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GLI SCACCHI DA ORIENTE A OCCIDENTE

a cura di Antonio Rosino e Maria Cristina Bornacin

Come probabilmente sono nati gli scacchi? Nel pi classico manuale in italiano, Il libro
completo degli scacchi, il grande storico Adriano Chicco, scrisse:

Occorre riportarci col pensiero a due giocatori dellantica India, privi dei mezzi moderni
per annotare i punti ottenuti in ogni giocata. Il sistema pi semplice era tracciare per terra una linea
verticale o orizzontale e segnarvi tante tacche trasversali. A seconda del punteggio ricavato dal getto
dei dadi, ogni giocatore spostava un contrassegno (che poteva essere una pietra o una conchiglia)
contando tante tacche quante segnavano i dadi; il primo giocatore che raggiungeva la tacca finale
aveva vinto. Con landare del tempo, la partita giocata fino allesaurimento delle tacche segnate in
una sola linea sembr troppo breve: si fiss un punteggio finale pi alto, il che richiese una seconda
linea parallela alla prima, con un ugual numero di tacche; poi una terza, una quarta, e cos via: a
poco a poco il complesso delle linee intersecate dalle tacche cominci a delineare la tipica grata
di una scacchiera.

Questo sistema di segnare i punti faceva s che talvolta uno dei due giocatori, con un getto di
dadi fortunato, raggiungesse una casa, o una tacca gi occupata dal contrassegno dellavversario.
Per lungo tempo ci non ebbe alcun particolare significato: ma venne il giorno in cui si stabil che il
gettone sopravveniente potesse scacciare il primo occupante, segnando la vittoria del secondo
giocatore e la fine della partita. Dallespulsione allimmagine della preda e della cattura il passo fu
breve; il secondo giocatore ebbe diritto di appropriarsi del gettone dellavversario, e la somma dei
gettoni serv a calcolare lentit del guadagno del vincitore. A sua volta, il prelievo del gettone
avversario evoc naturalmente il concetto di tributo pagato al competitore. E poich lidea del
tributo era indissolubilmente legata allidea di poteri regali, ogni avversario si consider un Re: non
solo, ma laspetto antagonistico della partita, unito allidea di cattura del nemico, deline il concetto
di una guerra in miniatura. E due Re in guerra avevano naturalmente bisogno di due armate.

La potenza di queste armate si modell sul tipo delle armate indiane, e sui suoi tradizionali
componenti: elefanti, carri da guerra, fanteria e cavalleria. La disposizione di queste armi era, nella
strategia bellica indiana, rigidamente fissata: gli elefanti al centro, i carri sui fianchi, la cavalleria in
mezzo e la fanteria davanti. Il Re, come capo dellarmata, era fermo al centro; ed era logico che
fosse assistito da un consigliere o primo ministro. Molto probabilmente questa quadruplice
composizione risent anche di teorie cosmologiche: il carro da battaglia simboleggiava la terra;
lelefante, laria; il cavallo, lacqua; il consigliere, il fuoco. Questi elementi del cosmo ruotavano
attorno al sole, rappresentato dal Re.

In un primo tempo, questa concezione dei due opposti schieramenti come due armate non
determin alcuna distinzione nel movimento dei pezzi. Questi continuavano ad avanzare
verticalmente secondo il getto dei dadi: e lo scopo della partita continu ad essere il raggiungimento
dellultima casa, o la cattura dei pezzi avversari. Solo in un secondo tempo dovette sembrare
necessario differenziare le mosse a seconda della diversa natura dei pezzi, e i dadi servirono solo ad
indicare quale pezzo dovesse muovere. A questo punto il giuoco dei quattro elementi (Chatur =
quattro; anga = parti di un tutto) era nato: lultimo passo fu la sparizione dei dadi.
Italiano Significato Elemento Sanscrito Pahlavi
Scacchi Gioco dei Re Chaturanga Shatranj
Pedone Contadino soldato Rat-ha Baidaq
Torre Carro da battaglia Terra Rukh
Alfiere Elefante Aria Pil o Fil
Cavallo Cavaliere Acqua Asp o Faras
Donna Consigliere Fuoco Farzin
Re Sah

