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I discepoli forniscono un feedback (v.14). Cosa hanno capito le persone di Ges? Lo associano a qualcosa
che hanno gi visto, della stessa pasta dei Profeti. una risposta chiaramente ispirata ma non
sufficiente, non coglie la singolarit e la specificit di chi descritto.
Poi la domanda ai discepoli: c questo ma voi avversativo molto importante. Proprio voi che avete un
rapporto personale con me, che avete viaggiato con me, dormito con me, cosa dite di te? Quali sono le
categorie con cui i discepoli si accostano a lui?
Pietro coglie nel segno. Tu sei il Cristo, il Messia. Ma non solo questo, il discepolo fa un passo in pi. Sei
il figlio del Dio vivente (v.16). Coglie l'identit profonda di Ges. Capisce Pietro che quella persona che
ha l davanti in relazione con qualcun altro, che ha una relazione col Padre della vita, con colui dal quale
viene la vita. Per gli altri uno dei profeti, di quella specie. Per Pietro Ges non un individuo tra tanti ma
una persona che si relaziona con il Padre.
Anche noi possiamo vedere gli altri con la mentalit della gente o con lo sguardo di Pietro. O vediamo
categorie superficiali oppure abbiamo uno sguardo che vede nell'altro. Anche nella modalit con cui ci
rapportiamo nella Chiesa: la suora, il don, il ministro, il laico sono tutte categorie e ruoli che non sempre
offrono uno sguardo reale. Per Pietro Ges il Figlio. Questa identit filiale di Ges emerge dallevidente
sua relazione con il Padre.
Beato tu (v.17) risponde Ges. Perch a Pietro gliel'ha rivelato il Padre. Quello che riuscito a dire Pietro
non il termine di un sillogismo filosofico ma un dono che viene dall'alto, dal Padre. Per rivelazione
Pietro riesce a cogliere la singolarit di Ges. Ges rispondendo a Pietro lo chiama con il suo vero nome: lo
chiama Simone, figlio di Giona, il suo padre naturale, genetico. Questa modalit sembra voler rimarcare al
discepolo che quello che ha detto su Ges non pu venire solo dalla sua natura, dal suo sangue, ma da una
rivelazione. Qualche capitolo prima (Mt 11,25) Ges ha benedetto il Padre perch queste cose le ha rivelate
ai piccoli. Ecco Pietro uno di questi piccoli ai quali il padre ha rivelato questo mistero del figlio! La
conoscenza di Dio, il sapere Dio, Dio stesso non lo conosci per via genetica, non n carne n sangue, ne
razionalit - occorre per te una relazione con il Padre. Lui che ti rivela chi il Figlio suo. Arrivi a capire
attraverso di Lui che anche tu hai un Padre. Si tratta allora di accogliere una rivelazione, di accettarla.
Di essere accoglienti.
Un altro gioco di Parole: Pietro dice tu sei il Cristo Ges dice tu sei Pietro. Nella misura in cui Pietro
entra in relazione con Ges e scopre il segreto della Sua identit, pi Lui gli rivela la sua identit. Sempre
pi nella relazione che instauri con lui il volto di Cristo ti fa da specchio, ti dice il tuo nome, la tua identit.
Pietro era come un soprannome, non era cos famoso in queste terre come nome greco. Lui ha gi questo
nome (magari un nomignolo dato dagli altri discepoli). Su questa pietra (v.18): in Greco una
falesia, una roccia di fondazione. invece il sasso: tu sei un sasso ma su questo io far la roccia di
fondazione della mia Chiesa. Ma questo come possibile? un cambio di identit impossibile. La roccia
nella Bibbia Dio, Cristo. chi fonda la sua vita sulla roccia della Parola di Dio. Nella misura in cui
Pietro aderisce a Ges diventa anche lui roccia di fondazione, a tale punto roccioso.
Gli inferi non prevarranno su questa roccia. Detta a Cesarea dove cera la bocca degli inferi acquista tutto
un altro significato. Ci che metto sulla pietra rimarr per sempre, vincer sulla morte, chiunque si appoggia
a questa trover consistenza.
Il dialogo tra Pietro e Ges un: tu sei tu sei. C un effetto specchio: Ges riflette l'identit di Pietro.
Nella relazione col fratello e col volto di Dio emerge la vera nostra identit. Se c' una cosa che non
possiamo vedere di noi stessi il nostro volto. Ci deve essere qualcun altro che mi dice chi sono. Non
sono io che mi rivelo a me stesso ma c' qualcun altro che mi rivela chi sono io. Siamo in un momento della
storia in cui ciascuno si deve capire lui, uno si deve assolutamente mettere in ascolto di me stesso. In realt
tu capisci chi sei se ti metti in relazione. Solo entrando in relazione. Solo chi ti ama veramente ti conosce.
Solo i suoi occhi possono dirti la verit su te stesso. Ti conosce pi di quanto tu ti conosca. Il primo a fare
questa esperienza proprio Ges: "Questi il Figlio mio, l'amato" (cfr. Mt 3,17) - il Padre che dice a Ges
chi , amandolo. Lo identifica amandolo. Pi ci scopriamo figli nel Figlio pi ci scopriamo essere noi stessi.
Diventa pi chiaro ora il senso della prima domanda di Ges: perch? che se per te Ges semplicemente
un profeta tu non sai ancora chi sei tu. Se non sei capace come Pietro di dire chi Ges non ti puoi lasciare
dire dalla relazione chi sei.
Il volto di Ges uno specchio particolare, pi tu guardi quel volto pi quel volto ti configura a se. A poco a
poco ci troviamo trasformati in quella stessa immagine che a lungo avremo guardato. Nella relazione emerge
chi ciascuno. Possiamo vivere al modo di Dio, col relazionarsi di Dio.
Ges immagina la Chiesa come un edificio fondato su Pietro, un edificio fatto non di mattoni ma di pietre,
che sono diverse ma stanno insieme. Ci che ci fa stare insieme lo Spirito Santo.