You are on page 1of 10

SOVRACCOPERTA

Umberto Eco IL CIMITERO DI PRAGA


Umberto Eco nato ad Alessandria nel Lungo il XIX secolo, tra Torino, Pa-
1932; filosofo, medievista, semiologo, lermo e Parigi, troviamo una satanista
massmediologo, ha esordito nella narra- isterica, un abate che muore due volte,
tiva nel 1980 con Il nome della rosa (Pre- alcuni cadaveri in una fogna parigina,
mio Strega 1981), seguito da Il pendolo un garibaldino che si chiamava Ippoli-
di Foucault (1988), Lisola del giorno to Nievo, scomparso in mare nei pressi
prima (1994), Baudolino (2000) e La dello Stromboli, il falso bordereau di
misteriosa fiamma della regina Loana Dreyfus per lambasciata tedesca, la
(2004). Tra le sue numerose opere di sag- crescita graduale di quella falsificazione
gistica (accademica e non) si ricordano: nota come I protocolli dei Savi Anziani
Trattato di semiotica generale (1975), I di Sion, che ispirer a Hitler i campi di
limiti dellinterpretazione (1990), Kant sterminio, gesuiti che tramano contro
e lornitorinco (1997), Dallalbero al la- i massoni, massoni, carbonari e mazzi-
birinto (2007) e, insieme a Jean-Claude niani che strangolano i preti con le loro
Carrire, Non sperate di liberarvi dei libri stesse budella, un Garibaldi artritico dal-
(2009). Nel 2004 ha curato il volume il- le gambe storte, i piani dei servizi segreti
lustrato Storia della Bellezza, seguito piemontesi, francesi, prussiani e russi, le
nel 2007 da Storia della Bruttezza e nel stragi in una Parigi della Comune dove
2009 da Vertigine della lista. si mangiano i topi, colpi di pugnale, or-
rendi e puteolenti ritrovi per criminali
che tra i fumi dellassenzio pianificano
esplosioni e rivolte di piazza, barbe finte,

UMBERTO ECO
falsi notai, testamenti mendaci, confra-
ternite diaboliche e messe nere. Ottimo
materiale per un romanzo dappendi-
ce di stile ottocentesco, tra laltro illu-
strato come i feuilletons di quel tempo.
Ecco di che contentare il peggiore tra i

CIMITERO
lettori. Tranne un particolare. Eccetto il
protagonista, tutti gli altri personaggi di
questo romanzo sono realmente esistiti

IL e hanno fatto quello che hanno fatto. E


anche il protagonista fa cose che sono

PRAGA
state veramente fatte, tranne che ne fa
molte, che probabilmente hanno avuto
autori diversi. Ma chi lo sa, quando ci si

794412
DI muove tra servizi segreti, agenti doppi,
ufficiali felloni ed ecclesiastici peccatori,
pu accadere di tutto. Anche che lunico
personaggio inventato di questa storia
sia il pi vero di tutti, e assomigli mol-
tissimo ad altri che sono ancora tra noi.