Le direttrici di marcia
Il gioco degli scacchi si differenzia dagli altri giochi da tavolo perch ha come obiettivo la
cattura di uno specifico pezzo avversario, cattura che porta istantaneamente al termine della partita,
indipendentemente dalla quantit di materiale rimasta presente sul tavolo da gioco.
Non possibile fissare una data certa per la nascita degli scacchi in India, ma sembra
abbastanza sicuro che il gioco il nome chaturanga esistesse in India nel terzo secolo dopo Cristo.
DallIndia gli scacchi iniziarono presto a diffondersi in tre direzioni: marciarono verso
lAsia centrale lungo lo stesso itinerario del buddismo e quindi conquistarono a Nord Est la Cina
e a Sud Est la Tailandia; dalla Cina passarono in Corea e quindi in Giappone. Anche oggi gli scacchi
pi popolari dellEstremo Oriente asiatico, il Wei Chi cinese e lo Shogi giapponese, sono diversi
dagli scacchi internazionali, che provengono dallespansione verso Nord Ovest, ma restano scacchi
a tutti gli effetti con una grande tradizione culturale e tecnica.

Lespansione di maggior importanza storica, fu quella verso Nord Ovest, non solo perch fu
la prima sulla quale possediamo delle testimonianze scritte, ma anche perch da questa migrazione
verso la Persia, i paesi arabi e lEuropa sono nati gli scacchi internazionali.
Le pi antiche menzioni del Chaturanga provengono da tre testi in pahlavi: il Vicarisn i
Chatrang, il Karnamak i Artaxer i Pakaban e il E ratak u kavatan i Husrav.

Il primo chiamato anche Chatrang Namak, scritto molto probabilmente nel settimo secolo
narra che il Chatrang, originario dallIndia, sarebbe stato esportato in Persia al tempo di Cosroe il
grande (Khusra, 531-579), il pi importante dei re persiani preislamici, che fra laltro aveva
conquistato Kabul, cio la porta dellIndia via terra.

Tutte queste fonti attestano che verso la met del settimo secolo il Chatrang era cos noto
nellimpero persiano da costituire il fulcro di leggende popolari. Non solo su tredici antiche
leggende fiorite sullinvenzione degli scacchi ben undici la collocano in India ma gli storici persiani
ed arabi concordemente indicano lIndia come culla del giuoco.
Verso Nord
Gli scacchi dalla Persia si diffusero verso le grandi pianure del bassopiano russo almeno fin
dallOttavo o dal Nono secolo o forse gi dal Quinto o dal Sesto. Presumibilmente il gioco arriv
lungo le principali vie commerciali superando il Caucaso fra il Mar Caspio e il Mar Nero e
passando anche pi ad est tra il Caspio e il lago Aral. Vi sono fondati indizi che portano a ritenere
che la trasformazione degli scacchi dal Chaturanga al Shatranj sia avvenuta nelle regioni
meridionali della Russia.

Le ipotesi di un arrivo del gioco allepoca delle invasioni tataro - mongole del tredicesimo
secolo, o perfino dallEuropa Occidentale, sono invece naufragate con il progredire dei lavori degli
archeologi sovietici dopo la seconda guerra mondiale, che hanno portato a numerose scoperte di
antichi pezzi di scacchi in tutta la vecchia Russia.

Daltra parte pezzi, talvolta di una bellezza straordinaria, sono stati trovati anche nellex
Asia Centrale sovietica, in particolare nella valle di Fergana, situata ad est di Samarcanda e a sud di
Taskent, databili al Sesto o al Settimo secolo.

Nelle byline (le chansons de geste russe) consacrate a Sadko e a Ilja Muromec gli scacchi
sono gi menzionati. E scacchiere e pezzi di scacchi sono stati ritrovati in abbondanza negli scavi
archeologici di Kiev, di Novgorod, in Bielorussia e nei dintorni di Mosca: nel mondo della Rus di
Kiev gli scacchi erano un gioco diffuso in tutte le classi sociali.

Sono molto interessanti i nomi dei pezzi in russo, rimasti sostanzialmente inalterati fino ad
oggi: il Re si chiam "Karol" o "Czar", con il secondo che proviene, com noto da Caesar, e il
primo da Carlo Magno. Il contadino/soldato divenne pieska. Il Cavaliere "Kon", cio Cavallo;
l'Elefante mantenne il suo nome, semplicemente tradotto in russo: "Slon", e rimase anche il
Consigliere, con il suo nome "Farzin" divenuto "Fers". Gi nel primo manuale di scacchi russo,
stampato nel 1821, Ivan Aleksandrovic Butrimov scrisse: Questo antico nome, ferz, stato
conservato solo in Russia: in tutte le altre lingue europee viene chiamato regina. Da questa
osservazione lo scacchista pietroburghese non trasse conclusioni esplicite, ma sottoline una forte
prova di tipo filologico a favore dellarrivo degli scacchi in Russia direttamente dalla Persia.

