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La Macroeconomia Neoclassica

Premessa
La macroeconomia tradizionale si avvale dei contributi della scuola classica e di quella
neoclassica. Questultima si sviluppa tra il 1870 e il 1936. Essa teorizza leconomia liberista, di
mercato, il lasseiz-faire nelle faccende economiche.
I neoclassici asserivano che il mercato, lasciato a se stesso, funziona bene e tende naturalmente
ad una situazione di ottimo, di equilibrio, tale per cui i bisogni degli individui sono soddisfatti nel
modo migliore, date le risorse a disposizione. Ci veniva tradotto, in termini di teoria economica
(macro) nellidea che il mercato lasciato a se stesso tende sempre a raggiungere un equilibrio di
piena occupazione, e il reddito prodotto sar quello massimo possibile con le risorse (capitale,
lavoro e terra) di cui si dispone.

Legge di Say
Punto centrale della teoria neoclassica la Legge di Say o legge degli sbocchi:
Ogni offerta crea la sua domanda. Ogni produzione genera una domanda di importo equivalente.
La produzione trova sempre un suo sbocco: la domanda globale cresce al crescere della
produzione e risulta sempre sufficiente a garantire che la merce prodotta sia venduta. Ci non
significa, in quanto proposizione macroeconomica, che ogni impresa trova sempre un mercato per
tutta la sua merce, ma he nel mercato, globalmente, nel suo complesso, vi sar sempre equilibrio
tra offerta e domanda (se in alcuni settori la domanda inferiore allofferta, ci saranno altri settori
dove lofferta di pari ammontare superiore alla domanda).
Tale legge si basa sullidea che il potere di acquisto delle famiglie sia determinato dal
livello della produzione: Mill diceva che i mezzi che ognuno ha per pagare gli altrui prodotti
consistono di quei prodotti chegli stesso vende. Ne deriva che se noi potessimo raddoppiare la
produzione di un paese raddoppieremmo lofferta di merci in ogni mercato ma raddoppieremmo
altres il potere dacquisto: ognuno si presenterebbe con una offerta e una domanda doppia:
ognuno potrebbe comprare il doppio perch avrebbe il doppio da offrire in cambio (il lavoratore
che vende il suo lavoro, ne ha venduto il doppio xch raddoppiata la produzione: il suo potere
di acquisto quindi anchesso raddoppiato). Ci si basa evidentemente sul fatto che quando si
produce le imprese distribuiscono reddito ai proprietari dei fattori di produzione e
proprio il reddito costituisce il potere di acquisto delle famiglie.
La legge degli sbocchi contiene altri due importanti principi:
1. Ogni produzione genera un reddito di importo equivalente.
2. Il reddito viene sempre interamente speso, direttamente o indirettamente,
nellacquisto di merci.
Riguardo al primo intuitivo che esso postuli la vendita di tutta la produzione e quindi la piena
retribuzione di tutti i fattori della produzione stessa. Ora se questo vero per i fattori terra e
lavoro (che vengono sempre retribuiti per il solo fatto che si prodotto) pu non esserlo per i
profitti qualora parte della merce (come probabile) non venga venduta: in questo caso i profitti
attesi non vengono di fatto guadagnati.
La seconda proposizione si basa sullidea che vero che il reddito guadagnato (sotto forma di
salario, rendita o profitto) pu essere in parte speso in consumi e in parte risparmiato. Ma questa
seconda parte viene depositata nella banche o spesa in attivit finanziarie e attraverso questi
canali viene resa disponibile alle imprese, le quali chiedono risparmio per poter compiere
investimenti, che altro non sono che acquisto, consumo, di beni capitali.
Il reddito viene quindi o speso direttamente in beni di consumo o (indirettamente via
depositi e acquisto di attivit finanziarie) in beni di investimento, tale per cui la spesa in
investimenti sia equivalente al risparmio.

