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Appunti di Chimica dei Materiali

Metallo
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Metallo, nello specifico ferro.

Il metallo un materiale che riflette la luce conferendole una particolare tonalit (detta appunto
lucentezza metallica), un ottimo conduttore di calore e di elettricit,[1] che pu essere attaccato
dagli acidi (con sviluppo di idrogeno) e dalle basi, spesso con buone caratteristiche di resistenza
meccanica. L'acqua pu attaccare i metalli (soprattutto del primo e secondo gruppo), ai quali
strappa gli elettroni di valenza per dare appunto l'idrogeno attraverso una reazione particolarmente
esotermica.

In base alle propriet chimiche i metalli danno luogo ad ossidi basici (es: Na2O, CaO).

Sono elementi chimici (si tratta di una delle tre categorie in cui gli elementi chimici sono suddivisi,
insieme ai semimetalli e ai non metalli) oppure leghe.

Esistono vari tipi di metalli; questi furono scoperti in epoche distanti nel tempo, perch ben pochi
metalli sono reperibili in natura allo stato nativo; inoltre ogni metallo ha una sua temperatura di
fusione: pi bassa tale temperatura, pi facile lestrazione del metallo dalle rocce che lo
contengono. In particolare i primi metalli lavorati (il rame e lo stagno) hanno una temperatura di
fusione relativamente bassa, ottenibile con gli antichi forni di circa 10.000 anni fa (epoca in cui,
presumibilmente, inizi la lavorazione del rame).

Con l'espressione materiale metallico si fa riferimento in generale ai metalli e alle loro leghe.

prof. Agen Federico


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Caratteristiche

Numero di atomi per Numero di Fattore di


cella unitaria coordinazione impacchettamento
atomico

Reticolo cubico a 9 8 0,68


corpo centrato(CCC)

Reticolo cubico a 14 12 0,72


facce centrato(CFC)

Esagonale compatto 17 12 0,72


(EC)

Cristalli di gallio

Caratteristica essenziale del metallo la sua struttura regolare, basata sulla ripetizione di una cella
elementare. Le pi comuni celle sono la CCC (cubica corpo centrato; esempi: ferro, tungsteno e
molibdeno), CFC (cubica facce centrate; esempi: rame e alcune sue leghe, acciaio austenitico, leghe
di alluminio o di nichel, piombo, oro e argento) ed EC (esagonale compatta; esempi: magnesio,
cadmio e zinco).[2]

Sottoraffreddato dallo stato liquido un metallo si solidifica in grani, le cui dimensioni sono
immagine della temperatura a cui avviene il processo e i cui bordi rappresentano un'importante zona
di discontinuit della struttura metallica. Maggiore il sottoraffreddamento, minore sar il raggio
critico al di sotto del quale si decostruiscono gli embrioni dallo stato solido; inoltre per un maggior
numero di embrioni che diventano grani risulter minore la dimensione del grano metallico.
Quest'ultimo aspetto ha fondamentale importanza nello studio della resistenza a deformazione: a
prof. Agen Federico
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temperatura ambiente la frattura a trazione avviene per rottura dei grani e non per distacco tra essi, a
causa del maggior contenuto energetico, e quindi migliore coesione, associato alla distorsione dei
giunti cristallini. Per contro all'aumentare della temperatura la maggiore mobilit dei difetti,
concentrati nei giunti, ne abbassa notevolmente la coesione (frattura intercristallina).

I metalli tendono a cedere con facilit i propri elettroni di valenza a non tenersi quelli in eccesso per
raggiungere la configurazione elettronica dei gas nobili: hanno cio una bassa energia di
ionizzazione e una scarsa affinit elettronica.[1] Il contrario accade per i semimetalli ed a maggior
ragione per i non metalli. Quando pi atomi metallici si aggregano a formare una struttura
cristallina quindi, gli elettroni di legame vengono condivisi tra tutti i partecipanti dando luogo ad
orbitali molecolari delocalizzati in tutto il solido. La delocalizzazione elettronica e l'elevato numero
di oggetti presenti contribuisce a tenere insieme gli ioni costituenti, anche se l'energia di legame per
atomo non molto elevata; nel contempo, essa d luogo alla sovrapposizione delle bande di
energia, permettendo di conseguenza alle cariche di muoversi liberamente all'interno del metallo. Si
parla per questo di gas di elettroni. La disponibilit di tante cariche libere spiega bene l'ottima
conducibilit elettrica e termica, insieme alla propriet di assorbire e/o riflettere la luce totalmente
anche in strati sottilissimi, di poche decine di atomi.

