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a cura di
G. Pieranti
NELLARTE RINASCIMENTALE
1. La rinascita di Platone e lAccademia fiorentina
Durante il Quattrocento il grande interesse per lantichit classica spinse gli umani-
sti al recupero e alla rilettura delle opere pi significative del mondo classico in ambi-
to filosofico, politico, scientifico e letterario. In questo contesto culturale assunse unim-
portanza particolare la riscoperta e lo studio del pensiero di Platone condotto sulla totalit
delle opere lette in lingua originale; ci rappresent un momento di svolta rinnovatrice del-
la cultura del tempo, caratterizzata precedentemente dallegemonia della tradizione sco-
lastica e del pensiero aristotelico, cos come era stato elaborato dalla tomistica.
La figura determinante nella diffusione del platonismo nel Quattrocento fu il filosofo
umanista fiorentino Marsilio Ficino (1433-1499). Egli rappresent un vero punto di riferi-
mento per gli intellettuali e gli artisti che, nella Firenze dellepoca, ruotavano allinterno
della corte de Medici. Sotto la protezione di Cosimo il Vecchio de Medici, Ficino svolse
unintensa attivit di ricerca, traduzione e interpretazione di gran parte dei testi di Platone,
a cui si aggiunsero le traduzioni del Corpus Hermeticum e dei testi di Porfirio, Proclo e so-
pratutto delle Enneadi di Plotino. Nel 1474-75 Ficino si dedic al commento del Simposio
di Platone, nel quale viene esposta la teoria dellamore che avr una forte influenza sugli
scrittori italiani del Rinascimento. del 1482 la pubblicazione dei 18 libri della Theologia
platonica, la summa del pensiero di Ficino: in questopera, la dottrina del filosofo greco
viene filtrata attraverso linterpretazione di Plotino e viene intesa come parte di ununica
coerente ricerca filosofica che vede armonicamente assieme Plotino, Proclo, Pitagora fino
agli antichissimi Ermete Trimegisto e Zarathustra. Quello di Ficino , quindi, un platonismo
ellenistico intriso di misticismo, gnosi ed ermetismo, cio un modello filosofico che fonde
Domenico Ghirlandaio, assieme pensiero pagano e teologia cristiana.
particolare dellaffresco
Lannuncio dellangelo a Cosimo de Medici, fortemente influenzato dalle lezioni che aveva tenuto a Firenze il
Zaccaria, 1485-1490.
Firenze, Cappella dotto filosofo bizantino Giorgio Gemisto Pletone (1355-1452), negli anni del Concilio per
Tornabuoni in Santa la riunificazione delle chiese dOriente e dOccidente (1438 ), concep lidea di unAcca-
Maria Novella. demia platonica che si ponesse idealmente come erede di quella dellantica Grecia fon-
data da Platone e ne rispecchiasse il modello. Fu Lorenzo il Magnifico a realizzare e svi-
Da sinistra si distinguono
Marsilio Ficino, Cristoforo luppare lidea del nonno, donando a Ficino una piccola tenuta di propriet dei Medici
Landino, Agnolo Poliziano. presso Careggi, nelle vicinanze di Firenze, per ospitarvi un cenacolo platonico. La tenuta,
pi che avere laspetto di unaccademia isti-
tuzionale, era il punto di ritrovo idea-
le di amici, allievi e letterati acco-
munati dal desiderio di appren-
dere, confrontarsi e approfondire
le tematiche filosofiche, senza li-
mitazioni e sulla base del metodo
socratico nel quale Ficino funge-
va da maestro: tra essi si ricor-
dano sopratutto Pico della
Mirandola, Angelo Polizia-
no, Cristoforo Landino. Le
dispute che animarono lAc-
cademia ebbero una grande
influenza su tutti gli intellet-
tuali, letterati e artisti che fre-
quentarono la corte di Lo-
renzo, cuore della rinascen-
za italiana, e da qui si diffu-
sero nelle altre importanti
corti dItalia per quasi tutto il
secolo XVI.
Dallalto:
Veduta dello Studiolo di Isabella
dEste con le copie dei dipinti
del Mantegna sulla parete di sinistra.
Foto Studio Calzolari.
I dipinti dello Studiolo e della collezione
ducale dal 1627 furono posti in vendita
da Vincenzo II Gonzaga. Tutti i dipinti
dello Studiolo oggi si trovano al
Museo del Louvre a Parigi.
Andrea Mantegna,
Minerva caccia i Vizi
dal giardino della Virt,
1497-1502.