Equilibrio tra Risparmio e Investimento (cenni)


Abbiamo detto che nella teoria neoclassica tutto il reddito viene speso, direttamente o
indirettamente, nellacquisto di merci. Abbiamo detto anche che la parte di reddito risparmiata
dalle famiglie viene poi indirettamente spesa attraverso gli investimenti delle imprese che
attingono a quel risparmio. E abbiamo detto infine che per essere vera la proposizione che tutto il
reddito viene speso, risparmio e investimento debbono essere equivalenti.
Ma quale il meccanismo che tende ad eguagliare risparmio e investimento?
Possiamo intendere il risparmio come il desiderio delle famiglie di consumare di pi in futuro
(risparmio oggi perch so che potr consumare di pi domani). Possiamo cio intenderlo come l
astinenza dal consumo presente in attesa di un maggior consumo futuro.
In questo senso possiamo intendere il tasso di interesse come ricompensa per il risparmio (inteso
come sacrificio).
In effetti, per la teoria neoclassica il risparmio viene di solito impiegato in modo fruttifero,
viene cio utilizzato per acquistare azioni o aprire depositi che danno diritto a percepire dividendi
o tassi di interesse. Ne deriva che maggiore il tasso di interesse, maggiore sar il
risparmio (lofferta di risparmio). Nel contempo, dal lato dellinvestitore, il tasso di interesse
rappresenta il prezzo da pagare per ottenere quel risparmio necessario ai suoi investimenti. Ne
deriva che minore il tasso di interesse maggiore sar la volont di fare investimenti (e
quindi la domanda di risparmio). In questo senso possiamo considerare il tasso di interesse
come il prezzo duso del risparmio, e le sue variazioni, facendo variare domanda e
offerta di risparmio, sono sempre in grado di portare in equilibrio risparmio e
investimento. (grafico).

Teoria delloccupazione
Un corollario della legge di Say che il sistema lasciato a se stesso tende per sua natura
alla piena occupazione.
Tale assunto viene motivato dal fatto che essendo il reddito sempre in equilibrio per ogni livello di
produzione (ogni offerta genera la sua domanda), e assumendo che si possa definire il livello di
reddito ottenibile dallimpiego di tutta la forza lavoro esistente, gli imprenditori in unottica di
concorrenza spingeranno la produzione fino al massimo possibile, che rappresenta il reddito di
piena occupazione.
Assumiamo una situazione di breve periodo ed un sistema di produzione che impieghi solo capitale
e lavoro. Possiamo descrivere la nostra funzione globale della produzione come X=f(N).
Tale formula sta a significare che il reddito nazionale dipende, in una situazione di breve periodo
dalla forza lavoro impiegata, secondo una relazione diretta: maggiore il numero degli
occupati maggiore il reddito prodotto.
Da un punto di vista della teoria economica i neoclassici spiegavano il naturale raggiungimento
della piena occupazione come segue: le imprese tendono ad assumere lavoratori fin quando
la produttivit marginale del lavoro impiegato, espressa in valore (moltiplicata per p),
sia eguale al saggio di salario.
Fino a quel punto infatti ci che limprenditore ricava dalla vendita dellultima unit di prodotto
venduta (ottenuta mediante lassunzione di un ulteriore lavoratore) maggiore del salario che a
quellultimo lavoratore dovr corrispondere. In altri termini limpresa assumer fino a quando il
ricavo marginale (inteso come produttivit marginale fisica per il prezzo a cui pu essere venduto
il bene) eguaglier saggio di salario. PMGL * p = w.
Ora, la produttivit marginale del lavoro , per i neoclassici, decrescente al crescere
della forza lavoro impiegata, il che ci porta a dire che, dato il livello dei prezzi, il livello
delloccupazione tender a crescere al diminuire del saggio di salario (se PMGL diminuisce
perch quellequazione sia soddisfatta anche w deve diminuire). Questo si pu dimostrare
asserendo che ogni qual volta non vi sia piena occupazione le forza che offrono lavoro, in uno
spirito di concorrenza, spingeranno i salari verso il basso permettendo alle imprese di assumere
nuova forza lavoro. quindi il gioco delle forze di mercato a spingere in equilibrio il mercato del
lavoro. Grafico
Produzione e Grafico Mercato del Lavoro.

