico, i suoi in
convenienti ? Prima , se essa fosse elevala, se togliesse ai capitalisti una parte
troppo considerevole dei loro proDtti, farebbe ostacolo all'accumulazione del ca
pitale, vale a dire all'elemento principale del progresso e della prosperit pub
blica, e questo non solamente a cagione della porzione di ricchezza che essa
togliesse ai capitalisti, ma eziandio perch toglierebbe ogni voglia di risparmiare
anche agli uomini pi abituati a farlo. Quello che ci spinge al risparmio, la
prospettiva dell'aumento di benessere che poir risultarne per noi e pei nostri
0 ,l. Ora, se voi arrivale, con una tassa troppo elevala, a prendere al piccolo
capitalista la porzione la pi chiara dei suoi tenui risparmi!, lo scoraggiamento
s'impadronir di lui, e si dir che tanto vale goder subito del capitale quanto
vederlo accrescersi cos lentamente.
Vi ha poscia una seconda conseguenza che il finanziere ed il legislatore non
debbono perdere di vista, ed io la cito tanto pi volentieri perch metto un
gran pregio a farvi notare, ogniqualvolta se ne presenta l'occasione, le gradazioni
che distinguono l'economia politica pura, razionale, dall'economia politica appli
cata, pratica. Ci che abbiam detto non domanda nessuna spiegazione ulteriore,
se voi supponete, come la scienza astratta, che non v'abbia effettivamente in
questo mondo che una grande officina di produzione, un grande mercato, e che
IMPOSTA SCI PROFITTI. LEZ. VII. 663
pre alla fortuna ed ai profitti dei pigionanti ? No. Qualche volta nn pigionante
quantunque meno ricco di un altro obbligato di pagare una pigione pi con
siderevole, perch le sue relazioni di famiglia o la sua posizione Io obbligano a
prendere un uppartamenlo pi vasto.
Non si raggiunge dunque mai compiutamente lo scopo; nullameno il solo
mezzo di percepire un'imposta^ se non affatto esatta, almeno approssimativa. Ma
una ragione di pi per contener sempre in limiti assai circoscritti le contribu
zioni di questa natura; poich siccome il loro assetto sempre imperfetto, quanto
pi sono elevale, tanto pi diventano sensibili gli effetti di quella loro imperfe
zione. Si correggono appunto mantenendole dentro giusti limiti.
a ' a e m
II.
DEL DEBITO PUBBLICO E DEL SUO RIMBORSO.
gj '"DCBS'O^ ^>
LEZIONE PRIMA.
Caratteri del debito puhblico. Ci che si chiama debito consolidalo e debito galleg
giatile. Quali soni) i principali inconvenienti e vantaggi dei prestiti pubblici.
aumenlo d'imposta sul sale, se egli non che finanziere, se non ha in veduta
che gl'interessi del tesoro, sceglier immediatamente l'ultimo modo, perch sa
benissimo che una contribuzione la quale sar pagata da 55 o 54 milioni di con
sumatori, che conta la Francia, per quanto leggera pur sia, render sempre di
pi che una lassa la quale non sar pagata che da 100 o 200 mila persone.
Del resto l'esperienza lo prova. In tutti i paesi in cui le imposizioni sodo
stale pesanti, si finito per colpire anche le cose le pi necessarie alla vita.
Vedete quale quantit immensa di oggetti di prima necessit stata sottoposta
a dei dazii di consumo in Inghilterra, quando ha bisognato portarvi tant'alto la
misura dell'imposizioni. giusto di aggiungere che una gran parte di codeste cose
sono di poi stute disgravale sotto l'amministrazione di Robinson e di Huskisson.
Sono imposte codeste dolorosissime e delle quali io gi ho indicato gli svan
taggi. Ora, che cosa fa un prestito? Esso previene, almeno in parie, questo grave
inconveniente, avvegnach esso permetta di non dimandare, almeno attualmente,
se non la somma necessaria per pagare gl'interessi, e di rimandare a tempi che
si sperano migliori il rimborso della sorte principale, mentre altrimenti occor
rerebbe dimandare subito l'intiero capitale.
Le classi lavoratrici hanno un doppio interesse in questa operazione. Da un
lato le imposte sono pi leggiere, dall'altro il prestito nei casi ordinarli, noo in
debolisce la domanda di lavoro, perch, come lo abbiamo spiegato, a meno che
non sia per fare dei lavori fuori del paese che si contragga il prestito, mediante
quest'ultimo, lo Slato fa una richiesta di lavoro che non avrebbe fatta senza
esso. La richiesta di lavoro rimane dunque presso a poco la stessa.
Un secondo vantaggio dei prestili, si che, quando vi ha sicurezza, buona ara
mi nislrazione, regolarit, gli effetti pubblici offrono un investimento sicuro e facile
ai piccoli capitali che disgraziatamente non hanno sovente la medesima facilit
che i grossi per investirsi, poich non possono farsi essi medesimi imprenditori;
sarebbe la loro rovina se volessero lottare contro i grandi capitali. Noi lo ab
biamo sovente spiegato, perch crediamo essere una delle cose essenziali a stu
diarsi nel tempo in cui viviamo. Cosi essendo, essi non hanno che due spedieoli:
l'associazione, della quale noi siamo ancora ben lontani dal conoscere a fondo
gli effetti teorici e pratici relativamente ad essi; oppure i fondi pubblici, che
sono una specie d'associazione, una societ di capitali che si p'restano allo Stato
invece di prestarsi all'imprenditore di un'opera particolare.
Quest'ultimo investimento ha questo di buono che non esige spese conside
revoli, che solido, che permette di ricuperare senza stento il proprio danaro e
d la facilit di aspettare occasioni favorevoli.
Perci, solto questo rapporto, i fondi pubblici hanno un'utilit grandissima.
Senza dubbio io preferisco sempre per le piccole economie le casse di risparmio;
ma arriver un momento in cui queste ultime non potranno pi far nulla per
queste piccole somme, ed in cui invece di avere 40, 50, 100, 200 milioni in
deposito, esse avranno 5 o 600 milioni; allora si presenter una grande que
stione, una fortunata questione, quella di sapere come investire quei capitali cosi
preziosi agli occhi dell'economia politica ed a quelli della morale, in modo che
trovino la giusta ricompensa alla quale hanno diritto.
Ebbene: io dico che, intanto i fondi pubblici possono offerire un mezzo con
veniente d'investimento.
CARATTERE DEL DEBITO PUBBLICO. LEZ. I. 673
LEZIONE U,
Del rimborso del debito pubblico. Occhiata sull'operazione della conversione delift
rendile in Francia. una questione di ecouoniia politica applicata. La que
stione teorica di sapere se possa essere ragionevole agli occhi della scienza
astratta, che un governo contragga un debito veramente perpetuo. La negativa
non potrebbe essere dubbia. Svolgimento. Dell'ammortizzazione. Sua ori
gine. Idea sulla quale riposa.
(1) L'Autore parla qui della conversione del 1825, operata da Villle. Sopra lWral"
lioni di rendite 5 per 100 dichiarate riducibili, 30,574,116 fr. passarono al 3 peri 00,
1,149,840 fr. al 4 d|2 per 100; il che non procur che un'economia annua di frDC
6,230.157. Nota degli Editori francesi.
CONVKBSIOXE DKLI.K RENDITE. LKZ. II. 677
Pochi anni dopo un papa, Innocenzo IV, decret un'operazione presso a poco
simile.
Ma questi piccoli fatti isolati dell'Olanda e della Corte di Roma rimanevano
molto oscuri; non se n'era tratta una teoria finanziaria. L'Inghilterra la prima
che abbia fondato un grande sistema su questi dati.
L'Inghilterra che aveva cominciato con un debito molto esiguo, era arrivata
ad averne uno di 6 miliardi e mezzo di franchi. La cosa cominciava a divenire
inquietante, e nello slesso tempo, in forza di quella lunga e sciagurata lotta della
quale molti di voi sono stati testimonii, essa aveva bisogno di ricorrere ogni
anno a nuovi prestiti ed a prestiti molto importanti. Occorreva dunque attirare
dei capitali, e per questo occorreva soprattutto rassicurare le immaginazioni.
Il dottor Price invent allora la teoria dell'ammortizzazione. Egli stabili che
mettendo ogni anno 1 0|0 del capitale preso a prestanza in una cassa destinata
alla redenzione del debito, ed applicando rigorosamente e severamente il princi
pio degli interessi composti, tutto il debito sarebbe stato estinto alla line di 55
anni; che in conseguenza era una fanciullagine lo spaventarsene, che se pigliasi
a prestanza 1 miliardo, 5 miliardi, 10 miliardi, poco imporla, non si ha mai che
una domanda a farsi: Abbiamo o non abbiamo noi il modo di pagare gli inte
ressi, pi 1 0|0 del capitale? Nel primo caso si pu improntare senza nessun ti
more: al fine di 55 anni, non si dovr pi nulla; nel secondo, non bisogna farlo.
Non dobbiamo dimenticarlo, e certamente questo non punto lusinghiero per
l'intelligenza umana, il governo inglese ha dovuto in parie all'influenza di questa
teoria se non ha incontrato nessuna difficolt, quando ha portato il suo debito da
6 miliardi e mezzo, come si trovava allorch la dottrina di Price si rese popo
lare, alla somma enorme di 15 miliardi, e di potere sempre contrarre i suoi
prestiti ad una misura assai ragionevole. Si istitu dunque la famosa cassa di
ammortizzazione che al termine di 55 anni doveva aver pagato tutto il debito del
l'Inghilterra: non ho bisogno di aggiungere che questo non stalo menomamente
pagato ed esiste sempre. stato diminuito, vero, di qualche parte, perch la
prosperit pubblica ha permesso di pagare l'interesse e di offrire il rimborso a
coloro che non volessero accettare una riduzione, ma certamente l'Inghilterra
anche oggid il paese d'Europa che ha il debito pi considerevole.
Come dunque succede che non sia estinto? Sarebbe forse vero che la dot
trina di Price fosse falsa in se medesima? No, come operazione aritmetica, non
c' nessuno che non possa provarne la verit. Le basi puramente aritmetiche del
sistema sono altrettanto irrecusabili quanto incontrastabili! che 2 e 2 fanno 4,
e come voi lo vedete, non vi era in esso, in sostanza nulla di nuovo. Era il pre-
sligio dell'esposizione, era il prestigio di quella specie di talismano offerto alle
immaginazioni nel momento in cui si credeva che la cosa pubblica dovesse pe
rire, quello che aveva fatto tanta impressione sugli animi.
Ma non meno vero per che l'ammortizzazione non ha estinto il debito in
glese , n molli altri ai quali stata ugualmente applicata. Rimane dunque ad
esaminare prima perch non abbia prodotto il risultalo che se ne attendeva, ed
in secondo luogo, bisogna vedere ci che si debba pensare di questo mezzo finan
ziario, quand'anche non riuscisse all'estinzione definitiva del debito. Queste due
questioni sono gravi e risguardano, come ognun vede , le basi del credilo pub
blico, noi le riserbiamo per la lezione ventura.
t.S-2 f. ROSSI.
LEZIONE III.
L'ammortizzazione dei-sa realmente utile sotto il puoto di vista del credito pubblica
e del rimborso del dettilo, oppure non che un mezzo che pu essere buono in
pulitila, ma che, in economia politica, non di alcuna importanza? Quest'ul
tima opinione troppo assolila. Vi saranno sempre due cose le quali milite
ranno in favore dell'ammortizzazione: l'una che, colla sua azione costante e re
golare, l'ammorlizzuziiine impedisce le troppo grandi oscillazioni dei fondi pubblici,
e mantiene questi ultimi ad una misura inedia pi elevata; l'altra che essa , chec
ch se n dica, una guarentigia pei creditori dello Stato.
L'ammortizzazione uno di quei falli economici che sono stati l'oggetto degli
elogi pi grandi e delle opposizioni pi vive; e ci che vi ha di singolare , si A
che uno dei paesi dove essa pi caduta in discredito oggid, quello dove a\eva
avuto un comineiamento tanto luminoso, l'Inghilterra, questa patria di tanti
abili economisti e di tanti grandi finanzieri. Uno degli uomini pi illustri della
Gran-Bretagna nella scienza delle finanze non ha esitato a dichiarare in pieno
parlamento, che in fondo l'ammortizzazione non aveva altro scopo che quello di
preparare durante la pace fondi ed aiuti straordinarii pei giorni in cui si dovesse
fare la guerra. Bella guarentigia pei creditori dello Stalo ! Noi adoperiamo l'ara
mortizzazione, egli ha detto, perch un eccellente mezzo di accumulare, senza
che rimangano oziosi, un certo numero di milioni di lire sterline che permette
rebbero all'Inghilterra, nei giorno in cui se ne facesse sentire il bisogno, di con*
trarre facilmente un prestito e di ritrovarsi precisamene al punto nel quale essa
trovasi oggid . Era proprio dire: Noi prenderemmo, in cotal caso l'ammor
tizzazione .
poi egli vero che l'ammortizzazione non possa avere che questo scopo,
che fRsa altro non sia realmente che un mezzo politico e che la sua influenza eco
nomica si riduca a nulla?
Essa ha redento in Francia pi di 80 milioni di rendita; ci non di meno
il nostro debito pi considerevole oggi di quello che lo fosse il giorno in cui fti
stabilito. Vuol questo dire che l'ammortizzazione non abbia adempiuto al suo
officio? Mai no, poich le condizioni in mezzo alle quali essa ha operato hanno
reso illusoria la sua azione.
Non vi in questo nessun mistero; non vi in questo nessun segreto di am
ministrazione pubblica. la cosa pi naturale, e disgraziatamente la pi semplice
e la pio inevitabile. La cosa riesce a questo, che non si possono pagare i debili
se non coi risparmi
Difatti, perch uno Stato il quale ha un debito il cui interesse annuo , ap
pongo, di 10, e che voglia consacrare 2 alla sua estinzione, riesca, occorre che
il suo reddito reale, diciamolo schietto, che l'imposta possa bastare a tutte le
spese annuali, pi ai 12, dei quali 10 sono necessarii per l'interesse del debito
e 2 per l'ammortizzazione. In simili condizioni e con una cassa di ammortizza
zione ben ordinata, lealmente amministrata (e sopra di questo non al elevato
l'ombra di un dubbio n presso noi n altrove), incontestabile che estinguer
il suo debito.
Ma, invece di agire cos, che cosa si fatto? Si avevano, suppongo, 100 mi-
AM.MOHTIZZABIO.N1C.. I.KZ. 111. 685
LEZIONE PRIMA.
(1) Queste parole furono pronunziate in giugno del 1837. L'Autore alludeva, perCOD'
segueoza, alla crisi americana scoppiata Del 1836, e che non doveva finire che nel 1*5^
MONETA METALLICA E SUO SOSTITUTO. LEZ. I. 689
Quando si domanda quale sia il principio che ha prodotto cos funeste con
seguenze, si d'accordo oggid per riconoscere che si trova in un'agitazione che
ha colpito il sistema di circolazione, il sistema monetario, pigliando qui le parole
sistema monetario nel senso pi largo; insomma, quello che gl'Inglesi chiamano
il sistema della currency.
Io credo difatti che indicata in modo generale , la causa del male tro
visi in questo. Non si deve cercarla direttamente n nel fatto della produzione,
n in quello della distribuzione; nulla succeduto in essi che possa spiegare un
tale avvenimento. Io dico direttamente, poich senza dubbio, come noi lo ve
dremo, la produzione, o per meglio dire, una pretesa produzione slata spinta
sino alla follia; ma questo derivava precisamente dall'agitazione recata nel si
stema monetario.
Le catastrofi simili a quella della quale noi siamo testimoni!, sono esse dun
que tanto nuove nel mondo commerciale ed industriale? Mancavano precedenti
per illuminarlo e farlo stare in guardia? Ahim! Gli esempii non mancavano, e
ne esisteva anzi uno recentissimo. Era appena corsa una decina d'anni che una
crisi somigliante, procacciata da cause in gran parte analoghe, aveva scoppiato
sui mercati della Gran-Bretagna (1825 e 1826). Risalendo pi addietro, la Fran
cia non si era forse rovinata coi suoi assegnati, e pi addietro ancora non era
essa stala la vittima delle stravaganze del sistema di Law, di quello Scozzese il
quale voleva impiantare presso di lei un principio perfettamente vero e savio, ma
del quale pericoloso lo abusare ugualmente che di certi rimedii energici e ter
ribili, i quali, secondo la dose, salvano od uccidono il malato?
Quindi, n i risultati, n le cause, n l'azione di queste erano cosa nuova.
Abbiasi avuto parte alla catastrofe come autore o come vittima, non si potrebbe
scusarsi allegando la sorpresa. Se non vi si attendeva, perch non si era presa
la pena di esaminare i fatti e di studiare i principii della professione che si
esercitava; perch, invece di lasciarsi guidare dallo studio dei fatti e dalle
regole della scienza, si subiva l'influenza degli inebriamenti del guadagno e dei
consigli perfidi della cupidit. L'ignoranza e la sete delle ricchezze, ecco vera
mente donde proveniva il male-, poich, lo ripeto, le cause di questo stesso male,
la loro potenza e la rapidit dei loro effetti, l'estensione dei disastri che esse
possono condurre, tutto questo era noto, tutto questo era dimostrato da esempii
numerosi; vi erano dei precedenti in Europa ed in America; bastava guardare
per vedere.
Checch ne sia, questa vecchia e grande questione del credito, e dei mezzi
di effettuarlo con tutto quello che pu supplire alla moneta effettiva, i banchi,
le cambiali, ecc., si riproduce in questo momento. Ci troviamo in presenza di due
classi di uomini. Gli uni sempre infatuali della potenza chimerica che vogliono
attribuire a questo strumento (io dico potenza chimerica, perch pigliano costan
temente il credito per un fatto reale di produzione, invece di prenderlo per quello
che esso , vale a dire per un incoraggiamento, per un mezzo indiretto di faci
litare quest'ultima), gli uni, io dico, sempre disposti a credere che l'estensione
del credito sia l'accrescimento dei capitali, s'immaginano che non si deve far
altro che gettare in una societ una grande quantit di carta e renderla acces
sibile a tutii per creare della ricchezza, lo so che basta, in verit, di enunciare
simili proposizioni, per farle apparire quello che sono effettivamente, prette assur
gono. Tomo IX. 44.
690 . ossi.
dita, ma nullameno non vi altra cosa che questa in fondo a tutti quegli scritti
coi quali si pretende di arricchire una nazione dall'oggi al domani, unicamente
predicandole l'uso o piuttosto l'abuso del credito.
Dall'altra parte, si trovano coloro i quali tuonano contro tutti i mezzi di cre
dilo, ciie riguardami l'impiego loro m generale come una pretta impostura, come
una via la quule conduce all'aggiotaggio, come uno strumento del quale i furbi
si servouo per l'are dei gabbali e delle viltime. Cotestoro vorrebbero, in couse-
gueuza, proscrivere couipiulauieute qualunque mudo di circolazione che non sia
la pura, semplice e reale circolazione melallica.
Tulli citano falli pert'ettameule veri iu appoggio della propria opinione ed attin
gono a piene mani dalla stona. Gli uni vi mostrano il graude slancio che aveva
preso la poleuza produttiva iu America, e la prosperit che regnava sui mercati
inglesi prima del disastro attuale; vi l'anno vedere cbe lo stesso era prima delia
crisi del ll ; vi provano cbe qualunque cosa se ne dica, ai primi momenti
dell applicazioue del sistema di Law, come in quelli della creazione degli asse
gnali, v ebbe nel mondo industriale e nella produzione , un'atlivil , uu'energia,
uu movimento , che in se medesimi ciano bellissimi ed utilissimi. Tulio quesiu
incouleslabile: iu apparenza non vi nulla a ridire.
oli altri voltano la pagina; vi citano altre epoche e mettono innanzi esempi!
anche pi irrecusabili, perche i disastri e le perdile euurmi che questi buuuo
trascinate sono falli pi patenti cbe I accelerazione del movimento industriale.
Dove dunque la venia? Imporla di cercarla; e sarebbe, non gi superfluo,
ma ridicolo d'insistere sulla necessita di uuu studio culmo ed allento di questo
soggetto. Cbe cosa il credilo? Quali sono i mezzi pi ragionevoli di effettuarlo?
Quale ne l'influenzai' Quali ne sono i pericoli? Quali ne sono in conseguenza,
i limili veri e naturali? Tali sono i punti principali. Voi vedete che qui si traila
di una questione la quale si gi prodotta molle volte nella pratica e che inte
ressa al pi alto grado la prosperila pubblica. 11 credilo una macchina colla
quale non si giuoca impunemente ; un'urina della quale si pu servirsi per di
fendere il suo paese e per auineulurne il benessere, ma colla quale si pu anche
facilmente ferirsi, e condurre la rovina generale.
Gli errori nei quali non si cessa di cadere a questo proposito, vengono da
ci, cbe non si sono perfeltamenle comprese le nozioni fondamentali del sistema
monetario, e non si preso un conto esalto delle seguenti questioni. Che cosa
la moneta? a che cosa serve? quali sono le oscillazioni- del mercato relativa
mente ad essa? Se si fosse cominciato da questo, tulle le aberrazioni in fatto di
credito non sarebbero stale possibili.
Ora, io ho spiegato precedentemente (1) che cosa sia la moneta, ho fatto ve
dere quale l'officio della moneta propriamente detta, e soprattutto ho fatto no
tare che in quest'ultima vi sono due elementi di valore ben distinto. questa un'
verit capitale ed essenziale a tenersi in memoria.
Prendiamo una pezza di 20 franchi. Quando non la si considerasse altro cbe
come un pezzetto d'oro di un certo peso e di un certo grado di Qnezza, essa non
avrebbe per ci meno il suo valore d' uso ed il suo valore di cambio. V oro'
fatti , serve in molli casi; soddisfa un gran numero di bisogni, e li soddisferelw
por sempre, non dimentichiamolo, quand'anche non facesse 1' officio di moneta:
gli ornamenti che si chiamano dorature non sarebbero meno ricercati sempre,
il vasellame, i gioielli d'oro sarebbero sempre oggetti di lusso. Esso ha dunque
un valore d'uso e quindi un valore di cambio, come qualunque altra mer
canzia.
Ma vi un'altra qualit in questa verghetta di forma determinata e cono
sciuta, sulla quale si leggono certe parole e si vede un'impronta che dispensa di
pesarla e di saggiarla, e che si chiama pezza di 20 franchi; essa serve ai cambi,
cosa alla quale non serve un pezzo di diamante o una certa quantit di grano,
di calle o di zucchero. Andate sul mercato col primo, noa vi sar un mercante
il quale non consenta a prenderlo; ma andatevi con un pane di zucchero, non
sar mica lo stesso; potr bens darsi che qualcuno voglia accettarlo, ma ugual
mente possibile che lo si rifiuti. Difatti, se ciascheduno ha la quantit di zuc
chero che gli necessaria, nessuno vorr del vostro; ma si prender sempre la
pezza di 20 franchi, perch si sa che sar ricevuta da tutti, la qual cosa non
sarebbe ugualmente vera di un pane di zucchero, di un cappello o di un paio
di stivali.
Perci la verghetta d'oro foggiata a moneta soddisfa un bisogno speciale, il
quale ha questo di proprio che generale e che nessuno vi sfugge, perch nes
suno pu fare a meno di uno strumento di cambio e perch nessuna cosa al
mondo pu surrogare l'oro o l'argento sotto questo rignardo. Difatli , il fru
mento per esempio, senza dubbio una derrata di prima necessit , ma in (in
dei conti si ha anche pi bisogno di pezze di cinque e di venti franchi, che di
frumento.
Vi dunque nello strumento dei cambii un elemento particolare di valore
reale, che prende la sua origine nella nostra condizione d'uomini viventi in so
ciet i quali non possono far di meno di cambiare.
Ebbene: qui sta uno dei nodi della questione: gli colla combinazione di
questi due valori che si spiega il giuoco della moneta, se cos posso esprimermi,
e le oscillazioni che potrebbe subire, quand'anche, non vi fosse altro che moneta
propriamente detta, moneta metallica. Difatti, prendiamo un mercato sul quale
non v'abbia che dell'oro, o dell'argento (lascio da parte il biglione, atteso la sua
poca importanza ), prendiamo, io dico, un mercato, sul quale non v'abbia che
dell'oro o dell'argento, che cosa succeder?
Supponiamo che la quantit di metallo venga ad aumentarsi in modo consi
derevole, per esempio come succedette per effetto della scoperta dell'America :
evidente che il suo valore ribasser relativamente a tutte le altre cose, o, ci
che torna il medesimo , quello di quest'ultime relativamente al metallo aumen
ter. Ma se il valore del metallo diminuisce relativamente a tutto il resto , sicco
me nella moneta vi sono due elementi di valore, quand'anche la sua quantit
rimanesse la stessa, chiaro che il suo valore diminuir, perch quantunque valga
lo stesso come strumento di cambio, essa non vale pi lo stesso come mer
canzia.
Che se indipendentemente da questo avviene, come d'ordinario, che anche
la massa della moneta propriamente detta aumenti, una delle due: o essa aumen
ter serbando la proporzione coll'accrescimento dei negozi, ed allora l'elemento
di valore che gli d la sua qualit di strumento dei cambii rimarr la medesima,
692 p. rossi.
o essa aumenter al di l dell'accrescimento dei negozi, come all'epoca della sco
perta dell'America, ed in questo caso essa perder ad un tempo del suo valore
come moneta e come metallo ; in una parola, il prezzo di tutte le altre cose au
menter rapidamente.
Se l'inverso ha luogo, se il metallo diventa raro , come si veduto dopo
le grandi guerre dell'America del Sud, allora si verifica il contrario di quanto ora
abbiamo detto.
In altri termini, se la moneta, come mercanzia, segue la sorte di tutte le
altre derrate, come metallo che serve esclusivamente al bisogno dei cambii essa
soggetta ad oscillazioni analoghe ; poich supponete che rimanendo la stessa
la quantit di metallo, quella della moneta aumenti, vi sar ribasso di quest'ultima
come moneta, e potr avvenire che una pezza di 20 franchi vaglia meno che una
verga del medesimo peso e del medesimo titolo.
Ma appunto a motivo di questo doppio elemento di valore che essa contiene,
la moneta non pu mai cadere di molto e per lungo tempo al di sotto del va
lore del metallo, perch se, da una parte, il suo valore come moneta diminuisce,
il suo valore come metallo esiste sempre e la trasformazione ha luogo. Perci
una delle qualit che rendono l'oro e l'argento atti a servire come moneta, pre
cisamente questa facolt di passare senza fatica dallo stato di moneta a quello
di metallo e viceversa.
Nel caso difatli in cui la quantit della moneta aumenti in modo di farne
ribassare il valore, una parte se ne va altrove, oppure, se il ribasso generale,
la si fonde infino a tanto che l'equilibrio sia ristabilito. Se al contrario la massa
della moneta minore di quanto i bisogni della circolazione richiedano, il suo
valore si eleva, o, ci che torna il medesimo, tutte le mercanzie ribassano di
prezzo, ed allora lo straniero ci porta delia moneta, e le verghe d'oro e d'ar
gento affluiscono e vengono a trasformarsi in pezze di venti franchi e di cinque
franchi.
Quindi possono esserci nel mercato della moneta oscillazioni relativamente
all'uno o all'altro dei due elementi disvalore che essa racchiude, oppure anche
relativamente a tutti e due. Ma ci non di meno colali oscillazioni non sono mai
u fortissime n prolungatissime, perch, dacch il mondo esiste, non vi ha che
un fatto, la scoperta dell'America, il quale si possa citare come tale da aver get
tato tutto ad un tratto una immensa quantit d'oro e d'argento sul mercato,
ed ancora questo fatto nou ha preso tutta la sua importanza e tutta la sua
estensione se non dopo un secolo o due. Non si mica compiuto dall'oggi
al domani.
L'oro e l'argento hanno inoltre questo di particolare che non se ne potrebbe
fabbricare. Se la moneta consistesse in tela di cotone o in aghi, potrebbero es
servi oscillazioni spaventose nel suo valore , ma non succede lo stesso dei
metalli preziosi. Lo scavamento contnuo delle miniere pu aumentarne la massa,
ma ci non avviene che a rilento, e d'altronde bisogna tener conto della con
sumazione propriamente detta che si fa dell'oro e dell'argento e dei bisogni pi
grandi di moneta che nascono dai progressi dell'incivilimento, per guisa che i
mutamenti che pu subire la quantit di codesti metalli, non sono mai tanto
considerevoli per potere produrre una rivoluzione commerciale.
Tali sono i vantaggi reali, irrecusabili, della circolazione puramente metal-
MONETA ME 1 vl.1,11 A E SUO SOSTITUTO. LEZ. 1. 695
lica: da un lato, essa non soggetta alle aspre oscillazioni, poich gli raro che
i due elementi mutino ad una volta, per modo che le variazioni sono sempre
sopportabili e non conducono mai nessun disastro; e, da un altro lato, i posses
sori non sono mai senza guarentigia, poich a peggio andare, avranno sempre
dell'oro e dell'argento.
Intanto quali sono gli svantaggi di questa circolazione? Il primo si , che vi
ha un capitale il quale, propriamente parlando, non utile alla produzione. Cosi
pigliamo un paese il quale abbia, per esempio, quattro miliardi di moneta: sono
quattro miliardi tolti al capitale nazionale. Mi si dira : Ogni giorno se ne fa
uso . D'accordo, ma supponiamo che vi fosse un mezzo di fare i cambii senza
avere ricorso a quell'oro ed a quell'argento, si potrebbe con essi comperare
quattro miliardi di mercanzie o farne dei gioielli, delle dorature, degli oro-
logii, ecc.
In somma l'oro e l'argento sono ricchezze reali, quantunque servano nel me
desimo tempo come strumento di cambio. Ora, cambiare non produrre : Voi
cambereste diecimila volle due cose che mai non ne fareste una terza. Dunque
l'impiego della moneta non un mezzo di produzione ( io parlo qui dei mezzi
diretli); dunque vero che voi destinate quattro miliardi ad un impiego che non
direttamente produttivo. Se voi poteste fare i medesimi cambii senza moneta,
lo ripeto, vi sarebbero quattro miliardi di ricchezza di pi. parimente chiaro
essere cosa evidente che se, invece di essere obbligato per viaggiare di attaccare
dei cavalli ad una carrozza, si potesse trasportarsi da un luogo ad un altro con
un colpo di bacchetta magica, si risparmerebbero le spese della carrozza ed il
nutrimento dei cavalli.
Perciun primo svantaggio si che vi ha un capitale il quale non impie
gato alla produzione, ma unicamente ai cambii; un altro inconveniente, sono le
difficolt di una circolazione sufficientemente sicura e rapida. Senza dubbio l'oro
vai meglio che l'argento sotto questo riguardo, l'argento vai meglio che il grano
o il vino; ma tuttavia abbastanza difficile di far circolare somme un poco con
siderevoli in argento ed anche in oro. Vi sono delle spese di trasporto, vi sono
dei rischi da correre o delle assicurazioni da pagare.
In fine vi ha un terzo svantaggio nella circolazione puramente metallica.
L'oro e l'argento sono nel novero delle materie che si deteriorano meno dell'al
tre coll'uso. Ci non ostante ognuno sa che le monete, in capo ad un certo nu
mero d'anni, arrivano a tale grado di logoramento che si obbligato di rifonderle
evi ha in questa operazione una perdita la quale ricade sullo Stato, se questo
non vuol metterla a carico dei possessori.
Vi un altro inconveniente il quale sensibile pei piccoli Stati, poich, ne
convengo, lo pochissimo pei grandi. I piccoli Stati sono qualche volta mercati
considerevoli: la Repubblica di Genova, la citt di Amburgo, molte citt d'Italia
al medio evo, eran mercati importantissimi, quantunque quasi senza territorio.
Ora, essi non hanno mai avuto una quantit di monete loro proprie sufficiente
al gran numero di operazioni commerciali che si fanno presso di loro. Sono dun
que obbligati di ricevere qualunque sorta di monete straniere.
Oggid questo inconveniente minore perch il tipo monetario si avvia verso
l'unit. Quindi la bella moneta francese tende ogni giorno a naturalizzarsi nel
l'intiera Europa: la si ritrova sotto nomi differenti in Piemonte ed a Napoli; la
694 p- bossi.
Svizzera (1) lavora in questo momento ad un concordato monetario, ed un gran
numero di Cantoni vorrebbero che si adottasse il tipo francese. Ma si rivolgano
gli occhi un poco indietro, all'epoca nella quale l'Europa conteneva assai pi
Stati che oggid e nella quale ciaschedun signore si credeva disonorato se non
avesse monete coniate colla propria effigie: sovente erano queste ben lungi dall'es
sere buone; sovente non si battevano che per percepire in modo sleale un'im
posta sui disgraziati obbligali di accettarle. Inoltre affluendo tutte queste monete
differenti nei piccoli Stali, facile comprendere la confusione che ne risultava.
Occorreva una tariffa; ma una tale tarilTu avrebbe dovuto essere modificata ad
ogni istante. Il commercio si trovava sempre nell'impaccio, nella paura. Si era
obbligato di pesare, di saggiare ciascuna pezza come gli ebrei.
Questi inconvenienti della moneta metallica hanno fatto nascere il pensiero
di surrogarla con un mezzo di cambio pi vantaggioso, pel quale non si avesse
a temere nessun'alterazione e che permettesse soprattutto di evitare le difficolt
e 1 pericoli del trasporto. Teoricamente, era forse assurdo questo pensiero ? No,
certamente, poich, secondo i principi! da noi qui esposti, si pu benissimo con
cepire una moneta composta di cose le quali non avessero alcun valore come
mercanzie, foglie di quercia, per esempio.
Dil',. Ili supponiamo un governo il quale dicesse: Voi avete bisogno di uno
strumento di cambio il quale possa abbastare ai negozii simultanei per quattro
miliardi. Ebbene: ecco quattro miliardi di una moneta ( delle foglie di quercia
la quale non servir assolutamente che a questo e la cui quantit non sar mai
aumentata .
Se si potesse credere ad una simile assicurazione, se, invece di essere com
posto d'uomini, quel governo lo fosse di esseri superiori, sulla veracit dei quali il
minimo dubbio non potesse mai essere concepito, quale sarebbe il valore di quelle
foglie di quercia? Esse non avrebbero un valore come mercanzia, ma avrebbero
l'altro valore; il primo elemento mancherebbe loro, ma avrebbero il secondo. La
cosa irrecusabile: la storia c'insegna che qualche volta nelle piazze assediatesi
sono adoperate come moneta cose le quali non avevano nessun valore. perch
noi abbiamo tutti bisogno di fare dei cambii e lo strumento destinalo a quest'uso
ci necessario come qualunque altro oggetto. Che cosa importa la materia che
lo compone? Se esso rende servigio come strumento di cambio, non ha meno il
suo valore sotto questo rapporto. Ma se non pu essere trasformato e passare
allo stato d'altra mercanzia, il giorno in cui sorge il minimo sospetto sull'aumento
della sua quantit, il suo valore va diminuendo in sino a tanto che scomparisce
del tutto.
Quando io possiedo una pezza d'oro, se il governo mi dice che domani ne
batter per due miliardi non me ne piglio punto fastidio, perch, lo ripeto, una
delle due: o il governo conier per due miliardi di monete coll'oro esistente sul
mercato, e cos far alzare il prezzo del metallo come verga, ed allora io gli ri
vender la mia moneta come verga che esso mi pagher pi caro che la sua mo
neta battuta, per guisa che rimarr gabbalo dalla sua stessa operazione; oppure
esso batter quelle monete perch sar arrivata una grande quantit d'oro dall'A-
(4) La Svizzera possiede oggid una moneta federale ed identica colla nostra.
Noi degli Editori francesi.
MONETA METALLICA E SUO SOSTITUTO. LEI. I. 695
LEZIONE II.
Idee ehe hanno condotto alla creazione della carta- moneta. Colpo d'occhio storico
sulla carta-moneta. Antichit. JleHio-evo. Law. Assegnati. Inghilterra ed Austria
negli ultimi tempi.. Del credito. Io che cosa esso coosisla. Sua utilit.
Sue forme diverse. Promesse. Lettere di cambio. Banchi. Banchi di deposilo e
di girate. Che cosa sieno. Banco di Venezia.
Noi comincieremo dal gettare una rapida occhiata sull'origine e sulla storia
dei differenti mezzi coi quali si preteso di supplire in tutto o in parte alla
moneta propriamente detta.
Il sistema di circolazione metallica, come abbiamo veduto terminando l'ul
tima seduta, racchiude un'idea la quale, presentandosi in modo incompleto e
confuso alle menti, poteva loro suggerire il pensiero di surrogare, come stru
mento di cambio, l'oro e l'argento con una cosa la quale non avesse tratto il
suo valore che dall'officio di moneta esclusivamente. Se a quest'idea, la quale
vera in se stessa e che non affatto pericolosa per quelli che comprendono
bene la questione e sanno racchiuderla nei suoi veri limiti, se a quest'idea con
fusa del valore cbe la moneta pu avere come strumento di cambio, si aggiun
gano le altre nozioni che dominano le menti a questo proposito, ed alle quali,
per dirlo di passaggio, molte persone non hanno compiutamente rinunciato
nemmeno oggid, si spiegheranno facilmente i diversi mezzi coi quali si cer
cato di supplire alla moneta, le intraprese utili che sono slate fatte, come le prove
rovinose che sono stale tentate.
Ciascuno sa, difatti, che in quasi tutti gli Stati civili, la fabbricazione e l'e
missione della moneta sono sempre state una prerogativa della sovranit, e che
in qua! si voglia tempo stato proibito ai privati di dedicarvisi. Un semplice
individuo altronde non ha mai avuto l'autorit sufficiente per imprimere alla
moneta il carattere di autenticit che certifica, non come lo si dice volgarmente
e come lo si pensa, il suo valore, ma il suo peso ed il suo grado di fino.
Da questo era nata l'idea di una relazione intima fra la potenzi di uno
Stato e, non dico l'emissione della moneta, ma la creazione della moneta, la vera
creazione di un valore. per questa ragione che si conduceva al patibolo e si
appiccava alle forche colui che avesse fabbricato ima pezza di moneta; difatti,
secondo i giureconsulli del tempo, quell'alto costituiva un crimenlese, quando
anche la pezza fabbricata fosse stata ugualmente buona di quelle dello Stato;
quand'anche per caso impossibile, il colpevole si fosse preso il gusto di farla
696 p. rossi.
non soltanto ugualmente buona, ma migliore. Si vedeva in ci un'usurpazione
di un diritto esclusivo, di un privilegio proprio al potere sovrano, e si metteva
il fabbricatore di moneta sulla stessa linea di colui il quale avesse messo su un
armala, avesse assunto un comando senza missione, si fosse impadronito del
potere propriamente detto. Per una conseguenza naturalissima, se De conchiu
deva che la moneta era realmente l'opera del governo, che se una pezza d'ar
gento valeva tanto, era perch il governo aveva detto che dovesse valer tanto;
che se il governo dicesse che dovesse valere il doppio, non v'era motivo perch
non dovesse essere cos, e non ve n'era maggiormente perch non valesse dieci
volte, cento volle tanto. Ora, dire che una pezza d'argento valere cento volte il
suo valore naturale, o sostituire ad una pezza d'argento un foglio di stagno, di
rame o di carta, la medesima cosa. Si rapisce dunque come, per effetto
della mescolanza dell'idea confusa di una verit economica e degli errori deri
vati dal fatto che la fabbricazione della moneta fosse un'opera governativa, si
potuto arrivare a singolari sbagli, a bizzarre allucinazioni, in quanto ai mezzi
di surrogare la moneta.
Non bisogner quindi credere che storicamente e cronologicamente parlando,
gli uomini abbiano esordito per iscoprire i mezzi di credito propriamente detti, e
che la carta-moneta non sia stalo che il risultato del loro impiego sempre pi esa
gerato. No ; si esordito, per quanto almeno le memorie storiche possono atte
starcelo, colla carta-monela. Noi vediamo difatli che Dionigi, tiranno di Siracusa,
in un momento di bisogno, in una penuria di danaro, immagin di far battere
una moneta di stagno, che egli dichiar dover essere ricevuta pel medesimo va
lore di quella d'oro e d'argento alla quale gli piaceva di sostituirla. Per un mo
tivo assai pi onorevole, Timoteo, generale ateniese, non avendo il modo di pa
gare le sue truppe, fece ugualmente battere una moneta di bronzo, ed Aristotele
aggiunge che siccome i soldati non la volevano, aspettandosi che non otterreb
bero la medesima quantit di mercanzie di prima, il generale rispose loro die
egli costringerebbe bene i mercanti a ricevere quella nuova moneta come moneta
d'oro e d'argento. Era dunque una specie di carta-moneta.
Noi troviamo negli autori dell'antichit altre menzioni, le quali provano
ugualmente che gli antichi erano arrivati alle monete di pura convenzione. Pare
che ce ne fossero anche in Cartagine. Si parla mollo nei libri della moneta di
cuoio della quale si servivano i Cartaginesi ; sembra che il cuoio non fosse che
un involto il quale racchiudeva una materia particolare e sulla quale il governo
metteva la sua impronta.
Se passiamo a tempi pi vicini, troviamo gi, nel XIII secolo, della carta
moneta nella Cina. Vi fu introdotta da Koblai , nipote di Gengis-Khan , e
tale esempio fu imitato in Persia qualche tempo dopo. L'uso di servirsi di tempo
in tempo della carta-moneta, si conservato nella Cina anche ai nostri giorni,
avvegnach Slorch ci dica di aver posseduto egli stesso un assegnato ciDese
che un viaggiatore russo gli aveva portato. Ed in questa occasione il medesimo
economista ci riferisce (pel suo soggiorno in Russia e per le relazioni frequeuti
di questo paese colla Turchia egli era in ottima posizione per saperlo) che in
Turchia, mettendo certe imposte, facendo certe requisizioni, il governo rilascia
ai contribuenti dei certificati i quali circolano come moneta e debbono essere
ricevuti in pagamento. Anche questa una specie di carta-moneta.
CARTA-MONETA. BANCHI. LEZ. II. 697
'Vedete quindi che fino dai tempi antichi e nei paesi pi diversi, si era arri
vato all'idea della carta moneta. Del resto essa ha costantemente prodotto i me
desimi effetti. Fu introdotta nella Cina, si dovette ritirarla a motivo delle con
seguenze disastrose che ne seguirono. Fu introdotta in Persia, e si dovette
ugualmente ritirarla per la medesima ragione. I risultali sono sempre stati iden
tici, e nullameno chi non sa che la carta moneta giunta a prendere un posto
perfino nella storia dei nostri giorni.
Io non voglio qui risalire al sistema di Law , poich se quell'economista ,
o, a meglio dire, quel finanziere si ingannato non mica perch egli attribuisse
come i giuristi al potere sovrano la facolt di creare valori a proprio piaci
mento. Law s'ingannava, perch, sebbene molto addentrato nella scienza, non
per la possedeva compiutamente, perch egli esagerava quella verit economica
della quale ho parlato. Egli aveva compreso che la moneta ha un valore come
mezzo di cambio, ma non vedeva poi che quando essa non ha inoltre quello che
risulta dalla qualit di metallo che soddisfa altri bisogni comuni, non pu con
servare il primo se non fino a tanto che v'abbia (la qual cosa impossibile) cer
tezza assoluta che la sua quantit non sar mai aumentata al di l di una data
proporzione e che altri strumenti i quali abbiano i due valori non potranno sur
rogarla.
quosta la chimera ordinaria di tutti i facitori di progetti. Essi non si con
tentano mica di fare un'operazione economica, ma vogliono fare nel medesimo
tempo un'operazione finanziaria ; non si contentano mica di facilitare i cambii,
ma pretendono arricchire le nazioni. Quando Law arriv in Francia, il governo
era gravato di un debito di tre miliardi che l famosa Camera dei visti aveva
ridotto a due miliardi, i quali portavano un interesse di 80 milioni l'anno, somma
enorme per un paese-, il cui massimo delta differenza fra le spese necessarie e
le entrate era di 9 milioni, e -che per conseguenza non era in grado di pagare
che circa l'ottavo dell'interesse senza poter mai sperare d rimborsare il capitale.
Law si credette obbligato di farsi accettare dal Reggente come un uomo il quale
doveva immediatamente pagare i debiti della Francia. Ora a tal uopo bisognava
creare dei valori per tre miliardi, ed allora cominciarono tutte quelle opera
zioni tanto rovinose quanto ridicole, conosciute nella storia sotto il nome di
sistema. '
Ma senza volere, lo ripeto, risalire insino a Law, noi abbiamo veduto in
Francia gli Assegnati. Senza' dubbio il loro aumento crescente era essenzialmente
dovuto alle circostanze politiche, ed in tempi ordinarii nessun governo avrebbe
pensato di crearne nello spazio di quattro a cinque anni per una somma che
sembra favolosa, poich si elevata a 45,599,000,000 di franchi vale a dire
a dieci volle almeno quella che era richiesta dai bisogni della circolazione.
Perci che cosa avvenne? gli Assegnati hanno cessalo di aver corso il 7 set
tembre 1796. Ebbene, il 7 settembre 1796 si davano per un assegnalo di 100
franchi 3 soldi e 6 denari di moneta effettiva.
" Era quella evidentemente un'imposta enorme che si prelevava da ciechi,
poich di quei 45,599 milioni di assegnati il governo non ne ritir che 12,744
milioni, e che per conseguenza, i 53,000 milioni rimanenti sono rimasti a carico
dei possessori. Senza dubbio quest'ultimi non gli avevano mica tutti presi pel
loro valore nominale. Cosi un calzolaio che era arrivato ad ottenere 30,000 fr.
698 p. bossi.
per un paio di stivali, non perdeva realmente che il valore di un paio di' stivali
quando perdeva quei 50,000 franchi. Ci che per lui rappresentava un valore
di 25 a 50 franchi, aveva forse rappresentato un valore di 40 franchi pel pos
sessore anteriore, di 100 franchi pel precedente, e cosi via via risalendo. Ma
non era mono per questo una delle imposte le pi disuguali, le pi arbitrarie
che si potessero mettere, nel tempo stesso che essa autorizzava le azioni pi
immorali. Ondech quei debitori i quali si sono sdebitati con degli assegnati,
quei compratori i quali hanno pagato in assegnati le terre, le case, le derrate che
loro erano state vendute a credilo, quando non si prevedeva un avvenimento
simile, hanno evidentemente commesso un furto sotto la tutela della legge. Si
vede agevolmente quale perturbazione vi abbia dovuto essere negli interessi ma
teriali e nelle relazioni fra cittadini.
Anche pi recentemente, quando i governi hanno dichiarato in Austria ed In
ghilterra che i banchi non pagherebbero pi a cassa aperta, che non cambe
rebbero pi in iscudi i loro biglietti, quel giorno, essi hanno crealo della carta
moneta. L'Austria ne ha avuto fino a questi ultimi tempi. Quei famosi biglietti
di banco che dovevano rappresentare un fiorino, vale a dire all'incirca 2 franchi,
50 centesimi, e che erano poscia caduti a 17 centesimi, come sono eglino stali
pagali? Con dei biglietti di cambio, vale a dire che il governo voleva bens ri
cevere cinque biglietti di banco di 17 centesimi, e che per questo egli dava u
fiorino nuovo, ma sempre in carta, per guisa che egli cominciava dal prendere
un vqlore nominale e ve ne dava in cambio un altro della medesima specie.
Quest'operazione era fatta nel 1812.
Ecco degli esempii della moneta fattizia sostituita alla moneta reale, ma non
bisogna confondere questo fatto coll'emissione di titoli e carte di credito. Vi ha
una distinzione capitale da farsi, e, bisogna pur dirlo, anche alcuni economisti
non l'hanno compresa in tutta la sua esattezza; ora, il minimo errore a questo
riguardo pu trascinare molto oltre.
Da tutto quello che ho qui rammentalo, si vede che la carta- moneta non ha
quasi nessun valore come mercanzia: essa non ha che quello che ritrae dalla
circostanza di essere lo strumento necessario dei carubii.
La carta di credito un'altra cosa. Cerchiamo di spiegare in che cosa con
sista, e di farci un'idea esatta delle differenti forme che il credito pu rivestire
nelle sue manifestazioni esteriori.
Due uomini si trovano in presenza l'uno dell'altro: l'uno ha dei capital1;
l'altro non ne ha, e frattanto ne ha bisogno. Quale l'operazione volgare ? E
che colui il quale ha un capitale, danaro 0 mercanzia, lo presta a colui il quale
non ne ha, con tale o tal'altra guarentigia.
Ma se colui il quale impronta il capitale non sa che cosa farne qui ; se gli
occorre averlo a Marsiglia, sar obbligato di spedirlo in codesta citt; da ci de
rivano spese e pericoli del trasporto. Per conseguenza se l'altro gli dice: lo "
un miglior mezzo di soddisfarvi: ho un credito a Marsiglia, ve lo ceder; cosi
voi non dovrete fare nessuna spesa di trasporto ; egli accetter con sollecitu
dine. Solamente evidente che il danaro non sar consegnato subito, poich si
dovr aspettare che l'ordine arrivi a Marsiglia e sia eseguito.
Intanto se colui che piglia a prestanza paga immediatamente, vi credito
accordato da lui al prestatore, poich consente a credere che questi abbia u"
CARTA-MONETA. BANCHI. LEZ. II. 699
Quel che pi, vi erano allora e vi sono state per molto tempo ancora
cattive monete ki circolazione, monete di diverse epoche, di diversi titoli, pezze
tosate. Si portavano tutte al banco, il quale le saggiava, le pesava, le riceveva
pel loro valore intrinseco, come metallo, e rilasciava una ricevuta esprimente co
desto valore metallico in moneta di banco. Allora quando si aveva una somma
da pagare o da ricevere, non c'era pi contestazione possibile, perch l'opera
zione si faceva in biglietti.
Ora quest'ultimi, rappresentando un valore che si sapeva essere in sicuro
nel banco, erano ricevuti come lo sarebbero state le monete metalliche, ma essi
presentavano una uniformit molto pi grande ed erano di una circolazione pi
facile e pi comoda. Si preferivano dunque, e per questo acquistavano un valore
superiore di 2 o 3 0|0 a quello delle monete metalliche.
Tali erano i servigli che rendeva questo banco; esso non prestava capitali,
non faceva anticipazioni, era un banco di deposito. Quando un simile stabili
mento onesto, non c' l'ombra di pericolo. Esso non moltiplica i capitali, ma
facilita singolarmente le transazioni rendendo molto pi semplici le operazioni.
Quello dunque del quale parliamo era il pi antico di questo genere: esso
ha esistito fino al 1797, epoca dell'occupazione delle armate francesi e della ca
duta dello Stato di Venezia.
Tali sono i banchi di deposito e di girata : mezzi di credito fondati sopra
un deposito effettivo, essi hanno per iscopo di facilitare la circolazione del capi
tale colla girata delle parti che hanno un credito sovra di loro, e risparmiano cos
il logoro della moneta, le spese di trasporto ed i pericoli della conservazione del
contante in casa propria. I vantaggi, non sono dei pi splendidi, ma sono solidi,
e certamente colali stabilimenti hanno re3o servigii incontrastabili al commercio.
LEZIONE III.
(4) Nel 1813, quando il maresciallo Davoust riprese la citt, s'impadron dei fondi del
Banco che ascendevano a 7,48&,3<i5 marchi di banco. Nota degli Editori francesi.
704 p- rossi.
di Piet non prestassero che al padre di famiglia che una sventura imprevista
abbia colpito e che ha bisogno, per continuare il suo lavoro o per lasciar passare
i cattivi giorni, d'impegnare i finimenti d'orodella moglie o le parti meno necessarie
della propria mobilia, si potrebbe, anche conservando dei dubbii sulla loro buona
organizzazione, ammettere il principio. Ma non cos. Il Monte di Piet, quand' uno
visi presenta, non s'informa n pu informarsi dello scopo, del motivo del depo
sito, delle guarentigie morali offerte dall' improntatore, e meno poi dell'impiego
che quesli far di quel fallace soccorso che gli si porge. Se quei filantropi i quali
hanno espressioni cosi severe per chiunque osi guardare la verit in faccia e
chiamarla col suo nome, potessero seguire g' improntato nelle taverne, in
mezzo alle orgie, nei lupanari, dove si alimentano tutti i vizii, e dove si elaborano
i delitti, forse arrossirebbero qualche volta dulia loro bonariet la quale, in
sostanza, fa il male in nome dell'umanit. In questi casi vergognosi, valerebbe
anche meglio lasciare bisogni tanto illegittimi alle prese colla diffidenza e la cu
pidit individuale, di quello che somministrar loro un mezzo cos facile di sod
disfarsi salendo per le scale di un Monte di Piet, dove in conclusione si presta
loro ad una misura che trascinerebbe un semplice individuo sui banchi della
polizia correzionale, come prevenuto del delitto di usura, in virt della legge di
settembre 1807 (1). Noi abbiamo fatto in realt delle leggi penali per repri
mere ci che si chiama l'usura, il che non ha impedito i governi di pigliare a
prestanza dopo il 1807 a 6, 7, 8 e 9 0|0, e non impedisce i Monti di Piet di
prestare ad usura ogni giorno, e ad usura col pegno in mano , pegno sul quale
prestano in modo di non poter mai correre dei rischi.
Non c' bisogno di un esame molto rigoroso per accorgersi che anche questo
un problema da sciogliere. Io non voglio pronunciare l'anatema contro qua
lunque banco di deposito sopra pegno, e il Monte di Piet nrtn altra cosa: il
prestilo sopra pegno una forma di credito la quale , in se medesima , non ba
nulladi riprovevole. Ma, lo ripeto, vi in questo un problema da sciogliere, e prima
di tutto occorrerebbe rendere uniforme una legislazione la quale da un lato per
cuote l'usura, anche quando essa non ha alcun pegno, e dall'altro autorizza pre-
sliti usurarii col pegno alla mano. soprattutto nelle materie le quali si legano
ai principii della morale che una perfetta armonia . necessaria.
Altronde, lo ripeto, se forse conveniente offrire al padre di famiglia colpito
dalla sventura, la facoli di procurarsi , cogli oggetti meno necessarii ohe pu
possedere, un capitale ad una misura moderata, certamente non c' nulla di ra
gionevole n di morale a dare mezzi di credito a persone le quali, sulla falsa
speranza che non le abbandona mai di poter presto ricuperare i loro pegni, cor
rono al Monte di Piet per cercare il come soddisfare bisogni i pi fatlizii ed i
meno legittimi.
In quanto alle casse ipotecarie, sono anch'esse un'altra forma di banco
di prestito. Come il nome loro lo indica, esse prestano sopra ipoteca: non
detengono il pegno, ma hanno il diritto sulla cosa ipotecala. Basta avere qualche
(1) Modificata dalla legge del 27 dicembre 1830 che, lungi di conformarsi ai veri
principi! economici, non ba fatto che accrescere i vecchi errori di quella del 1807.
Nota degli Editori francesi.
BANCHI. LEZ. HI. 705
nozione delle leggi o qualche abitudine dei negozii per comprendere il principio
sul quale sono fondate. "".
Donde viene dunque die col pegno il quale sembra il pi certo, colali casse
non fanno splendidi negozii? La ragione n'c semplice. Esse non hanno che un
diritto, un credito guarentito da uno stabile, e sono per conseguenza soggette a
tutti gl'inconvenienti del sistema ipotecario del paese. Si ha un bel farsi chia
mare Cassa ipotecaria, non si arriva mica pi facilmente per questo a farsi pagare.
Il Codice civile ed il Codice di procedura civile sono i medesimi per lutti, e nes
suno ignora tutto il tempo e tutte le spese che le Joro formalit esigono pel rim
borso dei credili di questa specie. Dal che vengono due inconvenienti : l'uno, che
la cassa ipotecaria non pu fare grandi presliti ad una misura moderata, poich
bisogna che trovi nelle condizioni del contrailo di che coprire i rischi, le perdite
e le lentezze del rimborso; l'altro, che non ispira ai capitalisti tutta la fiducia che
avrebbero in essa se le basi della legislazione fossero differenti.
Vi sar dunque una specie di falsa petizione di principio nello stabilimento
de' banchi di questa specie insino a tantoch il sistema ipotecario non sar lato
migliorato. Siffatte istituzioni non avranno eventualit di riuscita se non quando
la nostra legislazione metter i creditori al sicuro non solamente delle ipoteche
tacite, ma di tutti. i diritti reali che possono loro togliere il loro pegno, o dimi
nuirne il valore, poich cadrebbe in errore chi credesse che i creditori debbano
essere protetti soltanto contro altre ipoteche; la guarentigia debbe estendersi a
lutti i diritti reali: difatti se il prestatore ipotecario ha da tenere un'ipoteca ta
cita, ugualmente vero che una servilo onerosissima, che un usufruito, che
un diritto di ricompra, che una riserva in una donazione, in una parola, che
qualunque specie di diritto reale pu mettere il suo credito in pericolo.
In secondo luogo occorrerebbe una procedura pi rapida, pi semplice, meno
costosa, la quale mettesse i creditori al sicuro dal malvolere particolare, e li
proteggesse contro la cabala e contro quegli azzeccagarbugli i quali delle formalit
giudiziarie fanno loro mestiere e traffico. Fino a quel punto i banchi di pre
stito sopra ipoteca saranno sempre nell'infanzia. Non colpa degli Statuii, n
dell'amministrazione, la forza delle cose, la conseguenza inevitabile delle
leggi esistenti.
Arrivo alla terza specie di banchi.
Sono i pi importanti agli occhi dell'economista e quelli i di cui effetti for
tunali o disgraziati relativamente alla fortuna pubblica possono essere i pi
grandi. I banchi di deposito hanno l'utilit loro e non offrono quasi nessun peri
colo, quando la pubblicit guarentisce la fedelt degli amministratori ; i banchi
di prestito possono avere degli inconvenienti, ma non possono mai portare una
grande scossa nella. fortuna pubblica. Avviene tutto altrimenti dei banchi di
sconto e di circolazione. '. -
Facciamocene prima un'idea esatta (1).
(1) V. il Rapporto letto dall'Autore alla Camera dei Pari nella seduta del 22 giugno
1840, a nome d'una commissione speciale incaricala dell'esame del progetto di legge por
tante proroga del privilegio conferito al Banco di Francia. Nota degli Editori francesi.
Ecnom. Tomo JX. 45. . -
706 . tossi.
1 banchi di sconto sono stabiliti per ricevere dai privati la cessione dei loro
crediti particolari (1). Essi ne diventano cessionarii e ne pagano immediatamente
l'ammontare ai latori.
Ho nel mio portafoglio una cambiale tratta da Lione sopra Parigi da ooa
casa conosciuta. stata girata dal suo prenditore ad un'altra persona, la quale
l'ha essa stessa girata ad una terza , e questa terza l'ha ceduta a me. Che cosi
bo io nel mio portafoglio? Noi l'abbiamo gi spiegato nell'ultima seduta, nonno
che una prova. La lettera di cambio non un capitale, semplicemente un titolo
pi presto fatto, pi comodo a maneggiare che un atto autentico, ed al quale la
legge commerciale ha annesso certi privilegii; ma per la natura stessa delle cote
nou che una prova come un rogito di notaro.
Questa cambiale pagabile, suppongo, a 60 giorni vista e non stata accet
tata che oggi : io non posso dunque riscuoterne l'ammontare che fra 60 giorni.
Nullameno, ho la facolt di andare da un banchiere ed offrirgli di comperare il
mio credito. Ma ho un mezzo anche pi semplice: vado al Banco di Francia, e
gli presento la cambiale. Se la mia firma sconosciuta , non far nessun caso;
ma se le Arme dei tre precedenti giranti e soprattutto se quella dell'accettanU
buona (lo si sapr al Banco, perch vi si conosce, per quanto possibile, lo stalo
delle case di qualche importanza di tutte le piazze di Francia), se, io dico, vi sono
tre firme conosciute per buone, si prender la mia cambiale e me ne verr dato
l'ammontare.
Ecco la prima operazione che fa il Banco; ecco la seconda.
chiaro che io debbo pagare lo sconto dei 60 giorni. Supponete che il Bane
mi dia degli scudi , esso far esattamente quello che farebbe un banchiere qua
lunque il quale volesse comperare la mia cambiale. Ma (ed ecco la circolazione;
il Banco di Francia nou mi dar mica degli scudi. Se la mia lettera di cambio
di 10,000 franchi, esso mi dar 10 pezzi di carta di 1,000 franchi ciascuno.
Ora, che cosa quella carta che io ricevo? Sono biglietti di fiducia; , in fondo,
la stessa cosa che la mia cambiale, la prova che il portatore ha un credilo sul
Banco, credito sempre esigibile, pagabile a vista ed integralmente, lo vado al
Banco di Francia e gli domando degli scudi contro la sua carta , esso me li d
all'istante medesimo.
Intanto supponiamo che il Banco, operando cosi, abbia messo in circolazione
100 milioni. Se esso dicesse : Ho 100 milioni in circolazione, ma si pu Venire
a ridomandarmeli domani; tengo dunque 1 100 milioni iu iscudi nei miei sotter
ranei non sarebbe allora che un banco come quelli di Venezia e d'Amsterdam,
i quali, invece di moneta metallica, danno carta, ma tengono la prima a dispo
sizione dei possessori dei loro biglietti. Non sarebbe che un banco di sconto
e di deposito. ..'
Perci le cose non vanno mica cos. Io domando qui un istante di attenzione
a coloro i quali non conoscono queste materie. 11 banco ha emesso dei biglietti
per 100 milioni. Ebbene, invece di avere nei suoi sotterranei 100 milioni ki tanti
scudi, non ne tiene che 40 milioni. Allora ecco quello che succede : questi 40
(1) Ci che essi ricevono nel medesimo tempo come banchi di deposito bea paco.
. . .Xota degli Editori franteti.
BANCHI. LIZ. IH. 707
milioni sono un capitale effettivo il quale, se non dormisse nei sotterranei del
banco, lavorerebbe e darebbe per conseguenza un profitto, con interesse. Il banco
deve l'interesse di questi 40 milioni a coloro che glie li hanno confidati. Suppo
niamo l'interesse a 5 0[0, esso deve 2 milioni d'interesse all'anno.
Ma esso ha emesso dei biglietti per 100 milioni : questi sono dunque in cir
colazione ed i possessori di questi titoli se ne servono come di capitali ; con essi
io pago il mio sarto, questi paga il suo mercante drappiere e cosi via dicendo.
Cosi ciascun biglietto lavorando come capitale guadagna i suoi interessi. Dunque
i prenditori della carta del Banco debbono a quest'ultimo l'interesse di tutti i bi
glietti che esso ha emessi. Quando io vado al fianco e che questi mi d della
carta, io gli pago l'interesse come se mi desse degli scudi.
Ne segue che il Banco deve 2 milioni d'interesse pei 40 milioni che ha nei
suoi sotterranei, e che ricava 5 milioni d'interesse pei 100 milioni in biglietti da
lui posti in circolazione. Vale a dire in altri termini che pei 40 milioni che esso
possiede, guadagna 5 milioni invece di 2, porche esso emette della carta per 100
milioni con 40 milioni effettivi solamente. Per conseguenza il suo capitale gli
rende 12 Ip per 100 d'interesse.
Ma direte voi, chi gli da questi 121 [2 per 100? In sostanza nessuno, e que
sto il bello dell' operazione. D ifalti, esso mi presta un milione in biglietti ed io
gli pago 50,000 franchi d'interesse; ora notate bene che io mi servo di questo
milione in carta ugualmente che di un milione in iscudi, per guisa che non ho
punto a lagnarmi. Ma nel medesimo tempo non vi sono nei sotterranei del banco
che 400,000 franchi per corrispondere al milione che esso mi ha prestato. Dun
que esso percepisce i miei 50,000 franchi sopra 400,000. Esso non deve dedurre
su questa somma se non le spese che obbligato di fare. '
Che cosa ci che produce questo beneficio , poich qualunque profitto ha
una causa? il credilo del fianco, la pena che esso si d, il tempo che impiega,
il servigio che esso rende. Ecco dove piglia origine quel profitto; tutto questo
il capitale che lo produce. -
Forse non siete ancora pienamente soddisfatti, e mi domanderete che cosa
diventer il Banco il quale non ha che 40 milioni, quando i portatori di 100 mi
lioni in biglietti verranno a domandarne il rimborso. 11 banco senza dubbio ha
emesso 100 milioni , ma non gli ha mica prestati al primo che gli capitato
davanti. Tutt'altro. Esso ha un credito di 100 milioni guarentito dagli effetti che
gli sono stati ceduti e che tutti sono rivestili di firme conosciute. A che cosa dun
que gli servono i 40 milioni? Servono primieramente a riparare alle perdite che
pu cagionare la riscossione dei 100 milioni in effetti, poich tre, quattro, cinque
o anche sei milioni potrebbero essere mal pagali, malgrado tutte le precauzioni
che si prendano ; secondariamente servono a soddisfare alle richieste immediate
di danaro contante. y.
Ma, direte voi, se i possessori dei 100 milioni in biglietti venissero tutti in
una volta a domandare il loro rimborso, che cosa farebbe il Banco? Non faccia
moci illusione, sospenderebbe i suoi pagamenti. Un banco che ha nelle sue casse
una quantit di danaro equivalente al valore della sua carta non un banco di cir
colazione ma di deposito. Esso pagherdunque a mano a mano che riscuoter l'am
montare degli effetti che ha in portafoglio. Se bene ordinato non polr fallire;
ed ecco come. Il biglietto di banco uno strumento di cambio, che soddisfa un
708 p. bossi.
bisogno reale e generale. Nullameno, nello stato ordinario delle cose, i biglietti
non debbono, non possono essere presentali tutti in massa al rimborso. Vi anzi,
e l'esperienza lo ha provato, eccesso nei 40 milioni tenuti in serbo nei sotterranei
del Banco; dimostrato che per 100 milioni di carta, 50 milioni di riserva sa
rebbero sufficienti. Il talento del Banco di graduare il suo libro di sconto
di prendere elTetti a corte scadenze e che si succedano regolarmente , per modo
che se ha prestato 100 milioni, vi sieno 10 milioni che debbono rientrare questa
settimana, 10 milioni la settimana prossima, e cosi via dicendo. Se questi effetti sono
scelli bene, se abbiasi posto cura di nonriceverne di cattivi, la fonte non s'inaridir.
S'intaccheranno forse i 40 milioni, ma nel corrente della settimana, rientreranno
10 milioni, ne rientreranno altri 10 nella settimana ventura, e 10 ancora nella
settimana successiva, ecc. E se il Banco malgrado la regolarit delle riscossioni,
vedesse aumentare le richieste di rimborso, ci indicherebbe che qualche cosa di
straordinario succede sulla piazza. Se giudicasse che malgrado la crisi che si
prepara, esso pu senza rischio continuare ad essere utile al commercio, prose
guirebbe le sue operazioni, come al solito; nel caso contrario le restringerebbe:
mentre gli ritornassero 10 milioni , non ne lascerebbe uscire che cinque o sei.
In questo consiste la vera abilit degli amministratori del Banco, questa la
vera prova della loro intelligenza e del loro sangue freddo. Se, per avventura, si
adombrino mal a proposito, se restringono repentinamente gli scnti, se anche
non sanno fare in tempo opportuno un alto di abnegazione dentro certi limiti,
non conoscono la loro missione. Ma la ignorano poi mollo maggiormente se chiu
dano gli occhi sugli avvertimenti salutari che d loro lo stalo della piazza, se
Vedendo le richieste di rimborso aumentare e nel tempo stesso le mercanzie mi
nacciale di un grande ribasso, non facciano nessun caso di codesti segni e dieno
sempre lo slesso impulso al credito.
Oudech, avere un capitale effettivo nei sotterranei, emettere biglietti pel
doppio o tutto al pi pel triplo di questo capitale, ma sempre ricevendone in cambio
effellrdi commercio di una buona e media guarentigia, tali sono le operazioni del
Banco. Ci posto, vi servigio reso allo Slato, perch si aumenta il capitale dispo
nibile diminuendo la massa di capitale monetalo indispensabile pei cambiavi
servigio reso al commercio, perch un'associazione come il Banco pu sempre, in
materia di sconto, essere pi larga ed imprestare ad una misura meno elevala che
i semplici privali; vi proGlto per gli azionarli, perch lo ripelo, emettendo on
valore di 100 con un capitale di 40, il Banco percepisce per questi 40 un inte
resse di 10 o 11 per 100.
Quindi il successo finanziario di un banco stabilito in una piazza di com
mercio considerabile, e sulla buona amministrazione e previdenza del quale si
possa far calcolo, sar quasi sicuro.
Ecco che cosa un banco di sconto e di circolazione. Voi vedete che i suoi
bigliciti non sono carta-moneta. La carta-moneta propriamente detta non si rim
borsa. Se essa accompagnata da una promessa di rimborso, come si era fatto
per un momento per gli assegnali in Francia e come si fatto qualche volta io
Austria, allora un poco migliore, ma non pu paragonarsi che ad un cattivo
biglietto di Banco, poich siffatte promesse non sono ordinariamente mantenute-
Se il biglietto di banco, a sua volta fosse tutto ad un tratto colpito da un divieto
di rimborso, si trasformerebbe in carta-moneta, come succeduto nel 1797 ai
banchi. i.kz. ni. 709
biglietti del banco d'Inghilterra. Ma tranne queste trasformazioni, il biglietto di
banco si distingue essenzialmente dalla carta-monela in questo, che esso un
titolo di credito immediatamente esigibile, pagabile a vista sulla piazza. Non
cartamoneta, come non cartamoneta una cambiale a vista tratta sopra un ec
cellente banchiere.
Adesso che ci siama formati un'idea di questi grandi stabilimenti, ci rimar
rebbero due cose a fare: l'una di renderci un conto sommario dell'estensione
cbe harmo preso e delle loro formo principali; l'altra, di esaminare pi diretta
mente tutto il bene e lutto il male che possono produrre, e quali sieno le gua
rentigie necessarie per assicurare l'uno ed evitare l'altro. Disgraziatamente ci
manca il tempo.
- !..
HOH
PRIMO SEMESTRE.
Pag.
Lei. I. Introduzione 3
Lez. II. Oggetto e limiti della scienza economica. Bisogna distinguere la scienza
razionale dalla scienza applicata. L'economia politica, la morale e la politica
si toccano, ma non si confondono. Come ed in quale ordine principii diversi
concorrano alla soluzione dei problemi sociali . , .9
Lez. IH. Difficolt che la scienza ha incontrate nel suo sviluppo. Difetti della
sua nomenclatura. Necessit di salire ai principii elementari. Valore,
natura, causa, forme diverse del valore ... ...... 18
Lez. IV. La nozione del valore di uso un'idea fondamentale : sopprimendola
si mutila la scienza, e si va incontro a gravi errori. Quale sia il principio
regolatore del valore di cambio 26
Lez. V. Continuazione. Ricerca della legge generale che regola le variazioni
del valore di cambio. Analisi della formoli dell'offerta e della richiesta . 33
Lez. VI. Analisi della forinola che determina il prezzo delle cose mediante le
spese di produzione . . .-.,. 39
Lez. VII. Influenza dei diversi monopolii sul prezzo delle derrate. Della pro
duzione agricola , delle sue fasi e degli effetti economici i6
Lez. Vili. Della produzione agricola considerata nelle sue relazioni col prezzo
dei prodotti. Continuazione ...'... -. 50
Lez. IX. Non vi misura certa ed immutabile del valore 61
Lez. X. La moneta non offre una misura certa, un campione del valore . .66
Lez. XI. Errore di coloro i quali hanno creduto di trovare la misura del va
lore nel grano. Nozione della ricchezza. Vi sono delle ricchezze pro
dotte e delle ricchezze naturali. Osservazini generali 76
Lez. XII. Nozioni generali sulla produzione. Natura e classificazione delle
forze produttive 83
Lez. XIII. Del lavoro produttivo e del lavoro improduttivo, dei prodotti ma
teriali ed immateriali 9!
Lez. XIV. Della produzione libera o assoggettata a regolamenti Esposizione
della questione .109
Lez. XV, Della divisione officiale dei mestieri. Del tirocinio forzato. Si
stema delle corporazioui. Intervento del governo 108
Liz. XVI. Libert dell'industria. Professioni officiali. Venalit delle ca
riche. Continuazione. . ' H"
Lez. XVII. Lo Stato deve cercare di aumentare la potenza del lavoro e di
sviluppare le diverse attitudini dei lavoratori, per mezzo dell'istruzione ge
nerale. I regolamenti che impacciano il lavoro, prescrivendogli un modo
di applicazione, ed i risultati che questo deve produrre, sono, in tesi gene-
IRDICB. 711
Pag.
rale, tanto nocivi alla produzione quanto quelli che inceppano il libero mo
vimento dei lavoratori , 127
Lez. XVIII. Della popolazione considerata principalmente nelle sue relazioui colia
potenza del lavoro e colla produzione della ricchezza. Dottrina di Malthus. 133
Lei. XIX. Esahie del principio di Malthus e delle dottrine che gli si oppon
gono . 142
Lez. XX. Principio della popolazione. Continuazione , . 149
Lez. XXI. Principio della popolazione. Conchiusione . 157
SECONDO SEMESTRE.
FRAMMENTI SULL'IMPOSTA.
, dell'imposta ingenerale, dell'imposta fondiaria,
dell'imposta solle case, dell'imposta sd profitti;
Pag.
Lez. I. Utilit dell'imposta. Agli, occhi di certi economisti, lo Stato non
ispende. mai che per produrre ; agli occhi di alcuni altri, il contrario.
Confutazione di questi due sistemi opposti. In fondo, il punto essenziale
che l'imposta sia impiegata nell'interesse ben compreso e generale dell'in
tiera societ ". r .. - .... . . . . . 616
Lez. II. Dell'assetto dell'imposta; regole generali che non bisogna mai per
dere di vista nell'assetto dell'imposta. Esse riduconsi a quattro: La
prima , che l'imposta debb'essere fondata suf principio dell'uguaglianza.
La seconda , che non deve mai colpire il capitale, ma solamente il .reddito. 624
Lez. Ut. Continuazione del soggetto precedente. Confutazione dell'opinione
di coloro i quuli credono che l'impsta sia imo stimolante per la ricchezza
naziooale. Come bisogni regolarsi quando si vuol cercare di valutare la
misura dell'imposta. L'imposta non debb'essere arbitraria. InGne l'im
posta debb'essere riscossa colle meno spese possibili 633
Lez. IV. Dflicolt pratiche che incontra il governo allorch vuol fare contri-
buire i cittadini in una maniera equa, e proporzionalmente ai loro mezzi. -
Enumerazione delle imposte esistenti io Francia.. Si dividono in contribu
zioni dirette ed in coutribuzioni indirette. La pi importante delle con
tribuzioni dirette l'imposta fondiaria. Sistema dei Fisiocrati in fatto d'im
posta fondiaria. Altre opinioni. ugualmente erronee su questo soggetto . . 639
Lez. V. difficilissimo assettare l'imposta in modo ragionevole. Idea del
catasto. Casi nei quali l'imposta fondiaria arricchisce i proprietarii a sca
pito dei consumatri. Casi in cui pagata per intiero dai consumatori,
ma senza benefcii pei proprietarii. Casi in cui pagata in parte dai con
sumatori , ed in parte dai proprietarii, Casi in cui non colpisce che la
rendita solamente. : Perch un' imposta fondiaria fissa e determinata una
volta per sempre sarebbe ingiusta. In conchiusione, contenuta in limiti mo
derati, tale imposta ragionevole, utile e comoda . . 647
Lez. VI. Dell'imposta sulle ease. importante distinguere, pel suo assetto,
. le esse che si possono riguardare quasi sulamente come capitale, da quelle
che bisogna considerare, ad un tempo come-capitale e come terra. In lempi
di prosperiti, l'imposta sulle case ricade- sui pigionanti. Quando al contrario
la ricchezza e la popolazione diminuiscono, essa pesa sui proprietarii. Del
l'imposta sui profitti. L'imposta sui profitti di alcune industrie solamente
ricade sui consumatori , ma un'imposta generale e proporzionale su tutti i
proftti sarebbe sopportata dai capitalisti . . . . . , . . . . . . 655
Lez. VII. Inconvenienti che potrebbe offrire un'imposta diretta sui profitti in
generale. Di un'imposta sulle rendite dello Stato. Stabilendola si lede
rebbe il capitale. Lo Stato altronde avrebbe pi da perderci' che da gauda-
gnarui. Impossibilit pratica di assettare un'imposta generale proporzionale
su tutti i profitti >...... .,v . 662
720 p. bossi.
ORDINAMENTO DELL'INDUSTRIA.
PREFAZIONE.
^w-o^y^ASJ^o^-
perci sta alla libert, come a un dipresso il capitale sta al reddito, la causa
all'effetto. Lo scopo la libert individuale di agire e di godere il frullo dei
proprii atti; l'associazione non che il mezzo efficace di pervenirvi; e su tale
argomento viene a fondarsi la confutazione delle dottrine di Fourier e di Owen, i
quali prescrivono il sacrificio di qualunque libert individua alla mira di creare
un'associazione giovevole. Ci in verit non si riduce che al metodo dei conqui
statori, dei despoti, dei centraKzzatori, i quali altra unione non vogliono soffrire
all'infuori della forma ch'essi impongono , e di cui si credono la leva motrice.
Non neppur necessario di ricorrere agli esempi che la storia di tulli i popoli e
di lutti i tempi ci offrirebbe in gran numero per concepire che il progresso natu
rale della societ conduce alla graduale abolizione delle forme oppressive ed alla
perfetta indipendenza per tulio ci che concerne le distinzioni esteriori ; e con
cepire allo stesso tempo che la tendenza alla conformit ed alla uguaglianza in
tellettuale si svolge nella medesima proporzione in cui si diminuisce la pressione
dell'esterno costringimento sociale. da qui, che nelle repubbliche nascono gli
energici sentimenti del pi puro patriottismo-, da qui, che presso tutti gli uo
mini proviene quella lodevole ambizione di giungere ad un grado d'effettiva
uguaglianza, in cui tutti sieno ugualmente liberi di esercitare le proprie facolt,
e godere i frutti del loro lavoro.
Nella classificazione degli umani bisogni , forma sotto la quale si presenta
l'elemento della necessit nella scienza economica , io qui non porto di nuovo
che l'importanza da ine attribuitale ed il posto che le ho assegnato : come lo
mostreranno le numerose citazioni che io fo delle opere di antichi autori. Questa
classificazione ci presenta la vera scala de' progressi industriali , sparge ona
nuova luce su quistioni importami e non ancora decise ; e segna il limite posi
tivo della facolt , per mezzo della quale l'uomo si dedica all'estimazione delle
cose; e quindi permeile di dirigere in un senso normale la sua attivit, mentre
fornisce alla scienza i dati pi esalti su cui fondare i calcoli economici.
Una felice conseguenza nasce dall'essenza medesima della classificazione che
ho sviluppala: ed essa , che da un lato, mentre mette in evidenza i bisogni
infimi dell'uomo, quelli che a lui son comuni coi bruti, dall'altro non riconosce
alcun limile all'elevazione di cui esso capace, e non fissa alle aspirazioni della
mente umana altro termine che l'infinito. Non bisogna lasciarsi ingannare sul-
l'impurlanza che una tale gradazione dei bisogni umani aggiunge ai precelti di
Rossi e di Hermann. Le ardite verit che questi scrittori hanno asserite non si
possono conciliare colla dipendenza dell'uomo verso il suo Creatore , se non
adottando una classificazione ben precisa delle necessit imposte all'esistenza
umana. . .
Io mi lerr ben fortunato se avr potuto , nel corso di quest'opera, contri
buire alquanto a dimostrare come sia assurdo aggiungere restrizioni artificiali alle
inevitabili necessit che la natura ci ha imposte. Perch, menlre colali necessit,
possibili a soddisfarsi od alleviarsi, divengono la sorgente di emozioni piacevoli,
le restrizioni artificiali, che gli uomini fanno gravitare sui loro simili, uon ser
vono ad altro fuorch a generare ostacoli contro tulli i nostri piaceri, impedi
menti u tulle le nostre utilit.
Lu somma delle ricchezze (nel senso pi esteso di questa parola, la quale si
applica iuswmu alla massa de' godimenti intellettuali e fisici^ le quali, secondo
PBKFAZIOXE. 725
il decreto della natura, si possono mettere alla disposizione degli uomini, non si
potuta ancora determinare in tutta La sua latitudine. Ci che noi ne sappiamo
si che gli sforai dell'umano progresso si dirigono verso i mezzi di giungere
guanto pi rapidamente si possa ad una emancipazione dei bisogni materiali
sufficiente perch il pensiero umano si possa con tutta sicurezza lanciare negli
immensi campi del perfezionamento intellettuale; fino a che sia giunto il tempo
in cui i progressi immateriali sieno i soli ad essere giudicali degni dell'umana
attenzione. s'
Per lungo tempo lo studio dei principii in cui sta il segreto delle verit po
litiche e mercantili , razionalmente prese , fu trascurato del pari da quelle due
classi della societ, che erano nondimeno pi interessate a dedicarvisi. Dopo la
prima edizione di quest'opera, il mondo politico in Inghilterra giunto a ricono
scere che le nozioni normali della scienza economica non sono meno importanti
pel benessere dei privati, di quel che sieno per la prosperit degli Stali. bene
da desiderarsi oggid che i nostri mercanti e manifattori studiassero gli elementi
dalla cui influenza dipende la condizione del loro mercato ; giacch , senza
una tale cognizione, il commercio sempre un vero giuoco d'azzardo per la pi
gran parte dille classi mercantili; e non difficile di conoscere che, nel mag
gior numero dei casi, l'esperienza di una pratica la pi intelligente non baste
rebbe a riparare gli effetti terribili delle false teorie.
Per non sovraccaricare di esempii e di cifre queste pagine, io rimander il
lettore al piccolo Manuale da me pubblicato sotto il titolo di Stati.itical Compa
ttimi ne' qua'*5 ho riunito i fatti che mi sembravano pi opportuni a rischia
rare i principii che qui ho' sviluppati.
Londra, 1? giugno 1848. . ' .
INTRODUZIONE.
vi; I. S. Miti.
tNinoDizioMi. 727
non possono aspettarsi che ben pochi aiuti da una teoria materialistica sulla
rendita.
Chi si fondi sopra basi cos erronee, come quelle che offrono i ragionamenti
di cui parliamo, sar sventuratamente condotto a consolidare sempre pi quelle
distinzioni di casta, che il buon criterio del paese si sforza invece di cancellare,
come idee appartenenti ad un'epoca in cui s'ignoravano le leggi dalla natura pre
poste alla vita sociale. Il vero scopo delle indagini economiche sta, i contrario,
nel provare che tutti i cittadini godono di uguali vantaggi, quando l'andamento
del progresso non difficoltato, e che ciascuno di loro pu farsi ricco senza nuo
cere alla ricchezza de' suoi simili.
Se tutti gli uomini acquistassero ugualmente i vantaggi che risultano dal
progresso intellettuale, non vi sarebbe superiorit n inferiorit nel genere delle
loro differenti occupazioni ; e quindi tutti coloro che adempissero ai proprii do
veri, sarebbero uguali davanti alla societ, come lo sono davanti alla legge. Non
dunque tanto pericoloso quanto ingiusto l'asserire che certi individui, collocati
in una posizione accidentalmente eccezionale, formino la classe destinata ad as
sorbire i profitti di tutte le altre. Questa fatale preeminenza, Mr. Mill ha tentato
attribuirla ai proprielarii di terra, senza avvedersi che ogni distinzione di tal ge
nere doveva sparire nel medesimo tempo che veniva meno il reggimedei vincoli
al commercio de' cereali (1). E nondimeno non havvi esempio in cui possa dirsi
che la terra abbia mai acquistato un alte valore, in paesi ne' quali il commercio
e l'industria sieno rimasti indietro.
Il medesimo lievito di materialismo si ritrova nel fondo di molte innova
zioni gi applicate, e raccomandale come esperienze da farsi. La regola di vin
colare il principio della circolazione alla maggiore o minore abbondanza delle
monete metalliche fu suggerita dalle medesime idee, in forza delle quali si era
preteso d'incatenare la potenza produttiva degli umani alimenti alla materia pro
pria de' differenti terreni. Ma questi tentativi devono entrambi considerarsi come
attentati alla dignit dell'umana natura . perch entrambi si riducono a negare
l'autorit dello spirito sulla materia. I profitti del commercio e dell'industria sono
analoghi e per origine e per natura a quelli che costituiscono la rendita del suolo,
l'interesse del danaro, o i legittimi guadagni dei banchieri e dei cambisti. Tulli
non hanno altra sorgente, fuorch l'uso giudizioso dei doni della Provvidenza.
Tutti indistintamente si svolgono a misura che le umane cognizioni si propaghino,
che le propriet si assicurino, che la libert generale ed individuale si rispetti.
Non si pu fare alcuna distinzione di diritto fra questi diversi profitti; ciascuno
di loro lecito e rispettabile al medesimo titolo che tutti gli altri. dunque una
(1)1 risultali di questa lunga investigazione possono definirsi cos: il progresso eco
nomico di una societ composta di proprietarii, di capitalisti e. di lavoratori, tende all'ar
ricchimento progressivo dei possessori del suolo, mentre il costo delle sussistenze dell'o
peraio tende ad elevarsi ed i suoi guadagni a decrescere. I perfezionamenti agricoli
impacciano quest'ultimo effetto, ma provocano al pi alto punto, ed in ultima analisi la
prima di queste tendenze, bench si possano concepire dei casi nei quali ne sarebbe tempo
raneamente attenuata. L'accrescimento della popolazione tende infine a condurre tulli i
beneficiiche derivano dai miglioramenti agricoli ai proprielarii del suolo esclusivamente
fi. S. Mill, Principts, ecc. voi. H. p. 279).
INTRODUZIONE. 799
fortuna che nel nostro paese si sia rinunziato a far delle leggi sulla rendita con
siderata come una quantit determinata ed indipendente dalle qualit morali ed
intellettuali che costituiscono l'umana potenza; una fortuna che non si sia
riuscito nel tentativo di sostituire al feticismo del suolo quell'altra idolatria non
meno grossolana la quale assoggettava il pieno servigio della circolazione al tipo
metallico (1). Perch noi non possiamo dissimulare che, se non avessimo alcun
vantaggio derivato da questa posizione acquisita, ci sarebbe difficile di ben difen
dere il terzo punto in litigio, su cui si tanto lottato in Francia. Non avremmo
mai potuto svelare l'errore accettato da' nostri vicini, se ci fosse stato impossibile
di giudicare l'illegittima altitudine presa in quel paese da coloro che pretendono
farvi da difensori dell'ordine. Come mai avremmo osato di porre in regola gene
rale l'inviolabilit del tempio, fino a che la cinta sacra fosse stata legalmente
profanata da privilegiati venditori di merce o di danaro? Nel secondo capitolo
di quest'opera io ho insistito fortemente, per tutte queste ragioni, sull'indole pe
ricolosa dei dogmi di Ricardo: ed ho pure tentato d'indicare in che modo la
libert del commercio, aprendo al coltivatore una carriera pi varia insieme e pi
vasta, gif assicuri la libert della coltivazione e l'obbligo di usarne a suo proprio
vantaggio.
Non era men necessario di descrivere con diligeuza gli ostacoli, che si op
pongono contro i guadagni e la propriet degli imprenditori d' industria , da
certi sofismi le cui tendenze si sono accreditate in Inghilterra, ed han messo pro
fonde radici in Europa. Nel terzo capitolo di quest'opera ho mostrato la natura
delle divergenze che si manifestano tra i profitti e le mercedi; ho mostrato che
la progressione crescente della meta delle mercedi (sotto la clausola espressa della
propriet assicurala e della promozione del progresso' immancabilmente ac
compagnata dal decremento proporzionale nella meta dei profitti; ed ho de
scritto il modo secondo cui si stabilisce, in favore del capitalista, il compenso
rimuneratore di questa diminuzione continua. Su tali dati ho costituito la dimo
strazione dell'interesse reciproco, che il risparmio soddisfa ed accresce per l'ope
raio insieme, e per il capitalista. Se, come la scuola di Ricardo pretende, l'accu
mulazione dei risparmii fosse limitata dalla decrescente fertilit dei terreni, ogni
divergenza tra i profitti ed i salarii sarebbe antagonistica, ed abbandonerebbe la
societ ad una guerra intestina continua ed inesorabile ; ma il buon senso dei
nostri manifattori e dei nostri operai che, tutti, domandano libert per l'agricol
tura insieme e per il commercio, basta a salvarci da' disastri, che l'applicazione
di tali dottrine trascinerebbe con se. Nel fatto medesimo della divergenza armo
nica, tra la meta dei profitti e quella delle mercedi, si trova una risposta incon
testabile all'erroneo assunto, che l'operaio avrebbe un vantaggio se il prodotto
si dividesse in parti eguali fra il capitale ed il lavoro. Ma non dobbiamo mera
vigliarci a vedere che una considerazione cos semplice,, cos sorprendente, an
cora non siasi di buon'ora adottata generalmente; pereh i principii dell'econo
mia s'incatenano l'uno all'altro; e le pi soddisfacenti teorie non possono essere
.(1) Le mie asserzioni io ci che concerne la teoria metallica della circolazione sono
stale pienamente giustificate da una lettera del cancelliere dello Scacchiere, in data
del novembre 1847,' nella quale dichiara che impossibile perseverare in questo si
stema.
730 T. C. BANKIKI.lt.
accettate quando le loro premesse non si sieno ancora vedute nel giusto aspetto.
G' intelletti abituati alle generalit grossolane , che si fondano sopra materiali
apparenze, sono lenti a penetrare nelle alte speculazioni, che l'abitudine del con
templare i fenomeni intellettuali rende famigliari all'osservatore il quale abbia
sapulo collocarsi in un alto punto di vista. Sarebbe stato ben difficile condurre
l'operaio sopra un terreno in cui coloro che assumono di dirigerlo si ricusano a
collocarsi eglino stessi pei primi.
La teoria pi recentemente svolta in Inghilterra, riguardo alle mercedi (1),
ammette una specie di associazione confusa , sulla base dell'uguaglianza Ira il
fondo delle mercedi e quello dei profitti, cio .tra due fondi perfettamente distinti,
in questo senso che noti possono essere coesistenti ; ed i quali inoltre son ben
lontani dal seguire una medesima direzione, giacch l'uno costantemente si ac
cresce a misura che l'altro si diminuisce. Infatti, dall'indole propria delle mer
cedi risulla, che non solamente esse devono guadagnarsi, ma ancora consumarsi,
prima che i profilli si manifestino: dunque errore, illogico in economia po
litica il confondere cose cosi diverse tra loro. Se noi ammettessimo con Air. Alili
che il valore aggiunto ad una cosa, per mezzo del lavoro umano, o per quella
delle macchine, costituisce una somma, alla quale ciascuna delle parti che ha
contribuito a formarla, ha dritto di partecipare in uguali porzioni, qualunque sia
stato il suo concorso; egli certo che allora noi non potremmo limitare un. tal
drillo ad una sola porzione del prodotto, ma dovremmo estenderlo a tutto. Gli
operai che scavano e scernono i minerali metallici dovrebbero In tal caso parte
cipare direttamente alle medesime probabilit di profitto e di perdita nella pro
duzione generale, come vi partecipano i macchinisti esperti, o gli abili orologiai;
potrebbero far valere il loro diritto di una partecipazione uguale, nei guadagni
provenienti dalle indagini. scientifiche, dal giudizioso impiego dei capitali, dalle
eslese relazioni dell'alto commercio.
11 terzo capitolo di questo libro tende a definire le distinzioni da farsi nel
mondo complesso dell'industria, "le diverse sfere di attivit che lo compongono,
e Ut attribuzioni speciali , che in ciascuna di tali sfere gni individuatila labo
riosa riceve. Vi si dimostra, che se la volontaria associazione di tutti i produt
tori, con condizioni per le quali la libert individuale di ciascheduno fra.loro sia
rispettata, pu essa sola dare una rimunerazione soddisfacente al. travaglio di
qualunque sorla; ogni usurpazione sulla libert di una fra le parti contraenti avr
per effetto inevitabile l'attenuazione della potenza degli altri membri, e perci
diminuir il risultato dei loro sforzi combinati. Dalla quale proposizione si viene
a dedurre la regola, che, essendo ogni cooperatore ammesso a partecipare ne
cessariamente in modo indiretto al guadagno di tutti, colui che tentasse di par
teciparvi direttamente violerebbe que' reciproci dritti , a rispettare i quali sono
interessale la ricchezza e la prosperit di lotti. 1 beni del ricco non sono un boi-
(1) Dopo aver trattalo della parte dell'operaio nel prodotto, noi ci occuperemo di quella
del capitalista, cio: i profitti del capitale o dell'approvigionamento : i benefici! di colui
che anticipa le spese di produzione cb coi proprii mezsi paga il salario degli operai
o li mantiene durante il lavoro, somministra le costruzioni o.i loro materiali, gli utensili
le macchine, ecc. ed a cui secondo i termini abituali del contralto, il prodotto appartiene
pereb ne dispone a sua voglia (1. S. Hill, Principes, ecc. voi. 1. pag. ili).
IJiTAODLZIONfc. 731
li) Nello scopo per di migliorare i costumi delle classi laboriose, necessario aver ri-
732 T. C. BANFIKLD.
luzione del 1792 la terra io Francia fu tolta a' suoi legittimi possessori, e divisa
io piccole porzioni fra coloro che volevano coltivarla ; ma n a quell'epoca, n
dopo, i guadagni della nazione francese son mai pervenuti ad uguagliar quelli
della inglese, non ostante la fertilit, per lo meno, uguale. L'annichilazione del
credito che tenne dietro a questa violazione della propriet impose a' governanti
l'obbligo di nutrire milioni di lavoratori disoccupati, distribuendo fra essi le spo
glie dei paesi stranieri, ovvero li costrinse a sbarazzarsene per mezzo delle di
struzioni d'uomini che cagionava la guerra.
Usando rigorosamente d'una tale alternativa, Bonaparte riusc a piantare un
potere, cosi effimero, quanto lo era l'occasione da cui era nato. Ci si parla sempre
del basso prezzo del pane in Francia ; ma egli notorio che, nell'ultima carestia,
il pane era molto pi caro in Francia che in Inghilterra. Il consumo delle carni
vi ristrettissimo, ed il termine medio del benessere umano vi , in generale,
molto pi basso di quel che sia fra di noi. Prima di accettare sulla fede altrui
le opinioni contrarie, io raccomanderei fortemente ai nostri operai di volersi bene
assicurare della condizione in cui vivono gli operai francesi; e sono fermamente
persuaso che chiunque avr veduto co' propri occhi la verit, tornando in In
ghilterra prender la bacchetta del constabile, e si opporr di tutto cuore ad ogni
attacco rivolto contro i profitti del capitalista nello scopo di accrescere le mer
cedi , qualunque si fosse l'autorit del nome che si ponesse alla testa di simili
attentati.
Piantato una volta questo gran principio, che i guadagni di qualunque genere
sono sacri all'esistenza ed ai progressi della razza umana, si deve senza esitazione
dichiarare che nessuna classe della societ pu essere autorizzata a commettere la
menoma violazione della parte o de' dritti di un'altra. impossibile giustificare
una legge che tendesse a favorire qualche interesse privato; e in qualunque ten
tativo di stabilire ci che si chiama una protezione, non si potrebbe vedere ah.ro,
da qualunque parte provenga, fuorch un primo esempio tendente a generare la
spoliazione da tutti i lati. L'economista non conosce che una sola legge comune
al ricco ed al povero; ed i suoi principii non possono tanto deviare da coprire
la rapacit di una mano, mentre che l'altra si adoperasse a consolidare il rispetto
della propriet. Una parziale legislazione, che volesse creare la reudita del suolo,
i profitti od i redditi, coll'aiuto di speciali restrizioni, finirebbe, per effetto degli
ostacoli che porrebbe al commercio, con diminuire le mercedi. Non bisogna an
dar cercando altrove le cause di patimenti ohe soffrono i lavoranti. 1 proprietari
ed i capitalisti non hanno alcun diritto di usurpare sul terreno del lavoro, pi
di quanto ne abbia l'operaio di arrogarsi una parte per s sul campo delle ren
dite e de' profitti.
Io lo ripeto, bene che noi avessimo combattuto gli altri sofismi d irte
descritti, prima che quest'ultimo divenga anche preponderante.
corso ad una doppia reazione, diretta simultaneamente sulla loro intelligenza e sulla loro
povert. L'educazione nazionale e ben intesa della classe operaia, la prima di queste
necessit ; bisogna aggiungervi un insieme di misure che possa (come la rivoluzione lo ha
operato in Franciai fare sparire l'estrema poverl per una generazione almeno (I. S. Hill,
voi. I. pag. US)
IMTRODOZIONK. 7,.~.1
tale, quand'esso protetto unicamente dall'azione normale delle leggi, della pace,
e del progresso scientifico.
Nuovi impieghi del capitale si fanno solamente quando s'incontrino guaren
tigie di sicurezza ed il risultato di nuovi impieghi allora non mai quello di
diminuire i redditi del capitale precedentemente impegnato sulla terra o sopra
ogni altro ramo d'industria, come l'asseriva Ricardo, ma quello di diminuire il
valore nominale de' capitali da cui provengono questi redditi. Se tutte le somme,
originariamente impegnate nei fondi pubblici , si fossero gettate sui mercati dei
fondi territoriali, il prezzo della terra si sarebbe molto esagerato artificialmente;
i redditi della terra non sarebbero ora la met di ci che sono; ed una parte,
molto pi grande, della popolazione dipenderebbe direttamente dal suolo, dal
clima, e dagli altri uccidenti topografici. La distruzione che l'interesse del debito
pubblico cagiona alla rendita fondiaria insignificante, so si paragoni allo scon
certo che potrebbe portare ne' profitti l'impiego di tanti capitali sul mercato del
suolo ; e bisogna bene persuadersi che nulla potrebbe costringere i capitali ad
abbandonare il loro corso naturale per venire a schiacciare un tal mercato, accor
rendovi a gara, se non il difetto di sicurezza, il quale li allontanasse da tatti gli
nitri impieghi a cui si potessero dedicare. Il capitale che, per difetto di sicurezza,
diviene disponibile, deve tendere a dilapidarsi improduttivamente; ed cos ebe
le sorgenti dell'umana attivit si disseccano ogni giorno in Irlanda, e sul Conti
nente a danno del popolo. La medesima regola 'si pu applicare a tutte le varie
maniere d'impiegare i capitali, che contribuiscono ad arricchire il paese, qualun
que fosse il titolo loro.
Le grandi intraprese di Compagnie, potenti, di strade ferrate, miniere, assi
curazioni, banchi, navigazioni, dissodamenti , opificii di gaz, ecc., come i pi
piccoli impieghi individuali nelle manifatture, nella costruzione delle navi, nelle
miniere, nelle strade, nelle case d'abitazine; ne' magazzini, hanno tutte la me
desima tendenza ad ingrandire del lavoro, e per conseguenza elevare le mercedi.
Ne risulta che l'operaio va debitore di quest'utile elevazione, alla tendenza in
cui si trovino coloro che possiedono valori accumulati, d'impegnarli piuttosto
nelle nuove speculazioni, che rivolgerli ad innalzare pervia diconcorrenza.il
valor nominale dei capitali impegnati nelle vecchie intraprese. Accrescendosi la
somma dei capitali cosi impegnati, la mela de' profitti tende ad abbassarsi; ma
come la somma dei profitti risulta da una massa maggiore di capitali .impegnali,
cosi viene ad offrire ben presto un pi largo compenso definitivo al capitalista.
Egli evidente che, se l'operaio divenisse un socio, ammesso a partecipare, per
porzioni uguali, ne' guadagni di ogni operazione, egli dovrebbe per ci solo su
bire ancora un graduale decremento nella sua rimunerazione invece di ottenere
una mercede semprecresceple, come avviene oggid, o piuttosto come avverrebbe,
se gli atti del Parlamento, le convenzioni commerciali e le .agitazioni politiche,
non mettessero ostacolo al libero svolgimento della sfera d'attivit in cui egli
si trova. > .
Il lavorante pu favorire l'accrescimento del fondo delle mercedi in due modi:
il primo , ed il. pi necessario, consiste nel fare quanto sia in suo potere, per
mantenere la perfetta sicurezza degl'impieghi eseguitisi, e de' redditi. che ne pro
vengono, sicurezza senza la quale i capitali si sperdono, invece d'impiegarsi util
mente: l'esecuzione di qaesto dovere, verso se medesimo e verso gli altri, costi
Mitonr/.ioNK. 735
luisce quella, fra le cause dell'innalzamento relativo delle mercedi che io, nel mio
terzo capitolo, ho indicata sotto il nome di fiducia. Il cooperante degno di fiducia
un elemento d'inestimabile prezzo agli occhi del capitalista manifattore; e
questo elemento del lavoro quello che l'operaio deve soprattutto sforzarsi ad
acquistare oggi che le macchine tendono cos rapidamente a parificare le attitu
dini industriali.
II secondo mezzo da me indicato procura immediatamente una ricompensa
certa, perch rende pi produttivo il lavoro, per l'operaio insieme e per tutta la
societ. Se l'operaio, sostituendosi le macchine al braccio umano, accoglie il vero
principio manifattore,- e se, operando pi utilmente di quello che in altro modo
potrebbe, accetta una mta meno alta di salario, in ragione della maggiore quan
tit di lavoro eseguito, la somma della sua mercede riuscir certamente maggiore
di quel che sarebbe se il suo lavoro fosse men produttivo. Nessun filatore a mano
potrebbe con un sol fuso guadagnare tanto quanto guadagna il filatore mec
canico; le migliori vetture pubbliche non potrebbero mai produrre 212,300,000
franchi, come han fatto le Compagnie di strade ferrate in Inghilterra nell'anno
ora scorso. .
Il numero degli.uomini impiegati nel 1846 sulle linee gi terminate, secondo
il rapporto della Commissione delle strade ferrate, fu di 47,000. Il capitale im
pegnato in quest'industria si elev a pi di 2500 milioni. Poich ltr possibilit
di procurare una mercede, a tutte queste braccia impiegate sulle strade ferrate
non dipende che dalla scelta del modo d'impiegarli, adottato dai capitalisti i cui
risparmii rano disponibili, dev'essere a tutti evidente che questa scelta giudi
ziosa ha molto contribuito alla tranquillit'ed all'ordine sociale. Egli del pari
chiaro che, quantunque questa nuova propriet rappresenti oggid un valore di
2500 milini di franchi, grazie alla pace ed alla prosperit che incoraggiano il
commercio, potrebbe nondimeno avvenire che certe circostanze scoraggiami per
tutte le industrie, le facessero perdere molta parte del suo valor nominale, e
l'annichilassero sino del tutto. Per rendere pari, in'un tal caso, le condizioni di
un'associazione fra if capitale ed il lavoro, l'operaio dovrebbe dunque esser te
nuto a correre il medesimo rischio.
Se dunque il capitalista possieda una simile propriet, ci, lungi di essere
una causa di oppressione per l'operaio, all'incontro la sola condizione sulla
quale riposa la certezza della sua mercede. Se l'operaio vuol vederla aumentata
. non deve che desiderare la costruzione d'una nuova serie di strade ferrate, e
non deve perci contribuire a far nascere dei pericoli che possano nella prima
serie minacciare la propriet del capitalista.
La confusione che si generata intorno alle mercedi, pu anche attribuirsi
al difetto d'una opportuna distinzione fra le due classi di capitalisti, che sono
separate dalla loro maniera di agire. E diffatli l'ima di queste classi si oppone
all'estensione delle intraprese, e si sforza con tale scop (quantunque spesso noi
sappia), ad abbassare la somma delle mercedi. Tali sono quei capitalisti che
vanno speculando sul rialzo del valor nominale degl'impieghi gi fatti, invece,
di sforzarsi a moltiplicarne i frutti Questa tendenza a giuncare sui capitali im
piegati, fa s che le menti ristrette fra i proprietari di terra si ingelosiscano dei
possessori di fondi pubblici, o de' proprietari d'ogni altro impiego vantaggioso,
e giungano anzi a detestarli. Il possessore di rendite sulh) Stato, dall'altra parte,
736 T. C. BANHELI).
de'uoi amici; con lui, l'ho gi detto, l'operaio non potrebbe avere alcun vincolo
di simpatia. Il capitalista della seconda classe, all'incontro, ha fede nel sapere e
nell'attivit, non teme l'abbondanza e non cerca di fabbricare la sua fortuna
sulla fame de' suoi simili. Egli vede con piacere i'eslensione degli affari che pro
duce il ribasso della meta dei proflli e l'innalzamento della mela delle mercedi,
e negli uomini ch'egli adopera cerca piuttosto il carattere, e le qualit intellet
tive, che la taglia e la forza muscolare. Aon teme n un eccesso nell'educazione
che si dia al popolo, n un eccesso nella popolazione, n un eccesso nella somma
de' prodotti. Si affligge, invece , a vedere dissiparsi o trascurarsi gli utili mezzi,
e lanciarsi il ppolo, per difetto di lavoro, nelle vie dell'intemperanza e del mal
costume. Questo capitalista l'amico dell'operaio, ed il paese che ha la fortuna
di possederne, sar il paese pi ricco, sar quello in cui le mercedi si troveranno
pi alle. Possa l'Inghilterra essere ancora per lungo tempo il paese in cui gli uo
mini di tal genere abbondino pi, ed in cui l'operaio comprenda quanto essi va
gliano, e sappia pi rispettarli !
L'inevitabile effetto de' principii erronei in economia politica si ch'essi di
struggono la sicurezza della propriet. Ordinariamente il male comincia dall'es
sere parziale e limitato. Ma se si tollera, non mancher di diffondersi ; tutti i
monopolii servon di base alle estorsioni e il falso concetto che certe classi sieno
privilegiate a danno di altre conduce infallibilmente al sistema delle imposte
arbitrarie. . .
Fondandosi su tal principio, e credendo Mr. M ili, che i proprietari del suolo
godano di certi indeterminati mezzi d'appropriarsi i guadagni regolari del rima
nente della popolazione, talune persone, nelnostro paese, pi considerabili per
numero che per preponderanza, si mostrano tutte preoccupate dal desiderio di
aggravare d'imposte la terra. Alcuni ancora vorrebbero toglierla ai suoi posses
sori attuali, ed affidarla allo Stato. Sventuratamente queste dottr'ne, le quali non
potrebbero che riuscire funestissime alla civilt, trovano un .grande appoggio
nell'attitudine presa da' nostri nomini politici in qiiella parte de' possedimenti
inglesi, dove noi abbiamo conservato gli ordini stabiliti da conquistatori che ci
precedettero; non possibile di difendere il sistema delle imposte territoriali sta
bilite nell'India Inglese, senza dedurne che potrebbe essere utile l'introdurle nelle
parli del nostro Impero. Difficilmente si troverebbe un esempio pi notabile dei ,
funesti effetti dell'applicazione di quest'erroneo principio; ed il rapido cangia
mento che avverrebbe nell'India se si abolisse il sistema che l'opprime, e l'im
pulso che ci darebbe, rimutando tutte le condizioni del commercio agl'interessi
della madre patria, potrebbe fornire la migliore confutazione pratica della dot
trina che suppone il privilegio inerente alla terra, e potrebbe provare che i red
diti territoriali, quando la libert salva, non hanno alcuna preeminenza sui
redditi di qualunque altra specie d'umana propriet.
Noi non dovremmo dimenticare che, essendo padroni della Penisola indiana,
siamo responsabili della quinta parte della popolazione del globo, la quale nu
merosa abbaslanza, perch non ni sia lecito di farne astrazione con lo scopo di
soddisfare a certe fantasie, o d'impinguare certi guadagni privati. Non havvi
cosa pi degna di desiderarsi , che la generale adozione di quel gran principio
che io ho sviluppato nella sesta delle mie lezioni (sulle imposte), che la produ-
Econrrm. Tomo IX. 47.
738 T. C. BANFIILO.
zi urte deve esser libera, ed il consumo soltanto deve esser tassato perch il no
stro mercato s'ingrandisca, e noi arriviamo infine allo scopo desiderato di un
buon ordinamento dell'industria.
CAPITOLO PRIMO.
Principii generali.
di pi negli sforzi della mente inventiva, non si riduce che alla scoperta di
qualche prezioso segreto della natura. La vela gonfiata dal vento, la gravit del
l'acqua diretta sopra una ruota , la forza elastica del vapore che agisce sopra un
meccanismo pi' complicato , l'azione del fluido elettrico, la pressione della co
lonna atmosferica sul vuoto, non sono che altrettante forze naturali, dall'uomo
rivolte al servigio dei suoi bisogni; non sono da lui inventate; non avrebbe egli
potuto preordinarne l'azione, con tutta l'armonia in cui furono disposte dalla
natura, e per cui reciprocamente si equilibrano e si avvantaggiano.
La scoverta di tali agenti, e dell'uso a cui son atti, non forma che una parte
della scienza economica. Il sapere da cui viene la potenza, non soltanto quello
che si attinge nei libri o nelle tradizioni del mestiere; non solamente quello che
si deve. alla pratica abilit, o alla sagacia del naturalista che svela i misteri del
mondo organico, o di qualunque altra parte dei fenomeni mondiali; ma la
scienza trascendente che riunisce tutte le scienze , riassume le nostre cognizioni,
e qualche volta le precede: la scienza dei terrestri destini dell'uomo, questa
creatura privilegiata del cielo, quest'essere mandato sul globo con la missione di
abitarvi e comandarvi (1).
Quanto pi l'uomo sa far uso di quel sapere , che attira sul suo lavoro il
concorso delle cause secondarie, tanto meglio egli fa avverare quell'ardito assunto,
che l'uomo fatto ad immagine del suo Creatore . La facolt di discernere i
mezzi, coi quali egli possa aiutarsi nel conseguimento de' suoi fini , costituisce
l'origine della sua sovranit sulla terra. Dotalo di una tal facolt, egli lancialo
nudo nel inondo, in mezzo all'imponente conflitto delle forze animali , chimiche
e meccaniche; e la sua parte di retaggio sta appunto nella parte di queste forze,
che egli arriva ad appropriarsi attingendole nell'immenso serbatoio della natura.
4 gni grado di pi, aggiunto all'energia della potenza umana, deriva dalla
scoverta , o di qualche nuovo agente, o di qualche pi efficace combinazione
degli agenti gi noti.
Egli dunque pi esatto il dire che queste forze sono economizzate, anzich
dire che son prodotte, da coloro che le scuoprano o che le inventino. La via del
progresso nell'economia della potenza, quella di scrutare il campo della Da
tura, o semplificare l'uso che noi facciamo degli agenti gi prima appropriatici.
Noi nou possiamo che risparmiare i mezzi posti alla nostra disposizione, otte
nerne un migliore effetto, adottare ai nostri bisogni altri mezzi fin allora dissipati
o negletti. In una parola, il perfezionamento dei metodi consiste piuttosto nel ri
muovere qualche ostacolo all'uso di una data forza, che nell'accrescere la sua
intensit. Poich il perfezionamento dei metodi chimici o meccanici non pu ol
trepassare il punto in cui si troverebbero superate tutte le difficolt che si op
pongono allo sforzo dell'umana potenza; poich ci lecito di supporre che lo
spirito ingegnoso dell'uomo pu e deve pervenire a vincere tutti gli ostacoli fisici;
noi possiamo dedurne che l'eserzizio della potenza umana, giunta all'apice suo,
perverr ad un campo d'azione superiore al conflitto delle materiali difficolt.
(*) Ora la cognizione di queste leggi naturali e costanti, seDza le quali le societ
umane non potrebbero sussistere, costituisce quella nuova scienza che stata indicata col
nome di Economia politica (G. B. Sav, Corso completo, introduzione, pag. *).
PRINCIIMI GENERALI. CAP. I. 741
Bisogna , allora , ben riconoscere che la vera sfera in cui dovr compirsi l'atto
della potenza umana quella del godimento. Immaginarsi che, quando tutti fos
sero tolti gl'impedimenti, non vi sarebbe, nell'uso della nostra potenza, alcun
dovere da adempiere, questo un deprimere l'uomo al livello del bruto, che non
deve fare altro sforzo fuorch quello di ubbidire ai proprii istinti per soddisfare i
proprii bisogni. Il compito proprio dell'uomo, ed i doveri che gl'incombono, non
possono semplicemente limitarsi ad una lotta fra lui e le difficolt che egli
destinato a vincere ; e queste difficolt , che l'economista considera come veri
impedimenti del progresso, agli occhi del moralista possono non avere il menomo
valore. Checch ne sia, per l'Economia Politica, queste difficolt formano un campo
di battaglia, sul quale l'intelligenza umana dovr, presto o tardi, riuscire vitto
riosa; e l'uomo potr godere dell'accumulazione delle ricchezze a lui riserbate,
quando tutti saranno dispersi gl'impedimenti che ne difficullano l'appropriazione.
6 Dall'indole medesima dell'umana potenza discende che essa non , come
la forza dei bruti, legata ad un organo particolare del corpo, o a qualche naturale
o artificiale strumento. Non la fronte, come nel bove; non le spalle, come nel
cavallo ; non le dita, come nella razza felina, si pu indicare nell'uomo, quasi
sede obbligata della sua potenza. L'abilit acquistatasi con l'esercizio d'un or
gano corporale non pu considerarsi, d'altronde, come una maniera economica
di conseguire lo scopo. La potenza umana non limitala ad alcuno strumento,
ad alcuna forza naturale. N la terra, n l'acqua, n il vapore, n gli agenti chi
mici, possono considerarsi esclusivamente come la sede della forza. L'umana
ragione comanda a tutte le forze della natura, a tutte le combinazioni dell'arte.
La sua potenza non neanco irrevocabilmente legata ad alcuna di quelle sociali
combinazioni, a cui l'uomo ricorre sotto l'impero della necessit , o per mezzo di
cui cerca di soddisfare alla sua sete di potenza. Una combinazione politica pu
bene essere un mezzo di potenza finch durino le circostanze alle, quali deve la
sua origine ; ma l'ordine che ne risulla non pu rimanere invariabile, n conser
varsi permanentemente giovevole.
L'uomo non soltanto un essere dotato di potenza , ma soprattutto un
agente libero. Sulta sua libert originaria si fonda la sua responsabilit, che
tutta individuale; non potrebbe esser libero, se nell'esercizio della sua potenza
fosse incatenato all' uso di qualche strumento , o di qualche combinazione
speciale.
C Io ho notato che l'uomo deve conseguire i suoi fini, col concorso di
agenti secondari. La prova di questo precetto si trover nella ben nota differenza
che passa fra la specie umana e le altre specie del mondo animale. Nessuno de
gli animali, all'infuori dell'uomo, adopera strumenti per lavorare, nessuno perci
fra gli atti degli animali inferiori prova che in essi avvenga un calcolo di ragio
namento. Nell'uomo, al contrario, ogni atto esige l'estimazione della opportunit
dei mezzi adoperati, ed in tutto ci che egli faccia l'esercizio della sua ragione
indispensabile.
Dal che possiamo conchiudere che una potenza superiore fu data all'uomo
affinch egli potesse , per soddisfare i suoi desiderii, disporre di pi cose e pi
varie di quello che possano gli altri animali.
Siccome in natura i mezzi sono mirabilmente ed esattamente adattati ai lor
fini, cos dobbiamo dedurne che il pieno esercizio della potenza umana, ed il pieno
742 T. C. BiSntl.n
a sostenere contro i papi e contro nitri poteri temporali , per conquistare la pro
pria libert, apertamente dimostrano a quali difficolt andarono incontro le aspi
razioni della mente umana nel medio evo. Prima che le nazioni italiane fosgero
soggiogate dal dispotismo, ebbero appena il tempo di comunicare alle citt ale
manne e neeriandesi le invenzioni che avevano direttamente portate dall'Oriente,
o di cui avevano carpito il segreto nell'Asia.
La sicurezza di cui godettero le corporazioni urbane, per un certo periodo,
agevol la pratica applicazione di quelle invenzioni, ed esse piantarono le basi
della emancipazione intellettuale che si compi nell'epoca susseguente.
Ma solo il nostro secolo quello che ci ha Tatto acquistare la certezza di
essere sulla buona via, in quella che ci conduce alla coscienza piena ed intiera
della potenza ottenibile dal sostituire l'azione delle macchine al travaglio corpo
rale dell'uomo.
Noi non abbiamo alcuna ragione di temere che il lavoro possa venir meno,
se giungiiimo a rimuovere gli ostacoli alla libert umana, i quali condannano
oggid gli uomini ad occupazioni servili. All'incontro, il bisogno di attivila si fa
tanto pi sentire nel cuore umano, quanto pi libere le sue spirazioni diven
gono; la necessit igienica degli esercizi corporali, e l'attivit mentale che nasce
dalla speranza del buon successo , danno origine ad un lavoro volontario ed al
legro, ben pi produttivo di quello che si farebbe da uomini asserviti alla gleba
dall'ignoranza. L'esempio degli antichi Greci, e quello delle classi emancipate
d'ogni epoca , provano che le imprese cavalleresche e guerriere si sono sempre
fatte in tempi nei quali il lavoro non era una necessit. Non havvi alcun motivo
di credere che le occupazioni, le quali, sotto l'impero della necessit, portano
un marchio di umiliazione, non possano divenire occupazioni sedullive per la
mente o per il corpo, tostoch ogni idea di violenza ne venga rimossa.