Un altro pezzo ha un nome singolare in russo: il carro da guerra o da trasporto era poco
usato nella Russia dei principi Variaghi, il nome russo dei Vichinghi. Era un mondo d'acqua, nel
quale dinverno si correva sulle slitte e nella bella stagione si viaggiava dalle rive del mar Baltico,
risalendo i fiumi, e poi scendendo lungo i fiumi del versante opposto fino al Mar Nero o al Mar
Caspio: cos il Rukh divenne "Ladzia", cio barca!
In cammino verso il Mediterraneo
Molto probabilmente gli arabi conobbero gli scacchi in seguito alla loro invasione della
Persia nel 641. Il gioco li affascin e si diffuse rapidamente in tutta la mezzaluna fertile, superando
abbastanza facilmente le limitazioni poste dallIslam verso i giochi, e in particolare verso i giochi
dazzardo.
Era il medesimo periodo in cui nel mondo arabo nacque e si svilupp quella cultura
scientifica, di origine ellenistica per quanto riguarda la geometria e lastronomia, e indiana per
laritmetica, che fior rapidamente sotto la spinta di illuminati califfi. Perci non stupisce che, dopo
aver passato nel 711 lo stretto che divenne di Gibilterra, siano stati quasi certamente gli arabi a
portare nella penisola iberica nellOttavo o nel Nono secolo, accanto alle loro conoscenze avanzate
in matematica, astronomia e medicina, e alle traduzioni in arabo dei testi filosofici classici greci,
anche gli scacchi.
Tuttavia le prime infiltrazioni arabe in Sicilia, nella penisola iberica e nella penisola italiana
non furono le uniche vie attraverso le quali gli scacchi giunsero in Europa. Il nome greco antico,
Zatrikion, per gli scacchi una derivazione diretta dal persiano Chatrang e non dallarabo Shatranj.
Gli scacchi erano noti a Bisanzio fin almeno dallOttavo secolo, come ricorda lo storico arabo Al-
Tabari, narrando di una similitudine scacchistica usata dallimperatore Niceforo in una lettera scritta
nel 802 al califfo Harun ar Rashid, in cui disapprovava la debolezza dellimperatrice Irene, proprio
nei confronti del califfo che considerava come una Torre, e se stessa come un pedone.

Il geografo e storico arabo Al Masudi, morto nel 956, accenna alle teorie scacchistiche usate
dai greci e dagli Ar-Rum, cio dai romani o dagli occidentali in genere. Nasce allora un problema
ancora insoluto: se gli scacchi erano cos diffusi nellimpero romano dOriente da aver creato dei
metodi di gioco, come mai era rimasti ignorati in Italia, dove i bizantini avevano ancora territori e
citt sotto il loro dominio?

Quali regole seguivano gli arabi nel gioco?

Nel Chatrang persiano

il Re e il Cavallo mantennero il movimento originario indiano, che quello odierno


il Farzin (il consigliere) forse inizialmente simboleggiante la tenda del comando (laparzen)
muoveva di un solo passo in diagonale
il Ruch assunse il movimento attuale della Torre
il Pil (cio lelefante) saltava nella terza casa in diagonale (per esempio da c1 in a3 oppure
in e3)
il Pedone muoveva di un solo passo e catturava in diagonale.

Questo schieramento pass inalterato nel gioco arabo, solo con alcune modificazioni
terminologiche: il Farzin divenne Firzan, il Pil divenne Al-Fil, cio lelefante in arabo. I movimenti
rimasero sostanzialmente quelli del gioco persiano. Tuttavia il Pedone giunto allottava traversa si
trasformava in Firzan, anche se questo pezzo non era stato ancora catturato.

