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Considerando l'escatologia dal punto di vista della vita della Chiesa, il Vaticano II ha
esposto una dottrina escatologica che invitava a un rinnovamento del trattato chiamato
De novissimis (Delle ultime cose).
Il Concilio pone l'accento sulla comunione di carit fra coloro che sono di Cristo e,
vivi o defunti, formano una sola Chiesa. "La unione dei viatori coi fratelli morti nella
pace di Cristo, non minimamente spezzata, anzi, secondo la perenne fede della
Chiesa, consolidata dalla comunicazione dei beni spirituali"(49). I beati nel cielo
non cessano di intercedere per noi presso il Padre. Il culto reso ai santi stimola il
ricorso della Chiesa peregrinante alla loro preghiera, e l'aiuta a seguire il loro
esempio.
Da questo punto di partenza, vogliamo seguire il cammino della riflessione sui diversi
temi dell'escatologia. Un aiuto in questa riflessione ci viene da una Lettera della
Congregazione per la dottrina della Fede(17 maggio 1979) e da uno studio della
Commissione Teologica Internazionale(1992).
I - La parusia
1
Molti hanno pensato a un ritorno visibile di Ges sulla terra. Sappiamo che nella
Chiesa primitiva questa aspettazione, molto forte, stata delusa (1). E' il segno che
Ges dava all'annunzio della sua venuta un altro significato.
E' la venuta del Figlio dell'uomo seduto alla destra del Padre, cio di Cristo salito al
cielo, che condivide il potere sovrano del Padre. Egli verr "sulle nubi del cielo"; la
nube non deve essere capita materialmente: essendo segno di teofania, significa una
venuta in modo divino. Dopo la venuta che si manifestata visibilmente in una carne
umana e si terminata con la vita terrena, ci sar un'altra venuta di Cristo, che si
produrr con la sua potenza divina.
E' la venuta che si manifestata dal momento della Pentecoste, venuta commentata da
Pietro: risuscitato, Ges, "innalzato alla destra di Dio, ha ricevuto dal Padre lo Spirito
Santo, oggetto della promessa, e lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e
udire"(At 2,32). Pietro testimonia il compimento dell'annunzio fatto al Sinedrio. La
venuta sulle nubi, inaugurata alla Pentecoste, la venuta operata dallo Spirito Santo
per rendere Cristo presente a tutto lo sviluppo futuro della Chiesa. (2)
Questa venuta la parusia annunziata da Ges, parusia che si estende a tutta l'opera di
evangelizzazione nel corso dei secoli e dei millenni, fino alla fine del mondo: "Questo
vangelo del Regno sar annunziato in tutto il mondo, perch ne sia data testimonianza
a tutti i popoli; e allora verr la fine"(Mt 24,14). Quando la venuta spirituale di Cristo
nel mondo avr raggiunto la sua pienezza storica con il compimento
dell'evangelizzazione universale, la parusia sar completa e il
2- La morte
La morte una necessit inerente alla natura umana: l'uomo mortale, perch il corpo
ha un limite necessario di vita. Una necessit di ordine superiore, fondata sul disegno
divino di salvezza, fa pure della morte un mistero. Dalla morte di Cristo la nostra
morte riceve un significato pi alto. Questo significato legato al dramma del
peccato. Nella morte si riconosce una conseguenza del peccato; anzi la morte sarebbe
stata la punizione essenziale del peccato se il Figlio di Dio non l'avesse assunta
personalmente come via di redenzione (4). Innocente, Cristo ha trasformato la morte e
ne ha fatto un'offerta di amore per la salvezza dell'umanit. Perci la morte ci viene
data come un dono divino che ci unisce all'offerta di Cristo e, con il suo carattere
doloroso, penoso, ci fa partecipare all'opera redentrice. E' un'ultima fonte di fecondit
al termine dell'esistenza umana.
2
Cristo ha affermato gli abbondanti frutti del grano di chicco che muore (Gv 12,24).
