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RESPONSABILIT SOCIALE D'IMPRESA

1.
1.Definizione
Lespressione Responsabilit Sociale dImpresa (RSI) descrive la relazione tra le imprese, intese come
maggiori attori economici, e la societ. Anche se negli ultimi decenni linteresse crescente verso tali
tematiche ha dato vita a numerosi studi e ad un intenso dibattito internazionale, attualmente non esiste
ancora una definizione univoca della RSI (Correll 1999; Snider et al., 2003; e Dahlsrud 2008). Risulta,
tuttavia, proficuo ricostruire brevemente il dibattito nelle sue linee generali per chiarire alcune
caratteristiche comuni alle differenti posizioni degli studiosi.
Quando negli anni Sessanta si cominciava a discutere sulla responsabilit sociale e sui rapporti tra
mercato e societ, leconomista Milton Friedman si pose a difesa del libero mercato asserendo che
lunica responsabilit sociale dellimpresa consiste nell "usare le sue risorse e dedicarsi ad attivit volte
ad aumentare i propri profitti a patto che essa rimanga allinterno delle regole del gioco, il che equivale
a sostenere che competa apertamente e liberamente senza ricorrere allinganno o alla frode (Friedman
1962)" 1.
La tesi di Friedman, definita da alcuni come "minimalismo morale" (Freeman and Werhane 2005), ha
dato origine ad una vasta letteratura relativa alletica degli affari concernente lestensione e il
contenuto della responsabilit sociale dei soggetti economici. In generale, i critici della posizione di
Friedman sono portati a ritenere che il mercato debba essere inteso in una prospettiva pi ampia e che
in tal senso i profitti di un impresa debbano creare un beneficio per la societ nel suo complesso.
Tuttavia, come notato da Freeman e Werhane (2005), sin dai primi studi la questione centrale
dellindagine sulla "responsabilit sociale" risiede nellimpossibilit di separare la questione sociale da
quella economica. In effetti, le critiche al minimalismo morale di Friedman e di altri sostenitori del libero
mercato non avrebbero potuto sottovalutare limportanza dellaspetto economico. A tal proposito, nel
1979 Carroll identifica quattro componenti della RSI: economica, legale, etica e discrezionale o
filantropica. In questa classificazione evidente la critica alla tesi di Friedman, che riesce solo
parzialmente a spiegare il contenuto della RSI.
Dal punto di vista teorico, comunque, la risposta al minimalismo morale arriva negli anni Ottanta con
lapproccio fondato sugli stakeholder di Freeman (Evan e Freeman 1988; Freeman 1994). Il nuovo
approccio sostituisce lidea minimalista secondo cui limpresa debba essere responsabile
esclusivamente nei confronti degli azionisti con una visione pi ampia che vede limpresa responsabile
verso un ampio gruppo di portatori di interesse (stakeholder) che include fornitori, clienti, azionisti e
comunit locale. Secondo Freeman, rientrano in questo gruppo tutti gli individui o gruppi che hanno "un
interesse legittimo o una pretesa legittima sullimpresa" (citato in DOrazio 2003, p.13).
Negli ultimi due decenni la letteratura relativa alla RSI ha offerto un gran numero di teorie ed approcci,
dalla teoria dei contratti sociali integrativi e della cittadinanza dimpresa alla teoria della sostenibilit.
Le seguenti sezioni hanno lobiettivo di offrire unintroduzione generale allevoluzione del concetto di
RSI. Si offre, inoltre, una breve descrizione delle maggiori teorie etico-normative contemporanee sulla
RSI 2.