Generalmente gli elementi chimici metallici sono quasi tutti nella zona di transizione centrale della
tavola periodica, fra i alcalino-terrosi e gli alogeni; sono quasi tutti di peso atomico medio o medio-
alto; gli elementi metallici pi leggeri possono essere portati allo stato metallico solo con difficolt.

Il ferro, uno dei metalli pi noti.


I metalli (nome esteso minuscolo secondo IUPAC) e le loro leghe pi comuni sono:

l'argento (Ag)
l'alluminio (Al)
il ferro (Fe)
il rame (Cu)
l'oro (Au)
lo zinco (Zn)
il platino (Pt)
il piombo (Pb)
lo stagno (Sn)
il titanio (Ti)
il mercurio (Hg)
il bronzo (lega rame-stagno, ma anche -alluminio, -nichel, -berillio)
l'ottone (lega rame-zinco, con aggiunta di Fe, As, Sn, Sb, Al, ed altri metalli e semimetalli)
gli acciai (leghe ferro-carbonio-cromo-nichel-molibdeno ed altri metalli cobalto, vanadio).

Estrazione e lavorazione dei metalli


Metallo lavorato a caldo
Il minerale che contiene il metallo viene prelevato dalle miniere. In seguito avviene lestrazione
della materia prima (i minerali). L'estrazione consiste nel separare il metallo dalle altre sostanze.

prof. Agen Federico


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Quindi il metallo viene fuso e passa allo stato liquido per le successive lavorazioni. Dopo
lestrazione, il metallo viene raffinato, cio vengono eliminate le impurit fino ad ottenere la
percentuale di purezza desiderata. A questo punto il metallo viene colato, cio viene estratto dal
forno come metallo fuso. I metalli fusi possono quindi essere modellati, messi in appositi stampi e
quindi assumere la forma data.

Per ottenere i prodotti metallici finiti bisogna prima passare alla produzione dei semilavorati, cio
dove si producono le bramme, i blumi e le bilette. Infine avviene la lavorazione meccanica, che
consiste nella laminazione e stampaggi dei semilavorati.

Metalli pesanti
Non esiste una definizione ufficiale di metallo leggero o pesante da parte della IUPAC, l'autorit
internazionale che fissa e aggiorna la nomenclatura e la terminologia degli elementi e composti
chimici, o da parte di organismi simili.[3] Nonostante questo, numerosi articoli e pubblicazioni
parlano genericamente di "metalli pesanti" e "leggeri" omettendo una chiara definizione o dando
definizioni in contrasto tra loro basate sulla densit, sul peso atomico o altre propriet chimiche.[3]

Spesso all'aggettivo pesante associato il concetto di tossicit anche se di per s la densit di un


metallo non ha un legame diretto con effetti sul corpo umano. La tossicit di una qualunque
sostanza dipende dalla sua natura (esatto composto chimico) e dalla sua quantit. Un composto
chimico pu essere tossico pur essendo formato da atomi di elementi chimici che presi
singolarmente non sono tali, e viceversa. Inoltre una certa sostanza pu essere ben tollerata o
addirittura necessaria se al di sotto di una certa quantit. Infine la tossicit dipende dalla
combinazione e sinergia con altri elementi.

Metalli indicati come "pesanti" messi tipicamente in correlazione alla loro tossicit e
bioaccumulazione nella catena alimentare sono: mercurio, cromo, cadmio, arsenico, piombo[3] e
recentemente uranio[4].

Difetti del cristallo

Per approfondire, vedi la voce Difetti dei cristalli.


La ripetitivit della struttura cristallina interrotta localmente da difetti che possono essere di vario
genere.