Noi vediamo ogni giorno qualche esempio di simile metamorfosi. Le differenti
maniere in cui consideriamo il maneggio del remo , quando mosso da un ga
leotto, o dal vincitore d'una regata, ci forniscono un psempio della modificazione
che potr effettuarsi allorch le macchine ci abbiano liberati dal bisogno di ap
prestare un travaglio manuale. L'animazione derivante dai godimenti, si porr
io luogo della ripugnanza che ispirano le occupazioni servili sotto il giogo della
necessit, a cui siam sottoposti. Ed un altro contrasto, che non pu venire ob-
blialo nelle indagini economiche, si potrebbe attingere dal paragone fra il trava
glio forzoso e quello a cui gli uomini liberamente si danno quando vi sieno spinti
dalla forza d'una passione.
9 L'associazione ci fornisce gli elementi del pi rapido progresso nell'econo
mia della potenza.
La combinazione degli sforzi intellettuali d'un numero qualunque d'uomini,
che liberamente si riuniscano per eseguire un'opera, produce una potenza molto
superiore a quella che si otterrebbe dalla mera somma degli sforzi isolati di questi
uomini. La potenza di cui noi disponiamo cresce in rapida progressione, e segue
una ragione sempre crescente, in rapporto al numero degli uomini che si uni
scono per conseguire uno scopo comune. sull'esperienza di questa verit, che ,
si fondano le tendenze sociali dell'uomo. Un buon sistema economico, adunque,
al medesimo tempo un buon sistema sociale; ma perch riesca efficace, bisogna
che sia stato liberamente scelto da coloro i quali gli si assoggettano. Non pu
744 T. C. BANFIKLD.
<\) L'organizzazione artificiale delle, nazioni, mula coi tempi e coi luoghi; le leggi
naturali ebe presiedono al loro mantenimento ed operano la loro conservazione sono le
medesime in lutti i paesi ed io tutte le epoche. (G. B. Say, Corso completo).
PRINCIPI! GKNKHAM. GAP. I. 745
che fondando questa sua alleanza sulla maggior dose possibile di libert d'azione
individuale. F vantaggi d' un' associazione fondala su cosi liberali elementi
furono sempre insegnali dalla religione all'umanit; da quella vera religione che
ci ordina come un dovere morale di prestare tutta la nostra cooperazione indivi
duale allo spirito comune di fraternit.
1 1. L'indole propria della polenta umana, l'essere ella tutta intellettuale, non
impedisce che vi sia un'intima connessione tra l'ordine flsico e l'ordine intellet
tuale dei bisogni e dei godimenti dell'uomo. La classificazione dei nostri bisogni
risulta da questo fatto, come un' importante conseguenza economica (1). I primi
bisogni son comuni ali uomo come agli animali, le angoscie della fame e della
sete, le impressioni del caldo e del freddo, dell'umido e dell'aridit, son da lui
risentiti pi fi vivamente di quel che sia per gli altri esseri del mondo animale I).
Questi patimenti per l'uomo divengono ancora pi vivi, a cagione della co
scienza che egli ha, di non esservi alcuna ragione per cui li debba subire. L'e
sperienza, nondimeno, dimostra che le varie specie di privazioni agiscono sul'I
uomini secondo le circostanze in cui si trovino collocati; la perdita di certi go
dimenti intollerabile per alcuni ; mentre altri si accorgono appena di esserne
privi. Taluni sacrificano ci clic ad altri sembra pi caro per soddisfare desiderii
che i loro vicini neanche comprendono. Su questa base complessa di bisogni
primordiali e di alte aspirazioni, l'Economia politica deve costruire la teoria
delle privazioni e del consumo.
L'esame dellindole ed intensit dei bisogni umani insegna all'economista che
egli pu trovare una base scientifica nella catena che essi formano. La prima pro
posizione nella teoria del consumo questa: la soddisfazione di un bisogno pri
mordiale trascina dietro di s un desiderio di un ordine pi elevato se il bisogno
secondario esiste prima che il primordiale sia soddisfallo diviene ancora pi in
tensa (piando quest'ultimo si calmato. La soddisfazione di un bisogno primor
diale sveglia generalmente il sentimento di molle secondarie privazioni: ed cesi
che l'abbondanza di un alimento comune, non solamente eccita il desiderio di
cibi pi delicati, ma ancora quello di migliori vestiti. I bisogni del pi alto grado
quelli che si fondano sul piacere derivante dalle bellezze della natura o dell'arie,
sono ordinariamente serbati per uomini esenti affatto da tutte le inferiori privazio
ni^). Cosi la domanda od il consumo degli oggetti, il cui uso serve a godimenti
raffinati, dipende dalla facilit con cui i bisogni primordiali si possono soddisfare.
questa la chiave della vera teoria del valore. Se non vi fosse un valore rela
tivo negli oggetti verso 1' acquisto dei quali si dirigono i nostri sforzi, l'economia
politica, come scienza, non avrebbe alcuna base certa (4).
12. L'energia con cui i bisogni primordiali si fan sentire da tutte le classi
degli uomini, apre il primo e pi vasto mercato alla produzione, le occupazioni
industriali di ogni paese ai ripartiscono in modo che un numero d'individui assai
maggiore venga dedicato alla produzione degli oggetti di nutrimento comune,
degli abiti, e degli alloggi (1), di quello che si dedichi ai generi di lusso e di
godimento intellettuale. .-',
Siccome la proporzione che esiste fra individui, rispettivamente impiegati a
queste diverse occupazioni non pu vantaggiosamente mutarsi se nou emanci
pando da'lavori infuni un certo numero di operai per impiegarli in una sfera pi
alta, cos tutla l'economia di questa proporzione vincolala all'aumento della
potenza produtliva nei lavori infimi. Tale la tendenza di tutte le invenzioni
meccaniche e chimiche. Ma perch questo scopo sia pienamente conseguito, bi
sogna che nel sostituire le forze naturali a quelle dell'uomo si arrivi ad accrescere
prima di tutto la facilit di soddisfare i bisogni primordiali , perch allora, il
buon mercato delle derrate di prima necessit genera la possibilit di rimunerare
il lavoro libero verso la produzione necessaria per soddisfare i bisogni d'un or
dine superiore. . ....;.'
Cosi il progresso dell'attivit della potenza umana nella sua vera sfera, rbe
quella dello sforzo volontario, dipende dalla soddisfazione dei bisogni primor
diali. Il rimuovere ogni ostacolo che attraversi il nostro andamento verso questa
superiore posizione, deve essere oggetto della nostra pi viva sollecitudine, e deve
limitare le indagini economiche nello stato attuale dell'incivilimento.
Molte nazioni, in diverse epoche della loro esistenza, fecero grandi progressi
nelle arti tendenti a facilitare la soddisfazione dei bisogni primitivi; possiam ci
tare i Romani,. della cui tecnica abilit abbiamo tante splendide prove nel museo
borbonico di Napoli. I Fenici, gli Arabi, i Veneziani, e gli altri popoli italiani
nel medio evo, i Belgi nella medesima epoca e gli Stati principali di Europa og
gid, son pervenuti, ciascuno alla propria volta, a conseguire una mirabile abilit
nelle arti meccaniche, e ci proporzionatamente alla libert accordatasi agli sforzi
intellettuali ed alla sicurezza dei dritti dei cittadini in ciascuno di tali paesi. Ma
il difello di nozioni certe sul vincolo economico che si manifesta fra le due fasi
del progresso nazionale, ha impedito che alcuno di tali Slati arrivasse al pieno
esercizio della potenza umana economizzata come dev'essere. In nessuna parte
si natamente riconosciuto, in nessuna parie si per conseguenza adottato.
quantit positiva; ma don lo che per un dato istante. La sua natura di essere per
petuamente variabile, di mutare da un luogo all'altro, da un tempo all'altro; Dulia pu
fissarlo invariabilmente perch fondato sopra bisogni e mezzi di produzioni che variano
ad ogni mimilo. Qaetla variabilit completa i fenomeni di economia politica ; essa li
rende sovente mollo dillcili ad osservare ed a risolvere, lo non saprei mettervi ri
medio; non in poter uoslro mutare la natura delle cose. Si vede che dopo avere
cerlifioalo il vero fenomeno, la determinazione della legge ba sembralo presentare a co
desto scrittore difficolt insormontabili*. la sostanza del valore relativo degli oggetti
desiderabili e l'ordine successivo determinato secondo il quale questo valore si eleva,
che lanno in modo che la soddisfazione dei nostri bisogni possa dar materia a calcoli
scientifici secondo i quali noi dobbiamo economizzare, vale a dire regolare la nostra
potenza.
(1) Senior adotta quest'ordine. Platone mette l'alloggio prima del vestiario. Politica.
748 T- C. BAM-IKI.I).
come regola pratica, il principio che lo scopo del travaglio essendo nel godimento
o in altri termini, essendo lo sconto del travaglio obbligatorio quello di pervenire
al travaglio libero e volontario, quanto pi si rende produttivo il travaglio
servile, tarilo pi i consumi di una nazione si avvicinano alla soddisfazione
de suoi desidera normali.
L'economia vien qui a metter piede nel territorio della morale, come in altre
sue teorie entra su quelle della politica; perch veramente, un sistema giudizioso
di Economia politica si fonda sopra solidi principii dell'ordine politico e morale.
La religione professata da un popolo e la costituzione secondo cui si governarono
i primi elementi da cui van giudicati i suoi progressi possibili nello svolgimento
economico. Le migliori credenze religiose dei pi saldi principii politici, sono
come la storia l'insegna, indispensabili ad un progresso economico di qualche
importanza. Le sane dottrine di morale e di politica favoriscono insieme, il pro
gresso della industria d'un popolo, e ne ricevono una nuova forza ne' limiti per
di quella classificazione dei bisogni che pi sopra abbiamo accennata.
Le quali considerazioni ci mostrano che quei desiderii umani i quali non si
arrestano al limite dei bisogni Osici, ma abbracciano i vantaggi dell'ordine mo
rale, e dell'ordine intellettuale non sono superiori alla sfera in cui si aggira l'E
conomia politica.
15. Il primo passo progressivo verso la ricchezza il riconoscimento del di
ritto di propriet, e l'economista non pu tener conto di cose che a nessuno ap
partengono. Se non si consacra questo morale principio, la sicurezza della
propriet non havvi accumulazione possibile di (ricchezza (1). Le nazioni nella
loro brama di dare questa base importante al progresso industriale, si sono suc
cessivamente sottoposte a quasi tutte le forme possibili di norme religiose e di
governi giuridici. La propriet, nondimeno, ha delle fasi naturali, che si svilup
pano con 1' accrescimento del valore, e di l viene che certe forme sociali, le
quali si trovavano sufficientemente opportune a proteggere una specie di propriet,
divennero intollerabili tostoch un altro genere di propriet pot manirestarsi.il
precetto del cristianesimo che comanda a tutti e per tutti un eguale rispetto delle
persone e dei beni qualunque sieno, comprende tutte le fasi dipendenti dal pro
gresso del valore, e ci fornisce una delle pi importanti fra le leggi economiche.
Ma siccome le leggi non divengono efficaci, se non a misura che si svegli la co
scienza della possibilit di applicarle a'easi speciali, cos gli uomini si sono con
tinuamente ricusati a riconoscere la praticabilit del precetto cristiano nelle pro
gressive modificazioni della propriet e della societ di cui non avessero ancora
fatto l'esperienza. Da ci provennero le contestazioni che si elevarono in ogni
tempo intorno alla giusta protezione dovuta alla propriet.
Fino a che il provvedersi di alimenti presenta serie difficolt , noi abbiamo
veduto che gli altri bisogni dell'uomo non possono offrire dei buoni mezzi all'in
dustria, e le prelese della propriet, derivanti dai tentativi fatti per soddisfare
pi alti bisogni si temono come pericolose, e si disprezzano come prive d'impor-
(1) Questo mutuo soccorso , questo lavoro comune trovano la loro ricompensa
dovunque la giustizia presiede ai- rapporti sociali in una retribuzione proporzionale.
Bossi, lib. 3.
PRINCIPI! GRRERALI. CAP. f. 749
tanza. L'Europa ne'suoi primi secoli, offriva lo spettacolo di nazioni intiere, con
dannate a produrre i loro proprii alimenti, e nutrire i loro oppressone padroni.
La distruzione di una tale ingiustizia proviene dagli sforzi di alcune comunit
intraprendenti che furono costrette a cercare protezione contro le aggressioni della
cavalleria nelle paludi del Veneto e delle Fiandre sulle rocche inespugnabili
d'Amalfi e di Genova. Il buon successo di quei mercanti svegli lo spirito di cal
colo, e fece sorgere la tendenza ad imitarlo. Il codice marittimo di Amalfi diede
un impulso all'attivit mercantile, e contribu in ultimo alla prosperit agricola.
Le manifatture sorsero sotto l'egida dell' indipendenza municipale; si perdettero
al medesimo tempo che caddero quelle grandi citt, in paesi che le avevano ve
duto fiorire per luogo tempo ; ma si trapiantarono presso altri popoli , i cui go
verni avevano accordato ai pacifici cittadini il diritto di godere della libert
industriale.
Gli attributi della propriet sono tanto poco vincolati alla terra od all'acqua
quanto possono esserlo al vapore ed alle correnti elettriche; nessuno pu preten
dere pi di quel che sia l'uso dell'oggetto appropriatosi ; ed ognuno dev'essere
protetto nel godimento della porzione a lui spettante , perch non pu vantag
giosamente impiegarla per se medesimo senza che ai suoi vantaggi prendano
parte tutti coloro che lo circondano; ma ci solo vero dove tutti gli uomini
possiedano la loro piena libert di pensare e di agire. Ninno pu arrogarsi il
privilegio di reprimere ne'suoi simili il progresso della potenza; perch ogni grado
di questo progresso non pu riuscire che vantaggioso a lui medesimo qualora
egli sa farne un buon uso. 11 diritto di pensare e di agire tanto sacro riguardo
al cittadino pi povero quanto pu esserlo per il pi grande al proprietario di
accumulate ricchezze. Quando i diritti dell'operaio non son rispettati la propriet
accumulata finisce di essere sicura.
Fino a che 1' industria ed il cambio non si assoggettino ad alcuna limita
zione, non vi luogo a temere un ingorgo in alcuna parte qualunque della
produzione. Se i bisogni inferiori trovano qualche difficolt a soddisfarsi, la
pressione che esercitano presenta agli sforzi l'impiego meglio rimunerato. La
variet di occupazioni convenientemente rimunerate, che si presentano nei luo
ghi in cui lo spirilo d'intrapresa non vincolato, a misura che i bisogni pri
mordiali arrivano successivamente a soddisfarsi, ripartisce le attribuzioni dei
produttori ed impedisce ogni accumulazione di potenza inutile, in ciascuno fra
i rami dell'industria (1).
Quando, da un altro lato, il giuoco dell'industria, che tien dietro e si uni
forma all'accrescimento naturale e graduato dei bisogni umani, viene impedito
in certi rami giada restrizioni legislative, sia dal timore, allora non pi possibile
che gli sforzi degl'industriosi si rivolgano ad un grandissimo numero di industrie
(1) L'esempio di un ingorgo preso da Senior nel commercio dei libri , oltrech
manca di precisione , tanto pi che la qualit di colali libri non specificata, non
definisce la catena che rannoda questo fatto del valore dei libri alla soddisfazione di
quasi tutti i bisogni necessarii dell'uomo (vedi Oat-Line, ecc.). La Bibbia un
libro che per esperienza noi sappiamo convenire pi generalmente ai bisogni intellettuali
di tutte le classi. Dacch le societ che si occupano della sua propagazione ne hanno ri
bassato il prezzo al livello di tutte le fortune sociali, non vi ha nessun ingorgo di Bibbie.
750 T. C. RANF1KLI.
ci) Il valore, lo ripeto, l'espressione del rapporto che esiste fra i bisogni dell'uomo
e te cose. Rossi, Corso di economia politica.
PRINCIPI! QENKRAM. CAP.. I. 751
zinne crea per gli altri; e la soluzione della maggior parte fra i problemi sociali
a cui si sono incontrale gravi difficolt, dipende da questo calcolo. Il valore che
tigni specie di produzione riceve dal suo vincolo colle altre fondato sulla gra
dazione de' bisogni umani sulla quale si fonda del pari, come ho detto, la scienza
dell'Economia politica.
Le necessit, i desiderii medesimi degli uomini, che formano il principio at
tivo, e definitivamente costituiscono la misura del valore, van soggetti a delle
grandissime, e per cos dire incalcolabili fluttuazioni. Il passaggio dalla sicurezza
ai pericoli, dalla pace alla guerra, l'influenza dell'educazione alla quale deve
essere attribuita ancora l servit verso la moda, tutte queste cose tendono a
determinare la direzione secondo cui si svolgeranno i nostri bisogni, tostoch si
innalzino al di sopra dei primi gradi relativi al nutrimento ed agli abiti. Quando
il nemico minaccia un'aggressione, i mezzi di difesa acquistano un valore pre
ponderante. Quando regna la pace, l'autorit civile e tutto ci di cui si aiuta il
potere giudiziario nel mantenimento dell'ordine, diviene predominante sui prepa
rativi militari.
La moda conferisce a certi oggetti un valore che il buon criterio ripudierebbe,
e l'influenza di un oratore popolare trascina intiere nazioni ad abbandonare co
stumi che sembrano inveterati. Fra tutte queste variazioni, chiaro che il valore
degli oggetti ricercali o rigettati non dipende da una loro intrinseca qualit, ma
dall'utilit che il consumatore ne spera. In una citt assediata si permutano
volentieri i diamanti con un tozzo di pane, i diamanti che in altri tempi non
si crederebbero troppo caro pagali, sacrificando per essi quantit enormi di
grano (1).
15. Quest'origine del valore, secondo la quale esso non dipenderebbe dall'og
getto io cui risiede, o dalla difficolt di procurarselo, quanto dipenderebbe dalla
quantit che. ne esiste e dalla dimanda d'altri oggetti, od io One dalle generali
condizioni economiche d'una societ, fa s che non si possa ammettere alcuna
distinzione tra il valor d'uso ed il valor di cambio. Quando la libert d'agire e
la sicurezza della propriet esistono nel pieno significato della parola, il valore
d'uso coincide col valore di cambio. Essendo in tutti i casi una qualit subiet
tiva, il valore varia fra gl'individui, come varia fra le nazioni (2).
In lutti i paesi, l'economia ottenutasi nella potenza produttiva, determina il
valore; quando questa spinta molto lungi, il consumo d'ogni oggetto diviene
molto maggiore che in altri luoghi ove il progresso sia meno innoltralo. Siccome
la produzione maggiore ne' paesi bene ordinali, cos vi hanno pi cambii da
fare per ottenervisi gli oggetti desiderati, ed il valor di cambio di ogni prodotto
per conseguenza si accresce.
(1) Senior d l'esempio di nna variazione notevole nel valore della canapa, la quale
prima della guerra della Rivoluzione si vendeva cinquanta lire la tonnellata, si alz
durante la guerra a centotrenta lire, e torn, dopo concbiusa la pace, al suo antico prezzo
(vedi Out Line, ecc.J
(2) Il valore di cambio esiste perch vi valore di uso, sparisce dal momento in cui
cessa qualunque valore di uso (Rossi, lezione i). Vedi le definizioni limitale e contrad
dittorie del viiiorc, enumerate da Senior nella sua nota intitolata La Logica dell'arci
vescovo Whately.
752 T. C. BANFIELD.
(I) Questa nozione Don del tutto esatta. Perch si dice nel linguaggio volgare, che
una cosa ha valore a motivo dell' importanza che le si annette, non ne segue mica che
a questa cosa possa essere attribuito un valore reale, un valore economico. Questo fiore
secco, questa ciocca di capelli, il ricordo di una persona amata, -ha per nte un valore
grandissimo, o piuttosto, servendomi del termine vero, una utilit considerabile, poich
risveglia in me sentimenti che mi sono dolci e cari; ma non ha un valore economico,
poich se io cercassi di cederlo contro un servigio di un'altra natura, il rapporto ne
n
sarebbe = 0. Al contrario se quel ricordo una reliquia di un uomo celebre,
o
acquista un valore economico e reale almeno temporaneo; bisogna che la slima accor
data da un gran numero fissi la cifra del primo termine del rapporto: cifra d'altronde
variabile rolla natura del secondo termine.
PRINCIPU GENERALI. CAP. I. 753
lore che queste cose possiedono nel giudizio della classe di consumatori da cui
vengono domandate. Una merce che alcuni individui pagano volentieri ad
allo prezzo sovente affatto invendibile presso un'altra classe di consumatori.
Gli articoli di vivo bisogno, non meno che i generi di lusso, divengono in
vendibili, quando la quantit esistente sul mercato eccede quella che basti al
consumo. Nondimeno il prezzo indica in modo esatto il valore relativo di ogni
cosa, allorch la domanda si presenta, ma ben inteso, il prezzo di tutta la quan
tit accordatasi al consumo totale. Quando il prezzo delle cose necessarie, ordi
nariamente segnato a piccoli pesi o misure, viene ad abbassarsi, si suol dire che
queste cose calarono di valore. un'espressione inesatta. Anzi quando si va
lutino in danaro, esse il pi sovente crebbero di valore in simili casi, e la somma
pagata per la consumazione totale, allora maggiore di quella che erasi data per
la quantit consumatasi quando il prezzo era pi alto. 1 calcoli dell'economista
devono basarsi sul consumo totale del mercato; ed egli non pu limitarsi a ra
gionare sopra speculazioni isolale, secondo le quali certe piccole quantit di pro
dotti si cambiano con quantit d'altre cose , maggiori quando il prezzo alto,
minori quando basso. Ma come l'elevazione del prezzo, riferito ad una frazione,
pu venire da due diverse sorgenti, cos e necessario di distinguerne gli effetti.
L'elevazione del prezzo derivata dalla quantit, mai non accresce la somma de
stinata al diminuito cousuino della cosa rincarata, in modo che il consumo di
venga uguale alla spesa totale fattasi per il medesimo oggetto quando ne era
basso il prezzo, se il. commercio non impedito. Una delle ragioni, per le quali
si produce quest'effetto, si , che il rialzo del valore corrente d'un oggetto lo
pone al livello degli altri oggetti d'unuguale utilit, e che non possono vendersi
meo caramente a causa delle loro spese di produzione. Allora si stabilisce, sulla
base di questo prezzo elevato, una concorrenza fra i diversi prodotti, la quale
serve di ostacolo ad un ulteriore rialzo. Cos, quando il grano rincara, lo zuc
chero ed altre materie alimentari, che sono men ricercate ne' tempi di basso
prezzo del grano, si vendono pi agevolmente.
Se i prezzi crescono per effetto d'un generale accrescimento di produzione e
distribuzione del lavoro derivante da un'economia di potenza, allora la nostra
regola vera soltanto per i prezzi che tengono dietro al mutamento prodotto. In
tal caso il consumo sar ancora pi grande nell'epoca de' bassi prezzi, e l'in
sieme delle quantit consumate rappresenter un valor di cambio maggiore di
quello che risulterebbe dal consumo totale ne' tempi di alto prezzo per difetto di
offerta. Quando la libert d'azione rispettata, i prezzi non possono permanente
mente cadere abbastanza per distruggere questa regola ; giacch i nuovi bisogni,
svegliati dalla saziet di un desiderio, trasferiscono altrove lo sforzo de' produt
tori, ed i prezzi ritornano al loro regolare livello.
17. Allorch il mercato non libero, il prezzo d'un genere, ossia ci che si
darebbe iu cambio d'altri oggetti, non fornisce un tipo su cui potersi estimare il
3uo valore. Oltrech il prezzo soggetto alla conseguenza delle restrizioni im
poste i diritto di comprare e vendere, pu ancora modificarsi secondo l'ineguale
distribuzione delle condizioni, e l'irregolarit del progresso, che facciano le di
verse nazioni nell'economia della loro potenza.
Del resto un tale argomento slato poco fa compiutamente svolto dal pr-
Econom. Tomo IX. 48.
754 T. C. BANFIBLD.
fessole Hermann (1). Secondo quest'autore, ecco quali sono le influenze a cui
i prezzi vanno soggetti :
Dal canto del compratore :
1" Il valor d'uso dell'oggetto domandato;
2 La possibilit di pagare ci ch'esso esige;
3 Il costo al quale il medesimo oggetto potrebbe ottenersi sopra ogni
altro mercato.
Dal lato del venditore:
1 Le spese di produzione-,
2 La possibilit di vendere sopra altri mercati;
5 Il valor d'uso delle cose ottenute in cambio.
Ciascuna di queste condizioni pu da ambi i lati divenire determinante, e fis
sare i prezzi. Se uoi analizziamo i rapporti reciproci, che esistono fra queste di
verse cause determinanti, troveremo che. due, da ambi i lati, coincidono fra loro,
e sono d'un carattere estrinseco; sarebbero il valor, d'uso dei due oggetti permu
tati, e l'influenza della concorrenza o della possibilit di comprare e vendere
sopra ogni allro mercato. Riguardo alle altre coudizioni si pu notare che le
spese di produzione agiscono sulla risultante del prezzo, in un senso contrario
a quello in cui operi la capacit di pagamento nel compratore. Il problema eco
nomico limitato entro i confini segnati da questi due elementi del prezzo, nel
senso che il compratore tende continuamente ad abbassare i prezzi fino al limite
delle spese di produzione e che il venditore si sforza di ottenere il massimo che
il consumatore possa consentire a pagare (2). L'economia di potenza bene intesa,
arriva doppiamente a conciliare queste tendenze divergenti, perch, da un luto,
migliori metodi di produzione danno al produttore i generi a minor prezzo, e
dall'altro, le nuove sfere dell'industria, le quali si schiudono a misura che ogni
bisogno divenga meglio soddisfatto, forniscono al consumatore nuovi e crescenti
mezzi di comperare. Dal che risulta che il valore economico di un oggetto si
esprime per mezzo del suo prezzo frazionale moltiplicato per la cifra della do
manda totale. No' paesi pi ricchi, la somma del prodotto di questa moltiplica
zione maggiore.
Ogni intervento arbitrario, che abbia per iscopo di mantenere elevati i pretti,
necessariamente diminuisce i mezzi del consumatore, e quindi, rovina il produt
tore, inducendolo a trascurare lo studio che deve esserne il distintivo, quello
della diminuzione del costo di produzione. Il produttore spinto ad un tale studio
dalla facilit che il consumatore possiede, di trovare un altro mercato per lai
pi vantaggioso. Restringere un tal potere, il quale non che un dritto cosi
inviolabile come quello della propriet ($ 15), importa spargere la confusione
in tutto l'edificio economico , senza che alcun vantaggio ne possa risultare ad
alcuno.
18. I cittadini son condotti a lanciarsi in nuovi rami d'industria dalla meta
dei profitti che questi offrono, quando questa meta pi alta di quella che si trovi
ne' rami antichi. 11 fondo che fornisce i nuovi profitti, allro non che la diffe-
renza risparmiata in favore del consumatore, per effetto del perfezionamento dei
metodi antichi. Perch ogni nuovo metodo possa acquistare una grande impor
tanza pubblica, bisogna che dal canto suo si perfezioni di grad in grado, cio
che ne risulti una produzione gradatamente meno onerosa. Cos il produttore,
fornito di nuovi procedimenti, non si giova soltanto del fondo originario da cui
partilo, ma ancora aiutalo dall'economia che cotidianamenle si effettua in
tulli i rami della produzione, alla cui buona condotta la sua industria interes
sata. Da questa regola segue che un'economia portata nella produzione dei viveri
migliora la condizione di tutti i rami d'industria, e di tulle le trasformazioni
delle cose, perch l'appropriazione di tulle le cose dipende dalla quantit dei vi
veri. Dna migliore economia, introdotta in uno qualunque fra i rami dell'alta in
dustria, reagisce sui rami inferiori aumentando la somma dei profilli e quella
dei capitali esistenti alla disposizione degl'industriosi in generale. L'effetto pi
ordinario dei perfezionamenti nelle alte industrie quello di accrescere la scala
delle rimunerazioni negli ordini elementari della produzine, togliendo loro un
certo numero d'operai.
Poich questa regola equivale ad insegnare al produttore il sistema di cercare
maggiori profitti nella diminuzione de' prezzi, necessario, per renderla ancora
di maggior peso; esaminare minutamente il mercato od il terreno 6u cui la con
sumazione si effettua. Ci. che meglio la dimostra l'osservazione che si pu
fare, della grande sproporzione esistente fra il numero de' consumatori nelle
classi infime, e quello dei consumatori nelle alte classi della societ.
19. Il produttore pu rappresentarsi il mercato di qualuuque merce come
in forma d'una piramide: alla base stanno le classi pi povere, quelle 1 cui bi
sogni materiali non sono che poco sviluppali, e che non hanno se non pochissimi
desiderii di un ordine pi elevalo; le classi pi ricche formano successivamente
come tante zone parallele che, sovrapposte l'una all'altra, compiono la piramide.
Nei paesi dolati di fertile suolo e di bel clima, il numero de' cittadini che godono
piaceri intellettuali, maggiore di quel che sia in quelli men favoriti dalla natura,
ove i viveri son pi rari , ed necessario che gli uomini si vestano pi calda
mente. Se dunque in tali paesi un'educazione razionale mostrasse agli abitanti il
vero uso di questi elementi di prosperit, gli uomini vi arriverebbero ben presto
ad ottenere un'immancabile preeminenza politica sui paesi pi poveri, se questi
ultimi restringessero la libert del commercio, che sola pu mantenere l'ugua
glianza fra tulli i popoli. Questa libert un diritto inalienabile per l'uomo; e
sarebbe benissimo che il produttore comprenda che il mercato nazionale, a cui
egli non pu togliere la concorrenza straniera senza violare i precetti della reli
gione ed i principii della giustizia, offrirebbe, per virt di questa libert e per il
successivo perfezionamento de' metodi, la certezza d'una rimunerazione molto
maggiore.
In altri termini, sarebbe fortuna il vedere che tutti i produttori si trovassero
incoraggiati ad attenuare sempre pi le loro spese di produzione. Il fatto che,
dal basso prezzo delle cose, risultano vantaggi mollo pi considerevoli di quelli
che si possano attendere dai prezzi elevati.
Pochi sono gli Stali, i quali ci offrano cifre statistiche abbastanza autentiche
sulla popolazione, perch potessimo agevolmente determinare il rapporto in cui
alieno fra loro le varie sue classi. Un esempio, approssimativamente esatto, potr
756 T. C. B1NFIKLD.
duzione. Colui che si giova d'un motivo qualunque per innalzare il prezzo di un
oggetto usuale, limita il suo mercato in una proporzione molto pi rapida, che
quella secondo cui innalza la meta del suo profitto.
20. La causa principale dell'oscurit che regna nelle spiegazioni datesi in
torno all'origine ed all'aumento dei profitti, sta nella mancanza d'una necessaria
distinzione da farsi, fra le maniere diverse in cui i produttori risentono l'effetto
della meta de' profitti. Un'alta meta indizio quasi infallibile della debole somma
totale, che questa meta permette di guadagnare. Poich ogni guadagno non che
il risultato d'un'economia da parte del produttore o da parte del consumatore,
ne segue che quanto pi si risparmia tanto pi crescono i mezzi disponibili.
Se nondimeno i guadagni dei produttori si accrescono nella medesima pro
porzione in cui si attenui la meta de' loro profitti, il numero di questi produttori
per una medesima classe d'oggetti non deve aumentarsi secondo l'estensione che
il basso prezzo conferisca al corso de' loro affari. Il naturale rimedio all'accu
mulazione nocevole della potenza in uno dei rami d'industria, sta, come abbiam
veduto ( 12), nella nuova via che si schiude all'attivit produttiva, tostoch i
prezzi ed i profitti si abbassino nelle industrie antiche. Il giuoco dell'industria,
quando l'attivit non ristretta e la propriet sicura, non pu mai mancare di
rialzare ogni ramo d'industria, e cos estendere il commercio, pi di quanto av
verrebbe se la diminuzione della meta dei profitti si effettuasse secondo la pro
porzione inversa. Quando l'industria libera, il primo effetto del ribasso quello
di abbandonare la produzione in mano ai grandi stabilimenti; ed il primo effetto
del buon mercato de' grani, proveniente dall'abolizione de' dazi sui cereali in
Inghilterra, sar quello di accrescere per lo meno la scala su cui son colti
vati (1).
Quante volte la propriet territoriale viene ad essere grandemente divisa,
senza che grandi perfezionamenti di coltura l'accompagnino, possiamo inferirne,
o che i prezzi sieno mantenuti alti con dei mezzi artificiali, o che l'industria
sia imbarazzata, od infine che il possesso de' beni, alla produzione de' quali si
applicherebbero, nel corso naturale delle cose, le braccia superflue alla coltura,
non sufficientemente garantito.
La prima di queste cause opera sull'Irlanda, l'ultima sulla maggior parte
degli Stati continentali. Se non fosse per questa potenza di estendere le intra
prese industriali quando i prezzi calano, una societ non troverebbe alcun van
taggio a far uso delle macchine ed a semplificare i metodi; laddove il doppio
risultato di questi perfezionamenti tende ad arricchire rapidamente un paese. Ri
sparmiando cos i mezzi del consumatore, si viene a conservarli per incoraggia
mento di nuovi produttori, e ne risulta pei produttori medesimi, ch'essi trovano
vantaggio nella concorrenza e nella diminuzione della meta de' profitti, come ne
trovano nella diminuzione del costo. Il livello, al di sotto del quale non possi
bile che i profitti discendano, si mantiene entro un certo limite, giacch si
accrescono in nuovi rami d'industria quando la loro meta si abbassa negli altri.
Cosicch il livello inferiore dei profitti sui viveri mantenuto con l'aumento dei
(1) Almeno nel caso in cui il grano continui ad essere la nostra principale pro
duzione agricola.
758 T. C. BANFIELU.
profitti sugli abili, sulle costruzioni, e su tutte le professioni che divengono pro
fittevoli proporzionatamente al buon mercato delle sussistenze.
Molli, che hanno un falso cornetto della potenza che un popolo pu appli
care all'aumento della sua produzione in ciascun ramo d'industria, sembrano di
menticare che il numero de' produttori non pu in alcun modo eccedere quello
de' consumatori.
21. L'aumento del fondo di rimunerazione preso sulle economie operatesi
negli antichi rami d'industria, per rivolgersi alle nuove intraprese, si pu dimo
strare per mezzo di un'equazione che offre nello stesso tempo l'analisi di questo
problema economico. Chiamiamo A i vantaggi naturali, che il sapere abbia messo
alla disposizione, d'una societ, e chiamiamo, b, e, d, le spese di coltura, di
apparecchio, di trasporto e di distribuzione (compresivi i profitti di ciascuno tra
gl'intraprenditori), che sono indispensabili per mettere alla disposizione di cia
scuno fra \ membri della societ. B, C, D, E, F, ara la somma dei beni ap
propriati di cui la societ possa disporre, ogui volta che avvenga un'economia di
potenza in ciascuno dei rami d'industria. Questo tondo si accrescer nel modo
seguente : v
A {a + b + c + d) = B,
A (y + b + e + d\ = B + C,
(ab \
A ^ +~ + c + d) = B + C + D,
(a b e d\
menti sia Della loro ignoranza, e nella debolezza che ne risulta. La diminuzione
della forza, o la totale distruzione di questi impedimenti, se fosse mai pratica
bile, sarebbe l'unico mezzo di porre alia piena disposizione dell'umanit tutti i
tesori della natura.
.22. Dalla somma de' mezzi naturali, noi qui abbiamo sottratto le spese di
coltura, di manifattura e di distribuzione; sembra dunque che le arti, le quali
ci aiutano ad eseguire queste diverse operazioni, servano a diminuire la ricchezza
originaria dell'uomo, invece di accrescerla. Per tal ragione 9i cercato di stabi
lire una distinzione fra i diversi rami d'industria; dei quali gli uni si dissero
produttivi e gli altri improduttivi, secondoch gli scrittori conobbero pi o meno
l'utilit direttamente ricavabile dagli uni o dagli altri. Tutte queste arti inter
medie rappresentano del pari il travaglio che l'uomo deve sostenere per appro
priarsi i doni della natura, e questo travaglio il vero prezzo ch'esso deve pa
gare. Appunto per diminuire un tal prezzo, fu data a lui la ragione; e lo sforzo
legittimo della sua intelligenza tende ad appianare le difficolt, e poscia vincerle
intieramente. 11 fondo, lungi di decrescere a misura che si diminuisca la necessit
del travaglio, si accresce in ragione dell'accrescimento che prova la potenza in
tellettuale; la quale allora si dirige verso l'analisi della natura, e la scoperta di
nuovi mezzi di sussistenza e godimento. Finch perci non conosciamo migliori
maniere di soddisfare i nostri bisogni, che quelle offerte agli abitanti d'un dato
paese dalla condizione in cui vi si trovino le arti, le persone che si danno al
l'esercizio di queste arti son tutte altrettanti produttori, i quali contribuiscono ad
accumulare i doni della natura, e dispensarli ne' tempi e ne' luoghi in cui i con
sumatori pi ne abbisognino. Nei paesi ove le arti industriali son poco e mal
coltivate, pochi mezzi di sussistenza e pochi strumenti di potenza hanno i popoli,
meno perci essi partecipano al fondo generale, di quel che facciano gli abitanti
d'altre contrade, d'altri mezzi provvisti. Ecco una delle ragioni, per le quali non
si pu dire che l'economia di potenza ( 1), consiste propriamente ed unica
mente nel risparmio e nell'astinenza. La spesa fatta nelle azioni intermedie
proporzionata allo stato delle cognizioni, e pu accrescersi solamente (dove la
potenza si economizza) secondo una meta che implica un accrescimento in pro
porzione maggiore della ricchezza nazionale. Non v'ha dunque cosa alcuna da
lamentare nella perdita de' mezzi adoperati ne' metodi imperfetti, quando nuovi
perfezionamenti li rendano inutili. Le restrizioni imposte al commercio od all'in
dustria, collo scopo di perpetuare le imperfezioni di metodo, e conservare l'uso
de' mezzi inefficaci, sarebbero per conseguenza assurde, se inoltre non fossero
altamente ingiuste, ed anche criminose. La produttivit d'un'arte utile, si misura
dalla sua tendenza a rimuovere gli ostacoli che ingombrano la sua via. Quando
il ciclo del perfezionamento nelle arti sar percorso, noi possiamo sperare che il
travaglio corporeo disparir in quasi tutte le occupazioni servili. L'operaio pi
produttivo quello che, allargando i limili delle nostra cognizioni, aumenta di
pi ci che noi possiamo attingere nel fondo generale della natura.
23. L'economia di potenza, che Ubera gli uomini da una certa specie di fa-
tica^ed apre un campo d'attivit in qualche altra direzione, ordinariamente si
opera, sostituendo una macchina od uno strumento qualunque ad un travaglio
manuale divenuto ormai inutiie. Gli uomini possono dunque impiegare una parte
di ci che attingono nel fondo della natura e adattano ai loro bisogni, ad ese
760 T. C. BANFIKLD.
gerebbe a rarificarlo prima che l'impiego delle macchine abbia potuto liberare
un sufficiente numero di braccia dalla necessit dei metodi troppo onerosi. In
quest'ultimo caso l'operaio esigerebbe un gran rialzo di mercedi , e la questione
elevatasi fra le mercedi ed i profitti si presenterebbe sotto questa forma nel
modo pi chiaro.
Se la diminuzione della meta de' profitti necessariamente producesse quella
della somma assoluta di questi medesimi profitti , l'operaio non potrebbe otte
nere un aumento di mercede, se non a scapito di colui che lo paga. Noi abbiamo
veduto come estendendosi le intraprese , i profitti si possano accrescere in
quantit assoluta, quantunque si diminuiscano in meta proporzionale; il mani
fattore che innalza di un 50 per 0(0 la retribuzione dei suoi operai, non perder
cosa alcuna, qualora proporzionatamente si accresca la sua vendila. Pagando
mercedi pi alte, accresce il fondo destinato a comprare i suoi proprii prodotti.
Se avesse diminuito i suoi prezzi, invece di innalzare i suoi prezzi, avrebbe dato
maggiore importanza di prima al fondo di cui l'operaio poteva gi disporre. Da
un altro lato, quantunque l'operaio che adopera una macchina perfezionata ri
ceva una pi alta retribuzione, pure egli diminuisce il prezzo del lavoro, perch
ne fornisce una maggiore quantit utile in un medesimo spazio di tempo. Cos
l'operaio segue lo stesso principio a cui van soggetli tutti i produttori; diminuisce
cio la meta dei profitti che ricava, affine di accrescerne la somma totale.
Quando l'industria libera non possono sorgere dei conflitti su tal riguardo
fra l'interesse degl'intraprenditori e quello de' lavoranti da essi impiegati; quando
la potenza convenientemente economizzata, il rapido svolgimento delle succes
sive sfere d'industrie provvede a tutte , e il buon successo dell'intraprenditore
assicura all'operaio la ricerca della sua cooperazione. La conseguenza naturale
dei miglioramenti non impediti in ultima analisi quella di collocare il produt
tore ed il suo operaio insieme sopra un terreno di uguaglianza.
La teoria, secondo cui si pretende che le mercedi non possano crescere se
non quanto i profitti diminuiscano, vera soltanto riguardo alla meta dei pro
filli, che, come abbiamo veduto, varia in ragione inversa della lor somma asso
luta. Ma quantunque questa teoria sia stata emessa in circostanze , nelle quali
l'industria trovavasi limitata da restrizioni artificiali, pure essa fu presa, ed al
cuni la prendono ancora, come applicabile in ogni caso a' profitti. La diminuzione
della meta dei profitti generala dall'aumento delle mercedi non pu trovare alcun
compenso nella maggiore estensione degli all'ari se non quando il commercio
ristretto.
27. La necessit d'ingrandire costantemente il cerchio degli affari, nello scopo
di mantenere un giusto rapporto fra le mercedi e i profitti, prova che i produt
tori come i consumatori (che hanno un diritto incontestabile di scegliere il loro
mercato) sono interessati tutti alla libert del commercio.
Fra i bisogni che nascono gradatamente, come ho gi detto, ve ne devono
sempre essere alcuni, riguardo ai quali il limite del consumo non si estende al
di l di certe classi in lutti i paesi. Uno o due stabilimenti possono allora ba
stare a provvedere tu Ita la massa del prodotto che si richieda. La pi gran
parte dei diamanti adoprata slata, io credo, tagliata da un piccolo numero di
famiglie ebree residenti in Olanda. Non havvi alcun vantaggio ad un mercato
nazionale per oggetti cos limitatamente ricercati. Se si producono a pi cure
764 T. C. BAKPI8LD.
condizioni nel paese di quello che possono esserlo altrove, la loro fabbricazione
impedir che sorga qualche altra domanda pi conveniente a quella localit
speciale.
Gli oggetti di primo bisogno, estendono in ugual modo e costantemente il
loro campo, malgrado i limiti politici che dividono le nazioni. La Russia non pu
avere del vino, che dalle rive del Reno o della Gironda, ed alla condizione ine
sorabile, che qualche paese verr a comprare da essa le pelli, il sevo, il canape,
il grano. Se i produttori vinicoli di Rordeaux trasformassero in pascolo una
parte del loro territorio , ed i vigneti del Reno si dedicassero alla coltura del
canape , una perdila evidente ne seguirebbe , perch allora la Russia non po
trebbe procurarsi un articolo con cui le era possibile di cambiare l'eccesso delle
sue derrate.
La libert de' cambii cosa indispensabile per conseguire un certo grado di
civilt; con essa non solamente si soddisfano meglio i bisogni primordiali, ma
si svegliano nella maggior parte de' casi, e si soddisfano i desiderii d'un ordine
pi elevato. in questo modo che la libert del commercio produce tutti i van
taggi promessi dal comunismo e da altre dottrine fondate sul principio della
cooperazione forzosa, e che aggiunge un gran numero d'altri vantaggi, impossi
bili a conseguirsi con alcuni di quei sistemi.
Essa offre l'incalcolabile vantaggio di modificarsi gradatamente col modifi
carsi de' bisogni, ed assicurare quel tanto di libert individuale che l'uomo con
sidera come la pi alta delle sue prerogative.
28. La distinzione stabilita da Hermann fra il capitale impegnato ed il capi
tale circolante chiara e semplice. Il capitale impegnato essendo solo impiegato
e non consumato nella produzione, non entra nelle spese di produzione, se ood
per l'interesse del suo valore-e le spese di logoro e di riparazione. Secondo la
loro specie, i varii arnesi con cui si lavora possono appartenere all'una o all'altra
di queste due classi di capitale. Il martello e la sega di cui si serve il falegname
fan parte del suo capitale fisso; i chiodi , che egli compra per adoperarli nelle
sue opere , appartengono invece fino a che sieno in poter suo al capitale circo
lante. Se il vino si pu conservare tanto a lungo quanto occorre perch le sue
botti si deteriorino, questi recipienti possono considerarsi come parte del capitale
circolante di un produttore vinicolo. Tali sono ancora i barili in cui si esportano
i liquidi, i sacchi che rinchiudono la lana e tutte in generale le imballature. Le
mercedi del lavoro si pagano sul capitale circolante, e la loro somma totale entra
nelle spese di produzione.
11 possessore del capitale fisso (e soprattutto di quello che consiste in terra
od acqua) l'operaio, o colui il quale non pu conlare che sul fitto temporaneo
delle sue operazioni manuali o iutellettuali; entrambi hanno un vantaggio sicuro
a sperare da ogni variazione che possa rendere pi efficace di prima il capitale
circolante, sia che consista in arnesi , in macchine , in monete o in qualunque
altro mezzo di produzione.
Questa regola pi significativa di quella che si data da Hermann; il quale
non vede un beneficio certo , derivante dall'accrescimento del capitale mobile,
per il possessore del capitale fisso, se non in quanto quest'ultimo sia di natura
tuie da non potersi aumentare. In Economia politica non havvi forse un punto
che pi di questo importi dilucidare.
PRINCIPI! GENERALI. CAP. I. 765
:' Un tutte le epoche, il timore che una variazione nella natura del capitale fisso
esistente, il timore che una certa estensione di cui sarebbe capace possa dive
nire nocevole a' suoi possessori, stato il pi grande ostacolo che si sia frapposto
ai successivi miglioramenti. Hermann prende ad esempio i mulini ad acqua, e
suppone che se potessero monopolizzarsi in una localit dove il capitale circo
lante si accresce, ne risulterebbe pei possessori una meta di profitti pi alta di
quella che domini negli altri affari. Io non son del suo avviso, e per due ragioni:
se la scarsezza de' mulini rincarasse la farina, il valore di tutti gli altri prodotti
immancabilmente si abbasserebbe; ma inoltre ne seguirebbe un'emigrazione, o
per lo meno non potrebbesi effettuare alcun aumento di popolazione, ed il valore
del capitale fisso si diminuirebbe di molto; da un altro lato, se si permettesse
un'importazione di grano a buon mercato, tutti gli altri prodotti dell'industria si
troverebbero talmente ricercati che le cascale d'acqua, invece di muovere i mulini
da grano, frutterebbero certamente pi applicandosi ad altri lavori. Questa ten
denza a cousiderare l'uomo come vincolato ad un uso speciale degli oggetti di
cui disponga, un grande ostacolo ad ogni progresso. Tutte le cose non son date
all'uomo se non per farne il miglior uso possibile; quasi in tulli i casi ci che
determina la somma della nostra prosperit non tanto la potenza , quanto
l'uso che noi ne facciamo. In ciascuno de' seguenti capitoli l'importanza di una
tal verit sar dimostrata. In ogni fase dell'aumento di propriet , questo prin
cipio servir a spiegarci i molti errori che cos stranamente han circoscritto la
potenza ed il benessere delle nazioni, e ci indicher i pericoli da evitarsi nell'av
venire.
La tendenza del capitale circolante a convertirsi in capitale impegnato un
indizio certo di progresso. Corrisponde alla sostituzione delle case alle tende, della
vita pastorale alla caccia ed alla pesca, della coltura avvicendata alla coltura no
made; corrisponde soprattutto al grande elemento di civilt, la sostituzione delle
macchine al travaglio manuale.
Questa tendenza adunque dev'essere da noi salutata come il primo motore
del benessere umano , perch gi vediamo che da tutti i lati si ha qualche cosa
da guadagnarvi incoraggiandola.
Se il giudizio del consumatore conferisce un valore alle cose di cui egli gode,
bisogner riconoscere che sia un logico ed esatto ragionare quello di voler accre
scere insieme il numero de' giudicanti, ed innalzare quanto pi si possa il tipo
su cui si regola il loro giudizio.
Si arriva a questa elevazione personale e morale , emancipando gli uomini
dai travagli degradanti; e vi si arriva per mezzo del capitale fisso.
Un'altra distinzione fatta da Hermann si che il capitale fisso non spesso
utile che per un solo scopo, laddove il circolante pu essere ad arbitrio rivolto
da un ramo d'industria ad un altro. Ci nondimeno non vero della terra che
pu dedicarsi a quasi tutte le specie di produzione con l'aiuto dell'avvicendamento.
Le macchine, per lo stato imperfetto delle nostre cognizioni , son pi soggette a
subire le oscillazioni del commercio. Questo inconveniente dev'essere poslo in
prima riga nello estimare il valore delle macchine; ma forse ammette un rime
dio. Le costruzioni in generale sono pi facilmente che le macchine al coverto
dall'azione delle sfavorevoli circostanze che ne mutano il destino.
Conviene al capitalista speculatore il procurare di discernere chiaramente
760 t. e. BANPiKi n
qual sia l'uso ch'egli fa de' suoi fondi , cio assicurarsi se egli li adoperi come
capitale impegnato o come capitale circolante , quand'egli ediflca , quando co
struisce macchine, o quando acquista azioni in un'ini rn presa consolidala. Bab-
bage c'insegna che la rapida successione dei perfezionamenti nelle macchine fa
si che i manifattori non calcolano il valore d'un nuovo metodo pi che la somma
di tre annate di guadagni.
Tutti gl'impieghi di una durata utile cos breve, applicati a delle costruzioni,
a delle macchine, o ad altri utensili qualunque, devono riguardarsi come capi
tale circolante-, ed il loro valor totale, eslimato in ragione della loro durata,
dev'essere aggiunto alle spese di produzione.
Se gli edilicii e le macchine si possono applicare a qualche altro oggetto,
quando i metodi a cui erano destinali divengono vecchi, allora si possono con
siderare come capitale fisso. In tal caso, le spese di logoramento e riparazione
entreranno soltanto nel costo di produzione; in tal caso inoltre il valore del ca
pitale impiegato si accrescer per effetto dei miglioramenti o de' nuovi metodi,
che avranno sostituito gli antichi.
Il pubblico insieme, ed il possessore di terre, partecipano alla buona fortuna
dello speculatore, se egli slato giudizioso nel calcolare l'indole dell'impiego, in
cui fissa i suoi risparmii. 1 suoi prezzi, quand'egli opera in circostanze necessarie,
devono essere abbastanza elevali per coprire l'impiego del suo capitale; ed onde
non esagerare questi prezzi, egli non pu ammettere n fitti troppo alti, n troppo
grosse mercedi, salvo quando si possa collocare nelle condizioni di una vendita
estesissima, o di un lavoro efficacissimo. Il possesso del capitale circolante non
dunque cos desiderabile in se medesimo, se non perch rende efficace il la
voro, e perch al medesimo tempo accresce il fondo della rimunerazione gene
rale. Il capitale un mezzo, non un fine; per conseguenza, nessuna classe di
produttori o di consumatori pu avere interesse a perpetuare metodi imperfetti,
ad esclusione de'migliori, e della produzione a minor prezzo, che nasce dal per
fezionamento de' melodi.
CAPITOLO II.
Sulla rendila del suolo, sui profitti e sulle mercedi dell'industria agricola.
quale ogni altro prodotto della terra non acquista un valore , se non quando la
sussistenza sia accessibile a tutti? Cos sin dai primi periodi della societ, quando
la terra produceva spontaneamente pi di quanto occorresse al consumo, i vi
veri si sono accumulali a beneficio dei perfezionamenti industriali , anche
quando i godimenti intellettuali non erano ancora ricercali. Il valore della terra
data all'uomo perch ne godesse cosi lontano dall'accrescersi in ragione della
difficolt con cui se ne ritraggono i viveri, che sin dai primi tempi invece esso si
andato accrescendo proporzionatamente alla facilit con cui diveniva possibile
il trarli. Allorch le sussistenze sono a basso prezzo, diviene pi proficuo il rac
cogliere dalla terra prodotti diversi che le materie alimentari; allorch gli ali
menti rincarano , tutti gli altri prodotti perdono qualche cosa nel loro valore.
Cos adunque il capitale originario di ogni paese si compone della terra e
de' suoi prodotti , come di ogni cosa che vi ha rapporto , l'aria , l'acqua e gli
altri ageuli naturali. Queste rose non son date all'uomo per imporre dei limiti
a' suoi godimenti in quanto uu es.srrc intellettuale, ma al contrario gli son
date per aiutarlo a procurarsene sempre ae' uuovi.
La miseria dell'uomo ripete la sua origine da malintesi che sorsero intorno
a tal punto. 0 la terra data all'uomo perch egli ne usi come la sua ragione
gli consigli, e perch le comandi di produrre ci che gli piace; o l'uomo asser
vito alla qualit e quantit della terra su cui vive, finisce di essere un agente
libero, e, come alcuni autori l'hanno esattamente arguito da tali premesse , la
sua responsabilit morale dispare. Nelle epoche d'iguorauza le popolazioni di
un paese non si possono arricchire se non quando la natura abbia loro con
ceduto un suolo fertile ed un clima dolce, liceo perch nella barbara antichit
il monopolio della potenza e della ricchezza era esclusivamente serbato alle con
trade dotale di tali vantaggi. Babilonia , l'Editto e le valli bagnate dal Gange
portano ancora i segni di questa ricchezza e di quell'antica potenza, che la storia
o la tradizione attribuisce agli imperi di cui er.m la sede. J paesi vicini si dedi
cavano allora alla coltivazione pastorale; ma chiaramente si vede che questo se
condo grado della scala industriale si appoggia sul primo; nell'esempio dell'emi
grazione degl'israeliti pastori in Egitto , paese produttore di grano , dopo una
serie d'anni in cui avevan sofferto la carestia.
L'uomo non nullaostante soggetto al suolo ed al clima, se non quando le
sue cognizioni son limitate. La storia de' Fenici ci mostra il primo utile tenta
tivo operatosi nello scopo di una tale emancipazione. Abitatori di citt elevate,
come i nidi degli uccelli di mare sulle roccie della Siria privi di beni territo
riali, e difesi da foreste impenetrabili contro gli attacchi de' loro potenti vicini
questi popoli non tardarono a scoprire che le sussistenze si potevano trarre
da carnbii ben calcolati. Riconobbero la gran verit che, non potendo l'uomo
consumare pi di quanto basti a nutrirlo, facile procurare ad un popolo gli
alimenti di cui ha bisogno, sacrificando solo una porzione del travaglio nazio
nale. I fondatori di Atene e di Corinto scelsero per edificare queste citt terreni
rocciosi e favorevoli solamente all'esercizio del commercio. Questi Stati pervenuti
ali apice della loro potenza dipendevano , noi lo sappiamo, dai paesi confinanti
col Mar Nero, per la provvista dei loro viveri, e nondimeno nessuno fra i loro
scrittori ebbe mai l'idea di lamentare questa tal dipendenza come una calamit
nazionale.
768 T. C. HANK1KLD.
Il clima del Belgio troppo umido, perch sia utile di adoperarvi altra irri
gazione che quella delle praterie; e come i prodotti delle manifatture, eccello in
certe provincie, sono pi lucrosi che la coltivazione de' prati, cos non v'hanno
che poche irrigazioni praticate abbastanza in grande per rendere indispensabile
l'associazione. Non havvi che a guadagnare in tutti i sensi dal valore relativo, che
i prodotti secondari ricevono dall'abbondanza de' prodotti destinati a soddisfare
i primitivi bisogni. Cos , potendosi il frumento importare con un dazio mode
rato (quantunque troppo alto ancora) dal Mar Baltico e dal Alar Nero, una
grande estensione di terre fra Gand, Bruges ed Ostendu, dedicata alla produ
zione del burro. Si fa una superiore qualit di caci nell'alto paese del Limbourg,
che troppo distante dalla spiaggia per potere esportare il burro. Le montagne
del Limbourg su cui non si coltivano giammai le granaglie, e il cui clima
pi rigido che quello delle nostre alte terre scoverte, si affittano nondimeno in
ragione di questo loro prodotto a 100 o 150 franchi per tre acri (85 a 125 fr.
per ettara).
Nelle Fiandre, una popolazione densissima ha laboriosamente coltivato un
vasto territorio sabbioso, ed arrivata a renderlo altamente fecondo. Le materie
tessili sono il pi vantaggioso prodotto che ivi l'industria agraria presenti. Le
raccolte arative si seguono con una rotazione che prepara la terra per il lino.
Vero che l'alto prezzo del lino belgico dipende in gran parte dal modo di
trattare la pianta raccolta; e questa preparazione si fa con una manodopera in
termedia, che compra il raccolto prima di falciarlo. La rendita del suolo in Fian
dra nondimeno prova che il possessore della terra partecipa sempre ai progressi
dell'intelligenze e dell'industria nelle altre classi della societ. Il Gito medio di
queste terre ascende a 200 fr. per tre acri (170 fr. per ettara), ci ch' ben allo
avendo riguardo all'altezza enorme dell'in. posta fondiaria (108 fr. per ettara)
ed alle spese di coltura (1180 fr. per ettara). In quelle contrade il concime ed
il Geno s'importano dall'Olanda, ed inutile il dire che il guadagno ottenuto sul
lino e sulle altre raccolte del paese, il ravizzone, il seme di lino, il cacio, il
burro, la carne, dipende intieramente dal buon mercato dei due principali ge
neri d'importazione, Geno per il bestiame, e grano per gli uomini.
Il linaiuolo belgico adunque non potrebbe sapere alcun grado alle tariffe do
ganali che tassano l'uno e l'altro di questi indispensabili articoli, sotto pretesto
di proteggerli. Egli inoltre ha poca cagione di congratularsi della commerciale
combinazione che, in questi ultimi anni, ha ristretto il commercio del Belgio;
giacch'essa impedisce quella naturale corrente delle braccia agrarie verso altre
occupazioni, che si genera quando si ammette la libert del commercio, o in
altri termini l'ordinamento dell'industria. I proprietarii di vigneli ed oliveli in
Francia sono interessali del pari ad un sistema che loro faciliti l'acquisto de' ce
reali e del bestiame a buon mercato. un pervertire la ragione umana l'incitarli
al lavoro o alla formazione delle praterie, per costringerli intanto a provvedersi
di sussistenze pagandole ad alto prezzo.
L'agricoltura dell'Olanda non meno ammirabile, n men profittevole che
quella del Belgio. Il livello del suolo olandese cos inferiore a quello del bel
gico, che tutta l'Olanda deve soltoporsi ad un solo sistema di secoli, col quale
nondimeno l'irrigazione al medesimo tempo combinata abbondantemente.
La provincia d'Olanda, situata fra la Meuse, il Leck e l'Y forma un sistema
RENDITA, PROFITTI, MERCEDI AURICOLE. CAP. II. 771
fi) Ut monasterium possit ex Veetabia trahere lectum (un canale) ubi monaste-
riun voluerit, et si fuerit opus liceat Tacere eidem monasterio fossata super terrari)
" ipsins, Jobannis (il venditore), ab una parte vis et ab alia, etc., et possit firmare
ei habere clusam io prato ipsius Juhaonis .
(2) Dei prati del basso Milanese 1828.
(3) L'estimo fatto per l'assetto dell'imposta fondiaria era nel 1837 di 407,895
teste.
774 i. e. i- vm iu, D.
grammi ciascuna, e danno pi di 2,272 litri di latte in un anno. La quantit di
latticini! prodotti, gi si notabile, meno ancora che la qualit del prodotto desti
nato all'esportazione, e che si vende a prezzi elevatissimi dappertutto in Europa.
Guicciardini, in un'antica descrizione dei Paesi Bassi pubblicata ad Anversa nel
1567, parla del formaggio parmigiano, come di uno fra gli articoli che s'im
portavano col in gran copia. noto come questo delizioso formaggio si usa
dappertutto in Italia. Nella cucina del ricco , a Parigi o a Pietroburgo , oggid
non potrebbe farsene a meno. Questa merce, cos universalmente apprezzata, e
che si vende ad un prezzo molto pi alto che quello del migliore formaggio in
glese (che pochissimo ricercalo sul Continente), si fa di latte sfiorato, in modo
che il fittaiuolo pu aggiungere al guadagno del formaggio quello del burro. Se
condo il Berr, cento parti, in peso, danno, nelle vicinanze di .Milano, 2 p., 580
di burro, e 6 p., 17 di formaggio. Presso Lodi, la resa alquanto pi forte.
L'alto valore dei prodotti agrarii italiani dovuto alla grande divisione del lavoro.
Raro che il fattore o direttore d'un podere sia al medesimo tempo colui che fab
brichi il formaggio. Il casaro si considera a ragione come un personaggio impor
tantissimo-, ed anche quando attaccato ad una grande fattoria, affatto indi
pendente dagli altri impiegali. Una grande quantit di caci si fa in Lombardia
da catari ambulanti, che comprano il latte d'un'intiera stagione , e manipolano
il formaggio in un luogo speciale, per proprio conto, e indipendentemente dagli
altri affari agrarii della localit coltivata a mezzeria.
La coltura del riso nel nord dell'Italia ha preso una grande estensione. Se i
Belgi e gli Olandesi coltivano il lino, gl'Italiani producono per la tessitura un'
altra materia il cui valore ancora pi grande. Le terre secche, dove non si
pratica l'irrigazione , combinano la coltura de' gelsi con quella della vigna. La
produzione della seta ancora agevolata da una divisione di lavoro, speciale al
l'Italia. Il possessore della semente arriva in una fattoria, e compra le foglie di
gelso, come fa per il latte il casaro. Si colloca sotto una tettoia che vien posta
a sua disposizione, e vi rimane fino a che i suoi vermi sieno cresciuti ed abbiano
fatti i loro bozzoli. Allora parte colla sua raccolta di bozzoli per cercare i migliori
filatori, dal cui lavoro dipende molto il valor della seta. Insomma non possi
bili' immaginare un migliore esempio di associazione combinata con la divisione
di lavoro agrario, di quello che l'Italia settentrionale ci offre. E l'aspetto finan
ziario di questo quadro non meno notabile.
11 paragone fra le rendite che paga la terra nell'Italia settentrionale, e quelle
che paga in Inghilterra, o anche in Iscozia, mostrer quanto i proprietarii ita
liani ricevano pi che gl'inglesi, quantunque il prezzo del grano non superi col,
per termine medio, i scellini 58. 8 per quarter, ed il \ ino 6 danari per gallon.
L'Italia settentrionale (come l'Olanda ed il Belgio) un paese in cui la terra si
affitta. Il sistema generalmente adottatovi la mezzeria. Cosicch la met del
prodotto lordo d'un suolo che il pi ricco d'Europa, sotto un clima che il pi
bello prodotto che si spinge al suo maximum per la concentrazione d'intelli
genza da me or ora descritta forma la parte del proprietario, se egli fornisce
i capitali della coltivazione; e se son forniti dal fittaiuolo, il proprietario riceve
la met del prodotto netto.
Come esempio delle rendite pagale in danaro, io posso citare, prendendole
da buona sorgente , i fitti di sedici poderi nella provincia di Vicenza , formanti
RENDITA, PROFITTI, MERCEDI AGRICOLE. CAP. II. 775
insieme 1,100 acri di terra; i quali si sono affittati nel 1825 per fiorini 34,309,
ossia alla ragione di 34 fiorini per joch, o 3 lire sterline per acre, o 185 fr. per
ettara (1).
Essendo limitatissimo il mercato dei prodotti in Germania, in Austria ed in
Russia, in questi paesi lutti gli sforzi del coltivatore tendono, non a produrre
quanto pi sia possibile, ma a produrre al miglior patto possibile. Sono queste
nondimeno le contrade ove il grano dovrebbesi coltivare, e le grandi colture do
vrebbero prevalere. Idee erronee sulla condizione economica del fittaiuolo vi hanno
generato un'estrema divisione del suolo-, e la conseguenza si che i contadini,
filiamoli di dieci o venti acri, son costretli, per guadagnarsi quel poco di danaro
necessario al pagamento delle imposte, a coltivare in grande; ci che fanno per
via di associazione. I campi d'ogni villaggio son divisi in tre parti. Quelli che si
destinano al grano d'inverno son contigui e s'ingrassano. Quelli che producono
il grano estivo sono riuniti del pari; e la terza classe lasciata a maggese. Si
procede cosi, perch il maggese fornisca un pascolo comune agli armenti del vil
laggio, affiliali ad un sol pastore. Il principio d'associazione nondimeno non
col spinto abbastanza, perch si arrivi a non impiegare che lo stretto numero di
bovi indispensabili alla coltura della terra. Le apparenze del diritto di propriet
sono scrupolosamente conservate, e un uomo, provveduto di pochi acri di terra,
trova ancora un pretesto a mantenere due a quattro cavalli , atteso il pessimo
stato delle strade per cui si comunica dai poderi al villaggio. Io ho veduto in
Ungheria due uomini ed otto bovi occupati a condurre un solo aratro per andare
a lavorare un poderuccio distante poche miglia dalla casa del contadino. La pro
duzione dei viveri vi esige dunque un enorme sacrificio di travaglio. I prezzi
del mercato non offrono alcun valore reale; e malgrado l'abbondanza degli ali
menti, l'accumulazione della ricchezza non possibile. I vantaggi annessi allo
stato sociale, che, in paesi mal provveduti di mezzi di comunicazione, si potreb
bero ben presto perder del tutto se non si conservassero a costo di qualche sa
crificio, son conservali ai contadini per mezzo del loro sistema di agglomerazione
nei villaggi, e, con ragione, son ritenuti come mezzi di alimentare l'incivilimento
del popolo.
Nelle lunghe serate, la taverna del villaggio tien luogo d'un circolo, ove gli
uomini abitualmente convengono , e dove i giornali li tengono al corrente degli
affari del giorno. Fino nelle pi recondite parti di Ungheria si possono trovare
giornali tedeschi, oltre quelli del paese, ed opere periodiche, il cui minimo
prezzo conforme agli scarsi mezzi degli abitanti. Il prezzo che questi vantaggi
costano nondimeno altissimo, sotto il riguardo del tempo che tolgono al colti
vatore allontanandolo dal campo de' suoi lavori; e se si calcolasse precisamente,
si vedrebbe che egli ne risente una grave perdita. Quelle piccole fattorie presen
tano l'esperienza della inutilit in cui cade la divisione del lavoro , quand'essa
non coadiuvata da un efficace sistema d'associazione. Anche allorquando i po
deri sono amministrati nel modo che ho detto, i piccoli guadagni che il conta
ct) Vedi l'ammirabile relazione del Burger sull'agricoltura della Lombardia e della
Venezia, nella quale si trova specificata la rendita di 33 poderi variando questa rendita
"* 2 a 3 lire 10 scellini per acro, senza contare l'imposta.
776 T. C. BANVIBLD.
N 1. N 2. N" 3. N 4. N" 3.
Prodotti': Prodotto: Prodollo: Prodotto: Prodotto:
*;0 bushels 40 bushels 30 bushels 20 bushels Obusliels
per acro. per acro. per acro. per acre. per acre.
Questa teoria applicala come si fatto, alla produzione del grano, indica
die un podere della qualit N 1 non produrr una rendita di 500 lire, se non
quando il podere della medesima estensione, ma della qualit N 5, ne produrr
una di 100, e appena il reddito che il grano assicura al IN0 1 si riduca a 400
lire, il iN 5 non dar pi alcuna rendita, e le altre qualit ne daranno una pro
porzionatamente minore. Ma oggid noi sappiamo che non havvi agricoltura pra
tica la quale restringa la sua produzione ad un sol genere di raccolto. Ed inoltre,
perch questa teoria fosse vera, bisognerebbe che il costo della coltura me-
desima del grano, fosse eguale per tutti i terreni, ci che praticamente non
avviene.
Se, in conseguenza, questa teoria , che noi sappiamo essere stata nota ad
Adamo Smith e da lui rigettata, non fosse stata praticamente renduta impor
tante in Inghilterra, facendone uso nella nostra legislazione, noi potremmo ripu
diarla qui come han fatto tutti gli economisti stranieri. Ma giova per noi esami
narla alquanto pi profondamente.
Mettiamo alla prova la teoria di Ricardo, sottoponendola al significato che
abbium dato all'idea del valore. Supponghiamo cinque pezzi di terra, di diverse
specie, offerte all'affitto: l'uno sar un ricco loam conveniente per la produzione
del grano in tutte le stagioni, l'altro sar un'argilla tenace; il terzo un suolo sab
bioso o leggiero come v' nel Norfolck; il quarto sar paludoso come nell'isola
d'Ely; il quinto sar una landa simile a quella di Bayshot o di Chat Moss.
Il flttaiuolo che venga ad occupare il podere N 1, prima di decidersi alla col
tura del grano s' informer, se egli savio, del valore comparativo del lino, dei
ravizzoni, o di altri prodotti, il cui prezzo comunemente alto quando il grano
a buon mercato. Il proprietario otterrebbe da un abile filiamolo, con queste rac
colte prodotte sulla terra migliore, se il grano potesse prodursi altrove a buon
mercato, una rendila pi elevata di quella che la raccolta del grano gli darebbe;
ma non ricaverebbe questa rendita, se non in quanto il grano continuasse a te
nersi a basso prezzo. 11 flttaiuolo del terreno argilloso probabilmente pagherebbe
una rendita uguale a quella del primo podere, se il basso prezzo e l'abbondanza
del grano gli permettesse d'istituire con vantaggio le praterie. Se fosse obbligato
di produrre del grano in concorrenza degli altri coltivatori, sarebbe costretto ad
ammendare e bonificare la sua terra tenace, e per conseguenza non potrebbe
pagare un' eguale rendita. Somme considerevoli si spendono ogni giorno per
adattare alla coltura del grano le terre la cui indole naturalmente vi si ricuse
rebbe. Ma questo modo di calcolare non appartiene che agl'Inglesi. In Germania
ed in Francia un suolo argilloso si coltiverebbe a vigneti; in Italia le paludi sono
preziosissime per la produzione del riso o quella dei ceci: anche in Inghilterra si
pagano molto caro per produrvi dei latticinii. Il suolo sabbioso e leggiero, nelle
mani d'un Fiammingo, produrrebbe il pi bel lino e le pi ricche praterie artificiali.
La brughiera di Bayshot frutterebbe al giardiniere olandese rendite considerabili,
ma solamente qualora il buon mercato del grano permettesse al popolo inglese
di comperare molti fiori. Che cosa dunque avvenuto della relativa fertilit di
tutti questi differenti terreni ? Ciascuno adattato a qualche genere speciale di
coltura, ed il valore della maggior parte di essi dipende dal buon mercato delle
sussistenze; tutti variano la loro raccolta, qualunque ne fosse la qualit, con
l'accrescersi della popolazione e l'estendersi delle citt. La domanda cos pro
dottasi genera una continua transizione da una ad un'altra, e diviene tanto pi
profittevole raccolta quanto la precedente era prodotta a miglior mercato. Dal
momento che noi mettiamo in calcolo questo elemento della scarsezza o del caro
prezzo dei viveri, distruggeremo il preteso valor naturale di tutti i terreni; per
ch anche quelle terre che sono considerate come atte al grano, fruttano pi
in lino ed in ravizzone quando basso il prezzo del grano. Come dunque mai
stato possibile che una erronea transizione economica abbia capovolto l'agricol
tura di queste nostre isole ; trapiantato in Olanda una gran parte della nostra
RENDITA, PROFITTI, MERCEDI AGH1COLE. CAP. II. 779
produzione di lalticinii, in Russia ed in Belgio la nostra raccolta di lino, in Ame
rica inostri tabacchi, ed i nostri pomi: fatto emigrare in Francia il nostro pollame
in modo che la Francia oggid ci provveda di uova, e che abbia potuto limitare
i godimenti della nostra popolazione privandola di frutti e di fiori?
La vera maniera di dimostrare la teoria della rendila sarebbe dunque quella
d'indicare la mela dei profitti nel modo seguente.
10 20 30 40
(1) Vedi Saggio sulla distribuzione delle ricchezze. La teoria di Ricardo non mai
stata adottata da nessun economista straniero. Say, Storcb, Rossi, Hermann, Rau, adot
tano la teoria di AdamoSmith.
780 t. e. lAMiti.u.
domanda si sarebbe fondata sul ribasso del prezzo dei grani, avrebbe ben presto
assorbito tulle le terre disponibili, per consacrarle alla coltura di altre piante, di
venuta ormai pi profittevole, piante che allora, ma solamente allora, darebbero
una rimunerazione pi alta.
Il mio desiderio non solamente di esporre la falsit della teoria di Ricardo
intorno alla rendita ; io intendo ancora provare che la verit sta anzi in una
teoria affatto contraria. Ma perch il caro prezzo del grano mai una perdita
per lutti? Perch il guadagno risulta unicamente dall'economia. Ci che un uomo
risparmia sulla spesa del suo pane, forma ci che egli pu spendere in tela,
olio, burro, cacio, carne, abiti, birra, vino, zucchero, ecc. Quali sono i consu
matori di tulli questi insieme? I ricchi, s'intende. Alla tavola del ricco voi trovate
tutti i generi di nutrimento. Nel suo guardaroba trovate insieme la seta, il cotone.
Il povero, all'incontro, sceglie fra la birra ed il t, fra la carne ed il formaggio,
tra la lana ed il cotone (1). Che fa dunque lagricollore, quando basa le sue spe
ranze di guadagno sul caro prezzo degli alimenti? Non mette egli i viveri fuori
mano della pi gran parte de' suoi cittadini ? La ditferenza Ira la somma spesa
per l'acquisto di 20 milioni di quarters di grano, nel 1859 e nel 1854, ascende
a 20 milioni di lire sterline. Questa somma fu tolta dalle altri; raccolte e dalle
manifatture. Qua! meraviglia adunque che allora si sia sentito un ristagno generale
nel commercio? Egli solamente su ci che il povero possa risparmiare sul prezzo
del pane, ottenendolo a buon mercato, che l'agricoltore pu contare per la com
pra del canape, del lino, del fieno, del butirro, del cacio, della carne, delle pelli,
della lana, che egli allora produrr con pi fruito che il grano. Sarebbe in vero
a desiderarsi che noi potessimo abbandonare ai lontani paesi la coltura del grano,
come troppo cara e poco profittevole, affine di consacrarci a delle colture pi lu
crose, la maggior parie delle quali sono sbandite dal nostro paese. Il linaiuolo
ed il proprietario son dunque le parli pi interessate a vedere abolita la nostra
attuale legislazione sui grani, che ne rende profittevole la coltura, con danno
di tutte le altre. Dovrebbero invocare la loro abolizione perch niuno pu mettere
in dubbio che il basso prezzo del grano accrescerebbe la ricerca di tulli i pro
dotti agrarii. L'operaio agricolo dovrebbe congiungersi a loro per chiedere una
tale riforma; giacch queste leggi impediscono che si estenda la scala della pro
duzione del grano, ed al medesimo tempo la domanda di quei generi pi im
portanti che non si producono se non in piccolo. La legislazione sui grani ci
priva cos dei soli mezzi che si possiedano per accrescere le mercedi. Abbiamo
veduti i proprielarii del continente trovarsi benissimo con questo principio. La
rendita quella parie di profitto, che si ottiene nell'impiego della terra, e che il
(\) II Trattalo di economia del dottore Chalmers offre un curioso esempio di questo
conflitto fra la necessit e la responsabilit.
RENDITA, PROFITTI, MERCEDI AGRICOLE. CAP. II. 783
(1) Questo soggetto stato discusso in un articolo del N 32 della Rivista britannica
e straniera, scritto sulle Memorie di n viaggiatore di Laing.
784 t. e. HAM-'ifci.n
per trasformarsi in giardini, in orti, e in fruttiere. Non ho bisogno di dimo
strare che l'aumento delle citt dipende soprattutto dal buon mercato de' viveri;
e da ci segue che al proprietario principalmente importa il contribuire al gene
rale progresso del paese. Egli non pu perdere la parte di vantaggio che gli
procurano i miglioramenti quando si effettuano. Ma nello stalo particolare <d
attuale dell'Inghilterra i proprietari! del suolo devono far tutto il possibile per
accelerare lo svolgimento della prosperit generale. Il primo passo a tentarsi
deve esser quello di distruggere quel pregiudizio che attualmente vizia tutti i cai
coli, l'ipotesi cio che i soli viveri producono alle rendile (I).
Un calcolo inserito nella Revue Britannique N" 3*2, dimostra che nel Belgio
la terra coltivata nei dintorni delle citt frulla ai suoi pruprietarii una somma
maggiore che 1' insieme delle rendite agricole di lutto il rimanente del paese.
Non improbabile che un calcolo simile si possa istituire per l'Inghilterra, lo
tal caso, dov' la rendita legittima, dov' il monopolio ? Inoltre, i redditi ditti
di monopolio van crescendo con la prosperila del paese, mentre i redditi pr
priamente agricoli decrescono. Qual' in ultima analisi la regola , qual' l'ec
cezione ?
Spesso abbiamo udito parlare di terre inculte in Inghilterra qualche volta
con meraviglia, pi spesso ancora con indegnazioue. Non si pu spiegare questo
fatto, che la terra rimanga disoccupala, se non ammettendo che sia disadatta a
quegli usi che potrebbero farsene nel momento attuale. 11 grano attualmente la
raccolta ordinaria; ed il grano non pu coltivarsi con profitto sopra il Chat-Moss
o il Noking-con.mon. Produrre del grano in queste contrade, importerebbe sa
criticare anni intieri di travaglio, e capitali immensi. Ma nuli' altro pu colti-
varvisi? Un Fiammingo, un Olandese, un Italiano, non troverebbero cosa alcuna
a piantare in questa specie di terreni ? Noi sappiamo che non si confon
derebbero; ed ben da dire che anche gl'Inglesi non li avrebbero lasciati in ab
bandono se la dimanda delle raccolte , di cui sono capaci, non fosse limitala
dall'alto prezzo del grano. Ci che dunque io prescriverei per rendere alla colti
vazione le terre inculte, sarebbe molto diverso da ci che qualche volta si
proposto. Io non vorrei attaccare la propriet, togliendo ai possessori attillili i
loro terreni, per darli ad altri che saprebbero meglio usarne ; vorrei piuttosto
ottenere che valesse la pena per i proprietarii attuali di coltivare i loro poderi,
creando la ricerca d'ogni specie di raccolto, ci che si pu unicamente effellunre
ottenendo un basso prezzo pei grani.
Se non si ricorre al metodo d'incoraggiare la concorrenza, I' unico slimolo
possibile alla nostra produzione nazionale, la miseria si aggraver sempre pi
con aumento della popolazione, sino a che ci avr fatti cadere in una totale
rovina.
Non pu negarsi che finora il buon ordinamento del nostro commercio e
delle nostre manifatture abbia differito la crise da cui siam minacciati. Ma ullre
nazioni che non godono i medesimi vantaggi sono, nondimeno, sulla medesima
via di generale prosperit, e ci avrebbero sorpassati, se si fossero , come noi,
dedicale al commercio.
L'abbondanza degli alimenti finisce di esser utile ad un paese in cui la pro
priet non sia assicurala, e l'ordinamento del lavoro sia mal fondato. All'incontro
la tendenza al progresso che dapertutto esiste, anche l dove sia espressa, viene
aguzzala dalla coscienza di possedere la forza di soddisfarla, e genera pericolose
fermentazioni le quali, ordinariamente fanno le loro esplosioni appena che l'op
portunit si presenti. L' impero russo e l'impero austriaco sono in questa posi
zione. come lo sono i paesi dell'Italia meridionale. cosi del pari che pu spie
garsi lo stato di continua turbolenza in cui si logora la Spagna, ed il Portogallo.
11 nostro impero delle Indie perpetuamente davanti 1' abisso di una crise si
mile, che se non sapremo impedirla, dovr generare spaventevoli disastri in
quella parte del mondo. I paesi europei , in cui 1' agricoltura in ritardo, son
quelli in cui esistono poche citt, e distantissime le une. dalle altre. Una citt di
2,000 abitanti si considera come importante in Germania. Da un altro iato l'O
landa, il Belgio, l'Italia settentrionale, e l'Inghilterra son coperte di citt; mentre
che la popolazione rurale disseminata sulla superficie del paese, ma non in
modo da riguardarsi come perduta per la societ. L, inoltre le rendite urbane
sono alle, e i terreni vicini alle citt sono ricercatissimi. I redditi agricoli presso
Milano son quasi cosi alti come nei dintorni di Edimburgo e di Londra. I ter
reni da fabbrica si vendono in Bruxelles a 10,000 lire sterline per acre (1).
Nelle pi grandi citt tedesche raro di trovare simili valori; e se uno speculatore
tentasse di fabbricarvi in grande correrebbe rischio di vedere le sue case cos'i poco
ricercate dagli abitanti come lo sono le riviere, le cascate, le miniere, cose tutte
che abbondan col e da cui non si cava alcun parlilo. Oltre alla mancanza di
questo concetto normale sul valore dell'ordinamento del lavoro che renderebbe
tutte le classi desiderose di sottrarre alla terra le braccia sovrabbondauti per im
piegarle in occupazioni pi lucrose; lo stalo delle leggi, e quello delle pubbliche
vie di comunicazione ha del pari impedito lo svolgimento dei mezzi produttivi,
nei paesi slavi e tedeschi. I principi nlegano di concedere i diritti politici che
le classi istruite domandano; i nobili si oppongono ad ogni concessione verso i
loro concittadini; non vedono che, colle manifatture e il commercio, sorge una
nuova specie di propriet, che il cittadino non trova sufficientemente guaren
tita quand' egli non prende parte alla formazione delle leggi; se il proprietario
del suolo conoscesse i suoi veri interessi favorirebbe ogni pretesa di un nuovo
modo di possedere, invece di opporvisi; perch , quando egli stesso si sforza di
rafforzare il valore della sua terra, la riuscita del suo sforzo dipende dalla co
operazione dei suoi concittadini.
Nella legislazione come negli affari , il proprietario che accordi una conve
niente parte d'influenza ad ogni classe nuova ed intraprendente di possessori
industriosi, i quali si presentino a proporre alcun nuovo mezzo d'impiegare la
terra, trover ci facendo meglio guarentiti i suoi interessi. Siccome la sua non
pu accrescersi, se non per effetto di una estensione di concorrenza nell'impiego
della terra; cos la sua supremazia morale si accrescer quand'egli si occupi ad
aiutare ed incoraggiare i nuovi arrivati, invece di contrariarne gli sforzi.
CAPITOLO III.
forza impiegata per mettere in moto un* strumento piuttostoch all'uso di qual
che strumento o di qualche macchina speciale; e ci perch nessun altro potere,
fuorch quello della forza umana, capace di un accrescimento indefinito: e
sostituisce il travaglio servile e corporale, per mezzo de' consigli che l'intelligenza
dell'uomo va suggerendo.
A definire chiaramente i limiti rispettivi dell'industria fabbricante e dell'in
dustria manuale giova limitare il vocabolo stesso di macchina agli strumenti che
ricevono il loro impulso da agenti diversi che la mano dell'uomo; e chiamare
semplici strumenti quelli che la forza delle braccia umane mette in opera, quand'
anche essi ingrandiscano il potere dei muscoli. In tal modo, la tromba semplice.
o a doppio effetto, il banco del tornitore saranno strumenti , perch mossi dal
l'uomo; ma diverranno macchine tostoeh la forza degli animali, dell'aria, del
l'acqua, del vapore o degli agenti chimici, sar quella che li metta in azione.
Cosi i ruolini a vento, ad acqua, gli orinoli, le navi, l'apparecchio atmosferico di
Mr. Clegg, le macchine a vapore, le pile galvaniche, il dagherolipo, sono altret
tante macchine , quantunque le loro dimensioni presentino delle grandi diffe
renze, dalle pi gigantesche sino alle pi tascabili. Egli dunque giusto il dire
che il travaglio delle braccia non costituisce che il primo passo nello svolgimento
della potenza, ed il lavoro delle macchine ne costituisce il grado pi allo.
Il principio motore delle macchine un mezzo secondario, non gi creato,
ma scoverto ed applicato dalle forze intellettuali dell'uomo. Allorch si adot
tata una tal distinzione scientifica , fra l'industria manuale e l'industria delle
fabbriche, diviene assai facile il seguire le leggi economiche da cui l'aumento di
entrambe governato.
Secondo la nostra teoria della potenza, l'utilit d'un individuo, il quale non
pu manifestarla che per mezzo della sua abilit manuale , trovasi riguardo ai
suoi simili ridotta alla sua minima espressione. Per il corso di secoli il mondo
non pot disporre che di forze manuali per provvedere a' suoi primitivi bisogni.
La preparazione degli abiti, come noi la conosciamo ne' tempi antichi insieme e
nei moderni, era una lunga occupazione di famiglia; e pochi potevano profittare
dell'eccesso di lavoro altrui, sia per provvedersi abiti e biancherie, sia per prov
vedersi di cibi. Ma come la sostituzione del filatoio al fuso forn agli uomini ,
nella scelta dei loro abiti , una maggiore variet , cosi il progresso nell'impiego
delle macchine li ha provveduti d'una quantit di abili molto pi estesa di quella
che possedessero per lo innanzi.
La falsa estimazione del valore dell'uomo, che tanto ritard i progressi del
l'agricoltura, oppose altrettanti ostacoli all'applicazione degli agenti chimici e
meccanici, che sono una grande sorgente di libert e di piaceri. Il mulino idrau
lico era ignoto agli antichi, che facevano pestare dagli schiavi nei loro mortai
il grano necessario all'alimento della famiglia.
Si suole chiamare fabbrica ogni riunione d'operai sotto gli ordini di un sol
padrone, e distinguere col nome di manifattori lutti gli uomini che rivolgono le
materie grezze fornite dalla terra ad usi diversi che quello dell'alimento. Non si
potrebbero nondimeno allegare delle buone ragioni per distinguere il fabbricante
di caci, di burro o di vino, dal filatore di cotone, e sarebbe utile che gli agricol
tori non adottassero una tale distinzione. Il contadino che batte le spighe, e la
fantesca d'una cascina, appartengono alla medesima classe di operai a cui appar
PROFITTI E MERCEDI NELLE MANIFATTURE. CAP. III. 789
tiene il tessitore o lo stampatore a mano. Sono queste delle arti manuali , che
differiscono dalle manifatture, sotto i riguardi da me spi* gati. Propriamente par
lando, un canale d'irrigazione o di bonificazione una macchina. D'altronde
facile il distinguere fra l'industria manuale e l'industria manifHttrice in ogni
ramo di produzione. La regola economica questa: l'industria manifuttrice di
pende da forze la cui moltiplicazione infinita, mentre il solo limile imposto al
l'estensione delle fabbriche proviene dallo stato del mercato. Il manifattore non
deve dunque che studiare la regola da me piantata nel primo capitolo, e sfor
zarsi di accrescere i suoi profitti , estendendo le sue vendite. Per tal ragione i
manifattori devono in primo luogo applicarsi a produrre tutti gli oggetti di prima
necessit. I generi indispensabili all'alimento, come il grano, si possono coltivare
manifattoriamente. Quanto meglio il manifattore riuscir a lavorare in grande,
tanto pi i suoi clienti troveranno con esso a risparmiare. E il capitale cosi eco
nomizzato verr a rimborsare il costo dell'industria manuale che , praticata in
piccole dimensioni, proporzionate ad un mercato pi ristretto, esige una pi alta
meta di profitti che quelli delle manifatture. La produzione dei grani e de' foraggi,
e quella delle cascine e degli ortaggi, si trovano in questa posizione reciproca ed
analoga. La tessitura, la tintora e l'impressione comune sono nella stessa con
dizione riguardo al ricamo ed alla pittura.
In un grati numero di produzioni, i primi atti sono operazioni di manifattura,
e gli ultimi sono operazioni semplicemente manuali. Cos, perch gli oriuolai ed
i coltellinai trovino dei proflli , bisogna che i metodi di estrazione e fabbrica
zione dei metalli sieno d'indole manifatlrice. Quanto pi si abbassa il prezzo del
rame e dell'acciaio, tanto pi i cesellatori e gli armieri potranno venderli, dopo
averli trasformali in lame ornate. Quanto pi il filo sar prodotto a basso prezzo,
tanto pi i ricama lori potranno occuparsi. Quanto pi le stoffe abbondino, tanto
pi probabile che i profitti dei sarti e le mercedi de' loro operai s' innal
zeranno.
La sostituzione delle macchine alle braccia umane, nella quale consiste la
gran gloria del nostro secolo, il pi felice risultato dell'applicazione dell'intel
ligenza all'industria. L'apparente modificazione alla quale die' luogo, quella
di traslocare la produzione dai piccoli ai grandi stabilimenti. Il filatoio ed il
molinello hanno schiuso la via a colossali opiGcii in cui si fila il cotone e si
prepara la seta.
Questa sostituzione ha piantato le basi d'un nuovo ordine sociale e politico.
Esige che prima di lutto si adempiano le condizioni, che nel mio primo capitolo
io ho mostrato a' progressi dell' industria.
Lo spazio che le macchine richiedono e il gran numero di braccia che si
riuniscono in un medesimo opificio, rendono indispensabile che la tendenza
all'associazione diventi comune , e che i vantaggi ne sieno compiutamente
noli, prima che se ne adotti l'impiego. Inoltre l'estensione degli impieghi di ca
pitale fa divenire un importantissimo oggetto la sicurezza di questo genere di
propriet: mentre, quando il solo travaglio manuale predomina, questa sicu
rezza meno urgente, non essendovi che pochi capitali impegnati da custodire.
La storia dell'industria presso tutti i popoli offre molti esempi di manifattori
attirati verso nuovi centri, o cacciati dalle loro antiche sedi, qualche volta per
effetto dell'oppressione di chi comandava, qualche volta per effetto della vio
790 T. C. BAKVIELD.
lenza dei parliti. Dopo l'effervescenza delle fazioni popolari, nelle citt di Bru
ges e di Gand , nel secolo decimoquinlo , un gran numero d'industrie emigra
rono in Anversa e nella foresta delle Ardenne , dove attualmente fiorisce la
citta di Verviers. A Colonia le commozioni popolari cacciarono i tessitori di
questa citt verso le medesime contrade. La revocazione dell'editto di Nantes,
che era la Carta della libert religiosa, f' perdere alla Francia il fiore della sua
popolazione manifultricc. Sotto il regno della sanguinaria regina Maria, un gran
numero di fabbricanti di stoffe emigrarono dall'Inghilterra a Francfort sul Meno,
e se non fossero stati richiamati da Elisabetta, avrebbero senza dubbio portato
un elemento di ricchezza a quella industriosa citt.
Le fabbriche e le macchine mosse da una forza meccanica non si possono
trasportare, e per conseguenza non si possono erigere in luoghi dove la sicu
rezza sia dubbia. L'esempio del Continente, dove, lungo tempo dopo la pace del
1815, le macchiue non furono che scarsamente introdotte, mostra come il senti
mento di sicurezza sia una condizione indispensabile alla nascita dell'industria
manifaltrice. Anche in Francia, sopra 1969 macchine a vapore in attivit nel
1837, sole 59 sono state costrutte avanti il -1820 ; 1568 noi furono che dopo
la rivoluzione del 50. Nello scorso secolo alcun'altra nazione, all'infuori dell'In
ghilterra, non avrebbe potuto in Europa adottare l'uso delle macchine ed esten
derlo fin dove noi lo portammo.
Il timore delle distruzioni della guerra ha reso timidi i nostri vicini conti
nentali a lanciarsi nella costruzione delle macchine. La terra non si pu agevol
mente strappare quand'anche il reggime politico si muti; ma questa sola circo
stanza pu anche divenire fatale alla introduzione delle manifatture. La politica
mercantile o le leggi interne dello Stato, a cui un paese pu trovarsi congiunto
dopo una guerra, possono non riuscire favorevoli agli interessi, possono scorag
giare certi rami d'industria, soffocare tutta la domanda de' loro prodotti per effetto
di ci che si chiama produzione. Ma il pericolo delle stragi guerriere sparisce ra
pidamente innanzi ad un accordo d'interessi individuali e nazionali ; noi non
possiamo chiudere gli occhi alle inevitabili conseguenze, che su tal riguardo i
progressi della civilt traggono seco. La certezza della pace deve immancabil
mente esser seguita da una certa concorrenza: ma dobbiamo noi spaventarci da
vanti a questa prova della potenza intellettuale ? certo che no. Come nessun
campione, nelle prove della forza muscolare, pu farsi celebre, se non quello che
si misura con avversarli degni di lui; cosi non pu esservi alcuD trionfo per l'in
telligenza, non pu esservi sicurezza accertala, se non per coloro che non ricu
sano la lotta dello spirito, e non fuggono la concorrenza.
L'industria manifaltrice parimenti attraversata, nella pi gran parte degli
Stali continentali, da' loro sistemi legislativi. In lutti si suppone che il benessere
de' popoli dipenda piuttosto da certe maniere di ripartire le terre o di esercitare
il commercio, che dallo slato generale dell'intelligenza. In alcuni si pu osser
vare una singolare contraddizione da parte dei governanti; i quali incoraggiano
lo svolgimento delle cognizioni della potenza intellettuale, ma intanto tolgono al
popolo, ed usurpano a proprio vantaggio, il diritto di usare di una tale potenza.
Ricusando di concedere una parte del potere politico a certe classi numerose ed
utili, si tien vivo nella nazione il sentimento del timore, perch essa non accorda
la sua fiducia alle classi dei monopolisti, i quali esclusivamente si arrogano il
l'KOFITTI E MERCEDI NELLE MANIFATTURE. CIP. III. 791
diritto di fissare i destini del proprio paese. I manifattori ne' luoghi d'alta civilt
non si fidano a certe forme politiche, che potevano essere buone ed utili in epo
che meno incivilite, quando alla terra sola anneltevasi il diritto di propriet. Il
pi grande inconveniente, che l'industria manifaltrice incontri, dipende nondi
meno dalla distribuzione della massa del popolo in piccole fattorie agrarie, cia
scuna delle quali produce appena qualche cosa pi che la stretta sussistenza di
coloro che vi lavorano, e la produce evidentemente a prezzo di lutto il loro tra
vaglio possibile. forse in alcuni paesi dell'Alemagna che il grano costa pi a
prodursi, comparativamente al resto d'Europa, e l, da un altro lato, quasi im
possibile di vendere il grano in piazza. In quei paesi, dove non potrebbero darsi
risparmi! capaci di formare, accumulandosi, altrettanti capitali riproduttivi, l'in
cremento necessariamente lentissimo.
Sulle sponde delle riviere navigabili, e in aleunc localit che nel medio evo
conservarono le tradizioni dell'industria manifaltrice, si sono elevale delle fab
briche da pochi anni in qua. La Sassonia, la Prussia Renana, la Silesia, il Bel
gio, l'Alsazia e la Normandia in Francia, ed alcuni Cantoni Svizzeri, han fatto
progressi considerabili nella introduzione delle manifatture. Con pi semplici
sistemi governativi e con un'efficace protezione contro ogni intrusione legislativa,
questi saggi diverrebbero rapidamente felici, e si farebbero imitare. Egli so
prattutto alle disposizioni emanate per isforzare il loro buon successo, che son
dovute le difficolt contro cui devon lottare. Nel capitolo seguente io esaminer
meglio la natura e l'estensione della concorrenza , che noi possiamo incontrare
presso i nostri vicini del Continente. Qui mi limiter a descrivere i risultali che
la rivalit nell'industria manifaltrice fortunatamente produce. Il timore della
concorrenza , che pure s comune , deriva dalla tendenza che gl'intelletti pi
pratici hanno verso l'errore, nel calcolare le minute particolarit. Se i manifat
tori, gli agricoltori ed i lavoranti fossero avvezzi a ragionare con principii gene
rali, si porrebbero in guardia contro la pericolosa fluttuazione dei prezzi, analiz
zerebbero le cause del loro rialzo e del loro ribasso , e misurerebbero sopra un
tipo normale i loro sforzi e le loro spese. Il buon mercato del ferro , risultato
dell'economia nello scavo delle miniere e de' buoni metodi metallurgici, ha sti
molato insieme e mantenuto il desiderio di sostituire le macchine al travaglio
manuale in Inghilterra; ed egli probabilmente all'applicazione dell'aria calda ,
ii' diversi forni di fusione del ferro ed all'aumento seguito nella produzione di
questi metalli, che noi siam debitori dell'aumento delle strade ferrate. Il basso
prezzo a cui il ferro disceso permetter di coprire l'Oceano con delle navi di
ferro. Noi non possiamo segnare alcun limite all'estensione di cui il consumo di
questo metallo capace, perch, quand'anche la sua dimanda nel nostro paese
fosse esaurita, troveremmo quasi tulli i paesi attorno a noi privi dei mezzi di
accrescere le loro ricchezze ed i loro godimenti appunto per difello di ferro. Nes
sun esempio, quanto quello del ferro, pu mostrare pi chiaramente la verit di
quella importante proposizione, che il consumo d'un prodotto utile e necessario
ne trascina dietro una produzione crescente ed un prezzo decrescente. I buoni
effetti della concorrenza sono cosi evidenti riguardo ai metodi meccanici, come
lo sono riguardo alla produzione dei viveri. In ogni paese , la produzione della
ricchezza ed il benessere dell'umanit si fondano sulla buona riuscita nella co
struzione delle macchine , nei metodi di scavare le miniere e lavorare i metalli.
792 T. C. BANFIBLD.
Come perci non egli piacevole alla nostra intelligenza il vedere che gli sforzi,
a cui il meccanico costretto dalla concorrenza, vengono ricompensati da una
continua elargazione del mercato! Ogni decremento possibile nella meta de' suoi
profitti aumenta la somma assoluta de' suoi profitti Alla scoverta di quest'ordine
provvidenziale, alla sua adozione rome legge economica, dobbiamo una magni
fica conseguenza: che mai in avvenire la schiavit non potr far decadere l'uomo
dall'alta posizione che egli occupa per decreto della natura.
I prolltti del padrone, come quelli dell'operaio, si accrescono col diminuirsi
delle spese di produzione: non deve per conseguenza far meraviglia che, in un
secolo di movimento, le intelligenze sieno rivolte verso l'invenzione , e nessuno
possa esser certo che il metodo da lui impiegato non si possa ad ogni momento
trovarsi gi vecchio. Fortunatamente su tal riguardo gli artigiani ed i manifattori
inglesi comprendono abbastanza la loro posizione, come lo dimostra 1 inchiesta
fattasi da un Comitato parlamentare nel 18.50. Si calcolato, in termine medio,
la durata probabile dell'applicazione di un nuovo metodo, e nel calcolo dei pro
ftti che deve arrecare , questa cifra entra generalmente come l'un dei fattori .
cosi dovrebb' essere: ma si determina soltanto con un calcolo di questo genere la
media fra due estremi, di cui il pi basso, se l'esperienza non avesse insegnato
a prendere delle precauzioni, potrebbe generare l'annichilazione totale del capi
tale impegnato.
Forse si potrebbe, con un sistema pi conforme alla scienza, nel provvedere
alle costruzioni di manifatture , si potrebbe giungere a premunire il capitalista
contro le enormi perdite che gli costa l'adozione de' metodi nuovi. Ma il pericolo
a cui il manifattore cos va esposto, gli prova la necessit d'istituire de' calcoli
economici pi stretti, prima di avventurare un gran capitale. dunque molto pe
ricoloso il fondarsi sopra basi cos poco ferme come quella de' prezzi; ed im
portantissimo che il manifattore acquisti un'idea generale delle leggi che gover
nano la produzione ed il consumo.
I dazii protettori, i monopolii, e i premii non sono che adescamenti ad im
pieghi mal consigliati di capitali, come lo attestano l'esperienza del nostro paese
e la erronea scella della posizione di molle fabbriche. I brevetti d'invenzione, se
troppo vi si conta, possono indurre nel medesimo errore. Non si deve calcolare
come solido e reale vantaggio, se non quello che viene da un mercato esleso,
cerio, ed esente da qualunque probabilit di disinganno. Per un esempio di un
irragionevole impiego di capitale, io posso citare queir immenso filatoio, co
struitosi recentemente in Germania, ad Amburgo, citt che non ha meno di
200 miglia di strada a percorrere per arrivare al pi vicino punto navigabile
sopra il Reno.
Indipendentemente da' pericoli diretti ai quali la propriet del manifattore
va esposta da parte delle cause di prosperit e decadenza a cui son soggetti i
suoi clienti , e contro i quali importa di saper premunirsi , noi vediamo che la
sua posizione, di quelle che domandano pi specialmente l'applicazione dell'in
telligenza. Questo bisogno diviene ancora pi vivo in ogni industria prima, ed il
costruttore di macchine vi in conseguenza pi soggetto che ogn'altro. Non pu
dirsi ch'egli nutra gli altri rami di manifatture; ad esso d'uopo di macchine
come a noi d'alimenti. Non pu esservi protezione per le macchine o pei metalli,
perch ogni paese sottoposto ad un tale infortunio deve rapidamente veder rovi
PROFITTI K MERCEDI NELLE MANIFATTORE. CAP. III. 793
genza; noi siamo costretti a cercare di comprenderne il fine, per poterla sicura
mente applicare nelle nostre quotidiane occupazioni.
Io entro adesso nella parte pi importante del mio argomento, la teoria delle
mercedi. Qui ancora noi vedremo die l'alta importanza di stabilire principi!
esalti cosi incontestabilmente provata, come nel caso della rendila territoriale,
di cui ci siamo occupati nell'antecedente capitolo. L'idea che la sola produzione
alimentare possa generare un reddito, e che per ottenerlo le sussistenze debbano
continuamente alzare di prezzo, ha prodotto, riguardo alle mercedi, la seguente
conclusione: Essendo i profitti mercantili il fondo che dev'essere ripartito fra
gli operai e coloro che li adoprano, non possono innalzarsi se non si abbassano
le mercedi, e reciprocamente le mercedi non possono aumentarsi se non a spese
dei profitti . Ebbene: se ci fosse vero , sarebbe sempre per l'operaio miglior
partilo quello di contribuire ai progressi ; infatti, se egli in questo modo non
aumenterebbe la sua mercede, aumenterebbe per lo meno il valore di essa (1),
perch, nella sua qualit di consumatore, ogni progresso gli permetterebbe di
comperare una maggior quantit con una medesima somma. Nondimeno le pre
messe di questo assunto son false, perch riposano su due gravi errori. L'uno
d'affermare che la costante elevazione del prezzo dei viveri inevitabile, e nel
l'ultimo capitolo ho mostrato che questo un sofisma ; l'altro, a cui ho fatto
pure una generica allusione, viene dal confondere la meta dei salarii e delle
mercedi clla loro somma.
1 profitti lordi formano certamente il fondo a cui le mercedi si attingono; il
manifatlore non esente da quell'obbligo generale, che, come abbiam veduto,
si estende all'agricoltore. Nell'industria manifaltrice, il numero degli oggetti che
devono prodursi in grande, perch il loro consumo divenga generale, Unto
grande come in agricoltura; ma per contribuirvi noi non abbiamo un nuovo
mondo a cui potere ricorrere. I deserti dall'America, le terre incolte dell'Europa,
ci danno direttamente pochissimo aiuto per ingrandire le nostre manifatture. Bi
sogna che si producano alimenti a prezzo abbastanza alto, per attirarvi abitanti,
prima che si possano introdurre e far crescere le industrie a cui fa d'uopo di
poco spazio.
In tal caso ai capitalisti provveduti di danaro che noi ricorriamo, agli uo
mini venuti dall'industria, e che per il loro spirito intraprendente tendono ad
avventurare una grande propriet accumulala: noi dobbiamo spingerli ad assu
mere questo incarico. Essi soli possono diminuire la mela dei loro profitti per
aumentarne la somma ; e noi gi sappiamo che questo il metodo di spargere
fi) Ecco su tal riguardo le idee di M'Culloch: "Si gi veduto che il costo del pro
dotto grezzo tenta necessariamente a crescere col progredire della societ. Come la pi
gran parte delle mercedi del lavoro presa su tal costo, chiaro che la mela delle mer
cedi, quantunque diminuita per effetto de' miglioramenti agricoli, manifattori, ecc..
deve nondimeno tendere ad elevnrsi a misura che la sociei progredisca e le popolazioni
divengano pi folle. (Nola 6, alle opere di Smiih).
Il che equivale a dire che la somma delle mercedi, presa in generale, tende ad ab
bassarsi. Se dunque il costo del prodotto grezzo diminuisce a misura che In popola
zione cresce , non solamente la somma pagala in mercedi crescerebbe col decrescere
della loro meta, ma ancora sarebbe maggiore di prima.
PROFITTI E MERCEDI NELLE MANIFATTURE. CAP. III. 795
l'abbondanza ognidove. Il danaro e la terra son capitali del pari quando si ado-
prano ad aiutare la riproduzione; ma una grave distinzione deve farsi fra la terra
e gli edificii, e le macchine. La terra pu destinarsi a tutti gli oggetti: si pu pian
tarla , ararla , convertirla in pascoli , in praterie o in giardini , si pu edificare
sopra di essa ; per ci che nel mio primo capitolo ho detto che dovevano aver
ben corta la mente coloro fra i possessori di terra, che si credevano non in
teressati alla quistionc degli affitti. L'interesse del proprietario di terra legato
al buon successo di tutte le industriali intraprese ; egli gravissimamente inte
ressato alla fondazione ed elargazione delle citt, dei borghi, dei villaggi ; e se
egli comprende tutta l'importanza, tutta la responsabilit che pesa sulla sua con
dizione, ha dei grandi vantaggi di cui godere, a paragone del manifattore. In tutte
le fusi dell'umano progresso, i suoi concittadini possono considerarlo come il loro
naturale alleato, protettore ed amico. Questa condizione nondimeno non pura
mente dovuta al fallo ch'egli possiede la terra; gli pu soltanto appartenere, in
quanto egli destini la sua propriet al miglior uso possibile. Anche perci la mi
sura della capacit del proprietario affatto intellettuale; ci ch'egli possiede,
in condizioni di libera concorrenza, non ha un valore reale, se non in ragione
di sforzi intelligenti, e quand'essi non mancano, il valore del suo possesso su
pera quello di lutti gli altri. %
Ma i capitali impegnati dal manifattore comunemente non riposano che
sopra una sola tra le fasi dell'industria. La concentrazione dell'intelligenza sui
melodi delle arti mette in continuo pericolo ci che egli possiede a vantaggio de'
nostri bisogni; le nuove invenzioni, quando meno si aspetti, distruggono il me
rito dei metodi meglio ideati; ed io credo che, per termine medio, nessuna mac
china, nessun modo di manipolazione pu valere pili di quello che sia capace di
fruttare in un solo triennio. Conviene ricordarsi che la prima gran fabbrica di
metallizzazione col metodo galvanico fu stabilita a Birmingham, citt la cui pros
perit stata sinora assicurata dalla vicinanza del carbone per le macchine a
vapore e le fonderie. Evidentemente l'idea di proteggere un ramo d'industria
cosi esposto alla pi attiva concorrenza nazionale, contro il salutare stimolo della
rivalit straniera, somiglia, anzich ai calcoli d'uomini ragionevoli, alla condotta
di quelle vecchie che soffocano i fanciulli entro alle loro fasciature per paura che
l'aria li offenda. .
L'operaio non giuoca che ad una partila in cui vi sia sempre da vincere nel
rischio derivante dall'abilit rivale. Se una nuova invenzione riesce, esige nuove
braccia; se talmente notabile, da fare intieramente decadere quelle da cui era
stata gi preceduta, il mercato si allarga di altrettanto, e la somma delle mercedi
e de' profitti si accresce , quantunque la loro meta possa attenuarsi. L'operaio
non subisce intieramente i danni che vengono dalle probabilit di guerra. Gli
uomini hanno sempre un certo valore, in quanto sieno alti a portare le armi;
non gi che guadagnino in ci 50 scellini per settimana, ma qualche cosa per
lo meno ricevono ; mentre che in un'invasione ostile l'industria manifaltrice pu
essere quasi intieramente distrutta : l'esperienza del Continente prova che quasi
tutte le fabbriche stabilitevi si rovinarono all'epoca in cui ci che si chiama pro
tezione fu rigorosamente inaugurato dal blocco continentale di Buonaparte.
Ma vi sono dei risebi che l'operaio divide con colui che l'adopera , e son
quelli che provengono da una cattiva legislazione o dallo sconvolgimento dell'or
796 T. C. BANUBLD.
I numeri che qui indicano le mele diverse e proporzionali de' profitti , sono
arbilrarii ; ci non vieta di riconoscere che il costruttore ha la pi grande pro
babilit di profitto quando le miniere si scavano a basso prezzo, come il mani
fattore l'ha quando i mezzi di trasporto e le macchine gli costano poco. Le bot
teghe rappresentano tulte le arti manuali che riposano sulla perfezione dei
metodi anteriori, tanto per la provvista de' generi che vendono al minuto, quanto
per i risparmii col mezzo de' quali si forma il fondo necessario all'aumento della
produzione. Noi abbiamo veduto nel primo capitolo , che la somma dei profitti
del minatore non dev'esser minore della somma di quelli del costruttore di mac
chine o del manifattore, quantunque siavi una gran dilferenza nella meta che
ciascuno di loro ottiene. Il punto di cui importa ricordarsi si , che in tutte l'in
dustrie primordiali la somma de' profitti non pu aumentarsi se non abbassan
done la meta. La somma diminuirebbe se si accrescesse la mela, perch la ven
dita decrescerebbe in una proporzione anche pi rapida che quella in cui cre
scessero i prezzi. Evidentemente, quanto pi la meta del profitto bassa , tanto
pi sar eslesa la produzione, dovunque l'ordinamento dell'industria sia ben
compreso.
798 T. C. BaNPIELD.
Ostruzione tornitura . . .
getto. . . . assetto. . . . politura.
delle macchine appiauatura .
(I) Altrimenti, come mai si potrebbe spiegare la differenza delle varie mercedi che
si pagano ne' luoghi medesimi? M. Finch presenta nel modo che segue i guadagui di 4387
famiglie, in un sol quartiere di Liverpool, nel 18M):
1312 famiglie non hanno alcun reddilo estimatile,
310 > u;i(lagnano meno di 5 scel. per settimana
845 )> da 5 a 10
610 11 da 10 a 15
727 da 15 a 20
512 da 20 a 50
41 n da 30 a 40
4387
L'insieme de' loro guadagni ammonta a L. st. 2023 per settimana, cio scel. 9 3 per
famiglia ; ci che d, calcolando 4 persone per famiglia, una media di 4 danari al giorno
per 17,548 individui (Statistica del Quartiere del Vauxhall).
800 T. C. BAWF1BLD.
che esso sia anche spinto all'attivit in un'altra sfera ove pu far molto, e
deve fare da s. Spiegher meglio ci che iutendo dire, mostrando insieme ci
che comprende, secondo me, la potenza dell'operaio.
Il sofisma troppo comune, che gli operai non possono essere rimunerali che
a costo di chi li adoperi, mentre i profitti non possono cavarsi che dallo sforzo
muscolare di chi travaglia, si pu attribuire all'errore, in virt del quale si pre
tende che ogni rendila deve lu sua origine all'elevazione del prezzo delle sussi
stenze. Gli economisti di quella limitata scuola, la quale scesa gi dall'altezza
intellettuale in cui l'uomo fu collocato dal suo Creatore, e la quale ha inaugurato
la loro dipendenza morule e lisina dalla terra che li mantiene, dichiarano che
gli alimenti devono essere ottenuti con una difficolt sempre crescente. Il caro
prezzo dei viveri, restringendo il commercio, fa desiderare, come cosa indispen
sabile, che gli operai sieuo pochi di numero. Quindi, agli occhi degli economisti
di siffatta scuola, diviene un dovere morale l'astenersi dal matrimonio. Questa
strana morale , come l'odiosa teoria che suppone essere le mercedi una detra
zione dai profitti, proviene dalla perniciosa teorica del reddito, che io ho esposta
nel mio primo capitolo.
Noi abbiamo allora veduto che il timore di attenuare il reddito, abbassando
il prezzo del grano migliore, un ostacolo all'educazione, perch essa conduce
a migliorare il fitto. Da ci seguiva che il benessere della nazione, e quello degli
operai medesimi, dipende dalla diminuzione del loro numero. Agli occhi di co
loro che cos la pensano, noi abbiamo mollo da avvantaggiarci dalla emigrazione
de' nostri compatriotti industriosi che ogni anno s'imbarcano per migliaia.
Sarebbe un gran vantaggio per noi, che si accrescesse al massimo grado possi
bile la mortalit inerente ai mestieri insalubri.
Ebbene, lutto l'edificio di questi ragionamenti crolla, quando si sappia che il
reddito non dipende necessariamente dall'alto prezzo dei grani. Togliete di mezzo
quest'idea , e voi non troverete alcuna difficolt ad ammettere che ogni uomo
guadagna il suo proprio nutrimento e molt'altro di pi. Considerate che ogni
aumento di potenza produttiva ci slimola a nuovi bisogni , e genera nuove do
mande di lavoro; allora il padrone e l'operaio si avvedono che, lungi di esser
soverchie le braccia impiegabili, non ve n'ha che troppo poche; e noi compren
deremo la realit di quel vecchio proverbio inglese: pi gente, pi gioia [The
more, the merrier).
Ogni operaio possiede , per innalzare la mercede del suo lavoro , dei mezzi
che derivano dal principio da noi sviluppato fin qui. Il risparmio la sorgente
dell'abbondanza; dovunque esso appaia, si crea un fondo di ricchezza. Quantun
que la pi gran parte degli uomini non credano di essere stravaganti nelle loro
spese, pure un fatto che ciascuno dissipa una gran quantit de' suoi mezzi.
Un esempio meraviglioso di ci che possa il risparmio, ci viene offerto nella
pratica della temperanza. Si osservalo nei duzii dell'orme una deficienza di
800,000 lire steri., che proviene dall'essersi ristretto il consumo dei liquori spiri
tosi. La somma di questa deficienza corrisponde a un consumo di forse 1,400,000
gallons di acquavite in Iscozia ed in Irlanda , ed 800,000 in Inghilterra ; ed il
guadagno che proviene da questa astinenza non pu valutarsi per meno di un
milione e mezzo di lire sterline. Quale coalizione, io domando, avrebbe mai po
tuto aggiungere tanto alle mercedi, quanto ha fallo queslo sforzo morale? Se noi
PROFITTI E MERCEDI NELLE MANIFATTURE. CAP. IH. 801
Quale coalizione contro i capi degli opifizi potrebbe mai generare un s magni
fico effetto, che pure noi possiamo ottenere a nostro bell'agio da un giorno al
l'altro, da un'ora all'altra?
Nell'antecedente capitolo, io ho detto che la variet delle raccolte, di cui la
terra capace, costituisce la ragione dell'indipendenza del proprietario. Ho mo
strato di doversi ragionevolmente supporre che la pi profittevole destinazione
del suolo era quella di piantarvi edifkii. Quest'uso della terra infatti il vero
trionfo dell'intelligenza. Quando si alzano case, vuol dire che l'uomo ha ferma
mente stabilito il suo dominio sulla terra. Ma il possessore del suolo non creda
gi di potere innalzare a suo bell'agio le case , come fa crescere l'erba o le
biade; le case sono bens una messe che non si pu raccogliere se non alla pre
liminare condizione dell'incivilimento.
Ebbene, quando un vantaggio di questo genere pu ottenersi, il principio che
ogni uomo ha il suo compito, nel quale ninno pu rimpiazzarlo, si trova ordina
riamente messo in piena evidenza; la sua fecondit medesima stravizia e snerva
qualche volta coloro che se ne giovino. Noi abbiam veduto che non si pu dal
linaiuolo ottenere ch'egli crei i vantaggi inerenti all'irrigazione ed alla concima
zione, se non per mezzo della concorrenza; come dunque potremmo noi ottenere
l'irrigazione, il bonificamento, e l'applicazione delle macchine sugli edilzi urbani,
da parte di coloro che traggono il lor profitto dalle case che possiedono? La
sola concorrenza pu farlo, una concorrenza fondata sugli sforzi individuali, lo
cercher d'indicare come si possa assicurare i comodi della vita, il lusso delle
grandi provviste d'acqua e di gaz, quello d'un sistema di fogne, compiuto ed a
buon mercato ; e ci non mi sar punto difficile. Per ottenerlo, il (inainolo pi
povero non deve che domandarlo. Perch questi comodi indispensabili sieno ag
giunti ad ogni casa, basta all'uomo meno potente il pubblicare il suo desiderio
di goderne. Nessun proprietario pu ingannarsi sul valore della opportunit che
voi gli offrite per migliorare ci che egli possiede. Il sapersi che le classi lavora
trici non preferiscono tali vantaggi, ci che finora non ha indotto gli altri ad
offrirli.
Ma io andr ancora pi lungi, e dir perch tutti possono ottenere senza
pagarli, non solamente i comodi della vita, ma anche i vantaggi della salute e
della gaiezza ch'essi trascinano seco. Un interessante calcolo si fatto delle
somme che i proprietarii aggiungono alle loro pigioni per la sola incertezza del
reddito. Le cause di questa incertezza sono le probabilit di morte, di fallite, di
ristagno negli affari, d'incendii, e di altre eventualit che si possano prevenire.