S'impegna nel suo destino di morte con tutto il suo amore per compiere la volont del
Padre, e rimprovera Pietro che vorrebbe risparmiargli il supplizio: "II calice che il
Padre mi ha dato, non dovr berlo?"(Gv 18,11) Si tratta di un dono dell'amore
paterno; a questo dono risponde un abbandono pieno di fiducia: "Padre, nelle tue mani
rimetto il mio spirito"(Le 23,46) .
Il Padre dispone della nostra vita e determina sovranamente l'ora della nostra morte,
per accoglierci nella sua casa. Non possiamo decidere di questa ora (5).
Alcuni teologi hanno proposto l'ipotesi dell'opzione finale, cio di una illuminazione
spirituale all'ora della morte, che permetta una decisione in piena verit e libert, per
il fatto che l'ultimo momento della vita presente fosse anche il primo momento di vita
angelica (6). Ma in realt c' soltanto un momento che termina la vita presente e non
di vita angelica. L'opzione finale, stimolata dalla grazia, si fa nelle condizioni della
vita terrena. La conversione del buon ladrone d l'esempio di una opzione finale che
corregge la vita anteriore e esprime una nuova disposizione ultima per l'entrata nella
vita eterna (Le 23,42) .
3- II giudizio
3
nello stesso tempo, perch il giudizio che introduce nel cielo o condanna all'inferno
viene fatto al momento della morte. D'altra parte il giudizio anche particolare,
perch ognuno viene giudicato secondo il suo comportamento personale, ricevendo
ricompensa o castigo. Giudizio universale e giudizio particolare coincidono.
II giudizio non ha come scopo di porre in luce le colpe commesse dagli uomini, colpe
tolte dal perdono divino, ma di far apparire le meraviglie della grazia e la vittoria
riportata sulle potenze del male (11).
In che cosa consiste il destino dell'uomo a seguito del giudizio? Nei tempi recenti, si
era sviluppata una tendenza a concentrare lo sguardo sulla risurrezione dell'uomo,
trascurando l'affermazione dell'immortalit dell'anima (12). Alcuni opponevano al
concetto di un'anima distinta dal corpo, concetto considerato come greco, il concetto,
detto semitico, di un essere vivente pi unitario. Eppure, la distinzione fra anima e
corpo appare nella Bibbia e viene espressamente affermata da Ges (Mt 10,28) (13).
L'immortalit dell'anima, gi sottolineata nel Libro della Sapienza (3,l;5,15), non fa
ostacolo a una sopravvivenza procurata dalla risurrezione di Cristo. Questa
risurrezione, comunicandosi agli uomini, ha due effetti diversi: spiritualizzazione
dell'anima e rianimazione del corpo.
Come lo dichiara la Congregazione per la Dottrina della Fede (AS 71(1979) 941),
"la risurrezione si riferisce a tutto l'uomo", ma c' anche la sopravvivenza e la
sussistenza, dopo la morte, d'un elemento spirituale dotato di coscienza e di libert,
(14) "io umano" che sussiste senza il complemento del corpo; per designare questo
elemento, la Chiesa usa la parola "anima". L'esistenza di questa anima "razionale e
intellettiva" era stata definita dal Concilio di Vienne (DS 902).
4
morte di Cristo vedono l'essenza divina con visione intuitiva ed anche facciale: "la
divina essenza si manifesta loro immediatamente, direttamente, chiaramente e
apertamente" (DS 1000). Cos l'anima separata dal corpo riceve, con la visione
beatifica, il beneficio della vita di Cristo risorto.
Ges aveva stabilito un rapporto fra la purezza del cuore e la visione: "Beati i puri di
cuore, perch vedranno Dio" (Mt 5,8). Il cuore puro rende lo sguardo chiaro.
L'aspetto contemplativo non pure la sola nota caratteristica della vita celeste (15).
Recentemente, alcuni teologi hanno osservato che altri aspetti devono essere ritenuti.