Difetti di punto: sono le occasionali vacanze (la cui concentrazione dipende dalla
temperatura secondo un legame esponenziale), gli atomi sostituzionali o interstiziali (specie
quando nelle soluzioni solide notevole la differenza nelle dimensioni degli elementi
componenti), gli atomi autointerstiziali (nel caso di atomi uguali a quelli del reticolo), i
difetti di Frenkel (uno ione positivo lascia la sua posizione reticolare, creando cos una
vacanza cationica, per andare a formare uno ione interstiziale) e di Schottky (coppia di una
vacanza anionica e cationica in un solido ionico).
Difetti di linea: separano parti che hanno subito lo slittamento da altre che non lo hanno
subito. Accumulano tensione e per effetto dell'applicazione di sforzi tendono a moltiplicarsi.
Sono detti dislocazioni.
Difetti di superficie: ovvero i bordi di grano presso i quali cambia interamente
l'orientamento dei piani di reticolo da un grano all'altro.
prof. Agen Federico
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Difetti di volume: le irregolarit nella sequenza ordinata dei piani cristallini nel metallo.
Poich questi difetti influenzano enormemente il comportamento metallico sono estremamente
importanti per la metallurgia.

Elasticit e plasticit del metallo


Sottoposto ad uno sforzo crescente, il metallo in un primo tempo si deformer linearmente secondo
la legge di Hooke in maniera elastica, e reversibile una volta cessato il carico.

L'aumentare dello sforzo oltre un certo limite imporr in seguito una irreversibile deformazione
plastica accompagnata dall'incrudimento, cio un aumento progressivo del limite elastico del
materiale e del valore della tensione di rottura. Se il valore teorico di energia necessario per
deformare plasticamente un campione notevolmente maggiore rispetto a quello in effetti
necessario, ci dovuto alla presenza di dislocazioni, ossia discontinuit di linea nella struttura
cristallina che a seconda della forma sono dette a vite, a spigolo o mista.

La frattura si distingue a seconda della natura del metallo in duttile o fragile. Nel primo caso il
metallo si deforma sensibilmente nel campo plastico, si verifica uno strizzamento a causa dei
microvuoti venutisi a creare e la superficie di frattura ha la caratteristica forma di coppa cono. Nel
secondo caso la frattura improvvisa, subito oltrepassato il limite elastico e la superficie
perpendicolare alla direzione dello sforzo, di aspetto brillante e cristallino.

Fenomeni degenerativi
Un particolare tipo di frattura fragile il cosiddetto clivaggio, tipico della struttura cubica a corpo
centrato (CCC), esagonale compatta (EC) pi raramente. Il clivaggio frutto di sforzi elevati
condotti a bassa temperatura. Il clivaggio in genere transgranulare ma pu essere anche
intergranulare se a bordo grano sono presenti particolari precipitati o impurezze.

Il creep invece un fenomeno che avviene ad alte temperature che in funzione del tempo vede
prima l'aumento delle dislocazioni e l'incrudimento, fenomeno non attivato termicamente (creep
primario) quindi il disancoramento delle dislocazioni (fenomeno questo si attivato termicamente)
che comporter la rottura dopo aver pareggiato l'intensit dell'incrudimento (nel creep secondario la
velocit di creep diventa stazionaria) la supera, accelera la velocit di deformazione ( creep
Terziario) e induce la rottura.

Creep dei metalli: Deformazione plastica dipendente dal tempo detta anche scorrimento viscoso a
caldo che avviene quando un materiale metallico sottoposto ad una sollecitazione costante a
temperatura elevata. Il meccanismo del creep viene illustrato da curve che riportano la
deformazione in funzione del tempo e si pu suddividere in varie fasi:

Allungamento elastico istantaneo


Creep primario: La velocit di deformazione decresce con il tempo, a causa del blocco delle
dislocazione e conseguente incrudimento.
Creep secondario: A tempi maggiori, la diffusione degli atomi, permette un parziale sblocco
delle dislocazioni rendendo nuovamente possibile il loro scorrimento. Il blocco e lo sblocco
si equilibrano e la velocit di deformazione rimane pressoch costante.

prof. Agen Federico


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Creep terziario: La velocit di deformazione aumenta rapidamente e in breve il materiale


arriva a rottura, in seguito alla formazione di microvuoti al bordo grano ed il successivo
scorrimento dei grani tra di loro.
Nota: L'aumento della temperatura provoca l'innalzamento della curva di creep e la diminuzione
della durata delle varie fasi (il materiale si rompe pi velocemente).