Una citt, provveduta dei miglioramenti che ho indicati, si trova pratica
mente emancipata in gran parte dalle catastrofi che formano i timori del pro
prietario.
Quanto ai mali provenienti da cause morali, essi hanno un altro contrappeso.
Uno studio coscienzioso sulla teoria naturale de' profitti e delle mercedi, quale io
l'ho esposta, mostra che nell'interesse di tutti gli uomini il resistere a qualun
que tentativo di disordine contro l'armonia che importa di far sussistere fra tulle
le classi industriali.
Una pubblica dichiarazione di questo convincimento da parte delle classi la
voratrici, e la repressione energica e spontanea di tutti i tentativi d'aggressione
illegale, ispirerebbero una fiducia tale, che i proprietarii volontariamente si spin
PROFITTI E MERCEDI NELLE MANIFATTURE. CAP. IH. 803
del grano aumenterebbe senza dubbio lai fondo. Ebbene, se gli sforzi degli operai
adoperati attualmente ad estorcere alle mercedi, senza perci occuparsi dell'au
mento del fondo da cui derivano le mercedi ed i profitti ; se questi sforzi, io
dico, si applicassero lutti al miglioramento di un tal fondo medesimo , le mer
cedi inevitabilmente alzerebbero, perch vi sarebbe qualche cosa con cui pagarle.
La concentrazione degli sforzi sopra una tal linea non pu, nondimeno, fondarsi
che sul convincimento dei vantaggi della concorrenza; solamente col sottomet
tere il proprietario del suolo ad una concorrenza aperta, che riesce possibile ac
crescere il fondo, attualmente assottigliato dall'alto prezzo dei viveri.
Il migliore esempio per mostrare i vanlaggi della concorrenza, quello che si
trova nell'interesse della propriet territoriale, la quale per lungo tempo rimasta
stazionaria, senza potersi procurare un fondo suscettibile di venire diviso cogli
operai, come fu il reddito delle manifatture. Allontanando la concorrenza dalla
produzione de' grani, un buon numero di raccolte adattate al suolo ed al clima
delle Isole Britanniche si sono nella massima parte rifugiate sul Continente o io
America. 11 burro, i caci, le uova, la lana, la canapa, il lino, il tabacco, i raviz
zoni, il colza, ci s'importano, in quantit sempre crescenti, da altri paesi, la mag
gior parte de' quali potrebbero darci il frumento per met del prezzo che costa
a noi. Inoltre il valore di tutte queste raccolte, come quelle degli ortaggi, si ac
crescerebbe naturalmente, se i viveri fossero a buon mercato, perch allora vi
sarebbe un fondo per rimunerarli, al modo che si fa per le manifatture, e questo
fondo si comporrebbe di tutto ci che si sarebbe risparmiato sul costo del pane.
Aprendo la concorrenza de' grani , il valore d'una raccolta di frumento si assi
milerebbe a quello dell'orzo o dell'avena ; e la raccolta rimuneratrice del ltio
sarebbe precisamente ci che senza valore quando il grano caro. Si pu as
severare che i Ottaiuoli non avrebbero di che farsi compiangere, se fosser coslrelli
ad uno sforzo d'intelligenza il quale definilivamenle tenderebbe ad arricchirli.
Il manifattore deve esercitare la sua intelligenza , e spesso pu dirsi in
qualche modo che sia costretto di farlo. cos che l'aumento delle ricchezze di
scende dallo sviluppo d'intelligenza, dall'aumento delle produzioni, e dagli stimoli
dati all'umana attivit. Non havvi campo chiuso pei combattenti , quando tutti
possono prender le armi e lottare co' loro competitori ; la lizza aperta a tutti, il
pi gagliardo avr dritto al pi grosso bottino.
Io credo potermi lusingare , che tra poco la maggior parte di quelle opera
zioni , le quali oggid deprimono il fisico e restringono l'intelligenza de' nosln
operai, si potranno affidare alle macchine, e che il solo travaglio serbato agli uo
mini sar quello della loro intelligenza (1).
(1) Mac Cullocb, nella prima delle sue note, dice: Ne segue, perci, che tutti g11
oggetti possono razionalmente considerarsi come il prodotto o la conseguenza dell'uno o
dell'altro lavoro; ma il loru valore intieramente dipende dalla quantit del lavoro unum",
o del capitale, cio dall'annuo prodotto del lavoro umano e delle macchine, impiegate
per porli in essere .
Senior ha confutato questo sofisma, citando l'esempio di Walter Scott, che scrive un
romanzo, il quale si vend. per un prezzo molto superiore a quello delle produzioni de
rivanti da un travaglio molto maggiore. Se la proposizione di Mac Cullocb fosse vera, ne
seguirebbe che lo zucchero od altri alimenti, prodotti dal travaglio schiavo, o per \
meno dal travaglio manuale, si dovrebbero vendere pi caro di quelli che si producono
PROFITTI E MERCEDI NELLE MANIFATTURE. CAP. III. 805
Non da dubitare che questa non sia la mela verso cui il mondo industriale
attualmente si dirige. La prospettiva che s'apre davanti a noi quella di una con
tinua diminuzione di sudditanza e patimenti fisici , quella della trasformazione
degli sforzi materiali in isforzi intellettuali. A misura che diminuisca ci che
spesso si chiamato valore intrinseco dell'uomo, giudicato dall'applicazione delie
sue braccia e spalle alle operazioni meccaniche, il valor di cambio della sua po
tenza intellettuale si accresce, per la semplice ragione che diviene pi grande la
produzione, su cui debbano essere compensati i suoi sforzi.
Ora egli certo che questo progresso non divenuto pi rapidamente esti
mabile, a causa dell'assorbimento del travaglio, applicato al disastroso effetto
di procurarsi a caro costo il nutrimento. Ci viene ancora in parte da una causa
naturale, la lenta accumulazione dei capitali che devono destinarsi alla produ
zione. Invece di lamentarci della esuberanza del capitale che deprime le mercedi,
io inchino a credere che la loro scarsezza sia la causa per cui le mercedi sono
poco elevate. Maggior danaro, maggior numero di macchine, maggior numero
d'opifizi ! sarebbe il nostro grido continuo , se noi pensassimo che questi ga
gliardi elementi della nostra forza produttiva si potessero ottenere altrimenti,
che coi metodi lentissimi, ma sicuri, dell'industria, dell'economia, e del rispetto
alla propriet d'ogni specie. L'applicazione di queste qualit da parte del povero,
-deve coincidere con una analoga condotta morale da parte del ricco. Nessun so
fisma orgoglioso, nessuna maniera d'espedienti, potr per lungo tempo togliere
alle popolazioni laboriose il beneficio del nutrimento a buon mercato, che in un
colpo raddoppier le mercedi di tutte le famiglie dei nostri operai.
L'abilit, la persistenza, con cui si conducono da ambe le parti gli alterchi
fra padroni ed operai, se s'impiegassero di comune accordo contro il comune
nemico, che si mette al coverto dietro la trincea della protezione, ben presto offri
rebbero i mezzi di ristaurare l'armonia, aumentando la ricchezza, l'indipendenza,
e l'intelligenza.
per mezzo di macchine. Un numero di schiavi, capaci di produrre dieci tonnellate di zuc
chero per settimana, costerebbe circa il doppio del prezzo degli apparecchi atti a fabbri
carne la medesima quantit. L'affitto di questo lavoro manuale costerebbe anche il dop
pio dell'interesse sul prezzo delle macchine. Ne segue duoque che, per tutti gli oggetti
d'un uso ordinario, la maggior dimanda, si manifesterebbe quando i loro metodi di pro
duzione fossero pi penosi. Allora, come mai si spiegherebbe il fatto, che le esportazioni
e le importazioni in ogni paese crescono di valore, anche monetario, a misura che i me
todi di produzione si migliorano, e si risparmia il travaglio? ben tempo oramai di
tarlare l'assurdo concetto, che l'uomo sia destinato a far l'ufficio d'una bestia da soma.
806 T. C. BANF1KLD.
CAPITOLO IV.
indirettamente, i prodotti delle campagne, delle miniere, delle foreste, che for
mano il capitale dell'impero russo. Nelle importazioni della Gran Bretagna, gli
articoli alimentari costituiscono il 60 per 0|0, e 30 per 0[0 appartiene a ma
terie grezze. Si ottengono in cambio delle manifatture, che si esportano fabbri
candole negli opifizi in cui consiste principalmente il capitale dell'Inghilterra.
Se l'associazione tra il coltivatore ed il manifattore, moltiplicando l'efficacia
dei loro rispettivi capitali arricchisce un paese; l'alleanza d'entrambi col commer
ciante viene a moltiplicare ancora quel primo prodotto. Non possiamo dunque
meravigliarci a vedere che un'importantissima parte va prendendo il commercio
nei progressi della civilt.
Noi abbiamo veduto che i Fenicii si emanciparono dalla dipendenza in cui
erano tenuti dagli Egiziani, loro potenti vicini, rivolgendosi a procurarsi diretta
mente le loro provviste di viveri. Vi pervennero per mezzo d'uno sforzo intellet
tuale, applicando al commercio una macchina, la nave. Per mezzo della naviga
zione, Tiro, e la sua grande colonia Cartaginese, pervennero ad una potenza
predominante nel mondo di allora. L'influenza politica della Grecia dipendeva
dalla marittima supremazia conquistata dai principali suoi Stali. Fu sul mare
che Roma contese a Cartagine l'impero del mondo. La sovranit dell'oceano la
pietra di paragone della supremazia politica, perch la potenza che se ne sia im
padronita diviene la protettrice del commercio. Il commercio offre ai popoli meno
avanzati il mezzo di migliorare la propria condizione; offre ai paesi in cui l'in
dustria abbia fatto dei progressi, il mezzo di cavare miglior partito da un tal
vantaggio. Il mercante l'amico di tutto il mondo; per conseguenza pu divenire
il pi potente alleato, o il pi pericoloso rivale. Nondimeno, il suo sopraggiun
gere in un nuovo campo di aitivit ha sempre cagionato una certa apprensione;
e la sua propriet ordinariamente non stata dotata di maggior sicurezza che
quella del manifattore. Perch il commercio genera ricchezza, si sempre scam
biato colla ricchezza medesima, e quindi fu sempre esposto alla rapina dei re,
dei governi, e dei popoli.
Il segreto della grande estensione che ebbe l'impero romano, e della sua
lunga durata, anche dopo che la decadenza della sua capitale, e l'infamia dei
suoi capi, divennero notorie, pu senza dubbio attribuirsi a ci, che, sotto il pre
testo del suo nome, facevasi, in pi che mezza Europa, un traffico libero. L'im
pero romano era infatti un immenso Zollverein, e la sua capitale, come si sa,
riceveva le sue provviste dalle regioni pi produttive del mondo. Se la coltura
intellettuale avesse innalzato quel popolo al disopra dei pericoli di quest'abbon
danza che il circondava, chi mai avrebbe potuto rovesciare l'impero romano? La
sua caduta cominci col cominciare della sua decadenza morale, e si sono com
messi su tal riguardo molti errori economici: cadde quando il suo sistema finan
ziario, cos ben descritto da M. Guizot, oppresse con la sua distruttiva rapacit
i ricchi cittadini, e distrusse l'ardore delle commerciali intraprese.
Il mercante si ricoverato, fuggendo dai suoi nemici , presso tutte le po
tenze che regnarono sulla terra. Nell'India e nell'Egitto, le feste religiose erano
altrettante epoche di cambii mercantili ; ed anche oggid, sulla terra musulmana
il pellegrinaggio della Mecca perpetua la ricordanza del carattere sacro che porta
impresso il mercante. Le stazioni militari dei Romani rendevano il medesimo
servigio ai mercanti che, in contraccambio, pervenivano a conciliare in favore
808 T. C. BAfFliaD.
dei vincitori la buona volont dei popoli conquistali, somministrando a quest'ul
timi i mezzi di soddisfare i tributi- La caduta di questa prolettrice potenza sotto
l'effetto della sua demoralizzazione medesima, tolse, per pi secoli, alle pi belle
contrade d'Europa i vantaggi del commercio; accidente che, senza alcun dub
bio, favor l'estensione delle conquiste maomettane. I rozzi guerrieri del Nord,
che non eran gelosi se non dell'influenza che essi potevano esercitare, non sep
pero soffrire, un appello a delle relazioni sociali da loro incomprese, ed anche
meno all'aiuto d'un elemento su cui essi non avevano alcun potere.
Fin dove l'incertezza della propriet, cagionata da quelle oppressive abitu
dini, abbia contrariato lo svolgimento della prosperila europea, si pu arguire da
questo fatto, che le prime citt, i primi Stati surti dalla barbarie, erano inacces
sibili dal lato del mare- La citt di Amalfi non poteva avvicinarsi anche dalla
parte di terra, che per un piccolo sentiero, praticabile dai muli, il quale serpeg
giava lungo un'alta ed erta rocca. Una mezza dozzina di montanari decisi, nei
tempi antichi , sarebbe bastata per guardare quel passo contro una truppa d'uo
mini armati, la pi rapace, o la pi invulnerabile. Iu Siracusa e Messina, citt
saracene della Sicilia, i mercanti di Amalfi conobbero l'ospitalit che incoraggia
il commercio e le arti che lo sviluppano. Nel secolo X avevano i loro depositi di
merci al Cairo e ad Alessandria; e le coste dell'Assiria erano familiari ai loro
marini. Nel 1020 gli avventurieri amalfitani ottennero il permesso di edificare
una chiesa in Gerusalemme, e vi fondarono il celebre ospedale, che poscia fu un
s splendido monumento della loro fama. Il loro codice di leggi marittime fu preso
a modello dagli altri Slati d'Italia e di Levante, a misura che questi entrarono
nella medesima via; e per lungo tempo gli Amalfitani furono come un tipo di
giustizia per le potenze cristiane nel Mediterraneo. Oggid si crede che essi, nei
loro rapporti coi Saraceni, appresero l'uso della bussola, la cui invenzione fu loro
per lungo tempo attribuita ; ed indubitato che i Cinesi la conoscevano avanti
il tredicesimo secolo dell'era nostra. Non improbabile che gli Arabi avessero
ricevuto questo strumento da orientali intelligenti, e che i naviganti saraceni lo
avessero immediatamente adottato nel Mediterraneo. Pu darsi, nondimeno, che
Flavio Gioia, o Gisia (1), nativo di Positano nel ducato d'Amalfi, abbia perfezio
Tutte le persone abituate a riflettere saran colpite di questo fatto, che sem
pre qualche materia alimentare forma la prima produzione vantaggiosa al com
mercio. I mercanti italiani fornirono per lungo tempo all'Europa lo zucchero e
le droghe che portavano di Levante. Le droghe furon pure il principale capo di
commercio a cui si sia data Lisbona, dopo avere scoverto il passaggio dal Capo
di Buona Speranza; esse offrivano un mezzo perfezionato di acconciar le vivande.
11 commercio del pepe era gi importantissimo, come lo mostra una dichiara
zione trovatasi nelle cronache d'Augusta, dalla quale si vede che la casa di
Welser, stabilita in quella citt, aveva a bordo d'una flottiglia spagnuola , di
strutta dagli Olandesi nella guerra della loro indipendenza, una quantit di pepe,
del valore di 20 mila lire sterline. La ragione per cui l'importazione dei viveri
contribuisce tanto al progresso, sta in ci, che essa libera l'uomo dalla penosa
coltivazione della terra, e gli permette di rivolgersi ad altri rami di produzione.
Gli storici non hanno ancora indagato fino a qual punto il potere disporre di
s grandi mezzi abbia dovuto agevolare l'estensione della potenza di Carlo V
sopra quasi una met di Europa; certo nondimeno che i Veneziani, i quali per
lungo tempo erano stali gelosi del commercio spagnuolo, ed i quali cercarono, al
modo moderno, di combatterli per mezzo di alti dazi differenziali, non riuscirono,
con questo assurdo sistema, che a distruggere il loro potere politico; ed nota
bile che anche a quell'epoca nessuno dei paesi di Europa si intener verso i mo-
nopolizzatori gi vinti.
Ma il pi energico impulso che ricevesse il commercio del secolo XV si pu
attribuire a due invenzioni, la cui importanza non cede a quella della bussola:
intendo parlare della stampa e della carta. Ad esse noi siam debitori del potere
estendere le nostre associazioni a dispetto delle barriere, che le differenze poli
tiche, le montagne, e gli oceani, oppongono agli uomini. L'influenza di questo
nuovo strumento, come quella di tutti gli elementi di progresso, fu da principio
guardata con gelosia ed anche con ispavento. Per effetto d'un falso timore i suoi
nemici non potevano a prima giunta comprendere che le circostanze medesime,
le quali impedivano di qualificare come restrizioni le barriere politiche, dove
vano tendere a confermare la loro durata. Se la politica delle corti avesse preCon-
cepito questa idea, e se avesse fatto un uso normale dell'arma che il commercio
le offriva, vi sarebbe stata allora tanto poca mutazione nelle divisioni politiche
delle potenze, quand'anche fosse divenuta abbondante la carta, quanta ve ne
stata nelle dimensioni e nei nomi delle monete.
Il carattere primordiale dei nuovi elementi che la carta introdusse nel traflco,
fu l'impiego in commercio dei capitali associati e concentrati.
Alcune grandi case, fra cui quella dei Medici in Firenze, i Fugger ed i Welser
di Augusta, e Tommaso Gresham, fondatore della Borsa reale e di un collegio
a Londra, furono i promotori di grandi imprese mercantili che abbracciarono
l'impero russo, l'America nord e sud, le Indie orientali ed occidentali, all'epoca
della regina Elisabetta. Durante questo periodo il commerciante, bench eman
cipato in gran parte da quel giogo che dapprima incatenava i suoi movimenti
alle ruote medesime del governo, liber egli stesso i governi dalla dipendenza in
cui erano verso lui. La potenza del commercio si accrebbe sino a tal punto che le
follie ed i vizii medesimi d'una deplorabile politica non poterono distruggerla.
L'iniquit o l'assurdit delle corti e dei ministri interruppero i suoi progressi, e
812 T. C. BAlUlfcl D.
fecero subire delle perdite alle nazioni non meno che agl'individui; e nondimeno,
malgrado tulli questi ostacoli, la parte di prosperit che l'Europa dovette al com
mercio sempre stata grandissima dal principio dell'era moderna in qua, a
paragone di ci che era stata in ogni altra epoca anteriore.
Merc i vantaggi derivanti da questo fallo, i popoli han potuto pazientemente
sopportare le molle e contraddittorie esperienze economiche tentatesi a costo loro;
ma l'aumento della popolazione, questo coulinuo stimolo di progresso, ha final
mente spezzato le tradizioni le quali volevano che, su fondamenti artificiali, si
arrivasse a creare un sistema di restrizioni mercantili, pi vantaggioso per l'uma
nit, di quello che fosse il cambio internazionale , che deve , secondo le viste
della Provvidenza, sparger su tutti, se esso libero, altrettanti beneflcii che la luce
del sole.
Io non istancher il mio lettore con una minuta indagine sui meriti dei di
versi sistemi, dei fisiocrati, degli economisli, e de' protezionisti.
Noi siamo adesso in un'epoca, in cui si pu metter da canto ogni idea di
restrizione, e dimenticare ogni calcolo meschino. Noi vi siamo costretti dalle
necessit della popolazione accumulata, alle quali queste diverse scuole di econo
misti si son mostrate incapaci di provvedere; ma come la principale impressione
che ci hanno legala, il timore che la concorrenza riesca pericolosa agl'individui,
ed anche pi agi' interessi nazionali , cos ho dovuto entrare nelle ragioni per
cui credo dover affermare, che la concorrenza, derivante dal commercio delle
nazioni fra loro, non pu tornare dannosa ad alcuna di esse. Per qual classe la
concorrenza esagerata potrebbe mai considerarsi come nocevole? Per gli agricol
tori? Noi abbiamo veduto che l'agricoltura muta continuamente di carattere in
ogni paese; che le grosse raccolte di grano e di altri viveri son trasportate da un
terreno ad un altro, merc la domanda, che si faccia a questo secondo, di pro
dotti i quali rimunerassero meglio il travaglio della coltivazione, quantunque esi
gano maggiori spese ; che per conseguenza una tale variazione non genera alcuna
perdita, purch si sludii e si sappia cavarne vantaggio. Tutto ci che possa age
volare un tal cangiamento sar utile ai proprietari insieme ed a' linaiuoli: ed
su questa veduta, che io ho sperato di vedere che essi non perderanno tempo
a porre l'agricoltura britannica nelle condizioni opportune per farci approfittare
della concorrenza, la cui azione diminuir il prezzo del grano e quello dello
zucchero.
La concorrenza forse nocevole al manifattore? Le sue occupazioni come
quelle dell'agricoltore offrono una serie di ramificazioni, ciascuna delle quali si
avvantaggia delle economie introdotte nei melodi di quella che la- precede. Il
mugnaio guadagna dalla diminuzione nel prezzo delle macchine; il meccanico
guadagna dall'arte metallurgica. Come, dal canto suo, colui che scava le miniere
profitta mai della concorrenza? Oltre al buon mercato di tutti i generi di con
sumo, eh' conseguenza dei miglioramenti metallurgici de' possessori di mi
niere, se i suoi affari sono compromessi pu ricorrere a' nuovi rami di produzione,
creati da una dimanda derivante dall'economie generali; se egli ha impegnato il
suo capitale all'ombra di qualche vizioso sistema di prolezione, se si duole di
non essere abbastanza compensato delle sue perdite per la facolt di mutare le
sue occupazioni , si pu rispondere esser pi urgente l'impedire che gli altri cit
tadini corrano le medesime eventualit di perdita , per le medesime cause, che
PROFITTI E MERCEDI NELLI M)l IS I HI A MERCANTILE. CAP. IV. 815
nascere l'ultimo trattato conchiuso coll'Austria nel 1839. Questo trattato ebbe un
difetto, proveniente da un errore geografico su cui si fondava; perch esso pren
deva il Danubio come sbocco del commercio ungherese, mentre che tutti i grani
del Banato in Ungheria s'imbarcano a Fiume sull'Adriatico. Per effetto di un tale
errore, si sequestrarono i due soli navigli austriaci che tentarono di trafficare
sotto le clausole del trattato. Ma questa ridicola circostanza non lasci di aumen
tare le nostre cognizioni mercantili; il processo f' conoscere che il carico di
queste navi non proveniva dall'Ungheria, ma dalla Valachia; e fu riconosciuto
cosi in Inghilterra che la Valachia poteva esportare de' grani come l'Ungheria.
Essendo questi tre soli distretti di una estensione sufficiente per coltivarvisi il
grano a basso prezzo in quantit superiore ai bisogni delle Isole Britanniche, la
prospettiva di un traffico regolare con essi accresce per noi le probabilit d'otte
nere i nostri viveri a buon mercato. Il clima di quelle contrade offre d'altronde
notabili differenze nelle variazioni delle loro stagioni; e i mezzi naturali della
Valachia e delle provincie limitrofe furono per la prima volta scoverte in Tur
chia, quando, mancata nella Bussia meridionale la raccolta del grano, divennero
insudicienti le provviste di Odessa sulle quali unicamente Costantinopoli aveva
sino allora contato. La Bussia stessa possiede due climi diversi riguardo alla rac
colta di granaglie. Ci fu provato nel 1858, quando, mancata la messe sull'alto
Volga, s'invi il grano di Odessa e di Danzica a Pietroborgo. A questi mezzi ben
noti in Europa non necessario aggiungere la menzione delle immense pianure
incolte, che si estendono in Asia, in Africa, ed in America, per dimostrare che
qualunque carestia noi provassimo, non dovremmo attribuirne la colpa che alle
nostre leggi artificiali, e non alle leggi spontanee della natura.
A fianco delle provviste alimentari, la Provvidenza ha dato all'uomo immensi
depositi di ferro,- e, per una strana fatalit, quell'aberrazione della mente, che
espone alla fame i paesi meglio collocati riguardo ai viveri, condanna costante
mente gli uomini ad un inefficace travaglio per difetto di strumenti, ne' paesi io
cui il l'erro pi abbondi. Non si pu pi ammettere che l'Inghilterra sia il paese
pi specialmente favorito per l'abbondanza del ferro, posto a contatto immediato
col carbon fossile; e questa erronea preoccupazione rapidamente si dilegua da
vanti al progresso delle nostre cognizioni.
Nel Belgio, nei distretti d'Aix-la-Chapelle e della Buhr, sopra l'alta Mosella e
nella Silesia, in Prussia, il carbone cos abbondante, e si pu ottenere a cos
basso prezzo in vicinanza del ferro, come pu aversi in qualunque punto d'In
ghilterra. I bacini carboniferi dell'alta Mosella e della Saar si estendono fino in
Francia, e forniscono le materie prime agl'industriali dell'Alsazia. Il nome di
Koechlin di Mulhouse, quello di Cockerill di Liegi, son forse meglio noti nelle
pi recondite parti d'Europa, che quello di qualunque ditta sociale inglese; e
quando vi sono degli ordini in piazza, quelle case possono soventi adempirli a
cos buon patto, a miglior patto ancora di quello che l'industria inglese potesse.
Ma queste contrade che ci sono pi note, non danno che una debolissima
idea delle ricchezze minerali del continente; la catena delle Alpi dalle frontiere
dell'Impero austriaco fino alla Svizzera e verso Ungheria, largamente provve
duta d'ogni specie di minerali, fra cui i minerali di ferro della Stiria e della Ca-
rinzia van messi in prima riga per la superiore qualit del metallo che forniscono.
lo ho veduto a Vienna dei cilindri fatti in Carinzia per la zecca di Stoccolma.
PROFITTI E MERCEDI NELL'INDUSTRIA MERCANTILE. CAP. IV. 815
Il che senza dubbio una curiosa prova della inferiorit del ferro di Svezia, a
fronte di una qualit proveniente dall'estero. A Vienna havvi un ponte sospeso,
costruito con questo ferro, e i cui materiali metallici non pesano che i due terzi
di quelli impiegatisi in un ponte simile e vicino, che fu costruito in Inghilterra
con il ferro ordinario.
Se passiamo nell'Ungheria, troveremo nei monti Krapacks vene e strati me
tallici della miglior qualit. Fra i nomi de' nobili austriaci che, come ho detto
nell'antecedente capitolo, si son fatti manifattori elevando fucine ne' loro po
deri, ho accennato quello del principe di Cobourg, zio della regina d'Inghilterra.
Questo principe ha messo su delle 'grandi fucine con una abilit difficile a
superarsi. Esse son collocale sui suoi immensi poderi ne' montagnosi distretti
dell'Ungheria settentrionale ; e quando le comunicazioni saranno aperte, ci
che in quel paese facilissimo, probabilmente ci avvedremo che nient'altro,
all'infuori dell'ignoranza, ci ha per s luugo tempo assoggettati al monopolio
finora esercitato dalla Svezia sul nostro mercato per i suoi ferri atti a fabbri
care l'acciaio.
Poich noi non abbiamo il monopolio del ferro pi di quanto avessimo
quello delle sostanze alimentari, altro vantaggio sui nostri vicini non ci rimane
che la sicurezza della propriet ed un migliore ordinamento nel sistema delle
nostre manifatture. Nell'ultimo capitolo io ho mostrato il pericolo che si corra
turbando quest'ordinamento; e se si ba la buona disposizione di proQltare del
l'avvertenza, si pu sentirne ancor meglio tutta la forza, ricordandoci de'mezzi
ai quali sul continente si avuto ricorso, nei cinque ultimi anni, per appropri
arsi questo vantaggio.
L'invenzione delle navi, come abbiam veduto, ha emancipato i paesi marit
timi dalla dipendenza dei suoli fertili e de' climi felici. Merc un sistema di
cambii giudiziosi, divent possibile il procurarsi il vivere e gli oggetti indispen
sabili alla vita, sopra qualche rocca improduttiva, ad un prezzo pi basso, di
quello per cui si sarebber potuti ottenere da una qualunque delle nazioni occupate
a far cambii. Questa invenzione fu resa ancora pi efficace dall'uso della bussola;
l'invenzione delle macchine marittime trasloc la potenza dalla terra al mare. La
marittima supremazia, per mezzo dell'arte della navigazione, il trono della supe
riorit politica. Io ne ho gi spiegato la ragione : perch il mercante il pi po
tente alleato, che i governi possano incatenare alla loro causa. L'invenzione delle
strade, atte a percorrersi per mezzo di macchine, ha ristabilito l'equilibrio. Il con
tinente pi vasto oramai pi non dipende dal soccorso della navigazione marittima,
se egli adotta questi mezzi di disporre delle sue ricchezze, a qualunque distanza
che si possano trovare le une dall'altre. 11 mappamondo c'insegna ancora qual sia
statala potenza creatasi con quest'altro sforzo dell'intelligenza. Prima che finisca
quest'anno, la costruzione di una strada ferrata da Amburgo alla Sassonia sar
finita : uno dei rami di essa sopra Berlino arriver alla Silesia. Cos le manifat
ture sassoni non saranno pi che alla distanza di un giorno da Amburgo, mentre
per lo innanzi una tale comunicazione esigeva settimane e mesi intieri. I ferri, i
tessuti, e le mussoline della Silesia, non hanno che quest'unico sbocco : una se
conda linea lungo la vallata dell'Oder unisce questa provincia col Baltico a Slettin.
Queste due strade ferrate son preziose per i fabbricanti e i tintori delle seterie di
Berlino, che ne caveranno ancora un altro vantaggio. Berlino, situata in una vasta
816 T. C. iianuki i>.
e sabbiosa pianura, era una citt dell'Europa in cui la vita Tosse pi cara. 11
grano pu oggi introdurvisi al medesimo prezzo che a Danzica; il pesce di mare
vi arriva facilmente. Berlino riceve ancora il bestiame che si alleva nei pascoli
dell'Elba. Elberfeld, la pi gran fabbrica di tessuti di cotone che esista sul Reno,
sar ben presto a poche ore di distanza da Anversa per la strada ferrata Belgico-
Renana. Questa linea ancora vantaggiosa pei tessitori di seta di tutta la
Prussia Renana, e pe' manifattori belgi. Tutte le strade ferrate attualmente in
costruzione sul continente, le linee progettatesi in Austria, avranno la pi alta
importanza per l'elargazione del commercio. Non v' tempo da perdere a mani
festare, per mezzo della nostra legislazione nazionale, la pronta nostra intenzione
di adottare il principio di reciprocanza nella maniera pi generosa, od a diman
darsi dal popolo inglese questo esercizio de' suoi diritti. Egli evidente che una
piccola differenza ne' prezzi ne rivolger contro noi il vantaggio ; e noi possiamo
continuare, come per molti anni l'abbiam fatto, a perdere tutti i beneflcii della
nostra posizione, per assicurare miserabili ed egoisti proftti ad individui ed a
partiti.
I nostri rivali in commercio non si trovano solamente negli Stati marittimi;
ogni potenza continentale, che si congiunga coi nostri vicini per mezzo di strade
ferrate, si emancipa dal mare, come un'altra volta gli Stati marittimi si emanci
parono dalla terra, per mezzo delle navi con cui si diedero a percorrere il mare.
Che sono mai i calcoli meschini dell'egoismo, a paragone di questo grande an
damento della umana intelligenza? Chi mai, in questo gran sistema di mobilit
e di libere forze, pu affigere un interesse a possedere un territorio il quale non
domandasse, per assicurarsene il possesso, alcuno sforzo d'intelligenza? Nessun
uomo pu mai desiderare che l'asservimento alle cose materiali, come base di
vantaggi politici o mercantili, si sostituisca al regno dello spirito, il quale, per
ch vi si partecipi, non esige che l'unica qualit del sapere e del criterio, queste
sorgenti della potenza intellettuale, che portano la pi gran somma di godimenti,
anche materiali, a coloro che le possiedono.
CAPITOLO V.
(1) Non questa la sola occasione in cui gli antichi videro nettamente la distin
zione tra il valore proprio della moneta , e la sua utilit nome organo de' cambii.
(V. Etica d'Arist., cit. da Ecknel).
8*20 T. C. BANFIELD.
fosse stato a un dipresso uguale a quello della dramma; perocch da una libbra
d'argento se ne coniavano 84.
Comunque si fosse, un fatto non contraddetto, che nel periodo della flori
dezza della repubblica la moneta d'argento non fu alterata. Ma la caduta
della repubblica e gli annali degli imperatori si distinguono per le mutazioni
nei valori monetari. Durante il regno di Augusto, la cui moneta differiva poco,
in peso e qualit, da quella della repubblica sino all'intronizzazione di Set
timio Severo, il peso del denaro non vari che di 2|55, ma il titolo ne fu ridotto
da 54|55 a 30|55. Le epoche tumultuose che succedettero a quella , mostrano
variazioni rapide e frodoleuti, sino all'ultimo denaro d'argento, quello di Postumo,
il quale non pesava che 48|56 di quello di Augusto, e nel quale la proporzione
di argento Ano non era che di 10[55. Probo batt il primo denaro di bronzo,
che conteneva appeua 2(64 di Quo. Nel modo medesimo Letronne mostra che
l'aureo d'oro fu svilito insieme e per titolo e per peso. L'aureo di Giulio Cesare
pesava 154 grani, e quello di Vespasiano solamente 137, 4.
Bench noi dovessimo chiamar frodolenti le spesse alterazioni che gl'impe
ratori facevan subire alle monete, non vogliamo gi dire che lo svilimento della
moneta metallica non sia stalo soventi l'effetto di una trista necessit. La prov
vista dei metalli preziosi si pu appena livellare co' bisogni urgenti del commer
cio; in conseguenza, la crescente domanda d'un mezzo di circolazione, la quale
vuol essere soddisfatta, non lascia alternativa al governo. La storia di tutti i
paesi ce ne offre l'esempio; e bench in alcuni, come in Grecia e Roma, possano
correre lunghi periodi di tempo prima che scoppii la crise; pure essa non pu
mancare di giungere, o presto o tardi. possibile che un governo, il quale co
nosca come procedano i principii della circolazione, giunga a persuadere il popolo
di sottomettersi alla perdila derivante da un'alterazione della moneta; ma ci
esigerebbe insieme maggiore cognizione e maggiore stabilit di quello che ordi
nariamente se ne abbia , per assicurare il buon successo d'un simile tentativo.
Quando le variazioni vengono da una urgente necessit del commercio, nell'in
teresse d'un individuo o d'un partito, il furio non pu qualificarsi che come
azione frodolenta ed improvvida; perch essa fa gravitare sul suo autore tutta la
responsabilit della miseria e dell'effusione di sangue, che possano risultarne.
Nel corso intiero dell'istoria moderna, possiam trovare i due tratti distintivi
della circolazione metallica, che si osservano nell'antichit. L'insufficienza dei
metalli preziosi, per sopperire alle crescenti domande del commercio, ha sotto
posto le monete, presso la maggior parte dei popoli, a delle alterazioni rapide e
ripetute, le quali invariabilmente segnano epoche di malcontento interno, nei
paesi in cui l'operazione si faccia. Gii sforzi di fissare il tipo delle monete, che
parecchie nazioni han tentati, nello scopo di agevolare il commercio, sono stati
sempre il pi grande ed il pi certo titolo alla conquista della supremazia po
litica, ne' tempi moderni come negli antichi. L'inconveniente che proviene dal
tesorizzare grandi quantit di monete, non si mai risentito che poco, quantun
que, fino a un certo punto, possa rivelarsi in alcuni paesi per mezzo de' suoi
effetti politici.
Il soldo d'oro della prima monetazione francese, era certamente una riprodu
zione del solidus, secondo il quale Costantino aveva modificato Yaureus, e che si
permutava con 30 danari diminuiti. probabile, poich il soldo d'oro non valeva
MONETE. CIRCOLAZIONE. CREDITO. CAP. V. 8^1
pi di 24 danari, che l'alto tipo della moneta erasi conservato nelle Provincie,
tributarie dell'impero, dopo essersi alterato nella capitale. Qualunque sia stata la
ragione di conservare questa analogia, l'antico danaro francese, a cui si sosti
tuito il franco moderno, il successore legittimo del denarius romano, e per
conseguenza della dramma greca. Le monete che nei tempi moderni abbiano
avuto la pi grande circolazione, furono sempre multiple dell'unit cos ottenu
tasi. cosa notabile la tenacit con cui il mondo mercantile ha conservato que
sta quantit, cos spesso perduta nella confusione delle multiformi monete di
Europa.
Nondimeno, una distinzione ben marcata si mantiene fra il nord ed il mezzo
giorno della parte da noi abitata nel mondo, appunto nella differenza del tipo mone
tario adottatosi. In Francia, abbiamo veduto che il sistema monetario coincideva
con i precedenti di Roma. Gli Anglo-Sassoni portarono in Inghilterra un tipo in
dipendente e diverso da quello dei Romani. Possiamo concluderne che le nazioni
del Baltico ebbero di buon'ora a trovarsi in affari commerciali in cui l'uso della
moneta occorreva. La libbra (pound) di quei tempi, che poscia fu detta peso di
Torre {Tower weight) si trovata uguale al peso di Colonia, il cui marco serve
ancora di tipo per tutti i paesi all'oriente del Reno. Il peso di marco, o di
Torre, fu abolito dai Plantageneti, che vi sostituirono il peso di Troy {Troy
weight).
V alterazione delle monete figura nella storia moderna quanto nell'antica.
La zecca, nel 1353, ventisettesimo anno di Edoardo III, ridusse da grani 138 6|8
a grani 120, il nobile d'oro (chiamato nobile dalla rosa perch una rosa era im
pressa sul rovescio di questo pezzo). Il malcontento e i danni da cui questa mi
sura fu seguita nei comuni, si manifest con le insurrezioni, scoppiate a Londra
ed altrove, sul principio del regno di Ricardo FI. Questo nuovo tipo non fu pi
alterato sino all'epoca delle guerre di Enrico V ed Enrico VI, i quali impoveri
rono talmente il tesoro della corona, che il Nobile, nel corso di questi due regni,
si ridusse a 108 grani. Edoardo IV ne ristabil il peso primitivo, ma innalz il
suo valore legale da scellini 6. 8 a scellini 8, 4; ci che formava una diminu
zione ancora pi grande che la prima. Alla ristaurazione di Enrico, questo Nobile
impopolare fu abbandonato, e gli si sostitu l'Angelo d'oro, che pass per scel
lini 6. 8, ma che non pesava pi di 80 grani Troy. Nel 1527, Enrico Vili ridusse
l'angelo d'oro a grani 73 6[10 ; e durante tutto il regno di questo monarca, la
moneta fu sempre imprudentemente alterata. Nella sua ultima monetazione,
nel 1547, non solamente l'angelo d'oro continu a correre per 8 scellini, come
erasi stabilito nel 1544, ma anche il titolo dell'oro, il quale nell'anno precedente
era calato da 23 a 22 carati , fu ridotto a 20. Una monetazione d'Edoardo VI
conserv il medesimo tipo alla moneta d'oro. Nondimeno, il Nobile, o Reale
continu a circolare, probabilmente perch conveniva nel commercio straniero.
Gli ultimi pezzi di questa moneta furono coniati da Filippo e Maria.
Fra i notabili avvenimenti di quel periodo turbolento della nostra storia, la
pi sorprendente circostanza si , che la religione cattolica, dopo d'essersi stabi
lita, pot ancora essere tollerata in Inghilterra, soprattutto dopo le spaventevoli
crudelt che Maria esercit per ristaurarla. 11 solo atto di questa regina, che po
tesse sembrar popolare, fu l'avere temporaneamente ricondotto la moneta al suo
antico tipo. I suoi angeli d'oro, battuti a 23 carati di fino, circolavano per il
822 T. C. BAJIFIBLD.
mero degli affari effettuatisi ; ma non ha alcun rapporto col valore delle merci
trasferite, ed qui che sta la reale sorgente dei pericoli che accompagnano il
credito. A rendere ci pi chiaro, suppongasi che cento quarlers di grano si
siano venduti ad un mercante di grani, al prezzo di 60 scellini il quarter. Natu
ralmente il venditore tira per 300 lire sterline alla data convenuta, a Ire mesi
per esempio. Se vi sono molle speculazioni in corso, questa porzione di grani
pu essere rivenduta ogni giorno di mercato durante questo intervallo; e trenta-
nove biglietti al pi, possono dovere a lui la loro origine, prima che la scadenza
arrivi. Questi 39 biglietti sono una creazione di credito, che sorpassa 59 volte il
valore dell'impegno reale; ogni nuovo biglietto in ultimo luogo non annulla che
l'accettazione del suo traente ; ogni biglietto risparmia un'anticipazione ad ogni
successivo compratore; perch se la sua accettazione non passasse sul mercato,
egli avrebbe dovuto necessariamente pagare in contanti le merci comprate ; e
come dice Mr. Senior, il suo credito gli fa le veci di danaro.
Non si pu assegnare alcun diretto limite alla potenza che un uomo in
grado di esercitare per mezzo del credilo da lui posseduto, senza distruggere la
sorgente utile delle ricchezze nazionali, che il credito forma ; ma due correttivi
indiretti ne accompagnano l'uso, e bastano, come l'esperienza il dimostra, a pre
venirne gli abusi. Quantunque, come nel caso estremo qui sopra supposto, tutto il
grano, o tutto lo zucchero, o altre merci del paese, possano ogni giorno riven
dersi in piazza , e pi spesso ancora ; e quantunque ogni nuovo trasferimento
faccia nascere un nuovo effetto di commercio, pure l'individuo, che attacchi im
portanza al suo credito, ha la cura di mai non esporsi a perderlo. Da un altro
lato, l'individuo che prende un biglietto e d in cambio un valore, ugualmente
interessato ad accertarsi che questo effetto sia veramente il risultato di un aliare,
e che probabilmente sar soddisfatto. In certo modo dunque egli diviene asso
ciato a quell'affare sino alla scadenza, perch partecipa alla responsabilit di
riparare qualunque perdita che possa venir cagionata dalla imprudenza o dal
malvolere del traente, o degli accettanti.
Abbiamo delle prove storiche per convincerci che questi due correttivi indi
retti sono sufficienti al bisogno.
Le merci che si mettono in piazza, non si vendono ordinariamente nel solo
scopo di emettere in cambio di esse una serie di biglietti; nella pratica, le grandi
provviste di biglietti stanno in mano ad uomini troppo saggi per lanciarsi in
simili operazioni; e non rimangono in potere di coloro che sarebbero cos poco
probi o cos poco illuminati, da farne un uso cos cattivo. Nessuno pu vera
mente godere del credito mercantile, se non riputato alto a conoscerne bene
le conseguenze per non avventurarsi ad abusarne. La sua semplice firma, quan
d'egli riputato tale, vien presa come un certificato dell'esistenza di un valore
in qualche luogo, e della possibilil di riscuoterlo con mezzi leciti.
Il credito dunque fra' negozianti una qualit personale, fondata sul carat
tere della persona che ne gode, non meno che sull'attuale convinzione di essere
ella posseditrice dei beni, in virt de' quali trae ed accetta i suoi biglietti; ma la
cognizione del carattere d'un uomo si limita necessariamente a' suoi rapporti, ed
il credito non pu esistere ben sicuro fra persone separate da grandi distanze;
ecco perch utile che ogni societ mercantile possieda un banco locale, il cui
credito serva a garantire quello degli individui. Su tutti i mercati locali, i banchi
832 t. e. banfiki.u.
indipendenti servono ad assicurare il credito, meglio che i succursali di un banco
centrale; perch si pu attendere maggior diligenza da parte di un principale in
teressato, che abbia la responsabilit della sua propria fortuna , di quel che si
possa sperarne da parte di un mandatario pagato, il quale non cosi fortemente
interessato a non coprire colla sua Arma i soli nomi degni di essa.
In quella legge del valore che io ho spiegata nel mio primo capitolo, si pu
trovare un mezzo esterno di riscontro del credito personale. La pi grande for
tuna pu essere intieramente dilapidata, se il mercante non istudia e non segue
le cause che influiscono sul prezzo dei mercati; e il buon successo del banchiere
non pu riposare con sicurezza, se non sui buoni affari che si facciano da' suoi
clienti.
Nondimeno, chi gode di un credito soventi condotto, senza volerlo, e per
circostanze naturali, ad abusare di un tal privilegio, a causa della oscillazione
dei prezzi in certe occasioni che rendono particolarmente diluvili i calcoli. 1 mezzi
d'impiegare in modo produttivo i risparmii, non si sono studiati con tutta la cura
che merita una materia cos importante; e quasi sempre si sperimenta un grande
imbarazzo , quando si tratti di dare un destino a qualche capitale accumulato.
Gl'imprestiti del governo sono fra' pi semplici mezzi d'impiego, e il desiderio
di risparmiarsi la pena dell'andar cercando un impiego produttivo favorisce
spesso imprestiti e spese poco giudiziose a carico del pubblico. L'estensione del
danno che viene cos cagionato si occulta agli occhi dei prestatori, attesa l'indi
retta maniera in cui simili operazioni si compiono. Oltrech, i prestatori sono
protetti contro qualunque perdita immediata, giacch il contratto si fa con tutta
la nazione. Sarebbe una prova severa, e spesso eccellente, a cui si potrebbe sot
toporre ogni progetto di operazione finanziaria, quella di dare ad ogni imprestilo
una speciale attribuzione, perch allora il corso della rendita dipenderebbe dal
giudizio con cui quella data operazione venisse scella, e dall'abilit con cui ve
nisse eseguita.
Nondimeno, quando l'operazione perfettamente giudiziosa, il debito nazio
nale riesce di una grande utilit; come l'atmosfera che assorbe e neutralizza tutte
le emanazioni terrestri, esso serve di ricettacolo e serbatoio per il flusso e riflusso
de' risparmii e dei pagamenti, i quali, senza il mezzo di un impiego cos elastico,
porterebbero sempre i pi graudi disordini nel mondo commerciante. Qualunque
sia la massa del nostro debito, esso nondimeno pu variamente influire, quando
il bilancio tra il capitale galleggiante ed il capitale impegnato sia in certo modo
turbato. Allorch il capitale abbonda in piazza, senza che si abbia un analogo
numero di mezzi per impiegarlo, i fondi pubblici montano con una grande rapi
dit. Da un altro lato, quando si rilira danaro da' fondi pubblici, collo scopo di
impegnarlo in altre operazioni , il loro prezzo rapidamente decade. Le persone
che tengono un capitale esposto a simili fluttuazioni , sovente possono credersi
ricche per un momento, mentre che la loro supposta fortuna pu da un momento
all'altro svanire. Noi abbiamo avuto recentemente, ne' fondi inglesi, esempi no
tabilissimi di questa mutabilit.
Nel 1842, i consolidati erano a 90: i due anni 1844-45 forse furono i pi
prosperi che le manifatture inglesi abbiano mai veduti ; il prezzo delle materie
prime era basso, e quello delle cose manufatte era alto, i profitti e le mercedi
in conseguenza eran buoni ; la necessit d'impiegare i risparmii innalz il prezzo
MONETB. CIRCOLAZIONE. CREDITO. CAP. T. 833
dei consolidati al di sopra di 100 nel mese di dicembre del 1845; non vi furono
allora pei capitalisti forti tentazioni di lanciarsi in grandi intraprese. L'interesse
che si riscoteva sui fondi pubblici era basso, mentre il capitale , che sembrava
essere alla disposizione dei detentori, si era enormemente ingrossato; a 90 il
valor capitale dei 5 per 0|0 era di 450 milioni di lire sterline (11,250,000,000
franchi); a 100, esso era divenuto di 500 milioni di lire steri. (12,500,000,000
franchi). Sembrava dunque che 50 milioni di lire si fossero aggiunti alla ric
chezza nazionale, sotto questa forma d'impiego. Ed infatti ci sarebbe molto, se
si fosse impiegalo nella compra dei fondi una somma addizionale di 50 milioni
tra il 1844 e 1846; ma questa addizione aveva avuto l'effetto di far montare
la rendila a 100. 11 che ci mostra la vera causa delle speculazioni inutili, che di
tempo in tempo eccitano e poscia spaventano il nostro mercato. L'eccesso appa
rente del capitale sembra assicurato; ma quando si viene a convertirlo in con
tanti, esso si restringe di nuovo entro i limiti della sua massa primitiva. L'im
piego di 100,000,000 di lire nelle strade ferrate, ridusse di nuovo, in marzo
1847, il prezzo dei consolidati a 87. In seguito di questa oscillazione, molte
persone, che non sapevano quale poteva essere sui fondi pubblici l'effetto della
ritirata di tanta somma, si trovarono in perdita; e come molte avevano specu
lato sulla fede della propriet immaginaria creata dal rialzo, cos si trovarono
seriamente colpite. Ne venne una generale perdita di fiducia, che fu ancora ac
cresciuta dall'esportazione del danaro , provocata dalla cattiva raccolta delle
palate nel 1845 e 1846. Questo fenomeno appartiene ad un altro metodo di
far uso del credito, che io passo ora a spiegare.
Conviene che le persone, le quali domandano il credito in simili occasioni,
sappiano di essere interessate a studiare le cause che determinano le fluttua
zioni del valore ; difalli , colui che in tempo utile non abbia convertito in con
tanti, e che per conseguenza si trovi nell'impossibilit di adempire ai suoi impe
gni, perde il suo credito, e pi non trova fiducia. Pure cosa veramente mera
vigliosa il vedere l'indifferenza con eui gli uomini d'affari trascurano gli studii
che possano loro insegnare le cause di queste fluttuazioni , ed il mezzo di anti
venirle, lo ho chiamato abuso involontario del credilo gli errori commessi per
l'ignoranza che proviene dal trascurare simili studii ; ma in generale il mondo
praticamente non distingue fra le perdite cagionate dall'ignoranza, e quelle che
vengono dall'imprudenza. Nell'uno e nell'altro caso, il credito si perde del pari.
La natura degli affari eseguiti in una localit offre dunque la misura del credito
di un banco, provinciale o coloniale, in riguardo alla direzione di un banco cen
trale; come dapprima essa ha dato del pari la prova del credito d'un manifat
tore o di un negoziante in riguardo al banco locale. Le tavole de" prezzi cor
renti, esatle e sincere, mostrano la fluttuazione de' mercati, di cui non diffcile
seguire le cause, ricorrendo alla legge del valore che abbiam dimostrata. Si pu
dedurre dall'insieme di simili tavole un tipo generale del credito, ad uso di
tutti i banchieri ; tipo che essi devono modificare, secondo le personali fiducie
che accordino alle cognizioni ed al criterio dei loro clienti. chiaro che, quan
tunque le leggi possano limitare o distruggere il credito, nulla pu stabilirlo n
aumentarlo, fuorch la fiducia fondata sul carattere delle persone alle quali si
fidi. Infatti, il numero delle persone che abbiano credito abbastanza, perch i loro
biglietti si sfoghino rapidamente, ben limitato. Ne segue che i negozianti fanno
Econom. Tomo IX. 53.
854 T. C. BANFIELD
gran parte del popolo non gode credito alcuno. Ma la vera maniera di far com
prendere il valore del credito alle masse che Gn qui non ne godano , quello di
renderlo loro familiare, nella sua origine e nell'uso a cui serve , per mezzo dei
piccoli biglietti. Importerebbe moltissimo il dare su tal punto a tutte le classi una
metodica istruzione. Se gl'interessi dei manifattori fossero stati rappresentati nel
Parlamento, con tutta l'efficacia con cui lo furono gl'interessi territoriali e mer
cantili , noi non avremmo veduto l'abolizione dei biglietti d'una lira sterlina.
L'argomento per far credere che i biglietti di una lira fossero pericolosi, ci offre
un curioso esempio dello spirito della moderna legislazione, la quale raramente
esita a soddisfare il bene pubblico, purch esso coincida cogli interessi o anche
con le inclinazioni di un corpo preponderante. Si pretese che l'emissioni di cos
piccola somma erano da temersi, per la ragione che, nell'epoche di sfiducia e di
crisi, questi biglietti si troverebbero in mano a povere persone, le quali non tar
derebbero a domandarne il rimborso, e cos aumenterebbero il timor panico della
crisi. Questa ragione mi sembra insussistente. L'abolizione di tali biglietti fu rac
comandala come un mezzo di togliere al banchiere la pena -e la responsabilit
di mantenere il suo proprio credito in uno slato normale, e prendere su di s
l'imbarazzo di studiare i bisogni de' suoi vicini. Un biglietto d'una lira non esige
che l'individuo da cui sia posseduto abbia bisogno del credito , pi di quanto
Jo esiga una sovrana d'oro. L'una passa per buona, sul credito del governo o
dei diretlori della Zecca, e l'altro sul credito del banchiere che l'ha emesso. I
nostri operai non sono in grado di godere del credito sotto la forma dei man
dati (checques), perch, trattandosi di piccole somme, le tratte sono un organo
troppo oneroso. 11 biglietto di banco un mandato del banchiere su se mede
simo, e colui che lo emise non pu sfuggire all'obbligo di prepararsi a pagarlo ;
perch egli non pu, pi che alcuno de' suoi clienti, trarre un mandato, se non
abbia precedentemente un deposito. Cos che l'abolizione di tali biglietti mise
un ostacolo alla facilit dei mezzi di pagare le mercedi. Poich alcuni vi trova
rono degl'inconvenienti, le Camere decretarono che la nazione tutta ne fosse
priva. Se non si fossero imposti dei limiti alle emissioni provinciali, e se in ogni
tempo fosse stato lecito di operarne in biglietti d'una lira, egli evidente che vi
sarebbe stata al pagamento delle mercedi una facilit maggiore, di quella che
attualmente se ne abbia, e che il risultato d'una tal libert sarebbe slato utilis
simo. Si pu ancora negare che, fino a certo punto, questa facilitazione al paga
mento delle mercedi avrebbe operalo come stimolo ad impiegare i risparmii nelle
speculazioni di manifatture, e che perci avrebbe, fino a certo punto, trattenuto
entro il paese i capitali che si sono andati ad impiegare all'estero, spesso senza
profitto; ma bisogna affermare che sarebbe stato un bene il conservare cos una
comunit d'interessi fra il lavorante ed il banchiere ; perch ciascun di loro
avrebbe avuto la migliore opportunit di studiare la sua vera posizione , e non
avrebbe mancato di scoprire un mezzo di migliorare le condizioni dell'inte
resse comune. L' intelligenza dell'operaio , svegliato da queslo appello al suo
buon senso , gli avrebbe ben presto fatto comprendere che egli era chiamato
a concorrere nel mantenimento del valore dei piccoli biglietti-, egli avrebbe
cercalo occupazioni salutari e di un'indole elevata. Rompendo questa naturale
alleanza fra i banchieri ed i pi poveri de' loro concittadini, si scavato il vor
tice, che dapertutto separa troppo il ricco dal povero, con loro danno comu
856 T. C. BANFIELD.
(1) Ci stato per la prima volta indicato da Tooke (Hist. of prices, 1848, pa
gina 130 ): Imporla notare che, quando il prezzo delle verghe era pi allo, i de
positi metallici del Bani'o (securities) erano pochissimo o nulla cresciuti. Il 31 agosto
1815 i deposili ascendevano a 40,105,000 lire, e il prezzo dell'oro era allora a L. 5. 10.
Alla line del 1810, quando l'oro valeva a L. 4. 4, i depositi erano 40,973,000; ed in
agosto, 1814, quando il prezzo dell'oro sembra essere stato lo stesso, i depositi erano
48,345,000. Queste oscillazioni in senso opposto possono ragionevolmente far nascere
qualche dubbio sulla verit dell'ipotesi che farebbe considerare il prezzo dell'oro e i
deposili del Banco come cose dipendenti l'una dall'ultra .
La maggior parte degli scrittori, quando parlano dello svilimento che sub) il va
lore de' biglietti del Banco d'Inghilterra durante la guerra , confondono gli effetti di
una esagerata emissione colla scossa che il credito nazionale soffre in tempo di guerra,
quand'anche sia coronala dalle migliori vittorie. ( Vedi il Rapfwrto della Camera dei
Lonh, 1819, citato da M. Tooke ).
838 T. C. BANF1ELD.
mero di Stati, a cui non manchino grandi ricchezze naturali , sono nondimeno
affatto privi di credito. Son reputati come giuocatori e prodighi, che non si la
sciano regolare se non dal loro primo capriccio, o che divorano i lor tesori in
godimenti improduttivi. Gli Stati che non abbiano preso cura abbastanza del loro
credito, sono costretti, come molti negozianti, di venire a patti co' grandi ban
chieri, affin di ottenere, per mezzo dei loro certificati d'imprestilo, il corso che
loro permetta di sostituirli al danaro metallico. Molti imprestiti non trovan favore
in commercio, se non perch si contrassero sotto la sanzione dei Rotschild , dei
Baring, degli Hope, o di altre case rispettate dal pubblico, per l'abilit e la pru
denza con cui conducono i loro affari. Ma non havvi paese, che possa contrarre
un imprestilo, il cui interesse superi il suo reddito netto, cio il 9110 reddito lordo
depurato dalle spese necessarie per la sua amministrazione. Lo Stato pu, sino
alla somma dei redditi d'un anno, 0, forse pi esattamente, dei redditi d'un tri
mestre, emettere biglietti o Buoni (Buoni del tesoro) portanti promessa, purch
egli li prenda in pagamento dai contribuenti; ma ogni irregolarit nel soddisfarli,
0 ogni ferita al loro pieno ed intiero valore, gli espone al pericolo del medesimo
svilimento che subisce la carta de' privati in casi simili.
Quasi tutti i paesi d'Europa emettono biglietti dello Scacchiere , Buoni del
Tesoro, 0 pagamenti anticipati; e queste emissioni, aumentando i valori correnti,
si sostituiscono alle monete in molte circostanze. Parecchi Stati continentali cer
cano di risparmiare l'interesse che in Inghilterra il governo paga sui biglietti
dello Scacchiere. Emettono piccoli biglietti, che hanno un facile corso, perch
l'emissioni de' banchi privali sono soppresse; ma tutti gli Stati, ciascuno dal canto
suo , han potuto avvedersi che havvi un limite, al di l del quale n l'influenza
del governo , n la convenienza dei negozianti, pu esagerare una tale circola
zione ; e questo limite ancora molto al di qua di quello delle dimande del
commercio. Dopo trent'anni di pace , il governo Prussiano trov impossibile di
estendere l'emissione dei suoi piccoli biglietti al di l della somma di 50 mi
lioni di dollari (fr. 112,500,000). Senza il soccorso di un banco indipendente,
l'Austria, con un territorio molto pi ricco, ed un doppio numero d'abitanti, non
fa forse per mezzo del banco di Vienna, che un banco di sconto, pi di 50
milioni di lire sterline (fr. 750,000,000) d'emissioni di piccoli biglietti, che
quanto dire, un quarto di meno che la somma della circolazione di carta prove
niente da' banchi mercantili della Gran Bretagna, con tutte le loro restrizioni at
tuali. La Bussili ha spinto l'emissione de' suoi biglietti di un rublo fino a rubli
595,776,310. L'insieme loro dovrebbe rappresentare una somma di 45 milioni
di lire (franchi 1,125,000,000). Ma come questa somma eccedeva il credito del
governo, cos que' biglietti si svilirono di buon'ora, e sono stali ricomprati per
15 milioni di lire ( franchi 375,000,000 ). Le recenti emissioni del governo
Russo si son fatte contro moneta metallica.
I biglietti de' governi non circolano come le emissioni particolari, che nella
sfera in cui il governo goda del credito. Sinora in nessun paese d'Europa i com
mercianti hanno accordato circolazione generale ai biglietti stranieri.
L'organo di cambio, in cui i biglietti dei banchi centrali devono poter con
vertirsi, dipende naturalmente in teoria dalla natura delle cose che sono pi
facili a circolare. Praticamente, l'oro e l'argento sono le materie preferite in
tutti i paesi : sinora la scelta fra l'oro e l'argento dipende da' vantaggi che pre
MONETE. CIRCOLAZIONE. CREDITO. CAP. V. 839
senti l'uno o l'altro. L'oro, come abbiamo veduto, fu sempre preferito per i lun
ghi e dispendiosi trasporti, mentre che l'argento accompagnava le transazioni
marittime ove la spesa di trasporto insignificante. L'estensione delle strade
ferrate ha oggi renduto pi facile il trasporto per terra. Conviene sperare da
questo cangiamento che sorger una proporzione pi costante di prima , tra il
valore dei due metalli, e che verr meno la preferenza, primitivamente accorda
tasi al primo dei due. Non si pu negare che oggid vi hanno delle forti ragioni,
perch i biglietti di un banco centrale vengano soddisfatti in contanti. Queste
ragioni si posson trovare nello stato del credito in Inghilterra ed in tutto il mondo
mercantile. In tutti i paesi , una gran parte della popolazione ignora la natura
del credito, i suoi vantaggi ed i suoi doveri; una parte ancora maggiore priva
dell'uso del credito, o per sua propria colpa , o per effetto della sua posizione.
Coloro che non sanno contare esigono un tipo del valore assoluto ; ma evi
dente che la societ soffre e di questa ignoranza e di questa privazione. Con il
progresso delle cognizioni che danno origine al credito , noi dobbiamo sperare
per l'avvenire una continua diminuzione del bisogno delle monete ed anche dei
biglietti, senza che per ci il menomo cangiamento ne risulti, che venga a tur
bare l'andamento de' prezzi.
Se analizziamo gli elementi variabili dell'industria, troveremo che dapertulto
consistono nella combinazione del lavoro e delle materie prime, eseguita coll'in-
tento di ottenere prodotti manufatti, i quali devono rimborsare gli elementi me
desimi che vi si sieno associati ; ed essendo le mercedi quasi intieramente con
sumale nel corso della produzione, non pu restare fra il produttore ed il consu
matore che una minima somma di valore non bilanciato, quella che formi il ri
sparmio dei produttori. Se i produttori ottengono l'alloggio, il cibo, gli abiti, sar
per essi indifferente che ci avvenga per mezzo d'un biglietto o d'una moneta
metallica. Ma deve essere altrimenti riguardo ai risparmii , e ciascuno ha indu
bitatamente il diritto di scegliere la forma qualora voglia accumularli. Nondi
meno l'individuo pi ignorante, quando avr potuto ragionare sulla natura del
danaro e dei guadagni, facilmente riconoscer che l'oro non una vantaggiosa
forma sotto cui si possano conservare i proprii risparmii. L'oro non pu n anco
essere conservato da un banchiere, se non a costo di una perdita annua per il
prezzo della conservazione, salvo che il detentore sia facoltato a servirsene come
un fondo su cui garantire le sue emissioni di biglietti. Questa serie di argomenti
mostra la ragione per cui le Casse di risparmio non possono pagare interessi, se
i depositi a loro affidati devono conservarsi in moneta metallica. L'operaio, se
fosse istruito di tutte queste cose, comprenderebbe qual' il mezzo per cui egli
divenga un vero socio nel grande accordo industriale di cui tutti som membri.
Vero che egli occupa gi una tale posizione per tutto ci che riguarda le mer
cedi, come gi l'ho dimostrato; ma questa verit si rende ben pi chiara agli
occhi suoi , quand' egli abbia ad occuparsi del porre a profitto i suoi ri
sparmii.
Il fondo da cui si attingono i profitti e le mercedi tanto pi grande , ha
tanto valore, ed tanto bello, quanto la pi ricca miniera d'oro. Esso deriva
dagli sforzi ben riusciti in agricoltura, nelle arti, nel commercio; e perch l'o
peraio ricavi da questo fondo la parte a lui spettante, necessario che egli, come
tutti gli altri socii, corra de' rischi. Egli deve contribuire con ogni suo possibile
840 T. C. BANFIKLD.
nella circolazionf. dei biglietti, che dovuta la sicurezza, quando vi si ricorre, nei
momenti difficili; ed cos che i prezzi si sono notabilmente regolati, dopo che
fu conosciuto che il credito era un elemento indispensabile in commercio.
Le monete, in virt del valore che loro si affigge, fan parte del capitale na
zionale. Se i mercanti adoprano una parte del capitale nazionale ad agevolare le
transazioni che si sarebbero potuto eseguire con un agente meno costoso, ne risulta
una perdila. In conseguenza nulla potrebbe esservi di pi naturale, quando si ha
mestieri di domandare alimenti o materie prime a paesi che preferiscono i paga
menti iu oro, che il fare ogni sforzo possibile per rimpiazzare produttivamente
questo capitale annichilalo. Diviene allora indispensabile sostituire biglietti ai
metalli esportati, proporzionatamente all'impiego che se n' fatto nelle occasioni
in cui i biglietti abbiano eseguilo il medesimo ufficio. Nulla in tal modo si ag
giunge alla ricchezza nazionale, una parte della quale indubitatamente viene im
molata quando si fanno importazioni di grano. La sostituzione dei biglietti al
danaro esportato impedisce la crisi industriale, che nei tempi di carestia aggrava
ordinariamente la perdila generale , restringendo il fondo su cui l'industria si
esercita. Una temporanea esportazione di danaro sempre seguita da una rea
zione, perch i paesi che esportano grano vengono a desiderare oggetti di uso o
di godimento, invece dell'oro che hao ricevuto. I metalli preziosi, come l'acqua,
riprendono il loro livello nel mondo commerciale , e scorrono pi rapidamente
nella direzione delle domande, di quel che facciano tutte le altre merci. Se la
maggiore domanda di essi ha luogo nei paesi che anteriormente li avevano espor
tali, essi formano al loro ritorno un aumento nella circolazione, e probabilmente
soppiantano ancora una volta una parte dei biglietti che si erano introdotti per
rimpiazzare le monete esportate. 11 semplice fatto del loro ritorno, nondimeno,
non indica per se slesso la recrudescenza della ricchezza nazionale. L'aumento
di questa ricchezza non pu ottenersi, che per mezzo di vantaggiose vendite dei
prodotti, ed il proQllo pu ben saldarsi in prodotti, spesso ancora saldarsi pi
vantaggiosamente di quello che si farebbe per mezzo di danaro effettivo. Non
potrebbesi affiggere troppa importanza al principio, che il danaro un mero stru
mento utile in certe fasi della civilt, ma non indispensabile in altre, per la
produzione della ricchezza, e che il suo accumularsi in un punto l'indizio pi
dubbio della produttivit dell'industria, nel tempo e nel luogo in cui avvenga.
Pu sembrare forse sorprendente che, malgrado molti fatti storici inconte
stabili, i pi importanti de' quali sono sotto gli occhi della generazione attuale,
si affermi ancora esser possibile, e per conseguenza pericoloso, lo emettere illi
mitatamente carte bancarie. Egli chiaro che il credito viene lentamente , e che
i governi non hanno, su tal riguardo, alcun vantaggio sugli individui. L'opinione
pubblica non permetterebbe, in questo momento, ad alcuno fra gli Stali europei
di toccare l'estremo limile, nella eslensione del credito di cui egli possa ragione
volmente godere. Non si pu affermare che le esagerate emissioni si sieno tolle
rate dall'opinione pubblica, in alcun paese, n che sieno praticabili in modo pa
cifico. Il governo che adoperi la sua potenza militare per rendere forzosa la circola
zione di biglietti sviliti, fa ci che in altri tempi si eseguiva sotto un'altra forma,
alterando le monete senza necessit, o prendendo apertamente, e confiscando, le
propriet private, a profitto della Corona. Forzare il corso de' biglietti sviliti
furto ; emetterli secretamele , o sotto pretesti mendicali , una scroccheria. Il
842 T. C. BANFIBLD.
delitto non ist nell'organo sceltosi per eseguirlo, come nel caso di un assassinio
non ist -nell'arma impiegata per commetterlo. Le forzose emissioni di carta
senza valore si fecero in molti paesi d'Europa ai tempi dell'ultima guerra. Gli
assegnati francesi, i biglietti austriaci, i rubli di carta in Russia, equivalevano a
contribuzioni di guerra, determinate da imperiose circostanze. Ma nella medesi
ma epoca le armate francesi di occupazione sequestravano, ovunque il potessero,
le provviste di viveri e di foraggi senza menomamente pagarne il prezzo. Queste
violazioni di propriet sono analoghe alle continue persecuzioni degli Ebrei e
degli usurai nei tempi antichi, la cui memoria macchia tutte le storie dei popoli
del medio evo. Noi troviamo ancora un esempio recente di questi atti violenti ed
illeciti, nel caso di Carlo II, che tolse agli orefici tutti i deposili di danaro, che
si trovavano loro affidati, e li f' passare forzosamente alla Zecca reale.
1 depositi provenienti dal credito devono essere custoditi contro le aggres
sioni di lai genere, perch di lor natura essi non han valore se non in quanto il
credito rimanga intatto. La storia delle ultime guerre offre un curioso esempio di
questa specie, il quale e' insegna quali singolari nozioni prevalgano a tal propo
sito nei dominatori ambiziosi. Sembrerebbe che uno dei motivi, da cui Napoleone
fu indotto ad invadere l'Olanda nel 1794, per mezzo di una brusca sorpresa fat
tavi nel cuore dell'inverno, fu l'idea d'impossessarsi del banco d'Amsterdam, il
cui credito era fondato sulla supposizione che esistessero nelle sue casse immensi
depositi di verghe metalliche. Il generale che occup la citt , quando and a
visitare quel celebre banco, non fu poco mortificalo a trovare che le sue casse
non contenevano altra guarentigia, se non le ricevute degli Stati provinciali di
Olanda, per le somme che si erano loro prestale ad oggetto di effettuare miglio
ramenti agrarii. Il valore di questi credili era gi distrutto dalle stragi della
guerra, ma fortunatamente in questa circostanza fu il conquistatore l'unico che
avesse a soffrirne.
I quali esempii mostrano quanto poco il credito di un paese, o anche di un
individuo, si basi sulle masse d'oro e d'argento, purch le condizioni che il
credito esige sieno adempiute. I depositi d'oro sequestrati da Carlo II non distrus
sero il credito che la nazione traeva da altre sorgenti ; e l'esistenza delle riserve
metalliche che si sperava trovare in Amsterdam non avrebbe modificato gli effetti
dell'ingiusta aggressione francese contro I Olanda. cos che nessuna accumu
lazione di valore metallico pu salvare i negozianti, se fanno cattivi affari, e che,
al contrario, se i loro altari sono giudiziosamente condotti, il paese non ha biso
gno che di pochissimo danaro contante.
II buon ordinamento del credito in Inghilterra ha messo i banchieri ed i
manifattori in grado di risparmiare s bene i loro mezzi, che anche la legge re
strittiva del 18J9 (dalla quale risulla che legalmente la quantit d'oro esistente
nel paese forma il tipo del credito nazionale!) non port gran danno alla nostra
industria manifattrice. La mancanza di piccoli biglietti per l'uso quotidiano fu
in parte compensata dalla totale cessazione dei grossi pagamenti di danaro, per
mezzo di che la pi gran parte delle monete circolanti pu venire rivolta al pa
gamento delle mercedi. Le Casse di risparmio aiutarono questa saggia economia,
impedendo ogni tentazione di tesorizzare; ma il cattivo effetto della soppressione
dei piccoli biglietti fu ben tosto rivelato in Inghilterra dai rapidi progressi del
sistema di baratto (il quale si riduce a sostituire i pagamenti in generi alle trer
MONETE. CIRCOLAZIONE. CREDITO. CAP. V. 843
cedi in danaro), e dal rinascimento in Irlanda del conacre, ed altri simili espe
dienti prediali caduti in disuso. Da un altro lato il rapido progresso di prospe
rit nelle citt di Paisley e di Greenock, dovuto alla facilitazione del commercio
per mezzo del credito che i biglietti bancarii sviluppano, pu testificare i vantaggi
che vengono da simili ordinamenti. I banchi di emissione, di cui queste citt fan
tanto uso, risultano dall'alta coltura dell'intelligenza, rivolta a formare associa
zioni, che facciano sorgere e porre a profitto la potenza del credito.
I banchi locali devono la lor guarentigia alla cognizione che i loro direttori
residenti possano acquistare intorno alle transazioni che si facciano nella loro
speciale localit. I banchi per compagnia (joint-stock banks) hanno un vantaggio
sui banchi privati , inerente al numero delle persone interessate al loro buon
successo, e per conseguenza all'estensione e variet dei mezzi di cui dispongono
per essere perfettamente ragguagliati intorno a' loro clienti. diffcile immaginare
una miglior forma di banco. La piccolezza delle loro azioni li rende atti a ser
vire come Casse di risparmio, mentre che non solamente i depositi vi sono frut
tiferi, ma formano ancora una sorgente di credito, vantaggiosa specialmente ai
commercianti, ai manifattori, ed agli operai delle localit in cui essi sono fon
dali. Dell'efficacia di questa specie di banchi, noi troviamo una prova sorpren
dente nella clausola che rimasta inserita fin a questi ollimi tempi nel contratto
del banco d'Inghilterra: secondo la quale la fondazione d'un banco, costituito da
pi che sei soci, era proibita, in una periferia di 60 miglia all'intorno di Londra,
proibizione evidentemente suggerita dal timore di una pericolosa rivalit.
Le opinioni sono nondimeno divise, intorno alla sicurezza che si possa spe
rare, abbandonando ai banchieri l'arbitrio delle proprie emissioni. Fra le idee
contraddittorie che predominano riguardo alla circolazione, ona ve n'ha, la quale
quantunque gravemente annunziata, non poco ridicola ; cio l'idea, che la cir
colazione d'un paese appartenga al suo re, e non si possa tollerare altro stru
mento di cambii, se non quello che abbia la sanzione reale. Questo principio
tende ad addossare sul potere sovrano una ben grave responsabilit. Loyd
mette in ridicolo l'opinione che Mr. Wurd ha dato in un'inchiesta ne' seguenti
termini :
Personalmente , e come direttore, del banco , io non presumo di attentare
alla circolazione regia; ma io mi sforzo sempre di tenere le emissioni a livello
della linea in cui la circolazione si terrebbe, se non esistesse un banco, e se essa
si facesse tutta in oro .
A ci Loyd aggiunge: Chi mai allora , noi possiam dimandare, ha pre
sunto di attentare alla circolazione regia nell'anno ora scorso, quando noi tro
viamo nei nostri conti che , se essa si facesse tutta in oro , sarebbe decresciuta
di 5,800,000 lire sterline (145,000,000 di franchi), mentre che, per mezzo
della circolazione di carta, e merc l'esistenza di un banco, il decremento non
stato che di 600,000 lire sterline (15,000,000 di franchi)?
Mac Culloch anch'egli piacevole su questo punto:
Finch un particolare o una societ possa usurpare la regia prerogativa ,
emettendo carta senza ostacoli e senza regola , la carta sar emessa in sovrab
bondanza nelle epoche in cui crescano i prezzi e la fiducia si rassicuri , e sar
subitamente ritirata quando i prezzi declineranno e la fiducia verr meno .
La mia risposta a ci si , che il re ha la prerogativa e la responsabilit di
844 T. C. BANFIKLD.
batter monete, perch i suoi impiegali possono e devono certificare che il valor
venale dei pezzi metallici sia conforme ad un dato tipo. I biglietti non hanno
valor venale; il loro valore si forma tutto sopra considerazioni astratte, e riposa
sul credilo di colui che li emette, credito di cui il re ed i suoi impiegati non pos
sono e non vogliono farsi risponsabili. I biglietti rappresentano mediatamente
i valori depositati nei magazzini o altrove, e della cui esistenza nessuno, all' in
fuori del mercante, o del banchiere che gli d il suo credilo , pu avere cono
scenza. Il diritto del negoziante o banchiere, a domandare il credito de' suoi
concittadini, nulla dunque ha da fare con la regia prerogativa ; e consigliare
alla Corona di emellere altra carta che i Buoni dello Scacchiere in anlicipazioue
dei suoi redditi annuali, significa puramente raccomandarle di fabbricare mo
neta falsa.
Coloro che, al pari di me, ritengono l'utilit generale de' banchi, potrebbero
ancora esitare in ci che riguarda l'espediente di prorogare i privilegi Onora ac
cordati al banco d'Inghilterra come istituzione nazionale. Molte osservazioni, e
molto degne di attenzione, si sono emesse riguardo ai buoni effetti che la Coroua
potrebbe ritrarre dalla emissione di piccoli biglietti dello Scacchiere, o altri titoli
di credito, destinata a formare una circolazione di carta. questo il sistema che,
come abbiamo veduto, adoltarono la Russia e la Prussia; durante la guerra, fu
seguilo dall'Austria e dalla Francia; ma daperlulto cre nuove difficolt in
tempi di disordine; perch i ministri che, come privali, non abuserebbero mai
della fiducia altrui, sono soventi inclinati a smettere ogni scrupolo quando si
tratti della nazione. Il velo del patriolismo copre l' immoralit delle pubbli
che emissioni, falle in pagamento di servigi pubblici, quand'anche non vi sia
fondo per procurarselo. Ed egli per metlersi in guardia contro simili abusi di
fiducia, che tutti gli Stali europei, capaci d'apprezzare il credilo, hanno final
mente preferito d'avere un banco nazionale, per mezzo di cui le anticipazioni si
fanno alla Corona, sopra la guarentigia di Buoni del Tesoro. Infatti, se noi pren
diamo a considerare il potere, che ogni stabilimento commerciale in mano dei
privali possiede, quando sia bene ordinato, di acquistarsi la fiducia ed aumen
tare la ricchezza, probabile che, anche in vista della speculazione pecuniaria,
i proprietarii del banco farebbero egualmente bene a mantenersi da se medesimi,
e, sottraendosi alla protezione onerosa dello Stato, concorrere liberamente nel
mercato degli affari pubblici. L'esistenza del banco, tal qual', spesso fu messa
in rischio dalle idee di uomini che non sono banchieri. Se il banco fosse preci
samente uno stabilimento privalo, probabile che le succursali, ultimamente sta
bilite in molle citt di provincia, sarebbero abbandonate o convertite in semplici
ufficii d'impiegali. Gl'inconvenienti che risulterebbero alla nazione da un tal can
giamento sarebbero nondimeno gravi, perch la concorrenza di molti stabilimenti
in affari nazionali aprirebbe una nuova sorgente d'aggiotaggio e d'immoralit. Si
perderebbero cos i mezzi (di cui in verit non si fa uso attualmente) di far par
tecipare le nostre colonie ai vantaggi del credito nazionale. Le succursali del
banco d'Inghilterra nelle colonie vi sarebbero forse talmente pi utili di quel che
siano nella madre patria, che, invece di distruggere i banchi privati per mezzo
della concorrenza, potrebbero, come il banco centrale medesimo, venire in aiuto
a questi stabilimenti , e dare cosi il pi utile impulso al commercio.
Se io non mi sono ingannato nel modo di descrivere l'origine, l'azione, e i'u
MONETE. CIRCOLAZIONE. CREDITO. CAP. V. 845
tilit del credito, queste idee potranno potentemente agire contro il suo abuso, e
porvi un freno che, senza risolversi in una misura repressiva, riuscir pi effi
cace di quel che sia qualunque escogitabile impedimento diretto. Il credilo non
pu esistere in un paese in cui la vita e la propriet non sieno assicurate abba
stanza, ed i cui abitanti non abbiano la potenza morale di resistere alla tenta
zione della maggior parte de' vizi. Quanto pi la potenza morale ed intellettuale
d'un popolo sia alta, tanto pi grande il credito di cui vi possan disporre e
gl'individui e la nazione medesima. Il che ci mena a due risultati importanti :
una nazione, che goda d'un credilo pi esteso che quello delle altre, non pu man
care d'arricchirsi in beni materiali, e perci disporre d'una maggior quantit di
godimenti intellettuali. Il credito dunque uno dei beni pi preziosi che potes
simo procurarci, e merita che l'attenzione d'ogni uomo e d'ogni governo. sia
rivolta verso i mezzi di estenderlo e di assicurarlo. Noi proveremo che ogni
massima ed ogni legge, la cui osservanza tenda a migliorare il credito, imman
cabilmente si accorda co' precetti della sana morale e della religione. Il mante
nimento di queste leggi e di queste massime non solamente un vantaggio dello
spirito , ancora un imperioso dovere per tutti ; la sua urgenza , come quella
delle altre utili leggi della nalura da me citate, e lo studio delle quali appartiene
all'Economia politica, accompagnala dalla promessa di una ricompensa infal
libile, molto pi che proporzionata al sacrifcio, che l'esecuzione di tali doveri
possa richiedere all'uomo.
Il rapporto tra il credito ed il danaro metallico lo stesso che quello fra le
macchine ed il travaglio manuale; col danaro non si possono eseguire che affari
limitati a ristrette localit ; il credito rende gli uomini padroni di tutta la super
ficie del globo; ci libera dall'odioso timore d'una popolazione soverchia, e dagli
altri immaginarii mali che gravitavano sulle antiche societ. Una cambiale, che
serve di cautela pel trasferimento dei valori , rende al mercante quel medesimo
servigio che la bussola rende al navigatore: con questo felice strumento, il cre
dilo lo guida nella sua corsa sull'oceano delle intraprese , allontanandolo dalle
coste la cui vicinanza costituisce un vero pericolo.
Inoltre, poich il credito un possesso essenzialmente personale, pu dirsi
il gran livellatore delle umane condizioni. Insegnate soprattutto a queste masse
diseredate, che in tulli i paesi soffrono al presente privazioni fisiche ed intellet
tuali, insegnate loro il valore del credilo : insegnate che esso il solo mezzo per
rinvenire l'abbondanza, ma che non pu ottenersi se non seguendo le regole da
me indicate, osservando, cio, la temperanza, il rispetto della propriet e la pi
stretta esaltezza. Se esse vi si conformano, i milioni di esseri, che languono og
gid soffrenti e disperati, si troveranno ricondotti alla ricchezza ed ai godimenti.
La difficolt certamente, non gi nel difetto dei mezzi per effettuare una tale
mutazione, ma nella ripugnanza che prova una massa non educata, ad abban
donare le sue radicate abitudini.
Il credito, questo gagliardo strumento, da me imperfettamente descritto, in
fine il risultato dell'associazione. Ogni operazione di credito esige perlomeno due
contraenti; l'uno che accorda, l'altro che riceve fiducia. Io ho dimostrato che il
credito favorisce la libert individuale ; e giacch riunisce queste due prove, mi sem
bra stabilito abbastanza che lo scopo d'ogni buon sistema monetario dev'essere
quello di sostituire, fin dove si possa, l'uso del credito a quello del danaro metallico.
846 r. e. banfibld.
CAPITOLO VI.
Delle imposte.
In una gran parte della Germania, una grossa porzione delle mercedi ac
cordate ai pastori, vien data in generi. Nella Svezia, il bilancio pubblico ha fra
le sue cifre il numero di funnor, o barili di farina, pagati come mercedi.
Quantunque le imposte cosi riscosse sieno senza alcun dubbio altrettante
imposte in prodotti, pure devono collocarsi fra le tasse di consumo-, perch coloro
che le pagano non potrebbero disporne altrimenti, che consumandole, o la
sciandole perdere, se lo Stato non le prendesse. Nel suo insieme, questo sistema
suppone che manchino i mezzi di comunicazione, o implica altre difettose con
dizioni che attraversino il commercio; mostra, in una parola, uno stato sociale,
non molto praticamente superiore a quello, sotto l'influenza del quale i conqui
statori Goti e Borgognoni, nel quinto secolo, si intesero cogli abitanti dei paesi
da lor soggiogati.
Con tali disposizioni, non pu conseguirsi che uno scarso potere politico, per
opporlo alla potenza delle nazioni commercianti; perch le truppe, levate, allog
giale, e nutrite, sui deboli mezzi d'una popolazione agricola, non possono facil
mente concentrarsi, e la loro disciplina sar certamente difettosa. Il buon suc
cesso delle truppe inglesi, organizzate da un commissariato, e pagate col danaro
che fornisce il commercio, si fatto sempre notare, quando si son messe a fronte
di forze numericamente maggiori, ma appoggiate sui mezzi d'una popolazione
sparpagliata attorno ad esse.
Finch una societ rimanga in quello stato nel quale tutti i suoi prodotti si
consumano sul luogo, l'imposta in generi una tassa di consumo, e non si pos
sono levare contribuzioni altrimenti, che traendole direttamente dal fondo mede
simo dei prodotti territoriali. Ma, come ora vedremo, molto si ingannerebbe chi
credesse che questa specie di gravezze possa essere in alcun luogo meno onerosa,
di quello che lo siano i redditi numericamente molto pi forti, e riscossi sopra
altre materie, con una organizzazione migliore. Per dimostrare questo assunto,
necessario tener dietro allo svolgimento della ricchezza, considerata come il fondo
a cui l'imposta si debba attingere.
In ogni tempo l'imposta una causa d'oppressione. I dazii in generi , come
quelli di cui abbiam parlato, tendono a porre la terra in mano ai grandi pro
prietari, per il solo effetto della popolazione cresciuta. Se l'ordine sociale non si
perfeziona, ogni successiva generazione incontra una difficolt sempre maggiore
a procurarsi la medesima somma di prodotti che la generazione precedente for
niva. Se il lavorante si associa col proprietario, nei termini della soggezione e per
conseguenza della non responsabilit, il peso dell'imposta rigettato, dal colti
vatore povero, sul suo vicino pi ricco. La potenza di quest'ultimo, che comanda
a un certo numero di vassalli, obbliga il governo a limitare l'imposta, per lo
meno nei confini d'una parte del valore riscosso. In fin dei conti, gli operai che
travagliano per esso, son nutriti. Questo sistema, giudiziosamente condotto, pro
durrebbe un fondo maggiore che l'antecedente, e niuno vi perderebbe; ma l'op
pressione che immerge gli uomini nella schiavit prediale, suppone una compiuta
negligenza d'ogni coltura intellettuale, e questa nuova combinazione ordinaria
mente non che un progresso. In Russia, il governo, quantunque aristocratico,
non pu domandare alcuna contribuzione territoriale alla potente nobilt. Lo
stesso all'incirca in Ungheria, ove i grandi proprietari non pagano imposta
territoriale, Tutta la Germania era sotto il medesimo reggime, prima che i con
DELLE IMPOSTE. CAP. VI. 849
una vera proibizione pratica di coltivare. Nell'India inglese, immensi territorii sono
renduti improduttivi, appunto per effetto dell'imposta fondiaria. Alcuni pubblici
ufficiali, che pensavano di migliorare il reddito della finanza, deviando alquanto
dalla stretta regola attualmente in vigore, avevano conceduto il privilegio di
coltivare le terre non occupate a prezzo minore , ed ai privati che desiderassero
appropriarseli; ma queste concessioni per la maggior parte non furono ratificate
dal governo dell'India, e i nuovi occupanti furon cacciati.
Un incidente simile, e che prende autenticit come pubblico documento da
un proclama del governo di Bombay, 2 giugno 1838, imprime all'imposte at
tuali dell'Indie il marchio indelebile d'una contribuzione fondiaria, distinguen
dolo nettamente dalla rendita della terra. Questa contribuzione non pu sopportare
la concorrenza che comporta la rendita, e ci per evidenti ragioni. Essa non di
pende dai vantaggi e svantaggi locali, n dai miglioramenti morali ed intellet
tuali della societ, non si misura sul fondo che creano i sudori del coltivatore, e
non sanzionata col suo concorso nella fissazione della meta che la regge.
Un'imposta fissa, eslesa all'intiera superficie di uno dei pi grandi imperi , ed
al medesimo tempo dei pi variali, che esistano al mondo ; un'imposta che non
tiene alcun conto delle condizioni, della qualit, della posizione, elementi a cui
la ricchezza o la povert di un paese inesorabilmente vincolata; non pu con
siderarsi come una convenzione volontaria e contrattuale fra uomini liberi; altro
non , che la schiavit imposta da' conquistatori ai lor servi; una contribuzione
affatto identica alle esazioni degli ultimi conquistalori maomettani, e degli avidi
capi dei Maltratti.
La contribuzione fondiaria non pu essere domandata come un fio, se non
in quelle parti dell'India, ove disparvero gli antichi proprietarii, e il collettore dei
dazii ha preso il lor posto ; giacch notorio che la terra, per il corso di secoli,
fu una propriet privata delle medesime famiglie , e che un gran numero di
queste famiglie ne possiedono ancora i titoli. inoltre notorio che taluni miglio
ramenti, eseguiti a grandi spese, hanno innalzato la coltura, in molti punti, e
renduto produttivi certi terreni che sarebbero relativamente sterili. Cisterne e
lavori d'irrigazione e bonificamento, non meno che tutti gli accessorii indispensa
bili alle abitazioni dei cittadini pi umili, furono eseguiti sotto il reggime della
propriet privata; e il paragone di ci che si eseguito sotto il nostro dominio,
in fatto di opere pubbliche, e di ci che altra volta fecero i sovrani autoctoni
in vantaggio del popolo, o dei mezzi che diedero al popolo per farlo da s, non
sarebbe certamente a nostro vantaggio.
Ebbene, egli verso una societ cos complicata, che si voluto esigere l'ap
plicazione d'una uniforme mela d'imposta, e violentemente eseguirla, a dispetto
d'ogni dritto, e d'ogni debito d'incoraggiamento all'industria, questo continuo
tema dell'eloquenza di uomini illustri. Imponendo una tassa sulla coltivazione, si
sono introdotti valori e diritti relativi; mettendo a questa tassa una meta arbi
traria, affatto indipendente da quei valori e quei diritti, non possibile dedurne
ch'essa vada considerata come cosa identica alla rendita del suolo.
Non pu esservi dunque nulla di comune fra la rendita e l'imposta territo
riale. Confutato questo sofisma , la nostra anteriore proposizione riprende tutta
la sua forza. A paragone delle altre imposte, la contribuzione fondiaria la pi
oppressiva, ed in conseguenza la meno produttiva, che mai si possa adottare.
DELLE IMPOSTE. CIP. VI. 853
Gravita sul primo anello della catena delle associazioni a cui d origine il com
mercio -, impedisce che esso si svolga, ed acquisti la dimensione, per la quale
poter sopportare agevolmente una pressione, dieci volte pi grande di quella che
la soffoca nel primo suo nascere. Questi effetti sono precisamente uguali in Asia
ed in Europa, quantunque l'intensit con cui i popoli li risentono differisca in
ragione delle circostanze economiche in mezzo a cui vivono. Il risultato costante
delle eccessive contribuzioni fondiarie, si la suddivisione del terreno, per venir
coltivato a piccole pezze, ed in conseguenza la cattiva economia del lavoro agri
colo, che non permette di farvi nascere capitali accumulati. Una giudiziosa col
locazione dell' imposta incoraggia , all' incontro , il libero movimento di tutte
le associazioni mercantili. Quando i prodotti risultanti dall'insieme dei loro
sforzi sono arrivati alla forma sotto cui si possano offrire al consumo , la
somma di ci che al percettore sia dato di prelevare, allora la pi grande
possibile. dunque prudenza il non prelevarla prima che venga quell'epoca
finale.
Il campo, che l'industria inglese presenta all'ordinamento dell'agricoltura in
tertropicale, s vasto, e gli ostacoli che oggid ne attraversano lo svolgimento
sono cos palpabili ed oppressivi, che un'importanza grandissima ne ha acqui
stato Io studio di quelle magnifiche contrade del globo. Sarebbe d'altronde ancora
necessario aprire la via all'industria indiana; oggi qualunque intrapresa di questo
genere disanimala dallo stato di atonia improduttiva, nella quale langue il paese;
e non v'ha dubbio che una riforma governativa, il solo introdurvi il principio
della libera concorrenza , basti nell'Indie inglesi per dar loro un grande impulso
verso l'attivit industriale.
Evidentemente non si potrebbe accettare alla lettera la regola dataci da Ri
cardo, quanto all'effetto delle imposte sulle materie prime. L'imposta non po
trebbe invariabilmente agire sul prezzo de' prodotti che colpisce , facendoli
rincarire, e di tanto quant' la sua somma; la difficolt che cos si presenterebbe,
verrebbe probabilmente sfuggita per mezzo di sforzi diretti verso la pi estesa
associazione; si ricorrerebbe alle sostanze tropicali, al riso, allo zucchero, in una
parola alle merci la cui introduzione provocasse il ribasso della merce tassata,
per esempio il grano ; giacch un dazio d'importazione o di consumo sempre
pi agevole a sopportarsi, che un dazio di produzione. Questa regola assoluta fa
parte dell'erronea teoria sulla rendita, la cui falsit io ho dimostrata nel secondo
capitolo di quest'opera. La somma dell'imposta va soggetta a crescere o decre
scere, come la rendita, secondo il valore delle diverse raccolte che si possano ot
tenere con certe qualit di terra. Se il grano diventasse carissimo, probabile che
ne seguirebbe nella dimanda del burro e del cacio una diminuzione, la quale
renderebhe impossibile coltivare i terreni paludosi ; e la loro coltura si ripren
derebbe, senza alcun dubbio, indipendentemente da qualunque influenza dell'im
posta, se il prezzo delle granaglie ricadesse. Se il loro basso prezzo divenisse
permanente, e se alla nostra attivit commerciale si togliessero tutti gl'inciampi
che la circondano, ben da credere che le sabbiose brughiere del Surrey e del
l'Hampshire, ci che rimane inculto nel Jorkshire, e fino le parti montagnose
dell'Irlanda, si adatterebbero a qualche genere di coltura, al quale non possi
bile consacrarli finch il paese non sia in una condizione abbastanza prospera.
Ma se si considera l'azione di una data imposta sulle materie prime, chiaro
854 T. C. IIANKIELI).
Il vantaggio che i dazii doganali hanno sulle altre specie d'imposte, viene
da ci, che essi gravitano sulla fine di quella serie di associazioni industriali che
compone la potenza produttiva di una nazione. Quando il produttore ha ricevuto
il concorso dell'intraprenditore di trasporti, e del negoziante spedizioniere, e
quest'ultimo si aiutato con la cooperazione dell'armatore, del negoziante impor
tatore, del mezzano, senza che alcun impedimento sia intervenuto a fare ostacolo
ai loro sforzi fino a che le merci sieno pervenute al momento del loro consumo,
non solamente probabilissimo che ogni individuo sia stato largamente rimu
nerato della sua porzione di travaglio, ma anche che l'unione dei capitali e degli
sforzi d'ogni maniera abbia tanto contribuito ad incoraggiare la produzione,
quanto ogni anteriore restrizione avrebbe potuto arrestare il corso dell'industria-
I vantaggi che il dazio doganale presenta son molto accresciuti ancora dal si
stema delle scale-franche, che permette alle merci di conservarsi a magazzino
senza pagare il dazio, il quale non vien soddisfatto che quando le merci si
escano per consumarsi.
In tal modo, l'imposta realmente non vien pagata, che nell'atto della vendita
per consumo, cio all'epoca in cui sia pervenuta all'estremo grado della sua
produzione, che l'epoca pi opportuna per il pagamento di un dazio. Dacch
fu adottato il sistema delle cauzioni, il commercio della Gran Bretagna ha dato
passi giganteschi, i quali hanno fatto divenire le nostre entrate doganali qualche
cosa di pi importante che tutta la Gnanza dei pi grandi Stati europei.
Ma quantunque le imposte, fissate quanto pi vicine si possa all'atto del con
sumo, sieno molto pi agevoli a sopportarsi, di quel che sarebbero se colpissero
nella medesima proporzione ogni altro stadio della produzione, pure importa
notare che, dal punto di vista delle Qnanze, le tariffe doganali o d'importazione
danno luogo a gravi riflessioni. Non solamente i dazii esorbitanti scoraggiano il
consumo, e cos diminuiscono direttamente il reddito; ma, incoraggiando il con
trabbando, tendono a demoralizzare la societ. L'estensione alla quale il contrab
bando pu spingersi, nonostante le attenuazioni portale nelle nostre tariffe,
tanto pi da deplorarsi, quanto che noi vediamo come questa tendenza sia in
coraggiata dalla stravagante meta dei dazii riscossi su certe mercanzie, il tabac
co, il th, i liquori spiritosi, per esempio, tutti gli articoli che aumenterebbero
di molto i redditi dello Stato, se la tariffa a cui son soggetti fosse diminuita.
Le operazioni con cui si defrauda il reddito pubblico, seccando il tabacco
grezzo, che poi si inumidisce di nuovo prima di manipolarlo per il consumo,
sono state benissimo esposte da un negoziante della citt di Londra, amico del
bene pubblico. L'autore ci rivela che in America si estrae la nervatura della
foglia di tabacco, la quale, senza questa operazione, non potrebbe seccarsi egual
mente bene. Il rimedio indicato per riparare la perdita che ne prova il tesoro,
sarebbe quello di diminuire il dazio sul tabacco intiero, il quale non pu esser
seccato come quello da cui si tolta la nervatura, e lasciare il dazio attuale di
600 0|0 su quest'ultimo. 1 dazii eccessivi, che oggid si riscuotono sui liquori
spiritosi provenienti dall'estero, sono per lo meno un'assurdit finanziaria, in un
paese il quale, riguardo alle sue provviste di grano, dipende dai mercati stra
nieri. Poich il grano consumato nella fabbricazione dei liquori spiritosi viene
attualmente rimpiazzato per mezzo dell'importazione, non v'hanno buone ragioni
perch non si lascino entrare gli spiriti stranieri, con un dazio che permetta l'ac
DELLE IMPOSTE. C4P. VI. 857
crescimento del reddito. Qui io non esiter a dire che i diritti differenziali, im
posti nello scopo di proteggere o favorire" qualche ramo d'industria nazionale,
sono nocevoli ; ed il lettore mi perdoner se insisto sopra un tal punto, che
tanto in questi ultimi anni stato discusso.
I dazii che si chiamano proiettori sono in ogni paese stabiliti collo scopo di
render pi cari sul mercato nazionale i generi proletti, di quel che sarebbero
naturalmente se il commercio Tosse libero. 11 pretesto su cui si appoggia una
tal misura naturalmente si deduce dalle idee degli economisti, i quali dichiarano
che le spese di produzione costituiscono il valore delle cose, e che una tassa im
posta sopra un prodotto grezzo ne innalza di tanto il prezzo, quanto la somma
dell'imposta speciale. Io ho cercato, aiutandomi dell'autorit di molti economisti
continentali, d'indicare un altro tipo di valore, secondo il quale il valore delle
cose sarebbbe principalmente misurato dalla potenza, di cui disponga il consu
matore, di procurarsi la soddisfazione che le cose promettono. Su questa base,
ho costruito la scala del valore, che ho esposta nel primo capitolo, e secondo la
quale bisogna, perch gli articoli di lusso vengano ricercati, che innanzi tutto le
cose di prima necessit si trovino a buou mercato ; giacch l'abbassamento del
prezzo di ogni cosa produce come inevitabile conseguenza la ricerca di qualche
altra cosa, e il rincarimento o la rarit di uno qualunque fra gli anelli di questa
catena toglie immediatamente una parte di valore a quelli che vengon dopo. Noi
abbiamo inoltre veduto che un'imposta non innalza invariabilmente il prezzo,
sino alla concorrenza di tutta la somma a cui essa ascende.
Ora, qualunque sia l'effetto che possa conseguirsi dalla introduzione di un
dazio, il cui scopo sia manifestamente quello d'innalzare il prezzo della merce,
non pu venirne alcun aumento nella ricerca del lavoro o del capitale. Quando
lo zucchero, il sale, il pane, ed anche i liquori spiritosi, il vino o il tabacco, ven
gono rincarati da un dazio, espressamente introdotto a tale scopo, l'effetto dan-
nevole si risente immediatamente, in primo luogo perch il consumo della merce
rincarila si diminuisce , e per conseguenza ne segue una diminuzione nella do
manda de' trasporti marittimi, dell'attivit mercantile, del magazzinaggio e di
tutte le altre occupazioni che vi si rannodano; e poscia, anzi contemporanea
mente, perch altri oggetti di consumo vengono ad essere men ricercati di prima,
e la carne, gli ortaggi, i latticinii ecc. perdono di valore, proporzionalmente al
fondo venuto meno per pagare quel soprappi che occorre onde far fronte al
rincarimento delle merci protette. Non in conseguenza possibile, in modo al
cuno, innalzare il prezzo di un oggetto di consumo qualsiasi, senza immediata
mente detrarre una parte di valore a qualche altro oggetto utile. La perdita
che questo disordine economico genera, riesce tanto pi crudele, quanto le pro
duzioni del paese appartengano a quelle il cui ordine si trovi pi alto nella scala
delle consumazioni. Dalla qual massima risulta, come semplice corollario, che
un paese manifattore quello che pi ha da perdere, qualora per mezzo di dazii
differenziali turba il corso naturale del valore di un prodotlo qualunque, suscet
tibile di una grande ricerca, sia che appartenga alle derrate alimentari, sia che
appartenga alla classe delle materie grezze. Ma l'applicazione di un tal principio
non si limita all'influenza che reciprocamente esercitano, gli uni sugli altri, i
prodotti grezzi e i manufatti. Non solamente le grandi provviste di grano stra
niero, di zucchero e di altri oggetti alimentari, accrescerebbero i profitti del ma
858 T. C. BANFIKLO.
delle Indie orientali. Esse contribuiscono al reddito pubblico, per lo meno con
l'imposta territoriale; e naturalmente, a rendere simili le condizioni, bisognerebbe
estendere l'imposta territoriale alle Indie occidentali, volendo parificare fra en
trambe la protezione, lo credo nondimeno che le ragioni, per cui ogni altra specie
d'imposte preferibile alla territoriale, esenterebbero insieme le due Indie da una
simile calamit. Le nostre Antille migliorerebbero materialmente la loro attuale
condizione, se abolissero la loro tariffa d'esportazione, e non facessero poggiare
il reddito locale, altro che sui soli dazii d'importazione, i quali allora cresce
rebbero di molto. Il proprietario assente, che si trova oggid imposto dal dazio
sulle merci esportate, potrebbe contribuire al reddito locale per mezzo di una
tassa parrocchiale, analoga all'imposta fondiaria.
Riguardo all'impero Anglo-Indiano, non v' dubbio che tulle le parti interes
sate non guadagnerebbero grandemente, qualora l'amministrazione finanziaria
della Compagnia delle Indie orientali si concentrasse nel governo, a qualunque
siasi condizione che la compagnia volesse proporre. Nessuna specie d'indennit
potrebbe esser sufficiente a colmare l'immensa perdita, che il nostro paese attual
mente subisce sotto la pressione del sistema indiano di reddito pubblico; ti
quale basalo non solo sul rincarimene di tutte le derrate alimentari e lutte
le materie grezze, ma s'impadronisce del capitale che moltiplica la potenza degli
operai quando esso impiegato in utensili e macchine, ed applicandolo a rimu
nerare i collettori e gli altri pubblici ufficiali, Io converte in mezzi di oppressione,
i pi distruttivi che l'industria possa subire. Se queste medesime autorit, invece
di secondare la rapacit di un tesoro affamato, fossero ingegneri, direttori di
compagnie, capitani di porti, impiegati nelle strade ferrale e nella navigazione,
officiali di dogana negli innumerevoli porti che si potrebbero aprire nell'India;
noi potremmo ben tosto conoscere il valore degli immensi tesori che quel ma
gnifico paese racchiude. Non solamente le contribuzioni indirette, cos riscosse,
eccederebbero ben presto di molto la tassa strappata oggid ai Ryots, ma ancora
una somma molto maggiore si pagherebbe, la quale non costituirebbe alcuna
restrizione di commercio, e graviterebbe pi leggermente sopra profitti grande
mente accresciuti. Dall'altro lato, un paese che prosperasse in tal modo diver
rebbe un prezioso mercato pei nostri manifattori ; e noi ben tosto vedremmo
evidentemente che il mercato del lavoro nella Gran Bretagna non era troppo
sovraccaricalo. Per rispondere alle domande di 200,000,000 di nostri com
patriota' ricchi ed intelligenti nell'Est, bisognerebbero mezzi talmente superiori a
quelli della Gran Bretagna, che, senza grandi provviste di materie grezze non si
potrebbero menomamente raggiungere. Se l'imposta territoriale fosse abolita
nelle Indie, cotali provviste rapidamente si formerebbero, e l'aumento del reddito
sarebbe sempreppi assicurato dalla cresciuta produttivit della terra. L'impor
tanza capitale di un tal soggetto per l'industria inglese, mi far perdonare le
molte parole che vi ho spese; giacch, fino a quando l'attuale stato di cose sussi
ster, l'India, relativamente alla nostra industria, non sorpasser i meno pro
speri fra gli Stati continentali, ed in conseguenza non costituir che un povero
cliente pei nostri mercati.
lo non posso abbandonare l'argomento delle tasse coloniali, senza indicare
con particolarit gli effetti disastrosi delle leggi di navigazione sugli interessi
coloniali. Il pi utile impiego del capitale che gli abitanti delle colonie possie
860 T. C. BANFIfcLU.
dono , in ragione del loro clima, quello d'applicarlo al commercio colle terre
situate nella zona temperata. Per le Antille il commercio americano della pi
alta importanza; ma per ragioni consimili quasi tutti gli Slati europei sarebbero
contenti di potere far camini con quelle isole. Il commercio delle Antille col-
l'America non pu riuscire profcuo, se non qualora gli Americani prendano lo
zucchero, il caff, e gli altri prodotti tropicali, in cambio delle farine, delle mo
bilie e dei viveri che vi portino; ma l'aggiunta del commercio del Baltico e del
Mediterraneo porterebbe su quel mercato una concorrenza delle pi desiderabili;
e lo zucchero ed il caff potrebbero allora vendersi in quantit le pi estese, o per
lo meno in proporzione dei prodotti che vi si potrebbero vendere in cambio. Vi
hanno attualmente ostacoli al commercio diretto, che la maggior parte delle
nazioni continentali bramano vivamente di stabilire coi paesi intertropicali. Il
primo deriva dal buon mercato di tutte in generale le manifatture inglesi, e di tutti
i prodotti grezzi in America. dunque naturale che le Antille preferiscano rispet
tivamente quei mercati per comperare ogni sorta di loro provviste, i loro stru
menti, e i loro abiti. Da un altro lato, Giava, le isole Filippine, e il Brasile, pro
ducono zucchero e caff, a miglior patto che le Antille Inglesi; e quindi i Belgi,
i Prussiani, gli Italiani e gli Austriaci, preferiscono comperare lo zucchero del
l'America del sud e dell'Arcipelago indiano.
Le leggi di navigazione aumentano le difficolt derivanti da tali cause, in
nalzando i noli, e rendendo non profittevoli un gran numero di porti, i quali
avrebbero potuto fornire, ad un tempo, venditori e compratori. N le derrate, u
lo zucchero, possono sopportare spese addizionali a quelle di sbarco e d'imbar
co, a Londra, Liverpool o Glasgovia; e come queste spese divengono proporzio
natamente pi gravi a misura che una scade di prezzo , cosi formano gi un
dazio differenziale contro i prodotti delle nostre colonie sui mercati europei. Tutto
ci che tende ad accrescere questi aggravii una causa di distruzione per il
commercio, senza presentare il menomo compenso.
lo ho gi provato che i dazii sui prodotti grezzi non ne crescono necessaria
mente il prezzo di tanto quanto l'ammontare del dazio. Ognidove avvi una
tendenza a cercare i mezzi di sfuggire alla compressione: ma qualunque sia il
grado in cui gli alti dazii d'importazione agiscano sui prezzi, essi naturalmente
accrescono il prezzo di tutte le merci nazionali, che concorrono sul mercato con
quelle che provengono dall'estero. Se si fabbrica lo zucchero di barbabietole in un
paese importatore di zucchero coloniale, e ci avvenga mediante l'azione di un
certo dazio, i due zuccheri si venderanno al medesimo prezzo, quantunque il
primo non sia gravato. Cos, quando le importazioni di grano straniero avven
gono, il prezzo del grano indigeno uguale a quello del grano importato, com
presovi il dazio pagatosi. Questo prezzo, nondimeno, non necessariamente deter
minato da quello del grano importalo sulle piazze straniere. altrettanto regolalo
dal prezzo del grano indigeno sul mercato d'importazione; e poich, senza le im
portazioni, il prezzo sarebbe stato pi alto di quello che fu dopo le importazioni
operatesi (nonostante il dazio imposto sul grano importato), il prezzo generale,
quando la quantit esalta non grandissima, avr per suo regolatore quello per
cui si offra la pi grande massa, presente in piazza.
In alcuni casi di tal genere, il possessore di grano straniero, che non ha cal
colalo gli effetti della sua importazione sul mercato generale, va soggetto ad un
DELLE IMPOSTE. CAP. TI. 861
profitto molto meno considerevole, di quello che egli sperava, e qualche volta
ancora ad una perdita secca. Il produttore di materie grezze, nondimeno, pu
qualche volia diminuire grandemente la meta dei suoi profitti. Vi sono paesi an
che in Europa, per nulla dire dell'America, pochissimo coltivati. In Ungheria, in
Polonia e nelle provincie Danubiane, la pi piccola rimunerazione possibile basta
per dirigere l'aratro su centinaia di miglia quadrate di buone terre fino allora
incolte; e quando l'imposta territoriale non impedisce che il capitale si accumuli
sotto forma di strade, di mezzi di trasporto ecc., ogni ostacolo a vincersi causa
di nuovi sforzi.
Un paese importatore, lasciando aperto il suo mercato alla concorrenza dei
paesi vicini, pu volgere a bene la naturale tendenza di trarre nuovi profitti dalla
sfera della produzione. Esso pu ottenere i suoi viveri, al prezzo pi basso, dai
paesi che li producono con un sistema manifattore ; pu pagarne il prezzo, in
utilit pi perfezionale di quelle che una popolazione isolata possa offerire. Se il
dazio imposto sui prodotti importati basso, la rivalit che si genera fra' con
correnti, per approvvigionare i grandi mercati, fa nascere una tendenza a river
sare praticamente l'imposta sul paese esportatore. Questa tendenza naturalmente
si ferma, con la possibilit di produrre costantemente a pi basso prezzo, sotto
mettendo alla coltura certi spazi di terra, ancora pi vasti che quelli di prima;
ma al presente, e per molto tempo ancora, havvi pure del margine.
Non si possono ottenere i medesimi effetti, come alcuni scrittori hanno asse
rito, per mezzo di un dazio di esportazione nel porto d'uscita, giacch gli effetti
di un'imposta non si misurano dalla somma che essa faccia riscuotere, ma dalla
comparativa pressione che esercita sulle diverse parti dell'associazione indu
striale. Ne segue che i pi semplici ed i meno oppressivi elementi che presenti
un dazio d'importazione (il quale, come abbiamo veduto, ordinariamente un'im
posta sul consumo), si sopportano pi agevolmente che i dazii d'esportazione, e
possono perci pi facilmente essere assorbiti dalla concorrenza. Egli soltanto
secondo questo principio, che un paese pu riversare sopra un altro una parte
delle sue imposte; ma la meta dell'imposta cos eliminala dev'essere modera
tissima.
Io credo avere ora dimostrato abbastanza che nessuna imposta direttamente
gravila, in ragione del suo ammontare, su colui che la paga, ma tende a cagionare
danni maggiori, minori o secondo che restringa la produzione, o semplicemente
comprima il consumo. Le idee generalmente accettale riguardo alla parit delle
imposte, si possono verificare per mezzo di questa regola. Nulla sembra pi ra
gionevole che un dazio di pedaggio; e nondimeno, nessuno pu realmente pre
sentare una maggiore disuguaglianza nella pressione che esercita. Il poveruomo
che trasporta, sopra un animale da soma, o sopra una carretta, il prodotto del
suo travaglio, paga il medesimo dazio, che un uomo il quale passeggia a cavallo
o in vettura per suo diporto. Per l'uno, il pedaggio un'anticipazione, per l'altro
non che una porzione di danaro da lui consacrato ad una spesa improduttiva.
Nel principato di Galles le barriere, che arrestano il transito dei prodotti delle
montagne verso i loro abituali mercati, minacciarono di rovinare la coltura d'in
tieri distretti, e cagionarono le sedizioni dei Rebecchisti. Inoltre, il valore di
ogni campo lungo una strada differisce, secondo la distanza in cui esso trovisi
dal mercato ; e il podere pi lontano da questo mercato quello ebe vale meno.
862 T. C. BANFIKLI).
ranno, come l'abbiamo veduto, e la tassa dei poveri cesser d'occupare il posto
importante, che finora ha tenuto nelle preoccupazioni dei cittadini.
La necessit di non lasciare che la minima potenza possibile nelle mani dei
meschini parliti, che, ricusando di soltoporsi alla pubblica opinione, possano nuo
cere al bene generale, fornisce un grave motivo di accrescere la sfera delle asso
ciazioni riguardanti l'imposta. Cos nel caso del bonificamento, non dovrebbe per
mettersi che una parrocchia o un distretto, da cui dipenda lo scolo delle acque,
possa imporre la sua volont a tutti i paesi a cui questo scolo sia necessario.
Riguardo alle generali disposizioni sanitarie, non si pu permettere ad una par
rocchia di persistere nel non riconoscere le provvidenze indispensabili alia pub
blica igiene, giacch essa non ha il diritto di nutrire nei limili del suo territorio
i germi d'una infezione, e non pu pretendere lo strano privilegio di propagare
le malattie. Come i bastioni delle citt, che nel medio evo erano scrupolosamente
guardati contro le loro reciproche aggressioni, e contro quelle dei nemici esterni,
caddero avanti alle generali provvidenze di polizia, meno oppressive e pi effi
caci ; cos le incompiute ed insufficienti precauzioni sanitarie, che convenivano
ai pochi bisogni ed ai ristretti mezzi d'una popolazione disseminata, devono in
grandirsi conformemente alla maggiore estensione, popolazione, e ricchezza, delle
grandi citt. L'economia di spesa, e i godimenti positivi che si possono ottenere
per mezzo di giudiziose associazioni, tendenti a migliorare lo stato delle grandi
citt, si sono vittoriosamente dimostrate avanti al Parlamento, nell'epoca delle
inchieste fattesi su tal soggetto, e non punto necessario di qui rammentarle :
ne deriva evidente la massima, che in simili associazioni, i menomi distretti de
vono conservare una ragionevole parte d'influenza; ma tulli gl'interessi devono
subordinarsi alle larghe vedute del bene generale.
Gli esempi pratici che somministrano le compagnie di distribuzione d'acqua
di Lorck e Nottingham, e quelle di pubblica salubrit di Manchester, felicemente
poscia imitate in Liverpool, offrono una debole indicazione del buon successo a
cui pu pervenire l'intrapresa del nettamento e bonificamento di strade e condotti;
quella della distribuzione di soccorsi medicinali, quella della purificazione dei
cimiteri, e infine l'introduzione di molti altri miglioramenti, imperiosamente vo
luti dalla nostra sociale condizione. Conviene sperare che la sanzione del Parla
mento permetter che questi primi saggi rapidamente si estendano sopra grandi
dimensioni. Ma per la societ, se avvi un urgente bisogno di salubrit, la diffu
sione del sapere, e l'accrescimento della potenza intellettuale, sono d'un'impor-
tanza anco maggiore; perch l'ignoranza, e la dissoluzione, che ne derivano, sono
da temersi anche maggiormente che i pi micidiali miasmi. Bisogna che l'asso
ciazione arrivi ad introdursi nell'educazione dei giovani. La storia ci mostra che
questa educazione ricercata, prima ancora che si soddisfino i bisogni materiali.
Nei primi periodi della societ, una ristretta cognizione dei fatti si acquista con
molto travaglio. A misura che le societ progrediscono, il sapere diviene grada
tamente pi agevole ad acquistarsi, e perci possibile estenderlo e variarlo,
senza imbarazzare il sano esercizio delle facolt intellettuali. Per quanto si possa,
l'educazione dev'essere distribuita in comune; e si sar distrutta una grande dif
ficolt su tal riguardo, allorch le associazioni sanitarie avranno acchetalo i
timori dei parenti intorno alla salute dei loro figliuoli. La pubblicit delle scuole
vantaggiosa alle abitudini ed ai costumi degli allievi, non meno che dei maestri.
DELLE IMPOSTE. CAP. VI. 865
CAPITOLO SECONDO.
Nome
del Situazione Esten Fitto
filtaiuolo sione per Indole del suolo
ettara
Ett. Fr
2 miglia da Edimburgo 806,55 Prati irrigati da' condotti della citt
Idem 432,40 Forniti d'ingrasso dal mercato
Idem 173,90 308,85 Idem
3 miglia idem 1 247,08 Idem
7 miglia 202,33 216,20 Idem
llope East Lotbian 263,03 97,30 Suolo arativo e prativo
Bell Berwick 223,37 75,65 Idem
868 T. C. BANFIELD.
Imposta
Indicazione Fitto pei ETTARA territoriale
Provincie de' poderi per eltara
massimo minimo
EU. Fr. Fr.
11 poderi 219,68 94,79 42,23
Lodi 101,56 25,16
Pavia 3 idem 117,36
15 idem (irrigati) 196,36 74.48 30,57
Milano 117,36 20,07
2 idem (non irrigati) 117,36
Varese 124,13 1) 24,71
Como 32,42
Dandolo I 153,37
CAPITOLO TERZO.
Valore prodottosi nella Gran Bretagna dalle manifatture di cotone.
Paragone delle somme apportate al commercio dall'industria del cotone negli
anni 1845, 1846, 1-847, per le spese di combustibile, macchine, materie da
tinta prodotti destinati all' imbiancatura ed alla slampa, interessi del capitale,
mercedi, profitti d'ogni natura, dedotto il costo della materia prima (cotone
greizo). Circolare di Du Fay e Comp., di Manchester. Gennaio 1848.