La vittoria si otteneva non solo dallimminente e inevitabile cattura del Re, ma anche dal fatto
che questi fosse rimasto solo (in latino: Rex spoliatus), o non potesse pi muoversi senza tuttavia
essere attaccato da un pezzo avversario (Rex tabulatus: lattuale stallo).
Generalmente quando entrambi i Re rimanevano soli la partita era considerata patta. Era patta
anche la partita in cui si ripetevano pi volte le stesse mosse, o si desse scacco perpetuo (una serie
continua di attacchi al Re senza poterlo mattare), o fosse impossibile vincere: poich il Firzan e
lAl-Fil erano pezzi deboli, gli scrittori arabi avevano compilato lunghe casistiche di posizioni
nelle quali la vittoria era impossibile.

La scacchiera non era ancora bicolore, ma piuttosto pensata come un declivio verso il
centro, una specie di vallata.

E quale livello di gioco avevano raggiunto gli arabi? Molto alto, sulla base dei lavori che ci
sono pervenuti. Il loro pi celebre campione As-Suli, nato nell880, che era anche un letterato e un
importante storico, autore delle Cronache degli Abbasidi, scrisse importanti trattati di scacchi con
partite e problemi (i Mansubat). Fu cos celebre che, dopo la sua morte nel 946, si disse per circa
sei secoli Tu giochi come As-Suli per testimoniare la proprio stima verso un forte giocatore! Il
califfo ar-Radi, di cui As-Suli era stato precettore, osserv che contemplare As-Suli mentre giocava
a scacchi era uno spettacolo pi bello che contemplare in fiori di un giardino.

Studiando le analisi di As-Suli arrivateci, il grande maestro moscovita Jurij Averbach ha


dimostrato che il grande campione arabo non avrebbe mai potuto dare le varianti principali di alcuni
finali di Re e Fers contro Re e Fers nelle sue pubblicazioni scacchistiche, senza una comprensione
dei finali simile alla teoria delle case critiche, il complesso sistema di tipo matematico per i finali
di soli Pedoni, elaborato agli inizi del nostro secolo da alcuni grandi teorici, fra i quali brilla il nome
dellitaliano Rinaldo Bianchetti (1882-1963).

As-Suli fu il pi celebre maestro di shatranj, ma la storia scacchistica annovera altri celebri


campioni arabi come nel Nono secolo Al-Adli ar-Rumi e il suo principale avversario Ar-Razi,
autore di un libro Eleganza degli scacchi purtroppo andato perduto. In un match giocato davanti
al califfo Mutawakki (847-862) Ar-Razi batt Al-Adli; forse anche per questo As-Suli lo
considerava il pi grande dei suoi predecessori.

Dal Sud dellEuropa


La diffusione degli scacchi nellOccidente Europeo, comincia quindi principalmente da Sud,
e procede per le corti e le citt a partire dalla Spagna Meridionale e dalla Sicilia: un famoso
scacchista arabo era chiamato Al-Sachali, cio il Siciliano. La diffusione fu rapida, favorita
dallentusiasmo arabo per gli scacchi e dallinteresse europeo per la cultura delle tre principali citt
islamiche della penisola iberica: Siviglia, Granada e Cordova.

Non difficile legare lespressione Scacco Matto, il Re stato ucciso, con lo Sha Mat arabo,
in cui il Mat, ha lo stesso significato nellespressione spagnola "matar el toro.
La maggior mutazione di nome, straordinaria quanto ingiustificata, arriv da un errore di
traduzione. La parola Fers o Fiers non era capita dai franco-provenzali: qualcuno cominci a
chiamare il Consigliere, Vierge; da vergine a Donna e da Donna a donna del Re, cio Regina il
passo fu breve, anche se non facilmente giustificabile: il soldato coraggioso che conquista la sponda
pi lontana dello schieramento nemico diventa la moglie del Re e non un generale. Un po ridicolo,
ma totalmente privo di importanza per un giocatore.
Il Cavaliere venne tradotto letteralmente in inglese, Knight, e in francese, Cavalier,
mantenendo la sua origine meridionale languedoc, e non il termine nordico Chevalier.

LElefante (Al Fil in arabo) era ormai un animale semisconosciuto in Europa; inoltre la forte
stilizzazione dei pezzi, divenuta necessaria nel mondo islamico per il divieto sunnita di raffigurare
persone o animali, pose un altro difficile problema. Immersi in un ambiente feudale i provenzali
misero accanto al Re il giullare: nacque le Fou. Dopo qualche incertezza, Alfino o Calvo, in
Italia si afferm il nome pi simile allarabo Al Fil, cio Alfiere, anche se questa parola proviene
dallarabo al-faris, che in realt significa cavaliere. La stilizzazione delle zanne dellelefante sembr
simile alle due parti della mitra di un vescovo, da cui il portoghese Bispo e linglese Bishop: daltra
parte accanto a re e cavalieri una figura di vescovo - conte risultava del tutto armonica con una corte
medievale. Oggi una mitra vescovile lincontrastato simbolo tipografico dellAlfiere, dopo che la
testa del giullare francese e la figura dellAlfiere, che ancora nello stemma della Federazione
Scacchistica Italiana, scomparsa dalle riviste.