La fatica quel fenomeno per il quale un metallo sottoposto ad uno sforzo ciclico pu pervenire a
rottura anche per valori dello sforzo molto al di sotto del suo limite di snervamento. Ad una prima
fase di incrudimento (hardering) segue l'assestamento microstrutturale (softering), l'orientarsi delle
dislocazioni presso precise bande di slittamento, il presentarsi presso la superficie di caratteristiche
microintrusioni e microestrusioni. lungo le bande di slittamento, che si presentano dopo appena il
5% della vita utile del campione, che avr luogo la rottura il cui punto di innesco appena al di
sotto della superficie. La rugosit superficiale un parametro importantissimo per quel che riguarda
la resistenza a fatica di un metallo.

Fatica dei metalli: I materiali vengono sottoposti a sollecitazioni cicliche che possono portare a
rottura il componente anche per carichi inferiori al carico di rottura; queste prove avvengono in
prevalenza su componenti in movimento e si articolano in 3 fasi:

Innesco della cricca: in un punto in cui la geometria del componente permette una
concentrazione degli sforzi oppure in corrispondenza di difetti.
Propagazione della cricca: avviene per effetto dell'applicazione ciclica dello sforzo e
provoca una riduzione della sezione resistente.
Rottura finale: Avviene in corrispondenza del raggiungimento delle dimensioni critiche da
parte della cricca.
Lo studio della resistenza a fatica dei materiali viene effettuato con prove accelerate su provini gi
dotati di intaglio (pre ciccati) e i risultati vengono riportati in grafici sforzo-numero di cicli a
rottura [-N]. Alcuni materiali presentano un limite di fatica, ovvero un asintoto della curva [-N],
al di sotto del quale non si ha pi diminuzione della resistenza a fatica all'aumentare di N (es.
Acciaio 1047). su provini gi dotati di intagli (pre ciccati)

La corrosione nasce dalle iterazioni di ossidoriduzione con l'ambiente e naturalmente


particolarmente dannosa per i metalli. Si cercano espedienti per prevenire come un rivestimento in
PVC, la verniciatura o utilizzare un anodo sacrificale. Variegata la casistica: la corrosione pu
avvenire in fessura o per aerazione differenziata, intergranulare, per 'pitting (superato in un punto il
film protettivo), esaltata da un ambiente galvanico o dalle forti tensioni cui il pezzo soggetto.

L'usura infine distrugge il metallo in presenza di un ambiente tribologico dove cio vi attrito tra il
pezzo e altre componenti. L'usura pu essere dovuta alle forze fluidodinamiche, detta
tribossidazione in un ambiente particolarmente aggressivo, si dice adesiva, quando determinata da
microgiunzioni venutesi a creare tra le creste di rugosit di due corpi in mutuo slittamento l'uno
sull'altro, o erosiva quando semplicemente una superficie in moto relativo contro particelle
particolarmente dure. Un caso particolare risulta la corrosione-erosione, in cui un'usura superficiale
non eccessiva per sufficiente ad asportare lo strato superficiale passivato, ripresentando quindi
metallo vivo agli agenti corrosivi.

prof. Agen Federico


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Lega (metallurgia)
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Una lega una combinazione, sia in soluzione o in miscela, di due o di pi elementi, di cui almeno
uno un metallo e dove il materiale risultante ha propriet metalliche differenti da quelle dei
relativi componenti.

Una lega con due componenti denominata una lega binaria; una con tre una lega ternaria ed una
con quattro una lega quaternaria.

Le leghe sono ideate solitamente per avere propriet pi desiderabili di quelle dei loro componenti.
Per esempio l'acciaio (lega ferro-carbonio) ha una resistenza meccanica maggiore del ferro, il suo
componente principale, e l'ottone (lega rame-zinco) pi duro del rame e pi lucente dello zinco.

Diversamente dai metalli puri, molte leghe non hanno un singolo punto di fusione ma attraversano
un intervallo di fusione in cui il materiale una miscela di fase solida e liquida. La temperatura in
cui comincia la fusione denominata solidus e quella in cui la fusione completa denominata
liquidus. Leghe speciali possono tuttavia essere progettate con un singolo punto di fusione: queste
sono definite eutettiche.