Di cui si :
Esportalo in filo 61,964,478 72,232,562 54,164,919
Cina, in proporzione del valor totale . 76,5 p. 0)0 70,66 p. 0|0 64 p. 0)0
(a) Il terzo di pi si giudicato dover corrispondere alla superiore qualit de' pro
dotti consumati sopra luogo. La differenza, tra il consumo nazionale del 1845
e quello del 1847, notabilissima, in questo senso, che dimostra, col solo articolo
del cotone, una diminuzione di 252,700,423 fr. !', bisognato che l'alto prezzo del
pane e lo svilimento generale delle mercedi, fossero compensati da restrizioni di
consumo sugli altri prodotti. In simili circostanze, le mercedi non possono far a
meno di abbassarsi ; ma che divengono i profitti?
Se i prezzi della materia prima fossero stati preservati dal rialzo, per mezzo di
arrivi sufficienti dalle Indie Orientali, si sarebbe potuto nel 1847 risparmiare 75
milioni di franchi sulle compre, per rivolgerli alla fabbricazione. In numeri ro
tondi, pu dirsi che il consumo interno assorbe un quinto in peso, ed un terzo
in valore, de' prodotti delle nostre manifatture.
Numero delle persone impiegate, nel 1859 e nel 1847, nelle manifatture
di cotone, di lana, di Uno e di seta, del Regno-Unito.
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(1) L'ispezione di questa tavola mostra quanto sieno erronee le idee de' comunisti
francesi riguardo alla concorrenza. evidente che il progresso avveratosi nella manifat
tura del cotone stato tanto in Inghilterra, quanto in tutti gli altri paesi, per termine
medio, bench in questi ultimi si sieno accordati de' grandi incoraggiamenti a siffatto
ramo d'industria, e bench la meta de' profitti si sia di molto accresciuta per effetto dei
dazii protettori all'importazione.
(2) Al " maggio 1847, 47,218 persone erano occupate su 5303 miglia (2054 chilom.)
di strade ferrate in attivit, e 256,509 sulle varie linee in corso di costruzione (Rapporto
de' Commissarii presso le strade ferrate).
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FINO
ORO
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PRODOTTO Valore al
prezzo
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Progresso annuale comparato 4,12 4,12 1,24 4,46 2,05 2,93 5,03 3,40 3,80 2
1
1.
4
Totali 1837
col
CAPITOLO nelC
impero
prodotto
d'oro
Quantit Progresso annuale comparato 4,45 4,38 4,87 2,63 4,63 7,37 7,75 7,85 40,25 40,7B
4.
1837
col
Progresso annuale comparato 0.97 0,96 0,95 0,94 4,01 4,06 4,02 4,27
I
I
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1837
col
478.33 468,30 469,73 464,29 462,40 476,08 473,58 497,60 185,07 4.740,28
Miniere private Ncrtshinska.
Oural,
ponds.
465.
Aitai.
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4 47
mi (842 1843 84
44 84
43 <846 Totale
Ambi 4837 1838 1839 1840
APPBND1CE. 873
PROGRESSO
I! conto de' prodotti mostra: 1 che gli scavi dell'Olirai hanno assai lenta
mente accresciuto la quantit d'oro che rendono; 2 che la produzione della
Siberia si decuplata; 3 che da dieci anni in qua l'insieme delle contrade pro
duttive della Russia ha quadruplicato i suoi prodotti.
AVVENIRE.
Dicesi che nuove miniere sono state scoperte nell'Oural. Inoltre, dalla proi
bizione, recentemente emanata con un ukase imperiale, di vendere d'ora in poi
le pubbliche propriet ne' distretti delle sabbie aurifere della Siberia, risulterebbe
che il Governo avrebbe fatto delle ricerche in questo senso, coronate da un felice
successo, e che quanto prima spererebbe di veder profittevolmente svolgersi le
laverie che sono gi state cos feconde negli ultimi quattro anni. Sembra perci
ragionevole di contare sopra un aumento nella provvista dell'oro, senza nondi
meno che fosse possibile di prevederne la proporzione n la costanza.
Se la produzione dell'oro, in Russia, continuasse a crescere fino a pi di 83
milioni di franchi all'anno, l'accumulazione che ne risulterebbe nell'anno 1900
eccederebbe la somma di 5,000,000,000. Ma se l'aumento progredisse nella
medesima ragione che fa attualmente, l'accumulazione diverrebbe qualche cosa
di pi favoloso,.
874 T. C. BAMMfcLI).
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APPENDICE. 975
IMPOSTA
Esempio della conversione a" un' Imposta sul prodotto, in Imposta (issa
sull'area coltivata.
certo che a queste condizioni la coltura del cotone deve essere abbando
nata, ovunque il prezzo della coltura ecceda scel. 2. 0 3(4 per beaga, ossia
scel. 4. 4 per acre (fr. 26. 37 per ettara). Il Rapporto al Comitato di Bombay
ha un gran valore, nel senso che dimostra l'indole oppressiva della contribu
zione fondiaria nell'India, e i suoi perniciosi effetti sulle diverse raccolte.
Fine.
877
CAPITOLO I.
Principii generali 738
CAPITOLO n.
Sulla rendila del suolo, sui profitti e sulle mercedi dell'industria agricola . 766
CAPITOLO III.
De' profitti e delle mercedi nell'industria delle manifatture 786
CAPITOLO IV. , .
Del commercio :,dei profitti e delle mercedi nell'industria mercantile. . . 806
CAPITOLO V.
Delle monete. Della circolazione. Del credito . 816
Appendice ; , , . . 867
E. PESHINE SMITH.
MANUALE
ni
ECONOMIA POLITICA.
881
PREFAZIONE.
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sua origine non meno, quanto perch perfettamente si adatta alla nostra orga
nizzazione sociale e politica. Era desiderevol cosa di mostrare ci che distingue
questo sistema, insieme con ci che ha di comune colle dottrine generali su cui
gli Economisti d'amho i lati dell'Atlantico sono d'accordo, in modo tale da dare
uno schizzo della scienza adattato all'intelligenza del lettore comune ossia all'istru
zione elementare. Ci imponeva allo scrittore tutta la brevit ch' comportabile con
una chiara dimostrazione de' capitali principia Tuttavia egli confida di averli ab
bastanza dilucidati per offrire un importante soccorso alla soluzione di molti pro
blemi, la diretta discussione de' quali fu costretto tralasciare con molte altre cose
ancora che avrebbero potuto aggiungere interesse all'opera ; e cosi egli spera che
mentre essa fornir ad un insegnante i germi di numerosi sviluppi, ogni nomo
di matura et, che leggerla sappia senza un tal corredo, trover che niuno sforzo
obbligato ad adoperare la sua potenza intellettiva, pi di quello che occorra ad
un cosi vasto soggetto di studio, concentrato in limiti tali che lascino sperare la
stia circolazione fra il pi gran numero di lettori.
Aprile 1853.
INTRODUZIONE.
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(J) Il limite delle nevi perpetue straordinariamente elevalo sul versatile setten -
trionale deH'Himalaya, e forse arriva all'altezza di 2600 tese, o 16,623 piedi inglesi, sul
livello del mare. Campi di orzo [hordeum hexasticon) si vedono nel Kurawur sopra 2300
tese,, o 1-4,707 piedi inglesi.; ed un'altra variet d'orzo scorsesi ancora pi alto. I grani
prosperano assai bene nelle montagne del Tibet, all'altezza di 1880 tese, ossia 12,022
piedi inglesi ..-Humboldt, Aspetti della natura. ...
884 K. PESH1NB SMITH.
alle cause conosciute quell'ordine indicato dalla legge, produrre 1' effetto
che desidera , invece di sprecare la sua energia e mancare allo scopo, cer
cando con ciechi sforzi di ottenerlo in modo diverso da quello voluto dall'Au
tore della natura. Quante infruttuose esperienze ci si sono, per esempio, rispar
miate quando la scienza chimica scopr la legge delle proporzioni defluite, e fece
gli uomini avvertiti come l'ossigene combinandosi cogli altri elementi in quantit
misurate da 8 e suoi multipli 16, 24 ecc., deve riuscir vano ogni tentativo di
effettuare una combinazione in altre proporzioni. L'uomo, dice un gran filo
sofo, non comanda alla natura che obbedendo alle sue leggi ; leggi le quali
non subiscono alcuna revisione, n contengono alcuna clausola eccezionale per
iscusare l'ignoranza, o privilegiare i favoriti.
egli possibile di solidamente edificare una scinza di Economia Politica?
In altre parole, vi sono leggi fondate sulla costituzione delle cose e dell'uomo,
successioni Osse ed invariabili di effetti determinali dalle cause che li precedono
le quali regolano i progressi degli uomini uniti in societ , nello estendere
il loro dominio sulla materia, e migliorare la loro intelligenza e moralit? e
possono queste leggi scoprirsi ? Quante di esse e quali sieno state scoverte una
quistione del tutto diversa. Quel ch' certo si , che vi han professori di ci
che chiamasi una scienza di Economia Politica, i quali insegnano nelle scuole
e ne' libri un corpo di precetti tendenti pi o meno all'oggetto da noi indicato
come quello delle sue investigazioni. Dall'altro canto, vi han di quelli i quali,
mentre concedono che questa scienza esister un giorno, negano che al pre
sente esista. Uno scrittore (1) che ha impiegato tutto l'acume della sua profes
sione legale, non che il suo gran talento ed il suo sano giudizio, a mostrare gli
errori dell'attuale sistema degli Economisti inglesi, nell'istante che esprime la sua
fiducia che apparir un giorno una scienza di Economia Politica che adempir
quanto promette una scienza che far piovere le ricchezze della natura sui
poveri morenti di fame parla nel seguente modo dello stato attuale del suo
proprio paese :
Per chiunque volga lo sguardo attorno a s, troppo evidente il bisogno
di un sistema di Economia Politica affatto diverso dal sistema inerte e sterile
che oggi in moda. Agli occhi di un accorto osservatore la societ moderna
presenta come conseguenza de' sistemi passati e presenti di Economia Politica,
de' risultati pratici per nulla lusinghieri. Gl'immensi progressi della scienza
fisica han mille volte moltiplicato i mezzi di produrre la ricchezza. Nella libe-
rale ed inesauribile natura v'ha sufficienza non solo, ma ancora abbondanza
per ciascuna creatura umana. Intanto una barriera misteriosa ed invisibile,
< che non si pu passare, osta alla distribuzione dei suoi beni, e respinge le
masse dalla terra promessa. Mali sociali, immensi e terribili, presenti e minac-
cevoli si fan giuoco della scienza de' saggi.
Economisti, guardate all'infinita ricchezza ed alla povert disperante del-
l'Inghilterra! Alle miriadi di affamati dell'Irlanda! Ai suoi figli pi cari che
fuggono per salvarsi le vite, come fece Lot dalle citt della pianura! Guardate
a' periodi alternantisi di prosperit, di ristagno, e di fame! Mirate alla vasta
(1) M. Serjeaut Byles, Sofismi del libero commercio, pag. 5, ottava edizione.
INTRODUZIONE. 885
Questo grande scrittore che gli Economisti moderni, ad onta delle loro de
viazioni dalle dottrine ch'e' reput fondamentali e fermamente stabilite, procla
mano ancora come il loro capo, ed a cui manifestano un'adesione generale, fu
nella sostanza pi corretto di loro, sebbene, forse, nella forma meno scientifico.
Se non fu sempre molto acuto nell'analisi, o tanto sollecito a trovare una tur-
mola generale per l'espressione di un certo numero di verit dipendenti da un
medesimo principio, sapea chiaramente percepire i fatti, e non fu tanto impa
stoiato da uno spirito di sistema che lo impedisse di essere sincero nella loro
esposizione. Non qui il luogo di criticare, n tampoco di enunciare de' risul
tati, ma apparir frequentemente nel corso di quest'opera che le leggi di cui arri
viamo a rilevare l'esistenza, ed a riguardo delle quali differiamo da' moderni
Economisti inglesi e dagli scrittori continentali che li hanno seguito, concordano
colle conclusioni di Adamo Smith, e, quantunque dedotte per diversa via, condu
cono allo stesso fine.
Maggiore difficolt, verissimo, incontrare si debbe nel formare una scienza
di Economia Politica, che nel trattare soggetti di un carattere meno complesso.
Essa abbraccia le relazioni fra gli uomini dotali di ragione e di volont riu
niti in associazioni, dove la ragione e la volont degli uni lottano con quelle
degli altri ed il mondo fisico, dove ci che esiste d'istinto e di volont, su
bordinato al dominio dell'uomo. Gli oggetti, le cui relazioni abbiamo ad esami
nare sono eterogenei, ed in qualcuno si trova un'apparente origine d'incertezza
perciocch la volont , per sua propria natura, respinge il principio he fon
dato sulla nozione di una necessaria successione di avvnimnti. Questi oggetti
l'uomo ed il mondo naturale hanno ognuno il suo sistema di leggi separato,
tutti e due che agiscono bens ad un medesimo tempo e cooperano insieme con
tutto il loro vigore, senza che l'uno invalidi l'altro, ci che sarebbe contrario all'idea
distintiva di una legge, ma producenti risultati per mezzo della loro riunita azione.
Siffatta considerazione pu suggerire il metodo di ricerca pi acconcio a rinscire.
Ben si conosce l'assioma della scienza fisica, che per determinare l'azione unita
di due forze, bisogna dapprima scoprire quale sarebbe l'azine isolata di ognuna,
separatamente considerata. Prudenza evidentemente vuole di cominciare da quella
che la pi semplice, ed a riguardo della quale si ottenuto il pi gran numero
di conoscenze accurate, dietro essersi accertati che le successioni di cambiamento
nella sua condizione hanno un'assoluta uniformit di rapporto colle condizioni
precedenti; in altre parole, che sia essa soggetta a leggi invariabili. Ci ne con-
durrebbbe a studiare prima le leggi generali del mondo fisico, sotto gli aspetti che
concernono il potere di acquisizione degli uomini. Tali sono le leggi della pro
duzione e del deperimento degli animali e dei vegetali, della formazione dei
snoli, e del loro adattamento all'abitazione ed alla coltura degli uomini. Qui al
meno noi camminiamo sopra un terreno fermo, e possiamo proseguire il nostro
cammino coll'aiuto di una luce chiara e certa. Se troviamo le leggi della materia
esser tali che nessun ostacolo necessario, creano alla libera azione di tutte le
facolt di cui dotata la natura umana, una gran pietra d'inciampo sar stata
tolta dal nostro cammino. *
11 pi potente istinto dell'uomo quello che trascina all'incremento della
popolazione. Gli Economisti europei, da Adamo Smith in poi, hanno general
mente creduto che (eleggi della materia fossero di- natura da rendere la repres
introduzioni-;. 887
sione di questo istinto essenziale al benessere detle societ. Il loro sistema im
pone all'umanit una legge in aperta lolla colle leggi immutabiji della materia
bruta. Per loro impossibile di elevare su questa base una scienza che consideri
le facolt umane come liberamente agenti in armonia colle loro proprie leggi (1);
e considerarle come agenti sotto restrizioni parziali ed incerte, aggiungere al
problema un'insormontabile difficolt. Se la difficolt puramente ipotetica, pos
siamo prooedere, con fondata speranza, a riguardar l'uomo tale qual', e colla
fiducia che possiamo, con sicurezza, inferire le uniformit dell'avvenire dalle uni
formit del passato. Possiamo studiare e comprendere l'uomo tal quale Dio l'ha
fatto; mentre che ritorceremo con disperazione gli sguardi dal miscuglio d'uomo
e di monaco, in proporzioni indefinite. > "
Allora dobbiamo vedere nell'uomo il padrone e non lo schiavo della na
tura, il padrone non l'arbitro dovendo agire in conformit delle leggi fisse
del suo proprio essere, di cui ognuna esercita la sua rispettiva funzione, e di
cui niuna sospesa pi di quello che lo sia la legge di gravitazione e sapersi
mantenere in quell'armonioso esercizio di tutte le sue facolt, nel quale consiste
la sua felicit, per mezzo dell'intellignza che gli fa conoscere l'inevitabile impero
delle leggi naturali , e gl'insegna come piegarsi alla loro forza irresistibile, e
come farsene uno strumento. < libero quegli solo che la verit rende libero;
senza di essa tutti sono schiavi .
He is the freeman whom the trulli makes free
. And
ali are slaves besides. ^-
'"."'
Se intendessimo dedurre le leggi della natura umana dalla loro manifesta
zione negli atti di un solo individuo, concluderemmo in un risultato erroneo,
poich non esistono due individui circondati dalle medesime circostanze, per
nulla dire delle originali differenze di costituzione. In Economia Politica, nondi
meno, ci che c'interessa, la condotta degli uomini riuniti in societ, condotta
che origina non dalla volont o dalle peculiarit di un individuo, ma da quelle
che caratterizzano la maggioranza de' suoi componenti. Per esperienza si tro
vato che le irregolarit, prese in masse sufficienti, tendono a regolarizzarsi, a
divenire suscettibili di una regola fissa e di calcolo. Nulla1 pi incerto, per
esempio, del tempo che un individuo di una data eia abbia a vivere. Poche cose
intanto sono pi certe che, su centomila nati presi indifferentemente in Inghil
terra e nel Paese di Galles, quindicimila circa muoiono nel primo anno, e quasi
cinquemila nel secondo; che un poco pi di un quarto del numero totale sar ces
sato di esistere prima della fine del quinto anno, e che circa la sola met arrivi a
sopravvivere sino ai quarant'anoi. Dietro dati ottenuti dal registro delle nascite e
delle morti sopra una grande scala, i matematici sono stati in grado di formare
delle tavole di mortalit, che danno, in media, il numero probabile degli anni che
vivr un considerevole numero di persone di una data et, con una tale preci
sione che offrono una base certa di operazione alle Compagnie di assicurazioni
per la vita. N questa regolarit limitata ai fenomeni che, come le morte, sono
(1) Nel leggere certi Economisti si sarebbe, portati a credere che i prodotti dell'in
dustria non fossero fatti per l'uomo, ma che l'uomo fosse fatto pe' prodotti . Droz.
888 K. PKSHINK SMITH.
(i) Mill, Logica, pag. 5CC, edizione di Harper, nella quate cita un articolo da lui
scritto nella London and Vestminster Reciew, ottobre 1836. -'-,'
(2) Carey, Principi di economia politica, voi. 1, Introduzione,
890 E. PKSHIM SMITH.
e dal Modo come trailo il suo soggetto, die' a vedere come assai pi giustamente
comprese lo scopo della scienza, della quale egli gettava le fondamenta. Se noi
attribuiamo alla parola ricchezza. il significato che una volta aveva di bene,
benessere {wal , well-being) questo titolo differir, poco d quello che noi' ri
guardiamo come l'oggetto dell'Economia Politica. Se l'abbzzo de' pai importanti
principii che noi andiamo a presentare esatto, si rilever chela massima ric
chezza delle nazioni, nel modo come comunemente s'intende, non pu coesistere
se non con quella tale ripartizione di essa che metta gli uomini di ogni classe in
grado di viepi coltivare- i loro talenti e le loro affezioni; ripartizione che ei ef
fettua per mezzo della regolare azione delle leggi naturali, e che non contra
riata e repressa se non dagli sforzi dell'ignoranza e dell'ingiustizia. '
891
MANUALE
DI
ECONOMIA POLITICA.
CAPITOLO PRIMO.
Funzioni come queste cosi sempre attive, le quali non hanno nessuna inter
ruzione naturale, e che non sono n derivate, n dirette dalla volont, abbiso
gnano evidentemente essere fornite di materiali per la loro azione, prima che
l'uomo possa consacrare un lavoro produttivo alla soddisfazione di ogni altro
bisogno di minore intensit. Pi esse richiedono, men si pu concedere alle
altre. Meno tempo l'individuo 0 la societ trova indispensabile a consacrare a
quest'oggetto, pi ne rimarr ad impiegare per la soddisfazione degli altri bisogni.
Questi ultimi non mancano di assorbire quel tempo o lavoro, per quauto molto
si siar che non occupato dalle primarie necessit; poich Ja caratteristica del
l'uomo, nella sua nobile natura, di avere desiderii insaziabili che sempre pi
si estendono in sfere pi larghe come que' circoli che successivamente si for-
maoo sulla superficie dell'acqua alla caduta di una pietra. La natura animale
non ha qualit siffatte, poich le sue funzioni si operano di una maniera mec
canica, sotto l'impulso dell'istinto, che non suscettibile n di progresso n di
miglioramento. Essa non pu .trovare alcun nuovo piacere , perch ogni pia
cere risulta dall'attivit di funzioni che, ove sono sottoposte ad una forza
costante, non possono avere che un'attivit circoscritta dentro un limite Asso, e
la capacit pi'l piacere non pu essere che del pari costante. La sfera de' suoi
bisogni piccola ed invariabile; una volta esaurito, lo Btimolo' ad agire viene a
cessare, e la natura animale si rimane soddisfatta. La sua costituzione fatta
per una condizione stazionaria, ch'essa non cerca mai migliorare. Le volpi che
Nerorod cacciava avevano la slessa velocit ed astuzia, e non minore avidit di
pollame, o di ogni altra cosa di ghiottoneria volpina, che quelle prese nella trap
pola da David Crocket. Crocket, all'incontro, desiderava mille cose, per le quali
Ulisse, dopo tutti i suoi viaggi e tutto quello che aveva veduto, non manifest
alcun desiderio; e gli uomini dell'anno 1900 avranno altrettanto nuovi molivi
di azione, per quanto avranno nuove utilit e piaceri, di cui noi non abbiamo
alcun' idea.
Le leggi clie governano la produzione degli Alimenti sono adunque il punlo
di partenza dell'Economia Politica, e la base su cui questa scienza, debbe fondarsi.
Per esporle nella vasta generalit, che i progressi della scienza Gsica fatti negli
ultimi venticinque anni, e soprattutto nella chimica organica, ci permettono- di
fare, uopo di alcune preliminari considerazioni.
1 fenomeni dell'universo visibile si risolvono in Materia e Moto. L'uno
l'altro uniti insieme producono la Forza; e la Materia stessa stata, in un'ana
lisi metafisica, riguardala come il risultato e la pruova di un equilibrio d forze.
Loro attributo e quello di trovarsi in continua circolazione e in un perpetuo flusso
e riflusso. L'uomo non pu creare n distruggere una particella della materia,
n modificare per nulla la quantit di l'orza che nel mondo esiste. Il di lui po
tere, quanto a questa, si limita a cambiare il modo di sua manifestazione, a di
rigerla, e distribuirla. Nella materia essa latente, e l'uomo pu metterla in libert
distruggendo l'equilibrio di altre forze che la tengano in riposo. Ci pu fare,
dando la convenevole direzione a qualche forza indipendente che esista nel seno
delia Natura, e la quale, dopo aver compiuto la sua missione, entra in un nnovo
equilibrio con una o pi forze libere, per rimanere in riposo sinch non venga
di nuvo evocata per un altro uso. Ogni sviluppo di forza, intanto, importa un
consumo di materia, non mica la sua distruzione, ma un cambiamento di forma.
MAH RIA E FORZA CIRCOLANTE. CAP. I. 893
Per produrre in una batteria una data quantit di luce o di calore, o pure una
certa quantit di movimento elettromagnetico, onde trasmettere, per mezzo dei
Ali de.1 telegrafo, un messaggio da Nuova-York a Buffalo, indispensabile che una
certa quantit di zinco sia bruciata da un acido e convertita in un ossido. Per
far camminare un battello a vapore per la lunghezza di cento miglia, bisogna
che una data quantit di carbone sia decomposta in gas ed in cenere, ed una
data quantit di acqua trasformata in vapre. Per effettuare un'azione muscolare
net corpo umano, il cervello batteria galvanica della struttura dell'uomo
bisogna che invi il suo messaggio lungo i fili del telegrafo animale, i nervi, e si
distacchi cos da una porzione della sua sostanza; ed il muscolo, obbedendo al
comando, subisce un cambiamento, per cui una parte della, sua sostanza perde
le sue propriet vitali, e s separa dalla parte vivente, unendosi coll'ossigene e
trasformandosi in materia disorganizzata per essere espulsa dal corpo. Legymnoti,
o anguille elettriche dell'America meridionale, a forza di stimolarle per far loro
dare delle scariche elettriche, si spossano, ed allora si pu toccarle senza. peri
colo. Abbisognano pi di un lungo riposo e di abbondante nutrimento per riac
quistare la forza galvanica che hanno perduta. Non altrimenti, falla sola diffe
renza nella proporzione, avviene nell'uomo. r ;
Il telegrafo elettro-magnetico ha reso familiare a molti de'nostri lettori la bat
teria che lo fa muovere. Bn numero di lamine di zinco e di rame sono alternativa
mente disposte in un vaso contenente un acido. Quando le estremit dell'apparec
chio sono congiunte per mezzo di un filo metallico, comunque lungo si sia, un'a
zione chimica comincia sulla superficie del zinco, e lungo il filo si propaga una
forza, colla quale possiamo innalzare pesi, mettere ruote in movimento , e de
comporre i composti, i di cui elementi abbiano la pi grande affinit fra loro.
Al momento in cui la continuit del filo interrotta ed infranto il circuito, la
forza sparisce, e l'azione tra l'acido e lo zinco immediatamente si arresta! Quando
l.i comunicazione si ristabilisce, l'azione dell'acido sullo zinco si rinnova, e la
forza ch'era svanita riappare con tutta la sua primitiva energia; La sostanza del
filo npn pertanto, che il mero conduttore della forza, e non contribuisce in
altro modo alle sue manifestazioni. Fra questo ufficio e quello che l'uomo eser
cita a riguardo della materia e delle forze della Natura vi ha qualche cosa di
analogo. Egli non serve che a farle circolare, snza nulla aggiungere o dimi
nuire alla loro quantit. La sua persona non che una scena nel teatro della
loro azione, su cui esse hanno le loro uscite e le loro entrate, su cui ognuna,
a sua volta, rappresenta molte parti subendo e. cagionando trasformazioni; ma
nella loro essenza sono immortali, e per infinite vicissitudini percorrono un
cerchio di varie utilit che servono alla vita ed al mantenimento dei mezzi
della vita. . .
Quanto qui della materia e delle forze ci riguarda non die i loro rapporti
colla nutrizione umana.
L'uomo si nutrisce di vegetali e di animali. Gli animali che egli consuma,
hanno essi pure per alimento i vegetali; e questi, alla loro volta, digeri
scono, gli elementi inorganici forniti dal suolo e dall'aria. La chimica moderna
ha provato che gli elementi costitutivi di tutto , son il carbonio , l'ossigcne,
l'azoto, e l'idrogene, che formano la parte principale della creazione organica,
e Io zolfo, il fosforo, il cloro, la calce, la potassa, la soda, il ferro, ed alcune
8U4 u. l'iiartiMi suini.
altre sostanze inorganiche (J). Questi ejemenli necessario che s'introducano
nel corpo vegetale o in quello dello animale, perch o l'uno o l'altro possa vivere
e crescere. dalla combinazione loro, .in proporzioni e numeri differenti, che si
formano, l'aria, l'acqua, e le rocche, e ancora le terre, le quali sono il risultato
della decomposizione di queste.
Che gli elementi incorporati nella forma di vegetali e di animali, si deri
vano dall'aria, l'acqua, la terra, e le rocche, esperienze ripetute han concorso a
dimostrarlo ; si osservato difalti che le quantit precise degl'identici elementi
dagli uni acquistati erano sparili dagli altri, sotto circostanze appositamente
preparate in modo da, escludere il caso che desse quantit potessero essere ve
nute, da contributo diversi da quelli sorvegliati dallo sperimentatore. Pei
ragguagli circostanziati delle esperienze ed i ragionamenti per cui mezzo si
arrivato a queste conclusioni, rimandiamo lo studente alle opere di Liebig, e a
quegli altri scrittori sulla Chimica Organica, i quali hanno proseguito nella via
delle investigazioni che egli ha aperto e con tanto successo percorsa. -,
La propriet fondamentale della vitalit, comune a tutti i corpi organizzati,
consiste nella loro costante rinnovazione materiale; attributo, il quale li distingue
da' corpi inerti o disorganizzati, la cui composizione sempre Ossa. Questi ultimi
si possono artificialmente comporre, mettendo insieme le loro parli costituenti;
mentre nessun talento chimico capace di produrre il legno, lo zucchero, l'amido,
il grasso, la gelatina, la carne, ecc., i di cui elementi, sebbene ugualmente sem
plici e ben noti, ricusano di combinarsi in corpi organizzati, tranne che non fosse
per l'operazione di quel potere misterioso chechiamiamo forza vitale. La forma
zione di un cristallo il pi elevato fenomeno: che noi conoscessimo, non esi
gendo che una sola azione, quella dello accrescimento pu eseguirsi da un
chimico; invece che la formazione di una semplice cellula, come .quelle che com
pongono il fungo, e le piccolissime alghe che colorano Je acque degji stagni, ben
ch sia l'infimo de' fenomeni organici, comprende la doppia azione del succiamene
e dell'eliminazione, e sfida il genio creatore della scienza. li al di l del potere
dell'uomo di produrre la pi' meschina forma di vitalit e la meno complessa (2).
Nonostante che gli elementi primarii della vitalit siano con abbondanza
sparsi nel mondo naturale , i soli vegetali hanno un sufficiente potere di assi
milazione per comporre i loro tessuti direttamente dalla materia inorganica, dai
(i) Il carpo umano, le ossa comprese, composto di circa tre quarti di materia
solida principalmente di carbonio e di azoto fi resto acqua. Se si comprime sotto
una soppressa idraulica un uomo del peso di 160 libbre, usciranno 120 libbre d'acqua,
e resteranno sole 40 di materia secca. Un uomo adunque, chimifamente parlando,
un poco meno di cinquanta libbre di carboniq e d osoio, diffusi in sei secchie d'acqua.
Berzelius, riferendo il fatto, giustamente osserva che l'organismo vivente deve essere
riguardato come una massa disciolta nell'acqua; e Ballon, dietro una serie di espe
rienze fatte sopra se stesso, si accert che nel nutrimento con cui noi cotidianamente
sosteniamo questo edificio fabbricalo d'acqua, i cinque sesti si compongono d'acqua.
London Quarterly Review. , -
(2) lo so che un filosofo inglese, M. Crosse, crede di avere ottenuto, per mezzo del
galvanismo, tm insetto vivente, da una quantit di vetro solubile fatto di puro cristallo
nero e di soda caustica, disciolti in acqua distillata. Non da dubitare sulla buna fede
e l'intelligenza di M. Grosse. Quantunque non eia disposto ad alterare il testo, stimo
opportuno di aggiungere questa nota. ,
MATERIA K FORX.A CtKCOLANTB. CAP. I. 89i>
materiali liquidi e gazosi, e dalle tnollecole lerrqse, che altro noo sono che minerali
decomposti (1). N.d solo, ma ancora nessuna parte di un essere organizzato
pu servire di nutrimento a' vegetali, sintantoch essa, per mezzo della putre
fazione e decomposizione; non abbia preso la formi di materia inorganica.
.-ill'atta propriet ci che rende l'organizzazione vegetale la base costitutiva di
tutte In altre. Nell'assenza di vegetazione gli animali tutti dovrebbero essere car
nivori, e sussistere colla reciproca distruzione, la quale ben (osto esterminerebbe
le loro specie. Per questa ragione la yita vegetale dovette, necessariamente pre
cedere l'animale. E che cosi sia avvenutole stato abbastanza provato dalle ricer
che geologiche, le quali, scoprendo la storia de' secoli primitivi nelle viscere delle
rocche, ci apprendono che dopo che crebbero i licheni e le felci, un assai lungo
periodo di tempo dovette scorrere, prima che la specie pi umile di animali sia
comparsa sulla terra. .. -
L'organizzazione animale, all'incontro, per mantenersi e svilupparsi- richiede
atomi fortemente organizzali. Il nutrimento degli animali, in tutte le circostanze,
si compone di parti organiche. Mentre alcuni si nutrono dirttamente di vegetali,
altri hanno bisogno che la materia sia pervenuta ad un pi alto grado di esistenza
vitale per assimilarsela, e si nutrono di animali inferiori. Avendo essi una
pi debole capacit di assimilazione, necessario che i loro alimenti siano
per mezzo di agenti intermedi! formati in combinazioni che si conformino
con quelle de' loro tessuti assai pi ancora della organizzazione vegetale.
Senza un tale ordine di cose ed una gradazione di questo genere, gli esseri di
una natura pi elevata o perirebbero per difetto di cibi, o sprecherebbero tutta
la loro attivit in trasformazioni chimiche, senza riserbarne alcuna parte per la
locomozione o per altro sforzo muscolare. Noi possiamo qui osservare, che con
una tale necessit di vincere e catturare una preda/si acquista un grado di po
tere mentale, che rende gli animali carnivori capaci a formare de piani, e ad
ottenere cor soccorso de' loro simili, quelle cose che isolatamente non potrebbero.
il ragno lsse la sua artificiosa tela per aUrappare ie mosche,. ed i lupi si riuni
scono a branchi per far la loro caccia. Le funzioni superiori sono dapertutto
unite a meno energia nelle inferiori. Gli esseri in cui queste sono pi sviluppate
sono indipendenti, e valgono a se medesimi, ma hanno poca forza istintiva e
niun potere al di l di quello che occorra per la soddisfazione de' bisogni di prima
necessit. Come, salendo per l scala degli esseri, arriviamo all'uomo, corona
ed apice di ogni cosa, lo troviamo.il pi dipendente di tutti, il pi prono all'as
sociazione, per la quale, la virt della parola, lo fa pi adatto; e sebbene isolato
egli sia fra gli esseri il meno capace a bastare a se medesimo, per mezzo del
l'associazione si guadagna il dominio sulla Natura e sulle di li forze, animate
ed inanimate.
Un'altra distinzione v'ha ancora fra la vita animale e la vegetale. La nascila
e lo sviluppo de' vegetali dipende dalla eliminazione dell' ossigehe dall'altre
parti che compongono la loro nutrizione. Questo gaz viene da loro di continuo
esalato nell'aria dalla superficie delle loro foglie. La vita poi degli animali si
mostra neir assorbimento continuo dell'ossigene dell'aria, e nella sua combina
zione con certe parti costitutive del corpo. L'ufficio suo quello di produrre il
calore animale, bruciando le sostanze combustibili del, corpo ; si combina col
carbonio degli alimenti, ed in questa operazione si distacca la stessa precisa
quantit di calore, come se direttamente si bruciasse in aria. Ci che ne risulla
un gas acido carbonico, il quale si tramanda dai polmoni e dalla pelle; le
foglie delle piante lo assorbono, il carbonio si separa e s'incorpora alla loro
sostanza, e l'ossigene esalato di nuovo nell'atmosfera, ricomincia la sua cir
colazione.
Descriviamo un po' pi ampiamente questo ciclo. Il carbonio unendosi,
nella pianta, coll'acqua, forma, fra le altre cose, l'amido che dall'umore suc
coso si distribuisce nelle parti che ne abbisognano. L'amido trovasi in grande
quantit ne' grani. Nel frumento, esso esiste nella proporzione della met del
peso, e non si compone che di carbonio e di acqua. L'uomo si nutre di
grano, ma nel suo corpo non si trova amido. Quando esso entra nel suo
stomaco si opera una trasformazione chimica, una lenta combustione, di
fatto, per la quale il carbonio dell'amido si combina coll'ossigene, formando
un gas acido carbonico ; gas, che di Unita all' acqua convertita in forma di
vapore, sono tramandali dall'organismo umano per essere di' nuovo trasformati,
nel laboratorio della pianta, nell'amido da cui originarono. Per tal modo, dopo
di avere soddisfatto il bisogno nostro dell'interno calore, dalla cui conservazione
dipende la vita animale, i due elementi distaccati vengono dalle piante ricomposti
per formar parte della loro sostanza, e quando l'abbiun completata tornano di
nuovo ad alimentare il calore dell'economia animale.
1 folli che abbiamo citati basteranno, per quanto riguarda le parti organiche,
a dimostrare la legge di trasformazione reciproca tra gli animati ed i vegetali,
e della dipendenza degli unt dagli altri per la rispettiva esistenza. Lo scambio
de' loro elementi si compie per mezzo dell'atmosfera, da cui le piante si hanno
la massima parte della loro nutrizine (1). Si osservato che, bruciando uqa
(i) Si fecero seccare duecento libbre di terra, ediappresso mettere in un gran vaso
di creta; furono quindi inacquate d'acqua piovana, e vi si piant un salice dei peso di
cinque libbrf. Pel' corso di cinque anni la terra fu con cura jnafRsta d'acqua piovana.
Il salice crebbe e prosper; e per impedire che la terra s'immischiassc'cn altra terra
portata dal vento, si copri con una lastra di metallo tutta traforala con un'infinit di'lnichi
che impedivano l'accesso a qualunque cosa tranne che all'aria. Dop cresciuto per cinque
anni in questa terra, l'albero fu tolto, e pesatolo, si trov che aveva aumentato di cenio
sessantaquatlro libbre. Ed in questa valutazione non si comprese il peso delle foglie e
de' rumi morti che in cinque, anni erano caduti dall'albero.
Ora rimane a spiegare il fatto. Fu tutto questo guadagnalo dalla terra ? Essa non
era sensibilmente diminuita ; ma, onde rendere l'esperienza decisiva, fu messa di nuovo
MATERIA K FORZA CIRCOLANTE. CAP. I* 897
nel tempo delle inondazioni, dalle allure ove i torrenti hanno la loro origine,
sono state depositate in alluvioni sulle basse .pianure. Sopra il sottosuolo si
estende uno strato di terriccio, che proviene dalla decomposizione de' vegetali e
degli animali. Le radici delle piante, penetrando per il terriccio sino, al sottosuolo,
estraggono da ognuno di essi la specie dell'elemento organico o inorganico di cui
si nutrono. Scopo della cultura di facilitare siffatta operazione. Nell'ordine
della Natura^ nondimeno, ed indipendentemente dal lavoro. agricolo, manifesto
che la pianta, per la decomposizione delle sue foglie e de' suoi rami che cadono,
ed infine per quella della sua intiera sostanza, debbe ritornare al suolo tutta la
materia solida che essa ne aveva cavato nel tempo della sua vita. Se la pianta
serv di cibo ad un animale, lo stesso multato seguir, sebbene, per un inter
medio di pi. Durante la vita dell'animale, i materiali solubili del sua nutri
mento ritornano alla terra per mezzo delle sue orine, gl'insolubili, per mezzo
degli escrementi solidi, e qutndo pi non vive U suo cadavere restituisce ajla
terra il complemento degli imprestiti che ne aveva ricevuti. Se poi l'animale serve
di cibo ad altro animale, o pure all'uomo, non vi che un passo di pi a fare
nella via che conduce allo slesso destino; perch l'uomo, ancora, rende al suolo
l'esatto equivalente delle cose di cui si nutre, e lo rende in uno stalo, acconcio
ad essere immediatamente assorbito dalle radici delle piante.
Le rocche sotto-adiacenti, e che formano iL sottosuolo, non sono esse pure
che combinazioni di ossigene, con basi melalliche. Le rocche che formano la
crosta della terra sono in tutto circa met ossigene. Egli chiaro abbastanza,
che se, per un mezzo qualunque, le molecole delle rocche sono portate solla su
perficie, e si dissipano nell'aria, o entrano nell'organismo delle piante e degli
animali, bisogna che ritornino di nuove alla terra o all'atmosfera: Nell'economia
della Natura, disposto che le foglie, che annualmente cadono dagli alberi, con
tengano sette a quindici volte pi di minerali terrosi, che i tronchi. Quando l'uomo
ha esausto la superficie del suolo, come avvenuto in alcuni luoghi de' nostri
Stati del Sud, mandando i suoi prodotti in paesi stranieri, ed abbandona i
campi che Ita impoverito, la fertilit loro vien gradatamente risorgendo in con-
Seguenza di queslo mezzo provvidenziale. I semi del pine vi sono portati dagli
uccelli, e dal vento dispersi : indi cominciano a germogliare nel suolo abbando
nato, e sprofondando le loro lunghe radici, tirano su la sostanza minerale da una
profondit a cui non potevano arrivare le piante che han tolto, alla superficie le
sue qualit nutritive: Questa sostanza si accumula nelle fglie, le quali cadendo
e decomponendosi sulla terra, formano a poco a poco un suolo adatto a pro
durre fruiti pel nutrimento dell'uomo.
Se la vegetazione si lasciasse meramente crescere e putrefarsi , come nello
stato di Natura, sulla terra, chiaro che ogni cosa che dal suolo si estrae, vi ri
torna. Nondimeno, imporla di osservare, che se la pianta passa per gli organi
digestivi di un animale , vien tritata in minuti frammenti, e cos preparata
ad unirsi pi presto cogli altri elementi, e a fertilizzare il suolo ancora pi
presto di quello che lo farebbe se vi si applicasse nella sua condizione natu
rale. Essa si combina, inoltre, cogli elementi organici, che l'animale trae dal
l'atmosfera; e le egestioni degli animali abbondano di azoto pi delle so
stanze alimentari nel loro stato originario. perci che si introdotto l'uso
, .VIA TKBIA E 1-VJUA CIHCO.AMTK. CAP. I. 899
di nutrire gli animali nelle stalle, e senza far nulla, come macchine per produrre
l'ingrasso. (1).
11 professore Norton ; alla fine dei suoi Elementi d Agricoltura Scienti
fica cosi riassume le .dette idee. Noi possiamo seguire ogni particolare so
stanza ne' suoi passaggi, dal suolo inanimato alla pianta vigente, dalla pianta
all'animale sensibile, ed infine vederlo ritornare al suolo. In tutti questi muta-
rueuti, la sua natura rimane la slessa, ma ci si presenta costantemente sotto
forme nuove...... Avvi una continua catena di circolazione dalla terra, passando
per la pianta, all'animale, e dall'animale di nuovo alla madre terra. Osser
vando questa catena, e le varie trasformazioni della materia nel suo corso,
possiamo sperare di divenire viemaggiormente istrutti in ogni ramo di agricol
tura. Noi scopriamo che nulla perduto :'se bruciamo un pezzo di legno,, esso-
dispare, ma per essere convertilo in acido carbonico ed aequa, che sono pronti
entrambi ad entrare in nuove combinazioni. L'animale o la pianta muore, e dopo
qualche tempo dispare ancora, ma nella sua decomposizione ogni particella som
ministra un elemento per una nuova serie di cose viventi ...' -
oggi' pi di mezzo secolo che Mr. Malthus pubblic il suo Saggio Sulla Popo
lazione in cui si prova ci che prima era slato dimostrato senza desiare una
grande sensazione che la razza umana dotata di una potenza generatrice., la
quale pu farla raddoppiare in venticinque anni, e che, sebbene questa propor
zione di aumento siasi di rado, se forse non mai, effettuata in un lungo, spazio di
tempo, pure la sua naturale tendenza di crescere in una progressione geometrica.
Dall'altro lato, egli sostiene che, considerando in generale lo stato presente della
terra, impossibile che i mezzi di sassistenza, anche nelle circostanze le pi fa-
voreyoli alla industria umana, avessero ad aumentare in una progressione pi
rapida dell'aritmetica . Egli semplifica le tendenze dispacala dicendo: La spe
cie umana crescerebbe come i numeri 1, 2, 4, 8, lfr, 52, 64, 128, 256;, e le-
sussistenze crescesebbero coma l, % 5, 4; 5, 6, 7, 8, 9 .
Mill Giacomo (Elementi di coanmia Politica) usanda, ii tenmine capitale in
un senso che abbraccia i mezzi di sussistenza, e tutto ci che si pu' dare, in
cambio di. essi, stabilisce in questi termini, la dottrina che egli divide con
MaJthus. : ' ; \
i| nitidi a sufficienza provato che hi popolazione ba una tendenza ad aumentare
pi presto che il. capitale. Se ci vero, non importai al presente scopo investigare la
- (t) ni nostri, fittaiuoli del Nor,fplk. danno qualche, volta al loro bestiame un moggio
di sansa di seme di Ijno al giorno, non per guadagnar danaro in mpdo diretto colla ven
dita del bestiame, ma indirettamente' pel la buona qualit dell'ingrasso che si ottiene.
Nel Lancashire s'incontrava' una vasta estensione' di terre poverissime, le quali lrenl'anni>
addietro non erano ohe mere paludi; qel mezzo sorgeva un'alta torre^ da cui il viag
giatore . poteva orientarsi. Quelle immense paludi sono adesso trasformate e coltivate, e
pagano una rendita annuale di venti scellini (sterlinij. Ma l'abilit dei linai nuli chele tiene
in questq stato di coltura. Eglino sono possessori di bestiame, che nutrono di sansa di
seme di lino, e sebbene questo bestiame non valga la met della sansa adoperata per
suo nutrimento, pure fornisce per essa un concime che li mette in grado di raccogliere
orzo e grano, di manteuere le loro famiglie, pagare il prezzo ,deb loro aitino, e mettere
qualche cosa da parte . -n Prof. Johriston, Relazione letta, alla Societ Agraria della
Stato di Nuova- York sulle operazioni del 1849, pag. 249.
900 E. PESHINE SUI 1 H.
rapidit di tale aumento. Per quanto Tento sia l'aumento della popolazione, purch quello
del rapitale lo sta ancor pi, le mercedi saranno ridotte ad un termine ti basso, che una
parte della popolazione regolarmente morir di miseria. E questa terribile conseguenza
non pu essere altrimenti stornata che dall'uso. di mezzi, i quali faccipno che l'aumento
del capitale non sia minore di quello della popolazione. V. nostra edizione, voi. V,
pag. 726. . '.-'
11 passo che noi abbiamo segnato in corsivo, non che il risultato logico e
necessario della libera azione delle leggi della natura umana e della natura fsica,
nel modo che Malthus le ha concepite. L'umanit ne viene disanimala, e natu
ralmente cerca un rimedio nel resistere alle inclinazioni che le son proprie. Mr.
filili, quindi, nelle successive pagine della sua opera, esamina la quistione, con
quali espedienti si possano far andare di pari passo la popolazione ed il rapitale,
se, ossia reprimendo la tendenza della popolazione ad aumentarsi, oppure cer
cando di accelerare al di l del suo ordinario sviluppo Io incremento del ca
pitale ; e Analmente arriva alla conclusione che il benessere umano non pu
assicurarsi sol colla adozione de' mezzi efficaci per far aumentare il capitale altret
tanto rpidamente che la popolazione , e che il gran problema pratico di
rinvenire i mezzi come limitare il numero delle nascite .
, Le idee di Mr. Malthus sono state adottate, non sol da Mr. Mi 11, ma benanco
dalla pi gran parte degli Economisti inglesi sino al giorno d'oggi, e traversando
lo Stretto, han trovalo l'accoglienza e l'approvazione della pi parte degli scrittori
del Continente: Egli ben vero, che varie teorie sonosi proposte, onde mostrare che
si possono evitare i tristi risultati i quali necessariamente emergono da' principi! di
Malthus, e che forze controbilancianti frenano, il naturale aumento della nostra
specie. Tuttavia, niuno ha riconosciuto qualche cosa di simile ad uh equilibrio
naturale tra la popolazione e le sussistenze, ove gli uomini, per un lungo teoipo,
crescessero di numero con la rapidit chei loro istinti nativi, in uno sviluppo nor
male e salutevole, permetterebbero. In prova di ci, invece di annoiare il lettore
con molte citazioni, ci basta ricordare l'espressione del London Times, quando
annunziando quello spaventevole fatto, provato dal censo del 1851, venuto giu-
st'allora di pubblicarsi, che il numero degli abitanti dell'Irlanda aveva diminuito
di 1,659,350 nei dieci anni* precedenti esclamava: Durante un'intiera genera
zione l'uomo stato in quel paese una superfetazione, e la popolazione un flagello.
E ripetutamente tornando sul medesimo soggetto, il Times rappresentava il senti
mento con tanta bruschezza espresso, come quello che regnava nella mente di
tutti gli Economisti della Gran Bretagna.
Non questo il luogo in cui ci appartenga esaminare il modo di procedere
dell'uomo nella coltivazione della terra , il che Mr. Malthus ha con molta cura
trattalo ne' suoi Pripcipii di Economia Politica , pubblicali nel 1&15, spie
gando insieme perch i mezzi di sussistenza aumentano in una proporzione mi
nore della popolazione. La dottrina sulla rendita, fondata su questa teoria, e pi
generalmente attaccata al nome di Ricardo, verr naturalmente sotto esame in
un altro capitolo. Per ora ci basta osservare, che la teoria Maltusiana su' rap
porti tra la popolazione e le sussistenze ad evidenza fondata sul falso principio,
che la consumazione che fa l'uomo degli alimenti sia la loro distruzione che
avendo una volta servito al mantenimento della vita animale, perdano e si esau
risca del tutto la loro attitudine a contribuire al medesimo scopo. Il non volere
osservare che nel corso naturale delle cose essi ritornano alla terra, per essere di
MATERIA K FORZA CIRCOLANTK. CAP. I. 901
permesso a' doni che ella ha accordati, di far ritorno nel suo seno per fecondarla
di nuovo, conformemente alla legge della Natura. Dall'altro canto, abbiamo
esempii di terreni sterili, immensamente ingrati, nella loro condizione primitiva,
ai quali la presenza dell'uomo ha comunicato la fertilit, virt progressiva che
sempre si accresce coll'aggregazione de'consumalori di alimenti, che sono ancora,
ugualmente ed allo slesso tempo, veri produttori di alimenti. M. Thiers cita,
nell'estratto che segue, molti di questi esempii : Dopd tutto, lo- spazio nulla.
Spesso sulla pi vasta estensione di terra, gli uomini incontrano difficolt a vivere,
e spesso all'opposto, vivono nell'abbondanza sulla pi ristretta estensione di ter
reno, Un acre di -terra in Inghilterra o in Francia nutrisce un numero di abi
tanti cento volte maggiore di quello che faccia un acre telle sabbie della Polonia
o della Russia. L'uomo porla con s la fertilit: dapertutlo ov'ei s'affacci, spunta
l'erba, il grano germoglia.' Egli perch ha la -sua persona ed il suo bestiame,
dovunque -si ferma spande il suo umore fecondatore. Se dunque potesse imma
ginarsi ufi giorno in cui tulle le parli del glebo fossero abitale, l'uomo otterrebbe,
dalla medesima superficie, dieci, cento, mille volle pi che altrimenti non rac
coglie. Di che mai, difalli, puossi disperare, quando si vede che sa Creare una
terra vegetale sulle arene della Olanda! Se venisse a mancargli lo spazio, le sab
bie del Sahara, del deserto di Arabia, di quello di Cobi, si coprirebbero della fer
tilit che lo siegue; saprebbe ancora costruire a foggia di terrazzi i fianchi del
l'Atlante, dell'Imalaya, delle Cordigliere, e vedreste la coltivazine elevarsi sino
alle cime le pi erte del globo,, e a quelle altezze solo arrestarsi dove ogni ve
getazione finisce . _.'
Dd[io avere, cos corrntemente, stabilito le leggi generali che, indipendnti
dall'umana azione, operano nel ciclo della vita animale e della vegetale, sianI
apparecchiali a seguire i passi come il suolo vien preparandosi per essere 11 tea
tro del lavoro dell'uomo, e i progressivi risultali che ottiene dai suoi sforzi
pet procurarsi la sussistenza, e sovvenire alle altre necessit, la cui pressine si
fa sentire dal momento eh' soddisfatto il primario bisogno della sua natura
vegetativa.
Quelli i quali desiderano studiare le leggi che han formato il soggetto di
questo capitolo, troveranno informazioni abbondanti nelle opere di Liebig, e nel
trattato del professore Johnslon sulla Chimica Agraria. Le lezioni che quest'ultimo
ha fatto innanzi alla Societ d'Agricoltura dello Stato dj Nuova-York, ed il Saggio
eziandio del professore -Norton sulla Chimica Agraria, che" hanno abbastanza vol
garizzato questo argomento , possono trovarsi nel volume delle Operazioni della
Societ per l'anno 1849, che circola in gran numero di esemplari nello Stalo, e
puossi facilmente ottenere. facile ancora ricorrere all'opera del Professore
Emmons sull'Agricoltura di Nuova-York, che compone due volumi della serie
della sua Storia Naturale.
904 t. PK.sHINt SMITH.
. CAPITOLO II.
(1) Com' cbe i semi' delle piante sodo cos immediatamente portali su queste
nuove coste? dugli uccelli di passaggio, o dai venti e dui flutti dell'Oceano? La di
stanza dalle altre coste rende difficile il rispondere ad una tale quislione, imi non sillosto
la nuuva isola comparsa in diretto contatto coll'atmosfera, che sulla snpeiticie trovasi,
nelle nostre contrade del Nord, una rete morbida e delicata che, ad occhio, nudo, somi
FORMAZIONE DEI TERRENI ED ORDINE DELLA LORO CULTURA. CAP. II. 905
dapprima da. quel poco di alimento organico che gli avanzi dei zooQti, i quali
costruirono l'isola., forniscono, l'albero colla decomposizione delle sue foglie
forma bentosto un terriccio che basta alla vegetazione di altre piante. Gli usi che
di esso si. possono fate son varii; quando vengono gli abitanti, sapranno cavarne
la materia prima pei meschini abiti, che il clima richiede, farsi tazze del suo guscio,
ed altri utensili, stuoie, cordami, lenze per pescare, ed olip, oltre al cibo, all'umore,
ed a' materiali di costruzione che fornisce. Il frutto, nel medesimo albero e nel
medesimo tempo, si pu vedere in lutti i gradi della sua formazione a comin
ciare, dalla caduta del flore, sino alla noce matura, secca, e dura, che ha quasi
cominciato a germogliare. Il pandanus, ci pinQspirale, altro albero che prende
ben tosto radice su poca terra, mandando fuori del suo tronco- de' puntelli, che
si piantano nella terra ed allargano col crescere dell'albero la base che lo so
stiene, d un frutto coriaceo, di un sapore dolcigno, il qoale, quantunque uo
po' amaro tlice Mr. Dana, nella sua Geologia della Spedizione per esplorare i
mari del Sud, da cui abbiamo questi fatti cavato, pu conservarsi e servire di
nutrimento, quando venissero a mancare gli altri cibi . I grandi ed i piccoli
pesci degli scogli, non che i grossi pescali nelle profonde acque con ami di legno,
concorrono ad allargare le sussistenze degli indigeni. Una popolazione di 10,000
anime, diee Mr. Dana, si mantiene con questi scarsi mezzi, nella sola isola di
Taputeoucea,'dove la superficie abitabile nod eccede le sei miglia quadrate .
1 Dal momento in cui la- sporgente sommit della montagna sottomarina
divenuta per la germinazione delle piante acconcia ad essere abitata dagli uo-
"mini," la formazione del suolo rapida.. Quella che sminuzzola e riduce in ter
riccio i picchi delle montagne terrestri comprende un numero pi grande di
stati intermedi!, e conduce ad' una pi grande variet di risultati. Alcune rocche,
coin le lavagne e gli schisti.fli decompongono con tale facilit, che se ne pu,
in breve spazio di tempo, osservare il fenomeno, ed ubbiamo occasioni frequenti di
vedere come esso si eseguisce. Le rocche di granito, all'incontro, le quali secondo
l'opinio'nede'geologi, costituiscono gli strati pi bassi e primitivi del globo, e che per
lo sconvolgimnto ed il sollevamento della crosta della terra, s'ionalzronosino ai
luoghi pi eminenti, sono di una natura meno friabile. Ma la' loro composizione
chimica tnde a favorire la loro dissoluzione mediante l'azione degli elementi. La
presenza degli alcali nel feldispato e nella mica, che nel granito sono combinati
colla silice, potentemente agisce in questa trasformazione. L'acido carbonico, il
gran dissolvente delle pi dure materie, decompone la potassa, colla quale la
silice combinata nel feldispato, e la rende solubile. L'intensit del gelo, e la
lunghezza del tempo durante il quale sodo ad esso esposte le rocche delle alte
montagne, i repentini cambiamenti di temperatura a cui sono soggette, e la loro
poca attitudine a condurre ilcaluriro, che, per l'ineguagliauta di dilatazione e
contrazione nella superficie e nell'interno, produce la sfaldatura e le crepature,
l'umidit dell'aria nella stagione estiva, quando i vapori acquosi si condensano
Delle alte cime, queste sono alcune fra le tante cause che affrettano la distru
zione delle rocche in quei luoghi. A misura che per l'azione dell'atmosfera si
compie questa decomposizione, Je.mollccole distaccate per virt del proprio peso
cadono gi, e sono dalle piogge trasportale nelle sottostanti valli,' che ricevono
nel modo islesao le coplribuzioni delle altre rocche intermedie. Nel corso di tale
operazione le rocche non sono soltanto rotte in piccolissimi frammenti , ma dai
loro componenti .insolubili si generano i sali solubili, come quelli della calce, della
soda ecc., che vengono assorbiti dalle radici delle piante. Nella decomposizione del
feldispalo, il silicato di potassa a poco a poco tolto via dalle acque, e mentre la
sahbia rimane su' pendii, il fine alumiue o l'argilla si accumula nelle vallale, e
formasi ,uu miscuglio di argilla e sabbia, che infinitamente adattato a far cre
scere l'erba ed i grani. Cosi ne nasce quella graduata disposizione de' terreni,
che cominciando dal nudo granilo dello sommit, e passando pe' suoli leggieri e
porosi delle superficie inclinate, fluisce alle feconde praterie delle vallale.
Una specie di vegetazione, nondimeno, trova il suo nutrimento anche fin
sulla superficie delle rocche. 1 licheni ed i musehii crescono niolto al disopra
della linea delle perpetue navi; e negli squaldi climi del Nord, sulla nuda faccia
del granilo, si vede spuntare una specie di lichene, che il viaggiatore. Canadiano
stimolato dalla fame, cerca con avidit, ed al quale d il nome appetitoso di
trippa di rocca . Questa materia' vegetabile decomponendosi spazzala dal
l'alto de' monti da ogni burrasca,, per accuitulnrsi alla .base co' depositi di ori
gine minerale. Dopo scorso un sufficiente spazio di tempo un suolo viene cos a
formarsi a' piedi de' versanti,, il quale capace di nutrire piante di grosso fusto.
Le foglie ed i rami che cadono dal primo albero cominciano ad ingrassare il
suolo attorno il tronco, qul circolo cio su chi siesleHdono i suoi rami. D'allora
probabilmente l'opera procede nel modo seguente : sulla circonferenza del primo
circolo cosi concimato, e su quel tratto, che, giacendo inclinato fra il tronco del
l'albero e la sommila del colle, men fornito di principi! vegetali che- il punto
inferiore, diviene possibile ad un altro albero di crescere. Questo a saa 'volta di
venta il centro di un circolo di terreno fertilizzato, sulla circonferenza superiore
del quale viene accumulandosi, per la cadutu delle foglie e de' rami , un nuovo
materiale che d nascita a nuovi germogli. Ogni nuovo albero ingrassa cosi la
terra del suo successore, e la vegetazione sale sempre pi alto sopra on suolo
scosceso che costantemente diminuisce di fertilit, e ohe, divenuto pi fecondo e -
tenace per le piante sue proprie che vi nascono, contribuisce sempre qualche parte
de' suoi elementi minerali , vegetali jjcr ingrassare la sottostante valle (1). Un
tal processo , simile a tanti altri che nelle operazioni della Natura si compiono ,
un processo di azione e reazione, un disturbo di equilibrio che mette ih mto il
meccanismo che deve ristabilirlo. Le affinila chimiche, la gravitazione, la forza
estirpatrice delle correnti. dell acqua, trasportano ino a' piani pi bassi i prin
cipe minerali ed organici che alimentano la vegetazione; e la vegetazione, cosi
Hata, le riporta a sua 'volta, su' fianchi delle montagne, preparandosi un suolo
che deve fornirle i mezzi di progredire. Le pi misere e meschine piante vanno
sempre avanti, come i pionieri e le truppe leggiere che precedono i grandi crpi
di un'armata per sbarazzargli- il terreno-(l). .
I secoli scorrono.; paludi stagnami che riempiono l'aria di vapori e di nebbia,
occupano il fondo delle valli; a pie dei manti dense foreste-di alberi 'giganteschi
le circondano attorno; al di sopra di esse la vegetazione diminuisce, gli alberi
pi piccoli pi radi cedono il posto a' buscioni ed ai. cespugli, a cui succedono
le erbe e le piante, che richiedono una quantil minore di nutrimento, e che
possono trovare sul magro suolo, poroso e sabbioso delle alte lerre^ attraverso
del quale l'acqua penetra facilmente, e sulla cui inclinata superficie possono le
pioggie scorrere. ....
Finalmente, arriva l'uomo per cominciare l'opera della coltivazione-. La storia
c'insegna che dovunque egli ha prima passato per lo stato di cacciatore, nel
quale si mantenne co' vani prodotti della caccia e della pesca; in prosieguo si
diede alla Vita nomade, ed allora la carne ed il latte de' domati. greggi, pascolan
ti dell'erba naturale, divenne il suo cibo,. e le pelli lo fornirono di tende e
di abiti. . '..."
In queste prime epoche della societ il lavoro e la ricchezza si trovano assai
poco 'individualizzati. La terra su cui la trib fa la sua caccia, e le riviere in cui
pesca,- i luoghi dove le greggi de' nomadi pascolano, ima, hanno nessun proprie
tario individuale ; sono una propriet comune della trib , e quando essa le ha
esaurite, emigra in massa per trovarne altri nuovi, del pari senza padroni, oppure
intraprende una guerra, per spossessare un'altra trib, il cui territorio sembri
meritevole di essere disputato. Ogni individuo prende parte alla fortuna co
mune. La torma intiera non vive che meschinamente; e colui il quale arriva
dere. e succede -il primo sensibile diradamento. L'aria e la luce venendo per tal modo
ad avere accesso, l'erba spunta, e a poco a poco sorge un grazioso praticello. // terreno
che per lo innanzi non valeva che 9 d. o i scell. per acre, mutalo in pascolo di. pecore,
alla fine di Irent'anni vali da * a 10 scell. per acre . Jobnston, Chimica agraria,
Lei. il, 8. .*''-.'
fi) Un processo analogo ci descritto nella relazione seguente sui salici che. cre
scono sulle sponde del Mississipi, al disoUo della Nuova-Orlans : .
In quejle parti del fiume dove la terra usurpa sull'acqua, i salici crescono spesso
in modo cosi regolare, che rassomigliano ad una giovine piantagione. Al primo ordine
stanno i piantoni pi giovani che appena sporgono dalla terra; risultante dalle deposi
zioni di fati gp fattesi nel corso degli ultimi due o tre anni. Appresso si vedono gli arbo
scelli pi antichi, alti da quattro ad otto piedi. Pi dietro siegue un terzo ordine, della
altezza di venticinque piedi; e qualche voltasi trovano cos disposti, cinque ordini,
l'uno che sorpassa l'altro in altezza, mostrando pei1 tal guisa la graduale formazione
della sponda che va salendo, poich il suolo che fu dapprima depositato si continua
mente innalzato nelle annuali iunondazioni . Lyell, Seconda visita agli Stati Uniti,
voi. 2, pag. -H5. . .* --
908 i-.. ri mun, shitii.
ad avere un po' di superfluo quest'oggi, lo divide col suo compagno, a patio
di ottenerne soccorso, se l'indomani t'osse meno fortunato. La propriet del
suolo non si rende individuale, e l'uomo, nella condizione della sua esistnza,
non dipender dal risultato dei suoi sforzi personali, se non soltanto allora
quando la vita nomade sia stata abbandonata, e gli uomini stabiliti si sieno in
abitazioni Osse, ;
Ma dov' che si stabilisce l'uomo che faccia il primo passo nell'agricoltura ?
Dove pu inai stabilirsi? la sua scelta evidentemente subordinata alla sua
potenza. I suoi utensili sono della pi rozza specie, e quelli colle forme che la
Natura, gli mette alla mano, come la conchiglia che gl'isolani .del mare del Sud
adoperano per zappa. Tutte le armi e gli strumenti che i. suoi antenati hanno
usato, nel tempo che la trib passava per gli gtadii della vita di cacciatore e pa
storale, furono di questo genere. Un ciottolo dovea servire per punta della freccia',
ed il filo di una selce- era il solo strumento tagliente che avessero potuto fabbri
care. Un arco taglialo per mezzo di un siffatto coltello;, colla corda fatta di una
coreggia di pelle di daino, era l'arma loro principale per la caccia, o per combattere
in lontananza una mazza resa dura al fuoco, qualche volta armala di una pietra
tagliente attaccatavi per mezzo di correggie, formava l'arma per un combattimento
di corpo a corpo. Un osso appuntalo della gamba di un daino. serviva alle doune
di ago, ed i suoi tendini le fornivano il filo con cui cucivano i vestili di pelle per
la famiglia. Son questi i soli strumenti che l'esperienza e le tradizioni della propria
trib han fatto conoscere al selvaggio. Notisi deve che entrare in un Museo che
ubbia una collezione di tali strumenti, per vedere quanto imperfetti essi sieno, ed
allo stesso tempo osservare con qualche sorpresa come bastino pienamente a' li
mitali bisogni di coloro che li adoperano, e per quanto lungo spazio di empo le
generazioni si succedano senza fare alcun sensibile progresso su' loro primitivi
ulensiU-. ',*.'
Il primo coltivatore, inoltre, non pu ricevere che un lieve" saccorso dai suoi
simili, perch il loro numero molto ristretto. Si calcolato ,dice il geologo
Lyeli , che ottocento acri non forniscono ad una comunit di .cacciatori che
appena quella sussistenza, che un mezzo acre di terra coltivata pu dare ;
Liehig ci d la spiegazione scienlifica di un lai fallo (1). Egli evidente, quindi,
che gl'individui di una trib, quando si lamio ad entrare nel periodo agricolo,
devono essere sparsi sopra un. grande spazio, ed normi distanze devono sepa
rare gli uni dagli altri. Ed grandemente probabile ancora che il primo coltiva
tore fosse stato un uomo cui la debolezza fisica avesse impedito di seguire i suor *
compagni nelle loro emigrazioni.
Un individuo p una comunit di individui, cos poco provvista di mezzi, non
pu intraprendere a coltivare un terreno che, per cavarne un frutto, esige grandi
lavori di preparazione.' Le valli coperte di grandi alberi, che bisogna tagliare e
trasportare, le paludi impregnate d'acqua, che soltanto un completo dissecca
mento pu convertire in fertili campi, presentano difficolt insuperabili ad un po
polo povero e debole. La mal'ari, cagionala dalla decomposizione della vigorosa
vegetazione delle basse terre genera le febbri , che impedirebbero ogni tentativo
di coltivare que' fertili luoghi (1), ancora quando i coltivatori avessero il' po
tere di dissodarli e prosciugarli, e ancora quando possedessero una s'ufficiente
provvista di alimenti per poter attendere la raccolta, la quale non pu venire se
non dopo queste indispensabili operazioni preliminari. Ma nulla di tutto ci essi
possiedono; e la domanda degli alimenti pressante ed implacabile. Perci Sono
adescatinon solo, ma costretti a cominciare la coltivazione sul magro e debole
suolo degli alti versanti, dove non abbisogna alcun prosciugamento, n tagliare n
rimuovere alberi grossi'} dove la terr si pu solcare con un semplice pezzo di
legno, ed ottenere coq un lieve travaglio, senza il soccorso de' congegni mecca
nici o della forza degli animali, una pronta, raccolta. Questa sar scarsa, ma per
quanto piccola sia, avanza di molto quella che f selvaggi antenati del coltivatore
ottenevano, quando percorrevano, in cerca di caccia, uno spazio mille vlte pi
grande, o pascolavano i loro greggi nei prati naturali. Se, nel tempo che il suo
grano cresce, il coltivatore obbligato a dipendere ancora, per la sua sussistenza,
dalla caccia e dalla pesca, dacch per ha raccolto, s fatto le provvisioni
che gli durano sino alla prossima messe; sopravanzo questo, che gli permtte
di dedicare la parte del suo tempo non assorbita dalla diretta coltura del suolo,-
ad inventare ed eseguire migliori strumenti, a meglio riparare dall'intemperie la
sua famiglia e le sue provviste, ed a curare gli animali che ha saputo amman
sare. sempre il primo passo quello che pi costa ed pi penoso. Il sopra
vanzo di un anno, l'accrescimento ed il perfezionamento ch'esso permette di
(1) La stretta pianura che si estende lungo la costa queste sono le parole della'
Enciclopedia Geografica di Murray, nella descrizione del Messico un paese in cui
le pi ricche produzioni del clima tropicale crescono con una vigoria senza pari. Ma
quesia natura che prodiga cos la vita vegetale, sotto le sue p. belle e. pi gigantesche
forme, quasi l'alale alla vita animale' ( due effetti questi che, a credere di Humboldt,,
sodo in quel clima inseparabili). Gli Spagauoii, alleniti da quest'aria pestilenziale, non
han fallo di quella pianura che un passaggio per recarsi rerso i distretti pi elevati, dove
ancora gl'Indiani preferiscono meglio vivere con una coltura faticosa anzich discendere
nei piani in cui la vita sembra spiegare con profusione tutto il lusso delle sue spontanei
rjcclwzze.. . ,
Humboldt , negli Aspetti della Natura, conchiuse che probabile sia che i primi
coloni dell'America del Sud venissero da un paese freddo, poich scelsero. di abitare le
terre elevate. Nel Messico e nel Per, dice egli, non s'incontrano segni di una gran
civilt se non sulle alle spianale, Noi abbiam veduto sulle Ande rovine di palazzi e di
bagni ad elevazioni di 1600 a 1800 tese (10,230 e 11,S10 piedi inglesi) .
910 !.. II.MIIM. Mlllll.
Nel 1815, Mr. Malthus pubblicava il suo Saggio sulla Natura ed il Pro
gresso della Rendita. La teoria spacciatavi, era, in verit, stata' presentata al
cuni anni innanzi da Mr. Anderson , e Mr. West aveva ancora pubblicato un
opuscolo, contenente in sostanza le medesime vedute dell'opera di Mr. Malthus,
ina la quasi contemporaneit, fa credere che ognuno dei due scrittori ignorasse
le idee dell'altro, nonch quelle di Anderson. Nondimeno , questa teoria si
identificata col nome di Mr. Malthus ed ancora pi intimamente con quello di
Ricardo il quale, appena dopo, ne fece la base di un sistema, e present le dedu
zioni che se n potevano legittimamente trarre, con un'abilit che ha fatto dimen
ticare gli. autori che veramente la inventarono. Preferiamo quindi di presentarla
ne' termini di Ricardo. '
. (1) Il colle Turtle-Creek trovasi sul passaggio della strada centrale da Filadelfia a
Pittsburg, a quindici miglia circa all'est di quest'ultima citt. Essa stata sempre, sin
da tempo immemorabile, il principale ostacolo di quella gran via. La strada, staccan
dosi dal fiume, monta lungo il fianco del colle, in zig-zags che raddolcisono la salita,' ma
che per nulla diminuiscono le fatiche del viaggio. Intanto non vi era rimedio, poich era
la strada che passava allato o attraverso i vicini stabilimenti. L'anno scorso nel costruire
la strada ferrata centrale della Pensilvania si fece passare per quella regione; ma n dif
ferenza della strada rotabile la nuova si allontan dalle fattorie e dagli alberghi, coi quali
nulla aveva di comune, edevitando la scoscesa rupe ha traversato la palude lungo le
sponde della eala, seguendo il suo corso sino al fiume Monon-gahela, e cos arriva su di
un piano livello a Pittsburg, accorciando di un miglio l'intiera distanza, nonch scan
sando tutta la salita. La spiegazione di tal fatto chiara : il pubblico aveva dovuto per
Econom. Tomo IX. 58.
914 E. l'KSHINK SMITH. l " .
cinquant'aoni moutare quell'orrbile colle, poich i primi coltivatori della contrada ave
vano preferito .i pggi e le sorgive delle correnti d'acqua, e scelto i loro terreni magri
e leggieri, lasciando per necessit il suolo profondo e fertile della riva, e la stretta
vallata che questa traversa, nello stato di natura, selvaggie e solitario, per conse
guenza fuori del cammino del viaggiatore. Le spese di prosciugamento hanno sin qui
arreslalo il dissodamento di questa terra inutile, sebbene situata sa drrettarnente suHa
strada migliore.e pi vicina, ed abbastanza prossima si trovi ad una' citt per portarvi i
prodotti che le domanda . Dottor William Elder, ir Sartain's Magazine /or
June 1852. '
(1) Gli atti di questa riunione trovansi pubblicati in un opuscolo; ma il rapporto
da cui stato cavato il surriferito estratto, trovasi nel rapporto dell'ufficio delle Patenti
{Agricoltura) per il 1849-50, pag. 430.
FORMAZIONE DEI TIKBKSl EU OMDINK DELLA LORO .CULTURA. CAP. II. 915
tura, e dice che gl'indigeni erano pi rozzi nel loro modo di vivere, a misura
che stavano pi lontani dalla costa. I pi internati non seminavano giammai le
loro terre, -ma seguivano ancora il primitivo mestiere di cacciatori e di pastori,
vestiti di pelle, e che ancora si cibavano delia carne e del latte dei loro greggi,
e del prodotto della caccia. Le terre delle contee meridionali sono di quelle che
possono venire coltivale da popolazioni che possiedono un piccolo capitale e po
chi mezzi, e dove le raccolte sono comparativamente inferiori; sono le terre
recentemente sottoposte alla coltura quelle che richiedono un enorme impiego di
capitali prepara tori i, e che perci furono impraticabili, sino a tanto che non ai
era potuto accumulare una grande massa di ricchezza, n impiegarvi potenti
mezzi d'azione. Le migliori non hanno avuto alcun valore se non dopo l'inven
zione della macchina a vapore (1). .'..
Non necessario di seguire M. Carey nel suo schizzo storico della coloniz
zazione della Scozia, Francia, Germania, Italia,. Grecia, ecc. Sarebbe lo stesso
che fare ingiustizia al quadro ch'egli ce ne ha presentato se volessimo conden
sarlo, e stimiamo meglio di rimandare l'avido studente alla lettura del suo
Passalo, Presente e Futuro. Una circostanza di data pi recente della pubbli
cazione di quest'opera, ci autorizza a riguardare il fallo come incontrastabile.
liastiat, il pi brillante ed acuto degli Economisti Francesi, avendo adottato la
medesima opinione di Al. Carey , una discussione si impegnata sulle opposte
(1> II Bedford Level, cos chiamato perch il conte di Bedfofd fu quegli ebe ne co
minci il prosciugamento nel lb50, scavando Tossali, una pianura bassa e paludosa che
principia da Ely, nel Cambridgeshire, e va pel nord-est lla vallata del William, nei Lin-
colosliire. Tale regione ha setianla od ottaota miglia di lunghezza, e da ventiquattro a
quaranta di larghezza, e comprende quasi setlecenlomila acri. Crmwelt pigli un grande
interesse a quel prosciugamento. Egli mand un gran numero di Scozzesi, fatti prigio
nieri a Duubar, per lavorare a quest'opera travaglio malsano. V'invi in seguito
cinquecento Olandesi, fatti prigionieri in una battaglia navale tra Dlake e Van Tromp,
nel 1652; essi vi rimasero impiegali per dieci anni, finch la pace gli permise di far rn
torno alle loro case. Egli fu guidato nella sua scelta dalla loro esperienza in questo
genere di lavori, acquistata io Olanda, Che' pu quasi tutta riguardarsi come una con
quista fatta sulle onde. Nei Progressi della Nazione di Porter, voi. I, pug. 166, trovasi
criltp: Le paludi nel Caoibriiigesbire, nel Lincolnshire e in attre contee orientali, nelle
quali trovatisi rinchiuse le basse terre note sotto il nome di Bedford-Level, erano prima
imperfettamente liberale dlie acque soverchianti per mezzo di mulini a vento, come an
cora operasi in molle localit. Dovunque impiegasi un tal mezzo, il fittaiuolo vede qualche
volta sparile tulle le sue speranze dell'anno, quasi al momento-di realizzarsi. Spesso
accade che, quando cadono forti pioggie, vicdo all'epoca della messe, non v'ha un soflo
di vento che muova le ali del suo mulino, ed il campo dove ondeggiavano te bionde spighe
mutasi ben tosto in lago. Alcune delle terre cos situate sono delle pi fertili del regno.
E'ss son formate di materia vegetale decomposta, della profondila di trenta piedi ; e
rendono da quattro a cinque quarters per acre. Colla sostituzione di vapore all'azione
poco sicura del vento, si arriva adesso a salvare le messi dal menzionato disastro . Egli
dice che tre o quattro anni prima della pubblicazione della sua opera (1856), si erano
piantale delle macchine a vapore della forza di 60 a 70 cavalli, e che ciascuna impie
gala e prosciugare da 6000 a 7000 acri. Le spese di primo stabilimento delle macchine
stimatisi ad una lira per acre, e quelle pertenerle in moto a 23 scell. e 6 den. per acre.
Posteriormente all'opera di Porter, la scienza degl'ingegneri ha eseguito opere, le quali
rendono inutili, pei grandi distretti, le macchine a vapore ed i mulini a vento. Vedi
/lirista di Edimburgo, ottobre 1817, articolo sull'Olanda. . . ."
916 E. PBSHINE SMITH.
La statistica officiale ci offre dei singolari contrasti che non possono a meno di col
pirci. Se si paragonano le cifre che si riferiscono ai dieci pi ricebi e pi popolali dipar
timenti, e le cifre relative a' dieci dipartimenti che lo son meno, iroverassi che ogni ilare
rende in media da' i& a' venti ettul. di frumento nei primi, ed appena da 7 l|2 a li negli
ultimi, e che una simile sproporzione esiste fra tutti gli altri prodotti. Quiinto alle consu
mazioni, esse offrono differenze non meno- rimarchevoli. Il nutrimento non soltanto
superiore in qualit ne' dipartimenti progrediti, ma eziandio in quantit, ed ognuno con
suma in peso un 3 per 100 di pi che nei dipartimenti pi poveri .
,Si cercato con ogni sforzo di supplire all'assoluta mancanza de' fatti in
conferma dell'ipotesi, dicendo che un pi gran lavoro, e l'impiego d'un capitale
pi grande e di macchine perfezionate, sono, le fonti del gran fruttato da un lato,
e la loro, assenza la causa delle deboli raccolte dall'altro. Cosi J. S. Mill (Princ.
di Econ. Polit., y. mostra edis., voi. XII, pag. 514), trovandosi costretto di con
fessare che l'esperienza contraria alla teoria, e che, incontrastabilmente, una
parte pi piqcola della popolazione si occupa oggi, che nei primi tempi della nostra
storia, nella produzione degli alimenti, ragiona nel seguente modo: Pure questo
non prova che la legge, di cui abbiamo parlato, non esista, ma solamente ohe ci
in azione qualche principio opposto, atto per gualche tempo a far fronte alla legge.
Tale azione esiste in un antagonismo perpetuo con quella de' compensi decre
scenti della terra-, e noi adesso ci faremo a considerarla. Dessa non altro se non
il progresso dell'incivilimento. Adopero quest'espressione generale ed in qualche
modo vaga, perch le cose da comprendersi .sono .s varie, .che ogni termine di
significalo pi ristretto non le abbraccerebbe . Egli passa quindi ad enumerare
i miglioramenti ne' processi agrarii, le strade e gli altri mezzi perfezionati di co
municazione, le scoperte meccaniche- ed i progressi. nell'istruzione, come altret
tanti elementi attivi che contrariano la legge del deterioramento de' poteri pro
duttivi del suolo. Dessi non che tutti gli altri son da Ini considerati come forze
le quali possono ritardare per qualche tempo l'azione della legge naturale; ma
per venire alla conclusione necessaria , che una legge che costantemente agisce,
deve sicuramente alla fine produrre il suo effetto *. o secondo ie parole di
M.' Collodi, che per l'azione di cause fisse e permanenti, la sterilit crescente
del suolo non pu a meno, a lungo andare, di rendere inutili i miglioramenti
arrecati nelle arti meccaniche e nell'agricoltura. . ..
Quando AI. Mill, nel suo sistema di Logica , ricercava i metodi applica
bili alla scienza sociale, dichiarava che,
Pr provare che I nstra scienza e le nostre conoscenze del caso speciale ci mei-
tono in grado di predire il futuro, bisogna provare ch'essi ci avrebbero facoltat a predire
il presente ed il passato. Se qualche cosa vi ha che noi non avremmo potuto predire, ci
costituisce un fenomeno a parte, che per.ispiegare d'uopo di imo studio pi lungo; e
bisogniamo.o minutamente esaminare le circostanze del caso particolare, sinch una ne
trovassimo, la quale, seguendo i principii della Giostra attuale teoria renda ragione del
fenomeno non spiegato, o pure ci mestieri retrocedere e cercarne la soluzione in una
estensione e miglioramento della teoria stessa .
"-.,; L'esistenza di tutte quelle operazioni che Mr. Mill riassume nella parola. il
progresso dell'incivilimento uno di colesti fenomeni. Quaudo si asserisce che
esso coesista insieme ad una legge di natura come quella della decrescente
fertilit delle terre successivamente poste in coltura bisogna o renderne conto
colla teoria che pretende che la legge esista e costantemente agisca, od altrimenti
modificare la teoria stessa.
Ora, com' mai possibile di spiegare che macchine pi polenti e pi perfette
si acquistino da uomini che, cominciando con una piccolissima quantit di assai
meschini strumenti, sono di continuo obbligali a consacrare maggior tempo e
lavoro per procurarsi gli alimenti indispensabili alla stretta loro esistenza? N
basta che aver potessero migliori strumenti, ma eziandio bisogna che i medesimi
crescessero in una pi rapida progressione del loro numero. La tavola data a
920 K. PKSH1NK SMITH.
pag. 917 servir a rischiarare questa necessit. Nel primo periodo, noi abbia
mo che ogni cento individui della comunit ottengono, in media, nove slaia di
grano, quantit ordinariamente riguardata come la consumazione media degli
Inglesi. Nel fatto, sappiamo che questa quantit molto superiore alla rata in
dividuale nelle prinie epoche della storia di quel paese o di ogni altro. L'abi
tuale penuria , e spesso la fame , sono sempre state la sorte degli uomini nei
primordii della coltivazione; e noi non prendiamo la cifra segnata nella tavola che
come indice della quantit strettamente necessaria alla vita. Si tratta di propor-.
zionc e non di quantit assoluta, e, quindi, una cifra pu servire quant'un'allra
come esempio. Alla terza epoca, dopo un periodo di cinqnant'anni, la popola
zione ha quadruplicato, e nel frattempo la quantit media dei viveri che le terre
inferiori soltentrate in coltura produrranno, caduta 7,875, diminuzione del
12 1|2 per cento, o un ottavo. Se supponiamocene ottanta sopra cento abbiali
potuto, durante il primo periodo, produrre alimenti per tutti, lasciando agli altri
venti la libert di costruire e raccomodare gli strumenti, gli abili, ecc.; nel terzo
periodo abbisogner il lavoro di un ottavo di pi, o di novanta persone sopra
cento, per produrre le sostanze alimentari, e non potranno restare che dieci da
impiegare negli altri generi d'industria. Ve ne vorrebbero ancora pi di novanta,
perch, secondo la ipolesi , i nuovi dieci agricoltori di pi devono applicare il
loro travaglio sopra terre pi cattive di quelle che i loro dilania compagni colti
vavano. Ma concedendo pure che i novanta riuscissero a produrre altrettanto
che gli ottanta loro predecessori, come supporre che i dieci artigiani basteranno
a provvedere novanta campagnuoli di strumenti, d'abili, di case, ecc.; del pari
come, due generazioni innanzi, venti artigiani ne fornivano ottanta? Se ogni
artigiano faceva, nel primo periodo, una quantit di lavoro rappresentata da 4,
(80(20), il suo successore , nel terzo periodo , deve farne un equivalente di 9,
(90(10). Ove compiere egli possa un tal lavoro, pervenire non pu che a man
tenere la societ in uno stato puramente stazionario, o meglio vi perverrebbe, se
la legge della crescente sterilit del suolo costantemente non esigesse da lui
maggiori sforzila misura che la comunit spinta, col progresso del tempo, verso
il quarto periodo, con un'ulteriore diminuzione de' prodotti dell'agricoltura. Ma
l'opera sua non si limita a ci solo. Come nel fatto trovasi che le sussistenze
hanno aumentato in una proporzione molto pi grande della popolazione, per
ispiegare un tale incremento bisogna credere, che l'artigiano de' tempi passati vi
abbia contribuito, sia direttamente travagliando egli stesso sulla terra, ne' mo
menti di ozio che gli rimanevano dopo aver compiuto il gran lavoro che come
abbiamo veduto da lui si richiede, o indirettamente, migliorando ed aumentando
la quantit degli stumenti agrarii- :
Ora nulla certamente ci autorizza a riguardare come impossibile, che il sem
plice lavoro agricolo (giacch una quislione di sussistenza in cui l'industria
meccanica non figura che come ausiliare-delia produzione de' viveri), abbia fatto
tutto ci che questa teoria richiede da esso. Ma se si {stabilisse come fatto indipen
dente, che il potere meccanico abbia, col progredire della societ, cresciuto nella
progressione da noi detta, od in qualunque altra simile, esso verrebbe ad essere
una prova contro l'ipotesi d'una legge di naturarla quale invece di render conte
di questa progressione, crea la difficolt di spiegarla. Egli evidentemente contro
i principi'! d'un sano ragionare il sostenere una teoria che lotta coll'evidttiza
FORMAZIONE DEI TERRENI ED ORDINE DELLA LOBO CULTURA. CAP. II. 921
eterni, e giammai per un istante avvenuta la loro sospensione, tranne che per
l'intervento miracoloso del divino Autore. L'idea, che di quando in quando siansi
sospesi presso le varie trib degli uomini, per dar loro l'opportunit di eseguire
alcuni strumenti tollerabili , non ci sorprenderebbe in un adoratore di Mumbo-
J ii iiilm, sulla costa della fuinea; ma non si concepisce che presentata siasi nella
pienezza della sua assurdit, nella mente d'un- filosofo od un cristiano.
Mr. Mill continua; Questa legge generale dell'industria agricola la propo
sizione pi importante dell'Ecopomia .Politica. Se la legge fosse differente, fareb
bero pure differenti tutti i fenomeni della produzione e della distribuzione della
ricchezza . - .
Quanto all'importanza della proposizione , noi siamo perfettamente del suo
avviso. Il disaccordo fra l'opinione a riguardo della sua verjt, e delle conse
guenze che ne derivano, forma tutta la ditlerenza che abbastanza grande
Ira il sistema americano, la di cuj ultima espressione, trasformata in assioma da)
naturale buon senso del popolo, si n'assume \nel l'aforisma nazionale, la popo
lazione ricchezza ed il sistema economico dell'Antico Mondo. Abbiamo, ne
sembra, a sufficienza provato che la proposizione della scuola Kieardiaua, alcun
fondamento non trova nelle propriet inerenti del suolo. Se qualche cosa v'abbia
che la sostenga nelle leggi che reggono il lavoro. dell'uomo, xi che passeremo
ora ad esaminare. E dove anche quest'altra base le manchi, essa non sar che
una. chimera- . '
CAPITOLO III,
.
Coopcrazione gratuita degli Agenti naturali col lavoro dell'uomo.
suo coltello di pietra, e coi rami degli alberi possa fabbricare ima casa pi grande
di quelle, che poteva convenientemente trasportare con lui, e la quale inoltre gli
fornir il luogo per custodire la sua caccia ed i suoi frutti, onde il sopra pi
di un giorno gli permetta di consacrare il successivo a preparare nuovi utensili,
per cuocere e oonservare la sua carne. Il nuovo gran fatto nella sua condizione
si , che un agente naturale, l'elasticit del legno, fa una gran parte dell'opera
che prima affaticava i suoi muscoli. I nove decimi del suo lavoro vengono a
cadere sulla natura , la quale lo fa gratuitamente , e gli permette d'impiegare il
tempo e la forza, cos risparmiati, per accrescere il suo benessere, senza doman
dargli maggiori sforzi. Dall'arco e la freccia, sino alla macchina ad aria rarefatta
di Erickson e al Telegrafo Elettrico, la legge la stessa; ogni agente naturale
opera senza rimunerazione, e cooperando col travaglio dell'uomo lo rende pi
efficace. Ognuno richiede, come condizione della sua attivit, combinazioni di
materia, che noi chiamiamo strumenti o macchine. Ogni nuovo agente, che di
viene socio del lavoro dell'uomo, facilita l'acquisto di nuovi e pi efficaci poteri,
ed ogni nuova macchina costa a pi buon mercato di quella che la precedette
riguardo avuto alla sua efficacia relativa, poich essa , ad un grado pi alto,
il prodotto di agenti naturali, i quali lavorano per nulla, e quello, ad un grado
inferiore, di forza muscolare, la quale, sia nell'uomo che negli animali, non pu
esercitarsi che collo stimolo della nutrizione, e perci, per mezzo di essa, biso
gna comprarsi.
Varie parole abbiamo impiegato nel precedente paragrafo, tali che gratuito,
buon mercato, comperare, che nascono dal fatto del cambio ed implicano la sua
esistenza. Esse ancora contengono l'idea del valore, inseparabilmente congiunta
con quella di cambio- Come impossibile sarebbe di continuare una discussione
di questa natura senza costantemente usarle, molto importa di fissarne il senso,
di ricercare, ossia, quali falli esse indicano.
Il selvaggio solitario, i di cui progressi abbiamo tracciato, fa tutto da s solo.
questo ci che caratterizza la vita selvaggia; ogni individuo caccia, pesca,
cuoce, fabbrica, importa ed esporta, e si costruisce gli strumenti che adopera in
queste operazioni da per se medesimo. Mentre la caratteristica di un progredito
stato d'incivilimento nel limitarsi che fa ogui persona in una ristrettissima
sfera d'occupazioni, e nel dipendere per la soddisfazione della massima parte, e
qualche volta ancora di tutti i suoi bisogni, dai lavori degli altri. Un uomo pu
tutta la sua vita occuparsi a costruire macchine a vapore, e giammai far uso di
una sola, ed intanto migliaia d'uomini han contribuito pi o meno del loro la
voro, alla produzione, alla manifattura, ed al trasporto dei generi ch'egli con
suma in un sol giorno. Masse d'uomini e di forze lavorano continuamente in
parte per lui ; e la parte de' prodotti del loro lavoro che va a lui, gli arriva a
traverso d'una serie quasi interminabile di cambii, indirettamente effettuali per
mezzo del danaro. '
La forma primitiva del cambio il baratto. Esso presuppone una variet di
prodotti, e perci di lavoro, ed implica un paragone tra il servizio reso e quello
ricevuto; tra il lavoro che si richiede per ottenere la cosa che vuoisi cedere, ed-
il lavoro che costerebbe il procurarsi la cosa offerta in cambio.
Supponiamo che il selvaggio, che ha un arco, e che, con questo strumento,
gi possiede il potere di procurarsi in un sol giorno tanta cacciagione, quanto
AGENTI NATURALI GRATUITI CAP. 111. 925
per lo innanzi ne poteva uccidere in dieci, scuopra all'estremo opposto della sua
isola un altro selvaggio che non ha arco, ma che da un osso adunco siasi fatto
un amo, e gli offra carne di daino in cambio del di lui pesce su quale base
baratterebbero eglino? Il pescatore ha del pesce che per prenderlo gli ha co
stato nove ore di travaglio ; il cacciatore gli offre tanta cacciagione , che un
uomo armato di un arco e freccie pu, in media, atterrarne in un'ora, il che equi
vale al travaglio di dieci ore per colui che non fornito degli slessi strumenti.
Il pescatore si direbbe a se stesso Per riavere la stessa quantit e qualit di
pesce mi abbisognano nove ore, ma me ne coster dieci per ottenere la stessa
cacciagione che ricevo . Vi ha in questo cambio un guadagno per lui di
un'ora di travaglio; e quantunque sappia che il possessore dell'arco fa un rispar
mio di nove ore comprando il suo pesce in luogo di pescarlo, ci per nulla im
pedisce il mercato. 11 cambio si compie, a vantaggio reciproco delle due parti,
ed il cacciatore ritorna alla sua costa dell'isola, non senza aver osservato, intanto,
quanto gli sar facile provvedersi di un amo ed una lenza, e di pescare quando
gli piaccia. .. - . .-,'' i
Il pescatore confinato alla spiaggia, per mancanza di un battello. Vede un
ceppo a galleggiare,^ l'idea gli spunta che si potrebbe incavare col fuoco, e ri
durne la forma esterna per mezzo di un'informe accetta, fatta di una pietra at
taccata con una correggia ad un bastone. Riesce a costruire una canoa, e libero
oramai di staccarsi dalla spiaggia, pu costeggiarla a suo piacere, o trarsi in
fuori in cerca di una pi grossa pesca in un'acqua pi profonda. Egli si acqui
stato l'aiuto di un agente naturale, che il potere dell'acqua a portar galleg
giante la sua canoa; ma debbe ancora impiegare una forza muscolare per ispin-
gerla colla pagaia. Quando ha appreso ad innalzare una vela, s'incarica il vento
di compiere il lavoro di forza motrice. Egli allora pu allungare le. sue corse ad
una maggiore distanza, il nutrimento indispensabile a sostenere un uomo che
rema vien risparmiato ed il lavoro cos rimpiazzato pu direttamente appli
carsi alla produzione de'viveri, o indirettamente, in una misura pi grande, alla
costruzione di battelli e di veles.e di archi e di freccie, il che permette ad una
terza persona di produrre viveri in un minor tempo di quello che egli avesse po
tuto cogli immediati suoi sforzi. Noi possiamo ben supporre che il potere del pe
scatore siasi decuplato. Dopo essersi provvisto in un solo giorno di tante libbre
di pesce, quanto prima ne poteva prendere in dieci, e che credesi in grado di
portare un carico, fa vela attorno dell'isola e si ferma innanzi la capanna del cac
ciatore, nuovamente proponendogli di cambiare il suo prodotto con della caccia
gione. Il cacciatore trova che del suo interesse di cedere la sua selvaggina, che
gli costa dieci ore di travaglio, contro il pesce che egli, senza barca, dovrebbe
impiegare dieci ore per procurarsi, quantunque non ne sia costata che una al
pescatore. 11 battelliere collocato dalla sua parte nell' uguale condizione svan
taggiosa riguardo alla caccia, per mancanza di arco, ragiona nel modo istesso.
Ognuno misura il valore della merce che vuole comprare, dallo sforzo che do
vrebbe fare per procurarsela da se medesimo, e che risparmia acquistandola per
mezzo del cambio. Misura poi il valore della merce che cede dal travaglio che il
produrla gli ha costato. Per nulla conterebbe ci che nulla gli ha costato, essendo
esso il risultato delia cooperazione gratuita degli agenti naturali. Saranno cos
valutati, net caso da noi supposto, i nove decimi del pesce, e quelli della selrag
96. K. PKSH1KK SMITH.
ititi. Ogni parte avendo strumenti efficaci del pari cambicr a condizioni eguali
lavoro contro lavoro di durata ed intensit, in media, tiguali. Il risultato sar
che l'uno otterr dieci volte pi di pesce, e l'altro dieci volte pi di cacciagione
di quello che avrebbe potuto procurarsi senza il cambio. Il profitto che emana
dal concorso gratuito di tutti gli agenti naturali messi in attivit, si distribuisce
per tal guisa ugualmente per il bene comune.
Noi abbiamo sin qui contemplalo il caso di un cambio in cui ciascuna delle
parti aveva un monopolio pratico di uno special cenere di meccanismo, e di
forze naturali, che si rendono attive mediante il suo possesso. Ma un tal mono
polio necessariamente non ha che una brevissima esistenza. L'uomo che si ve
duto sgravato dalia fatica di remigare, e posto in grado di costruire battelli, ne
costruir ben tosto uno per s, e di unita al primo pescatore ander a cercare,
vicino al cacciatore, un mercato pel suo pesce. Ognuno di loro disposto ad ot
tenere quanta pi caccia pu; ma ognuno ancora pronto a cedere il prodotto
di qualche cosa meno di dieci ore di pesca, anzich spendere questo tempo in
procurarsi la selvaggina, che al cacciatre non costa pi di utr* ora di lavoro.
L'effetto della loro concorrenza di dare a quest'ultimo tutto il beneficio della
operazione del vento e dell'acqua nella riduzione del travaglio della pesca. Egli
ottiene il pesce per quel che costato il prenderlo, nelle esistenti circostanze, col
soccorso delle forze naturali, e delle qualit della materia le quali sono state
messe in uso, al momento in cui si opera il cambio.
La legge che regola il traffico tra i selvaggi, in tutti i tempi ed in tutti i luo
ghi vige e predomina. Nulla si cambier con un lavoro maggiore, o col prodotto
di un lavoro maggiore di quello che sia indispensabile per riprodurlo. Il vendi
tore desiderereboe forse guadagnare di pi, poich egli di pi 'ha speso; ma il
motivo che un compratore pu avere ad acquistare una merce per mezzo del
cambio, quello di potere risparmiarsi la pena di farsela egli stesso, e di por
tarla co' suoi proprii sforzi, ne' luoghi dov' offerta. . "
Venti anni addietro, uno scatolino di carta rossa, contenente pochi zolfa
nelli, ed una boccetta di acido, per mezzo del quale si accendevano, costava uno
scellino di Nuova-York. Adesso, si ha per un mezzo penny la stessa quantit di
zolfanelli a strofinio di una qualit superiore in uno scatolino di carta grigia.
Niuno dubita che se uno scatolino dei primi zolfanelli giacesse ancora dop venti
anni negli scaffali di un droghiere, egli non fosse ora costretto a venderlo per
mezzo penny, che il prezzo di un' eguale quantit di zolfanelli pi comodi.
Invano cercherebbe provare che gli sia costalo di pi. La risposta sarebbe, che
durante questo tempo, si , per mezzo di perfezionate combinazioni chimiche e
meccaniche, pervenuto a fare venticinque scaldini colla medesima spesa di trava
glio che anteriormente per una sola abbisognava. Ad ogni venticinque, venti'
quattro possono considerarsi come la contribuzione della natura -che presta
il suo aiut) e non domanda alcuna ricompensa ed una, come il risultato del
l'azione muscolare, che per isvilupparsi ha dovuto consumare alimenti, e che
rinnovare non si pu a meno che il nutrimento non venga rimpiazzato; e quindi
domanda ad essere pagata in alimenti, o in qualche cosa che colle sostanze
alimentari possa cambiarsi.- '-.''
Varii economisti han cercato di stabilire un' equazione fra il valre, ed il la
voro impiegato nella produzione od appropriazione delle derrate. Sono cos co
AUbisn saiuhali gratuiti. cap. in. ... 927
stretti ad attribuire, in certi casi, al lavoro dell'uomo, tanta efficacia, a comu
nicare valore, ed in altri, cosi poca, che l'han resa incapace a servire come
misura. Se il caso lor fosse sottoposto, di un uomo il quale passeggiando lungo
la spiaggia del mare rinvenga una pietra prezisa, si trovano obbligati o'a ne
gare che essa abbia valore, oppure- attribuire il suo valore ai lavoro di abbas
sarsi per raccoglierla. Una tal ventura pu arrivare ad un uomo il quale lavori
per un dollaro al giorno, perfettamente convinto che questo il vero valore del
suo lavro, ed ove volesse dubitarne, l prouli glielo affermerebbero cotesti scrit
tori. Frattanto, un atomo del suo tempo, una semplice distesa del braccio, il
di cui valore una inapprezzabile frazione di un centesimo di dollaro, diviene
irnmantinnli cos preziosa da eccedere un milione di volte il valore che per
loro aveva un momento innanzi. come se si prendessero te variabili velocit
di una cometa come misura regolatrice de' cronometri. Tutto questo imbarazzo
da noi evitato, quando prendiamo il costo di riproduzione . come il termine a
cui attualmente raffrontiamo i valori, poich possiamo ugualmente applicarlo
al risultato del lavoro, enormemente rimuneralo del minuto eccezionale, ed al
modico compenso. pel resto della giornata di lavoro. Il lavorante che slato a
romper pietre per assodare una strada, pu dire, Il valore di questo mucchio
di duro granito non eccede un giorno di lavoro, perch una giornata di lavoro
ne riprodurr un altro simile il valore di questa pietra brillante il lavoro
di mille giorni, perch abbisogneranno almeno mille girni di lavoro per otte
nerne un'altra . La base del valore la stessa in ambii casi, e l'unit di mi
sura non cambia (1). , . * .> -.
Utilit' Il potere che Una cosa ha di Soddisfare i bisogni ed i desiderii
dell'uomo qualche cosa pi del valore, il quale sta nella somma degli osta
li) Tale dottrina trovasi pi a lungo spiegata da' M. Carey( da cui noi l'abbiamo
presa,' ne' suoi Principii di Economia Poiitita (V. nostra edizione, voi. 13). (I pro
fessore Ferrara,#uella sua prefazione alla traduzione italiana delle Opere di M. B isii.it.
cosi si esprime:
Carey, e dopo lui Bastil hanno introdotto una formola posteriore, che io credo
destinata a venire universalmente adottata nella scienza, ed ben deploratine che il se
condo si sia limitato ad accennarla in due o tre luoghi, anzich darle tutta l'importanza
che il primo giustamente le diede. Nell'eslimare l'equilibrio tra il costo proprio e l'utilit
altrui, mille circostanze possono intervenire. Si sempre desiderato di conoscere se
inai non esistu fra gli uomini una norma comune, un principio da cui universalmente si
parta. ' L'offerta e la domanda, la rarit e l'abbondanza, la moda e l'abitudine, ecc.,
tutto ci era insufficiente, volubile, soggetto ad eccezioni continue. Carey ha notalo con
una grande sagaeii che questa norma il travaglio risparmiato, il Costo di RiPKpnur
zioxe. Idea, secondo me, felicissima. Non mi pare che vi sia un caso nel. quale l'uomo
possa risolversi a cambiare, partendo da un dato diverso da questo. Io mai non cedo ima
quantit di pena sofferta, se non quando mi si offra in cambioun'utilit equivalente; ma
io non la giudico equivalente, se non quando non la trovo minore del costo necessario
riprodurla, Chia.mo felicissima' questa formola, perch, mentre da un lato rimette in vita
l'elemento costo, che fa tanto giuoco nella mente umana ; sfugge da un altro le assurdit
cui menava la teoria che pretendeva vedere i valori sempre equilibrati colle spese di
produzione; e finalmente fa sempre meglio spiccare l'intrinseca giustizia che regna nel
l'alto del cambio, in cui niuno pu apparire sacrificato per questo solo otto del cam
biare, m.a se In , lo sar per effetto di pi remote ragioni . V. nostra edizione,
voi. XJI, pag. CXVH. .'-
928 E. PKSHINE SMITH.
coli al suo acquisto. La differenza tra l'uno e l'altro tra l'insieme del servizio
che il possesso di una cosa pu rendere, nella. soddisfazione de'nostri bisogni, e
la massa del lavoro che bisogna intraprendere per ottenerlo ia somma degli
effetti prodotti dall'operazione gratuita delle forze della natura. Gli uomini dif
feriscono fra loro nella estimazione della utilit degli oggetti, il ohe vai quanto
dire che differenziano nei loro gusti e giudizii. A misura che una tale estima-
zinne si eleva, si accresce di intensit la domanda di una merce. E pi si ridu
cono gli ostacoli delia sua produzione, ossia pi si fanno numerosi e potenti
gli agenti naturali, i quali aiutano e rimpiazzano 1' azione muscolare , e pi
il suo valore si diminuisce. Il Prezzo dinota in denaro il punto (punto. che
cambia ad ogni mutamento di tempo e di luogo ) in cui un equilibrio si stabi
lisce tra le forze morali, intellettuali, e fisiche, che spingono gli uomini all'ac
quisto di un oggetto, e quelle che ne li ritengono. Non v' ha, pumondimeno,
alcuna assoluta e determinata relazione tra il denaro ed il lavoro. La scoverta
dell'oro nella California e l'Australia, va riducendo ogni giorno pi il costo
di produzione dell'oro, ed innalzando il prezzo, valutato in oro, di ogni altra
cosa permutabile. 11 prezzo ed il valore non sono quindi fra loro pi sino
nimi che le parole di valore ed utilit, nel senso in cui noi le impieghiamo.
Non ci serviremo del primo , valore , se non nell' intento di dinotare il
rapporto tra un oggetto offerto in cambio, e la quantit del lavoro umano in
dispensabile per mettere in moto le forze naturali, e produrre un oggetto
simile.
Tale la forza dell'abitudine, che le idee le quali, per la loro reale corrispon
denza colla natura delle cose, sono essenzialmente naturali e spontanee, arrivano
per le forme del linguaggio, a parere stiracchiate ed artificiali. Cos egli avve-
nulo, che poich noi siamo stati assuefatti ad indicare il costo per mezzo delle
denominazioni del metallo monetato, sin gli uomini istrutti e penetranti sono
scesi a ragionarne, come se il riferimento del valore al lavoro fosse un raffina
mento di teoria, anzich una pratica "verit in cui ogni di s'imbatte nei colidiani
suoi affari. Il lavoro, dice Adamo Smith, fu il primo prezzo, la prima moneta
che si pag per ogni cosa . Questo ricevuto come una verit nota da uomini,
i quali pur tuttavia ragionano a riguardo dell' Economia Politica delle nazioni,
come se il denaro ed il lavoro fossero adesso termini sinonimi, e come se la que
stione del caro o del buono mercato di una cosa fosse di fatto e perentoriamente
risoluta, dalla sola espressione dell'ammontare metallico che sta attaccalo al
suo nome nel Prezzo Corrente. Professandosi discepoli dell'autore della Ricchezza
delle Nazioni, ed invocando la sua autorit come sanzione dei loro dommi, di
menticano ch'egli ha scritto ci che l'esperienza conferma: In tutti i tempi ed
in tutti i luoghi, quel che difficile a procurarsi, o che costa molto lavoro per
acquistare, caro ; e quel che puossi avere facilmente, o con poco sforzo, a
buon mercato e per conseguenza, il solo lavoro la vera ed unica misura
con cui il valore di tutte le merci possa, in tutti i tempi ed in tutti i luoghi,
essere estimato e confrontato. Esso il loro prezzo reale; il denaro non ne che
il prezzo nominale. ,.
La prima proposizione generale a riguardo del lavoro si , che col progredire
della societ il valore di tutte le merci tende a ribassare. Per mezzo del cambio
possiamo continuamente ottenerle con un lavoro sempre minore, poich il con
AGENTI NATURALI GRATUITI. CAP. III. ' 929
(1) Se Diot avesse voluto che il lavoro, del mondo fosse eseguito dalle ossa e dai
nervi degli uomini, ci avrebbe dato un maccio altrettanto valido e frte come" l'albero di
una macchina a vapore; e ci avrebbe dotato dej potere di slare in piedi noile e giorno,
e di girare le ruote di un battello a vapore nella sua traversata da Liverpooj a Calcutta.
Se fosse stato nell'intenzione di Dio che i muscoli dell'uomo facessero il lavoro, ci
avrebbe allora fornito, invece della polvere o del cotone fulminante e della forra espan
siva del calore, di mani adalle a trarre da una cava un masso di granilo e romperlo in
pezzi convenevoli e simmetrici, colla stessa facilil con cui noi adesso apriamo un aran
cio. S'egli ci avesse creati per portare pesi, dotati ci avrebbe delle spalle di Atlante,
^ tUENTI M II RALI GRATUITI. CAP. III. 951
Manifesto del paYi che havvi una legge di costante progresso nell'appro
priazione che l'uomo fa delle forze naturali, indipendente dalla scoverta di ogni
nuova forza motrice. Ogni macchina facilita la costruzione di altre nuove mac
chine, affine di utilizzare le forze gi note. Essa ne ribassa il prezzo; ci permette
di attaccare quelle che per lo innanzi non potevamo (senza parlar del costo) per
difetto dei mezzi e del tempo necessarii ; e libera gli uomini dalla pena fisica,
mettendoli per ci in grado di studiare ed esperimentare. Ogni nuova verit
scoverla la chiave di un intiero tesro, ed ogni nuova arte la madre di mille
altre. Le forze motrici della natura che furono dapprima impiegate erano le pi
grossolane, le pi materiali, e quindi le pi in veduta. 11 peso dell'acqua corrente,
il vento che scuoteva ogni albero tali furono quelle che si attirarono l'osser
vazione dei primi uomini. Il vapore, il calore, la pressione atmosferica, sono pi
sottili e pi utili, perch possono svilupparsi sul luogo medesimo ove la loro
azione richiesta. Le macchine che servono al loro impiego possono trasportarsi
l dove ce n' il bisogno possono da se medesime muoversi sulla strada.
L'elettricit le sorpassa in sottigliezza e potenza, in rapidit ed intensit di azione.
Invisibile, imponderabile, di una velocit incommensurabile, sembra come se fosse
l'anello tra la materia e lo spirito. Essa talmente volatile, che ha sin'oggi eluso
gli sforzi della scienza, onde trarre quella forza motrice che indubitatamente si
crede che possieda. Separa i metalli dal loro minerale, li indora, porta i mes
saggi sui fili del telegrafo, e ritorna,' annientando lo spazio, attraverso della terra
e dell'acqua. Ma che Siam noi autorizzati ad attenderci da un agente che pu
operare colali meraviglie? e dopo averlo una volta domalo del tutto, quale spi
rilo ancor pi sottile e potente non possiam noi evocare col suo soccorso?
ammesso da tutti gli economisti che l'uomo comincia cogli strumenti i
pi cattivi, e passa a quei migliori a misura che la popolazione aumenti, e la
loro tendenza perfezionarsi col progredire della societ.
Uri semplice corollario della proposizione che il valore de'prodotti tende ad ab
bassare, e quello del lavoroa rialzare coi progressi della societ, si che vi ha una
facilit, sempre crescente, di accumulare. Potendosi procurare le cose di recente
fatte con un travaglio minore, la quantit tirila delle cose della medesima specie
gi preesistenti, o una parte qualunque di queste cose, si cambier per una quantit-
proporzionatamente minore di travaglio. I primi uomini, sforniti di strumenti,
trovarono che tutto ci cui potevano arrivare era di mantenersi in vita giorno
per giorno, senza avere un eccedente a mettere da parte. Dal momento che co
minciarono a costruirsi degli strumenti, cominciarono ad ammassare una prov-
colle quali noi potremmo trasportare gl'immensi carichi de' vagoni delle strade ferrate
e delle' navi a vapore, come un facchino porta il suo fardello. Ci avrebbe' fornito di pol
moni con cui soffiare potessimo spingere le flotte innanzi a noi, ed ali pertraversare
l'estensione de' mari. Ma, invece di braccia di ferro, delle spalle di Atlante e de' polmoni
di Borea, egli ci ha dato una mente, uu'anima, una capacit di acquistare cognizioni,
cosi appropriarci tutte le forze della natura per nostro uso. In vece di occhi telescopici
e microscpici, ci ha dato il potere d'inventare il telescopio ed il microscopio. Iti vece
<fi diecimila dita, ci ha dolati del genio inventore del telaio da tessere e della macchina
da-stampare. Senza una coltivata intelligenza, l'uomo la pi debole delle forze dina
miche . Orazio Mann.
952 E. PESHINE SMITH.
vista di viveri, di vestiti, e di materiali una porzione de'prodotti del loro tra
vaglio pot venire risparmiata. Noi denominiamo capitale, la somma di questi
risparmii, appartenente ad un individuo ; e la somma dei capitali individuali,
appellasi il capitale della comunit. il lavoro accumulato, i prodotti non con
sumati dell'uomo e degli agenti naturali, ci che egli ha chiamato in suo soc
corso. Per ci che riguarda il Valore, alcune porzioni di questo capitale possono
perdere pi, ed altre mepo ; secondo che la loro riproduzione sia divenuta pi
o meno facile. L'azione gratuita della natura, trasmessa per mezzo dei migliorati
strumenti, ha una parte maggiore alla utilit di alcune cse che a quella delle
altre, in un qualunque periodo del progresso sociale. L sostituzione di un'ac
cetta di rame ad un'accetta di pietra, riduce tantosto e mollo sensibilmente il
valore dei canotti e delle case, mentre che non esercita che un' indiretta e picco
lissima influenza sulle pellicce ed i vestiti. Ma quella parte di utilit che in cia
scheduna cosa divenuta gratuita una propriet comuue, o meglio, ha cessato
di essere una propriet, ed a disposizione di chiunque offrir altrettanto trava
glio quanto ancora se ne richiede per produrla. Il capitale della comunit si pu
rassomigli afe ad un magazzino di liquori, nel quale la quantit di ogni botte
stata ridotta mettendovi dell'acqua, ma in diverse proporzioni; per ogni botte che
si acquista, baster pagare soltanto la parte spiritosa che vi si contiene. A ren
dere completo il paragone, bisognerebbe dire che l'utilit del liquore non rimane
diminuita per siffatto miscuglio. Su tal^punlo il padre Matthew converrebbe senza
esitare.
Una comunit si accresce colle nascite. Siccome bisogna nutrire ogni fanciullo
per pi anni, prima che contribuire possa qualche cosa alla produzione della
massa de' viveri e de'vestiti, l'aumento del capitale deve necessariamente prece
dere quello della popolazione. Quando il giovane pervenuto alla sua grandezza,
ed in istato di travagliare, privo di utensili e di materiali per farlo, non che
delle sostanze alimentari per occorrere al deperimento de'suoi muscoli, nel men
tre produce gli alimenti, o qualche altro oggetto con cui questi acquistarsi. Egli
costretto di ricorrere a qualcuno che abbia una provvista di queste cose indi
spensabili, e di fare con lui un mercato a condizioni vantaggiose per entrambi,
e che gli procuri lavoro. Formano una associazione, e dividono i benefici!. Che
l'uno o l'altro assuma su di s tutti i rischi, ci non toglie che non vi abbia una
reale associazione. L'intento di cambiare l forma delle cose contribuite dal ca
pitalista, e di aumentare il loro valore con una nuova applicazione di travaglio.
Il nutrimento deve servire come di un combustibile per mantenere il calore ani
male del lavorante, e per essere trasformato in fibra muscolare , perch ad ogni
manifestazione della forza meccanica ( impiegata sempre per produrre il moto),
una parte della sostanza muscolare perde la sua vitalit , si separa dalla parte
vivente, ed espulsa come escrezione fuori del sistema organico. La forza mec
canica e la perdita della, fibra sono reciprocamente proporzionali, ed il nutri
mento quindi che deve supplire a questa perdita bisogna essere proporzioaale
alla forza (1).
In breve, il cibo consumato dal corpo umano produce il moto, nella guisa
istessa, come i) carbone consumato in una macchina a vapore. Una data quan
tit di alimenti ed una data quantit di Barbone, non possono ugualmente pro
durre che una determinata quantit di moto o di forza.
Come gli alimenti devono subire una trasformazione, che s risolve in moto
o in forza da comunicare od impiegare sui materiali, del pari questi devono su
bire un mutamento di forma e di luogo; senza di ci, sarebbe inutile il toccarli.
Entrambi il. capitalista ed il lavorante sperano adunque trarre le loro parti
rispettive ne' vantaggi della loro associazione, mediante una divisione fra loro
delle nuove cose prodotte ; e difatli, eglino dividono, comunque lunga si fosse1
la serie delle trasformazioni e de'mutamenti prima che la divisione siasi operata.
La parte di un mastro fabbro del paese di Galles pu alla fine arrivargli sotto
forma di azioni di una, strada ferrata nell'Illinese, e quella del suo operaio pu
prendere la forma di una giubbetta di fustagno fatta col cotone della Georgia ;
ma s l' ona che l'altra son il prodotto del ferro. Sia che il mugnaio prenda il
suo dritto di macinatura sul grano, o lo riceva in danaro, oppure compri grano
e venda farinate sempre lo stesso, e riesce- al medesimo fine.
Se il capitalista prende i rischi a suo carico, la parte del prodotto che l'ope
raio ottiene chiamasi mercede; e la differenza nel valore, tra i materiali affidati
all'operaio, gli alimenti, v vestiri, l'alloggio, ecc., fornitigli in natura, o commu
tati in mercedi, la deteriorazione degli strumenti impiegati ed i prodotti com
piuti, ci che s'intende per profitto.
Se l'operaio che si grava dei rischi, la parte che egli d al capitalista, oltre
alla restituzione del capitale che ha avuto in imprestito, si chiama rendita. Que
sta parola ordinariamente usata per indicare il compenso che dassi per l' im
piego del capitale che trovasi incorporato colla terra. Mr. Ricardo la definisce,
Quella porzione del prodotto della terra che si paga al proprietario per il go
dimento de'poteri originari ed indistruttibili del suolo ; ed egli cerca a distin
guerla dalla porzione pagala per J' uso del capitale che stato impiegalo a
migliorare la qualit del suolo, ed alla costruzione degli edificii ncessarii per
riparare e conservare i prodotti .