E il Rokh? Per assonanza si pens ad una figura araldica il Rocco, rappresentata da una
Torre, da cui i nomi italiano, spagnolo, francese, tedesco e perfino lungherese Bastia. Solo in
inglese si ebbe invece the Rook, mantenendo il suono originale della parola persiana Ruch.

La sistematica presenza del gioco nelle corti medioevali testimoniata, oltre che dai nomi
assunti dai pezzi, dalle frequenti citazioni scacchistiche nei poemi provenzali, nel ciclo bretone,
nelle opere di Chretien de Troyes e, per esempio, nel poema Les checs amoureux, famoso per aver
superato i 30.000 versi. La diffusione degli scacchi fu poi cos vasta, che una delle probitates del
vero Cavaliere divenne di saper giocare a scacchi.
Una testimonianza della notoriet del gioco anche il Liber de moribus hominum et officiis
nobilium super ludo scachorum, con copie distribuite su una vasta area geografica dellEuropa per
tutto il medioevo, sia nelloriginale testo latino, che nelle traduzioni in varie lingue. Scritto dal
domenicano Jacopo da Cessole, il De ludo scachorum, come veniva comunemente chiamato,
raccolse una serie di ammaestramenti morali tratti dal gioco degli scacchi, frutto delle prediche di
Jacopo nellultimo quarto del XIII secolo. Lopera, presente ancor oggi in forma di manoscritto in
numerose biblioteche europee, fu stampata, per la prima volta a Utrecht nel 1473, e ristampata pi
volte.
I primi trattati propriamente scacchistici medioevali europei erano di contenuto
esclusivamente problemistico, a differenza di quelli arabi, che raccoglievano sia partite che
problemi. Questo interesse per i problemi non nasceva da motivi estetici legati alla brillantezza o
alloriginalit della soluzione, ma dal fatto che vera luso di scommettere forti somme di denaro
sulle posizioni presentate in pubblico. Il fatto stesso che alcune posizioni differissero da altre per
minimi spostamenti di pezzi sembra generato dal desiderio di far cascare in errore uno
scommettitore sprovveduto, che pensava di conoscere gi la via corretta per vincere.
Uno dei pi antichi trattati il codice, in alcune versioni ricco di magnifiche illustrazioni,
fatto compilare da Alfonso X el sabio nel 1283 (o nel 1284), che oltre a partiti (cio problemi)
di scacchi che occupano due terzi dellintero codice, conteneva anche trattazioni di giochi con i dadi
e sulle Tablas, i giochi che sono gli antenati nobili del moderno backgammon.
Due gruppi di codici, per lo pi scritti in latino, rinvenuti soprattutto in Italia sono
particolarmente importanti per la storia scacchistica europea: il Bonus Socius e il Civis
Bononiae
Lesemplare pi importante del primo conservato nella biblioteca nazionale di Firenze. La
sua curiosa denominazione legata al nome che si attribu lignoto compilatore nel prologo: Io,
buon compagno (bonus socius), aderendo alle preghiere dei miei sodali, ho raccolto in questo libro i
problemi che ho visto io stesso. Tradotto in volgare, in tedesco e in francese comprendeva
problemi esclusivamente medioevali, cio in cui i pezzi si muovevano ancora con le regole arabo-
persiane.

Gli scacchi arrivano in Italia

Gli studiosi sono concordi nel valutare che gli scacchi giunsero in Italia durante il X secolo.
Si diffusero piuttosto rapidamente se la loro prima menzione scritta risale gi al 1061, quando in
una lettera di Pier Damiani, cardinale di Ostia, al papa Alessandro II, conservata nel monastero di
Montecassino, lo informava della penitenza inflitta a un vescovo fiorentino, che per gran parte di
una notte praefuerit ludo Scachorum ad occupazioni pi consone al suo status religioso. Il prelato
si era difeso ricordando che gli scacchi erano un gioco di puro ingegno e non potevano essere
equiparati al gioco dei dadi, ma il futuro santo aveva replicato severamente che il termine alea,
indicante i giochi proibiti, comprendeva certamente anche gli scacchi.