A volte una lega designata con il nome del metallo pi importante: l'oro a 14 carati una lega di
oro con altri elementi; lo stesso accade per l'argento usato in gioielleria e per l'alluminio usato nelle
strutture.

In una lega si possono avere casi diversi in base alle azioni mutue fra gli atomi:

soluzione solida disordinata se atomi diversi si attraggono con forze simili a quelle tra
atomi uguali, con conseguente distribuzione atomica omogenea e casuale;
soluzione solida ordinata se atomi, tutti metallici, diversi si attraggono con forze diverse;
composto intermetallico se atomi diversi hanno elettronegativit marcatamente differente e
la struttura acquista quindi alcune caratteristiche proprie di un composto chimico; nel caso
limite in cui un componente si cos elettronegativo da realizzare un composto ionico (per
esempio non metalli come S, O2, Cl2), si ha un composto chimico e non una lega;
lega eutettica se atomi diversi si attraggono molto meno che atomi uguali e quindi nascono
alternanze di cristalli dell'una e dell'altra composizione, in quanto non esiste solubilit allo
stato solido.

Soluzione solida
In analogia con le soluzioni liquide si hanno le soluzioni solide metalliche, esse sono formate da
una matrice di atomi (solvente) in cui sono presenti, in posizioni sostituzionali o interstiziali, atomi
differenti di un secondo elemento (soluto). La quantit massima di soluto che pu essere presente
nel solvente in condizioni di equilibrio, detta solubilit. Affinch un dato elemento possieda
prof. Agen Federico
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elevata solubilit in un reticolo di un altro metallo, necessario che si presentino


contemporaneamente alcune condizioni( Regole di Hume-Rothery):

Dimensioni atomiche: il soluto non deve avere raggio atomico che differisca pi del 15% da
quello del solvente
Struttura cristallina: Le strutture devono essere quanto pi simili possibile, oppure la stessa.
Elettronegativit: le elettronegativit devono esserre le stesse o quanto pi simili possibile
Valenza: le valenze degli atomi devono essere quanto pi simili possibile.
A differenza delle leghe eutettiche esse sono omogenee e, a differenza dei composti, possono avere
ampie variazioni di composizione.
Tenendo presente il suo diagramma di stato, si pu studiare con quale struttura solidifichi una
soluzione. La divergenza tra curva del liquidus e del solidus porta ad avere un locale arricchimento
nel componente bassofondente presso l'interfaccia solido - liquido; la temperatura del liquidus
dell'interfaccia, che dipende dalla sua composizione, pu quindi assumere valori minori o maggiori
di quelli effettivi del fluido metallico, dipendenti invece dal gradiente termico: sono queste le
condizioni per le quali nasce un sottoraffreddamento costituzionale o di composizione.
Le strutture che si possono osservare sono:

struttura a terrazze in mancanza di sottoraffreddamento costituzionale;


struttura a celle esagonali con sottoraffreddamento limitato;
struttura dendritica con marcato sottoraffreddamento.

Lega eutettica

Per approfondire, vedi la voce eutettico.

prof. Agen Federico


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Quattro differenti morfologie di un sistema eutettico:[1]

A) Lamellare
B) Fibroso
C) Globulare
D) Aciculare

Quando i componenti non sono solubili fra loro, oppure superano la massima solubilit, si forma un
aggregato di fasi solide, ciascuna costituita da un elemento chimico, un composto o una soluzione
solida: questa la lega eutettica.
La maggior parte degli acciai e delle ghise sono costituiti da leghe eutettiche.
Di solito la matrice costituita da una soluzione solida, costituente il primo elemento della lega,
con all'interno il secondo elemento, spesso un composto intermetallico, presente in minore quantit
ma la cui forma e distribuzione influenza notevolmente le propriet della lega.
Le distribuzioni pi comuni sono quelle lamellari, globulari, aciculari e fibrose, la cui formazione
dipende dalla composizione, dalla velocit di nucleazione e dall'accrescimento dei grani cristallini.
Particolarmente importante la cristallizzazione ritmica: se una delle due fasi solidifica prima, il
liquido si arricchisce del secondo componente ed cos favorita la solidificazione dell'altra fase,
spesso secondo definite orientazioni cristallografiche che riducano l'energia di accomodamento; si
raggiunge cos la disposizione lamellare. Condizione necessaria che le percentuali volumetriche
delle due fasi non siano troppo diverse.
Variando il gradiente termico, la velocit di solidificazione e le composizioni, si possono creare le
altre distribuzioni. La trasformazione eutettica chiamata trasformazione invariante perch avviene
in condizioni di equilibrio ad una specifica temperatura e composizione di lega, che non possono
essere variate.