Questa definizione basata sulla ipotesi di una differenza radicale fra il ca
pitale in terre, e il capitale sotto altre former ipotesi che noi riguardiamo come
del tutto priva di fondamento. La rendita, nel senso che Ricardo d a questa pa
rola, non mai slata pagata. La potenza vegetativa, al pari che gli altri agenti
naturali, gratuita. Ma, senza ora discutere un tal punto, noi impiegheremo la
parola nel senso che abbiamo indicalo. Quando, invece di pigliare ad imprestito
il capitale nella forma sotto cui si vuole usare, s'impronta danaro, il compenso
pagato al prestatore si chiama interesse. L'interesse, in generale, comprende un
premio sufficiente per assicurare il prestatore contro i rischi eventuali di non ot
tenere il rimborso del capitale, come lo pruova la facilit Gon cui i governi, che
godono di un alto credito, fanno imprestiti a mele pi basse de' particolari. La
nostra definizione mira ad escludere ogni premio di tale specie, e di limitare il
significato alla rimunerazione, a cui il prestatore ha diritto, per essersi privato
dei vantaggi che avrebbe potuto cavare dal suo capitale, accrescendo col suo
aiuto, mediante la cooperazione degli agenti naturali il cui impiego esso facilita,
la virt produttiva del suo travaglio. . .
Ci d'uopo ora di conoscere quale effetto l'aumento del capitale, che abbiamo
954 B. PKSBIME SMITH.
Comitato della Camera dei Comuni, sull'esportazione delle macchine, nel maggio 1841.
Egli depose che gli Americani sonosi impadroniti del commercio delle accette, il quale
estesissimo ed assorbe un gran numero di operai. Noi mandiamo per la fabbrica delle
accette dei taglia-lrgna pi acciaio di quello clic noi ne facciamo per altri strumenti in
Inghilterra. Nel genere dei semplici uteusili, quello strumento il meglio costruito e
colla maggiore perfezione d'arte ch'io conosca; e tale che un umo coll'accetta americana
pu abbattere tre alberi, mentre un solo ne abbatterebbe colla inglese.
936 K. PESBINE SMITH.
fossero costanti. Ma il segno caratteristico della sua natura, quello che lo distin
gue dal bruto , appunto che i buoi desiderii sono insaziabili. La soddisfazione
di uno ne crea un altro; ed cos sospinto dalla sua natura intellettuale e mo
rale l'elemento dell'angelo nella costituzione dell'uomo ad un'attivit non
interrotta: Gli animali inferiori conservano di generazione in generazione, la me
desima uniformila di forze ed i medesimi bisogni. La natura accorda loro di
buon'ora una forma completa, ed un istinto che non progredisce. Essi non sanno
tirarne nuove forze. Sono soddisfatti, e non inventano macchine, n coltivano al-
cun'arte. La scimia , si dice , con tutta la sua facolt imitativa , e le occasioni
che ha avuto di vedere quanto il fuoco utile all'uomo, non ha mai saputo
accenderne.
La legge che regola la distribuzione dei prodotti del lavoro, che assegna al
l'operaio una proporzione sempre crescente, ed al capitalista una proporzione
sempre decrescente, accordando ad entrambi, nulloslante, una maggiore quan
tit assoluta legge che perci teride a produrre l' uguaglianza fra gli uomini
fu una scoverta di Mr. Carey. "stata una contribuzione alla scienza sociale,
pi ricca di conseguenze che alcun'altra di quelle fatte anteriormente. Essa la
chiave della storia, e ci fa comprendere e spiegare una interminabile serie di
fatti, i quali sono incomprensibili ed incredibili, colla teoria alla mano degli eco-
misti che sieguono Malthus e Ricardo, ed i quali, con quella di altri scrittori,
sembrano essere una massa di accidenti, non risultando da alcuna legge gene
rale e con' nessuna avendo relazione. Non esagerava Bastiat quando, annunzian
dola nel 1850, tredici anni dopo Mr. Carey, dichiarava che, tale la grande,
ammirevole, consolante; necessaria ed inflessibile legge del capitale. Dimostrarla,
cosi mi sembra, colpire di discredito quelle declamazioni, con cui da gran tempo
ci stordiscono le orecchie, contro l'avidit, la tirannia del pi possente stru
mento di civilt e di uguaglianza che sorge dalle facolt umane .
, Per mostrarla nella sua universalit, pruova indispensabile di una legge
reale, ci meslieri che dimostrassimo che essa governa il capitale fondiario. Il
che sar da noi-pi convenientemente fatto trattando della rendita'; e dopo, da-
remo'la pruova istorica e statistica, che il corso delle cose, nel modo come oggi
vanno gli affari del mondo, stato tale quale la legge Io richiede, e che 1 supposti
casi che abbiamo immaginato sono vere dimostrazioni di un principio, che inces
santemente opera, e produce i suoi effetti a gradi lenti ed impercettibili. La na
tura non agisce mai per salti; sebbene, per ispiegare le sue leggi, noi fossimo
obbligali, onde rilevarne il contrasto, di ravvicinare cose ed avvenimenti, che
sono separati da un grande spazio e tempo, e cos presentare una lunga serie di
effetti sotto l'aspetto di un solo e rapido mutamento.
940 K. FKSHINE SMITH.
CAPITOLO IV.
Della Rendita.
Negli Stati Uniti si trovali di raro pi di due classi di persone occupate nella
coltivazione della terra, i proprietarii cio, e coloro a cui questi pagano una mer
cede. L'interesse de' proprietarii nel suolo assoluto. Eglino lo possiedono a
titolo di semplice feudo. La parola feudo promana dal diritto feudale, e signi
fica che la terra ricevuta da un signore superiore, a cui il dominio, nel easo di
certi eventi, come la mancanza di eredi, riverrebbe. Nella massima parte degli
Stati della nostra Confederazione, la parola feudo non ha nessun significato
pratico, tranne che in quanto offre una base per il diritto di dominio sovrano
residente nello Stato, ed in virt del quale e' s'appropria, o, secondo la teoria
feudale, riprende la terra, quando il pubblico interesse lo richiede. La terra
allodiale.
In Inghilterra sono tre le classi chiamate alla partecipazione de' prodotti del
suolo i proprietarii, i filtaiuoli che lo pigliano in affitto da loro e che forni
scono il capitale della coltivazione, ed i lavoranti impiegali da questi ultimi.
per ci che gli scrittori inglesi parlano della rendita del proprietario, de' profitti
del filiamolo a capitalista, e delle mercedi del lavorante. La separazione dei pro
prietarii e de' linaiuoli in classi disliute, ha senza dubbio dpvuto suggerire l'idea
che le leggi le quali governano la rimunerazione da loro ricevuta sono differenti,
e che nella Rendita vi ha qualche qualit che la dislingue dagli altri profilli. Da
ci viene che la Rendita forma un titolo a parte e preminente ne' trattati degli
Economisti inglesi. I quali, su tal riguardo sono stati seguiti dagli Economisti del
Continente, in quei paesi ancora dove l'uso su cui il costume inglese fondato,
predominato non sia giammai. La ragione perch la rendita della terra l'in
dice del suo valore. In Inghilterra, difalti, la terra ordinariamente valutata se
condo la cifra della sua reudita. Dicesi che essa vale tanti anni della sua rendita, e
si vende e si compra per i prezzi in tal modo estimati. A quali circostanze debbe
essa il suo valore? ed a quali circostanze debbe la terra il potere di produrre
un reddito o una reudita al suo proprietario? Sono evidentemente la medesima
quislione. Noi ci proponiamo di esaminare se si tratta di un'originaria qualit
inerente al suolo, o di qualche cosa dovuta a cause susseguenti.
La terra nella Valle del Connecticut si vende per duecento dollari l'acre. La
terra di un'uguale, se non superiore, qualit, e favorita da un clima migliore, sulle
sponde del Genesee, si pu comprare per cinquanta dollari l'acre. La terra uguale
per tutti i riguardi nelle sue qualit naturali alle gi menzionate, ma che giace
nel Wiscounsin, non vale che 1 dollaro e 25 cent, per acre. Le medesime leggi
e le medesime istituzioni governano queste tre localit. I coloni dei Genesee son
gli emigranti dal Massachusetts e del Connecticut. Quelli del Wiscounsin sono
usciti dalla parte occidentale di Nuova-York. Se penetriamo pi lungi nell'ovest,
troveremo che la terra pu aversi per nulla da chiunque voglia stabilitisi; col
DELLA RENDITA. CAP. IT. 941
non ha valore, alcuno. Duecentotrenta anni addietro le terre sul Connecticut,
quelle sul Genesee un poco pi di cinquantanni addietro, erano nella medesima
situazione. Ghe cosa che loro ha dato un valore?
Una gran parte del valore pu attribuirsi al lavoro che sulla terra si diret
tamente impiegato. con questo lavoro ch' stata sbarazzata degli alberi che la
coprivano processo 4ungo e faticoso quando- venne intrapreso, e costoso, poich
il legno, dovunque abbondante e difficile a trasportarsi, non poteva avere alcun
prezzo. Han dovuto estirparsi i ceppi, aprirsi i canali di disseccamento, co
struirsi le palizzate, i granai e le stalle, i sentieri tracciarsi, essere ammonticchiate
le pietre, il suoto in fine- ha dovuto essere lavorato, erpicato, e concimato. Se
fosse possibile di ottenere un conto esatto del lavoro cos direttamente incorpo
rato alla terra, si troverebbe che il suo valore, a' prezzi attuali, sarebbe di ben
poco inferiore a quello che la terra ha, se pur non l'uguagli o non l'ecceda. Ma
ci non ancor tutto. Scuole e chiese sono state fabbricate in vicinanza, si sono
costruite strade che conducono alle citt di menalo, le quali ancora vengono di es
sere innalzate; si son fatti ponti, canali e ferrovie-, cose tutte che contribuiscono a
dar valore alla terra. Non vi ha niuno che ignori quanto i mezzi perfezionati di
trasporto fanno innalzare il valore del suolo i cui prodotti si carreggiano per essi.
impossibile, nondimeno, precisare con esattezza la parte che proviene da cia
scuna di queste cause, molte agendo simultaneamente ed esercitando la loro in
fluenza sopra grandi superficie, e tante altre in epoche diverse. Lo spostamento
dello Overslauffh (banco di sabbia) nell'Hudson, sotto Albany, aggiungerebbe
qualche Cosa al valore di ogni staio di grano che passa per il canale di Eri, e
per conseguenza a quello della terra che lo produce; un'interruzione in questo
canale, che sospenda la navigazione per una settimana, si fa sentire in tutti i
mercati di grano dell'antico Nord-West Territori/.
l solo modo di valutare la vera influenza delle cause che operano in una
sfera cos eslesa, di prendere un gran territorio, e paragonare il prezzo a cui
venga stimato, con quello del lavoro impiegalo ne' suoi varii miglioramenti. Pren
diamo come esempio lo Slato di Nuova-York. Il valore in danaro de' poderi di
questo Slato, per corrie ricavasi dal censo del 1850, di dollari 554,546,642.
L'intiero valore de' beni-fondi imposti, s urbani che rurali, tal come fu trasmesso
al controllore dello Stato sul finire del 1851, monta a dollari 907,571,695. Se
il valore della propriet tassala nelle citt aggiungesi a quello dei poderi rurali,
ottenuto dal censo degli Stati Uniti, si avr una somma eccedente f esumazione
totale cavata dai ruoli delle imposte. Le estimazioni son state fatte da ufficiali
diversi, per scopi differenti, ed in una reciproca Ignoranza de! risultati avuti da
ciascuno di loro. La ripartizione dell'imposta dello Slato fu fatta in virt di una
legge posteriore al censo, ed i ragguagli ottenuti per mezzod questo non furono
pubblicati che un anno dopo la valutazione degli ufficiali del cadastro delle con
tee, valutazione fatta in virt delle leggi dello Stato. Questa probabilmente
troppo bassa; la valutazione degli ufficiali che fecero il censo, fondata essendo
sulle deposizioni de' proprietarii, pchi disposti a deprezziare i loro poderi, pro
babilmente abbastanza alta. Vi ha tanta poca differenza fra loro (precisamente
se consideriamo che il valore delle propriet urbane compreso nell'una, mentre
che nell'altra escluso) che possiamo supporre che n l'una n l'altra distano
molto dal vero. Pur tuttavia, ad evitare ogni cavillo, ci proponiamo di pren
943 pfcsiiiNE smi'iii.
dere 1,200,000,000 di dollari come valore del suolo di Nuova-York, tal quale
oggi trovasi coi suoi fabbricati e gli altri suoi miglioramenti tanto pubblici che
privati. Una tal somma sarebbe bastevole a pagare, per quattro anni, il lavoro
di un milione di uomini che travagliassero trecento giorni all'anno per un dollaro
al giorno.
Rappresentiamoci adesso lo Stato come era il giorno in cui Ilendrik Hudson
gett l'ancora nella Baia di Manhattan, e domandisi poscia se un milione di
uomini potrebbe abbattere le foreste, disseccare gli stagni, costruire strade, ca
nali, e ferrovie, eslrarre la pietra, cuocere i mattoni, tagliare e segare il legno,
erigere edificii pubblici e privati, ed eseguire in quattro anni, o anche in dieci,
tutte le opere che han fatto nascere l'Empire State dagl'inculti territorii in cui
cacciavano gl'irocchesi e i Delawares. Niuno creder ci possibile, dietro avere
attentamente' considerato l'infinit delle cose' compiutesi. Nettampoco crederassi
che il lavoro il quale stato sin oggi impiegato sul suolo, possa essere adeguata
mente rappresentato da una cifra cos bassa come quella di un milione di uo
mini che lavori per quattro anni. Questa immensa opera, difatti, stata eseguita
con islrumenti e con un'abilit meccanica inferiori a quelli che l'odierno lavo
rante mette in uso; e, per conseguenza, ha dovuto assorbire una pi grande
quantit di sforzi muscolari di quel che oggid s'impiegherebbe per riprodurre i
medesimi effetti..
Noi potremmo prendere uno Stato dopo l'altro, e mostrare la medesima dif
ferenza tra il prezzo del lavoro sin oggi impiegato nei miglioramenti del suolo,
e l'attuale prezzo venale di questo suolo cos migliorato. Se una qualche altra
cosa di peculiare osservasi negli Stati della nostra Confederazione, oltre al fatto
che oileuere possiamo pi accurate statistiche per loro che pe' paesi del Vecchio
Mondo, ella la circostanza la quale fra noi impedisce che la inferiorit del
valore attuale del suolo, in paragone alle spese che han dovuto costare i suoi
miglioramenti, sia cos grande come ne' regni dell'Europa. Negli Slati Uniti la
coltivazione stata cominciata e continuossi da un popolo, il quale gi era molto
progredito nelle arti della civilt. Se prendiamo un paese come l'Inghilterra, e
ci sforzassimo di valutare il lavoro che si impiegato sin dallo sbarco di Giulio
Cesare, troveremmo che di gran lunga oltrepasserebbe la somma di lavoro che
l'attuale suo valore rappresenta. 11 valore totale della propriet fondiaria dell'In
ghilterra dell'Irlanda, le miniere compresevi, le strade, ecc., viene dagli statistici
slimato a#circa 2,000,000,000 lire si., cio a dire 10,000,000,000 di dollari.
Questa somma pagherebbe il lavoro di cinque milioni di uomini per dieci anni,
con un salario medio di duecento dollari per anno. Puossi mai credere che dessa
si approssimi alla somma del lavoro che, per diciotlo secoli dall'invasione Ro
mana in poi, slata consacrata ai miglioramenti del suolo, o pure alla somma
dell'odierno meglio diretto lavoro e pi sussidiato di strumenti, che sarebbe indi
spensabile per riprodurre, tal quale trovasi, il Regno Unito, se mai potesse ritor
nare nello stato in cui era ai tempi di Hengist e di Horsa? La differenza fra le
due valutazioni enorme, perch il lavoro dei Sassoni, dei Danesi, e dei Nor
manni, praticato con assai meschini strumenti, era mollo inefficace, paragonato
a quello dell'Inglese dei nostri tempi.
In nessun caso pu avvenire che si deduca una conclusione diversa da quella
che noi abbiamo tirato. La ragione si perch la terra, come ogni altra cosa,
DELLA RENDITA. CAP. IV. 945
debbe il suo valore unicamente al lavoro spesovi per ridurla alla sua condizione
attuale; e perch il suo valore d continuo ribassa, abbisognando sempre un mi
nor lavoro per mettere in attivit una medesima massa di potenza vegetativa. 11
medesimo lavoro che una generazione ha impiegato sopra i magri terreni dei paesi
elevati, basta a' suoi figli, per mezzo delle loro macchine perfezionate e l'aumento
di coperazione degli agenti naturali, per soggiogare e .coltivare le valli, dove la
natura ha accumulato gli elementi di fertilit che il lungo corso dei secoli vi ha
trasportato dai pendii che le dominano. La terra* al pari dell'aria, del principio
di gravitazione, ed al pari degli altri agenti naturali, senza valore: quello che
acquista soltanto per l'accumulato lavoro c"he si combina cod essa, sia colla
diretta incorporazione alla sua sostanza, o pure coi miglioramenti indiretti, come
le strade, i canali, i cui vantaggi si estendono sopra vasti distretti. Quando un
coltivatore prosciuga una terra paludosa, libera contemporaneamente il suo Vi
cino dalle nebbie che produceva, e con ci non solo fortifica la sua salute ed
accresce la sua forza fisica, ma aumenta la sua raccolta, poich i miasmi che
arrecano le febbri all'uomo, generano la golpe e la ruggine del grano.
Dopo dimostrato che il capitale fondiario non si distingue, in qualit, dal
. capitale mobiliare, ci mestieri trovare che una legge medesima governa l'uso
dell'uno e dell'altro. Col progredire de' miglioramenti, la Rendita non dovr as
sorbire che una porzione minore dell'intiero prodotto, quantunque la sua cifra
accresca in senso assoluto; la parte del lavorante che coltiva il suolo, all'incon
tro, si accrescer in quantit assoluta e relativa. Se I fatti non ci possono mo
strare una tale tendenza, la nostra proposizione falsa; se per lo possono,
smentiscono le ipotesi contrarie, come quella di Mr. Ricardo, che la Rendita si
paghi per crti immaginati poteri originali ed indestruttibili del suolo
per un valore che l' inerente, anche dopo che ha pagato al lavoro tutto ci
che gli debbe.
Mr. Ricardo, siccome abbiam veduto, ha stabilito la sua teoria nei termini
seguenti :
Ad ogni ulteriore progresso della popolazione, per il quale un paese sia costretto
di ricorrere a delle terre d'inferiore condizione onde trarne i suoi viveri, le rendile cre
sceranno sui terreni superiori.
Cosi si suppongano de' terreni di N. i, 2, 5, -iene, con pari' capitale e lavoro, diano
un prodotto nello come 100, 91), 80 misure di grano. In un paese nuovo, dove le terre
fertili abbondino relativamente alla popolazione, e dove perci non occorra di coltivare
che quelle di N. 1, tutto il prodotto netto apparterr al coltivatore, e former il profitto
del capitale da lui anticipato. Tostocb la popolazione sar cresciuta abbastanza per
rendere necessaria la coltivazione della terra di N. 2, dalla quale soltanto 90 misure di
grano si possano ricavare al di l di quello che occorra per mantenere i suoi lavoranti,
la Rendila punter nel N. i; giaceb, se non vuoisi supporre che possano esistere due
diverse mete di profitto per il capitale agrario, bisognerebbe supporre che 10 misure
di graBo, o il loro valore, vengano distrutte dalla produzione del N. 1 per applicarsi a
tutt'altro uso. Sia ebe il proprietario medesimo, o che altri in sua vece coltivi la terra
di prim'ordine, queste dieci misure ne costituiranno sempre la Rendita, perch il colti
vatore del N. 2 otterrebbe il medesimo risultato col suo capitale, sia che pagasse una
'Rendita di 10 misure, sia ebe continuasse a lavorare il N. 2 senza pagarne Rendila alcuna.
In ugual modo si. potrebbe mostrare che quando si coltivi' il N. 3, la Rendita sulN. 2
sar 10 misure o il valore di 10 misure, e quella .del N. 1 si elever fino a 20; perch
il coltivatore del N. 3 otterrebbe sempre lo stesso profitto, sia che pagasse una Rendita
944 B. PESH1NE SMITH.
20 sul N. 1, sia che pagasse una Rendita 10 sul N. 2, sia cbe coltivasse H N. 3 senza
pagarne Rendita alcuna. Ricardo, Principii dell'JEcon. Palit. V. nostra edizione, vo
lume XI, pag. 395).
Tali sono i risultati necessarii del principio, che gli uomini cominciano la
coltivazione sul suolo migliore, e poi passano a' pi cattivi; e che la terra ha un
valore inerente, indipendente dal lavoro. Se fosse vero, dovrebhe seguirne che
la proporzione appartenente al proprietario aumenti col progredire della societ,
e quella del lavorante diminuisca; il primo diventando sempre pi ricco e pi
potente, l'altro pi povero e pi dipendente.
Ora quali sono stati i fatti? Adamo Smith li spiega cos:
Al presente, presso i paesi opulenti di Europa una molto larga, sovente la pi larga
porzione del prodotto della" terra, destinata per rimpiazzare il capitale del ricco ed in
dipendente linaiuolo ; l'altra per pagare i suoi profitti e la rendita del proprietario. Ma
anticamente, durante la prevalenza del governo feudale, una piccolissima porzione del
prodotto era sufficiente a rimpiazzare il capitale impiegato nella coltura. Questo consi
steva comunemente in un poco di meschino bestiame mantenuto intieramente dal pro
dotto spontaneo della terra incolta, e che perci poteva essere considerato coin una
parte di quel prodoto spontaneo. Esso in generale anparlene perci al proprietario ed
era da lui anticipalo a coloro che occupavansi della coltura della terra Tulio il restante
del prodotto propriamente anco a lui appartengasi, sia come rendita della sua terra,
sia come profitto di questo meschino capitale. / coltivatori della terra erano in gene
rale servi, di cui le persone e sili effetti erano ugualmente sua propriet. Coloro che non
erano servi erano Attuari a volont; e bench la rendita che eglino pagavano fosse
spesso nominalmente un po' pi che un censo, in realt ammontava al prodotto totale
della terra. Il loro signore poteva in ogni tempo comandare ad essi lavoro nella pace
e servizio nella guerra. Quantunque essi vivessero a distanza, dalla sua casa , pure
erano ugualmente dipendenti da lui come la gente di suo servizio che viveva nella me
desima. Ma l'intiero prodotto della terra indubitabilmente apparteneva a colui il quale
pu disporre del lavoro e del servizio di tutti coloro cui la terra mantiene. Nello stato
presente. d'Europa, la porzione del proprietario di rado eccede un terzo, alle volle non un
quarto dell'intiero prodotto della terra. La rendila della terra intanto in tutte le parti
migliorale di un paese si triplicata e quadruplicata dopo quegli antichi tempi ; e que
sto terzo o quarto del prodotto annuale , come sembra, tre o quattro volte maggiore di
qitel che pria era stato il totale. Nel corso dei miglioramenti, la rendita, avvegnach ac
cresca in proporzione all'estensione, -pure diminuisce in proporzione al prodotto della
terra Ricchezza delle Nazioni. V. nostra edizione, voi. fi, lib. Il-, cap. 5, pag. 229.
Egli evidente, dietro paragonate le due ultime citazioni, che nelle Isole
Britanniche, la proporzione tra. Iq rendita e l'intiero prodotto ha ribassato nello
intervallo tra la pubblicazione della Ricchezza delle Nazioni , e l'opera di
Mr. Malthus quasi quarantanni. In un periodo di circa la medesima lun
ghezza, dal 1790 al 1835, secondo Mr. Porter {Progress ofthe Nations, voi. I,
pag. 164 )j il quale deduce il fatto dalle deposizioni nell'ultimo anno fatte in
nanzi al Comitato del Parlamento per la miseria de' coltivatori { Agricultural
Distress) i redditi ricavati, sotto forma di rendita, dalla propriet del suolo, ave
vano per lo meno raddoppiato in tutta la Gran Bretagna, mentre che la condi
zione de' coltivatori si era dapertulto visibilmente migliorata. Mr. Caird, inviato
dal giornale il Times come commissario, per esaminare lo stato dell'agricoltura
in Inghilterra, dedic otto mesi, nel 1850 e 1851, ad un'ispezione di trentadue
delle quaranta contee inglesi. Ventisei delle contee da lui percorse, erano anche
state visitate dal celebre tourista agronomo Arturo Young, nel 1770. La rendila
media per acre delle terre coltivate in quelle contee, secondo le ricerche di
Mr. Yung, era di l3scel|. 4 den. (cio fr. 17, 11), mentre che la rendita media
d'oggi, secondo Mr. Caird, 26 scell 10 deri. (cio fr. 54, 55); se noi vi com
prendiamo le altre sei contee visitale da Mr. Caird, la media si alzer a 27 sceil.
2 den. La rendita inedia del suolo in Inghilterra, secondo il gi esposto, ha pi
che raddoppiato negli ultimi ottant'anni. (Joa molto considerevole differenza
esiste tra le reudite delle contee produttrici, di grano e quelle consacrate ai pa
scoli ed ai latticinii. Mr. Caird d 25 se. 8 d. come rendita media, nel 1851,
di quattordici contee producenti grano nell'est ed il sud dell'Inghilterra; mentre
fa. ammontare a 51 se. 5 d. quella di sedici contee destinate a pascoli ed alle
raccolte verdi (come navoni, ecc. che servono a nutrice i bestiami) e dedite alla
produzione de' latticinii.
L'Edinburgh Revieiv, del mese di luglio 1852, commentando questi dati
di Mr- Caird, per mostrare la correlazione tra i miglioramenti delle macchine e
de' metodi agrarii, e l'incremnto della rendita, prende ad esempio una tenuta
dove.ugalmente si operi la produzione del grano, l'allevamento del bestiame, e
la coltura de' legumi, come quelle dlie contee di Bedford e di Norfolk, nelle quali
.la rendita media era come segue:
illO (Toiing) per acre <8tH (Caird) per acre
SC. '1. > se. i.
Bedford 12 25 6
Norfolk V 6 25.
Media 11 9 25 3
Dopo supposto che una tenuta in una di quelle contee abbia pagato, cel
3770, una rendita media di 11 so.' 9 d. per acre, lo scrittore passa ad enume
rare varii miglioramenti, di cui pu ben calcolarsi il beneCcio o il risparmio
delle spese per acre, e ne estima separatamente il valore. La somma totale
ascende a 32 se. 2 d., ma l'aumento della rendita non si eleva die a soli lo se.
6 d. La differenza tra tutte e due, 18 se. 8 d., va al fittaiuolo. Se il suo gua
dagno siarrestasse qui, sarebbe evidente che la pi piccola porzione dell'aumen
tato prodotto sarebbe andata ad aggiungersi alla rendita, e la pi grande sarebbe
Econom. Tomo IX. 60.
946 E. PBSHIHE SMITH.
(1) M. Caird d una tavola nella quale paragona le mete medie della rendita, dei
prodotti del grano per acre, del prezzo delle provviste e delle mercedi degli operai per
settimana, da Youog prese in venticinque contee, nel 1770, e da lui stesso, nelle mede
sime contee, nel 1850, e poscia fa una media separata di quelle accertate da ognuno.
Egli riepiloga il risultato generale nel seguente modo:
Sembra cesi che, in un periodo di ottanl'anni, la rendita media della terra lavo-
rata siasi rialzala del 100 per 100, il prodotto medio del grano per acre abbia aumen
tato del 15 per 100, la mercede degli operai del 34 per 100 (da 7 scell 3 d. a 9 celi.
7 d. per settimana), e la rendita delle loro abitazioni del 100 per 100 (da 8 d. per setti
mana a 1 scell. 5 d.j; mentre che il pane, nutrimento principale dell'operaio inglese,
costa ad u dipresso lo stesso che nel 1770. (La sua media -per ventisei contee mostra
una riduzione di circa 16 per 100). Il prezzo del burro ha aumentato di quasi 100 per
100, e la carne di pi di 100 per 100 . Englith Agriculture in 1850 and 1851,
pag- 475.
Dhl.f.A UKNDITA. CAP. IV. 947
che anticamente erano ignoti o poco coltivati. Ecco come nella tavola seguente
ci presenta il prezzo medio del frumento, dedotto da' prezzi correnti del mercato
per una lunga serie di anni sotto ciascun regno:
'rozzo medio per ettolitro
Sotto Luigi XIV Media di 72 anni 18 fr. 85 cent.
Luigi XV 60 13 05
Luigi XVI . ,16 16 - 00
L'Impero 10 21 00
La Monarchia costituzionale 10 19 03
Il risultato poi del paragone tra i guadagni annuali di una famiglia di agri
coltri, ed il costo di tredici ettolitri e mezzo di frumento, necessarii alla sua con
sumazione annuale, ci vien dato nella tavola seguente:
Perodi Mercedi Costo di 43 etto). 1,2
1 135 fr. 254 fr. deficit 119 fr.
2 126 176 ; so
3 161 216 66
4 400 283 soprapi 117
5 500 256 . 244
Durante il regno del Gran Monarca la popolazione delle campagne della
Francia per la met del tempo manc di pane. Sotto quello di Luigi XV, in tre
giorni non aveva pane che per soli due. Gran progresso si era fatto sotto Lui
gi XVI per averne avuto per tre quarti dell'annata; mentre che sotto l'Impero
ed il governo del Re Cittadino, le mercedi furono suflicienti per fornire di pane
il lavorante tutto l'anno, e lasciargli un soprapi per procurarsi altri cibi ed i
vestiti. Nel primo periodo, senza dubbio, le classi laboriose ottenevano alimenti,
qualunque siano, in quantit bastevole per sostenere la vita animale, ed arri
vavano eziandio a provvedersi degli abiti; ma il loro pane era fatto di cereali
inferiori, di castagne, ed anche di pi cattivi vegetali. M. De Jonns cita il
marchese d'Argenson, uno de.' ministri di Luigi XV, fl quale nel 1759 diceva:
Nel momento in cui scrivo, nel mese di febbraio, in piena pace, colle appa
renze di una raccolta, se non abbondante, almeno passabile, gli uomini muoiono
attorno a noi come mosche,- e sono dalla povert ridotti a mangiar erba . Egli
attribuisce una tale condizione alle eccessive imposte, e dichiara che il regno
simile ad un paese nemico colpito da una contribuzione di guerra. 11 duca d'Or
lans, onde far conoscere al sovrano la condizione del suo popolo, port in Con
siglio un pezzo di pane di felce, ed all'apertura della seduta lo present al re,
dicendo: Ecco, o Sire, di che si nutrono i vostri sudditi . Ci pu riguardarsi
come un caso eccezionale; ma son ben pochi, anche fra gli eruditi, quelli che
oggi si facciano una giusta idea di ci che era il miserabile alimento della massa
della popolazione d'Europa cinquant'anni addietro, e di ci che ancor oggi formi
la sussistenza della gran parte di loro (1). De Jonns, a riguardo de' suoi corn
patrioti, nell'anno di grazia 1850 dice: Una gran parte della popolazione delle
campagne continua, per abitudine e per necessit, a nutrirsi di un pane detesta
bile, indigesto miscuglio di segala, orzo, crusca, fagiuoli e patate, il quale non
abbastanza lievitato n abbastanza cotto ; e Blanqui, il quale, con una commis
sione dell'Istituto, ha negli ultimi due anni viaggiato nelle provincie per esami
nare la loro condizione e farne un rapporto, dichiara che coloro soltanto che lo
hanno veduto, possono concepire quanto miserabili e scarsi sono i vestiti, i mo
bili, e gli alimenti della popolazione delle campagne (1). Un rapporto officiale,
pel 1845, del numero delle case soggette in Francia all'imposta delle porte e
finestre, mostra che fn tutto *i ha 7,519,310 case, delle quali 500,000 hanno
soltanto un'apertura, 2,000,000 ne hanno due, ed 1,500,000 son quelle che
ne hanno da quattro a cinque. I due settimi soltanto del numero totale hanno
sei aperture o pi. cos che trovasi alloggiato il popolo francese:
Possiamo nulladimeho ottenere una pi completa idea della generale miseria
della Francia, dall'estimazione che Michele Chevalier fa della somma totale del
valore annualmente prodotto in questo paese, il quale, se fosse ugualmente diviso
fra tutti gli abitanti, darebbe una media minore di 65 centesimi (circa 12 1[2
cent, di doli.) per giorno a ciascuno. Son questi i frutti di un*governo tirannico-,
e se si considera quanto peggiore era la condizione prima della Rivoluzione del
1793, non si pu a meno di riconoscere quant'essa era indispensabile, ed il poco
che abbia costato, ad onta di tutti i suoi delitti ed orrori, in paragone al miglio
ramento che n' susseguito.
Noi siamo stati condotti ad una tale digressione, perch era naturale Che,
nella mente di un lettore americano, sorgesse il pensiero che i coltivatori del
suolo han dovuto ogni giorno avere il lor pane, in quell'epoca benanco, in cui;
second i dati di De Jonns, la loro mercede non poteva fornirgliene che per la
met dell'anno. L'obbiezione viene annichilata quando vedesi che nutrivansi di
tutt'altro che di pane di frumento, il quale qui preso come misura della capa
cit della loro mercede nell'acquisto delle sussistenze.
Ritornando adesso alle tavole, ed allo scopo per cai furono presentate, noi
vediamo che pruovano un grande miglioramento tanto nella somma assoluta
della mercede, quanto nella proporzione che essa ha coll'in tiero prodotto, e la
parte del capitalista. La proporzione colla totalit del prodotto si quasi rad
doppiata in centocinquant'anni, perch alzata dal trenlacinque per cento al
sessanta. Fra i lavoranti ed i capitalisti la proporzione, nel 1700, era 35 per
cento per i primi, e 65 per i secondi; al presente essa di 60 per cento per i
primi, e di 40 pe' secoudi, i quali, invece di guadagnare i due terzi del prodotto,
cio il doppio de' lavoranti, non prendono che i due quinti, lasciando a questi i
tre quinti, ossia 50 per cento di pi de' capitalisti. Ma quantunque i capitalisti
guadagnino una minore proporzione, l'aumentata efficacia lei lavoro non che
del capitale hanno talmente reso pi copiosa la raccolta, che questa minore pro
porzione dia una somma non solo pi grande insolutamente , ma pi grande
ancora relativamente all'aumento della popolazione. Ci facilmente vien provato
da poche cifre dedotte dalle tavole di 51. Jouns. Se mettiamo io confronto i due
estremi, troviamo i risultali seguenti:
Totale della Popolazione Pagato agli Prodotto totale Resto per il rima?
Popolazione agricola agricoltori nente della popol.
1700 19,500,000 15,000,000 458,000,000 fr. 1,308.000,000 fr. 850,000,000 fr.
1840. 36,000,000 27,000,000 3,018,000,000 5,0*5,000,000 2,009,000,000
'_ . i ".
Dopo ci pare che, quantunque i lavoranti siano mollo meglio pagati tre
volte e due terzi di pi che nel 1700 (o piuttosto, poich sono molto meglio
pagati), il resto che deve essere diviso fra i capitalisti e le classi che non colti
vano il suolo pi grande di prima, e cos ancora questi si trovano migliorati
di condizione. La popolazione della Francia, mancano appena tre milioni perch
avesse raddoppiato, mentre la produzione agricola ha quasi quadruplicato; di
maniera che, in un'eguale distribuzione, ogni persona si avrebbe adesso, il doppio
di quello che aveva nel 1700. Ma considerando la distribuzione tale quale oggi
, e come era allora, vediamo che, nel mentre la popolazione non agricola ha
cresciuto del 100 per cento, il soprapi che rimane, dopo aver pagato agli agri
coltori la loro aumentata mercede e l'ingrandita proporzione, salilo del 127
per cento. Son questi i risultati, se il paragone si fa in danaro. Se poi vuoisi
calcolare in alimenti, noi abbiamo gli elementi indispensabili del calcolo, cono
scendo che il prezzo medio del frumento, nella prima epoca, era di 18 fr. 85 cen
tesimi per ettolitro, laddove nell'ultima era di 19 fr. 5 centesimi, una differen
za ancor meno di due soldi per staio. Se si obiellasse che queste cifre non
indichino la parte che va al proprietario, nella sua qualit di possessore del
suolo, n quella dell'uomo che anticipa il capitale sotto forma di semenze, stru
menti, ecc. per la coltivazione di questo suolo, la risposta si , che la propor
zione della raccolta che l'uno e l'altro ricevono in pagamento minore di prima:
se il proprietario prendesse il tutto, la parte sarebbe minore di quella che en
trmbi ottenevano nel 1700 ; e se ora egli nulla riceve come possessore del suolo,
e lascia il tutto per soddisfare sia a se medesimo o ad una terza persona pro
ftti del capitale aggiunti alla terra, essa minore in proporzione di quella che
in principio riceveva ad un tempo per il godimento del suolo e per l'interesse
del capitale impiegato a coltivarlo. %
L'azione della legge ci chiaramente indicata da un paragone delle.diverse
parli della Francia. Essa , dice M. Passy, sotto il rapporto agricolo, il paese
de' contrasti; vi sono dipartimenti che appena sembrano aver progredito dopo
DELLA SBADITA. GAP. IT. 951
un secolo; altri poi ve ne sono in cui l'agricoltura ha preso uno splendido slan
cio, e non men fruttifera di quella de' pi progrediti paesi dell'Europa. Ebbene!
ecco quali sono le rispettive situazioni. Nei dipartimenti pi arretrati, le spese
di produzione non oltrepassano, in media, fatto ogni compenso tre le varie cul
ture, 30 franchi per etiare, e si ottiene un reddito lordo di 70 fr. all'incirca.
Nei dipartimenti progrediti, all'incontro, la spesa va sino a 200 fr. e pi per
eltare ; e si realizza ad un tal prezzo un prodotto lordo di 320 fr. almeno ; la
sciando a' filiamoli, per soddisfare l'affitto del suolo nonch pei loro profitti, un
120 fr. all'incirca. In questi dipartimenti la ricchezza annualmente cavata dal
suolo avanza, sul costo di produzione, il triplo di quel cb' negli altri, ma non
che per mezzo di anticipazione quasi settupla che dessa si ottiene. per cotal
modo che i progressi si compiono (1). I capitalisti i quali prendono per ren
dita e profitti i quattro settimi del valore della raccolta, non hanno che un terzo
della somma ricevuta da coloro la cui proporzione non che di tre ottavi. Gli
altri cinque ottavi, che questi ultimi spendono in mercedi degli operai, ed in mi
glioramenti del suolo, si elevano al quintuplo di quello che i dipartimenti pi
poveri impiegano per questi oggetti. Cos restano dimostrati, tanto col paragone
fra i diversi distretti di un medesimo paese, che col paragone di un paese nelle
sue divrse epoche di progresso, l'aumento della parte de' capitalisti in quantit
assoluta, e la sua diminuzione in rapporto al prodotto totale.
Il contrario della proposizione non pu a meno di avverarsi riguardo alla
rimunerazione del lavoro; e dopo aver pagato le migliori mercedi agli esistenti
lavoranti, resta ancora una somma tripla da aggiungere al capitale de' diparti
menti pi progrediti, e con cui ne' medesimi, offrire delle mercedi a nuovi operai
che i dipartimenti arretrati potrebbero fornire. La popolazione non usurpa sui
limiti della sussistenza, invece vediamo questi limili retrocedere a misura che la
popolazione si accresca.
Potremmo moltiplicare le prove di questo genere, ed estendere il paragone
sopra periodi pi lunghi. La sola difficolt si che, a misura che ci trasportiamo
verso epoche pi remote, pi le informazioni che possiamo ottenere acquistano
un carattere vago, e si sattraggono alla precisione delle cifre di una tavola. Qual
che volta incontrasi che la rendita dei tempi antichi soddisfatta per rata pro
porzionale all' intiero prodotto. Cosi Catone (2) nel suo trattato sull'agricoltura,
c'informa che a' suoi giorni le terre d'Italia, che non erano coltivate dal proprieta
rio medesimo, n dal suo intendente, il quale d'ordinario era un emancipato o uno
schiavo, venivano affittate a ci che chiamavasi un Politor, il quale riteneva per
i suoi servizi personali e quelli della sua famiglia, da un nono a un decimo della
raccolta. In questo caso il proprietario forniva tutto, schiavi, animali, semi, e
strumenti. In quelle parti dell'Italia, nelle quali attualmente le terre si coltivano
secondo il sistema della mezzeria, o divisione de' prodotti, il mezzaiuolo general
mente riceve la met delle raccolte, fornendo la met degli animali e delle se
menze; intanto, la pi grande proporzione che si conosca di essere al proprietario
del suolo accordata, sulle terre vulcaniche del regno di Napoli, dove egli ri
ceve i due. terzi del prodotto.
Ma il gran fatto decisivo si , ctie nei paesi che son pervenuti allo stato d'in
civilimento e di ricchezza, la storia c'insegna che ne' primi periodi, quand'an
cora erano poveri e barbari, i coltivatori del suolo si trovavano in una condizione
di schiavit, incapaci di acquistare una propriet qualsiasi, potendo appena pro
cacciarsi una misera sussistenza come i buoi che con loro travagliavano. Se noi
contempliamo le nazioni contemporanee nei diversi stadii del progresso sociale,
ed economico, vediamo che gli ultimi sulla scala son contrassegnati dalla schia
vit degli esistenti lavoratori del suolo. I Servi in Russia, i Fellata in Egitto, i
Peoni nel Messico, gli schiavi de' nostri Stali del Sud, ne sono de' palpabili
esempii. Ci occorrer di dovere ritornare su questo punto quando parleremo delle
Mercedi. Ma a che moltiplicare le prove? Un sol caso di buona fede apportato,
e pienamente comprovato, decisivo; perch le leggi della natura non ammet--
tono eccezioni, ed ugualmente operano in tulli i tempi ed in tulli i luoghi.
Noi abbiamo adesso Gnilo di esaminare ci che caratterizza la teoria sulla
Rendila di Ricardo, e ci che ne consiegue, e mostrato abbiamo che non sos
tenuta n dal ragionamento speculativo, n dall'esperienza storica. Egli ha quasi
casualmente accennato ai vantaggi di situazione come equivalenti alla fertilit
naturale nel determinare il valore e la rendita. Per vantaggi d situazione debbe
intendersi, o la prossimit reale de' mercati per lo spaccio de' prodotti, o la pros
simit virtuale che cagionata dai modi di trasporti rapidi ed a basso prezzo.
Di qualunque maniera siasi prodotto, il vantaggio qui non che il risultato di
un capitale impiegato a fabbricare citt vicine al podere, o a costruire strade,
canali, ferrovie e locomotive, oggetti tutli, i quali, per vedute economiche, an
nientano la distanza in ragion diretta dell'annientamento delle spese che la me
desima cagiona. I vantaggi che sono il prodotto del capitale devono necessaria
mente essere governali, per quanto riguarda il valore del loro possesso e del loro
godimento, dalle leggi medesime che regolano il valore degli altri prodotti del
capitale. Le spese del loro acquisto diminuiscono coll'aumentarsi dlia popola
zione, e quest'aumento ne diminuisce al tempo istesso la necessit; perch il nu
mero degli abitanti di un distretto non pu crescere senza che gli uni agli altri
pi si riavvicinino, e cosi facilitino i loro cambii. Questi vantaggi inoltre non
son fra il novero degli originarli -ed indistruttibili poteri del suolo , e tutto
ci che si paga per averne l'uso debbe, stando alla, definizione di Rcardo, essere
escluso dalla Rendita. , '
Quantunque la terra non sia H prodotto dell'industria, dice Mr. J. S. Mill,
la massima parie delle sue qualit pi preziose derivano da essa. Il lavoro ne
cessario non solo per servirsi dtllo strumento, ma quasi altrettanto necessario
per ridurlo allo stato di usarne . Mr. Mill per preziose intende probabilmente
utili. Secondo il senso che noi abbiamo 'dato al valore, sarebbe pleonasmo il
dire che tulle le qualit preziose del suolo o di ogni altro oggetto, sono il pro
dotto del lavoro. Egli si esprime con esattezza chiamando la terra uno stru
mento; questa difalli una gran macchina che dalle altre si differisce per ci
che mobile. Ma come nelle altre macchine, tutta la parte del suo potere che
dovuta all'azione anteriore degli agenti naturali, essendo stala gratuitameule
prodotta, deve gratuitamente esser ceduta nel cambio, e gratuitamente prestarsi.
DELLA MSNUITA.- GAP. IV. OC>
Tale l'accumulazione delle materie organiche ed inorganiche che costituiscono
la fertilit della terra, e le danno ci che Ricardo chiama i suoi poteri originarli
ed indistruttibili.
Noi abbiamo mostrato che, lungi di esservi nel suolo un'eccedenza di valore
attribuibile a questi poteri, esso, come ogni altro capitale, sempre va cambian
dosi per un lavoro minore di quello che stato speso per dargli valore; e che
tutte le altre conseguenze attinenti alla legge generale de' capitali, si manifestano
nella propriet fondiaria, e nella ripartizione del suo prodotto. Oramai potremo,
adunque, scancellare dalla nostra nomenclatura la distinzione tra il capitale in
corporalo alla terra, e il capitale mobile di ogni specie, per tutto ci che riguarda
le loro leggi essenziali.
CAPITOLO V.
Mercedi.
Abbiamo, nai precedenti capitoli, dedotto la legge che regola, tra coloro che
prestano il capitale e quelli che offrono la forza muscolare, la ripartizione dei
prodtti che risultano dalla foro associazione. Nulladimeno, l'importanza dell'ar
gomento tale da giustificarci se lo trattiamo separatamente, e sotto tutii altri
rapporti. :
Il travaglio citi che ognuno ha da vendere. Chi desidera comprarlo, natu
ralmente crca ottenerlo al pi basso prezzo possibile ; e caro o a buon mercato
ordinariamente esso chiamasi, secondo la quantit di moneta che si cede in
cambio di un dato numero di ore di sforzi muscolari. Dall'altro lato, l'uomoctie
offre di venderlo paragona la somma degli sforzi ch'egli vuole o deve fare per
eseguire il suo compito, colla quantit delle cose necessarie ed utili che ne deve
ottenere cose spesso differentissime in ispecie da quelle alle quali il suo tra
vaglio deve esser impiegato. La proporzione tra l mercede ed il profitto essendo
in pratica regolata prima che questo realmente si conosca, si la quantit
presente e definita, e non mica la proporzione futura ed indeterminata, ci che
principalmente attrae l'attenzione degli uomini che si occupano d'intraprese, e
questo fatto ha dato la medesima direzione alle ricerche della massima parte
degli economisti. Mr. Ricardo, in verit, ed alcuni dei suoi seguaci, riguar
dano le mercedi come basse o alle, secondo la proporzione che hanno col-
l'ammontare del prodotto. in questo senso che dichiara che non vi ha
altro mezzo di avere alti profllti, se non con deprimere le mercedi ; e che
Mr. Mac Culloch dice, che i profllti variano in ragione inversa delle mercedi;
cio che abbassano quando le mercedi rialzano, ed aumentano quando queste
diminuiscono . Questo secondo scritture testific, davanti ad un Comitato del
Parlamento, che il vero e solo effetto della facilit che il manifattore Francese
954 K. PK8HINB SMITH.
rale, che i miglioramenti delle macchine di ogni genere, per le miniere, pei tra
sporti ecc., hanno avuto una tendenza costante a diminuire il travaglio di pro
duzione dei metalli preziosi, ma in un grado inferiore a quello delle derrate di
prima necessit; e quindi lo stesso prezzo in moneta del travaglio indica un po
tere di acquistare le coso necessarie alla vita maggiore in un'epoca moderna che
in una pi antica. Mutamenti subitanei, come l'affluenza in Europa dell'oro e
dell'argento dall'America tosto dopo la sua scoperta, e la recente dalla California
e dall'Australia, richiedono che si faccia, paragonando i prezzi del travaglio
nelle epoche anteriori e susseguenti, una modificazione di calcolo ch' difficile
precisare con esattezza. Queste considerazioni ci costringono a prendere gli ali
menti, i vestiti, le abitazioni, e la,condizione generale dei lavoranti nei tempi an
tichi, come la sola misura pratica con cui verificare la meta delle loro mercedi,
mentreeh ci autorizzano a riguardare il campione in danaro, nei tempi quasi
contemporanei, come a un di presso corrispondente alla misura degli attuali go
dimenti del lavorante. '."* "
V'ha, tra la mercede del lavoro e la sua potenza produttiva, una necessaria
relazione, la quale impedisce che la prima non venga fissata ad un prezzo arbi
trario. Cosi Mr. Malthus dice:
Egli assolutamente necessario che l'operaio possa avere a sua disposizione una
quantit di nutrimento bastevole per la sua sussistenza e per quella di una famiglia, il
cui numero sia precisamente bastevole a mantenere una popolazione stazionaria. per
ci che, se si ponessero successivamente a coltura le. terre meno fertili che richiedono
maggior. travaglio, sarebbe impossibile che le mercedi in grano di ogni operaio soppor
tino una riduzione proporzionata a quella-del prodotto ; bisognerebbe, per forza, che il
travaglio ne ricevesse una grande proporzione, e la meta dei profitti continuerebbe rego
larmente ad abbassarsi fino a che sia cessata l'accumulazione del capitale .
Queste mercedi sono ordinariamente chiamate dai discepoli di Malthus e di
Ricardo, mercedi necessarie. Secondo la loro teoria, evidente che le mercedi
devono continuamente tendere a toccare questo limite ; e c'insegnano che giam
mai possono oltrepassare questa meta (1) s non temporaneamente; perch, se
per caso avverrebbe che la oltrepassassero, ecciterebbero, un aumento di popo
lazione che di nuovo le ridurrebbe. Sotto un tal punto di vista, la popolazione
lavoratrice viene ad essere considerata come una massa' di animali, aventi biso
gni deQniti in numero limitato, e condannali per leggi eterne a rimanere nella
stessa condizione, e a generare figli cui giammai debbe esser lecito salire pi
alto. Una linea insormontabile tirata tra la casta dei lavoranti e quella dei
capitalisti, insormontabile almeno da una parte, perch il lavorante non pu
mai montar su un gradino sebbene il capitalista possa cadere al dissotto.
Non mica questa, per, la necessit di cui noi intendiamo parlare. un'al
tra pi fisica, e riguarda il lavorante, non come un'unit di forza determinala,
ma come una macchina di poteri variabili, diretta da un'intelligenza pi o meno
differenza tra il valore degli operai Americani, risultalo della loro intelligenza, e
quello degli operai dei paesi stranieri, stato un vantaggio per le nostre mani
fatture, equivalente al venti per cento.
Ma l'uomo, per istruirsi, ha bisogno di un riposo dalle fatiche corporali mag
giore di quello che bastevole sarebbe per semplicemente ristabilire l'energia fsica.
mestieri adunque ch'egli possa ottenere, in un minor numero di ore di trava
glio che sopportare potrebbe senza guasto della sua salute e delle sue forze, una
sussistenza tale che capace lo renda a sviluppare la pi grande energia. Per al
levare i suoi figli gli occorre che possa mantenerli sino a che diventino adatti a
contribuire al sostegno della famiglia, e che i mezzi non gli manchino di pagare
la loro istruzione e i loro libri. Siffatta considerazione esige un altro aumento di
mercede, del quale il capitalista si trova indennizzato, con interesse e profitto, dalla
maggiore efficacia che il travaglio acquista. Un po' di riflessione, difatti, baster
per far comprendere che l'intelligenza la sola qualit nel lavoro dell'uomo, la
quale una buona economia l'impiegare e il pagare. Per quanto concerne la mera
forza motrice , noi 1' otteniamo a miglior mercato dagli agenti naturali, per
mezzo dell'intervento delle macchine, ed per ci che il mero potere animale
dell'uomo viene ogni giorno pi e pi rimpiazzato da quello delle macchine, le
quali l'obbligano a far dipendere l'elevatezza del salario dalle sue qualit intel
lettive. L'intelligenza, nei lavoranti, fa inventare e perfezionare le macchine,
nonch migliorare t metodi. ssa si diffonde e propaga; quella dell'individuo
agisce sulla societ, migliorando la sua condizione fisica, morale, e politica-, e la
societ alla sua volta reagisce sull'individuo, accrescendone la sicurezza, i poteri
e gli stimoli all'industria, all'onest ed al risparmio.
L contrazione muscolare origina dalla volont, ed ogni ripetizione dipende
da quella dell'ordine mandato dal cervello per mezzo dei nervi. L'eccitazione
nervosa non pu mantenersi senza uno stimolo costante. La speranza pi po
tente e costante del timore, perch piacevole, e l'animo ama a prolungarla e
nutrirla; mentre che il timore penoso, e lo spirito rifugge dal trattenerlo, e lo
respinge come un ospite importuno. La speranza adunque il grande stimolo a
lavorare, ed il travaglio che alimenta la speranza, assicurando nel presente
un risparmio, che pu servire di base ad un futuro progresso, ed aprire la pro
spettiva di un indefinito miglioramento all'immaginazione del lavorante per s
e pei suoi figli, eh' ei spera collocare in una posizione superiore alla sua
questo travaglio stalo sempre riconosciuto di essere il pi faticante per il corpo
e la mente, che la nostra natura sia capace di sostenere. ben questo senti
mento che rende maravigliosa l'attivit americana agli occhi dei viaggiatori Eu
ropei. Ed l'assenza di esso che ha sempre reso il travaglio degli schiavi caro ad
ogni prezzo, in paragone a quello degli uomini liberi. Si era gi, sin dai tempi in
cai Plinio scriveva, trovato che Coli rura ab ergastulis pessimum est, et quid-
quid agitur a desperantibus . Un autore (1) che ha con attenzione esaminato
l'argomento, c'informa che i Greci ed i Romani valutavano il travaglio dello
schiavo la met di quello dell'uomo libero ; ed Omero cant che 11 giorno che
fa schiavo un uomo, gli toglie la met del suo valore .
{1} Dureau de la Malie, Economie Politique, des Romains, voi. I, pag. 151.
958 E. l'KSHINK SMITH.
Due mietitori del Middlessex, mietono in un giorno tanto grano quanto sei servi
Russi: e ad onta del caro de' viveri in Inghilterra e del loro buon mercato in Russia, la
segatura di una quantildi fieno, che costerebbe al filiamolo inglese un mezzo copeck,
coster ad un proprietario Russo tre o quattro copeck. Il consigliere Prussiano, Jacob,
sembra abbia trovato che io Russia, dove ogni cosa a buon patto, il lavor di un serve
costa il doppio di quello di uo operaio iu Inghilterra. . . - ,
un certo punto; ma non vede che essa sia universale, cme avrebbe potuto ac
corgersene se non fosse stato contrariato dalla sua fede nella teoria di Ricardo.
Egli dice :
Non havvi cosa pi comune del dire che le mercedi son alte o basse, volendosi
solamente esprimere con ci che il costo del lavoro allo p basso. L'opposto sarebbe
pi spesso la verit; il costo del lavoro frequentemente elevatissimo quando le mer
cedi sono minime . -'
Egli cerca di provare che ci pu nascere da due cause, la prima delle quali
che il lavoro, sebbene a bassissimo prezzo, pu essere inefficace. Ad esempio
arreca l'Irlanda, dove le mercedi sono pi tenui che negli altri paesi d' Europa.
La rimunerazione di un coltivatore, nell'ovest dell'Irlanda, non ascende, dice
egli, a pi della met del salario dell'Inglese anche il pi mal retribuito, come il
lavorante del Dorsetshire. Che una differenza egualmente importante esista nel
l'efficacia del lavoro, secondo lui, provato, non solo da molte testimonianze,
ma dal fatto che ad onta della piccolezza delle mercedi, '' profilli del capitale
non sono maggiori -in Irlanda di quello che siano in Inghilterra. Una tale
spiegazione pu bastare nel caso che le mercedi siano ridotte, senza che ne siegua
un aumento di profitto. Ma insufficiente a rendere ragione dell'esistenza simul
tanea di una meta elevata nelle mercedi e nei profitti. Questo fenomeno, secondo
la teoria di cui Mr. Mill uno dei discepoli, inesplicabile. Quindi egli, par
lando degli Stati Dniti, dice: .
Ivi il lavoratore gode di una maggiore abbondanza di agiatezze che non in alcun
altro paese del mondo, eccetto alcune delle nostre pi recenti colonie: ma merc il tenue
prezzo con cui quelle agiatezze possono ottenersi (e merc pure la valenta degli operai)
il costo del lavoro pel capitalista assai minore cbe in Europa. Delib'essere cos, dacch
i profitti sono pi alti; cosi indicato dalla ragione dell'interesse cbe "in Nuova-York il
sei per cento, mentre ni Londra il tre o il tre ed un quarto .
(*.) Social condition of the People, voi. I, pag. 287. La estimazione di Mr. Kay un
po' pi bassa della meta media del salario de' lavoranti, data da Mr. Caird, che noi poc'
anzi abbiam citato. Questi nota la grandissima e non naturale disuguaglianza de' salarli
pagati per la medesima .quantit di manodopera nelle diverse contee; la meta pi alta
ch'egli abbia incontrato, non essendo che di 15 scell. per settimana, io alcune parti del
Lancasbire, e la pi bassa di 6 scell. per settimana nel Witts meridionale. Questa dile-
renza, senza alcun dubbio, in gran parte l'effetto della legge sul pauperismo che lega
il coltivatore alla sua parrocchia sebbene il lavoro vi scarseggi e vi sia miseramente retri
buito. La legge pei poveri impedisce lo adeguamento de'salarii, lasciando che i medesimi
960 E. PfcSHINE SMITH.
settimana in media, cio 36 scell., doli. 8. 64 per mese, ossia meno di doli. 104
per ai nifi. Con questa somma egli debbe provvedere al suo nutrimento, ai suoi
abiti, ed al suo alloggio. Gli schiavi negli Stati del Maryland e della Virginia
sono affittati, per il medesimo lavoro agricolo, da 60 ad 80 doli, per anno, e
sono nutriti, e qualche volta gestiti da coloro che li impiegano. Il loro alimenta-
mento si calcola 25 doli, peranno (1). Pei lavori di utilit pubblica, strade fer
rate ecc., vengono affittati dai 100 i 120 doli, per anno. La loro paga si eleva
a un dipresso alla misura delle mercedi inglesi. Il lavorante libero per la specie
di travaglio pi grossolano, riceve dai 75 cent.1 di dollaro ad un doli, per giorno;
o quando si prende ad anno pei lavori agrarii, riceve da 10 a 12 doli, per
mese, oltre ralimenlamento e l'alloggio, che costano per lo meno il doppio
di quello dello schiavo.
vengano ne' diversi paesi semplicemente regolati da cause lucali, malgrado le grandi facilit
di comunicazioni, e la brevissima distanza che separa una parte dell'Inghilterra dall'altra.
La causa pi forte della differenza dei salarii ne' diversi distretti sembra essere
l'esistenza di grandi stabilimenti manifattori in alcuni e la loro assenza in altri. Cos, dice
Mr. Caird, che la" meta media delle mercedi de' coltivatori nelle dodici contee settentrio
nali dell'Inghilterra, le quali rinchiudono la regione carbonifera e sono il centro dell'in
dustria manifattrice e delle miniere, di II scell. 6 deD. per settimana, mentre che
nelle contee meridionali non va al di l di 8 scell. 5 dea. Si vede cosi, egli osserva,
che comparativamente alle mercedi elei. lavoranti agricoli di quest'ultime contee, quelle
delle contee settentrionali un aumento ricevono del 37 per ceolo per l'influenza delle
manifatture. La linea precisamente tracciata sui punti dove il carbon fossile cessa.
Paragonando la meta attuale con quella accertata da Arturo Young, nel 1770, si scorge
ehe l'aumento nelle contee del Nord del 66 per cento circa, menlrech nelle diciotlo
contee del Sud non che del 14 per cento. Il pi grande aumento si trova nel Lan-
casbire e nel West-Kiding del Yorkskire, sedi dell'industria del cotone e della lana; quivi
essa ascende al 100 per cento . V. Caird, English Agricolture in 1850 and 1851,
pog. 514 e seg.
(1) Rapporto del Patent Office Agricoltura per il 1849-30, pag. 141.
B. P. Johnson, Esq., segretario della Societ di Agricoltura dello Stalo di Nuova-
York, scrive dal Maryland, il 13 novembre 1852, all' Evening Journal d'lbany, ci
che segue :
ci II lavoro in questa sezione dello Stato in massima parte eseguito dagli schiavi.
In molti casi, gli schiavi vengono affittati. L'uso, secondo che noi abbiamo saputo,
di domandare allo schiavo se vuole o non lavorare per colui che lo richiede, e s'egli
si ricusa, non si pu costringendo. Ci probabilmente ha introdotto un'usanza che
adesso predomina e che riguardare possiamo rome generale. Il prezzo ordinario dell'af
fitto anuualc di uno schiavo adatto a' lavori della campagna di circa 60 doli. chi
prende in affitto lo schiavo debbe aver cura di lui in tutti i casi, eccetto quando
ammalato pi di tredici giorni di seguito ; nel qual caso debbe esser curato dal suo
padrone. Altre volte, a fine di assicurarsi i servigli dello schiavo, costumavasi che la
persona la quale desiderava prenderlo in affitto gli offriva, per di lui particolare guadagno,
da 10 a 15 doli. : in generale, questa somma bastava per ottenere il di lui consenso.
Adesso ci passato in pratica in tutti i casi di affittole lo schiavo ha cos un interesse
a diportarsi nel mudo da essere utile tanto a colui che lo impiega quanto a se medesimo.
Gli schiavi qui hanno molti profitti eventuali, e spesso accumulano una considerevole
propriet. A Natale hanno una settimana di congedo, un'altra a Pasqua, e, d'ordinario,
possono disporre del dopopranzo del, sabbato. Essi allevano del pollame, hanno porci,
raccolgono ostriche, che sovente vendono a' loro proprii padroni, nonch agli altri, e
noti di rado passano le loro sere a fare collane di foglie di mais per le mule, cappelli
di paglia, arnesi di cuoio non conciato, ecc. , e possono con questi mezzi arrivare a pro
curarsi molti piccoli piaceri per s e per le loro famiglie .
MERCEDI. CAP. V. 961
petuo, purch Don si mancasse alle condizioni, e che venisse pagato un prezzo contrat
tato' in caso di mancanza. Insomma i vassalli feudali ed i servi divennero proprietarii
delle loro terre;, varii restando soggetti a poche servit, come quelle di certi trasporti di
torba, legno o grano, di certe giornate di lavoro nel tempo della messe o della segatura
del fieno, servit per di determinale misure, registrate nei libri della Corte locale, e
fuori dell'arbitraria estorsione ed oppressione da un lato, e la cattiva fede dall'altro.
LaiDg, Denmrk and the Dutcheis, pag. 54. ...
In un'altra pagina (t55) lo stesso M. Laing dice: Sebbene l'emancipazione dei con
tadini sui dominii dei baroni non siasi compiuta che in sul principio di questo secolo,
progressi pi grandi eglino hanno fatto nelle idee e nei bisogni della vita incivilita, nelle
abitudini dell'industria e del risparmio che posson larvi, di quello che abbiano fatto i
contadini celtici dell'Irlanda o della storia da poi che la storia ha cominciato a parlare
di loro.
(i) Vedi TurnubuM, Austria, voi. II, cap. 3 ; egli dice:
l.'u gran proprietario Boemo, i cui dominii di unita a quelli de' suoi fratelli, com
prendevano 18,000 sudditi, mi ha spesso detto ch'egli ordinariamente trovava pi van
taggioso di accettare anche Una parte minima del prezzo della commutazione legale delle
giornate e di adittare il lavoro degli altri, anzich prendere in travaglio il diritto di ser
vit che gli dovevano .
Quanto questo travaglio non doveva essere ancora pi derisorio, quando tutta la pena
era da un lato e lutto il profitto dall'altro !
964 E. PKSHINK .^MITII.
nando l'allra. Alle rimostranze dei signori proprielarii il governo rispose, che la
riforma sarebbe ugualmente vantaggiosa ai signori ed ai contadini ; e che se,
com'eglino allegavano, fossero costretti a dare ai loro emancipati vassalli, onde
ottenere il lavoro necessario nella coltivazione dei loro poderi, una migliore nutri
zione ed un pi alto salario, ci soltanto proverebbe che per lo innanzi la rimu
nerazione del coltivatore era al dissotto del suo ragionevole livello. La rettitu
dine delle vedute governative ebbe la sua piena giustificazione nel grande
aumento di prosperit che ne sussegui (1). Mr. Mac Culloch, mentre protesta
contro una simile infrazione dei dritti acquisiti, riconosce che essa ha avuto per
effetto di avere operato in quel paese un progresso maggiore dopo il 1815, che
fatto non si era nei cento anni precedenti. L'esempio della Prussia stato in se
guito adottato dagli altri Stati della Germania.
In Inghilterra, prima dell'anno 1275, o nei due scoli dopo la conquista
Normanna, era sorta una classe di servi livellarli, che tenevano in affitto alcune
piccole porzioni di terra pel loro proprio uso, coll'obbligo di lavorare ad epoche
fisse, e di rendere specificati servigli sul dominio che il signore si era riserbato.
I possessori villani, come li chiamavano, cessarono di essere villani nella per
sona. Furono in libert di procurarsi un oprante che li rimpiazzasse nei ser
vigi dovuti al signore, ed il livello perde il carattere degradante che da prin
cipio vi si annetteva. Se un villano poteva rifuggirsi in una citt, ed eludere le
(1) Il ministro delle statistiche di Prussia d la tavola seguente del consumo medio
in tutto il regno, nel 1805 e 1842 :
1805 1842
Viveri o Materie Quantit rmunnuta per testa Quantit consumata per tetta
Staia di' grano, mais, ecc. 4 4
Libbre di carne 33 55
Riso 3jl0 . H|16
Zucchero 1 1|2 5
Caff 2|5 -, 2 1(2
Sale 17 <.' '17
Tabacco 1 1|2 3 1|10
Aune di Panno 3|4 1 1|5
Tela 4 S
Stoffe di lana 3|4 15
Seterie ' 1|4 5j8
La popolazione la quale era di 10 milioni nel 1804, salila sino a la milioni
nel 1841. L'aumento della media del consumo indica un aumento ancora pi in quella
della classe povera, la quale vive col suo salario ; perch le classi ricche avendo, sin
dal primo periodo, potuto soddisfare a tutti i loro bisogni, possono aver aumentato di
assai poco il loro consumo degli articoli enumerati nella delta tavola.
Una nota ministeriale, sottoposta all'Assemblea provinciale del Reno dice che i
nuovi regolamenti agrarii hanno avuto la tendenza a migliorare la coltura del suolo per
lai guisa, che nel 1843 essi hanno alzato il prezzo della terra, io paragone al 1828, di
circa 75 per cento . Kay, Social condition of the l'eopk, voi. !, png. 157, 265.
L'aumento del prezzo venale della terra ha senza dubbi sorpassato t'aumento del
suo valore reale. Sismondi ne spiega la ragione. Egli dice che il contadino proprietario
sempre stimolato dal desiderio di comprar terra a qualunque prezzo siasi, e la paga
pi di quello che valga. Ma quanta ragione non ha egli di stimare ad un alto prezzo il
bene che oramai gode di impiegare sempre vantaggiosamente il suo lavoro, senza essere
costretto di offrirlo a ribasso, e di sempre trovare il suo pane quando ne ha bisogno sema
sere costretto di comprarlo caro!
MEHCEDI. CAP. V. 965
ricerche del suo signore per tutto un anno ed un giorno, egli diventava libero
per sempre ; ed i registri del Parlamento, prima del 1550, contengono le la
gnanze dei nobili, per l'incoraggiamento che la facilit, con cui quelli che cos
avean potuto emanciparsi, dava a coloro che ancora restavano nelle loro terre,
a comportarsi con tanta insolenza, che i padroni temevano di esercitare i loro
poteri, per paura di perderli irrevocabilmente. L'ultimo richiamo di un villano,
di cui le Corti conservino memoria, fu fatto nel 1618 ; ma si trovano ancora
oggid traceie della servit nei Bondagers del Cumberland (1); e sino all'anno
1799, quando fu votato un atto per la loro emancipazione, esistevano in Iscoziu
carbonai e salinaruoli, i quali erano venduti e comprati colle miniere e le saline
a cui si trovano attaccati..
Il primo riconoscimento legale dell'esistenza di una classe di lavoranti liberi
non s'incontra che nell'anno 1556. Lo statuto dei lavoranti, passato in quel
l'anno, dietro esposto, che nessuno vuole, dopo l'ultima peste, lavorare se non al
doppio della mercerie ordinaria che si pagava cinque anni avanti, ordina che gli
operai saranno obbligali a lavorare per le mercedi da esso specificate, sotto pena
di ammenda e della prigionia. Era a scelta del padrone di contrattare ad anno o
a giornata, ma l'operaio non poteva negarsi di lavorare a giornata o ad anno.
Le mercedi per giorno dallo Stalo fissate sono le seguenti :
Il salario di quelli dediti a far seccare il fieno era di 1 d. al giorno. Di
3 d.al giorno, o di 5 d. per acre il salario del falciatore. I mietitori del grano,
nella prima settimana di agosto, avevano 2 d., nella seconda 3 d., e cos di
seguito sino alla fine del detto mese, senza carne, n bevanda, n altra razione.
Si dava 2 d. 1|2 per far battere un quarter di frumento o di segala, ed 1 d. 1|2
per 1 quarter di orzo, di fagiuoli, di piselli, e di avena. Un maestro falegname
riceveva 3 d. per giorno, gli altri falegnami 2 d. 'Un maestro muratore 4 d.,
gli altri muratori 5 d., ed i loro manovali 1 d. 1|2. I tegolai 5 den., ed i loro
assistenti 1 d. 1|2. I concialetti 5 d. ed i loro assistenti 1 d. 1|2. Lo stesso per i
gessai, i terrazzieri ed i loro assistenti, senza cibo, n bevanda. Questa tariffa
durava dalla Pasqua sino a S. Michele; e da quest'epoca in fuori era minore,
secondo l'ordinanza dei giudici di pace (2); .
Per convertire il danaro di quel tempo nel suo equivalente in peso della no
stra attuale moneta, bisogna moltiplicarlo per 2 62[100. Il perni y, adunque era
uguale a 5 pences sterling della nostra moneta presente. .. '
Nel 1858, le mercedi furono regolate di nuovo. Un servo di campagna, un-
carrettiere, o un mandriano, ricevevano 10 scell. all'anno,, senza abiti, o altro
(1) Principii d'Ecun. Politica. V. nostra ediz., voi. XIII, |>ag. 579.
MERCEDI. CAP. V. 967
(1) Smith commette alcuni errori nel paragonare lo scellino di Nuova-York collo
scellino sterlino: 3 sccll. 6 den. fanno 45 3|4 cent, di doli.; 2 scell. steri, fanno 48 cent.
Ci che egli riferisce a riguardo de' salarii de' carpentieri e de' muratori a Londra rende
a proposilo il seguente estratto della Rivista di Edimburgo del mese di aprile 1831 :
Mr. Porler si accertato, merc le tavole che conscrvavansi a Greenwicn-Hospital,
che il salario de' carpentieri si era, dal 1800 al 1836, alzato da 18 scell. per settimana
a 29 scell. 3 den.; quello de' muratori da 18 scell. a 29 scell. 9 d.; quello de' lavoratori
di piombo da 19 a 50 scell. Nello slesso periodo il salario de' compositori di stamperia
si era a Londra alzato da 55 a 36 scell. Noi siamo stali assicurali ch'esso sempre lo
stesso. 11 salario setlimanile de' compositori impiegati ne' giornali del mattino era da 40
scellini asceso a 48. Oggi dura alla stessa ultima mela. Da un rapporto che nel 1833 pub
blic un Comitato della Camera dei Comuni, e da altre informazioni che ci siamo potuto
procurare sino all'epoca presente, rileviamo e diamo, come del tutto degno di fede, il
quadro seguente de' salarii di un filatore di cotone, N. 200, alle indicale diverse date:
Solario' Libbre di farina che pro- Libbre di carne che Ora
netto curar si possono procurarsi pos di
d'una settimana con questo salario sono con questo salario travaglio
(1) La razione di 1 libb. I{t di bue fresco, o di-5|4di libi), di porco salato, 18 once
di pane o di farina per ofjni uomo; e di 8 qurls di fagiuoli o 10 libbre di riso, 6 libbra
di cdlT, 12 libbre di zuccheri), i quarls di aceto, 1 libbra 1|2 di sego o una libbra di
candele ili perniacelo^ i libbre di sapone e 2 quarti di sale per cento uomini.
(2) Documentarli Hislory of New-York, voi. 2, pag. 1119, 1118.
(5) l'iclorial Hislury uf lwjland, voi. I, pag. 2811, edizione di Harper
970 B. PKSH1NE SMITH.
numero di centomila, senza che si crei una garantigia contro gli abusi che po
trebbero di nuovo occasionare un'altra sollevazione. Il potere che l'aristocrazia
aveva per resistere alle domande di coloro che a questa sollevazione potevano
essere tentati, dipendeva dai mezzi ch'essa aveva di nutrire un certo numero di
uomini assoldati. Quando il signore ritraeva i due terzi dell'intiero prodotto del
suolo sotto forma di rendita, poteva consacrarne una met a mantenimento di
una truppa di uomini armati eguale in numero alla massa dei coltivatori, e ne
restava ancora un'altrettanta porzione per s e la sua famiglia. per ci, che
ogni grande barone aveva la sua piccola armata costantemente ai suoi comandi.
Ma a misura che la coltivazione si estese, ed il lavoro divenne pi produttivo, la
proporzione tra la rendita e la produzione totale diminu, ed il signore fu co
stretto di ridurre il numero dei suoi armati. E mentre il numero ed il soldo di
questi divoratori decrebbe-, la classe degli industriosi si moltiplic e le 3ue mer
cedi aumentarono. L'intelligenza ed il potere del popola progredirono di pari
passo. Quando le Comuni di nuovo insorsero, sotto Jack-ade nel 1450, si fu
per domandare la riforma degli abusi pubblici. Le lagnanze non caddero sulla
servit dei villani la quale deperiva da per s ma su ci che ritoglieasi ai
sudditi la loro propriet, per uso della corona, senza pagamento ed a titolo di
pwveijance; sulle estorsioni dei scri fl; sulle lentezze dell'amministrazione della
giustizia; sui cattivi consiglieri del trono; sulle intromissioni illegali della no
bilt, che impedivano la libera elezione dei cavalieri della contea, rappresentanti
al Parlamento. Le mercedi, intanto, sebbene abbastanza alte per animare lo spi
rilo popolare all'insurrezione, non lo erano ancora per quanto abbisognava onde
assicurarne il successo. Cade soggiacque, <;ome WatTyler, e l'Inghilterra dovette
attendere sino alla rivoluzione del 1640, prima che potesse ottenere di non
essere pi depredata daHa corona , sotto pretesto di purveyance di ship-
rnoney.
La libert popolare nacque dentro le citt. L'introduzione delle manifatture
di lana, portata dal Continente dai tessitori Fiamminghi, avendo creala una do
manda di lavoro in concorrenza coll'agricoltura, si conviene che sia stata una
delle pi potenti cause che condussero all'abolizione della servit personale. I
Fiamminghi importarono con loro la conoscenza delle istituzioni1 e dei privilegii
municipali, il diritto del self-governement locale, e la protezione di una milizia
cittadina. Nel loro paese, gli artigiani delle citt aveano non solamente provve
duto alla loro sicurezza contro le rapacit dei baroni ; ma avevano, creato nella
loro organizzazione civica, una forza militare, la quale era il baluardo della loro
indipendenza nazionale. La sicurezza incoraggiava l'industria, e l'industria for
niva ed accumulava i mezzi con cui mantenere la sicurezza. L'esercizio del self-
goverhemeiU la grande scuola dell'intelligenza popolare. A misura che le citt
crebbero hi popolazione ed in ricchezza, ottennero carte reali, che assicuravano
agli abitanti la libert personale, il dritto di amministrare i loro affari locali, di
essere rappresentati al Parlamento, e di scgliersi i loro magistrati. I rappresen
tanti delle citt e dei borghi, creati per patente o carta, formavano il corpo della
Camera dei Comuni. I piccoli uomini, [the liltlemen) delle Comuni , come
li denominavano, arrivarono cos ad associarsi coi grandi signori della terra
nel governo del regno; ed acquistarono una potenza che ha cresciuto sino a ri
durre la Camera dei Pari a non pi figurare che nominalmente piuttosto come
MERCEDI. CAP. V. 971
nu ornamento accessorio che come una parte vitale della macchina governativa.
I grandi proprietarii conservarono l'ascendente nella Camera dei Comuni e dires
sero la sua politica nel senso dei loro supposti interessi, sino alla abrogazione
della Legge sui cereali ; ma quest'atto non fu che il trionfo dei rappresentanti
dell'industria manifattrice. L'opifcio ha ora la supremazia sulla fattoria. Il nu
mero e l'influenza dei manifattori crescono di continuo, e la loro propriet si
distribuisce con una costante tendenza verso l'uguaglianza, come la propriet
fondiaria lo farebbe se permesso le fosse di obbedire alle leggi naturali. Ma
l'istinto feudale che cerca ogni cosa per impedire l'alienazione e la divisione del
suolo come la legge del diritto di primogenitura, l'uso delle sostituzioni, la
proibizione di vendere la propriel fondiaria per autorit giudiziaria, e la limitala
facolt d'impegnare,per garanzia dei debiti, non altro che l'usufrutto temporarioed
il reddito delle terre, questo istinto ancora potente fra' possessori del suolo,
e li protegge contro l'intrusione di un nuovo elemento, il quale, purnondimenp,
noii farebbe che aumentare la loro forza se gli ostacoli alla mobilizzazione della
propriet fondiaria venissero rimossi colla soppressione delle forme incomode, dei
grandi rischi, e delle gravi spese che ne imbarazzano la trasmissione. Finch la
propriet della terra fu la base di un'aristocrazia militare, che governava la na
zione per mezzo della forza brutale della sua soldatesca, la politica della classe
dominante fu quella di formare un corpo a parie. Adesso che il monopolio del
potere politico le stato tolto, le esigenze delladifesa la costringono ad accrescere
il numero dei proprietarii fondiarii. Nulladimeno, per quanto costoro si sforzino a
mantenere le tradizioni feudali, e ad impedire che la terra si possa negoziare al
pari ehe ogni altra ricchezza, si pu esser sicuri che il potere camminer sempre
col sapere ed il capitale, e che, siccome il progresso tende a ripartire l'uno e l'altro
ogni giorno vieppi fra il pi gran numero, le maggioranze arriveranno pacifi
camente all'uguaglianza dei dritti politici. A misura che le masSe partecipano
all'amministrazione del governo, questo va limitandosi agli oggetti che interes
sano le masse. Il suo potere virtuale grandemente accrescesi, mentre l'esercizio
pratico ne viene limitalo. Esso imparziale, su larghe basi, e stabile. Vi ha ap
pena qualche nazione in Europa, dove non si sieno avverati, negli ultimi trenta
anni, mutamenti pi grandi e pi numerosi nella interna amministrazione, di
quello che negli Stati Uniti, dallo sbarco degli esiliati, ossia da duecento trenta
anni in qua. I mutamenti che presso noi sono avvenuti, sonosi operati quasi in
silenzio ed impercettibilmente, senza convulsione o paura della medesima. Ns*
suna modificazione costituzionale, in nessuno degli antichi Stali della nostra Con
federazione, ha presentato il grande apparato del bill inglese sulla Riforma del
1832. La rivoluzione che ci ha separati dall'Impero Britannico, non ha attaccato
che le sole relazioni esterne, senza sostanzialmente modificare il sistema della
politica interna, il quale ha dominato negli Stati sin dalla {infinitiva loro coloniz
zazione. Questo sistema ha sempre negli Stati liberi posato e debbe in tutti
gli Stati posare sulla dottrina che il lavorante merita la sua mercede che
questa mercede bisogna essere tale, da non solo mantenere la sua vita vegetale,
non solo soddisfare i suoi bisogni animali, ma da permettergli eziandio di colli-
vare le facolt e gli affetti che lo costituiscono uomo, uomo, cio a dire, si
gnore e padrone delle forze naturali, in virt della stia ragione che ne fa scoprire
le leggi, le fa adottare, e dirigere, e le quali, nel loro impiego, pi preziose sono
Q72 B. l'KSIII.NK SMITH.
causa; e molti di essi manifesano ogni giorno talenti mollo superiori a quelli
che formano il capitale degli uomini- i quali ricevono i pi considerevoli onorari!.
11 successo nell'avvocatura , dicesi, come il guadagno alla lotteria, dove i pochi
vincono i grandi lotti, che si son formati colle perdite dei molli. Adamo Smith
credeva che, ai suoi tempi, i lotti non erano abbastanza grossi n abbastanza
numerosi per pareggiare le sorti di questa lotteria , e che la professione del fo
rense, come' tant'altre, a riguardo delle quali egli ancora adopera tale paragone,
sono assai poco retribuite; ossia che l'insieme dei guadagni di tulio il corpo,
diviso ugualmente fra" suoi componenti, darebbe un tenuissimo profitto per le
spese della loro educazione. Intanto egli attribuisce il loro continuar a concor
rervi, alla assurda fiducia nella propria fortuna che il pi di loro si piace a va
gheggiare. Mr. Senior, commentando questo passo, osserva che Nulla si vende
cos caro come ci di cui si dispone per mezzo di una lotteria bene architettala; e
se noi' desideriamo vendere caramente i salarii, cio ottenere tanto lavoro e tanto
sapere, quanto si possa averne colla minima paga possibile, il miglior mezzo
quello di eccitare l'immaginazione con poche ma splendide ricompense, e pa
gando magnificamente uno o due individui, stimolare cosi migliaia d'individui a
vendere i loro servigi a minimo prezzo . una grandissima sventura che vi
sieno degli uomini costretti a correre il rischio di una perdita per prepararsi a
rendere alle societ alcuni servigli che i suoi interessi richiedono. Laddove tut
tavia questo rischio inevitabile, un principio di stretta giustizia esige che la
rimunerazione naturale, che tutti coloro i quali han corso questo rischio spera
vano, venga distribuita fra coloro che riescono. Se si cercano mille validi Ame
ricani per lavorare tutti i giorni alla costruzione' della strada ferrala di Panama,
e si pagano a giornata, e se riconosciuto che, su tremila operai sul terreno,
duemila si trovino ogni giorno nella lista degli ammalali, un affare di sem
plice giustizia, che ogni uomo che lavori riceva il triplo del salario che domande
rebbe in un clima salubre. Se avvenisse, difatti, che tutti avessero la disgrazia di
cadere ammalati ugualmente, talch ciascuno sarebbe forse inutilizzato due giorni
fra tre, la equit di quella disposizione apparirebbe evidente. Intanto, se uno o
due avessero la buona fortuna di scappare del tutto alla malattia, e ritornassero
in casa loro alla fine dell'anno col salario di tre anni nella loro saccoccia, n co
loro che li hanno impiegali n i loro compagni hanno ragione a dolersene. Eglino
hanno corso il rischio di cadere ammalati, per un premio, il cui ammontare era
aleatorio; che se in ultimo, questo ammontare si trovato forte o tenue, se l'hanno
ugualmente guadagnato. Se gli operai fossero gli schiavi di un solo padrone, e
gl'intraprenditori della strada ferrata gli chiedono di ribassare qualche cosa sul
l'enorme paga ch'egli ha il diritto, secondo il loro convenuto, di ricevere pei
servigii dei due felici individui, potrebbe loro imporre il silenzio con una sem
plice addizione nel libro di paga, e loro mostrare che sebbene per Giovanni e
per Riccardo abbia ricevuto il triplo, pure, calcolando tutta la ciurma, egli non
ha guadagnato pi di quello che avrebbe fatto se li avesse impiegati secondo la
paga ordinaria in un clima sano. Il ragionamento , per lo meno, altrettanto
valido nelle bocche di Giovanni e di Riccardo, ov'eglino fossero padroni di se
medesimi, e dove quelli che; gl'impiegano, invece di essere una corporazione, fos
sero individui isolati, ognuno che agisse senza concerto e comprasse i servigli o
il prodotto dei servigii quando ne avesse bisogno.
974 K. PKSUhNK SMITH.
Noi possiamo, nel modo istesso, renderci ragione delle alte mercedi che si
ottengono dalle persone dotate di straordinarii vantaggi naturali. Jenny Lind po
teva guadagnare mille dollari cantando una sola sera: ella ha senza dubbio can
uto all'opera, ove delle giovani donne che cantavano nei cori, ricevevano meno
di un dollaro. Supponiamo, nondimeno, che un qualche Barnum intrapren
dente risolvesse di creare, per suo proprio proftto, una nuova Jenny Lind, o
almeno una tollerabile rivale di questa cantatrice. Egli vedrebbe di botto la ne
cessit di moltiplicare le sue probabilit di successo, allargando gli esperimenti
sopra un gran numero di persone sopra centinaia o migliaia. La loro educa
zione musicale sarebbe, durante molti anni, un enorme peso per lui; e se alla
fine pervenisse a produrre un prodigio di canto, che per la potenza della sua
voce potesse guadagnare il reddito di Jenny Lind, avrebbe ancora sulle sue
spalle un numero di canlatrici inferiori, le quali non potrebbero attirare la folla
senza la presenza della Prima Donna, ed inoltre ventine di coriste, il cui salario
non potrebbe pagare le spese del loro nutrimento, dei loro vestili, e della loro
educazione, senza contare le altre ventine che sarebbero morte, che avrebbero
perduto la voce, o che avrebbero fatto una completa caduta prima ancora che
cominciassero ad effettuare qualche guadagno (1).
Una delle circostanze che, secondo Adamo Smith, compensano la tenuit
delle mercedi in alcuni impieghi ed esigono la loro elevatezza in altri, si la natura
pi o meno piacevole, pi o meno pericolosa degli impieghi medesimi. Se un
pericolo personale, come quello che minaccia l'operaio in una fabbrica di pol
vere, o se l'aria mal sana, come quella che trovasi in una manifattura di bianco
di piombo, rendono sfavorevole l'esercizio di un impiego, bisogna attribuire in
parte l'alto salario che domanda l'operaio al rischio che corre di non goderne per
lungo tempo. Quando questo rischio stato compensato, rimane qualche cosa a
pagare per il sacrificio del piacere personale come nel mestiere di macellaio,
(i) Negli Stati del Sud, all'epoca della raccolta del cotone, vi ha lavoro bastevole
tanto da occupare quattro volte pi di schiavi di quel che ne abbisogna per piantarlo e
curarlo nel tempo che cresce. I primi geli mettono per forza un termine alia raccolta,
perch lutto il cotone che prima di quest'epoca non si raccoglie, tutto perduto. Sic-
97G , E. PKSHINE SMITH.
conti della signoria di Hansted, nel Suffolk, verso la fino de) quattordicesimo
secolo, mostrano che un'annata s'impiegarono 520 persone in un giorno, che
un'altra annata se ne impiegarono 533; ed alla terza, 538 ; e pure il numero
degli acri a, mietere. non oltrepassava i 200 (1). Il salario pagato per un im
piego di cos breve durata deve evidentemente bastare alla sussistenza per tutto
il lungo periodo che si rimane in ozio forzalo, e non pu servire di criterio per
giudicare i guadagni dell'anno. Per non aver fatto attenzione a questa circo
stanza, conseguenze molto erronee si son dedotte dai documenti che danno la
cifra del salario pagato alla stagione delle messi nelle prime epoche della storia
inglese, e si supposto che i lavoranti potevano procurarsi una quantit di abiti
e di alimenti, la quale del tutto in disaccordo con ci che noi in modo certo
conosciamo della loro generale miseria, come ancora colla meta delle mercedi
degl'impieghi permanenti.
La sola circostanza da Adamo Smith menzionata a proposito delle mercedi,
e della quale ancora noi non abbiamo parlato, si la maggiore o minore fiducia
che debbesi avere nell'operaio. Egli cita gli orefici ed i gioiellieri, che ricevono
un salario pi alto di quello che hanno gli altri operai di un talento uguale o
superiore, a causa dei materiali preziosi che loro si affidano. Possiamo renderci
conto del di pi di salario dovuto a questa causa, considerandolo come la ricom
pensa degli sforzi anteriormente fatti dall'operaio per acquistarsi una riputazione
di onest, che, al pari della sua abilit meccanica, forma parte del suo effettivo
capitale. Per colui che l'impiega, un premio che paga per l'assicurazione della
sua propriet contro la frode dalle, altre specie di assicurazioni differente
in ci che, questa serve a diminuire le tentazioni di far subire una perdita. Se in
qualche parte un considerevole premio pagasi per questa ragione, ci prova, pi
oh'ogni altra cosa, che la mela delle mercedi vi cos bassa che ha demoraliz
zate le classi lavoratrici; non altrimenti come in Iscozia il pagamento del block-
mail ai ladri di bestiame degli Highlaqds provava la scarsezza della popolazione
e la povert del paese.
Le varie circostanze che noi abbiamo notato, operano in modo da aumentare
o diminuire il numero delle persone che possono o vogliono concorrere per avere
impiego nei diversi rami d'industria. La dottrina, che gli economisti han cercato
di stabilire, che le mercedi pagate in un paese per tutte le specie di lavoro
sono, tenuto conto di tutte le circostanze di compensazione, uguali o tendono
sempre ad uguagliarsi. Si detto, ch'esse cercano sempre il loro livello; il che,
secondo si esprime Coleridge, potrebbe prendersi come una parafrasi o una defi
nizione ironica di una tempesta .
Le suesposte osservazioni partono tutte dalla supposizione che non esistano
come non si trovano lavoranti estranei alla coltura che impiegare si possano a questo
lavoro, gli schiavi sono spesso astretti nella delta epoca a lavorare al di l delle loro
forze, rnenlrech nel resto dell'anno non hanno n anco il terzo del lavoro che sono iu
grado di eseguire. Le barbarie sovente esercitate nel tempo della raccolta (che la Casa
dello zio Tom ha fatto al mondo intiero conoscere ) sono l'effetto della mancanza di va
riet nell'industria, e non cesseranno se non quando la manifattura di cotone verr a
prendere il luogo che le spetta a fianco della piantagione.
(t) Pictorial Hntory of England, voi. I, png. 811.
MERCEDI. CAP. V. 977
Per quanto esse riescano a tenere elevate le mercedi di ogni mestiere, limitando
il numero degli esercenti, io penso che non facciano che trincerare un posto particolare
Econom. Tomo IX. 62.
978 B. PHSniNE SMITH.
contro le incursioni della popolazione eccedente, facendo dipendere le loro mercedi dalla
proporzione del loro accrescimento e non da quello di una classe pi trascurata ed im-
preveggente della loro. E dovrei rallegrarmi se per mezzo de' regolamenti di mestiere
od anche col sussidio di maestranze gl'impieghi specialmente proletti in questo modo
potessero moltiplicarsi assai pi di quello che l'esperienza abbia mostrato ebe lo possano.
Ci che a prima giunta sembra un'ingiustizia (cio lo escludere una classe pi numerosa
dal partecipare ai guadagni di uni classe pi ristretta ) sparisce quando si considera che
coll'ummettere quelli, essa non sarebbe posta in una condiziooe migliore che per poco
tempo, non producendo quell'ammessane altro effetto che di abbassare l'altra al pro
prio livello . . . . Per tali ragioni, se non vi fosse altro scampo contro
l'emigrazione fatale degl'Irlandesi, che ha fatto e fa tanto per degradare la condizione
della nostra popolazione agricola e di alcune classi della nostra popolazione della citt,
non vedrei alcuna ingiustizia a porre ostacolo a quella incursione distruttiva con leggi
proibitive, e le stimerei il miglior espediente possibile. Per, fi un modo migliore per
mettere un termine a questo male, quello cio di migliorare la' condizione degli slessi
Irlandesi; e l'Inghilterra deve un'espiazione ali Irlanda per le ingiurie passate, e deve
soltoporsi ad ogui inconveniente , anzich mancare di farle del bene usando del suo
potere in modo deciso per alleviare le sventure di quel popolo come ne us durante
molti secoli per opprimerlo e avvilirlo . Principii di Econ. Polit. V. nostra ediz.,
voi. XII, pag. 727.
CAPITOLO VI.
Profitti.
Noi abbiamo parlato de' proOtti e delle mercedi come porzioni che al capita
lista ed al lavorante vanno, del prodotto risultato dalla loro associazione. Cia
scuno, difatli, contribuisce un capitale. Gli alimenti del giorno innanzi, convertili
in fibra muscolare e nervosa nel corpo del lavorante possono costituire tutta
la sua parte. Dessa poca cosa, e si spende nel corso di poche ore; ossia si
trasforma, per mezzo del meccanismo vitale, in forza esercitata sui materiali
forniti dal capitalista maggiore onde mutarne la forma o il luogo. Egli in
dispensabile che gli sia restituita immediatamente, senza di che la sorgente della
sua forza si esaurisce; e bisogna ancora che gli sia resa con un di pi, che abbia
col suo piccolo capitale il medesimo rapporto, che i profitti hanno con quello del
capitalista superiore, altrimenti mancher dell'incentivo a lavorare, quantunque
il potere fisico sussista. raro, nondimeno, che questa restituzione si faccia in
natura. Bene vero che il padrone di uno schiavo direttamente lo fornisce di
vitto, di vestito e di alloggio; ma il lavorante libero ordinariamente pagato io
moneta, che egli appresso trasforma, secondo gli piace, nei mezzi con cui rin
novare le sue forze. Il danaro, inoltre, in cui il salario di un mese o di una set
timana pagato, non trovasi lungamente prima accumulato, ma fornito giorno
per giorno dalla vendita delle merci o dei servigii che formano gli oggetti del
traffico dell'intraprenditore. I materiali stessi ancora subiscono tali trasforma
zioni, che non si pu istituire un paragone diretto tra le loro quantit ed il loro
prodotto. Il minerale, la pietra calcare, il carbon fossile, il grano, la carne,
ecc., di cui il lavorante si nutre, sono virtualmente fusi insieme, e sgorgano
dalla fornace sotto la forma di una massa di ferro, il volume e peso della quale
sono di molto minori a quelli degli elementi le cui utilit sonosi immedesimate
in essa. per ci che il paragone tra le anticipazioni del capitalista ed il pro
dotto si fa, non sulle loro quantit, ma sul loro valore relativo. Nella pratica,
PROFITTI. CAI'. VI. 981
Se noi ben comprendiamo questo passo di Mr. Mac Culloch, egli adopera
meta de' profitti nel senso mercantile, e crede che essa sia la misura dell'au
mento del capitale d'una nazione. L'errore su cui questa credenza fondata
stato da noi abbastanza chiarito. Non possiamo, non per tanto, abbandonare la
citazione senza ricordare una delle conseguenze di quest'errore, che brevemente
vi si trova indicato. Il capitale, stato detto, il fondo col quale si paga ed
impiega il travaglio. L'aumento dei lavoranti e dell'industria dipende dall'au
mento in quantit del capitale, e viene da esso limitato. Non vi pu essere mag
giore industria di quel che siano i materiali che la alimentano, ed i viveri che si
consumano. Cotali proposizioni possono liberamente ammettersi senza concedere
che la domanda di lavoro sia proporzionata alla met del profitto nel senso
mercantile. Un barile di farina non manterr un lavorante per un pi lungo tem
po in buona salute ed in forze, quando gli costi dieci giorni di travaglio, che
quando gliene costi cinque. Esso varr a metterlo in istato di sviluppare la me
desima quantit di forza meccanica per trasformare una tonnellata di ferro in
vomeri, sia che questi vomeri esigano cinquanta giorni di travaglio, o venticin
que soltanto; ed probabile che i coltivatori domanderanno pi vomeri ad un
basso prezzo, che ad uno alto. la massa della produzione d'un paese ci che
misura il suo potere di impiegare ed alimentare il travglio, e se- il valore di una
medesima quantit di prodotti ad un'epoca pi piccola che ad un'altra, ci
prova che il travaglio efficace, ed ha accresciuto la facilit di procurarsi le cose
necessarie ed utili della vita. Avviene allorquando la meta del profitto bassa,
che il lavorante ed anche il capitalista possono disporre di queste cose in mag
giore abbondanza.
Noi sopra abbiam detto che il sofisma di cui stiamo discorrendo infetta il
a ciascun membro della societ, aumenter d'anno in anno, salvo che la popo
lazione non cresca pi rapidamente del capitale.
Noi abbiamo mostrato, che, seguendo il corso naturale delle cose, il capitale
d'una nazione aumenta in una pi rapida progressione del suo valore, e per con
seguenza, che l'aumento reale pi grande di quello che lo indichi la meta del
profillo. Se quest'ultimo del sei per cento, noi possiamo tosto inferirne che pi
del sei per cento in quantit si aggiunto, in un anno, alla massa degli oggetti
necessarii o comodi. di tanta importanza che questa proposizione fosse piena
mente compresa e stabilita, che, a rischio d'inutili ripetizioni, ci si perdoner
ancora un'altra applicazione. Mr. Ericsson sta facendo adesso le esperienze sulla
sua macchina calorifica. Se essa riesce, secondo le di lui speranze, risparmier
i quattro quinti del carbon fossile che si consuma per produrre lo stesso effetto,
per mezzo d'una macchina a vapore. Supponiamo che la sua potenza si elevi
sino al calcolo dell'inventore, e che rimpiazzer tutte le macchine a vapore pre
sentemente in attivit negli Stati Uniti, la stessa quantit di travaglio che adesso
estrae il carbone, lo trasporta presso le macchine a vapore, alimenta i loro for
nelli, e dirige le forze ch'esse mettono in azione , compir il medesimo effetto,
se impiegata nel medesimo modo ad alimentare le macchine ad aria calda; ma
a fianco d'ognuna di queste s trover , alla fine dell'anno, un mucchio di car
bone bastevole per tenerle in moto per altri quattro anni ancora. L' industria
occupata a fornire il carbone, e le differenti merci drappi, ferro, macchine,
ecc., alla cui fabbricazione le nuove macchine sono adoperate, non possieder
maggior valore di quello che attualmente ha, n tampoco varr di pi la massa
degli articoli dalle dette macchine fabbricala; ma il paese sar pi ricco pei
mucchi di carbone che non sonos-i consumati, pi ricco pel potere di far muo
vere le sue macchine per quattro anni senza spesa di combustibile. Non occorre
il dire, che non sotto tal forma, che i fatti si presenteranno. Il valore del car
bone economizzato disparir dagli articoli fabbricati colle macchine ad aria calda,
ed i compratori di questi articoli impiegheranno il danaro che resta nelle loro
saccoccie, e Che proviene dalla differenza tra' nuovi e gli antici prezzi, in com
prare carbone per riscaldare le loro case, od in altre cose utili. Ora, ci che noi
in quest'esempio abbiamo immaginato, si verifica ogni giorno. Si verifica tulle le
vo-lie che una corrente d'acqua, che per Janti secoli rimasta inutile, si applica
a far girare la ruota di un molino; tutte le volte che un'invenzione meccanica,
od una scoperta nella chimica pratica, s'impadronisce d'un nuovo potere gratuito
della naturai In ciascuno di simili casi, la massa della produzione si aumenta in
una pi grande proporzione della somma del suo valore, e della meta del pro
fitto. Ogni articolo di qusta massa determina una dimanda di lavoro (1), per
ch esso ricompenser il lavoro, indurr qualcuno a lavorare per procurarselo;
a, se non finito e pronto per la consumazione, il suo compimento provocher
il bisogno d'un nuovo lavoro.
sulle mercedi de' lavoranti. I risparmii della classe industriosa forniscono ancora
cinquanta milioni annuali, che sono spesi per pagare le flotte e le armate desti
nate a mantenere la sovranit della Gran Bretagna su lontane colonie, onde co
stringerle a non produrre gli articoli che i manifattori ed i negozianti inglesi
desiderano vendervi, e riportarne in cambio i prodotti alimentari e le materie
prime che vogliono comprare. I pi degli abitanti soffrono il peso di mantenere
i ministri d'una Chiesa, le cui dottrine non dividono, principalmente perch si
riguardano lassati senza il loro proprio consenso. Da dopo duecento anni, il con
tadino stato incatenato alla sua parrocchia dal sistema delle leggi pe' poveri :
perch le altre parrocchie non vogliono soffrire che e' si stabilisca in esse, per
paura che la spesa del suo mantenimento non venga ad ingrossare la tassa pe'
poveri. Dal che risulta, che in molti luoghi dell'Inghilterra, egli obbligato di
fare quattro o cinque miglia al mattino per andare a lavorare, e farne altrettanto
la sera per ritornare alla sua casa. In alcuni distretti, i flltaiuoli, in vista d'econo
mizzare la forza de' loro lavoranti, li forniscono d'asini per trasportarli ne' loro
viaggi cotidiani. Dal 1765 i 1824, fu proibito agli artigiani, sotto severissime
pene^ di lasciare il regno, per paura che i popoli degli altri paesi s'istruissero
nelle arti manifattrici , e si emancipassero in qualche modo dlia necessit di
approvvigionarsi ne* magazzini di questi isolani. Durante l'epoca istess fu loro
proibito di fare, onde poi esportarle, quasi tutte le macchine e tutti gli strumenti,
nella costruzione de' quali erano superiori a' meccanici stranieri. Nel 1824 que
ste proibizioni furono tolte in parte, e un potere fu lasciato a discrezione della
Camera di Commercio, di permettere l'esportazione delle macchine secondo che
ella stimasse meglio a proposito; ma non che dopo gli ultimi dieci anni che
sono del tutto disparse. Onde facilitare poi la riscossione del reddito pubblico,
restrizioni varie sonosi imposte sui modi di manipolare gli articoli soggetti ai
dazii interni o d'excise, le quali non hanno servito che a rallentare ed incagliare
l'industria. Con una tal riscossione non da stupire se la rimunerazione del trava
glio sia stata tanto bassa da avere reso impossibile alla gran massa del popolo
qualunque accumulazione di mercedi, e se il capitale non siasi aumentato, in ge
nerale, che coi risparmii de' profitti. N tampoco debbe parer strano che gli Eco
nomisti, osservando lo stato reale de' fatti, abbiano erroneamente preso i risultali
dell'opera umana come la conseguenza delle leggi naturali. Coloro i quali si son
persuasi che la condizione normale e necessaria di tutti i paesi antichi che
il prezzo ordinario del travaglio sia quello giusto che a' lavoranti, l'un per
l'altro, necessario per poter comprare le cose abbisognevoli, senza di cui non
consentirebbero a continuare la razza , prenderanno facilmente la meta de' pro
fitti come misura dell'aumento del capitale; e gli uomini di Stato, che si la
sciati guidare da' loro consigli, dirigeranno la politica del paese in modo da
proteggere i mercanti contro uno svilimento della meta del profitto, invece di
aumentare l'insieme della produzione. Tale stata, negli ultimi cinquantanni, la
politica che ha governato e governa tuttora nella legislazione della Gran Breta
gna. Essa ha, in pratica, riguardato la nazione collettivamente come un gigan
tesco mercante, che traffica col resto del mondo, possessore, non per suo proprio
uso ma per venderle, d'un gran fondo di merci, che cerca di produrre al pi
basso costo, affine di venderle a pi buon mercato de' suoi rivali, e che considera
le mercedi pagate alla folla de' Suoi proprii operai come un tanto di perduto sui
988 E. PESUINE SMITH.
profllli dello stabilimento. Se questa la giusta idea che debbesi d'una nazione
formare, l'Inghilterra allora stala prudentemente consigliata, ed ha bene agito.
Se per, all'incontro, la vera immagine di uno Stato quella d'una famiglia, i di
cui membri hanno il medesimo interesse, e il di cui profitto comune sta nell'au
mento del rapitale generale, e nella giusta distribuzione de' suoi redditi, l'Inghil
terra allora ha molto a disimparare, e deve rifare la sua educazione economica, e
riflettere su queste parole di Carlyle: Vi sono leggi ed obbligazioni, altrettanto
sacre che la vita dell'uomo, ed essenziali assai pi dell'offerta e della domanda:
se voi volete continuare a lavorare, cercate di conoscerle e loro obbedire. Colui
che le siegue, ha la natura con s; non gli mancher lavoro e prosperer, ed
avr nobili ricompense. Colui che non vuole seguirle, avr la natura contraria;
n sapr lavorare nei dominii della natura. La rivolta perpetua, l'odio, l'isola
mento, l'esecrazione si attaccheranno a' suoi passi, sino a che tutti gli uomini
s'accorgano che ci che egli ha conseguito, comunque attraente ne sia l'appa
renza, non mica un successo, ma una rovina .
La Gran Bretagna non affatto la sola che dissipi il suo capitale per la
guerra, o colle restrizioni della libert del lavoro. La Francia, sebbene non sia
adesso aggravata da un debito nazionale enorme del pari, ha per secoli consa
crato la pi gran parte dell'energia del suo popolo nell'opera della distruzione,
e presentemente tiene in piedi quasi un mezzo milione d'uomini uomini di
scelta, per ci che riguarda alle loro qualit fisiche, come lo sono i soldati di
tutte le nazioni che si esercitano al maneggio del fucile in terra, o alla manovra
di grandi cannoni sul mare, mentre che le donne fanno ne' campi i lavori che
dovrebbero essi eseguire. quasi incredibile sino a qual punto ed in quanti
modi il governo s'immischia per regolare, e perci contrariare ed impedire
l'industria del suo popolo. Un mezzo milione circa di funzionarli, di tutti i gradi,
sono impiegati nelllimmensa opera della sorveglianza che il governo si assunto.
In quasi tutti gli altri Stati del Continente, il lavoro cos oppresso dalle inutili
spese di governo, e dalle vessatorie e costose restrizioni, che la sua rimunerazio
ne al di sotto della inglese (1). Vi ha, pur nondimeno, un qualche compenso
nel fallo, che i governi continentali hanno agevolalo la suddivisione del suolo
in tanti piccoli pezzi, e resone facile e poco costoso il trasferimento da una per
sona ad un'altra. Ci ha avuto per effetto di offrire alla classe de' lavoranti una
grande facilit di finire di essere semplici salariati, e di elevarsi, mediante la
compra di un piccolo pezzo di terra, alla condizione di capitalisti, che lavorano
per proprio conto. I piccoli proprietarii coltivano il loro suolo con un'assiduita,
un'economia, ed un talento, che lo rendono d'una fertilit straordinaria molto
superiore a quella delle terre tenute in affitto in grandi estensioni da' locatari,
e coltivati da' lavoranti salariati. Sono essi che aumentano di pi ogni anno il
capitale generale del paese. Su questo particolare, la saggezza dei governi con
tinentali ha fatto molto per riparare la perdita che la loro stravaganza militare
cagiona, e pi che controbilanciare i vantaggi che, una maggiore libert d'indu
stria, negl'impieghi estranei all'agricoltura, assicura al popolo della Gran Bre
tagna. In ogni modo, dssa concorre ad effettuare una ripartizione pi eguale e
pi giusta de' guadagni della nazione.
Il contadino, dice Sismondi, il quale unitamente a' suoi figli coltiva il suo
piccolo retaggio, che non paga ftto a niuno sopra di lui, n salario a ninno sotlo
lui, che regola la sua produzione sul suo consumo, che si nutre del suo proprio
frumento, e beve il suo vino, che si veste colla sua canapa e le sue lane, poco
si cura di conoscere il presso del mercato ; perch egli ha poco da vendere e
da comprare, e non mai rovinato dalle rivoluzioni commerciali . I governanti
di una nazione di simili contadini, per quanto piccola sia la partecipazione di-
reit che questi abbiano nel governo, non possono sottrarsi all'influenza del
tuono generale delle costoro opinioni e sentimenti. La politica loro sar piuttosto
spirata dagl'istinti de' produttori, e non da quelli de' bottegai; e riguarderanno
la massa della produzione, e non la meta de' proGlti, come la misura della pro
sperit nazionale. Le grandi nazioni continentali, quindi, la Francia, la Russia,
gli Stati tedeschi, compresi nello Zollverein, o Lega Doganale hanno prati
camente ripudiato l'idea che stata s lungo tempo preponderante nella politica
commerciale dell'Inghilterra. Ci che quest'ultima ha guadagnato colla sua po
litica ce lo ha descritto uno de' suoi pi dotti e rispettati scrittori (1), che par
lando del suo paese come quello dove l'aristocrazia pi ricca e pi potente
delle altre d'ogni paese del mondo aggiunge: i poveri vi sono pi oppressi,
2)i miserabili in paragone alle altre classi, pi irreligiosi, e inolio pi male
educali che i poveri d'ogni altra nazione europea, eccetto soltanto la fiussia e
la Turchia non incivilite, l'assoggettala Italia, il mal governato Portogallo, e
la rivoltata Spagna.
di cuocere pane per il consumo della citt. Ad Amburgo ogni macellaio paga, dicesi,
10,000 dollari per godere il privilegio di uccidere e vendere carne in essa citt
Ogni commercio ed ogni mestiere, panaltiere, macellaio, calzolaio, sarto, in una parola,
ogni immaginabile genere d'industria che abbia la pretensione di elevarsi al di sopra
dell'ordinario lavoro manuale, si esercita in virt di una patente, pagata secondo il va
lore del monopolio nel particolare distretto, e paga una tassa allo Stato secondo il prin
cipio slesso che regola la tassa per ogni altra propriet, cio, secondo il valre an
nuale del mestiere privilegiato . Laing, Denmark and the Duchies, pag. 106.
(1) Giuseppe Kay, del Collegio della Trinit, Cambridge, alla fine della sua opera
sull'educazione nazionale.
990 E. PF.SI1IVK SMITH.
Nelle precedenti osservazioni noi abbiamo tratlato del capitale, come se fosse
impiegato alla produzione dal suo proprietario, o sotto la sua immediata sorve
glianza personale. Ci vero soltanto nel medesimo senso in cui si pu affermare
che le mercedi nei varii impieghi possano riguardarsi come se fossero, nel mede
simo tempo e luogo, tenuto conto di tutte le circostanze compensatrici, od uguali
o sempre tendenti all'uguaglianza. Le medesime considerazioni generali che
quando fu discusso quest'argomento indicammo, serviranno ancora di guida al
lettore nelle analoghe ricerche riguardo al capitale.
Io un precedente capitolo abbiamo mostrato che ci che chiamasi Profitto,
quando il capitale viene impiegato dal suo possessore ed a suo proprio rischio, e
ci che si chiama Rendita od Interesse, quando il capitale si toglie ad imprestito
da un altro che l'impieghi ancora a suo rischio, sono in realt la medesima
cosa che un Profitto certo e regolare si chiama Rendita od Interesse, ed una
Rendila od Interesse aleatorio ed indeterminato si chiama Profitto. Le principali
circostanze che servono ad oscurare la percezione della loro identit sono le
seguenti:
L'individuo il quale consacra il suo lavoro Qsico ed intellettuale per soprin
tendere alle trasformazioni che il suo capitale subisce negl'impieghi produttivi,
siano agricoli, manifattori, o commerciali, guadagna un salario. Egli, tuttavia,
non lo riceve in una somma distinta, o da un individuo particolare, o da pi in
dividui, ma lo trova compenetrato nell'ammontare generale delle sue entrate in
tutto il corso delle sue transazioni. Pu passare un anno, od una serie d'anni,
senza che nulla riceva. Per estimare ci che dovrebbe essere calcolato a titolo
di mercede, il capitalista bisogna che consideri quale somma avrebbe da pagare
nell'ipotesi ch'egli intieramente abbandonasse la cura della sua propriet ad un
agente. Che cosa mai dovrebbe pagare a quest'agente, per ottenere la medesima
abilit, la stessa accurata vigilanza, le stesse infaticabili cure, la stessa probit
pe' suoi interessi, ch'egli crederebbe d'impiegarvi se direttamente amministrasse
i suoi affari P Non semplicemente la somma fissa che gli assicurerebbe questi
servizii ch'ei deve considerare come il suo proprio salario, perch questo ge
neralmente pi o meno incerto. 11 problema piuttosto, che cosa dimanderebbe
un agente perfettamente capace e degno di fiducia, se il capitalista facesse dipen
dere il suo salario dal successo delle operazioni? Supponiamo che questi ponga
la questione ne' seguenti termini :
Io intendo di aflidare a voi un capitale, che posso convertire io 100,000
dollari di moneta, e che posso prestare allo Stato di Nuova- York ad un inte
resse del cinque per cento, non solo coll'assoluta certezza che l'interesse mi sar
regolarmente pagato, e che la somma prestata mi sar fedelmente rimborsata
allo spirare del termine dell'imprestilo, ma colla quasi certezza ch'io posso an
dare nel Wall Street quando vorr, per vendere le mie cedole dello Stato con un
premio (1), se nel frattempo trovassi un'occasione di collocare i miei 100,000
dollari pi vantaggiosamente. Ora, io credo che i vostri servigi valgono ben
(1) Al tempo in cui questo passo fu scritto, il cinque per cento de' fondi pubblici di
Nuova-York, redimbili nel 1866, si negoziava a 115, ed il i 1|2 per cento redimibile
nel 1888, 1859 e 1864 a 101.
PROFITTI. CkV. VI. 991
v2000 dollari per anno ; ma son determinato a non mettermi in una posizione
pi cattiva di quel che s'io prestassi il mio capitale allo Stato. Quale au
mento di salario chiedete voi, ove tra noi si convenisse che niuno ne riceverete
nel caso in cui i profitti dell'anno non saranno sufficienti per pagarvelo, dedu
zione fatta de' miei 5000 dollari ?
Il procuratore potrebbe rispondere:
Secondo i migliori calcoli che l'esperienza mi permette di fare, avverr
quasi un anno in sei che non otterremo alcun profitto, e tutto ci cui potremo
arrivare sar di mantenere intatto il capitale. Mi bisogna dunque un di pi di
salario in ognuno dei cinque anni, tale, da compensarmi della perdita del sesto.
Io domando venti per cento di assicurazione, e prender 2400 dollari per
anno, ne' termini da voi proposti, o 2000 dollari pagabili ogni anno, senza tener
conto di nessuna eventualit. Io credo che le due condizioni equivalgano lo
s lesso .
Sia che il capitalista impieghi l'agente ne' termini cos fra loro convenuti,
sia che si occupi egli medesimo delle cose sue, evidente che dovr diffalcare
dalla totalit de' suoi profitti 2400 dollari per anno, cio 2, 4[10 per cento
del suo capitale, e passare questa somma a suo credito sotto la denominazione
di salario.
Questa destinazione pel salario, cotanto forte nel caso da noi supposto,
giacch s'eleva a quasi la met di ci che il capitalista consentirebbe a ricevere
come un sufficiente interesse di un impiego perfettamente sicuro, ribassa in pro
porzione che il capitale pi alto nel suo ammontare. Egli altrettanto, o quasi
altrettanto facile di dirigere un banco con un capitale di un milione, che uno
di 100,000 dollari; ma la rimunerazione d'un direttore, che nell'un caso si ele
verebbe al 2 1[2 per cento del capitale, non arriverebbe nell'altro che ad un
quarto per cento. Il banco grande potrebbe prestare il suo danaro a 5 1|4 per
cento, mentre il piccolo ha bisogno di ottenere 7 1|2 per pagare lo stesso divi
dendo al 5 per cento a' suoi azionisti. Egli questo uno de' vantaggi che risul
tano dall'associazione de' piccoli capitali, la grund'economia che s'effettua nelle
spese d'amministrazione. Mentre in certi modi d'impiegare il capitale, la porzione
de' profitti lordi che dovrebbe legittimamente portarsi in conto di mercedi cosi
insignificante da non potersi determinare, in altri essa in una cos grande pro
porzione che l'idea di profitto quasi si perde. Colui il quale lavorando per un
dollaro al giorno, ha accumulato una somma sufficiente, centocinquanta o due
cento dollari per comprarsi un cavallo ed un carretto, che lo mettano in grado
di guadagnare due dollari al giorno, appena riguarda qualche parte del suo gua
dagno come distinta dalla sua mercede; e s'egli lo fa, il segatore di legna, il
cui capitale non che la centesima parte di quello, neglige intieramente la
distinzione.
Nel colloquio che noi abbiamo immaginato, l'agente osserva che, per un sesto
del tempo in cui il capitale affidato alle sue cure deve restare impiegato, proba
bilmente non dar alcun profitto. Ogni modo in cui si pu impiegarlo soggetto
a delle probabilit di simil genere, ma una grande diversit trovasi nel grado di
rischio dei varii impieghi. I casi speciali a cui van soggetti alcuni di essi, come la
distruzione de' bastimenti e del carico pe' pericoli del mare, e quella degli edificii e
delle mercanzie pegl' incendii sopra terra, possono calcolarsi cos esaltamente in ci
992 E. PESHINK SMITH.
fre, che questo calcolo ha fatlo sorgere un nuovo modo di impiegare il capitale, e
per il quale si assicurano altri capitali contro le perdite cagionale da queste even
tualit I ben facile vedere che il costo delle medesime, quando per garentirsene
slato pagato un premio d'assicurazione, un articolo ben distinto dai profiliti, e
d'ordinario, nello estimar questi, se ne fa la deduzione. Esso debbe figurare nel
conio delle spese, che hanno per oggetto il mantenimento del capitale in buono
stato; perch tanto giustamente a tal conto appartiene, quanto le spese per ri
parazione delle macchine. V'hanno nondimeno varii altri rischii dipendenti da
cause pi complicate, le quali ancora non stato possibile di calcolare con preci
sione, e contro di cui nessun sistema di assicurazione diretta si potuto trovare.