Il cielo significa prima di tutto une nuova vita, vita che sorge dal Cristo risorto. Ges
attribuisce alla fede il possesso di questa vita, possesso inaugurato sulla terra e
destinato a svilupparsi pienamente nell'aldil: "Chi crede nel Figlio ha gi la vita
eterna"(Gv 3,36). Pi particolarmente, l'eucaristia procura questa vita: "Chi mangia la
mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciter nell'ultimo
giorno"(Gv 6,54).
Un altro aspetto, importante, consiste nell'unione d'intimit con Cristo. Ges promette
ai suoi discepoli una vita con lui: "Vi prender con me, perch siate anche voi dove
sono io" (Gv 14, 3). Offre al buon ladrone questa unione: "Oggi, sarai con me nel
paradiso"(Le 23,43). Molto significative sono le parole di Paolo: "Saremo sempre con
il Signore"( 1 Ts 4,17) e il desiderio supremo: "Desidero andarmene e essere con
Cristo" (Fil 1,23).
Dire: "nella casa del Padre mio vi sono molte dimore" (Gv 14,2) invitare i discepoli
ad entrare in una familiarit completa con il Padre. In cielo, non si tratta solo di
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vedere il Padre, ma di vivere in contatto continuo con lui, condividendo l'amore filiale
di Ges.
L'immagine del banchetto nuziale mostra che la vita eterna festa dell'amore. Lo
Sposo Cristo (Mt 22,1-14; 25,1-13).Egli fonte della felicit, diffondendo la gioia
del suo amore e creando un ambiente di amore fraterno.
Al banchetto, "molti sono i chiamati", cio gli invitati presenti, dopo il rifiuto da parte
di alcuni "eletti". A questo rifiuto, il Padre ha reagito con una generosit pi
universale, rivolgendo a tutti l'invito. (16)
La generosit appare anche nel fatto che ci sono "molte dimore": molte vie diverse di
santit convergono verso la casa del Padre, e tutti possono trovare un posto secondo la
loro spiritualit. Questo spiega che ogni santo sia diverso da tutti gli altri e che visione
e possesso di Dio possano assumere una grande diversit di forme e di modelli di
comportamento.
Una diversit di gradi nella visione beatifica stata affermata dal concilio di Firenze
(1439), anche se l'oggetto della visione lo stesso per tutti: le anime pure o purificate
"sono accolte subito in cielo e contemplano apertamente Dio quale , uno e trino, per
uno pi perfettamente dell'altro, a seconda dei meriti "(DS 1305). La perfezione della
visione dunque proporzionata alla misura dei meriti.
In contrasto con il cielo e la vita eterna, c' l'inferno con la morte eterna. II concetto
dell'inferno ha come origine lo sheol ebraico, che primitivamente designava il luogo
di tutti i morti, poi stato riferito pi specificamente al luogo destinato al castigo
degli empi. L'immagine di un fuoco perpetuo viene anche espressa dal vocabolo
"genna". Ges sottolinea la separazione fra buoni e cattivi e allude al castigo eterno:
"Verranno gli angeli e separeranno i cattivi da i buoni e li getteranno nella fornace
ardente, dove sar pianto e stridore di denti" (Mt 13,49).
Nel corso dei secoli, ci sono stati diversi tentativi di eludere la minaccia dell'inferno.
Gi nel terzo secolo, Origene aveva proposto la dottrina di un inferno non eterno, con
minacce pedagogiche; secondo questa dottrina, il condannato, pentito e purificato,
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poteva partecipare alla restaurazione totale di tutte le cose in Dio. Ma il Concilio II di
Costantinopoli, in 543, ha escluso questa interpretazione (DS 411).
Negli ultimi tempi, altri tentativi sono apparsi nella stessa direzione, per esempio con
l'idea di un inferno di genere chirurgicale, che assicura la vittoria di Dio sulle forze
del male (19). Linterpretazione chirurgicale viene pure scartata dalla dichiarazione
che condanna quelli che dicono o pensano che "il castigo dei demoni o degli empi
temporaneo e che un giorno avr fine" (DS 411).