Solidificazione delle leghe metalliche


Relativamente alla solidificazione delle leghe si distinguono tre casi fondamentali:

metalli completamente solubili allo stato solido;


solubilit parziale allo stato solido;
completa insolubilit allo stato solido.

Metalli completamente solubili allo stato solido

Aggiungendo ad un metallo A quantit crescenti di un metallo B i punti di inizio e di fine


solidificazione si abbassano gradualmente se i due metalli sono completamente miscibili l'uno
nell'altro. Ovviamente avviene il contrario aumentando la quantit di A in B. Dal diagramma di
stato, costruito a partire dalle curve di raffreddamento, si vede che quando si raffredda una miscela
liquida contenente ad esempio il 34% di A e 66% di B, giunti al punto in cui inizia la
solidificazione, se si separano le prime frazioni di solido che si forma, la sua composizione (del
solido) assai diversa da quella del liquido: tale solido contiene infatti il 60% di A e il 40% di B. Il
liquido rimanente si arricchisce pertanto di B e la sua composizione si sposta lungo la curva
liquidus verso destra; di conseguenza anche la composizione del solido che via via si forma da un

prof. Agen Federico


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liquido di composizione variabile si sposta verso destra seguendo la curva solidus. La


solidificazione termina quando il solido raggiunge la concentrazione del liquido di partenza.

Solubilit parziale allo stato solido

In alcuni casi le curve di liquidus e solidus si toccano in un punto di minimo e, a pi bassa


temperatura vi una curva di miscibilit dovuta al fatto che non sono verificate le condizioni gi
indicate: le miscele liquide solidificando formano dei cristalli misti alfa, ma a temperature inferiori
ad una data temperatura (funzione della lega considerata) tali cristalli contengono una quantit
eccessiva di uno dei due metalli, il quale uscir dal reticolo assieme ad una certa quantit dell'altro
metallo, per formare dei nuovi cristalli beta.

Completa insolubilit allo stato solido

Se la lacuna di miscibilit si espande fino a toccare gli assi delle coordinate si ha completa
insolubilit allo stato solido. Dalle miscele liquide, al punto di solidificazione, si formano pertanto
germi cristallini dei metalli puri e le leghe solide saranno costituite dai grani dei due metalli
separati. Se le leghe sono di composizione eutettica i grani saranno costituiti da un fitto intreccio dei
due metalli; per le altre miscele vi sar una certa percentuale di eutettico e il resto del solido
costituito da grani dei due metalli non si separano mai

Alliganti

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Esempi di leghe
Acciaio: costituito principalmente da ferro e carbonio
Acciaio inossidabile
Alpacca
Argentana
Amalgama: costituito da mercurio e altri metalli
Bronzo: costituito principalmente da rame e altro metallo (in genere stagno, alluminio,
nichel o berillio)
Duralluminio
Elettro
Ottone: costituito principalmente da rame e zinco
Mu-metal
Peltro: costituito principalmente da stagno e altri metalli (rame, piombo e antimonio)
Princisbecco
Lega saldante
Spiegeleisen
GST: lega utilizzata nell'industria microelettronica (memorie non volatili ottiche e
elettroniche)
Zamac

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Incrudimento

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L'incrudimento un fenomeno metallurgico per cui un materiale metallico risulta rafforzato in