Parigi, Museo del Louvre.
Andrea Mantegna,
Marte e Venere, detto
Il Parnaso, 1492-1497.
Parigi, Museo del Louvre.
Dio in quanto centro di tutto in tutte le cose presente. Dunque la bellezza, colta
con i sensi superiori, con la mente, la vista, ludito, la manifestazione di Dio. Il ve-
ro amante, quindi, colui che aspira allo splendore di Dio rifulgente nei corpi e la
sua ricerca continua di una unione con la persona amata non altro se non il suo
desiderio di farsi Iddio.
La teoria dellamore neoplatonico, esposta per primo da Ficino nel famoso commento al
Simposio di Platone, ebbe uninfluenza fortissima su artisti e poeti e determin la nascita
di unampia trattatistica sullargomento tra Quattro e Cinquecento, di cui vanno ricordati
innanzitutto gli Asolani di Pietro Bembo (1505) e Il Cortegiano di Baldassarre Castiglio-
ne (1513-18).
La storia riferita da Esiodo nella Teogonia, di come Saturno castr il Cielo e ne gett
i testicoli nel mare, dalla cui agitata schiuma nacque Venere, forse dovremo inten-
derla riferita alla potenziale fecondit di tutte le cose che sussiste latente nel suo
principio. Questa lo spirito divino assorbe e dapprima svolge entro se stesso, suc-
cessivamente riversa nellanima e nella materia, che chiamata mare, a causa del
moto, del tempo e dellumore generante. Non appena lanima stata cos resa fer-
tile, crea entro di s la Bellezza con un moto ascendente di conversione verso le co-
se sopraintellegibili mentre con un moto discendente d origine al fascino delle co-
se sensibili nella materia. Questo convertirsi nella bellezza e la sua nascita dallani-
ma si chiama Venere.
5. La Primavera e la Venere-Humanitas
Diverso significato ha la Venere presente nellallegoria de La Primavera (1482 ca.).
Essa pare rappresentare la Venere Volgare intesa come vis generandi, il naturale principio
generatore della vita. A differenza della bellezza connessa alla Venere celeste, immateria-
le e intelligibile, la bellezza che Venere Pandemia personifica la bellezza divina che si
realizza nel mondo corporeo e fa s che noi possiamo, percependola con i sensi, per simi-
litudine risalire a Dio, in un processo di conoscenza che attraverso lamore ci conduce a
una dimensione superiore.
Al centro del quadro, punto cardine della composizione, si trova Venere, qui riccamen-
te vestita e ornata di gioielli; la sovrasta il figlio Cupido, nellatto di scagliare una freccia in-
fuocata, simbolo dellinnamoramento. Alla sinistra della Dea si svolge la vicenda damore
di Zefiro e Clori: il vento afferra la ninfa alla quale si unir trasformandola in Flora, raffi-
gurata allegoricamente nella primaverile esplosione di fiori ed erbe. Il tema dellamore co-
me forza naturale generatrice di vita si riflette nella simbolica danza circolare delle tre Gra-
zie, le ancelle della dea che gli Umanisti interpretavano come personificazioni del triplice
aspetto di Venere: Bellezza, Castit e Piacere (Pulchritudo, Castitas, Amor). Nellestremit
sinistra dellimmagine si trova Mercurio, simbolo della Ragione, la parte superiore dellani-
ma, la facolt esclusivamente umana che sta tra la natura e Dio: solitario, indifferente ai
dardi di Cupido, la divinit pagana volge le spalle alla Primavera, a Venere, alle Grazie in-
tento solo a disperdere le nubi per aprirsi un varco alla contemplazione dellEterno.
Anche per La Primavera dal punto di vista figurativo Botticelli si serv sicuramente di un
nutrito numero di fonti letterarie, che vanno dalle descrizioni del regno di Venere presen-
ti nelle Stanze per la giostra di Poliziano, alle Metamorfosi di Ovidio per la vicenda di Ze-
firo e Clori. Queste suggestioni letterarie confermerebbero linterpretazione che abbiamo
fornito della tela, ma, per larcana complessit del sistema simbolico costruito da Botticel-
li, il senso complessivo della scena rimane aperto a diverse altre ipotesi interpretative, che
finiscono per essere complementari piuttosto che esclusive.
Una lettera di Ficino inviata a Lorenzo di Pierfrancesco de Medici ha suggerito a Ernst
Gombrich unulteriore interpretazione della figura allegorica di Venere. Esortando il suo al-
lievo a perseverare negli studi che educano la mente e nutrono lo spirito, Ficino afferma
Attento a non disprezzarla, pensando forse che lHumanitas sia di origine terrestre.