Il proprietario di una fabbrica di polvere ben sa che essa esposta ad una esplo
sione. Egli pu, in certo modo, guardarsi da siffatto pericolo dirigendo con mi
nute precauzioni la sua manifattura, migliorando i metodi, e isolando i magazzini
di polvere in guisa che la esplosione di un fabbricato non arrechi che la perdita
di una piccolissima parte del capitale. Tutte queste precauzioni richiedono una
spesa che pu apprezzarsi, e la quale entra nel prezzo della merce. La parte di
rischio che rimane sufficiente per distornare gl'intraprendilori ad applicarsi a
questa manifattura; per limitare la quantit che il prezzo corrente farebbe, sema
i rischii, accorrere al mercato; e per conseguenza, per fare realizzare un pro
fitto che, in un periodo di anni, possa rislaurare il capitale distrutto dalle esplo
sioni. L'ostacolo che impedisce al fabbricante di polvere di ottenere pi dell'a
deguato prezzo pel mantenimento del suo capitale, e profitti per aumentarlo cos
presto del pari come negli altri modi d'impiego, la ripugnanza degli uomini a
piazzare i loro capitali in un' intrapresa dove lentamente aumentano, e la ten
denza di impiegarli l dove si manifesta il pi rapido incremento. Non bisogna,
dall'esperienza di un sol manifattore, oppure da quella di lutti i manifattori di
polvere di un paese per due o tre anni, dedurre che in un' intrapresa di questa
natura, i profitti sono realmente pi alti. Se, ciononostante, da' ragguagli presi
sopra un gran numero di fabbriche , per un periodo lungo abbastanza da esclu
dere la probabilit di una speciale fortuna, risultasse, che il valore de' loro
capitali abbia in massa aumentato, dietro fatto compenso dei sinistri soprav
venuti, in guisa da eccedere di molto la meta de' profitti negli altri rami di
industria, egli certissimo che il capitale abbandonerebbe immantinenti gl'im
pieghi meno vantaggiosi, e verrebbe ad aumentare cosi la quantit di polvere
fabbricata ed offerta, da farne abbassare il prezzo e ridurre il profitto de' suoi
fabbricanti al livello generale.
evidente che i rischii che possono attribuirsi a cause morali o politiche,
richiedendo del pari un fondo che provveda all'assicurazione del capitale, pro
ducono l'effetto medesimo, come se provenissero da circostanze fisiche e mate
riali. Lo Stato di Pensilvania contiene immensi strali di minerale di ferro,
di carbone, e di pietra calcare, gli uni agli altri vicini, e possiede, pe' 6uoi canali
e pelle sue strade ferrate, tutte le facilil per trasportare a basso costo le materie
grezze e le merci manufatte. I viveri, egualmente vi sono abbondanti ed a buon
mercato. Nessuna ragione esiste nella natura delle cose , perch i rails delle
strade ferrate non si potessero fabbricare in questo Stato, e in altri ancora,
nel Tennessee per esempio, ad un prezzo altrettanto basso che in ogni altra parte
del mondo. Il prezzo del ferro inglese intanto soggetto ad eccessive fluttuazioni.
PROFITTI. CAP. ri. 995
(1) In febbraio 4852, il ferro inglese per le strade ferrate si vendeva a Nuova- York
40 dollari (212 fr.) la toDnellaia; adesso (gennaio 1855) vale 65 dollari (344 fr. 50 e);
e si aspetta ebe monti a "5 dollari (397 fr. 50 cent.) o a 80 dollari (425 fr.) pria che
venga il ribasso.
Econom. Tomo IX. 65.
994 E. PKsIIINK SMITH.
suoi concittadini. Ritornato nel suo paese, esiger da' suoi compratori, e coll'in-
leresse, il premio di assicurazione che gli hanno fatto pagare. Se, nella pratica,
si potesse cos imporre questo premio a tutta la comunit , che ha il mezzo di
rimediare al male, vi sarebbe poco da lamentare. difficile per, fare una distin
zione tra gli avventori per ragioni a loro non personali; ed molto pi facile
fare un piccolo rialzo di prezzo per tutti, che farne uno pi grande per una classe
speciale. per ci che tutti i consumatori divengono assicuratori contro ogni
genere di rischii, e sono, per conseguenza, del pari interessati a fare sparire le
cause di questo inconveniente, qualunque ne sia la origine. La loro cura debbe
esser quella di promuovere solidariamente dapertulto la buona fede, ed a man
tenere ogni dove la giustizia.
Dopo avere eliminato dall'insieme de' profitti apparenti, la parte che real
mente la rimunerazione del travaglio fisico ed intellettuale, ossia il salario, e
quella che contribuisce a formare un fondo per garantire il capitale dalle
eventualit che posson nascere dal modo in cui s'impiega , ci che rimarr,
sar quasi la Rendita o l'Interesse, o tender a confondersi co' medesimi;
Gli uomini amano assai a speculare sopra cose che sono soggette a dei
rischii ; e ci che sembra un eventuale ad un individuo considerato da un
altro, il quale possiede una pi ampia conoscenza di tutti i fatti da cui un avve
nimento dipende, come dentro i limiti di quella grande probabilit che talvolta
chiamasi certezza morale. Questa riflessione servir a render conto dell'esistenza
di un margine tra il profitto e la rendita. I grandi capitalisti sono generalmente
timidi. Eglino consentono a ricevere meno gli uni degli altri per ottenere una
guarentigia assoluta, o quel che pi le si avvicina ; e la loro concorrenza tende
a deprimere la meta dell'interesse, ed a stabilire cos un margine su cui un
intelligente coraggio pu gettare le fondamenta di una fortuna, senza alcuna
imprudenza, e senza pretendere contribuzioni per rischii che non corre. Si toglie
ad imprestito un capitale per associarlo col proprio lavoro; e quand'anco non
dovrebbe apportare una meta di profitto pi forte di quella che pagasi, d l'age
volezza di guadagnare un salario di cui altrimenti si sarebbe costretto di
astenersi.
La rendita, nel senso ordinario, il reddito del suolo, il profitto spoglio di
ogni accessorio. Il capitale, in questo uso, stabile ed inamovibile. Non vi ha
rischio che si distrugga, n difficolt a determinare la sua identit. Le leggi della
massima parte de' paesi hanno dato mezzi di una potenza straordinaria per as
sicurarne la restituzione, perch sono i proprielarii che hanno fatto le leggi.
vero ch'esso pu deteriorarsi per uno esaurimento sfrenato, o con un malinteso
sistema di raccolte in cui il male si commetta senza volerlo. affine di garantirsi
da siffatta aberrazione che sovente si fissa per mezzo di contratti il modo di col
tura. La necessit di simili contratti, che operano come restrizione sul filtaiuolo,
e che spesso diminuiscono l'efficacia del suo lavoro, una delle pi forti prove
che il sistema di coltura per afftto sia radicalmente vizioso. Nonpertanto, nei
paesi dove questo sistema in vigore, si ha molta fiducia in quei contratti per
ridurre la rendita del suolo ad una meta inferiore eziandio a quella a cui si pre
sta sotto la guarentigia del governo, e farla discendere a due e mezzo o tre per
cento all'anno del valore venale del fondo.
L'interesse del danaro che si d in prestito a' particolari varia secondo il
996 E. PE5HINE SMITH.
grudo di sicurezza del suo rimborso. I governi han tentato di limitare mediante
delle leggi la meta che si pu stipulare in un contralto di imprestito di danaro,
e di rendere queste leggi obbligatorie, colpendo di nullit l'intiero contrailo, nel
caso di contravvenzione, cosicch non si potes.se riacquistare innanzi a' tribu
nali la sorte principale , e spesso facendo soggiacere ad altre pene. Rare volle,
nullostanle, essi intervengono nella vendita di una garanzia materiale, come
un'ipoteca o un biglietto all'ordine, al di l di limitare la cifra che contro il ven
ditore, sulla sua garanzia personale, si pu reclamare, alla somma ch' stala
ricevuta nel momento della vendita , aumentata dell'interesse legale. Questa
transazione, sebbene non soggetta all'azione della legge contro l'usura negl'i'm-
prestiti, riesce al medesimo scopo; ed il mezzo ordinariamente adoperato dagli
uomini di affari, i quali desiderano fare un imprestito, e non possono ottenerlo
alla meta dell'interesse legale. Diffidi cosa non d'inventare de' modi come elu
dere le leggi contro l'usura, quando l'interesse, reale o supposto, degl'individui
lo richiede. Vi ha, nondimeno, in questo tentativo, un cerio rischio, per cui il
prestatore domanda e riceve un compenso. Pu avvenire che chi toglie ad im
prestilo non voglia stare a' patti del contratto, e tutta l'accortezza con cui
questo sia stato mascherato, si sveli alla pendi-azione dei tribunali. Ordinaria
mente i giurati son disposti in favore del primo, e a non tener conto delle prove
arrecate per sostenere il rifiuto di pagamento, il quale comunemente reputasi di
cattiva fe"de. Pur tuttavia vi ha un certo dispregio contro colui che abitualmente
viola uua legge, comunque essa non sia sostenuta dal senso morale dell'opi
nione. Tale dispregio, al pari che il rischio pecuniario, limita il numero di quelli
che vogliano prestare danaro ad un interesse extra-legale, ed abilita quelli che
non se ne lasciano imporre, ad ottenere un soprappi di compenso, li principale
effetto delle leggi contro l'usura stato di accrescere ovunque la condizione one
rosa degP imprestiti per ehi costretto di ricorrervi malgrado una meta usuraia,
e di affievolire il rispetto dovuto alle leggi, a causa dello spettacolo della coti-
diana ed impunita loro violazione. Polrebbesi con probabilit evitare quest'ul
tima conseguenza, attenuando la severit delle pene-, permettendo, per esempio,
la riscossione di tutta la somma che l'improntatore si obbligalo di pagare, ma
confiscando l'eccesso usuraio dell'interesse a beneficio degli ospedali e degli
istituii di carit, o qualche altra cosa di analogo che liberasse l'accusatore dal
discredito di avere rinnegalo il contrailo per suo proprio vantaggio. Il parla
mento inglese si era tanto persuaso dell'inefficacia delle leggi contro l'usura, che
nel 1851 volle abolirle a riguardo degli effetti commerciali che avessero un
corso minor di sei mesi, mediante una legge temporanea, il cui impero dovea
cessare alla fine di cinque anni. Questo periodo spirato, la legge fu rinnovata per
altri cinque anni, e finalmente non le fu pi dalo alcun termine.
Sul principio dell'anno 1837, la legislatura dello Stato di Nuova-Yorck era
molto disposta a rivocare le leggi contro l'usura. Il comitato incaricalo di que
st'oggetto inser nel suo rapporto la Difesa dell'Usura di Geremia Bentham,
onde farne stampare un gran numero di copie sotto forma di documento legisla
tivo, il che poi ebbe luogo. Prima di finire la sessione, intanto, aveva comin
ciato la gran crisi commerciale del 1837, che ebbe per risultato la sospensione
generale de' pagamenti in moneta dai Banchi degli Stati-Uniti; e la legislatura
medesima, invece di rivocare le leggi contro l'usura, eman delle ordinanze che
PROFITTI. CAP. TI. 997
aumentavano vieppi la loro severit, e fornivano nuovi mezzi per la loro esecu
zione. Desse trovansi ancora in vigore nello Stato il pi commerciante dell'Unione:
se non che sono slate per eccezione mitigate in favore di alcune compagnie di
strade ferrate, le quali sono state, con un atto speciale, autorizzate a vendere
le loro obbligazioni in piazza per il prezzo che si offrisse. La gran ragione che
le fa mantenere, si che immense somme, prestate sopra ipoteche di beni fondi,
sono, restando sempre a pagarsi, soggette a una dimanda di immediato rimborso.
Si teme adunque che, ove si annientassero le restrizioni, i prestatori sorgessero
a domandare il pagamento delle somme all'avvicinarsi'di ogni crisi commerciale,
e che gl'improntatori fossero costretti a soddisfare un esorbitante interesse per
rinnovare le loro obbligazioni, o di sottoporsi ad un 'immenso sacrificio di pro
priet fondiaria per le vendite forzose. La propriet mobiliare pu ben traspor
tarsi da un cattivo mercato ad un buono, ma il suolo non pu cercarsi un
compratore. Nelle epoche in cui il valore del danaro si alza repentinamente, il
ribasso del prezzo del suolo si fa , per questa ragione , pi forte di quello del
prezzo della propriet che pu evitare una causa locale di depressione. Le leggi
contro l'usura servono cosi di barriera per impedire le tempeste, che cuoprono
di distruzione i centri commerciali, di devastare ugualmente i paesi agricoli. La
classe de' coltivatori, le cui operazioni giammai non provocano simili disturbi,
manterr naturalmente i ripari che la proteggono contro la possibilit di essere
trascinata nella rovina che ne conseguila.
Il danaro il solo mezzo di conservare il credito in una crise commerciale,
ed il credilo nel commercio richiede un pagamento dilazionato con un interesso
per la dilazione, ma un pagamento alla scadenza precisa, qualunque siano le cir
costanze o qualunque cosa possa costare. Il suo valore nel mondo commerciale
tale, che nessun limile vi ha quasi a' sacriflcii pecuniari!' che un negoziante tro
vasi disposto a fare per conservarselo. Resistere ad una tempesta che ingoia la
maggioranza, una distinzione che promette grandi vantaggi per l'avvenire; ed
affine di riuscirvi, egli lotter, e metter in opera tutti i mezzi, che, meglio usu
fruitati, avrebbero potuto soddisfare i suoi creditori, e lasciare a lui un soprappi.
Il prezzo che in colali circostanze ei paga per aver danaro, enorme, e non ha
colla meta del profitto pi rapporto, di quello che il prezzo del pane, in tempo
di fame e in una citt assediata, abbia con ci che la sua produzione costata
prima dell'arrivo del nemico. Se le leggi contro l'usura hanno per effetto d'im
pedir l'impreslito del danaro, non possono ostare la vendita delle merci all'in
canto, che pu condurre al medesimo risultato , perch niuna legge proibisce al
venditore di sottomettersi al sacrificio che gli piace di fare. Il vero rimedio,
quello che cercare si dee, sia nello sforzarsi di prevenire le crisi, malattie
dell'organismo economico e non mica di voler regolare la condotta degli uo
mini nel tempo che dura il parossismo.
La meta dell'interesse pagata da un governo a' suoi proprii sudditi pu da
noi generalmente riguardarsi come l'interesse del danaro, spoglio per quanto
possibile, da ogni premio pe' riscliii. La sicurezza di colali imprestiti di pub
blica notoriet, mentre che, in un imprestito privato , la guarentigia personale
non nota che a poche persone, e la guarentigia sopra immobili, per quanto
grande si sia, richiede una verificazione, accompagnata da fatiche e spese. Le
polizze di un governo il quale gode di un buon credilo sono adunque , tra tutte
998 B. PESHINE SMITH.
CAPITOLO VII.
Cambio.
11 Cambio deriva dalla divisione del lavoro. Dal momento che gli uomini
sono arrivati a proteggere se medesimi e le loro raccolte dalle bestie selvaggie,
l'agricoltura comincia a rendere un sovrappi al di l della sussistenza di coloro
che vi si dedicano. Dalla celebrila accordata a' grandi cacciatori dajle primitive
tradizioni della massima parte delle nazioni, sembrerebbe che la lotta dell'uomo
contro le bestie feroci sia stata dura, e la vittoria abbia per qualche tempo
polulo parere dubbiosa. Da Ercole sino a S. Giorgio, l'uccisore del dragone, le
prodezze operate nella distruzione degli animali selvaggi , hanno talmente
contraddistinto il carattere degli eroi delle leggende, che ci danno la prova
dell'alta stima che gli uomini avevano pei servigi di questo genere, stima
naturalmente proporzionata al danno da cui essi li salvavano. Tuttora esi
stono parli del globo in cui gli animali carnivori si dividono colla razza
umana l'occupazione del suolo, e notevolmente il suo potere di molliplicarsi ed
alimentarsi. Le bestie di preda non si nutrono che di animali erbivori; e questi
non vivono che di vegetali, i quali vengono per tal modo sottratti alla nutri
zione degli esseri umani. L'epoca critica dell'umanit quella della guerra di
esterminio contro gli animali carnivori, la cui sussistenza assorbe grandi esten
sioni di terra. Una volta poslo fine alla loro riunita compartecipazione nel pos
sesso del suolo, la terra pu alimentare una popolazione illimitata, ed ogni lavoro
viene ad essere compensato da un di pi che sopravanza alla soddisfazione degli
esistenti suoi occupatori. Si vede allora una parte della comunit abbandonare
la coltura del suolo, e rivolgere la sua industria alle arti meccaniche. 11 fabbro
ed il tessitore si procacciano i loro alimenti cambiando i loro servigi ed i loro
prodotti coll'agricoltore. Prima ancora che si sia pervenuto a questo grado di
progresso sociale, il cambio de' servigi si effettua nelle relazioni di famiglia. 11
1000 PKSHINK SMITH.
selvaggio porta il nutrimento, e la sua moglie lo prepara; egli prende alla cac
cia la volpe ed il castoro, ed ella ne converte le pelli in abiti. Tutti e due' sono
produttori di servigi che vicendevolmente si scambiano. Il cambio domestico si
stabil sin da quando Adamo si pose a coltivare ed Eva Gl.
Per avvenire il cambio bisognano due prodotti, due produttori , e che quesli
siano messi in reciproco rapporto. Ci che realmente cambiasi un servizio reso
da una parte contro un servigio reso dall'altra. Un individuo pu rendere un
servigio con un suo lavoro attuale ; come quando il fabbro mette un ferro al
cavallo del viaggiatore, il quale a quest'oggetto si fermato innanzi la di lui
porta ; un altro pu restituire il servigio con un lavoro passato , a cui si dato
una forma materiale; come, nel caso supposto, se il viaggiatore fosse uu menia
molo e pagasse il servigio del fabbro con una padella di latta. Ci che, da en
trambe le parti, entra nell'estimazione del valore il servigio reso la quantit
del lavoro ad ognuno risparmialo dal lavoro dell'altro. soltanto per sem
plificare la quislione che noi, senza considerare l'azione umana, parliamo del
cambio come di un baratto di prodotti. La padella di latta rappresenta varie
porzioni di lavoro di un gran numero di individui : quella del mineraio, quella
dell'artigiano che ha fatto gli stromeoti del mineraio, quella de'marinai e dei car
rettieri che hanno trasportato lo stagno dalle miniere nella bottega dove si
convertito in utensili, nonch quella del lattaio, sono stale indispensabili alla sua
fabbricazione. Difalti, se noi cerchiamo di risalire agli elementi costitutivi del
suo valore, vedremo che tante impercettibili particelle del lavoro di un'infinit
di individui, di generazioni diverse, separati da grandi intervalli di tempo e
di luogo, hanno contribuito alla produzione di ogni sorta di merce. Ognuno
che l'ha posseduta nelle differenti epoche della sua formazione non l'ba ot
tenuta che rimunerando il lavoro di tutti i suoi predecessori. L'ultimo suo costo
di produzione la somma di una serie infinita di frazioni, decrescente a misura
che rimontiamo verso il passato, come pure la somma di un'altra serie infinita,
ogni termine della quale diminuisce col progredire verso l'avvenire. Il lavoro di
colui che costruisce un martello oggi pu considerarsi come contribuente una qual
che cosa in ogni colpo che questo martello batter in avvenire; ed il valore del mar
tello sar frammisto a quello di tulli gli articoli che esso contribuir a produrre,
e confuso coi valori direttamente o indirettamente provenienti dal lavoro di mi
gliaia di uomini. Una vasta moltitudine profitter del servizio che il fabbricante
di martelli oggi vende, moltitudine a cui egli presentemente non pensa e che
non conoscer. Il suo scopo di far pagare una volta per tutte, dall'individuo
col quale cambia il martello con un'altra cosa, il suo servizio da un servizio
equivalente, o ch'egli stima equivalente. Se potesse fare quest'altra cosa con tanto
poco lavoro e fatica quanto ne impiega per il martello, nessun motivo avrebbe
di cedere quest'ultimo, n avrebbe al certo ragione di fabbricare martelli
per poi disfarsene. Dall'altro lato , nessuno che avesse bisogno di un mar
tello vorrebbe fare quest'altra cosa per procurarselo, se potesse, per mezzo
de' suoi proprii sforzi, con altrettanta facilit costruirsi il martello. Ogni
cambio implica un doppio profitto un vantaggio da ambe le parti ; e questo
vantaggio consiste nel tempo e nel travaglio che ciascuno risparmia, e che pu
impiegare ad una pi grande produzione, limitandosi allo speciale ramo d'indu
stria a cui pi adatto. Il valore, t vero, un affare di calcolo, ed esso che
CAMBIO. CAP. VII. 1001
Egli compra le merci compiute che sono state prodotte da un lavoro e da un capi
tale preesistente con pagalo n apprestato da lui. Supponiamo che egli solesse gi
spendere quella porzione della sua rendita in mercedi di muratori, i quali dal canto
loro spendevano l'ammontare de' loro salarii in viveri e vestimenta che erano pure stali
prodotti dal lavoro e dal capitale. Egli ora si determina a preferire il velluto, pel quale
viene cosi a creare una straordinaria ricerca. Questa ricerca non pu essere soddis
falla senza uua straordinaria offerta, n pu l'olferta essere prodotta senza un capitale
straordinario: da dove allora il capitale dovr venire? Nel cambiamento di scopo de!
consumatore, nulla vi ha che renda il rapitale del paese maggiore di quel che era prima.
Sembra dunque che l'accresciuta domanda di velluto non potrebbe allora essere sod
disfalla se non quando la stessa circostanza che la determina mettesse in libert un ca
pitale corrispoudenle. La stessa somma che il consumatore ora impiega a comprare
velluto, passava prima nelle mani de' muratori a giornata, i quali la spendevano in viveri
ed oggetti necessarii, di cui poi fanno senza, o che strappano, colla loro concorrenza,
dalle porzioni spellanti ad altri lavoratori. // lavoro ed il capitale perci, che pria pro-
ducevano le cose necessarie per l'uso di questi muratori, perdono il proprio spaccio, e
devono procurarsi altrove un impiego; e lo trovano nel produrre velluto per soddisfare
alla nuova ricerca. Non intendo gi dire che l'identico lavoro e capitale che producevano
le cose necessarie si dirigeranno a produrre il velluto; ma, in uno de' cento modi possi
bili, prenderanno il posto di ci elle lo produce. Eravi capitale esistente per far una delle
due cose o tessere il velluto o produrre le cose necessarie a' muratori ; non ve n'era
per farle entrambe. Stava nell'arbitrio del consumatore il determinare che l'ima delle
due accadrebbe; e s'egli sceglie il velluto, bisogna che i muratori si privino degli oggetti
del loro consumo Il danno pe' lavoratori sarebbe stato lo slesso se il
consumatore, persistendo nel fabbricare una casa, invece di adoperare e pagare da se
medesimo i lavoranti, ne avesse dato l'incarico ad un fabbricatore e saldatone il conto
dopo il compimento dell'opera, lasciando intanlo ozioso il danaro. Poich in questo modo
di agire il consumatore non mantiene pi da se stesso il lavoro, ma non fa che attirarvi
il capitale di un'altra persona, dislraendolo da un altro luogo e da un'altra occupazione ;
e quindi non apre un nuovo impiego al lavoro, ma cangia solamente il corso di un im
piego esistente Cos in qualunque modo si stabilisca la quistione, rica
diamo nella conclusione, che una domanda ritardata sinch l'opera completa, e che non
fornisce anticipazioni, ma solamente rimborsa anticipazioni fatte da altri, Dulia contri
buisce alla ricerca di lavoro; e che ci ch' speso in tal guisa , in lutti i suoi etTeili,
una mera vanit, per quanto 'riguarda almeno l'impiego della classe lavoratrice. Tuie
domanda non crea e non pu creare alcun impiego, eccetto a spese di altro impiego che
anteriormente esisteva. Principii di Economia Polit. V. nostra edizione, voi. XII,
pag. 507, 309.
ghi sono ugualmente produttivi. Il suo oggetto e quello della proposizione ch'esso
mira a sostenere sono di gettare la base della teoria, poco importante sotto il
punto di vista del lavoro da procurare all'industria del paese, in qual modo un
consumatore spenda il danaro per la soddisfazione de' suoi bisogni personali
sia che ricorra all'industria nazionale, alla straniera. Il passo che noi abbiamo
trascritto in corsivo manifestamente contrario alla proposizione principale. Esso
conviene che la domanda del lavoro dei muratori ha creato una ricerca del la
voro che produce le cose necessarie al loro uso, sebbene la persona che impie
gava i muratori non facesse alcuna anticipazione per mantenere il lavoro impiegato
nella produzione di queste cose necessarie, ma soltanto rimborsasse, e per lo
meno a due gradi di distanza il primo a' muratori per se medesimi, il secondo
da' muratori a quelli che gli hanno somministrato il pane e le patate le anti
cipazioni fatte da altri. Lo stesso Mr. Mill nota una eccezione che non meno
larga della regola. Havvi un caso, egli osserva, in cui la ricerca de' prodotti pu
creare un impiego al lavoro : ossia, quando il lavorante gi nutrito senza avere
un sufficiente impiego. Non v' ha paese intanto nel mondo, il quale non abbia
un gran numero di lavoranti che non sieno incessantemente impiegati, e che al
certo sono nutriti, poich esistono. L'ozio forzoso esiste pi o meno dapertutto
ozio il quale non proviene da mancanza di buona volont o di forza fisica.
Tale , in Inghilterra, quello di migliaia di creature rinchiuse negli ospizii dei
poveri, il cui mesto sguardo sembra dire, secondo che si esprime Carlyle: La
terra si estende attorno a noi e grida Vieni e coltivami, vieni e mietimi e
pure noi restiamo qui incatenati. II sole brilla, e la terra ci chiama; la potenza del
governo e l'impotenza dell'Inghilterra c'impediscono di ubbidire . Nel numero
degli oziosi di questo genere si possono comprendere gli operai delle manifat
ture, che cercano guadagnarsi il pane, ma che non lavorano se non per la met
del tempo. Comprendere ancor vi si possono coloro i quali, ancorch preten
dano lavorare, mancano dello stimolo che li ecciterebbe a seriamente occuparsi,
e non fanno che un lavoro interrotto ed inefficace. Quale il paese in cui, senza
parlare delle classi che per vivere non han bisogno di salario, tutta o quasi tutta
la forza produttiva de' suoi abitanti sia di continuo tenuta in attivit ? Dov'
che tutti coloro i quali son pronti a lavorare per la mercede corrente non mac-
chin mai d'impiego ?
Mr. Mill, in un altro capitolo della sua opera, mostra di quale alta im
portanza, per la efficacia del lavoro dei produttori, sia l'esistenza di altri produt
tori dentro un certo limite, impiegali in un genere diverso d'industria . Egli
osserva con molta giustezza che,
Il potere di cambiare i prodotti di una specie di lavoro con quelli di un'altra specie
una condizione, ma per cui vi sarebbe quasi sempre una quantit minore di lavoro
unito insieme. Allora quando aperto un nuovo mercato di qualche prodotto dell'indu
stria, e per conseguenza creuta una quantit maggiore di merce . la produzione accre
sciuta non si ottiene sempre a spese di altri prodotti ; soventi una creazione nuova
risultante dal lavoro ebe altrimenti sarebbe rimasto stagnante, o dall'aiuto reso al lavoro
da' miglioramenti e dai modi di cooperazione a cui non si sarebbe ricorso se non si fosse
offerto un incentivo per conseguire un prodotto maggiore . Principii di Econ. Polii.
V. nostra edizione, voi. XII, pag. 532.
L'autore del sopra citato passo non scorge nessuna contraddizione tra i fai*'
1004 E. PKSHINK SMITH.
che vi sono esposti, e la dottrina che uno sbocco pei prodotti non costituisce un
impiego di lavoro. Nel caso in cui il lavoro degli agricoltori , per l'arrivo di
un certo numero di artigiani nelle loro vicinanze, stimolato a sviluppare uu
nuovo vigore e maggiore efficacia, egli nota clic il lavoro degli agricoltori a\eva
gi il suo impiego, e che dessi non devono ai nuovi arrivati i loro mezzi di sus
sistenza. Vuole egli fare una distinzione tra impiego del lavoro, ed impiego dei
lavoranti ? Conviene che una pi grande quantit di lavoro possa venire chia
mata in attivit, con un relativo aumento di rimunerazione, ma sehza che un
pi gran numero di lavoranti sia impiegato. Per mostrare quanto poco solida sia
tale distinzione, non abbiamo che ad immaginare un immigrazione continua di
nuovi consumatori. Senza dubbio v'ha un limile dove il numero preesistente dei
coltivatori non potrebbe pi sovvenire alla ricerca degli alimenti, ed allora la
domanda di lavoro, continuando sempre, diventa una domanda di braccia. Tre
centomila emigrati di Europa sbarcano ogni anno sulle nostre spiaggie. Suppo
niamo che niuno di loro sia produttore di sostanze alimentari, e che gli arrivi
per dieci anni soltanto creino una ricerca di viveri tale che possa essere sod
disfatta dagli sforzi raddoppiali dei nostri agricoltori, senza che il numero di
questi siasi aumentato, il torrente della emigrazione pu egli sempre continuare,
senza creare una domanda di un pi gran numero di coltivatori? Quest'affluenza
pu ella triplicarsi, come diffidi non ad avvenire, senza creare ben tosto una
tale domanda? Se forza rispondere a siffatta quistione negativamente, ben
chiaro che la distinzione tra domanda di lavoro, e domanda di lavoranti non ha
come principio nessuna base. Essa non poteva affacciarsi se non a coloro i quali
altri fenomeni sotto gli occhi non hanno che quelli che loro presenta una po
polazione quasi stazionaria, ch'eglino, pur nondimeno, riguardano come ecces
siva, o in continuo pericolo di divenire eccessiva, relativamente al capitale.
M. Say professa in tutta la sua estensione la dottrina che la domanda di
pende dalla produzione. la produzione, dice egli, che crea una domanda di
prodotti . Un prodotto non sittoslo creato, che gi apre, da quel momento,
uno sbocco ad altri prodotti, nella stessa misura del suo proprio valore . Egli
perch la produzione di alcune mercanzie ha declinalo, che altre mercanzie si
fanno soprabbondanti . Dalla gran verit contenuta in queste proposizioni, egli
deduce la conclusione,
Mr. Mac Culloch, il quale cita approvando il capitolo di Mr. Say da cui ab
biamo estratto il precedente passo, osserva che i principii dai quali le conclusioni
di esso sono cavate, furon annunziati, sin dal 1752, in un trattalo del decano
Tucker, intitolato, Queries on the late naluralizalion BUI, che oggi divenuto
assai raro. Noi riportiamo una di queste questioni citate da Mr. Mac Culloch, e
nei medesimi caratteri tipografici ch'egli ha impiegato, non solo perch essa me
camdio. cap. vii. 1005
rita una speciale attenzione, ma ancora come una prova che la pretesa distin
zione tra la domanda del lavoro e quella dei prodotti del lavoro non era ricono
sciuta n dal suo autore originale, n da chi l'ha tratto dall'oscurit di un opuscolo
dimenticato. Se egli non k' una massima infallibile, che il lavoro d'i \
INDIVIDUO CREI IMPIEGO AL LAVORO d'un ALTRO?
li la percezione istintiva che ha di questo assioma l'intelligenza popolare
pi savia delle scuole, avvegnach incapace di analizzare i molivi della sua con
vinzione quella che ha condotto ad una politica di reciproca protezione,
condannata dalle scuole. Non era tuttavia all'associazione espressamente fatta
per aumentare i cambii, diversificando l'industria e cosi stimolando la produ
zione, che noi alludevamo, quando parlammo dell'associazione come di una es
senziale condizione del cambio. Necessario egli evidentemente che i produttori
prima che possano permutarsi i frutti del loro travaglio, sia sotto la forma di
servizii personali, o sotto quella di prodotti, si trovino alquanto vicini gli uhi agli
altri. Bisogna che l'associazione dei produttori divenga ancora numerosa abba
stanza pria che si formi una classe distinta che pigli ad occuparsi di disporre
ed operare i cambii delle merci che essa non produce. La mancanza di concen
trazione dei produttori in un medesimo luogo manifestamente un ostacolo al traf
fico, qualunque siano i mezzi che impiegare si possano per eseguirlo. Noi avremo
occasione di trattare a parte questo argomento. Il ravvicinamento fisico non
intanto la sola condizione indispensabile per stabilire la pratica regolare del ba
ratto. Niuno potrebbe, per un certo tempo, abbandonare i lavori che lo provve
dono degli alimenti e dei vestiti, senza la sicura certezza che altri sonosi addos
sata la cura di fornirgli i viveri ed i vestiti, a condizioni ben intese. dunque
per mezzo di un patto reale, sebbene tacito, secondo il linguaggio di Mr. Wakefield
che la classe la quale raccoglie derrate alimentari pi di quello che le occorre
pei suoi bisogni pu cambiare con l'altra che fabbrica vestiti pi di quanto ne
debbe consumare; e se esistesse fra loro la separazione completa, che la distanza
o l'odio stabiliscono salvo che le due classi non formassero virtualmente che '
una sola, coll'intento comune di produrre ci che loro bisogna di viveri e di
vestiti elleno non potrebbero dividere in due parti distinte l'operazione di
produrre una quantit bastevole di viveri e di vestili .
Alcuni vantaggi della divisione del lavoro non polevano mancare di chiamare
l'attenzione nei primitivi periodi della societ. Gli uomini dovettero osservare che
un aumento di potenza produttiva risultava da essa, prima di esaminare la ra
gione di questo aumento; ed il buon successo in un caso, e in un ramo d' indu
stria, dovette naturalmente condurre ad esperienze in altri. Le regole dell'arte e
Ir massime della saviezza pratica precedono ordinariamente di molto il ragio
namento scientifico, il quale ci fa conoscere il loro scopo ed i loro limiti, e ci
mette in grado di prevedere i loro risultati in nuove circostanze. Per arrivare a
questo punto ci d'uopo scoprire le ragioni della regola, e la legge che governa
e spiega i fatti osservati :
Per quali cause dunque la divisione del lavoro genera un aumento di po
tenza produttiva? Senza volerle tutte enumerare, noi possiamo dare le seguenti
come le principali:
1. L'ampia conoscenza che gli uomini acquistano delle propriet della ma
teria, e delle leggi naturali che intervengono negli usi diversi che se ne fa ; in
1006 K. PKSHINE SMITH.
altre parole, l'educazione intellettuale dei produttori. La divisione dei lavori nelle
ordinarie operazioni dell'agricoltura non spinta cos oltre come nelle arti mec
caniche; ma non vi ha alcun dubbio che quelle si potrebber spartire in differenti
classi di persone pi di quello che si sia fatto sino al presente. Questa, tra tutte
le arti la prima, pu nondimeno fornirci un esempio del principio che stiamo
esaminaudo. La coltura dei grani, degli ortaggi, e delle frutta, richiede una certa
familiarit con una grande quantit di leggi chimiche, che son proprie de'diversi
strati del sulo e degli ingrassi; colle lesgi meccaniche che han rapporto alla
costruzione ed all'uso degli edificii, degli strumenti, delle macchine e delle forze
motrici; con una moltitudine di altre cose il cui studio esige mollo tempo. L'al
levamento degli animali richiede una conoscenza di leggi Dsiologiche, di un ca
rattere lutto diverso. Mr. Bakewell, studiando queste leggi e le qualit speciali
delle varie razze di montoni, ha acquistato un'abilit tale, che sapeva produrre
un animale che riunisse le qualit desiderabili e alla sua natura confacenli, ed ha
realizzato grandissimi miglioramenti nelle greggie della Gran Bretagua, ottenendo,
per mezzo degli incrociamenti, della nutrizione, ecc., ora la corporatura e la
grassezza ora il peso e la finezza del vello, secondo le cose e le qualit
desiderale. Tanti altri sonosi nel modo istesso dedicati al perfezionamento della
razza bovina e degli altri animali. Chiaro che non avrebbero acquistato simili
conoscenze e siffatta abilit nell'arte di allevare il bestiame, se voluto avessero
accoppiare alla natura delle loro cognizioni le allre del pari speciali nella coltura
dei diversi grani, del lino, del cotone, dei graminacei, delle patate, e delle frut
ta. La Vita breve, l'Arte lunga.
Le arli meccaniche offrono esempii di una differenza anche pi rimarchevole
nei materiali che si adoperano e nelle cognizioni che si richiedono. I lavoratori
dei metalli, ed il tintore, per esempio, si servono nei loro rispettivi mestieri, delle
propriet della materia e delle leggi chimiche che appena hanno qualche cosa
di comune. L'applicazione alle arti delle nuove scoverte della chimica richiede
costantemente una maggior somma di conoscenze speciali, onde effettuare con
economia le loro operazioni ; ed il progresso delle scienze tende inevitabilmente
a limitare dentro una sfera gli studii di coloro che vogliono adattarle a certi rami
particolari. Quale differenza non vi stata tra le ricerche del luogotenente Maury,
il quale con una lunga e laboriosa investigazione delle leggi che governano i
venti e le correnti dell'Oceano, giunto a dettare delle istruzioni che riducono di
mollo la lunghezza dei viaggi alla California, alla Cina ed altrove; quelle di Erik-
son inventore dell'elice e della macchina ad aria calda, che emancipano i vascelli
dai venti e dalle correnti, e loro permettono di portare carbone a sufficienza per
iljii lungo viaggio; e le ricerche di Steers, costruttore del yacht America, e che
ha dato il modello di un legno fornito delle pi acconcie qualit a correre! E
nonpertanto la scienza di tutti e tre non che una specialit dell'arte della na
vigazione.
2. L'aumento di destrezza 1' educazione de' muscoli dei produttori
una causa universale e potentissima di produzione. una verit fsica molto nota
che l'esercizio di un muscolo accresce la sua forza ed il suo volume. Una ope
razione, che dapprima era difficoltosa, divien facile mediante una frequente ri
petizione. Colla pratica si arriva a fare rapidamente ci che da principio faceasi
con lentezza; ci che richiedeva una forte attenzione per essere ben eseguito,
CAMBIO. CAP. vii. 1007
si arriva in fina a fare senza una grande vigilanza, e con precisione quasi pro
pria della macchina. Si dice che vi siano calzolai cos abili che cominciano a cu
cire uno stivale con un filo lungo un'auna in ogni mano, distendono ad un tempo
le braccia per tutta quanta la lunghezza del filo senza tirare una seconda volta,
e ad ogni nuovo punto che danno, diminuiscono l'impulso che comunicano alle
loro braccia, proporzionatamente alla lunghezza che il filo ha ogni volta che passa
a traverso del cuoio La delicatezza del tatto, nonch la rapidit del movimento,
sono suscettibili di essere perfezionate. In alcune operazioni delle manifatture,
si vedono fanciulli ripetere cento volte al minuto, e per ore intiere, movimenti
che implicano l'azione di molti muscoli. Come esempio dell'economia ottenuta
da un convenevole esercizio de' muscoli, si racconta che una specie di cor
doncino o guipurc fabbricato in Inghilterra che all'epoca della sua introduzio
ne costava tre scellini di fattura, adesso pi non costa che un denaro; e questo
risultato dovuto soltanto all'aumento di destrezza degli operai, senza l'aiuto di
alcuna nuova macchina (1).
evidentemente impossibile che una persona acquisti tanta destrezza in un
gran numero di differenti operazioni, quanta ne pu in una sola* e quando pure
vi pervenisse, il tempo impiegalo ad apprenderle sarebbe un altrettanto di tolto
al lavoro produttivo. Qualche volta arrecasi come un vantaggio che offre l'accre
sciuta semplificazione delle operazioni il potere impiegare dei fanciulli l dove
per lo innanzi non polevasi. Il che, purnondimeno, d una dubbiosissima uti
lit. Gli anni della infanzia devono essere, per il maggior bene della societ, im
piegati alla sua educazione generale: il focolare domestico, la scuola, ed il pra
ticello attorno la casa, sono i luoghi dove i corpi e gli spiriti ancor deboli possono
il pi guadagnare per la ricchezza comune, acquistando forze invece di dis
perderle.
3. La divisione del lavoro rende possibile la distribuzione dei differenti im
pieghi, in modo che ognuno venga affidato alle persone che hanno le qualit
pi acconcie e sono le meglio adattate per riuscirvi. Una gran forza di corpo
indispensabile per alcuni rami d'industria; pochissima ne richiedono altri, in cui
la rapidit del movimento e la delicatezza del tatto sono le principali doti. Cos
pure del talento. Si pu in pochi giorni apprendere ad alimentare il fuoco di
una macchina a vapore, ma l' islruzione di un ingegnere richiede mesi ed anni.
Sarebbe un gran disperdimento di forze ove l'ingegnere dovesse badare al fuoco.
Una economia di potenza produttiva si avvera ogniqualvolta 'si trovi impiego
per una persona malgrado le infelici peculiarit della sua costituzione fisica o
della sua educazione. Un cieco pu girare una mola, uno zoppo far correre una
fepola, un muto comporre i caratteri in una stamperia. Diverse parti di una serie
di operazioni necessarie ad uno scopo comune possono essere eseguite con egual
successo da individui le cui facolt naturali ed acquisite sono altrettanto diffe
renti quanto quelle del muto, del cieco e dello zoppo. Se vi sono quattro opera
zioni, fra cui una sola esige il possesso dei cinque sensi e di buone gambe, tre
persone affette dalle infermit di cui abbiamo parlato ed una quarta che ne sia
immune, potranno fare la medesima opera che altri quattro individui tutti validi;
scarpe, possa produrre un paio dei primi lavorando lo stesso numero di giorni.
Se, al contrario, ognuno di loro avesse voluto esercitare i due mestieri, e con
essi una mezza dozzina di altri, possiamo essere certi che avrebbe impiegalo
otto giorni per fabbricare un cappello, ed altrettanto per fare un paio di stivali.
Quattro giorni di lavoro di ciascheduno, quando concorrono separatamente alla
produzione colla rispettiva industria, hanno il medesimo risultato di otto giorni
sotto il sistema opposto. Il cappellaio si fabbrica un cappello in quattro giorni,
e, facendone un altro per il calzolaio suo vicino, in quattro giorni di pi si pro
caccia ima calzatura. Il calzolaio fa la medesima cosa. In otto giorni entrambi
hanno un cappello ed un paio di stivali; mentre che, nell'assenza della divisione
del lavoro e del cambio, l'uno avrebbe mancato di cappello, e l'altro di stivali.
Sin qui il vantaggio sembra essere limitato alle dette due persone, ma se desse
continuano a lavorare per altri otto giorni, la comunit sar arricchita di due
nuovi cappelli e di altre due paia di stivali, che possono servire per altre due
persone, le quali, senza l'associazione dei produttori, avrebbero dovuto privarsi
di queste cose essenziali alla loro salute ed ai loro comodi, e che ancora contri
buiscono ad aumentare il loro potere produttivo. L' insieme del guadagno degli
individui che producono e cambiano quello stesso della comunit di cui fanno
parte. Ci che ha guadagnato il calzolaio il tempo che ha risparmiato i
quattro giorni che non ha perduto per fare la mela di un cappello, e che l'hanno
posto in grado di aumentare il fondo comune di un altro paio di stivali. Il cap
pellaio poi ha guadagnato un secondo cappello, che egli ha potuto fare, econo
mizzando il suo potere produttivo La comunit, di cui tutti e due sono com
ponenti, guadagna un cappello ed un paio di stivali, che, altrimenti, avrebbe
perduti.
Supponiamo che invece di essere componenti della medesima comunit, il
cappellaio dimori nel Connecticut, ed il calzolaio in Inghilterra, e supponiamo
che si operi un cambio dei loro prodotti senza spese di trasporto, e senza l'in
tervento dei commercianti nel baratto. Che cosa ne seguirebbe ? Il cappellaio
americano guadagnerebbe senza dubbio l'equivalente di un cappello come prima
ed il suo paese lo guadagnerebbe del pari, ma questo non avrebbe il guadagno
del paio di stivali di pi che il calzolaio inglese pu fare. Ci perduto per il
Connecticut, e diventa il guadagno dell'Inghilterra. Ilavvi certamente un profitto
pe'due paesi (lasciando da parte le spese di trasporto, ecc.), ma non che la
met di quello che l'uno o l'altro avrebbe raccolto ove le due persone che hanno
fatto il cambio e i due profitti gli avessero appartenuto.
Se si pu indurre il calzolaio inglese ad emigrare, ed esercitare il suo me
stiere nel Connecticut, manifesto che i suoi cambii col cappellaio daranno un
doppio profitto a questo Stato. La comunit si arricchisce di ci che arricchisce
l'individuo l'aumento di produttivit del di lui lavoro, che deriva dalla possi
bilit che egli ha di cambiare il suo prodotto con quello del lavoro di uno dei
suoi connazionali, ritorna in vantaggio dello Stato sotto la forma di una pi grande
abbondanza di stivali e di scarpe.
N il modo di stimare il valore dei prodotti cambiati, n la differenza di
prezzo degli stivali a Liverpool ed a New-Haven, posson mai mutare la natura
di questo gran fatto , avvegnach un ragionamento basato sui valori ed i prezzi
possa oscurarne la percezione. Il valore ed il prezzo, in compagnia di alcune
cambio. cap. vii. 1011
altre circostanze, possono, in verit, dare delle indicazioni riguardo al limite del
costo cui il cambio interno pu riescire vantaggioso alla comunit; ci per nulla
intacca la conclusione che il cambio interno, nella parit di circostanze, e non
considerando che il fondamento essenziale di ogni cambio, pi vantaggioso del
commercio esterno.
Se nel Connecticut un solo individuo ozioso havvi capace di fare scarpe,
ma disadatto ad applicarsi ad alcun'altra specie di utile industria ci si pre
senta allora un caso in cui il vantaggio di un sistema di cambii interni, che gli
fornisca l'occasione di lavorare, pu facilmente apprezzarsi. Lavori o no, questo
individuo bisogna che mangi ; e nell'uno e nell'altro caso, la sua sussistenza
debbe provenire dal lavoro degli altri membri della societ. Supponiamo che
per fare un paio di stivali abbisogni di lavorare il doppio di quel che faccia
l'operaio inglese, e che per conseguenza pretenda una paga doppia, a fine di
potersi procurare la sussistenza, che altrimenti il pubblico sarebbe costretto di
fornirgli; egli evidente che la societ pu tanto pagargli questo prezzo, come
nutrirlo nell'ozio facendosi venire gli stivali dall'Inghilterra. 11 totale della spesa,
e quello dell'acquisto sono i medesimi s nell'uno che nell'altro caso.
Adesso ci triniamo in grado di apprezzare con quale esaltezza Adamo
Smith ha dimostrato i superiori vantaggi del commercio interno sull' esterno.
Ecco com'egli si esprime :
Il linguaggio adoperato dal Dr. Smith nel precedente passo non sembra es
sere molto proprio a fornire un'idea dei veri princpi! su cui si fonda la sua dot
trina. L'idea di un capitale intermedio, destinato a rimpiazzare due altri capitali,
introduce una inutile complicazione ; tanto pi che la questione consiste tutta
nel vantaggio del cambio di un prodotto, o di una quantit di prodotti, o di una
data somma di capitale, se vuoisi un tal termine preferire, con un altro capitale,
che lo rassomiglia in quanto che esso pure il risultato dell'industria nazionale,
o che ne differisce per ci che proviene dall'industria forestiera. uno di questi
due che va a rimpiazzare l'altro. Il capitale impiegato per elTettuare il cambio
pu, se i prodotti trovansi in magazzeni adiacenti, consistere soltanto in moneta.
Se la distanza che li separa di due o tre miglia, consister in parte in carri ed
in cavalli. Se sono lontani di cento miglia, vi si pu ancora comprendere una
strada ferrata colla sua macchina ed i vagoni, o un canale coi suoi battelli e
gli animali che li tirano. Il capitale che lo strumento del cambio niuna in
fluenza ha sul risultato, tranne che una ricompensa richieda per i servigi che
ha reso, ed una qualche porzione dei prodotti tolga cosi a coloro il cui lavoro
li ha renduto acconci al cambio. diffcile comprendere in qual senso si pu
dire che esso rimpiazz qualche cosa, poich, mentre aggiunge al valore il
quale la misura della difficolt che s'incontra per acquistare un prodotto
nulla direttamente aggiunge alla quantit dei prodotti, ma invece qualche cosa
sminuisce dalla quantit che senza di ci si avrebbe ogni produttore. Dal che
iuferire non si debbe che tali servigli siano inutili ad una comunit. Una certa
parte di essi assolutamente indispensabile; ed una classe di individui la quale
si dedichi alla operazione dei cambii, pu farlo con un risparmio per il pubblico,
risultando da un principio generale che ogni divisione del lavoro una economia
di lavoro. Nulladimeno, evidente che quanto pi tenue sar l'ammontare del
capitale e del lavoro necessario per effettuare il commercio di una comunit, tanto
maggiore sar la somma disponibile da applicare all'opera della produzione.
Avremo occasione di citare altri passi della Ricchezza delle Nazioni, che
ci serviranuo a pi chiaramente e di leggieri far comprendere i principii della pro
posizione che discutiamo. Quello che sopra abbiamo riportato stato scelto per
presentare insieme la contraddizione in cui trovasi colle opinioni di Ricardo e
dei suoi seguaci. Egli il punto dove le vie si dividono e conducono a differenze
irreconciliabili. Ricardo cita per intiero la proposizione di Smith, e cos la
commenta:
CAMBIO. ' CAP. TU. 1013
Questo argomento a me sembra fallace, perch, quantunque due capitali, por
toghese l'uno ed iuglese l'altro, s'impieghino come il dolt. Smith suppone, vi sar
un capitale adoprato nel commercio straniero doppio di quello che si sarebbe adoprato
nel commercio interno. Suppongasi che la Scozia impieghi mille lire a tessere delle
tele, e che cambi queste tele col prodotto di un simile capitale impiegatosi a tessere
seterie in Inghilterra: 2000 lire ed una proporzionale quantil di lavoro s'impieghe
rebbero ne' due paesi. Suppongasi ora che l'Inghilterra si accorga di poter importare
una quantil di tele dalla Germania in cambio delle sete che prima mandava alla Scozia,
e che la Scozia scopra di poter ottenere una maggior quantit di sete dalla Francia in
cambio delle sue tele che prima mandava in Inghilterra, l'Inghilterra e la Scozia
non cesserebbero immediatamente di trafficare fra loro , e l'interno commercio di con
sumo non sarebbe sostituito da un esterno commercio di consumo ? Ma quantunque due
capitali addizionali entrino in questo commercio, cio quello della Germania e quello
della Francia, pure la medesima somma di capitale scozzese ed inglese non continuer
forse ad essere impiegata e non metter in moto la medesima quantit d'industria, come
quando que' capitali erano consacrati al commercio interno ? Principii di Economia
Politica. V. nostra edizione, voi. XI, pag. 589.
Se nel medesimo tempo ebe gli Scozzesi cominciano ad esportare i loro pro
dotti manufatti per il Portogallo, gli abitanti di Londra trovano ancora un mercato
straniero su cui potrebbero provvedersi a miglior prezzo delle merci che prima impor
tavano dalla Scozia, ogni commercio termina all'istante tra la Scozia e Londra, ed d
commercio interno si converte io commercio esterno. Egli manife-to , nondimeno ,
che questo mutamento inni cagioner imbarazzo di sorta, e mimo priver di lavoro .
Non si pu a meno di osservare che, mentre l'argomento nel primo dei sur
riferiti passi condizionale, la conclusione che se ne cavata nel secondo as
soluta. Per renderli omogenei, bisognerebbe che questa fosse cos concepita :
Il fatto che quando si sostituisce un doppio commercio esterno all' interno,
un nuovo capitale ecc. .
Quanto al passo che abbiamo segnato in corsivo, si pu osservare che se noi
accordiamo che il solo motivo dei mercanti scozzesi nell'inviare le loro merci al
Portogallo invece che a Londra, sia stato il potere di disporne con maggiore
vantaggio, il vantaggio non tuttavia cos chiaro rispetto ai mercanti di Lon
dra ; i quali se han perduto il commercio interno, che offriva il cambio delle
loro merci con quelle di Scozia, l'hanno perduto, non perch un qualche vantag
gio vedevano nel distaccarsi dai loro corrispondenti scozzesi, ma perch questi
ultimi han pensato poter guadagnare di pi altrove. Per quelli non pi un af
fare di scelta vendere alla Scozia o alla Francia, ma una necessit a vendere al
l'estero, o non vendere affatto. Non si tratta di profittare il pi possibile, ma
di perdere il meno possibile. Bisogna spacciare le mercanzie di gi prodotte,
CAMBIO. CAP. VII. 1015
Il grande commerrio di ogni societ inciviliti) quello che si fa tra gli abitatori della
ci}l e quelli della campagna. Esso consiste nel cambio del prodotto grezzo con il ma-
liifutluralo, o immediatamente, o |)er l'intervento del danaro o ili qualche specie di carta
che rappresenti il danaro. La campagna fornisce alla cill i mezzi di sussistenza ed i
materiali delle manifatture. La citt li rimborsa con inviare una parte del prodotto ma-
nifalluratn agli abitatori della campagna. La citl, nella quale non vi , n pu esservi
alcuna riproduzione di sussistenze, assai acconciamente si dir che guadagni la sua totale
ricchezza e sussistenza sulla campagna. Nulladuneno non per ci da immaginarsi che il
guadagno della citl sia perdila della campagna. 1 guadagni di ambedue sono mutui e rec
proci, e la divisione del lavoro in questo come in tulli gli altri c.isi vantaggiosa a tutte,
le diverse persone impiegate nelle varie occupazioni in cui suddiviso. Gli abitatori della
campagna comprano dalla citt una pi gran quantit di oggetti inanifaUurali col prodotto
di una quantit molto pi piccola del lor proprio lavoro, di quella che avrebbero dovalo
impiegare se mai avessero tentalo di prepararli da per se stessi. La citl offre un marcato
al soprapi del prodotto della campagna, o a ci che eccede il mantenimento dei coltiva
tori, ed appunto l che gli abitatori della campagna cambiano quel soprapi per qual
che cosa che tra di loro ha domanda. Maggiore il numero e l'entrata degli abitaiori
della citl, pi esteso il mercato che essa offre a quelli della campagna ; e pi questo
mercato esteso, pi vantaggioso sempre ad un grau numero. Il grano che cresce ad
un miglio dalla cill vi si vende allo slesso prezzo che quello che viene da venti miglia
distante. Ma il prezzo di queslo in generale non solo deve pagare la spsa di farlo cre
scere e di portarlo al mercato, ma apportare ancora gli ordinarli profitti dell'agricoltura
al linaiuolo. I proprietani ed i coltivatori della campagna, adunque, che stanno ne' dm-
tomi delia citl, oltre gli ordinarli profitti dell'agricoltura, guadagnano nel prezzo di ci
che vendono l'intiero valore del trasporto del simile prodotlo che portalo da luoghi pi
lontani, e. risparmiano ancora l'intiero valore di questo trasporto sul prezzo di ci che
comprano . Ricchezza delle Nazioni. V. nostra edizione, voi. II, lib. HI, cap. I,
pagina 259.
La divisione del lavoro, come tutti gli scrittori che si occuparono di tal soggetto
hanno osservalo, limitala dall'estensione del mercalo. Se per !a separazione della fai-,
tura degli spilli in dieci uficii distinti, possono esser fatti quarantotto nula spilli in un
giorno, questa separazione sar opportuna quando il numero de' consumaori sia tale da
richiedere ogni giorno presso a poco quarantottomila spilli. Se non ne son richiesti che
ventiquattromila, la divisione del lavoro pu essere vantaggiosamente portala soltanto
alla estensione che produrr ogni gioruo quel numero pi piccolo. Questo perci un
altro modo con cui l'accrescimento di richiesta di una merce tende ad aumentare l'efl-
cacia del lavoro impiegato nella sua produzione. L'estensione del mercato pu essere
limitata da molle cagioni: una popolazione troppo piccola; una popolazione troppo spars
cambio. cap. vii. 1025
e lontana; la mancanza di strade e di trasporti per mare ; o finalmente la popolazione
troppo povera, cio il suo lavoro collettivo troppo poco efficace per permettere che vi
siano grandi consumatori. L'indolenza, la mancanza di abilit, e la mancanza della riu
nione di lavoro in coloro che altrimenti sarebbero compratori di una merce, limitano
dunque la somma di lavoro riunito fra i produttori. Principii di Economia Poli
tica. V. nostra edizione, voi. XII, lib. 1, cap. Vili, pag. 549.
aumenta al pari del quadrato del numero degli abitanti. Quando non havvi che
un abitante per miglio quadrato, egli passa con slento e grandi spese, sebbene
gravato d'uu leggier carico, le cime de' monti, seguendo i sentieri tracciati dagli
animali; quando ve n'ha un centinaio, si lanciano attraverso le vallate su d'una
strada di ferro. La popolazione ella troppo povera per poter molto consumare?
l'economia delle spese del cambio de' suoi prodotti e l'aumento d'efficacia del
suo travaglio, per ragione della sua pi grande divisione, conseguenza necessaria
della cresciuta domanda e del cresciuto numero dei consumatori, la renderanno
pi ricca. Un popolo pu molto meglio regolare il suo mercato interno, che non
i mercati ch'egli ha in paesi esteri. Egli pu, per convenzione espressa sotto la
forma d'un atto legislativo, od in altro modo assicurare all'industria che l'ap-
provigiona lutti i mercati che le apre il consumo interno, mentre che costretto
ricorrere alle congetture ed alle esperienze riguardo all'estensione degli sbocchi
che questa medesima industria pu trovare, qualora i suoi prodotti debbano an
dare a cercare all'estero i consumatori ; ed esposto a vedere questi sbocchi
ristretti, non soio per una libera concorrenza, ma ancora da leggi restrittive.
Tale circostanza merita esser considerata ; ma noi non possiamo che accennarla
appena.
Noi abbiamo cos paragonalo l'influenza del commercio interno e dell'esterno,
riguardo alla massa della produzione, in quanto soltanto quesla produzione di
penda dalla quantit e qualit del lavoro umano che pel di lei aumenlo impiegasi
sotto l'impero de'due comparali sistemi. Abbiam veduto che il commercio interno
pi vantaggioso, poich permeile una pi grande economia del lavoro richiesto
dalla trasformazione e dal trasporlo, e, per (al guisa , aumenta la quantit di
quello che si pu dare alla produzione. Accorda ad un maggior numero di per
sone la libert di dedicarsi ad ottenere le materie prime dalla terra, sola sorgente
da cui si posson trarre. Il numero degli agricoltori e de' minerai si aumenta.
Se il suolo di cui il territorio della nazione si compone non intieramente oc
cupato e coltivato, ne segue che se ne deve coltivar Una pi estesa quantit ; se
coltivato, che vi si consacri una pi gran somma di lavoro. Il che accadrebbe
anche quando la sostituzione del commercio interno all'esterno non attirerebbe
dall'estero nuovi abitanti; poich sempre vi avrebbe una pi grande porzione di
nazionali i quali allora potrebbero rivolgersi al lavoro de' campi. A pi forte
ragione ci avverrebbe, se la sostituzione cagionasse un'immigrazione. E qui
noi c'incontriamo coll'obbiezione de' discepoli di Ricardo, sulla decrescente fer
tilit del suolo . Essi stabiliscono che le migliori terre essendo venute le prime
in coltura, i nuovi coltivatori sono costretti di ricorrere a terre le quali rendono
meno. Cos ci troviamo tornati, nel corso delle nostre ricerche, al punto donde
siam partili, e possiamo adesso vedere che se l'opinione di Malthus e di Ricardo
differisce da quella di Adamo Smith, si per effetto delle loro dottrine sulla
Popolazione e la Rendita. Ove essi trovinsi nel vero, possibile allora che gli
inconvenienti derivati da un aumenlo di popolazione, la quale obbliga a consa
crare maggior lavoro alla coltivazione, contrabbilanci il vantaggio di avere una
pi grande porzione di lavoro disponibile per quest'oggetto.
Nel primo e nel secondo capitolo del presente trattalo, noi abbiamo esami
nato le dottrine su cui l'obbiezione si fonda, e crediamo aver risolutamente di
mostrato ch'esse sono del tutto false, e direttamente contrarie a' fatti. Se esatte
camrio. cap. vii. 1025
sono le conclusioni cui siam pervenuti, e se gli uomini, nell'opera della coltura,
costantemente passano dalle terre d'una qualit inferiore a quelle d'una pi grande
fertilit, il nuovo lavoro agricolo allora, posto a causa della sostituzione della
produzione e del commercio interno al commercio esterno, deve essere relativa
mente pi efficace, e fornire profitti proporziouutamente pi grossi di quelli del
lavoro antico. I nuovi produttori apriranno miniere, nelle quali la natura ha de
posto gli elementi della fertilit per un pi lungo periodo ed in pi grande pro
fusione che in quelle che prima aveva aperto. La quantit di prodotti ch'essi
aggiungeranno alla massa della produzione del loro paese, sar pi estesa di
quella cui un ugual numero de' loro predecessori avr potuto arrecarvi, poich
ottengono un pi largo soccorso dalle forze vegetali, a cui non si per anco
toccato.
Non nostra intenzione rinnovare la discussione della dottrina di Ricardo
sulla Rendita. Confidando che il lettore sufficientemente convinto della sua
inesattezza, e ch'egli ritenga, al par di noi, che l'ultimo lavoro applicato al suolo
, per quanto dipenda dalle leggi della natura, il pi profittevole anzich il
meno, chiameremo meglio la sua attenzione sopra alcuni riflessi, la cui solidit
non dipende per nulla dall'opinione che si pu aver fatta sull'ordine della col
tura. Conviene, nondimeno, ricordare che Ricardo riconosce i vantaggi di
situazione come, per tutti i riguardi, equivalenti alla fertilit del suolo. I van
taggi di situazione null'altro sono se non la pi grande agevolezza o la minore
necessit del trasporto. Mr. Mill molto esplicitamente ammette che tale il senso
di quest'espressione. Pu il suolo, osserva egli, essere inferiore in fertilit od in
situazione. L'una richiede una pi grande proporzione di lavoro per far crescere
i prodotti; l'altra per trasportarli al mercato. Dopo alcune altre parole, e' ripi
glia: Le terre inferiori, o quelle che sono situate ad una pi grande distanza
dal mercato, danno senza dubbio un reddito minore; e non si pu provvedere ad
un aumento di domanda, se non con un aumento di costo, e perci di prezzo (1) .
Una pagina appresso, la medesima idea cos ripetuta: allorquando non
v'hanno pi terre a dissodare, se non quelle le quali, a causa della loro lontananza
o cattiva qualit, esigano, per venire coltivate, un rialzo considerevole di prezzi,
che pu diventare profittevole di applicare alle terre americane l'alto grado di
coltura dell'Europa; tranne forse alla vicinanza immediata delle citt, dove
l'economia sul trasporto pu compensare la grande inferiorit dei prodotti del
suolo stesso . Ora scappar non pu all'osservazione che una di queste cause
della diminuzione del reddito della terra diametralmente all'altra opposta. Lo
stesso aumento di popolazione agricola, che obbliga i nuovi arrivati a coltivare
terre inferiori, diminuisce le distanze che le separano. Questa un'obbiezione
generale contro la dottrina. Riguardo alla sua applicazione alla speciale quistione
che stiamo discutendo, basta osservare che, per quanto lontani sieno i produt
tori dai consumatori nell'inferno del loro paese, sempre gli saranno pi vicini
di quei che appartenessero ad un altro paese; essi avranno dunque guadagnato
pel trasporto dei vantaggi di situazione.
annualmente applicato al suolo dulia Gran Bretagna stiinavasi, nel 1850 (1),
sino a 105,569, 159 lire steri., somma la quale eccede di molto l'intiero valore
del suo commercio, esterno. Nel Belgio, che mantiene una popolazione di 556 abi
tanti per miglio quadralo uno per ogni acre arabile che, secondo Mr. Mac
Culloch, produce pi del doppio della quantit di grano necessario alla con
sumazione de' suoi abitanti , e dove nelle stalle si nutrono innumerevoli
bestiami onde ottenere il concime, gli escrementi liquidi di una vacca si ven
dono per 10 dollari all'anno. Il Belgio, rendendo la sua popolazione d'uomini
e di animali la pi densa del mondo, pu produrre bove, montone, porco,
burro, e grano ad un prezzo tanto basso, che gli permesso di esportare questi
articoli in Inghilterra, per alimentare quel popolo che crede alla sovrabbondanza
dulia sua popolazione.
La necessit di mettere in calcolo il comparativo esaurimento che proviene
dal crescimento e dalla rimozione delle raccolte, nonch il comparativo basso
prezzo del loro trasporto, considerevolmente modifica le conseguenze che altri
menti se ne trarrebbero riguardo al loro valore. Un'opera in cui tutte le circo
stanze che influire possono sulla economia de' diversi modi di coltura sono
sottoposte ad un rigoroso calcolo matematico (i), gli elementi della quale
sono stati dall'autore ricavati da esatti conti che egli per il tempo di quindici
anni ha tenuto, nella sua qualit di soprintendente di una scuola di agri
coltura e di un podere modello in Germania ci fornisce l'esempio seguente.
Tre staia di patate, secondo che egli si assicurato, contengono la medesima
quantit nutritiva di uno staio di segala campione a cui egli paragona tutte
le altre ricolte. Egli ancora stabilisce come un fatto, che un terreno della mede
sima estensione e della medesima qualit produce nove staia di patate, mentre
non ne produce che tre di segala; ma che uno staio di quest'ultima richiede
tanto travaglio quanto ne richiederebbero 5 staia e 7|10 delle prime. Coltivando
patate, si potrebbe adunque ottenere una data quantit di nutrimento da una
superficie meno grande di un terzo e colla met di travaglio che abbisognerebbe
per produrlo sotto la forma di segala. Ma per mantenere il suolo in buono stato,
in guisa che sia atto a produrre segala o patate, bisogna consacrare una parte
del podere a pascolo, onde ottenere l'ingrasso. Nel fare il calcolo di quanto
lu due ricolte iu questione richiedono di esso, si trova che la medesima super
ficie, la quale basta alla produzione di 59 misure di sostanza alimentare sotto
la forma di segala, invece di produrne il triplo in patate, non ne d che 64. Il
valore delle due ricolte, invece di essere nella proporzione di 100 a 500, sol
di 100 a 165.
Il suddetto calcolo fondato sulla ipotesi che il podere si prepari ed econo
mizzi esso stesso il suo ingrasso. Ogni citt, nondimeno, ogni villaggetto, dove
una riunione di artigiani esiste, un luogo da dove pu cavarsi il rifiuto dello
Senza l'aiuto di alcuni artigiani, per lo vero, la coltura della terra non pu essere
praticata se non con grande inconveniente e continua interruzione. 1 fabhri, i carpentieri,
i facitori di ruote e i facitori di aratro, i muratori ed i mallonieri, i conciatori, i calzolai
ed i sarti sono gente, del cui servizio il fittaiuolo spesso Insogna. Tali artigiani sono
anco, secondo le occasioni, in bisogno d'aiuto l'un dell'altro; e siccome la loro residenza
non come quella del fittaiuolo necessariamente attaccata ad un preciso angolo di
terra, cos naturalmente si stabiliscono in luoghi vicini gli uni agli altri, e cosi formano
una piccola citt o un villaggio. Il macellaio, il birraio ed il fornaio tosto vi si riuni
scono, ed insieme a molti altri artigiani e venditori a minuto necessairi od utili per
provvedere a' loro occorrenti bisogni, ed i quali contribuiscono anco pi ad aumentare
la citt. Gli abitatori della citt e quelli della campagna sono a vicenda servi gli uni
degli altri. La citt una continua fiera o mercato, in cui gli abitatori della campagna
si conducono per cambiare il loro prodotto grezzo per il uianifatturato. Egli questo
commercio che provvede gli abitatori della citt s de' materiali della loro opera, come
dei mezzi della loro sussistenza. La quantit dell'opera finita che vendono agli abitatori
della campagna, necessariamente regola la quantit de' materiali e delle provisioni che
comprano. OnaV che n il loro impiego, n la loro sussistenza possono aumentare se
non in proporziona all'aumento della domanda che fa la campagna dell'opera finita,
e questa domanda pu solamente aumentare in proporzione all'estensione del migliora
mento e della coltura. Se dunque le umane istituzioni non avessero mai disturbato il
corso naturale delle cose, la progressiva ricchezza e l'incremento delle citt sarebbero
in ogni societ politica conseguenti e proporzionali al miglioramento ed alla coltura d> i
territorio o della campagna. Ricchezza delle Nazioni. V. nostra edizione, voi. li.
lib. Ili, cap. 1, pag. 260.
Le grandi citt, che sorpassano oltre misura le proporzioni colla coltura del
paese, dove la popolazione ammucchiata contro le leggi naturali, e che Jeffer
son chiamava le piaghe del corpo politico sembrano dappertutto essere ii
risultato del commercio esterno. Finch esse formano un'eccezione ed un osta
colo alla naturale tendenza delle cose verso la distribuzione de'cambii tra'nume-
rosi centri locali, non sono la conseguenza di leggi fsiche, ma il risultato d'isti
tuzioni che contrariano la naturale inclinazione degli uomini a conformarsi a
queste leggi, ed a fare i loro cambii piuttosto nell'interno che fuori.
Adesso si gi rigorosamente dimostrato, siccome abbiamo fiducia, che il
commercio interno o nazionale mantiene per lo meno il doppio di produttori di
quello che l'opposto sistema potrebbe mantenere nel paese, e che esso necessa
riamente tende ad aumentare l'efficacia produttiva di tutti questi lavoratori, men
tre che il commercio esterno tende ad involare alla terra l'alimento che solo pu
cambio. cap. vii. 1031
mantenere lu fertilit sua. La proposizione soprattutto vera quando applicasi a
quella specie di commercio che la scuola de' moderni Economisti inglesi, e la
perseverante politica del governo britannico han cercato d'imporre alle altre '
nazioni commercio il quale da parte di tutti i paesi che questo governo ha
potuto adescare o costringere ad entrare nel medesimo ordine di cose, consiste
nella produzione delle materie grezze de' viveri e delle vestimenta, onde queste
materie portate in Inghilterra per venirvi trasformate, possan poi essere riespor
tate sotto la forma di merci fabbricate, e tornare indietro per servire al con
sumo de' loro primitivi produttori. Adamo Smith si con energia sdegnato con
tro gli atti, coi quali quel governo ci privava, mentre ancora eravamo sotto il
suo dominio, della libert di commercio e della libert di produzione, basi in
dispensabili del traffico. Fra' regolamenti che egli combatte , si trovano i
seguenti :
Mentre la Gran Bretagna incoraggia in America le manifatture del ferro fuso e bat
tuto, cen esentarle da' diritti a cui le simili mercanzie sono soggette quando vengono im
portate da alcun altro paese, impone un'assoluta proibizione allo stabilimento delle for
naci per l'acciaio e delle seghe meccaniche in qualunque delle sue piantagioni americane.
Eira non vuole permettere che i suoi Colni lavorino pi raffinate quelle manifatture
anco per il loro proprio consumo; ma si ostina a pretendere ch'eglino comprino dai
suoi mercanti e manifattori tutti gli oggetti di tale fatta di cui abbiano di bisogno.
Ella proibisce l'esportazione da una provincia ad un'altra per acqua ed anco per
terra sul dorso de' cavalli o sulle carrette, dei cappelli, delle lane e de' lanificii del pro
dotto dell'America-, questo regolamento efficacemente impedisce lo stabilimento di alcuna
manifattura di tali mercanzie per vendite distanti, e confina l'industria delle sue colonie
in questo riguardo a quelle manifatture grossolane e di masserizie di casa che una privata
famiglia comunemente fa per suo proprio uso, o per quello di alcuni de' suoi vicini della
medesima provincia. Ricchezza delle Nazioni. V. nostra edizione, voi. II, lib. IV,
cap. VH, pag. 398.
spesa assorbe i tre quarti del valore di questo articolo, come si rileva dal fatto
che il suo prezzo a Manchester il quadruplo di quello che era sul luogo di
produzione. I filatori ed i tessitori lo comprano a quel prezzo; e siccome esso
costituisce una gran parte del loro salario, entra al medesimo prezzo nel valore
della stoffa. 11 colono lo vende 25 centesimi di doli, lo staio, e lo ricompra ad
un dollaro. In terzo luogo una porzione del cotone serve a rimunerare il mani
fattore per l'uso delle sue macchine, egli operai per il soprappi di salario che
non impiegato nella compra del grano. Finalmente il colono deve pagare il
trasporto della stoffa da Manchester alla sua abitazione. Quest'ultimo fatto che
abbiamo accennato merita da tal punto di vista una speciale attenzione. Nello sti
mare il migliar mercato di un prodotto straniero, bisogua vedere i prezzo che
costa nei diversi luoghi di consumo dell'interno del paese, e non soltanto ci che
costa al suo arrivo nel porto o ne' magazzini delle citt marittime. La differenza
pu ben essere leggiera in un isola come la Gran Bretagna, ma agli Stali Uniti,
i quali si estendono da un Oceano all'altro, o in un impero come la Russia, la
differenza pu essere abbastanza grande per controbilanciare in alcuni luoghi
e sorpassare in altri il basso prezzo in danaro, ne' porli d'arrivo, della mercan
zia importala.
Di tutti gli articoli delle spese su enumerate, i soli che siano comuni alla
produzione interna ed all'esterna sono il salario, e la rimunerazione per l'uso
delle macchine, ossia il proftto. Il rimanente una perdila assoluta, che nulla
profitta a niuno de' due paesi. Se importare si pu una merce straniera a mi
glior mercato di quel che si possa produrre nel luogo da cui Iraesi la materia
prima, non dev'essere se non perch il manifattore straniero possiede vantaggi
nel basso prezzo del lavoro e del capitale, i quali fan pi che controbilanciare
la perdita cui si va incontro negli altri elementi delle spese. A riguardo del
salario , noi abbiamo sufficientemente mostralo che il basso prezzo, invece di
essere indizio di un travaglio a buon mercato, prova tuito il contrario. Non
mica buona ragione il temere che, perch grandi ricompense si accordano agli
operai durante il loro tirocinio, e pi alte ancora quando l'abbiano completato,
non si possa ridurre il costo di produzione, quando in virt della pratica hanno
gi acquistato la richiesta abilit. Il salario, inoltre, principalmente speso iu ali
menti; e quanto pi egli basso, tanto pi presto l'operaio l'esaurisce per sovvenire
a questo primo dei suoi bisogni. Kgli molto evidente che per un colono del Ten
nessee vale lo stesso, sia che paghi ad un filatore dimorante a lui vicino uno staio
di grano, o che ne paghi il quarto all'operaio di Manchester, impiegando gli altrf
ire quarti per affrontare le spese di trasporlo del primo quarto. Se poi, nell'esti
mazione de' vantaggi comparativi, vuoisi slare alla misura monetaria, del pari
indifferente per il colono pagare 25 centesimi al giorno pel salario che incor
porato al suo bambagino, e non vendere il suo grano che 25 centesimi lo
staio, poich il prezzo regolato da un mercato distante quattromila miglia
o pagare un salario di 1 doli, al giorno, e vendere il suo grano a 1 doli, lo
staio, poich il mercato alla sua vicinanza. Ci ch' vero riguardo al grano,
lo ugualmente per tutti gli altri prodotti che bisogna esportare, salvo che non
si consumino nel paese. Le manifatture interne hanno dunque un'inevitabile
tendenza a ridurre il costo de' prodotti manufatti, dando un maggior valore alle
materie prime ed a' viveri con cui debbon cambiarsi , ed al lavoro che dessi
1034 K. PKSHINE SMITH.
rappregenlano. Nondimeno, guardando semplicemente al prezzo in danaro, una
siffatta considerazione sfugge a' nostri occhi. Lo stesso pur troppo dell'impo
verimento del suolo che risulla dall'esportazione de' suoi prodotti. Conseguente
mente, bisognerebbe aggiungere una certa somma al prezzo nominale di ogni
merce manufatta , importata in cambio di questi prodotti, perch esso prezzo
potesse rappresentare il eosto reale (1).
La meta del profitto non influisce sul prezzo di una merce se non nella misura
della frazione che questo profitto aggiunge al prezzo dell'unit della medesima
merce. la quantit assoluta di profitto compresa nel prezzo di una sola auna
di drappo ci che considerare si debbe nel paragone dei due modi di procurar
sela. Una data meta di profitto sul capitale impiegato si pu ugualmente ottenere
sia realizzando un tenue profitto sopra ciascuna unit, o realizzandone uno pi
grosso sopra un pi piccol numero di unit. Poco importa al manifattore di ven
dere due milioni d'uune cou un beneficio di un mezzo per cento per auna, o ven
derne un milione con un beneficio di uno per cento per auna, qualora il numero
dei telai che producono la pi piccola quantit possa parimenti produrre la pi
grande. per questo motivo, che l'estensione e la regolarit della vendila di un
oggetto fabbricato esercitano una considerevole influenza sul suo coslo. Ma ogni
(I) Gli estratti seguenti di lettere indirizzate all'Ufficio delle Patenti, in risposta alle
domande annuali da questo Ufficio falle sulla condizione dell'agricoltura nelle diverse
parti del nostro paese, danno un'idea del risultato dei due sistemi. Il primo preso da
una lettera del distretto di Chester, nella Carolina del Sud, dove il sistema di esporta
zione e di commercio straniero trovasi in piena attivit.
L'estensione del suolo die noi coltiviamo, ed il poco bestiame che possiamo nu
trirvi sembrano paralizzare i nostri sforzi Il gesso che noi potremmo com
prare a Charleston a 5 dollari la tonnellata ci costerebbe 20 dollari di pi per traspor
tarlo qui. Potremmo coynprare- tre acri di terra nuova con ci che ci costerebbe per
emendarne uo per mezzo della calce . Agricullural Report for 1830-51 , pag. 257.
Noi qui vediamo la terra ridursi senza valore, sotto un sistema che la esaurisce ;
si costretto ad abbandonarla, giacch non si possono ottenere gl'ingrassi ad un cosi
buon mercato come la terra nuova, che in seguito bisogna a sua volta abbandonare per
forza. Dispersione e povert, ecco quali sono gl'infallibili risultati .
Gli estratti che sieguono sono del Connecticut, in cui il suolo povero; ma le mani
fatture vi hanno in prossimit creato de' mercati pe' suoi prodotti, e l'hanno posto in
grado di economizzare i suoi ingrassi.
Venticinque anni addietro, le nostre terre lavorate erano spossate e presentavano
un ugual miserabile aspetto di quelle del Maryland e della Virginia. Una giudiziosa col
tura ha completamente ringiovanito queste terre, ed il loro fruttato, noneh il loro valore
hanno aumentato da 100 a 500 per cento. Lo stesso terreno che, alcuni anni or sono,
avrebbe appena pagato le sue spese di coltura, produce adesso sessanta staia di grano
per acre, ed altre raccolte in proporzione . Neio-Milford, Litchfield, Connecticut.
Agricullural Report for 1851-52, pag. 178.
Questa parte del paese in uuo stato mollo prospero, come ben lo prova il prezzo
del lavoro, che per un garzone di fattoria non meno di 150 dollari per anno, senza
contare il nutrimento Tutto ci che un agricoltore pu produrre prende un
prezzo cosi alto come in ogni altra parte degli Stati Uniti, e si vende per danaro con
tante; e ci ch'egli compra l'ottiene al pari buon mercato. Un giovane, quando arriva al
suo trentesimo anno, pu qui trovarsi possessore di un piccolo capitale di 2000 doli.,
frutto delle sue economie .... Qui si dedicano tanto a' lavori dell'ortolano, quanto forse
a quelli dell'agricoltore propriamente detto . Groton Counly, Connecticut. Ivi,
pag. 186.
CAMBIO. CAP. TU. 1055
paese ha il potere di assicurare, sino ad un certo punto, uno sbocco alle sue
manifatture, quello del consumo interno. Escludendo la concorrenza straniera,
ed abilitando i nazionali ad allargare le loro vendite, li mette in grado di realiz
zare la medesima meta di proGtto con una riduzione dell''ammontare del profitto
sopra ogni vendita, o in altre parole, con una riduzione di prezzo.
Ma ci non tutto. Ogni staio di grano sottratto alla perdita che arreca il
trasporto all'estero ; ogni staio proveniente dall'aumentata produzione dovuta
alla conservazione dell'ingrasso, il quale altrimenti sarebbe inviato all'estero sotto
forma di viveri e di materie grezze, accresce nella proporzione istessa del suo
valore la potenza di comprare, ed apre alle manifatture nazionali uno sbocco
che non esisteva, e non poteva esistere, a causa della concorrenza straniera. Il
mercato aperto ai prodotti indigeni dunque necessariamente pi grande di
quello che il paese poteva offrire al mercante straniero. L'esclusione di costui
pi che compensata, grazie agli sforzi del produttore nazionale. Non un sem
plice trasferimento dall'uno all'altro di un mercato di una determinata estensione,
ma la creazione di una domanda pi estesa di quella che entrambi per lo in
nanzi si dividevano (1). Questo fatto d ancora al produttore nazionale un po-
(1) Questa verit singolarmeute confermata dal consumo del ferro negli Stati-
Uniti. Il Segretario del Tesoro ha nel suo rapporto al Congresso , del 26 dicembre
1851, stabilito i fatti seguenti, i quali provano che la domanda del ferro aumenta colla
produzione indigena, e diminuisce quando a questa prodazione si sostituisce l'importa
zione dall'estero.
L'importazione del ferro in spranghe e del ferraccio in masello,
per l'anno che finiva col 30 settembre 1842, ascese a . . . . 100,055 tonnellate,
La produzione dello stesso articolo negli Stati-Uniti, nello stesso
periodo, a 230,000
Il che assomma ad un consumo totale di 330,055 tonnellate,
ossia di 40 libbre 3|4 per ogni abitante.
Nel 1846, l'importazione fu di 69,623 tonnellate,
e la produzione indigena stimossi sino a 765,000
Che d un totale di 843,000 tonnellate,
ossia un consumo di 92 libbre per testa.
Nel 1848, l'importazione fu di 153,377 tonnellate,
e la produzione degli Stati-Uniti 800,000
Totale 955,577 "tonnellate,
ossia 99 libbre 5|4 per testa.
Nel 1849, le importazioni montarono sino a 289,650 tonnellate,
e la produzione scese a . . 650,000
Totale 939,650 tonnellate,
ossia 95 libbre 7[8 per testa.
Nel 1850 le importazioni furono di 337,532 tonnellate,
e la produzione non pi di 364,000
Totale 901,532 tonnellate,
ossia 86 libbre 7(8 per testa.
Nel 1831, le importazioni furono di 541,750 tonnellate,
e la produzione non ascese che a 413,000
Totale 730,730 tonnellate,
ossia un censurilo di 09 libbre 5|4 per testa.
1036 E. PBSUINK SMITH.
tere di ridurre i prezzi, senza diminuire il suo proti ilo, pi grande di quello
che se i suoi sbocchi si fossero limitati al mercato che era aperto al commercio
straniero. Noi abbiamo ancora veduto che l'estensione degli sbocchi tende a ri
durre il costo di produzione per un'altra ragione da questa indipendente, per
la pi grande divisione di lavoro che essa tende a stabilire. Qualunque sia il
prezzo, quindi, a cui la produzione di una mercanzia in un paese cominci, questo
prezzo pu ridursi, senza riduzione di salario o di profitto, colla esclusione di
ogni concorrenza straniera, e col l'accordare cos ai produttori del paese il pos
sesso del commercio intiero, invece di concedergliene una parte.
Che la concorrenza tra' nuovi produttori ridurr i prezzi in modo da portare
i profitti alla meta ordinaria, cosa che Ricardo, Mill, e tutti i distinti econo
misti ammettono. Ninno di loro pensa che un eccessivo prezzo possa, sinch
esista, offrire alcun profitto straordinario ai manifattori nazionali, tranne per
brevissimo tempo; perciocch, nel caso contrario, ecciterebbe una concorrenza,
sino a che i profitti nel ramo d'industria favorito fossero abbassati al livello co
mune. Nessuna ragione havvi di temere che tutto il beneficio di ogni diminuzione
nel costo di produzione, o nel prezzo che serve a rimunerare il manifattore, non
sia dall'intiera comunit raccolto.
li metodo che ordinariamente le nazioni adottano per ottenere il libero uso
dei loro vantaggi naturali, si d'imporre dritti sull'importazione delle merci stra
niere che i nazionali desiderano produrre nel loro stesso paese. Essi chiamansi
dritti di protezione, e la politica che sanziona la loro applicazione dicesi sistema
protettore. La massima parte dei moderni economisti condannano questa politica
per motivi che noi abbiamo a sufficienza esaminati il principale dei quali
che non havvi, per una nazione, differenza alcuna,- sotto il riguardo del vantag
gio, tra il commercio interno e l'esterno. I pi illuminati tra loro ammettono
nondimeno un' eccezione abbastanza larga per abbracciare tutti i casi che si
comprendono nel precedente argomento. Say, Rossi, Scialoia, J. S. Mill ed altri
ancora, i quali in geuerale professano l'opposta opinione, aderiscono alla detta
eccezione per motivi che in fondo sono gli stessi. Mr. J. S. Mill dice:
Noi siamo cos condotti alla proposizione, che il vero modo di estendere ed au
mentare il commercio estemo di far fiorire il commercio interno, il quale nell'or
dine di natura io precede, e la cui soprabbondanza Io alimenta. Egli pare ancora
che il modo di aprire uno sbocco al soprappidei prodotti grezzi dell'agricoltura
la necessit di aprire ai medesimi uno sbocco pi ampio del nostro interno
consumo essendo l'argomento pi forte di cui nel nostro paese si avvalgono gli
oppositori delle restrizioni all'importazione quello di dare ai prodotti agricoli
una forma che ne permetta il trasporto ai luoghi pi lontani, e li renda molto
pi mercantibili. dappoi che la Gran Bretagna ha cosi agito, in un grado tanto
eminente, che uno dei membri del suo Parlamento, difensore caldo di quella po
litica del commercio esterno che in Inghilterra fregiasi del bel nome di libero-
cambio, ha potuto con verit dire che la Gran Bretagna il paese del mondo
il quale esporta pi grano ; perch il suo grano, dopo essersi, nel laboratorio
umano, convertito in drappi, mussoline, ecc., si apre una via per tutti i paesi
del mondo .
1040 B. PKSIIIMS SMITH.
Sia il fatto importante per cui noi invochiamo la testimonianza della North Bri-
tishfevieWySi che i paesi i quali souosi sforzali di fabbricare a prezzi in danaro
del pari bassi che quelli della Gran Bretagna pervenuti vi sono, per il mezzo di una
sufficiente protezione. In lutti i casi simili, i dritti imposti nello scopo di questa
protezione hanno evidentemente cessalo di essere una tassa pecuniaria, ed i van
taggi che non sono indicati nel prezzo degli articoli manofatli, sono un grande
e permanente acquisto. La Russia, la Francia, gli Slati dello Zollverein, e gli
altri- paesi i quali hanno adottato la politica che incoraggia la produzione in
terna, e che garanlisce ci che solo pu giustamente chiamarsi libero-cambio
lo accordo dell'umana natura colle inclinazioni umane fanno rapidi progressi
in ricchezza ed in potere. La Turchia ed il Portogallo, nazioni le quali, quan
tunque possiedano una nominale indipendenza, sono slate le pi soggette alla
politica inglese, e l'Irlanda, la quale suo malgrado vi si sottoposta, sono le
nazioni le pi indietro dell'Europa, ed hanno ora una minore potenza di resi
stere di quello che la generazione precedente aveva. Nel mentre ci che chiamansi
i vantaggi naturali dell'Inghilterra costantemente aumentano con pregiudizio di
queste nazioni, hanno nella proporzione istessa diminuito ed ancora diminuiscono
in faccia a quelle le quali han veduto che tali vantaggi non erano che artificiali.
L'invenzione di Mr. Eriksson ha grandi probabilit che arrivi a privare la Gran
Bretagna di un vantaggio che essa sin oggi ha goduto su molte delle nazioni
continentali dell'abbondanza e basso prezzo del carbon fossile che alimenta le
sue macchine. Se si perverr in avvenire ad economizzare i cinque sesti della
quantit che prima abbisognava per creare una data forza motrice, il vantaggio
del combustibile a buon mercato deve scemare nella proporzione stessa, ed i
paesi a cui il caro prezzo di questa merce presentava i pi grandi ostacoli, ne
raccoglieranno il pi gran beneficio. A misura ch'essi riusciranno nei loro sforzi
a trasformare le loro materie grezze e le loro derrate alimentari in merci manu
fatte, l'Inghilterra, la quale pi non trover a fornir loro supplementi, sar co
stretta a pagare le materie grezze pi caro, e vendere le sue manifatture a pi
basso prezzo, e cercarle nel medesimo tempo in mercati pi lontani. Dal che
risultar deve ch'ella sar finalmente obbligata a produrre da se stessa le sue
derrate alimentari, le quali allora pu nell'interno procurarsi a molto miglior
mercato che altrove, quando i suoi legislatori permettere vorranno al lavoratore
di tenerne per s una giusta parte, e di divenire, col libero possesso del campo
ch'egli coltiva, il pi fecondo di tutti i produttori di sostanze alimentari. Rinun
ziando ad essere il grand'opificio dell'intiero mondo , emancipando le sue co
lonie ch'essa ancora ritiene come clientela, licenziando le armate e le flotte ne
cessarie per guardarle, pu dentro crearsi un mercato di un valore mollo pi
grande di quello che avr abbandonalo, e la cui estensione misurer ci che
quelle cose noi possono, la ricchezza, la prosperit, ed il benessere dei suoi figli.
Quanti pi sforzi ella far per impedire la realizzazione di un cosiffatto desiderio,
pi aumenter la miseria per cui deve passare per arrivarvi.
CAPITOLO Vili.
Moneta e Prezzo.
Noi abbiamo sin qui trattato del cambio, per quanto potuto abbiamo, come
se avesse luogo per mezzo del baratto. I.' uomo il quale ha da disporre di un
quarto di bove pu aver bisogno di pane, di coltelli, di bambagini, di vestili, di
t, di libri, e di varii altri articoli. Gli d'uopo, a costo di molte fatiche, portarci
presso le differenti persone le quali possiedono i prodotti che egli desidera, e dar
loro ad ognuno la parte della sua merce, che, dopo dibattimento, stata fissala
come equivalente. L'uomo che ha il bambagino, ed il quale disposto a barat
tarlo, potrebbe ben avvenire che gi provveduto siasi di bove. Sin dalla pi rimota
epoca in cui gli uomini stabilirono fra loro una alquanto regolare associazione
han cercato di ovviare agl'inconvenienti del cambio diretto adottando un qualche
agente speciale, per mezzo del quale fossero espressi i valori delle diverse merci,
e che fosse generalmente accettato in cambio dei prodotti e dei servigli, per es
sere poscia ed indefinitamente barattato con altri prodotti ed altri servigi. I me
talli preziosi, come l'oro e l'argento, possiedono molte propriet, che li rendono
specialmente adatti a quel One, e che mostrano che, la loro universale adozione
non per niun modo accidentale o arbitraria. Una di queste l'essere assolti -
lamenti uniformi nella qualit. Essendo essi sostanze semplici, sono ovunque
gli stessi: l'oro della California e quello dell' Australia sono identici ; 1' argento
del Messico e quello della Russia sono precisamente la medesima sostanza. Un'
altra propriet che essi hanno, la loro divisibilit in piccole particelle , e di
potersi ammassare in grandi masse mediante la fusione. Sono estremamente
durabili, il fuoco li guasta pochissimo, la ruggine non li altera punto ; possono
passare per lungo tempo di mano in mano senza soffrire, pello stroGnio, altera
zione sensibile. Sono duttili mollo, e per nulla soggetti a rompersi; facilmente si
mescolano con altri metalli i quali accrescono la loro durezza , e dai quali si
possono di nuovo separare senza grave perdita ; e ricevono e ritengono un'im
pronta la quale dinota il loro peso e la purezza del metallo. Le enumerate
qualit danno loro un gran valore nell'impiego che nelle arti se ne fa, indi
pendente dal servizio che come moneta rendono ; circostanza questa importan
tissima, perciocch li colloca e li mantiene sul piede istesso di tutti gli altri utili
prodotti.
Un'altra circostanza che acconci li rende a servire come intermedii di cam
bio, che contengono un valore grande in un piccolo volume. Ci in parte
dovuto alla rarit comparativa dei noti depositi da cui si possono estrarre i me
talli preziosi; in parte all'inferiorit degli strumenti che sonosi adoperati, e degli
operai che sonosi dedicati ai travagli delle miniere. Quest'occupazione ba sempre
MONISTA K PRKZZO. CAP. Vili. 1045
gato alla creazione degli altri prodotti, perch l'oro niun valore ha, se non
come mezzo di comprarli.
Quando i metalli preziosi si offrono in vendita, sotto la forma di polvere o
di verghe, ben di leggieri si vede che si conformano alle leggi generali le quali re
golano il iranico delle altre merci. Pur tuttavia si pu supporre che quando han
subito V operazione della zecca , ed il governo li ha posto in circolazione, sotto
i nomi di dollari, franchi, o sovrane , essi hanno assunto un nuovo carattere, e
sono meno esposti alle variazioni che son proprie degli ordinarli prodotti del
l'industria. Evidente egli per che la moneta non differisce dalla sua materia
prima se non in quanto portata ad un certo grado di finezza , mista con una
certa quantit di metallo pi grossolano, ed emessa in pezze di forma e peso
determinati, e che vengono indicati dal loro nome. La buona fede del governo
garantisce l'accuratezza e l'onest con cui l'assaggio e le altre operazioni sono
stale falle; ed il nome che stampato sulla pezza monetata non che un modo
abbreviato di annunziare i fatti. 11 servizio che la zecca rende di verificare e
certificare, per il comodo di ogni individuo a cui la moneta pu essere offerta,
ci che egli verificar da se stesso non potrebbe senza stento e spesa. Bisogna
quindi al semplice valore che la moneta trae dal peso dei suoi elementi aggiun
gere l' ammontare delle spese di quest'importante servizio. La retribuzione alla
zecca dovuta, quando qualcuna se ne paga, chiamasi dritto di signoraggio. Sic
come l'operazione di batter moneta il governo la fa sopra una grandissima scala,
suscettiva essa di un'economia pi grande di quello che realizzar si potrebbe
dagli individui che la facessero sopra una piccola scala ; e questo diritto non
pu essere che un impercettibile di pi al di l di quello che assolutamente ne
cessario per coprire le spese di fabbrica, senza provocare la privata monetazione.
Se, nonpertanto, il governo cerca di attribuirsi qualche cosa superiore a questo
piccolissimo profitto, egli crea un impulso all'esportazione delle verghe nei paesi
pi vicini, dove la monetazione si faccia a pi basso prezzo. La grande facilit
con cui i metalli preziosi si possono trasportare e nascondere di ostacolo al
l'osservanza di ogni legge contro l'esportazione; e se una tale legge potesse agire
con successo, avrebbe per effetto di respingere l'importazione delle verghe, e di
sviare una parte della naturale affluenza la quale si dirigerebbe verso il territorio
degli Slati pi liberali. L dove, intanto, il governo non esige alcuna retribuzione
pe' suoi servizii, come ben nella Gran Bretagna pella monetazione dell'oro (1),
la differenza tra il valore della moneta ed il metallo di cui essa componesi, si
riduce alla somma dell' interesse perduto durante pochi giorni che bisognarono
per l'assaggio.
L'estrema sensibilit con cui la moneta avverte le leggi generali del commer
cio e loro obbedisce, si mostrata ogniqualvolta si voluto mantenere, ad un
tempo, l'oro e l'argento come misure di valore. Si pu bene, in un dato giorno,
regolare la monetazione di due metalli secondo il loro valore rispettivo. Nessuna
(1) Cosi era pure negli Slati Uniti ; ma una legge stata, non guari, passata, la
quale assoggetta l'oro in verghe ad un dritto di signoraggio del 1|2 percento, e che
riduce di quasi 7 per cenlo il peso dell'argento ne'mezzi dollari e nelle monete pi piccole.
Generalmente si crede che la moneta d'oro slata soggetta ad un drillo di signoraggio,
ma io non interpreto del pari la legge.
MONETA K PIKZZO. CAP. 111. 1045
difficolt havvi per accertare il peso che oggid bisognerebbe dare M'agitila, per
farln accettare in circolazione come lo esatto equivalente di dieci dollari di ar
gento. Ma prima della prossima sessione del Congresso, il loro valore relativo
pu aver cambiato. L'aquila che, presso noi, non rappresenta che dieci dollari,
pu in Inghilterra o in Francia comprare una quantit di argento per cui la zecca
dia dieci dollari e sessantasei centesimi. Il che avvenne prima dell'alterazione
della moneta d'oro nel 1834; e ne consegui che tutte le aquile coniate dopo
tanti anni furono esportate come mercanzia. Dall'altro lato, il valore dell'oro pu
ribassare, di sorta che dieci dollari di argento, che il loro possessore non pu dare
in pagamento che come l'equivalente di un'aquila, possano comprare una quantit
d'oro, che la zecca riceve per un'aquila e trenta centesimi. Il qual caso si di
recente avverato, e la nostra moneta di argento subito disparsa; inconveniente
a cui al Congresso, sono appena pochi giorni, ha cercato un rimedio nello svi
limento della moneta di argento. Questo rimedio pu essere o non efficace per un
qualche tempo; evidente essendo che non possiamo con sicurezza credere che fis
ser per sempre un rapporto il quale di sua natura soggetto ad una continua
fluttuazione.
Chiunque legittimo possessore di una porzione de' metalli preziosi non
pu averla acquistata se non in ricompensa di un lavoro direttamente impiegalo
per ottenerla, come scavando delle miniere, o in cambio di servizii rendnti dal suo
lavoro o dal suo capitale il quale non che l'accumulazione di servigli passati.
Egli la possiede, ad interim, come il mezzo di procurarsi altri servizii, quando ne
avr bisogno. Non pu n mangiarla, n beveria, n farla servire a tutt'altro
bisogno, sino a che scambiata non l'abbia. Se essa sotto la forma di moneta,
porta con s un indizio, certificato dalla pubblica autorit, che il possessore ha
renduto una certa quantit di servigli di cui non stato ancora rimunerato. In
un di quegli ammirevoli opuscoli, per mezzo di cui Bastiat sforzavasi, dopo la Ri
voluzione del 1848, allorquando si era in cerca della soluzione dei suoi pro
blemi, divulgare fra il popolo francese le nozioni fondamentali dell'Economia
Politica, egli minutamente esponeva cio, che con ragione chiamava il signifi
cato reale dell'iscrizione impressa sulla moneta. Il suo linguaggio si potrebbe
liberamente cos tradurre: i Rendete al portatore, in cambio del presente,
servigii equivalenti a quelli ch'egli ha renduto alla societ, il valore dei quali
slato misurato da quello di novantasei grani di argento contenuto in esso. In
fede di che, stato da agenti, dal pubblico a questo oggetto nominati, impresso
su questa pezza il nome di mezzo dollaro, ed altri segni stabiliti per comune
consenso . Il danaro cos l'indizio di un credito che il suo possessore ha fatto
al rimanente del genere umano. Il suo ufficio, nella circolazione, quello di una
lettera di cambio tratta su tutti coloro a cui essa pu venire presentata, e che
ognuno consente a tenere temporaneamente, poich la materia di cui formata
ha, nelle arti, una durevole utilit, ed un valore basato sul travaglio necessario
per produrla in un dato tempo e luogo.
Egli evidente che l'uso di questo intermezzo niuna influenza esercita sulle
leggi essenziali del cambio. Considerato nel suo ufficio di misura di valore, esso,
al pari che l'auna ed il litro, ne facilita l'operazione; e come strumento di tras
missione, lo attiva, al pari che i carri, i vagoni delle ferrovie, e le barche dei
canali. Pi la popolazione concentrata, meno ha bisogno di questi mezzi
1046 E. PESHINE SMITH.
Egli , per molte ragioni, assai pi comodo che un individuo, invece di tirare
uu mandato sul suo banchiere, il che altro non che un semplice assegnamento
de' fondi collocati nelle mani di costui, tenga la ricognizione del possesso di
questi fondi soscritla dui banchiere, accompagnata insieme ad una promessa di
pagarli a vista al portatore. Comodissimo egli ancora, che queste promesse
scritte, le quali si trasmettono per semplice consegna, siano in guisa tuie combi
nale che sj potessero fare grandi e piccoli pagamenti. I biglietti di banco soddis
fano bene a colali condizioni. 11 credito di un banchiere, o di un'associazione di
banchieri, ordinariamente di una pi generale notoriet, quantunque aver non
possa una base pi solida, di quello del traente di un mandato ; questi pu,
quindi , impiegare un biglietto di banco ne' suoi cambii con persone le quali
temessero la mancanza di pagamento del suo mandato, o non vorrebbero accet
tarlo, perch, non polendo dividerlo secondo i loro bisogni, sarebbero costrette di
eseguirne direttamente la riscossione. I biglietti di banco possiedono aurora van
taggi sulla moneta, per essere facilmente trasportabili. Ella questa una gran racco
mandazione agli occhi delle persone che hanno grandi somme da ricevere o pagare.
I banchieri che li emettono vi trovano il loro vantaggio, pel motivo che i biglietti
invece di immediatamente presentarsi alla loro cassa, restano in circolazione per
un periodo di tempo che varia secondo le circostanze. I biglietti di un banco della
citt di Nuova-York emessi un giorno gli sono renduti l'indomani da qualche
altra istituzione, di modo che la loro emissione d poco o niun profitto, e dou
continua se non per il comodo di coloro che fanno affari col banco. I Banchi di
provincia, dall'altro lato, possono sostenere una larga circolazione. Essi cambiano
i loro biglietti, pagabili a vista senza interesse, con biglietti all'ordine de' parti
colari, pagabili ad un'epoca avvenire e portanti interesse, senza privarsi dell'uso
di niun capitale per tutto il tempo che scorre prima che i biglietti di banco
si presentassero alla loro cassa tranne di quel piccolo che indispensabile per
rinnovare di quando a quando la carta su cui trovansi impresse le loro promesse
di pagamento. Ogni banchiere sa per esperienza quanta somma di numerario
deve tenere in serbo, per far fronte all'immediato rimborso de' suoi biglietti. La
carta di commercio ch'egli ha scontato, i di cui traenti e giratari! sono come il
banchiere soggetti all'obbligo del pagamento in danaro, evidentemente la fonte
generale ed ultima acu debbe attingere i fondi onde ricomprare i suoi biglietti e
pagar coloro che gli hanno affidalo de' depositi. 1 prodotti che un biglietto di
banco serve a cambiare son quelli che, in ultima analisi, provvedono a' mezzi del
suo pagamento. Un mercante di grano a Buffalo compra un carico di frumenlo
o di farina, sullo slesso bastimento che lo ha portato da Cleveland o da Milwaukie.
Dopo averlo trasbordato sopra altri bastimenti lo invia per canale a Nuova-
York; indi trae sul suo consegnatario in questa citt per la somma cui ammonta
il valore della merce, fu scontare la sua tratta da un banchiere, riceve i di lui
biglietti di banco, e paga la persona da cui egli ha comprato il grano. Il conse
gnatario di Nuova- York vende il grano, e con ci si mette in fondi per affrontare
il pagamento della tratta, e quando essa viene alla scadenza, trasferisce questi
fondi al banchiere di Buffalo. Allora dessi sono portati in credilo di quest'ultimo
sui libri del suo corrispondente a Nuova-York; e quando un mercante di Buffalo
ha bisogno di danaro a Nuova-York per comprarvi delle merci, il detto tau-
chiere fa una tratta all'ordine di lui, sul suo depositario io questa citt, e riceve
MONETA E PREZZO. CAP. Vili. 1049
un premio dal mercante come rimunerazione delle spese e de' rischii che gli ri
sparmia, dispensandolo dall'incomodo di trasportare moneta metallica. Il ban
chiere allora gi in grado di rimborsare i biglietti di banco che ha emesso,
quelli almeno che sono ancora in circolazione ; perch'egli stato costretto di cu
stodire in cassa, nell'intervallo, una somma sufficiente per pagare i biglietti che
gli fossero presentati. Il vantaggio del banchiere abbastanza palese; quello della
societ consiste nel sostituire alla moneta metallica uno strumento di cambio pi
comodo e meno costoso.
Se i profitti del banchiere non sono ridotti alla meta generale, in guisa che
la comunit ottenga tutti i servigii, che la di lui abilit ed il di lui credito pos
sono rendere, all'uguale buon mercato di ogni altro servizio, perch ostacoli si
frappongono ad una libera concorrenza. Cosi stato quasi dapertutto. Degli af
fari di banco se ne formato il monopolio di un picciol numero, a cui sonosi
garantiti come uno speciale privilegio. Anche quando a taluni individui se ne
concessa l'operazione, gli hanno imposto delle restrizioni, le quali impediti li
hanno di liberamente associare i loro capitali ed il loro credito in quel modo che
pi convenevole per assicurare la voluta economia. Il sistema che pi si avvi
cina alla libert degli affari bancarii quello che stato messo in vigore dalla
General Banking Laiv di Nuova-York, promulgata nel 1858, e le cui princi
pali disposizioni sonosi adottate da molli Stati, e dalla provincia del Canada. Ci
che principalmente la distingue, che accorda ad un qualunque numero di per
sone di riunirsi in societ collo scopo di fare operazioni bancarie, e permette a
questa societ oppure agl'individui di porre in circolazione biglietti al portatore,
sotto condizioni uniformi. La clausola essenziale, che mira a garantire i porta
tori di biglietti, esige che la societ di banco o il banchiere deposili nelle mani
di un officiale, appositamente nominato, delle garanzie, sia infondi pubblici dello
Slato o del governo degli Stati-Uniti, sia, sino alla concorrenza della met del
l'ammontare de' biglietti da emettere, in ipoteche sopra terre situale dentro lo
Stato, stimate pe' due quinti del loro valore, astrazion falla dagli edificii. In
cambio di queste garanzie e per l'ammontare del loro valore senza contare il
premio che i valori depositati possono guadagnare sulla piazza il banchiere
riceve i biglietti che vuole emettere, controssegnati e registrati in un ufficio appo
sitamente creato. L' interesse delle garanzie gli pagalo sinch rimborsi i suoi
biglietti; quando pi noi faccia, il sopraintendente del dipartimento dei Banchi
vende le garanzie e ne destina il prodotto al pagamento de' biglietti. L'ammon
tare de' biglietti cos posti in circolazione, al 1 dicembre 1852, ascendeva a
19,159,056 doli, de' quali 10,000.000 doli, erano in obbligazioni dello Stato
di Nuova-York, 4,747,162 in obbligazioni del governo degli Stati-Uniti, che
prima ricevevausi in garanzia, sebbene ora non pi, circa 1,000,000 di doli, in
obbligazioni di altri Stali, e 4,114,443 in ipoteche. La Costituzione del 1846
ha tolto alla Legislatura il potere di concedere niuna carta speciale per creare
Banchi, ed ha ammesso, come articolo della legge fondamentale, che le corpora
zioni o associazioni di questo genere saranno formate secondo le leggi generali.
Una questione, che i limiti di quest'opera non ci permettono di approfondire,
si pu elevare sulla necessit o sul vantaggio di queste precauzioni legislative
per la sicurezza dei portatori di biglietti. Lo scopo ch'esse hanno d'impedire lo
stabilimento di Banchi a coloro che niun capitale possiedono, e che, sotto pre
1050 E. PKSHIRK SMITH.
mediato di profitto che n' la conseguenza, potessero non togliere un solo ope
raio alla produzione dell'articolo caduto in disfavore, impediscono che altre per
sone vi si dedichino. Nello stato naturale delle cose, la domanda di un prodotto,
se il suo impiego non sostituito da quello di uno migliore , dovrebbe andar
sempre aumentando; poich la popolazione si accresce, ed il suo potere di com
prare aumenta ancora pi rapidamente, a causa del generale aumento della
ricchezza, nonch della diffusione della medesima in pi larga proporzione nella
classe la cui povert limitava prima il potere di comprare, se pure non ne la
privava del tutto. La diminuzione stessa del prezzo, che attenua i profitti,
aumenta il numero dei consumatori, facendo entrare la merce ne' mezzi di un
maggior numero.
Di rilievo il notare che ad ogni successiva riduzione nel prezzo di una merce
un pi gran numero di persone che per lo innanzi ne pu disporre, ossia una vendita
pi estesa viene ad esserle assicurala. Coloro i quali comprano ad un certo prez
zo, comprano pi quando il prezzo ha ribassalo; e la sfera di coloro che non po
tevano affatto comprare ad un prezzo pi alto, ma che lo possono ad un prezzo
pi basso, si ingrandisce sempre pi ad ogni riduzione. Ci vero nel caso in
cui il prezzo dell'articolo in questione ridotto da cause che non influiscono sui
prezzi degli altri prodotti e non diminuiscono i mezzi di pagamento de' produt
tori. Se, nel nostro paese, il prezzo del panno fosse ridotto per cause che ten
dano a ridurre, nella stessa misura, il prezzo del mais e del grano, la vendita
del panno, invece di divenire pi grande, diverrebbe al contrario pi piccola.
Il valore totale de' cereali eccedendo di molto quello di cui i consumatori han
bisogno, questi subirebbero una perdita superiore a quella che il buon mercato
del panno potrebbe compensare ; ed il loro potere di pagare, in generale, sarebbe
diminuito in pi grande proporzione di quel che aumentata si sarebbe la loro
facilit di comprare. La proposizione adunque limitasi al caso del ribasso di
prezzo di una sola specie di merce, restando tutte le altre inalterate. In questo
caso noi vediamo che, mentre la offerta in se stessa non si diminuisce, la pro
porzione tra l'offerta e la domanda subito diminuir.
Quando le merci messe in vendita eccedono i bisogni dei compratori o i loro
mezzi di pagamento, evidente diviene, non sittosto che si conosca il fatto, che
il soprappi non pu essere venduto, e deve venir ritirato a spese de' proprie-
tarii, salvo che non si rianimi la domanda in modo da assorbirlo. Se tutte le
merci di cui havvi un soprappi appartenessero ad un solo individuo , egli po
trebbe allora calcolare l'estensione della sua perdita; potrebbe almeno credere
ch'essa si limiterebbe allo svilimento del sopravanzo delle merci il quale sa
rebbe dal mercato respinto a' prezzi correnti. Questo sopravanzo si potrebbe,
con nuove spese di Irasporto presentare sopra un altro mercato con pericolo di
trovarlo ingombro; o si potrebbe riporre in magazzino, sopportando la perdita del
l'interesse e delle spese, in attenzione di nuovi eventi. Per evitare questa neces
sit, egli consentirebbe a ridurre il prezzo di tutta la sua merce di una quantit
uguale alle perdite certe o probabili che crederebbe dover subire, se gliene re
stasse una porzione nelle mani. Per tal mezzo egli aumenterebbe i mezzi dei
compratori, cio a dire, loro darebbe la facilit di comprare di pi colla mede
sima quantit di danaro. H suo scopo, intanto, non sarebbe del tutto compiuto,
salvo che non vendesse la totalit delle sue merci. Se una porzione glie ne re
MoMJTA K PaKZZO. C\P. Vili. 10o3
(1) Ne' suddetti estratti essi non trovansi compresi. 1 nove decimi di ci che
stato portato sotto il vago nome di Articoli di Contante nel quadro del 1831, e i
diecinove ventesimi di quel che segnato nel 1852, sono ne' banchi della citt di
Nuova-York.
1056 K. PES1IIKK 3MITB.
I proprietari! de' depositi tirano de' mandati su questi depositi , comprano e son
pronti a comprare perfettamente come se pagassero in oro, ed esercitano cos la
medesima influenza facendo rialzare i prezzi. Tale stato di cose spinge a sempre
nuove intraprese che esigono grandi capitali ; l'attivit de' cambii procura alle
strade ferrate larghi dividendi, le loro azioni alzano di prezzo, ed ispirano la
tentazione di costruirne delle nuove, le azioni delle quali sono pagate col da
naro preso ad imprestilo,, per quauto almeno necessario per compiere i lavori
di terra e del tracciamento della strada, allora la Compagnia compra le rotaie,
che ella paga colle sue obbligazioni, ed il credilo della societ si sostituisce a
quello degli azionisti per comprare le macchine ed equipaggiare la strada. Non
necessario di pi dilungarci sul corso delle cose durante un periodo di espan
sione e di speculazione. Disgraziatamente pur troppo noto. Il fenomeno che
arresta l'espansione e produce ci che chiamasi una crisi commerciale, richiede
una breve descrizione.
Un paese dove i prezzi sono alti e continuano ad elevarsi un buon paese
per vendere. Esso naturalmente attira una pi gran quantit d'importazioni di
quando la circolazione vi era ristretta. Per la ragione islessa, un cattivo paese
per comprare, quando si mira ad esportare. I prodotti che, prima del princi
piare dell'espansione, avrebbero potuto esportarsi in un altro paese, e fornire
profitto dietro la loro vendita ai prezzi correnti di questo paese, danno un sempre
minor profitto, a misura che i prezzi si alzano ne' paesi esportatori, e questo
profitto pu ben tosto sparire del lutto. Nel corso naturale delle cose, il bastimento
che porta un carico da Liverpool a Nuova-York dovrebbe riportare, in cambio,
un carico di prodotti comprati a Nuova-York. Il carico che arriva non intanto
cambialo contro altro carico da esportare , ed il bastimento non aspetta che
si effettui la vendita. Sebbene le merci esportale, prese in massa, paghino in ul
timo le importazioni , ogni operazione particolare del commercio esterno, del
pari come nel commercio interno, si effettua per mezzo della moneta o de' valori
che la rappresentano. Dal che emerge, chea misura che le importazioni diminui
scono, si genera, nella nazione dove la circolazione monetaria sovrabbondante,
un debito verso quella dove la medesima trovasi in una condizione normale. Lo
importatore di Nuova-York, il quale ha contratto un debito a Liverpool, paga
questo debito comprando una traila di un esportatore sopra una casa di Liverpool
la quale gli debba cotone, grano, o ci che pu averle venduto. Se le tratte che
sull'Inghilterra possono aversi non sono sufficienti per saldare il debito de' mer
canti americani, se ne comprano altre sopra Havre, Amsterdam, o sopra altri
porli del continente, e s'inviano a Liverpool, dove vengono vendute a negozianti
inglesi , i quali abbiano pagamenti da fare in quella citt. Non si risolve di af
frontare i rischii e le spese di trasmettere danaro effettivo se non quando esau
riti siansi i mezzi di regolare i bilanci internazionali con lettere di cambio a
quest'oggetto pi o meno acconcie. Le tratte si vendono con un premio, a misura
che la necessit di trasmettere danaro effettivo si accresce. Se il bilancio a sal
dare pi grande della somma delle tratte che si possono avere , siccome cia
scuno importatore desidera evitare di spedire moneta, tutti si trovan disposti ad
offrire un premio, purch sia inferiore alle spese di un'esportazione del nume
rario, ed il prezzo di tutte le tratte rialza in conseguenza del numero dei concor
renti che le desiderano. A misura che la quantit di danaro da rimettere cresce,
MO.NETA K IHfcZZO. CAP. Vili. 10o7
il premio che si paga per la compra della tratta s'innalza, e ad una certa epoca,
sorpassa le spese di trasporto e di assicurazione dei metalli preziosi. Allora quelli
i quali hanno depositi ne'banchi ne esigono il pagamento in moneta, i biglietti, i
mandati, i certificati di deposilo, e il credito locale, sotto qualunque forma si sia, non
possono essere adoperali nell'esportazione, e vengono in ribasso a fronte della mo
neta con cui per lo innanzi si trovavano al pari. I banchieri per mettersi in fondi,
sono costretti di convertire in effettivo, per quanto pi presto possono, i loro bi
glietti scontali. Sospendono i loro sconti e domandano il rimborso de' loro prestiti.
Se questi non gli arrivino a procurare numerario, si sforzano di ritirare dalla cir
colazione i loro biglietti, dei quali altrimenti potrebbero dimandargli il rimborso
in contante. I prezzi cominciano a ribassare; i mercanti, privati della facilit che
avevano di prendere ad imprestito, e vedendo accorrere in folla le obbligazioni
che devono soddisfare sia come soscritlori, o come giratarii, desiderano ardente
mente di vendere , mentre niun di loro vuol comprare. La crisi comincia sui
grandi mercati che commerciano coll'estero, e di l si estende a' mercanti del
l'interno. I quali ultimi sono vivamente spinti da' loro sciagurati creditori, ed a
1 or volta, sollecitano i loro debitori. Le propriet di ogni genere si sviliscono, e
difficilmente trovano a vendersi, tutti universalmente cercando vendere, e tutti
comprare il meno possibile. Si fanno nondimeno delle vendite a credito, per ot
tenere de' biglietti a lontana scadenza, e convertirli in danaro presso gli usurai,
i quali raccolgono allora una ricca messe. Le domande di rimborso sono susse
guite da liti, e le riscossioni si operano per mezzo delle vendite forzose, non
senza pagare un grosso tributo agli avvocati ed agli uscieri. Quelli stessi che
possiedono valori sufficienti, avvegnach a prezzi sviliti , per far fronte a' loro
impegni, fan bancarotta, perch i loro debitori non posson pagarli molto presto.
Quando nel dopo pranzo si chiudono le porte de' banchi, e pella mancanza del
soddisfacimento di una obbligazione un negoziante subisce un protesto, il suo
credito perduto, ed egli desiste dagli sforzi per sostenerlo con sacrificii rovi
nosi. La fallila di un individuo accresce gl'imbarazzi de' suoi creditori, e nume
rose fallite diffondono una sfiducia generale. Come i negozianti l'un dopo l'altro
soccombono, meno se ne trovano impegnati in questa lotta pel danaro; e quelli
che sopravvivono si sentono a poco a poco sollevare, a un dipresso come uomini
che stretti da una folla compatta, vedono in essa alcuni svanire e disparire, tra
scinati da' loro compagni.