In copertina:
Illustrazione di Pieluigi Butt

CL_IL CIMITERO DI PRAGA_794412_ES


0050.Testo_Eco.qxd:0050.Testo_Eco.qxd 15-10-2010 13:27 Pagina 7

1
IL PASSANTE
CHE IN QUELLA GRIGIA MATTINA

Il passante che in quella grigia mattina del marzo 1897


avesse attraversato a proprio rischio e pericolo place
Maubert, o la Maub, come la chiamavano i malviventi (gi
centro di vita universitaria nel Medioevo, quando accoglie-
va la folla degli studenti che frequentavano la Facolt delle
Arti nel Vicus Stramineus o rue du Fouarre, e pi tardi luogo
dellesecuzione capitale di apostoli del libero pensiero come
tienne Dolet), si sarebbe trovato in uno dei pochi luoghi di
Parigi risparmiato dagli sventramenti del barone Haus-
smann, tra un groviglio di vicoli maleodoranti, tagliati in
due settori dal corso della Bivre, che laggi ancora fuoriu-
sciva da quelle viscere della metropoli dove da tempo era
stata confinata, per gettarsi febbricitante, rantolante e
verminosa nella vicinissima Senna. Da place Maubert,
ormai sfregiata dal boulevard Saint-Germain, si dipartiva
ancora una ragnatela di straducole come rue Matre-Albert,
rue Saint-Sverin, rue Galande, rue de la Bcherie, rue
Saint-Julien-le-Pauvre, sino a rue de la Huchette, dissemi-
nate di sordidi hotel tenuti in genere da alvergnati, alberga-
tori dalla leggendaria cupidigia, che domandavano un fran-
co per la prima notte e quaranta centesimi per le seguenti
(pi venti soldi se si voleva anche un lenzuolo).
Se poi avesse imboccato quella che sarebbe diventata rue

7
0050.Testo_Eco.qxd:0050.Testo_Eco.qxd 15-10-2010 13:28 Pagina 8

IL CIMITERO DI PRAGA

Sauton, ma era ancora rue dAmboise, avrebbe trovato fra


un bordello travestito da birreria e una taverna dove si
serviva, con vino pessimo, un desinare da due soldi (gi allo-
ra assai pochi, ma quanto si potevano permettere gli studen-
ti della Sorbona), un vicolo cieco, che allepoca si chiamava
impasse Maubert, ma prima era chiamato cul-de-sac dAm-
boise, e anni prima ancora ospitava un tapis-franc (nel
linguaggio della malavita, una bettola, unosteria dinfimo
rango, tenuta ordinariamente da un pregiudicato, e
frequentata da forzati appena usciti dal bagno penale), ed
era rimasto tristemente famoso anche perch nel XVIII seco-
lo vi sorgeva il laboratorio di tre celebri avvelenatrici, ritro-
vate un giorno asfissiate dalle esalazioni delle sostanze
mortali che distillavano sui loro fornelli.
A met di quel vicolo passava del tutto inosservata la
vetrina di un rigattiere che uninsegna sbiadita celebrava
come Brocantage de Qualit vetrina ormai opaca per la
polvere spessa che ne lordava i vetri, i quali gi poco rivela-
vano delle merci esposte e dellinterno, perch ciascuno di
essi era un riquadro di venti centimetri per lato, tutti tenuti
insieme da una intelaiatura di legno. Accanto a quella vetri-
na avrebbe visto una porta, sempre chiusa, e accanto al filo
di una campanella un cartello che avvertiva come il proprie-
tario fosse temporaneamente assente.
Che se, come raramente accadeva, la porta si fosse aper-
ta, chi fosse entrato avrebbe intravisto allincerta luce che
illuminava quellantro, disposti su pochi traballanti scaffa-
li e alcuni tavoli ugualmente malfermi, una congerie di ogget-
ti a prima vista appetibili, ma che a una ispezione pi accu-
rata si sarebbero rivelati del tutto inadatti a ogni onesto
scambio commerciale, quandanche fossero stati offerti a
prezzi altrettanto sbrindellati. Come a dire un paio di alari