2. Evoluzione della nozione della RSI


Il concetto di RSI nasce negli Stati Uniti nella seconda met del Novecento. Convenzionalmente, si
ritiene che il testo di Bowen, Social Responsibilities of the Businessman del 1953, sia il primo lavoro in
cui sia possibile rintracciare il fondamento etico della nozione contemporanea di RSI. Bowen, definito
da alcuni come il "padre della RSI" (Carroll 1999, Garriga e Mel 2004), descrive gli attori economici
come vincolati sul piano morale a promuovere quelle politiche economiche e pratiche di
comportamento "desiderabili" per la societ 3.
Allopera di Bowen ha fatto seguito, nel decennio successivo, una vasta letteratura sul tema della
responsabilit sociale. Tuttavia, in questa fase, limpresa non compare ancora come soggetto principale
dellindagine; gran parte degli studi di questi anni individuano, infatti, nella figura dellattore economico
(businessman) il soggetto cui imputare la responsabilit sociale delle proprie azioni, mentre loggetto
principale delle ricerche riguarda i rapporti tra mondo degli affari e la societ. Nel 1960, Keith Davis
collega la responsabilit sociale a quelle azioni e decisioni poste in essere dalluomo daffari e che non
sono strettamente connesse al suo diretto interesse economico. Nello stesso periodo un altro autore,
William Frederick afferma che la responsabilit sociale impone alluomo daffari di tener conto nelle
proprie operazioni in campo economico delle esigenze della societ (citati in Carroll 1999, p. 271). Solo
alcuni anni pi tardi, nel 1967, limpresa compare per la prima volta associata alla societ nella
definizione di responsabilit sociale, nel libro di Clarence C. Walton, Corporate Social Responsibilities.
Secondo Walton, la nozione di responsabilit sociale riconosce lintimo legame esistente tra limpresa e
la societ e impone agli attori economici di considerare questo legame nelle operazioni economiche
(citato in Carroll 1999, p. 272).
Negli anni Settanta la nozione di responsabilit sociale diviene pi specifica ed maggiormente
approfondito il ruolo dellimpresa come attore economico responsabile nei confronti della societ; sono,
dunque, questi gli anni in cui avviene il passaggio dalla responsabilit sociale alla RSI. Nel 1976, H.
Gordon Fitch definisce la RSI come capacit dellimpresa di risolvere problemi sociali, ponendo dunque
laccento sulla distinzione tra problemi sociali e questioni economiche (citato in Carroll 1999, p. 281). Il
rapporto tra imprese e societ viene ulteriormente sviluppato nel 1979, quando Carroll offre una
definizione di RSI che supera la mera idea di profitto e di obbedienza alle leggi statali. Secondo Carroll
la RSI esprime tutte le aspettative economiche, legali, etiche e discrezionali della societ nei confronti
dellimpresa (Carroll 1999, p. 283).
Solo nel ventennio successivo, tuttavia, la nozione di RSI stata rielaborata da un punto di vista
concettuale e teorico. A partire dagli anni Ottanta la RSI stata oggetto dinteresse da parte delle
scienze sociali ed economiche; in particolare, limpresa e le questioni connesse alla responsabilit
sociale assumono una posizione centrale nelletica degli affari. Inoltre, risalgono agli anni Ottanta e
Novanta i maggiori studi empirici volti a testare le performance della responsabilit dellimpresa. La
prima e pi rilevante risposta a carattere normativo la teoria degli stakeholder, formulata per la prima
volta da Freeman nei primi anni Ottanta.