Antichi pezzi di scacchi sono conservati nei principali musei dEuropa, dallHermitage di
Pietroburgo al londinese British Museum. E alcuni dei pi antichi reperti scacchistici dellEuropa
Occidentale e Centrale si trovano in Italia: i pi importanti sono i pezzi trovati nelle catacombe di
San Sebastiano, conservati nei Musei Vaticani, e i pezzi di Venafro conservati al Museo Nazionale
di Napoli.

I pezzi di Venafro
I pezzi di Venafro meritano una menzione speciale: nel 1932 lispettore onorario di Venafro,
Giuseppe Cimorelli, consegn al Museo Archeologico di Napoli un gruppo di pedine in osso.
Alcune valutazioni iniziali degli archeologi che li catalogarono, sembravano datarli ai primi secoli
dopo Cristo. Rimasti a lungo non esposti, i pezzi di Venafro furono portati allattenzione del mondo
scacchistico da Adriano Chicco che ne comprese subito limportanza e li illustr pi volte nelle sue
opere di storia scacchistica. Alcuni poco scrupolosi studiosi stranieri, fra cui Pavle Bidev, arrivarono
a ritenerli inesistenti e frutto della fantasia italica.

Per merito del prof. Giorgio Cian, preside della facolt di giurisprudenza dellUniversit di
Ferrara, furono esposti durante i campionati universitari a squadre di scacchi, organizzati ad Asiago,
sede estiva delluniversit ferrarese nel 1990. Il successo di questa uscita pubblica, le richieste degli
studiosi di storia scacchistica e il miglioramento delle tecniche di radiodatazione, portarono
finalmente ad un esame radiocarbonico che li colloc con una probabilit favorevole del 68% fra
l885 e il 1017 dopo Cristo.

La diffusione degli scacchi in Italia testimoniata anche in molte cronache. Per esempio,
come ricorda il Davidsohn nella sua Storia di Firenze, a Pisa, nel rigido inverno del 1168, donne e
uomini facevano addirittura esercizi di equitazione sullArno gelato mentre altri preferivano porre
sul ghiaccio sedie e tavolini per giocare a scacchi o a tavola reale.
Nel 1266 venne in Firenze un saracino chavea nome Buzzecca, ed era il miglior maestro di
giucare a scacchi, e in su il palagio del popolo, dinanzi al conte Guido Novello, giuc a una ora a
tre scacchieri co migliori maestri di scacchi di Firenze, con gli due a mente, e colluno a veduta, e
gli due giochi vinse e luno fece tavola, la qual cosa fu tenuta grande meraviglia.
Ed ben nota la citazione degli scacchi nel XXVIII canto del Paradiso, in cui Dante
paragona il moltiplicarsi delle schiere angeliche al doppiar degli scacchi della notissima leggenda
del bramino Sissa.

Lo incendio lor seguiva ogni scintilla;


Ed eran tante, che il numero lor
Pi che il doppiar degli scacchi si immilla.

Anche Giovanni Boccaccio e Francesco Petrarca furono esperti di scacchi. Il primo, nelle
cui opere abbondano le citazioni scacchistiche, considerato linventore dellaiutomatto, una
bizzarria scacchistica che si riteneva nata nella seconda met dellOttocento. La conoscenza
scacchistica del Petrarca meno citata, dato che si schiera violentemente contro il gioco nel De
remediis utriusque fortunae.

Lo sviluppo e la diffusione degli scacchi nellEuropa Occidentale

Gli scacchi in Europa inizialmente seguirono le regole del Shatranj, ma poi subirono varie
modificazioni, spesso diverse da luogo a luogo.