Teoria Quantitativa della Moneta


La moneta ha tre funzioni:
1. Intermediario degli scambi (vale a dire mezzo di pagamento generalmente
accettato per lacquisto di beni e servizi).
2. Riserva di valore (cio componente della ricchezza perfettamente liquida; potere
di acquisto indifferenziato pronto ad essere scambiato con qualsiasi merce).
3. misura dei valori (cio lunit di misura in cui vengono espressi i prezzi delle
merci).

Il valore della moneta e il potere di acquisto sono due sinonimi e stanno a significare
la capacit di una moneta di essere scambiata con altre merci. Sono per la loro stessa
natura eguali allinverso del livello generale dei prezzi (se una lira potr acquistare una
unit di merce se il livello generale dei prezzi uno, mezza unit se il livello generale dei prezzi
due, un decimo di unit se il livello generale dei prezzi dieci, etc)
Le famiglie detengono moneta intanto perch scambiabile con altre merci
(intermediario degli scambi), nonostante essa sia una componente della ricchezza che
non rende interesse. Le famiglie detengono ricchezza misurando il rendimento che essa
d e il grado di rischio che presenta. Da questo punto di vista la moneta non rende interessi
(e quindi i suoi rendimenti sono riconducibili solo alla soddisfazione che procura nel poterla
scambiare con altre merci) ed il bene liquido per definizione (cio quello sempre
immediatamente disponibile per lacquisto di altre merci). Non avendo un rendimento in interessi
la moneta non cambia valore al variare del tasso di interesse, mentre (essendo il suo valore
inverso al livello generale dei prezzi) una forma di ricchezza che acquista o perde valore al
diminuire o aumentare del livello generale dei prezzi.
Da quanto detto deriva che, per i neoclassici, domanda e offerta di moneta sono portate in
equilibrio dalle variazioni del livello generale dei prezzi e, nel contempo che il livello
generale dei prezzi determinato da domanda e offerta di moneta. (Teoria Quantitativa
della Moneta).
Secondo la teoria quantitativa lofferta di moneta data dalla moneta messa in circolazione
dalla banca di emissione moltiplicata per la velocit di circolazione (il numero delle volte che un
biglietto di banca cambia di mano in un periodo stabilito di tempo). Ms = M * V. La domanda di
moneta, viene invece considerata come laltra faccia dellofferta di merci (vendo una merce e
chiedo in cambio moneta), e pu quindi essere espressa come il totale delle transazioni per il
livello generale dei prezzi (inteso come prezzo medio o prezzo della merce in generale): Md = p *
T. In equilibrio nel mercato della moneta avremo che MV = pT.
Possiamo considerare M come dato, in quanto definito dalle autorit monetarie. Possiamo
considerare V come dato, in quanto attinente alle abitudini dei consumatori (che non variano nel
breve periodo). E possiamo considerare anche T come dato in quanto sappiamo che il sistema
tender alla massima produzione possibile (e quindi anche le transazioni potranno essere
individuate con una certa precisione. E se scriviamo la nostra equazione come p = MV/T, dove V e
T non variano, possiamo assumere che il livello generale dei prezzi muter al variare dello
stock di moneta in circolazione (tanto maggiore M, maggiore sar p e allo stesso modo,
tanto maggiore M, minore sar il valore o il potere di acquisto della moneta).
Dalla teoria quantitativa della moneta deriva che la moneta neutrale, non influisce cio sulle
grandezze reali. Se raddoppia M, raddoppia p e raddoppiano anche domanda e offerta di moneta.
Raddoppieranno i prezzi delle merci, ma anche i salari. Cambia solo la veste monetaria delle merci
o dei servizi o del salario ma non il loro valore reale.

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