3. Approccio fondato sugli stakeholder


Lespressione stakeholder oggi di uso comune nelle pratiche associate alla RSI ed divenuto uno
standard nel monitoraggio della performance sociale dellimpresa. Questa nozione, che introduce un
nuovo soggetto in ambito economico, i portatori di interessi legittimi (stakeholder), stata utilizzata per
la prima volta da Edward Freeman nel 1984 per rispondere allidea generale, supportata da numerosi
economisti, secondo cui la principale responsabilit degli attori economici fosse legata alla
massimizzazione dei profitti. Al contrario, la teoria degli stakeholder sostiene che lobiettivo di ciascuna
impresa , o dovrebbe essere, rivolto alla soddisfazione delle aspettative di tutti gli individui o gruppi
portatori di interessi legittimi nei confronti dellimpresa (Freeman e Werhane 2005).
"Il vero obiettivo dellimpresa [e dunque dei suoi dirigenti] di servire come veicolo per coordinare gli
interessi degli stakeholder. E attraverso limpresa [ed i suoi dirigenti] che ciascun gruppo di stakeholder
migliora la propria posizione attraverso uno scambio volontario.[] ognuno di questi gruppi
di stakeholder ha il diritto di non essere trattato come un mezzo per qualche fine, e pertanto deve
partecipare della direzione futura dellimpresa in cui ha interesse." 4
In termini generali, gli stakeholder possono essere definiti non solo come quei gruppi o individui che
traggono vantaggio o svantaggio dalle attivit dellimpresa, ma anche come portatori di determinati
diritti (Freeman e Werhane 2005).5 In tal senso, per poter determinare come un impresa dovrebbe
comportarsi in situazioni specifiche, occorre identificare ciascuna delle parti con cui limpresa
interagisce e tutti gli interessi in gioco. Generalmente, il gruppo degli stakeholder include lavoratori,
dirigenti, proprietari (shareholder), consumatori, clienti e la comunit locale.
Il ruolo svolto dagli stakeholder duplice: per un verso le pretese di cui essi sono portatori
costituiscono i limiti alla legittimit aziendale, nel senso che indicano lo scopo e la priorit dellimpresa
stessa; per altro verso, il focus sugli stakeholder implica un rapporto di responsabilit e fiducia
reciproca tra i vari stakeholder. A tal proposito, alcuni autori notano che le relazioni
tra stakeholder introducono ulteriori obblighi relativi allorganizzazione aziendale stessa (Freeman e
Werhane 2005). Ad esempio, unimpresa ha degli obblighi nei confronti dei suoi lavoratori in quanto
lavoratori ed esseri umani. I lavoratori, invece, hanno degli obblighi derivanti dal ruolo che rivestono
allinterno dellimpresa oltre che i generali obblighi morali che vincolano le relazioni tra individui e tra
lavoratori e limpresa (Freeman e Werhane 2005). La teoria degli stakeholder costruisce, dunque, un
fitto reticolato di relazioni fiduciarie allinterno e fuori dellimpresa che vincola limpresa verso i
suoi stakeholder e viceversa.
In letteratura possibile distinguere almeno due posizioni critiche in relazione alla teoria
degli stakeholder. Secondo alcuni autori, la teoria degli stakeholder rischia di non risolvere un problema
morale di fondo legato allattivit dellimpresa. In altre parole, sarebbe possibile pensare ad un impresa,
che pur rispettando i vincoli posti tra tutti gli stakeholder, pratichi attivit economiche non accettabili da
un punto di vista morale. In verit, la teoria degli stakeholder sin dalle sue prime formulazioni (Edward
1984) presuppone il riferimento alla teoria morale Kantiana. In tale prospettiva, poich le relazioni tra
stakeholder sono relazioni tra individui o gruppi di individui, si presuppone che ogni decisione presa per
il proprio interesse sia vincolata alleguale rispetto per le persone e per i diritti di ciascuno. Ed, inoltre, in
uno schema sano di accordo tra gli stakeholder, gli individui dovrebbero mantenere una
certa autonomia nel valutare dal punto di vista etico le attivit dellimpresa (Freeman e Werhane 2005,
p.562)
La seconda critica alla teoria, per certi versi collegata alla prima, si sofferma poi sul rapporto fiduciario
tra stakeholder 6. Secondo Goodpaster, ad esempio, lapproccio multi-fiduciario degli stakeholder non
tiene conto delle differenze relazionali esistenti tra i vari soggetti. In particolare, il rapporto tra dirigenti
(manager) e azionisti/proprietari (shareholder) dellimpresa sarebbe diverso e pi forte di quello tra
dirigenti e altri stakeholder, e dunque in caso di conflitto la prima relazione avrebbe priorit sulle altre
(Goodpaster 1991). In realt, oltre al fondamento Kantiano, la teoria degli stakeholder introduce uno
schema normativo volto ad eliminare la possibilit di conflitti in tal senso. Nel 1994, Freeman e Evan
offrono una formulazione della teoria basata sulla teoria Rawlsiana del contratto sociale (Freeman e
Evan 1994a ; Rawls 1971). Nella nuova formulazione il principio di eguaglianza dei contraenti
garantito dal ricorso al "velo dignoranza" Rawlsiano, secondo cui i contraenti/stakeholder non
conoscono "quali interessi particolari realmente hanno nellimpresa" (citato in DOrazio 2003, p.22).
Questo sistema consente ai due filosofi di ritenere che tutti i contraenti sarebbero motivati a scegliere
quei principi che regoleranno le attivit dellimpresa che garantiscano il massimo livello di profitto
compatibile con le maggiori garanzie sociali per gli altri stakeholder.
La teoria degli stakeholder rappresenta la risposta pi incisiva al minimalismo morale della
responsabilit dimpresa tipico dellapproccio economico liberale. Come si detto, questa teoria ha il
pregio di introdurre la questione dellimpatto sociale delle attivit economiche dellimpresa senza
sottovalutare limportanza delle questioni economiche di crescita dei profitti e sviluppo dellimpresa. La
teoria, infatti, si basa sullassunzione che limpresa crea valore per gli stakeholder non meno di quanto
ciascun gruppo di stakeholder faccia nei confronti dellimpresa, ed questo meccanismo di reciproco
scambio che permette allimpresa, intesa come organizzazione, di crescere in maniera sana.