In Spagna, secondo il codice di Alfonso el Sabio, il Firzan, divenuto Alfferza (in latino
Fersa), alla prima mossa pot saltare nella terza casa in ogni direzione e anche sopra ad altri pezzi.
Gli altri pezzi conservarono i movimenti del gioco arabo, ma gi il Codice Alfonsino avvertiva per
il Pedone, che ay algunos que usan a iogar de los Peones a tercera casa la primera vez. E
questuso si generalizz rapidamente.
Non vi erano vere e proprie gare di scacchi, solo sfide individuali con somme di denaro in
palio. Nel 1300, per esempio, ricordata la fase istruttoria di un procedimento per gioco dazzardo
a la Chania (probabilmente La Canea a Creta) intitolata Textes esaminati Chanee per signoriam
super processi ludi: i protagonisti erano i nobili Marco Dolfin, rector de la Chania, Polo Foscarini,
teste, e Marco Gradonico. Secondo le deposizioni giocarono in pi riprese e per diversi giorni a
scacchi nel palazzo del Rettore veneziano, scommettendo somme considerevoli: si parlava di 22
iperperi doro perduti e 24 guadagnati. Poich liperpero era il nome greco venezianizzato del
solido, moneta doro di oltre 6 grammi di massa, la posta non era piccola. Tuttavia il Dolfin fu
rapidamente assolto, dato che gli scacchi non erano un gioco dazzardo.

Verso la grande riforma

Fino alla fine del XIII secolo il giuoco in Europa Occidentale non differ da quello arabo: le
regole erano state riprese integralmente; tuttavia era troppo lento, per un giuoco sul quale vi era
labitudine di scommettere denaro, comera diventato usuale sia nelle corti che nelle piazze.

Durante il XIV secolo incominciarono ad apparire, oltre alla colorazione delle case in chiare
e scure, delle novit nel movimento dei pezzi. Il Pedone giunto alla quinta fila acquist il diritto di
catturare il Pedone avversario avanzante di due passi su colonne adiacenti (la nascita della presa en
passant). Il Rey robado (le Roi depouill dei manoscritti francesi o il Rex spoliatus latino) non
implicava pi una vittoria intera, ma una mezza vittoria, cio la moderna patta e divenne patta anche
una posizione con il Rey ahogado (il Re affogato), cio la patta per stallo.

La storia precisa di queste modifiche non nota nei dettagli, tuttavia certo che
levoluzione verso le nuove regole si stava completando, quando furono stampati i primi libri di
scacchi. Il primo libro a stampa di carattere tecnico arrivatoci, fu scritto dallo spagnolo Lucena fra il
1495 e il 1497 e riporta partiti (cio problemi di scacchi) sia con le vecchie regole, chiamati perci
del Viejo e in parte con le nuove regole detti de la dama o a la rabiosa..

Il nome era chiaramente riferito ad una delle due maggiori variazioni delle regole
affermatesi sembra fra il 1480 e il 1520 in Spagna. Fersa e Al-Fil persero la facolt di saltare, ma
acquisirono il dominio illimitato delle case: in diagonale per lAl-Fil, in diagonale, orizzontale e
verticale per la Fersa divenuta Domina o Dama.

La riforma si consolid tanto rapidamente in tutta lEuropa che nel suo libro, pubblicato a
Roma dal portoghese Damiano nel 1512, egli non fece pi cenno agli antichi movimenti
dellAlfiere e della Donna. Quasi contemporaneamente il Re perse la facolt di saltare, ad eccezione
di un salto sulla prima traversa, che origin, in epoca imprecisata ma anteriore al trattato di Ruy
Lopez, quella particolare mossa che oggi chiamiamo arrocco.

Nel trattato di Lucena e nei manoscritti di Gottinga e di Parigi, questo salto laterale avveniva
in due mosse separate, prima la Torre si portava a fianco del Re, e poi questo, in una mossa
successiva, saltava sopra la Torre, finendo in g1 o in d1.
Ma gi Ruy Lopez avvert che in alcune parti dellItalia ci avveniva todo de un lance. La
fusione di due mosse nellunica mossa dellarrocco, la presa al varco e la molteplicit delle
promozioni a Donna dei pedoni giunti allottava traversa completarono la riforma che port alle
attuali regole degli scacchi internazionali.

I primi due paesi a possedere una letteratura scacchistica con le regole moderne furono la
Spagna e lItalia. Il primo importante trattato fu opera di un sacerdote spagnolo, Ruy Lopez de
Segura, che pubblic il Libro de la invencion liberal y arte del juego del Axedrez muy util y
provechosa, stampato ad Alcal nel 1561.

Ruy Lopez trascur completamente i problemi, ma diede grande importanza al gioco pratico
e alla teoria delle aperture e pu quindi essere ricordato come il primo teorico degli scacchi
moderni. Il suo trattato fu tradotto in italiano dal Tarsia e pubblicato a Venezia nel 1584. Il duca di
Brunswick, sotto lo pseudonimo di Gustavus Selenus, lo tradusse in tedesco nel 1616, il Sarratt in
inglese a Londra pi di due secoli dopo, nel 1813.