Il ribasso de' prezzi, in un panico, tende evidentemente a restringere l'im
portazione ed a rendere relativamente vantaggiosa l'esportazione delle merci che,
all'epoca del rialzo, restavano nel paese. La domanda delle specie monetate cessa,
e la corrente comincia a rifluire. I banchieri , pi non avendo a temere una do
manda di valori metallici , riprendono con prudenza Io sconto degli effetti com
merciali. 1 prezzi rialzano, ed i mercanti si sentono, in proporzione del rialzo,
disposti a comprare. Il ristagno che aveva sospeso la circolazione delle merci
venuto alla sua One, ed i cambii riprendono il loro corso. Finalmente, tutie le
cause che avevano arrecato la riduzione de' prezzi si capovolgono, e comincia
una serie di operazioni, la quale deve, col tempo, condurre ad un'altra crise. Nel
frattempo, il paese ha sofferto una paralisi della sua industria produttiva, perch
la produzione sempre si rilassa quaudo i cambii sono lenti e difficili. La demo
ralizzazione che accompagna, nella loro caduta verso la povert, quei che s
Econom. Tomo IX. 67.
1058 E. PESHINB SMITH.
(i) Noi potremmo dare innumerevoli prove di questo fatto. Ci contenteremo nondi
meno di citare il rapporto dell'onor. Guglielmo Hamilton Merrit, il quale fu, dal Gover
natore generale del Canada, inviato a Washington per sollecitare l'adozione del sedicente
bill di reciprocit. Egli scrisse una Memoria, la quale fu dal ministro Inglese trasmessa
al Segretario di Stato, e nella quale dicesi, a riguardo del grano del Canada :
Le importazioDi cbe provengono dal Canada dal 1847 in poi, non hanno, in niun caso
avuto influenza sul mercato di Nuova-York. Il consumatore non ottiene riduzione alcuna
di prezzo; il dazio pagato dal produttore, come ben lo provano i comparativi prezzi
di ogni parte della frontiera; la cui dffferenza, in media, trovasi sempre basata sull'am
montare del dazio.
10G0 E. PESHME SMITH.
vendere una parte della sua messe per nutrire i tessitori ed i minerai del suo vi
cinato, a sessanta centesimi di doli, lo staio, ed inviare il soverchio a Nuova-
York, dove lo vende a un dollaro; ci che, deduzion falla delle spese di trasporlo,
gli d lo stesso prezzo netto che nel suo paese. Il mercante di Nuova-York paga
di pi de' vicini del fillaiuolo tutto il costo del trasporto, la qual cosa pu fargli
credere che il peso graviti sopra lui e non sul produttore. Ma la ragione per cui il
filiamolo vende il suo grano a sessanta centesimi al suo vicino, si che, in man
canza di cosi piazzarlo, sarebbe costretto di inviarlo a Nuova-York. Per quanto
debole sia la quantit che egli deve necessariamente inviare a Nuova- York, il
suo prezzo netto regola il prezzo lordo di tutto ci che rimane. principalmente
per questa ragione che il produttore si sforza di creare un mercato alla sua vici
nanza, di adirare i consumatori attorno a lui, pagando loro de' prezzi pi alti per
il loro travaglio, incorporato alle merci, di quel ch'egli pagherebbe se queste
medesime merci gli fossero apportate dall'estero.
Se al contrario, una nazione obbligata, per l'insufficienza dell'interna pro
duzione, d'importare dall'estero una parie delle sue provviste, egli chiaro che
la domanda di questa quantit supplementaria fa innalzare il prezzo di ci che
all'interno prodotto; ed il prezzo a cui si vende deve regolare quello a cui le
produzioni indigene si venderanno. Noi ora siamo costretti di procurarci le no
stre rotaie di ferro dal paese di Galles, e, per conseguenza, dobbiamo pagare
quelle che si fanno in Pensilvania ad un prezzo che viene aumentato dal diritto
pagato per le rotaie che s'importano. A misura che la produzione nazionale
basta ai bisogni nazionali, bisogna ribassare i prezzi ; e quando il prodotto delle
nostre miniere sar sufficiente, coloro che importeranno le rotaie dal di fuori do
vranno assumersi il rischio di pagare il drillo, senza potere ottenere dal compra
tore un aumento di prezzo. Di questi tempi s'importa il piombo pagando un
dritto di 20 per 0|0 ad valorcm. Quando il dritto era di 5 centesimi per libbra,
il prezzo sul Mississipi, comunemente era meno del diritto, e pi basso di quello
che presentemente ; perch allora esporlavasi a cos buon mercato come oggi
importasi. L'effetto di un dazio, relativamente al prezzo, dipende dal sapere se
esso aumenta o diminuisce la concorrenza. La riduzione di un dazio pu dimi
nuire la concorrenza interna in modo da aumentare il prezzo ; come lo stabili
mento di un dazio che non abbastanza fotte per incoraggiare la produzione
deve infallibilmente tendere a rialzare i prezzi ; perch esso fa gravitare il dazio
sul compratore nazionale, mentre che una misura pi alla avrebbe potuto met
terlo a carico del produttore straniero. In appoggio della dottrina generale di
questo e del precedente paragrafo, Mr. M. Culloch, nel suo commentario sulla
modificazione della nostra tariffa, proposta da Mr. Meredith, nel suo primo rap
porto del Tesoro, esprime cosi la sua opinione :
Mr. M. Culloch non si cura che dal momento in cui cesser il nostro bisogno
d'importare il ferro e le stoffe di cotone, non vi avr alcuna necessit per noi di
esportare il grano o la farina. Allora poco c'importer la tassa imposta dall'In
ghilterra su' cereali che noi non le invieremo. Il suo potere di Basare i prezzi a
cui dobbiamo vendere ed a cui dobbiamo comprare sar disparso. I produttori
di cereali americaui cambieranno co' loro compatriotti produttori di ferro e di
stoffe di cotone, a prezzi che fra loro fisseranno, ed allora avranno conquistato la
libert del commercio.
CAPITOLO IX.
Governo.
Prendiamo due villaggi, situati in quei luoghi delle foreste diradati d'alberi, avente
ciascuuo un confine mal definito nel bosco che li separa ; e ciascuno ebe estenda il suo
circuito a misura che la popolazione aumenta e domanda spazio maggiore; e si sforzi di
allargare il suo Mark verso le terre disoccupate, a misura che la coltura gradatamente
invade le occupate. Al primo incontro de' pastori, impossibile che non avvenga una
di queste tre cose : o le comunit devono contrattare un patto federale ; o l'una deve at
taccare l'altra e soggiogarla ; o devono entrambe fondersi in una sola, a condizioni
eguali ed amichevoli .
Come non essere colpito dalla similitudine che esiste tra questa successione
agisce che per la forza; la sua azione, continua egli, non dunque legittima se
non quando l'impiego della forza legittima. Per forza, egli evidentemente in
tende le baionette e ci che ne siegue gli uomini di polizia, il bastone, e l'im
prigionamento. La sua conclusione che esso altri doveri razionali non pu
avere se non la difesa de' dritti individuali. La medesima dottrina sostenuta
da altri scrittori, i quali dichiarano che il vero ufficio di un governo semplice
mente di reprimere la violenza e la frode.
L'espressione forse la pi generica dello scopo di un governo sta nel dire,
che esso un'istituzione destinala ad estendere ed agevolare l'associazione degli
individui che l' hanno stabilita. La difesa contro l'aggressione straniera; la re
pressione della violenza e della frode nelle giornaliere comunicazioni fra' membri
clic la compongono; lo stabilimento di un uniforme sistema di pesi e misure; la
costruzione di ponti, strade, e canali ; la definizione de' dritti di propriet e i
modi di rimediare agli attacchi contro questi diritti ; la coniazione de' metalli
preziosi ; la posta delle lettere tutti questi uftlcii, ed altri ancora che la mas
sima parte de' governi convengono di eseguire, sono evidentemente in mira dello
scopo generale di far progredire l'associazione. Impossibile sarebbe, a Doslro
credere, il trovare sia ne' poteri del nostro Governo Federale, enumerati nella
Costituzione, sia negli atti con questo patto vietali, un solo che a quell'oggetto
non si riferisca. Molle delle disposizioni vanno al di l della comune difesa : e
l'amministrazione particolare della giustizia tra' cittadini del medesimo Stalo; il
regolare le relazioni ch'essi hanno fra loro; definire ci che o non propriet,
e i modi della sua trasmissione -, la repressione de' delitti e di quasi tulio quello
che porta l'impronta di una violenza o di una frode esercitata all'interno, la
sciato alla particolare legislazione degli Stali.
Ecco dunque un governo il solo che ci rappresenta nelle nostre relazioni
all'estero, e per conseguenza il solo a cui gli stranieri fanno attenzione il quale
appena conta fra' suoi doveri o i suoi diritti qualcuno di quei che gli scrittori di
cui abbiam parlato fanno entrare nella sfera governativa, ed il quale non eser
cita attribuzioni importanti che al di fuori de' limiti teorelici da costoro tracciali.
Un particolarizzato esame della Costituzione Federale proverebbe, secondo
noi, che l'idea che ha predominalo nella sua formazione fu la medesima di quella
che caratterizzava il Mark Anglo-Sassone. Essa ha per oggetto di conservare la
completa separazione tra gli Stati, e, sino a certo punto, tra' loro rispettivi citta
dini, e cos favorire quell'intima unione tra' membri di ogni Stato particolare, che
la conformit del carattere, delle situazioni, e de' bisogni naturalmente produce,
unione la quale verrebbe compromessa, se sottomettere si volesse a' principi!
generali di una medesima legislazione per societ che, per molti riguardi, fra loro
differiscono. Essa ad un tempo facilita l'associazione de' membri dei diversi Slati
in tutte le relazioni in cui appare un interesse comune, e garantisce a' cittadini di
ciascuno un' eguaglianza di privilegiiin tutti vii altri. Un'illimitata libert di com
merci assicura essa ancora fra gli Stati, proibendo ad ognuno d'imporre dazii. o
dritti sull'importazione e l'esportazione, o dritti di tonnellaggio, senza il consenso
del Congresso, e vietando al Congresso la facolt d'imporre alcuna tassa o alcun
diritto sugli articoli da uno Stato esportali, o di dare la preferenza, con qualche
regolamento commerciale n fiscale, a' porti di uno Sialo su quelli di un altro. Di
pi essa affida al Congresso il potere di regolare il commercio coll'estero; ve
GOVERNO. CAP. IX. 1065
nendo ogni distinzione fra gli Stati nell'esercizio di questo potere, per le summen
zionate restrizioni, impedita ed perci che vien reso vano ogni tentativo dello
straniero contro la libert industriale e commerciale dell'Unione, qualunque siano
gli allettamenti che dall'egoismo e immediato interesse degl'individui si o lira no.
Finalmente essa ha prevenuto gl'imbarazzi che gli Stati potrebbero suscitare sotto
pretesto di un interesse locale, vietando loro la facolt di fare trattati di sorta, o
un'alleanza e confederazione speciale. L'unione per tal guisa opera come un sol tutto
nelle sue relazioni col resto del mondo. Gli Stati conservano I uguaglianza di potere
nella legislazione interna per la uguale rappresentanza in uno de' rami del Con
gresso, del Senato; e per riguardo a' concerti colle potenze straniere, hanno un dop
pio potere negativo. I trattati non possono farsi se non coll'approvazione de' due
terzi de' senatori presenti ; dal che siegue che i due senatori del Rhode-Island, che
rappresentano meno di 125,000 abitanti, bilanciano co' loro voti contro un trat
tato, i quattro senatori dello Stalo di Nuova-York e della Pensilvania, i quali ne
rappresentano circa 5,500,000. Lo Stato di Delaware, ugualmente, coi suoi
92,000 abitanti, bilancia l'Ohio e la Virginia, che ne contano quasi 3,500,000.
Pu ben accadere, quando il Senato trovasi al completo, che un trattato venga
respinto da' senatori di Stati, i quali non contengano che la dodicesima parte
della popolazione degli Stati-Uniti. siffattamente che gli Slati assicuralo si
sono con molta gelosia il loro isolamento da tutte le nazioni che non fanno parte
dell'Unione Americana.
Il nostro sistema, combinando l'energia del patriotismo locale, la libert del
self governement , colla forza attinta da un vasto territorio ed una numerosa
popolazione, sembra avere risoluto il problema dell'espansione senza l'indeboli
mento. La variet nell'Unit si detto la perfezione . Essa certa
mente la legge di ogni sviluppo organico naturale; ed essa si rivela nel nostro
sistema, non solo nel tutto, ma eziandio in ogni parte, dall'Unione cominciando
sino ai distretti che hanno una scuola, distretti che ascendono a pi di 10,000
nello Stato di Nuova York, ed ognuno de' quali una piccola repubblica, mani
festante la sua volont per mezzo del suffragio universale. Quali teorie possono
meglio della nostra storia istruirci sulle funzioni naturali del governo ?
Lo scopo che gli scrittori i quali desiderano confinare le funzioni del governo
nei pi stretti limiti si propongono, di garantire a ciascun membro della so
ciet, individualmente, la pi grande libert di produzione e di commercio. Re
stringendoci alle considerazioni puramente economiche, noi diremo che questo
desiderabile, non come scopo finale, ma perch il mezzo e lo strumento della
pi gran somma di produzione collettiva. Non se non perch la libert una
indispensabile condizione della pi grande fecondit dell'industria, che gli Econo
misti la vogliono vedere stabilita e mantenuta dapertutto. Chiaro gli , nondi
meno, che il risultato a cui bisogna aspirare, la pi grande somma di libert
per tulli. 11 che pu benissimo essere compatibile con qualche restrizione della
libert individuale. Ogni organizzazione implica questa condizione. In ogni as
sembramento le forze individuali di tutti i membri indispensabile che siano
subordinate ad uno scopo comune, affine di ottenere un pi grande effetto. Il
selvaggio difende i suoi drilli colla forza del suo braccio. A misura che egli si
incivilisce, rinunzia alla facolt di vendicarsi da se medesimo in vista di otte
nere una giustizia pi efficace ed a miglior mercato, mediante il concorso della
1066 E. PBSHINK SMITH.
sua trib o della sua nazione. Allora diventa necessario di stabilire regole gene
rali , secondo cui tutta la forza della comunit possa portarsi sull'aggressore.
Ogni uomo il quale concorre a formare una societ commerciale, sottopone, per
ci che riguarda la gestione degli affari, il suo volere alla maggioranza de' suoi
socii. Una tal legge costringe or questo or quello; ma manifestamente garan
tisce a' socii una pi gran somma di libert di azione di quello che se la mag
gioranza fosse soggetta, in ogni occasione, ad essere contrariata dalla -volont
arbitraria di un solo. Che cosa mai uno Stato se non una gran societ che ha,
secondo quali piace al popolo di definire, vani oggetti, ma tutti subordinati all'og
getto generale di stringere i legami dell'associazione fra tutti i suoi membri ?
Quali principii di libert ragionevole impediscono di imporre a se medesimo
delle restrizioni ? Quali principii vietano ad un popolo di volontariamente con
venire, per mezzo di legislatori liberamente scelli, sul modo in cui saranno
fatti in avvenire i contraili che obbligheranno tulli i cittadini? Che cosa sono le
leggi, se non la volont del popolo, accertata e registrata nel modo che il popolo
stesso ha stabilito?
A nostro avviso, evidente che la ostilit manifestata dagli Economisti eu
ropei, non solo contro le speciali misure regolamentari a cui i governi assogget
tano il commercio, ma bens contro ogni qualsiasi regolamento, viene dalla loro
impotenza a rispondere, come il fa l'Americano, alle predelle questioni. Il fonda
mento di quest'avversione si la convinzione che eglino hanno, che i poteri dello
Slato sono esercitati, non a profllto del pi gran numero, ma del pi piccolo.
Un tal sentimento non pu presso noi sorgere. Noi possiamo riguardare una
legge come poco giudiziosa e dannosa, ma essa emana dal popolo che debbe
subirla, e per conseguenza, egli ha forti molivi di illuminarsi sulla di lei azione,
ed ha il potere di rivocarla quando gli aggrada. L'istruzione non il monopolio
di una classe o di un partito. Le leggi della natura tendono a diffonderla, e le
nostre istituzioni le secondano. Noi dunque non abbiamo alcun motivo di temere
che, se noi abbiam ragione, il popolo non se ne accorga ; ma abbiamo grande
argomento di diffidare del nostro giudizio, quando il popolo non del nostro
avviso.
Il progresso della popolazione e della ricchezza in una societ naturalmente
tende a diminuire il numero proporzionale di coloro i quali, fra' suoi compo
nenti, hanno l'incarico di prendere una parte attiva alla funzione governativa, o,
ci che lo stesso, ai lavori che queste funzioni chiedono. In una nazione debole,
sparsa sopra un vasto territorio, bisogna che una gran parte degli abitanti ma-
schii passino la loro vita sotto le armi. La sua debolezza l'espone all'aggressione,
e l'aggressione provoca non solo la difesa, ma anco le rappresaglie. Negl'inizi! di
una societ i suoi membri sono adunque molto soggetti ad un gran servizio militare.
La guerra, dicea Napoleone, la scienza de'barbari . Ogni uomo soldato, ed
alternativamente passa dal campo al podere. Egli un soldato che costa enor
memente, come stato dall'esperienza dimostralo a riguardo delle truppe di mi
lizia; e questo servigio intermittente, che fa un povero soldato, toglie all'uomo
l'attitudine che avrebbe di lui fatto un buon agricoltore o un bravo operaio. Ar
rogi che la proporzione de' furti, ed altre simili cause d'interna insicurt, vanno
in una progressione inversa a quella della popolazione. Quando la popolazione,
disseminala, bisogna che ella fornisca una pi grande porzione del suo lavoro per
GOVERNO. CAP. IX. 1067
che la clausola relativa alle perdite, per quanto almeno mi concerne, sar vana,
quando esse oltrepassino tutto il nostro capitale. Voi gi avete tutto ci ch'io
possiedo, e pi ancora. Nessun mezzo mi rester per colmare un deficit. Se, in av
venire, i miei guadagni mi permettessero di farlo, io mi sentirei costretto a rim
borsare il capitale stalo affidatomi; capitale, il cui proprietario nulla avendo da
pretendere su'nostri successi, deve, per tutta giustizia, meno di noi soffrire pe'no-
stri rovesci. Io mi propongo di non promettere se non ci che posso mantenere.
Quando il capitale che io contribuisco sarassi perduto, non intendo obbligarmi a
ricostituirlo . Se gli altri socii accedono alle sue mire, niuno ostacolo legale
si frappone al loro contratto. Ma la legge comune delle societ per azioni impe
diva loro di fare un analogo accomodamento col pubblico. Questa legge rendeva
ogni socio risponsabile di tutu i debiti che la societ potrebbe contrarre. Dietro
l'esaurimento del capitale sociale, ogni creditore era in diritto, sino all'estensione
del suo credilo, di rivolgersi alle propriet particolari di ogni socio, salvo a co
stui il regresso contro i suoi consociati. Un'altra difficolt che le detle societ
incontravano, era in ci che: quando uno de' membri voleva ritirare il suo ca
pitale, o cederlo ad un'altra persona, la quale consentiva ad entrare in sua vece
e continuare gli affari, non bastava che avesse ottenuto il consenso di tulli i
socii ; ma dietro questo consenso, restava sempre risponsabile verso i creditori
di tutti i debili anteriormente contratti.
Il solo modo con cui gli enumerati impedimenti, e gli altri di minore entit,
potessero essere evitati, era quello delle Societ anonime. Questa una specie di
societ in cui le azioni possono cedersi, ed in cui la responsabilit de' socii non
si estende al di l della perdita del capitale che hanno versato. Tali ragioni,
fra tant'altre, rendevano questo modo d'impiego molto pi sicuro e pi comodo
ad un gran numero di piccoli capitali. Quelli che avevano relazioni d'affari colla
compagnia sapevano perfettamente su qual piede trattavano, ed ordinariamente
erano meglio in grado di conoscere i suoi mezzi ed i suoi interessi, che nel caso
di un individuo o di una societ ordinaria. Disgraziatamente, la creazione delle
societ anonime era in origine una prerogativa reale, ed appresso divenne nel
governo un'attribuzione del corpo legislativo. Formar non si poteva una societ
anonima senza averne ottenuto il privilegio per mezzo di una speciale conces
sione, che il legislatore dava o ricusava, secondo che gli parea convenevole. II
potere del governo, e le opportunit aperte al favoritismo ud alla corruzione, ve
nivano cos aumentale senza alcuna necessit, menlre che il popolo vedevasi,
con suo gran pregiudizio, impedito nell'esercizio de' suoi dritti naturali. La Co
stituzione del 1846 riform tale abuso, ritogliendo al legislatore il potere di
creare, con atto speciale, societ anonime a meno a che non si tratti di cor
porazioni municipali o simili, istituite in uno scopo che a giudizio del legislatore
conseguito non potrebb'essere sotto l'impero delle leggi generali . Essa dispose
che d'ora innanzi tutte le societ anonime, e tutte le societ o compagnie per
azioni, che abbiano alcuni de'poteri e dei privilegii non posseduti sino allora da
individui o societ liberamente si potessero formarsi, alla sola condizione di
conformarsi alle leggi generali, dal Corpo Legislativo promulgate.
Conformemente a queste disposizioni della Costituzioue, sonosi emanale delle
leggi generali che prescrivono modi di procedere semplicissimi e poco costosi,
per cui mezzo tutte le persone che il vogliano possono riunirsi in societ ano
1070 K. PKSHINE SMITH.
zinne degli agenti del governo fosse pagata sui reddito proveniente da un dema
nio dello Stato o su' profitti di un commercio fatto da esso, nulla in fondo si
muterebbe. Siccome Io Stato non pu essere proprietario n intraprenditore se
non per conto della comunit, se egli dispone di redditi e di profitti, ci per
sua parte imporla, che d con una mano e riceve coll'altra. In quanto a' metodi
da impiegare per sopperire alle spese dell'opera governativa, due principii esi
stono, riguardo a' quali impossibile parrebbe che si potesse elevare una contro
versia. La sola difficolt proviene dalle particolari circostanze della loro pratica
applicazione.
Poich il governo rende servigii a tutti i cittadini ammettendo almeno che
i suoi atti rispondano all'oggetto della sua istituzione ognuno deve contribuire
a sostenerlo in ragione del vantaggio che ne riceve. Si al governo ch'egli debbe
la sicurezza della sua persona e della sua propriet. Per quanto riguarda la sua
propriet, chiaro egli , che la sua contribuzione debbe venire calcolata come
il verrebbe da una privata compagnia di assicurazioni, secondo il suo proprio
valore. Se egli pu farla assicurare ad una misura pi bassa, perch un altro
cittadino sar costretto di pagare pi della parte che gli spetta, e di togliere dal
suo ci di cui il primo viene esentato In tal caso, havvi un furto manifesto, ed il
governo che trascura di impedirlo manca al principale oggetto della sua istitu
zione. Ogni imposta personale sottoposta a questa regola, sia che si paghi in
danaro o in servigio. Se un operaio il cui travaglio indispensabile al sostegno
della sua famiglia fosse obbligato di dedicare un'intiera giornata ai doveri militari,
o di pagarne la esenzione al prezzo istesso del possessore di una gran fortuna,
vi sarebbe un'enorme ingiustizia, giacch vi avrebbe un'ineguaglianza.
impossibile estimare il valore della prolezione dal governo data alla per
sona. Se fosse agevole a diversi individui di dichiarare a qual prezzo vorrebbero
comprare un'assicurazione contro ogni danno che potrebbe minacciare la loro
vita e i loro membri, i ricchi sarebbero pi disposti a pagare un premio piuttosto
superiore che al disotto della loro fortuna. Il maggior numero dei delitti accom
pagnati da violenza sulla persona hanno la loro origine negli attacchi contro la
propriet, o nelle quistioni che vi hanno rapporto. Queste ragioni sufficienti ne
sembrano per riguardare il valore della sicurezza personale, come la base di
ogni sistema d'imposte. Se la conseguenza , che coloro i quali sono poveri si
sottraggono alla contribuzione delle spese ai cui beneficii essi partecipano, havvi
in questa apparente deviazione da' principii un contrappesante vantaggio, che,
per lo meno, tende a loro facilitare l'accesso alla propriet, e a diminuire quella
ineguaglianza di condizioni, che ritarda il progresso sociale.
Il principio di uguaglianza richiede che tutte le tasse destinate a fornire un
reddito siano imposte direttamente, perch dessa la sola maniera con cui la con
tribuzione di ogni individuo s possa paragonare ai suoi mezzi. Ogni imposta sul
consumo porta con s l'inconveniente che i bisogni personali degli uomini ed i
loro consumi materiali variano molto di meno del loro capitale e del loro reddito.
L'operaio, se non consuma affatto tanto pane, carne, t, caff, zucchero, cotone,
lana, ecc., quanto il milionario, consacra per la compra di colali articoli la pi
gran parte del suo reddito ; mentre che il capitalista non spende che una piccola
porzione del suo per comprarsi una quantit ancor molto pi grande delle der
rate che gli piace consumare. Qualunque siano gli articoli che si possano sce
1072 E. PESHINB SMITH.
si pu obbiettare che si tassa la societ intiera pel vantaggio dei consumatori del
prodotto che richiede il premio. Un'altra obbiezione ancora che i produttori
stranieri, abbassando i prezzi, potrebbero render vana la misura e lasciar pe
sare, senza alcuna speranza di sollievo, il carico del premio sulla comunit che
lo paga, venendo i soli consumatori a profittare del prezzo ridotto. Nell'altro
metodo, lo stabilimento di un dritto Asso, aumentando il prezzo di un prodotto
straniero, fa gravare la tassa su' consumatori, che raccoglieranno tutto il van
taggio in una riduzione avvenire. A misura che il prezzo della produzione indi
gena diminuisce, il produttore straniero costretto di subire realmente una parte
del dritto, e cos contribuire al reddito del paese ed all'alleviamento de' contribuenti.
la diminuzione del costo di produzione all'interno agisce sopra lui come un'am
menda, che cresce a misura che il prezzo della merce protetta ribassa col pro
gredire dell'industria nazionale, il perfezionarsi delle macchine, e l'estendersi
degli sbocchi, sino a non pi essere una tassa su' consumatori.
Mr. J. S. Mill mette avanti un argomento, che ne' limiti che ci siamo imposti
non ci permesso discutere, per provare che i dritti all'importazione di ogni
merce che non possibite prodursi all'interno, come ancora i dritti che non sono
abbastanza alti per controbilanciare la differenza delle spese tra la produzione
interna della merce, e la sua importazione , sono in parte pagati dallo stra
niero. Un paese, dice egli, non pu rinunziare all'idea di tassare i forestieri, a
meno che i forestieri non si astengano parimenti dal farlo. Il solo modo in cui un
paese pu evitare di perdere pei balzelli imposti dagli altri paesi sulle sue merci,
di mettere balzelli corrispondenti sulle merci loro. Solo deve badare che quei
balzelli non siano si alti da superare tutto quello che resta del vangaggio del
traffico, da mettere un termine all'importazione, facendo che l'articolo sia pro
ci' Ito entro al paese, o importato da un altro mercato pi caro . Princ. di
Econ. Petit., V. nostra edizione, voi. XII, lib. V, cap. IV, . 6, pag. 1008.
Abbastanza chiaro egli , che se i cittadini di un paese sono costretti di produrre
in casa loro un articolo che ottenere potrebbero con minor travaglio importandolo
dall'estero, e se, in conseguenza, vien meno l'entrata doganale, vi ha una doppia
perdita -, dapprima, la perdita della differenza di prezzo tra gli articoli nazionali
e gli stranieri, e poi, quella dell'entrata doganale o piuttosto, della ponione
di entrata, se una ce n' ha, la quale si fosse tratta dagli stranieri e che (sic
come dobbiamo supporla necessaria) bisogna ottenere mediante un altro modo
d'imposta. Da tale considerazione un argomento si potrebbe dedurre contro i
dritti che principalmente mirano alla creazione di un reddito, e la cui prote
zione accidentale non che l'oggetto secondario. Se la protezione uno 3copo,
dovrebbe essere il principale, ed il reddito un accessorio momentaneo, ottenuto
in un modo che giustificabile soltanto sia come un mezzo per conseguire un altro
scopo. Se una ragione valida havvi per accordare gualche grado di prolezione,
esser debbe in mira di diminuire il prezzo della produzione, non mica per per
mettere ad una classe favorita di produttori di continuare un genere d'industria,
il quale altrimenti, sarebbe loro svantaggioso , ed attignere , per riparare le loro
perdite, nella borsa de' consumatosi le contribuzioni de' quali, ove il dazio
imposto altro effetto non ha se non quello di sostituire il consumo di un prodotto
fabbricato nel paese al consumo di un prodotto importato, e non ha virt niuna
Econom. Tomo IX. 68.
1074 . BSHINE SMITH.
di acer&eefe 11 consumo abbassando gli antichi prezzi, sono un altrettanto di preso
dal tesoro pubblico. Se il dazio ha per effetto di diminuire il prezzo del prodotto,
porta in s la sua giustificazione, e non ha bisogno di appoggiarsi ad un prelesto
fiscale. In questo medesimo caso, esso tende ad eludere l'idea di farne un red
dito, tranne dove cavar si possa da' produttori stranieri.
Ninna buona ragione havvi perch questi partecipino a' vantaggi di Una
specie di associazione con un popolo come per ogni operazione commerciale
lo fanno senza contribuire al pagamento delle spese per cui mezzo questo
popolo mantiene i rapporti di associazione civile e commerciale tra' suol proprii
cittadini. La loro premura ad intervenire ne' nostri mercati mostra che vi trovano
il loro vantaggio; e dovuhque il dazio semplicemente protettore, si vede ch'essi
si sforzano di attirare a s i cambii, con grave pregiudizio dei legami di cambio
e di associazione tra* cittadini, allo sviluppo dei quali principalmente devono i
governi mirare.
Secondo il nostro sistema, il Governo Federale non ha potere d'imporre dritti
sull'esportazioni di niuno degli Stati; e gli Stati han rassegnato il potere di mettere,
senza il concorso del Congresso, alcuna imposta o dazio sull'importazione o l'espor
tazione, eccetto quelli che assolutamente necessarii sieno all'esecuzione delle loro
leiiL'i di sorveglianza . Noi dunque non abbiam bisogno di esaminare l'effetto dei
drilli all'esportazione, i quali sono, difatto, abrogati nella nostra Gonfederazione. Il
paese che ha ricorso a questo mezzo di crearsi un reddito, innalza artificialmente
per i paesi esteri il prezzo dei suoi prodotti e limitandone lo sbocco, ne aumenta
il costo di produzione all'interno; o ci ch' lo stesso, impedisce l'economia che
effettuar si potrebbe colla estensione de' mercati.
Ci asteniamo da ogni sviluppo sulle materie pi particolarmente suscettibili
d'imposte, il modo ed il momento di sgravamele, quando vi abbia probabilit
di risparmiare al governo le spese di percezione, e cos diminuire il peso che
gravila sui contribuenti. Riguardando le imposte dirette come la sola legittima
fonie del reddito pubblico, quando non si tratta di creare un reddito non vo
gliamo abusare della pazienza del lettore con un pi lungo esame de' mezzi ecce
zionali di ottenerlo, mezzi i quali non devono essere tollerali , se non tendono a
diminuire la necessit del loro stesso Impiego ed il reddito fiscale che producono.
In ci, come in tutti gli altri suoi modi di azione, il governo non ben compie il
suo dovere se ton a misura si renda di pi iu pi meno necessario, e proporzio
natamente all'acquisto che I cittadini fanno del sapere e delle facolt che li ren
dono loro proprii legislatori, e secondo che alla sommessione ed ulla dipendenza
delle potenze di qui gi si sostituisce il self-governement , la spontanea obbe
dienza alla legge celeste. obbediendo a questa legge che i figli degli uomini ot
terranno l'adempimento della promessa,
Vot Conoscerete La Verit, E La Verit vi Far Liberi.
CAPITOLO I.
Legge della perpetua circolazione nella materia e nella forza.
Classi Reazione delle funzioni umane. Leggi ebe governano la produzione
de' viveri, base dell'Economia Politica. Materia e forza indestrutti-
bili. Sorgenti originarie degli elementi che combinandosi formano
i viveri. Distinzione tra la vita vegetale e l'animale. Reciproca
conversione della materia vegetale ed animale. Modo come la natura
rinnova la esaurita fertilit del suolo. Teoria di Malthus sulla popo
lazione, fondata sul falso principio che il consumo de' viveri sia una
distruzione, e non una fase del fenomeno della circolazione. La po
polazione non pu tendere a sorpassare i mezzi di sussistenza se non
culla violazione delle leggi naturali e della produzione vegetale. . . 891
CAPITOLO n.
Formazione dei terreni, e loro adattamento all'occupazione
e alla cultura.
Modo in cui formasi un' Isola di Corallo, e diviene atta ad alimentare la vita
vegetale e l'animale. Come la nuda rocca delle montagne cambiasi
gradatamente in terra. Formazione dello strato vegetale. Modo
come dalle cime de' monti si deposita nelle valli sotto forma inerte,
e scende pe' declivii mediante la vegetazione che esso alimenta. Prin
cipio della cultura. Suo progresso dalle terre alte alle basse. Ipo
tesi di Ricardo sull'occupazione del suolo. Confutazione storica di
questo sistema fatta da Carey. Dimostrazione indiretta della falsit
della teoria di Ricardo 904
CAPITOLO III.
Cooperazione gratuita degli agenti naturali col lavoro dell'uomo.
Progressi umani misurali dall'estensione de* servigi che si possono ricavare
dagli Agenti naturali. Essi danno all'uomo il loro potere, senza esi
gere da lui ri viveri u salario. Analisi dei motivi delle leggi del
cambio. Limite del valore nel travaglio necessario pe!la riproduzione
dell'oggetto domandato. Incessante diminuzione del valore, cagionalo
1076 B. PESHISE SMITH.
dall' aumento d'utilit degli Agenti naturali. Definizione della uti
lit, del valore, e del prezzo. Il valore del lavoro umano s'innalza col
perfezionarsi delfe macchine, mentre quello del capitale esistente ribas
sa. Come l'aumento del capitale si distribuisce fra il lavorante ed il
capitalista. Il capitalista non prende che una proporzione sempre mi
nore dei prodotti del lavoro e del capitale, ed il lavorante ne piglia una
sempre crescente ; mentrccb entrambi ottengono una quantit assoluta
sempre pi grande. Grand'importanza di questa legge, scoverta da
Mr. Curry, come legge di progresso e di agguagliamelo .... pag. 922
CAPITOLO IV.
Rendita.
Ricerca del fondamento del valore nella terra. Esso intieramente dovuto al
lavoro dell'uomo. Ribassa di continuo, come quello del capitale sotto
tutt'allre forme, e per la medesima ragione. Teoria di Ricardo sulla
Rendita. Secondo questa teoria il proprietario dovrebbe ottenere una
proporzione sempre maggiore de' prodotti del suolo. Prove del con
trario cavate dalla storia d'Inghilterra, e dalla testimonianza de' suoi
Economisti. Divisione del suolo in Francia tra i proprietari e i lavo
ranti, negli ultimi 150 anni. La Parte Proporzionale del proprietario
diminuisce, io ogni paese, a misura de' progressi della popolazione e del
capitale 940
CAPITOLO V.
Mercedi.
Definizione della mercede. Relazione tra la mercede del lavorante e la sua
efficacia. L'intelligenza la sola qualit nel lavoro dell'uomo, la quale
una buona economia di impiegare e rimunerare. Le basse mercedi
danno un lavoro caro, mentre le elevate ne danno uno a buon mercato.
Tendenza delle mercedi ad aumentarsi col progredire della popola
zione. Come i lavoranti passano dalla servit alla libert, in Inghil
terra, e nel continente. Progressi delle mercedi in Inghilterra, dall'a
bolizione della servit sino a' nostri giorni. Azione politica delle leggi
naturali, le quali migliorano la condizione del lavorante. Principi!
che regolano le mercedi ne' diversi impieghi. Cattiva politica delle
restrizioni alla libert del lavoro. Delle combinazioni per impedire
l'aumento de' lavoranti in certi rami d'industria. Effetto che le mac
chine producono nel rimpiazzare i lavoranti. Relazione di questo fatto
colla teoria Maltusiana 953
CAPITOLO VI.
Profitti.
I profitti comunemente stimati, non secondo la proporzione tra la quantit delle
anticipazioni fatte dal capitalista ed il reddito, ma dalla differenza nei
prezzi. Il valore una buona misura del guadagno individuale, ma la
quantit ci che pi importa ad una nazione il considerare. La
meta del profitto non misura della prosperit nazionale. La propor
zione dell'aumento del capitale nazionale superiore alla meta del pro
fitto ed alla proporzione dell'aumento della popolazione. Modo come i
Governi han ritardato l'aumento del capitale. Identit del proftto reale
colla rendita. Il profitto nominale comprende una parte spettante alla
mercede ed all'assicuraziono del capitale. Il rischio a cui un impiego
INDICE. 1077
pu essere soggetto aumenta il costo di produzione. Questo rischio
cresce se il Governo adotta un sistema poco giudizioso di entrate pub
bliche. Rendita o interesse del danaro. Effetti delle leggi contro
l'usura. Tendenza della meta del prolitto a ribassare, a misura che
la popolazione e la ricchezza aumentano pag. 980
CAPITOLO VII.
Cambio.
Il Cambio deriva dalla divisione del lavoro. In principio esso equivale ad un
baratto di lavoro. ^-Son coloro che creano un prodotto, non mica coloro
che m; fanno il commercio quelli che aprono uno sbocco ad altri prodot
ti. Esame della dottrina di Hr. J. S. Mill, che una domanda di pro
dotti non una domanda di lavoro. Vantaggi della divisione del la
voro. soltanto da essi cbe promana il vantaggio del cambio.
Paragone dei vantaggi del commercio interno e del commercio esterno.
Differenza di opinioni tra Adamo Smith e i moderni Economisti in
glesi su tal punto. Esame delle idee di Ricardo. Influenza della
prossimit de' consumatori sulla fecondit del lavoro agrario. Le spese
di trasporto gravitano sul produttore. Effetto della lontananza dei
mercati su' diversi modi di cultura. Rapporto di tal questione colla
dottrina di Ricardo sulla rendita. Spossamento del suolo, per conse
guenza del sistema commerciale in cui predomina l'esportazione. Ne
cessit di una gran popolazione per impedire la perdita delle materie
fertilizzalrici. Importanza dell'esistenza di mercati locali; cattivi effetti
della centralizzazione del commercio. Opinioni di Adamo Smith sui
progressi naturali degli uomini nei grandi rami dell' industria. Inter
vento del Governo della Gran Bretagna nella libert del commercio.
Esame del sistema protettore come mezzo di resistenza. Risultali di
questo sistema sul continente europeo 999
CAPITOLO VIII.
Moneta e Prezzo.
Inconveniente del semplice baratto. Propriet dei metalli preziosi che si
usano come mezzo di cambio. Essi non sono una misura assoluta del
valore. L'oro e. l'argento si conformano alle leggi generali, che rego
lano le altre merci.La moneta l'indizio di un credito che chi la pos
siede ha fatto alla comunit. Mezzi sostituiti alla moneta come stru
menti di trasmissione. Vantaggi delle operazioni de' banchieri.
Relazione tra prezzo e valore. Effetto della variazione della domanda
e dell'approviginnamento sui prezzi. Effetto sui prezzi di un sistema
di circolazione fondato sul credito. Modo come le crisi commerciali
si producono e finiscono. Come la necessit d'inviare un piccolo
sopravanzo di produzione in un lontano mercato regola il prezzo della
totalit di questa produzione. La necessit di andare a cercare in un
mercato lontano una piccola quantit che manca regola il prezzo di tutta
la quantit offerta. Azione di questi principii nel determinare da chi
debbono essere sopportati i dritti alla importazione 1042
CAPITOLO IX.
Governo.
Vantaggi di cui godono gli Americani per arrivare alla conoscenza delle le
gittime funzioni del Governo. Sviluppo naturale dell'associazione ,
1078 E. PKSBIRK SMITH.
sotto forma di Governo, fra gli uomini. L'oggetto pi generico de)
Governo quello di svolgere l'associazione tra coloro che lo hanno
istituito. Esempii delle sue vere funzioni, cavati dalle nostre isti
tuzioni politiche, e dalla nostra storia. La self-regulation compati
bile colla pi gran somma di libert. Tendenza, naturale a progres
sive restrizioni del potere e delle funzioni del Governo, Esempii della
storia dello Stato di Nuova-York. Principii delle imposte. Le im
poste dovrebbero essere proporzionate a' servigli che ciascun compo
nente della Comunil riceve dal Governo. L'imposta diretta, in pro
porzione della propriet, conforme al detto principio. Ineguaglianza
inerente a tutti i modi di imposta indiretta. Le imposte dovrebbero
assettarsi in modo da conseguire il fine per rui il Governo istituito.
Si possono far agire come ammende , per punire la violazione dei
regolamenti che i componenti della Comunil hanno concordemente
stabilito. Sino a qual punto i dritti all'importazione possono agire
come imposte sullo straniero. Esame dell'opinione di Mr. J. S. Mi il
su tal riguardo pag. 1061
1079
IN QUESTO VOLUME.
723. Qual' l'importanza che Banfleld ottenibile mediante il ribasso dei dui
ha allritmilo iilla classificazione dei biso sulle bevande, 801.
gni umani, 7-21. Bianca. Regina di Navarro, suo detto nel
Barcellona. Nascita del commercio di l'invasione dei Mongoli, 509.
Barcellona e rivalila da essa sostenuta Biglietti. Biglietti col ors forzato in
contro Genova, 8i0. Austria ed Inghilterra, 698. I biglietti
Bareewel. Suoi miglioramenti siili' alle di banco che cosa sono, e che rappresen
vamento dal bestiame, 1006. tano, 706. Come e da chi pagate il
Bartiielemy. Citalo sulla moneta in Roma, loro interesse, 707. Loro ragionevole
819. riroporzione co' fondi tenuti in serbo dal
anco per rimborsarli, 708-9. Che
Bartolomeo da Castello. Questi e Guido
cosa sono i biglietti all'ordine ; e giorni
(Ih Castiglione tesorieri della borsa reale
di grazia che in Inghilterra si accordai
in Inghilterra, 8:23.
dopo la loro scadenza, 830. Il lori
Basilea. Misura dello sconto, 449. numero si proporziona sino ad un certo
Bastiat. Sue parole nel' annunziare la punto al numero degli affari effettivi;
legge del capitale, 939. Citato nella ma non ha alcun rapporto colle merci
moneta. 1045. Qual secondo lui il trasferitesi, e pericoli che sonvi in ci,
vero ufficio del governo, 1003. 831. Che cosa rappreseti tano, e come
Beccai. A qual pregiudizio attribuibili gli nascono i biglietti di banco , 834.
alti salari dei beccai, 497. Vantaggi quando sono portati ad uni
piccola somma, e limite estremo di que
Belgio. Sua agricoltura ; perch vi pre
sta somma, ivi. Errori dei danni te
ferita quella delle praterie, e delle ma muti da questo genpre di piccoli bigliet
terie tessili, 770. Commercio di con ti, 835. Opposizione che l'emissione
cime dell'Olanda col Belgio, 771 . dei piccoli biglietti incontr in Inghil
Esso ha rovinato le sue manifatture pro
terra, e a che attribuibile, ivi. In che
teggendole, 793. Miniere di carbone, consista la maggiore utilit di uaa or-
e loro abbondanza nel Belgio e nella
colazione di piccoli biglietti, 837. U
Prussia, 814. Valutazione della quan sostituzione loro al danaro esportalo
tit di coione grezzo adoperatovi, 870.
un mezzo di impedire le crisi indu
Progresso delle manifatture di lana, striali ne' tempi di carestia, 841.
1040. Forzare il loro corso un furto, 842.
Bellot. Givo), Bellol, Rossi, componenti Errori su cui fondata la proibizione
, tu Commissione, incaricala in Ginevra di ai banchieri di liberamente emettere bi
rifare il titolo delle ipoteche, 599. glietti al portatore, 843. Per quali
Beneficenza. Per giudicare degli effetti fatti si rivelato in Inghilterra il cat
degli istituti di beneficenza sulla popo tivo effetto della soppressione dei pio-
lazione bisogna confrontarli con questa coli biglietti di banco, ivi. Quali sono
tassa, 165. le cose che provvedono a' mezzi del loro
Benoiston. Citato, 153, pagamento, 1048. Da quali misure
Nuova York guarentito il rimborso dei
Berrhaus. Citato sulla produzione de'me-
biglietti di banco, 1049, IONI.
talli preziosi, 826.
Birra. A che attribuire la fondazione delle
Berlino. Come per opera dei migliori e grandi fabbriche di birra in Inghilterra,
pi rapidi mezzi di comunicazione Ber 854. Perch l'abolizione de' dazi sulla
lino ha acquistato il buon mercato di
birra stala nocevole all' Inghilterra,
viveri, 915.
856.
Berna. Governo di privilegio, 561. Bisogni. Elementi de' bisogni nella consi
Com' che vi si potuto assettare un' derazione dell'offerta e della- dimanda,
imposta generale e proporzionale sui 38. Qual' l'importanza che BanOeltl
profitti, 666. ha attribuito alla classificazione dei bi
Berr. Citalo nelle praterie e la fabbri sogni umani. 724. La soddisfazione di
cazione del formaggio in Lombardia, un bisogno primordiale eccita il seali-
773-74. mento di molte secondarie privazioni,
Bkkzei.U's. Citalo sulla composizione del 746. Conseguenze di cui pregno
corpo umano, 894 n. questo principio, 746 a 750. L'au
Bevande. Imposte dirette ed indirette ed mento della potenza produttiva dipende
in quale delle due si pu classificare dalla facilit della soddisfazione dei
quella sulle bevande, 642. Risparmio bisogni primordiali, 747. Importanza
operatosi in Inghilterra per virt della della classificazione dei bisogni , 746-
temperanza nel consumo delle bevande, Come che sia la base della teo
800, 801. Somma di risparmio ivi ria del consumo, e di quella del valore,
CONTENUTE IN QCESTO VOLTJMK. 1085
746 a 751. L'uomo ai eleva a misura Buffon. Citato* 173.
dell'estensione de' suoi bisogni, 403. Burger. Citalo, 808.
Ordine di classificazione de' insogni dopo
Bi'kgher. Citalo sull'agricoltura della
soddisfano quello del nutrimento , 786.
Classificazione de'bisogni umani, 891. Lombardia e Venezia, 775.
Essi sono illimiiati e gradazione del Bussola. Quando e da chi fu inventata r
loro soddisfacimento, 892. 808. Perch nella bussola il punto
Boi ck. Scopo della sua opera sull'Econo nord fu indicato da un giglio, 809 n.
mia politica degli Ateniesi, [32]. Re Caff. Gradi di temperatura bbisogne-
lazione del valore dell'oro in diverse voli per la coltura del calf, 554.
epoche della antichit in Atene e Ro
Caird. Sue osservazioni sulla rendita me
ma j 70. Citato sulla moneta in Ro
dia d'Inghilterra, 945.
ma, 819.
Boemia. Emancipazione ivi de' servi, 963. Cahan. Citato sul lusso della vegetazione
dell'America meridionale, 902.
Bolivia. Calcoli di Humboldt sulla pro
duzione de' metalli preziosi delle mi Camriale. A che equivale l'avallo della
niere della Bolivia, 825. cambiale, 516. Da che nata e da
chi fu inventata la cambiale , C99.
Boni del Tesoro. V. Debito pubblico. Che cosa sono, e loro origine, 830.
Bordigliere. Cultura del frumentone nelle Che cosa sono, 1046, In che e come
bordigliere, e se si pu imputare alla esse si debbono distinguere dalla mo
sua abbondanza lo spirilo di apatia delle nelli, 1031.
loro popolazioni, 576. CAMBIO. Circoslanze indispensabili nel
Borgogna. Fusa nella Francia, 561. cambio, 23. mezzo indiretto di pro
Borsa. A che. paragonali i movimenti di duzione, 91. Tutti i feuorneni econo
compre e vendile alia Borsa, 665. Fu mici, il consumo, il cambio, la cirrola-
neste conseguenze dell'aggiotaggio di zione , si trovano competenti nel fallo
Borsa, 674. Le compre e vendite a della produzione, 93. Il modo come
Dne corrente sono uno dei pi deplora il cambio si esegue, o come una cosa
bili giuochi di azzardo, ivi. Fra i giuo si produce, non mutano la essenza del
chi di Borsa il pi prudente la compra prodotto, n dei produttori, 98. La
a premio, ivi. Tommaso Gesham fon produzione sociale un fatto complesso e
datore della borsa reale di Londra , molteplice ed in conseguenza non ce n'
811. alcuna che contemporaneamente non sia
Bosscet. Citato e corretto sul sistema un cambio, 738. Ogni oggetto permuta
delle caste, 127. bile rappresenta un'offerta ed una richie
sta, 739. Esso non produce ma age
Brasile. Produzione di metalli preziosi volala produzione, 693. Teoricamente
delle miniere del Brasile , degli Stati non assurdo far servire un oggetto
Uniti, del monte Ural in Russia , 826. senza valore come mezzo di cambio,
Brevetti d'invenzione. I brevetti d'in 694. Che cosa sia e motivi delle sue
venzione, la propriet letteraria, le proi- legyi, 924. Il camino deriva dalla
bizion costituiscono un monopolio arti divisione del lavoro, 999. In princi
ficiale, 45 Inuiilii dei brevetti, 750. pio equivale ad un baiano , 1000.
1 dazi di protezione ed i brevetti d'in In che consista il vantaggio suo, 1000,
venzione non producono allro effelto che 1001. Esso aggiunge valore ai pro
adescare il mal consigliato impiego di dotti, ma non ne accresce la quantit,
capitale, 792. 1001. Il cambio implica l'associazio
Broglio. Citalo, 255. ne dei produttori. 1001. E questa
associazione si traduce nel bisogno della
Bronzo. Moneta di bronzo fatta battere da loro vicinanza, 1005. E dai vantaggi
Timoteo in Ateoe, 696. Le monete di della divisione del lavoro che risulla
brouzo e di ferro erano nell' antichit il vantaggio del cambio, 1009, 1010.
battute per un valor nominale superiore lnconvenieuti del semplice baratto,
al reale, 819. 1042.
Brul. Rapporto delle nascite dei maschi Cambrensis Geraldus, citato sugli schiavi
e delle femmine, da Bruce. assicurato in Inghilterra, 961.
esstere verso le sorgenti del Nilo, 595.
Canada! Rasinn per cui esso domandava
Bruges. Perch molte industrie se ne emi agli Stali Uniii la reciprocit del libero
grarono nel XV secolo, 790. commercio dei grani, 1039. Opinione
Bruxelles. Prezzi de' terreni da fabbrica di Mac Culloc su questo bill di recipro
in Bruxelles, 786. cit, 1060.
108G INDICI ALFABETICO DELLE MATERIE
Candoixe (Alfonso di). Citato sulle somme tori, e perci le loro mercedi, non deb
che l'Asia assorbe dall'Europa ogni anno, bono comprendersi nel capitale, 244.
74. Conseguenza erronea cui si va incontro
Canna da zucchero. Gradi di temperatura Del comprendere il salario dei lavoratori
abbisognevoli per la coltura della canna nel capitale, 246. Illusioni per cui il
da zucchero, 554. salario si compreso nel capitale, 248.
CAPITALE. Differenza tra il lavoro del Importanza di non caratterizzare come
l'uomo e la potenza del capitale nel capitale il salario, 249. Perch le case
suo rapporto collo Stato, [8], Esem di abitazione non debbono comprendersi
pio della parola capitale, 21. Va Del capitale, 250. Il capitale a diffe
riet dei signilcali che lu parola ca renza degli altri due strumenti d produ
pitale ha nell'uso, ivi. Ad ogni im zione possiede una potenza indefinita di
piego di capitale non si ottiene una pro aumento, ivi. Azione del suo aumento
duzione proporzionale, 49. Elemento sull'incivilimento, il progresso e la ric
del costo di produzione, lavoro, capitale, chezza delle nazioni, 251. Sua potenza
terra, 39. Che rosa comprende cia di aumento sussidiala dalla libera con
scuno di questi elementi, 39-40. Il correnza, e dal credilo, e dalle forze
lavoro, il capitale e la terra costituiscono meccaniche, 251 . La quistioDe degli
delle forze appropriate dirette, 86. ingorghi dei mercati abbraccia e domina
Loro carattere comune e loro dissomi tutte le quistioni attinenti all'aumento ed
glianze, 86 a 88. Che cosa sia l'eco alla potenza del capitale, 252-53.
nomia, e come ne nasca il capitale, 88. L'accrescimento del capitale non pu
I talenti acquisiti assomigliati al capi mai essere eccessivo, 269-71. Duve
tale, 89. Gli schiavi costituiscono pi finisce il profitto liin-cc l'accumulazione
un capitale che un lavoro, 106, L'a del capitale, 269. Quando i profitti di
zione del lavoro e del capitale sulla terra minuiscono u' accresciuta la quota <iel
Don dissimile da quella che esercitano capitale, 269. Quand' che i satani si
sopra ugni altro agente naturale, 179. sostengono ad onta dell'aumento del ca
La potenza del lavoro e. del capitale si pitale. 209-70. Utilit d'impiegare una
sviluppa per intiero quando applicasi parte del capitale in intraprese arrisicate
sopra una grande scala, 190. L'abhon- e in difficili esperimenti industriali, 270.
dnnza di capitale in un paese rende pi Come l'aumento del capitale accop
difficile la vendita delle terre, 201. piato con una popolazione stazionaria
Contraddizione implicata nel dire che il riesce eminentemente utile alle classi po
risparmio sia un agente della produzione, vere, ivi. Il capitale mentre stru
238. Come varia la relazione del capi mento di produzione ricchezza, 271.
tale colla ricchezza totale di un paese, Le macchine sono un capitale, ivi.
ivi. Difficolt Dell'apprezzare il capi Effetti che il capitale produce, rela
tale esistente in un paese, 238-39. La tivamente ai lavoratori secondo la forma
misura dei profitti non indizio certo che riveste, 272. Nelle crisi prodotte
della quantit del capitale, 239. Dove dalle macchine una gran porzione del
ci ha capacit o abilit acquisita ci ha capitale fisso s aumenta, 270. Errore
capitalizzamento, ivi. Oscurit e con che l proibizione assicuri un certo im
fusione che regna nella definizione del piego al lavoro ed al capitale indigeni,
capitale, 236. - Qualunque prodotto non 286-87. Il capitale circolante corre
un capitale, 237. Quand' che un pochi rischi ove il passaggio alla libert
risparmio pu dirsi capitale, ivi. commerciale sia graduato, 298. Il fisso
Tutto quello che d un reddito non un destinato a distruggersi in gran parte,
capitate, ivi. Che cosa debbe inten 299. Falsi timori dell'emigrazine dei
dersi per capitale; elementi che lo com capitali nell'adozione della libert di com
pongono, e come nasce, 237 38-39. mercio, 300-1. Quandl che il capitale
Materiale ed immateriale, 239. Che incorporato colla terra pu. considerarsi
cosa comprende l'immateriale, 240. come tale, 373-74. Opinione di Se
Capitale pubblico e privato, 24t. Se nior su ci, 373. Il capitale intellet
l'azione che il tempo esercita sui vini sia tuale non si pu impiegare che dal solo
un capitale, 240-41. Smith citato sulla possessore, 375-76. I mezzi di cre
distinzione del capitale fisso e circolante, dito che si posson creare non sono un
242. Errore di coloro che intesero capitale, 444. E vero in teora che i
queste denominazioni secondo che il ca profitti sono eguali per tutti i casi, ma
pitale sia durevole, o subito si deteriori, nella pratica vi si oppongono la mancanza
212-43. Come Smith divide il capitale di mobilit perfetta dei capitali, 430-52.
sociale, ed articoli che enumera nel ca Leggi che in Fraucia impediscono l'af
pitale fisso, nel circolante, 245. Per fluenza dei capitali stranieri sull'agricol
ch le derrate che consumano i lavora tura, 452. Il lavoro ed il capitale ino-
CONTENUTE QUESTO VOLUME. 1087
ratmente e materialmente parlando sono una nazione secondo le quantit, 981.
una sola e medesima cosa, 461.' Nei La proporzione dell' aumento del capi
paesi di schiavi il caso dove non vi tale naziooale superiore alla meta dei
che rapitale senza lavoratori, 485. profitti, 983. Il rischio a cui un im
Quand' che una ricchezza pu dirsi ca piego di capitale pu essere soggetto
pitale, 500. Il danaro dato ad impre aumenta il costo di produzione, 992.
stilo quantunque porli interesse non Questo rischio cresce se il governo
sempre un capitale, 500. Gli effetti adotta un sistema, poco giudizioso di
economici degli impieghi azzardosi del entrate pubbliche, 993, 994. Ordine
capitale in quanto agli individui sono secondo cui applicasi a' grandi rami
quelli di arricchire gli uni, precisamente d'industria, 1030.
rovinando gli altri, 513. -* Differenze del Capitalista. Difficolt ed importanza di
lavoro e del capitale in quanto alla faci discernere negli, strumenti della produ
lit di trasporto, 524. Cause fisiche zione il lavoro e la terra, la parte ini
che influiscono sul capitale, 555-56. ziale dalla prodotta, ossia capitaliz
V imposta deve gravare sul reddito e zala, 90. Errore nel supporre un'op
non sui capitale, 630. Che cosa , e posizione d'interessi ed una lotta conti
da che risulta, 760. Quali sono i van nua tra il capitalista e l'operaio, 478 a
taggi dell'associazione che secondo Her 481. Per lo pi nei benelicii dei capi
mann si possono slimare nel capitale, ivi. talisti bawi un dippi del profitto natu
-- Nessuna distinzione pu farsi tra co rale che dipende da ci che egli domina
loro che possiedono la parte naturale del il mercato, 482-83. Il conflitto tra i
capitale e la parte artefatta, 761. Di- .lavoranti ed i capitalisti impossibile
stinzioneslabilitada Hermann del capitale sotto un sistema di libert d'industria,
fisso e del circolante, 764. Suo errore 763. I capitalisti non sono per nulla
riguardo all'aumento di entramlii ed alla protetti dal sistema proibitivo, 204.
loro trasformazione, 763. I.a tendenza Se gli interessi dei capitalisti e dei pro-
del capitale circolante a convertirsi in prietani si trovino in lolla, 530. La
fisso un indizio eerto di progresso, quislione dei cereali il pi che interessa
jvi. Du quali considerazioni bisogna si ai proprietari fondiari ed ai capitali
essere guidato nel qualificare il capitale sti, 532. Distinzione di. due classi di
o come fisso o come circolante, 766. capitalisti in lotta fra di loro, 735. Lo
In che senso apprezzabile il secondo, speculatore sui valori appropriati pro
ivi. Spostamento di capitali che ar tezionista, ed avversa il bene generale,
reca la disuguaglianza dell'imposta, 626; 756. Quegli al contrario che specula
L'imposta sui capitali li spinge ad sull'aumento degli impieghi di diverso
emigrare, 663. nell'interesse di uno . genere la favorisce, 737. Come tra
Stato non solo di impedire questa emi lui e il lavorante si distribuisce I' au
grazione, ma anche di attirarli, 664. mento di capitale, 952. 1 rischi che
l gran vantaggio del rispetto della pro corre pel peifeziooamento delle mani
priet consiste nell'accumulazione dei fatture l'operaio sono minori che quelli
capitali, 733. Come avviene che l'ac dei capitalisti, 793.
cumulazione e l'impiego di nuovi capitali
vantaggioso all'aumento dei profitti e Capo di Buona Speranza. Sua scoperta,
delle mercedi, 734. d'imprestiti of 311. A che attribuibile la debolezza
frono un investimento sicuro ai piccoli del lavoro degli Olandesi nel Capo di
capitali, 672. Col perfezionarsi delle Buona Speranza, 550. Difficolt del
macchine il valore del travaglio umano l'aratura al Capo di Buona Speranza,
s'innalza e quello del capitale esistente 354. Perch la coltivazione del cotone
si abbassa, 929 a 932. Che cosa sia vi quasi impossibile, 553.
il capitale, 932. L'aumento suo dee Capo Vi i-.hk. Sua scoperta, 311.
necessariamente precedere quello della
popolazione, ivi, Parole di Bastiat Carbone. Miniere di carbone, e loro ab
bondanza nel Belgio, e nella Prussia,
nell'annunziare la legge, del capitale,
939. - La terra non si distingue in 814.
qualit dal capitale mobiliare, ed il suo Carey. Inconvenienti delle sue confutazioni
valore come quello del capitale ribassa della teoria di Ricardo sulla rendita,
di continuo, e per la medesima ragione, 726. stato il primo a combattere
9i2, 943. La parte proporzionale del la apparente contraddizione tra le leggi
proprietario diminuisce in ogni paese a che regolano l'uomo, e quelle che rego
misura de' progressi della popolazione lano la materia, 889. Fu il primo a
e del capitale, 831, 952. L'aumento scoprire la legge dell'ordine della col
del capitale per un individuo deve mi tura delle terre, 910. Confutatone
surarsi secondo il suo valore , ma per storica da lui fatta della teoria di Iticar
1088 INDICE ALFABETICO DILLE MATERIE
do sull'ordine di coltura della terre, 916, colari favorevoli al pigionante per cium
917. Gitalo, 927 n. Citato sulla della immobilizzazione del capitale delle
distribuzione, 93'J. case, 656. Circostanze favorevoli ai
Cariche. Inconvenienti e danni della ve proprietarii per causa del bisounn di al
nalit delle cariche, 124-25 26 A che loggiare e di fortuiti monopolii, 657.
occasione e quanti nacque quest'uso in Qiiiind' che sulla pigione si pu distin
Francia, 126 Con qual lepge confer guere la parte afferente al suolo da quelli
malo, 125. Saint-Simon, citato sulla afferente al fabbricalo, 658. Quaod'f
venalit delle cariche, 126. che le rendite ossia le pigioni delle eiv
rialzano, 785. Come per effetto dflla
Carinzia. Superiorit de' ferri della Carin- concorrenza si possano render* unii i
zia su quelli di Svezia, 815. proprietari di case ai coltivatori, 801
Carit. La distruzione delle istituzioni di Casse di Risparmio. Su che realrofn!
carila non una conseguenza necessaria deve farsi consistere il beneficio di es-e,
della teoria della popolazione, 147. 613. Magione per cui esse non pn>-
Modo di sopprimere la carit legale , sono pagare interessi se i depositi deb-
166. bon conservarsi in moneta metallica.
Carlo Magno. Spinta che diede al commer 839. L' impiego in fondi pubblici
cio, 307. . un imprestilo, che esse fanno agli spe
Carne. La superiore frza muscolare degli culatori, 840.
Inglesi in gran parte dovuta all'uso della ipotecarie. Che cosa sono le ea>?f
carne come nutrimento, 549. ipotecarie, 704. Fanno cattivi affari a
Carta. La invenzione di-Ila stampa e della causa del difello del sistema delle ipote
carta diede il pi energico impulso al che, 705.
commercio, 811. Opposizione che Caste. Bossuet citato e corretto sul si
incontr in Francia nelle corporazioni stema delle caste, 127.
V introduzione delle carte da parati ,
110. Catasto. Insufficienza del Catasto ad u
ragionevole assetto dell'imposta fondu-
Cartagine. A che dovuta l'origine di Car ria, 648 a 650. Idea del catasto, ivi.
tagine, 306. Sua moneta di cuoio, 696. La Lombardia e la S.ivoia furono le
Trasse gran parte della sua potenza prime ad applicarlo, 6i9. Bisognoclie
dal commercio, 807. se ne sent durante la Rivoluzione in
CARTA-MONETA. Idee che hanno condotto Francia e come vi si suppl, ivi. Ope
alla cretizione della carta-moneta, 696. razioni di cui si compone, ivi.
E anteriore alle idee sul credilo, ivi. Catone. Sua parsimonia, 588. GbW
Sua storia nell'antichit, ivi. Carta sulla rimunerazione de' coltivatori de'
moneta della Cina, ivi. Sislema di Law
suoi tempi in Italia, 951 .
ed Rassegnali in Francia, 697. Biglietti
col corso forzato in Austria ed in Inghil Cereali. Come la proibizione d'importa
terra, 698. Sino a qual somma i go zione de' cereali tenda ad aumentare la
verni di Prussia, Austria, e Russia han rendita, 527. L'abolizione di questi
potuto spingere l'emissione dei piccoli proibizione la ribass in Inghilterra, 530.
biglietti, 838. -- Gli inconvenienti di un V. Sussistenze , Grano. lriiprmnM
banco nazionale privilegiato si rassomi della questione dei cereali, 532. 1!
gliano a quelli della libert del governo pi che. interessa s ai proprietari foir
ad emettere carta-moneta, ed enumera diarii ed ai capitalisti, ivi. Essai1
zione di essi, 844. vecchia, 533. ^-Obbiezioni che si pos
sono fare contro la libera importazioni'
Cascemiro. Scialli, 438.
dei grani e risposta di Ricardo , 533.
Case. Perch le case di abitazione non 534. Vedute, oltre quelle economi
debbano comprendersi nel capitale, 250. che, sotto cui la detta questione delibe
Azione dell'umidit nelle case delle esaminarsi, 533. Q lestmoe dei ce
Anlille, 536. Distinzione delle case reali in Inghilterra, 532, 535. Mal
che si possono riguardare quasi sola thus cit., 552. Voltaire cofne apprezzo
mente come capitale, e di quelle che bi il libro di Caliani sul commercio io
sogna considerare ad un tempo come ca Cereali. 533. Effetto sull'agricoltura,
pitale e terra, 655. In Inghilterra si dell'abolizione dei dazii sui "cereali in
distinguono tre classi di interessali nelle Inghilterra 757. - Funesti effetti che
case, i proprietarii del suolo, quelli delle risent l'agricoltura in Inghilterra per i
case, ed i pigionanti, 636. Imposte dazii sui cereali, 779. Perch mai '!
sulle ase, e come dee mettersi la que- caro prezzo del grano una perdita per
itioqe, 656 a 658. Circostanze parti tutti, 780. Se l'abolizione de' cereali
COHTBNDTB IH QUESTO TOIXMK. 1089
d Inghilterra sia stata vantaggiosa ad quelle che regolano il credilo per mezzo
essa ed agli Stati Uniti, 954. di effetti commerciali, 857. In che
Chalmers. Conflitto delle sue opinioni tra consista la maggiore utilit di una cir
la necessit e la responsabilit, 782. colazione di piccoli biglietti , ivi.
Come la circolazione monetaria pu es
Chaptal. Citato al* riguard del consumo
sere disturbata da una esagerata emis
dei metalli preziosi, 69.
sione di Buoni del tesoro, 838 o da
Chardin. Citato, 768. piccoli biglietti dei governi, ivi. Il pro
Chili. Le azioni delle vecchie miniere del gresso tende all'abolizione della circola
Chili trovarono pi compratori a Londra zione dei biglietti e delle monete, 840.
e Ginevra, che in Frauda, e perch, Le nazioni pi ricche son quelle dove
216-17. Calcoli di Humboldt sulla esiste menu circolazione metallica a pio-
produzione de' metalli preziosi delle porzione della massa della ricchezaa,
miniere del Chili, 825. 1016. Effetti sui prezzi di un siste
Cicerone. Sue idee sul lavoro, 106-07. ma di circolazione fondato sul credito,
Suo giudizio intorno a Metello Numidi- 1054.
co, 588. Citt. Che cosa sia la Capitale io uno Stato,
Cina. Sua caria moneta , 696. Nella 601 a 606. Influenze politiche e com
Cina la bussola si conosceva prima che merciali sullo stabilimento di una-cupi-
io Europa, 808 n. tale, 606. La difficolt di trovarne ima
stala di ostacolo all'unit d'Italia, ivi.
Cincinnato. Sua frugalit, 588.
anseatiche. L'emancipazione del
CIRCOLAZIONE. Circolazione monetaria
l'uso della moneta cominci nelle rela
esistente secondo Jacob in Europa prima
zioni commerciali di Venezia, Genova e
della scoverta dell'America e del Capo
Pisa, ed appresso delle Citt Anseati
di Buona Speranza , 70. Che era in che colle loro colonie, 829.
Europa nel 1600, 71. mezzo indi
retto di produzione, 91. Tutti i feno Civilt. Principii che caratterizzano la
meni economici, il consumo, il cam piena e larga civilt, 159. Errore che
bio, la circolazione , si trovano compe- nonni sia civilt dove manchi l'ugua-
netrati nel fatio della produzione Ad. gliauza civile e morule delle classi, o
Smith citato e confutato nella distinzione dove ancora esista qualche privilegio,
de' lavori produttivi ed improduttivi, 93. ivi. provato col fatto della civilt
Il vantaggio della circolazione de' mezzi della Grecia e Koma antiche ; e dell'Italia
di credito che si possou creare di per e de' Paesi Bassi del medio evo, 100.
mettere ad una parte dell'oro e dell'ar Quale sia il tipo economico di una
gento monetati di annientare il capitale de societ incivilita, 167. Quali sono le
stinalo alla riproduzione, 444 45. Gl'ini- cause che allontanano da questo tipo, e
presiiti agevolano la circolazione e la iiii- dall'equilibrio tra la popolazione e le
glioredistribuzione dei valori, 673. Van sussistenze, 167-68.
taggi della circolazione monetaria a moti Clazomene. Permutazione dell'oro e del
vo del doppio elemento di valore che ha la l'argento in Clazomene in moneta di fer
moneta come metallo e come strumento ro, 819.
di cambio, 691-92, Enumerazione de Clero. Come si spiega l'accanimento che
gli svantaggi, 695. Questi svantaggi le classi elevate mettono in Inghilterra
han fallo nascere l'idea di surrogarla con al sostegno della Chiesa anglicana, 254.
un mezzo di cambio pi vantaggioso , Il clero iu Russia ed in Svezia man
694. Teoricamente quest'idea non ha tenuto per mezzo d'imposte in generi,
nulla di assurdo, ivi. Funesta conse 847, 848.
guenza della regola che vuol vincolare la
Clima. Influenza dello stato igrometrico
circolazione della maggiore o minore ab
dell'atmosfera sulla costituzione fisica
bondanza delle monete metalliche, 728.
dell'uomo e sulla durata del lavoro, 5i-j.
Il vantaggio di un mezzo comune di
Influenza de' venti, 546. Errore
circolazione " stato un incentivo all'as
che la bassa temperatura' sia favorevole
sociazione dei popoli , 818. Come alla longevit, 546 a 548. Cause fisi
questo mezzo unito alla profusione che
che ebe influiscono sulla potenza pro
Alessandro ne fece in Persia gliene age duttiva della terra; influenza del clima,
vol la conquista, 819. Il numero dei 554. In quali condizioni di progresso
biglietti si proporziona sino ad un certo sociale la fertilit della terra ed il clima
punto al numero degli affari effettivi; ma
sono elementi di ricchezza e di po
non ha alcun rapporto colle merci trasfe tenza, 767.
ritesi, e pericoli che sonvi in ci, 831.
Le leggi della circolazione sia in mo Cobbet. Citato, 202.
neta che in carta si diversificano da Cobourg. Importanza delle manifatture di
Eeonom. Tomo IX. 69,
109(1 INDICI! ALFAKRTICU DKI.LB MATERIE
ferro del principe di Cobourg in Austria, non si potrebbero che abusivamente chia
815. mar colonie, 307. Cessazione de lo spi
Cocco. Sua vegetazione, 901. rito colonizzalore.collacaduia dell'Impero
Itomano, ivi. Primi fondamenti delle
Codice. Adozione cbe quasi tutti i paesi colonie portoghesi nelle Indie fatli da
d'Europa han fallo o van facendo del Vasco de Gama ed 'Albuquerque, 3M,
codice napoleonico francese, [11]. Ri Differenza di carattere, di prosperiti, e
forma che esso esige uc' suoi rapporti di azione governativa celle colonie del
economici, [12]. Una nozione esatta Portogallo e della Spagna, 312. Tram
ed una classificazione de' prodotti sono inomi a cui le une e le lire furono sot
condizione essenziale di ogni buina le toposte sotto il puolo di veduta pollino
gislazione, [ivi]. Confusione cbe nel e religioso, 313. Soli il punto dive
.codice francese refina nella distinzione duta economico furono sottoposte i si
de' frutti, [131. Esso tiene pi conto stema mercantile, ivi. Le spinto del
de' beni stabili cbe de* mobili, [ivi]. sistema mercantile era fare delle colonie
Vizi e difelli del codice francese a ri un esclusivo mercato della madre-pa
guardo del prestilo, [ivi]; delle fa tria, ivi, 313. Fusione delle colonie
colt del tutore sui beni dei minore, spagnuole e portoghesi, 314. Origine
delle ipoteche, dell'obbligazione e dei delle colonie di Olanda , Inghilterra,
trasferimento della propriet, [li]; Francia, ivi. Idee di Colbert sulla
dell' arresto personale, [13]; delle importanza delle colonie, ivi. Errore
societ industriali, e dell'enfiteusi, [15]; nel credere cbe io tutti i casi il sistema
A che attribuir si deve il disaccordo coloniale sia nocivo alla metropoli, ed
del codice civile di Francia coi primi a che attribuibile, 317. Fondalo sul
principi! economici, [17]. I mercanti l'erronea opinione che il commercio co
d'Amalfi crearono il primo codice di loniale procuri, e costantemente man
commercio, 808. tenga, profitti esagerati ai capitalisti, ivi.
Nero. Il Codice Nero della Fran La soverchia importanza attribuiti
cia, 326. alla moneta fu la principale causa della
Colbert. Sue idee sulla importanza delle nociva iulluenza esercitala sulla Spagna
colonie, 314. dalle sue colonie, 317-18. Il vtotag-
Colombia. Le azioni delle vecchie miniere gio immediato cbe la metropoli pu
della Colombia trovarono pi compratori trarre col monopolio coloniale ano es
a Londra e Ginevra che in Francia, e sere contrappesalu da svautaggi indi
perch, 210-17. retti, 519. Quali sono questi svan-
taggi, ivi. Vantaggi economici indiretti
Colombo. Scoverta dell'America, 31 1. che dalle colonie si posson trarre, 520.
Colonie. La storia delle emigrazioni e del Tra questi primeggia il mercato che >i
le colonie incomprensibile senza la co si prepara colla diffusione della propria
gnizione del principio di popolazione, nazionalit, 320-21. Le colonie offrono
140. Che cosa una colonia gotto imo sfogo alla emigrazione della ma
l'aspetto economico, 316. Il mono dre patria, 321. - Gli stabilimenti in
polio coloniale ed il sistema proibitivo glesi nell'Australia si van fondando in
producono i medesimi effetti , 316. vista di qtnst vantaggi indiretti, ivi-
I privilegi accordati alle colonie le Cousiderazioni politiche per cui .pu
rendono o noeive o inutili alla metro riuscire vantaggioso il possesso di co
poli, 324. Le forme di colonizzazione lonie, 322. La metropoli ba diritto
dipendono dalle circostanze locali, ivi. soltanto sul suolo delle colonie non oc
Difficolt e pericoli di un subitaneo .pas cupato , o occupato da barbari , _i>'i;
saggio dal monopolio delle colonie alla li Inutilit dt una colonia se i caricai
bert, 323. Il sistema coloniale un'ap che le si impongono diminuiscono i pro
plicazione del proibitivo, 304. Storia fitti e le mercedi oltre la loro misura
delle colonie, ivi, 514. Esse sono state comune, 323. Iniquit dei vantaggi
sempre il risultato delle pi imperiose accordati ai ooloni a detrimento degli
circostanze economiche, 304. Il colo- antichi abitanti della colnia, ivi, 324.
nizzamento nel mondo amico era princi- La produzione dello zuCcarodi barbabie
. ,- palmento dovuto allo spirito di migra tola in Francia ha aggravato la schiaviti!
zione o di conquista, ivi, 303. Colo ed il monopolio delle -colonie francesi,
nizzamelo della Grecia antica , 503. 329. Perqual motivo gli schiavi eman
Vi predomina lo spirito di migrazione, cipati sonosi rifiutati alla ooltivaziope
300. In quello dei Fenieh e degli Arabi dello zucchero elle colonie inglesi, ["]
predomina lo spirito commerciale, ivi. Citazione di Adamo Smith sugli al"
Gli stabilimenti de' barbari in Europa esercitati dal governo inglese contro la
CONTENUTE IN QUESTO VOLUME. 109J
libera produzione delle sue colonie ame cause debbono concorrervi, ivi. Falsi
ricane, 1051 . timori sull'emigrazione dei capitali nel
inglesi. Proporzione dei morti tra l'adozione della libert di commercio,
300-1. Il sistema proibitivo si trova
gli africani liberi e gli schiavi nelle co- difficilmente applicato con tutte le sue
- Ionie inglesi, 153. stravaganze ne' piccoli paesi; e per quali
COMMRCIO. Idee della Roma e Grecia ragioni 301-2. Risogna essere gra
dell'antichit sul lavoro ed il commercio, duale, ivi. Il sistema proibitivo mo
105. Che cosa sia il commercio con rir dei suoi propri eccessi, 303. Er
siderato ne' suoi elementi costilutivi, rore che il commercio siasi interrotto
260. - Il brusco passaggio da un si colla caduta dell'impero romano, 307-8.
stema ad un altro d'importazione ed Citt che lo continuarono, 307.
esportazione c'ausa di crisi commer Spinta che gli diede Carlo Magno, ivi.
ciale, 277. La divisione di lavoro e Problema come nel mdio evo le ma
di produzione esistente fra le varie na nifatture ed il commercio potessero pren
zioni obbliga alla libert di commercio, dere un grande slancio, 508. Impulso
278 a 280. Obbiezione atla libert di che le crociate diedero loro, ivi, 309.
commerciare fondata sulla concorrenza Come e per quali \ie i Veneziapi ed i
ehe crea, ivi: - Olibiezione alla libert Genovesi eseguivano nel medio-evo il
di commercio fondata sulle diverse na commercio dell'Oriente , ivi , 310.
zionalit, 282-85. Essa di niun peso Cause che spinsero gli Europei a cercare
per le nazioni nuove, 284. -- Nel' com comunicazioni pi intime e sicure per
mercio non si fa che cambiar prodotti eseguire il commerci coll'Oriente, 310,
contro prodotti, ivi, 285. Effetti delle 311. Pericoli che il commercio del
proibizioni delle merci straniere , 285 a l'Europa coll'Oriente correva eseguen
289. Con esse si favorisce un'indu dosi per la via di terra, 310-. Sco-
stria nazionale a danno di un'altra indu verta del Capo di Ruona Speranza ed
stria, 285 86. Stranezza che ci che influenza che esercit sul commercio,
si d in cambio di un prodotto estero 311. Perch il piccolo commercio ha
sia un tributo pagato allo straniero, 286. ragione di cercare profitti considerabili,
Errore che Ta proibizione assicuri 502. Risogno dell'associazione nel
un certo impiego al lavoro e capitale commercio, 520. Ufficio e fondo del
indigeni, 286, 287. Il sistema proibi commercio, 806- Il commercio un
tivo in commercio il pi costoso e U grande elemento della poicnza e del pro
pipericoloso, 288. Falsi timori che gresso economico delle nazioni, 807.
la libert commerciale faccia emigrare La caduta di Roma tolse i vantaggi del
l'industria ed i lavoratori nazionali , ivi. commercio all'Europa, 88. Carattere
Ci avviene quando vuoisi d'un tratto sacro che il commercio aveva presso gli
introdurla nei paesi dove ha dominato il Egiziani, 07. I mercanti di Amalfi
sistema proibitivo, ivi, 289. Progressi crearono il primo Codice di commercio,
e ricchezza dell'Italia nel medio evo per 808. Estensiono del commercio delle
la libert del commercio e sua caduta repubbliche di Genova e di Venezia e po
fier l'adozione delle proibizioni , 289. tenza che loro ne venne, 809-10; -At
Se il principio della libert del com tivit commerciale che si svilupp in
mercio ammetta delle eccezioni, ivi. Europa nel medio evo , e vie che si
Come debba comportarsi il governo apri, 8lQ. Nascita ed ingrandimento
nel caso in cui si mostrino ammessiteli del commercio nel Portogallo, ivi. I
queste eccezioni, ivi, 290. * Le misure viveri sono la prima produzione vantag
che le riguardano devono essere tempo giosa al commercio, 811. Il commercio
ranee, 290. Misura e durata del dazio di Venezia decadde per effetto degli alti
protettore , ivi. Le leggi restrittive dazii che introdusse per lottare contro la
sono inefficaci a stimolare l'industria, Spagna, ivi. L'invenzione della slampa
291. Considerazioni politiche che con e della carta diede il pi energico im
sigliano delle leggi restrittive pel com- pulso al commercio, ivi. Sviluppo e
mercio delle armi e de' mezzi di difesa, progresso che acquist nel 15 secolo,
292. Difficolt e pericoli di una tran per opera di chi, ivi. Influenza eser
sizione alta libert del commercio nei citata dall'aumento della popolazione
paesi sottoposti al sistema proibitivo, contro i pregiudizii delle restrizioni mer
293. Aspetti sotto cui la questione cantili, 812. La concorrenza derivante
debbe considerarsi , ivi , 294. Errore dal commercio delle nazioni fra loro, non
che il commercio estero' faccia ottenere pu tornare dannosa ad alcune di esse,
ai capitalisti profitti molto al disopra ivi. Per quali cause il bisogno della
della misura ordinaria, 296. Quando libert di commercio divenuto pi forte
<U commercio aumenta i profitti, quali 1 in Inghilterra, 815. - La moneta d'oro
109-2 INDICE ALFABETICO DELLE MATERIE
' Inghilterra, 683 Condizioni che oc la produzione oggetto cui si mire dai
correrebbero per dichiarare inutile il moderni autori de' sistemi restri tini,
sistema di ammortizzazione, 684. Non 433. Errore di coloro che imputino
perch un debito talvolta utile. Insogna alla cattiva distribuzione della ricchezza
credere che giovi non pacarlo, 685. la sproporzione tra la popolazione ed i
Le considerazioni in favore dell'ammor mezzi di sussistenza, 445-46. Ira-
tizzazione sono: 4u che impedisce le portanza che l'aumento della ricchezza
troppo grandi oscillazioni de' fondi pub d allo studio della distribuzione della
blici, ivi ; 2" che essa una guarentigia medesima, 341. Quali sono le que
pei creditori dello Stato, 686. Gli im stioni relative alla distribuzione della ric
prestiti del governo sono il pi semplice chezza, 341, 312. Bisogno di deter
mezzo d'impiego del capitale, 832. minare, prima di entrare io queste que
Vantaggio che ne deriverebbe se si desse stioni, le. idee elementari ed il linguag
una speciale attribuzione ad ogni impre gio di cui si dovr far uso, 343.Come
stilo, ivi. Vantaggi del debito pub e perch la terra si presenta e partecipa
blico, ivi. Oscillazioni cui van soggetti alla distribuzione della ricchezza, 346.
i fondi pubblici e da che provengono, Come elemento di produzione e par
ivi. Molivi del rialzo de' consolidati tecipante alla distribuzione comprende
, in Inghilterra nel 1844, 1845, e del ri ancora le forze naturali che, per effetto
basso nel 1846, 833. Come il debito della legge o per una circostanza qua
pubblico, la legge pe' poveri, i dazii di lunque, sono monopolizzale, 346, 347,
e.rci'se, l spese per il clero hanno in In 348. Eia distribuzione naturale e non
ghilterra contrariato l'aumento del capi artificiale della ricchezza che forma l'og
tale, 986, 987. getto dell'economia, 348, 349. Il fe
De Chateauneuf. Citato, 153. nomeno della distribuzione alteralo
nella pratica, come quello della produ
De Tiii.nen. Citato sull'importanza degl'in
zione, da fatti modificatori, 350-51. -
grassi, 1027. Quindi esso va soggetto allo studio del
Diaz (Bartolomeo), scopritore del Capo di l'economia razionale e dell'applicata,
Buona Speranza, 311 . 351. Nello studio della distribuzione
DIMANDA. Che cosa sono l'offerta e la di importa cercare le leggi secondo le quali
manda ; la loro teoria presuppone l'idea si divida un prodotto fra coloro i quali
del valore d'uso, 27. L'i formula della banuo concorso alla sua formazione, ivi.
offerta e dimanda insufficiente a spie Quali devono essere queste leggi se
gare le. variazioni del valore di cambio, condo ci rivela l'economia politica ra
qualora si consideri relativamente alla zionale, ivi. Per il salario il lavoratore
quantit degli oggetti, 34.- Modi io cui non piglia parte alla distribuzione del
quelle due parole debbono intendersi per prodotto in qualit di compartecipante,
essere accettabile quella forinola, 56, 38, ma di venditore del proprio travaglio,
44. Nulla ostante una formula di 352, 353. La pesca e la mezzadria
difficile applicazione, 38. Elementi dei sono casi dove il lavoratore interviene
bisogni nella considerazione dell'offerta come compartecipante alla distribuzione
e della dimanda , ivi. Teoria di Ri del prodotto, 354. Differenza che esi
cardo sul costo di produzione posta in ste tra lo slato di salariato e di compar
confronto con quella dell'offerta e della tecipante al prodotto, 355. Come e
dimanda, 42. Esame della dottrina di perch il governo interviene nella distri
J. S. Miti che una dimanda di lavoro buzione della ricchezza, 356. Le im
non una dimanda di prodotti, 1002, poste ne sono il mezzo, ivi. La distri
4005. L'opiuione che la produzione buzione presenta tre sorta di questioni:
crei una dimanda di prodotti era stata le persone fra cui dividere, la cosa ed il
annunziata da Say, e prima di lui da modo di dividere, 357. La cosa che
Tticker, 4004. si divide non il prodotto stesso, ma il
Dionigi. Fece battere moneta di stagno in suo valore di cambio, e pi generalmente
Siracusa, 696. il suo prezzo, 358. Difficolt dello
studio della distribuzione a causa della
Diritto. Errore di Holmes nel far sotto complicazione nella medesima persona
stare il diritto alla legge positiva locale, di qualit e diritti diversi, 371.Quanto
[25]. Che cosa debba intendersi per pi i profitti comporranno la parte prra-
diritto speculativo e positivo, 602. lo cipaledel reddito di ogni cittadino, tanto
quanto alla geografia fisica ed alla poli pi sviluppato sar l'incivilimento nazio
tica in sostanza, l'una ramo del di nale, 377. I concorrenti alla produ
ritto positivo, e l'altra del diritto nazio zione non partecipano secondo una legge
nale, 65. comune alla distribuzione, 378. Biso
DISTRIBUZIONE. La distribuzione pi che gno quindi di studiare separatamente la
CONTENUTE IH QUESTO VOLUME. 107
materia delle imposte, della rendita, dei pi alta di quella di ogni altro genere di
profitti e de' salarti, 579. Inconve imposte, 855.Il vantaggio de'dazi do
nienti e vantaggi del metodo analitico ganali sulle altre specie d'imposte viene
nello studio de' tre etornenti della distri da ci che essi gravitano sul consumo,
buzione: In rendita, i profitti e i salarii, 856. Per essere efficace nulla ostante
378 e 385, 386. La rendila quasi bisogna non siano esagerati., ivi. rScopo
estranea alla questione della distribu e principio su che foudansi i dazii pro
zione della ricchezza, 387. La rimu tettori. 857. 1 paesi che per essi pi
nerazione soddisfacente ad ognuna delle vi perdono, sono i manifattori, ivi. La
classi produttrici non pu ottenersi che solidariet delle industrie rende impos
sotto il sistema della loro libera associa sibile precisare la merce su cui l'aumento
zione, 730. Sotto tale condizione i de' dazii possa agire nel senso della. pro
guadagni di ognuna di loro sudo del pari tezione, 858. Differenza di azione de'
legittimi, 731. Serti inconvenienti del dazii sull'esportazione, .e de' dazii siili"
l'usurpazione dell'una sui diritti dell'al importazione a riguardo della industria
tra, 731, 732. - Le idee di ima distri e della produzione di un paese, 860,861.
buzine artificiale provengono dal prin V. Imposte.
cipio che assegna un valore inerente agli Domestico. La retribuzione del servigio del
oggetti di uso, 781. Inconseguenze domestico quella che ci avvi pel primo
rispettive delle due opposte scuole che a questo fatto, 353.
adottano questo principio, 782. Come
l'aumento di rapitale si , distribuisce tra Dote. Inalienabilit e soverchia guarenti
il lavorante ed il capitalista, .932. Il gia accordata dalle leggi ai beni della
capitalista non prende che una porzione donna, 598.
sempre minore dei prodotti del lavoro e Diiai'er. Citato sull'aria, 897.
del capitale, ed il lavorante rie piglia Droghe. Le droghe furono il principale
uua sempre crescente, ma entrambi ot capo di commercio di Lisbona, 8H-. -
tengono una quantit assoluta sempre Importanza del commercio del pepe in
pi grande, 924. Grande importanza Augusta, ivi.
che ha questa legge della distribuzione
come legge di progresso, 935 a 938. Droz. Citalo, 887.
Essa stala sostenuta da Carey, 939. * Du Hali>e. Citato, 768.
Che cosa rappresenta la rimunerazione
Dureau de la Mai.i.k. Citato, 951, 957 p.
del lavoro ossia mercede, 937-38.
ECONOMIA POLITICA. Sua importanza;
Divisione I progressi dell'industria ren una vera scienza, 3. moderna, 4.
dono quasi impossibile un'esatta divisione
I suoi sistemi rappresentano altrettante
de' mestieri, 109. La divisione Coper epoche della stona dell'incivilimento, 4
della scienza, n pu compiersi che sotto e seg. L'Economia^ politica oggid,
il reggime di libert, 110. Vantaggio anzich poter decadere, tenderebbe al
della divisione del lavoro, 127. I. a predominio esclusivo, 6. Le sue im
divisione di lavoro e di produzione esi perfezioni accrescono il bisogno di stu
stente fra le varie nazioni obbliga alla diarla, 7. Gli interessi privati costitui
libert di commerci, 278-280. L'as scono un ostacolo a' suoi progressi, 8.
sociazione conciliabile culla divisione Qual sia l'oggetto dell'Economia po
del lavoro in quanto questa forma il suo
litica; come distinta dalla Morale e dalla
perfezionamento, 745. Esempio del Politica, 9-13. Diversi modi di consi
l'accoppiamento dell'associazione e della derarla ne' suoi diversi sistemi, 9-11.
divisione del lavoro nella fabbricazione . Distinzione da fare tra la scienza e l'arte
del formaggio e nella sericoltura nell'Ita
in Economia politica, 10> 14. Come
lia settentrionale, 77i. Enumerazione sia diversa l'Economia politica astratta
de' suoi vantaggi, 1005 a 1009. Opi dalla applicata, 14, 18. Q lesta distin
nione di Ad. Smith sull'economia del zione tende a diminuire d'importanza,
tempo e lo spirit d'invenzione che ap
ma non a sparire del tutto, 111. In che
porta la divisione del lavoro, 1008. consistono i fenomeni economici ; loro
Altro vantaggio indicato da Senior con inizio e loro risultali, 19, 20. Diffi
sistente in un perfezionamento dell'as colt che l'Economia politica ha incon
sociazione, 1009. dai vantaggi della
trate nel suo sviluppo, 20 In massima
divisione del lavoro che risulta il van parte dovute ai difetti della sua nomen
tggio del cambio, 1009, 1010. clatura-, esempio della parola capitale,
Dogane. Somma dei diritti di dogana in In 21. Mutilazioni che l'Economia ha su
ghilterra, 855. I dazi sull'esportazione bite in Inghilterra a causa del dominio
preferibili all'imposta fondiaria, 854. delle manifatture, ivi. Variet de' si
Quelli sull'importazione sono una tassa gnificati che la parola capitale ha nel
1098 INDICI ALFARKTICO IHI.I.K MATERIE
l'uso, ivi. Errore ehe l'Economia poli camente vero, sia moralmente e poli tic -
tica sia esclusivamente la se enza dei mente falso. 539. Estensione ed ele
camini, 20, 21. Funeste conseguenze vazione cui Hermann ba portato ra scienza
e preuiudizii che nell'Economi!! ftollica dell'Economia per aver compreso i rap
delihonsi a' principii arlulrarii. o mal ile porti tra gli uomini nella ricchezza, 723.
finiti, 81, 82. Limite della scienza eco Azione della teoria di Rossi riguardo
nomica a |ielIo della morule. 87, 88. al valore sulla scienza dell'Economia po
La scienza dell' Economia polilica pu litica, 723. Importanza dell'Economia
tuli comprendersi nella scienza della politica per gli uomini politici ed i com
popolazione, 100. L'ignoranza dei mercianti, 723. Materialismo del si
principii economici pi nociva alle classi stema di Economia di Ricardo, e re
povere che alle annue, 161. Mag gresso cui condanna l'umanit, 72t>.
giore importanza, ne' primi studii, delle Tende a consolidarla distinzione delle
nozioni li Economia, che di quelle sulla caste, 728. Differenza del significato
fisica e le scienze naturali. Hit. Peri della parola Economia Politica presso i
coli Dell'adoperare un linguaggio figurato moderni, e della parola oixoou presso
nella scienza, 185. -Bisogno di sepa i Greci, 738. Essa tende a far dispa
rare nella questione degli iugorthi l'eco rire le distinzioni di nazionalit, ivi:
nomia pura dalla pratica, 238. Se Come la traducono i Tedeschi, ivi. Eco
condo l'economia pura non si pu con nomia ed economizzare debbonsi adope
cepire una proporzione tra l'offerta e la rare nel senso proprio di regola e regola
domanda, ivi. L'emancipazione dei re, 739. Il fine dell'economista " di
comuni dovuta ad una trasformazione economizzare la potenza umana, e che
economica, 338. Trasformazione eco senso debbe allora darsi alla partila- p
nomica oneratasi negli Siati Uniti per ef lenza, ivi.In quale propensione mora
fetto della sua emancipazione, ivi. le Senior fonda la scienza dell'Economia
Quand' ch'essa vi apporter tutti i suoi politica, ivi. Cognizione delle leggi
frulli, ivi. Trasformazione economica che la costituiscono, 740. Questo nome
che si sta operando in Francia, 539. deriva dal pi generale fra i modi di as
Da quali fatti risulta, 538, 539. - L'ef sociazione, 714. I suoi principii son
fetto delle trasformazioni economiche veri pei grandi e pei piccoli Stali, ivi.
stato dappertutto quasi l'aumento della Inconvenienti cui ha dato luogo lo studio
ricchezza nazionale, 310, 5ii Impor di essa associalo con quello della Bioso
tanza che quest'aumento d allo studio fia morale; ed erroneo metodo d'investi
della distribuzione della ricchezza, 341 . gazioni nel suo studio, 881. Carey'neJ
E la distribuzione naturale e non ar confutare le teorie di Ricardo ha intro
tificiale della ricchezza che forma fog- dotto un metodo pi ragionevole, ivi.
getlo dell'economia, 348, 319. Quali Suo aspetto, S83. Possibilit di farne
deliliono essere le leggi della distribu una scienza, 881. - Opinione di Serjeant
zione secondo ci rivela l'economia poli Ryles sul buon sistema di Economia po
tica razionale, 531 . Nel fenomeno eco litica, ivi. Cattivo sistema degli eco
nomico bisogna distinguere l'uomo e la nomisti dell'Inghilterra, 885. Adamo
Datura, e nell'uomo l'intelligenza, il po Smith fu il pi corretto nella sostanza,
tere ed il volere. 558, 559. Rapporti ma poco scientifico nella forma, ivi.
esistenti tra l' Economia politica e le La materia e l'uomo sono gli elementi del
scienze morali, politiche e fisiche, 310. suo studio, e metodo l'investigazione in
Vi son dei fatti che sotto il punto di questo studio, 886. Erronea definizione
vista economico possono essere dannosi, dell'Economia politica di J. S. Mili, di
ed utilissimi nell'interesse della nazione, Mac Culloch e di Wbately , 889. Il
ivi. Errore di coloro che bau fatto titolo che Adamo Smith appose all'opera
dell'Economia politica una vera algebra, sua mostra che abbia il meglio tra gli eco
540, 341. Darle un'importanza' pre nomisti inglesi conosciuto lo scopo della
dominante sulle altre scienze farne Economia, 890. Le leggi che gover
una scienza enciclopedica, 541. Lo nano la produzione dei viveri sono la base
studio dette Cause fisiche, morali e po dell' Economia politica, 892. Biso
litiche che possono influire sui risul gno che ha di un metodo, [3]. Sullo
tati economici tutto nuovo, ivi, Il studio di quali leggi si fonda l'Economia
bene il carattere essenziale dell'Eco polilica, [i]. Bisogno di fissare il lin
nomia politica , 560. Influenza sul guaggio di questa scienza, [3]. Diffu
l'Economia politica dello stato morale e sione dell'Economia Polilica, e che cosa
politico delle Dazioni, 558. Sua falsa l'ha assecondala, [21]. Fatti che in
presunzione di sciogliere tutte le que Francia ne animarono lo studio ne' tempi
stioni morali e politiche, ivi. Pu be passali ed oggi, [22]. Strana distin
nissimo avvenire che ci che economi- zione dell'Economia politica francese,
CORTBHCTB 1! QUB9TO VOLUME. 1099
inglese ed italiana, [22). A che attri Eavezio. Parole di Morellet sul suo avvi
buire la nascita dell'Economia politica cinamento con Ad. Smith, [34].
eclettica, [23]. Bisogno di studiare la Emigrazione. Il rimedio dell'emigrazione
storia dell'Economia, ivi. A che pu non contraddice la teoria mallhusiana,
giovare lo studio della sua storia, [24-26]. 14-1. Trista dipintura dell'emigrazio
-~Le modificazioni pratiche dei pnnoipii ne, ivi. Essa un rimedio sufficiente
economici non sono respinti dalla scienza, alla soprabbondanza di popolazione, 145.
[25]. Pericoli ed inconvenienti cui si Difficolt ad eseguirsi, ivi. A che
va incontro nello studiare la sua storia, dovuto il predominio dello spirito di
[26]. Lo studio della sua storia biso emigrazione presso i popoli antichi, 304.
gna sia preceduto da quello della scienza, La storia delle emigrazioni e delle co
ivi. Metodo da seguire nello studio di lonie incomprensibile senza la cognizio
questa storia, [27 a 32]. L'esistenza di ne del principio di popolazione, 140.
fatti economici non implica, necessaria-
mentequelladella scienza, [30]. Ci per Enrico IH. Citato sulle corporazioni, 107.
non importa che la conoscenza di quei Erodoto. Citato, 309.
fatti non sia' utile, [31]. l.e sorgenti Esportazione. 1 duzii che la colpiscono son
della scienza non si limitano soltanto ai preferibili all'imposta fondiaria, 854.
fatti, ivi. La storia dell'Economia po Perniciosi effetti del sistema dell'espor
litica non quella soltanto dei fatti eco tazione dei prodotti agricoli e delle ma
nomici, ma ancora delle idee e dei sistemi, terie prime, 1033. ---Diversa condizione
[32] ; e nello studiare questi sistemi dell'agricoltura de' vari Slati Uniti, se
bisogna indagarne le origini, [33]. cndo pi o meno abbia predominato
Quali fatti ed idee debhono^scegliersi nel colesta esportazione; 1034.
fare la sua storia, ivi. Conto che si
debbe in questa storia tenere dei fatti Eufrate.- Modi d' irrigazione neHe terre
nazionali ed individuali, [34]. Esten adiacenti all'Eufrate, 768.
sione da Storch attribuitale, [35]. Europa. Adozione che quasi tutti i paesi
d'Europa han fatto, o van facendo del
Educazione. Errore che l'educazione offi codice napoleonico francese, [11].
ciale gratuita stimoli l'aumento della po Quale quantit di metalli preziosi si
polazione, 129. L'educazione e l'istru consumi sotto forma di oggetti d'uso
zione non possono trovarsi paralizzate in Europa, 69. Circolazione monetaria
che sotto i governi fondati sul principio esistente, secondo Jacob, in Europa pri
dell'uguaglianza civile, 160, 161. L'e- ma della scoverta dell'America e del
- dcaziorie e l'istruzione popolare sono Capo di ftiona Speranza, 70. Circo
tra i mezzi dirtti i pi efficaci ed aitivi lazione che vi era nel 1600, 71. Danni
per trattenere la popolazione fra i limiti che in Europa ed in Inghilterra precisa
delle sussistenze, 101 163. L'istru mente i proprietarii di terra e di lavo
zione senza l'educazione di poco ef ranti risentirono in quell'epoca da quelle
fetto, 163. Benefici effetti degli isti oscillazioni del valore della moneta, 72,
tuti di educazione gratuita, 166. Isti 73. Lalirher (vescovo), citalo, 73.
tuzioni che possono servire come mezzi Moneta circolante in Europa alla fine del
di Soccorso e di educazione, 166, 167. xvn secolo, 74.Nel 1809, ivi. Somme
Egitto! Azione del vento bamschiii in che l'Asiaassorbeddll'Europaogni anno,
Egitto, 546. fecondalo dal Nilo, 75. li stabilimenti de' barbari in Eu
554. Su che fondossi la sua potenza, ropa non si potrebbero che abusivamen
767. Suoi modi d'irrigazione, "68. te chiamar colonie, 307 Lusso de'pro-
Carattere sacro che il commercio ave dotti di Oriente che nel medio evo ecci
va presso gli Egiziani, 807. tarono in Europa i missionarii, 309 ;
-e g|i Arabi stabiliti in Ispagna, 310.
Eguaglianza. Tristi conseguenze che deri Pericoli che il commercio dell'Europa
verebbero dall'eguaglianza delle l'ortu- coll'Orienle correva eseguendosi per la
. ne, -146. via di terra, ivi. Interessi di varia na
Elberfeld. Vantaggi che. per la strada fer tura che spingevano i cristiani verso l'O
mata belgico-reoana acquister la gran riente, 311. - L'Europa ha moralmente
fabbrica di sete di lberfeld sul Reno, abolita la schiavit fin da quando abol
816. la tratta de'neyri, 331. Crise degli
Stati Uniti ne! 1837, e sue conseguenze
Elder (William). Citato sulla strada fer in Europa, 688. Nella Cina la bussola-
rata centrale (iella Pensilvania, 913. si conosceva prima che in Europa, 808
Elisabetta. Regina d' Inghilterra come n. La caduta di Roma tolse i vantaggi
rimedi agl'inconvenienti dell'alterazione del commercio all'Europa, 808. At
della moneta, 822. tivit commerciale che si svilupp in
1100 INDICI ALFABETICO DELLE MATERIE
Europa nel medio evo, e strade che si merciale, 306. Come creassi la po
apri, 810.Valutazione della quantit di tenza e la ricchezza di essi ad onta della
cotone prezzo adoperalo nel Nord d'Eu sterilit del loro suolo, 767. Tras
ropa, 870. Europi moderna . progressi sero gran parte della loro potenza dal
industriali operali dalle coste di Asia in commercio, 807.
confronto con quelli della Francia, della Ferrara. Causa delie sue basse pigioni,
Grecia, della Sicilia, della"Gallia, nell'an 656. Elevazione cui stato portalo il
tichit, ron quelli dell'Europe moderna letto del Po nel ferrarese, 555. Il
sotto la libert del lavoro, 127. campanile del suo duomo al livello del
Excise. Somma di risparmio ottenibile in ltto del Po, ivi.
Inghilterra mediante il ribasso dei diritti Ferrara Fr. Professore. Citato sull'idea
di excise, 801 . e la misura del valore, 927 n.
Facolt'. Le facolt intellettuali son ric Ferro. . Protezione che hanno i ferri in
chezza; hanno un valor d'uso non di Francia, e falsi timori se venisse meno,
cambio, 25. Le facolt naturali non 300. Superiorit de' ferri della Cann-
si possono impiegare dal possessore, e zia su quelli di Svezia, 815. pro
conseguenza di questa condizione ri vato dai fatto che la loro produzione
guardo alle rimunerazioni, 575. La negli Slati Uniti cresciuta col diminuir
potenza dell'uomo non come la forza si dell'importazione dall'estero, 1035 n.
dei bruti, legata ad un organo particolare Vantaggiosi effetti che in Inghilterra
del corpo o a qualche strumento natu ha arrecato alle manifatture il buon mer
rale o artificiale, 741 . La facolt cato del ferro, 791. L'Inghilterra non
inventiva dell'uomo non crea ma si ri pili specialmente il paese favorito per
duce a scoprire le leggi della natura ed l'abbondanza del ferro, 814. Impor
applicarle, 740. Per qual uso fu al tanza delle manifatture di lerro del prin
l'uomo data la ragione, 741. La libert cipe di Cnbourg io Austria, 815. Le
dell'esercizio della sua forza, o del go monete di bronzo e di ferro erano nella
dimento dei vantaggi che ne ottiene, antichit bai tute per un valor nominale
nell'uomo naturale, 742. Ufficio della superiore al reale, 819.
forza muscolare dell'uomo, e come la
sua intelligenza tende ad emancipamelo, Ferry. Cit. nella formola che regola il
prezzo delle cose, 361.
930.
Famiglia. Esame dei rapporti <li famiglia Fiandre. Loro agricoltura , perch vi
nella loro relazione colla produzione della preferita a quella delle praterie, e delle
ricchezza, 577. Da che ha origine la materie tessili, 770. Coltivazione ivi
famiglia, 578. Variet delle forme del liuo, ivi.
della famiglia, 578, 579. Quali sono Fidecomhessi. Inconvenienti economici delle
quelle che presumibilmente sono incom sostituzioni fdecommissarie ed altri vin
patibili colle ricchezze, 579. In questo coli della propriet fondiaria , 232-33.
esame prima di lutto bisogoa cercare Il fidecommesso basato sul diritto
quale sia l'orgauizzazione che pu dare consuetudinario come sfigurava il diritto
alla famiglia maggior potenza di produ comune di molti paesi, 232. Cornee
zione, 579. : Come questa quistione che in Inghilterra il sistema delle sosti
si rannodi a quella della popolazione, tuzioni non ha prodotto i temuti incon
580 Relazioni personali e di benes venienti, 233. 1 cadetti in Inghilterra
sere degli sposi, 597, 598. Ufficio sono a carico dello Stat, 233, 254.
della donna nella famiglia, ivi. La schia Filippo ii. Resistenza e vittoria dell'Olanda
vit della donna contraria al diritto e
contro Filippo n, 313.
nociva sono l'aspetto economico, ivi.
Limiti del potere maritale e del potere Finanza. Le imposte in generi teodono a
paterno, 598. V. Matrimonio. mettere la terra in mano de' grandi pro
Falster. Risposta di Fauster tessitore di prietari, ed inconvenienti che per questa
Glasgow nella inchiesta sulle macchine e considerazione n derivano alla Finanza,
la sorte dei lavoratori, 273. 848. Mezzi vani immaginabili con cui
lo Stato pu ricavare dei redditi, 616.
Fedone di Corinto. La teoria della popo Inconvenienti politici ed economici
lazione astata intravvedutasin dall'an se li traesse da un capitale determinato
tichit da Fedouedi Corinto, 582. e beni fondi, 617; o dall'esercizio
Fenicia. Progressi industriali operali dalle esclusivo di pi industrie o privilegiata
coste d' Asia, io confronto Con quelli produzione di certe derrate, ivi. Il
della Fenicia, sotto la libert del lavoro, miglior mezzo quello delle imposte,
127. 'Nel ooloni/zamento dei Fenicii e ivi. Errore che lo Stato non ispeode
degli Arabi predomina lo spirito com mai se non per produrre, e dell'opinione
CONTENUTE IN QUESTO YOLUMB. 1101
contraria, che ogni sua spesa sia nini linaiuolo rassomigliala al salario fisso
mera dissipazione. 619. Per lo Stato pagato dall'imprenditore, 55.
come per il privato vi hanno spese utili, Fitto. I Fisiocrati confusero il prodotto
inutili, e nocive, 620. Su qual motivo petto col fitto della terra, 177, 178.
fondalo l'errore che le spese pubbliche Fiume di Ungheria. Prezzo del grano ivi
sieno improduttive, 620, 621. Le
ed in Odessa, 813.
spese per la pubblica sicurezza, i mezzi
di comunicazione, l'istruzione e la sa Florida. Agassiz citato sulla formazione
lute pubblica suo tutte produttive, 621, del terreno di Everglades nella Florida,
622. Mediante le spese pubbliche soo 904.
chiamati al godimento della ricchezza Fodere. Sue esperienze sulla differenza
generale coloro che non abbiano i mezzi dello sviluppo e della decadenza delle
per parteciparvi, 623. ' forze degli abitanti delle Alpi marittime,
544, 545,
KiNi'ii Guadagui da lui indicati delle fami
glie di un quartiere di Liverpool nel Fondi pubblici. L'ammortizzazione impedi
1840, 799. sce le troppo grandi oscillazioni dei fondi
fiubblici, 685. imposta sui fondi pub-
Finlandia. Umidit eccessiva per cui bi ilici e sue funeste copseguenze, 664 a
sogna asciugare i cereali dentro dei for 666. A che paragonati i movimenti di
ni, 555. compra e vendita alla Borsa, 665.
Fiori. Coltivazione dei fiori in Olanda e Forense. permesso , l'intervento della
vistosi guadagno che fornisce,. 771. legge per assicurare la capacit e la
Firenze. Numero delle .corporazioni in moralit del forense, 116.
Firenze ed in Francia nel 13' secolo, Formaggi. Esempio di associazione rurale
109. I Medici vi furono grandi pro nella fabbricazione dei formaggi del
motori del commercio, 811. Giura e del Parmigiano, 210. Fab
bricazione del formaggio in Lombardia,
Fisiocrati. Da quale idea fu ispirata la
773.
, scuola de' Fisiocrati nel combattere il
sistema mercantile, [22]. Il princi Formiche. Devastazioni prodotte dalle
pio di' libert i Fisiocrati pi ehe dalla formiche nelle Antille, 555.
loro teoria economica , lo trassero da Forze mf.ccaniche. Potenza di aumento
considerazioni morali e politiche, 102. del capitale sussidiato dalle forze mec
Dei Fisiocrati bisogna o farne una caniche, 251.
scuola a parte in politica , o classi Fourier. L'associazione proposta da Fo'u-
ficarli fra' Volterriani, 96. Errore rier ed Owen erronea perch distrugge
dei Fisiocrati nell'allribuire soltanto alla la libert individuale, 72i. Da quale
terra il prodotto netto, 177 a 180. I falsa idea del valore partirono Roberto
Fisiocrati confusero il urodotto netto col Owen e Fourier nel piantare le loro teo
, profitto della terra, 177, 178. Conse rie, 782. Contraddizione in cui l'uno
guenze erronee ebe da questa confu e l'altro caddero, 782.
sione ne vengono, 179. La differenza
che i Fisiocrati stabilirono tra l'industria Francia. A che attribuir si deve l'indiffe
agricola e la maoufaitrice ebbe un fon renza in Francia per le societ d'assicu
damento, 181. Inclinano per la grande razione, | l(i|. A che il disaccordo del
propriet, 193. Conseguente- a cui suo codice civile coi primi principii econo
conduce l'errore dei Fisiocrati nel cre mici, [17]. -Quale quantit di metalli pre
dere la rendita della terra la sola che ziosi si consum in Francia sotto forma
costituisca la ricchezza di un paese, 384 di oggetti d'usff nel 1819, ed oggi, 69.
385. Sistema dei Fisiocrati in fatto Prima Turgot, poi. la Costituente eman
d'imposta fondiaria, 643, 644. Teoria ciparono in Francia il lavoro, 107.
del prodotto nello dei Fisiocrati, come Numero delle corporazioni in Firenze,
in succinto confutabile, ivi. Perch ed in Francia nel ri il secolo, 109.
un'imposta fondiaria fissa e determinata Opposizione che incontr nelle corpora
una volta per smpre sarebbe ingiusta, zioni in Francia I' introduzione della
e quindi errore su ci dei Fisiocrati, latta inverniciata , della lucerna di Ar
654. gani , e delle carte da parati, 110.
La Convenzione ritorn in Francia il pri
Fisiocrazia. Il sistema della fisiocrazia fu vilegio degli agenti di cambio abolito
una conseguenza della filosofa nel se dalla Costituente, 121. Pericoli della
colo xvui, 5. La fisiocrazia fece del legge francese nel l'assimilare alle pro
l'Economia politica un ramo della scienza fessioni privilegiate quella d'insegnante,
sociale, 10. 123, 124. Con qua! legge confermato,
Fittaioolo. La rendila fissa pagata dal 125. Acbe occasione e quando nacque
110-2 1>BICK ALFAItHTICO UKI.I.K MATEB.1E
Giura. Esempio di associazione rurale nella ritardato l'aumento del rapitale, 986 e
fabbricazione dei formaggi del Giura, e seg. Che cosa sia governo, 1061.
del Parmigiano , 210. Associazione Vantaggi di cui godono gli Americani
delle finii, ije nel Giura, 218. degli Stati Uniti per arrivare alla cono
Glasgow. Risposta di Fausler di Glasgow scenza delle legittime funzioni del go
nella inchiesta sulle macchine e la sorte verno, 1062 Sviluppo naturale del
dei lavoratori, 273. l'associazione sono forma di governo, fra
gli uomini, 1062 63. Self-governe-
Godf.fkov. Suoi lavori sulla legislazione ment e federazione degli Stali Uniti,
romana iulomo al matrimonio, 589. 1063. Qual' secondo Spencer e Ba
GOVERNO. E mezzo indiretto di produ- stia! il vero ufficio del governo, ivi.
zionej 91. L'educazione e l'istru L'oggetto suo pi generico quello di
zione non possono trovarsi paralizzate svolgere l'associazione tra coloro che lo
cbe sotto i governi fondati sul princi hanno istituito, 1064. Esempi delle
pio dell' uguaglianza civile, 160-61. vere funzioni del governo tratti dalle
Sino a qual punto I' intervento di istituzioni politiche e dalla storia degli
retto del governo pu essere di ostacolo Stali Uniti, 1061-65. Qual' io scopo
a risvegliare lo spirilo di associazione cbe gli Economisti si propongono nel vo
volontaria, 211 '12. Lo spirito di as- ler limitar le funzioni del governo,
sociazioue soltanto soffocato presso i 1065. Il self-governement compati
governi dispotici, 212. Idee sull'inter bile colla pi gran somma di libert,
vento del governo per ovviare alle crisi 1066. Tendenza naturale a progressive
commerciali, 268. Come debba com restrizioni del potere e delle funzioni del
portarsi il governo nel caso in cui si governo, 1066 67. Esempi della storia
mostriuo ammessigli eccezioni sul prin dello slato di Nuova York in appoggio
cipio della libert di commercio, 289-90. della combinazione delle liberta culle re
Negli affari pubblici i governi sono strizioni del self-governement, e della
preoccupali degli effetti immediati pi progressiva diminuzione dell'intervento
che dei lontani, 530. Come e per governativo, 1067 a 1070. Inconve
ch il governo inierviene nella di niente che lo Stalo si addossi l'esecuzio
stribuzione della ricchezza , 356. ne delle intraprese industriali, 706. V.
Le imposte ne sono il mezzo, ivi. Slato.
Debito dell'intervento del governo per le Gran libro. Cbe cosa sia il Gran Libro,
misure d'igiene pubblica, 551. Che 669.
cosa debba intendersi per governo nazio
nale, e che cosa per governo speciale o Grano. Su quali ragioni stato il grano in
di privilegio, 561. Trista influenza dicalo come misura del valore, 76.
che sullo stato economico di un paese Errore di coloro cbe l'ban preso come
esercitano lo slato di soggezione ad un tale, 76-77. L'utilit del grano dif
altro, ed i governi di privilegio; esempi, ferente secondo i climi e le abitudini dei
561-62. A che l'ufficio del governo popoli, 77. La qualit del grano
dee limitarsi nell'organizzazione sociale, pure mutabile e difficile ad accertarsi
612. Errore quando gli si vuole at anche in un medesimo paese, 78. Le
tribuire I' automa d'imporre l'associa importazioni del grano estero son causa
zione diretta in ogni ordine di fatti di del rialzo dei profitti nelle societ pro
verso dall'ordine politico, 613-14. il gressive, 531-32. Obbiezioni cbe .-i
governo nel mantenere la pubblica istru possono fare contro la libera importa
zione, nel somministrare l'istruzione, e zione dei grani, e risposta di Ricar
costruire i mezzi di comunicazione fa do, 533-34. Qualit nutritive del
un'opera produttiva, 621-22. La sua grano del Mezzogiorno superiori a quelle
azione non deve limitarsi al manteni delgrauodel Nord, 550. Somma di
mento della sicurezza, 622. Senza il risparmio ottenibile in Inghilterra me
suo aiuto nelle intraprese coloniali l' in diante il ribasso dei dazii sul grano, 801.
dustria non avrebbe progredito, ivi. Franchigia del commercio del grano
La religione e la costituzione del governo ottenuto dai Genovesi e Veneziani, 810.
di un popolo sono i primi elementi con Prezzo del grano in Odessa, ed a
cui giudicare i suoi possibili progressi Fiume di Ungheria, 813. Fer'ilit <
economici, 748. Dovere di un governo a produzione del grano della Valacchia,
stimolare il progresso intellettuale, e fa 814. Elevazione a cui in Asia si trova
vorire la produzione delle cose materiali, secondo Humboldt dell'orzo e del grano,
e con quali mezzi pu arrivarvi, 846. 883 n.