Fra coloro che muoiono nella grazia di Dio, alcuni hanno bisogno, dopo la morte, di
una purificazione per entrare nella felicit celeste. Hanno ricevuto da Cristo risorto il
dono della salvezza e della vita divina, ma devono acquistare una pi profonda santit
perch non sono pronti, nelle loro disposizioni personali, all'intimit completa con
Cristo e con Dio.
La dottrina che afferma questa purificazione, chiamata purgatorio, stata esposta nel
Concilio di Firenze. Il confronto con gli ortodossi stato benefico, per l'eliminazione
di due elementi immaginativi: a seguito delle obiezioni degli Orientali, la dottrina tace
sul "luogo" e sul "fuoco". Come il cielo e l'inferno, il purgatorio non un luogo ma
uno stato; e non consiste in un fuoco sensibile.
Si tratta della purificazione di coloro che, avendo fatta penitenza, muoiono nella carit
di Dio prima d'aver soddisfatto con frutti degni di penitenza per i peccati di
commissione e di omissione: "le loro anime, dopo la morte, sono purificate con pene
purgatorie; e per essere liberate da queste pene, giovano loro i suffragi dei fedeli
viventi" (DS 1304).
Talvolta lo stato del purgatorio stato concepito sul modello dello stato infernale, ma
la divergenza radicale: salvezza e santit sono presenti nelle anime che vengono
purificate, e non si tratta di castigo o punizione. Lo stato doloroso, ma per il motivo
di una purificazione che impone un cambiamento nel fondo della persona.
Non si tratta di una pena inflitta, perch l'anima che viene purificata, essendo salvata e
nello stato di grazia, ha ottenuto il perdono divino, perdono che completo e esclude
ogni castigo. Questa anima impegnata in relazioni di amicizia con Dio. Il fatto che
possa ricevere un aiuto efficace con le preghiere e con l'offerta del sacrificio
eucaristico conferma la benevolenza divina che la segue e mostra la responsabilit dei
fedeli verso lo stato di queste anime.
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Trattando del potere che il Padre ha dato a suo Figlio, potere di avere la vita in se
stesso e potere di giudicare, Ges ha annunziato la risurrezione generale dei corpi
come manifestazione del suo potere sovrano: "Non meravigliatevi di questo: viene
l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti
fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione
di condanna"(Gv 5,28-29). Ex la voce del Figlio di Dio che fa uscire i morti dai
sepolcri.
Secondo il piano divino, il corpo risorto identico al corpo terreno. Questa identit
non fa difficolt per il corpo di Cristo risorto n per il corpo di Maria, ambedue
risuscitati dopo la morte. Ma per gli altri corpi il modo di spiegare l'identit pu
essere discusso; la sovranit divina la garantisce in modo misterioso.
Con la risurrezione dei corpi viene assicurata una sopravvivenza del mondo materiale,
sopravvivenza essenzialmente legata al mondo spirituale delle anime.
Negli ultimi tempi cresciuto il numero di coloro che tentano di sostituire alla fede
nella risurrezione una dottrina di reincarnazione. Secondo questa dottrina, l'uomo, alla
fine della sua vita, dovrebbe reincarnarsi in un altro essere, umano o animale, per
liberarsi dal peso delle proprie colpe e fai iniziare una vita migliore (21). E una
dottrina che svaluta la vita terrena e va alla ricerca di un'altra identit personale,
mentre la verit della risurrezione rafforza questa identit riempendola con la vita di
Cristo risorto.
(1) Fra le persone che hanno fatto l'esperienza di questa delusione, c' stato S. Paolo.
Egli ha aspettato in vano un ritorno visibile di Cristo sulla terra. Ma in questa
delusione, egli ha sempre pi capito che doveva aspettare un altro incontro con Cristo,
quello della propria morte. Molti autori si fermano sulla descrizione della parusia in 1
Ts 4,14-18, ma questa prospettiva stata progressivamente abbondonata da Paolo: cf.
J.GALOT, La parusia nell'epistolario paolino.in Civilt Cattolica 151(2000) IV 431-
443.