seguito ad una deformazione plastica a freddo.
Spesso tale fenomeno sfruttato in alcuni trattamenti (come la pallinatura) per migliorare le
caratteristiche del materiale, come la durezza e la resistenza meccanica (l'effetto trascurabile,
invece, sul modulo di elasticit E).
Nei solidi metallici le deformazioni plastiche sono generalmente causate, a livello microscopico, da
difetti del reticolo chiamati dislocazioni, che facilitano lo scorrimento dei piani cristallini
muovendosi attraverso il materiale. A bassa temperatura questi difetti tendono a moltiplicarsi e ad
accumularsi quando il materiale viene lavorato (ad esempio a causa del meccanismo di Frank-
Read), finendo per interferire tra loro, bloccandosi a vicenda, incrementando i difetti puntiformi ed
aumentando quindi la resistenza meccanica. Bisogna poi aggiungere che le dislocazioni in
movimento si accumulano contro i giunti dei grani, provocandone la rottura. Il risultato di tale
sconvolgimento la deformazione dei grani cristallini e il loro allungamento nella direzione dello
sforzo.
Alle alte temperature ci compensato dal contemporaneo fenomeno di ricristallizzazione, che
tende a "riarrangiare" il materiale in una forma pi ordinata e distesa, disperdendo le dislocazioni e
annullando gli effetti dell'incrudimento. Questo fenomeno sfruttato nel trattamento termico di
ricottura, che ha per l'appunto lo scopo di addolcire il materiale annullando l'effetto di
incrudimento, di lavorazioni e in genere di altri trattamenti precedenti.
Per deformare plasticamente un metallo occorre una tensione data secondo la formula:

dove la tensione necessaria per deformare plasticamente un metallo, G il modulo elastico di


taglio, b il vettore di Burgers e la densit delle dislocazioni.
Ogni materiale con un punto di fusione ragionevolmente alto pu essere indurito con questo
metodo. Si utilizza spesso per indurire leghe che non risentono dei trattamenti termici, incluso
l'acciaio a basso tenore di carbonio. L'Indio, poich il suo basso punto di fusione lo rende immune
all'incrudimento a temperatura ambiente, pu essere utilizzato come guarnizione nei sistemi a
vuoto.
Di solito la lavorazione a freddo ottenuta con lo stesso processo utilizzato per dare la forma finale
al pezzo, inclusa la laminazione a freddo (in contrasto con la laminazione a caldo) e l'estrusione.
Sono state ideate delle tecniche per mantenere la forma del pezzo anche durante il processo di
incrudimento, tra cui la pallinatura e la constant channel angular pressing. L'incrudibilit di un
materiale pu essere prevista mediante l'analisi della curva di stress-strain o studiata effettuando un
test di durezza prima e dopo il processo di incrudimento.
Incrudimento cinematico: si ha quando ad un aumento della tensione di snervamento a trazione ne
corrisponde una diminuzione delle tensioni di snervamento a compressione, cio quando il tratto
elastico si mantiene costante in ampiezza (in accordo con l'effetto Bauschinger). Il centro dell'ellisse
rappresentativa del limite di snervamento detto back stress.
Incrudimento isotropo: quando il tratto elastico si dilata cinematicamente
Effetti sulle propriet meccaniche:
aumentano la tensione di rottura Rm, la tensione di snervamento Rs e la durezza;
diminuiscono le propriet di duttilit (come allungamento e strizione) e di tenacit statica e
dinamica (come la resilienza).
prof. Agen Federico
Appunti di Chimica dei Materiali

Effetti sulle propriet fisiche e chimiche:


aumentano la forza coercitiva, il coefficiente di dilatazione termica e di comprimibilit;
diminuiscono densit, conducibilit elettrica, permeabilit magnetica, resistenza alla corrosione.

Pallinatura

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La pallinatura (chiamata anche con la denominazione anglofona shot peening) un'operazione che
consiste nel martellamento superficiale eseguito a freddo mediante un violento getto di pallini
sferici, oppure di cilindretti ottenuti tagliando un filo (chiamati cut-wire).
Le macchine che eseguono detto trattamento, le pallinatrici, proiettano il getto verso i pezzi da
lavorare tramite una o pi giranti centrifughe in rapida rotazione oppure tramite aria compressa, in
ogni caso i materiali utilizzati per la graniglia possono essere ghisa, acciaio, vetro e, pi raramente,
ceramica.

Tale edificio (un memorial statunitense) mostra come le lastre di alluminio pallinaturate (a destra)
abbiano colori e riflessi simili a quelli della pietra bianca (a sinistra).