4 Teoria dei contratti sociali integrativi (Integrative Social Contracts Theory)


Accanto alla teoria degli stakeholder, un altro approccio alla RSI si recentemente imposto
allattenzione del dibattito internazionale, la teoria dei contatti sociali collettivi. Evidente il richiamo alla
teoria filosofico-politica del contrattualismo, tuttavia in tale contesto la formula contrattualistica
riproposta per spiegare e giustificare lo "status" delle imprese allinterno della societ piuttosto che le
regole di costituzione delle imprese stesse (Freeman e Werhane 2005, p. 559).
Per primo, Donaldson aveva considerato la relazione tra mercato e societ nei termini del contratto
sociale di tipo Lockeano (Donaldson 1982; citato anche in Freeman e Werhane 2005 e Garriga e Mel
2004). Secondo il filosofo statunitense, esisterebbe un implicito contratto sociale tra societ e impresa.
In particolare, dal momento in cui unimpresa autorizzata dalla societ ad operare in una determinata
comunit, assume implicitamente degli obblighi verso di essa; questi obblighi costituiscono il
fondamento del contratto tra impresa e societ (Freeman e Werhane 2005, p. 559). Se per un verso la
societ si impegna a consentire il libero agire economico dellimpresa, per altro verso, limpresa deve
impegnarsi a rispettare le aspettative della societ, che, secondo Donaldson, riguardano il
miglioramento del benessere generale attraverso "la soddisfazione dei consumatori ed il rispetto degli
interessi dei lavoratori" (Donaldson 1982, p.44ff). Lidea contrattuale sostenuta da Donaldson ebbe un
impatto importante nella letteratura sulla RSI, poich offriva un fondamento teorico allidea di
responsabilit morale dimpresa 7. Tuttavia, la sua proposta, concentrando lattenzione sugli obblighi
dellimpresa verso lesterno, la societ nel suo complesso, non prendeva in considerazione le relazioni
interne allimpresa e, quindi, gli stakeholder.
Nel 1994, Donaldson e Dunfee hanno ripreso la teoria del contratto sociale applicata al rapporto tra
societ e impresa offrendone una versione pi matura, la teoria dei contratti sociali integrativi. La nuova
teoria ha lo scopo di integrare la prima formulazione del 1982 e superarne i limiti. Questo obiettivo
raggiunto attraverso la scomposizione dellaccordo tra societ e impresa in due fasi contrattuali distinte:
la prima fase generale, il macrocontratto sociale, garantisce lo standard morale per ogni contrattazione
sociale; mentre la seconda, i successivi micro contratti sociali, garantisce lautonomia dei membri delle
singole comunit economiche di specificare le proprie regole di condotta interne. Secondo i due filosofi,
infatti, possibile ritenere che una comunit di individui razionali accetterebbe un ipotetico contratto
sociale (macrosocial contract) generale, che lasci alle singole comunit economiche locali un
significativo spazio di libera scelta morale ("moral free space") entro cui sia possibile generare delle
norme proprie di condotta economica attraverso contratti sociali pi ristretti (microsocial contracts)
(Donaldson e Dunfee 1995, p.99).
Come si detto, nello schema della teoria dei contratti sociali integrativi, il contratto macrosociale ha lo
scopo di fornire lo standard morale valido per tutti i successivi accordi. Tuttavia, il contenuto delle
norme generali oggetto del macrocontratto non ancora chiaramente definito. Secondo Donaldson e
Dunfee, esso potrebbe includere principi sufficientemente generali e universali quali, il rispetto dei
contratti, la buona fede, il rispetto dei diritti fondamentali degli individui e lequit di trattamento,
eccetera (Donaldson e Dunfee 1995, p.95-6).
Nonostante la poca chiarezza circa il contenuto delle norme morali generali, lidea di uno standard
morale, seppur minimo, proposto dalla teoria dei contratti sociali integrativi, offre un contributo
importante alla letteratura sulla RSI. Il contratto macrosociale, infatti, garantisce la giustificazione della
RSI su scala internazionale pur rispettando differenze di tipo culturale o organizzativo esistenti nei
diversi contesti territoriali.