8
0050.Testo_Eco.qxd:0050.Testo_Eco.qxd 28-09-2010 9:54 Pagina 9

1. I L PA S S A N T E C H E I N Q U E L L A G R I G I A M AT T I N A

che avrebbero disonorato qualsiasi caminetto, una pendola


in smalto blu scrostato, cuscini forse una volta ricamati a
colori vivaci, alzate portafiori con putti in ceramica scheg-
giati, instabili tavolini di stile imprecisato, un cestino porta-
biglietti in ferro rugginoso, indefinibili scatole pirografate,
orridi ventagli di madreperla decorati con disegni cinesi,
una collana che pareva dambra, due scarpini di lana bian-
ca con fibbie incrostate di diamantini dIrlanda, un busto
sbreccato di Napoleone, farfalle sotto vetro incrinato, frut-
ti in marmo policromo sotto una campana una volta traspa-
rente, noci di cocco, vecchi album con modesti acquarelli di
fiori, qualche dagherrotipo incorniciato (che in quegli anni
non aveva neppur laria di cosa antica) cos che chi si fosse
depravatamente invaghito di uno di quei vergognosi avanzi
di antichi pignoramenti di famiglie disagiate e, trovandosi
di fronte il sospettosissimo proprietario, ne avesse doman-
dato il prezzo, si sarebbe sentito richiedere una cifra tale da
disamorare anche il pi perverso dei collezionisti di terato-
logie antiquariali.
E se infine il visitatore, in virt di qualche lasciapassare,
avesse varcato una seconda porta che separava linterno
del negozio dai piani superiori delledificio, e avesse salito i
gradini di una di quelle malferme scale a chiocciola che
caratterizzano quelle case parigine dalla facciata larga
quanto la porta dingresso (l dove esse si affastellano obli-
que luna accanto allaltra), sarebbe penetrato in un ampio
salone che pareva ospitare non il bric--brac del piano terra
bens una raccolta di oggetti di ben altra fattura: un tavolino
impero a tre piedi ornati di teste daquila, una console soste-
nuta da una sfinge alata, un armadio XVII secolo, una scaf-
falatura in mogano che ostentava un centinaio di libri ben
rilegati in marocchino, una scrivania di quelle che si chiama-

9
0050.Testo_Eco.qxd:0050.Testo_Eco.qxd 28-09-2010 9:54 Pagina 10

IL CIMITERO DI PRAGA

no allamericana, con la chiusura a rullo e tanti cassettini


come un secrtaire. E se fosse passato alla camera attigua,
avrebbe trovato un lussuoso letto a baldacchino, una tag-
re rustica carica di porcellane di Svres, di un narghil
turco, di una grande coppa dalabastro, di un vaso di
cristallo, e sul muro di fondo dei pannelli dipinti con scene
mitologiche, due grandi tele che rappresentavano le muse
della storia e della commedia, e variamente appesi alle pare-
ti dei barracani arabi, altre vesti orientali in cachemire, una
antica borraccia da pellegrino; e poi un portacatinella con
un ripiano carico di oggetti da toeletta in materiali pregiati
insomma, un insieme bizzarro di oggetti curiosi e costosi,
che forse non testimoniavano di un gusto coerente e raffina-
to ma certamente di un desiderio di ostentata opulenza.
Tornato nel salone dingresso, il visitatore avrebbe indi-
viduato, davanti alla sola finestra da cui penetrava la poca
luce che rischiarava limpasse, seduto al tavolo, un indivi-
duo anziano avvolto in una veste da camera, il quale, per
tanto che il visitatore avesse potuto sbirciare sopra le sue
spalle, stava scrivendo quello che ci accingeremo a leggere, e
che talora il Narratore riassumer, per non tediar troppo il
Lettore.
N si attenda il Lettore che il Narratore gli riveli che si
sarebbe stupito nel riconoscere nel personaggio qualcuno
gi nominato in precedenza perch (questo racconto inizian-
do proprio ora) nessuno vi mai stato nominato prima, e lo
stesso Narratore non sa ancora chi sia il misterioso scriven-
te, proponendosi di apprenderlo (in una col Lettore) mentre
entrambi curiosano intrusivi e seguono i segni che la penna
di colui sta vergando su quelle carte.