(2) Non si tratta dunque di un ritorno visibile sulla terra. Ges non parla di ritorno ma
di venuta, e al momento dell'Ascensione gli angeli fanno capire agli apostoli che
questo ritorno viene escluso e che la venuta di Cristo si far come l'hanno visto salire
al cielo, cio mediante una partenza verso lo stato celeste (At 1,11). Cristo scompare
visibilmente per venire spiritualmente.
(3) In quanto venuta spirituale ("sulle nubi"), la parusia sempre presente per
sviluppare la crescita della Chiesa. Con la fine dell'opera evangelizzatrice, che sar la
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fine dei tempi, la parusia raggiunger un vertice definitivo. E importante notare che
la parusia non una manifestazione "teatrale" per la fine del mondo, ma la grande
forza spirituale che opera nell'umanit per trasformarla e riempirla della vita di Cristo
mediante lo Spirito.
(5) In se stesso il gesto del suicidio comporta la pretesa di determinare l'ora della
morte e di volere esercitare sulla vita umana un potere assoluto che appartiene a Dio
solo, Anche fuori di una intenzione di suicidio, volere essere padrone dell'ora della
morte significa una rivalit con il potere divino. Cristo rimane per noi, nell'ora della
morte, il modello dell'umilt e dell'abbandono fiducioso.
(6)Nel secolo XVI il Gaetano ha emesso la teoria di un ultimo istante con un duplice
aspetto, terrestre e angelico. La teoria fu ripresa nel secolo XIX da H. Klee e nel XX
da P. Glorieux. Gli scritti di L. Boros hanno contribuito alla diffusione di questa
interpretazione. Cf. una esposizione pi ampia in POZO, Teologia nell'aldil, Roma
1983, 446-458.
(7) Le esortazioni alla vigilanza sono fatte nella prospettiva della venuta di Cristo per
l'entrata nell'aldil. Oltre la venuta del Figlio sulla terra nell'Incarnazione e la venuta
del Figlio dell'uomo sulle nubi che si riferisce alla sua presenza spirituale nello
sviluppo della Chiesa, c' una venuta di Cristo al momento della morte di ognuno. Cf.
J.GALOT, Cristo viene nel mondo? Introduzione all'Avvento, 137(1986) IV 323-337.
(8)11 motivo della designazione di Cristo come giudice: "Perch Figlio d'uomo",
manifesta la volont del Padre che gli uomini siano giudicati da un uomo. Questa
condizione umana permette al giudizio di esprimere la solidariet e la simpatia pi
profonda. Colui che giudica Dio, ma giudica in quanto uomo. L'accento posto non
sulla severit ma sulla comprensione.
(9) Ges definisce la misericordia come la disposizione fondamentale che spiega tutta
la sua azione salvatrice: "Andate a imparare che cosa vuoi dire: Misericordia io voglio
e non sacrifici ( Os 6,6). Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori"
(Mt 9,13). Questo mostra perch il giudizio non soltanto giusto, ma misericordioso.
In altre circostanze, Ges fa discernere nel Padre la fonte suprema di questa
misericordia, pi specialmente nella parabola del figlio prodigo (Le 15,11-32).
(10)Rappresentare Cristo essenzialmente come giudice che condanna, come l'ha fatto
Michelangelo nel capolavoro della Cappella Sistina, non corrisponde alla figura di
Cristo rivelata nel vangelo.
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nascosto che non sar svelato n di segreto che non sar conosciuto. Quello che io vi
dico nelle tenebre, voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio voi
annunziatelo dalle terrazze." (Mt 10,26-27). Non si tratta di cose cattive segrete che
sarebbero destinate ad essere svelate, ma delle verit del messaggio cristiano che sono
destinate ad apparire in piena luce.
(13) "Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo ma non hanno potere di
uccidere l'anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nel
fuoco della Genna l'anima e il corpo". Si tratta di temere Dio, il solo che ha ogni
potere sull'anima e sul corpo. La differenza fra anima e corpo espressamente
sottolineata.