Suo dovere di somministrare i mezzi di Grecia. Idee della Roma e Grecia dell'an
educazione, e. provvedere alla pubblica, tichit sul lavoro ed il commercio, 105.
igiene, 864. Mezzi come i governi han Progressi industriali operati dalie
CONTENUTE IN QUESTO VOLUME. 1103
coste d'Asia in confronto con quelli della . Citato sul genere di nutrimento degli
Fenicia, della Grecia, della Sicilia, della Otomas dell'Orenoco, 895 u. Citato
Gallia nell'antichit, e con quelli dell'Eu sul lusso della vegetazione dell'America
ropa moderna, sotto la libert del la meridionale, 902.
voro, 127. Civilt della Grecia antica, Hunter. Citato Sulle mercedi in Inghilter
160. Che cosa indicano i varii nomi ra, 965 n.
delle popolazioni della Grecia antica, 305. Huskisson. Sgrav l'Inghilterra dell'esten
Colouizzamento della Grecia antica, sione dei dazii di consumo, 672.
ivi. Vi predomina lo spirito di migra
zione, 306. Trasse gran parte della Jacob. Relazione del valore dell'oro in di
sua potenza dal commercio, 807. Mo verse epoche dell'antichit in Atene e Ro
neta della Grecia e suo valore, 818. ma, 70. Circolazione monetaria esi
stente, secondo Jacob, in Europa prima
Gresham Tommaso. Fondatore della Borsa , della scoverta dell'America e del Capo di
reale in Londra, 811. Buona Speranza, ivi; - Citato sulle somme
Gre? Hyde. Citato sulla meta delle rendite che l'Asia assorbe dall'Europa ogni anno,
territoriali in IscOzia, 867. 74.- '
Guerra. La guerra una delle cause Igiene. Influenza dell' alfa temperatura
delle crisi commerciali, 276s La con sulle abitudini di sporcizia, 551. De
quista e la guerra quand' che soltanto bito dell'intervento del governo per le
possono essere mezzo d'incivilimento, misure .d'igiene pubblica, ivi. Se la
869-70. misura del vaccino abbia per. effetto di .
Guido da Castiglione. Questi, e Bartolo aumentare la popolazione, 552.
meo da Castello, tesorieri della Borsa Importazione. 1 dazii siili' importazione
reale in Inghilterra, 823. sono una tariffa pi alta di querla di-,
Guizot. Citato sulla potenza e la rendita ogni genere- d'imposte, 855'. I dazii
dell'Impero romano, 807. all'importazione pi vantaggioso che
Guvot de Provins. Citato sull'invenzione siano fissi anzich ad Vnlorem, 993.
della bussola, 808 n. Sino a qual punto i diritti protettori al
Gimnoti, Elettricit delle Gymnoti, o an l'importazione possono agire come impo
guille elettriche dell' America meridio ste sullo straniero, 1072, 1073. La li
nale, e mezzo di toccarle, 893. bera importazione dei prodotti esteri non
Hamilton Merrit. Citato sul bill di reci danneggia il lavoro nazionale, 435-439.
proche Tra gli Stali Uniti ed il Canada I prodotti esterinon si possono dare che
pel commercio de' grani, 1039 n. in cambio degli indigeni, 436. S'essi
Hf.erf.n Citato sulla relazione del valore non sono di prima necessit aumentano
dell'oro in diverse epoche dell'antichit la richiesta del lavoro , 437, 438. Se
in Atene e Roma, 70. sono di prima necessit aumentano inol
Hermann. Quali sono, secondo lui, i van tre il fondo di consumo degli operai,
taggi dell'associazione che si possono 439. - In entrambi i casi le impanazioni
stimare nel rapitale, 760. Distinzione tendono a rialzare le mercedi, ivi.Noh
da lui stabilita del capitale fisso e del negabile per che momentaneamente
circolatale, 764. Suo errore riguardo fanno succedere uno spostamento per
all'aumento d'entrambi, ed alla loro una parte di lavoratori, 437, 439.
trasformazione,. 765., Estensione ed IMPOSTE. Le imposte non possono a meno
elevazione cui egli ha portato la scienza di creare de' monopolii, 270.- Esse sono
dell'Economia per aver compreso i rap U mezzo per cui il governo interviene
porti tra gli uomini Della ricchezza, 723. nella distribuzione della ricchezza, 356.
Citato sui prezzi, 754. Da che l'imposta trae la sua origine,
Horbes. Suo errore nel far sottostare il di 618.Che cosa l'assello dell'imposta,
ritto alla legge positiva locale, [25]. ivi. L'imposta sulla pigione un modo
Howit. Citato, 965. indiretto di colpire il reddito, ivi.
Hugo. Suoi lavori intorno alla legisla una materia su cui esistono fra gli Eco
zione romana sui matrimonii, 589. nomisti le idee pi contradditene ed.
Human*. Consigli la conversione della opposte, ivf. Agli occhi d'alcuni l'im
rendita in Francia nel 1838. 675. posta sempre utile perch lo Stato noa
Humboldt. Relazione del valore "dell'oro ispende mai che per produrre, 619.
in diverse epoche dell' antichit in Atene Agli occhi di altri, una spogliazione a
e Roma, 70. Citato sulle razze, 542. causa del contrario, ivi. Errorc' con
Citalo sulla colturadei banani nella nuova futazione dell'una e dell'altra teoria, 620
Spagna, 576. Suoi calcoli sulla pro a 622. Vi utilit nell'imposta tutte
duzione di metalli preziosi delle miniere le volte che vi sia utilit nell'impiego che
del Per, del Chili, e della Bolivia, 825. se ne faccia, 620. L'imposta impiegata
e la migliore distribuzione dei valori, Indie, argomenti come, giusti Scasi e triati
673. Gl'imprestili quando si applicano effetti che produce, 851-52. Bisogno
ai lavori pubblici giusto che siano pa fier l'industria dell'Inghilterra di attivare
gati dalle generazioni avvenire, 686. 'industria delle Indie, 853. Perch l'a
A quali casi si limita la loro utilit pa bolizione dei dazii sull'importazione del
tente, 687. G1 imprestiti del governo cotone delle Indie in Inghilterra Don
sono i pi semplici mezzi d'impiego del stata a queste proficua. 855. Bisogno
capitale, 832. per esse di sopprimere l'imposta fondia
Incivilimento II fatto dell' incivilimento ria, 859. Bisogno per esse e l'Inghil
non contraddice ha teoria della popola terra, anche a prezzo di ogni- costo, che
zione ,153. L'incivilimento rassomi l'amministrazione finanziaria della Com
glia alla vittoria dopo una battaglia, 155. pagnia delle Indie si concentrasse nel
Gradazioni secondo cui l'umanit si governo, ivi. Imposte sul prodotte,
avanza verso l'incivilimento, 159-160. 876. "
A quale stadio dell'incivilimento spe INDUSTRIA. Il principio delle restrizioni
rabile che le idee sulla popolazione si alla libert dell'industria si appartiene
conoscano e comprendano da tutti, ivi. alla scuola mercantile, 101. Senza
Quanto pi i profitti comporranno la l'aiuto del governo nelle intraprese colo
parte principale del reddito di ogni oit niali l'industria non avrebbe progredito,
tadino, tanto pi sviluppato sar l'inci 622. - Errore che l'imposta sia atta a
vilimento nazionale, 377. L'incivili-, slimolare l'industria, 634. Vantaggi
mente del mondo antico successo come generali dei perfezionamenti apportali
quello degli Stati Uniti, 408. - Le per- nelle industrie, e precisamente in quella
turbaziooi prodotte dalle macchine sono produttiva de' viveri, 755. Qual il ri
quasi indispensabili per avanzarsi nel- medio dell'accumulazione nocevole della
I incivilimento , 433. L'incivilimento potenza in. uno de' rami dell'industria,
rende pi difficile il passaggio del lavoro 757. Dimostrazione matematica del
da una produzione ad un altra, 522. come si effettua il progresso economico
L'istruzione generale il vero elemento mediante i perfezionamenti dell' indu
del progresso delle intelligenze, e quindi stria, 738. Solidariet dell'industria
la misura dell'incivilimento di una na agricola e manifaUrice, 787. Fosse pur
zione, 565. La conquista e la guerra vero che le mercedi degli operai diminuis
quand' che soltanto possano essere sero col crescere dei profitti, sempre
mezzo d'incivilimento, 569-570. Senza nel loro interesse di agevolare i progressi
la libert di commercio non si pu tanto dell'industria, 794. Differenza di azione
progredire nell'incivilimento, 764. dei dazii sull'esportazione e di quelli
Come Liebig definisce l'incivilimento, sull'importazione a riguardo dell'indu
739. La falsa teoria di Ricardo sul stria e della produzione di un paese,
l'ordine di coltura delle terre smentita 860-61 . Errore di voler destinare e
dal fatto del progresso dell'incivilimento credere un paese sol capace di un genere
umano, 918 e seg. Modo come . S. d'industria, 901. Opinione di Adamo
Mill vuol conciliare l'ordine di coltura
. Smith sui progressi naturali degli uomini
stabilito da Ricardo ed il fallo dell'inci
ne' grandi rami dell'industria, 1030.
vilimento, 919. Industria manufattrice ; fornisce, del pari
Indaco. Gradi di temperatura abbisogne- che l'agricola un prodotto netto, 179 a
vdli per la coltura dell'Indaco, 554. 180. Nelle industrie aleatorie alcune
India. La diffusione della propria naziona corrono il rischio nel cominciaraento,
lit avverr Dell' India rapporto all'In altre durante tutto il corso dell'intra
ghilterra, e ci avvenuto degli stabili presa, 512 Quella delle miniere del
menti francesi dell'America rapporto alla primo genere, del secondo quella dell'a
Francia, 320. -Suoi modi d'irrigazione, gricoltura , ivi. Tendenza dell'uomo
768. Da quali motivi si in Germania verso questo genere d'industrie, 513.
e nell'India stati indotti negli sforzi alla Le iis- i cu razioni sono un rimedio indi
minuta suddivisione della terra , 848, retto contro le eventualit di queste in
349. dustrie, 513 a 316. Da che proven
Indie. Primi fondamenti delle colonie por ga la preminenza accordata all'agricol
toghesi nelle indie fatti da Vasco De tura sulle altre industrie, 766. Come
Gama ed Albuquerque, 311. La com ' e quando le industrie diverse dell'agri
pagnia delle Indie un esempio di un coltura possono divenire elementi di ric
sovrano che esercita ad un tempo le in chezza e di potenza per le nazioni, ed
dustrie , 659. Cattivo sistema delle esempi, 767 768. .
imposte nelle Indie inglesi, 737. Op Inghilterra. Mutilazioni che l'Economia
pressione dell'imposta fondiaria nelle politica ba subite in Inghilterra a causa
eONTBKUTB IN QCKSTO TOLUMK. 1109
del dominio delle manifatture, 21. delle case ed i pigionanti, 636. La
Quale quantil di metalli preziosi si con Compagnia delle Indie un esempio di
sumi sotto forma d'oggetti d'uso in In un sovrano che esercita ad un tempo le
ghilterra, 69. r Danni che in Europa, industrie, 659. Rispetto di essa per la
ed in Inghilterra precisamente i proprie rendita pubblica ad onta degli abusi che
tari di terra' ed i lavoranti risentirono avesse fatto degli imprestiti, 666. Fi
dalle oscillazioni del valore della mone dcia ispirata dai boni del tesoro in In
ta, 72-73. I progressi industriali- del ghilterra, 671 . Estensione dei dazi di
l'Inghilterra si devono non alla perma consumo in Inghilterra, 672. Robin
nenza delle corporazioni, ina al dispre son ed lluskisson ne la sgravarono, ivi.
gio delle medesime, 113. La lassa Teoria sull'ammortizzazione del dottor
de' poveri in Inghilterra, 164. Citala Price adottata in Inghilterra, 681.
in esempio- sulla propriet, 192. Ter L'ammortizzazione vi stata dichiarata
reni coltivati, proprietari e popolazione come un mezzo politico apparecchiato
agricola della Francia e dell'Inghilterra, nel paese per fare la guerra, 682. -
193. La mana delle fantastiche specu- L'ammortizzazione non ha portalo i suoi
lazioni pi fprte in Inghilterra che in sperati effetti, non gi perch non am
Francia, 214. Come il diritto di primo mortizza, ma perch non si applica dav
genitura in Inghilterra si crede che sti vero, com' successo m Inghilterra, G83,
moli la ricchezza, 227. Copie si spiega Suoi biglietti col corso forzato, 698.
l'accanimento che le classi elevate met Sua crisi del 1823 e 1826, 698. Danni
tono in Inghilterra al sostegno della della violazione della propriet in Fran
chiesa Anglicana, 234. Com' che in cia nella Rivoluzione del 1792, 732.
Inghilterra i maggioraseli! raffreddano le Essa meno prospera dell'Inghilterra,
affezioni di famiglia, ivi. Com' che in 73. Numero degli uomini e valore
Inghilterra il sistema delle sostituzioni del capitale da essa impiegato nel 1846
non ha prodotto i temuti inconvenienti, nelle strade ferrale, 735. Migliora
233-237. Cadetti in Inghilterra sono mento della condizione dell'operaio in
a carico delio Stalo, 233-224. Come Inghilterra e Scozia, e deterioramento in
il ristabilimento della pace in Inghil Irlanda, 736. Proporzioni ivi esistenti
terra condusse ad una crisi commer fra le varie classi di cittadini, 756. ,
ciale, 277. Origine. delle colonie di Effetto dell'abolizione de' dazi sui cereali
Inghilterra , 314. La diffusione della e sull'agricoltura in Inghilterra, 737.
propria nazionalit avverr nell'India Sistema di deposito e d'irrigazione degli
rapporto all'Inghilterra, come avve ingrassi proposto in Inghilterra, 772.
nuto negli stabilimenti francesi dell'A Bedfor-Level in Inghilterra, ivi. Fu
merica rapporto alla Francia, 320. nsti effetti che risenti l'agricoltura in
Timori concepiti sull'effetluata emanci Inghilterra per i dazi sui cereali, 779.
pazione degli schiavi inglesi, 331. Vedute e motivi interessati per cui essa
Condizioni degli operai in Irlanda in promuove, la libert del commercio nel
paragone a quelli d'Inghilterra, 404. suo e negli altri paesi, 1031. Citazione
Enormi spese che in Inghilterra costa di Adamo Smith sugli atti esercitati dal
l'apprendimentodelle professioni liberali, governo inglese contro la libera produ
504. Deposizione di un manifattore sul zione delle sue colonie americane, ivi.
mutamento di occupazione degli operai Vi son terre inclte non atteso la loro ste
io un'inchiesta parlamentare d'Inghil rilit, ma perch non si sa a quale produ
terra, 523. L'abolizione della proibi zione adattarle, 784. -Perch molte in
zione- all'importazione dei cereali ribass dustrie di l emigrarono sotto il regno di
la rendita in Inghilterra, 530. (V. sussi Maria, 790. Vantaggiosi effetti che ivi
stenze, grano). Questione dei cereali ha arrecato alle manifatture il buon mer
in Inghilterra, 532 a 533. Forza mu cato del ferro, 791. Risparmio ivi ope
scolare de' suoi abitanti, 543. Cifra ratosi per virt della temperanza nel con
media della mortalit in Inghilterra 546- sumo delle bevande, 800-1. Somma
547. Vita probabile dei neonati evita di risparmio ivi ottenibile mediante il
media della popolazine in Inghilterra, ribasso dei diritti di excise e dei dazii
'552. Differenza della rapidit delle sullo zuccaro, il grano e le bevande, 801.
strade ferrate in Inghilterra ed in Fran Trattato di commercio del 1839 dll'lnr
cia , a che attribuibile, 556. L'In gbilterracoll'Austria, e suo difetto, 814.
ghilterra ha falli progressi sul riscuotere L'Inghilterra non pi il paese pi
le imposte colie minori spese possibili, specialmente favorito per l'abbondanza
639. 7 L'Inghilterra pi gravata d'im del ferro, ivi. Per quali cause il bi
poste- che la .Francia, 636. In Inghil sogno della libert di commercio ' di
terra si distinguono tre classi d'interssi venuto pi forte in Inghilterra, 815,
nelle/ case, proprietari del suolo, quelli Valore della libbra , 821. Valore
1110 INDICI* ALPAHKT1CO lihLLfc WAfhRIE
del nobile e dell'angelo d'oro, e loro delle classi che partecipano ai prodotti
alterazioni in Inghilterra, 821 -22. agricoli in Inghilterra, 940. Valore
Elisabetta regina d'Inghilterra come ri della terra, 942. Proporzione Ira la
medi agl'inconvenienti dell'alterazione rendila e l'intiero prodotto agricolo in
della moneta, 822. Perch ivi fu affi Inghilterra in varie epoche, 945. Se
data ad Italiani la conservazione delle I' abolizione dei cereali in Inghilterra
monete e l direzione dei eambii del re, sia stata vantaggiosa ad essa ed agli
823. La sua lira sterlina Iti una ' mo Stati Uniti, 954. Parole di Mac Cul-
neta di conto, 828. Giorni d< grazia loch sul riguardo cte, la differenza
che ivi si accordano dopo la scadenza dei delle mercedi in Francia ed Inghilterra
biglietti all'ordine, 830. Motivi del operava sol prezzo delle rispettive ma-
rialzo de' consolidali in Inghilterra nel nilallure, ivi. Jones citato sulla diffe
- 18*4, i 8 i.-i, e del ribasso nel 1846, 833. renza delle mercedi in Inghilterra ed in
- Opposizione *be l'emissione dei pic Russia, 958. Mac Culluch citato sulle
coli biglietti incontr ivi, e a che attri alte e basse mercedi e paragone fra quelle
buibile, 855. Per quali fatti si quivi della Francia e dell'Inghilterra, 958.
rivelalo il eattivo effetto della soppres Mercede del coltivatore in Inghilterra se
sione dei piccoli biglietti di banco, 843. condo Kay, 959. Opinione di J. S Mill
-^ preferibile che le imposte siano cal sulla differenza dellemercedi Iral'lrlauda
colate come in Inghilterra sulla superficie e l'Inghilterra, ivi. Come i lavoranti
coltivala, 850. bisogno per l'industria son passati dalla servit alla libert in
d'Inghilterra di attivare l'industria delle Inghilterra-; schiavi, servi della gleba,
Indie, 855. Prodotto de' dazii sul villani, 961 a' 964. Servi livellari in
l'orzo, e come essi han contribuito a far Inghilterra, 964. Valore del penny nel
nascere le grandi birrerie, 854. Perch 1356 in 'Inghilterra, 965. -^ Bondagers
I' abolizione de' dazii sulla birra slata del Cumberland, ivi. -. Progres-i delle
nocevole, 855. E per. In'' quella dei mercedi in Inghilterra dall'ubolizrune
dazii sull'importazione del cotone delle della servit sino ai nostri giorni, 905 a
Indie non stata a queste profieua, ivi. 967. ri. Cullum -citalo sulla' rendita
Somma dei dirilli di dogana, ivi. media in Inghilterra nel i3u seeolo, 969.
Proporzione eoo essa de' dirilli sul la- Progresso politico ivi avvenuto in
bacco e sullo zucchero, ivi. Enor virt della graduata elevazione delle mer
mit dei diritti sul tabacco e frode a cui cedi, 969 a 97I. Belle comuni io In
d luogo, 856. Danno degli eccessivi ghilterra e motivi che diedero origine alla
diritti che ai riscuotono sui liquori, ivi. sollevazione di Jack-Strati, di Walther
Bisogno per essa e per le Indie, anche TheTyler e della sollevazione di Jatk-
a costo di ogni prezzo, che l'ammini- Cade, 979. AMiziooe delia legge sul-
strezione Goanziaria della Compagnia I" usura in Inghilterra , 996. Va
delle Indie ai concentrasse nel gover lore, secondo Macqueeo, degli ingrassi
no, 859. Effetti delle imposte delle annualmente, ivi applicalo sul suolo,
contee e delle parrocchie, 863. Sue 1027. Esame del sistema proiettore
meta delle rendite territoriali, - 867. come mezzo di resistenza alla sua po
Valore prodottovisi dalie manifatture di ltica commerciale , 1032 a 1042.
cotone, 868. Numero delle persone March e descrizione che Kemble fa di
impiegate nel 4839 e 1847 nelle mani questo germe del regno Anglo-Sassone,
fatture di cotone, di lana, di lino e di 1062.
seta, 869. Valutazione della quantit
di cotone grezzo adoperatovi , 870. Ingorgo. I mutamenti d'abitudini possono
Somme ch'essa ha autorizzate impiegarsi soltanto produrre un ingorgo locale e
nelle strade ferrate , 871 Riassunte passeggero, il quale mjugato dalla len
delle imposte di essa, 874. Cattivo si tezza stessa de' mutamenti, 355 -, n
stema de' suoi economisti, 885. Il anco possibile, un ingorgo generale per
principale scopo per cui negli Stati-Uniti sovrabbondanza di cose-the. abbiano va
e nell'Inghilterra si governano i bestiami lor d'uso, 2o6. Le macchine sono. ulta
in vista di trarne gl'ingrassi, 899. delle cause degl'ingorghi parziali, 274.
Dimostrazione storica come in Inghilterra Insegnante. Assurdit a cui si va incontro
la coltura sia passala dalle terre meno quando si vogliono assimilare le profes
fertili alle pi fertili, 914. Interesse sioni privilegiale a quelbi d'insegnante,
che CroinweU prese al prosciugamento 123 Pericoli della legge francese su
del Bedford-Level, 915 n. Paragone
tal proposito, 123-124.
- istituito sullo stilo dell'agricoltura in
Francia ed in Inghilterra, 918. Supe Inikllkt toai i (prodotti) Causa dell'alta
riorit delle accette degli Stali Uniti su retribuzione accordata a' predetti intel
quelle d'Inghilterra, )3t u- Distinzione lettuali, 89. .*-.^.'""
CONTKMJTK IR QUBSTO VUJMK. 1111
1m m i \i.v.x/.\. Corse al -dire di Orazio Mann 165. Lo stesso per gl'istituti di edu
Dio rivela che il lavoro dell'uomo dea cazione gratuita, 166.
limitarsi a quello dell'intelligenza, 950. ni educazione. Benefici effetti de
Essa la sola qualit nel travaglio gli istituti di educazione gratuita, 166.
dell'uomo, la quale una iiuuDa econo
IsTiruTOKi. permesso l'intervento della
mia l'impiegare e lieti rimunerare, 9j7.
legge per assicurare la capacit e la mo
Interesse. Su quali argomenti s.lHto ralit degli istitutori, 116. Perch per
per secoli fondalo di tenere a dispregio gl'istitutori non regge la necessit di
il prestatore di danaro ad interesse, 447. creare un privilegio, 122.
Influenza che la legislazione di m ISTRUZIONE. Lo Stato deve somministrare
paese pu esercitare siili' interesse del e rendere obbligatoria l'istruzione, 128.
danaro, 473. Errore/di G. B. Sey nel- - per mezzo dell' Istruzione che si
l'attribuirgli 1'inconve.nienle d'elevare la aumenta la potenza del lavoro e la ric^
misura media dell' interesse. 673. chezza di un paese, ivi. Errore che
Che sia interesse del danaro, 933, 99S. l'educazione officiale gratuita stimoli
Esso varia nei. diversi paesi secondo l'aumento della popolazione, 129. L'e
il grado di sicurezza che le sue istitu stensione dell'istruzione debbe propor
zioni ispirano, 998. zionarsi alle condizioni morali e politiche
Intraphese. Che cosa esprime la parola in della societ, ivi. Il sislema d'istru-
trapresa, 344. Nell'infrapreseazznrdose siooe debbe distinguersi in tre specie,
vi sono dei rischi dipendenti dall'abilit come tre sono le specie, di professioni,
degl'individui, ed nitri inerenti alla natura ivi. (Itibi di unire all'Istruzione prii
dell'impigo def capitale, 51 4, Gli ef maria, ~r mezzi d'una educazione" fisica,
fetti economici degl'impieghi azzardosi 130. L'educazione e l'istruzione non
del. capitale in quanto agl'individui sono possono trovarsi paralizzate che sotto i
quelli d'arricchire gli uni, precisamente governi fondati sul principio 'dell'ugua
,, rovinando gli altri; 515. Ed in quanto glianza civile, 160-161. L'istruzione
. alla societ, ili condurre perturbazioni ispira il risparmio, 162. L'educazione
funeste alla fortuna pubblica, 516. (Vedi e l'istruzione popolare sono ira i mezzi
Industria, Capitale, Assicurazioni). diretti i pi attivi ed efficaci per tratte
^Vantggi dell' associazione nelle intra nere la popolazione fra i limili delie sus
prese azzardose, 519,. sistenze, 161 a 163. L'istruzione senza
Invenzione.' La facolt" inventiva dell'uomo l'e'ducazione di poco effetto, 163.
unii ere, i, ma si riduce a scoprire (eleggi Che cosa pensare sui posti gratuiti che
della natura ed applicarle, 740. lo Stato accorda per l'apprendimento
delle professioni liberali, 504. Impor
Ir-OTKeHE. Insufficienza e ditelli del si tanza dell' istruzione e dell'educazione
stema delle ipoteche, 705.Viziie difetti dal punto di vista economico, 564. '
del codice napoleonico francese riguardo L'istruzione si pu dividere in speciale
alle ipoteche, [14], e generale, ivi. Quest'ultima il vero
Irlanda. Condizione degli operai in Ir elemento del progresso delleintelligenze
landa a paragone di quelli d'Inghilterra, e quindi la misura dell'incivilimento di
404. Cifra media della mortalit in Ir una nazione, 565. Eccessi da evitare
landa, 546-547. Deterioramento del riguardo alla sua generalit o specialit,
l'operaio in Irlanda , 756. Il clero ivi. Senza l'educazione non produce
vi ha contribuito coli' incitare. Fru che tristi risultati, 566. Differenza tra
mento della popolazione, 590/ : Opi l'istruzione e l'educazione, ivi. Questa
nione di J.S. Miti sulla differenza. delle molto pi individuale, ivi. L'educa
mercedi tra l'Irlanda e l'Inghilterra, 959. zione per essere buona ne' principi! e
profonda nelle- radici debb'essere pre
Irrigazione. Mudi d'irrigazione ne' paesi coce e completa, 567. Como le sale di
orientali , e fertilit che arrecavano al asilo ben riescano a questa condizione,
loro suolo, 768; nell'India, nella Me- ivi. Deve, inoltre invocare i sentimenti
- sopola-mia, ncll'Ljzitto, elle terre adia religiosi, 568. ' Influenza del cristiane
centi al Cunge, all'Eufrate, al Nilo, nella simo sull'educazione e ('istruzione, e
, Persia, 768. Agricoltura e sislema di quindi sulla produzione, ivi. Il go
irrigazione dell'Olanda. 771. Suo com verno nel somministrare l'istruzione fa
mercio di concime col Belgio , ivi. un'opera produttiva, 621-622.
Rendita, del le terre, ivi. Italia. Civilt nell'Italia del medio evo",1
Istituti ih beneficenza. Giudizio sulle 160. Plinio e Tacilo citali sulla pro
case de' trovatelli, 165. benefci effetti duzione agricola in Italia, 208. Pro
delle ease di asilo per la vecchiezza, e gressi e ricchezza dell'Italia nel medio
loro nessuna influenza sulla popolazione, evo per la libert del commercio e sua
1112 INDICE ALFABETICO DELLE MATERIE
merci non si eleva costantemente in pro Per quali mezzi si possono evitare 822-2:1
porzione dell'aumento del danaro, ivi. La moneta d'oro pi favorevole al
dovute alla Rivoluzione francese ed commercio terrestre, e quella d'argento
agli avvenimenti economici che ne se al marittimo, 823. Perch iu Inghil
guirono, se questa proporzione conser- terra fu affidata ad Italiani la conserva
vossi pel xviii0 secolo, 75. La moneta zione delle monete , e la direzione dei
pu essere misura del valore delle merci cambi! del re, ivi. Valore del nobile
solo in un dato tempo o fra epoche vici della rosa in Inghilterra ed imitazione
nissime, 78. mezzo indiretto di pro che ne fu fatta in altri paesi di Europa,
duzione, 91- Iji soverchia importanza 824. Sforzi fattisi per uniformare il
attribuita alla moneta fu la principili causa valore delle monete dei vari paesi , ed
della nociva influenza esercitata sulla a qual oggetto, ivi. Vari valori che
Spagna dulie sue colonie, 317-18. Il la sterlina inglese ed il dollaro spa
prestatore di danaro ha, rome qualunque gnolo hanno ne' diversi paesi dell'India,
altro capitulisla, dritto d una retribu 826. Oscillazioni che la quantit dei
zione, 447. Nessuna differenza tra metalli preziosi opera nel valore della
l'uno l'altro, ivi. Su quali argomenti moneta, nulla ostante esse furono sensi
stato per secoli fondato di tenere a di bilissime dai 1570 al 1640. e di poco
spregio il prestatore di danaro ad inte rilievo dal 1640 in qua, 825-26. E
resse, ivi. La moneta pei profitti all'azione del credito che attribuire si
come pei salarli la comune misura pi dee il valore quasi stazionario della mo
conveniente, 467; iu pratica suffi neta in questo secondo periodo , 827.
ciente e la meno soggetta ad errore, 468. La moneta non deve portare un va
Utilit della moneta pel suo doppio lore venale se non quando serve di or
elemento di valore come metallo e come gano intermedio al commercio esterno,
strumento di cambio nella circolazione, ivi. Quando si comincia a sostituire
691-92. E pella combinazione di que co' segni rappresentanti non altro che
sti due valori che grandi e durevoli oscil rapporti di valore, 828. Che cosa
lazioni non si esperiraentano nel suo debbe intendersi per moneta di conto,
mercato, 692. Svantaggi che dall'altro e quando perch si sostituisce alle
canto offre quella pi facile circolazione, monete reali , ivi. L'emancipazione
693. Perch la legge ha fatto un crj- dall'uso della moneta cominci nelle
menlese della fabbricazione della moneta . relazioni commerciali di Venezia, Genova
per parte dei privati, 695. Su quale e Pisa, ed appresso delle citt Ansea
opinione fondavasi il dritto che i governi tiche colle loro colonie , 829. Para
si arrogavano di attribuire un valore ar gone tra lo scellino di Nuova-Jori, e lo
bitrario alla pezza di moneta, 696. Er scellino siti Inni, 968 n. In che la
rore che quesl' opinione produsse in moneta differisce dai metalli preziosi,
quanto ai mezzi di surrogare la moneta, e il suo valore si distingue dall'oro,
ivi. Le monete di pura convenzione 1044. Inconveniente di mantenere pi
precessero le idee di, credito, ed esempi, di un tipo metallico come misura dei
ivi. t~ L'uso della moneta uno de' pi valori, 1045. La moneta i un indi
potenti mezzi per combinare l'associa zio di credito che chi la possiede ba fallo
zione colla maggiore possibile liberti alla comunit, ivi. Mezzi sostituiti
individuale, 847. Perch fu inventata come strumenti di trasmissione, 1046.
e da che dipende il suo valore, ivi. Monetazione. Antichit della monetazione,
Qualit dei metalli preziosi che li ren 818. In Atene sub lievi svilimenti,
dono adatti all'uso di moneta, 817-18. 819. A che si deve ridurre ih diritto
A. che serve l'impronta ufficiale, e di signoraggio dal governo riscosso sulla
perch nacque, 818. Oggetti di uso monetazione, 1044.'
che han servito come moneta , ivi.
Moneta della Grecia e suo valore, ivi. Mongoli. i. Comunicazioni che si stabilirono
Valore del danaro in Roma, 819. fra i Mongolli e il mondo cristiano, ed
Che cosa prima (tote spingere i go utilit che ne venne al commercio, 301.1.
verni ad alterare la moneta, ivi. Que MONOPOLIO. Influenza de' monopoli! sui
sta alterazione stata talvolta l'effetto prezzi, 43. < Monopolii naturali ed ar
di una trista necessit, 820. Altera- tificiali, 44-45. La facilit de' tra
razioni che la moneta sub in Roma sporti costituisce un monopolio naturale,
e quando cominciarono, ivi. Valore 44. I brevetti d'invenzione, la pro
del soldo d'oro in Francia, ivi. Valore priet letteraria, le proibizioni costitui
del nobile e deli' angelo d'oro , e loro scono un monopolio artificiale, 45.
alterazioni io Inghilterra, 821-22. Beneficio che la propriet letteraria ha
Perch l'alterazione delle monete pro reso al lavoro intellettuale, 44. l mo
duce delle turbolenze politiche, 822. nopolii non restringono nella stessa mi
CONTEHUTB 15 QUESTO VOLUME. 1121
sura la concorrenza, 45. Diverso modo per base un territorio e sono fra loro te-
come ogni monopolio agisce sull'aumento gate da un ordinamento sociale, 600.
dei prezzi delle mercij 46-47. A che Due punti di vista sotto cui possono con
dovuto l'alto prezzo del vino di Tokay, siderarsi le relazioni nazionali, ivi.
46. L'appropriazione della terra co Della geografia fisica e della geografia
stituisce il pi importante monopolio na politica di un popolo, 601. La geogra
turale, 48. Le imposte non possono fia politica mobile, ivi. Essa pu
a meno di creare de' monopolli. 270. essere positiva e razionale, 602. In
Come e perch ogni monopolio na sostanza l'una ramo del diritto positivo
turale o acquisito per legge interviene e l'altra del diritto razionale, 603. La
nella distribuzione della ricchezza, 347 tendenza debb'ssere quella di riavvici
a 348. Esemp di monopolii artificiali, nare la geografia positiva alla razionale,
370. Mac Collodi, citalo confutato ivi. La guerra non sempre il miglior
sull'influenza del monopolio nella ren mezzo, ivi. -La gran quistione sotto il
dita, 784.. punto di vista economico di ricercare i
Montesquieu. Nelle Lettere Persiane pi principi! della geografia razionale, 604.
ardito nei suoi giudicii di quello che Il territorio e il popolo sono gli ele
poi fosse nello Spirito delle Legni, 590. menti da studiare in questa, quistione,
Attribuisce la poliandria dei Narri ad ivi. Spazio, mezzi di sussistenza, vie
un motivo politico, 593, Ha lavorato di comunicazione sono le qualit fisiche
nel senso della scula storica, 609. di un territorio destinato a servire di base
Monti di piet. Che co9a siano, 703. ad un popolo, ivi. Fatti fisici .su cui
False idee dei filantropi sui medesimi, fondansi i grandi sistemi della geografia
ivi. Loro razionale riguardo al territorio, 604-5.
nomici, 704.inconvenienti
- .N morali ed eco
Razza, lingua e religione sono i tre
aspetti sotto cui l'elemento popolo debbe
Moravi. Organizzazione industriale dei considerarsi, 605. L'elemento terri
Fratelli Moravi, 614. torio invariabile mentre variabilissi
Moravia. Emancipazione de' servi, 963. mo l'elemento popolo, 605-6. Le divi
Morellet. Sue parole sull'avvicinamento sioni politiche, sono arbitrarie o dipen
di Ad. Smith con Turgot, Quesnay ed El- denti da necessit momentanee, 744.
vezio, [34]. Il loro distintivo oggi puramente intel
Mosca. Considerazioni politiche per cui in lettuale, e si fonda sul linguaggio, 745.
Russia Pietroburgo divenne capitale in Il commercio un grande elemento
vce jdi Mosca, 606. della potenza e del progresso economico
delle nazioni , 807. La supremazia
Mulhouse. Fabbrica di bambagini, 522. marittima, costituisce la superiorit po
Murray. Sue osservazioni secondo cui l'abi ltica delle nazioni, ivi.
tazione nel Messico e nel Per comin Nijini Nowogorod. Proporzione tra le
ciata dalle alture, 909 n. nascite e quelli che arrivarono a Hi anni,
Nairi. Popoli del Malabar 'presso cui esi 136.
ste la poliandria, 593. Nilo. Modi d'irrigazione nelle terre adia
Napoleone I. Sue idee sulla propriel, centi al Nilo, 768. Feconda l'Egitto,
193. Sue speranze nella conquista di 554.
Olanda 'a riguardo del banco di Amster Nobilt. I compratori di lettere di nobilt
dam, e sue delusioni, 842. pi che-dalia vanit erano mossi dall'e
Naviglio Grande. Sua irrigazione in Lom senzione dalle imposte, 626. La 'no
bardia, 772. bilt prima della Rivoluzione in Francia
Nazioni. Hanno epoche d'inazione, 290-91 . era esente d'imposte, 641. - . '
I fotti delle nazioni si aggruppano Norton Prof. Citato sulla rinnovazione-
sotto i tre capi di organizzazione sociale, naturale della fertilit della terra. 899.
.sistema' politico e situazione economica, North British Review. Paroledella North
337. Le loro rivoluzioni quindi pos British Review sui benefici risultati del
sono essere sociali, politiche ed econo sistema protettore nel continente d'Eu
miche, ivi. Le economiche possono ropa, 1040.
talvolta essere la causa e lal'altra l'effetto
delle sociali, ivi. Esempi di entrambi, Norvegia. Malattia dello scorbuto in Nor-
338. Che cosa $ che costituisce il red , vegia, 546. Con qual sistema natural
dito di una nazione, e quando essa, pu mente limitasi la popolazione agricola in
dirsi ricca, 356. influenza nell'econo Norvegia, 585. Uso dei curati in Nor
mia politica dello stat morale e politico vegia a riguardo dei matrimoni!, 591.
delle nazioni, 558. Le famiglie non Notai. Necessit di limitare il numero dei
formano uno Stato se non quando hanno notai e degli agenti di cambio, 119 a 121.
Eeonom. Tomo IX. 71.
ili* INDICE ALFABETICO DELLE MATEKIh
relativa delle terre attribuita all'aumento nel Portogallo, 810. Valore dell'espor
di popolazione ed alle circostanze di po tazione dei vini nel XV seeoio, ivi,
sizione, 727. Ordine della coltivazione tra' paesi pi soggetti alia politica
delle terre secondo la distanza degli alti commerciale deil' Inghilterra, 1041-
' tati ed il uuiuero della popolazione, 7b9.
Poste. Immoralit de" privilegi dai go
Inlluetiza esercitata dall'aumento della
verni accordali a dei privati per il tras
popolazione contro i pregiudizi delle
restrizioni mercantili , 812. Unifor porlo delle valigie postali, 861. In
mit dt proporzione ohe osservasi ira giustizia e danno di fare della .posta
delle lettere un monopolio governativo,
le nascite e le morti , 887. Teoria 802. . "
di Malthus e di Giac. Mill sulla popola
zione, 8i)9. Questa teoria (ondala Poveri. Proporzione dei morti tra i poveri
sul falso principio che il consumo de'vi- i'd i ricchi-in Francia, 133. Come la
teri sia una distruzione e. non una fase lege pe' poveri in Inghilterra contra
del fenomeno della circolazione della ria I' aumento del -capitale, 987.
materia; 900, 901. La popolazione Prestito. Vizi e difetti -del codice napo
non pu tendere a sorpassare i mezzi di leonico francese a riguardo del prestito,
sussistenza se non colla violazione delle
[13], V. Interesse.
leggi naturali della produzione vegetale,
901 e seg. Come Malth* siasi servito PKEZZO. Distinzione del prezzo naturale e
della teoria dell'ordine di coltura de'ter- del prezzo corrente, 41- Kicardo,
reui pi fertili ai meno fertili perispie- Smith, citati su di essa, ivi. Diverso
gare la sua teoria sulla popolazione, 91 2. modo come ogni monopolio agisce sul
L'ordine di coltura stabilito da Carey l'aumento dei prezzi delle merci, 46 47.
spiega benssimo come le sussistenze si Il prezzo dei prodotti agricoli in uu
aumentino pi rapidamente della popo mercato regolato dal costo di quelli
lazione, 917 a 9.11 . L'aumento del ca ottenuti con maggior costo, 51-52.
pitale dee di necessit precedere quello La rendita effetto non causa del prezzo
della popolazione, 932. La parte pro dei- prodetti agricoli, 34. Il prezzo
porzionale del proprietario diminuisce delle merci non si eleva eostanlemenle io
in ogni paese a misura de'progressi della proporzione dell'aumento del danaro,
popolazione e del capitale, 951, 932. 74. L" dovuto alla Hivoluzione fran-
Azione politica sulla condizione de' lavo ' case ed agli avvenimenti economici che
ranti delle leggi per cui le mercedi pro ne seguirono se questa proporzione
grediscono col progredire della popola conservossi nel 18 secolo, 73. Il ri
zione e deHa ricchezza, 969 a 971. bassa dei prezzi non implica necessaria
La proporzione dell'aumento del capi mente un ingorgo generale, 4S9-60."
tale nazionale superiore all'aumento La osa che si divide non il 'pro
della popolazione 986. Tendenza della dotto stesso, ma il suo valore di cam
meta dei profitti a ribassare a misura bia pi generalmente il suo prezzo,
- che la popolazione e la ricchezza au 358. Che cosa sia, 361. Diro die
mentano, 998. il potere di ridurre le il prezzo regolato dall'offerta e richie
spese di trasporto in un paese aumenta sta, porre la quistione e non i scioglierla.
come II quadrato del numero degli abi MI -62. Esame della formula che de
tanti, 1023, 1024. Necessit di una termina il prezzo delle cose dal costo di
grande popolazione per impedire la per produzione, 362. Come debba essere
dita delle materie fertilizzanti, 1027. intesta questa foratola, 36 i. Sono' le
Poppea. Legge pubblicala cinque anni spese da farsi non le fatte ci che con
dopo della legge Giulia, 389. siderare si deve nel costo di produzione
Pore. Stenograf il Corso di economia di come regolatore del prezzo, 303-66.
Rossi, 537. Massimo e minimo del prezzo delle
cose e da che indicalo, 366. Qu*;la
Porteh. Sue osservazioni sulla rendita formula per esser vera suppone la libert
media d'Inghilterra, 945. Citato sulle indefinita della concorrenza dei prolut-
mercedi negli Stati Uniti,- 968 n. tori dell'allontanamento' dei consuma-
Portogallo. Spirilo delle intraprese ma lofi, 367. Questa proposizione pro-
rittime dei Portoghesi nel xv secolo, 311. pria'della scienza pura "e razionale, ivi.
- . Differenza di carattere, di prosperila Enumerazione delle ause perturba
di azione governativa nelle colonie del trici ehe nella pratica la Tanno difficil
Portogallo e della Spagna, 312. Vi mente verificare, 508-69. Era queste
mancano le cantine sotterranee per la sono principali i monopolii naturali, egli
conservazione dei vini, 573. Causa artificiali, 569-70. Il prezzo dei pro
detle^ sue frequenti turbolenze, 780. dotti agricoli si regola sul prezzo ehe pi
Nascita ed ingrandimento del commercio costano a prodursi; 383. 1 profitti ed
CONTENUTE IN QUESTO VOLUME. V127
i salarli noi) la rendita influiscono sul accordati a dei privali per il trasporto
prezza dette cose, e. come v'influiscono, delle valigie postali, 861.
386-87. Il orezzo doii conferisce valore PRODOTTI. Una nozione esatta ed una clas-
ma solamente Iodica il valore relativo di silUiazione razionale de' prodotti sono con
ogui cosa, 752. Ma per esattamente, dizione essenziale di ogni buona legisla
indicarli) l'economista bisogna che telila zione, [12]. Dalla distinzione de' lavori
calcolo di tutta la quantit,' eoe di produttivi ed improduttivi nacque l'altra
- essa s offre al consumo totale, 753. Ile' prodotti materiali ed immateriali, 91.
Cause per cui l'elevazione dei prezzi Il modo come il cambio s'esegue, o
relativi ad una fraziono pu avve come una cosa si producenon mutano l'es
nire ed effetti di ciascuna, ivi. In senza del prodotto ne du'produttori, 98.
fluenze a cui da parte del compratore La frode nella qualit de' prodotti al
e del venditore, i prezzi, secondo Her pari che gli altri delitti, richiede pi le
man, van soggetti, 754. 11 valore eco misure repressive anzich le preventive,
nomico di un oggetto si esprime yer 130. Abbondanza e buon mercato dei
mezzo del suo prezzo frazionale molti prodotti, sotto la libert dei lavo/o, ed
plicato per la cifra della domanda to agiatezza ch'essa divulga, 131. Assur
tale, ivi. Danno reciproco che ai con dit di coloro che vedono un vantaggio
sumatori ed ili produttori ne verrebbe nell'azione che un eccesso di popolazione
da ogni legge che tenda ad artificialmente opeTa sul ribasso de' salarli, e sul buon
innalzarci prezzi, ivi. Il consumo di mercato de' prodotti, 168. Distin
un prodotto utile e necessario ne trascina zione del prodotto etto e lordo della
dietro una produzione crescente ed un terra, 177. Bisogno di distinguere
prezzo decrescente, 791 . Interesse dej il prodotto territoriale e il prodotto
produttore, a cercare maggiori pi olii li netto industriale, 182. L' industria
nella diminuzione dei prezzi , 7.56. agricola pu avete I' uno e I' altro ,
Come il valore differisca dal prezzo, 928. ivi. La Tendila . costituita dal primo,
> Rapporto che esiste tra prezzo e va ivi. Confutazione della proporzione di
lore, 1(151. Punto. attorno a cui oscilla Say che il prodotto lordo della societ la
H prezzo, ivi. Effetto della variazione medesima cosa che il suo prodotto netto,
della domanda e della offerta adi prezzi, 183-84. Errore attribuibile alla teoria
1052, 1053. Effetto sui medesimi di di Say- dei servizii produttivi, 181.
un sistema di circolazione 'fondato sul Non tutto il salario u tutto il reddito in
credilo, 1054. Come la necessit d'in dividuale un prodotto netto, 183-84.
viare un piccolo sopravanzo di produ- L'aumento del prodotto della terra tende
. zione in un lontano paese regoli il prezzo ad. accrescere la ricchezza nazionale,
della totalit di questa produzione, 1059. 183 a 188. Errore di coloro che attac
La necessit di andare a cercare in cano pi importanza al prodotto lordo
un mercato lontano una piccola quantit della terni anzi die al netto, 185. Qua
che manca, regola il prezzo di tutta la lunque prodotto non un capitali'. 237.
quantit offerta, 1060.. Aspetti da cui guardare un ingorgo
Pnn. r. Teoria sull'ammortizzazione, del generale di prodotti per stimarlo dan
dottor Price , adottala in Inghilterra , noso, 257. - Esame della dottrina di
681. J. S. Mi II che, una dimanda di lavoro non
. una dimanda di prodotti, 1002 3.
Primogenitura. Come il diritto di primo
genitura- in Inghilterra si crede che sti nettl I Fisiocrati confusero il
moli la ricchezza, 227. Nei paesi dove prodotto netto col fitto della terra, 177,
esiste il diritto di primogenitura i cadetti 178. Errore ueL confondere il prodotto
.' Sono a carico dello Slato, 229. netto coll'ecccdenza de' toinestibili che
la terra lascia dopo aver somministrato
Privilegi. 'La Convenzione ritorn io
Frncia il privilegio degli agenti di cam gli alimenti ai lavoratori, 180. Teoria
bio abolito dalla Costituente, 121. def prodotto netto dei Fisiocrati come in
succinto confutabile, 643-44.
Casi in cui creando un numero di pro-
- dottori limitato non si crei un privilegio, Produttori. Il modo come il cambio si
117. Cosi la limitazione dei pubblici . esegue o come una cosa si produce, non
funzionari, 118. La creazione di privi mutano l'essenza del prodotto u dei
legi e le misure proibitive possono agire produttori, 98. Casi in cui creando un
come mezzi indiretti d'incoraggiamento numero di produttori limitato non si crei
alla popolazione, 167. Lo spirito de uu privilegio, 117. Errore di conside
mocratico tende a distruggere il privi rare i produttori ed i consumatori come
legio e l'aristocrazia artificiale ed a far due classi distinte, 205. Dna prote
prevalere l'aristocrazia naturale, 205-6. zione accordata ad una classe di produt
Immoralit de' privilegi dai governi tori una violazione de' diruti d' un'altra,
1128 INDICR AI.KABK1IC0 DEI.LK MATERIE
732. Danno che a questi yerrebbe da che la fabbricazione delle macchine, cbe
ogni legge cbe tenda ad artificialmente distrae una parte degli operai occupati
innalzare i prezzi, 754. Su qua! fondo alla produzione delle cose necessarie, ri
si opera l'aumento de' profitti de' pro bassa i satani, 429-430.Dopo studiato
duttori ne' perfezionamenti delle indu- il problema della produzione astratta
striev 735. Interesse del produttore a mente bisogna studiare le cause cbe
cercare maggiori profitti nella diminu veogono a modificarlo nella pratica, 531-
zione de' prezzi, 756. 540. Queste cause sono fisiche, morali
PRODUZIONE. Senso della parola produ e politiche, 539. Perch questa distin
zione, 83. L'uomo non T'arreca che il zione preferibile a quella di cause dipen
moto, 84. Cbe cosa essa dunque, ivi. denti e indipendenti dalla volont umana,
Cbe cosa crea l'uomo produceodo, 559-540. Enumerazione delle cause
ivi. Clementi della produzione, ivi. morali e politiche cbe influiscono sulla
Forze o mezzi produttivi, ivi. Loro produzione, 565. Influenza del cristia
distinzioni in diretti ed indiretti, fisici ed nesimo sull'educazione ed istruzione e
intellettuali, comuni ed appropriali, na quindi sulla produzione, 568. Se l'ab
turali e prodolii, 85.In qua) senso esi bondanza di produzione naturale possa
stono forze prodotte non appropriate, ispirare abitudini d'ozio, 576. Esame
86. Il lavoro, il capitale e la terra, de' rapporti di famiglia nella loro rela
'istituiscono delle forze appropriate di zione colla produzione della ricchezza,
rette, ivi. Loro carattere comune, loro -577. La produzione agricola quella
dissomiglianze, 86 a 88. Difficolti ed che offre- maggiori difficolt per l'assetto
importanza di discernere negli strumenti equo e ragionevole delle imposte, 647.
della produzione il lavoro e la terr, la Bisogno della sicurezza per l'incre
parte iniziale dalla prodotta, ossia capi mento della produzione, 731-733.
talizzata, 90. Enumerazione de' mezzi Dove sta la potenza produttiva dell'uomo
indiretti di produzione, 91. Sono tali e la sua azione sulle forze della natura,
il governo, il cambio, la circolazione, la 740. La potenza dell'uomo non le
moneta, ivi. Il non aver badato alla gata ad alcun naturale od artificiale stru
distinzione della produzione diretta ed mento, 741. L'aumento della potenza
indiretta, n alla distinzione de' tre ele produttiva dipende dalla facilit della
menti principali della produzione, diede soddisfazione de' bisogni primordiali,
luogo ad errori, 96-97. Ogni sistema 747. La sua abbondanza non pu mai
di legge che voglia regolare e sorvegliare essere un piale, 750.Posto importante
la produzione, nonch impedire la libera che le manifatture occupano nell'ordine
concorrenza de' lavoratori, analogo nel della produzione, 787. Cbe cosa inten-
suo effetto al sistema delle corporazioni, desi per la fabbrica, 788. Il consumo
115. Casi in oui permesso l'intervento d'un prodotto utile e necessario ne tra
della legse, 146. La distribuzione pi scina dietro una produzione crescente ed
che la produzione oggetto cui si mira un prezzo decrescente, 791 . Distin
dui moderni autori de' sistemi restrittivi, zione da farsi tra i proprietari ed i ma
133. Principale dissomiglianza ch'esi nifattori nell'interesse cbe hanno al pro
ste tra la produzione agricola e quella gresso delia potenza di produzione, 795.
d'ogni altro genere, 181. Contraddi Come la concorrenza stimolando il
zione implicata nel dire che il risparmio perfezionamento dell' intelligenza e del
sia un agente della produzione, 258. buon mercato, tenda a creare l'abbon
Quanto pi attiva e pi generale la danza della produzione, 803-804; e
produzione, tanto pi sicuro lo sbocco perci il bene di tutte le classi della so
per tutti i prodotti, 259-261 . Una pro ciet, 804-803. Differenza di azione
duzione accelerata stimola pi che la de'dazii sull'esportazione e de'dazij sul*
popolazione la potenza produttiva, 265. l'importazione a riguardo 'dell' industria
Difetto di rigore scientifico delle pa e delle produzione di un paese, 860-61.
role lavoro, capitale, e terra, riguardati In che sta l'azione dell'uomo sulla
come strumenti di produzione, 345 a materia, 892. Il suo ufficio in ci
345. Classi di produttori, 344. La rassomigliato a quello del telegrafo elet
parola proprietarii fondiarii non implica trico, 893. L'aumento delle mercedi
n essudazione nel fenomeno della produ e dei profitti progredisce col basso prez
zione, ivi. La parola terra non d una zo della produzione, 936. il lavoro
idea incompleta del terzo elemento pro che ma'erialrnente produce, non quello
duttore, 315. La produzione sociale che fa il commercio, che apre uno sboc
un fatto complesso e molteplice, ed in co ad altri prodotti, 1001. L'opinione
circostanza non cern' alcuna cbe con che la produzione crei una domanda di
temporaneamente non sia un cambio, prodotti era stala annunziata da Say, e
358. ^Ferit dell'opinione di Ricardo prima di lui da Tucker, 1004. Il coru
CONTENUTE IN QUESTO VOLUME. 1129
mercio esterno equivale ad una perdita teoria che i salarii ribassano coi profitti
del potere della produzione interna , e viceversa , pu indurre, 396 a 400.
1022. La produzione delle cose cbe Apparente disuguaglianza nella mi
non forniscono la comune meta di profitto sura de' profitti de! capitali, 148-449.
tende ad arrestarsi, ma non si arresta di Con quali argomenti si pretende dimo
un tratto, 1051. strare che i profitti sono uguali- per tutti
i casi, 449-450. vero in teoria cbe i
Phofussioni. La questione di limitare il
profitti sono uguali per tutti i casi, ma
numero degli esercenti certe professioni
nella pratica vi s'oppongono la mancanza
io ogni modo dipende dall'importanza
di mobilit perfetta de' capitali , 450-
cbe la legge accorda alle medesime, 122.*
Assurdit a cui si va incontro quando 451; e la mancanza d'una completa
libert di azione individuale, 452. I
si vogliono su questo riguardo assimilare
profitti dei capitali tendono 'ad ugua
a queste professioni quella d'insegnante,
gliarsi soltanto sotto hi condizione della
123. Come spiegasi la grande con
libera concorrenza, 453. Per apprez
correnza che nello professioni liberali os
zare esattamente i profitti bisogna sce
servasi malgrado le spese ed il tempo verare la retribuzione cbe appartiene al
che il loro apprendimento esige, 503. lavoro ed all'impiego d'un agente natu
Opinione di Smith, ivi. -Parte aleatoria
rale, 451-455 a 472. Nella valutazione
che hanno i profitti di colali professioni,
. dei profitti debbono calcolarsi i vantaggi
ivi. Cbe cosa pensare' sui posti gra
materiali e gl'immateriali, 456.La mi
tuiti che lo Stato accorda per l'appren
sura de' profitti pu considerarsi relati
dimento delle professioni liberali, 504.
vamente a' salarii e per se stessa, 157.;
PROFITTI. La misura de' profitti non in Essa essenzialmente mobile, poich i ri
dizio certo della quantit del capitale, sultati della produzione non sono costanti,
239. Dove finisce il profitto finisce 457-458. Legame intimo ed indisso
l'accumulazione del capitale,, 269. lubile che unisce la questione de' salarii
Il sistema proibitivo non eleva in a quella de' profitti, e su cbe fondato,
maniera durevole e generale la misura 461-462. - Azon della rendita sulla misu
de' profitti, 291-295. Errore che il ra dei salarii e de'profiiti, 462. Se esista
commercio estero faccia ottenere ai capi una media de'profiiti, 463-464.Essa im
talisti un profitto molto al disopra della plica l'idea d'un periodo, 465. In cbe
misura ordinaria, 296.- Quando il com precisamente essa consista, 465-466.
mercio aumenta i profitti, quali cause La moneta pe' profitti come pe' salarii,
debbono concorrervi, ivi. Erronea opi la comune misura pi conveniente, 467.
nione cbe il commercio coloniale procuri in pratica sufficiente e la meno sog
e costantemente mantenga profitti esage- getta ad errore, 468. Opinione che
- rati ai capitalisti, 317. Inutilit d'una stabilisce come misura de' profitti la
colonia, se i carichi che le s'impongono quantit di lavoro cbe questi possono
diminuiscono i profitti e le mercedi oltre comandare, 469. Errore di quest'opi
la loro misura comune, 323. Errore nione, 470. ~ Difficolt di determinare
di Malthus nel comprendere i profitti la misura de' profitti, 472. Elementi
nelle spese di produzione e da che deri la cui cognizione indispensabile per
vato, 363.- Quando i profitti dimi determinarla, 474. La misura de' pro
nuiscono s' accresciuta la quota del fitti proporzionali va in ragione inversa
capitale, ivi. Come e quando la parte della misura de' salarii, 475 ; e pi
che s'incorpora colla terra deve chiamarsi spesso la misura de' salarii regola quella
rendita o profitto, 374.1 redditi cbe un de' profitti', 476. Nell'ipotesi cbe il ca
capitalista trae dal proprio capitale che pitale agisca da e solo, i profitti sono
impiega da se medesimo son profitti e non come la forz8 produttiva, 479-480.Per
salari); e citazione di Smith che lo confer lo piiei beneficii del capitalista hawi un
ma, 376-377.Quanto pi-i profitti com di pi del profitto naturale che dipende
porranno la parte principale del reddito da ci ch'egli domina il mercato, 482-3.
d'ogni cittadino, tanto pi sviluppato Come questa legge pu essere modifi
-sar- l'incivilimento nazionale, 377. I cata dalla legge della popolazione, 483.
profitti ed i salarii, con la rendita influi Deplorabili conseguenze della dimi
scono sul prezzo delle cose, e come vi nuzione de' profitti ne' paesi di schiavi,
influiscono, 386-387. J salrii possono 486-487. Il ribasso del prezzo de' pro
accrescere o diminuire senza mutare di dotti non altera per nulla la teoria cbe i
proporzione co' profitti, od insieme col- profitti' siano come la forza produttiva,
l'aumento e decremento de' profitti, 397. 485. Come si proporzionano i profitti
Il rapporto tra i salarii ed i 'pro a' salarii quando il l.ivoro ed ii capitale
fitti riconosciuto per primo da Ricardo, aumentino insieme, od aumenti soltanto
396. Errore ed equivoci a cui la sua uno di loro, 488-490. - Influenza del
1130 INDICK ALFABETICO DKI.I.K MATBB1K
cordata dalle leggi ai beni della donna, prietari, ed in quella de' grandi scrittori
598. Inconveniente economico d'una ed artisti, 374 a 576. Se g' interessi
divisione di propriet, in cui quelle di de' capitalisti e de' proprietari si trovino
uno possano essere incastrate in quelle in lotta, 530. Interesse de' proprietari
d'un altro, 603. Il danno d'esentare le all'aumento della ricchezza nazionale,
propriet fondiarie d'imposte infinita ivi.La questione de' cereali il pi che
mente minore di tassarle indistinta interessa si ai proprietari fondiari i d
mente, 632-653 -Danni della violazione ai capitalisti, 532. Confutazione della
della propriet in Francia nella rivolu preminenza che J. S. Mi 1.1 attribuisce ai
zione del 1792, 732. Doppia difesa della proprielarii di terra, 728; Distinzione
propricl.> contro lo spirilo di spoliazione, da farsi tra i proprielarii ed i manifattori
733. Il gran vantaggio del rispetto Dell' interesse che hanno al progresso
dello i o|iriet consiste nell'accumula- della potenza di produzione, 795. Come
zioue u' capitali, ivi.Non pu esservi per fletto della concorrenza si possano
accumulatane di ricchezza senza la si rendere utili i proprielarii di case ai col
curezza della propriet, 748. Donde tivatori, 802. La parte proporzionale
viene che le leggi non hanno sempre del proprietario diminuisce in ogni paese
protette tutte le sue forme, ivi. .Non a misura de' progressi della popolazione
sufficientemente rispettata e non se ne e del capitale, 951, 952.
possono trarre tutti i vantaggi se. non a
condizione dell'universale libert di pen Protezione! Una protezione accordata ad
sare e di agire, 749. Cause che nel una classe di produttori, una viola
l'Irlanda e nel Continente di Europa ziooe de' diritti d'un'altra, 732. Essa
hanno influito ulta divisione della pro slata d'ostacolo al progresso delle con
priet territoriale, 757. Attacchi com dizioni economiche della Francia, 733.
messi contro la propriet per modificarne I dazii di prolezione, ed i brevetti di
la divisione in Francia e in Austria, 783. invenzione non producono altro efletto
Il miglior esempio in favore della che d'adescare il mal consigliato impiego
concorrenza il bene che ne torna alla di capitale, 792. Il manifattore, invece
propriet territoriale, 804. Quando che nella protezione, deve cercare nei
che la propriet del suolo si rende indi giusti suoi calcoli la garanzia contro le
viduale, 908 Forma della propriet sue perdite, 792-793. Falsit dell'ar
territoriale, e classi che partecipano ai gomento opposto ai diritti protettori ba
prodotti agricoli negli Stali Uniti, 940. sato sul principio che essi contrariano
Opinione di Sisroondi sui benefici ef l'alta meta dei profilli, 984. Il parago
fetti della sudilivisioue della propriet ne istituito tra i vantaggi del commerci
territoriale, 989. interno ed esterno prova l'utilit della
protezione e naturalizzazione delle in
letteraria. Beneficio che la pro dustrie, 1023. Bisogno di un paese
priet letteraria ba reso al lavoro intel di proteggere le manifatture per eman
lettuale, 44. I brevetti d'invenzione, ciparsi dagli altri, 1031. r La conse
la propriet letteraria, le proibizioni co guenza di un pi alto prezzo nelle ma
stituiscono un monopolio artificiale, 45. nifatture indigene non che apparente
Sua inutilit, e da' brevetti d'inven e sol da principio, 1032, 1033. Esame
zione, 756. del sistema protettore come mezzo di
Proprietarm. Quando il proprietario del resistenza alla politica commerciale del
suolo ad un tempo coltivatore, il pro l'Inghilterra, 1032 a 1042. L'esclu
fitto che ricava un reddito non una ren sione della concorrenza straniere non
dita, 178. Terreni coltivati, proprietari impedisce il ribasso di prezzo delle ma
e popolazione agricola della Francia e nifatture nazionali, 1035 0. C> pro
dell'Inghilterra, 195. Proporzione dei vato dal fatto che la produzione de' ferri
piixolMiiezzadri, e grandi proprielarii in negli Stali Udm cresciuta cui diminuirsi
Francia, 196. Il passaggio dal sistema dell'importazione dall'estero, 1055 o.
restrittivo alla libert commerciale dimi Circostanze che contrabbilanciano I' ec
nuisce il reddito territoriale di un certo cesso di prezzo provocato dalla protezio
numero di proprietari, 298; e com ne, 1036. Parole della North Brilish
promette una parte pi o meno rilevante Review sui benefici risultali del sistema
del capitale impegnato nelle industrie protettore nel continente, di Eoropa ,
protette, 298 299. - La parola proprie 1040 V. Dogane, Dazi, Imposte, Siste
tari foudiani non implica nessun'azione ma protettore.
nel fenomeno della produzione, 344.' Provenza. Vi si ara con un paio di bovi ,
Confusione delle tre specie di reddito, 554. . -, .
la rendita, il profitto ed il salario, pre Prussia. Ha rovinate le sue manifattore
cisamente nella rimunerazione de' pro proteggendole, 793. Miniere dr car
CONTENUTE IN QUESTO VOLUME. 1133
bone , e loro abbondanza -, 814. tiche, anzich: ad economiche, 106-07.
Sino a qual somma il suo governo I regolamenti con cui vuoisi dirigere
ba poinio spingere l'emissione dei pic il modo di applicare il lavoro, sona del
coli biglietti, 838. Emancipazione de' pari nocivi che quelli sul movimnto dei
servi, 963. Consumo medio nel 1805 lavoratori, 130. Quando essi ncquero
e 1842 in Prussia, 964 n. e perch, 131. - Stto la libert la mi
Qqbsnay. Il sistema della fisiocrazia fu glior guarentigia pe' consumatori la
conseguenza della filosofia del sec. xvni; rivalit trai produttori e l'interesse del
S. Parole di Morellet sull'avvicina compratore, ivi. Eccezioni e prudenza
mento di lui con Ad. Smith-, [34]. nell'abolizione de' regolamenti restrittivi
Confutato sull' imposta fondiaria, 643. della libert del lavoro, 133.'
Qctelet. Citato sulle somme che l'Asia Reitmeier. C't. sulla relazione del valore
assorbe dall'Europa ogni anno, 74.Ci dell'oro in diverse poche dell' antichit
tato, 153. Sue osservazini sulla legge in Alene e Roma, 70. . ' , "
matematica che costantemente siegue il Religione. Influenza del Cristianesimo sul
numero de' matrimonii, 888. l'educazione ed istruzione, e quindi nella
Ql'ijano. Sua opinione sul valore de) suolo produzione, 568. Esso non ba agito
dovuto al travaglio, 974 u. come rivoluzione,. macoine riforma, 568.
Razze. La differenza delle razze nella forza Influenza benefica e civilizzatrice -delle
ed attitudine muscolare al lavoro diff missioni, 569. Istituzioni religiose cbe
cile ad accertarsi se realmente esista, centuno al matrimonio, 590. Razza,
542-43. La variet delle razze non lingua e religione sono i tre aspetti sotto
stata di ostacolo alla loro fusione in un cui l'elemento popolo debbe considerarsi,
medesimo popolo, 605. 605. La religione e la costituzione del
governo di un popolo sono i primi eie-
Ral, Citato per la piccola propriet, 193. umili con cui giudicare i suoi possibili
Rebeccuisti. Da che furono motivate le progressi economici, 748.
sedizioni de' Rebecchisli nel principato
RENDITA. In che consista e d'onde nasca
di Galles, 86f . la rendita, 54. -- Impropriet della pa
REDDITO. Non tutto il salario n lutto il rola affilio in senso di rendila, ivi.
reddito individuale un prodotto ntto, Ricardo, autore della teoria della ren
183-84. Tutto quello, che d un red dita , ivi. La rendita effetto non
dito non un capitale, 237. Confu causa del prezzo de' prodotti agricoli,
sione delle tre specie di redJil , la ren ivi. La rendita pu esistere iudi-
dita, il profilici cil il salario, precisamente pendenlemeute dalla differenza della
nella rimunerazione de' proprietari, e in qualit delle terre, 55 a 58. La'ren-
quella de' grandi scrittori ed artisti, 374 dita fissa pagata dal ftto' iu rasso-
a 376. Elementi del reddito nazionale, . migliata al sali.rio Asso patito dall'im
la rendita, i profitti, ed i salarii, 414. prenditore 55, Il fallo cbe tutte le
' Errore de' Fisiocrati che lo faceano terre paghino una rendita qon contrad
soltanto consistere nella rendita, e su che dice la teor,ia di Ricordo, 58. Smith
fondalo, 415. L'aumento- degli ele citato sulla teoria della rendita, ivi.
menti noi) importa necessariamente l'au- Egli uon neg questo fatto, 59. ^5ay
* mento del rediliio sociale, 415 16. La noti ben comprese questa teoria di Ri
proposizione che fa dipendere la misura cardo, ivi. Quando i.f proprietario del
de' salarii dal reddito naziouale, pur suolo 1 ad un tempo coltivatore il pro
vera io generale, ma senza rigore scien ftto che ricava un reddito non una
tifico, 414 a 416; e talvolta possibile rendila, 178. La teoria della rendita
che i salari si aumentino malgrado la deriva dalla dissomiglianza tra l produ
diminuzione del reddito, 41,7. Impor zione agricola e quella d'ogni altro ge
tanza dello studio de' rapporti fra i di nere, 181. La rendita costituita' dal
versi rami di reddito, 494. Rapporti prodotto "ntto territoriale, 182. Il
ehe esistono tra i salarii, i profitti e la sistema proibitivo nei cereali non fa ehe
rendila territoriale, 527 a 530. Mezzi aumentare esageratameutela rendita delle
vari immaginabili con cui lo. Stato pu r buone terre, 297. Perch la parola af
ricavare dei redditi, 616. Tutti i ftto sia una parola male scelta, e deve
redditi di qualsiasi industria sono ana essere sostituita dalla parola rendita,
loghi per origine e natura, 728. Er 355. La reudita rappresenta in parte
rore di Ricardo sugli effetti dell'accu i profitti del capitale che si andato in-
mulazione del capitale contro i redditi, eorpnrando colla terra, 372. . Come e
734. quando questa parte dee chiamarsi ren
Regolamenti. I regolamenti e le restri dita o profitto , 374. La rendita non
zioni al lavoro pi dovuti a vedute poli ba come i profitti ed i salarii un limite
1131 INDICI-: ALFABETICO DEI.I.B M1TBBTB
minimo omnsimo determinabile, per sulla mela del profitto ottennio in lutti
ch, 379 a 382. Es9a non ha la sua. i rami d'industria del nmdesiino paese,
sorgente n in un sacrifcio di lavoro, 781. Quand' che le rendile ossia le pi
n di capitale, 579. Quaud' che la gioni delle case, rialzano, 783. Le ren
rendita a zero, 3K0. Vi pu essere dile agricole delle terre attorno alle citt,
una. terra fertile che non dia rendita maggiori in massa a quelle delle terre
come una sterile che ne dia una, ed distanti, 784. Mac Cullocb pitale e
esempi dell'uno e dell'altro cago, 380-81 . confutato sull'influenza del monopolio
A che attribuibile la poca importanza nella rendita, ivi. - Come regolasi l'alta
della rendita nel medio evo, 380.' La d bassa meta media della rendila di tutte
misura della rendita della terra dipende le terre di ut) paese, 851. Esposizione
dalla ragion composta della sua fertilit della teoria della rendila di Ricardo,
assoluta e relativa , 382-8-i. Conse 911 9i". Ricanto e Malthus nella
guenze a cui conduce l'errore de' Fi loro teoria sulja rendila furono preceduti
siocrati nel credere la rendila della terra "da Anderson e West, 9)1. Che- cosa
la sola chp costtiisca la ricchezza di un sia rendita, 933. Definizione che te d
paese, 3Hi. Si pu concepire una Ricardo ed in che consista l'errore, irj,
rendila pi forte senza ricorrere alla Il profitto la stessa cosa che la ren
coltura delle terre di qualit inferiore, dila, e quando che si adopera l'uno o
381-8*. La teoria di Hicardo propor l'altro vocabolo, 937. Da che proviene
ziona -la rendita soltanto alla potenza la distinzione della rendila dagli altri
produttiva assoluta della terra, ed errore profitti, 910. Il valore della terra si
di essa, 385. 1 profitti ed i salarii non calcola sulla sua rendila, 941. idee
la rendita influiscono sul prezzo delle sulla rendila di Adamo Smith e di Mal
cose, e come v'influiscono, 386-87. thus, Oli. Conclusioni della teoria di
La rendila quasi estranea alta questione Ricardo smentite da persone distinte e
della distribuzione della ricchezza, 387. dalla storia d'Inghilterra e dalla lestimo-
Effetto delle variazioni di prezzo delle nianza de' suoi economisti, 943-46.
sussistenze relativamente alla rendita ter Proporzione tra la rendita e l'intiero pro
ritoriale, 527 a 530. Dessa si alza quan dotto agricolo in Inghilterra in varicepo;
do il loro prezzo cresce, 528. Ribassa che, 945. Osservazioni di Porter,
quando diminuisce, 530. Dunosi ra Caird ed Arturo Young, sulla rendita
zione che Ricardo fa di questo Tatto, media d'Inghilterra, ivi. Pati statistici
528-29. Rigorosa logica de' Fisiocrati, di Jonnfi de Mnreau a riguardo la pro
secondo il loro principio del prodotto duzione agricola, le mercedi de" lavo
nello, nel voler far gravare l'imposta sol rami, e i profitti dei capitali della -Fran
tanto sulla rendita, 644. Casi in cui cia in varie epoche, che contraddicono
l'imposta fondiaria non colpisce che la la teoria sulla rendita di Ricardo, Q47 a
rendila solamente, 652. Perniciosa in 950.' La parie proporzionale del pro
fluenza che la teoria di Ilicardo sulla prietario diminuisce in ogni paese a mi
rendita pu esercitare, 726. Inconve sura de' progressi della popolazione e del
nienti delle confutazioni di Carey a que capitale, 951-52. Immaginaria in
sta teoria, ivi. Essa una porzione fluenza de' rtrnl.'isgi di situazione sulla
de' profitti della coltura, 768. Rendila rendila, 952. Opinioue di Quilano sul
delle terre nel Belgio e nelle Fiandre, valore del suolo dovuto al travaglio,
770. Rendila delle terre in Olanda, 974 n. Profitto nominale e reale, 990.
771. Definizione della rendita di Ad. Identit del reale colla rendita, 990 e
Smith, 776. Io quali circostanze e per 995. Relazione che passa tra la que
quali osservazioni Ricardo edific la sua stione dei mezzudi consumazione^ e la
teoria della rendila, "777. Esposizione teoria della rendita, di Ricardo fondata
di questa teoria, ivi. Per esser vera la sui vantggi di posizione, 1024. Come
teoria di Ricardo bisogna che ci sia l'uni anche su questo riguardo sia erronea e
formit di coltura, il medesimo genere contraddittoria questa teoria, 1025.
i- produzione ed un valor naturale in Ricardo. Esame della teoria di Ricardo
tutti i terreni, ivi. Responsabilit che che, il costo.di produzione regola il va
pesa su Ricardo e i partigiani della sua lore permutabile delle cose,, ti a" 45.
teoria sulla rendita, 779. La rendita Fondamenti di questa teoria, 41.
siegue la stessa legge dei profitti del Cit. sulla distinzione del prezzo natu
coltivatore, epperc dipende dalla scelta rale e del prezzo corrente , ivi.
della produzione e dal buon mercato dei Il fatto che lune le terre paghino una
river, 778 a 783. La sua meta pro rendita non contraddice la teoria- di
porzionale deve tendere a diminuirsi per Ricardo, 58. Egli non neg questo
ingrossarsi nella quantit assoluta, 781. Tatto, 59. T Say non ben. oomprese que
Per" regola generale essa si calcola sta teoria di Ricardo, iri. Citato,
CONTteNCT* tN OOESTO VrtTAM. li 85
243. Citalo nella forinola che regola consista ne' valori permutabili , 30.
il prezzo delle cose. 362. Confu Nozione generale della ricchezza , 79.
tato BHlfa formola del costo di produ Rapporto tra valore e ricchezza, ivi.
zione come regolatore , del prezzo, 569, Distinzione tra ricchezza naturale e
370, 371. La teoria di Rieardo pro ricchezza prodotta, ivi. Errore di co
porziona la rendita soltanto Ila potenza lore che hanno limitata la ricchezza alle
produttiva assoluta detta terr ed errore - cose, prodotte , 80. Se l'appropria
di essa, 385. - Il rapporto tra i salari e zione e il trasporto da un luogo ad un
i profitti riconosciuto per primo da Ri- altro aggiunge valore, bisogna che uno
. (tardo, 306. Opinioni di Ricardo Milla ne sia preesistito, $0-1. Cme varia la
. maggiore- utilit della richiesta di lavoro relazionedel capitale col la ricchezza totale
o di servigi pei lavoratori, 421. Verit . di un paese, 238. Non ci nulla da temere
dell'opinione di Ritardo che la fabbrica da un ingorgo di prodotti per la ricchezza
zione delle macchine che distrae una nazionale, 257. L'effetto delle trasfor
parte de^li operai occupati alla produ mazioni economiche stalo dappertutto.
zione delle cose necessarie ribassa i sa quasi l'aumento del la ricchezza nazionale,
larli, 429 30. Dimostrazione di Ri 340-41 . Importanza che quest'aumento
cardo sul l'abbassarsi o accrescersi della d alto, .studio della distribuzione della
rendita , 528-29. Obbieziooi che si ricchezza, 541. vero, ma inesatto
possono fare contro la libera importa che dipenda dall'aumento della ricchezza
zione dei grani e risposta ili Ricardo, generale, 411. futile conditone si
533-34. Sulla teoria della fertilit esige .per fare sparire questa inesattezza,
relativa de' terreni era stato "preceduto 42. Errore di credere che questa
da Anderson, 727. Materialismo del condizione sia ohe la ricchezza nuova sia
sistema di Economia di Ricardo, e re trasformata ad' uso dei' lavoratori, 413.
gresso cui condanna l'umanit, 726; Quest' errore deriva dal pareggiane il
tende a consolidare la distinzione delle lavoratore all'animale, ivi.Oggi la ric
caste, 728 Suo errore sugli effetti chezza quella che misura la potenza ed
dell'accumulazione del capitale contro i influenza individuale, 453,Quand' che
redditi, 734. In quali circostanze e una ricchezza pu dirsi capitale, 500.
per quali osservazioni Rieardo edific la Non pu esservi oceumul.izione di ric
sua teoria della rendita, 777. -Respon chezza senza lo sicurezza della propriet,
sabilit che pesa su Rieardo e i partigiani 748. Assurdit di fissare l'idea di ric
della "sua teoria sulla rendita, 779. chezza a determinate cose, 750. Modi
Sua esposizione della teoria della rendita, di economizzare la ricchezza, 758.
911 a 043; Egli e Malthus in questa In quali condizioni di progresso sociale la
teoria furono preceduti da Anderson e fertilit della terra ed il clima sono ele
WeaJ, 911. Sua -ipotesi sull'occupa menti di ricchezza e di potenza, 767.
zione e l'ordine di coltura delle terre, ivi. Come e quando le industrie diverse dal
..Dimostrazione indiretta deHa sua fal l'agricoltura possono divenire elementi
sit, 916-17. Essa smentita dai fatto di ricchezza e di pelenza per le nazioni , ed
del progresso dell'incivilimento limano, esempi, 767-68. Esempi.come il fattp
918 e seg. Definizione che egli d della dell'associazione accresce la potenza e la
rendita, ed in che consista l'errore, 933. ricchezza delle societ incipienti,- 768.69.
.Conclusioni della sua teoria smentite Funesto errore Qhe la ricchezza si va
dalle persne distinte e dalla storia d'In lutasse dal suo costo di produzione, 787.
ghilterra', e dalla testimonianza de' suoi -. In che fondato l'errore che la ric
economisti, 945-46. Confutato quanto chezza di una nazione, ed il benessere
all'effetto dell'imposta sulle materie pri degli operai dipenda dalla diminuzione
me, 933. Per quale ragione Ricardo je del loro, numero; 800. Importanza che
gli economisti inglesi si lasciarono pre la ricchezza mobiliare aspira a prendere
dominare dall'idea che la mela delle sulla fondiaria, [18-19].. La meta dei
mercedi in ragione inversa della meta profitti non misura della prosperit
dei -profitti, 95:1. -Che cosa egli intende della ricchezza nazionale, 98-285. Ten
per mercedi necessarie, 955. Argo denza della meta dei profitti a ribassare a
menti di cui egli si serve per confutare misura che la popolazione e la ricchezza
l'opinione di Smith sul commercio, 1013. aumentano, 998. Le nazioni pi ricche
. soo quelle dove esiste meno circorazione
RICCHEZZA. La ricchezza non necessa metallica a proporzione della massa della
riamente il benessere, 12.' E essenzial ricchezza, 1046.
mente soggettiva, 14. Forma l'oggetto
proprio dell'Economia politica, 14 a 19. Rio-of.i.la-Pi.*ta. -Inondazioni funeste alle
Distinzione tra la ricchzza e il valore, messi dell'annata, ma favorevoli a quelle
28. Errore di Smith che la ricchezza dell'anno successivo, 955.-
113U INDICE ALFABETICO DELLE MATERIE
Riso. Gradi -di temperatura ahbisognevoli ifi. La sua caduta tolse i vantaggi
per la coltura del riso, 554. Come in del commercio all'Europa, 808. Valore
Sumatra si usa sgranare il riso, 573. del danaro in Roma, 819. Alterazioni
Sua coltura in Lombardia, 774. che la moneta sub in Roma e quando
Risparmio. Il risparmio pi difficile ad cominciarono, 820. Sua moneta di
effettuarsi fra le classi povere che fra le conto, 828.
agiate, 162. L'istruzione lo ispira, Romani. Come era intesa la conquista presso
ivi. Qtiuod' cbe un risparmio pu i popoli antichi e precisamente presso i
dirsi capitale, 237. Contraddizione im Romani, 305.
plicala nel dire che il risparmio sia un Rossi. Componente la Commissione incari
agente della produzione, 238. Al di cata in Ginevra di rifare il titolo delle
sotio del salario necessario havvi miseria ipoteche, 599'. Azione della sua teoria
e morte pel lavoratore, al disopra benes riguardo al valore sulla scienza dell'Eco
sere e possibilit d risparmio, 403. nomia politica, 723-. CitatosuJ valore,
Il risparmio tende ad aumentare la ri 750-51. Lodalo riguardo alla misura
chiesta del lavoro, 426. l'accumula di esso, 752.
zione e l'applicazione dei risparmi ci
cbe crea la potenza, la ricchezza eia ci Roussf.au. Opinione di Rousseau sulla pro
vilt sociale, 441 . Erroredella scuola di priet, confut. 173. Citato sulla forza
Ricardo miI limite assegnalo all'accumu muscolare de' selvaggi, 543.
lazione de' risparmi, 729. Il risparmio Ri's.sia. Somme fornite dalle miniere della
il miglior mezzo di cui gli operai si pos Russia dal 1809 al 1837, 75. Cifra
sono servire per uguagliare la loro con media della mortalit in Russia, 54647.
dizione a quella de' capitalisti, 731. Considerazioni politiche per cui in
L'economia della potenza umana non isl Russia Pietroburgo divenne capitale in
nell'astinenza n nel risparmio, 759. vece di Mosca, 606. Suo stato d'agri
lo che sia l'importanza del risparmio e coltura, 775. -Vi dovrebbe predominare
dell'astinenza, 760.Mezzi che l'operaio la grande coltura , 777. Fertilit e
possiede nel risparmio per innalzare la produzione del grano nelle provtocie me
mercede del suo lavoro, 800. Risparmio ridionali della Russia, 813. Aumento
cbe vi in Inghilterra operato per virt della produzione dell'oro in Russia, 826.
della temperanza nel eoosumo delle be Sino a qual somma quel .governo ha
vande, ivi. Somma di risparmio io potuto spingere l'emissione dei piccoli
Inghilterra ottenibile mediante il ribasso biglietti, 838. Mantiene il clero con
dei diritti di excise, e dei dazii sullo zuc imposte in generi, 847-48. Quantit
chero, ri grano, e le bevande, 801. d'oro prodottaci dal 1837 al 1847, 872.
Perch l'oro non la forma migliore sotto Differenza delle mercedi in Inghilterra
cui conservare i proprii risparmii, 839. ed in Russia, 958. Servi in Russia,
Quanto i banchi di Scozia sono utili 961 n. Obrok, 962 n.
all'accumulazione dei risparmii degli ope Saint-Simon. Citalo sulla venalit delle ca
rai, 840. riche, 126.
Rivoluzione. La rivoluzione economica Sale. Costo dell'evaporazione del sale in
alcune volte prepara, ed altre volte siegue svizzera, nella Scozia e nella Romagna,
la sociale, [20]. 556.
Robinson. Sgrav l'Inghilterra dell'esten Salici. Loro- vegetazione sulle sponde del
sione dei dazi di consumo, 672. Mississip), 907 n.
Roma. Idee della Roma e della Grecia del Saraceni. I mercanti di Amalfi conobbero
l'antichit sul lavoro ed il commercio, la bussola dai Saraceni, 808.
108. Civilt nella Roma antica, 160.
A che attribuire si deve la deprava Savoia. La Lombardia e la Savoia furono le
zione della societ romana a' tempi del prime ad applicare il catasto, 649.
l'impero, 164. Nel colonizzameli) di Sav. Il sistema di Aristotele fu esageralo
Roma antica vi predomina lo spirilo di da' suoi seguaci, principalmente da Say,
conquista, 306. I governi di Roma e Sismnndi, Slorcb, 11. Say non ben
di Ungheria sondi privilegio, 561. comprese la teoria della rendila di Ki-
L'ammortizzazione fu adottata io Roma cardo, 59. Confutazione della propo
da Innocenzo IV, 681. D l'esempio sizione di Say cbe il prodotto lordo della
di sfrenala dissolutezza, 588. Nel 757 societ la medesima cosa che il suo
vi si pubblica la legge Giulia, 589. prodotto nello, 183-84. Ingiuste la
Trasse gran parte della sua potenza dal gnanze di i S iy siili' indifferenza delia
commercio, 807. La lunga durata del Francia agli studii di economia, 336-37.
l'impero rumano attribuibile all'esten ErroTe di G. R. Say nell'aver trascu
sione ed alla libert del suo commercio, rato la questione su chi" ricade l'imposta,
CONTENUTI IN QUESTO VOLUME. 1137
623. Citato, 263. Modificazioni da quanto nel Maryland e nella Virginia si
apportare alla sua teoria degli sbocchi, affittano gli schiavi, e riflessioni di B
268. Citato, 738. Citato sulla cogni- S. Johnston, 960.
zione delle leggi che costituiscono l'Eco Scienza. Come la scienza indispensabile
nomia politica, 740. Citato sulle na alla potenza economica, 739, 758. Ca^
zionalit, 744. quegli che pi si ralteri essenziali da cui una scinza si
accostato alla teoria economica del valore,
746. L'opinione che la produzione crei riconosce, [28]. Da ebe dipende la
una dimanda di prodotti era stata annuo - estensione del suo oggetto, [29]. Di
ziata da Say, e prima di lui da Tucker, stinzione delle scienze in speculative e di
1004. osservazione, . [29-301. Corate Aug.
citato sulla relazione della scienza e del
Schiavit. Gif schiavi costituiscono pi l'arte, 882.
un capitale anzich un lavoro, 106.
Opinione . di Aristotele ' sugli schiavi , Scozia. Miglioramento dell'operaio m In
155. Codice" Nero della Francia, ghilterra e Scozia, e deterioramenlo in
326. La schiavit non solo disonora, Irlanda, 736. L'umidit non permette
^ ma sopprime il lavoro, ivi. Perch fa i lavori agricoli che venti settimane ,
dell'uomo un capitale, 327. > Essa in 555. Quanto i suoi banclii sono utili
debolisce la potenza produttiva dell'uo all'accumulazione dei risparmi! degli
mo, 327-28. L'attivit intellettuale che operai, 840. Sua meta delle rendite
conserva lo schiavo pel male, 328. territoriali, 867.
La schiavit moderna sfavorisce pi del Scuole. errore il credere che la scuola
l'antica la potenza produttiva, .328.-La storica sia esclusivamente tedesca, 608.
legislazione della Spagna pella schiavit Della scuola storica e teqrica riguardo
delle sue colonie pi umana di quella all'organizzazione sociale, 60810.
delle altre nazioni , ivi. La produ fisiocbatica. Il principio della li
zione dello zuccaro di barbabietola in bert appartiene alla scuola fisiocralica
Francia ha aggravato la schiavit, ed il prima, 102; poi all'induslriale, 103.
monopolio coloniale delle colonie fran
cesi, 329. Urgenza dell'emancipazione mercantile. Il principio delle re
degli schiavi, 330. Bisogna allo stesso strizioni alla libert dell'industria si ap
tempo indennizzarne i possessori, ivi. partiene alla scuola mercantile, 101.
L'Europa l'ha moralmente abolita sin da Segala. Gradi di temperatura abbisogoe-
quando abol la tratta de' negri, 331. voli perla coltura della segala, 554.
Timori concepiti sulla effettuata emanci
pazione inglese, ivi. Gli inconvenienti Senegal. Grandi guasti cagionati dai papa-
attaccati alla pronta emancipazione non galli e dalle scimie, 555.
sono argomento per differirla, 352. Seniob. Citato, 373. Citato sulla for
Assurdit di coloro che vogliono far pre inola che regola il prezzo delle cose, 362.
cedere alla emancipazione l'educazione Citato sul massimo ed il minimo dei
morale degli schiavi , 333. Illusione prezzi, 366. Esame e confutazione del
di' quelli che invece vorrebbero tempe suo argomento contro la teoria di Mal
rare la potenza dei padroni, ivi. L'uba thus, 407. Citato sull'influenza delle
e l'altra misura sarebbe inutile pei pa macchine sui salarii , 428. Su quale
droni umani, e non farebbe che inasprire propensione morale Senior fonda la scien
i cattivi, 334.L'affrancamento non pro za dell'Economia politica, 739. Cita-'
durr che una diminuzione temporanea to, 747. Confutato sugl'ingorghi nei
del lavoro, ivi.Con quale logica Aristo mercati, 749. Citato sul valore della
tele difendeva la schiavit, 354. Nei canapa, 751. Citato sulla differenza
paesi di schiavi il caso dove non vi della rimunerazione che si osserva nelle
che capitale senza lavoratori, 485.De professioni dotte, 973. Vantaggio da
plorabili conseguenze della diminuzione lui indicato che apporta la divisione del
dei profitti nei paesi di schiavi, 486-87. lavoro consistente in un perfezionamento
Insufficienza delle leggi a mitigare il do dell'associazione, 1009.
minio del padrone sullo schiavo, 487. Senofonte. Sue idee sul lavoro, 106-7.
La-schiavit l'estremo segno di. degra
dazione in cui l'uomo possa cadere, 742. Serjeant Bvles. Sua opinione sul buon
--.Per guai motivo gli schiavi emancipali sistema di Economia politica, 884.
sonosi rifiutati alla coltivazione dello Servit. Servi in Russia, 961 n. Eman
zucchero nelle colonie inglesi, [7]. cipazione dei servi in Danimarca, 962. :
Mezzo di naturalmente emancipare gli In Ungheria, Boemia, Gallizia, Moravia e
schiavi, 962. Geraldus Cambrearis cit. . Prussia, Servi livellari in Inghilterra,
sugli schiavi in Inghilterra, 961. Per 964.
cliia importanza attribuita alla moneta terra, 934 n. Classi che ivi partecipano
fu la principale causa della nociva in ai prodotti agricoli, 940. Valutazione
fluenza esercitata sulla Spagna dalle sue della quantit di cotone grezzo adopera
colonie, 317-318. La legislazione della tovi, 870. Mercedi agli Slati Uniti nel
Spugna per la scbiavil delle sue colonie 1773 ed epoche successive, 968.. Ra
. pi umana di quella delle altre nazioni, zione ivi del soldato, 969 n. Progresso
328. A che attribuibile, la ricchezza e politico degli Slati Uoiti e su qual prin
la potenza de' Saraceni in Sicilia ed io cipio basalo, 971. Proporzione del
Ispagna, 769. Cusa delle frequenti l'aumento del capitale e della popolazione
turbolenze della Spaglia e del Portogallo, in Olanda ed agli Stati Uniti, 986.
786. Commercio che Genova si era Esempi delle vere funzioni del governo
assicurato nel litorale della Spagna e del ricavati dalle loro istituzioni politiche e
Portogallo, 810. dalla loro storia, 1064-65. Diversa
condizione dell'agricoltura dei varii Stati
Spente. Qua) secondo lui il vero ufficio degli Stati Uoiti secondo che pi o meno
del governo, 1063. abbia predominato l'esportazione, 1034.
Staitokd (William). Citato a riguardo di La produzione de' ferri cresciuta
Shaksneare creduto autore di un li col diminuirsi dell'importazione all'e
bro, 73. stero, 1035 n. Ragione per cui il Ca
nada domandava agli Stati Uniti la reci
Stagno. Dionigi fece battere moneta di procit del libero commercio dei grani,
stagno iti Siracusa. 696. 1059. Opinione su questo bill di Mac
Stampa. L'invenzione della stampa e della Culloch, 1060. Vantaggi di cui godono
carta diede il pi energico impulso al i suoi cittadini per arrivare alla cono
commercio, 811. scenza delle legittime funzioni del go
verno, 1062. Self-governement e fe
Stansburg. Citato sul genere di nutrimento derazione, 1063.
degli Indiani dell'Utah e dell'Oregon,
893 a. STATO. Lo Stato deve somministrate e Ten
dere obbligatoria l'istruzione, 128. Che
Statistica. Dati statistici da verificare per cosa sia e come debbe considerarsi lo
conoscere i rapporti della popolazione di Stato, 283. Com' ehe Io Stato inter
un paese col suo stato economico, 170. viene nella produzione, 462. Le fa
Per istabilire l'andamento della popo miglie non formano uno Stato se non
lazione d'un paese non basta sapere la quando hanno per base un territorio, o
mortalit proporzionale e la vita media, sono fra loro legale da un ordinamento
555. Elementi statistici bisognevoli per sociale, 600. Il consumo pubblico
conoscere lo stato d'una popolazione, come ogni altro un consumo di prodotti,
591. Utilit e pericoli che le stati 637. L' imposta sulle rendite dello
stiche presentano par conoscere lo stato Stato ha per effetto d'attenuare il suo
morale ed intellettuale delle nazioni, credito, 666. (V. Nazioni, Societ, Go
571. verno).
Stati Uniti. Crisi commerciale nell'Ame Steven?. Citato sul lusso della vegetazione
rica del Nord nel 1837, a che attribuita, dell'America meridionale, 902.
67. -Crisi commerciali degli Stati Uniti,
e. da che son nate, 262. Trasforma Stobcb. Il sistema di Aristotele fu esage
zione economica operatasi negli Slati rato da' suoi seguaci, principalmente da
Uniti per effetto della sua emancipazione, Say, Sismondi, Storch, 11. Citato sulla
338. Che avvenne negli Stati Uniti carta moneta della Cina, 696. Esten
riguardo all'aumento di popolazione, sione da lui attribuita all'Economia poli
410. L'incivilimento del mondo antico tica, [35].
successe come quello degli Stati Uniti,
408. Sue crisi bancarie a che da at Strabone. Citato sui tesori involati a Susa
tribuirsi, 446. Sua crisi nel 1837 e 819.
sue conseguenze in Europa, 688. Gli Strade. Influenza delle strade ferrate sulla
Stati Uniti e la Svizzera ci forniscono trasformazione economica e politica delle
'l'esempio della conciliazione dell'asso nazioni, 339-340. Differenza della ra
ciazione colla divisione, 745. Pro pii! itdelle strade ferrate in Inghilterra ed
duzione delle sue miniere di metalli pre in Francia, a che attribuibile, 556.
ziosi, 826. Il principale scopo per cui Numero degli uomini e valoredel capitale
negli Stati Uniti e nell'Inghilterra si go impiegati in esse nel 1846 dall'Inghil
vernano i bestiami in vista di trarne terra, 735. Somme il cui impiego in
gl'ingrassi. 899. Superiorit delle ac esse stato autorizzato in Inghilterra,
cette degli Stati Uniti su quelle d'Inghil 871. V. Comunicazione.
COHTERCTE IN QUESTO VOLUME. 1141
Strumenti. La potenza dell'uomo non Svezia. Superiorit de' ferri della Carinzia
legata ad alcun naturale od artificiale su quelli di Syezia, 815. Mantiene il
strumento, 741. Ordinariamente l'eco clero con imposte in generi, 847-48-
nomia della potenza umana operasi me
diante la sostituzione degli strumenti e Svizzera. Quale quantit di metalli pre
delle macchine al lavoro manuale, 759. ziosi consum la Svizzera sotto forma di
Bisogno di distinguere le macchine oggetti d'uso nel 1819 ed oggi, 69. Lo
dagli strumenti, 788. spirilo d'associazione pi forte in Fran
cia che in Isvizzera, 211. Citata in
Studi. Maggiore importanza ne' primi stu- esempio sulla propriet, 192. Legge
dii delle nozioni d'economia , ohe di rezza de' suoi dazi commerciali'e suoi
? uelle sulla fisica e le scienze naturali. progressi commerciali ed agricoli, 502.
62. ' Costo dell'evaporazione del sale in
Successione. Ragione della moltiplicit e Isvizzera, 556. La differenza della lin
diversit de' sistemi sul diritto di suc gua una delle principali ragioni della
cessione, 223. JSelle leggi di succes debolezza dei legami della Federazione
sione le vedute economiche debbono Svizzera, 606. Risent anch'essa la
essere subordinate a quelle della morale crisi americana del 1837, 688. Gli
e della politica, 224. Quale debb'es- Stati Uniti e la Svizzera ci forniscono
sere il limite in pi ed in meno della ri l'esempio della conciliazione dell'asso
serva o legittima, 230. Quali sono le ciazione colla divisione, 745.Per qua!
leggi di successione che tendono ad at ragione alcuni Cantoni svizzeri si chia
tenuare la potenza produttiva della terra, mano democratici, 204.
251. Massima economica da adottare Tabacco. Proporzione in Inghilterra dei
contro tali leggi, ivi. - La legislazione diritti sul tabacco e sullo zucchero, 855.
francese sul punto delle sostituzioni tro . Enormit dei diritti sul tabacco e
vasi in armonia coll'Economia politica,
255. v frode cui d luogo, 856.
Tacito. Citato sulla produzione agricola
Suicidii. Lgge di aumento e decremento in Italia, 208. Cit. in proposito della
che sieguono in Francia i suicidii, 888. distruzione dei fanciulli, 588.
Scmatba. Come in Sumatra s'usa sgranare Talenti. I talenti acquisiti assomigliati
il riso, 573. al capitale, 89.
Supebstizioni. Funesti effetti economici Taputeoncea. Come si mantengono gli abi
addebitabili alla credenza degli stregoni tanti di detta isola, 905.
e de' maghi, 574. Tassa dei poveri. La tassa de' poveri in
Susa, Strabone citato sui tesorii involati a Inghilterra, 164, 863. P'regiudizii che
Susa, 819. questa tassa ha partoriti , ivi. Per
SUSSISTENZE. Che la popolazione tende a giudicare degli effetti degli istituti di
livellarsi colle sussistenze vero solo beneficenza sulla popolazione bisogna
confrontarli con questa tassa, 165.
quando si fa astrazione dal tempo, 77.
Le sussistenze s'importano perche v'ha Telegbafo. Meccanismo del telegrafo elet
una certa misura di salarii, e non per ac trico, 893.
crescere questa misura, 418.Influenza TERRA. uno degli elementi del costo
. del loro basso prezzo sui salarii, 421. di produzione, 39. Che cosa com
Influenza delle variazioni della quantit prende ciascuno di questi elementi,
e del prezzo delle sussistenze sulla mi
sura de' salarii e de' profitti, 524. (Vedi 39, 40. L'appropriazione della terra
Cereali). Effetto delle variazioni di costituisce il pi importante monopolio
prezzo delle sussistenze relativamente naturale , 48. Valore della metafora
alla rendita territoriale, 527 a 530. che la terra sia una macchina, ivi. Ne
Spazio, mezzi di sussistenza, vie di comu differisce; 1 perch una terra differisce
nicazione sono le qualit fisiche d' un da un'altra in qualit e in posizione, 48.
territorio destinato a servire di base ad 2 Perch ad ogni nuovo impiego
un popolo, 604. La popolazine non di capitale non si ottiene una produzione
proporzionale, 49. Ordine di succes
pu tendere a sorpassare i mezzi di sus sione nella cultura delle terre di diverse
sistenza se non colla violazione delle qualit, 50. La distanza dal mercato
leggi naturali della produzione vegetale, equivale nell'estimazione delle terre ad
901 e seg.L'ordine di coltura stabilito una inferiore qualit, 51. La rendita
da Carey spiega benissimo come le sus pu esistere indipendentemente dalla dif
sistenze si aumentino pi rapidamente ferenza delle qualit delle terre, 55 a 58.
della popolazione, 917 a 931 : n lavoro, i] capitale, e la terra, co-
v-
1142 INDICB ALFA MITICO DELLB MATKRIK
stiluiscono delle forze appropriate di- I siderarsi coro* tate, 373-74. Opinione
rette, 86. Loro carattere comune e loro . di Senior su ci, 373. Vi pu essere
dissomigliarne, 86 a 88. Difficolt ed una terra fertile che non dia rendita,
importanza di discernere npgli stranienti nome una sterile che ne dia una, ed
della produzione il lavoro e la terra, la esempli dell'uno e dell'altro caso, 380,
parte iniziale dalla prodotta, ossia capi 381. Cause fsiche -che influiscono
talizzata, 90. Metodo da seguire nelle sulla potenza produttiva della terra, in
questioni relative all'impiego della terra fluenza del clima, 55 i. Dell' acqua,
come strumento di produzione, 175. 555. - Degli ammali ed insetti, ivi.
Inesattezza nel chiamare i prodotti dell'in La fertilit uon cosa inerente alla terra,
dustria agricola prodotti della terra, 1 76. ma* progredisce colla civilt, 726-27.
Distinzione del prodotto netto e lordo Condizioni indispensabili per poter es
della terra, 177. Errore de' Fisiocrati sere vera la teoria sulla fertilit relativa
Dell'allrdmire soltanto alla terra il pro delle terre , 727. E funesto errore
dotto netto, 177 a 180. I Fisiocrati dell'influenza su di essa attribuita al
confusero il prodotto netto col Atto della l'aumento di popolazione ed alle cir
terra, 177-78. Conseguenze erronee costanze di posizione, ivi. Su qual
che da questa confusione ne vengono, principio fondasi i- S. Hill per soste
179. L'azione del lavoro e del capi nere l'opinione di aggravare d'imposte
tale sulla terra non dissimile da quella la terra, 757. lu quali condizioni
che esercitano sopra ogni altro agente di progresso sociale la fertilit della
naturale, 179. Errore nel confondere terra ed il. clima sono elementi di ric
il prodotto Detto coll'cccedeoza dei co- chezza e di potenza, 767. Da i-he di
meMibili che la terra lascia dqpo aver pende il valore della terra, ad il genere
somministrato gli alimenti ai lavoratori di produzione cui essa si adatta, 776,
180. L'aumento del prodotto della 778. Deduzioni fuueste che derivano
terra tende ad accrescere la ricchezza dall attribuire alla terra un valore ine
nazionale, 185 a 188. Errore di coloro rente, 781 .La pretesa differenza natu
che attaccano pi importanza al prodotto rale delle terre non causa di rendita,
lordo della terra anzich al netto, 185. 778. Se fosse vera distruggerebbe il
' Condizioni richieste pel pi utile valore dei terreni fecondi, 783. Pol-
impiego delia terra, 189. Queste con ders dell'Olanda, 77] . Vi sou terre
dizioni richiedono grande applicazione incolte in Inghilterra non atteso la (pr
di lavoro e di capitale, 190. Lo smi sterilit, ma perch non si sa a quale
nuzzamento della terra contrario alla produzione adattarle, 784. Per sotto
pi abbondante produzioueagricola,191. porle alla coltivazione bisogna che il
Vantaggi della suddivisione del suolo grano ribassi, 785. Le imposte io
sotto il punto di vista rurale e politico, geqer tendono a mettere la terra in
197-98 ; e sotto l'economico, 198-99. mano de' grandi proprietaria ed incon
L'abbondanza di capitale io un paese venienti che per questa considerazione
rende pi difficile la vendita delle terre, ne derivano'alla finanza, 848. Da quali
201. Proporzione de) prezzo attuale motivi si in Germania e nell'India stati
delle terre col loro prodotto netto a indotti negli sforzi alla minuta suddivi
Ginevra, Amsterdam, Amburgo, 201. sione della terra, 818-49. Che cosa
A che attribuire i vasti possedimenti in avviene quando l'imposta graviti soltanto
Polonia e Ruma che rimangono incolti, sulla terra senza colpire gli altri redditi,
208. Quali sono le leggi di successione 850. Le imposte sulla produzione,
che tendono ad attenuare la potenza pro delle quali quella sulla terra la piti or
duttiva della terra, 231 . La parala terra dinaria, nelle prime epoche sociali son
non d che un'idea incompleta del terzo pagate in generi o in travaglio, dette
elemento produttore, 345. La potenza corvate, 847. Modo come la natura
produttiva della terra non ist nella vo rinnova da per s la esaurita fertilit della
lont umana, ma nelle forze naturali , terra, 897-99. Modo io eui formasi
345. Le quali sono monopolizzate ossia un'isola di corallo, e diviene atta ad ali
ridotte all'appropriazione esclusiva di mentare la vfta vegetale e l'animale, 904.
qualcuno, 344. Come e perche si - Come la nuda roccia delle montagne
presenta e partecipa alla distribuzione cambiasi gradatamente in terra, 909.
della ricchezza, 346. Come elemento Formazione dello strato vegetale, crime
di produzione e partecipante alla distri dalla cima dei monti si depositi stto
buzione comprende ancora le forze na forma inerte nelle valli sottostanti, e pro
turali che per effetto della legge, o per duca la graduata fertilit dei terreni,
una circostanza qualunque sono mono 906. La sua potenza vegetativa gra
polizzale, 346-47-48. Quand' che il tuita come ogni altro agente naturale,
capitale incorporato colla terra pu con 933. li valore della terra si calcola
CQNTBNUTE IH QUBSTO VOLUME. 1143
sulla sua rendita, 941. Il valore in Tocqueville. Citato sul self-governement
tieramente dovuto al lavoro dell'uomo, degli Stati Uniti, 1063.
ivi, La terra non si distingue in qua
lit dal capitale mobiliare, ed il .suo va Tooke. Citalo sul rapporto dei depositi me
lore come quello del capitale ribassa di tallici col prezzo dell'oro nel banco di
continuo, e per la medesima ragione, Londra, 837 n.
912-43. Valore della terra dello Slato
di Nuova York,. 941 ; e della Gran Trasporti. La facilit dei trasporti costi
Bretagna, 942. Che eosa J. S. Mill tuisce. un monopolio naturale, 44.
intendi! per qualit preziose della trra, Trattati. Trattato di commercio del 1839
952. Qualora l'imposta fondiaria sia dell'Inghilterra coll'Austria e suo difetto,
eccessiva conduce alla minuta suddivi- 814. - /
sipue delle terre, 853.
TRAVAGLIO. Elementi del costo di produ
Testamenti. Considerazioni economiche
zione lavoro, capitale, terra, 39. Che
addotte in favore dell'illimitato potere
di testare, 226. Considerazioni di cosa comprende ciascuno di questi ele
equit che per lo stesso si sono fatte menti; 39-40. Confutazione della teoria
valere, 227. Come il diritto d pri di Smith e Garnier, che stabilisce il lavoro
umano come misura certa e campione
mogenitura in Inghilterra si crede che
stimoli l ricchezza, ivi. L'affezione del valore, 64 a 66. Il lavoro il ca
pitale e la terra costituiscono delle forze
del padre pei figli non bastevole per
giustificare l'illimitato potere di testare, appropriate dirette, 86 Loro carat
tere comune e loro dissomiglianze, 86
228. La limitazione basta alla giu
stizia mentre l'illimitazine pu degene a 88. Il lavoro umano atteso i suoi
caratteri morali deve distinguersi da
rare in tirannia ed iniquit, 228. Il
ogni altra forza .cieca produttiva, 87.
potere di diseredare un .male meno
Difficolt ed importanza di discernere
temibile che quello di mal ripartire i
negli strumenti della produzione il la
beni, ivi. Nei paesi dove esiste il di
voro e la terra, la parte iniziale dalla
ritto di primogenitura i cadetti sono a
prodotta, ossia capitalizzata, 90. Ap
carico dello Stato, 229. Se l'economia
plicazione del sistema protettore al- la
politica non si oppone decisamente al
l'illimitata facolt di testare, nemmeno voro, 104. Ragioni su cui fa appog
giare le sue restrizioni al .lavoro, ivi.
la giustifica, 229, 230. Come codesta
Come debba apprezzarsi la storia
facolt pu stimolare l'aumento di po
quando vuoisi arrecare come testimo
polazione, 229. Difficolt nel fissare
un limite alla facolt di testare, 230. nianza dei vantaggi delle restrizioni del
lavoro, 105. A che attribuire si debbe
' Il difillo di testare presso gli antichi ro
la nascita delle corporazioni de'meslieri,
mani era illimitato, e per quali conside
106. I regolamenti e le restrizioni al
razioni, 225 Leggi delle xti tavole lavoro sono pi dovuti a vedute politi
cit. sul diritto di testare, ivi. In
che anzich ad economiche, 106-7.
fluenza che in senso contrario la politica Idee della Roma e Grecia dell' antichit
pu esercitare sulla facolt di testare, sul lavoro e sul commercio, 105. <
' 225-26. Idee di Senofonte, Aristotele, Platone e
Tueis. Fertilit e produzione del grano nella Cicerone sul lavoro, 106-7. Gli schia
pianura del Tbeis in Ungheria, ,813. vi costituiscono pi un capitale, anzich
un lavoro, 106. Statuto di Milano che
Tiiiu'.s. Sua opinione sulla fertilit della
terra accompagnata dalla presenza del proclama la libert del lavoro, 107.
l'uomo, 903. Enrico ut citato sulle corporazioni ivi.
Prima Turgot, poi la Costituente
Thomas Emile. Gitalo, 872. emanciparono in Francia il lavoro, ivi.
Tibet. Vi si trova la poliandria, 593. L'azione del lavoro e del capitale
Elevazione a cui nelle montagne del Tibet sulla terra non dissimile da quella
cresce il grano, 883 n. che esercitano sopra ogni altro agente
naturale, 179. La potenza del lavoro
Ticino (del) Cantone. Formava un tempo i e del capitale si sviluppa per intiero
bdliaggi italiani, 561. quando applicasi sopra una grande scala, '
Timor. Forza muscolare dei suoi abitanti, 190. La nozione del lavoro comprende
543, 3uella del lavoratore e dei suoi mezzi
Timoteo. Moneta di bronzo da lui fatta i sussistenza, 247. Errore che la
battere in Atene, 696. proibizione assicuri un certo impiego al
lavoro ed al capitale indigeni, 286-87.
Tiro. Trasse gran parte della sua potenza La schiavit non solo disonora, ma
dal commercio, 807. sopprime il lavoro, 326. Il lavoro
1144 1KDICE ALFABETICO DELLE MATERIE
proso come (ale, 76-77. Rapporto Ira Vegetali. Differenze che passano tra li
valore e ricchezza, TO. Se l'appropria vita de' vegetali e quella degli animali,
zione e il trasporlo da un luogo ad un ' e loro reciproca conversione, 894 a 896.
altro aggiunge valore, bisogna obe uno Venezia. Da che nacque Venezia, 307.
ne sia preesistilo, HO si Il non aver
Malattia dello scorbuto in Venezia, 546.
badalo al valor di cambio diede luogo ad Suo banco e durala di esso, 700-4 .
errori, 96. Quando possibile che una
Estensione del commercio delle repub
cosa abbia un valore di cambio, 359. bliche di Genova e di Venezia , e po
Il valore di cambio per sua natura mo tenza che loro ne venne, 809, 810.
bile e mutabile, 360. Per quali raglimi Il commercio di Venezia decadde per
questo valore denominasi prezzo e per effetto degli alti dazii che introdusse per
ch scegliere la moneta per valutarlo, lottare contro la Spanna, 811. L'eman
360-61. Azione della teoria di Mossi cipazione dell'uso della moneta cominci
riguardo al valore sulla scienza dell'eco nelle relazioni commerciali di Venezia,
nomia politica, 723. Say G. B. que Genova e Pisa, ed appresso delle Citt
gli che pi si accostalo alla teoria eco Anseatiche colle loro colonie, 829.
nomica del valore, 646. Come che Come e per quali vie i Veneziani ed i
la classificazione dei bisogni sia la base Genovesi eseguivano nel medio evo il
della teoria del valore, 746 a 751. Il commercio dell'Oriente, 309-10.
valore degli oggetti non dipende dalla
loro qualit intrinseca o dalla difficolt Venezuela. Suo lusso di vegetazione, 902.
di procurarli, ma dall'utilit che se ne
spera, combinata colla loro quantit esi Vestfalia. Miglioramenti che il trattato di
stente, 759-51. La distinzione di valor Vestfalia arrec alla divisione terntonaie
d'uso e di cambio non ammissibile, 751 . degli Stali, 603.
Insufficienza delle proposte misure Vicenza. Estensione ed affitto dei poderi
del valore ed io qual modo si possa essa della provincia di Vicenza, 774.
rettamente slimare, 752. il valore eco
Villani. Come dalla servit son passati
nomico di un oggetto si esprime per
alla libert in Inghilterra, 961 a 964.
mezzo del suo prezzo frazionale molti
plicato per la cifra della domanda totale, Vllele. Conversione della rendita da lui
754. Le idee di una distribuzione arti eseguita in Francia nel 1825, 676.
ficiale provengono dal principio che as
segna un valore inerente agli oggetti di Vii. i. mimi.. Citato, 153.'
uso, 781. Inconseguenze rispettive Vini. Se l'azione che il tempo esercita sui
delle due opposte scuole che adottano vini sia un .capitale, 240-41. In Por
questo principio , 782. Importanza togallo mancano le cantine sotterranee
dello studio delle fluttuazioni del valore per la conservazione dei vini, 573.
per bene usare del credito, 833. Il Valore dell'esportazione dei vini nei XV
JiOiite del valore sta nel travaglio neces secolo, 810.
sario polla riproduzione dell'oggetto do
Virginia. Per quanto nel Maryland e nella
mandalo, 925. Carey fu il primo a
Virginia si affiliano gli schiavi, rifles
scoprire questa legge, 927 n. Esso
per effetto della concorrenza tende ad sioni di B. P. Jobnston, 960.
incessantemente diminuire a misura del Vite. Gradi di temperatura abbisognevoli
l'aumento dell'utilit degli agenti natu per la coltura della vite, 554.
rali, 926. Conseguenze erronee nel Viveri. La rendita siegue la stessa legge
considerare il costo di produzione come dei profitti del coltivatore, epperci di
misura del valore, 927. Sua defioi- pende dalla scelta della produzione e dal
. . zinne, e come esso differisca dalla uti buon mercato dei viveri, 778 a 783: La
lit, e dal prezzo, 928. Il cambio prosperit ed il progresso delle nazioni
aggiunge valore ai prodotti ma non ne cammina cos'abbondanza dei viveri,
accresce la quautit, 1001. Rapporto 785. Ove essa esista son pi difficili
che esiste tra prezzo e valore, 1051. le rivoluzini politiche e le crisi indu
Van Diembn. Forza muscolare dei suoi striali e commerciali, 785-86. L'osta
abitanti, 543. . . colo al progresso economico non pu
trovarsi che nel caro prezzo dei viveri e
Vasco De Gama. Primi fondamenti delle nella lenta accumulazione del capitale,
colonie portoghesi nelle Indie fatti da 805. Essi sono la prima produzione
Vasco De Gama ed Albuquerque, 311. vantaggiosa al commercio, 811. Il bi-
soguo della concorrenza si fa pi forte
Vald (di) Cantone assoggettato alla re a riguardo dei viveri e dei metalli,- 813.
pubblica di Berna, 561. Le leggi che governano la produzione
CONTENUTE IN QUESTO VOLUME. 1H7
de' viveri sono la base dell' Economia Yoi'ng. Sue osservazioni sulla rendita me
politica, 892. Sorgenti originarie degli dia d'Inghilterra, 945.
elementi che si combinano per formare i
Zucchero. Effetti del dazio protettore sullo
viveri, 893. La teoria di Malthus e di
Mill sulla popolazione rondala sul falso zuccaro di barbabietola io Francia in
principio che il consumo dei viveri sia danno del tesoro pubblico, 297 98. La
produzione dello zuccaro di barbabietola
una distruzione e non una fase del feno
in 1-' ninna ha aggravato la schiavit ed il
meno della circolazione della materia , monopolio coloniale delle colonie fran
900, 901. cesi, 329. La protezione degli zuccari
Voltaire. Come apprezz il libro di Ga coloniali bisogna che preceda all'emanci
llimi sul commercio dei cereali, 533. pazione degli schiavi, 335. Somma di ri
sparmio ottenibile in Inghilterra mediante
Walther the Tyler. Motivi della solle il ribasso dei dazi sullo zuccaro, 801.
vazione ivi, 996. Proporzione in Inghilterra de' diritti sul
Whatelt. Citato sul bisogno di un metodo tabacco e sullo zucchero, 855. Pro
in Economia politica, [3-4]. Sua er duzione dello zucchero nella Giammaica
ronea definizione dell'Economia politica, nel 1832 e 1846, 1847; 875. Slancio
889. ed importanza che la produzione dello
zucchero di barbabietola ha preso in
Welser. Fu grande promotore del com Francia a petto del coloniale, 1037.
mercio in Augusta, 811.
Zurigo. In che l'imposta sul capitale a
West. Precedette Ricardo e Malthus nella Zurigo e Ginevra pecchi, e come spiegasi
loro teoria della rendita, 911. l'equilibrio che osservasi nella sua perce
Wurd. Sua opinione sul limite dell'emis zione, 627. Com' che vi si potuto
assettare un'imposta generale e propor
sione dei biglietti, 843.
zionale sui profitti, 666. Modo di per
cepirla, 667.
a-
1149