Utilizzo
I pezzi che si possono sottoporre al processo sono prevalentemente organi metallici quali ad
esempio molle o bielle, ma anche eccezionalmente pezzi in bronzo, ottone, titanio, alluminio e varie
leghe; tuttavia il campo dove la pallinatura riveste un ruolo principale sicuramente quello
aerospaziale e automobilistico.
Effetti

prof. Agen Federico


Appunti di Chimica dei Materiali

La pallinatura in altre parole provoca una compressione superficiale, in quanto il suo getto induce
una deformazione plastica che si propaga fino ad alcuni decimi di millimetro nel materiale
considerato e tecnicamente essa serve a migliorare la distribuzione delle tensioni superficiali,
aumentando la resistenza a fatica del pezzo trattato.
Pi precisamente produce delle tensioni residue a compressione nella superficie del materiale e
negli strati sottostanti che riescono a diminuire le tensioni interne allorch il pezzo sottoposto a
sollecitazioni e il materiale reso in tal modo pi resistente alle sollecitazioni a fatica, la durezza se
varia ha variazioni non rilevabili nei campi di applicabilit con metodo HRC, per acciai legati e
leghe a base nichelio.
Alla fine del trattamento, a causa delle microcavit che si generano e che si sovrappongono l'una
con l'altra, si ha come effetto secondario anche un affievolimento della quantit di luce riflessa sul
materiale, ovverosia una specie di satinatura, ad esempio i fogli di alluminio trattati in questo modo
assomigliano alla pietra bianca e sono ampiamente utilizzati in alcuni edifici.
Tale trattamento, insomma, per quanto riguarda le modalit di esecuzione assomiglia alla
sabbiatura, mentre per lo scopo che si prefigge pi simile alla rullatura, operando pi sulla
plasticit che sull'abrasione.
Leffetto finale della pallinatura dipende dalla durezza, dalla dimensione dei pallini, dalla portata,
dalla velocit e dallangolo di impatto del getto, dalla distanza del pezzo dal getto e dallintensit
(misurata in gradi Almen).

Ambiente ossidante e ambiente riducente?

Detto molto tautologicamente in un ambiente ossidante sono presenti


specie chimiche che di norma si comportano da ossidanti, per esempio la
prensenza di ossigeno (O2) nell'atmosfera terrestre la rende un
ambiente ossidante. Se l'atmosfera contenesse invece metano o
ammoniaca, che si comportano da riducenti, si tratterebbe di un
ambiente riducente.

Esempi di ambienti ossidanti:


*Atmosfere di fluoro/cloro/ozono/diossido di azoto/trifluoruro di
cloro/etc.
*Soluzione acquosa di permanganato di potassio
*Soluzione acquosa di ipoclorito di sodio
*Soluzione acquosa di acqua ossigenata

Esempi di ambienti riducenti:


*Atmosfera di idrogeno/diossido di zolfo/monossido di
carbonio/fosfina/idrazina/etc.
*Soluzione acquosa di tiosolfito di sodio
*Soluzione acquosa di sodioboroidruro
*Soluzione acquosa di acqua ossigenata

Come vedi "soluzione di acqua ossigenata" compare in entrambe le liste,


prof. Agen Federico
Appunti di Chimica dei Materiali

perch H2O2 pu comportarsi sia da ossidante (ridotta a H2O) che da


riducente (ossidata a O2) in funzione dei reagenti con cui ha a che
fare e soprattutto dal pH (in ambiente basico molto pi facile che
si comporti da riducente, mentre in ambiente acido da ossidante).
Questo esempio mette in evidenza che spesso non si pu riconoscere in
maniera netta se si ha a che fare con un ambiente ossidante o
riducente, prima di tutto bisogner conoscerne esattamente le
condizioni (pH, T, p, presenza di altre specie, etc.) e poi sar
importante specificare se sar ossidante o riducente in funzione di
quale altra specie (per fare un esempio brutale, se si prende come
riferimento ClF3 quasi tutti gli ambienti saranno da considerare
riducenti, visto che si tratta di ossidante fortissimo, anche alcuni
che ho messo sopra nella lista degli ossidanti).

Nonostante queste considerazioni le liste che ti ho riportato sopra


sono ragionevoli.

In termini quantitativi si possono impiegare i potenziali


elettrochimici per riconoscere, se una soluzione pi o meno
ossidante (o riducente) rispetto ad un'altra.

prof. Agen Federico

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