LUmanit stessa, infatti, una ninfa di eccellente grazia nata dal cielo e pi di altre
amata dallAltissimo. La sua anima e la sua mente sono Amore e Carit, i suoi occhi
Dignit e Magnificenza, i piedi la Grazia e la Modestia.
Anche Cupido, posto tra le due Veneri, partecipa al significato filosofico del dipinto per
vari aspetti: sia come termine di mediazione tra cielo e terra; sia perch, nellatto di me-
scolare lacqua della fontana, si pu leggere la tesi neoplatonica secondo la quale in origi-
ne lamore ha trasformato il caos primigenio in Mondo; infine, perch il fatto che la fon-
tana della vita sia un sarcofago rimanda al principio generativo della natura: Amore desta
le cose che dormono; le tenebrose illumina; d vita alle cose morte; forma le non forma-
te e d perfezione alle imperfette (Ficino).
Quello che manca rispetto alla lettura ortodossa del Neoplatonismo della pittura di Bot-
ticelli la spiritualizzazione della bellezza terrena, la morbidezza e la flessuosit delle li-
nee, le forme estenuate ed intellettualistiche che restituiscono alla raffigurazione un clima
irreale e metafisico: Tiziano, in quanto pittore veneziano del Rinascimento maturo, cala il
pensiero neoplatonico in un ambiente naturale riconoscibile, in un fondale con profondit,
dove le figure hanno consistenza fisica, i volumi sono definiti con luso del colore e dei
chiaroscuri, la sensualit attraverso la ricchezza cromatica e plastica.
gli affreschi della Stanza della Segnatura sottintendono una concezione generale di
stampo platonico-neoplatonico, in perfetta armonia con il pensiero cristiano, inter-
pretato razionalmente, soprattutto in funzione delle categorie della metafisica pla-
tonica medesima.
SCUOLA DI ATENE
1. Platone (Leonardo da Vinci) 11. Pitagora
2. Aristotele 12. Francesco Maria della Rovere
3. Socrate 13. Eraclito (Michelangelo)
4. Senofonte 14. Diogene
5. Eschine (o Alcibiade) 15. Euclide (Bramante)
6. Alcibiade (o Alessandro) 16. Zoroastro
7. Zenone (Pietro Bembo?)
8. Epicuro 17. Tolomeo
9. Federico Gonzaga 18. Autoritratto di Raffaello
10. Averro 19. Ritratto del Sodoma
lenze poich sta a significare, da una parte, linteresse principale del filosofo ellenista nei
confronti del cielo piuttosto che della Terra (la cui sfera tenuta in mano da Tolomeo), dal-
laltra raffigura la connessione che Ficino e i suoi seguaci ritenevano sussistere tra Neopla-
tonismo e le dottrine magico-teurgiche esposte negli Oracoli caldaici di cui Zarathustra era
ritenuto dagli Umanisti lautore.
Infine, laffresco platonico anche per un altro aspetto meno evidente. Il Neoplatoni-
smo rinascimentale ha attribuito allarte una funzione precisa, intendendo i prodotti arti-
stici come icone dellintelligibile, talvolta addirittura superiori alle cose sensibili. Raffaello
ha dato ad alcuni personaggi della Scuola di Atene le sembianze di grandi artisti contem-
poranei: in Platone riconoscibile il ritratto di Leonardo da Vinci, in quella del malinco-
nico Eraclito si distingue Michelangelo, Bramante interpreta Euclide e, nellangolo de-
stro, si trova perfino un autoritratto dello stesso Raffaello assieme a un altro pittore, Gio-
vanni Antonio Bazzi detto il Sodoma. Prestare ai grandi filosofi e scienziati del passato le
fattezze dei grandi artisti del presente non una semplice trovata, ma stabilisce une-
quivalenza tra i due gruppi: gli artisti, sembra dire Raffaello, facendo propria la posizione
dei Neoplatonici, sono come i filosofi, raggiungono il Bene e il Vero attraverso il Bello.
Michelangelo,
Tomba di Giulio II,
terminata nel 1545.
Roma, San Pietro in Vincoli.
soltanto conducendo una vita veramente attiva ed una vita veramente contemplati-
va, governate o dalla iustitia o dalla religio, gli uomini possono sfuggire al circolo vi-
zioso della pura esistenza naturale ed attingere allo stesso tempo la beatitudine tem-
porale e limmortalit eterna.