(15) II modo abituale di designare come visione beatifica la vita celeste potrebbe far
pensare che questa vita consiste semplicemente in un vedere. Ma la vita celeste
molto pi ampia di un atto di vedere o del dono di una visione. E' necessario ricorrere
a diverse espressioni per significare tutti gli aspetti di una felicit che sorge da una
comunione perfetta di vita con Dio, o che implica il possesso di Dio e di tutta la sua
ricchezza spirituale. Essendo unione con un Dio infinito, non mai possibile a un
essere finito di coglierne tutta la realt, tutta la profondit. Ma la luce che viene
dall'alto permette di entrare nel mistero.
(16) L'affermazione: "molti chiamati, pochi eletti" (Mt 22,14) stata troppo spesso
interpretata come indicazione sul piccolo numero di salvati. In realt, nella parabola,
gli eletti che rifiutano l'invito alle nozze sono i Giudei, i membri del popolo eletto.
Siccome non vogliono entrare nella Chiesa, il Padre estende a tutti gli altri l'invito al
banchetto nuziale. Cos, nella sala del festino, ci sono molti "chiamati", cio invitati,
da tutte le genti, e pochi Giudei.
(17)La dottrina dei meriti pu spiegare una diversit di gradi di felicit fra i salvati,
ma non pu nascondere la sovrabbondanza dei doni divini in risposta ai meriti di
ognuno. Gli sforzi limitati degli uomini vengono superati dall'immensa generosit
divina.
(18)La pena essenziale per i condannati consiste nella loro separazione da Dio. E una
pena che comporta molti dolori, perch colpisce tutta la loro persona e, dopo la
risurrezione universale, il loro corpo.
(19) Recentemente l'idea di un inferno chirurgicale stata proposta da Jean Elluin nel
libro :"Quale inferno?", libro pubblicato con 1'incorragiamento di due teologi,
Y.Congar e G.Martelet. L'inferno chirurgicale quello che pu ottenere l'applicazione
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pi radicale della misericordia divina, con il perdono di tutte le colpe e la
purificazione totale dell'individuo. In questo modo, l'inferno sarebbe completamente
vinto, Ma un tale inferno, che sarebbe infatti un Purgatorio, non corrisponde alla
verit rivelata da Cristo nel vangelo n alla fede enunziata nella Costituzione di
Benedetto XII.
(20)H. Urs von Balthasar ha tentato di seguire questa via, che permette di sperare che
non c' nessuno condannato. Possiamo capire gli sforzi per poter affermare che tutti
gli uomini sono salvati, perch la nostra speranza va in questa direzione. Ma non
possiamo ignorare gli avvertimenti di Ges sull'esistenza di un castigo eterno inflitto
ai demoni e agli uomini che respingono la grazia divina. Non possiamo attenuare il
valore di questi avvertimenti, formulati in modo espresso; dobbiamo accoglierli nella
loro verit e prendere sul serio il pericolo posto in luce. Un inferno vuoto non
potrebbe essere una minaccia e la vigilanza sarebbe meno necessaria. Eppure vero che
dobbiamo soprattutto accogliere nella nostra vita le promesse di felicit eterna e
vivere in questa speranza, ma tutte le parole di Ges hanno un valore definitivo.
Bibliografia
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Theologie, v.4,Einsiedeln 1974, 410-455.
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L. Boros, Mysterium mortis. Per Mensch in der letzten Entscheidung, Olten 1962.
J. Brinktrine, Die Lehre von den letzten Dingen, Paderborn 1963. Il cristiano e la fine
del mondo, Roma, Ed. Paoline, 1969. Chr. Chabanis, La mort un terme ou un
commencement, Paris 1982. J.M. Dufort, A la rencontre du Christ Jsus. Prcis
d'Eschatologie chrtienne, Paris-Tournai-Montral 1974. J.Elluin, Quel enfer?, Paris
1994.
11
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l'Homme, Paris 1992.
Resurrexit. Atti del Simposio Internazionale sulla risurrezione di Ges, Roma 1970, a
cura di E. Dhanis, Vaticano 1974.
Roma 1981.
Mahwah 1997.
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The End of the World and the Ends of God, ed. J. Pokinhorne-
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