10
0050.Testo_Eco.qxd:0050.Testo_Eco.qxd 28-09-2010 9:54 Pagina 11

2
CHI SONO?

24 marzo 1897

Provo un certo imbarazzo nel pormi a scrivere, come se


mettessi a nudo la mia anima, per ordine no, perdio! dicia-
mo su suggerimento di un ebreo tedesco (o austriaco, ma fa
lo stesso). Chi sono? Forse pi utile interrogarmi sulle mie
passioni che sui fatti della mia vita. Chi amo? Non mi vengo-
no in mente volti amati. So che amo la buona cucina: al solo
pronunciare il nome de La Tour dArgent provo come un
fremito per tutto il corpo. amore?
Chi odio? Gli ebrei, mi verrebbe da dire, ma il fatto che stia
cedendo cos servilmente alle istigazioni di quel dottore austria-
co (o tedesco) dice che non ho nulla contro i maledetti ebrei.
Degli ebrei so solo ci che mi ha insegnato il nonno: Sono
il popolo ateo per eccellenza, mi istruiva. Partono dal concet-
to che il bene deve realizzarsi qui, e non oltre la tomba. Quindi
operano solo per la conquista di questo mondo.
Gli anni della mia fanciullezza sono stati intristiti dal loro
fantasma. Il nonno mi descriveva quegli occhi che ti spiano,
cos falsi da farti illividire, quei sorrisi viscidi, quelle labbra da
iena rialzate sui denti, quegli sguardi pesanti, infetti, abbruti-
ti, quelle pieghe tra naso e labbra sempre inquiete, scavate
dallodio, quel loro naso come il beccaccio di un uccello
australe E locchio, ah, locchio Ruota febbrile nella
pupilla dal colore di pane abbrustolito e rivela malattie del

11
0050.Testo_Eco.qxd:0050.Testo_Eco.qxd 28-09-2010 9:54 Pagina 12

IL CIMITERO DI PRAGA

fegato, corrotto dalle secrezioni prodotte da un odio di diciot-


to secoli, si piega su mille piccole rughe che si accentuano con
let, e gi a ventanni il giudeo sembra avvizzito come un
vecchio. Quando sorride, le palpebre gonfie gli si socchiudo-
no al punto da lasciare appena una linea impercettibile, segno
di astuzia, dicono alcuni, di lussuria, precisava il nonno E
quando ero abbastanza cresciuto da capire, mi ricordava che
lebreo, oltre che vanitoso come uno spagnolo, ignorante come
un croato, cupido come un levantino, ingrato come un malte-
se, insolente come uno zingaro, sporco come un inglese,
untuoso come un calmucco, imperioso come un prussiano e
maldicente come un astigiano, adultero per foia irrefrenabi-
le dipende dalla circoncisione, che li rende pi erettili, con
una sproporzione mostruosa tra il nanismo della corporatura
e la stazza cavernosa di quella loro escrescenza semimutilata.
Io, gli ebrei, me li sono sognati ogni notte, per anni e anni.
Per fortuna non ne ho mai incontrati, tranne la puttanella
del ghetto di Torino, quandero ragazzo (ma non ho scambiato
pi di due parole), e il dottore austriaco (o tedesco, fa lo stesso).

I tedeschi li ho conosciuti, e ho persino lavorato per loro: il


pi basso livello di umanit concepibile. Un tedesco produce
in media il doppio delle feci di un francese. Iperattivit della
funzione intestinale a scapito di quella cerebrale, che dimostra
la loro inferiorit fisiologica. Ai tempi delle invasioni barbari-
che le orde germaniche costellavano il percorso di ammassi
irragionevoli di materia fecale. Daltra parte, anche nei secoli
scorsi, un viaggiatore francese capiva subito se aveva gi varca-
to la frontiera alsaziana dallanormale grandezza degli escre-
menti abbandonati lungo le strade. E bastasse: tipica del
tedesco la bromidrosi, ossia lodore disgustoso del sudore, ed
provato che lorina di un tedesco contiene il venti per cento
di azoto mentre quella delle altre razze solo il quindici.