5 Cittadinanza dimpresa
Un recente sviluppo della RSI , infine, quello della cittadinanza dimpresa. Sebbene lidea di
considerare limpresa come un cittadino al pari di altri individui sia gi presente in letteratura dagli anni
Settanta (Davis 1973), come notato da Garriga e Mel questo concetto divenuto pi rilevante negli
ultimi anni a causa di una serie di fattori, tra cui la crisi del sistema del welfare e il fenomeno della
globalizzazione e della deregolamentazione ad esso correlato, che hanno contribuito a rendere
alcune imprese multinazionali pi forti di interi paesi sia dal punto di vista economico che da quello
sociale (Garriga e Mel 2004, pp.56-57).
La tesi di fondo di questapproccio si basa sullanalogia con il concetto di cittadinanza valido per i
cittadini (Valor 2005). Tuttavia, nel caso dellimpresa il concetto di cittadinanza, e degli obblighi e diritti
ad essa correlati, circoscritto alle attivit economiche poste in essere dallimpresa in una determinata
comunit sociale e politica. In tal senso, lidea di cittadinanza ha lo scopo di enfatizzare lobbligo
dellimpresa di sostenere e cooperare con il governo per il benessere generale e la giustizia sociale
(Freeman e Werhane 2005, p. 563).
Pur non esistendo in letteratura una definizione univoca di cittadinanza dimpresa, possibile
rintracciare alcuni elementi comuni a molti studi, tra cui in particolare lenfasi sullidea di responsabilit
nei confronti della comunit territoriale in cui limpresa opera e lattenzione per le questioni ambientali
(Garriga e Mel 2004).

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1 Citato in italiano in DOrazio (2003).
2 Le teorie considerate in questa sezione sono la teoria degli stakeholders, la teoria dei contratti sociali integrativi e
quella della cittadinanza dimpresa, per quanto concerne la teoria della sostenibilit si veda Sostenibilit.
3 Secondo Bowen, "[ responsabilit sociale ] si riferisce all'obbligo degli uomini d'affari di perseguire quelle politiche, di
prendere quelle decisioni, o di seguire quelle linee di azione che sono desiderabili in termini di obiettivi e valori della
nostra societ", citato in Carroll (1999: 270) e Freeman (2005: 553).
4 In Evan and Freeman (1988, p.104), traduzione dellautore.
5 Come notato da DOrazio, nella teoria gli stakeholder sono considerati dei soggetti morali titolari di diritti (DOrazio
2003, p.14).
6 Citato in DOrazio (2003).
7 Sul significato di responsabilit morale e di impresa intesa come agente morale si veda anche il paragrafo 3.1 Lanalisi
dellimpresa nelletica degli affair, della voce Etica degli affari.

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2009 ASSONEBB
http://www.bankpedia.org/index.php/it/125-italian/r/22060-responsabilita-sociale-d-impresa-enciclopedia

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