Un particolare interessante: la versione tipografica delle case nere indicata nei libri stampati
con una serie di trattini diagonali fu inventata dal grande matematico italiano Girolamo Cardano.

Allinterno del grande impero spagnolo si affermarono presto i giocatori dellItalia


meridionale. Fra i primi Giovanni Leonardo da Cutro, detto per la sua piccola statura, il Puttino. Il
giovane maestro calabrese durante una tourne in Spagna, secondo fondate ipotesi nel 1575, gioc
al cospetto di Filippo II contro Ruy Lopez: premio mille scudi al primo vincitore di tre partite.
Litaliano perse le prime due, tanto che il sovrano, deluso, stava alzandosi per andarsene: ma
Leonardo gli si butt ai piedi e spieg di aver perso ad arte per dare maggior spicco alla sua vittoria,
che avrebbe ottenuto vincendo senzaltro tre partite di seguito. Cos avvenne, con stupore e
ammirazione del re, che diede allitaliano non solo i mille scudi promessi, ma un gioiello
raffigurante una salamandra ornata di pietre preziose e una pelliccia di zibellino.

Il Puttino alla corte di Filippo II: quadro di Luigi Mussini (1813-1888)


La fine del XVI secolo e linizio del XVII furono il periodo di massimo splendore della
scuola scacchistica italiana. Leonardo da Cutro detto il Puttino, Paolo Boi il Siracusano, Giulio
Cesare Polerio lAbruzzese e poi il celeberrimo Gioacchino Greco il Calabrese alzarono il livello di
gioco, portando il procedimento tecnico e artistico chiamato combinazione (sostanzialmente
consistente nel concedere materiale allavversario per ottenere in cambio un attacco vincente) a un
livello sconosciuto nellEuropa di allora.

La ricerca del vantaggio attraverso un rapido sviluppo dei pezzi, con loccupazione e il
dominio del centro, il ricorso a sacrifici di materiale per aumentare il proprio sviluppo e il controllo
delle case centrali, il gusto per le combinazioni brillanti sono le caratteristiche peculiari della scuola
di combinazione italiana. Lo studio delle pi belle partite, riportate per esempio attraverso alcuni
importanti manoscritti, come il Codice di Lorena che raccoglie materiali prodotti da Gioachino
Greco, costituisce ancor oggi una tappa obbligata nella formazione dei giovani nelle scuole
scacchistiche dei paesi pi avanzati, come Russia e Ucraina.

Giulio Cesare Polerio, lAbruzzese, e Gioachino Greco, il Calabrese, forse, come not
giustamente il grande Adriano Chicco, per la loro attivit di scacchisti professionisti in molti paesi e
quindi per i loro frequenti contatti con genti e usi diversi, accettarono larrocco normale (che fu
poi chiamato arrocco alla calabrista, proprio in onore del Greco) e la molteplicit delle Donne
ottenute dalla promozione.

Invece in molte parti dItalia queste innovazioni furono rifiutate: Pietro Carrera neg
addirittura la possibilit di arroccare in una sola mossa, qualificando larrocco un mostro con due
teste; Alessandro Salvio, invece, ammise larrocco libero, nel quale il Re e la Torre potevano
saltare in qualunque casa fra e1-h1 o e1-a1.

Come risultato di queste resistenze, il gioco italiano nel XVIII e per gran parte del XIX
secolo fin per essere regolato da leggi del tutto particolari, che provocarono lisolamento
scacchistico dellItalia e la scarsa utilit delle analisi, soprattutto riguardanti le aperture, dei suoi
maggiori teorici, tutte basate sulle regole italiane.

Dopo il Greco comincia quindi la decadenza del scuola italiana; nel XVIII secolo i grandi
giocatori modenesi furono ancora dei valenti teorici, ma lItalia, chiusa in un orgoglioso isolamento
dalla diversit di alcune regole, malgrado i lavori di Giovan Battista Lolli, Ercole Del Rio e
Domenico Ponziani, arretr a livello mondiale e sostanzialmente nessun giocatore italiano entr nel
circuito dei grandi tornei internazionali iniziati nella seconda met dellOttocento.

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