12
0050.Testo_Eco.qxd:0050.Testo_Eco.qxd 28-09-2010 9:54 Pagina 13

Io, gli ebrei, me li sono sognati ogni notte, per anni


e anni (p. 12)
0050.Testo_Eco.qxd:0050.Testo_Eco.qxd 28-09-2010 9:54 Pagina 14

IL CIMITERO DI PRAGA

Il tedesco vive in uno stato di perpetuo imbarazzo intestina-


le dovuto alleccesso di birra e di quelle salsicce di maiale di cui
singozza. Li ho visti una sera, durante il mio unico viaggio a
Monaco, in quelle specie di cattedrali sconsacrate, fumose
come un porto inglese, puteolenti di sugna e lardo, persino a
due a due, lui e lei, le mani strette intorno a quei boccali di birra
che disseterebbero da soli una mandria di pachidermi, naso a
naso in un bestiale dialogo amoroso, come due cani che si annu-
sano, con le loro risate fragorose e sgraziate, la loro torbida ilari-
t gutturale, translucidi di un grasso perenne che ne unge i visi
e le membra come lolio sulla pelle degli atleti da circo antico.
Si riempiono la bocca del loro Geist, che vuole dire spirito,
ma lo spirito della cervogia, che istupidisce sin da giovani, e
spiega perch oltre il Reno non si sia mai prodotto niente din-
teressante nellarte, salvo alcuni quadri con ceffi ributtanti, e
poemi di una noia mortale. Per non dire della loro musica: non
parlo di quel Wagner fracassone e funerario che oggi rinco-
glionisce anche i francesi ma, per quel poco che ne ho udito,
le composizioni del loro Bach sono totalmente prive di armo-
nia, fredde come una notte dinverno, e le sinfonie di quel
Beethoven sono unorgia di sguaiataggine.
Labuso di birra li rende incapaci di avere la minima idea
della loro volgarit, ma il superlativo di questa volgarit che
non si vergognano di essere tedeschi. Hanno preso sul serio un
monaco ghiottone e lussurioso come Lutero (si pu sposare
una monaca?), solo perch ha rovinato la Bibbia traducendo-
la nella loro lingua. Chi ha detto che hanno abusato dei due
grandi narcotici europei, lalcool e il cristianesimo?
Si ritengono profondi perch la loro lingua vaga, non ha
la chiarezza di quella francese, e non dice mai esattamente quel
che dovrebbe, cos che nessun tedesco sa mai quello che vole-
va dire e scambia questa incertezza per profondit. Con i

14
0050.Testo_Eco.qxd:0050.Testo_Eco.qxd 28-09-2010 9:54 Pagina 15

2. CHI SONO?

tedeschi come con le donne, non si arriva mai al fondo.


Malauguratamente questa lingua inespressiva, con i verbi che,
leggendo, devi cercare ansiosamente con gli occhi, perch non
stanno mai dove dovrebbero essere, il nonno mi ha obbligato
ad apprenderla da ragazzo n c da stupirsi, austriacante
comera. E cos questa lingua lho odiata, tanto quanto il gesui-
ta che veniva a insegnarmela a colpi di bacchetta sulle dita.

Da quando quel Gobineau ha scritto sulla diseguaglianza


delle razze pare che, se qualcuno parla male di un altro popolo,
perch ritiene superiore il proprio. Io non ho pregiudizi. Da
quando sono diventato francese (e lo ero gi a met per via di
madre) ho capito quanto i miei nuovi compatrioti fossero pigri,
truffatori, rancorosi, gelosi, orgogliosi oltre ogni limite al punto
di pensare che chi non francese sia un selvaggio, incapaci di
accettare rimproveri. Per ho capito che per indurre un france-
se a riconoscere una tara della sua gena basta parlargli male di
un altro popolo, come a dire noi polacchi abbiamo questo o
questaltro difetto e, poich non vogliono essere secondi a
nessuno, neppure nel male, subito reagiscono con oh no, qui
in Francia siamo peggio e via a sparlare dei francesi, sino a
che non si rendono conto che li hai presi in trappola.
Non amano i loro simili, neppure quando ne traggono
vantaggio. Nessuno maleducato come un taverniere france-
se, ha laria di odiare i clienti (e forse vero) e di desiderare che
non ci siano (ed falso, perch il francese avidissimo). Ils
grognent toujours. Provate a domandargli qualcosa: sais pas,
moi, e protrudono le labbra come se petassero.
Sono cattivi. Uccidono per noia. lunico popolo che ha
tenuto occupati per vari anni i suoi cittadini a tagliarsi reciproca-
mente la testa, e fortuna che Napoleone ha deviato la loro rabbia
su quelli di altra razza, incolonnandoli a distruggere lEuropa.

15

You might also like